Sei sulla pagina 1di 128

REGIONE

AUTONOMA MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE


ALIMENTARI E FORESTALI
DELLA SARDEGNA

Schede tecniche di apicultura


Reg. CE n. 1234/2007 annualit 2010/2011

Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della


commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione

Laore Sardegna - Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura


Dipartimento per le produzioni zootecniche - via Caprera n. 8, Cagliari
www.sardegnaagricoltura.it
Comunit Ministero delle
Europea Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Schede tecniche di apicultura


A cura di Marco Piu

Marco Piu - testi, foto e coordinamento generale


Antonio Cossu - fotografie, grafica e prestampa, testi
Massimo Licini - fotografie e testi
Gavino Carta - fotografie
Collaboratori: Sebastiano Muzzu, Rita Murgia, Andrea Carcangiu
Ha collaborato gratuitamente per limpaginazione: Francesca Menozzi

Laore Sardegna - Servizio Produzioni Zootecniche


Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011
Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Introduzione
Questo manuale, strutturato secondo la tipologia delle schede mobili illustrate, stato concepito nell'inten-
to di fornire agli apicultori un agile strumento tecnico di consultazione.
Ciascuna scheda, frutto dell'esperienza dei tecnici apistici dell'Agenzia LAORE Sardegna, cerca di analizza-
re, in modo monografico, ma sintetico, aspetti specifici e singole operazioni che gli apicultori svolgono
comunemente nei propri apiari, descrivendone le pi appropriate modalit di esecuzione.
Realizzato dalla stessa agenzia in attuazione dei differenti Programmi Apistici Regionali che, in applicazione
del Reg. CE n 797/2004 - Azioni dirette a migliorare le condizioni della produzione e della commercializ-
zazione dei prodotti dell'apicoltura, si sono succeduti a partire dal 2007, viene ora aggiornato ed integrato.
Alle schede si accompagna un glossario, ove vengono riportati i necessari approfondimenti per tutti colo-
ro che ritengono non sufficienti le informazioni riportate nelle singole schede.
Un'ultima precisazione: si preferito avvalersi, del termine di apicultura, anche se oramai desueto, con l'in-
tenzione di evidenziare come l'allevamento delle api sia un arte (antica) e non una comune pratica agro-
nomica.
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Indice
Introduzione 31 La produzione di regine - il traslarvo
Indice 32 La produzione di regine - dal traslarvo alla cella reale matura
1 Larnia 33 La produzione di regine - la fecondazione e le stazioni di feconda
2 Montaggio dei fogli cerei zione.
3 L'apiario - la scelta della postazione 34 La produzione di regine - i nuclei di fecondazione - i baby nuclei
4 L'apiario - la disposizione degli alveari 35 La produzione di regine - i nuclei di fecondazione - prendisciame e
5 Le caste e la colonia - gli stadi preimaginali simili
6 Le caste e la colonia colonia - gli stadi imaginali 36 La nosemiasi - diagnosi e cura
7 I segnali dell'alveare - losservazione del nido e della colonia 37 La peste americana - eziologia, sintomatologia e diffusione
8 I segnali dell'alveare - l'osservazione esterna dell'alveare 38 La peste europea - eziologia, sintomatologia e diffusione
9 Laffumicatore - il caricamento ed il suo corretto utilizzo 39 La varroatosi - il monitoraggio
10 Lalimentazione delle api - la nutrizione zuccherina 40 La varroatosi - i trattamenti artigianali a base di timolo
11 Il controllo dellalveare - linvernamento e lo sviluppo invernale 41 La varroatosi - i trattamenti con lApiguard
12 Il controllo dellalveare - laggiunta dei fogli cerei 42 La varroatosi - i trattamenti con lApistan
13 Il rinforzo dellalveare - il trasferimento di favi e di api adulte 43 La varroatosi - i trattamenti con lacido lattico
14 Laggiunta dei melari 44 La varroatosi - i trattamenti con lacido ossalico in soluzione
15 La sciamatura - le cause predisponenti 45 La varroatosi - i trattamenti con lacido ossalico sublimato
16 La sciamatura - la prevenzione 46 Il blocco di covata - limpiego delle gabbiette comuni e cinesi
17 La sciamatura - la divisione 47 Il blocco di covata - limpiego delle gabbiette Var control e Scalvini
18 La sciamatura - linarniamento dello sciame 48 La varroa destructor - ciclo ed efficacia dei trattamenti
19 La sciamatura - il contesto della colonia sciamata 49 La senotainia tricuspis
20 La sciamatura - la manipolazione della famiglia di origine 50 La tarma della cera - Galleria melonellla e Achroia grisella
21 La sciamatura - la sostituzione precoce della regina (tecnica del nucleo) 51 La cura della colonia - il trattamento dellorfanit
22 La sciamatura artificiale - la produzione sciami col metodo classico 52 La sostituzione della regina - linserimento con la tecnica della
23 La sciamatura artificiale - la produzione di sciami da doppio melario gabbietta
24 I pacchi d'api - le tecniche di produzione 53 La sostituzione della regina - linserimento con la tecnica del
25 I pacchi d'api - le tecniche di utilizzo nucleo
26 La produzione di regine - il metodo semi intensivo 54 La marcatura della regina
27 La produzione di regine - il metodo intensivo e lallestimento dello starter 55 Letichettatura dei prodotti dellalveare
28 La produzione di regine - la preparazione e luso dei cupolini 56 Glossario
29 La produzione di regine - la preparazione al traslarvo e linnesto dei cupo- 62 Bibliografia
lini
30 La produzione di regine - la preparazione al traslarvo - i favi e il laboratorio
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Larnia
Fra api e allevatore si instaurata, sin da tempo remoto, una sorta di simbiosi: l'uomo sottrae alla
colonia parte del suo raccolto ed in cambio le fornisce cure, preoccupandosi del suo benessere e
fornendo alle api una "dimora" adeguata. L'arnia razionale, al contrario
Le arnie, attualmente in uso, si distinguono profondamente da quelle impiegate nel passato. 2 di quella villica, permette trasferimenti
Queste ultime, non rispondendo a canoni di razionalit, vengono oggi chiamate arnie villiche o
bugni, al fine di distinguerle da quelle di pi recente impiego: le arnie razionali. pi facili (alla ricerca di fonti nettarifere
Storicamente possiamo distinguere due tipi di arnie villiche: abbondanti), il controllo completo dello
- a tronco cavo verticale (fra le quali possibile annoverare il classico bugno sardo di sughero); stato della famiglia e, soprattutto, di
- a tronco cavo orizzontale (com'era, ed ancora , l'arnia villica siciliana, realizzata con stecche di adeguare gli spazi interni alle reali
ferula). esigenze della colonia. Infatti, nelle arnie
Tutte le arnie rustiche, pur trasportabili secondo diversi accorgimenti, sono comunque caratteriz- razionali possibile aggiungere o
zate dall'immobilit dei favi. sottrarre favi in base alla forza della
Questa caratteristica il motivo per il quale operazioni oggi assai semplici, (come, ad esempio, l'e- colonia e quindi al numero di api che la
strazione del miele), nel passato comportavano l'apicidio, cio la distruzione della famiglia d'api. compongono.
L'introduzione nel nostro Paese della Varroa destructor e l'impossibilit di un controllo approfondi-
to dei favi (e quindi dello stato sanitario della colonia) sono state per le ragioni fondamentali che
hanno portato alla pressoch totale scomparsa delle arnie villiche.
L'arnia razionale utilizzata oggi, pur nelle differenti tipologie, deriva dal modello creato in America
nel 1851 dal reverendo Lorenzo Lorraine Langstroth. Nelle arnie razionali i favi sono
Questo modello, successivamente modificato nel 1859 prima da Charles Dadant e quindi da Blatt, 3 costruiti dalle api all'interno di particolari
si diffuse in America a partire del 1861. "cornici mobili" comunemente chiamate
Nel nostro Paese, dal modello "Dadant-Blatt", nel 1932 venne standardizzata l'arnia italiana, l'arnia "telai" o "telaini". Questi possono essere
Italica-Carlini, tuttora utilizzata. Inizialmente il nido, a pianta quadrata, conteneva 12 favi che pote-
vano essere disposti sia longitudinalmente all'ingresso (a favo freddo), sia trasversalmente (a favo facilmente estratti dall'arnia, rendendo
caldo). cos possibile, da parte dell'apicultore il
L'arnia da nomadismo a dieci telaini, ovviamente solo a favo freddo, attualmente la sola impie- controllo dei favi in essi contenuti.
gata nella moderna apicultura.

Nel bugno di sughero, al pari di


1 tutte le altre tipologie di arnie villiche, la
famiglia costruisce naturalmente i propri
favi, saldandoli sia al tetto che alle pareti.
Tali favi, che contengono miele, covata
o polline, possono essere estratti solo Per fare in modo che le api
staccandoli dalle pareti del bugno, con 4 costruiscano i loro favi esattamente
l'impossibilit, per, di riposizionarli. Per all'interno dei telai, l'apicultore provvede a
questo motivo, nelle arnie villiche saldarvi un foglio cereo che reca stampate
impossibile effettuare anche le pi le impronte delle cellette. Le api
banali operazioni apistiche quali per provvedono a completare la costruzione
esempio il controllo sanitario. dei favi, edificando, su entrambi i lati del
foglio cereo, le loro cellette. In questo
modo anche possibile far costruire alle
api celle con dimensioni adatte ad
accogliere la sola covata femminile.
Schede tecniche di apicultura Larnia

Particolare importanza assume Per meglio garantire la corretta


5 la distanza che vi deve essere fra telaio 8 distanza tra i telai possibile fissare
e telaio (e quindi tra i favi) e fra l'ultimo nell'arnia degli appositi distanziatori di
telaio e la parete dell'arnia. Occorre lamierino zincato. I distanziatori per il
considerare che le api edificano i loro nido consentono di accogliere 10 telai,
favi, facendo in modo tale da lasciare mentre quelli specifici per il melario
passaggi delle dimensioni di 7-9 sono realizzati per un numero inferiore
millimetri. In presenza di dimensioni di favi, generalmente 8 o 9. Questo per
inferiori, esse tendono ad isolare o fare in modo che i favi da melario
chiudere questi spazi con ponti di cera possano risultare pi profondi e, quindi,
o con propoli. Pertanto occorre garan- pi facilmente disopercolabili in fase di
tire la distanza di circa 14-18 millimetri smielatura.
fra i favi e di 7-9 millimetri.fra favo e
parete dell'arnia.

La camera inferiore dell'arnia Il melario il corpo che si sovrappone


6 deputata ad accogliere favi di covata 9 al nido. Ospita i favi deputati alla raccolta
ed pertanto comunemente chiamata del miele; tali favi non dovrebbero mai essere
nido. Le sue dimensioni in lunghezza interessati dalla ovideposizione della regina.
(antero - posteriori) sono fisse essendo Affinch i favi non cedano sotto il peso del
legate alla lunghezza dei telai. miele maturo, i telai da melario hanno
Al contrario, la larghezza funzione del un'altezza di poco superiore alla met dei
numero di telai da nido che deve telai da nido. Pur stabilita da una
accogliere. L arnia pi diffusa quella convenzione internazionale, tale altezza
impiegabile anche per il nomadismo: piuttosto variabile. Occorre pertanto verificare
essa contiene 10 telaini, ed larga 385 la compatibilit delle dimensioni tra melario e
millimetri. telai qualora si acquistino da differenti case
costruttrici.(Vedi glossario alla voce melario.)

Le arnie di ultima generazione, La soffitta, detta anche coprifavo,


7 dispongono di un fondo in rete metallica 10 chiude superiormente l'arnia. In essa
che, fornendo comunque un supporto pu essere realizzato un foro circolare,
alle api, permette il passaggio delle varroe, utile per liserimento del nutritore a
cadute accidentalmente o a seguito di tazza. Questo foro viene generalmente
trattamenti terapici. Nel caso, queste chiuso da un apposito "disco a quattro
ultime possono essere raccolte e contate posizioni": tutta apertura, tutta chiusura,
mediante l'uso di specifici vassoi, da aerazione, escludiregina. L'arnia
posizionare al di sotto della rete stessa. chiusa dal tetto, realizzato in legno e
Il fondo in rete offre inoltre il vantaggio di generalmente rivestito di lamierino
una migliore aerazione dell'arnia. zincato.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Montaggio dei fogli cerei


L'inserimento dei fogli cerei nei telaini una delle operazione alle quali, spesso, i principianti dedica-
no meno attenzione. Occorre invece considerare che un foglio cereo non fissato correttamente d
origine a favi mal costruiti e fragili, inidonei ad accogliere sia il polline ed il miele, sia la covata.

Per l'inserimento del foglio cereo Esistono altri tipi di armature:


1 nel telaio si utilizza del fil di ferro, stagna-
4 a fili orizzontali, a fili obliqui o di tipo misto.
to o di acciaio inox, del diametro di circa Per larmatura a fili orizzontali, occorre
0,5 millimetri. Qualora si utilizzi l'armatura disporre di telaini scanalati superiormente,
di tipo verticale a 6 fili, per un telaino da in modo da potervi inserire il bordo lungo
nido occorrono circa 3 grammi di filo, superiore del foglio cereo. Questo evita
mentre per un telaino da melario ne che, una volta inserito nell'alveare, il foglio
occorrono circa 2,2. Considerando cereo possa ripiegarsi a libro per tutta la
l'impiego di rocchetti da 1 chilo, ciascun sua lunghezza, andando ad appoggiarsi
rocchetto sufficiente per armare ad uno dei due favi limitrofi. In questo caso
rispettivamente 330 telaini da nido o 450 le api salderebbero la nuova costruzione al
da melario (vedi glossario). favo, rendendone impossibile l'estrazione.

I fogli cerei sono di due tipi. L'armatura di tipo misto indicata


2 Il foglio cereo laminato, ottenuto impri- 5 ove si debbano smelare spesso i favi da
mendo a freddo le impronte delle cellette nido. L'inserimento dei fogli cerei con
su una lamina di cera, si manipola facil- l'uso del trasformatore, costituisce per
mente, ma non molto gradito alle api. un problema. Infatti il numero notevole di
Al contrario, il foglio cereo fuso assai ponti elettrici che si possono venire a
fragile, ma, in virt della sua elevata poro- creare, rende spesso necessario inserire
sit, viene lavorato facilmente. Operando singolarmente piccoli tratti di filo. Occorre
a temperature inferiori ai 18C, racco- comunque considerare che i telai prefo-
mandabile scaldare la confezione dei fogli rati, normalmente reperibili in commercio,
fusi prima del loro uso. Ci favorisce la sono predisposti per l'armatura a 6 fili in
loro manipolazione. verticale.

L'armatura comunemente utilizzata Una volta steso il filo, il capo libero


3 per il fissaggio del foglio cereo nel telaio 6 viene fissato al telaio con tre o quatto
quella a 6 fili verticali. La distanza fra giri attorno a un chiodino, preferibilmen-
ciascuno dei 2 fili esterni e la faccia inter- te a testa larga. Fatto questo, il filo viene
na del montante del telai non deve su- tirato (non eccessivamente) in modo
perare i 25 millimetri. I 4 fili interni devo- uniforme, affinch sia bene steso. Infine,
no essere posti alla stessa distanza: 63-66 prima di tagliarlo, viene assicurato
millimetri. Tale misura si ricava dividendo all'altra estremit con un secondo
per 5 la distanza compresa fra i due fili chiodino.
estremi. Per il corretto inserimento del
foglio cereo, i fili devono trovarsi sullo
stesso piano.
Schede tecniche di apicultura Montaggio dei fogli cerei

Prima di inserire il foglio cereo, Per fissare il foglio cereo,


7 si ondula leggermente il filo utilizzando lo 10 il filo viene riscaldato mediante luso di
zigrinatore. Si accostano sul filo le due trasformatori elettrici da 12 o 24 V. Il
testine dentate e, operando una leggera passaggio della corrente provoca il
pressione, si scorre lo zigrinatore lungo lento riscaldamento, del filo inglobando-
tutto il filo. L'ondulazione ottenuta lo nel foglio in pochi secondi. Cessato il
determina una maggiore tensione del filo flusso di corrente, la cera solidifica e si
e una maggiore superficie di contatto con salda perfettamente al filo. Luso di una
la cera, consolidando la tenuta del foglio. batteria dauto assolutamente
Si limitano cos i rischi di cedimento dei favi sconsigliato poich lelevato amperag-
sopratutto quando questi sono molto gio provoca un rapido ed eccessivo
carichi di miele. riscaldamento del filo impedendone
una omogenea penetrazione nel foglio.

Per l'inserimento del foglio, il telaino Per un risultato ottimale


8 viene poggiato su un apposito piano che 11 preferibile fissare uno spinotto elettrico al
permette di verificare che non sia svirgo- telaino, tenendo l'altro in mano. Avere
lato e che i suoi lati siano a 90. Qualora il una mano libera permette all'operatore
telaino sia svirgolato, i favi costruiti si di fare pressione sulle parti del foglio
troveranno molto pi vicini ai favi attigui, cereo che non risultano perfettamente
con il rischio che le api li saldino o non ne appoggiate sul filo. Questo consente un
completino la costruzione. Lo stesso perfetto fissaggio del filo al foglio.
avviene se i lati del telaino si trovano a A lavoro finito, il filo deve risultare
meno di 7 millimetri dalla parete dell'arnia. annegato nella cera, per tutta la sua
In questo caso succede facilmente che le lunghezza.
api propolizzino il passaggio, rendendo
complicata l'estrazione del telaio stesso.

Il foglio viene adagiato sui fili, Se non si opera correttamente,


9 facendo attenzione che sia perfettamente 12 spesso le operaie operaie "rosicchiano" la
centrato. preferibile che la distanza fra il cera intorno al filo.rendendo inutile la
foglio e il lato interno del telaino sia infe- costruzione del favo.
riore ai 5 millimetri. In questo modo le api Qualora ne venga comunque
saldano il favo ai lati del telaio, conferen- completata la costruzione, nelle cellette
dogli maggiore solidit. Ci evita anche ove il filo fuoriesce dal fondo.
che, in fase di sciamatura, le api possano la regina evita di deporre.
costruire celle reali sui lati del favo. Per
evitare la costruzione di celle reali nelle
parte sottostante del favo, taluni apicultori
accostano il foglio alla traversa inferiore.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Lapiario
la scelta della postazione
noto che le bottinatrici possono compiere voli anche molto lunghi, fino a raggiungere la distan- Sul frontalino possibile aggiungere
za di 3 chilometri. per chiaro che un tragitto di tale lunghezza, per una raccolta di pochi milli- 2 dei segni (anch'essi trascritti con colori
grammi di nettare, avrebbe un bilancio energetico scarsamente positivo. Al contrario, potendo dis- vivaci) in modo da offrire un altro segno
porre di una fonte alimentare pi vicina, per l'ape sarebbe possibile, nella stessa unit di tempo, di orientamento alle bottinatrici. Nelle
compiere pi voli, arrivando a raccogliere pi nettare con lo stesso dispendio di energia. Per que- stazioni di fecondazione le arnie
sto motivo, l'analisi floristica del territorio ove impiantare un apiario di vitale importanza, soprat-
tutto nel caso di aziende stanziali. In questo caso occorre che le fioriture siano abbondanti e ben vengono pitturate anche con pi colori
distribuite in tutte le stagioni dell'anno. Lo stesso avviene per la raccolta dell'acqua e del propoli e con pi segni, per evitare che le
(vedi glossario). La prima indispensabile per diluire il miele e liquefare quello cristallizzato, per regine possano rientrare in un altro
regolare la temperatura dell'alveare e per l'allevamento della covata; il secondo per chiudere le alveare. In questo caso, infatti,
aperture dell'alveare in funzione delle esigenze di termoregolazione, per la disinfezione delle cel- verrebbero subito soppresse.
lette e per imbalsamare gli animali che, uccisi dalle api all'interno dell'alveare, non possono essere
allontanati.
Nella scelta della localizzazione dell'apiario, necessario valutare la presenza e la distanza di altri
apiari presenti nella stessa zona. Devono essere considerati sia quelli stanziali, sia quelli nomadi.
Questi ultimi, anche se solo per brevi periodi all'anno, possono comunque interferire in modo
negativo sulla produzione. Le arnie devono essere rialzate da
Nel caso di zone con forti declivi, buona norma posizionare gli alveari verso i fondi valle, in modo 3 terra di circa 20 centimetri. Il passaggio dell'
tale che l'ape possa compiere i viaggi di ritorno (a pieno carico) in discesa. In queste situazioni aria evita il ristagno dell'umidit ed il conse-
occorre per valutare possibili fenomeni di inversione termica notturna, fenomeni che possono guente precoce degrado del fondo in
dare origine a gelate. Indipendentemente dalle situazioni orografiche generali, si deve valutare
attentamente il microclima della zona scelta. sempre bene evitare situazioni ove siano frequenti legno. Come basamenti possono essere
le inversioni termiche notturne e le zone dove spesso si ha la formazione di nebbie. usati sia dei pali prefabbricati di cemento
Considerata la propensione delle api a bottinare sostanze zuccherine, necessario evitare di dis- armato, sia leggere putrelle di ferro poggia-
locare gli apiari nelle vicinanze di industrie o laboratori artigianali che lavorino queste sostanze te su blocchetti. La distanza tra di esse non
(zuccherifici, torronifici, cantine vinicole, ecc.). Devono essere sempre rispettate le disposizioni legis- deve superare i 35-40 centimetri, al fine di
lative vigenti (vedi glossario), sia generali che locali: leggi regionali, ordinanze, ecc. ben supportare le arnie. importante che
Infine, sebbene la ricerca non abbia ancora fornito risultati concordi circa l'azione che i campi elet- le arnie siano a livello, poich la diffusione
tromagnetici possono avere nei confronti delle api, sia per quanto attiene il loro orientamento che del fondo in rete permette lallontanamento
la loro vitalit, appare opportuno evitare di posizionare gli alveari in prossimit di elettrodotti e gros- dellumidit in eccesso.
si impianti di telecomunicazione.

Le arnie devono essere colorate Occorre evitare le zone ventose.


1 in modo da rendere l'apiario il pi 4 Sia perch sufficiente un vento con
vivace possibile. Questo fa s che sia la velocit oraria di 25-30 chilometri per
regina (al rientro dal volo di fecondazio- dimezzare l'attivit di un alveare, sia per i
ne), sia le bottinatrici possano ritrovare problemi legati alla sua azione distruttiva.
facilmente il proprio alveare, senza In caso di vento eccessivo, gli apicultori
possibilit di errore, limitando al sono obbligati ad assicurare le arnie al
massimo la deriva (vedi glossario). terreno con mezzi che spesso ne
I colori devono essere quelli riconosciuti ostacolano il loro controllo. Occorre
dalle api: il bianco, il giallo, il verde e infine considerare l'azione negativa che
lazzurro in tutte le loro tonalit. Le api, il vento ha sulla secrezione nettarifera
invece, non distinguono il rosso. delle differenti specie vegetali.
Schede tecniche di apicultura Lapiario - la scelta della postazione

La presenza di alberi non indicata. Occorre evitare le aree umide.


5 Infatti le colonie allevate all'ombra, soprattutto du- 9 Un livello elevato di umidit non permette
rante la stagione invernale, stentano: hanno mag- alle api di mantenere una buona tempera-
giori problemi di termoregolazione e l'ombra inibi- tura all'interno dell'arnia. Inoltre, l'umidit
sce il volo delle bottinatrici. Anche il lavoro dell'api- favorisce lo sviluppo di muffe e di patologie
cultore viene ostacolato: pi difficile osservare le ad essa legate: la covata calcificata e pietrifi-
api e distinguere la covata. Per ci bene evitare le cata (vedi glossario: micosi). Si devono per-
aree intensamente boscate. Occorre anche consi- tanto evitare zone con ristagni idrici o vicine
derare il fastidio che spesso possono procurare le a corsi d'acqua. Questo valutando anche
basse alberature. l'eventualit di possibili alluvioni.

Gli alveari devono essere esposti L'apiario deve essere facilmente


6 nel quadrante compreso fra l'est ed il sud. 10 accessibile. Le colonie devono essere visitate
s

Questo orientamento facilita l'insolazione del tutto l'anno e con qualunque tempo. Anche
predellino di volo, favorendo il riscaldamento la movimentazione del materiale apistico
della colonia e, pertanto, l'attivit delle nonch quella dei melari (sia vuoti che pieni),
N

bottinatrici. Tanto prima la parte anteriore richiede che i mezzi di trasporto possano
delll'arnia viene raggiunta dal sole, tanto prima raggiungere facilmente le postazioni.
le api riprendono la loro attivit.

Nel caso che le arnie siano collocate Occorre evitare le aree inquinate
7 su superfici in pendenza, indispensabile che 11 e quelle ove si fa largo impiego di fitofarmaci.
l'orientamento di questi declivi sia a sud. Questo evita il possibile inquinamento del
Questa situazione favorisce il riscaldamento miele con metalli pesanti e molecole
della superficie terrestre, intervenendo estranee, ma soprattutto scongiura il rischio
positivamente sul microclima degli alveari. di mortalit delle api che, nelle aree agricole
intensive, un fatto tuttaltro che sporadico.

La dotazione di acqua in recipienti I rumori, ma soprattutto le vibrazioni,


8 dislocati fra gli alveari assume un'importanza 12 infastidiscono le api che, spesso, reagiscono
vitale, quando le api non possono disporre di in modo aggressivo. Per questo meglio
fonti naturali. Non necessario che l'acqua evitare zone ove vengono eseguite frequenti
sia fresca e pura, poich spesso le api lavorazioni del terreno. bene che l'apicul-
manifestano preferenza proprio per l'acqua tore, o l'operatore agricolo, ove dovesse
stagnante, pi ricca di sali minerali. compiere lavorazioni meccaniche in
prossimit dell'alveare, prenda le dovute
precauzioni indossando mezzi di protezione.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Lapiario
la disposizione degli alveari
Con il termine di apiario o di postazione, si suole indicare l'insieme degli alveari disposti l'uno accan- In questa situazione le api
to all'altro. La scelta di come disporli sul campo varia in funzione di fattori assai differenti. 2 tendono ad assottigliare il favo troppo
Innanzitutto occorre considerare se l'allevamento deve essere di tipo stanziale o se esso deve pre- vicino al fianco e ad ingrossare quello
vedere la transumanza, al fine di sfruttare un numero maggiore di fioriture. In questo caso occor- sul lato opposto. Spesso avviene che,
re ancora valutare il livello di meccanizzazione che si intende adottare. Infatti il caricamento e lo nello spazio che si viene a creare fra il
scaricamento degli alveari pu essere manuale o, come avviene per i grossi allevamenti la movi-
mentazione delle colonie pu essere parzialmente o interamente meccanizzata. fianco ed il favo limitrofo, le api riescano
Ovviamente questa seconda ipotesi tende a privilegiare la facilit di trasporto piuttosto che quella a costruire un favo supplementare,
relativa alla visita delle famiglie. rendendo complicata l'estrazione del
In postazioni stanziali, le scelte sono dettate in primo luogo dalla morfologia del terreno e dallo spa- telaino e, quindi, il controllo della
zio disponibile. colonia.
Ove le arnie siano disposte su pi file, queste devono essere possibilmente distanziate di almeno 3
metri e mezzo o 4, in modo tale che l'operatore, intento nei controlli, non sia di ostacolo al volo
delle api che si sollevano dagli alveari situati nella fila posta immediatamente dietro evitando cos
che queste possano innervosirsi e divenire aggressive.
Anche sulla fila, ove possibile, le arnie dovrebbero mantenere una distanza tale da permettere all'o-
peratore di posare agevolmente fra di esse i telaini estratti durante il controllo o di effettuare como- La disposizione migliore per le api
damente una divisione della colonia per far fronte ad un principio di andata a sciame. Una mag- 3 quella che prevede il posizionamento
giore distanza fra le arnie offre anche altri vantaggi: limitare la deriva (vedi glossario) fra gli alveari isolato degli alveari. Posizionandoli a
ed indirizzare la regina al ritorno dal suo volo di fecondazione. Infatti, mentre le api bottinatrici, circa 2 metri l'uno dall'altro sulla fila e
quantunque non appartenenti alla colonia, vengono comunque bene accolte, le regine, qualora,
al loro ritorno, sbaglino alveare, vengono immediatamente eliminate. distanziando le file di 3-3,5 metri, oltre
Ove le postazioni siano formate da un gran numero di alveari, indispensabile conservare (o, che prevenire la deriva, si permette
eventualmente inserire) elementi del paesaggio che servano da orientamento. all'apicultore di operare agevolmente,
Al contrario, qualora l'azienda pratichi una intensa attivit di nomadismo con un elevato grado di anche nel caso si impieghino dei mezzi
meccanizzazione, gli alveari vengono posizionati uno accanto all'altro su pallet, non tenendo meccanici.
conto delle difficolt operative che possono derivare da questa disposizione: ad esempio, l'ag-
giunta dei melari i quali, vengono a trovarsi l'uno attaccato all'altro.
In queste situazioni, la disposizione sul campo degli alveari determinata prioritariamente dalla
necessit di mobilit fra i pallet da parte dei mezzi meccanici impiegati per il carico e lo scarico degli
alveari.

Le arnie devono essere sistemate Lallineamento su fila unica,


1 perfettamente in piano rispetto al 4 ove le condizioni lo rendano possibile,
proprio asse trasversale. Una forte quello prevalentemente preferito. Infatti
inclinazione farebbe s che i telaini non possibile svolgere tutte le operazioni
siano perfettamente paralleli alle pareti senza interferire con il volo delle api.
dellarnia. Di conseguenza verrebbe Ovviamente possibile, in funzione dei
compromessa la giusta distanza fra i favi supporti disponibili, posizionare gli
laterali e le pareti dellarnia. alveari in gruppi da 3 a 5 unit,
distanziando opportunamente un
supporto dall'altro.
Schede tecniche di apicultura Lapiario - la disposizione degli alveari

Ove lo sviluppo in larghezza La configurazione a girandola


5 delle parcelle non lo permetta, gli alveari 9 offre gli stessi vantaggi descritti per la sistema-
vengono disposti su pi file parallele. Questa zione a quadrilatero. Tuttavia, anche in questo
sistemazione non certamente ottimale, non caso alcuni alveari si trovano con l'uscita di
essendo in grado di limitare il fenomeno della volo orientata a nord o ad ovest e, quindi, in
deriva. Inoltre questa disposizione richiede una posizione ombreggiata. Formata da qruppi di
distanza fra le file non inferiore ai 3,5 metri al soli quattro alveari, limita, ancora meglio della
fine di rendere agevole il controllo degli disposizione a quadrilatero, la deriva. Per
alveari. questo motivo questa sistemazione la pi
impiegata nelle stazioni di fecondazione.

La collocazione a ranghi successivi La disposizione su pallet (o pedane)


6 permette di disporre le arnie su pi file, 10 in linea quella pi comunemente utilizzata
creando per degli spazi fra gruppi di alveari dagli apicultori che praticano il nomadismo
disposti sulla stessa fila. In questa situazione movimentando gli alveari attraverso bracci
viene limitato il disturbo generato dall'apicul- elevatori estensibili, montati sullo stesso
tore sugli alveari posti immediatamente dietro. mezzo di trasporto. Il numero di alveari
Questi spazi possono anche essere impiegati funzionale alla larghezza dell'autocarro, e
per il collocamento di altri alveari, nel caso di posso variare da quattro a cinque.
divisioni per la prevenzione della sciamatura.

La sistemazione a quadrilatero Nella disposizione su pallet a girandola,


7 permette un buon orientamento delle api, di 11 gli alveari vengano sistemati su pedane di for-
contrastare la deriva ed adeguati spazi opera- ma quadrata. In questo caso la distribuzione in
tivi per l'apicultore. Per contro, alcuni alveari campo pu essere ricondotta a quella omoni-
soffrono un'esposizione non ottimale, trovan- ma vista in precedenza, con la sola differenza
dosi orientati a nord o ad ovest. Per questo che, in questo caso, gli alveari sono uno ridos-
motivo un modello di disposizione che pu sato all'altro. Questo, come per tutte le altre
essere impiegato in areali pianeggianti, carat- sistemazioni su pallet, rende complicato sia il
terizzati da clima caldo e secco. assai adatta controllo delle colonie, sia la sovrapposi-zione
per le stazioni di fecondazione. dei melari.

La disposizione a semicerchio Per la sistemazione su pallet contrapposti


8 viene impiegata molto in parcelle con buon 12 vengono utilizzate pedane di forma rettan-
sviluppo in larghezza. Permette un discreto golare, sulle quali trovano spazio 4 alveari. La
orientamento delle colonie ed una ottimale dislocazione sul campo simile a quella vista
operativit dell'allevatore che si trova a con- per la disposizione a girandola. Al contrario
trollare gli alveari senza interferire con il volo della precedente, secondo questa disposizio-
delle api. Si pu optare verso questa soluzio- ne, gli alveari vengono orientati non su tutti e
ne quanto possibile orientare i semicerchi quattro i punti cardinali, ma secondo l'asse
verso sud. est-ovest.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Le caste e la colonia
gli stadi preimaginali
La societ delle api composta da individui di sesso femminile, le api operaie e l'ape regina, L'uovo che d origine ad un
e di sesso maschile, i fuchi. Fra gli individui di sesso femminile, solamente l'ape regina 2 fuco, viene ordinariamente deposto in
feconda, mentre le api operaie sono sterili. celle esagonali di circa il 30% pi larghe
Nella societ delle api, la determinazione del sesso avviene per partenogenesi aploide arre-
notoca: uova non fecondate danno origine a fuchi; uova fecondate ad api operaie ed api di quelle da operaia (vedi glossario:
regine. Solo in casi particolari, da uova fecondate possono originarsi maschi diploidi (vedi Fogli cerei). In queste celle, la regina
glossario). Le loro larve, non appena fuoriuscite dall'uovo, vengono comunque individuate pu inserire l'addome facilmente senza
come anomale dalle api operaie e, quindi, eliminate. doverlo contrarre al momento della
Nelle schede relative alle caste, non si intende approfondire in modo specifico la composi- deposizione. Si evita cos l'espulsione
zione della colonia, ma fornire utili elementi pratici per il riconoscimento dei diversi individui dalla spermateca di uno spermatozoo.
e delle loro differenti fasi di vita preimaginale e di adulto. In particolare vengono illustrati i
differenti cicli di vita e gli elementi da cui questi possono essere influenzati. Nelle celle esagonali pi grandi, si
Normalmente in alveare sono presenti solamente cellette esagonali, che costituiscono i favi. possono trovare quindi uova non
Solo eccezionalmente le api provvedono ad allevare api regine in particolari cellette, realiz- fecondate, dalle quali nascono fuchi.
zate appositamente. Queste cellette, una volta sfarfallata la regina, vengono in tutto o in
parte, demolite.
Occorre saper distinguere le celle reali costruite per la sciamatura, da quelle edificate per
porre rimedio ad uno stato di orfanit. Le uova di api regine, sono deposte
Eliminando queste ultime infatti si destina la colonia alla estinzione certa. 3 in particolari cellette che, inizialmente,
opinione oramai diffusa che nelle celle reali l'uovo non venga deposto direttamente dal- hanno la forma di una coppa rovesciata
l'ape regina (infatti, non dovendo contrarre l'addome, depositerebbe un uovo non fecon-
dato e quindi maschile), ma venga portato dalle stesse api operaie. (vedi scheda: La sciama- o di una cupola: per questo motivo
tura cause predisponenti). Al contrario, in condizioni di orfanit, le celle reali vengono rea- vengono normalmente indicate col
lizzate intorno ad una larvetta con et inferiore ai 3 giorni, direttamente sulla superfice dei termine di cupolino. Questo tipo di cella
favi. (del diametro di 8,0 millimetri) viene
Gli stadi preimaginali (o larvali) di qualunque individuo componente una famiglia di api realizzato dalle operaie solamente
hanno inizio da un uovo.Non possibile distinguere un uovo femminile da uno maschile. quando la colonia avverte lesigenza di
Alcune indicazioni possono essere assunte sulla base del tipo di celletta ove l'uovo viene
deposto. sciamare (vedi scheda sciamatura) e
indispensabile che lapicultore abbia unadeguata conoscenza dei diversi stadi preimaginali quindi la necessit di allevare nuove api
e che sappia cogliere i segnali che la colonia manifesta. Sono questi elementi infatti che pos- regine.
sono dare utili indicazioni allallevatore sullo stato di salute della colonia stessa.

Le uova di api operaie vengono A volte possibile individuare pi


1 deposte in cellette esagonali con 4 uova deposte sui lati delle celle. Questo
apotema pari a 2,6 - 2,7 millimetri. tipo di deposizione opera di api
Tale dimensione obbliga la regina, nel operaie che, in condizioni di orfanit
momento della deposizione, a contrarre oramai avanzata, riacquistano la
l'addome con la conseguente espulsio- capacit di deporre uova, ovviamente
ne di uno spermatozoo che andr a maschili (vedi glossario: Fucaiola - ape
fecondare l'uovo. Pertanto, nelle cellette operaia). Non possibile distinguere la
esagonali di minori dimensioni, si covata di un'ape regina fucaiola (vedi
potranno trovare normalmente uova glossario) da una covata femminile
fecondate, dalle quali nasceranno api regolare.
operaie.
Schede tecniche di apicultura Le caste e la colonia - gli stadi preimaginali

Un caso particolare si verifica La quinta ed ultima muta avviene


5 qualora una giovane regina, appena 8 dopo l'opercolatura. In questa fase la
fecondata, non abbia abbondante larva si dispone lungo l'asse maggiore
spazio. Essa tende a deporre pi di un della celletta. Successivamente avviene la
uovo per cella, ma sempre sul fondo. In trasformazione in pupa. In questa fase
questa situazione sono le api operaie possibile distinguere bene le celle di ape
che provvedono ad eliminare le uova in operaia (&), con opercolo convesso e
eccesso, lasciandone solamente una per poco pronunciato, da quelle di fuco (%),
cella. con opercolo pressoch semisferico.
La comparsa di sola covata maschile
segno inequivocabile di sopravvenuta
orfanit o di presenza di unape regina
sterile e quindi fucaiola.

L'uovo appena deposto, si presenta Nel caso di un'ape operaia,


6 longitudinalmente all'asse della celletta, 9 lo sfarfallamento avviene dopo 12 giorni
come un chiodo in una parete. Appena dall'opercolatura della cella e perci dopo
poche ore dopo, nelle cellette esagonali, 21 giorni dalla deposizione dell'uovo. Il
tende per, per effetto della gravit, ad ciclo del fuco dura mediamente 3 giorni in
adagiarsi sul fondo. Nelle celle reali, al pi.
contrario, poich l'uovo pende al pari di Gli adulti fuoriescono dalle cellette dopo
un lampadario, non cambia posizione averne rosicchiato completamente
fino alla nascita della larvetta. Questo l'opercolo.
stadio dura circa tre giorni per entrambi i
sessi.

Dall'uovo fuoriesce una larvetta La celletta ove si compie il ciclo


7 che, nel giro di sei giorni, compie 4 mu- 10 preimaginale di un'ape regina cresce al
te raggiungendo lo stadio di larva di crescere delle dimensioni della larva. Al
quinta et. Dapprima la larvetta, immer- momento dell'opercolatura la cella
sa in un cuscino di gelatina reale, assume la forma di una ghianda, pi o
pressoch invisibile. E comunque ben meno allungata. Un'ottima cella reale
distinguibile gi poche ore dopo la deve essere dritta e ben lavorata per
nascita, arrivando ad occupare lintera lintera superficie, riportando in rilievo
celletta al momento dell'opercolatura. gli esagoni tipici dei favi. La fase di
Questo avviene mediamente dopo no- celletta opercolata dura, nel caso della
ve giorni dalla deposizione. Un tempo di regina, appena 7-8 giorni. La regina,
poco inferiore nel caso dell'ape regina, sfarfallando, apre la celletta al pari di
di poco superiore nel caso del fuco. una barattolo di pelati.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Le caste e la colonia
gli stadi imaginali
Gli adulti che compongono un alveare sono normalmente suddivisi in 3 caste: l'ape regina,
i fuchi e le api operaie. indispensabile, per l'operatore apistico, possedere una corretta ed I fuchi compongono la casta
approfondita conoscenza dell'organizzazione della colonia nonch dei compiti di ciascuna 3 maschile. Morfologicamente assai
delle tre caste. altrettanto importante, al fine di operare in maniera rapida, ma corretta, caratteristici, non sono sempre presenti in
saper individuare i differenti stadi biologici e fisiologici dei singoli individui. alveare, considerato che la loro vita dura
Un apicultore deve essere in grado di distinguere, ad esempio, un'ape regina vergine da una dalla primavera all'autunno. Raramente, e
feconda o saper catturare da un alveare, secondo le necessit, gruppi di api nutrici, ceraiole solo nelle regioni a clima pi mite, hanno
o bottinatrici. fondamentale considerare come gli stadi fisiologici delle api appartenenti alle la possibilit di svernare. Raggiungono la
differenti caste, (ad esempio, la lunghezza della loro vita), siano funzione della stagione o dei
carichi di lavoro: produttivi, nel caso delle operaie o riproduttivi, nel caso di una regina. Api maturit sessuale circa 40 giorni dopo lo
operaie pi longeve, sono in grado di garantire raccolti abbondanti. Esse, infatti, trascorrono sfarfallamento. Muoiono una volta
le loro prime tre settimane di vita in alveare e solo dopo questo periodo fuoriescono alla ricer- fecondata la regina.
ca di cibo. Se la loro vita durasse solo sei settimane, vi sarebbe una bottinatrice per ogni ape Il loro stadio preimaginale dura 24 giorni.
di casa. Se durasse nove settimane, per ogni ape di casa si potrebbero contare 2 bottinatrici. (vedi glossario:Fuco ).
Infine si consideri che, mentre lape regina ed il fuco hanno un unico compito, lape operaia
svolge mansioni diverse.
La regina sfarfalla 16-17 giorni L'ape operaia fuoriesce dalla cella,
1 dopo la deposizione dell'uovo. Da
4 rosicchiandone con le mandibole l'oper-
questo momento, passa circa una colo, trascorsi circa 21 giorni dalla depo-
settimana in alveare, prima di sizione dell'uovo. Non appena sfarfallata,
raggiunge la maturit sessuale. La ha la necessit di fare asciugare all' aria il
regina vergine non occupa una proprio tegumento. Durante i primi 2-3
posizione precisa sui favi e, con un giorni di vita, si dedica alla pulizia ed alla
addome non ancora sviluppato, in disinfezione delle celle liberate dalla
colonie ben popolate pu essere covata, celle che devono essere rese
individuata solo dall'occhio di un idonee ad accogliere o nuova covata o
apicultore esperto. riserve alimentari. In questa fase non in
funzione alcuna ghiandola.

Una volta fecondata, la regina La rosura degli opercoli si deposita


2 muta morfologicamente, mostrando un 5 sul fondo dell'arnia o sui fondi antivar-
accrescimento del proprio addome, roa, formando caratteristiche strisce in
dovuto all'ingrossamento della sperma- coincidenza degli spazi tra i favi. Il loro
teca (vedi glossario). Poco mobile pu numero e la loro lunghezza fornisce
essere individuata facilmente sui favi ove informazioni sullo sviluppo della covata.
siano presenti uova appena deposte. Ogni striscia formata dalla rosura
La sua capacit di ovideposizione non proveniente dalle facce di due favi
supera i 5 anni. I ritmi di deposizione attigui. Ad esempio se sono presenti solo
sono assai vari dipendendo dagli due strisce, la covata interessa tre telaini,
andamenti climatici e dai flussi di estendendosi sulle due facce di un favo
nettare. e su una sola faccia dei due favi vicini.
Schede tecniche di apicultura Le caste e la colonia - gli stadi imaginali

Dopo 3 giorni dallo sfarfallamento, A 3 settimane dallo sfarfallamento,


6 nell'ape operaia si sviluppano le ghian- 9 con l'entrata in funzione della ghiando-
dole ipofaringee e mandibolari (vedi la velenifera, l'operaia acquista la
glossario), ubicate nel capo e deputate capacit di difesa ed pertanto idonea
alla produzione della gelatina reale. ad abbandonare l'alveare. Diviene una
In questa fase essa ha il compito di bottinatrice, in grado di andare a
nutrire sia le larve appena nate, sia la procacciare per la propria colonia le
regina. Volendo disporre di api operaie diverse sostanze alimentari (nettare,
nutrici, l'allevatore deve cercare un favo melata e polline), l'acqua e la propoli.
con covata di et inferiore ai tre giorni: le
api di copertura sono rappresentate per
la quasi totalit da api operaie di questo
tipo.

Intorno al decimo giorno di vita, Durante la stagione fredda,


7 le ghiandole del capo regrediscono 10 con il verificarsi del blocco della covata, la
mentre si sviluppano le ghiandole ceripa- colonia si compone esclusivamente di api
re (vedi glossario), situate nell'addome. bottinatrici con il compito di far trascorrere
In questa fase l'operaia riveste la funzione alla colonia la stagione fredda. In questa
di ape costruttrice o muratrici, edicandosi situazione, alcune operaie, secondo le
all'edificazione dei favi. Durante la necessit, riacquistano la funzionalit di
costruzione, le api si aggrappano le une alcune ghiandole. infatti indispensabile
alle altre, formando complesse impalcatu- che nella colonia sia sempre garantita la
re. Volendo disporre di operaie muratrici, presenza di api capaci di alimentare la
l'allevatore pu reperirle su un foglio regina e la nuova covata (le nutrici) o di
cereo in costruzione. Queste operaie, ove sovrintendere alla manutenzione dei favi
non sia necessaria la loro opera, lavorano (le costruttrici).
alla maturazione del miele.

La vera e propria fase di ape di volo Diversamente da quello che si crede,


8 viene preceduta da una fase intermedia 11 ci che debilita l'ape operaia e, di con-
durante la quale l'ape sosta sui predellini seguenza ne accorcia la vita, non tan-
dell'arnia. La funzione di ventilatrice to l'attivit di raccolta delle provviste,
viene raggiunta intorno al diciottesimo quanto l'allevamento della covata. Le api
giorno di et, quando entra in funzione operaie hanno vita pi breve nella sta-
la ghiandola di Nasonoff. L'ape ventilatri- gione produttiva, perch gli abbondanti
ce si pone sul predellino di ingresso flussi di nettare stimolano l'ovideposizio-
dell'arnia e, scoprendo la ghiandola e ne della regina, aggravando il lavoro
ventilando fortemente le ali, diffonde il delle nutrici. Una famiglia rimasta orfana
caratteristico odore della propria colonia. all'inizio della primavera sopravvive fino
Segnala cos alle compagne in volo la alla stagione estiva, cos come le api
giusta posizione dell'alveare. svernanti sopravvivono all' inverno,
dovendo accudire poca covata.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

I segnali dellalveare
losservazione del nido e della colonia
I segnali che l'alveare manda sono molteplici. Purtroppo, non sempre l'apicultore in grado di rece- Le prime api che sfarfallano
pirli ed interpretarli.
3 sono quelle che hanno compiuto il
L'osservazione della covata, ad esempio, pu fornire utili indicazioni sullo stato della colonia e sulle proprio ciclo nelle cellette centrali. Nel
sue reali capacit produttive. Non sempre, infatti, sufficiente soffermarsi solamente sulla sua esten- caso la regina abbia una forte capacit di
sione, poich valori come compattezza e disposizione della covata (intesa come rapporto fra la ovideposizione, o in alveari con scarso
covata aperta e quella opercolata) sono in grado di segnalare stati fisiologici o problemi genetici spazio per la covata, la deposizione
dell'alveare. Come riportato nella scheda sulla prevenzione della sciamatura, qualora i favi del nido, riprende non appena le operaie hanno
normalmente destinati alla covata, siano stati utilizzati per la deposizione delle provviste, significa ripulito le cellette dai residui larvali. Questa
che la colonia potrebbe, o sta gi predisponendosi per la sciamatura. situazione fa s che la regina non avendo
Cos come un forte sbilanciamento fra covata aperta e chiusa, a favore di quest'ultima, rappresen- altro spazio per deporre, si porti sui favi
ta un ulteriore segnale di carenza di spazio per l'ovideposizione della regina. ove la covata sta appena sfarfallando.
Nellovideposizione, la regina segue un ordine naturale: quando questo ordine si manifesta altera-
to occorre capirne i motivi per intervenire in modo adeguato.

Una buona covata si presenta La covata assume due configurazioni.


1 compatta e regolarmente deposta. La re- 4 La prima configurazione caratterizzata
gina inizia l'ovideposizione dal centro dei da una prima zona centrale occupata da
favi, proseguendo verso l'esterno con un uova; una seconda fascia pi esterna
andamento a spirale. Passati pochi giorni concentrica costituita da cellette vuote
dall'ovideposizione, il centro del favo si che vengono ripulite e disinfettate dalle
presenta occupato dagli stadi preimagina- api appena sfarfallate; una terza fascia
li pi "anziani". Verso la periferia, si posso- costituita da covata opercolata sfarfal-
no osservare gli stadi preimaginali pi lante o prossima allo sfarfallamento.
"giovani". Le prime opercolature e quindi i
primi sfarfallamenti si hanno nelle celle
centrali e poi in quelle periferiche.

Il favo occupato da covata opercolata Una seconda configurazione,


2 deve presentarsi con opercoli asciutti e 5 osservabile, trascorso circa un mese dalla
leggermente convessi. La copertura deve ripresa dellovideposizione. In questa fase,
essere la pi compatta possibile, sempre caratterizzata dallincremento della forza
considerando che una mortalit dellalveare, prima ancora che sfarfalli la co-
preimaginale del tutto fisiologica. per vata, la regina ripassa sui favi deponendo le
importante che le cellette aperte (ove uova nella zona esterna. Per questo motivo
morta la larva o la pupa) si presentino possibile riscontrare al centro del favo
vuote e perfettamente ripulite. solamente covata opercolata, mentre la
covata aperta relegata nella fascia pi
periferica costituita da sole uova o larvette
di prima et.
Schede tecniche di apicultura I segnali dellalveare - losservazione del nido e della colonia

Una covata poco compatta, In una colonia che ha sciamato


6 in assenza di stati patologici conclamati, 9 si registra un periodo di assenza di covata.
un sintomo inequivocabile di elevata Tale periodo inizia qualche giorno prima
consanguineit (vedi glossario). In che fuoriesca lo sciame primario e termina
questo caso la regina depone uova con la fecondazione della nuova regina.
fecondate che, pur dovendo dare Questa fase ha una durata variabile,
origine a operaie, al contrario generano dipendendo dalla quantit di sciami
fuchi diploidi. Queste larvette, non secondari prodotti dalla colonia.
appena fuoriuscite dall'uovo, vengono In questo lasso di tempo la famiglia importa
riconosciute ed eliminate dalle operaie quantit notevoli di miele che venendo
nutrici. Quest'azione conferisce alla depositato preferibilmente nel nido ne
covata un aspetto lacunoso. intasa i favi.

La consanguineit viene misurata La vicina ripresa della covata


7 sulla base del rapporto fra le cellette 10 si manifesta attraverso l'attivit di
24 % DI CELLE vuote (e quindi di larve allontanate svuotamento delle celle centrali dei favi,
perch di fuchi diploidi), rispetto a celle che vengono cos preparate dalle
VUOTE quelle presenti in un'unit di superficie operaie per laccoglimento della nuova
nota (1 decimetro quadrato). Un valore covata. Questa configurazione del favo
di tale rapporto inferiore al 5% dovuto indica con certezza la presenza di una
a mortalit naturale. Qualora il rapporto regina, anche se spesso non si riesce ad
superi il 5%, sempre in assenza di stati individuarla. Infatti una regina giovane ha
patologici conclamati, la scarsa ancora l'addome non perfettamente
compattezza da attribuire ad un livello sviluppato e pertanto assai pi piccolo di
elevato di consanguineit. Essa massi- quello di una regina in attivit riproduttiva.
ma quando il rapporto pari al 50%.

Una covata assai disordinata, La certezza dell'avvenuta fecondazione


8 ove coesistono cellette con uova e 11 della regina e del suo regolare rientro in
larvette di et diversa, sintomo di una alveare si ha solamente quando
covata di api operaie fucaiole. Occorre possibile individuare nei favi la covata
osservare la deposizione delle uova: "fresca": uova e, dopo tre giorni, larvette.
infatti il corto addome delle operaie fa s Infatti la regina potrebbe cadere vittima
che esse, non riuscendo a raggiungere di predatori (ragni ed uccelli insettivori)
il fondo della celletta, rilascino l'uovo durante il suo unico volo all'esterno
direttamente sulle pareti. La certezza dell'alveare, lasciando la sua colonia
dell'orfanit si ha al momento dell' irrimediabilmente orfana.
opercolatura delle celle che, a fuco,
presentano un opercolo pressoch
semisferico.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

I segnali dellalveare
losservazione esterna dellalveare
Al pari dell'analisi dello stato della covata (sia della sua disposizione nei favi che del suo stato di salu- Al fine di mantenere una temperatura
te), l'osservazione esterna dell'alveare di vitale importanza nella pratica apistica. L'alveare, oltre che 3 adeguata all'interno dell'alveare, le api,
esplorato al suo interno, deve essere prima valutato dall'apicultore dall'esterno, considerato che dal
durante il periodo invernale (ma non
comportamento delle operaie bottinatrici possibile desumere una notevole quantit di informa-
zioni. Tali informazioni, se colte nella maniera corretta, mettono l'allevatore in grado di operare per solo), regolano gli scambi di aria con
tempo ed al meglio, favorendo il benessere della colonia ed il suo corretto sviluppo in vista dell'at- l'esterno aprendo o chiudendo le
tivit produttiva. aperture con la propoli. Una corretta
Ovviamente le osservazioni esterne non sono mai esaustive, ma rappresentano comunque un gestione dovrebbe portare l'apicoltore ad
importante componente nella valutazione complessiva dellattivit della famiglia. Il comportamento invernare le colonie con non meno di 8
delle api va comunque considerato e soppesato sulla base della forza dell'alveare. Anche per que- favi coperti di api. In questa situazione le
sto motivo importante che le colonie vengano invernate su almeno otto favi coperti di api e che colonie non chiudono mai la porticina, se
le schede sulle quali l'apicultore riporta i risultati delle visite siano compilate regolarmente. Solo non in caso di gravi contrazioni dovute a
avendo una reale conoscenza della forza della colonia possibile valutarne il comportamento dal- morie di api adulte.
lesterno.

Alcune patologie apistiche Anche la propolizzazione della rete


1 sono facilmente diagnosticabili con la 4 antivarroa pu rappresentare un chiaro
semplice osservazione della zona sintomo della contrazione della forza
prospiciente l'uscita dell'arnia. In modo della colonia, anche se meno
particolare, quando la covata colpita significativo rispetto alla propolizzazione
dalla covata calcificata o dalla covata della porticina. La chiusura dei fondi in
pietrificata (vedi glossario), le api rete delle arnie non per facilmente
tendono a ripulire i favi allontanando le verificabile, se non in occasione di
pupe morte abbandonandole controlli pi accurati.
frettolosamente sul predellino di volo
dell'arnia.

Ove si riscontri questa situazione Un altro sintomo della contrazione


2 occorre procedere al controllo 5 della colonia fornito dal volo delle api.
dell'alveare. Spesso, infatti, le patologie In una colonia forte, il volo interessa tutto il
della covata calcificata o di quella fronte dell'arnia. Anche con temperature di
pietrificata sono legate alla scarsa poco superiori ai 10C, le poche api che
capacit della colonia di controllare la escono si distribuiscono in modo
temperatura interna e, quindi, il tasso di omogeneo sullintero predellino.
umidit. In queste condizioni,
determinate da contrazioni della forza
della colonia, si sviluppano muffe che
interessano anche i favi e le riserve
polliniche in essi contenute.
Schede tecniche di apicultura I segnali dellalveare - losservazione esterna dellalveare

Qualora si osservi che le api fuoriescono Una eccessiva presenza di api


6 da un unico lato, significa che la famiglia occupa 10 sui predellini pu avere diversi significati in
solo una piccola porzione del volume interno. funzione della stagione, ma soprattutto in
Nel caso di colonie invernate regolarmente su funzione delle modalit con la quale questa
almeno otto favi, occorre quanto prima verificar- presenza si manifesta. In primavera, losserva-
ne la reale consistenza. Infatti assai probabile zione di gruppi compatti di api all'esterno
che la colonia si sia fortemente contratta in con- dell'arnia, pu essere interpretata con
seguenza di stati patologici o di scarsa longevit l'intenzione della colonia a sciamare. Queste
delle api. Spesso questo segnale accompagna- formazioni di api, per lo pi assai tranquille,
to dalla parziale propolizzazione della porticina. prendono comunemente il nome di "barbe".

Anche l'osservazione dei nutritori Al contrario, la presenza di lotte


7 in grado di fornire utili indicazioni, non solo 11 fra le api operaie, testimonia una fase di sac-
sulla consistenza della colonia, ma anche sulla cheggio, pi o meno grave (vedi glossario).
vivacit delle api e sulla loro attitudine genetica Qualora sottovalutato, il saccheggio pu
al lavoro di bottinamento. La velocit con cui le estendersi a pi alveari, fino ad interessare
api consumano la soluzione zuccherina , l'intera postazione. Il risultato pu anche esse-
infatti, strettamente correlata alla capacit re la perdita dell'intero apiario in una sola
produttiva dell'alveare: alveari poco produttivi giornata. Il saccheggio, soprattutto se latente,
tendono a disertare i nutritori. si manifesta anche con la presenza abbon-
dante di api morte in prossimit dell'arnia.

Nutritori disdegnati dalle api, In occasione dei trattamenti antivarroa


8 soprattutto quando la popolazione della 12 con prodotti a base di timolo (APIGUARD ,

colonia numerosa, , spesso, anche un API LIFE VAR ) si assiste facilmente ad una

chiarissimo sintomo di presenza di stati fuoriuscita delle api, spesso massiccia. Questo
patologici pi o meno conclamati o di stati di disorientamento pu portare anche a violen-
orfanit. In queste situazioni bene ti fenomeni di saccheggio, stimolato oltremo-
procedere ad un controllo accurato della do proprio dall'odore del timolo. Questo
famiglia. odore, forte e persistente, maschera, infatti,
quello tipico di ciascuna colonia, portando
ad un disorientamento delle stesse api.

Un'eccessiva aggressivit, manifestata Anche l'osservazione dei fondi


9 da colonie generalmente calme e tranquille, 13 antivarroa in grado di dare importanti indi-
anch'esso un indizio di uno stato patologico cazioni sulla consistenza ed il benessere della
pi o meno avanzato o della mancanza della colonia. Le api aprono le celle opercolate, ro-
regina. Pertanto, anche in questa circostanza, sicchiandone gli opercoli. Pertanto, la pre-
meglio effettuare quanto prima un'ispezio- senza di estesi residui un chiaro indicatore
ne del nido al fine di verificare lo stato della della buona consistenza della famiglia. Inoltre
covata e la presenza dell'ape regina. il tipo di opercolo (di celletta a covata o di
celletta a miele), ci permette di quantificare i
consumi delle riserve alimentari.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

L'affumicatore
il caricamento ed il suo corretto utilizzo
L'affumicatore uno strumento indispensabile per l'apicultore. All'apertura dell'arnia, salvo che in La protezione anche corredata
rare occasioni, le api operaie tendono a riversarsi in massa all'esterno, spesso con fare aggressivo. 3 da un gancio che permette di appendere
L'uso del fumo tende a calmarle, agendo principalmente in due modi. In presenza del fumo, le api,
l'affumicatore ai bordi dell'arnia quando si
ipotizzando il pericolo imminente di un incendio, si riversano sui favi per rimpinzarsi di miele, pron-
controlla la colonia. Questo fa s che sul
te ad abbandonare l'arnia, distogliendo cos la loro attenzione dall'operatore. Inoltre, con l'addome
rigonfio di miele, incontrano maggiori difficolt ad estrarre il loro pungiglione, divenendo meno nido si possa stendere un velo di fumo
aggressive. Per questo motivo essenziale che l'operatore impari ad utilizzare l'affumicatore ed il che, discendendo fra i favi, tende a
fumo nel migliore dei modi affinch eviti di rimanerne privo nel mezzo della visita in apiario. Si con- mantenere calme le api.
sideri ancora che l'uso del fumo deve essere rivolto principalmente al nido ed evitato nei melari,
soprattutto in presenza di favi non ancora opercolati, considerata la capacit del miele di assorbire
gli odori.Esistono in commercio differenti tipologie di affumicatore, da quello classico a mantice a
quelli motorizzati. Nella scelta bene rivolgersi ad affumicatori leggeri e con capienza adeguata,
per evitare di doverli ricaricare con eccessiva frequenza. Anche coloro che hanno pochi alveari,
dovrebbe indirizzare la loro scelta su modelli di medie o, meglio, di grandi dimensioni.

L'affumicatore composto Un buon affumicatore deve essere


1 da due parti fondamentali: il mantice, 4 leggero, ma robusto e, soprattutto, deve
che serve a spingere l'aria, e quindi essere dotato di un buon mantice in
l'ossigeno, nella camera di combustione grado di ben indirizzare l'aria entro la
(detta anche caldaia) e la caldaia, ove caldaia e, quindi, fra i favi. Nel contem-
vengono sistemate le sostanze che po, il mantice, fungendo anche da
devono bruciare, senza tuttavia presa, deve essere comodamente
produrre fiamma. La caldaia porta impugnabile e facilmente comprimibile,
incernierato alla sua sommit una sorta per evitare di affaticare l'operatore
di cappuccio, che ne consente durante l'apertura delle arnie per il
l'apertura per il suo caricamento, ed un controllo delle colonie.
becco, per meglio indirizzare il fumo.

Nella parte inferiore della caldaia L'affumicatore deve essere sempre


2 alloggiata una piastra traforata che 5 ripulito, soprattutto in prossimit del
permette all'aria, ricca di ossigeno, di becco superiore ove si depositano i
meglio espandersi, attraversando in residui della combustione, e svuotato
modo completo i materiali da bruciare. dalla cenere che si deposita sul fondo
L'affumicatore pu essere anche dotato della caldaia. Per fare questo si deve
di una griglia protettiva contro le estrarre la piastra forata.
scottature, bloccata intorno alla caldaia.
Questa, infatti, contenendo il
combustibile, tende a surriscaldarsi,
divenendo cos pericolosa.
Schede tecniche di apicultura Laffumicatore - il caricamento e il suo corretto utilizzo

Quando la piastra forata L'affumicatore pu essere acceso


6 viene riposizionata, occorre fare attenzione a 10 usando un piccolo cannello o, pi semplice-
che uno dei tre piedini che la sostengono non mente, usando un comune accendino. Nel
sia posizionato davanti al foro di ingresso della primo caso si incendia il combustibile che de-
caldaia. Questa eventualit, ostacolando ve essere subito infilato nella caldaia affinch
lingresso dellaria spinta dal mantice nella possa spengersi la fiamma. INel caso si impie-
caldaia stessa, impedirebbe il corretto ghino cilindretti di cartone o di tela, la base
funzionamento dell'affumicatore. accesa deve essere posizionata inferiormente,
a contatto con il fondo dell'affumicatore, in
modo che la combustione proceda dal basso
verso l'alto.

I combustibili normalmente impiegati Nel caso si utilizzi l'accendino,


7 per la produzione del fumo sono i pi svariati. 11 occorre dapprima incendiare un pezzetto di
Spesso l'apicultore tende ad bruciare ci di cui carta di giornale direttamente nella caldaia.
dispone pi facilmente: cartone, stracci di fibre Sulla fiamma viva si fa quindi incendiare il
naturali, sterco essiccato, pezzi di corteccia o di combustibile disponibile: cilindri di cartone o
ferula secca, foglie secche, ecc. Esistono anche di tela, aghi di pino, ecc. Non appena il
preparazioni specifiche che vengono commer- combustibile ha preso fuoco, questo deve
cializzate con l'assicurazione di essere pi essere infilato nella caldaia.
efficaci, rispetto ai prodotti elencati, nel calmare
le api. Non tutti i combustibili si equivalgono.

Qualora si utilizzino pezzi di cartone Nel caso si impieghino aghi di pino,


8 ondulato o stracci di tela, questi devono esse- 12 una volta che hanno preso fuoco, occorre
re arrotolati stretti, in cilindretti che occupino aggiungerne altri, provvedendo a costiparli
l'intero spazio della caldaia. Pertanto il diame- leggermente al fine di spegnere la fiamma
tro di questi cilindri deve essere pari a quello viva. Essi bruceranno producendo un ottimo
della caldaia e l'altezza di poco inferiore, in fumo denso e pesante.
modo tale da non ostacolare la chiusura del
capuccio. Si badi bene che l'ondulatura del
cartone deve essere posta nel senso dell'altez-
za onde favorire il passaggio dell'aria.

Un ottimo combustibile sono le foglie L'affumicatore deve essere impiegato


9 secche di conifere (aghi di pino, di abete o lari- 13 evitando di affumicare in modo eccessivo le
ce) che forniscono un fumo denso e pesante. api. Occorre indirizzare bene il fumo fra i te-
Inoltre il loro caricamento assai facile ed il lo- laini, producendo poche soffiate per volta.
ro rabbocco pu essere fatto di continuo, sen- L'impiego del fumo nei melari deve essere
za dover attendere l'esaurimento delle cariche limitato il pi possibile, soprattutto in presen-
precedenti. Al contrario, foglie di altre specie, za di favi non ancora opercolati. Il miele co-
come ad esempio quelle di eucalipto, produ- me gi detto tende ad assorbire gli odori ed il
cono un fumo che irrita le api, rendendole pi fumo gli conferirebbe un difetto, rendendolo
aggressive. non commerciabile.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Lalimentazione delle api


la nutrizione zuccherina
La nutrizione di tutti gli esseri viventi, dagli invertebrati all'uomo, si basa sull'assunzione di Gli sciroppi di zucchero sono indicati
sostanze indispensabili per il metabolismo e le funzioni vitali quotidiane. Tali sostanze sono 2 sia per l'alimentazione stimolante che
riconducibili a tre categorie fondamentali: zuccheri o idrati di carbonio, grassi o lipidi, proteine. per quella di soccorso. La concentra-
A queste tre categorie di alimenti, si aggiungono altri composti organici, quali le vitamine, ed zione zuccherina pu essere del 50%
inorganici, quali gli elementi minerali necessari al regolare svolgimento delle funzioni vitali. qualora la somministrazione avvenga
L'alimentazione di una colonia di api pu essere prevista secondo la tipologia classica:
- di soccorso o di sostegno, quando viene fatta per porre rimedio a crisi alimentari dovute alle- durante la stagione fredda, mentre
saurimento delle scorte o alla carenza di risorse esterne; durante la primavera preferibile
- stimolante, quando viene somministrata per simulare un flusso di nettare al fine di accrescere portarla al 70%, per evitare prevedibili
il ritmo di ovideposizione della regina. fermentazioni.
Gli zuccheri forniscono la quota parte di energia prontamente utilizzabile, necessaria al funzio-
namento dei muscoli ed al metabolismo in generale. In carenza di zuccheri, l'organismo utiliz-
za dapprima le sostanze grasse di deposito e, solo in ultima analisi, le sostanze proteiche. STAGIONE INVERNALE STAGIONI CALDE
Gli zuccheri, rappresentano la fonte principale per la costituzione dei tessuti adiposi e, nel caso
dell'ape, la fonte primaria per la produzione della cera. Per questo motivo, laddove la famiglia
si trova nelle condizioni di dover costruire un gran numero di favi, necessario intervenire
attraverso somministrazioni di rilevanti quantit di zucchero. Durante la nutrizione stimolante,
Ciascuna unit semplice di zucchero prende il nome di monosaccaride. Tra i pi comuni 3 preferibile somministrare piccole, ma
possibile annoverare i principali costituenti del miele, il glucosio ed il fruttosio. Entrambi appar- frequenti, dosi di sciroppo, impiegando
tenenti al gruppo degli esosi, costituiti da un anello formato da 6 atomi di carbonio. In un un nutritore a tazza o un nutritore
monosaccaride, il numero di atomi di carbonio pu andare da un minimo di 3 ad un massi-
mo di 7. Dall'unione di due monosaccaridi si forma un disaccaride. Fra di essi il pi noto cer- esterno. Per l acquisto pertanto
tamente il saccarosio, il pi comune zucchero alimentare, formato da una molecola di gluco- preferibile orientarsi verso nutritori di
sio ed una di fruttosio. Il saccarosio il disaccaride pi comunemente presente nel miele. piccole dimensioni. Considerato che il
Dall'unione da 3 a 10 molecole di monosaccaridi si ottengono gli oligosaccaridi, mentre i poli- loro impiego avviene all'esterno, la
saccaridi sono costituiti da 11 a diverse centinaia di molecole di monosaccaridi. plastica utilizzata per la loro fabbricazione
Qualunque essere vivente pu produrre energia solamente a partire dal fruttosio. Per questo deve essere di tipo morbido, al fine di
motivo tutte le altre molecole di zucchero, dagli altri monosaccaridi ai polisaccaridi, devono evitare rotture dovute all'irrigidimento
essere trasformati in fruttosio prima del loro impiego. della stessa col freddo.
Ovviamente il numero di reazioni (e quindi il "lavoro" che deve compiere l'organismo) tanto
maggiore tanto pi complesso lo zucchero di partenza.

L'aggiunta di favi con scorte alimentari Per l'alimentazione di soccorso


1 trova impiego nella nutrizione di soccor- 4 si impiegano quantit elevate di scirop-
so. In questa situazione, i favi (contenenti po utilizzando preferibilmente nutritori a
sia miele che polline) debbono essere tasca. Tale tipologia di nutrizione assume
collocati nell'arnia in modo tale che essi fondamentale importanza quando oc-
siano facilmente raggiungibili dalla corre sollecitare la costruzione dei favi
colonia. Se posizionati all'esterno come nel caso dello sviluppo degli scia-
dell'area di formazione del glomere (vedi mi naturali o artificiali (nuclei e pacchi
glossario), possono infatti essere del d'api). Poter disporre di abbondanti
tutto irraggiungibili dalle api, incapaci, quantit di zuccheri (dal cui metaboli-
col freddo, di allontanersi dal glomere smo si ottiene la cera) porta la colonia a
stesso. costruire i favi meglio e pi rapidamente.
Schede tecniche di apicultura Lalimentazione delle api - la nutrizione zuccherina

Un particolare tipo di nutritore Per la preparazione di grosse


5 quello che pu essere collocato 8 quantit di sciroppo, qualora la realt
allesterno dellarnia, direttamente al suo aziendale lo renda economicamente
ingresso. Questo modello di nutritore si conveniente, possono essere utilizzati
mostra assai pratico poich, pur specifici miscelatori dal costo comunque
portando lalimento a contatto diretto elevato. anche possibile sfruttare il
delle api, per il suo caricamento non normale smelatore motorizzato gi
necessario n scoperchiare larnia presente in azienda. In ogni caso per
(come il caso dei nutritori a tasca) n evitare notevoli sforzi del motore, lo
sollevare il tetto (come per i nutritori a zucchero deve essere aggiunto
tazza). nellacqua gradatamente.

comunque facile realizzare Per lalimentazione si pu utilizzare


6 nutritori esterni, partendo da materiali 9 anche il candito di zucchero e miele.
facilmente reperibili. Si possono utilizzare Questo si prepara miscelando, se possibile
o i comuni vasi per miele da incastrare attraverso l'impiego di un'impastatrice,
in particolari supporti di legno e zucchero a velo e miele nelle proporzioni
lamierino zincato o canalette elettriche di 3 a 1. Il miele deve essere di provenien-
in abbinamento a bottigliette di acqua za certa, onde evitare la diffusione di
da mezzo litro. Oltre al notevole patologie apistiche quali le pesti e le
risparmio economico, questo tipo di parapesti, il nosema e le virosi. L'eventuale
nutritori offrono il vantaggio della pastorizzazione del miele permette di
praticit, considerato che il dosaggio eliminare gli agenti della peste europea e
della quantit di soluzione pu essere le virosi, ma non il Paenibacillus larvae,
fatto direttamente in laboratorio. agente della peste americana.

Al fine di facilitare la solubilit Il candito pu essere preparato


7 dello zucchero, per la preparazione 10 anche con solo zucchero, miscelando a
dello sciroppo preferibile utilizzare ac- caldo 1 parte di acqua con circa 4-5
qua calda alla temperatura di 50 -60C. parti di zucchero. Una volta che la
Una volta pronta, la soluzione deve soluzione si raffredda, vengono
apparire limpida. Nel caso, una volta aggiunte altre 5-6 parti di zucchero a
raffreddatasi, per rendere la soluzione velo. La soluzione, sovrassatura, pu
pi gradita alle api, possibile essere impastata a mano o utilizzando
aggiungere del succo di limone. un'impastatrice. A completo raffredda-
mento, l'impasto deve avere una
consistenza solida, quasi plastica, e non
presentare essudazioni di acqua.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Il controllo dell'alveare
linvernamento e lo sviluppo invernale
Con assoluta certezza possibile affermare che le possibilit produttive di una colonia di api
Completata l'operazione di riunifica-
sono strettamente correlate alle capacit di governo dell'allevatore. Fra queste, primaria 3 zione, le colonie devono risultare ben popo-
importanza assume lo sviluppo dell'alveare nel periodo invernale, periodo che intercorre dal
momento dell'invernamento a quello della posa del primo melario. Spesso un errore, seppu- late, con tutti i favi coperti di api. Si tenga
re banale, pu compromettere in modo significativo il valore delle produzioni altrimenti otte- presente che il glomere (vedi glossario)
nibili. deve poter contenere tutta la covata. Oltre a
Le modalit di governo dell'apiario variano secondo la professionalit dell'apicultore. ci, indispensabile che le api pi esterne
Ad esempio, il poter disporre di un seppur modesto allevamento di regine assume rilevanza siano in grado di raggiungere i favi di scorta,
notevole sulle sue scelte. Infatti, l'allevatore che pu contare sulla disponibilit precoce di non potendo, per nutrirsi,allontanarsi dal
celle reali, non mostrer alcuna esitazione nel riunire le sue colonie pi deboli al momento glomere stesso. Un alveare munito di favi di
dell'invernamento. Cos facendo egli deve obbligatoriamente sopprimere alcune regine, che, scorta, ma posizionati troppo lontani dalle
ovviamente, devono essere rinnovate al termine della stagione fredda.
Altrettanto non possibile possa verificarsi qualora l'apicultore non possegga altrettanta pro- api in glomere, destinato comunque a
fessionalit: egli tende a mantenere costante il numero dei propri alveari, facendoli spesso morire di fame.
svernare in condizioni di sviluppo non idonee e tali da ritardare la loro ripresa produttiva.

Sul finire della stagione produttiva Al momento dell'invernamento,


1 gli alveari devono essere predisposti per 4 che nelle regioni a clima mediterraneo si
trascorrere al meglio la stagione fredda. attua entro la prima decade di dicem-
La quantit di api presente in ogni alveare bre, occorre effettuare un trattamento
all'inizio dell'inverno deve essere tale da contro la varroatosi: in questa fase pu
garantire la formazione di glomeri di volu- essere impiegato l'acido ossalico. Lo
me adeguato per proteggere al meglio stesso trattamento deve essere ripetuto
una buona quantit di covata, conside- 25-30 giorni dopo. Questo primo
rando che i primi due cicli sono quelli de- trattamento indispensabile per proteg-
putati alla sostituzione delle api svernanti. gere l'ultimo ciclo di covata che d
Pertanto bene che gli alveari siano com- origine alle operaie destinate a
posti da non meno di 7 o 8 favi ben trascorrere il lungo periodo invernale.
coperti di api.

Gli alveari deboli devono essere riuniti Sessanta giorni prima della prevista
2 fra loro, sopprimendo le regine che non 5 ripresa del flusso di nettare, opportuno
hanno mostrato caratteristiche interessan- procedere ad una stimolazione dell ovide-
ti. I favi di covata provenienti dalla colonia posizione della regina, realizzando una
nella quale stata uccisa la regina nutrizione stimolante, con l'impiego di
devono essere semplicemente inseriti in soluzioni zuccherine al 50%: un chilogram-
altro alveare, suddividendoli ai lati della mo di zucchero per litro di acqua.
covata della famiglia ricevente. Occorre La soluzione deve essere somministrata
fare attenzione che in ogni colonia, fra le utilizzando preferibilmente nutritori a tazza
scorte alimentari, sia presente in quantit da soffitta o nutritori esterni da applicare
abbondante anche il polline. all'ingresso.
Schede tecniche di apicultura Il controllo dellalveare - linvernamento e lo sviluppo invernale

In questa fase, la nutrizione non Trascorsi circa trenta giorni


6 deve essere abbondante. sufficiente 9 dall'ultimo trattamento per il controllo
una somministrazione media giornaliera della varroatosi, occorre procedere ad
di 0,1 litri, da protrarre per 10 giorni fino un monitoraggio della consistenza delle
ad un totale distribuito di un litro. La popolazioni dell'acaro. La valutazione
soluzione pu essere somministrata pu essere fatta secondo le modalit
ogni due o tre giorni. Interessando tutte descritte nella scheda specifica. oppor-
le famiglie, ha lo scopo di favorire la tuno che il monitoraggio venga realiz-
ripresa contemporanea della covata in zato tutti gli anni, secondo le medesime
ciascuna di esse. Inoltre fornisce utili modalit. Il dato ottenuto, (valutato
indicazioni sia sullattitudine produttiva come media fra glialveari) rapportato a
della colonia sia sulle sue condizioni quello degli anni precedenti, fornisce
sanitarie. una preziosa 'indicazione sull'efficacia
del programma di lotta alla parassitosi.

Le colonie che consumano la I primi due cicli di covata hanno lo


7 soluzione rapidamente ed in modo 10 scopo di rinnovare la popolazione
completo, senza alcuna moria nel dell'alveare: le nuove api, nate nei primi 40
nutritore, non debbono destare alcuna giorni dalla ripresa della covata, devono
preoccupazione. Anzi, occorre essere sufficienti a reintegrare la quota di
considerare che la vitalit api svernanti oramai giunte al termine
nell'assunzione della nutrizione della loro vita. In assenza di stati patologici,
strettamente correlata con l'attitudine una contrazione della forza dell'alveare
genetica all'attivit di bottinamento. dovuta ad una scarsa longevit delle api
operaie, scarsa longevit che, ovviamente,
ha ripercussioni sulla sua capacit
produttiva.

Lo stesso non si pu affermare Una maggiore longevit delle operaie


8 per quelle colonie che non manifestano 11 a parit di numero di api nate, conferisce
grande interesse per la nutrizione o le cui alla colonia una forza maggiore e, so-
operaie, peggio ancora, affogano nella prattutto, una maggiore presenza di api
soluzione. Queste sono le colonie che, bottinatrici. Infatti tale funzione viene
con maggiori probabilit non daranno raggiunta dalle api al ventesimo giorno
grandi soddisfazioni. inoltre opportuno di vita. Qualora un'operaia viva 40 gior-
che l'apicultore proceda ad un loro ni, in alveare sono presenti una bottina-
controllo approfondito per verificarne lo trice per ogni ape di casa; se, al contra-
stato di salute. La moria per annegamen- rio, essa vive per 60 giorni, la colonia
to , infatti, sintomo di api indebolite. pu contare su due bottinatrici per cia-
scuna ape di casa. Al controllo queste
colonie si mostrano molto forti e con le
api pronte alla costruzione di nuovi favi.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Il controllo dell'alveare
laggiunta dei fogli cerei
Trascorsi 40 giorni dalla ripresa della covata, la colonia deve iniziare a svilupparsi in termini nume-
Occorre verificare il regolare flusso di
rici. Infatti i primi due cicli di covata sono quelli che generano le operaie che vanno a sostituire le 3 nettare ch in questo periodo potrebbe
api che trascorrono l'inverno.
Se le api sono scarsamente longeve, durante il primo periodo invernale, nella colonia, muoiono non essere sufficiente per garantire una
pi api di quelle che sfarfallano: questa condizione porta ad una contrazione della popolazione buona e corretta costruzione dei favi. Nel
tanto pi grave quanto minore la longevit delle operaie. Queste colonie devono essere obbli- caso il flusso di nettare non sia abbondante
gatoriamente escluse da un eventuale piano di selezione, qualora la scarsa longevit non sia deter- o nel caso siano previste giornate poco
minata da condizioni ambientali, ma sia correlata al patrimonio genetico. Nel caso vi sia una equi- adatte all'attivit di bottinamento, occorre
valenza fra api svernanti morte e nuove nascite, dopo questo lasso di tempo la colonia presenta lo fare ricorso ad una nutrizione di soccorso.
stesso grado di sviluppo che aveva al momento dell'invernamento. Pi rara la situazione in cui
una colonia mostra un incremento dei suoi componenti sin nei primi 40 giorni dalla ripresa della
covata.
Nel momento in cui la colonia entra in questa fase, l'apicultore deve porre particolare attenzione
nell'assecondarne al meglio lo sviluppo. Ogni suo errore, infatti, rischia di avere gravi ripercussioni
sotto il profilo produttivo.

La famiglia, trascorsi i primi 40 Nelle situazioni di scarso flusso


1 giorni dalla ripresa della covata, dovreb- 4 di nettare, infatti, le api ceraiole non
be presentarsi in forte espansione. vengono a trovarsi nelle migliori
Sollevato il coprifavo le api devono condizioni per produrre cera. Pertanto
essere presenti su tutti gli spazi disponibi- per la costruzione dei fogli cerei esse
li fra i favi. Considerato che il controllo fanno spesso ricorso a cera gi deposta,
deve essere effettuato in una giornata di frequente la stessa che compone il
calda, e quindi di volo intenso, la forza foglio cereo. In questa situazione il foglio
dellalveare deve essere giudicata viene rosicchiato in prossimit del filo.
tenendo conto delle api intente al lavo- Quando questo si verifica il favo deve
ro di bottinamento. La famiglia, in essere eliminato al pi presto.
pratica, pi forte di quello che appare.

Qualora sia stata invernata con il nido Solo in presenza di un intenso flusso
2 incompleto, l'aggiunta del primo foglio 5 di nettare o, in alternativa, di una ricca
cereo non comporta problemi. L'apicultore nutrizione di soccorso, le api costruiscono
pu decidere se inserirne uno solo o due in modo regolare i loro favi. Per questo
contemporaneamente, in relazione al motivo, nel momento dell'aggiunta dei
grado di sviluppo della colonia. In ogni fogli cerei, occorre intervenire con la
caso, i fogli cerei devono essere posizionati somministrazione di adeguati quantitativi
ai lati della covata, fra questa ed il primo di soluzione zuccherina al 66%: 2
favo con scorte. Nel caso si aggiungano chilogrammi di zucchero per litro di acqua.
due fogli cerei, essi devono essere posti uno Questo nella considerazione che la cera
per lato. altro non che un metabolita della
zucchero.
Schede tecniche di apicultura Il controllo dellalveare - laggiunta dei fogli cerei

Se la colonia stata invernata su 10 favi Non appena il foglio cereo viene


6 il posizionamento dei fogli cerei pu 10 costruito dalle api, occorre spostarlo
comportare qualche problema, in particolare centralmente, ove l'eventuale formazione
quando la colonia si presenta assai popolata. del glomere presenta la massima sezione.
In questa situazione l'aggiunta dei fogli cerei si Possibilmente questo nuovo favo dovrebbe
pu realizzare solamente a condizione che dal essere collocato al lato del favo ove si trova
nido vengano asportati un numero la regina. Potendo cos disporre di un favo
corrispondente di favi. nuovo, ottimo per accogliere covata, essa si
sposta quanto prima per deporvi.

Si procede estraendo uno dei favi Un favo ben costruito deve essere
7 laterali, quello che appare meno popolato o pi 11 prontamente interessato dalla ovideposizione
semplice da estrarre. Per facilitare questa opera- della regina. Infatti sono le esuvie larvali che,
zione e per evitare di uccidere molte api per abbandonate nelle cellette dalle api sfarfallate,
sfregamento, pu essere necessario accostare il garantiscono il rafforzamento del favo. Solo in
penultimo favo (quello in posizione 9) a quello in questa condizione il favo da nido in grado
posizione 8, posizionandolo anche appena so- di assolvere al meglio alle sue funzioni, poten-
pra l'orecchietta del distanziatore. Possono essere do accogliere sia la covata che le scorte,
estratti uno o due favi, in funzione dello sviluppo senza rischio di cedimenti anche alle elevate
della popolazione o dell'entit delle scorte. temperature tipiche della stagione estiva.

I favi asportati possono trovare spazio Qualora il favo venga dimenticato


8 in un doppio melario (vedi glossario) 12 ai lati della covata, esso, nella pluralit dei
posizionato o sullo stesso alveare o su una casi, viene sfruttato solo in piccola parte per
una delle famiglie pi forti. In esso vengono la ovideposizione. Molto pi frequentemente
raggruppati favi provenienti da pi alveari. le api lo impiegano per il deposito delle
Prima di essere trasferiti in questo corpo i favi scorte alimentari, miele e polline,
devono essere scrollati leggermente affinch sottraendolo alla sua destinazione principale:
si sollevino in volo le bottinatrici e rimangano l'accoglimento della covata.
aggrappate le sole le api di casa.

Ricavato lo spazio necessario, Questi sono favi che, purtroppo,


9 al pari di quanto detto in precedenza, si 13 devono essere allontanati quanto prima.
inseriscono uno o due fogli cerei ai lati della Infatti, la mancanza dellazione di rinforzo
covata. Occorre infatti considerare che, qua- garantito dalle esuvie pupali lasciate dalla co-
lora il foglio cereo non venga immediata- vata porta alla deformazione delle celle o,
mente costruito, esso viene difficilmente peggio, al crollo dellintera costruzione sotto
saltato dall'ape regina durante i suoi sposta- il peso delle scorte di miele e polline non ap-
menti da un favo all'atro; in tal caso, questa pena si registra un incremento delle tempe-
rischia di restare relegata nella porzione di rature.
nido delimitata dal foglio cereo.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Il rinforzo dellalveare
il trasferimento di favi e di api adulte
Le colonie di api, durante i mesi invernali, si sviluppano naturalmente in modo non omoge-
La carenza di polline
neo, raggiungendo l'epoca della messa dei melari in tempi differenti. Per di pi possono, in
particolari periodi della loro vita, mostrare stati di indebolimento determinati da motivazioni
2 pu essere ovviata spostando favi da
evidenti o, come spesso capita, non giustificati da eventi esterni. Per contro, per l'apicultore una colonia ad un' altra. Prima del tra-
importante avere apiari con colonie dallo sviluppo il pi omogeneo possibile. Durante i mesi sferimento, occorre scrollare legger-
invernali, una contrazione eccessiva della colonia (in misura maggiore di un favo coperto di mente il favo affinch le api bottinatrici
api) registrato in assenza di stati patologici, sintomatico di una scarsa longevit delle api lo abbandonino. Infatti, una o due scrol-
operaie. In pratica, le api svernanti muoiono ancor prima di essere sostituite dalle nuove late, fanno s che le api di volo si allonta-
nascite, portando ad uno spopolamento evidente dell'alveare. questa una caratteristica nino, lasciando sul favo le sole api di ca-
genetica e, in quanto tale, modificabile solo attraverso un'azione costante di selezione. sa, incapaci di prendere il volo. Queste
importante per lapicultore comprendere le cause che hanno determinato lindebolimento
della colonia. Se queste derivano da stati patologici irrisolti, determinante, prima di com- api, molto giovani e meno aggressive,
piere qualunque operazione, curare la colonia oppure in ultima analisi valutarne leventuali- consentono un ulteriore rafforzamento
t della sua soppressione. Eventualmente una volta risolto il problema, possibile riunire la della colonia ove il favo verr inserito.
colonia con unaltra.
Le tecniche impiegate in apicultura per livellare la forza delle famiglie sono svariate.
Non tutte, per, si mostrano idonee rispetto all'obiettivo; diversi autori descrivono una serie Per il rafforzamento di colonie
di operazioni che, se effettuate in periodi non consoni, possono addirittura dimostrarsi con- 3 deboli si sconsiglia di trasferire favi con
troproducenti.
Per ottenere colonie pi omogenee possibile, si pu fare ricorso ad interventi che prevedo- covata aperta. Infatti le colonie deboli
no la riduzione del numero di alveari allevati o il trasferimento di api (con diverso stadio di svi- non sono in grado di accudire covata di
luppo) da alveari forti ad alveari deboli. questo tipo che deve essere nutrita e
Gli interventi del primo tipo si esplicano nella riunificazione di due o pi alveari deboli o di protetta. La covata giovane, inserita in
una colonia debole con una orfana. famiglie deboli, esposta agli eventuali
Nel secondo caso possibile trasferire: cali di temperatura che portano a for-
favi di scorte; mazioni di glomeri tanto pi compatti
favi e api; quanto minori sono le temperature
api adulte di casa (e pertanto incapaci al volo); esterne. In tali condizioni la covata ester-
api bottinatrici.
Il trasferimento dei favi come delle api adulte pu avvenire senza l'impiego di farina o altre na al glomere va incontro a morte certa.
sostanze. Eventualmente, pu essere d'aiuto un po' di fumo.

Spesso, durante l'inverno, possibile Il trasferimento di covata aperta,


1 riscontrare una carenza di scorte di 4 composta da larve di et inferiore ai tre
polline, alimento essenziale per le api giorni, si rende necessario ove colonie
adulte e la covata. Rappresentando la forti si ritrovino orfane e non siano in
frazione proteica dell'alimentazione, grado di allevare celle reali. In tali
esso viene consumato tal quale dalle circostanze possibile (anche se spesso
api adulte o dalle larve di et superio- non conveniente) inserire un favo di
re ai tre giorni. Il polline fornisce inoltre covata aperta affinch sia possibile alle-
le proteine necessarie affinch le api vare la nuova regina. Quando viene
nutrici possano produrre la pappa inserito, il favo pu essere privato o no
reale, unico alimento per le larve fino delle api di copertura, le quali sono ov-
al terzo giorno di et e per la regina. viamente, per la quasi totalit api nutrici.
Schede tecniche di apicultura Il rinforzo dellalveare - il trasferimento di favi e di api adulte

Per rinforzare famiglie deboli Il trasferimento delle api nutrici


5 preferibile utilizzare favi con sola 8 si realizza prelevando un favo con cova-
covata nascente. Questa covata sfarfalla ta aperta. Dopo una leggera scrollatura
in uno o due giorni e pertanto i rischi di che induce il volo delle bottinatrici, le
una sua mortalit sono inferiori, anche api di copertura (tutte api di casa) pos-
se non nulli. Prima di fare questa opera- sono essere trasferite allinterno dellal-
zione opportuno sincerarsi sulle tem- veare debole, scuotendo o spazzolando
perature minime, sopratutto notturne e il favo. Queste api giovani restano nella
previste per i giorni successivi all'opera- colonia ricevente, fino a diventare botti-
zione. Qualora si prevedano tempera- natrici. Nel caso, in apiario, si siano gi
ture inferiori ai 10C, che comportano inseriti i fogli cerei, il trasferimento delle
reali rischi di formazioni di glomere, ceraiole si realizza prelevando questi
preferibile rimandare l'intervento. telaini dalle colonie donatrici e scrollan-
doli pi facilmente nell'alveare ricevente.

Per rinforzare le colonie deboli, possibile rinforzare una colonia


6 certamente da preferire l'impiego del- 9 debole attraverso il trasferimento delle bot-
le api adulte, le uniche capaci di fronteg- tinatrici provenienti da un alveare forte.
giare improvvisi ritorni di freddo. In pi, Questo intervento si realizza invertendo la
con un numero maggiore di adulti, posizione fra l'alveare donatore e quello
possibile, per la colonia, formare glo- ricevente. Questa operazione, inducendo
meri con diametri maggiori e, quindi, le bottinatrici a scambiarsi fra i due alveari
proteggere una maggiore superficie di determina lo spopolamrento dell'alveare
covata. Affinch l'intervento abbia suc- donatore ed il rafforzamento di quello
cesso, non possibile trasferire api botti- debole. per questo un intervento assai
natrici, presenti principalmente sui favi di rischioso poich lo spopolamento
miele o di covata opercolata, poich dell'alveare donatore non pu essere
queste farebbero ritorno alla famiglia di graduato e, qualora eccessivo, pu avere
origine non appena fuori dall'alveare. conseguenze difficilmente prevedibili.

Le uniche api che possibile utilizzare Se si dispone di pi postazioni,


7 sono quelle di casa le quali, non ancora 10 il rinforzo di un alveare debole pu av-
in grado di volare, non hanno alcuna venire attraverso il trasferimento di favi
possibilit di ritornare all'alveare di con covata opercolata (meglio se pros-
provenienza. Occorre pertanto trasferire sima allo sfarfallamento) con abbondanti
o api nutrici (produttrici di gelatina reale, api di copertura. Questo materiale pu
con et dai 3 ai 10 giorni) o api ceraiole comodamente essere raccolto in un'ar-
(produttrici di cera, con et dai 10 ai 18 nietta prendisciame ed essere trasferito
giorni). possibile trovare le api nutrici in postazioni lontane non meno di 4-5
sui favi con covata aperta e larvette di chilometri. In questo modo anche le
et inferiore ai tre giorni mentre le api bottinatrici non sono pi in grado di fare
ceraiole vanno a colonizzare i fogli cerei ritorno al ceppo di partenza, finendo per
appena inseriti. rimanere nella colonia ricevente.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Laggiunta dei melari


La sovrapposizione dei melari assume, nell'apicultura razionale, una valenza determinante.
Molte indicazioni riportate nella manualistica apistica non trovano adeguate risposte nella
pratica, dimostrandosi, il pi delle volte non appropriate alle finalit imposte dall'apicultura Nel momento in cui il nido si trova
professionistica: buone produzioni con impieghi limitati di ore lavoro.
2 composto da almeno 7-8 favi di covata,
La maggior parte degli autori di manuali di apicultura consigliano l'inserimento dei melari nel inserendo l'ultimo foglio cereo neces-
momento in cui tutto lo spazio nel nido stato occupato e le api iniziano ad allungare le sario sovrapporre contemporaneamen-
celle dei favi da nido. Ebbene, se cos si operasse, soprattutto in ambito mediterraneo, l'ag- te il melario. Se l'apicultore non dispone
giunta dei melari avverrebbe quando le colonie si sono gi predisposte alla sciamatura. di favi, il melario pu essere composto
Prima di affrontare i casi particolari, occorre fare una breve premessa. Il miele, nel momento da soli fogli cerei. In questo caso le api
in cui viene deposto nella celletta di un favo, registra un livello di umidit pari al 35-50%. iniziano la costruzione a partire dai telai
Pertanto, affinch le api possano produrre un chilogrammo di miele maturo (che, con umi-
centrali, per passare solo in seguito a
dit non superiore al 18%, occupa un volume di circa 0,7 litri) devono poter contare su un
volume di immagazzinamento che varia, rispettivamente da 0,86 (con umidit del 35%) a quelli laterali. Pertanto, qualche giorno
1,15 litri (con umidit del 50%). Ci significa che le api, per la produzione di miele, debbono dopo linserimento necessario
poter disporre di un volume maggiore di circa 1,2-1,6 volte il volume che occupa il miele spostare centralmente i telai periferici.
maturo.
Qualora il melario venga sovrapposto ad un nido completo nel quale le api gi allungano le
cellette dei favi, certo che circa un 1/3 dello spazio, naturalmente a disposizione della cova- Disponendo di favi da melario
ta invece occupato dal miele. Se a questo si somma il volume del polline, anch'esso imma- 3 costruiti, lallevatore deve disporre i
gazzinato nei favi del nido, si comprende facilmente come sia possibile che la famiglia si stia
gi predisponendo alla sciamatura, avendo, la regina, appena la met del nido come spazio melari inserendo i telai con i fogli cerei
a disposizione per la covata. in posizione centrale e i telai con i favi
Un discorso analogo occorre fare relativamente al momento in cui debba essere inserito un costruiti in posizione laterale. In questo
melario aggiuntivo. opinione diffusa fra gli apicultori che gli altri melari possano essere modo si d immediato spazio alle api
inseriti non prima che il precedente venga opercolato. Per quanto detto in precedenza, per la deposizione del miele immaturo
appare del tutto ovvio come le api si trovino nella condizione di utilizzare i favi del nido per mentre le ceraiole possono iniziare la
immagazzinare miele immaturo in attesa che raggiunga valori in acqua inferiori al 18%. costruzione dei fogli centrali. La succes-
Tutto questo porta, come gi detto, a compromettere la capacit di ovideposizione della sione consigliata :2-3 favi costruiti in un
regina, con il conseguente rallentamento dell'espansione della colonia se non con la deci-
lato; 3-5 fogli cerei centrali; 2-3 favi
sione della stessa di sciamare per recuperare spazio vitale.
Da qui facile comprendere come la corretta aggiunta dei melari sia pratica essenziale per costruiti nel lato opposto.
ottenere produzioni abbondanti.

In una forte colonia svernante, La disposizione indicata


1 si rende necessario, con largo anticipo, 4 in precedenza porta con s due
fare spazio alla covata, allontanando i vantaggi. Non si rende necessario lo
favi da nido carichi di miele. Questi spostamento dei favi dal centro ai lati
possono essere sistemati in un doppio poich tutti i favi arrivano a contenere
melario (vedi glossario) posizionato su miele maturo nello stesso momento ed
alcuni alveari scelti tra i pi popolosi. possibile evitare di interporre la lastra
Al posto dei favi a miele, nei nidi si escludiregina (vedi glossario) fra il nido
ineriscono fogli cerei. Questi, posti ai ed i melari, vero ostacolo per la pronta
lati della covata, vanno spostati pi colonizzazione del melario.
centralmente una volta che le api ne
abbiano ultimata la costruzione.
Schede tecniche di apicultura Laggiunta dei melari

Riempito il primo melario Quando il flusso di nettare


5 per il 50 -70%, occorre aggiungerne un 8 si sta esaurendo, alla sommit dell'arnia
secondo. Questo, deve essere inserito si pu ancora inserire un melario
preferibilmente fra il nido ed il primo costruito. In questo modo l'apicultore ha
melario e, per le ragioni gi ricordate, l'immediata percezione dell'andamento
deve essere predisposto con telai nella del flusso di nettare senza dover spos-
successione indicata per il primo melario. tare l'intera pila dei melari. Se l'ultimo
melario resta vuoto, significa che il flusso
volge al termine. In caso contrario,
questo melario pu essere trasferito
appena sopra il nido. Seguendo la stessa
logica, l'allevatore pu valutare la
possibilit di inserire un ulteriore melario
alla sommit dell'arnia.

Il secondo melario potrebbe essere Man mano che i favi dei melari
6 inserito anche superiormente, ma questa 9 vengono opercolati, questi possono essere
posizione, in una situazione di intensa prelevati utilizzando diversi sistemi, a partire
attivit di importazione, potrebbe dall'impiego di una semplice spazzola, per
rendere difficoltosa l'attivit delle api, arrivare all uso dei pi costosi soffiatori.
costrette ad attraversare un melario L'utilizzo dell'affumicatore certamente da
ormai pieno e opercolato, prima di limitare poich il miele potrebbe assumere
accedere alla "zona di lavoro". L'unico il difetto di sapore di fumo. Se l'apiario
vantaggio in questa situazione la quasi viene visitato spesso, consigliabile
certezza che nel secondo melario la prelevare i melari per gruppi mediante
regina non andr a deporre uova. l'impiego degli apiscampo (vedi glossario).

Se l'apicultore opera Nel caso di sciami naturali,


7 in modo corretto, la deposizione di uo- 10 di nuclei o pacchi d'api, il melario deve
va nei favi del melario un evento assai essere posizionato anche prima che il
raro. Al fine di evitare che la regina de- nido sia stato completato. Ci evita che
ponga nel melario, dal nido si devono le api utilizzino i favi del nido per riporvi
prelevare tutti i favi che, per motivi diver- le provviste in eccesso. Per questo
si, non sono idonei ad ospitare covata motivo, in queste situazioni, preferibile
femminile: i favi deformati e quelli con impiegare melari con favi gi costruiti.
miele. In particolare i favi appena co- Contemporaneamente occorre
struiti che interessati dalla deposizione proseguire nel completare il nido con
di miele, sono a grave rischio di crollo. Il laggiunta graduale di fogli cerei.
nido dovrebbe preferibilmente
contenere un solo favo con polline.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura
le cause predisponenti
Il fenomeno della sciamatura deve essere contrastato dall'apicultore, sebbene tutte le tecni- La carenza di spazio,
che di cui egli pu disporre non possono essere considerate certamente risolutive. quindi 3 un motivo di forte congestionamento
importante conoscere a fondo tutti gli aspetti, spesso interdipendenti fra loro, che predi- per l'intero alveare.
spongono la colonia alla sciamatura affinch questo fenomeno possa essere ostacolato il pi Pertanto, se l'apicultore non provvede
efficacemente possibile. La cognizione certa, da parte dell'allevatore, delle cause che porta- per tempo (allargando il nido o
no le colonie alla sciamatura, permette, se non di eliminare del tutto il fenomeno, di limitar- sottraendo favi o aggiungendo melari),
lo a pochi alveari o a far si che questo avvenga in un periodo pi favorevole, durante la sta- le api tendono a ripristinare le proprie
gione produttiva. Infatti, per poter contrastare la sciamatura attraverso la tecnica della sosti- migliori condizioni di vita attraverso la
tuzione della regina con una dellanno, occorre che la colonia manifesti la propria volont di costituzione di nuove colonie attraverso
sciamare non prima del mese di aprile. Generalmente questo il periodo nel quale, si pu la sciamatura.
disporre di nuove regine giovani e feconde.
Fra gli elementi che inducono la colonia alla sciamatura si citano i pi significativi.

L'et della regina un elemento L'elevato flusso di nettare,


1 fondamentale poich la quantit di 4 o pi in generale l'abbondanza di
feromone reale (la cui funzione quella risorse alimentari, stimola la colonia alla
di mantenere unita la colonia) che essa sciamatura. Unabbondante fioritura
in grado di secernere, strettamente funge infatti sia da fattore primario che
legata alla sua et: invecchiando anche da fattore complementare, in quanto
di pochi mesi la quantit di feromone predispone la famiglia ad altre situazioni
prodotto si riduce in modo assai di disagio: (riduzione degli spazi a
significativo. Per tale motivo disposizione, maggiore congestione,
importante essere certi dell'et di ogni incremento della covata, ecc.).
singola ape regina presente in apiario.

Se da un lato stato osservato Un'elevata capacit di ovideposizione


2 che la regina depone preferibilmente 5 della regina necessita di uno spazio su-
nei favi vecchi, dall'altro questi, con il periore a quello ordinariamente presen-
loro carico di esuvie larvali lasciate nelle te nel nido. Occorre sempre garantire la
cellette dalle api operaie ad ogni ciclo presenza di favi vuoti a disposizione per
preimaginale, sono poco idonei ad la regina, asportando dallalveare favi di
accogliere ancora covata. Per questo covata che possono essere trasferiti in
motivo molte cellette restano doppi melari o impiegati per la costitu-
inutilizzate. Inoltre, i favi vecchi zione di nuove colonie. La presenza di
rappresentano un fertile terreno per lo covata opercolata superiore al 55-60%,
sviluppo di agenti patogeni, per cui indice di scarso spazio per la deposizio-
occorre sostituirli periodicamente. ne di uova e quindi di difficolt per la
regina.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura - le cause predisponenti

Occorre limitare anche la covata a fuco, La componente genetica


6 sostituendo tutti i favi che possono 9 un fattore fondamentale, determinan-
accoglierla, soprattutto quelli deformati. do la predisposizione della famiglia alla
Infatti, raramente, le colonie si sciamatura. Pu verificarsi, infatti, il
predispongono alla sciamatura senza caso estremo di colonie che si
prima aver allevato un buon numero di predispongono per la sciamatura
maschi. Con la loro presenza, essi molto presto, quando il nido ancora
elevano notevolmente il livello di incompleto. In questi alveari,
congestionamento dell'alveare, mentre, generalmente possibile rinvenire un
con il loro appetito, limitano la quantit numero elevato di celle reali, spesso
di feromone reale a disposizione per le disposte sulle facce dei favi ed anche sui
api operaie (vedi glossario: Fuco). telaini da melario.

La scarsa circolazione d'aria viene Per l'apicultore


7 percepita dalla colonia attraverso 10 certamente importante saper ricono-
l'incremento della temperatura interna, scere quando le operaie costruiscono
unitamente all'accrescimento del livello celle reali perch si predispongono alla
di anidride carbonica. Basilare sciamatura o per fare fronte ad una
importanza, in questa situazione, improvvisa morte della loro regina. Le
assume l'impiego delle arnie con il celle di sciamatura vengono costruite,
fondo in rete private del vassoio nella quasi totalit generalit dei casi,
contavarroe) e l'aggiunta tempestiva dei nella periferia dei favi. Queste, inoltre,
melari. vengono occupate da un uovo.

I favi da nido Qualora le api si trovino costrette


8 molto spesso e particolarmente nelle 11 a fare fronte ad un caso di orfanit, le
regioni a clima temperato, alla ripresa cellette reali vengono, al contrario;
della covata, si presentano occupati da edificate attorno alle larvette designate
miele e polline, accumulati dalle api in dalle stesse api operaie a diventare api
autunno e non consumati durante la regine. Per ci le poche celle prodotte si
stagione fredda. Questi favi non devono trovano esclusivamente sulla faccia dei
essere lasciati nei nidi poich favi e contengono covata allo stadio di
sottrarrebbero spazio alla covata, ma larva di et inferiore ai 3 giorni e non
devono essere allontanati e sostituiti con possibile individuare cellette reali con
favi vuoti o, meglio, fogli cerei. uova, n tanto meno favi con covata
allo stadio di uovo.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura
la prevenzione
Esaminati gli elementi che portano la colonia a sciamare, differenti sono le azioni susseguenti che l'apicul-
tore deve porre in essere al fine di prevenirla o, per lo meno, affinch essa avvenga il pi tardi possibile.

Negli ambienti a clima mite, La tempestiva introduzione


1 l'allontanamento dei favi vecchi o
4 di uno o pi fogli cerei assume assoluta
deformati (vedi glossario) pone alcuni rilevanza. In questo modo le api ceraiole,
problemi, considerato che il consumo assai numerose alla ripresa della covata,
invernale di miele assai scarso. possono svolgere la loro funzione.
Occorre allontanarli comunque dal Poich per produrre la cera, le api altro
nido: o smelandoli o inserendoli non fanno che trasformare lo zucchero,
provvisoriamente in doppi melari (vedi la costruzione di fogli cerei provvede a
glossario) in attesa di una loro smelatura tamponare un'elevata importazione di
collettiva. nettare nell.alveare. I fogli cerei devono
essere inseriti a completamento del nido
o in sostituzione dei favi allontanati.

Nei nidi non devono essere presenti, L'impiego delle trappole per polline
2 comunque, favi colmi di riserve alimen- 5 indispensabile per contrastarne, l'eleva-
tari (polline o miele) poich sottraggono ta importazione. Nelle regioni a clima
spazio prezioso per la ovideposizione temperato, questo tipo di produzione
della regina. Al pari dei favi vecchi o de- risulta pertanto obbligata e dettata
formati, da eliminare, questi telai devono soprattutto da esigenze di tecnica
essere allontanati: possono trovare apistica. Ove non si optasse per
impiego nella formazione di sciami l'introduzione delle trappole, i favi
artificiali o smelati e, quindi, riutilizzati. occupati dal polline devono essere
Anchessi, provvisoriamente possono comunque allontanati.
essere trasferiti in un doppio melario.

Pu rendersi necessario asportare La scarsit di spazio per il raccolto,


3 anche favi di covata, preferibilmente 6 predispone la famiglia alla sciamatura. Infat-
opercolata e prossima allo sfarfallamento. ti, il nettare portato dalle api bottinatrici,
Anche in questo caso, questi favi possono contiene dal 20 al 40% circa di sostanza
essere utilizzati o nella formazione di secca. In alveare le api di casa, non appena
nuclei o inseriti nei doppi melari richiamati assunto il nettare, al fine di provvedere alla
in precedenza. Una volta sfarfallata la sua ulteriore disidratazione, lo rigurgitano
covata, questi favi potranno essere dalla loro borsa melaria, facendolo scorrere
riposizionati nei nidi (della stessa o di altre pi volte lungo la ligula estroflessa come
famiglie) o lasciati nei doppi melari e fosse un canale. Tale operazione, della du-
impiegati per la raccolta di miele. rata di 15 -20 minuti, si svolge in modo con-
tinuo e assai rapido.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura - la prevenzione

Il miele viene deposto nei favi Quando la colonia al massimo dello


7 quando la percentuale di sostanza secca rag- 11 sviluppo ed il flusso di nettare raggiunge
giunge il 50-60% circa. Nelle celle subisce una livelli elevati, buona norma asportare la
ulteriore concentrazione. Affinch maturi oc- porticina metallica che limita l'ingresso
corrono da 1 a 3-4 giorni, mentre il volume del dell'alveare, anche se spesso questo
miele decade dal 50 al 70% circa. Quindi, per accorgimento non sufficiente a garantire
ogni litro di miele prodotto, le api debbono una buona ventilazione interna.
disporre di un volume quasi doppio e pertanto In questa situazione sarebbe preferibile
il secondo melario deve essere posato non utilizzare arnie con i fondi di rete metallica.
appena il primo stato riempito per met.

buona norma che i primi melari possibile limitare il congestionamento


8 contengano una quota parte di favi ed 12 della colonia anche attraverso la
una di fogli cerei. Questi ultimi (da 3 a 5) realizzazione di aperture supplementari.
debbono essere posizionati al centro del Molti apicultori praticano delle aperture nei
melario, mentre i favi dovranno essere melari con il duplice scopo di aumentare la
posizionati ai lati. In questo modo si d circolazione dell'aria in questi spazi e di far si
spazio per la deposizione del miele, mentre che il traffico pertinente la produzione di
le ceraiole presenti potranno dedicarsi al miele si svolga lontano dai nidi e quindi dalla
completamento dei fogli cerei. covata.

La presenza di soli fogli cerei, Le tecniche di conduzione in apicultura


9 inseriti al centro dei melari, ha anche 13 intensiva, prevedono la sostituzione artificiale
l'indiscutibile vantaggio di ostacolare delle regina (vedi glossario), preferibilmente
l'ovideposizione da parte dell'ape regina nei ogni anno. Questa pratica l'accorgimento
favi del melario. Questo rende praticamente migliore al fine di prevenire la sciamatura.
inutile l'impiego dell'escludiregina, dispositivo Infatti solo un'ape regina molto giovane in
che, ostacolando il passaggio anche per le grado di garantire una produzione di
operaie, rappresenta esso stesso un elemento feromone reale adeguata a raggiungere
predisponente alla sciamatura. anche la periferia della colonia.

L'eccessivo ricorso alla nutrizione indispensabile selezionare api regine


10 stimolante, soprattutto se protratta nel 14 in grado di elaborare quantit di feromone
tempo, porta ad un congestionamento della reale tali da impedire l'avvio della fase di
famiglia. buona norma interromperla sciamatura anche in presenza di un gran
almeno 20 giorni prima dell'inizio del numero di api operaie. La selezione va fatta
raccolto. Si tenga comunque presente che, secondo schemi di tipo massale o, meglio,
nei climi temperati (ove il consumo invernale seguendo modelli pi vicini al test di
delle riserve minimo), quasi mai tale pratica progenie.
assume importanza determinante.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura
la divisione
Quando non si pu pi contrastare la sciamatura, si ricorre o al taglio delle celle reali o allo smem-
bramento della famiglia. La divisione della colonia finalizzata alla formazione di due o pi sciami.

La presenza di numerose celle reali, L'ape regina, quando sfarfalla,


1 costruite sia sui favi del nido sia, spesso, 4 apre la propria celletta tagliandone la
del melario, (cellette sia ancora allo parte inferiore, quasi utilizzasse un
stadio di "cupolino" occupato o da un apriscatole. Per questo motivo la celletta
uovo o da abbondante pappa reale e appare come recisa di netto e, spesso,
da una larvetta o giunte allo stadio di con lestremit inferiore ancora
"cella opercolata"), denota la manifesta attaccata attraverso un piccolo
volont della famiglia di sciamare. Levo- peduncolo.
luzione della cella reale da cupolino a
cella matura, testimonia lapprossimarsi
del momento della sciamatura.

L'alveare prossimo alla sciamatura Al contrario, qualora le api operaie


2 si presenta spesso con un gran numero 5 decidano di eliminare le future regine an-
di api bottinatrici che stazionano presso cora allo stadio preimaginale, lo fanno ro-
l'uscita dell'arnia. Dagli apicultori questa sicchiando lateralmente le cellette per po-
particolare situazione viene definita con ter sopprimere le pupe di regina con una
il termine gergale "fanno la barba". puntura del loro pungiglione. Per questo
Questo fenomeno, anche se in modo motivo la presenza di celle reali integre
pi contenuto, si manifesta anche nei verso la base, ma aperte lateralmente,
periodi pi caldi, al calare dei flussi di significa che le operaie hanno eliminato il
nettare. surplus di celle reali e che la sciamatura
in fase avanzata, essendo gi sfarfallate le
prime regine.

Quando si controlla un alveare Ove le cellette mostrino


3 in procinto di sciamare, utile poter 6 entrambi i segni (apertura inferiore
raccogliere informazioni circa la regolare e parziale demolizione di un
presenza della vecchia regina o di lato), la conclusione che deve trarne
giovani regine vergini. Ovviamente, ove l'apicultore quella di una regolare
si individuassero queste ultime e non nascita della regina e dell'inizio dello
fosse possibile trovare la vecchia regina, smantellamento della cella da parte
la conclusione che si pu trarre e che la delle api operaie. Anche in questo caso
sciamatura sia gi avvenuta. la sciamatura giunta ad uno stadio
molto avanzato.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura - la divisione

Scartata l'ipotesi di contrastare la Nelle arnie B1 e B2 si inseriscono


7 sciamatura attraverso la pratica del taglio delle 11 alcuni favi di covata mista, unitamente ad un
celle reali (vedi glossario), l'unica possibilit favo di scorte. Ad essi si aggiungono alcuni
che resta all'apicultore, al fine di evitare ulte- fogli cerei. Possibilmente verranno spazzolate
riori problemi (un incremento del lavoro per anche alcune api di casa provenienti da altre
la cattura dello sciame nonch la sistemazio- colonie. In questi due alveari far ritorno una
ne dell'alveare dal quale fuoriuscito questo quota parte di bottinatrici, attirata dal colore
ultimo), di effettuare una sciamatura artificia- dell'arnia, il medesimo del ceppo originario.
le, assecondando la famiglia rispetto a come
questa si sarebbe comportata naturalmente.

Per prima cosa occorre spostare, Nell'arnia C, vengono inseriti


8 di circa 1-1,5 metri (in avanti o indietro), 12 favi di covata (opercolata e non), unitamente
l'alveare in procinto di sciamare (indicato con a telaini con scorte. Anche questo sciame
la lettera A), in modo tale che le api operaie pu essere rinforzato con api di casa o con
siano sufficientemente disorientate, avendo favi di covata sfarfallante provenienti da altre
perduto il riferimento circa la posizione, ma colonie, in considerazione del fatto che, di
mantenendo quello relativo al colore norma, l'alveare che tende a spopolarsi
dell'arnia e, come vedremo di seguito, quello maggiormente. In questo alveare faranno
relativo alla presenza della vecchia regina. ritorno le bottinatrici che usano orientarsi
con riferimento alla posizione.

Nella postazione precedentemente Volendo, oltre alla produzione


9 occupata dall'alveare A, devono essere posi- 13 dello sciame primario (arnia A contenente la
zionate due o tre arnie, in rapporto al numero famiglia con la regina originaria) possibile
di colonie che si intende ottenere. In relazione dare origine a due soli sciami artificiali. In
a questo numero si selezionano i colori delle questo caso gli alveari (indicati con C1 e C2)
arnie da posizionare. Ove si intendano forma- devono essere di colore differente (mante-
re tre sciami, oltre il ceppo di partenza A, nendo il riferimento della posizione) e
preferibile usare due arnie del colore dell'al- devono essere collocati pi ravvicinati.
veare A (arnie B1 e B2), ed una di altro colore
(C).

Nell'alveare A viene lasciata Agli alveari prodotti (B1,B2 e C),


10 la vecchia regina (eventualmente sul proprio 14 occorre inserire una cella reale prossima allo
favo di covata) ed il nido viene completato sfarfallamento, possibilmente da ceppo
con fogli cerei o, se disponibili, con favi idonei selezionato. infatti preferibile non impiegare
ad accogliere covata. Una buona parte delle le celle di sciamatura presenti sui favi (celle
bottinatrici far ritorno presso quest'alveare, che invece andranno eliminate), poich le
richiamata sia dal colore dell'arnia, sia dalla api regine che nascerebbero, sarebbero
presenza della loro regina. In pratica questa probabili portatrici del carattere genetico di
famiglia viene costituita come fosse lo sciame "famiglia con propensione alla sciamatura".
primario.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura
linarniamento dello sciame
Quando una colonia si predispone per la sciamatura, i sintomi sono assolutamente chiari ed ine-
quivocabili. Oltre alla sempre pi "massiccia" presenza di celle reali (prima semplici abbozzi, poi
cupolini e celle opercolate) congiuntamente ad una minore presenza di covata aperta, un occhio
esperto ed esercitato pu facilmente rilevare un "dimagrimento" assai significativo dell'ape regina. L'arnia deputata ad accogliere lo
Questo evento dovuto al fatto che, avvicinandosi il momento nel quale lo sciame dovr abban-
3 sciame deve essere preparata con cura,
donare l'alveare di origine, le api operaie nutrici limitano l'alimentazione della loro regina, la quale pulita e disinfettata, in modo particolare
reagisce riducendo in modo significativo, se non interrompendo totalmente, la propria capacit di contro la peste americana. La disinfezio-
ovideposizione. ne si realizza mediante un accurato
Anche le api operaie, avvertendo l'approssimarsi del momento della sciamatura, rallentano o inter- lavaggio in soluzione bollente di acqua e
rompono del tutto la loro attivit di bottinamento, assiepandosi sempre pi numerose sul predelli- soda (nel rapporto di 20 a 1) e successivo
no dell'arnia per dare origine a quella che viene comunemente definita barba. passaggio con la fiamma azzurra di un
La perdita di uno sciame rappresenta, in modo particolare per i piccoli produttori, un grave danno. comune saldatore a gas. Il lavaggio pu
Per questo motivo, qualora le api vadano a raggrupparsi in posti difficilmente accessibili, per la loro realizzarsi tramite immersione o semplice
cattura vengono escogitate le tecniche pi svariate (vedi glossario). Occorre ricordare che nellapi- spugnatura.
coltura professionale, si tenta di limitare la sciamatura in modi diversi, soprattutto attraverso la pro-
duzione di nuclei e di pacchi di api.

Giunto il momento, Al momento dellinarniamento


1 generalmente durante le ore centrali
F= FAVO FC= FOGLIO CEREO
4 di grossi sciami, pu essere utile lasciare li-
della giornata, lo sciame abbandona la bera una parte del nido (nei lati o al cen-
famiglia d'origine e si leva in volo. La tro), evitando di posizionare tutti i telaini,
partenza in massa delle api preceduta come riportato nella fig. 5. La creazione
da un ronzio caratteristico, ronzio che le di questo spazio facilita il riversamento
api, quasi fosse un segnale di dello sciame. Ai lati estremi dellalveare
comunicazione interno, continuano a bene inserire due buoni favi che hanno
produrre anche durante il volo. gi ospi-tato covata, ove le api possano
deporre il nettare in eccesso. Una volta
2 MODI PER DISPORRE I TELAINI IN CASO DI GROSSI SCIAMI
inarniato lo sciame, necessario comple-
tare il nido con tutti i telaini.

Qualora si tratti di uno sciame Nel caso si disponga di favi costruiti,


2 primario (guidato da una vecchia regina, 5 preferibile inserirne uno o due posizio-
gi fecondata e dunque poco agile) esso nati centralmente, in modo che l'ape
F= FAVO
generalmente, tende a posarsi su un FC= FOGLIO CEREO regina (specie se gi fecondata) possa
supporto in prossimit dell'alveare di disporre per tempo di celle pronte ad
partenza. A differenza di quanto succede accogliere la covata. Questo offre due
con uno sciame secondario (condotto vantaggi: permette di dare spazio alla
da una regina vergine, non fecondata e regina per ovideporre e facilita il
quindi assai pi leggera) che, solitamen- controllo della sua presenza. Infatti la
te, si raccoglie in posti pi distanti. regina pu essere rinvenuta su questi
DISPOSIZIONE DEFINITIVA DEI TELAINI
favi gi poche ore dopo l'inarniamento.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura - linarniamento dello sciame

Se lo sciame si riunisce in un posto accessibile Come attrattivo per gli sciami possibile
6 (per es. su di un rametto situato vicino a terra), 10 utilizzare o del succo di limone spalmato
facile collocare l'arnia preparata come detto in all'interno dell'arnia o anche della semplice
precedenza, subito al di sotto. In questo modo, rosura di favo prodotta dalla comune tarma
scrollando il ramo, possibile far cadere lo della cera. anzi opportuno posizionare
sciame nell'arnia. Eventualmente, l'operazione nell'apiario delle arnie preparate con soli
risulta ulteriormente facilitata se il ramo viene fogli cerei e, nel fondo, distribuita un po' di
tagliato e portato proprio in prossimit della questa rosura. In questo modo possibile
parte superiore dell'arnia. recuperare sciami che altrimenti sarebbero
andati persi.

Qualora lo sciame si posi sul terreno Lo sciame inarniato deve essere


7 o all'interno di un cespuglio a portamento pro- 11 sottoposto immediatamente ad un tratta-
strato, l'inarniamento risulta pi complicato e lo mento contro la varroatosi. Il principio attivo
sciame pu essere inarniato facendolo entrare che deve essere impiegato in questo fran-
dalla porticina. Disponendo di favi costruiti, que- gente deve essere caratterizzato da un'azio-
sti si possono avvicinare allo sciame in modo che ne di tipo immediato e non prolungato nel
le api li colonizzino naturalmente. Una volta co- tempo. possibile usare, dell Api-Bioxal (a
perti dalle api, questi favi possono essere inseriti base di acido ossalico) sgocciolato o altri
nell'arnia. Sono le stesse api, una volta all'interno presidi sanitari come il Perizin o l'Apitol
della nuova dimora, a richiamare le compagne. (vedi glossario).

Quando lo sciame va a posarsi Lo sciame inizia presto la costruzione


8 in un posto difficilmente accessibile, la sua 12 dei fogli cerei, che pu essere accelerata for-
cattura pu risultare assai complicata se non nendo una abbondante nutrizione di soc-
impossibile. Ad esempio il suo recupero da un corso (vedi glossario), anche in presenza di
ramo posto a parecchi metri da terra un flusso di nettare. La nutrizione, permette
comporta frequenti insuccessi. alle api di procurarsi la materia prima per la
produzione della cera, senza dover bottinare
all'esterno. Lo sciroppo (2 chili di zucchero in
1 litro di acqua) si somministra preferibilmen-
te con nutritori a tasca.

Per evitare che le api costruiscano favi L'aggiunta del primo melario
9 naturali, devono essere colmati gli spazi vuoti 13 assume un importanza fondamentale.
del nido. In presenza di un piccolo sciame si Inserito prima che il nido sia completato, de-
provvede ad avvicinare i telaini e ad inserire di ve essere composto interamente da favi co-
seguito altri fogli cerei e semmai, di lato, struiti. La sua funzione quella di accogliere
alcuni nutritori a tasca. Dopo 2 o 3 giorni, si il nettare in eccesso che, in nessun modo,
provvede ad asportare i telaini in esubero ed i deve essere stoccato nei favi da nido appena
nutritori. Se si inarniato un grosso sciame si costruiti. Questi favi non rafforzati dalle esu-
completa il nido con fogli cerei. vie larvali crollerebbero al primo innalzarsi
delle temperature.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura
il contesto della colonia sciamata
Il fenomeno della sciamatura, nell'attivit dell'alveare di partenza, provoca profonde ripercussioni Al momento dell'uscita dello sciame
che, inevitabilmente, si riflettono sulle sue potenzialit produttive. Occorre che l'allevatore operi su 2 le api che lo comporranno si riversano
queste colonie in modo tale da reinserirle quanto prima nel normale ciclo di produzione. sui favi ingurgitando la maggiore
Si potrebbe affermare che l'unico aspetto positivo della sciamatura la suddivisione della colonia, quantit di miele possibile. Questo
unitamente alla nascita di una nuova regina nell'alveare "madre". Ma questa certamente una miele necessario per poter costruire i
cosa marginale rispetto ai problemi che essa pone. favi del loro nuovo alveare. Cos
bene ricordare che il fine dell'apicultore non allevare api, ma produrre con finalit economi- facendo liberano, anche se in parte, i
che, sempre nel suo interesse e nell'interesse delle api. Queste ultime, solo se correttamente alle- favi del nido dal miele che essi
vate, possono estrinsecare pienamente il loro potenziale produttivo. contenevano.
Al fine di meglio comprendere le problematiche che si manifestano in un alveare che ha sciama-
to, occorre procedere ad alcune considerazioni su ci che tale fenomeno comporta in natura.
Quando l'attivit apistica era basata sull'allevamento rustico, le azioni dell'apicultore tendevano ad
assecondare, se non a sfruttare, il comportamento stesso che le api avevano naturalmente.
In particolare, la fase della raccolta del miele era soggetta a regole assai precise. Gli alveari veniva-
no soppesati e solamente quelli pesanti, e quindi carichi di miele, venivano smelati. Per poter estrar-
re il miele da favi edificati dalle api in modo assolutamente naturale, all'interno di contenitori messi Una volta fuoriuscito lo sciame,
loro a disposizione, l'allevatore si trovava obbligato a ricorrere all'apicidio. Secondo l'impiego di dif- 3 la colonia, per quanto ridotta nelle sue
ferenti sistemi, le api venivano allontanate o, pi frequentemente, travasate in altri contenitori vuoti,
dimensioni, prosegue il proprio lavoro.
che venivano successivamente ricollocati in apiario nella stessa posizione. Ovviamente le api, in
assenza di scorte alimentari e di flussi di nettare significativi, erano condannate a morire di fame nel vero che l'azione di bottinamento si
giro di pochi giorni. riduce, essendosi ridotto il numero delle
Secondo questo sistema venivano smelati gli alveari che avevano sciamato durante l'anno, men- bottinatrici, ma altrettanto vero che
tre venivano risparmiati quelli che si erano formati durante la stessa stagione, provenienti dalla cat- anche i consumi si riducono, non
tura degli sciami. In pratica, l'apicultore pareva animato da un comportamento contrario al suo essendo presente in alveare, in questo
interesse: decretava la soppressione delle famiglie dotate di giovane regina dell'anno, mentre sal- momento, nessun tipo di covata da
vava la totalit delle colonie formate da sciami e, quindi, con regina vecchia di almeno un anno. alimentare.
Questo comportamento aveva per una spiegazione assai logica: solo gli alveari che avevano scia-
mato avevano buone quantit di miele, a differenza degli altri che, al contrario, avevano nei favi
grandi quantit di covata.

Nella colonia che si appresta Prima che nell'alveare sciamato


1 a sciamare, la regina rallenta la sua 4 compaia una nuova regina feconda,
attivit di ovideposizione gi parecchi devono trascorrere non meno di due
giorni prima dell'evento, interrompen- settimane. Qualora vi sia stata
dola del tutto in prossimit del suo un'abbondante produzione di sciami
abbandono dell'alveare. Questo fatto secondari (vedi glossario: sciamatura),
comporta che nelle celle liberate dalla tale arco di tempo pu essere ancora
covata, e non pi di interesse della maggiore, arrivando fino anche ad un
regina, le operaie riversino le scorte mese.
(principalmente di miele) importate
senza sosta dalle bottinatrici.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura - il contesto della colonia sciamata

In questo lasso di tempo, La situazione che si presenta


5 nell'alveare le api bottinatrici tendono a 8 agli occhi dell'allevatore quella di una
ripristinare le scorte di miele. Questo, parziale liberazione dei favi da nido.
per comodit della colonia, viene stivato Questi appaiono ripuliti dal miele nella
principalmente nei favi da nido, per parte centrale, mentre rimane notevole
quanto l'apicultore previdente provveda lo sviluppo di una corona di miele
a lasciare il melario a disposizione della opercolato tutt'intorno a queste cellette
famiglia. vuote. Questa configurazione testimonia
la presenza della nuova regina, anche se
a volte, non possibile accertarne
visivamente la sua presenza.

In ambiente mediterraneo, Per questo motivo la regina,


6 o comunque in tutte le situazioni nelle 9 per quanto in possesso di notevoli
quali il flusso di nettare si presenta capacit riproduttive, non pu disporre
cospicuo, le api arrivano ad intasare di che di un limitato spazio per la covata. La
nettare tutti i favi del nido. Questo conseguenza di questa situazione quella
nettare matura velocemente e, di una incapacit del rinnovo della
pertanto, le operaie provvedono popolazione dell'alveare sciamato, in
all'opercolatura dei favi. considerazione della scarsit di uova
deposte dalla nuova regina.

Quando la ripresa della covata Per questo motivo gli alveari


7 prossima, le operaie provvedono a 10 sciamati, qualora lasciati all'autogover-
liberare, per quanto possibile, i favi del no, si ritrovano, al termine della
nido. Mentre viene loro semplice stagione produttiva, poveri di api, con
traslocare nel melario il miele stivato un nido carico di miele e con i melari
nelle celle non ancora opercolate, praticamente vuoti. perci indispensa-
altrettanto non avviene per quello bile, affinch questi possano essere
stipato nelle celle gi chiuse. Di reinseriti nel ciclo produttivo che
conseguenza queste cellette vengono l'allevatore dedichi loro alcune
sottratte alla loro funzione principale attenzioni.
che quella di accogliere la covata.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura
la manipolazione della famiglia di origine
La colonia che ha sciamato, spesso presenta il nido intasato di miele. Infatti, in questa situazione, nel- Nel caso la regina venga valutata
l'alveare si registra un blocco di covata, della durata di almeno 3 settimane durante il quale tutta la 2 positivamente, occorre procedere allo
covata ha il tempo di sfarfallare. In questa situazione le operaie, nonostante la presenza del melario, sgombero dal nido di tutti i favi ancora
trovano assai pi comodo riversare il nettare nelle cellette dei favi da nido, man mano che queste ricolmi di miele, poich essi rappresenta-
vengono liberate. In prossimit della ripresa dell'ovideposizione da parte della nuova regina, le ope- no un ostacolo per la ripresa della
raie tendono a sgomberare i nidi dal miele. Generalmente, per, lo spazio che esse riescono a libe-
rare non sufficiente per la crescita di una quantit di covata tale da far registrare un pronto recu- covata. possibile trasferirne una parte
pero della colonia sciamata. Questo comportamento fondamentalmente determinato dal fatto adeguata in un doppio melario (vedi
che il miele opercolato difficilmente viene traslocato. Occorre per considerare anche che in un glossario) e sostituirli con dei fogli cerei.
alveare indebolito per l'abbandono di una grossa parte delle api, la deposizione delle uova viene In questo modo l'alveare riacquista la
estesa dalla regina non oltre la possibilit di controllo di un eventuale formazione del glomere. E poi- configurazione ideale: la covata nel
ch nella stagione primaverile, a fronte di gradevoli temperature diurne, quelle notturne scendono corpo inferiore e le scorte a miele
di frequente al di sotto dei 10C, soglia sotto la quale la colonia d inizio alla formazione del glome- immagazzinate nella parte superiore.
re, qualora il gradiente delle temperature giornaliere faccia registrare forti escursioni fra quelle diur-
ne e quelle notturne, con temperature a volte prossime agli 0C, il glomere, formato da poche api,
in grado di garantire solo la copertura di un ristretto volume di covata. Questa condizione , per
l'alveare, assai delicata, poich le azioni che pu porre in essere l'apicultore possono procurare Se la colonia sciamata pu contare
danni che ostacolano ulteriormente la ripresa della colonia. Occorre innanzitutto valutare attenta- 3 su un numero sufficiente di api, tali da
mente la quantit di api rimaste al termine della fase di sciamatura, quantit che, in modo partico- ga-rantire una buona copertura della
lare negli ambienti mediterranei, funzione del numero di sciami prodotti da ciascuna colonia. Se
la divisione ha portato alla formazione di un solo sciame primario, la manipolazione della colonia da covata, la sua manipolazione comporta
parte dell'allevatore comporta rischi limitati. Al contrario, se il periodo della sciamatura stato lungo il solo riordino del nido. L'inserimento di
e la produzione di sciami secondari copiosa, al suo termine, nell'alveare sar possibile contare solo fogli cerei, infatti, consegue essenzial-
poche api: in questo frangente occorre che l'apicultore presti particolare attenzione alla manipola- mente due vantaggi: da un lato le api li
zione dellalveare, valutando opportunamente il rischio di ogni suo intervento.Tutto questo nella costrui-scono in fretta e bene per garanti
considerazione che la fase della sciamatura si concluda comunque positivamente, con la nascita di re alla loro regina nuovi spazi; dall'altro,
una nuova regina, con la sua regolare fecondazione e la ricomparsa in alveare di una covata com- per la loro costruzione, le api consuma-
patta. Non di rado, l'alveare resta orfano o la nuova regina non si dimostra all'altezza della vecchia, no del miele con il conseguente
mostrando aspetti della covata affetta da gradi diversi di consanguineit (vedi glossario). Ciascuna svuotamento dei favi lasciati nel nido.
circostanza deve essere attentamente valutata affinch l'allevatore possa porvi rimedio prima che la
situazione porti all'esclusione della colonia dal ciclo produttivo se non alla sua naturale estinzione.

La prima operazione Con il prelievo di pochi favi a miele


1 che indispensabile compiere in una 4 presenti nel nido (e lasciando in posizio-
colonia che ha subito la sciamatura ne solo quelli con polline) la colonia vie-
verificare l'avvenuta sostituzione della ne presto reinserita nel ciclo produttivo.
regina, unitamente alla qualit della sua Ovviamente in questo doppio melario
covata. Se questa appare compatta, si possono confluire anche favi prove-
pu procedere alla riorganizzazione nienti da altre colonie il cui nido si
della colonia con l'obiettivo di reinserirla presenta intasato dal miele. Cos come
in produzione. Altrimenti occorre possibile che i favi sottratti alla colonia
valutare se sia preferibile riunirla ad sciamata possono essere trasferiti in
un'altra, eliminando purtroppo la nuova doppi melari gi posizionati sopra altri
regina. alveari.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura - la manipolazione della famiglia di origine

Qualora la colonia risulti povera di api, Qualora si valuti che la regina


5 occorre provvedere al suo ripopolamento al 9 presenti un grado anche basso di consan-
pari delle situazioni descritte nella scheda guineit, si deve provvedere alla sua elimina-
relativa al rafforzamento delle colonie. In que- zione. Uccisa la regina si procede alla riunifi-
sta circostanza assai rischioso inserire favi di cazione di questa colonia con un'altra. Essa
covata giovane o appena opercolata, poich pu essere trasferita in un doppio melario
le operaie presenti potrebbero non essere da posizionare sopra la colonia ricevente.
sufficienti a proteggerla dai ritorni di freddo Fra le due, preferibile interporre, almeno
sempre frequenti nella stagione primaverile. temporaneamente, una lastra escludiregina.

Se le previsioni del tempo lo permettono, Qualora la colonia resti orfana


6 garantendo buone temperature notturne 10 o, peggio, in essa compaia una fucaiola,
superiori ai 15-20C, possibile inserire alcuni necessario procedere quanto prima al suo
favi di covata nascente. Questi favi, nel giro di smembramento. La soluzione pi
24 ore, vengono liberati e ripuliti dalle api, appropriata quella di riunificarla attraverso
fornendo una discreta quantit di api di casa e lo spazzolamento di tutte le api, considerato
ottime celle per l'ovideposizione della nuova che esse sono tutte api di volo, ad esclusione
regina. L'aggiunta di questi favi deve essere delle operaie fucaiole.
preferibilmente graduata nei giorni.

Il rafforzamento della colonia sciamata La colonia sciamata e rimasta orfana


7 pu avvenire anche spazzolando in essa del- 11 viene spostata di qualche metro in avanti
le api di casa: nutrici o ceraiole. Le prime pos- rispetto alla sua posizione. Successivamente
sono essere prelevate da favi di covata con devono essere spazzolati completamente
larvette di et inferiore ai 3 giorni, la cui nutri- tutti i favi, in modo tale che tutte le operaie
zione, di sola pappa reale, viene fatta da ope- siano costrette a prendere il volo. Facendo
raie di casa con et inferiore ai 10 giorni; le ritorno in postazione e non trovando pi il
seconde da fogli cerei in costruzione. Ov- loro alveare, le api si distribuiscono fra quelli
viamente occorre prelevare queste api da co- pi vicini ai loro riferimenti di luogo o di
lonie stabili e non da sciami appena inarniati. colore.

Nelle colonie che hanno sciamato, I favi spazzolati, con poche api
8 non necessario asportare il melario, a patto 12 di copertura, possono essere distribuiti fra le
che non ne abbiano pi di uno. Eventualmente colonie che ne possono avere bisogno:
necessario ricomporne la disposizione dei favi nuclei in espansione, sciami inarniati o
trasferendo quelli di miele maturo in melari su prodotti artificialmente, ecc. Eventualmente,
colonie in produzione. Questi vengono sostituiti liberati dalle fucaiole, possono essere inseriti,
con favi vuoti, posizionandoli ai lati del melario. I come descritto in precedenza, in doppi
favi gi con miele trovano invece spazio nella melari ed avviati cos alla produzione di
parte centrale. meglio, vista la presenza di fogli miele.
cerei nel nido, inserire una lastra escludiregina.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura
la sostituzione precoce della regina
La sciamatura pu essere prevenuta anche e soprattutto attraverso alcune metodiche di governo
Per soddisfare l'esigenza
degli alveari. Durante la sciamatura, la regina vecchia abbandona la propria colonia per andare a 3 delle api ceraiole, presenti in gran
costituirne una nuova. Questo evento, in apicultura intensiva, non pu essere lasciato al libero arbi-
trio delle stesse api, poich deve essere l'apicultore a gestirlo, facendo in modo che avvenga, arti- numero in questa fase dello sviluppo
ficialmente, il pi precocemente possibile. della colonia, almeno il primo melario
Utilizzando i primi nuclei prodotti in azienda, possibile effettuare la sostituzione delle regine aggiunto deve contenere da 3 a 5 fogli
durante la stessa stagione produttiva, molto anticipatamente rispetto all'inizio della fase di sciama- cerei, posizionati al centro. La successione
tura o, al pi, al suo inizio. Questo metodo, nella sostanza, non fa altro che simulare una vera e da rispettare deve essere pertanto: 2-3
propria precoce sciamatura della colonia. Sostituendo la propria vecchia regina con una appena favi gi costruiti ad un lato, 3-5 fogli cerei,
fecondata, senza alcuna soluzione di continuit della ovideposizione, la famiglia tende a control- 2-3 favi gi costruiti nel lato opposto.
lare in modo significativo la propria propensione alla sciamatura. Viene pertanto limitato il rischio
di divisioni indesiderate degli alveari durante la produzione, fase in cui la presenza dei melari osta-
cola notevolmente il controllo dei nidi. L'impiego di questo metodo raccomandabile negli alle-
vamenti in ambienti con clima tipicamente mediterraneo, ove il fenomeno della sciamatura non
sempre arginabile con la semplice asportazione delle celle reali.

All'uscita della stagione invernale, Non appena la stagione


1 periodo che, secondo la latitudine, 4 lo permette,occorre avviare la
l'altitudine o il microclima della zona di produzione di regine finalizzata alla
allevamento pu avere date costituzione di piccoli nuclei. In questo
significativamente differenti, l'alveare caso importante che per la
deve manifestare un buon grado di fecondazione della regina vengano
sviluppo. In genere la covata deve essere impiegate le comuni arniette
estesa su non meno di 8 favi, prendisciame.
considerato che almeno uno dei due di
sponda deve contenere scorte alimentari
(polline e miele).

In questa situazione bene La produzione di questi nuclei


2 che alla famiglia venga dato per tempo il 5 si pu realizzare adottando alcune delle
melario affinch sia scongiurata diverse tecniche descritte in altrettante
l'eventualit che le api, in presenza di un schede di questo manuale: o secondo la
significativo flusso di nettare, utilizzino i tecnica classica o secondo la tecnica del
favi del nido per depositarvi miele e doppio melario. Quest'ultima permette di
polline. In questa situazione, infatti, si agevolare le operazioni di formazione dei
avrebbe una riduzione dello spazio a nuclei e, nel contempo, di attuare un
disposizione della regina con l'avvio efficace controllo delle popolazioni di
prematuro dell'andata a sciame. varroa. Luso del doppio melario offre
inoltre l'indubbio vantaggio di poter
espandere la covata al di l del solo nido.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura - la sostituzione precoce della regina

Non appena avvenuta la La successione che si ottiene,


6 fecondazione della regina, si attende 9 una volta avvenuto il trasferimento, la
che la covata si estenda su 3 favi. seguente: 2-3 favi preesistenti, 1 foglio
Questo momento pu essere raggiunto cereo, 3 favi di covata con la giovane
pi velocemente fornendo al nucleo, e regina appena fecondata, 1 foglio
quindi alla regina appena fecondata, cereo, 2-3 favi preesistenti.
dei fogli cerei in avanzato stato di
costruzione o dei favi appena costruiti,
prelevati da altre colonie. Questi telai
possono essere trasferiti con le stesse
api di copertura, evidentemente
ceraiole.

Questi nuclei, con regina dell'anno, Al termine dell'operazione,


7 possono essere trasferiti negli alveari gi 10 occorre affumicare lievemente la colonia,
in produzione, ma a rischio di al fine di disorientare le api di casa e quelle
sciamatura, considerato che la loro appena inserite, affinch venga facilitata la
regina ha alle spalle almeno un anno di loro unione. Questa pu essere agevolata
attivit. A queste colonie devono essere anche cospargendo le api con della farina.
sottratti 5 favi di covata con l'ape regina
e tutte le api di copertura.

Lo spazio reso libero dal prelievo La coesione della colonia,


8 di questi 5 favi deve essere immediata- 11 e quindi l'accettazione della nuova
mente colmato con il trasferimento dei regina, viene favorita dalla necessit di
3 favi di covata provenienti dal nucleo costruire i due fogli cerei inseriti. Questi
di fecondazione. Questi favi devono formano inizialmente dei provvidenziali
essere trasferiti con tutte le api di diaframmi di separazione fra le due
copertura, compresa l'ape regina. Ai lati famiglie. Una volta pronti, la regina si
estremi devono essere posizionati due trasferisce su di essi, suggellando la sua
telaini con foglio cereo, uno per lato. presa di possesso del comando
dell'alveare.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura artificiale
la produzione di sciami col metodo classico
La sciamatura artificiale la pratica apistica attraverso la quale l'apicultore provvede a scomporre le pro- I favi devono essere ben coperti di api
prie famiglie col fine di ottenerne di nuove. Le motivazioni che spingono al ricorso alla sciamatura artifi- 2 affinch la covata sia protetta da ritorni
ciale sono le pi disparate: allargare la propria base produttiva con l'aumento delle colonie, contrastare di freddo. importante che questa sia
la sciamatura naturale, contrastare l'incremento della popolazione di Varroa destructor diluendola su un prossima allo sfarfallamento, in modo ta-
numero maggiore di colonie (e quindi di covata), produrre genetica da immettere sul mercato, ecc. le che sia esposta a rischi di mortalit da
Altrettanto disparati sono i sistemi a cui gli apicultori ricorrono: la divisione di una famiglia in due o pi
sciami, la creazione di uno sciame facendo ricorso a favi ed api provenienti da pi alveari, ecc. Non freddo solo per pochi giorni, meglio se
potendo approfondire ogni singola operazione, in questa sede si intende fornire agli apicultori alcune per poche ore. Inoltre l'inserimento di un
linee guida fondamentali per meglio operare. Viene poi lasciata alla successiva pratica dei singoli, ed alla favo di covata nascente fornisce al nu-
loro relativa necessit di produrre nuove famiglie, l'elaborazione di una tecnica individuale, che tenga cleo una spinta determinante: si consi-
meglio conto degli obiettivi generali che si intende perseguire. deri che la covata presente sui due lati di
In coincidenza con la produzione degli sciami artificiali importante che l'operatore valuti attentamen- un favo in grado, una volta nata, di
te i ceppi genetici impiegati per la produzione delle regine. Nel caso che si impieghino api regine gi ben presidiare 3 favi da nido.
fecondate, queste devono essere acquistate da apicultori di provata esperienza, iscritti all'Albo naziona-
le, e devono provenire da ceppi genetici che si sono dimostrati adatti alle condizioni ambientali nelle
quali le nuove colonie si trovano ad operare.
Nel caso che le regine vengano prodotte in proprio, altrettanto importante che l'allevatore avvii un'a- Al nucleo possono essere aggiunte
zione selettiva riguardo i ceppi genetici da riprodurre. Anche la sola selezione massale in grado, pur 3 anche api adulte. Se trasportato in zone
in tempi piuttosto lunghi, di generare effetti positivi. Meglio, ovviamente, il caso in cui sia possibile avvia- distante dall'apiario di formazione, le api
re un programma di selezione basato sul test di progenie, considerata la scarsa ereditabilit dei caratte-
ri produttivi, legati strettamente alle condizioni ambientali. inserite possono essere anche bottinatri-
Per questo motivo opportuno che a monte della produzione di sciami artificiali, l'apicultore, anche non ci. Infatti trasferite lontano tanto da
professionista, provveda ad avviare la produzione di celle reali, in numero adeguato alle proprie esi- perdere i riferimenti di volo, essere
genze. Anche nel caso si decida di lasciare allo sciame la possibilit di allevare una propria regina, indi- finiscono per riconoscere solo quelli del
spensabile che questa provenga da materiale genetico selezionato. Per fare questo occorre sempre nuovo apiario. In questo modo il nucleo
inserire nel nucleo un favo con uova, favo che deve provenire da una colonia la cui positivit delle carat- conserva la consistenza conferitagli al
teristiche della regina prese in considerazione (produttivit, comportamento, controllo delle patologie, momento della formazione. Come per i
ecc.), sia stata accertata. Come pi volte affermato, per fare questo l'apicultore ha a disposizione due pos- favi, le api possono provenire da alveari
sibilit: valutare semplicemente l'alveare fornitore di uova durante le annate precedenti (selezione mas- diversi, potendo convivere senza
sale) o, preferibilmente, accertarne anche la trasmissibilit dei caratteri positivi alla discendenza (test di
problemi di sorta.
progenie).

I nuclei artificiali debbono avere Nel caso che i nuclei vengano


1 una consistenza standard, sia che in essi 4 posizionati nell'ambito dello stesso apiario
venga inserita una regina gi fecondata di formazione (evento, ove possibile, da
che una cella reale. Debbono essere co- evitare), occorre spazzolare in essi un ade-
stituiti possibilmente da un favo di scorte, guato quantitativo di api di casa (nutrici
sia di polline che di miele, un favo di co- e/o ceraiole). Infatti le api di copertura dei
vata nascente ed un foglio cereo. A chiu- favi di scorta e dei favi di covata opercola-
sura deve essere collocato un nutritore a ta sono per lo pi bottinatrici; le quali una
tasca, con mezzo litro di soluzione zuc- volta in volo, fanno rientro nell'alveare di
cherina al 70% (2 parti di zucchero per origine. Le nutrici possono essere reperite
una di acqua). I favi possono provenire sui favi con covata di et inferiore ai 3
da un solo alveare o da pi alveari. giorni; le ceraiole sui fogli cerei.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura artificiale - la produzione di sciami col metodo classico

La scelta dell'arnietta che deve ospitare In quest'ultimo caso anche


5 lo sciame artificiale deve essere fatta con atten- 9 possibile costituire preliminarmente dei
zione. Soprattutto quando si trasferisce il nucleo nuclei deputati appositamente all'allevamen-
in un secondo apiario, opportuno che l'arniet- to di celle reali. Essi devono essere pi forti:
ta disponga di distanziatori anche sul fondo, per uno o due favi di scorta e 3-4 favi con uova
evitare l'oscillazione dei favi (non propolizzati), e larvette appena nate, unitamente a molte
oscillazione che provocherebbe lo schiaccia- api di casa (nutrici e ceraiole). Passati circa
mento di molte api. Le arniette devono essere 10 giorni, questi favi, con celle reali naturali
anche dotate di presa d'aria inferiore e, oramai mature, possono essere smembrati
eventualmente, sul coperchio. per costituire altrettanti nuclei.

Se si intende fornire una regina feconda, Ai nuclei formati successivamente


6 questa deve essere inserita subito appresso la 10 nella maniera consueta (un favo di scorta,
costituzione del nucleo, ben prima che questo uno di covata nascente, un foglio cereo ed il
avverta l'orfanit. Le tecniche di inserimento nutritore a tasca), deve essere inserito uno dei
sono quelle descritte nella scheda specifica. In favi con le celle mature. necessario elimina-
questa condizione la covata riprende appena re le celle in eccesso, risparmiando quella che
le operaie hanno liberato la loro regina, pochi appare essere la meglio conformata. anche
giorni dopo la costituzione del nucleo. I rischi possibile ritagliarne qualcuna (senza rovinare
di orfanit sono legati all apossibilit che le in modo irreparabile il favo), che pu essere
operaie rifiutino la nuova regina. impiegata secondo come descritto al punto 7.

Se si intende fornire una cella reale, Il nucleo deve essere trattato


7 fondamentale che le api abbiano il tempo 11 per il controllo della Varroa destructor. Nel ca-
di percepire l'orfanit, (24 ore) pena il rifiuto. so sia stata introdotta una regina feconda, il
della cella. In questo caso, sono maggiori i trattamento deve essere fatto al controllo di ve-
tempi della ripresa della covata che ricompa- rifica dell'accettazione della regina: circa sette
re qualche giorno dopo la fecondazione: giorni dopo la sua introduzione. Negli altri casi
circa 2 settimane dopo la formazione del nu- il tempo a disposizione maggiore ed il nu-
cleo. Ovviamente sono maggiori anche i ris- cleo pu ricevere anche due trattamenti suc-
chi di orfanit poich la regina potrebbe es- cessivi: uno pochi giorni dopo la sua costitu-
sere predata durante il volo di fecondazione. zione, l'altro alla ripresa della covata.

Nel caso non si disponga n di regine anche possibile asportare il favo


8 feconde n di celle reali mature (cio 12 (una volta opercolato) dove la regina ha de-
prossime allo sfarfallamento), deve essere posto le sue prime uova. Questa covata ospita
aggiunto anche un favo di uova o covata di la quasi totalit della varroa superstite ai tratta-
poche ore, affinch sia lo stesso sciame a menti. Il favo pu essere impiegato per la pro-
provvedere all'allevamento della propria duzione di altri nuclei. In questo modo si leva
regina. In questo caso i tempi della ripresa all acaro la facolt di riprodursi ulteriormente,
della covata si allungano notevolmente (fino oltre alla possibilit di esporlo ad un nuovo
a 4 settimane) cos come i rischi di orfanit. trattamento. Il favo pu essere precedente-
mente identificato con una puntina colorata.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La sciamatura artificiale
la produzione di sciami col doppio melario
La diffusione della Varroa destructor ha determinato profonde modifiche nella pratica apistica. All'inizio dell'annata produttiva,
Oramai assolutamente accertato che effettuare solo due trattamenti all'anno, ove sia presente l'a- 1 al termine della stagione invernale, non
plotipo (vedi glossario) di Varroa destructor pi pericoloso -quello classificato come coreano o tedesco appena la colonia ha completato il
o russo- non sia risolutivo ai fini del controllo delle popolazioni del parassita. Infatti, un calendario di lotta
basato su un trattamento estivo, in presenza di covata, ed uno invernale, realizzato in assenza di cova- nido, l'alveare deve essere
ta, determina, seppure ciclicamente, perdite rilevanti. Occorre pertanto porre in essere ulteriori sistemi opportunamente manipolato.
di controllo della varroatosi che siano compatibili con la produzione e che siano economicamente Dapprima si portano superiormente, in
sostenibili. La tecnica di lotta primaverile svolta attraverso l'asportazione di covata maschile, impiegata un doppio melario (vedi glossario), la
da molti quale integrazione alla lotta chimica, basa i propri presupposti sulla constatazione che nei quasi totalit dei favi interessati da
nostri ambienti la sola lotta chimica non sia sufficiente a garantire un efficace controllo dell'infestazio- scorte; solo successivamente quelli di
ne.
La strategia di lotta alla varroatosi proposta in questa scheda, oramai sperimentata e collaudata, si basa covata disopercolata, ivi compresa
sulle indicazioni ottenute dalle osservazioni in campo nonch su alcune considerazioni di carattere quella frammista alla covata opercolata.
generale:
i ritmi dei cicli riproduttivi dell'acaro sono costanti e sincroni ai cicli di covata dell'ape, ma sono indi-
pendenti dal numero di uova deposte dalla regina (o da pi regine contemporaneamente);
l'esistenza di apporti esterni di acari, non legati al ciclo riproduttivo delle famiglie componenti l'apia-
rio, che hanno come veicolo preferenziale i fuchi che affollano gli alveari orfani; Nel nido vengono lasciati i favi
la necessit di integrare gli interventi chimici con la lotta biologica, mirando per il prelievo dei favi di 2 interessati dalla sola covata opercolata,
covata opercolata all'allontanamento del maggior numero di acari per telaino; mentre lo spazio restante viene
la scarsa affidabilit, unitamente ai costi elevati, della lotta biologica condotta mediante la soppres-
sione di covata maschile; occupato con fogli cerei di tipo fuso.
il caratteristico comportamento della varroa nel caso di blocco di covata, che fa s che la quasi totali- Il nido viene completato da un nutritore
t degli acari si riversi sulle larve appena queste ricompaiono nellalveare (prima e seconda et) e non a tasca posizionato al lato opposto a
poco prima dell'opercolatura delle celle (larve di quinta et). quello dei favi di covata.
Operativamente la tecnica di lotta adottata si articola in quattro fasi fondamentali:
confinamento della covata disopercolata nella parte superiore dell'alveare;
allontanamento della stessa una volta opercolata;
formazione di nuclei;
intervento di lotta chimica e/o biomeccanica.
Vale inoltre la pena evidenziare che la formazione di nuclei, tendenti ad aumentare il numero delle
famiglie allevate, pratica corrente tra gli apicultori professionisti che ricorrono a questo metodo per
controllare la sciamatura. Le famiglie cos ottenute, vengono utilizzate per tutta la stagione di raccolta
per poi essere riunite in previsione delle fioriture autunnali, in particolar modo del corbezzolo. La pra-
tica adottata, pertanto, non comporta n un aggravio di manodopera n tanto meno un incremen- La regina viene trattenuta nel nido
to dei capitali di scorta. Adottando questa tecnica, si realizza il controllo dell'infestazione e, nel con- 3 interponendo una lastra escludi regina
tempo, possibile ottenere interessanti risultati produttivi. Si consideri che la produzione vendibile pu fra i due corpi dell'arnia. Cos preparato,
essere data anche da materiale genetico come i nuclei di api. Questo nella considerazione che la loro l'alveare viene lasciato per una decina di
produzione comporta un minore immobilizzo di capitali rispetto a quella delle altre produzioni.
Un'ultima annotazione di carattere scientifico: la famiglia di api definita dagli entomologi come un giorni, dando cos il tempo a tutta la
superorganismo, perch presenta molteplici comportamenti assimilabili alle propriet fisiologiche di covata opercolata, rimasta nel nido, di
organi e tessuti. Ebbene, si pu ritenere che nel campo apistico lo stesso concetto possa essere esteso sfarfallare ed a quella disopercolata, nei
all'intero apiario, nel quale l'entit alveare perde il proprio significato. Tutte le colonie concorrono a telai posti nel doppio melario, di
costituire l'unit di produzione, un'entit dinamica formata da individui che possono essere trasferiti da opercolare.
una famiglia all'altra in funzione delle esigenze produttive. perci all'apiario, e non ai singoli alveari o
a gruppi di essi, che deve essere riferita qualsiasi valutazione inerente lo stato sanitario e le misure di
lotta attuate. A tal proposito, l'unico parametro capace di misurare l'efficacia degli interventi adottati
il livello produttivo raggiunto.
Schede tecniche di apicultura La sciamatura artificiale - la produzione di sciami col doppio melario

In questo lasso di tempo Trascorsi circa 15 giorni


4 si verifica una migrazione degli acari 7 dalla formazione del nucleo ed avvenuta
verso l'alto, dove si trovano le uniche la fecondazione della regina, nellalveare
larve parassitizzabili. In queste non sar pi presente covata opercola-
condizioni, la covata presente nel ta, ma solamente uova. cos possibile
doppio melario, oramai completamente intervenire con un trattamento chimico
opercolata, contiene circa il 75-80% a base di acido ossalico, somministrato o
delle varroe presenti nell'alveare. per sgocciolamento o, preferibilmente,
per nebulizzazione.

I favi situati nel doppio melario anche opportuno allontanare


5 vengono a questo punto prelevati 8 il primo telaino di covata opercolata,
insieme alle api di copertura (circa il eliminando cos la quasi totalit della
50% del totale) ed utilizzati per la popolazione di varroa che si era riversata
formazione di nuclei. In essi devono sulle prime larve comparse dopo il blocco
essere innestate celle reali prossime allo di covata. Operando in questo modo si
sfarfallamento. In questo modo viene procede ad un risanamento della colonia
allontanato dall'alveare circa l'85-90% pressoch totale nonch alla costituzione
delle varroe: il 75-80% imprigionate di nuclei contenenti livelli bassissimi di
nella covata opercolata e circa la met popolazione di varroa.
di quelle presenti sugli adulti.

Le celle reali devono essere inserite I favi prelevati possono essere


6 nel nucleo trascorse 24 ore dalla sua 9 impiegati per l'ulteriore formazione di
formazione. questo un lasso di tempo nuclei prodotti come descritto in
sufficiente affinch la piccola colonia precedenza. In questo modo la popola-
avverta lo stato di orfanit ed accetti zione di acari non ha la possibilit di
naturalmente la cella reale. La regina seguire l'andamento crescente della
deve poter sfarfallare nel nucleo nelle popolazione di api, in quanto relegata
ventiquattro ore successive. Le celle in situazione di continuo blocco di
reali, possibilmente, devono provenire covata. Pertanto, mentre si registra una
da un allevamento predisposto notevole crescita dell'apiario, il numero
appositamente. di acari rimane costante nella sua
globalit, il che corrisponde ad una
consistente calo del rapporto acaro-api.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

I pacchi dapi
le tecniche di produzione
In Italia, come in buona parte del resto del mondo, la vendita di colonie di api sempre avvenuta Per l'inserimento delle api
sotto forma di piccole famiglie definite nuclei. Al contrario, negli Stati Uniti, la loro commercializza- 3 nelle cassette, viene impiegato un
zione non contempla l'impiego di alcun favo come supporto, ma le api vengono vendute in par- particolare tipo di imbuto. La parte
ticolari gabbie alla stregua di uno sciame nudo. Questo tipo di confezione, conosciuto come pacco basale opportunamente conformata
d'api, stato successivamente adottato in altre nazioni anglofone (Australia e Nuova Zelanda) e per poggiare sulla cassetta ed inserirsi
solo recentemente entrato nell'uso corrente dell'apicultura italiana, grazie sopratutto all'econo- perfettamente nel foro del pacchetto.
micit e alla maggiore sicurezza sanitaria del materiale prodotto. Le api sono vendute a peso, in La parte superiore dell imbuto si pre-
cassette che generalmente ne contengono circa un chilogrammo, potendo a arrivare a conte- senta grande abbastanza da permette-
nerne sino a un massimo di tre. Si consideri che un chilogrammo di api operaie formato da circa re lo scuotimento, al suo interno, sia dei
ottomila individui. I pacchi d'api vengono commercializzati secondo due tipologie fondamentali: favi da nido, sia dell'intero coprifavo,
con regina giovane e feconda o con sole api operaie. Quest'ultima tipologia viene utilizzata per affinch le api possano essere incana-
ripopolare alveari o da apicultori che preferiscono introdurre una propria regina. In quest'ultimo late all'interno della cassetta.
caso preferibile che il pacco d'api contenga un dispensatore di feromone reale, condizione que-
sta che migliora significativamente la successiva accettazione di una regina.
L'alimentazione delle api
1
La produzione dei pacchi d'api 4 viene garantita da un chilo di sciroppo.
avviene in apposite cassette chiamate
Per la sua distribuzione pu essere
gergalmente pacchetti, realizzate in
utilizzato un normale barattolo di vetro
multistrato o masonite. I due lati
o di metallo del tutto simile a quello per
maggiori sono costituiti da rete
le conserve. Un'intelaiatura interna
metallica a maglia fitta. Questa
trattiene il barattolo in posizione e fa in
impedendo la fuoriuscita delle api
modo che esso non sporga dalla casset-
favorisce nel contempo l'areazione e d
ta, impedendone la chiusura. Il foro
all apicultore la possibilit di bagnare le
della cassetta deve essere perfettamente
api durante il trasporto, nei mesi caldi.
dimensionato al diametro del barattolo
utilizzato.

Nella parte superiore presente Prima dell'inserimento all'interno


2 un foro che viene utilizzato per 5 del pacchetto, al contenitore devono
l'ingresso e l'uscita delle api nonch per essere praticati due fori minuscoli (ad
l'inserimento di un contenitore per la esempio con un punteruolo) sufficienti
nutrizione costituita da sciroppo a non far sgocciolare la soluzione, ma
zuccherino. tali da permettere alle api di poterla
suggere secondo le loro necessit. Il
barattolo viene inserito rovesciato nel
foro superiore della cassetta, con la
parte forata rivolta verso il basso. Ovvia-
mente i fori non devono poggiare sulla
traversa che sostiene il barattolo.
Schede tecniche di apicultura I pacchi dapi - le tecniche di produzione

Occorre poter disporre di una bilancia, I telai da nido, uno alla volta,
6 indispensabile per poter verificare il peso delle 10 possono cos essere scossi all'interno
api al netto della cassetta. Le api devono essere dell'imbuto. fondamentale reinserire i favi
pesate prima dell'inserimento del barattolo con all'interno del nido, nel medesimo ordine di
lo sciroppo e, nel caso, la loro quantit deve partenza, in modo che la famiglia non
essere ragguagliata al peso desiderato. subisca un ulteriore quanto inutile
rimescolamento. Anche in questo secondo
caso, da una colonia forte possibile
prelevare fino a 4,5 chilogrammi di api.

Un primo metodo, di sicuro il pi agevole, Il pacco d'api deve essere completato


7 prevede che in primavera, o in estate dopo il 11 inserendo o una regina fecondata chiusa in
raccolto sulleucalipto, si portino via i melari una gabbietta o, qualora le api debbano
inserendo sul nido un escludiregina. In questo essere impiegate per rafforzare colonie
caso l'arnia deve essere chiusa con un copri- deboli, una capsula contenente feromone
favo a sponda alta collocato rovesciato. Le api mandibolare della regina (Bee Boost).
scacciate dai melari si riversano in gran nume- Una capsula sufficiente a mantenere
ro sul coprifavo, nello spazio libero tra questo e l'aggregazione delle operaie per un periodo
il nido. di circa 30 giorni.

Le api possono essere prelevate, La cassetta deve essere ben chiusa


8 dopo mezzora senza dover verificare la 12 mediante un coperchio di masonite, fissato
presenza della regina posto luso dellescludi con delle graffe. Al contrario, nel caso i
regina. Da una colonia popolosa possibile pacchetti non debbano affrontare un lungo
operare fno a 3 o 4 prelievi. Si immette del viaggio, ma essere immediatamente utilizzati,
fumo allinterno dellalveare; dopo 15-20 pu essere sufficiente chiudere le cassette
minuti possibile prelevare i coprifavi con con del semplice cartone avvolto attorno al
aggrappate api per 1 chilogrammo o poco di barattolo e inserire nella scanalatura del foro
pi. Alcuni apicoltori preferiscono effettuare il una spugnetta, utile per fornire una piccola
prelievo il giorno dopo la smelatura. scorta d'acqua alle api durante il trasporto.

Un secondo metodo, pi laborioso, Durante il trasporto, i pacchi d'api


9 prevede lo scuotimento delle api
13 devono essere tenuti ben distanziati fra loro,
direttamente dai telai da nido. Prima di per permettere il passaggio dell'aria tra l'uno
procedere occorre individuare il favo con la e l'altro e per consentire di bagnare le api
regina che deve essere momentaneamente durante il viaggio onde evitare un pericoloso
isolato in un'arnietta prendisciame. aumento di temperatura. Le cassette vanno
inoltre sistemate in un unico strato su una
pedana di legno che ne impedisca lo
scivolamento.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

I pacchi dapi
le tecniche di utilizzo
Il pacco d'api un modo di commercializzare le api, solo di recente adottato dal nostro
Dapprima occorre predisporre
Paese, pur costituendo una tipologia oramai consolidata in altre nazioni, soprattutto nei 1 le arnie affinch possano accogliere le
paesi anglofoni.
Il commercio dei pacchi d'api assume molteplici caratteristiche positive, quali la rapidit della api. Se l'inserimento viene fatto in
sua formazione e l'economicit rispetto al nucleo artificiale tradizionale. Deve per la sua for- arniette da cinque o sei telaini (le
tuna e la sua diffusione alla maggiore sicurezza sanitaria del materiale commercializzato; il classiche per nucleo artificiale) si procede
fatto di essere composto esclusivamente da api adulte, concorre a limitare in modo signifi- inserendo da un lato un nutritore a
cativo la propagazione delle malattie tipiche della covata. Questo, anche in considerazione tasca riempito di sciroppo e, dalla parte
del periodo di quarantena" ed al tipo di trattamento al quale sono sottoposte le api duran- opposta, un favo contenente per met
te il viaggio: una vera e propria cura della fame (vedi glossario). scorte di miele e polline e per met celle
Le api viaggiano in particolari cassette (gergalmente chiamate pacchetti ) realizzate in maso- che possano accogliere covata. Nello
nite o multistrato e con le due facce lunghe costituite da fitta rete metallica. Le api formano spazio centrale vanno inseriti telaini con
una sorta di sciame nudo e questo permette all'apicultore (o il venditore o l'acquirente) di fogli cerei.
poter effettuare un trattamento esaustivo contro la Varroa destructor, prima dell'utilizzo defi-
nitivo del pacco d'api.
Nel normale rapporto commerciale, le cassette contengono comunemente circa 1 o 1,5 chi-
L'ingresso dell'arnia ricevente
logrammi di api, raramente di pi. Un quantitativo di api operaie pari a un chilo e mezzo 2 deve essere chiuso, in modo che le api,
sufficiente per ricoprire circa 5 telai da nido.
I pacchi d'api, come gi detto nella scheda relativa alla loro formazione, possono essere com- non appena fuoriuscite dal pacchetto,
mercializzati sia con regina, sia senza. In quest'ultima condizione, nel pacco d'api pu essere non possano disperdersi. Nel caso non si
inserito il feromone reale, con l'obiettivo di tenere aggregate le api. possa tornare ad aprire l arnia nelle suc-
Se lo "sciame" viene impiegato per rinforzare famiglie gi attive, la presenza del feromone cessive 48 ore, si pu chiuderne l'ingres-
reale non indispensabile. Al contrario, qualora si debba inserire successivamente una regi- so con del nastrocarta (il comune na-
na gi feconda, l'impiego del feromone tassativo, favorendo in modo significativo l'accet- strocarta da carrozziere). Le api riuscen-
tazione della regina. do a bucarlo possono liberarsi. In questo
Ovviamente, qualora nel pacco d'api sia stata gi inserita la gabbietta con la regina, l'impie- periodo, la famiglia ha probabilmente
go di feromone reale sintetico non riveste importanza. iniziato la costruzione dei favi e liberato
Nella consuetudine del mercato italiano, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, la regina che, tempo qualche giorno,
anche quando fornite con i pacchi dapi, le regine viaggiano separatamente nelle gabbiette inizia la deposizione.
di tipologia nicot, le comuni gabbiette in materiale plastico. Le regine vengono inserite sfrut-
tando le stesse gabbiette utilizzate per la spedizione.
Tre sono i modi per inserire
Appena ricevute, assolutamente necessario fare in modo che le api contenute nei pacchi 3 la regina: la gabbietta pu essere sospesa
possano riprendersi dallo stress del viaggio. Occorre far sostare le cassette, in una zona in
ombra e ben ventilata, per un paio d'ore, provvedendo a bagnare la rete esterna con acqua fra i telai facendo uso di filo plastificato o
fresca e potabile. dello stesso filo impiegato per l'armatura;
Esistono diverse tecniche per trasferire le api nelle arnie. In questa sede ne vengono descrit- poggiata direttamente sui telaini del
te due: una prima prevede l'impiego delle arniette prendisciame a 6-7 favi; una seconda, l'u- nido o sul fondo dell'arnia; inserita in un
tilizzo delle normali arnie a 10 favi. Molti accorgimenti sono comuni ad entrambi i processi, favo. Occorre prestare attenzione e
che differiscono sostanzialmente per il posizionamento dei pacchetti. Dapprima viene ricordarsi di rimuovere la chiusura della
descritto il metodo che prevede il trasferimento delle api nelle arniette; successivamente gabbietta prima di inserirla nellarnia.
quello nelle arnie a 10 favi, precisando unicamente le differenze che questo sistema com-
porta.
Schede tecniche di apicultura I pacchi api - le tecniche di utilizzo

Cos predisposta, l'arnia pronta Nel caso il travaso avvenga in arnie


4 ad accogliere le api. Con la massima 7 da 10 favi, il procedimento contempla
attenzione si apre il pacchetto, piccole differenze. In questo caso il pac-
liberando il pannello di chiusura dai co d'api pu essere collocato diretta-
ganci o dalle graffette. Sollevata la mente all'interno dell'arnia. Questa deve
cassettina di qualche centimetro, si contenere un nutritore a tasca riempito
batte leggermente sull'arnia in modo di sciroppo, uno o due favi che abbiano
tale che le api precipitino sul fondo. anche una buona quantit di scorte e
Quindi, con un rapido movimento si due o tre telaini con foglio cereo, per
capovolge il pacchetto, posizionandolo completare lo spazio interno. Il nutritore
in modo che chiuda completamente la deve essere interposto fra i favi ed il
parte posteriore dell'arnia. pacco d'api. La gabbietta con la regina
deve essere collocata come nel caso
precedente..

A questo punto si posiziona Per lallestimento della postazione,


5 anteriormente il coprifavo in modo tale 8 molto importante curare la disposizione
che chiuda perfettamente l'arnietta. Si delle arnie nelle quali vengono inseriti i
evita cos la fuoriuscita delle api pacchi dapi. Esse non devono essere
impedendone la loro dispersione nel disposte allineate e vicine, ma opportuna-
territorio e la deriva verso gli alveari mente distanziate e collocate in modo che
vicini. Poich il coprifavo sporge verso la gli ingressi siano resi facilmente riconosci-
parte anteriore del nido, occorre, ove bili attraverso colori e figure diverse.
presente, rimuovere preventivamente Molto importante anche la presenza di
gli angolari. punti di riferimento, quali cespugli e alberi,
indispensabili per favorire l'orientamento
delle bottinatrici ed evitare il fenomeno
della deriva.

Dopo 48 ore possibile prelevare Per circa tre settimane


6 il pacchetto ormai vuoto, provvedendo 9 dall'inserimento delle api, necessario
a chiudere correttamente il coprifavo. effettuare dei controlli periodici, al fine
La prima visita di controllo deve di verificare il buon andamento della
avvenire una settimana dopo il travaso. colonia neo costituita. Anche in
In questa occasione consigliabile presenza di un buon flusso di nettare
rabboccare il nutritore a tasca con un buona norma provvedere alla sua
altro litro e mezzo di sciroppo. Occorre nutrizione, preferibilmente fino al
anche sincerarsi dell'avvenuta completamento del nido.
liberazione della regina e dell'inizio della
ovideposizione.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
il metodo semi intensivo
L'allevamento per la produzione delle api regine ha oramai raggiunto un elevatissimo grado di Lo svantaggio dell'impiego di due
specializzazione. Pur essendo effettuato secondo modalit rispondenti a linee guida comuni, ven- 2 melari sovrapposti dovuto al fatto che
gono per impiegate tecniche che differiscono in funzione delle condizioni ambientali nelle quali la somma delle loro altezze comples-
si opera. Tali tecniche subiscono ulteriori aggiustamenti da parte dei singoli apicultori che tendo- sivamente maggiore di qualche centi-
no ad adattarle alle loro specifiche esigenze di produzione ed organizzazione, intervenendo su metro rispetto a quella necessaria per
dettagli non sempre trascurabili.
L'universo in questione risulta dunque rappresentato da molteplici metodologie di allevamento ospitare correttamente un telaino da ni-
nonch caratterizzato da una estrema variabilit fra le stesse. comunque possibile individuare do: 33 o pi centimetri contro i 31 cen-
delle "procedure tipo", alle quali ricondurre la maggior parte delle metodiche comunemente appli- timetri di un telaino da nido. In questa
cate. situazione, generalmente, le api tendo-
Per lo pi i metodi differiscono in relazione al livello di specializzazione al quale l'allevatore intende no a costruire numerosi favi-ponte fra i
riferirsi per organizzare la propria attivit. Questo soprattutto in rapporto alle attrezzature che egli telai presenti nel nido e quelli posizio-
intende acquistare o realizzare appositamente. Ovviamente, in un allevamento finalizzato all'esclu- nati nella camera di allevamento.
siva produzione di api regine destinate alla vendita, possibile riscontrare una propensione ad
investimenti specifici maggiore di quanto non si verifichi nel caso di allevamenti meno intensivi se
non addirittura promiscui. Negli allevamenti semintensivi la produzione di regine finalizzata alla
realizzazione di pacchi d'api e nuclei; nei secondi, quelli promiscui, limitata al solo uso interno. La camera di allevamento deve
Nel sistema semintensivo si usano abitualmente le stesse attrezzature (arnie, melari, escludiregine, 3 essere separata dal resto della colonia attra-
ecc.) che normalmente vengono impiegate per altre funzioni ed in altri periodi dell'anno. Al mas- verso l'interposizione di una lastra escludi
simo possibile prevedere per esse delle piccole modifiche che non ne alterino comunque la pos-
sibilit di impiego originale. Ad esempio, l'allevatore di api regine non professionistico, pur doven- regina. Essa deve consentire l'uscita della api
do affrontare piccoli disagi produttivi, eviter di dotarsi di attrezzature speciali, quali specifiche direttamente dal doppio melario. In alternati-
camere di allevamento, destinate ad accogliere telaini da nido. Egli impiegher, in alternativa, due va necessario che uno o entrambi i melari
melari sovrapposti, pur nella consapevolezza che la somma delle loro altezze di qualche centi- siano dotati di un'uscita indipendente. op-
metro superiore a quella che necessita per ospitare correttamente i telai da nido. Al massimo, per portuno ridurre la comunicazione fra il nido
meglio operare, possibile che debba privare dei distanziatori alcuni melari o, eventualmente, ed il rifinitore lasciando un passaggio di
sostituire quelli da 9 favi con distanziatori da 10. appena 5-7 centimetri. Ci si realizza restrin-
Le schede interessate alla descrizione delle differenti metodiche per la produzione di regine si com- gendo la superficie della lastra escludiregina
pletano le une con le altre. Per fare un esempio, le tecniche relative ai traslarvi sono impiegate sia con del cartone e nastro adesivo per pacchi.
in allevamenti intensivi che semintensivi e promiscui. Altrettanto avviene per le pratiche inerenti la
costituzione dei nuclei di fecondazione ed il prelievo delle regine per la vendita o la spedizione.

L'allevamento delle api regine Il melario superiore deve essere privo


1 viene predisposto in una zona 4 di distanziatori, poich in esso devono
dell'alveare opportunamente essere sistemati 10 favi. Eventualmente il
orfanizzata (abitualmente chiamata distanziatore da 9 favi, normalmente
camera di allevamento), assai simile al impiegato nei melari, pu essere sosti-
rifinitore impiegato nel sistema verticale tuito con uno da nido, a 10 spazi. Ove
di tipo professionistico. Allo scopo si non fosse possibile, si pu lasciare il di-
predispone un doppio melario sul nido stanziatore da 9 favi; in questa situazio-
di una colonia forte. ne, per, le api generalmente allungano
le celle da covata. I favi, cos ispessiti,
trovano difficile ricollocazione nel nido
in una loro successiva riutilizzazione.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - il metodo semi intensivo

Nel doppio melario si dispongono Dopo 24 ore dall'allestimento


5 4 favi con polline, 2 favi con covata 8 della camera di allevamento e
nascente, 2 favi con covata aperta e dall'inserimento dei portastecche, i
due telaini portastecche, secondo la cupolini a regina vengono prelevati per
disposizione seguente: 1) polline, essere opportunamente preparati per il
2) covata nascente, 3) telaino traslarvo. Essi devono essere accorciati al
portastecche, 4) covata aperta, fine di facilitare l'inserimento delle
5) polline, 6) polline, 7) covata aperta, larvette. possibile rifilarli con un
8) telaino portastecche, 9) covata coltellino affilato e scaldato alla fiamma.
nascente, 10) polline. In ciascun telaino
portastecche vengono inserite due
stecche con 14/20 celle ciascuna.
Pertanto in ogni camera di allevamento
trovano spazio circa 56/80 cupolini.

Nel caso di melario con distanziatore Una volta effettuati i traslarvi,


6 da 9, si inseriscono solamente 3 favi con 9 i telaini portastecche, con le larve di prima
polline, omettendo il posizionamento di et inserite nei cupolini, vengono
uno dei due al centro della camera di ricollocati nelle camere di allevamento,
allevamento. nella medesima posizione dalle quali
erano stati prelevati. Occorre considerare
che, in questo momento, il ciclo
preimaginale delle larve giunto al quarto
giorno: tre trascorsi come stadio di uovo
ed uno come larva di prima et.

importante che il portastecche Per attirare quante pi operaie


7 sia dotato di un piccolo nutritore a tasca 10 possibile verso le stecche coi cupolini
collocato superiormente. Infatti, sin dal innestati, durante la fase di cella aperta
suo primo inserimento buona norma (e quindi, dall'inserimento dei
attrarre sui cupolini reali il maggior portastecche, per un periodo di 5
numero di api di casa, soprattutto giorni) preferibile proseguire la
nutrici e ceraiole. Le prime per nutrire al nutrizione in modo abbondante con
meglio le larvette, le seconde per soluzione zuccherina concentrata, nella
attendere la costruzione delle celle. proporzione di 1 parte di acqua e 2 di
In questo modo possibile aumentare zucchero.
significativamente l'accettazione delle
larve inserite.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
il metodo intensivo e lallestimento dello starter
L'allevamento professionistico per la produzione di api regine prevede la realizzazione di apiari dedicati In una classica arnia DB da 10 favi,
a questa funzione, nonch investimenti in attrezzature e materiali di allevamento specifici per questi 3 privata dei distanziatori, vengono sistema-
impieghi. Il numero di regine che possibile ottenere per singolo ciclo produttivo notevole (parec- ti 6 favi di polline e 5 portastecche, dello
chie decine) e pertanto la produzione annuale pu raggiungere assai facilmente le diverse migliaia. spessore di soli 15 millimetri, forniti di nu-
Ci presuppone un'organizzazione aziendale che preveda la possibilit di produrre api regine non sol- tritore a tasca. In ciascuno di essi vengo-
tanto per la tradizionale quota di rimonta aziendale o per la formazione di nuclei artificiali e di pacchi no inserite due stecche portacupolini con
d'api, ma anche la vendita diretta di regine selezionate. circa 15 celle reali ciascuna, per un totale
Il metodo di seguito descritto quello principalmente adottato in Italia da allevamenti specializzati. di circa 30 cupolini. Nel caso di arnie
Tuttavia pu trovare facile applicazione anche in piccoli allevamenti, nei quali la vendita di nuclei di api munite di distanziatori, il rapporto favi-telai
su 5 favi o di pacchi d'api concorre stabilmente alla creazione del reddito aziendale. Infatti, a fronte di porta-stecche pu essere 6 a polline per
investimenti specifici, spesso onerosi, il metodo intensivo garantisce migliori risultati nell'accettazione 4 portastecche ovvero 5 a 5. Nello starter
delle larve e, quindi, un risparmio nell'impiego della manodopera. cos preparato, i traslarvi possono essere
L'allevamento intensivo prevede l'innesto delle celle reali in famiglie comunemente indicate come star- ese-guiti dopo appena 12 ore.
ter.
Il giorno seguente i portastecche
1
Per starter si intende una famiglia 4 contenenti le larvette accettate e tutte le
orfana, preparata appositamente per la
api di copertura, possono essere
prima accettazione di larve destinate a
prelevati e trasferiti in altri alveari,
divenire regine. Per la sua preparazione
chiamati rifinitori. Questi ultimi, pur
si utilizzano famiglie forti e con molte
rispondendo a canoni comuni, possono
api giovani. Da queste vengono
avere configurazioni differenti nel caso
prelevati tutti i favi di covata, sia giovane
di allevamenti in orizzontale o in
che opercolata, relativamente coperti di
verticale. In ogni rifinitore trovano
api, nonch la stessa ape regina.
spazio due telaini portastecche, per
complessivi 60 cupolini reali.

I favi con covata e le api di Nell'allevamento in orizzontale


2 copertura, nonch la regina, possono 5 il rifinitore, preparato il giorno
trovare posto in un doppio melario chiu- precedente l'immissione dei cupolini a
so inferiormente da una rete e superior- regina provenienti dallo starter, deve
mente da un coprifavo. Cos segregate, contenere:
le api vengono trasferite in un posto 2 favi di covata nascente ai lati;
all'ombra (non umido) e riparato. In 2 favi di covata aperta;
questo caso, opportuno sistemare fra i 1 o 2 favi di polline al centro.
favi un nutritore a tasca, colmo di acqua, I telaini portastecche trovano posto fra il
al fine di facilitare il controllo della telaino di covata nascente e quello di
temperatura da parte della famiglia (vedi covata fresca, secondo la successione in
glossario Starter - Preparazione). figura.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - il metodo intensivo e lallestimento dello starter

Nel sistema in verticale, il rifinitore, In questo caso si affumica


6 posto superiormente al nido, costituito da 10 abbondantemente la parte superiore, tanto
corpo realizzato appositamente. La sua da far scendere la maggior parte delle api
struttura riconducibile a quella di un doppio nella camera inferiore. Quindi si preleva la
melario, ma con un'altezza leggermente parte superiore (contenente la covata, po-
inferiore, rapportata a quella di un telaino da che api e la regina) e ci si comporta come
nido: 31 centimetri contro i complessivi 33 o descritto in precedenza. Occorre controllare
pi centimetri normalmente raggiunti da due il nido con i favi di polline per sincerarsi che
melari sovrapposti. questi siano ancora colmi. Nel caso non lo
fossero, si sostituiscono con altri favi di scorta.

Il rifinitore deve essere dotato In un allevamento intensivo, meglio


7 di un'uscita di volo indipendente e separato dal 11 sfruttare lo starter pi a lungo. Una volta pre-
nido sottostante mediante una lastra levata la prima batteria composta da 150 celle,
escludiregina. opportuno ridurre la se ne introduce una seconda, composta da
comunicazione fra il nido ed il rifinitore circa 120 cupolini suddivisi su 4 portastecche.
lasciando una passaggio di appena 5-7 Il giorno dopo, prelevate queste 120 celle, se
centimetri. Ci si realizza restringendo la ne introducono altre 90 (su 3 portastecche) e
superficie della lastra escludiregina con del quindi, in successione, 60 su 2 portastecche e
cartone e nastro adesivo per pacchi. 30 su un solo portastecche. Per quest'ultima
batteria, lo starter funge da rifinitore.

Nell'allevamento in verticale In questo caso, la regina ed i favi


8 il rifinitore, preparato anche in questo caso il 12 prelevati al momento della formazione dello
giorno precedente l'immissione dei cupolini a starter, vengono trasferiti in un altro apiario o,
regina, deve contenere: 2 favi con polline; in alternativa, possono essere sovrapposti ad
2 favi di covata nascente ai lati; 2 favi di un'altra famiglia interponendo una lastra
covata aperta con larve di prima-terza et; escludi regina aperta solo per 5-7 centimetri e
2 favi con polline al centro. I telaini portastec- chiusa con del nastro adesivo nella parte
che, al pari del sistema in orizzontale, devono restante.
essere posizionati fra i telaini con covata,
rispettivamente in posizione 3 e 7.

Una volta prelevate le celle a regina, Il corpo superiore, composto


9 nello starter si riavvicinano i favi di polline, si
13 da una colonia con regina propria, deve
sovrappone una lastra escludi regina e si essere dotato di un'apertura di volo
rendono i favi di covata con la regina, indipendente. Questa pu essere realizzata
prelevati il giorno prima. Cos preparata, o direttamente sulla lastra escludiregina o
questa famiglia pronta per funzionare praticando dei fori nel corpo superiore
nuovamente come starter dopo circa tre dell'arnia.
giorni.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
la preparazione e luso dei cupolini
L'allevamento per la produzione delle api regine si compone di differenti fasi operative, fra le quali Per la fabbricazione in proprio
occorre annoverare anche la realizzazione dei supporti necessari allallevamento.
3 dei cupolini in cera, occorre valutare le
Queste fasi possono essere o eseguite interamente in azienda o in parte delegate a strutture terze. dimensioni che questi devono avere per
Cosi avviene, ad esempio, per i cupolini reali necessari per il traslarvo; per il loro approvvigiona- una normale accettazione da parte delle
mento si pu facilmente ricorrere al mercato, ove possibile acquistarne sia di realizzati in plastica api. importante che il diametro
che in cera dapi. dellimboccatura sia pari a 8 millimetri,
Mentre per lapicultore non possibile realizzare in proprio i cupolini del primo tipo, per quelli in mentre laltezza riveste scarso rilievo,
cera la scelta di ricorrere al mercato o alla produzione in azienda dettata principalmente da para- potendo variare dagli 8 ai 15 millimetri.
metri economici o dalla facilit di reperimento. Spesso proprio la possibilit dellimmediata dispo-
nibilit in azienda che induce i produttori di regine, specie se non professionisti, alla produzione in
azienda dei cupolini in cera.
Questa scheda descrive sia il metodo comunemente utilizzato per la produzione dei cupolini in
cera con limpiego di attrezzature artigianali, sia quello che si avvale di strumenti professionali

Linserimento delle larve reali Le attrezzature che occorrono


1 deve avvenire entro cellette dalla forma 4 per prepararsi una scorta di cupolini in
e dimensioni pari a quelle realizzate cera sono le pi svariate. Per piccole pro-
dalle api in natura. Nella pratica apistica duzioni possibile usare un cilindretto di
si impiegano normalmente cupolini o in legno del diametro di 8 millimetri, otte-
plastica o realizzati in cera dapi. nuto levigando opportunamente una
Entrambi rispondono alle esigenze di un matita o un chiodo di legno. In commer-
corretto traslarvo. La scelta verso un tipo cio comunque possibile reperire parti-
o laltro risponde a differenti criteri: colari stampi in silicone che permettono
finalit del traslarvo (per la produzione di di ricavare contemporaneamente 10-15
pappa reale o api regine), economici, cupolini. Stampi simili possono essere
organizzativi o altro. anche realizzati artigianalmente in legno

Entrambi i tipi di cupolino necessario poter disporre


2 sono normalmente reperibili in commer- 5 di due recipienti delle dimensioni adeguate
cio, in confezioni di diversa consistenza. Il al tipo di stampo utilizzato; uno contenente
loro costo comunque non indifferente. semplicemente dellacqua ed uno con
Per questo motivo, i cupolini in plastica, acqua nella quale sia stato disciolto dello
riutilizzabili, trovano largo impiego nella zucchero o del miele nel rapporto di circa
produzione di pappa reale. Al contrario, 1a1.
quelli in cera vengono frequentemente
impiegati nei traslarvi per la produzione
delle api regine. Questo tipo di produ-
zione, infatti, presuppone lutilizzo di
cupolini a perdere.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - la preparazione e luso dei cupolini

Per la produzione dei cupolini Per solidificare la cera si immerge


6 si usa cera di buona qualit o, meglio, 9 lo stampo nellacqua fredda. Questo
cera di opercoli, quasi totalmente priva permette un rapido abbassamento della
di propoli. Questa viene scaldata non temperatura e quindi il consolidamento
sulla fiamma viva, ma a bagnomaria. Per dei cupolini, facilitando sensibilmente il
una sua facile manipolazione, la loro distacco. Nel caso che lo strato di
temperatura ottimale di impiego non cera che aderisce allo stampo risulti
dovrebbe superare i 70-72C, di poco troppo sottile, possibile ripetere
superiore a quella di fusione (62-64C). loperazione immergendolo nuovamen-
Disponendo di uno scaldavivande te nella cera fusa.
termostatato, e regolando la tempera-
tura a 70C, loperazione risulta
decisamente pi comoda e veloce.

Per prima cosa si immerge lo I cupolini si staccano dallo stampo


7 stampo nellacqua zuccherata, in modo 10 operando una leggera rotazione sul loro
tale da creare una pellicola che eviti alla asse. Una volta estratti, vanno lasciati
cera di aderire allo stampo stesso. Alcuni asciugare a temperatura ambiente su un
apicultori, invece che zucchero o miele, panno o, meglio, su una griglia. Infatti,
disciolgono nellacqua del sapone di durante la conservazione, tracce di
marsiglia. Luso del sapone, bench pi umidit residua potrebbero favorire lo
comodo, per decisamente da sviluppo di muffe.
sconsigliare per i residui che esso lascia,
residui difficilmente eliminabili. Nel caso,
necessario sciacquare accuratamente i
cupolini.

Di seguito si immerge lo stampo Non importante ottenere


8 nella cera fusa, per qualche secondo. Se 11 cupolini tutti uniformi. Infatti, durante la
la cera non in temperatura, la pellicola fase di familiarizzazione o di accetta-
che si viene a formare risulta piuttosto zione (il primo inserimento, della durata
sottile. In questo caso occorre aspettare di 24 ore circa, che precede il traslarvo),
che la cera raffreddi leggermente, sono le api stesse che provvedono a
ripetendo loperazione dopo pochi modificare le celle reali, in modo tale
minuti. Lo stampo va immerso nella che siano perfettamente idonee ad
cera per non meno di 8 millimetri e non accogliere le larve a regina.
pi di 15.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
la preparazione al traslarvo e linnesto dei cupolini
La fase preparatoria ai traslarvi di estrema importanza per il buon fine di tutta la filiera produttiva. I cupolini di cera possono essere
Questa fase prende in considerazione il numero di stecche da inserire nei telai portastecche, il 3 inseriti direttamente su quelli in plastica,
numero di cupolini da fissare nelle singole stecche e le modalit di ancoraggio dei cupolini alle stec- operando semplicemente una leggera
che. opportuno, infatti, fare in modo che la distanza fra le stecche permetta la corretta costruzio-
pressione. Il fissaggio completo viene poi
ne delle celle reali, evitando che queste arrivino a toccare la stecca posta inferiormente o, peggio,
assicurato dalle stesse api operaie che,
che le operaie siano costrette a costruirle ricurve.
Occorre anche garantire una corretta distanza fra i cupolini, in considerazione del fatto che essi nella fase di familiarizzazione, provvedono
diverranno celle reali. Qualora le celle siano ridossate le une alle altre (come avviene per la produ- ad ancorarli al cupolino di plastica
zione di pappa reale), le api provvederebbero a saldarle fra loro. Al contrario, una distanza eccessi- attraverso la loro secrezione ceripara.
va fra le celle porterebbe le api a costruire negli spazi liberi porzioni di favo che ingloberebbero le
celle stesse.
Infine le celle mature devono essere facilmente staccabili dal supporto, senza dover correre il rischio
di schiacciarle fra le dita.

Il numero di cupolini da inserire In commercio esistono diversi sistemi


1 su ciascuna stecca funzione del tipo di 4 per semplificare il fissaggio dei cupolini.
produzione. Nel caso il traslarvo sia Tali dispositivi, permettendo il facile
finalizzato alla produzione di regine (e spostamento dei cupolini, consentono
non a quello di gelatina reale), occorre di eliminare quelli ove le larve non sono
considerare che le larve debbono avere state accettate e di concentrare su un
modo di completare l'intero ciclo numero inferiore di telaini portastecche
preimaginale. Pertanto il numero di celle le cellette con le larve accettate. La
varia da un minimo di 14 ad un percentuale di accettazione pu infatti
massimo di 18-20 e i cupolini devono risultare a volte assai scarsa, soprattutto
essere posti fra loro ad una distanza di 7- al di fuori del periodo di sciamatura.
10 millimetri.

I cupolini devono essere fissati Questi dispositivi possono essere


2 alle stecche in modo tale che risulti facile 5 completati da particolari protezioni delle
il loro prelievo una volta divenuti celle celle da posizionare una volta avvenuta
reali mature. Alcuni apicultori sono soliti lopercolatura. Queste protezioni hanno la
fissare i cupolini utilizzando una goccia di funzione di impedire che le api distrug-
cera. Oltre alla scarsa praticit, questo gano le celle anzitempo, nel caso che una
sistema rende spesso complicato il regina sfarfalli precocemente o che una
distacco della cella matura, soprattutto regina, di ritorno da un volo di feconda-
quando si utilizzano cupolini in cera. zione, rientri casualmente nell'arnia di
allevamento.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - la preparazione al traslarvo e linnesto dei cupolini

I cupolini vengono inseriti nella colonia La gelatina reale da impiegare


6 orfana per una fase definita di familiarizzazio- 10 nei traslarvi pu essere acquistata o, meglio,
ne. Questa fase dura 24 ore circa: il tempo per estratta dalle celle reali che le api
le api di avvertire lo stato di orfanit, effettivo o costruiscono durante la stagione della
apparente. I cupolini vengono "elaborati" dalle sciamatura. Le celle reali dalle quali si estrae
api che provvedono a trasmettere l'odore della la pappa reale devono preferibilmente
famiglia. contenere larvette dell'et massima di tre
giorni.

I cupolini estratti dall'alveare L'estrazione della gelatina reale


7 si presentano, trascorse 24 ore, con una foggia 11 dalle celle reali pu avvenire direttamente in
spesso assai diversa da quella iniziale. Infatti, campo o, meglio, in ambiente confinato con
trovandoli privi della larvetta, le api sovente umidit elevata e temperatura moderata.
tendono a chiuderli con una sorta di opercolo Operando al chiuso, le cellette ancora
ceroso. aperte devono essere tagliate dai favi e
chiuse in contenitori di materile coibente (ad
esempio, polistirolo) o in vasetti di vetro
tenuti coperti e lontano dai raggi solari.

Il traslarvo viene facilitato rifilando, Per estrarre la pappa dai cupolini


8 con un coltello, i cupolini fino a non pi di 6- 12 si impiega una normale spatolina. In questo
8 millimetri della loro altezza. Per evitare di caso la gelatina reale contiene dei residui di
rovinare i cupolini, la lama deve essere ben cera che devono essere allontanati per
affilata e leggermente riscaldata sulla fiamma evitare che essa possa intasare l'ago della
viva. siringa impiegata per la sua distribuzione fra
i cupolini. Per fare questo si utilizza, come
filtro, un piccolo brandello di una sottile
calza femminile di nylon.

Il traslarvo pu essere fatto o a secco La gelatina reale viene filtrata inserendo


9 o immettendo nella cella reale una goccia di 13 questo involucro in una siringa privata
acqua distillata o, meglio, di gelatina reale. dellago. Attraverso la sua compressione
Questultima pu anche essere diluita con operata dallo stantuffo, possibile riversare
acqua distillata nella proporzione di una in una seconda siringa la gelatina reale
parte di gelatina per una o due parti di adeguatamente filtrata. In questo modo
acqua, in funzione della temperatura del viene evitato che l'ago utilizzato per
locale. Linserimento della gelatina reale viene immettere la pappa reale nelle cellette venga
realizzato con lausilio di una comune siringa. ostruito da pezzetti di cera.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
la preparazione al traslarvo - i favi e il laboratorio
Per ottenere ottime api regine, in quantit adeguate, importante operare i traslarvi con la massima Per operare facilmente i traslarvi,
attenzione. Occorre trasferire larvette appena fuoriuscite dall'uovo e che non abbiano compiuto anco- 1 occorre poter disporre di buoni favi
ra la prima muta. Le dimensioni di queste larve superano appena il millimetro di lunghezza e non sem- con un gran numero di larve di prima
pre si distinguono sul fondo della celletta. La loro individuazione facilitata dalla gelatina reale, traslu- et, larve il pi possibile coetanee.
cida, che ne attesta sempre la presenza. Questi favi debbono aver sostenuto
L'et delle larve molto importante. Infatti, anche una larva di tre giorni ha la possibilit di divenire regi-
na, se alimentata durante la sua vita preimaginale, con pappa reale. Allevando per regine a partire almeno un turno di covata, ma essere
da larvette di prima et, si riproducono artificiosamente condizioni molto simili a quelle nelle quali le api ancora "chiari" in modo tale che la
operaie si trovano ad operare in caso di sciamatura. Al contrario, qualora si utilizzino larve di tre giorni, covata sia facilmente distinguibile.
le condizioni sarebbero le medesime nelle quali le operaie si troverebbero ad operare in condizioni di Purtroppo, il pi delle volte i favi con
orfanit. Nel primo caso, infatti, le regine vengono prodotte partendo da un uovo appena deposto; covata contengono stadi preimaginali
nel secondo, da larve le pi grandi possibile, in modo da accelerare la nuova nascita di un'ape regina. di tutti i tipi, dalle uova agli stadi pupali,
In natura, nei due casi, la qualit delle regine che si ottiene, espressa nel numero di ovarioli che com- prossimi allo sfarfallamento.
pongono l'ovario, significativamente diversa. Secondo un lavoro di Soczecks (riportato dal Bailo nel
suo libroApe regina), le regine di sciamatura presentano un ovario composto da 325 a 374 canali
ovarici; le regine di sostituzione da 200 a 357 canali ovarici: fino al 50% circa in meno (vedi glossa-
rio:scelta delle larve). Per facilitare il lavoro, utile
La giustificazione di questa differenza morfo-fisiologica pare sia insita nella diversit della qualit della 2 poter disporre di buoni favi gi costruiti,
gelatina reale con la quale le larve sono nutrite, funzione della loro futura casta di appartenenza: ope- da utilizzare appositamente per i traslarvi.
raia o regina. Questi, vuoti, possono essere inseriti nei
Ancora, si aggiunga il fatto che la pappa reale con la quale vengono alimentate le larvette mostra una
composizione assai differente, in funzione, oltre che della tipologia della larva (operaia o regina), del- nidi delle famiglie selezionate, al centro
l'et. della covata, possibilmente ai lati del favo
Considerando la sola composizione nei tre costituenti essenziali (proteine, grassi e carboidrati), la sul quale stata rinvenuta l'ape regina.
pappa reale somministrata alle larvette di operaia al primo giorno ha un contenuto proteico pari al In questo modo si ha la certezza che
45% contro il 53% della pappa reale destinata alle larvette reali di prima et. Stessa differenza, ma ribal- essa si sposti su di essi, iniziando
tata, si riscontra per i grassi: 13% per le operaie contro appena l'8% delle regine. Per gli zuccheri, inve- l'ovideposizione. Tale pratica
ce, le differenze mostrano valori meno significativi: il 20% per le operaie contro il 18% delle regine. frequentemente impiegata nelle aziende
Differenze ancora pi marcate si riscontrano nella composizione della pappa reale destinata alle larve specializzate per la produzione di regine.
reali prossime all'opercolatura rispetto a quella delle larvette di prima et: il 27% di proteine (contro il
53% visto in precedenza per la larva reale di prima et); il 3% di grassi (contro l'8%); il 44% di zuccheri
(contro il 18%).
Pertanto, nella produzione di api regine partendo da larvette di operaia, fondamentale indirizzare la Estraendo questo favo non prima
scelta verso larve le pi giovani possibile, poich per esse minore stata la differenza di alimentazione. 3 del quarto giorno (e, preferibilmente, non
Infatti, sebbene si operi al meglio, nelle prime ore di vita le larvette utilizzate sono state nutrite comun- dopo il sesto), possibile disporre di un
que come operaie e non come future regine. Ci spiega in parte il fatto che le regine di allevamento gran numero di larvette di prima et.
posseggono comunque un minore quantitativo di ovarioli, da 289 a 341: in media il 10% in meno
rispetto alle regine di sciamatura. Per quanto questa differenza mostri una significativit statistica non Si consideri infatti che la prima muta (e
elevata, certamente le regine di sciamatura, nella pratica, si sono dimostrate le migliori in assoluto. quindi il passaggio a larva di seconda et)
Questo anche nella considerazione che, nel decidere il momento della sciamatura sulla base delle con- avviene dopo 16 ore dall'uscita dall'uovo.
dizioni ambientali pi favorevoli, sia la stessa famiglia a determinare il momento migliore per dare avvio Le larvette di prima et sono assai piccole,
all'allevamento delle nuove api regine. anche pi dell'uovo. Per questo motivo
Si consideri infine che, operando la sciamatura artificiale attraverso la semplice divisione di una colonia, non sono facilmente distinguibili da un
si costringono le api operaie ad allevare naturalmente la regina a partire da larve assai disetanee. In occhio poco esperto.
questo modo, la regina ottenuta pi assimilabile ad una regina di sostituzione e pertanto con carat-
teristiche morfo-funzionali poco costanti e comunque inferiori a quelle di allevamento.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - la preparazione al traslarvo - i favi e il laboratorio

Considerando che l'ape regina Anche la scelta del favo importante.


4 depone le uova, partendo dal centro 7 Esso deve avere ospitato, come gi
del favo per proseguire, in modo suggerito, almeno un giro di covata,
centrifugo, verso la periferia, nel favo altrimenti il coglilarve, non trovando
interessato da covata, dopo il quarto adeguata resistenza nelle esuvie larvali
giorno, possibile rinvenire al centro le lasciate dalle larve appena sfarfallate,
larvette utili per il traslarvo. Al contrario, trapasserebbe facilmente il favo. Non
la periferia occupata ancora da uova. deve essere per cos vecchio da
Trascorsi quattro giorni la covata al risultare troppo scuro, rendendo difficile
centro avr superato let per il traslar- l'individuazione delle larve.
vo; pertanto le larvette utili vengono a
trovarsi nella fascia tra le uova (esterne)
e le larve di seconda et.

Le larve devono essere tutte L'operazione del traslarvo si effettua


5 assolutamente coetanee affinch il 8 in locali chiusi, nei quali la temperatura
momento dello sfarfallamento delle api raggiunga valori prossimi ai 25C. Anche il
regine avvenga in un intervallo di controllo del tasso di umidit importante
tempo di poche ore. quindi opportu- al fine di evitare che le larvette, dotate di
no, ribadendo quanto detto in un tegumento ancora assai tenero,
precedenza che la scelta venga fatta tra possano morire per disidratazione della
le larve limitrofe, posizionate allinterno cuticola. Il tasso di umidit relativa non
della corona di uova. deve scendere mai al di sotto del 50%,
meglio se raggiunge valori del 60-70%.

Trascorsi pi di quattro giorni Per innalzare il tasso di umidit


6 dall'inizio della covata, sul favo sono 9 si pu fare ricorso a dei normali
ovviamente presenti larve di diversa et. evaporatori o far bollire dell'acqua
In questo caso occorre porre attenzione all'interno del locale. In questo modo si
nella loro scelta, per evitare di prelevare ottiene anche il riscaldamento
larvette disetanee. Queste regine, dell'ambiente di lavoro. anche utile
sfarfallando precocemente rispetto ai nebulizzare, sui favi e sui cupolini,
tempi previsti, potrebbero facilmente dell'acqua distillata sterile o coprire i
eliminare l'intera batteria di celle. cupolini gi innestati con dei panni
umidi, in attesa di essere trasferiti alle
famiglie di accettazione.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
il traslarvo
La scelta delle larve che diverranno regine deve essere operata con estrema oculatezza, preferibil- Per garantirsi una giusta
mente secondo un piano di selezione genetica. Esse devono provenire da famiglie i cui caratteri 2 illuminazione del fondo delle cellette,
devono essere testati precedentemente. I caratteri da prendere in considerazione sono diversi ed raccomandabile l'impiego di lampade
hanno differente importanza in funzione delle scelte dell'allevatore. In linea generale questi posso- snodate a cuffia, a fascio concentrato.
no essere di tipo funzionale e comportamentale (aggressivit, tenuta del favo, resistenza alle malat- La lampadina dovrebbe essere a luce
tie, attitudine alla sciamatura, ecc.) o produttivo, in funzione dell'indirizzo di produzione che si
intende ottenere: miele, pappa reale, nuclei o pacchi d'api, ecc. fredda, con flusso luminoso di circa
La selezione risponde a due modelli fondamentali; la selezione massale e la selezione basata sul 2000 lumen. Le lampade possono esse-
test della progenie (progenie test). e dotate di lente di ingrandimento. Al-
Nella selezione di tipo massale, le famiglie da utilizzare come donatrici di larve reali, ovviamente con cuni operatori sono soliti impiegare le
le loro cosiddette regine madri, subiscono una prima valutazione nel corso dei primi due anni di classiche lampade, da pescatore, da po-
attivit con un riferimento pi specifico, per quanto attiene la performance produttiva, soprattutto sizionare sulla fronte. Durante l'opera-
al secondo anno, poich i risultati relativi al primo possono essere fortemente influenzati da varia- zione del traslarvo occorre non proietta-
bili ambientali: il periodo di formazione della colonia, il numero di api al momento della formazio- re la propria ombra sul favo.
ne, ecc.
Al termine della seconda stagione produttiva, le colonie individuate come donatrici, vengono con-
centrate in un unico apiario. Durante il terzo anno, cos riunite, possono essere ulteriormente testa- Per operare il traslarvo si impiegano
te in condizioni ambientali omogenee. In questa seconda fase (terzo anno di vita della regina) si 3 particolari strumenti, detti comunemente
realizza una nuova selezione in base alla quale vengono scartate le regine che nel corso della sta- coglilarve o picking. Ne esistono di tipi
gione produttiva non hanno espresso risultati apprezzabili. diversi. Quelli normalmente impiegati in
La selezione massale per, non sempre garantisce i risultati attesi.
Migliori risultati si ottengono valutando una regina madre non solo sulla base delle proprie carat- Italia, pur di fogge diverse, sono in
teristiche, ma anche, e soprattutto, su quelle che riesce a trasmettere alla discendenza. Infatti non metallo (acciaio o alluminio) o, pi
sempre madri di ottima qualit danno origine a figlie di altrettanto valore. raramente, in plastica. Sono dotati di una
Gli alveari donatori, con le loro regine madri, selezionati o in maniera massale o sulla base delle punta piatta e modellata a forma di ansa
performance della progenie, vanno tenuti poveri di api: sia per operare con maggiore facilit, sia con la quale si preleva la larvetta.
per evitare sciamature indesiderate, data l'et della regina giunta oramai al terzo, quarto o, addi-
rittura, quinto anno di vita. Da queste famiglie verranno prelevati i favi di covata giovane da impie-
gare per i traslarvi.
opportuno mettere in evidenza che in queste famiglie non sempre la covata si presenta estesa e
compatta, a causa dell'et avanzata della regina.

Il favo donatore Altro modello il coglilarve a molla,


1 deve essere sistemato su un leggio, in 4 noto come tipo cinese. dotato di un
modo tale che risulti leggermente piccolo terminale a lancia, assai flessibile
inclinato. importante che il fondo ed in grado di strisciare sul fondo della
della cella ove giace la larvetta da celletta per inserirsi sotto la larvetta. Una
prelevare sia bene in vista per volta prelevata, ancora adagiata sulla
l'operatore. sua pappa reale, la larva pu essere
rilasciata sul fondo del cupolino attraver-
so una semplice pressione sul meccanis-
mo a molla. Questo coglilarve ha una
durata limitata nel tempo, considerato
che la punta si rovina facilmente.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - il traslarvo

Prima di procedere al traslarvo Sollevando il coglilarve,


5 indispensabile rifilare i cupolini estratti 8 oltre alla pappa reale, viene asportata
dallalveare ove erano stati inseriti per la anche la larvetta. Nel caso loperazione
fase di familiarizzazione. Infatti, durante fallisca al primo colpo, consigliabile
questa fase di vera e propria eliminare la larvetta e proseguire col
manipolazione da parte delle api, le traslarvo in unaltra celletta. infatti
cellette reali vengono parzialmente probabile che, insistendo ulteriormente,
chiuse, spesso in misura quasi completa. loperatore intacchi la cuticola della larva
che verrebbe eliminata successivamente
dalle api nutrici.

Per questa operazione si usa Il rilascio della larva nel cupolino reale
6 un coltellino ben affilato e riscaldato 9 facilitato dallimpiego di un po di acqua
leggermente su una fiamma. Occorre distillata e sterilizzata o, meglio, di gelatina
che il taglio sia netto e che la celletta reale, pura o diluita nelle proporzioni di 1:1
non venga deformata durante questa o 1:2, in funzione della temperatura del
fase. locale. Linserimento della gelatina reale
viene realizzato con lausilio di una siringa
dotata del suo ago. Per evitare che lago si
occluda facilmente, nel caso si impieghi
gelatina reale raccolta in apiario, essa deve
essere preventivamente filtrata, cos come
descritto nella scheda: la preparazione al
traslarvo - i cupolini.

La larva deve essere prelevata La quantit di gelatina reale


7 dal fondo della celletta del favo con il 10 che deve essere depositata sul fondo
suo cuscino di gelatina reale. Le larve della celletta non deve essere eccessiva.
di prima et non sono facilmente La sua funzione solo quella di facilitare
distinguibili, ed possibile individuarle il rilascio della larvetta, infatti, immergen-
dal riflesso prodotto dalla gelatina reale do il coglilarve in questo cuscino di
sulla quale giacciono. Il coglilarve viene pappa reale, la larva si stacca mecca-
fatto strisciare sul lato della cella e quindi nicamente dal coglilarve, rendendo
sul fondo. veloce e sicuro il suo trasferimento nel
cupolino.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
dal traslarvo allinnesto della cella reale matura
Il ciclo di produzione delle api regine si completa con la fecondazione. Questa fase ha inizio con Il distacco della cella dalla stecca
l'introduzione della cella reale matura nel nucleo di fecondazione e termina col prelievo della regi- 2 deve potersi realizzare con estrema
na feconda, una volta verificata la sua attivit di ovideposizione. Il momento ottimale del prelievo facilit. Dapprima si estraggono le
della regina feconda dal nucleo di fecondazione dovrebbe essere successivo all'opercolatura della stecche dai telaini portastecche, quindi
covata, quando possibile constatarne la sua compattezza, sintomo di assenza di qualunque si procede al prelievo delle celle.
grado di consanguineit (vedi glossario).
Il periodo della fecondazione ha una durata variabile, essendo particolarmente influenzata dal- Queste vanno afferrate per la base, la
l'andamento climatico e dalle temperature. La sua durata comunque la somma dei molteplici parte che costituiva in origine il
intervalli di tempo necessari per il compimento di altrettante fasi: lo sfarfallamento della regina adul- cupolino: quella prossima alla stecca.
ta dalla celletta; il raggiungimento della maturit sessuale da parte della regina vergine; il compi-
mento del volo di fecondazione; la maturazione degli spermatozoi nella spermateca.
Affinch possa compiersi la fecondazione, l'apicultore deve preparare appositi nuclei di feconda-
zione ove inserire la cella reale matura, approssimativamente 24 ore prima del suo sfarfallamento.
Nel caso si sfruttino come nuclei di fecondazione famiglie allevate nelle comuni arniette prendi-
sciame e composte da due o tre telaini D.B., la loro preparazione non desta alcun problema orga-
nizzativo. Questa soluzione, per, ha lo svantaggio di tenere occupate (o, meglio si potrebbe dire,
disoccupate) alcune migliaia di api solo per accudire una regina in attesa della fecondazione e, Prima di innestare la cella reale,
pertanto, ancora improduttiva. Per questo motivo, pur creando notevoli problemi di organizzazio- 3 sarebbe preferibile valutare la vitalit
ne aziendale, i grandi produttori di api regine spesso preferiscono orientarsi, per questa fase, verso della pupa. Se ne verifica la sua presenza
piccoli nuclei di fecondazione composti, esclusivamente per questo scopo, da poche decine di api.
Il nucleo di fecondazione deve avere una consistenza tale da permettere alla cella reale, una volta intro- osservando la cella contro luce.
dotta, ed alla regina vergine, di ricevere cure adeguate da parte delle operaie. In pratica deve essere Se necessario, la si pu capovolgere,
assicurato il mantenimento di temperature superiori ai 25C anche in presenza di condizioni climatiche mettendo cos meglio in evidenza il
avverse e di forti escursioni notturne, condizioni che si verificano normalmente durante i primi mesi bozzolo pupale che si muove al suo
della primavera. Il nucleo di fecondazione deve inoltre contenere abbondanti riserve alimentari, soprat- interno. Agitando o capovolgendo la
tutto polline, per garantire sia l'alimentazione della regina nella fase cruciale dell'inizio della sua attivit celletta reale vicino all'orecchio, si deve
di riproduttore, sia l'alimentazione della covata. I piccoli nuclei di fecondazione presentano indubbi avvertire distintamente lo spostamento
vantaggi: sono facilmente maneggiabili; possono essere controllati velocemente senza l'uso dell'affu- della pupa al suo interno.
micatore; consentono un'agevole introduzione della cella reale e una facile ricerca della regina. Per
contro, non sono di facile preparazione, la loro gestione spesso difficile, non essendo in grado di
garantire un buon livello di temperatura e sono spesso disertati e soggetti al saccheggio.

Il prelievo della cella reale matura Nel caso si nutrano dubbi


1 avviene a circa 24 ore dal previsto 4 sulla vitalit della pupa preferibile
sfarfallamento. questo il momento scartare la cella. Eventualmente
migliore per la sua introduzione nel possibile aprirla alla base con un taglio
nucleo di fecondazione poich la pupa, netto operato con l'ausilio di un
prossima alla nascita, meno coltellino ben affilato e controllare lo
vulnerabile alle diminuzioni repentine stato della pupa. Lo scongiurare la
delle temperature. Queste riduzioni, possibilit di innestare una cella reale
verificandosi durante la permanenza nel contenente una pupa morta evita di
nucleo, solitamente meno popolato, prolungare lo stato di orfanit del
potrebbero avere conseguenze letali nucleo di fecondazione.
per la pupa.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - dal traslarvo allinnesto della cella reale matura

E opportuno scartare le celle curve Nel caso di un vecchio favo,


5 su se stesse perch questo significa che 8 indurito dalle esuvie larvali lasciate dalle
le larve in esse contenute sono state pupe sfarfallate, preferibile procedere
accudite da api vecchie e pertanto le all'inserimento della cella reale dopo
regine che si ottengono possono aver intaccato il favo stesso con la leva
dimostrarsi qualitativamente inferiori. staccafavi. Tale procedimento potrebbe
non essere necessario qualora si siano
impiegati cupolini di plastica invece che
di cera.

Le celle reali migliori sono quelle Nel caso si debba inserire la cella
6 che presentano una superficie esterna 9 subito dopo aver costituito il nucleo di
molto lavorata, con riportati in modo fecondazione, indispensabile avvolgerla
ben distinto le forme degli esagoni delle con carta stagnola, lasciandone libero il
cellette. Infatti questo particolare un solo apice. Questo per impedire alle api
segnale di quanto le operaie abbiano (non ancora consce dello stato di orfanit)
curato l'allevamento delle loro future di distruggere la cella, operazione che esse
regine. compiono aggredendola da un lato.

La cella reale deve essere innestata Nel caso in cui dopo l'innesto
7 il giorno seguente la formazione del nu- 10 della cella con la regina matura si verifi-
cleo di fecondazione, in modo da dare il chino condizioni climatiche non idonee
tempo alle api di avvertire lo stato di alla fecondazione, consigliabile innes-
orfanit. Deve essere inserita nella zona tare nei nuclei una seconda celletta,
pi calda dell'alveare, subito ai lati della passati 7-10 giorni dal primo innesto.
covata, ove questa sia presente. Nel ca- Qualora sia possibile, disponendo di cel-
so l'innesto avvenga in una parte del fa- le reali mature, opportuno che questa
vo poco sfruttata dalla covata, la cella operazione venga eseguita in ogni ca-
pu essere inserita operando una sem- so. Infatti, qualora la regina innestata in
plice pressione fra la base della cella (per precedenza sia sfarfallata regolarmente,
inteso, la parte superiore, rappresentata la cella innestata successivamente viene
dal "vecchio" cupolino) ed il favo. attaccata e distrutta dalle operaie.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
la fecondazione e le stazioni di fecondazione
Per la fecondazione, la cella reale matura deve essere trasferita in apposite famiglie, indicate generica- La stazione di fecondazione
mente come nuclei di fecondazione. Nel loro insieme, queste postazioni, vengono solitamente indicate 1 deve essere realizzata in modo tale che
come stazioni di fecondazione. Queste, negli allevamenti specializzati, possono assumere dimensioni le arniette siano facilmente distinguibili
importanti; infatti, programmando una produzione di 100 api regine al mese, occorre poter disporre di sia dalle api operaie e sia, in modo
almeno 60 nuclei di fecondazione. particolare, dalle regine di ritorno dai
Nel caso che la produzione di api regine venga realizzata da un produttore riconosciuto ed iscritto all'al-
bo nazionale dei produttori di api regine, egli tenuto ad osservare il disciplinare, istituito con D.M. n. primi voli di orientamento o da quello
20984 del 10 marzo 1997 e modificato con D.M. n. 21547 del 28 maggio 1999. In particolare, nell'alle- di fecondazione. Le arniette vanno
gato C del dispositivo, vengono specificate le norme tecniche di produzione. Per quanto attiene l'orga- spaziate ed opportunamente colorate
nizzazione ed il funzionamento delle stazioni di fecondazione, la norma distingue due modelli di fecon- con i colori riconoscibili dalle api
dazione: artificiale (o controllata) e naturale. Quest'ultimo deve assicurare un completo isolamento delle (bianco, azzurro, giallo e verde) almeno
stazioni che perci devono essere ubicate: nella parte frontale, impiegando colori
o su piccole isole non popolate da colonie di api, distanti almeno 3 chilometri dalla terraferma; ad acqua e senza solventi chimici.
o in aree di terraferma non popolate da colonie per un raggio di almeno 10 chilometri.
Inoltre, l'area adibita a stazione di fecondazione deve possedere requisiti fondamentali, quali:
non deve essere luogo di frequentazione di apiari nomadi;
non deve presentare caratteristiche favorevoli all'insediamento di sciami selvatici; Per orientare le api regine,
non deve essere interessata da fattori ambientali che rappresentino un ostacolo all'accoppiamento delle 2 come le bottinatrici, utile impiegare
api (ad esempio fattori climatici come venti forti, ecc.).
L'osservanza di tali disposizioni, ovviamente obbligatorie per i produttori iscritti all'albo nazionale, comun- anche i normali segni geometrici che le
que raccomandabile anche per i produttori di api regine non professionisti. api sono in grado di individuare. Esse,
Considerando che le larvette, al momento del traslarvo, non hanno ancora compiuto le 24 ore di et (4 pur non distinguendo fra loro le figure
giorno di vita preimaginale) e che la regina sfarfalla, di norma, fra il 16 ed il 17 giorno, occorre prepara- poste nelle due file (ad es. il cerchio 
re i nuclei di fecondazione trascorsi non pi di dieci giorni dal traslarvo. dal quadrato , dal triangolo  o dal
Il nucleo di fecondazione deve essere preparato circa 24 ore prima dell'innesto della cella poich le api, segmento /), sono in grado di
nel momento in cui entrano in contatto con la cella reale, devono avvertire lo stato di orfanit. In caso distinguere rapidamente le figure poste
contrario, la cella reale verrebbe distrutta dalle operaie. nella prima fila da quelle della seconda:
In ciascun nucleo di fecondazione deve essere inserita una sola cella reale.
ad es. il cerchio  dal segno  come
I nuclei di fecondazione devono rispondere a requisiti fondamentali, alcuni di carattere generico, altri spe-
cifici in funzione dell'orientamento produttivo di ogni singolo apicultore. dagli altri segni.
Da un lato, il produttore professionista, non avendo che come unico obiettivo quello di produrre il nume-
ro massimo di api regine in rapporto alle api impiegate per la sua fecondazione, tende ad impiegare
attrezzature specifiche e arniette di fecondazione dalle dimensioni ridotte. Dall'altro, l'apicultore che ha Affinch il processo di fecondazione
come unico interesse la sostituzione annuale delle sue regine, tende a non investire in modo specifico su 3 possa avere successo, nella stazione di
attrezzature particolari, cercando di sfruttare al meglio ci di cui dispone normalmente nel proprio alle-
vamento. fecondazione devono essere disponibili,
In via del tutto generale, i nuclei di fecondazione devono: in quantit sufficienti, fuchi maturi ses-
essere formati da un numero non elevato di api poich pi esse sono, maggiore l'intervallo di tempo sualmente. Soltanto un gran numero di
che intercorre fra lo sfarfallamento dell'ape regina e la sua fecondazione; maschi pu far fronte alle necessit di
essere in grado di mantenere al loro interno una temperatura non inferiore ai 24-25C, pena la morte un'intensa azione di fecondazione. Si
della pupa reale; tenga presente che per fecondare cor-
possedere provviste sufficienti per alimentare sia le api operaie e sia soprattutto, la regina e la futura
covata; rettamente una regina, occorrono fino
avere una buona presenza di celle vuote affinch le api regine, una volta fecondate, possano iniziare ad un massimo di 10 fuchi. Pertanto,
immediatamente la loro attivit di ovideposizione; necessario predisporre un adeguato nu-
essere facilmente individuabili dalle regine in volo di fecondazione, ch altrimenti rischierebbero di non mero di alveari per l'allevamento di
fare rientro nel loro nucleo di fecondazione. fuchi selezionati.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - la fecondazione e le stazioni di fecondazione

Occorre evitare che i fuchi, Il mercato offre ampia scelta


4 provengano dalle stesse colonie dalle 7 per quanto riguarda la tipologia delle
quali sono state prelevate le larve reali o arniette di fecondazione. Negli alleva-
siano con esse parenti vicini. infatti menti specializzati ci si orienta preferi-
indispensabile scongiurare il fenomeno bilmente verso arniette con dimensioni
della consanguineit (vedi glossario) minime. Questo affinch siano impegna-
che, causando una covata poco com- te per la fecondazione solo poche api.
patta e lacunosa, obbligherebbe l'alleva- Le tipologie di riferimento sono due: in
tore alla soppressione prematura della legno, per due famigliole su 2/3 favetti
giovane regina appena fecondata. Per ciascuna (per un totale di un favo da
tale motivo, nelle colonie fornitrici di lar- melario o poco pi), o in polistirolo, per
ve reali opportuno inserire, in alterna- una famigliola singola. Quest'ultima,
tiva alle porticine degli escludiregina o denominata Kirchhainer, nota in Italia
delle trappole sfucatrici. (vedi glossario) come arnietta Apidea.

I fuchi raggiungono la maturit Considerate le difficolt di governare


5 sessuale dopo circa 30 giorni dal loro 8 colonie di api cos piccole, negli
sfarfallamento. L'ape regina, appena allevamenti promiscui e meno specializzati,
una settimana dopo. Per questo motivo, per la fecondazione vengono
occorre assicurarsi della presenza di normalmente impiegate le stesse arniette
covata maschile almeno un mese prima pigliasciame, a 5 o 6 favi da nido. Per la
dall'inizio dei traslarvi. Ovviamente fecondazione, essendo necessarie poche
l'allevatore pu, egli stesso, indurre api, in esse vengono inseriti solo due o tre
alcune colonie selezionate ad allevare favi, da nido.
fuchi, sempre con almeno 30 giorni di
anticipo sui primi traslarvi.

La presenza di fuchi maturi Una possibilit intermedia offerta


6 pu essere verificata attraverso un 9 dall arnietta a doppio uso: o come
controllo diretto. Premendo l'addome di normale prendisciame, o come arnietta
un maschio, si fa in modo che esso di fecondazione, per tre piccole colonie.
estrofletta il suo apparato genitale. Per questo impiego, essa in grado di
All'apice, qualora abbia raggiunto la contenere, per lato, due colonie orfane
maturit sessuale, possibile accertare allevate su 4 favi posti a favo caldo (vedi
la presenza di una piccola bolla glossario), per una superficie totale di 2
spermatica, di colore bianco tendente al telai da nido, ed una centrale, su 4
giallo paglierino. mezzi favi da nido posti a favo freddo
(vedi glossario). Per una migliore
gestione, i telai di queste arniette sono
accoppiabili per formare un unico telaio
da nido.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
i nuclei di fecondazione - i baby nuclei
stato dimostrato che per allevare correttamente un'ape regina sono necessarie almeno 200 api L'arnietta dotata di due grigliette
nutrici. Pi api si impiegano per la fecondazione e meno api si dispongono per la produzione di 3 escludiregina: una piccola ed una pi
miele. Per contro, nuclei molto piccoli, in aziende non specializzate, creano indubbi problemi di grande. La prima va applicata alla portici-
gestione. Per questo motivo, l'impiego di piccoli nuclei di fecondazione, meglio conosciuti come na d'entrata badando che la parte aperta
baby nuclei, spesso relegato alle sole aziende specializzate per la produzione di regine. Per pro- combaci con la parete laterale destra.Una
duzioni indirizzate all'impiego interno preferibile impiegare le attrezzature di norma presenti in
puntina da disegno conficcata a sinistra
azienda, evitando ulteriori investimenti, difficilmente ammortizzabili.
nella cavit della griglietta permetter di
Fra i baby nuclei, il pi utilizzato certamente il modello Apidea, conosciuta anche come arnietta
Kirchhainer. Realizzata esternamente in polistirolo e fornita di accessori in plastica, idonea ad acco- farla scorrere secondo il fabbisogno. La
gliere un solo piccolo nucleo di fecondazione. Viene fornita smontata e pu (ma non obbligato- pi grande, da inserire in un'apposita ca-
riamente) essere caricata ogni qualvolta si inserisca una nuova cella a regina. Questo permette di vit, serve a separare lo scomparto che
svolgere una corretta profilassi contro la diffusione degli agenti patogeni, quali virus e batteri, i quali, contiene il candito. Una terza griglia deve
attraverso la regina, potrebbero trovare diffusione nelle colonie ove questa verr inserita. essere inserita, attraverso apposite guide,
nella parte frontale.

Per il suo impiego necessario I favi devono essere costruiti


1 comporre, attraverso semplici incastri, i 4 dalle api senza l'ausilio di fogli cerei. Alle
telaini. Nel montaggio si tenga presente api viene fornita solamente una piccola
che la scritta "Apidea" riportata sulla striscia che deve loro servire solamente
traversa superiore deve essere rivolta come guida. Queste strisce devono
verso l'alto mentre le scritte "Aussen" (dal essere inserite in una specifica fessura
tedesco "al di fuori"), riportate sui del telaino e quindi fissate con alcune
montanti laterali, devono essere rivolte gocce di cera fusa. Per questo pu
verso l'esterno. essere impiegata anche la cera di una
candela realizzata con sola cera d'api e
non contenente paraffina.

Pu essere facilmente colorata I nutritori devono essere riempiti


2 mediante l'impiego di vernici ad acqua. 5 utilizzando candito con una compattezza
Deve essere evitato l'utilizzo di solventi non elevata, per evitare alle api la fatica
chimici che rischierebbero sciogliere il inutile della diluizione con la loro saliva. Il
polistirolo. candito deve essere realizzato
amalgamando 5 parti di zucchero
macinato (o a velo) con 2 parti di miele
liquido.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - i nuclei di fecondazione - i baby nuclei

Il popolamento di queste arniette Normalmente le regine feconde


6 particolare ed avviene attraverso 9 possono essere prelevate con ritmi di
l'apertura sul fondo. Si introducono circa 12 giorni. Trascorse 24 ore dal
circa 100 grammi di api, l'equivalente di prelievo della regina fecondata,
un normale bicchiere per acqua. Per possibile introdurre una nuova cella
facilitarne la manipolazione ed affinch reale. Pi spesso, questo tipo di nucleo
non volino, le api possono essere viene smontato e fatto ricostruire ex
preventivamente spruzzate con acqua. novo.
preferibile, per questo scopo, preleva-
re o api nutrici (presenti sui favi con
larve di et inferiore ai 3 giorni) o
ceraiole (reperibili su un foglio cereo in
costruzione).

Le api possono essere spazzolate La covata pu essere recuperata


7 preventivamente in un'arnietta 10 collocando l'arnietta, con il fondo aperto
prendisciame, spruzzate con acqua e per met, al di sopra di una colonia. In
quindi facilmente prelevate con l'ausilio questo modo si d il tempo alle api di
di un misurino del volume di 100-150 sfarfallare e di trasferirsi sui favi sottostanti.
centimetri cubici. Prima dell'introduzione Dopo 21-22 giorni tutta la covata
delle api preferibile bagnare anche sfarfallata e l'arnietta pu essere
l'interno dell'arnietta. Una volta allontanata.
introdotte le api, l'arnietta viene
raddrizzata e riportata nella giusta
posizione.

La cella reale deve essere introdotta anche possibile sistemare i favetti


8 attraverso il foro ricavato nel coperchio 11 in un telaino da nido vuoto che deve
trasparente. Le api vanno tenute chiuse, essere sistemato nel nido al posto di un
per un periodo di 4-5 giorni, in un favo. Il rischio di questa operazione
posto buio, ma non freddo, affinch che la regina, non appena sfarfallate le
possano avere il tempo di costruire i api, riprenda quasi subito la covata su
favi. Una volta accertato lo sfarfallamen- questi favetti. I favetti possono essere
to della regina attraverso(lestrazione incastrati anche in un telaino da melario
della cella reale e losservazione della sua che pu essere sistemato al centro di
corretta apertura da parte della regina), un melario. In questo modo viene
l'arnietta pu essere sistemata in scongiurata l'ovideposizione una volta
postazione e quindi aperta. sfarfallata la covata.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La produzione di regine
i nuclei di fecondazione - prendisciame e simili
Se l'impiego dei baby nuclei di fecondazione trova largo spazio presso le aziende specializzate, altret- La famiglia di fecondazione,
tanto non avviene, come gi detto, qualora le regine vengano prodotte per prevalente, se non esclusi- 2 nella sua composizione ottimale, deve
vo, uso interno. In questo caso, l'apicultore tende a considerare e privilegiare la duttilit di impiego delle contenere un favo di covata prossima
attrezzature, al fine poterle sfruttare in funzione di diversi indirizzi produttivi e, quindi, per periodi pi lun- allo sfarfallamento, un favo di riserve
ghi. questo il caso delle arniette prendisciame che, oltre all'impiego classico, possono perfettamente alimentari ed un foglio cereo. Al lato di
fungere anche da nuclei di fecondazione.
In questo modo, per l'apicultore possibile perseguire anche altri obiettivi. Infatti, una volta fecondatasi, quest'ultimo deve essere sistemato un
la regina pu essere prelevata per essere innestata in altre colonie o per essere venduta. nutritore a tasca con soluzione
Se la fase della fecondazione si svolge su telaini da nido D.B., si ha anche la possibilit che l'intero nucleo zuccherina al 70% (2 parti di zucchero
con la regina appena fecondata possa essere inserito in un'altra colonia, riproducendo anticipatamen- per 1 di acqua). In questo modo la
te, in modo artificiale, la fase della sciamatura (Vedi scheda: La sciamatura - la sostituzione precoce della colonia pu trovare zuccheri a
regina) Qualora praticata per tempo ed in anticipo rispetto alla stagione della sciamatura, la sostituzio- sufficienza per iniziare la costruzione del
ne della regina porta ad un significativo controllo di questo fenomeno. Infine, qualora come nucleo di foglio cereo.
fecondazione venga impiegata una comune arnietta prendisciame, costituita da telaini da nido, la fami-
glia pu essere completata con favi provenienti da altre colonie e venduta come sciame artificiale.
Anche quando si opta l'impiego delle prendisciame, ovviamente la composizione delle micro famiglie
deputate ad accogliere le celle reali deve essere tale da garantire la fecondazione con il minimo impie- Il nucleo deve inoltre contare
go di api operaie. La consistenza delle colonie di fecondazione deve essere comunque tale da assicu- 3 operaie in quantit utile a mantenere un
rare il mantenimento della giusta temperatura all'interno dell'alveare affinch venga scongiurata la pos- livello di temperatura sufficiente a preser-
sibilit della morte sia della pupa a regina, sia della covata.
Sul mercato anche possibile acquistare delle arniette da fecondazione che possono rappresentare una vare la vitalit della covata. Nel lasso di
buona via di mezzo fra i baby nuclei e le prendisciame. tempo che intercorre fra l'innesto della
Tutte offrono l'indubbio vantaggio che le famigliole in esse allevate (generalmente tre) possano svernare cella reale e l'inizio della deposizione
tranquillamente, sollevando l'apicultore dalla necessit di doverle smontare al termine del loro compito (non pi di15 giorni), tutte le operaie,
per ricostituirle nella primavera successiva. sfarfallando approssimativamente in con-
Alcuni modelli offrono anche la possibilit di un loro duplice impiego: o come arniette prendisciame o temporanea con la regina, hanno la pos-
come arniette di fecondazione. sibilit di acquisire la funzione di ceraiole,
Va da se che, sulla scorta di quanto fino ad ora detto, occorre che l'apicultore non specializzato in pro- iniziando cos la costruzione del foglio
duzione di regine, valuti attentamente il modello di arnie di fecondazione da acquistare, sulla base di cereo.
tutti i possibili impieghi alternativi a lui utili. Tutto ci al fine di evitare investimenti troppo elevati che
avrebbero evidenti ripercussioni sul bilancio aziendale.

La comune arnietta prendisciame Operando in questo modo,la regina,


1 deve contenere una colonia che sia 4 al rientro dal suo volo di fecondazione ed
assemblata per assolvere perfettamente al momento dell'inizio della sua carriera di
il ruolo della fecondazione della regina. riproduttrice, ha la possibilit di estrinseca-
Per questo motivo essa deve essere re appieno le sue doti di ovidepositrice,
preparata con non pi di due telaini di potendo contare su un buon numero di
covata ed uno di scorte costituite sia da api operaie giovani e di almeno due favi
miele, sia da polline. vuoti, pronti ad accogliere la covata. Infat-
ti, le api che sfarfallano dal favo di covata
nascente inserito, sono in grado di presi-
diare tre favi da nido e di provvedere nel
contempo alla costruzione dei fogli cerei.
Schede tecniche di apicultura La produzione di regine - i nuclei di fecondazione - prendisciame e simili

Nelle stazioni di fecondazione, Grazie a questa caratteristica,


5 costituite da prendisciame contenenti 8 il caricamento di queste arniette diventa
piccole colonie allevate su pochi favi da semplice. sufficiente posizionare i telaini,
nido Dadant-Blatt, le arniette possono uniti a due a due, in una colonia in produ-
essere normalmente disposte su file, af- zione perch questi, una volta costruiti e
fiancate su normali basamenti. Ovvia- interessati dalla deposizione della covata,
mente la parte anteriore delle prendi- possano essere prelevati con tutte le api di
sciame deve essere disposte in modo copertura e trasferiti nell'arnietta da fecon-
casuale, utilizzando i colori riconoscibili dazione. preferibile che l'allestimento
dalle api: il bianco, l'azzurro, il giallo ed il delle colonia venga fatto un giorno prima
verde. necessario, anche in questo l'innesto delle celle reali e a pochi giorni
caso ricorrere a tutti simboli descritti dallo sfarfallamento della covata. Nel caso
nella scheda relativa alla formazione sia necessario, possibile spazzolare delle
della stazioni di fecondazione. api di casa (nutrici e ceraiole).

Nel caso in cui la produzione Un modello simile contempla


6 di api regine assuma maggiore rilevan- 9 l'impiego di particolari telaini, ripiegabili a
za, possibile per l'apicultore preven- fisarmonica in 3 parti uguali ed
tivare investimenti specifici. In questo autodistanziabili mediante distanziatori
caso egli pu valutare l'acquisto di ar- Hoffman (vedi glossario). Aperti e bloccati
niette di fecondazione a duplice uso. con dei fermi di lamiera, i telaini possono
Infatti, alcuni modelli di arniette in com- trovare spazio in una normale arnia. Per
mercio, disponendo di tre ingressi indi- questo motivo il caricamento di queste
pendenti e la possibilit di essere frazio- arniette assai semplice. Il procedimento
nate mediante divisori interni, possono del tutto simile a quanto gi descritto in
essere sfruttate, oltre che come arniette precedenza.
di fecondazione a 2 o a 3 scomparti
anche come comuni prendisciame.

Nei modelli maggiormente diffusi Il controllo di questi favi pu


7 in commercio, i telaini hanno la 10 risultare semplificato, poich l'estrazione
superficie pari alla met di quelli da nido dell'intera famigliola "di fecondazione"
del tipo Dadant-Blatt. Dotati di un avviene contestualmente. Per contro
particolare tipo di incastro in una delle occorre prestare molta attenzione nel
orecchiette portafavo, ciascun telaino distendere i tre telaini incernierati,
pu essere unito ad un altro, formando poich vi il rischio di schiacciare le
un tutt'uno dalle dimensioni pari a operaie che dovessero venirsi a trovare
quelle di un favo da nido. sulle stecche verticali. Fra di esse
potrebbe essere possibile rinvenire la
stessa ape regina.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La nosemiasi
diagnosi e cura
La nosemiasi (vedi glossario), in quanto patologia legata ad inverni lunghi e freddi, non mai stata
considerata di importanza rilevante per gli apicultori operanti nelle aree a clima mediterraneo. Per il conteggio delle spore
Infatti, antecedentemente agli anni 2000, l'agente eziologico era rappresentato dal Nosema apis,
1 necessario poter disporre di un paio di
assai poco virulento in queste regioni. Solamente a partire dagli anni 2000 la nosemiasi ha inco- forbicine, di una pinzetta, di un mortaio
minciato a manifestare un'inaspettata virulenza, causando danni ingenti all'apicultura mediterra- con pestello in marmo o in acciaio, di
nea. Ci dovuto all'introduzione di una nuova specie, il Nosema ceranae, veicolata probabil- carta per la pulizia, di guanti in lattice
mente mediante l'importazione di famiglie, regine e pacchi d'api.
L'agente patogeno un organismo unicellulare appartenente alla classe Microsporidia, genere per l'operatore e di una siringa, privata
Nosema. Gli appartenenti a questo gruppo sono parassiti intracellulari obbligati degli insetti. Al dellago, al fine di dosare lacqua
genere Nosema appartengono, come gi detto, due specie, il Nosema apis ed il Nosema ceranae, distillata.
originariamente legati rispettivamente all'Apis mellifera ed all'Apis ceranae. Al pari di quanto avve-
nuto per la Varroa destructor, ospite specifico dellApis ceranae e migrata sull Apis mellifera solo a
partire dalla seconda met del XX secolo, cos il Nosema ceranae, grazie allazione delluomo,
diventato ospite abituale anche dellape europea.In questo contesto, il decorso dell'infezione da
Nosema ceranae risulta assai pi grave rispetto a quanto si verifica in presenza del Nosema apis,
portando spesso all'estinzione della colonia colpita. La sindrome da spopolamento di api (nota con
l'acronimo CCD o, in Italia SSA), segnalata da molti apicultori europei, sembra spesso dovuta alla
presenza del Nosema ceranae. In questo caso le api infette muoiono in breve tempo, spesso senza anche necessario disporre
manifestare in alcun modo la tipica sintomatologia dovuta all'attacco del Nosema apis: spopola- 2 di un microscopio ottico. Le ottiche
mento lento dell'alveare, scarsa mobilit delle api adulte e diarrea. Al contrario, nel caso di attacchi
da Nosema ceranae, l'andamento della malattia appare infatti praticamente asintomatica.ll idonee per il conteggio delle spore
Nosema manifesta il massimo della sua patogenicit alla fine dell'inverno decimando le api adulte devono garantire ingrandimenti
e riducendo la popolazione dell'alveare a poche migliaia di individui. La famiglia non riesce a compresi fra 300 e 500.
riprendersi qualora non aiutata dalla nuova immissione di api e covata. Se le condizioni climatiche
favorevoli all'esplosione della malattia non si verificano, il patogeno pu rimanere allo stadio laten-
te anche per 12-15 anni. Gli organismi durevoli, le spore, possono sopravvivere fino a due anni
nelle feci delle api all'interno dell'alveare. Si stima che la dose minima di spore necessaria per infet-
tare una singola ape vari da 30 a 90. Dalla loro moltiplicazione, all'interno dell'insetto si pu arriva-
re a contarne anche pi di 80 milioni. L'infezione si definisce lieve quando durante il campiona-
mento si rilevano fino a 5 milioni di spore; media da 5 a 10 milioni; grave da 10 a 20 milioni; molto
grave se riscontriamo oltre 20 milioni di spore. Il Nosema attacca solo le api adulte, localizzandosi
nel mesointestino da dove si propaga attraverso le spore. Le api vengono contaminate assumen-
do miele infetto oppure entrando in contatto con deiezioni o liquidi organici all'interno dell'alvea-
re durante i lavori di pulizia.Per il controllo della nosemiasi, fondamentale una diagnosi precoce,
da realizzarsi attraverso un esame microscopico. Il campione di api da sottoporre ad analisi deve Occorre infine poter disporre
essere costituito da circa 60 api adulte per colonia. Le api, possibilmente bottinatrici, devono esse- 3 di un vetrino conta-spore detto anche
re prelevate all'interno dell'alveare. Questa operazione pu essere facilitata sollevando il coprifavo camera di Bourker. Tale vetrino ha
e spruzzando su di esso una piccola quantit di acqua. Le api possono essere catturate anche dai
favi pi esterni dell'arnia, in modo che fra esse non vi siano api nutrici. Una volta raccolte in un con- sempre riportate, sulla sua superficie, le
tenitore le api possono essere uccise riponendo immediatamente lo stesso contenitore in conge- misure occorrenti per il calcolo del
latore.La profilassi nei confronti di questa patologia si basa sul rispetto delle buone pratiche apisti- volume nel quale si effettua il conteggio
che. Occorre inoltre garantire alla colonia una sufficiente ventilazione ed una corretta alimentazio- delle spore.
ne. Le famiglie vanno tenute sempre forti ed equilibrate fra loro, eventualmente unendo le pi
deboli. Devono essere invernate con adeguate provviste di miele e polline ed in zone caratterizza-
te da favorevoli condizioni microclimatiche: temperature miti e grado di umidit basso.Le api regi-
ne devono essere sempre giovani, prolifiche e provenienti da ceppi selezionati relativamente al
carattere del controllo delle malattie. Per la terapia delle colonie colpite da nosemiasi, sono attual-
mente da escludere trattamenti a base di antibiotici.
Schede tecniche di apicultura La nosemiasi - diagnosi e cura

Gli addomi delle api operaie Il risultato finale


4 costituenti il campione devono essere 7 dell'azione di decomposizione degli
separati dal torace mediante l'ausilio addomi l'ottenimento di una poltiglia
delle forbicine ed eventualmente della di colore giallo-arancio. Tale colorazione
pinzetta. Se le api campionate sono dovuta alla presenza di polline
state conservate a lungo in congelatore, nell'intestino delle api. Per l'analisi
necessario, dopo l'avvenuto scongela- microscopica si versa sul vetrino conta-
mento, procedere al pi presto spore circa 1 millilitro di questo
prontamente all'analisi. preparato, ricoprendo poi il tutto
mediante un vetrino copri-oggetto.

Occorre campionare L'infestazione di Nosema


5 non meno di 60 api adulte per alveare 8 grave qualora vengano contate oltre
e deve essere analizzato almeno il 10- 10 milioni di spore per singolo intestino
20% degli alveari che compongono d'ape; molto grave qualora superino il
l'apiario, con un minimo di 4-5 alveari. valore di 20 milioni di spore per singolo
Nel caso l'apiario abbia due o pi tipi di intestino.
orientamento o ombreggiamento, il
campionamento deve essere effettuato
separatamente per ogni differente
situazione.

Gli addomi cos isolati L'infestazione di Nosema


6 devono essere omogeneizzati con 9 lieve qualora vengano contate meno
l'ausilio del pestello e l'aggiunta di 5 milioni di spore per singolo
graduale di acqua distillata fino a intestino d'ape; media qualora il loro
raggiungere il rapporto di 1 centimetro numero sia compreso tra i 5 e i 10
cubo per addome campionato. milioni di spore per singolo intestino.
L'operazione, della durata di alcuni
minuti, permette la fuoriuscita delle
spore dall' intestino dell'ape. preferibile
procedere all'omogeneizzazione
aggiungendo l'acqua distillata poco per
volta, portandola a volume solo al
termine dell'operazione.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La peste americana
eziologia, sintomatologia e diffusione
La peste americana, una malattia che colpisce la covata delle api. probabilmente la pi grave La morte della pupa avviene entro
in assoluto, tanto che, per evitarne la diffusione, consigliata la distruzione delle api e dei favi, sia 2 la celletta opercolata. La forma vegetati-
di covata che di scorte. La malattia non costituisce alcun pericolo per la salute umana ed i prodotti va del batterio, sviluppatasi dalla spora,
provenienti da alveari infetti possono essere consumati tranquillamente. In Italia una delle cinque
malattie apistiche soggette all'obbligo di denuncia all'autorit sanitaria locale secondo quanto dis- moltiplicandosi, invade dapprima l'inte-
posto dalle vigenti normative di polizia veterinaria. stino medio e quindi, attraverso l'emolin-
causata dal Paenibacillus larvae, White, microrganismo sporigeno, con forma simile a quella di fa, tutti gli altri tessuti ed organi dell'in-
un fagiolo. munito di flagelli che utilizza come organo di locomozione. Durante la fase di laten- setto. Alla morte della pupa, l'opercolo
za, qualora le condizioni ambientali non siano idonee alla sopravvivenza del batterio, esso d ori- della celletta assume una configurazio-
gine ad una spora, forma resistente sia agli agenti chimici e fisici pi avversi, sia alla disidratazione. ne tipica: la covata si presenta lacunosa,
In questo stato il Paenibacillus larvae capace di resistere ad elevate temperature (per 20 minuti a
120C), ai disinfettanti chimici (cloro ed iodio) e fisici, all'acqua bollente con detersivo, all'esposizio- con celle vuote (dalle quali la covata
ne ai raggi solari, nel terreno a temperatura ambiente per quasi due anni. Le spore sono di forma sfarfallata regolarmente o, al contrario,
ovoidale, brillanti, non facilmente visibili e riconoscibili al microscopio se non mediante opportuna con residui di pupe morte) frammiste a
colorazione (si colorano solo nella parte periferica). celle opercolate.
A differenza di quanto si ritenuto finora, recenti lavori hanno provato che la vitalit delle spore di
peste americana decade col tempo: dopo 20 anni solo il 35-40% delle spore contenute nel miele
o all'interno di un'arnia possono ancora dare origine alla forma vegetativa del batterio. Le celle opercolate, contenenti le pupe
La malattia non causa alcun danno all'ape adulta. 3 oramai morte, assumono una configura-
La diffusione della peste americana, sia fra gli apiari che nell'ambito di una stessa postazione, avvie- zione tipica. Gli opercoli, anzich bom-
ne attraverso molteplici modalit, sia connaturate all'allevamento, sia naturali. Fra le cause legate
all'uomo, le pi frequenti sono riconducibili all'introduzione in apiario di materiale genetico (scia- bati, si presentano infossati ed umidicci,
mi, naturali o artificiali, pacchi d'api, api regine, ecc.) di dubbia provenienza; l'utilizzo di miele infet- con una colorazione brunastra, spesso
to per l'alimentazione di soccorso; il trasferimento di favi di covata, l'uso di attrezzature infette. Fra forati dalle stesse api adulte, nel tentativo
le cause naturali, meno diffusive, concorrono i fuchi, nei loro spostamenti fra gli alveari, la deriva di estrarre i resti della pupa. A volte, nello
(vedi glossario) e, soprattutto, il saccheggio. Dalla peste americana, infatti, risultano colpite non solo svolgere questa operazione, gli opercoli
le colonie deboli, ma anche, e soprattutto, quelle pi forti. Sono queste ultime che, durante i perio- vengono asportati completamente.
di di scarso flusso nettarifero, vanno a saccheggiare gli alveari pi deboli o moribondi. Se la causa
di questa condizione la peste americana, assieme alle riserve alimentari, le api operaie prelevano Questa operazione conferisce al favo
inconsapevolmente anche le spore del bacillo, infettando cos la propria colonia. l'aspetto di covata irregolare descritto in
Affinch la malattia si manifesti, occorre comunque una concentrazione elevata di spore: almeno precedenza.
50 milioni per litro di alimento. Colonie resistenti tollerano per concentrazioni fino a 300 miliardi
per litro.

La peste americana si trasmette Subito dopo la morte, il colore


1 per via orale, attraverso l'alimentazione. 4 della larva vira dal bianco lucente al bian-
Le larvette vengono infettate ad un'et co opaco per assumere in seguito colora-
compresa fra le 24 e le 48 ore. L'infezio- zioni sembre pi brune. Dopo circa 25
ne evolve lentamente e si manifesta giorni dalla morte, la larva, oramai color
trascorsi almeno 9 giorni dalla schiusa bruno scuro, si trasforma in una vera pol-
dell'uovo, allo stadio di prepupa o di tiglia informe e vischiosa, perdendo la nor-
pupa. Solamente in questa fase, di cel- male consistenza. Questa fase viene co-
letta opercolata, l'apicultore in grado munemente indicata come stadio di larva
di accertare la presenza della malattia. filamentosa poich, infilando nella massa
Infatti la covata affetta da peste america- larvale uno stecchino, alla sua estrazione
na ben si distinge da quella sana. viene a formarsi un lungo filamento.
Schede tecniche di apicultura La peste americana - eziologia, sintomatologia e diffusione

Questa prova, detta dello stecchino, L'uso degli antibiotici per la cura
5 qualora dia origine a filamenti persisten- 8 delle batteriosi (quali la peste europea o
ti, della lunghezza di almeno 1 o 2 la peste americana), in Italia non pi
centimetri, viene generalmente conside- ammesso da tempo. Per la peste ameri-
rata dagli operatori assolutamente at- cana possibile ricorrere alla messa a
tendibile. In realt, l'attendibilit, pur sciame. Si spazzolano le api entro un'ar-
elevata, non completa, considerato nia pulita e disinfettata, contenente
che alcune forme virali presentano una alcuni telaini con piccoli ritagli di fogli
sintomatologia simile. comunque un cerei, allontanando tutti i favi presenti. Lo
segnale indicativo che, unitamente sciame cos ottenuto deve essere tenuto
all'odore acido ed alla posizione delle chiuso per qualche giorno e nutrito ab-
pupe, deve mettere in grave allarme bondantemente per dare modo alle api
l'apicultore. di ripulire il proprio apparato digerente.

A sei settimane dalla morte Trascorsi due o tre giorni,


6 la pupa si dissecca totalmente, 9 la colonia deve essere ritrasferita entro
trasformandosi in una scaglia di colore un'altra arnia fornita di nuovi fogli cerei.
nero. Questa quasi si salda alla parete Tutto il materiale impiegato deve essere
inferiore della cella, impedendone alle disinfettato accuratamente. Al fine di
api spazzine l'opera di allontanamento scongiurare eventuali contagi, si devono
dall'alveare. In tale posizione resta distruggere con il fuoco tutti i favi prelevati
evidente l'estremit encefalica con nonch i fogli cerei costruiti dalle api
l'apparato boccale estroflesso. Tale durante il periodo di clausura.
condizione, al contrario della prova
dello stecchino, specifica della morte
per peste americana.

La diagnosi della peste americana Valutando per le scarse probabilit


7 deve essere fatta il pi precocemente 10 di risanamento della colonia, lo scarso
possibile, al fine di evitare la diffusione valore dello sciame nudo, il costo
della patologia. A tale scopo, sono elevato del materiale da sacrificare
reperibili in commercio particolari kit nonch il lavoro necessario e conside-
che permettono di accertare la presen- rando il forte rischio di diffusione della
za del batterio con un elevato grado di malattia, la soluzione sempre raccoman-
affidabilit. Eventualmente una dabile quella dell'uccisione della
conferma pi attendibile, possibile colonia. La sua distruzione, unitamente
averla solamente attraverso approfondi- a tutti i favi di covata e di scorte deve
ti esami di laboratorio. essere eseguita mediante l'uso del
fuoco.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La peste europea
eziologia, sintomatologia e diffusione
La peste europea (vedi glossario), una malattia che colpisce la covata delle api sin dalle prime fasi Successivamente la colorazione
dello sviluppo. L'agente eziologico stato individuato da White, nel 1912, nel Bacillus pluton. Esso 2 del tegumento larvale vira ancora verso
venne poi riclassificato dal Bailey, dapprima come Streptococcus pluton (1957) e, successivamen- le tonalit del bruno, pi o meno
te, come Melissococcus pluton (1983). In realt sono numerosi i microrganismi che concorrono a
determinare questa patologia. Nelle fasi pi avanzate della malattia, infatti, sono spesso presenti intenso. In questa fase la larva, si
molteplici altre specie di batteri saprofiti (il Paenibacillus alvei, l'Enterococcus faecalis -classificato da distende nuovamente, ma appare
Massen come Streptococcus apis-, il Brevibacillus laterosporus) cos come, successivamente alla afflosciata sul fondo della cella. La
morte della larva, possono prevalere specie come gli stessi Paenibacillus alvei e Streptococcus apis massa della larva oramai morta
o l'Achromobacter eurydice. La loro presenza pu far s che la malattia sia accompagnata da odori presenta una consistenza quasi
sgradevoli, assai diversi per, da quello di colla vinilica manifestato dalla peste americana. pastosa, generalmente non
Le larve vengono infettate, mediante la somministrazione di alimento contaminato dal batterio,
entro i primi giorni di vita e muoiono intorno al 7-8 giorno dalla schiusa dell'uovo, qualche giorno filamentosa. Ove tendesse a filare, i
prima che la cella venga opercolata. filamenti sarebbero comunque lunghi
Contrariamente a quanto avveniva fino a pochi anni fa, quando la peste europea. non rappre- appena pochi millimetri.
sentava, almeno nell'Italia meridionale ed insulare, una patologia particolarmente grave, attual-
mente si registrato un forte aumento della sua incidenza, soprattutto all'inizio della primavera.
Nella forma acuta la patologia in grado di provocare danni gravissimi, fino a portare la colonia
all'estinzione completa. Se non diagnosticata per tempo, il contagio fra gli alveari pu portare alla Nell'ultima fase la larva si dissecca,
totale distruzione di intere postazioni. Le larve delle api risultano estremamente suscettibili al pato- 3 assumendo la consistenza di una scaglia
geno nelle prime 48 ore di vita. Pertanto, nella fase conclamata, la loro morte avviene quando la brunastra. Questa, comunque, non
cella ancora aperta. La larva assume posizioni particolari, presentandosi o avvolta a spirale o con
il dorso rivolto verso l'apertura della cella o, ancora, appiattita su una delle pareti della celletta. Le aderisce mai alle pareti della celletta. Per
larve morte da poco presentano il tegumento trasparente tanto da rendere visibili le trachee. questo motivo, le api di colonie pi
Qualora non vengano rapidamente rimosse dalle operaie, le larve morte vanno incontro a feno- inclini alla pulizia ed alligiene
meni di putrefazione; il microrganismo patogeno prolifera, arrivando a contaminare cos anche la dellalveare, sono in grado allontanarle,
cella. La trasmissione della malattia all'interno dell'alveare avviene tramite le api spazzine che, ten- superando cos la malattia. Al contrario,
tando di rimuovere dal favo il corpo della compagna ormai in avanzato stato di decomposizione, in quelle pi pigre, la peste europea
diffondono l'agente patogeno a tutta la colonia. Infatti le stesse api operaie spazzine (divenute
nutrici), attraverso la nutrizione fornita alla covata nei suoi primi giorni di vita, passano loro grandi manifesta un decorso che conduce
quantit di batteri propagando in questo modo l'infezione su altre giovani larve sane. Al contrario, l'alveare all'estinzione.
se l'intervento delle api operaie immediato, possibile che il decorso della malattia non sia nean-
che avvertito dall'apicultore, non manifestando la colonia che una lieve mortalit larvale.

La peste europea colpisce le larve Le larve arrivano alla morte


1 in giovane et. All'inizio, nella zona del 4 molto presto, generalmente prima che
capo della larva infettata si forma una la celletta venga opercolata. In questa
piccola macchia gialla che si estende situazione la covata appare piuttosto
appena lungo il dorso. La colorazione lacunosa, circostanza che fa s che, nella
del tegumento vira dal bianco perlaceo sua prima fase, la peste.europea possa
al bianco opaco. La larva assume quindi passare del tutto inosservata, in special
una posizione anomala: si ripiega su se modo, nei casi in cui la colonia non
stessa contraendosi quasi a spirale. In mostri ancora fenomeni di
questa posizione tende a portare la spopolamento o l'apicultore non sia
parte dorsale verso l'uscita della cella. molto pratico.
Schede tecniche di apicultura La peste europea - eziologia, sintomatologia e diffusione

Qualora vengano contaminate L'uso degli antibiotici per la cura


5 larve allo stadio di 4a et, queste 8 delle batteriosi (quali le pesti), in Italia
moriranno subito dopo l'opercolatura non pi ammesso da tempo. Per la
della celletta, allo stadio di prepupa. peste europea possibile ricorrere al
In questo caso la covata si presenta nel blocco della covata. Questo metodo si
suo insieme non compatta, con celle realizza ingabbiando la regina per un
opercolate frammiste a celle aperte, periodo che si protragga per almeno 21
contenenti larve morte. giorni. In questo lasso di tempo le api,
La colonia malata pu emanare odori non pi impegnate nell'allevamento
diversi (acido o putrescente) o anche della covata, hanno la possibilit di
nessun odore particolare, in relazione a ripulire molto velocemente i favi dalla
quale fenomeno di putrefazione presenza di larve morte, eliminando
avviene a carico delle larve morte. grandi quantit di materiale contagiante.

Se lo stadio di sviluppo della malattia Trascorsi 21 giorni,


6 non molto avanzato, le api, 9 preferibile ridare alla colonia una nuova
specialmente quelle di razza ligustica regina, possibilmente selezionata al fine
che sono molto attive nella pulizia dei del controllo delle malattie. Eventualmen-
favi e nell'asportazione delle larve morte, te, se la forza della colonia non fosse
possono riuscire a ripulire tutte le celle elevata o la stagione non ne consenta la
facendo s che la malattia regredisca sua ripresa, preferibile riunificarla con
spontaneamente fino alla sua un'altra. La riunificazione per, deve essere
scomparsa naturale. Nel caso che la eseguita dopo un periodo di quarantena
malattia venga accertata su un solo al fine di verificare la completa scomparsa
favo, indispensabile asportarlo dei sintomi della malattia.
affinch venga immediatamente
distrutto.

La diagnosi della peste europea buona prassi igienica,


7 deve essere fatta il pi precocemente 10 prima di procedere all'inserimento della
possibile, al fine di evitare la diffusione nuova regina, sostituire l'arnia in uso
della patologia. A tale scopo, sono con un'altra ben lavata e
reperibili particolari kit che permettono accuratamente disinfettata.
di accertare la presenza del batterio con Successivamente, opportuno
un elevato grado di affidabilit. Una monitorare lo stato sanitario dell'alveare,
conferma pi attendibile, nel caso, al fine di rilevare per tempo una
possibile averla solamente attraverso possibile ripresa della malattia.
esami di laboratorio pi approfonditi.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La varroatosi
il monitoraggio
Il monitoraggio sulla consistenza delle popolazioni di Varroa destructor (vedi glossario) negli alvea- Se in 24 ore, la caduta naturale
ri assume importanza certamente rilevante, soprattutto per l'individuazione del periodo adatto per 2 supera le 16-20 varroe, solo un
un'efficace e corretta esecuzione dei trattamenti. Ammetendo che la popolazione di Varroa, all'in- trattamento tempestivo pu salvare la
terno della colonia, raddoppia ogni mese, si intende evidenziare la necessit di eseguire il tratta- famiglia. In mancanza di questo si
mento almeno un mese prima che il numero degli acari porti la colonia di api al collasso. Il nume- potrebbe perdere la colonia. Nel caso il
ro di parassiti sopportabile da una famiglia varia secondo la stagione, le condizioni della famiglia vassoio per la raccolta sia stato lasciato
stessa e la quantit di raccolto. per sempre preferibile non superare la soglia di 2.500 varroe per un tempo diverso da quello
adulte in fase di riproduzione per singolo alveare. indicato, per stimare il numero di acari
indispensabile, quindi, avere conoscenza dell'entit delle popolazioni di acari all'interno degli caduti nelle 24 ore, si divide il totale
alveari e, quindi, dell'intero apiario. Il monitoraggio, svolto periodicamente, fornisce all'apicultore della caduta per il numero di ore di
un indicatore importante della salute delle famiglie: segnala sia la necessit immediata di un trat- permanenza del vassoio in arnia e si
tamento, sia l'efficacia dei trattamenti effettuati. Infatti, ripetendo il monitoraggio alcuni giorni dopo moltiplica per 24 il valore ottenuto.
il trattamento, possibile accertarsi della reale diminuzione del numero degli acari e valutare cos
la reale efficacia del prodotto usato e del suo modo di impiego. In assenza di covata opercolata,
l'efficacia dei trattamenti deve tassativamente essere compresa fra il 95 ed il 99%. fondamentale Il metodo per il conteggio
inoltre che il numero delle varroe che riescono a superare l'inverno non superi le 10 unit per 3 degli acari attraverso il lavaggio delle
alveare. In caso contrario, non saranno pi sufficienti due trattamenti annuali, ma si dovr preve- api adulte viene impiegato
dere un ulteriore trattamento tampone nel mese di giugno, fra la fine del raccolto primaverile e preferibilmente su famiglie forti. Ha
l'avvio di quello estivo. Esistono diversi metodi per stimare il numero delle varroe presenti nell'al- inoltre il vantaggio di fornire un dato
veare. Di seguito si descrivono quelli prevalentemente utilizzati dagli apicultori: il conteggio della immediato senza obbligare l'apicultore
caduta naturale, il lavaggio delle api operaie ed il conteggio sequenziale nella covata femminile a ritornare in apiario il giorno successi-
opercolata (vedi glossario). Lultimo sistema riportato, il conteggio degli adulti presenti sulla cova- vo. Si procede spazzolando da telaini di
ta maschile, pur meno preciso, fornisce comunque utili indicazioni sullo sviluppo delle popolazio- covata circa 200 fra api operaie e fuchi.
ni di varroa. Indipendentemente dalla metologia assunta per il monitoraggio, importante che
questo venga ripetuto annualmente con gli stessi criteri e nello stesso periodo (possibilmente dalla
fine di gennaio alla met di febbraio). Il valore ottenuto non deve crescere negli anni, bens rima-
nere costante o, meglio, decrescere.

Il conteggio della caduta naturale Il campione deve essere prelevato


1 si realizza attraverso l'inserimento 4 da almeno 2-3 telaini da nido conte-
nell'alveare di vassoi opportunamente nenti covata, prestando particolare
preparati. Per far s che tutte le varroe attenzione a non catturare anche la
cadute vengano trattenute sul vassoio regina. Una volta raccolte le api, il
(e non asportate dal vento o da parte recipiente deve essere chiuso con una
di insetti predatori come le formiche), rete. Successivamente si introduce
occorre predisporre un foglio adesivo dellacqua saponata e si tappa il
o spalmare la faccia superiore del barattolo con la sua capsula.
vassoio con dell'olio di vaselina.
Schede tecniche di apicultura La varroatosi - il monitoraggio

Agitando il recipiente Il conteggio delle varroe sulla


5 contenente le api immerse in acqua 8 covata maschile molto pi semplice
saponata si favorisce il distacco delle rispetto a quello realizzato sulla covata
varroe. La separazione fra gli acari e le femminile. Utilizzando la forchetta
api viene realizzata filtrando il tutto disopercolatrice, possibile estrarre le
mediante una rete in grado di trattene- larve e le pupe di fuco, unitamente agli
re le api, ma di essere attraversata dalle acari. Anche ad occhio nudo ci si pu
varroe. Queste ultime possono essere rendere conto del livello di infestazione:
facilmente contate o nell'acqua qualora, come in questa immagine, su
saponata stessa o versando il liquido su circa 40 pupe di fuco sono conteggia-
un filtro chiaro. bili non meno di 15 varroe, la situazione
pu essere definita preoccupante.

indispensabile contare Il monitoraggio massale della varroa


6 anche le api prelevate poich il valore 9 pu essere svolto contemporaneamen-
delle varroe deve essere rapportato alle te al prelievo della covata maschile
100 api. Questo dato il solo indice da effettuato mediante l'inserimento al
utilizzare per valutare la necessit del centro del nido, a partire dal mese di
trattamento. marzo, di un telaino trappola da mela-
rio. In tale modo le api costruiscono al di
sotto di esso un favo naturale costituito
esclusivamente da celle a fuco. Dopo
l'opercolatura delle celle si deve
asportare l'intera costruzione edificata.

Il conteggio sequenziale della Trascorsi venti giorni


7 covata femminile si realizza attraverso il 10 dall'inserimento del telaio necessario
prelievo di stadi preimaginali di ape estrarre ed eliminare il favo oramai
operaia da celle opercolate. Nel conteg- completamente opercolato. Ripetendo
gio delle varroe prelevate assieme alle pi volte questo intervento biodinami-
larve, devono essere comprese anche le co, possibile asportare tra le 600 e le
varroe non adulte, riconoscibili dal 1000 varroe per stagione.
colore rosso assai pi chiaro, a volte molto importante essere precisi nel
quasi trasparenti. rispettare i tempi per l'asportazione del
favo trappola. Un ritardo, infatti,
permette lo sfarfallamento della covata
maschile, determinando un incremento
notevole della popolazione della varroa.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La varroatosi
i trattamenti artigianali a base di timolo
Il timolo una molecola aromatica normalmente presente in natura. Componente principale Luso del timolo in cristalli
dell'olio di timo, possibile isolarla in parecchi mieli. In quello di timo, ma anche in altri quali, ad 2 prevede la distribuzione per singolo
esempio, quello di tiglio ove presente in concentrazione massima pari a 0,16 milligrammi per trattamento di 0,25 grammi di prodotto
chilogrammo di miele. L'efficacia di questo composto nei confronti del controllo delle popola- per ogni telaino ben coperto di presen-
zioni di Varroa destructor nota da tempo, tant' che viene considerato uno dei principi attivi te nel nido.In un alveare composto da
pi interessanti per i trattamenti tampone (vedi glossario), da effettuarsi al termine della produ-
zione estiva. Per questo tipo di impiego viene utilizzato timolo sintetico. 10 favi vengono impiegati complessiva-
Il timolo, all'interno dell'alveare, agisce a seguito della sua sublimazione (qualora si utilizzino cri- mente circa 2,5 grammi di timolo per
stalli) o della sua evaporazione (se si impiega in soluzione alcolica o nelle formulazioni commer- intervento. I cristalli devono essere
ciali). Concentrazioni comprese fra i 5 ed i 15 milligrammi per litro di aria sono ben tollerate dalle distribuiti sulla parte superiore dei telai
api, provocando invece la morte delle varroe in fase foretica (vedi glossario). da nido. Il trattamento va ripetuto per
Sul mercato, oltre ai prodotti commerciali (quali l'Api LIFE VAR e l'Apiguard ), sono disponibili

almeno quattro volte, ad intervalli
diversi prodotti di formulazione artigianale: il timolo in cristalli o in soluzione alcolica. Inoltre, all'e- regolari di 4-6 giorni.
stero gli allevatori possono trovare in commercio anche il Thymovar (che sfrutta, come suppor-
to evaporante, un panno in spugna di viscosa) e particolari diffusori quali i Telaini Frakno (vedi
glossario). L'utilizzo del timolo, oltre alla sua comprovata efficacia, offre il vantaggio di un impie-
go facile e veloce, qualunque mezzo o formulazione commerciale venga scelta. Questa mole- Le temperature medie giornaliere,
cola, al pari degli altri olii essenziali utilizzati nella lotta alla varroa (eucaliptolo, mentolo e canfo- 3 durante il periodo dei trattamenti, non
ra) stata inclusa nell'allegato II del regolamento CE n 2377/90 (vedi glossario) che compren- devono superare i 25C. Con temperatu-
de le sostanze per le quali non necessario stabilire limiti residuali massimi. Si tratta infatti di prin- re medie persistentemente superiori,
cipi attivi innocui e di nessun rischio tossicologico per il consumatore.
Durante i trattamenti a base di timolo, occorre chiudere tutte le aperture di areazione, spesso l'utilizzo del timolo in cristalli sconsiglia-
presenti in modo particolare sui coprifavi, e riposizionare la porticina di ingresso ed i fondi metal- bile, potendo indurre la colonia
lici. Questi devono essere spalmati con grasso di vaselina, al fine di poter catturare anche le var- all'abbandono dell'arnia. Il timolo in
roe che cadono solo tramortite. L'efficacia del trattamento con il timolo in formulazione artigia- cristalli, come gi detto in premessa, pu
nale simile a quella che si ottiene utilizzando prodotti di tipo commerciale: dal 90 al 95%. essere distribuito anche attraverso il
Qualora si dia inizio al trattamento in presenza di temperature medie giornaliere piuttosto ele- telaino Frakno (o in telaini dalla tipologia
vate (25C. e oltre) si pu manifestare fra le api uno stato di agitazione che pu sfociare o in azio- simile).
ni di saccheggio o nellabbandono dell'alveare. Per limitare questi fenomeni sempre meglio
effettuare i trattamenti il tardo pomeriggio, quando la gran parte delle bottinatrici ha fatto rien-
tro in alveare.

Il timolo appartiene al gruppo Per l'uso in soluzione alcolica,


1 dei fenoli. A temperatura ambiente, si pre- 4 si impiegano 10 grammi di timolo diluiti
senta come un solido cristallino incolore, in comune alcol per uso alimentare a
dall'odore caratteristico. I fenoli sono sos- 95. Si ottengono circa 20 millilitri di
tanze derivate dagli idrocarburi aromatici soluzione con una proporzione finale
per sostituzione di uno o pi atomi di pressoch di 1 parte di timolo per 1
idrogeno con gruppi ossidrile -OH. Il com- parte di alcol. In pratica, sciogliendo
posto pi semplice di questa classe ap- 1.000 grammi di timolo in 1 litro di alcol,
punto il fenolo, noto anche come acido ed agitando il tutto fino a che l'insieme
fenico avendo una marcata reazione aci- ridiventa limpido, possibile ottenere
da. L'OMS fissa i residui di timolo negli ali- circa 2 litri di soluzione, sufficienti per il
menti in 50 milligrammi per chilogrammo. trattamento settimanale di 100 colonie.
Schede tecniche di apicultura La varroatosi - i trattamenti artigianali a base di timolo

La distribuzione della soluzione I cartoncini o le tavolette OASIS


5 all'interno dell'arnia pu avvenire 8 possono essere facilmente impregnati
secondo 3 modalit differenti: panno con l'ausilio di una siringa. Questa ope-
spugna (purch realizzato con sole fibre razione deve essere svolta indossando
naturali di cotone e cellulosa), guanti in lattice ed in ambienti ben ven-
cartoncino vegetale o spugna OASIS tilati. Infatti l'odore del timolo, assai per-
(vedi glossario). sistente, si fissa sia sugli indumenti sia sul-
Il panno spugna si dimostrato il meno la pelle. La conservazione dei supporti
adatto, venendo facilmente disgregato pu avvenire in contenitori di plastica a
e propolizzato dalle api e inducendo chiusura ermetica, in ambienti freschi e
una relativa moria degli stadi bui. Questo tipo di preparazione artigia-
preimaginali. nale ha un odore meno intenso di quel-
lo emanato dalle tavolette di Api LIFE
Var.

Nel caso si impieghi il cartoncino, In ogni alveare, sopra i telai del nido,
6 il pi adatto si dimostrato essere 9 all'estremit di una delle due diagonali si
quello tipo 26 bianco vegetale svedese posizionano due cartoncini, o due tavolet-
(vedi glossario), della lunghezza di 10 te OASIS, impregnati con 10 millilitri di
centimetri per 6 di larghezza e 2,5 soluzione ciascuno. Meglio se, una volta
millimetri di spessore. Questo non viene diviso in due ciascun cartoncino, o
disgregato n propolizzato dalle api e ciascuna tavoletta in due parti, si
causa una moria degli stadi preimaginali posizionano le 4 mezze parti ottenute, sui
poco significativa riscontrata in appena telai da nido, ai lati della covata, sulle
il 10% delle colonie trattate. Ogni diagonali.
cartoncino pu assorbire 10 millilitri di
soluzione per complessivi 5 grammi di
timolo.

In alternativa possibile usare Si effettuano 3 trattamenti,


7 la spugna OASIS (vedi glossario). 10 per ogni alveare, a distanza di 7 giorni
Questa spugna viene normalmente l'uno dall'altro, qualora la temperatura
reperita sul mercato in piccoli blocchi media giornaliera esterna non sia
lunghi 25 centimetri, larghi 10 e alti 7,5. superiore ai 20C. Ove si registrino
Affettando questo blocco possibile temperature superiori, preferibile
ottenere 50 tavolette delle dimensioni di sostituire i supporti evaporanti ogni 4
10 per 7,5 centimetri e spesse 5 giorni. Con medie giornaliere superiori
millimetri. Dividendo per lungo ciascuna ai 25-30C, consigliabile usare il timolo
tavoletta in 3 parti, si ottengono un in formulazioni commerciali, come ad
totale di 150 tavolette delle dimensioni esempio l'Apiguard, capace di auto
di 3,3 x 7,5 centimetri. regolare le quantit sublimate al variare
delle temperature.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La varroatosi
i trattamenti con lApiguard

L'Apiguard un presidio sanitario a base di timolo, prodotto, al pari dell'Apistan, dalla VITA Il dosaggio standard previsto
(Europe) Limited. registrato in Italia con Decreto Ministero della sanit n 103567018 del gennaio 2 dalla VITA (Europe) Limited pari a 50
2006.
La sostanza attiva rappresentata dal timolo, molecola aromatica presente in natura ed isolata nor- grammi per alveare. Trattandosi di un
malmente nel miele di timo nonch in molti altri tipi di mieli quali, ad esempio, quello di tiglio. prodotto evaporante, la quantit di
L'efficacia di questa molecola nei confronti del controllo delle popolazioni di varroa nota da prodotto da impiegare non dipende
tempo. Essa ordinariamente utilizzata, tal quale (in polvere o in soluzione alcolica) o in altre for- dalla forza della colonia, ma dal volume
mulazioni (come l'API LIFE VAR), per il trattamento tampone (vedi glossario) al termine dell'ultima
produzione estiva (vedi scheda "Trattamento antivarroa - preparati a base di timolo). da saturare. Per questo motivo, al fine di
Il vantaggio dell'impiego del timolo nella formulazione dell'Apiguard, deriva dal fatto che il prin- limitare i costi, prima del trattamento,
cipio attivo viene veicolato attraverso un particolare gel brevettato, capace di regolare l'evapora- preferibile riunire insieme le colonie
zione del timolo al variare delle temperature. In pratica, agisce come volano ostacolando l'evapo- deboli, in modo che gli alveari siano
razione del timolo all'aumento delle temperature e, viceversa, favorendola ogni qualvolta queste si formati, per quanto possibile, da
abbassano. Secondo la casa produttrice, l'utilizzo dell'Apiguard ha, per l'alveare, effetti collaterali famiglie su 10 favi.
positivi. Infatti il timolo, agendo oltre che come acaricida anche come fungicida ed antibatterico,
contribuisce a migliorare l'igiene dellalveare e quindi lo stato sanitario delle colonie. Inoltre leven-
tualit che possa ridurre la propria efficacia determinando l'insorgenza di ceppi di varroa resisten-
ti, sono estremamente scarse. Nel caso si propenda per l'impiego
Mentre gli acaricidi tradizionali di origine sintetica intervengono bloccando esclusivamente un pro- 3 dell'Apiguard in confezioni predosate,
cesso biochimico vitale per l'acaro, il timolo agisce in modo "polifunzionale", su molteplici processi queste devono essere semplicemente
biologici propri della varroa: sia sul sistema nervoso, sia sull'integrit delle pareti cellulari.
L'utilizzo dell'Apiguard consigliato per i trattamenti tampone estivi, con temperature comprese aperte e posizionate al di sopra dei telaini
fra i 20 ed i 40C; la maggiore efficacia si esplica con temperature prossime ai 35C. La contempo- del nido. Le vaschette (contenenti 50
ranea alimentazione delle api migliora lefficacia del trattamento di circa il 6% rispetto al trattamento grammi di prodotto) vanno sostituite
in assenza di alimentazione. Per quanto la normativa comunitaria non preveda per il timolo (in qua- ogni 10 - 12 giorni. Anche se il gel viene
lit di prodotto naturale) un limite massimo del residuo, il suo impiego, in coincidenza con i flussi
nettariferi, potrebbe trasferire al miele odori e sapori anomali, raggiungendo la soglia di percezio- prelevato dalle api in tempi inferiori, resta
ne sensoriale che va da 1,1 a 1,5 milligrammi per chilogrammo di miele. Individui sensibili al gusto comunque efficace. Infatti lazione
del timolo ne percepiscono la presenza gi a concentrazioni prossime a 0,8 milligrammi per chilo- dellApiguard si esplica sia attraverso il
grammo di miele. Per tale motivo la Confederazione Elvetica ha stabilito questo valore quale con- contatto con le api, sia attraverso i vapori.
centrazione massima ammessa. Pertanto, sebbene la casa produttrice non dia indicazioni in meri-
to, preferibile effettuare il trattamento in assenza dei melari.

L'Apiguard viene commercializzato Al fine di un'ottimale circolazione


1 o sfuso, in secchielli dal peso di 3 4 dell'evaporato di timolo, occorre
chilogrammi, o in confezioni di 10 predisporre un volume "libero" al di
vaschette dal peso di 50 grammi sopra dei favi del nido. Questo si realizza
ciascuna. L'impiego del prodotto sfuso o capovolgendo il coprifavo (qualora
permette un risparmio di circa il 20-25% questo sia predisposto per l'accogli-
per singolo trattamento. mento del nutritore a tazza) o posizio-
nando un melario privo dei favi. La
prima soluzione da preferire poich il
volume totale da saturare (arnia pi
coprifavo) inferiore (vedi glossario).
Schede tecniche di apicultura La varroatosi - i trattamenti con lApiguard

Affinch il trattamento raggiunga


5 la massima efficacia, indispensabile 8 Prima di introdurre il fondo mobile
per il monitoraggio delle varroe,
chiudere le aperture per l'aerazione delle occorre spalmare o spennellare su
quali potrebbe essere dotata l'arnia. In questo, uno strato di vaselina o olio di
modo particolare, poich i vapori vaselina (vedi glossario). Si pu evitare
sprigionati dallApiguard sono pi pesanti cos che le varroe cadute, ma ancora
dellaria, occorre riposizionare i fondi vive, possano risalire nellarnia oppure
mobili in lamiera. che le varroe morte possano essere
asportate dalle formiche, falsando i
valori dellinfestazione.

E possibile suddividere la dose importante conteggiare il numero


6 standard di 50 grammi in due tratta- 9 delle varroe cadute nelle settimane
menti settimanali di 25 grammi durante l'intervento. Ma soprattutto
ciascuno. Questo non comporta una importante valutare la caduta naturale
maggiore efficacia del trattamento, ma nelle settimane successive: sia per avere
permette di risparmiare prodotto ove la una reale stima dell'efficacia del trattamen-
sua somministrazione debba essere to e sia per verificare eventuali casi di
interrotta a causa di oscillazioni reinfestazione.
impreviste delle temperature, al di fuori L'efficacia del trattamento con Apiguard
dellintervallo ottimale di impiego (20- compresa fra il 90% ed il 95%,
40C). mostrando una variabilit estremamente
ridotta.

L'impiego dell'Apiguard sfuso L'impiego del timolo,


7 permette un significativo risparmio 10 sia nelle formulazioni classiche, sia come

economico anche a fronte di una Apiguard , pu provocare fenomeni di
maggiore necessit di manodopera per saccheggio fra le colonie (vedi
l'intervento. Si consideri che il corretto glossario). Pertanto, oltre ad equilibrare
dosaggio del prodotto facilitato preventivamente la forza delle famiglie,
dall'impiego di una specifica paletta in preferibile, per limitarne i rischi, trattare
dotazione alla confezione da 3 contemporaneamente l'intero apiario.
chilogrammi. Durante il trattamento meglio evitare
la sostituzione delle regine.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La varroatosi
i trattamenti con lApistan

LApistan uno dei pochi presidi sanitari, fino ad ora autorizzati in Europa, che manifesta anco-
Le confezioni di Apistan
ra una buona efficacia per il controllo della parassitosi provocata dall'acaro Varroa distructor.
Prodotto dalla casa farmaceutica VITA(Europe)Limited, ha come principio attivo il Fluvalinate.
1 commercializzate in Italia, contengono,
Il prodotto si presenta sotto forma di strisce di materiale plastico imbevute di molecole di princi- ciascuna, 10 strisce, necessarie per il
pio attivo che vengono lentamente rilasciate all'interno dell'alveare eliminando gli adulti di trattamento di 5 colonie con un
Varroa in fase foretica. Le strisce vengono inserite in numero di una ogni cinque telai da nido numero superiore a 7 favi coperti da
coperti di api, all'interno dellarnia, sospendendole tra due telai da nido. Vi devono essere lascia- api. possibile inserire soltanto una
te da un minimo di 45 ad un massimo di 70 giorni. In questo modo possibile colpire 2-3 gene- striscia qualora la famiglia sia composta
razioni di acari, limitando la possibilit di sviluppo di resistenza al Fluvalinate da parte del paras- da 6 favi o meno.
sita.
Nel caso di famiglie composte da meno di sette telai coperti di api, possibile inserire soltanto
una striscia di Apistan. Nel caso che la colonia ricopra sette o pi favi, le strisce da impiegare
devono essere due.
Il trattamento pu essere eseguito in qualunque momento dell'anno, in considerazione delle
modalit di lento rilascio del principio attivo da parte del particolare supporto plastico. Tanto pi
che la casa farmaceutica produttrice non prevede nessun tempo di sospensione. Tuttavia asso-
lutamente preferibile lasciar trascorrere almeno trenta giorni prima della posa dei melari. Per il loro impiego, tali strisce
Finalit del trattamento , ovviamente, quella di eliminare quanti pi acari possibile. 2 devono essere separate le une dalle
Le prove in campo, effettuate dalla commissione sanitaria nazionale UNA-API e dall'Universit di
Udine, registrano, per questo prodotto, un'efficacia media tra l'80 ed il 90%, a patto che nella altre. molto importante che,
zona il Fluvalinate non sia stato utilizzato, per la lotta alla varroa, da non meno di sei, sette anni. nell'effettuazione di questa e delle
Questo intervallo di tempo assolutamente fondamentale per evitare la comparsa indesiderata operazioni successive, l'apicultore utilizzi
di fenomeni di resistenza. Infatti, vale la pena ricordare che l'Apistan, sin dal momento della sua dei guanti protettivi (ad esempio in
registrazione alla fine degli anni ottanta, venne largamente impiegato dagli apicultori di tutta lattice) onde evitare che il principio
Europa, come unico acaricida, in contrapposizione a quanto prescritto dalla stessa ditta produt- attivo possa entrare in contatto con la
trice che prevedeva il suo utilizzo in alternanza con altri pricipi attivi. pelle.
Questo port ad una rapida diminuzione della sua efficacia, e ad una notevole moria di alveari
registratasi a met degli anni novanta.
L'uso dell'Apistan deve essere di tipo "strategico": per un solo anno e ad intervalli di qualche
anno (meglio, appunto, se di almeno sette anni). Tanto meglio, se questo presidio sanitario viene
impiegato ciclicamente su ampie zone omogenee, attraverso una gestione di tipo collettivo. Tale
metodologia di impiego ha anche l'indubbio pregio di evitare l'accumulo del principio attivo
nella cera, considerato che in essa si trovano ancora residui risalenti al periodo in cui venne Le strisce dispongono
immesso sul mercato per la prima volta. 3 di particolari alette che, per il posiziona-
Sulla base di quanto detto, l'apicultore che dovesse optare per l'inserimento dell'Apistan nel suo mento fra i favi, devono essere estrofles-
piano di lotta alla varroatosi deve attenersi ad alcune principi fondamentali: deve essere relati- se all'esterno. comunque preferibile
vamente sicuro che, nell'areale ove si trova il proprio apiario, questo principio attivo non sia stato
impiegato da alcuni anni e che, pertanto, non siano presenti ceppi di varroa apistan-resistenti; non utilizzare queste alette, in quanto le
non deve assolutamente impiegarlo per due anni di seguito, ma rispettare i tempi di intervallo alte temperature, ammorbidendo il
raccomandati, pari a sei, sette anni; deve categoricamente testarne l'efficacia effettuando il moni- supporto, potrebbero provocare lo
toraggio della popolazione dell'acaro una volta terminato il trattamento. scivolamento delle strisce sul fondo
Nella confezione sono indicate le modalit di somministrazione. Tuttavia, a differenza di quanto dell'arnia.
riportato, la pratica di campo ha suggerito alcuni accorgimenti che vengono descritti di segui-
to.
Schede tecniche di apicultura La varroatosi - i trattamenti con lApistan

Per questo motivo, preferibile Le strisce, cos sospese fra i telai


4 forare le strisce di Apistan mediante 7 da nido, diffondono lentamente e
l'impiego di un punteruolo a punta gradualmente il principio attivo
corta. Il foro deve essere fatto ad una all'interno degli alveari, attraverso il
distanza di circa 3-4 millimetri dalla semplice contatto delle api. Queste,
parte superiore della striscia, in modo sfregando involontariamente il proprio
tale che questa non venga piegata dal corpo con le strisce, rimangono
coprifavo. "contaminate" dalla molecola di
Fluvalinate che, che in questo modo,
viene veicolato in tutto l'alveare.

Nel foro viene quindi inserito assolutamente indispensabile,


5 un piccolo bastoncino di legno (o un 8 durante i trattamenti con l'Apistan,
normale stuzzicadenti) che pu meglio posizionare i vassoi per la raccolta
assolvere la funzione di sostegno, delle varroe. I vassoi devono essere
quando la striscia viene sospesa tra i obbligatoriamente vaselinati al fine di
favi. imprigionare gli acari eventualmente
caduti non morti, ma solo tramortiti.
In questo modo si aumenta di molto
l'efficacia dei trattamenti. Ci rende
inoltre possibile monitorare i risultati
del trattamento stesso.

Prima di procedere all'inserimento Al momento dell'acquisto


6 delle strisce opportuno assicurarsi che 9 del prodotto necessario controllare
fra i favi stessi non vi siano impedimenti la data di scadenza, sempre presente
di sorta per il normale passaggio delle sulla confezione.
api. Inoltre, occorre eliminare tutti i ponti Infine giova ricordare che le strisce
di cera eventualmente presenti fra i favi, esauste ed i loro contenitori devono
nel punto in cui vengono inserite le essere gestiti secondo le prescrizioni di
strisce di Apistan. legge (D. Lgs. n 22/97 e successivi) e
pertanto smaltiti attraverso gli specifici
punti di raccolta (ad esempio, i
contenitori presenti in molte farmacie).

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La varroatosi
il trattamento con lacido lattico
L'impiego dell'acido lattico un sistema di lotta per il controllo delle popolazioni di varroa La demolizione in una molecola
poco adatto ai grandi allevamenti. Per contro uno dei prodotti di largo impiego pi sicuri 2 di un esoso (glucosio, fruttosio, ecc.)
in assoluto sia per i residui rilasciati nel miele e nella cera, sia per la sicurezza nella sua mani- produce due molecole di acido lattico.
polazione. Infatti questo acido largamente presente in natura e pu essere assunto anche Tale processo chimico sta alla base
in dosi elevate senza creare alcun tipo di danno. A questo proposito, utile ricordare che l'a- della produzione di energia in
cido lattico rappresenta il risultato finale della degradazione anaerobica degli zuccheri nella qualunque organismo vivente.
fase di produzione di energia da parte degli esseri viventi: il suo accumulo nei muscoli tipi- Dalla successiva ossidazione di una
co degli stati di appesantimento durante gli sforzi fisici. molecola di acido lattico, attraverso la
Nonostante quanto detto, sempre preferibile non utilizzarlo in presenza dei melari ed evi- respirazione cellulare, possibile
tare di respirarlo durante i trattamenti.
ottenere 3 molecole di anidride
Il contenuto di acido lattico presente nel miele funzione dell'origine botanica, facendo regi-
carbonica (CO2) ed altrettante di
strare valori variabili da un minimo di 40 milligrammi per chilogrammo, fino ad un massimo
di 400 milligrammi. Dopo tre trattamenti, il tasso di acido lattico nel miele somministrato alle acqua (H2O).
larve pu raggiungere valori assai elevati, arrivando anche ad un grammo, un grammo e
mezzo, per chilogrammo. Comunque, dopo appena sessanta giorni dal termine dei tratta-
menti, i suoi contenuti si riportano sui valori consueti. Il trattamento con l'acido lattico
Gli effetti sull'uomo sono comunque irrilevanti, valutato che vi sono alimenti, consumati nor- 3 deve essere effettuato in assenza di
malmente, ricchissimi di acido lattico, in contrapposizione alle quantit di miele che, di covata e di volo delle api. Per questo
norma, vengono assunte giornalmente. Per fare un raffronto immediato si consideri che un
motivo, il suo impiego ottimale , per gli
vasetto di yogurt (del peso di 180 grammi) contiene circa 2 grammi di acido lattico.
allevamenti in condizioni climatiche di
Il miele contiene acido lattico levogiro L(+) e destrogiro D(-). Anche l'acido lattico comune-
mente reperibile sul mercato generalmente una miscela di L(+) e D(-). Per la lotta contro la tipo mediterraneo, durante il mese di
varroa possibile impiegare anche il solo acido lattico L(+), assai pi economico del destro- dicembre, durante il blocco di covata
giro D(+). che, naturalmente, si registra in questo
Nella pianificazione di un programma di lotta alla Varroa, possibile abbinare l'impiego dei periodo. Nel caso, possibile ricorrere ad
due acidi organici: il formico ed il lattico. Il primo pu essere distribuito, come trattamento un blocco di covata artificiale.
tampone (vedi glossario) al termine dalla stagione produttiva estiva, durante i mesi di agosto
e settembre; il secondo durante i mesi invernali, da dicembre a gennaio. In questo modo, l'ef-
ficacia dei due trattamenti cos abbinati pu raggiungere livelli pari a circa il 98%.

L'acido lattico viene normalmente Affinch il trattamento abbia


1 impiegato nell'industria alimentare 4 successo necessario che tutte le api,
come regolatore di acidit. Esso il sia quelle sui favi sia quelle che si
risultato della fase del metabolismo trovano sulle pareti dell'arnia, vengano
anaerobico (e, quindi, senza l'intervento raggiunte dal prodotto. Occorre
dell'ossigeno) degli zuccheri, al fine pertanto effettuare la distribuzione
della produzione di energia. Derivando dellacido lattico con temperature
dalla semplice divisione di un ambientali comprese fra i 7 ed i 15C.
qualunque carboidrato a sei atomi di Con valori di temperatura maggiori,
carbonio, comunemente denominato non possibile garantire buoni livelli di
esoso, formato da 3 atomi di carbo- efficacia del trattamento.
nio, 6 di idrogeno e tre di ossigeno.
Schede tecniche di apicultura La varroatosi - il trattamento con lacido lattico

L'acido lattico viene utilizzato Per ogni favo si devono vaporizzare


5 in soluzione acquosa al 15%. Valutato 8 10 millilitri di soluzione di acido lattico al
che sul mercato possibile reperirlo in 15%, 5 millilitri per lato. In colonie
soluzioni con concentrazioni differenti, intensamente popolate, la dose pu
per la preparazione occorre considerare essere aumentata fino ad 8 millilitri per
la quantit di acqua gi presente nella ogni lato del favo. Si deve estrarre
formulazione di partenza. Per ottenere la telaino per telaino e la soluzione di acido
concentrazione del 15%, occorre lattico deve essere uniformemente
aggiungere quantit di acqua distillata nebulizzata sulle api. necessario
calcolate in modo preciso. bagnare uniformemente tutte le api,
considerando che lievi sopraddosaggi
non sono pericolosi. per importante
non far diventare nere le api.

Per calcolare la quantit di acqua In assenza di volo e di covata,


6 da aggiungere, occorre considerare la 9 2 trattamenti a distanza di circa 7 giorni
percentuale di acido lattico presente nella sono sufficienti per far cadere un'elevata
formulazione di partenza. Per portarla alla percentuale di varroe. In alternativa, si
percentuale di impiego del 15%, neces- possono eseguire fino a 4 o 5 trattamenti
sario aggiungere 1/3 di litro di acqua di- a distanza di 4-7 giorni. Per eseguire
stillata ogni 5 punti percentuali superiori ciascun trattamento sono necessari non
rispetto alla soluzione di cui si dispone. Ad meno di 4 o 5 minuti. sempre
esempio, per ogni litro di soluzione al consigliabile inserire il fondo diagnostico
60% di acido lattico, la quantit di acqua per la raccolta delle varroe, spalmato con
che deve essere aggiunta pari a 3 litri. del grasso di vaselina.
Infatti: 60%-15%=45%; 45 (punti percen-
tuali):5 (punti percentuali)=9; 9x1/3 litro =
3 litri di acqua

La distribuzione dell'acido lattico Non sono mai stati segnalati


7 avviene per nebulizzazione, secondo la 10 effetti negativi sulle api, a patto che il
metodologia descritta per il controllo trattamento venga eseguito secondo la
della tarma della cera con irrorazioni a metodica descritta. Occorre prestare
base di Bacillus turingensis o del con- attenzione affinch, durante il
trollo della varroatosi con l'uso dell'acido trattamento, non venga irrorata, ove
ossalico nebulizzato. Anche in questo presente, la covata disopercolata.
caso occorre determinare i tempi di Questa, se colpita direttamente,
irrorazione, secondo quanto descritto potrebbe infatti morire. Si consideri
nella relative schede, al fine di stabilire per che la stessa covata , di norma,
correttamente i tempi in relazione ai coperta dalle stesse api operaie
volumi di soluzione da nebulizzare. deputate al loro accudimento.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La varroatosi
i trattamenti con acido ossalico in soluzione
L'acido ossalico (vedi glossario) una delle sostanze frequentemente impiegate nel controllo delle Occorre disporre di uno spruzzatore
popolazioni di Varroa destructor. Le modalit di somministrazione all'interno dell'alveare sono 2 graduato: uno spruzzatore a bassa
riconducibili a tre metodiche fondamentali: distribuzione diretta tra i favi; distribuzione mediante pressione con un serbatoio da uno a
strisce di cellulosa; sublimazione mediante evaporatori. In questa scheda viene presa in considera- cinque litri o una spruzzetta a mano.
zione la sola distribuzione diretta fra i favi. Questa metodica, a sua volta, suddivisibile in tre tipo- Nel caso lo spruzzatore non sia
logie differenti:
mediante nebulizzazione; graduato, occorre testare preventiva-
mediante sgocciolamento; mente il tempo (o il numero di spruz-
mediante gocciolamento, zate) necessario per somministrare la
Lazione dell'acido ossalico non prolungata nel tempo, ma rapida ed immediata. Pertanto il suo giusta dose per favo.
impiego deve essere limitato ai trattamenti in assenza di covata o quando questa mostra un esten-
sione ridotta: sugli sciami e sui pacchi d'api come sulle api svernanti. Al contrario, il suo utilizzo deve
essere precluso nei trattamenti tampone estivi. Inoltre, pur non risultando un prodotto inquinante,
sempre preferibile che i trattamenti con acido ossalico debbano essere eseguiti in assenza dei
melari o in periodi in cui l'attivit di raccolta di nettare o di melata da parte delle api non sia signi-
ficativa.
In considerazione delle stagioni nelle quali si effettua normalmente il trattamento (il tardo autunno Per determinare la giusta dose,
o linverno, periodi caratterizzati da temperature spesso inferiori ai 10C), per limitare i danni alle api 3 occorre o una provetta graduata o una
preferibile eseguire la somministrazione nella tarda mattinata di giornate ben soleggiate. siringa. Si spruzza al suo interno il conte-
Infine, nellaffrontare le differenti modalit di somministrazione occorre porre attenzione al tipo di nuto dello spruzzino fino a raggiungere
acido ossalico del quale si dispone: in forma anidra, monoidrata o diidrata. Infatti, la stessa quanti-
t in peso delle tre forme in commercio, non corrisponde alle stesse quantit assolute di acido ossa- un volume noto: ad esempio 1 millilitro.
lico, essendo presenti, secondo le formulazioni commerciali, per ogni molecola di acido, nessuna, Si contano rispettivamente o i secondi
una o due molecole di acqua. In concreto, nella descrizione delle differenti soluzioni di impiego impiegati o il numero delle spruzzate.
indicate successivamente, si intende fare riferimento alla formulazione di ossalico pi comune- Tale valore deve essere quindi moltipli-
mente reperibile sul mercato: la forma diidrata, del peso molecolare di circa 126. Nel caso l'apicul- cato (in questo caso, per 3), ottenendo
tore possa disporre della forma monoidrata, deve fare riferimento ad una dose di impiego pari il tempo necessario o il numero delle
all83,3%. Con la forma anidra, la dose impiegata deve essere pari al 71,4% di quella indicata (vedi spruzzate necessarie per distribuire la
glossario). Invero, come detto in precedenza, nel richiamare comunemente l'acido ossalico, ove quantit di soluzione prescritta.
non specificato, si fa riferimento alla forma diidrata, pi facilmente reperibile e di gran lunga la pi
economica.

Il trattamento per nebulizzazione Il trattamento per sgocciolatura


1 si effettua spruzzando omogeneamente 4 si effettua impiegando una grossa
6 millilitri (o centimetri cubici) di siringa da 60 millilitri priva dell'ago.
soluzione di acido ossalico per favo, 3 Devono essere distribuiti 5 millilitri (o
per ciascun lato. I favi devono essere centimetri cubici) di soluzione per favo
estratti uno ad uno. preferibile evitare Dadant-Blatt coperto di api, fino ad un
di bagnare la regina e la covata massimo di 50 millilitri per alveare. La
disopercolata (che comunque, data la dose di riferimento pari a 0,19 millilitri
stagione, dovrebbe essere assente) per decimetro quadrato di favo.
nonch i favi con polline. Per le dosi della soluzione si veda il
Per le dosi della soluzione si veda il glossario.
glossario.
Schede tecniche di apicultura La varroatosi - i trattamenti con lacido ossalico in soluzione

La soluzione deve essere preparata La distribuzione per gocciolatura


5 sciogliendo i cristalli di acido ossalico 8 dell'acido ossalico viene realizzata
direttamente nella soluzione zuccherina spruzzando a pressione la soluzione
alla temperatura di 20-25C. anche contro il coprifavo aperto in diagonale a
possibile sciogliere precedentemente i circa 45, con il lato anteriore trattenuto
cristalli in una parte di acqua distillata, aderente all'arnia dai due angolari
in modo tale da unire poi questa alla anteriori.
soluzione zuccherina. Al termine, la Per le dosi della soluzione si veda il
soluzione deve rispettare le proporzioni glossario
in acido, zucchero ed acqua riportate in
glossario.

La soluzione deve essere sgocciolata Attraverso una siringa veterinaria,


6 tra i favi, direttamente sulle operaie, dopo 9 caricata precedentemente con la dose
aver eliminato i ponti di cera. Durante la necessaria sulla base della consistenza
stagione autunno-invernale, per evitare della colonia, si spruzza con forza la
danni alle api, consigliato effettuare soluzione contro il coprifavo. La soluzione
lintervento con acido ossalico sgocciola- deve essere spruzzata sul coprifavo in
to il pi precocemente possibile, indicati- corrispondenza alla sottostante posizione
vamente sin dalla seconda settimana di dei favi nel nido.
dicembre. Si tenga presente che piccole
rose di covata non ospitano che pochi
acari. Eventualmente possibile ripetere
lintervento trascorsi 30 giorni dal primo.

Nella distribuzione fra i favi Una volta chiuso il coprifavo,


7 occorre agire lentamente, eseguendo 10 la soluzione tende a gocciolare
possibilmente due passaggi. In questo lentamente dal coprifavo, andando a
modo si d tempo alle api, bagnate al depositarsi sia sulle api, sia sui legni
primo passaggio, di ridiscendere verso il traversi dei telaini. Questo tipo di
centro dei favi. Esse verranno sostituite distribuzione pi veloce, pur
da altre che, a loro volta, possono richiedendo un'attrezzatura apposita.
essere bagnate con il secondo
passaggio. Questa modalit di
somministrazione garantisce una
migliore e pi omogenea distribuzione
dell'acido.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La varroatosi
il trattamento con lacido ossalico sublimato
L'acido ossalico (vedi glossario) uno dei principi attivi pi efficaci nella lotta alla Varroa destructor,
soprattutto per gli apicultori che preferiscono utilizzare prodotti a basso impatto ambientale. Lacido ossalico assai diffuso
Il prodotto agisce acidificando l'ambiente dell'alveare, rendendolo cos non adatto alla vita dell'a- 2 in natura. il pi forte acido organico.
caro. Le metodiche di somministrazione dell'acido ossalico sono principalmente tre: gocciolamen- Dalla sua degradazione possibile
to o vaporizzazione fra i favi, distribuzione mediante strisce di cellulosa e sublimazione mediante ottenere una molecola di acido formico
evaporatori. Prove sperimentali concordano nel riconoscere un efficacia variabile fra il 92 ed il 99%, (anch'esso normalmente presente in
qualora l'acido ossalico venga somministrato per gocciolamento o sublimazione. Al contrario, si natura) ed una di anidride carbonica.
dimostrata scarsa l'efficacia delle strisce di cellulosa. Una successiva degradazione produce
Il prodotto non ha un tempo di carenza codificato ed analisi effettuate nelle 24 ore successive al
trattamento, non hanno evidenziato un aumento della quantit di acido ossalico naturalmente una molecola di monossido di carbonio
presente nel miele. Si consiglia tuttavia di lasciare trascorrere almeno due giorni prima della posa ed una di acqua.
dei melari sulle arnie trattate. La DL50 (vedi glossario) per un essere
L'acido ossalico viene utilizzato sia come prodotto eradicante in assenza di covata, sia come tratta- umano pari a 375 milligrammi per
mento tampone (vedi glossario) ripetuto in presenza di covata. A tutt'oggi, non si manifestato chilogrammo di peso corporeo.
nessun caso di resistenza al prodotto da parte della varroa.
Fra i vantaggi di questo tipo di trattamento si possono evidenziare: lottima efficacia in assenza di
covata; la bassa o nulla mortalit delle api; la possibilit di utilizzo in apicultura biologica; la possibi-
lit di essere inserito nella rotazione per l'utilizzo alternativo ad altri principi attivi. Fra gli svantaggi: Il sublimatore Varrox
il rischio per l'operatore di inalare i vapori tossici che si liberano sia durante la somministrazione sia
3 alimentato con corrente elettrica
nella fase successiva; la lunga durata dei tempi di esecuzione del trattamento. La caduta degli acari continua a 12 Volt, viene inserito
perdura per due settimane, con un picco fra il secondo ed il quarto giorno dopo il trattamento. nellarnia nel modo classico, cio dalla
I sublimatori disponibili sul mercato si distinguono in base alla tipologia di alimentazione. Il Varrox parte anteriore. Le arnie vanno chiuse
ed il Bioletalvarroa sono alimentati elettricamente. Il secondo un evoluzione del Varrox essen- con delle strisce di gommapiuma, prima
do integrato con una ventola che meglio distribuisce i vapori allinterno dellarnia. Unaltra tipolo- che inizi lattivit di bottinamento. Il
gia di alimentazione quella a gas. Le prove in campo di questi modelli hanno dimostrato una tratta-mento deve essere effettuato con
minore efficacia rispetto a quelli elettrici; a fronte per di un costo notevolmente inferiore ed una
tem-perature superiori ai 5C.
migliore facilit di impiego considerata la loro fonte di alimentazione.
stato comunque dimostrato che, qualora aiutati da ventilazione forzata, i sublimatori a gas rag-
giungono standard operativi simili a quelli elettrici.
Per non infastidire le api, modificando in modo artigianale il nido, inoltre possibile, utilizzare il
Bioletalvarroa ed i sublimatori a gas (ma non il Varrox) dalla parte posteriore dellarnia.

L'unico prodotto a base di acido consigliabile avere almeno due


1 ossalico utilizzabile per la lotta alla 4 apparecchi, in quanto tra il trattamento
varroa l'Api-Bioxal. Questo formulato di una famiglia e la successiva, il sublima-
ammesso in apicoltura biologica (Reg. tore deve raffreddarsi. In alternativa pu
CEE 2092/91 e successive modifiche). essere raffreddato immergendolo in
Viene commercializzato in buste da acqua fredda. Non occorre asciugarlo
35,175 o 350 grammi. Pu essere poich lumidit residua facilit la subli-
impiegato sia per sublimazione che per mazione dellacido ossalico. Disponendo
sgocciolamento, nebulizzazione o di due o pi apparecchi si evitano i tem-
gocciolamento. pi morti: mentre il primo viene fatto
raffreddare, con il secondo si pu
trattare un'altra famiglia.
Schede tecniche di apicultura La varroatosi - il trattamento con lacido ossalico sublimato

Il sublimatore elettrico modello Si tenga presente che,


5 Bioletalvarroa. dotato anch'esso di 8 lavvenuta evaporazione dellacido ossa-
cavo elettrico e funziona con corrente lico non indica che il trattamento sia sta-
continua 12 Volt. dotato di interrutto- to eseguito correttamente. Qualora la
re, ben visibile nella foto, che permette temperatura superi 189C, lacido
di accendere il dispositivo dopo che il ossalico non sublima, ma reagendo con
fornello gi stato inserito all'interno ldrogeno, si decompone in una mole-
dell'alveare. cola di acido formico, una di monossido
di carbonio e una di acqua, perdendo
cos la propria efficacia. Considerata la
sua tossicit, si deve operare indossando
una maschera antigas con filtro B1P3
per acidi organici.

Luso del Bioletalvarroa L'uso dei vassoi per il monitoraggio


6 sviluppa vapori che infastidiscono 9 della caduta dell'acaro sempre
sensibilmente le api. indispensabile. Questi devono essere
A differenza di quanto mostrato in opportunamente vaselinati, sia per
figura, indispensabile chiudere trattenere le varroe cadute, non morte,
lapertura di volo dell'arnia durante e a seguito del trattamento e sia per
dopo il trattamento. In caso contrario evitare l'asportazione delle varroe morte
lefficacia del trattamento sarebbe da parte delle formiche o di altri insetti.
ridotta di molto. Terminato il Infatti, la sottrazione delle varroe da
trattamento gli alveari devono rimanere parte delle formiche comporterebbe
chiusi per circa 10-15 minuti. una sottovalutazione circa lentit della
popolazione degli acari presente
nellalveare.

I sublimatori a gas, Il numero delle varroe catturate


7 seppure di pi facile utilizzo, hanno 10 dal foglio adesivo infatti un prezioso
evidenziato una minore efficacia indicatore del livello di infestazione
rispetto a quelli elettrici. Ci dovuto al dell'alveare e quindi, dell'apiario.
fatto che il bruciatore. a gas non in La caduta di acari prosegue dopo il
grado di sviluppare una temperatura trattamento per almeno 12-14 giorni,
uniforme sullintera superficie del con un massimo di cadute nei primi 3
fornellino dove vengono collocati i giorni dopo il trattamento.
cristalli di acido ossalico.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Il blocco della covata


limpiego delle gabbiette comuni e "cinesi"
Il blocco della covata, come tecnica apistica, un metodo conosciuto e praticato da decen- Per questo motivo, le regine
ni. Spesso veniva raccomandato per il controllo di alcune malattie (come, ad esempio, nelle 2 costrette in queste gabbiette, vengono
fasi iniziali delle peste europea), affinch le operaie avessero modo di ripulire i favi prima che spesso trascurate dalle api, finendo per
la regina deponesse le proprie uova. Una volta chiusa, la gabbietta veniva poi lasciata in
alveare in modo tale che le api, avvertendo la presenza della regina, non fossero indotte a morire di fame. Anche nel caso che
costruire celle reali di sostituzione. riescano a sopravvivere, una volta
Successivamente il blocco della covata stato diffusamente impiegato per determinare, in liberate al termine del periodo di
modo artificiale, una momentanea scomparsa nell'alveare della covata opercolata, potendo clausura, vengono sovente soffocate
procedere, in modo pi efficace ed economico, alla disinfestazione della colonia dalla varroa. dalle stesse operaie che non le
In apicultura, il blocco della covata, totale o parziale, pu essere indotto, pi o meno artifi- riconoscono pi come loro regine.
cialmente, in svariati modi: asportando (come gi detto) tutta la covata opercolata; inver-
nando precocemente gli alveari in montagna; confinando la regina in uno spazio ristretto
dell'arnia attraverso l'ausilio di lastre escludiregina orizzontali o verticali; ecc. La stessa tecni-
ca descritta nella scheda sulla produzione di nuclei attraverso l'ausilio del doppio melario,
basa infatti i suoi presupposti per il controllo della varroa, sia sul confinamento della regina
in una sezione dell'arnia (l'intero nido), sia sull'asportazione della covata opercolata, ove si
annida la maggior quantit di acari. Secondo questo procedimento lapicultore pu dispor-
re di un intervallo di tempo per effettuare un trattamento tampone con preparati quali acido Ultimamente si diffuso
ossalico o acido formico in assenza di covata opercolata 3 anche in Italia un modello di gabbietta,
La finalit del blocco della covata, e tutte le metodiche ad esso assimilabili, proprio quella ampiamente utilizzato in Cina. Realizzata
di poter disporre di un lasso di tempo, per quanto breve, di totale assenza di covata oper-
colata. In questa condizione, ai fini del controllo delle popolazioni di varroa, il trattamento in legno e plastica, costituita da una
tampone pu espletare la massima efficacia possibile, potendo agire quando tutte le varroe struttura (del tutto assimilabile ad una
si trovano, gioco forza, nella fase foretica. lastra escludiregina) che permette il
Attualmente, la tecnica del blocco di covata si sta diffondendo fra gli apicultori che, a ragio- passaggio delle api nutrici, facilitando
ne, la considerano un metodo basilare di lotta alla varroatosi. cos il contatto fra l'ape regina e la sua
Si consideri che, comunque, un blocco di covata effettuato nella tarda estate, in assenza di corte. La sua semplicit d'uso ed il suo
significativi flussi di nettare, non compromette in alcun modo la forza della colonia. Infatti la
mancata nascita di poche migliaia di api viene naturalmente compensata dall'allungamento basso costo (circa 30-50 centesimi di
della vita delle operaie, non impegnate nell'alimentazione con pappa reale delle larve. euro) ne hanno favorito la diffusione.
Permette inoltre di ottenere successivamente una covata poco parassitizzata e, quindi api
operaie pi sane e longeve.

Per realizzare il blocco di covata Le gabbiette "cinesi" presentano,


1 si potrebbero sfruttare le stesse gabbiet- 4 in alcuni modelli, dimensioni maggiori
te normalmente impiegate per rispetto alla comune gabbietta
l'introduzione in alveare delle regine. impiegata per l'immissione delle nuove
Queste gabbiette, per, si sono dimo- regine in alveare. Tale caratteristica
strate inadatte a questuso, poich non favorisce ulteriormente la possibilit di
permettendo alle api nutrici di accedere contatto fra l'ape regina e le api nutrici.
allinterno di esse, consentono solo Questo fa s che possa essere immessa
pochi e labili contatti fra la regina in circolo una quantit maggiore di
ingabbiata e la sua corte. Tutto ci feromone reale, veicolato dall'intenso
finisce per limitare la diffusione del lavoro delle operaie.
feromone reale allinterno della colonia.
Schede tecniche di apicultura Il blocco della covata - limpiego delle gabbiette comuni e cinesi

La regina viene introdotta Non disponendo di gabbiette apposite


5 nella gabbietta attraverso un'apertura che si 9 si pu fare ricorso a gabbiette improvvisate o
ottiene facendo scorrere la sbarretta di legno autocostruite o impiegare quelle per lintrodu-
superiore. La regina deve essere afferrata per le zione delle regine. Al posto della parte supe-
ali e quindi chiusa nella gabbietta, facendo riore pu essere utilizzata una chiusura otte-
semplicemente scorrere la bacchetta di nuta sezionando una lastra escludiregina di
chiusura. metallo o meglio di plastica. Nel caso possi-
bile costruirne una, con dei comuni spiedini di
legno inseriti in un cartoncino e posizionati ad
una distanza netta di 4,5 millimetri.

La gabbietta, contenente la regina, Le due parti, una volta catturata


6 viene semplicemente adagiata sui favi. Qualora 10 la regina, possono essere unite con degli
l'alveare disponga di melario, si provvede elastici. Questa modalit di chiusura pu non
unicamente a posizionare la gabbietta fra essere sufficiente considerato che gli elastici,
quest'ultimo ed il nido, sincerandosi sotto tensione, possono facilmente rompersi
preventivamente che lo spazio sia sufficiente. anche grazie allazione delle api operaie.
In assenza del melario occorre invece
capovolgere il coprifavo.

Eventualmente possibile innestare Pi adatte si dimostrano


7 sia la gabbietta classica sia quella "cinese" in un 11 le comuni fascette da elettricista. Queste
telaino di covata, ritagliando una porzione corri- soluzioni a fronte di maggiore economicit
spondente di favo. Nel caso, per evitare colature richiedono per un maggiore aggravio di
di miele sulla regina, o di eliminare della covata, lavoro sia per la loro realizzazione sia nel loro
possibile inserire la gabbietta nelle porzioni pi utilizzo.
alte del favo solitamente occupate da scorte In
questo caso il miele colando non rischia di soffo-
care la regina. Le stesse api poi provvedono
immediatamente a riparare il favo

Il trattamento con acido ossalico Una sorta di gabbietta sul modello


8 deve essere effettuato non appena sfarfallata 12 di quella cinese, pu essere realizzata
tutta la covata e, possibilmente, prima che la facilmente sezionando e curvando in modo
regina riprenda l'ovideposizione. Nel caso opportuno una lastra escludiregina in ferro.
questo non sia possibile, preferibile fare il Cos facendo, possibile ricavare da una
trattamento quando la covata non ha singola lastra 20-25 gabbiette. Le chiusure
superato lo stadio di uovo. In questo modo laterali, attraverso le quali deve essere
pi semplice raggiungere l'intera introdotta la regina, possono essere realizzate
popolazione di varroe. nei modi pi disparati, secondo la fantasia
dell'apicultore.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Il blocco della covata


limpiego delle gabbiette Var control e Scalvini
Il blocco di covata della regina pu essere anche realizzato attraverso l'impiego di particolari gab- La gabbietta deve essere inserita
biette, immesse sul mercato solo di recente: la gabbietta Var-control (o gabbietta Mozzato) e la gab-
3 senza recidere i fili dell'armatura del
bietta Scalvini. A differenza delle comuni gabbiette per l'introduzione delle regine o di quelle di telaino. Nel caso venga inserita in un
importazione dalla Cina, nonch di tutti i sistemi artigianali messi a punto dagli apicultori a partire favo, questa operazione deve essere fatta
da questi due sistemi, queste gabbiette possono essere inserite in modo definitivo nei favi, rima- almeno il giorno prima della reclusione
nendo in alveare per un periodo di diversi anni, pari a quello di impiego del favo. della regina, in modo tale che le api
Loro lontano precursore pu essere considerato il telaino Bozzi (vedi glossario), ideato all'inizio degli abbiano il tempo di inglobare la
anni ottanta dal Prof. Raffaele Bozzi. L'applicazione di questo sistema di lotta venne per presto gabbietta, asciugando il miele in eccesso
accantonato, sia perch le api costruivano malvolentieri i favi e sia per l'uscita sul mercato e allontanando le larvette uccise dal
dell'Apistan, giudicato allora dagli apicultori la soluzione definitiva al problema varroatosi. taglio del favo.
In ogni caso, considerata la recente introduzione di questi due modelli di gabbiette, solamente una
sperimentazione su pi larga scala potr definire la loro reale possibilit di realizzare blocchi di cova-
ta senza arrecare danni alla regina.

Il modello di gabbietta denominato La regina viene introdotta


1 Var-control, realizzata dall'apicultore 4 aprendo a libro una delle due facce
Bruno Mozzato, presenta dimensioni maggiori della gabbietta. Una volta
adeguate affinch la regina possa chiusa, il telaino deve essere posizionato
passare tranquillamente l'intero periodo al centro dell'arnia. Per facilitare la
di clausura. Le due facce maggiori della ricerca dell'ape regina, preferibile
gabbietta sono dotate di ampie feritoie procedere, per tempo, alla sua
che permettono il normale passaggio marcatura.
delle api nutrici.

L'inserimento della gabbietta Durante la clausura della regina


2 pu essere fatto sia incastrandola 5 preferibile evitare, in occasione delle visite
direttamente in un foglio cereo, sia di controllo, di affumicare in modo
inserendola in un favo di covata. In eccessivo, soprattutto indirizzando il fumo
entrambi i casi occorre tagliare una parte verso la gabbietta. Infatti, non avendo la
di foglio o di favo affinch la gabbietta regina la possibilit di allontanarsi, si
possa essere integrata comodamente. rischierebbe di provocarne la morte.
Una volta inserita, la gabbietta pu
rimanere nell'alveare in modo
permanente.
Schede tecniche di apicultura Il blocco della covata - limpiego delle gabbiette Var control e Scalvini

La liberazione della regina avviene Occorre fare attenzione a che la chiusura


6 preferibilmente una volta effettuato il 10 sia rivolta verso il basso. In questa posizione, la
trattamento antivarroa. Si toglie il tappo che gabbietta viene lasciata per l'intera durata di
occlude il foro posizionato sulla faccia frontale vita del favo. Essa deve essere recuperata prima
e si ripone il telaino al suo posto. La regina della distruzione del favo nella sceratrice solare
deve uscire naturalmente , non forzandola in o in quella a vapore, evitando che i raggi solari
nessun modo e senza utilizzare il fumo. ed il calore la possano rovinare.

Il modello denominato Scalvini La deposizione della regina prosegue


7 al contrario del precedente, permette alla 11 ininterrottamente per tutto il periodo di
regina di proseguire la sua opera di reclusione, fatto questo che consente la
ovideposizione, per quanto in un ambito assai diffusione all'interno dell'alveare sia dei
limitato. Di forma quadrata, presenta stampate feromoni reali che di quelli della covata.
sul fondo le impronte delle cellette di un favo, Questo favorisce di molto la coesione della
al pari di un foglio di plastica. Su queste le colonia e l'inibizione della costruzione di
operaie proseguono la costruzione in cera. celle reali.

La faccia frontale costituita Il trattamento con acido ossalico


8 da una chiusura (apribile a libro) che fa 12 deve essere effettuato non appena sfarfallata
anche da escludiregina. Questo permette il tutta la covata e, possibilmente, prima che la
passaggio sia delle api che accudiscono la regina riprenda l'ovideposizione. Nel caso
regina sia di quelle che si fanno carico della questo non sia possibile, preferibile fare il
covata. presente anche un foro che, una trattamento quando la covata non ha
volta aperto, permette alla regina di allonta- superato lo stadio di uovo. In questo modo
narsi una volta terminato il periodo di pi semplice raggiungere l'intera
clausura. popolazione di varroe.

La gabbietta deve essere incastrata La covata opercolata, eventualmente


9 per tempo, preferibilmente sin dalla 13 presente nel fondo della gabbietta Scalvini,
primavera, in un favo costruito di recente, in ovviamente infestata di varroa, deve essere
modo tale che venga immediatamente distrutta prima del trattamento. In caso
saldata dalle operaie. In questo modo le api contrario, queste varroe costituirebbero un
ceraiole hanno anche la possibilit di nucleo importante di reinfestazione.
completare la costruzione delle cellette, prima
che venga introdotta la regina.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La Varroa destructor
ciclo e analisi dei trattamenti
La Varroa destructor l'agente della varroatosi, la pi grave parassitosi che possa colpire gli Una varroa feconda che parassitizza
alveari. Questo acaro stato segnalato in Italia per la prima volta fra il 1980 e l'81, prove- 1 un'ape operaia, genera una varroa
niente dalla Slovenia. Inizialmente classificata come V. Jacobsonii (descritta da Oudemans feconda ed una no. Dopo 10 genera-
nel 1904 e presente nelle Filippine come parassita dell'Apis cerana), stato poi accertato da zioni si ottengono pertanto 89 varroe
Anderson e Trueman che sotto questa specie venivano accomunate un complesso di 5 o 6 feconde e 55 non fecondate, per un
specie differenti. La specie giunta in Europa stata, dagli stessi autori, classificata come
Varroa destructor, aplotipo (vedi glossario) indicato come coreano, tedesco o russo. Questo totale di 144 varroe adulte. Qualora
aplotipo si diffuso oltre che nel continente europeo anche in Asia continentale, Africa set- lacaro compia il proprio ciclo su un
tentrionale e America settentrionale. E particolarmente aggressivo nei riguardi dell'Apis mel- fuco, genera due varroe feconde ed
lifera, a differenza dell'aplotipo chiamato giapponese, diffuso in Giappone, Indonesia e una no. Si ottengono dopo 10 genera-
America meridionale. zioni, 5.741 varroe feconde e 2.378 non
Il ciclo riproduttivo si svolge a carico delle larve, all'interno di una celletta opercolata. Tale fecondate, per un totale di 8.119 varroe
fase, detta riproduttiva, ha pertanto termine al momento dello sfarfallamento dell'ape adul- adulte. Ben 56 volte che nel primo caso.
ta. A questa ne segue una seconda, a carico delle api adulte, detta fase foretica. Questultima
ha una durata variabile in funzione delle condizioni ambientali.
La femmina di varroa penetra in una cella poco prima che questa venga opercolata, nel
momento in cui la larva ha un'et pari a 5-6 giorni. Una volta nella cella, la femmina di var- Limitare la covata maschile
roa si immerge nella gelatina reale. All'opercolatura, l'acaro si porta sulla prepupa ed inizia a 2 , dunque, assolutamente indispensabi-
nutrirsi. Passate 60 ore dalla chiusura della cella, la femmina di varroa depone il suo primo le. Per questo fine di assoluta
uovo. Successivamente, l'ovideposizione prosegue con intervalli di 30 ore fra un uovo e l'al- importanza:
tro.
porre attenzione nella scelta dei fogli
Come l'ape, la varroa ha la possibilit di deporre uova fecondate (dalle quali nascono fem-
mine) e non fecondate (dalle quali nascono maschi). Solamente dal secondo uovo nasce un cerei, specialmente quelli da melario;
maschio; tutti gli altri danno origine a varroe femmina. Le varroe femmine, nate nella cellet- eliminare i favi deformati nelle cui
ta, raggiungono lo stadio adulto (passando attraverso le fasi di protoninfa e deuteroninfa) e cellette di maggiori dimensioni trova
la maturit sessuale in circa 9 giorni; i maschi in appena 7. posto la covata a fuco;
L'accoppiamento avviene nella celletta opercolata ed il maschio, che non ha neppure la pos- limitare le costruzioni naturali.
sibilit di nutrirsi, muore allinterno della stessa. Le femmine adulte di varroa lasciano la cel-
letta al momento della disopercolatura, mentre le forme preimaginali, non avendo comple-
tato il proprio ciclo di sviluppo, non hanno nessuna possibilit di sopravvivenza. Una volta
fuori, le varroe femmine vivono sulle api adulte e si nutrono della loro emolinfa, in attesa di
dare inizio ad un nuovo ciclo.
Quando la varroa compie il proprio ciclo riproduttivo a carico di un'ape operaia, hanno la possibile sviluppare un modello
possibilit di fuoriuscire dalla celletta 1 varroa fecondata ed 1 varroa adulta, ma non fecon- 3 di andamento della popolazione di var-
data. Se la varroa entra in una celletta di fuco, hanno la possibilit di uscire 2 varroe fecon- roa basato su: un solo ciclo per acaro;
date (se non 3) ed 1 varroa adulta non fecondata. una durata del ciclo di 30 giorni nei mesi
Le due varroe hanno comportamenti differenti: la varroa fecondata si comporta come la
madre, entrando successivamente in una celletta e depositando uova secondo il ritmo di gennaio, febbraio, ottobre e novem-
descritto; la varroa non fecondata, entrata in una celletta, deposita un uovo che, non fecon- bre e di 20 giorni negli altri; un blocco
dato, d origine ad un maschio; si accoppia con il "figlio" e fuoriesce come varroa feconda- della covata nel mese di dicembre; una
ta. In pratica obbligata a compiere un primo ciclo che non d luogo a progenie, ma che mortalit della varroa del 10%; la presen-
le indispensabile affinch si fecondi. utile valutare quante varroe si ottengono, ad esem- za di covata maschile (parassitizzata per
pio dopo 10 generazioni, da una femmina adulta, nel caso il ciclo si svolga a carico di una l85%) nei soli mesi da febbraio a mag-
larva di operaia o di fuco. gio. Da 10 acari iniziali la popolazione
arriva, in un anno, a oltre 37000 unit.
Schede tecniche di apicultura La Varroa destructor - ciclo e analisi dei trattamenti

L'assenza di un piano di lotta In queste situazioni climatiche


4 per il controllo delle popolazioni di 7 occorre obbligatoriamente porre in
varroa porta in breve tempo all'estinzio- essere azioni di lotta aggiuntive che
ne delle colonie di api. Infatti sovrappo- integrino i due trattamenti canonici di
nendo un modello di curva della covata inizio inverno e di fine estate. Fra questi
(in presenza di 3 significativi flussi di trattamenti possibile menzionare la
nettare, uno primaverile, uno estivo ed soppressione periodica della covata
uno autunnale) con il modello di svilup- maschile attraverso il Metodo Campero
po della popolazione dellacaro, (vedi glossario) che prevede lutilizzo di
possibile osservare come, per la colonia, un telaino trappola. Tale pratica co-
il momento critico si verifichi durante la munque assai onerosa sia per la perdita
stagione estiva, in concomitanza con la di covata che per la manodopera
produzione o alla sua conclusione. necessaria per la sua realizzazione.

Qualora si disponga di presidi Meglio prelevare l'intera quota


5 terapici con efficacia compresa fra il 98 8 di covata femminile opercolata presente
e il 99%, nelle regioni a clima mediterra- in alveare, da impiegare per la
neo sarebbero sufficienti 2 soli tratta- realizzazione di nuclei. Affinch questi
menti: prelievi abbiano efficacia necessario
uno invernale, a fine dicembre, in ripetere l'operazione almeno 2-3 volte in
assenza di covata; un anno. Se questo non fosse possibile,
uno subito dopo la smelatura estiva. occorre prevedere almeno un prelievo
In questo modo sarebbe assicurata una completo di tutta la covata (aperta e
efficace lotta alla varroa. chiusa), da associare ad un trattamento
con acido ossalico.

Purtroppo, tutti i presidi sanitari Nei nuclei formati con i favi


6 in commercio utili al controllo dalla 9 di covata prelevata secondo le modalit
varroa, hanno un livello di efficacia non descritte deve essere inserita una cella
superiore al 95%. Questo valore di reale. Questo, comportando un blocco
efficacia in grado di assicurare la di covata di circa 2 settimane, rende
sopravvivenza di una colonia di api per possibile un trattamento con acido
un periodo non superiore a 2-3 anni. ossalico sgocciolato o nebulizzato da
Secondo lo stesso modello, a fronte dei effettuarsi una volta sfarfallata
10 acari presenti all'inizio della stagione completamente la covata. In alternativa
produttiva, se ne potrebbero contare possibile indurre un blocco artificiale
poco pi di 140 dodici mesi dopo. della covata. (vedi scheda).
Ben 14 volte in pi rispetto al valore di
partenza.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La Senotainia tricuspis
Non certamente una scoperta recente che l'Apis mellifera L. possa essere parassitizzata da
diversi ditteri. Diverse specie, appartenenti ad alcune famiglie quali i Larvevoridi ed i La femmina adulta di Senotainia,
Sarcofagidi, sono infatti endoparassitoidi obbligati dell'ape, dovendo compiere parte del loro
1 una volta fecondata, si posa sui coper-
ciclo preimaginale all'interno del corpo dell imenottero. Sin dalla fine dell'ottocento, in diver- chi metallici delle arnie o in prossimit
se zone d'Europa, furono segnalati casi di api parassitizzate da larve di ditteri appartenenti a del predellino, sempre nelle zone pi
queste famiglie. soleggiate. In questa posizione, che si
In Italia, la prima menzione della pericolosit del parassita fu dell'Istituto Tecnico Agrario pu definire di attesa, l'adulto aspetta la
"Duca degli Abruzzi" di Cagliari, nel lontano 1950. Successivamente, sempre nel nostro
Paese, miasi (vedi glossario) attribuite a Senotainia tricuspis furono segnalate, nel 1955 da schiusa dell'uovo e la fuoriuscita della
Giordani e nel 1960 da Filippo Venturi. Quest'ultimo, oltre a descrivere gli esemplari maschi- larva di prima et della lunghezza di
li e femminili del dittero, elenc le regioni italiane ove era stata segnalata la presenza della circa un millimetro. in questa fase che
parassitosi: fra queste la Sardegna. essa prende il volo per poter depositare
L'adulto di Senotainia tricuspis somiglia molto ad una mosca domestica. Come questa la larva sul corpo di una bottinatrice.
lungo da sei a otto millimetri, presenta sulla fronte, situata tra gli occhi composti, una banda
centrale bianca mentre sull'addome alcune tacche scure di forma subtriangolare. Da qui
deriva il nome della specie.
Le osservazioni condotte dai tecnici dell'Agenzia LAORE Sardegna nel quinquennio dal 2003
al 2008, indicano come questi insetti, negli ambienti a clima mediterraneo, prediligano le La mosca si porta sulle bottinatrici
zone assolate, vicine al mare, caratterizzate da una tipologia di terreni sciolti e ricchi di 2 con voli rapidissimi, stazionando sul
sostanza organica.
Normalmente, i primi adulti compaiono, negli apiari dislocati nelle regioni calde in prossimi- corpo dell'ape per un tempo assai
t della costa, a partire dalla fine del mese di maggio e poco pi tardi nelle aree pi interne. breve, sufficiente per depositare la larva.
Nelle primavere con andamento climatico piuttosto caldo e siccitoso, possibile individuare Questa penetra all'interno del corpo
in apiario femmine di Senotainia sin dal mese di aprile. dell'ape, attraverso l'articolazione del
L'infestazione prosegue fino ad ottobre o novembre, qualora il permanere di temperature capo col torace o attraverso le trachee
miti consenta lo sviluppo del dittero. respiratorie del torace. Una volta
Le percentuali pi elevate di infestazione si raggiungono nelle aree mediterranee tra la fine
di luglio e la fine di settembre. In questo periodo possibile rinvenire negli apiari alcune cen- allinterno, la larva va ad insediarsi
tinaia di adulti di Senotainia. Negli areali ove la diffusione del dittero elevata, la percentua- immediatamente sotto la muscolatura
le di bottinatrici parassitizzate varia da un minimo del 20 ad un massimo dell'80-90%. delle ali, nutrendosi, in un primo
importante conoscere il ciclo della Senotainia, ai fini del controllo delle sue popolazioni. momento, solo di emolinfa.
La mosca sverna nel terreno allo stadio di pupa. Ai primi caldi, gli adulti sfarfallano, fuoriu-
scendo dal terreno. Una volta accoppiatasi, la femmina svernante in grado di dare origine
fino a 600-800 larve. Queste svolgono il loro ciclo entro il corpo di una bottinatrice, com-
piendo due mute e raggiungendo lo stadio di terza et. In questa fase la larva divora pres- La presenza del dittero pu essere
soch totalmente i sistemi vascolare e tracheale dell'ape ed i muscoli del torace, fino a pro- 3 monitorata sia controllando la presenza
vocarne la morte a poca distanza dall'alveare. Nell'ultimo stadio di sviluppo della larva di delle femmine adulte e la frequenza dei
Senotainia, l'ape si presenta incapace al volo e sovente dispone le ali nella caratteristica con- loro attacchi alle bottinatrici, sia attraver-
figurazione a K, determinata dalla degradazione dei muscoli alari. Poco prima dell'impupa-
mento, la larva fuoriesce dal corpo della bottinatrice attraverso l'articolazione del capo. In so l'osservazione di api adulte, incapaci
questa fase misura pi della met del corpo dell'ape. al volo. Queste si trascinano sul terreno,
L'impupamento avviene nel suolo ad una profondit variabile secondo la sua tessitura: nelle vicinanze dell'arnia, spesso con le
maggiore nei terreni argillosi e minore in quelli sabbiosi. L'intero ciclo ha una durata variabi- ali nella tipica configurazione a K,
le, compresa fra i 15 ed i 20 giorni. dovuta al particolare angolo assunto
Pertanto, a circa tre settimane dai primi sfarfallamenti, la seconda generazione somma la sua dalla coppia posteriore, che non si
attivit riproduttiva a quella della generazione svernante. Sono la seconda e la terza genera-
zione che danno origine a quella destinata allo svernamento. aggancia, come di norma, alle ali
anteriori.
Schede tecniche di apicultura La Senotainia tricuspis

Ai fini del monitoraggio, L'attivit di cattura pu avere finalit


4 preferibile l'uso di trappole (o esche)
7 di monitoraggio o di controllo. Nel primo
cromotropiche di colore bianco, caso sono sufficienti poche trappole
cosparse di colla entomologica mentre nel secondo il loro numero deve
(Temocid) o di comune vischio. Viene essere maggiore, anche una per arnia.
adottato questo colore e non il giallo, Le catture devono essere predisposte per
pi comune, in quanto il bianco tempo, affinch eliminando gli individui
particolarmente attrattivo nei riguardi svernanti prima che questi si riproducano,
dei ditteri Sarcofagidi mentre lo assai si possa ridurre in modo significativo lentit
poco per gli imenotteri e per le api in delle popolazioni successive.
particolare. Queste cartelle devono Limitando il numero degli individui di
essere posizionate sopra i tetti delle seconda generazione si evita che
arnie, nelle parti pi soleggiate. linfestazione assuma effetti devastanti.

Le trappole possono essere Spesso, soprattutto nelle giornate


5 sostituite da comuni piatti di plastica,
8 ventose, alcune api bottinatrici vengono
fissati sui tetti in maniera opportuna, o, catturate accidentalmente dalle
in alternativa, appesantiti con una trappole. Purtroppo a questo non si
pietra. opportuno che le trappole pu ovviare in alcun modo. Per questo
siano posizionate nei periodi di scarso motivo preferibile sospendere l'azione
lavoro per l'apicultore poich, altrimenti, di cattura durante il momento della
sarebbero di ostacolo alla sua attivit. sciamatura.
comunque il caso che le trappole
siano facilmente amovibili.

La sostituzione delle trappole, Ai fini del controllo delle forme


6 in situazioni climatiche normali, deve
9 svernanti raccomandabile effettuare
avvenire con frequenza non superiore ai una zappettatura del terreno nel tardo
sette giorni. In caso di forte vento o autunno. Operazione che pu essere
pioggia sarebbe preferibile asportarle e, ripetuta nel mese di marzo. Questa
successivamente, sostituirle. Tempi di porta in superficie le pupe, le quali, in
stazionamento pi lunghi renderebbero questo modo, vengono decimate.
assai difficoltosa l'individuazione degli
adulti di Senotainia. Nella colla delle
esche cromotropiche rimangono, infatti,
intrappolati altri insetti, artropodi, o
materiale vegetale.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La tarma della cera


La Galleria mellonella e lAchroia grisella
Con il termine comune di tarma della cera si intende genericamente indicare due specie di
Gli adulti, sia di Galleria mellonella
lepidotteri con abitudini crepuscolari o notturne: la Achroia grisella, di dimensioni pi picco- 1 che di Achroia grisella, depongono le
le, e la Galleria mellonella, pi grande ed assai pi dannosa. La larva della Achroia grisella si
sviluppa costruendo caratteristiche gallerie fra la covata e l'opercolo e, non arrecando gravi uova nelle ore notturne, o direttamente
danni ai favi, una presenza generalmente innocua, che non disturba in modo significativo sui favi, non governati dalle api, o in
l'attivit della colonia. Al contrario della Galleria mellonella che si riproduce a carico dei favi prossimit delle aperture dell'arnia: fra il
abbandonati o in soprannumero all'interno dell'alveare e di quelli deposti in magazzino. nido ed il coprifavo, nelle vicinanze della
La tarma della cera era ritenuta, fino a poco tempo fa, una temibile nemica dell'ape, capace griglia del fondo antivarroa o nelle
da sola di distruggere gli alveari. Oggi invece percepita quale nemico di pericolosit molto spaccature del legno. Non appena
lieve, capace di creare seri danni solo alle famiglie gi in piena decadenza per stati patologi- fuoriuscite dall'uovo, le larvette si
ci o per parassitosi. portano sui favi.
Recentemente stata addirittura accertata lutilit dellazione della Galleria, in caso di morte
della colonia a causa di forme patologiche contagiose. stato infatti provato come l'azione
della tarma della cera contribuisca alla distruzione di tutte le forme durature e resistenti,
soprattutto delle batteriosi (in particolare della peste americana) e del nosema. Sembra anzi
che le api di uno sciame percepiscano gli odori provenienti dalle sostanze lasciate dalle larve
La larva di Achroia grisella scava
di Galleria come sintomo di pulizia e di igienicit, eleggendo spesso vecchi alveari, oramai 2 gallerie fra la covata e l'opercolo. La sua
demoliti dalla tarma, come siti ideali ove accasarsi. Per questo motivo, per attirare gli sciami,
alcuni apicultori utilizzano la rosura della tarma, quale attrattivo all'interno delle arniette-esca attivit non arreca danni alla colonia,
lasciate in prossimit degli apiari non distruggendo i favi n uccidendo le
L'ape ligustica mostra un'elevata attivit di controllo della Galleria riuscendo peraltro a limi- pupe. Pertanto, la sua presenza non
tare notevolmente i danni derivati dagli attacchi portati dalle larve di questi lepidotteri. disturba eccessivamente le api.
La tarma della cera non causa danni seri agli alveari, se non quando questi sono troppo Contrariamente alla Galleria mellonella,
deboli o ammalati. In tal caso l'infestazione di tarma pu soltanto contribuire ad accelerare questa larva si sviluppa meglio nelle
l'estinzione della famiglia esplicando, come detto, un'utile funzione di pulizia. arnie popolose poich, per poter
Senza dubbio, la presenza della tarma della cera pu invece creare non pochi problemi per completare il proprio ciclo preimaginale,
la conservazione dei favi immagazzinati, soprattutto in quelli ove le api hanno allevato cova- necessita di covata compatta ed estesa.
ta. La distribuzione geografica della tarma della cera corrisponde a quella dell'ape allevata
dall'uomo; la diffusione tuttavia limitata dall'incapacit di questo lepidottero di superare
prolungati periodi di freddo. Questo spiega perch i problemi legati alla tarma della cera
sono meno acuti ad elevate latitudini mentre sono maggiormente sentiti nelle regioni meri-
Al contrario, la larva di Galleria
dionali. Sono solo le larve di Galleria mellonella, e non l'adulto, a causare gravi danni ai favi. 3 mellonella si nutre di componenti proteici
Esse, per portare a termine il proprio sviluppo preimaginale, hanno necessit di nutrirsi di ali-
menti proteici, che trovano nel polline immagazzinato nei favi nonch nelle esuvie negli che trova nei residui contenuti nei favi: i
escrementi lasciati nelle cellette dalle larve delle api. Le larve di tarma, allevate esclusivamen- bozzoli e gli escrementi delle larve delle
te con cera pura (un grasso privo di alcun valore biologico), bloccano il proprio sviluppo sin operaie o il polline. Allo scopo, scava
dal primo stadio e per questo i danni che esse arrecano ai favi costituiti da sola cera sono tra- caratteristiche gallerie, devastando
scurabili. Per questo motivo, una buona pratica apistica consiste nel separare i favi da nido, completamente i favi. Raggiunta la
che hanno ospitato covata, dagli altri. I favi da melario con residui di covata o polline vanno maturit, la larva fila un bozzolo, spesso
invece tassativamente fusi, mentre gli altri possono essere normalmente conservati. Per la scavandosi una piccola nicchia nel
descrizione del ciclo biologico della Galleria mellonella si rimanda al glossario: tarma della legno, entro il quale compie la
cera - ciclo biologico. metamorfosi.
Schede tecniche
Schede tecniche di
di apicultura
apicultura La tarma della cera - La Galleria mellonella e lAchroia grisella

Per conservare i favi, Per un favo da nido sono necessari


4 sopratutto quelli che hanno contenuto 7 32 millilitri di preparato mentre ne
covata, possibile utilizzare i vapori di bastano 16 per uno da melario. Per la
anidride solforosa (vedi glossario). distribuzione si impiegano i normali
Questa sostanza viene commercializzata irroratori a pressione. Occorre valutare
in bombolette a pressione o in dischetti preventivamente quanti secondi
di zolfo da bruciare. Esplica la propria occorrono per la distribuzione dei
azione solo sulle larve e gli adulti e non quantitativi indicati (vedi glossario
sulle uova. Il trattamento va ripetuto ogni Bacillus thuringensis). Il prodotto deve
20-30 giorni, fino a che la temperatura essere applicato in modo omogeneo su
ambiente supera i 12-15C. I vapori di entrambe le facce del favo. Per questo,
anidride solforosa possono risultare la distribuzione del Bacillus thuringensis
tossici per loperatore. risulta assai lunga e laboriosa.

Il trattamento con anidride solforosa Pi economico e altrettanto efficace


5 deve essere effettuato dall'alto. Qualora si 8 il metodo che prevede l'utilizzo delle
impieghino i dischetti infiammabili, si deve basse temperature. Conservandoli in
fare particolare attenzione al reale perico- cella frigo a 10C, si impediscono la
lo di incendio che il loro utilizzo compor- schiusa delle uova e lo sviluppo larvale.
ta. I dischetti vanno appesi ad un telaino un metodo dispendioso dal punto di
vuoto, utilizzando lo stesso filo per l'arma- vista energetico e non alla portata delle
tura dei fogli cerei. A sua volta il telaino piccole aziende. Molto pi agevole il
con il dischetto acceso, deve essere inse- congelamento dei favi a -18C, all'inter-
rito in un melario vuoto, lontano dai favi e no di un congelatore a pozzetto. Tali
dal legno del melario. Nelleventualit che temperature, mantenute per 24-36 ore
il filo si rompa, opportuno collocare sot- uccidono tutte le forme vitali, comprese
to lo zolfo un piattino di materiale non le uova.
infiammabile.

Il secondo metodo prevede l'utilizzo Una volta estratti dal congelatore,


6 del Bacillus thuringensis. I laboratori 9 occorre sistemare i favi in scatole di car-
Sandoz hanno sviluppato una prepara tone che debbono essere chiuse erme-
zione specifica denominata B 401 (vedi ticamente. Questo metodo di conserva-
glossario). Essa contiene spore della zione permette di preservare i favi per
variet aizawa particolarmente efficaci periodi di tempo praticamente illimitati.
contro la tarma della cera. Le spore Infatti, condizione necessaria per preve-
contengono cristalli di delta-endotossina. nire i danni della tarma, evitare che le
La germinazione di queste spore femmine adulte riescano a raggiungere i
nellintestino della larva della tarma, libera favi deponendovi nuove uova. L'utilizzo
la tossina che provoca la distruzione della di questi tre metodi, risulta efficace,
pareti intestinali e quindi la morte della pulito nonch compatibile con la
larva stessa. gestione biologica dellallevamento.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La cura della colonia


il trattamento dellorfanit
Un'ape regina ha la capacit di deporre uova per un periodo non superiore ai 5 anni. I ritmi Se l'ape regina viene a mancare
di ovideposizione sono assai vari e dipendono da molteplici fattori. Tra questi, le basse tem- 3 durante un blocco di covata o perch
perature invernali che prolungano il blocco di covata e l'andamento climatico primaverile al predata durante il volo di fecondazione,
quale sono strettamente legati i flussi di nettare. Nelle regioni fredde, l'attivit di ovideposi- non possibile alcuna sua sostituzione
zione di una regina significativamente inferiore rispetto a quanto si verifica negli areali a e la colonia resta orfana. In questo caso
clima temperato. Negli ambienti caratterizzati da inverni lunghi e freddi, lallevamento della alcune operaie, in assenza del feromo-
covata assai meno intenso. Questo porta ovviamente ad un allungamento della vita della ne reale (vedi glossario), acquistano la
regina che, invece, rischia di esaurirsi precocemente quando la sua attivit riproduttiva pi capacit di procreare. Non essendo pe-
intensa. I rischi che una colonia rimanga orfana sono tanto maggiori tanto pi invecchia la r fecondate depongono uova maschi-
regina e tanto maggiore sono stati i suoi ritmi di ovideposizione. Lorfanit si manifesta dap- li, originando una covata di soli fuchi,
prima con la mancanza di uova e, con il procedere dei giorni, con tutti gli altri stadi della assai disordinata e facilmente ricoscibile,
covata. Solo dopo un lungo periodo di assenza di covata, le operaie acquistano la capacit spesso associata a celle reali abortite.
di produrre uova, maschili, non avendo effettuato alcun volo di fecondazione.

L'orfanit pu avere origini diverse. Un caso simile di orfanit si verifica


1 normale che l'ape regina possa 4 quando la regina depone esclusivamen-
mancare per morte naturale o per te uova non fecondate, non riuscendo
colpa dellapicultore. Ove sia presente pi a garantire il ricambio di api operaie.
covata allo stadio di uovo o di larva Anche in questa circostanza occorre
con et inferiore ai tre giorni, le api provvedere al fine di non perdere le
provvedono a realizzare alcune celle operaie presenti. Si consideri poi che
reali. Queste celle, dette di sostituzio- una vasta covata a fuco, spesso presente
ne, sono in numero inferiore a quelle in colonie trascurate determina un
di sciamatura, ma, soprattutto, incremento del numero di varroe, che
vengono realizzate intorno alle attraverso il saccheggio, possono infe-
larvette e, quindi, sulle facce dei favi. stare le altre famiglie e gli apiari limitrofi.

Qualora l'apicultore rilevi La covata di operaia fucaiola


2 la presenza di sole celle reali edificate 5 facilmente distinguibile. Mentre in
centralmente sui favi, prima di alveare vi una sola ape regina, le
procedere alla loro eliminazione, deve operaie fucaiole sono presenti in
sincerarsi della presenza della regina e numero spesso elevato. Queste
della capacit della stessa di dare depongono pi uova nella stessa cella
origine ad una progenie femminile. e non disponendo di un addome di
lunghezza adeguata, le depongono,
prevalentemente sulle pareti. Non
invece possibile distinguere, allo stadio
di cella aperta, la covata femminile da
quella maschile di regina fucaiola.
Schede tecniche di apicultura La cura della colonia - il trattamento dellorfanit

Nel caso siano presenti pi operaie Ove si possa disporre, si pu procedere


6 fucaiole, prima di rimediare allorfanit, 9 aIl'inserimento o di una cella reale pronta
occorre individuarle. In un alverare allo sfarfallamento o di una regina
orfano da tempo la covata femminile fecondata. Nel primo caso i tempi si dimez-
sfarfallata da pi di venti giorni e tutte le zano, mentre nel secondo si annullano.
api presenti sono quindi bottinatrici; le Resta il rischio di inserire, in una colonia
uniche operaie incapaci al volo sono le che ha gi presenti i sintomi dell'orfanit,
fucaiole, mai uscite dall'arnia. Per la loro una regina che spesso viene rifiutata.
eliminazione si procede sostituendo Si pu peraltro procedere all'inserimento
allalveare orfano un arnia vuota, della regina in un piccolo nucleo costituito
possibilmente identica alla prima, ove in prevalenza da favi con covata sfarfallante
sono stati inseriti telaini con favi o fogli e solo 7-10 giorni dopo, unire questo alla
cerei. colonia orfana.

Una volta spostato di qualche metro Per evitare problemi e costi


7 lalveare orfano, si spazzolano tutti i 10 di manodopera, in apicultura intensiva si
telaini. Le uniche api non in grado di preferisce riunire la colonia orfana ad una
fare ritorno alla postazione di partenza debole. Quest'ultima si inserisce semplice-
sono le operaie fucaiole che, in questo mente all'interno della colonia orfana, alla
modo, vengono allontanate dalla loro quale devono essere asportati lo stesso
colonia. Compiuta questa operazione, le numero dei favi che si vogliono inserire.
possibilit di intervento di cui dispone Eventualmente si possono sottrarre due
l'allevatore sono molteplici, in funzione favi che possono essere sostituiti da fogli
sia del tempo che del materiale apistico cerei secondo la successione: favi colonia
a sua disposizione orfana, foglio cereo, favi colonia debole,
foglio cereo, favi colonia orfana.

E possibile intervenire inserendo anche possibile disperdere le api


8 un favo con covata a uovo o composta 11 della colonia orfana davanti agli alveari
in prevalenza da giovani larvette. Questo dell'apiario. Le api, tutte bottinatrici, non
permette alla colonia di prodursi una trovando la loro arnia, si dividono fra gli
nuova regina. I tempi necessari affinch alveari vicini a quello ove era posiziona-
la famiglia sia in grado di riprendere una to lalveare orfano. Tale tecnica si adotta
vita normale sono in questo caso ogni qualvolta si noti la presenza di
piuttosto lunghi: circa 30 giorni. operaie fucaiole. Esse, non avendo mai
Considerata l'anzianit delle vecchie api abbandonato il loro alveare, non sono
di casa, si corre il rischio di non poter in grado di ritrovare la strada di casa e
beneficiare sotto laspetto produttivo di possono essere cos eliminate.
una significativa ripresa della colonia.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Sostituzione della regina


linserimento con la tecnica della gabbietta
La vita massima alla quale pu aspirare un'ape regina pari a 5 anni. In natura la sua sostituzione avvie-
ne praticamente ogni anno attraverso il fenomeno della sciamatura: la regina vecchia, abbandonando Per l'introduzione delle regine
il proprio alveare, lascia il suo regno in eredit ad una sua giovane discendente.
1 vengono comunemente usate delle
Negli allevamenti apistici intensivi, tesi alla produzione del miele, si cerca di limitare il pi possibile la scia- gabbiette in plastica, appositamente stu-
matura. In essi si pone pertanto il problema della sostituzione periodica dell'ape regina. Tutto ci nella diate per questo scopo. Sono divise in
considerazione che i rischi di mortalit di una regina sono direttamente correlati alla sua et: minimi al due scomparti di differenti dimensioni. In
primo anno diventano elevatissimi dal terzo anno. Inoltre la presenza di regine anziane estende i rischi quello pi grande trova spazio la regina
della sciamatura che, in queste situazioni, pu verificarsi anche assai precocemente, appena all'inizio
della stagione produttiva. Seguendo il naturale svolgersi della vita dell'alveare, gli apicultori amatoriali con la sua corte; quello pi piccolo viene
sono soliti provvedere alla sostituzione della regina attraverso il semplice prelievo della vecchia, unita- riempito con del candito, preparato co-
mente ad alcuni favi. Questi, trasferiti in un'altra arnia vanno a costituire una nuova colonia. In pratica me descritto nella scheda sulla nutrizio-
come se venisse riprodotta una sciamatura artificiale ove il nucleo prodotto pu essere assimilato ad uno ne delle api. Spesso sono le stesse gab-
sciame primario. La colonia di api, trovandosi orfana, reagisce immediatamente con l'allevare proprie api biette con le quali le regine vengono
regine. A fronte di una procedura indubbiamente facile, le controindicazioni di questo metodo sono vendute.
molteplici:
il numero delle larve che vengono allevate come api regine spesso elevato, costringendo l'apiculto-
re a successivi interventi nel nido volti alla soppressione delle celle;
i tempi assai lunghi, dalle 3 alle 4 settimane, che intercorrono fra l'inizio dell'allevamento e la compar- Nel caso le regine vengano spedite
sa della regina feconda; 2 da luoghi lontani, spesso vengono
il rischio che l'unica regina lasciata in allevamento possa morire, sia in fase preimaginale che durante
il volo nuziale, lasciando la famiglia in uno stato di orfanit irrimediabile; rinchiuse in particolari gabbiette di
lo sfruttamento, da parte delle operaie, in assenza di covata, dei favi del nido per la deposizione del legno, conosciute dai vecchi apicultori
miele, fatto che ostacola non poco l'estensione della covata della nuova regina poich, una volta oper- come gabbiette Palpella. Anche queste
colato, difficilmente il miele viene traslocato nel melario. gabbiette possono essere sfruttate per
I motivi per i quali si procede alla sostituzione della regina sono sostanzialmente due: la prevenzione lintroduzione della regina, per quanto
della sciamatura e il cambio di profilo genetico. questo modello studiato appositamente
Affinch la sciamatura possa essere evitata, la sostituzione della regina deve essere fatta per anzitempo,
come descritto nella scheda relativa alla prevenzione della sciamatura. per la spedizione sia assai pi
Qualora la regina debba essere sostituita perch poco produttiva o per iniettare differenti linee geneti- ingombrante di quello in plastica.
che nel proprio allevamento, ovvero per circoscrivere l'entit della sciamatura, l'apicultore pu proce-
dere secondo strade differenti:
con l'ausilio di comuni gabbiette, realizzate per questo scopo;
con l'impiego di particolari gabbiette da applicare sulla faccia di un favo;
attraverso l'allestimento di nuclei appositi.
Si tenga presente che se la sostituzione della regina viene fatta in autunno al fine di prevenire la scia- L'ape regina viene rinchiusa
matura, i risultati non sempre sono garantiti. 3 nelle gabbiette unitamente ad una
Nel caso di semplice sostituzione per altri motivi, questa pu essere eseguita in qualunque periodo del- decina di api che fungono da corte.
l'anno, anche se resta il fatto che, durante la stagione produttiva, questa operazione mostra un mag- Questo perch durante il periodo di
giore rischio di insuccesso Per valutare il sistema da impiegare nella sostituzione della regina, occor-
re considerare l'affinit genetica fra la colonia ricevente e la regina che si intende introdurre: qualo- clausura esse possano provvedere al suo
ra i ceppi genetici siano simili, le percentuali di accettazione risultano massime e, pertanto, possi- accudimento ed alla sua nutrizione, non
bile ricorrere al semplice impiego della gabbietta. In caso contrario (ove si volesse procedere ad una essendo la regina in grado di provvede-
sostituzione di linee genetiche) preferibile ricorrere a metodiche diverse di quella descritta in que- re da sola.
sta scheda, pi laboriose ma certamente all'esito pi garantito.La prima operazione da compiere
quella di eliminare la vecchia regina, operazione che deve essere contestuale all'introduzione della
gabbietta. sconsigliato introdurre api regine in colonie orfane anche da poco, poich l'operazio-
ne avrebbe scarse possibilit di successo (vedi glossario - Sostituzione dellApe regina).
Schede tecniche di apicultura Sostituzione della regina - linserimento con la tecnica della gabbietta

Prima di procedere all'introduzione Il collocamento della gabbietta


4 in alveare della gabbietta, opportuno 8 all'interno dell'arnia pu avvenire secondo tre
eliminare le api di accompagnamento, la cui modi. Nel primo si poggia la gabbietta sui favi.
presenza ostacola l'avvio del contatto fra la Si fa scivolare il coperchio fino a lasciare un
nuova regina e le api dell'alveare ricevente. apertura di circa 8-10 millimetri dalla parte del
Infatti, qualora la regina sia sola, sono le stesse candito e quindi si posiziona la gabbietta con
api di casa che tendono ad assolvere il ruolo il coperchio rivolto verso il basso. In questo
delle nutrici, provvedendo ad alimentare la modo le api di casa possono accedere al can-
regina attraverso i fori presenti sulla gabbietta. dito, iniziando a degradarlo. In questo caso
spesso necessario capovolgere il coprifavo.

Per allontanare le api accompagnatrici Un secondo modo di sistemare


5 alcuni apicultori operano al chiuso di un picco- 9 la gabbietta quello di stringerla fra i favi,
lo locale o all'interno di un'autovettura. Aperta preferibilmente con covata nascente. In que-
la gabbietta, le api si riversano sui vetri ove sto caso necessario tagliare il tappo situato
facile recuperare l'ape regina. Al contrario, nel lato corto dove stato riposto il candito.
preferibile immergere per alcuni secondi la La gabbietta deve essere sempre collocata
gabbietta api in un recipiente di acqua pulita in con l'uscita rivolta verso il basso, affinch, col
modo tale che tutte le apipresenti , cos bagna- calore della colonia, venga scongiurato il
te non abbiano la possibilit di alzarsi in volo. pericolo che il candito possa colare sulla
regina.

cos possibile aprire la gabbietta anche possibile sistemare la gabbietta


6 e catturare l'ape regina. Si fa scorrere il coper- 10 tagliando una porzione adeguata di favo. In
chio a slitta, si afferra la regina per le ali e si al- tal caso la gabbietta deve essere inserita
lontanano le accompagnatrici semplicemente nella parte inferiore del favo, nella sezione
scuotendo la gabbietta. Successivamente si del telaino rivolta verso l'interno dell'arnia. In
rinchiude nuovamente la regina, lasciandola questa posizione, l'apertura della gabbietta
sola. Qualora si operi con regine provenienti pu avvenire o facendo slittare il coperchio
dallo stesso apiario, l'operazione ha ovviamen- o eliminandone il tappo. Anche in questo
te inizio con l'introduzione nella gabbietta della caso indispensabile che lo scomparto con
sola regina. il candito sia rivolto verso il basso.

Occorre controllare la consistenza Occorrono circa due o tre giorni


7 del candito. Spesso, ma soprattutto allorch la 11 giacch le api di casa, consumato il candito,
regina debba affrontare un lungo viaggio, possano entrare in contatto con la regina.
viene inserito un candito di elevata Nel frattempo essa avr assunto il tipico odo-
consistenza, in modo tale che non possa re della famiglia, fatto che ne permette una
sciogliersi andando ad imbrattare le api fino a facile accettazione. In questo modo, appena
determinarne la morte. Nel caso, questo deve uscita, inizia a deporre, integrandosi perfetta-
essere sostituito con candito fresco, di media mente nella nuova colonia. necessario
consistenza. lasciare tranquillo l'alveare per almeno una
settimana, prima di controllarlo.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Sostituzione della regina


linserimento con la tecnica del nucleo
La tecnica di sostituzione della regina attraverso il passaggio intermedio in un nucleo, basa la pro- Il nucleo di accettazione
pria possibilit di successo sul fatto che una regina gi in attivit venga meglio accettata rispetto ad 3 deve essere completato con un favo di
una che ancora deve avviare l'ovideposizione. Inoltre, una volta inserita in un apposito nucleo di covata nascente. Anch'esso, prima del tra-
accettazione e riconosciuta come propria regina, essa pu contare su un discreto numero di nutri- sferimento, deve essere scrollato debol-
ci che provvedono, oltre cha a nutrirla, a proteggerla da eventuali aggressioni. mente. Il fatto di allontanare preventiva-
Questa tecnica, pur assai laboriosa, offre per adeguate garanzie affinch la percentuale di suc- mente le api di volo, permette all'operato-
cesso dell'operazione sia prossima al 100%.
re di valutare correttamente la quantit di
Dapprima si provvede alla costituzione di un apposito nucleo, privo di api di volo, notoriamente
api di casa che vengono trasferite nel nu-
quelle aggressive, e ricco di api appena sfarfallate. Queste ultime, in modo particolare, assumendo
la qualifica di api nutrici appena tre giorni dopo lo sfarfallamento, vanno a nutrire la sola regina che cleo di accettazione. Questo per evitare di
esse hanno conosciuto sin dalla loro nascita, pur non essendo quella che le ha generate. costituire un nucleo che, valutato ben po-
Successivamente, ad accettazione avvenuta, questo nucleo pu essere riunito con il ceppo madre. polato, si impoverisca a seguito del rien-
Sicuramente il numero di "api amiche" sulle quali pu contare la regina fa s che il successo dell'o- tro delle bottinatrici nellalveare dorigine.
perazione sia praticamente assicurato.

Per prima cosa occorre individuare A chiusura opportuno inserire,


1 il favo sul quale si trova la vecchia 4 lateralmente, un favo vuoto, idoneo per
regina. Esso certamente un favo di accogliere la covata della nuova regina.
covata composto da larve giovani e La successione di questi tre favi pu
uova. Questo favo deve essere posto meglio essere completata da un
temporaneamente in un'arnietta diaframma o da un nutritore a tasca, al
prendisciame, al fine di evitare che fine di facilitare alle api il compito di
durante le operazioni di preparazione mantenere in equilibrio la temperatura.
venga trasferita anche la vecchia regina.

Successivamente si preleva un favo Qualora si stimi insufficiente


2 colmo di riserve alimentari costituite da 5 la quantit di api di casa presenti nel
polline e miele. Questo favo deve essere nucleo, occorre integrarne il numero
posizionato in una seconda arnietta affinch possa essere scongiurato il rischio
prendisciame, in prossimit di un lato. della morte della covata nell'eventualit di
Prima di trasferirlo nell'arnietta, il favo un abbassamento delle temperature, in
deve essere scrollato lievemente, per far special modo di quelle notturne. Lo spazio
s che le api di volo si allontanino. resosi libero nell'alveare di partenza, deve
essere completato con favi adatti ad
accogliere covata o, eventualmente, da
fogli cerei.
Schede tecniche di apicultura Sostituzione della regina - linserimento con la tecnica del nucleo

Una volta pronto, il nucleo A questo punto possibile procedere


6 deve essere posizionato di lato all'alveare al 10 al ricongiungimento delle due famiglie.
quale si intende sostituire la regina. Nel caso Occorre innanzitutto sopprimere la vecchia
non vi sia posto a sufficienza, esso pu essere regina e fare spazio affinch sia possibile
collocato anche sopra il tetto dell'arnia sistemare il nuovo nucleo nella colonia
ricevente. In questo modo, anche le poche api ricevente. Nel caso, possibile prelevare
di volo presenti, una volta uscite dal nucleo, qualche favo con la vecchia regina,
tendono a fare ritorno nell'alveare originario. posticipandone la sua soppressione al
termine della stagione produttiva.

Nel nucleo cos formato, Nel caso la colonia ricevente,


7 deve essere inserita la nuova regina. La tecnica 11 nell'attesa dell'accettazione della nuova
di inserimento quella classica, attraverso regina (operazione che richiede non meno
l'impiego della gabbietta. Resta per il fatto che, di una settimana) abbia completato il nido,
certamente, una colonia debole e priva di api possibile trasferire in un doppio melario parte
aggressive, portata ad accettare una regina dei favi di covata, in modo tale che sia
anche di ceppo genetico assai differente, molto possibile inserire nel nido l'intero nucleo con
pi di quanto si sarebbe potuto verificare in la nuova regina.
una colonia forte ed in attivit.

Una volta liberata, la nuova regina I telai componenti il nucleo


8 intraprende immediatamente la sua attivit di 12 e la nuova regina possono essere inseriti al
ovideposizione. In questo enormemente centro della colonia ricevente, collocando ai
facilitata dal fatto di poter disporre di due lati due fogli cerei, secondo quanto descritto
buoni favi liberi: uno inserito gi vuoto ed nella scheda: La sciamatura - la sostituzione
uno liberatosi poich composto da covata precoce della regina. Dopo la riunificazione,
nascente. opportuno affumicare leggermente le api
al fine di confondere gli odori delle due
colonie.

Dopo una settimana il nucleo Diversamente possibile riunificare


9 pu essere controllato per verificare il corretto 13 le due famiglie trasferendo i favi del nucleo
andamento della colonia. Quasi certamente dopo aver cosparso con farina le api delle
possibile constatare l'accettazione della regina due colonie. In questo caso non necessario
e la presenza della sua covata. interporre i fogli cerei. Infatti, l'azione di ripuli-
tura svolta dalle api permette la loro reciproca
familiarizzazione, favorendone l'integrazione.
Anche in questo caso necessaria una legge-
ra affumicatura dell alveare neocostituito.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

La marcatura della regina


Se l'individuazione dell'ape regina non presenta grosse difficolt in colonie non molto sviluppa-
te, altrettanto non si pu affermare se l'alveare ben popolato ed in produzione. Per questo Prima di procedere alla marcatura,
motivo, al fine di rendere veloce la ricerca dell'ape regina, preferibile provvedere alla sua mar-
3 occorre disimpegnarsi del favo dal
catura, attraverso l'apposizione di una macchia di colore sullo scutello ovvero di appositi bollini quale stata prelevata la regina; meglio
numerati (vedi glossario). Per questa operazione viene utilizzata una serie di 5 colori, richiamati se il telaino pu essere riposizionato
in ordine alfabetico: l'azzurro, il bianco, il giallo, il rosso ed il verde (vedi glossario: La marcatura nell'arnia. Tale operazione va effettuata
della regina). tenendo stretta per le ali l'ape regina.
Per bloccare l'ape regina esistono diversi strumenti (particolari forcelle con elastici, retine, speci-
fici cilindri trasparenti forniti di pistone, ecc.), per quanto il sistema preferito dagli apicultori sia
quello manuale, descritto di seguito. Per la marcatura si possono impiegare diversi sistemi (lac-
che con solventi volatili, vernici alla nitro, ecc.), sebbene venga oramai preferito l'impiego di
comuni pennarelli. anche possibile, come detto in precedenza, incollare sullo scutello della
regina dei dischetti colorati, contrassegnati con un numero da 00 a 99. Tale sistema, diffuso in
modo particolare in Francia, ha il vantaggio di "legare" ciascuna ape regina ad un alveare spe-
cifico.

L'ape regina deve essere catturata A questo punto la regina


1 direttamente con la mano che 4 viene trasferita di mano.
l'apicultore non adopera naturalmente affinch questa operazione risulti
(la sinistra per i destrorsi o la destra per i semplice, si fa in modo che sia la regina
mancini). Questo in modo tale che, al stessa ad aggrapparsi con le proprie
termine della manipolazione, sia zampette all'indice dell'altra mano (nel
possibile, per l'operazione della nostro caso, la destra).
marcatura, usare la mano normalmente
impiegata per scrivere.

L'ape regina deve essere afferrata Al termine di questo passaggio


2 per le ali in modo da evitare ogni 5 l'ape regina deve trovarsi trattenuta fra
possibile rischio di danneggiarla, l'indice (o il medio) della mano destra,
provocandole lesioni da schiacciamento che viene a trovarsi sotto il torace, ed il
dell'addome. Per comodit descrittive, pollice, che la stringe dallo scutello.
l'esempio viene riferito ad apicultori
destrorsi.
Schede tecniche di apicultura La marcatura della regina

Per poter lasciare scoperto lo Terminata l'operazione


6 scutello si procede ad un ulteriore 9 di marcatura vera e propria, preferibile
trasferimento di mano. L'ape regina trattenere ancora alcuni secondi l'ape
viene afferrata lateralmente (in modo regina fra le dita, affinch il colore possa
tale che il torace venga a trovarsi tra asciugare completamente.
l'indice ed il pollice) e trasferita
nuovamente nella mano sinistra.

Dopo questa serie di passaggi, Per reintrodurre l'ape regina


7 l'ape regina viene a trovarsi stretta per i 10 marcata, si riestrae lo stesso favo
fianchi del torace fra le dita dal quale era stata prelevata e su questo
dell'apicultore, in modo che sia viene liberata. La verifica che l'operazio-
facile marcarla sullo scutello. ne della marcatura sia stata effettuata
con successo, si ha controllando la
regolare accettazione della regina da
parte delle operaie. Il segnale dellavve-
nuta accettazione si ha quando le ope-
raie accudiscono e puliscono con la
ligula la loro regina. In caso di mancata
accettazione, la regina viene aggredita
ed uccisa per soffocamento.

Tenendo la regina con il capo La regina pu essere rilasciata


8 rivolto verso l'alto (al fine di evitare che 11 direttamente sulle stecche superiori dei
una eventuale colatura della sostanza telaini, normalmente riposizionati
impiegata per la marcatura la possa nell'arnia, anche se in questo modo
danneggiare o, addiritura, ammazzare), non possibile verificarne l'accettazione
possibile marcarla sullo scutello. da parte delle api operaie.
sempre bene, prima di procedere
sulle api regine, provare l'operazione di
marcatura su alcuni fuchi.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicoltura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Letichettatura
dei prodotti dellalveare
L'etichettatura delle produzioni apistiche normata secondo quanto stabilito dal decreto legislativo Corretto Errato Per indicare l'origine nazionale,
del 27 gennaio 1992, n. 109, in attuazione delle direttive 89/395/CEE e 89/396 CEE concernenti l'e- non pi possibile impiegare le
tichettatura, la presentazione e la pubblicit dei prodotti alimentari. Ad esso hanno fatto seguito, negli diciture, originariamente contemplate
Paese di origine Miscela di mieli
anni, altri interventi legislativi concernenti specificatamente il miele: dalla Direttiva 2001/110/CE, fino
Francia originari della CE dalla Direttiva 2001/110/CE, quali: mi-
al Decreto Legge 31 gennaio 2007, n. 7, definitivamente adottato con Legge 2 aprile 2007 n. 40. La * *
direttiva comunitaria stabilisce innanzitutto che il miele " la sostanza dolce naturale che le api (Apis scela di mieli originari della CE; miscela
Miele Italiano Miscela di mieli
mellifera) producono dal nettare di piante o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o dalle * non originari della CE
di mieli non originari della CE; miscela
sostanze secrete da insetti succhiatori che si trovano su parti vive di piante che esse bottinano, tra- Miele proveniente da * di mieli originari e non originari della
sformano combinandole con sostanze specifiche proprie, depositano, disidratano, immagazzinano e Argentina - Cuba - Ungheria Miscela di mieli orgiginari e CE. Il Paese o i Paesi di origine devono
lasciano maturare nei favi dell'alveare", rimarcandone, in questo modo, la sua peculiarit di alimento non originari della CE essere indicati in etichetta in modo
puro, privo di additivi o di altre aggiunte.
La stessa Direttiva dispone le indicazioni che occorre inserire nelle etichette e fissa le denominazioni esplicito. Per il miele prodotto esclusiva-
e le caratteristiche chimico-fisiche dei singoli tipi di miele. Innanzitutto suddivide i mieli in funzione mente in Italia possibile impiegare la
della diversa origine: miele di fiori o miele di nettare, se ottenuto dal nettare di piante, e miele di mela- semplice iscrizione "miele italiano".
ta, se ottenuto principalmente dalle sostanze secrete da insetti succhiatori (Hemiptera) che si trovano
su parti delle piante stesse. Unulteriore distinzione viene definita secondo il metodo di produzione
e/o estrazione:
miele in favo, immagazzinato dalle api negli alveoli opercolati di favi da esse appena costruiti o di Corretto Errato Il peso netto deve essere indicato
sottili fogli cerei realizzati unicamente con cera d'api, non contenenti covata e venduto in favi anche Fino a 50 grammi grammi 50 impiegando nelle confezioni di peso fino a
interi; altezza carattere 2 millimetri * 50 grammi caratteri da 2 millimetri; da 50 a
miele con pezzi di favo o sezioni di favo nel miele, contenente uno o pi pezzi di miele in favo; 25 g - 25 grammi gr 100

miele scolato, ottenuto mediante scolatura dei favi disopercolati non contenenti covata;
* * 200 da 3 millimetri; dai 200 e fino ad 1
Da 50 a 200 grammi 200 g.
miele centrifugato, ottenuto mediante centrifugazione dei favi disopercolati non contenenti cova- altezza carattere 3 millimetri * chilogrammo, caratteri con altezza non
125 g - 125 grammi 500 G
ta; * * inferiore ai 4 millimetri. Per pesi superiori al
miele torchiato, ottenuto mediante pressione dei favi non contenenti covata, senza riscaldamento Da 200 a 1.000 grammi Kilogrammi 2 chilogrammo la dimensione minima di 6
altezza carattere 4 millimetri *
o con riscaldamento moderato a un massimo di 45 C; 500 g - 500 grammi Kgr 4 millimetri. Il valore relativo al peso deve pre-
miele filtrato, ottenuto eliminando sostanze organiche o inorganiche estranee in modo da avere * *
Oltre i 1.000 grammi 500 g circa cedere l'indicazione simbolica impiegata: il
come risultato un'eliminazione significativa dei pollini. altezza carattere 6 millimetri
Infine la normativa definisce come miele ad uso industriale il miele che presenta gusto o odore ano- 1000 g - 1000 grammi chilogrammo (kg) o il grammo (g), entram-
oppure bi in carattere minuscolo e senza punteg-
mali, che ha iniziato un processo di fermentazione, effervescente o che ha subito un surriscalda- 1 Kg - 1 chilogrammo
mento. giatura. Pu omettersi la dicitura peso netto.
Questa produzione pu essere destinata all'esclusivo uso industriale o come ingrediente di altri pro-
dotti alimentari destinati ad essere successivamente lavorati.
Corretto Errato Nelle confezioni dirette al consumo Corretto Errato Il nome o la ragione sociale o il marchio
Miele - Miele millefiori Miele puro di api al dettaglio, la tipologia del miele Pietro Neri - Via Olbia, 3 - Osilo (SS) Apicoltura Pietro Neri del responsabile della commercializza-
* * * *
Miele di nettare - Miele di melata Miele naturale
contenuto deve essere ben specificata. Prodotto e confezionato da Apicoltura Rossi Bolotana (NU) zione devono essere chiaramente
Mauro Bianchi - Via Quartu - Lei (NU) *
* * Accanto alla semplice indicazione di indicati. Ad esso va aggiunta la sede
* Invasettato da Anna Viola
Miele di fiori - Miele di fiori di montagna Miele purissimo integrale
* * vendita "miele" possibile abbinare Prodotto da Elio Rossi - Via Roma, 12 - del produttore o del confezionatore o
Miele di cardo Miele vergine integrale Luras (OT) e confezionato da
* * l'origine floreale (se proveniente Pietro Neri - Via Olbia, 3 - Osilo (SS) del venditore, qualora essa sia diversa
Miele di cardo della Sardegna Miele espettorante di eucalipto *
* *
interamente o principalmente da una Prodotto da Luigi Verdi e confezionato in Via
dall'indirizzo del responsabile di com-
Miele di erica del Gennargentu Miele afrodisiaco dellOgliastra determinata specie vegetale) e quella Milano, 10 - Orosei (NU) mercializzazione gi indicato in etichet-
* * *
Miele dei boschi della Gallura Miele di prato - Miele di montagna territoriale (se il prodotto proviene Confezionato da ta. Qualora il produttore sia extracomu-
* * Mauro Bianchi - Via Quartu - Lei (NU)
Miele di asfodelo e lavanda Miele di bosco dellAppennino Italiano interamente dal territorio indicato). In per Pietro Neri - Via Olbia, 3 - Osilo (SS) nitario in etichetta deve essere obbliga-
* *
Miele di flora mediterranea
questo caso la localizzazione regionale Distribuito da Anna Viola Via Pola, 8
toriamente riportato un recapito nel-
e topografica deve essere precisa. - San Sperate (CA) l'ambito dell'Unione Europea.
Schede tecniche di apicultura Letichettatura dei prodotti dellalveare

Corretto Errato Lidentificazione del lotto Il sigillo di garanzia indispensabile


L 120/09 Numero di lotto 1333
di produzione devono essere specificata per garantire il consumatore che la
* *
L aca 120 (L) 120/02
impiegando una sigla alfanumerica, confezione, una volta immessa sul
* * composta cio da soli numeri e lettere. mercato, non sia stata aperta, alterata o
L a 120/12 Da consumarsi preferibilmente entro il 2012
* * Va assolutamente evitato l'impiego di manipolata. Sul sigillo possono essere
L 222 500 g Da consumarsi preferibilmente entro il mese
* di dicembre 2012
qualunque simbolo grafico. Il lotto pu riportate alcune indicazioni sia
Da consumarsi preferibilmente entro il
31/12/2012
essere sostituito da una data, espressa in obbligatorie sia facoltative.
giorno, mese e anno. L'identificativo del
lotto deve essere preceduto dalla lettera
"L", omettibile solamente se la dicitura
ben distinta dalle altre indicazioni in
etichetta.

Corretto Errato L'indicazione del termine minimo Indicazioni facoltative Fra le indicazione facoltative
Periodo di conservazione inferiore Periodo di conservazione inferiore di consumo -TMC- (vedi glossario) deve Miele raccolto nella primavera del 2010 il produttore pu riportare le modalit di
ai 3 mesi ai 3 mesi *
Da consumarsi preferibilmente entro Da consumarsi preferibilmente entro
essere preceduto dall'indicazione "Da Anno di produzione: 2009
conservazione, l'anno di produzione, la
il 31/03/2011 la fine di dicembre 2012 consumarsi preferibilmente entro.." alla * composizione chimica e palinologica del
* oppure Per mantenere il miele pi a lungo ed inalterato, conservare il vasetto in luogo fresco e
Periodo di conservazione inferiore quale si fa succedere una data composta asciutto, al riparo dalla luce miele, alcune indicazioni alimentari. Fra le
ai 18 mesi Da consumarsi preferibilmente entro *
Da consumarsi preferibilmente entro il 2012 da giorno/mese/anno se il miele deve Non disperdere il vetro nell'ambiente (pu essere inserito anche il logo corrispondente) indicazioni facoltative anche possibile
il 31/12/2012 * *
Periodo di conservazione inferiore essere consumato entro 3 mesi. Se il pe- L'etichettatura nutrizionale non obbligatoria, ma disciplinata dal Decreto legislativo
inserire quelle relative al rispetto delle
oppure ai 18 mesi
riodo di conservazione inferiore ai 18 (D.Leg. n. 77/93). norme ambientali.
Da consumarsi preferibilmente entro Da consumarsi preferibilmente entro I valori da dichiarare in etichetta possono essere quelli medi genericamente contenuti da
la fine di dicembre 2012 la fine del 2012 mesi, il termine deve riportare o una data mieli analoghi o quelli ricavati da analisi specifiche.
* Un esempio di etichetta nutrizionale per 100 g di miele:
Periodo di conservazione oltre completa (...il 31/12/2012) o il solo mese valore energetico 320 Kcal - 1360 KJ
i 18 mesi proteine 0 g
Da consumarsi preferibilmente entro e anno, secondo la dicitura "...la fine di carboidrati 80 g
la fine del 2012
dicembre 2012. Per periodi di conserva- grassi 0 g

zione pi lunghi, la data pu essere costi-


tuita dal solo anno "...la fine del 2012.

Nello stesso campo visivo Indicazioni vietate Sono infine vietate denominazioni
devono trovarsi le indicazioni relative alla Miele di fiori di prato
specifiche quali: Miele di fiori di prato;
denominazione, al peso netto ed al * Miele di montagna; Miele di brughiera.
Miele di montagna
termine minimo di conservazione. Il TMC * ammessa la sola dicitura "Miele di
Miele di fruttiferi
pu essere riportato in altro campo, ma * bosco" per le produzioni essenzialmente
Miele di brughiera
sempre facilmente visibile, chiaramente *
costituite da mieli di melata.
leggibile e di facile individuazione per il Miele di eucalipto della Sardegna La denominazione "millefiori" deve
curativo per le affezione dellapparato respiratoriorio
consumatore. La dicitura Da consumar- * indicare un miele che non pu essere
Miele di bosco
si preferibilmente entro.." deve essere (ammesso esclusivamente per i mieli di melata) definito uniflorale. Non pu invece
nello stesso campo visivo in cui compare essere utilizzata per un miele ottenuto
la parola "miele" e il peso netto e deve dalla miscelazione artificiale di mieli
precedere l'indicazione del punto della uniflorali: in caso, la dizione corretta da
confezione in cui il consumatore pu utilizzare quella di "Miscela di mieli".
trovarla.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Glossario
Acido ossalico. un acido organico ampiamente impiegato nella lotta alla Varroa destructor, mente a mascherine antipolvere. Per una maggiore protezione delle vie respiratorie, si possono
nonostante non goda delle necessarie autorizzazioni ministeriali. Infatti, in considerazione del costo indossare maschere filtranti del tipo FFP2SL (EN149) o maschere in gomma con filtro antipolve-
irrisorio per ogni singolo trattamento, le aziende produttrici non hanno ritenuto di alcuna conve- re P2SL (EN143). Gli occhi possono essere difesi dal contatto con le polveri mediante comuni
nienza economica avviare, presso il Ministero per la salute, l'iter di registrazione per l'autorizzazio- occhiali protettivi.
ne all'uso di questa molecola, quale presidio sanitario per il controllo della varroatosi. Pertanto que- Gli effetti dell'acido ossalico sulla Varroa destructor sono stati individuati sin dagli anni '80, perio-
sto tipo di trattamento pu essere effettuato solamente sotto stretto controllo veterinario. Vi do nel quale sono state sperimentate e sottoposte a controllo diverse tecniche di somministra-
comunque da aggiungere che, proprio in considerazione del basso impatto ambientale di questo zione: per nebulizzazione (Popov e altri, 1989); per fumigazione mediante riscaldamento dell'a-
composto, l'acido ossalico viene enumerato fra i principi attivi che possono essere utilizzati in api- cido formico (Okada & Nekane, 1987); per spruzzatura di soluzioni a basso contenuto di acido
cultura biologica e che, in virt della sua enorme diffusione in natura, soprattutto nel mondo vege- sulle api adulte (Radetzki e altri, 1994; Nanetti e altri; Imdorf e altri, 1995), per sgocciolamento di
tale, stato inserito (Reg. CE n. 546 del 24 marzo 2004) fra i composti per i quali non esiste un limi- soluzioni zuccherine sulle api fra i telaini (Nanetti e Stradi, 1997). Alcune di queste tecniche
te massimo dei residui per gli alimenti di origine animale. il pi elementare fra gli acidi dicarbos- hanno mostrato livelli di efficacia elevati, sebbene le differenti condizioni ambientali delle prove
silici, essendo formato da due soli atomi di carbonio. Alla temperatura ambiente di 20C, si presenta sperimentali rendano difficile la comparazione diretta dei risultati. Sulla tossicit nei confronti
sotto forma di cristalli bianchi o incolori e con un odore caratteristico; la sua solubilit in acqua, a delle api, in letteratura non si hanno segnalazioni che ne limitino l'impiego. A tutt'oggi, le speri-
questa temperatura, pari a circa il 10%. Essendo una molecola fortemente igroscopica, cristalliz- mentazioni condotte in Germania (Radetzki e altri, 1994), in Svizzera (Imdorf e altri, 1995) ed in
za naturalmente nella forma diidrata, inglobando nei cristalli due molecole di acqua (per questo Italia (Nanetti e altri, 1996), non hanno evidenziato la comparsa di effetti indesiderati sulle api, a
detta "acqua di cristallizzazione") per ciascuna molecola di acido, andando a costituire un sistema seguito di somministrazioni di acido ossalico, alle concentrazioni ed alle differenti tipologie di
di cristallizzazione ordinato. questa la forma pi stabile e pi facilmente reperibile in commercio somministrazione normalmente impiegate. Test di tossicit dell'acido ossalico sono stati condot-
a costo contenuto. Questa formulazione (chimicamente determinata dalla formula ti su adulti e pupe di alveari trattati e non. stata comparata l'attivit dell'enzima Glutathione S-
C2H2O4*2H2O ovvero HOOCCOOH*2H2O) anche quella di maggiore peso molecolare transferasi (GST), appartenente al gruppo degli enzimi detossificanti, prima e dopo il trattamen-
(126,06544), sommando al peso dell'acido ossalico (90,03488) quello di due molecole di acqua to. Sembra che, alle normali dosi di impiego, l'acido ossalico sgocciolato non comprometta il
(2x18,01528). L'acido ossalico esiste sul mercato anche nella forma anidra, priva di acqua (chimi- sistema digestivo ne indebolisca l'attivit detossificante contro le sostanze dannose. stata inol-
camente determinata dalla formula C2H2O4 -vedi scheda "Trattamento antivarroa con acido ossa- tre comparata l'azione dell'acido ossalico (a reazione acida) con l'ossalato di potassio (a reazio-
lico sublimato"- e dal peso molecolare pari a 90,03488) ed in forma monoidrata (chimicamente ne neutra). L'impiego dell'ossalato si dimostrato di scarsa efficacia. Sembra che la reazione
determinata dalla formula C2H2O4*H2O e dal peso molecolare pari a 108,05016). Se, ad esem- acida della soluzione sia di assoluta importanza, anche se rimane tuttora non chiarita l'azione
pio, si indica l'utilizzo di 100 grammi di ossalico diidrato, disponendo della forma monoidrata se ne dell'acido.
devono pesare solo 83,3 grammi mentre della forma anidra appena 71,4 grammi. Qualora si fac-
cia riferimento a 80 grammi di diidrato, la quantit di monoidrato pari all'83,3% (66,6 grammi) Acido ossalico - soluzione per trattamento con nebulizzazione. Rappresenta un meto-
mentre quella di anidro al 71,4% (57,1 grammi). Qualora non si specifici a quale forma ci si riferi- do di somministrazione generalmente riservato agli apicultori con pochi alveari. Il trattamento
sca, si consideri che uso comune, anche fra i chimici, richiamare la forma pi comune di cristal- viene effettuato bagnando con uno spruzzatore le api, distribuendo 3 millilitri di soluzione per
lizzazione; nel caso specifico, per "acido ossalico" si intende la forma diidrata. facciata di favo popolato. Prima dell'intervento necessario verificare la quantit spruzzata
L'acido ossalico normalmente presente in natura, raggiungendo valori superiori ai 4 grammi per mediante l'impiego di un recipiente graduato. Il vantaggio di questo metodo riconducibile ai
chilogrammo di sostanza secca in specie vegetali quali il cacao, il rabarbaro e gli spinaci. Nel miele minori quantitativi di acido ossalico impiegati e, quindi, ai minori rischi di tossicit per le api e di
rintracciabile in concentrazioni assai variabili, passando dai circa 300 milligrammi per chilogram- inquinamento per il miele ed il polline. Permette inoltre di controllare a fondo la colonia, in pros-
mo di miele di melata di Metcalfa pruinosa ai circa 20-30 milligrammi per chilogrammo di miele di simit dell'invernamento. Il trattamento classico prevede l'uso di una soluzione composta da 28
agrumi, asfodelo, rododendro, lavanda, corbezzolo e tarassaco. Valori inferiori si riscontrano nei grammi di acido ossalico diidrato (ovvero 23,3 grammi di monoidrato o 20,0 di anidro) sciolto
mieli di acacia e colza. in 1 litro di acqua distillata. Alcuni apicultori preferiscono somministrare soluzioni con concen-
L'acido ossalico stato classificato da Koeniger (1984) fra le sostanze nocive per la varroa e le api, trazioni pi elevate, fino a 35-40 grammi di acido per litro d'acqua.
mentre i suoi effetti negativi sui parametri riproduttivi nelle femmine di varroa sono stati evidenzia- In assenza di covata opercolata le sperimentazioni danno una percentuale di efficacia compre-
ti successivamente da Zamazi e Grobov (1987). La tossicit dell'acido ossalico commisurata, per sa fra il 90 ed il 99,5%. In presenza di covata ogni singolo trattamento elimina non pi del 15-
il ratto maschio, pari ad una DL50 di 475 (270-615) milligrammi per chilogrammo di peso. 20% del totale delle varroe presenti all'interno dell'alveare, non dimostrandosi efficace nel con-
Nell'uomo essa spesso rapportata ad un valore prudenzialmente inferiore, pari a 375 milligram- trollare l'incremento della popolazione di acari.
mi per chilogrammo. Rapportata ad un individuo di circa 70 chilogrammi di peso, pertanto pari Occorre infine sottolineare come, in bibliografia, si faccia riferimento a dosi ancora pi elevate,
a circa 26 grammi, valore che equivale all'ingestione istantanea di circa 85-90 chilogrammi di miele da nebulizzare esclusivamente in assenza di covata: fino a 100 grammi di acido ossalico diidra-
di Metcalfa pruinosa o di 1035 chilogrammi di miele di agrumi. Per quanto attiene la sicurezza to per litro d'acqua distillata.
durante la sua manipolazione, considerato che essa avviene normalmente in ambienti aperti e
ventilati, l'unica raccomandazione quella del semplice ricorso a guanti in lattice ed eventual- Acido ossalico - soluzione per trattamento con sgocciolamento. In Italia, sin dalla prima
Schede tecniche di apicultura Glossario

diffusione dell'impiego dell'acido ossalico nella lotta alla Varroa destructor, la formulazione che ha Addome. la regione morfologica degli insetti ove, fra gli altri apparati, trova sede quello ripro-
trovato piena diffusione stata quella che prevede la distribuzione dell'acido diidrato in soluzi duttore. composto da 11 segmenti, detti uriti, dei quali l'ultimo atrofico o rudimentale. Nelle
zuccherine al 50%, nella dose di 100 grammi di ossalico ed 1 chilogrammo di zucchero in 1 chi- classi pi evolute (come gli imenotteri dei quali fa parte l'ape) il numero degli uriti si riduce a 10
logrammo (o litro) acqua distillata. Tale dosaggio stato invero proposto empiricamente, senza un per involuzione o modificazione degli ultimi uriti. Ogni urite ha una forma riconducibile ad un
suffragio ottenuto da prove sperimentali. anello. In ognuno possibile distinguere una regione dorsale (urotergo), una regione ventrale
Specifici lavori condotti in altri Paesi europei (Finlandia, Germania, Italia Norvegia, Svezia e Svizzera) (urosterno) e due regioni laterali, con consistenza membranosa. Gli uriti sono articolati fra di loro
fra differenti concentrazioni di acido ossalico (0%, 2,1%, 3,2% e 4,2%) e soluzioni zuccherine a attraverso una membrana intersegmentale
diversa concentrazione (0%, 30%, 60% and 70%), hanno dimostrato la maggiore efficacia della for-
mulazione con acido ossalico al 4,2%, con valori oscillanti dal 90,3% al 97,8%. Ci non di meno si Aggressivit. Carattere ereditario di certe razze o linee di discendenza (ceppi genetici).
potuto osservare come concentrazioni del 3,2% hanno fornito risultati del tutto simili a quelli otte- L'aggressivit rende difficoltose e a volte impossibili le operazioni di conduzione apistica e, di con-
nuti con concentrazioni superiori. Al contrario, concentrazioni inferiori (pari al 2,1%) non portano seguenza, ha un influenza negativa sulla produttivit. Gli ibridi di api, specialmente di seconda
a mortalit della varroa sufficienti a contrastarne lo sviluppo delle popolazioni. La presenza dello generazione, manifestano una grande aggressivit, al pari degli ibridi africanizzati dell'America
zucchero sembra essere necessaria, dato che la sua assenza porta a risultati scadenti. Comunque, centrale (api assassine). La mansuetudine un carattere ricercato e selezionato presso le api mel-
concentrazioni del 30% potrebbero essere sufficienti, dato che le differenze con concentrazioni lifiche.
superiori (fino al 60%) non producono differenze significative.
Con poche eccezioni, la mortalit delle api risultata normale, per quanto alcuni lavori hanno Allele. Si definiscono con questo termine i diversi geni che, pur sottintendendo uno specifico
potuto dimostrare l'indebolimento delle colonie, indebolimento protrattosi fino alla primavera suc- carattere genetico (ad esempio il colore degli occhi), hanno effetti dissimili (occhio castano,
cessiva. Questi effetti sembrano sparire con concentrazioni del 2,1%. Osservazioni condotte in occhio verde, occhio azzurro, ecc.). Gli alleli occupano la stessa posizione sul cromosoma
Italia, che debbono comunque essere confermate, hanno indicato effetti negativi fino alla prima- ("locus"). Ogni individuo "diploide" possiede ciascun carattere in doppio, portato da ognuno dei
vera con concentrazioni del 4,2% in soluzioni zuccherine a concentrazione del 60-70%. In Olanda due cromosomi dello stesso paio. I due caratteri possono essere simili o diversi. Nel primo caso
sono state provate due differenti quantit di sgocciolato per telaino popolato, utilizzando concen- l'individuo, per quel carattere, si definisce "omozigote", nel secondo viene detto "eterozigote".
trazioni dell'acido ossalico pari al 3,6% in soluzioni al 60%: 2,9 millilitri (corrispondenti ai 5 millilitri su
telaino DB) e 2,5 (corrispondenti ai 4,3 millilitri su telaino DB). Il primo si rivelato pi efficace, ma Anidride solforosa (SO2). - un composto a base di zolfo, efficace nel controllo della tarma
meno tollerato dalle api. della cera. Essendo pi pesante dell'aria, occorre effettuare i trattamenti dall'alto. Svolge anche
Qualora si opti per il trattamento per sgocciolatura fra i favi, le formulazioni di impiego sono sostan- un'azione nel controllo delle muffe, e pertanto utile nella conservazione del polline. Irritante
zialmente riconducibili a tre tipologie classiche: due indicate come "dosi italiane" ed una come per le mucose, gli occhi e le vie respiratorie, occorre effettuare i trattamenti utilizzando apposite
"dose svizzera": mascherine. inattivo contro le uova e pertanto il primo trattamento deve essere effettuato tra-
100 grammi di ossalico diidrato ed 1 chilogrammo di zucchero in 1 chilogrammo (o litro) di acqua scorsi 15 giorni dallo stoccaggio dei favi. In estate ed in presenza di temperature elevate, rac-
distillata, corrispondente ad una concentrazione di acido ossalico del 4,76%; comandabile ripetere l'intervento ogni 20 giorni, allungando gli intervalli al diminuire delle tem-
80 grammi di ossalico e 400 grammi di zucchero in 1 chilogrammo (o litro) di acqua distillata, cor- perature. Qualora si effettui il trattamento attraverso la combustione di dischetti di zolfo, la dose
rispondente ad una concentrazione di acido ossalico del 5,41%; consigliata di 1 dischetto ogni 4 melari (1 dischetto per un volume di 100 litri). Occorre fare
35 grammi di ossalico diidrato e 675 grammi di zucchero in 675 grammi (o millilitri i centimetri attenzione a che la cera ed i telaini non prendano fuoco. Utilizzando l'anidride solforosa liquida
cubici) di acqua distillata, corrispondente ad una concentrazione di acido ossalico del 2,62%. (commercializzata in bombolette spray) la dose consigliata di 2,5 grammi di anidride solforosa
Poich negli ambienti a clima temperato o mediterraneo le soluzioni soprarriportate, indicate come (SO2) per melario che si raggiunge irrorando il volume di 100 litri (circa 4 melari) per 4 secon-
italiane, hanno mostrato alcuni limiti d'impiego legati all'elevata mortalit delle api mentre scarsa- di. L'uso dell'anidride solforosa liquida non comporta alcun rischi di incendio.
mente efficace si dimostrata la dose svizzera, ci si successivamente orientati verso due differen-
ti tipologie di soluzione: Antibiotico. Originariamente con il termine di antibiotico veniva indicata una sostanza di ori-
40-60 grammi di acido ossalico diidrato e 600 grammi di zucchero in 1 chilogrammo (o litro) di gine naturale, prodotta da microrganismi, in grado di uccidere altri microrganismi di specie
acqua distillata; diverse. Attualmente con tale termine si suole indicare un farmaco, di origine naturale o sinteti-
45 grammi di acido ossalico diidrato in un litro di soluzione zuccherina 1:1 (675 grammi di zuc- ca, capace di rallentare o bloccare (o di eliminare del tutto) la proliferazione di agenti patogeni
chero in 675 grammi di acqua distillata). sensibili a quello specifico formulato. Pertanto gli antibiotici possono essere o ad azione batte-
L'efficacia acaricida di questa tipologia di somministrazione si pone vicino ad un valore medio del riostatica o ad azione battericida. La scoperta, in vero del tutto casuale, avvenne nel 1928 da
95%, oscillando tra l'85 ed il 99,5%. Qualora sia presente covata, i valori medi di caduta tendono a parte del biologo e farmacologo Alexander Fleming, che not come una sostanza secreta dal
crollare, attestandosi intorno al 60%, con minimi del 40% circa. fungo Penicillium notatum (da Fleming denominata penicillina) fosse in grado di contrastare lo
sviluppo di alcune colture batteriche. In seguito Howard Florey ed Ernest Chain isolarono la
Acido ossalico - soluzione per trattamento gocciolamento. Vedi Acido ossalico - soluzione penicillina pura, potendone cos sperimentare gli effetti sull'uomo. Per tale motivo, essi vennero
per trattamento con sgocciolamento. insigniti del premio Nobel nel 1945.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

Ape regina. l'unico individuo adulto di sesso femminile, fertile, all'interno di una colonia di api. presenti soprattutto api operaie nutrici (da 4 a 10 giorni di et), mentre un foglio cereo viene
Si sviluppa in una particolare celletta a forma di cupolino, ove le api operaie depositano un uovo lavorato da api ceraiole (da 10 a 16-18 giorni di et). Pertanto, prelevando da un alveare uno di
fecondato, nel caso in cui l'alveare si predisponga alla sciamatura. Nel caso in cui la famiglia si ritro- questi favi per scrollarne le api in un altro, possibile rinforzare la colonia ricevente. Infatti se si
vi in uno stato di orfanit, la cella reale viene invece approntata intorno ad una larvetta giovane, dovessero spostare da un alveare ad un altro delle api bottinatrici, queste farebbero ritorno all'al-
selezionata dalle stesse operaie. Sin dallo stadio di larva, l'ape regina viene nutrita con sola pappa veare donatore, rendendo cos vana questa operazione.
reale, raggiungendo lo sviluppo completo delle gonadi. Una famiglia divenuta orfana e che non
dispone di larve di meno di tre giorni di et, non in grado di allevarsi una nuova regina. In essa, Apiscampo. un particolare dispositivo che permette di allontanare le api dal melario. Si infat-
in assenza di feromone reale, alcune api operaie acquistano la possibilit di deporre uova. Tali uova ti osservato che le api non stazionano stabilmente nei melari, ma si spostano freneticamente fra
ovviamente, non fecondate, danno origine a soli fuchi. Un'ape regina vergine, che non si anco- questa zona ed il nido e viceversa.. L'apiscampo permette la discesa delle api dal melario al nido,
ra accoppiata, presenta un addome non sviluppato e pertanto non facilmente individuabile attra- ma non viceversa. Dal suo inserimento (fra i melari che necessario rimuovere e la parte sotto-
verso l'ispezione di un telaino. Sembra, inoltre, che le api regine vergini emettano poco feromone stante -nido ed eventuali altri melari), sono sufficienti poche ore affinch i melari si spopolino e
reale e che pertanto, spesso, non vengano riconosciute dalle api operaie. Per questo motivo, un'a- possano essere prelevati per la smelatura. Esistono sul mercato due tipi fondamentali di api-
pe regina vergine, nelle sue prime ore dopo l'emergenza dalla cella reale, pu essere introdotta in scampo: rotondo e a stella. Per un suo corretto utilizzo necessario verificare che porzioni di favo
un alveare orfano ed essere accolta, mentre un'ape regina fecondata viene di solito riconosciuta non ostruiscano i fori di ingresso e di uscita delle api.
come estranea ed eliminata dalle operaie pi anziane. Raggiunta la maturit sessuale dopo circa
una settimana, la regina compie il suo unico volo nuziale, accoppiandosi con una decina di fuchi. Apitol. un presidio sanitario a base di cimiazolo, prodotto dalla Ciba-Geigy. Deve essere impie-
Il periodo dell'accoppiamento non supera i dieci giorni. Se in questo lasso di tempo la regina non gato in assenza di covata. Per l'impiego si diluiscono 2 grammi di prodotto in 100 millilitri di sci-
in grado di compiere gli accoppiamenti (ad esempio a causa del maltempo) e non si feconda, roppo zuccherino (al 20%). La soluzione deve essere preparata al momento dell'uso. Una volta
inizia comunque la sua attivit di ovideposizione, deponendo per solamente uova maschili. Si eliminati i ponti di cera, sulle api, fra gli spazi interfavo, si fanno sgocciolare 5 millilitri di soluzio-
pu verificare anche il caso di un accoppiamento con un numero di fuchi insufficiente. In questo ne per telaio coperto di api. Il trattamento deve essere fatto in assenza del melario e con tem-
caso l'ape regina tratterr nella propria spermateca una scarsa quantit di spermatozoi, potendo perature superiori a 10C; comunque ove non sia formato il glomere. L'efficacia pari al 95%
divenire fucaiola entro poco tempo. Di norma, fecondata regolarmente, la regina resta fertile con valori anche prossimi al 99%, per quanto si siano verificati frequenti casi di farmaco resi-
mediamente per non meno di tre anni. Ove i cicli di ovideposizione siano molto intensi, come nei stenza da parte della varroa.
climi temperati mediterranei, la regina pu mantenersi fertile per periodi pi brevi. Lo stesso si veri-
fica per il ciclo vitale. Esso dura non pi di cinque anni in situazioni normali, ma ove l'attivit ripro- Aploide. Si dice di un individuo le cui cellule contengono solo la met del numero di cromo-
duttiva della regina sia pi intensa, pu non superare i tre anni. Una regina adeguatamente nutri- somi abituali per la specie (n anzich 2n cromosomi).
ta e ben fecondata pu deporre oltre 3.000 uova al giorno. In un paio d'ore depone tante uova
quanto il peso del proprio corpo. Per tutta la sua esistenza viene accudita da giovani api operaie Aplotipo. Con questo termine si suole indicare particolari "sottospecie" accomunate dal fatto
nutrici che la circondano costantemente. Leccandone il corpo, le api operaie assimilano il feromo- che presentano due o pi alleli, strettamente associati su un cromosoma, generalmente eredi-
ne reale che inibisce la capacit di ovideposizione delle stesse operaie e mantiene coesa la colo- tati come un'unica unit. Aplotipi differenti sono generati da un unico aplotipo ancestrale, per
nia. Il feromone reale, attraverso la trofallassi, viene veicolato a tutti i componenti dell'alveare. In api- effetto di mutazioni di singoli alleli. I prodotti di questo meccanismo evolutivo possono essere
cultura da reddito, l'ape regina viene comunque sostituita annualmente. correlati attraverso la filogenesi. Pi aplotipi, differenziatisi per mutazioni successive dei differenti
alleli, possono essere raggruppati sulla base dell'unico progenitore, formando un "aplogruppo".
Apiguard. Sulla base dei risultati di una ricerca condotta da Marco Lodesani ed altri nell'estate Armatura dei telai. La tipologia normalmente utilizzata dagli apicultori per armare i telaini preve-
del 2007, risulta di assoluta importanza garantire un adeguato volume d'aria sopra la vaschetta uti- de la disposizione di 6 fili in verticale, con un consumo di circa 3 grammi di filo per i telaini da
lizzata per la distribuzione dell'Apiguard. Tale spazio facilita sia la circolazione dell'aria e sia il con- nido e di 2,2 per quelli da melario. Nel caso dei telaini da nido sono per utilizzate altre tipolo-
tatto delle api con il gel. Con il solo spazio d'api (pari ad un volume di 1.181 centimetri cubici), l'ef- gie di armatura. Nel caso si opti per i 7 fili in verticale, il consumo di filo sale a circa 3,3 grammi
ficacia media del prodotto del 78,3% (4,62). Inserendo una cornice pari a quella dell'apiscam- per telaio. L'armatura con 3 o 4 fili disposti orizzontalmente necessita rispettivamente di 2,5 o 3
po (o rovesciando un coprifavo basso), si crea un volume di 5.179 centimetri cubici, facendo ele- grammi di filo e pertanto ogni rocchetto da 1 chilogrammo sufficiente per armare da 330 (con
vare l'efficacia media del prodotto all'87,6% (2,45). Rovesciando un coprifavo alto, il volume sopra 4 fili orizzontali) a 400 telaini (con 3 fili orizzontali). Per l'armatura obliqua occorrono circa 3,7
la vaschetta sale a 12.084 centimetri cubici mentre l'efficacia media del prodotto raggiunge il grammi di filo e con 1.000 grammi possibile armare 270 telaini da nido. Nel caso di armature
92,4% (0,91). di tipo misto, il consumo di filo pu accrescersi anche di molto Per il calcolo occorre ovviamen-
te sommare i consumi unitari delle tipologie elementari utilizzate.
Api di casa. Con questo termine ci si intende riferire alle api adulte che non sono ancora giunte
allo stadio di bottinatrici. Queste, non avendo ancora effettuato alcun volo, possono essere spo- Armatura dei telai. La tipologia normalmente utilizzata dagli apicultori per armare i telaini pre-
state da alveare ad alveare. Le api di casa possono essere rinvenute in gran numero su favi sui quali vede la disposizione di 6 fili in verticale, con un consumo di circa 3 grammi di filo per i telaini da
necessaria la loro presenza. Su un favo contenente larvette con meno di tre giorni di et sono nido e di 2,2 per quelli da melario. Nel caso dei telaini da nido sono per utilizzate altre tipolo-

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

gie di armatura. Nel caso si opti per i 7 fili in verticale, il consumo di filo sale a circa 3,3 grammi per ciclo biologico. Si basa sull'introduzione nell'alveare di un particolare tipo di telaino, diviso in tre
telaio. L'armatura con 3 o 4 fili disposti orizzontalmente necessita rispettivamente di 2,5 o 3 gram- parti (denominato TIT3), dal quale possibile prelevare, ogni 8 giorni circa, una porzione di favo
mi di filo e pertanto ogni rocchetto da 1 chilogrammo sufficiente per armare da 330 (con 4 fili contenente covata da fuco opercolata. Nell'ultima versione il telaino TIT3 racchiude tre contro-
orizzontali) a 400 telaini (con 3 fili orizzontali). Per l'armatura obliqua occorrono circa 3,7 grammi telai (ciascuno con superficie lorda pari ad 1/3 del lume interno del TIT3), armati come un nor-
di filo e con 1.000 grammi possibile armare 270 telaini da nido. Nel caso di armature di tipo misto, male telaio da nido. In essi possibile inserire un foglio cereo per covata maschile. I favi, una
il consumo di filo pu accrescersi anche di molto Per il calcolo occorre ovviamente sommare i con- volta costruiti, possono essere, anzich eliminati, semplicemente svuotati a turno dalla covata,
sumi unitari delle tipologie elementari utilizzate. con l'ausilio di una forchetta da smelatura. anche possibile uccidere la covata (e quindi la var-
roa) mettendo la porzione di favo in freezer. In entrambi i casi, una volta lavato, il favo con il suo
Bacillus thuringensis. un microrganismo utilizzato per il controllo della tarma della cera. controtelaio pu essere reinserito nel telaio TIT3 e riutilizzato per accogliere altra covata a fuco.
Prodotta dai laboratori Sandoz, viene commercializzato come soluzione concentrata di B. thurin-
gensis, in flaconi da 120 millilitri o da 1 litro. Questo presidio medico chirurgico, registrato in Italia Caratteri. L'accezione genetica di questo termine comprende l'insieme di forme e di propriet
con autorizzazione n. 17938 del Ministero della Sanit, contiene la variet aizawai serotipo 7 del che distinguono gli esseri viventi. I caratteri si distinguono in ereditari (trasmissibili) e acquisiti
Bacillus thuringiensis, l'unica efficace contro la G. mellonella ed assolutamente innocua per l'uo- (non trasmissibili). I caratteri che appaiono per la prima volta sono conseguenti ad una muta-
mo e per l'ape. Una sola applicazione mantiene la propria efficacia per circa 8 mesi. Il prodotto zione.
B401 agisce esclusivamente sugli stadi preimaginali della tarma, pertanto deve essere distribui-
to preventivamente. I favi devono essere asciugati dalle api e quindi riposti in magazzino. Il pro- Cartoncino per trattamento con timolo. Esistono differenti tipi di cartoncino, tutti impiega-
dotto commerciale deve essere diluito in acqua al 5%: 1 parte di B401 in 19 parti di acqua. La bili per la preparazione di trattamenti a base di timolo di tipo artigianale. Quello che ha fornito i
diluizione va agitata energicamente ed utilizzata entro le 24 ore. Valutato che, perch sia assicu- migliori risultati, come capacit di assorbimento per unit di superficie, stato il TIPO 26 BIAN-
rata una buona protezione, occorre nebulizzare 1,5 millilitri (o centimetri cubici) di preparato per CO VEGETALE SVEDESE, dello spessore di 2,5 millimetri. Altri tipi di cartoncini che possono esse-
ogni decimetro quadrato di favo (considerato su una sola faccia), sono necessari circa 32 millilitri re impiegati per questo tipo di trattamento sono: il TIPO 26 BIANCO VEGETALE JUGOSLAVO,
per ciascun favo da nido e 16 per uno da melario. Il prodotto deve essere applicato in modo uni- spessore 2,5 millimetri, anch'esso 100% di cellulosa, ma pi grezza rispetto allo svedese; il TIPO
forme su entrambe le facce del favo. Per la distribuzione si impiegano i normali irroratori a pres- 20/AS, spessore 2,4 millimetri; composto da cellulosa ricavata dai quotidiani; il TIPO 136 GREZ-
sione, preferibilmente graduati in millilitri (o centimetri cubici). Nel caso non si disponga di un irro- ZO, spessore 1,2 millimetri, anch'esso composto di cellulosa da quotidiani, ma con presenza
ratore graduato, indispensabile valutare preventivamente quanti secondi occorrono per la distri- minima di materie plastiche; il TIPO TRIPLEX, spessore 1,4 millimetri, con due facce di cellulosa
buzione dei quantitativi indicati. Per questo si nebulizza il prodotto in una provetta graduata, pren- pi un interno grigio di cellulosa da stampa. Il tipo 26 bianco vegetale svedese, delle dimensio-
dendo nota dei secondi necessari per riempire un volume determinato. Ad esempio, qualora per ni di 20x6 centimetri, assorbe esattamente 20 millilitri (o centimetri cubici) di soluzione alcolica
riempire una siringa da 10 millilitri (o centimetri cubici) si impieghino 20 secondi, per distribuire 16 contenente 10 grammi di timolo.
millilitri di preparato occorre spruzzare per 32 secondi.
Ceppo. L'insieme di individui della stessa stirpe appartenenti a una medesima linea di discen-
Borsa melaria. Detta anche ingluvie. un organo deputato al contenimento ed al trasporto di denza e quindi legati fra di loro da un determinato grado di parentela. Sinonimo di stirpe.
liquidi (acqua o nettare). in comunicazione con l'apparato boccale attraverso la faringe e l'eso-
fago, del quale, anatomicamente, altro non che una dilatazione sacciforme. collegata al resto Consanguineit. Con il termine di consanguineit si vuole indicare la "vicinanza genetica" fra
dell'apparato digerente da una particolare valvola (detta valvola ad x o proventricolo), formata da due individui. Due individui con un elevato grado di parentela (ad esempio, padre e figlio) dis-
quattro lobi che si chiudono a croce. La sua funzione quella di impedire al nettare di defluire pongono di un patrimonio genetico assai simile (in questo caso uguale per il 50%). Nel caso
verso l'intestino (salvo le piccole quantit necessarie all'alimentazione dell'ape) e di filtrarne le par- delle api, un elevato grado di consanguineit (determinato dall'ottenimento di api regine a par-
ticelle solide in esso presenti. Durante il processo di filtraggio, le particelle solide, in esse compresi i tire dallo stesso "materiale genetico" presente nell'apiario) influenza la comparsa di fuchi diploidi
granuli di polline -ed in particolare i granuli di maggiori dimensioni- vengono raccolte in partico- (vedi).
lari tasche poste alla base dei lobi stessi e, sotto forma di masserelle, espulse nell'intestino medio.
Questa operazione, della durata di circa 15 minuti, si svolge mentre l'operaia effettua il suo volo di Conteggio della caduta naturale degli adulti di varroa. una metodologia molto facile
rientro in alveare. Tanto pi sono grandi i granuli pollinici e tanto maggiore la distanza dell'al- ed alla portata di chiunque utilizzi le arnie con il fondo antivarroa. Si tratta di inserire il vassoio in
veare della fonte di nettare, tanto maggiore il grado di pulizia del nettare dal polline. Questo spie- dotazione, previa l'applicazione di un foglio adesivo -o di un sottile strato di grasso di vaselina-
ga le differenze, a volte assai cospicue, rispetto al contenuto in polline di mieli con medesima origi- che impedisca alle formiche di asportare le varroe cadute. Il numero dei parassiti caduti nelle 24
ne botanica. Quando piena, la borsa melaria pu contenere fino a 45-70 milligrammi di nettare. ore successive (o comunque rapportato a tale intervallo di tempo), moltiplicato per 120-150, for-
nisce il dato approssimativo delle varroe presenti all'interno dell'alveare.
Campero - metodo. una metodologia di lotta biomeccanica per il controllo della varroatosi,
messa a punto da Michele Campero. Pu essere impiegato in primavera poich prevede la sottra- Conteggio delle varroe ottenute dal lavaggio delle api operaie. un procedimento
zione di covata da fuco, a carico della quale la Varroa destructor svolge preferibilmente il proprio molto celere e consiste nel prelevare, dai favi centrali, circa 150-200 api operaie, inserendole in

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

un vaso di miele da 500 grammi, riempito per circa la met di acqua saponata (si usa normale Legge 24 dicembre 2004, n. 313 "Disciplina dell'apicoltura", art. 8, "...gli apiari devono essere col-
sapone liquido per piatti). Agitando il contenitore chiuso, si favorisce il distacco dalle api delle var- locati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transito e a non meno di cinque metri dai
roe. Queste ultime possono essere facilmente raccolte svuotando il tutto su una rete (o su un'e- confini di propriet pubbliche o private. Il rispetto delle distanze di cui al primo comma non
scludiregina, se si lavora in apiario). Il liquido, cos filtrato, deve essere raccolto su un panno chia- obbligatorio se tra l'apiario e i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno due metri o se sono
ro: la rete (o l'escludiregina) tratterr le api mentre il panno chiaro permetter di raccogliere le var- interposti, senza soluzioni di continuit, muri, siepi o altri ripari idonei a non consentire il pas-
roe. In questo modo possibile contare sia le api, sia le varroe. Il rapporto api-varroe non deve mai saggio delle api. Tali ripari devono avere una altezza di almeno due metri. Sono comunque fatti
andare oltre l'1%. Qualora tale valore sia superiore al 5% necessario eseguire un trattamento salvi gli accordi tra le parti interessate. Nel caso di accertata presenza di impianti industriali sac-
immediato. Fra l'1 ed il 5% possibile rimandarne l'effettuazione fino ad un mese (quando il rap- cariferi, gli
porto sia vicino al 5%) o pi (con percentuali pi vicine all'1%). apiari devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzio-
ne".
Conteggio sequenziale nella covata femminile opercolata. un procedimento piuttosto
laborioso ma molto preciso. Anche questo tipo di monitoraggio deve essere effettuato su almeno Distanziatori Hoffman. Per mantenere la giusta distanza fra i telaini, nelle arnie vengono
il 10% degli alveari di un apiario. Consiste nell'asportare larve o pupe di covata femminile dalle cel- generalmente inchiodate particolari lamelle (distanziatori) con incisi gli alloggiamenti per ciascun
lette opercolate dei telaini centrali, effettuando un contemporaneo conteggio delle varroe pre- telaino. per possibile ispessire superiormente i legni verticali dei telaini per far si che essi,
senti. necessario effettuare il prelievo su almeno tre telaini di covata opercolata per arnia, sce- venendo a contatto, permettano che venga rispettata sempre la distanza prestabilita fra un
gliendo le celle a caso su tutta la superficie del telaio, non soffermandosi su determinati settori. In foglio cereo e l'altro. Questo modello di telaino viene detto "Hoffman". In commercio esistono
base al numero delle varroe rinvenute si pu effettuare una scelta di rilevanza pratica. Se su 100 particolari dispositivi di plastica (i distanziatori Hoffman) che, applicati ai legni verticali dei comu-
celle ispezionate, si contano non meno di 5 varroe, il trattamento deve essere effettuato immedia- ni telaini, assolvono allo scopo sopraddescritto.
tamente. Se il numero degli acari compreso fra le 2 e 5 unit, la situazione certamente preoc-
cupante, ma il trattamento pu essere rinviato a non pi di 30 giorni. Al di sotto delle 2 varroe ogni Doppio melario. Con questo termine si suole indicare l'insieme di due melari sovrapposti, svuo-
100 celle analizzate, la situazione non desta preoccupazione. Ovviamente non necessario moni- tati dei telaini specifici. Tale "corpo" pu essere posizionato al di sopra del nido ed in esso pos-
torare sempre 100 celle di covata femminile: se, ad esempio, gi nelle prime 20-30 celle possibi- sibile inserire favi da nido. L'impiego dei "doppi melari" si rende utile per immagazzinare provvi-
le isolare 3 o 4 varroe, deve essere comunque subito eseguito il trattamento. soriamente i favi del nido carichi di miele che, per questo motivo, non possono essere sfruttati
dalle api per l'espansione della covata. Questi favi possono essere successivamente reinseriti nei
Cura della fame. Si tratta di una modalit di cura a lungo prescritta per la terapia della peste ame- nidi o smelati in un'unica tornata o impiegati per la formazione di nuclei.
ricana. Per quanto la sua efficacia nel controllo di questa patologia non sia assolutamente garan-
tita, essa ritenuta, a ragione, un ottimo sistema per ripulire l'apparato digerente delle api da Dose letale. Con tale termine si intende indicare la dose di principio attivo necessaria ad ucci-
microrganismi patogeni. Consiste nel trasferire le sole api adulte di un alveare infetto in una arniet- dere un determinato numero di animali da laboratorio. Il 50% se si fa riferimento alla DL50.
ta vuota e ben aerata, procedendo nel contempo alla loro alimentazione con una soluzione zuc-
cherina arricchita di nutrienti proteici. Dopo circa 48 ore, le api possono essere nuovamente tra- Escludiregina. un dispositivo a griglia, utilizzato per confinare la regina nel nido, evitando in
vasate in un'arnia fornita di soli fogli cerei. Questa tecnica permette alle api di espellere dal proprio questo modo la presenza di covata nei favi del melario. Sfruttando le diverse misure morfologi-
apparato digerente la quasi totalit di eventuali agenti patogeni presenti o comunque di ridurre la che fra l'ape regine (di dimensioni maggiori) e le operaie, l'escludiregina permette solamente il
carica microbica a concentrazioni tale da non sviluppare stati patologici. passaggio di queste ultime. La sua presenza, sebbene utile per i motivi suesposti, pu ostacola-
re in modo significativo la deposizione del miele nel melario, favorendone un maggior accu-
Data di scadenza. Stabilisce il preciso limite temporale entro il quale un alimento preconfezio- mulo nel nido. Per questo motivo l'uso dell'escludiregina spesso oggetto di discussione tra gli
nato, ad elevata deperibilit microbiologica, deve essere consumato. La data di scadenza viene apicoltori. Una prova sperimentale effettuata da Aulo Manino, Marco Porporato e Augusto
indicata con la dicitura "Da consumarsi entro...", seguita da una data composta dal giorno e mese. Patetta negli anni 2004 e 2005, ha messo a confronto un gruppo di otto famiglie in arnie
Il consumo di un alimento scaduto pu costituire un rischio elevato per la salute umana. Oltre la Dadant-Blatt da nomadismo a 10 favi dotate di escludiregina con altrettante famiglie prive di
data indicata sulle confezioni, l'alimento non vendibile. escludiregina. Per ciascuna famiglia stata pesata la quantit totale di miele smelato e, da apri-
le a ottobre, sono stati valutati, con cadenza quindicinale, il numero di api adulte, di celle di cova-
Deriva. Si verifica quando alcune api operaie, sbagliando nel fare ritorno nel proprio alveare, ta da operaia e da fuco, di celle reali, di celle contenenti polline nonch la quantit di miele pre-
entrano nell'arnia limitrofa. La deriva pu assumere valori significativi, qualora nell'apiario manchi- sente nel nido. I risultati ottenuti sono stati sottoposti all'analisi della varianza a due vie, la quale
no elementi necessari alle api per meglio localizzare la propria famiglia: grosse piante, massi, ecc. non ha evidenziato differenze statisticamente significative fra i due gruppi per quanto riguarda
indispensabile colorare le arnie differentemente, disponendole casualmente ed evitando la ripeti- lo sviluppo delle famiglie e la produzione di miele. Al contrario le scorte di miele sono risultate
zione periodica dei colori fra le stesse. superiori negli alveari dotati di escludiregina e le scorte di polline sono state pi abbondanti negli
alveari privi. Pertanto, sulla base di questa sperimentazione, sembrerebbe potersi affermare che
Disposizioni legislative sulla distanza minima per gli apiari. Secondo quanto disposto dalla l'uso dell'escludiregina non interferisca n con lo sviluppo delle famiglie n con la produzione di

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

miele. Tuttavia, potendo provocare il parziale blocco della covata, pu richiedere maggiori atten- lizzazione sono destinate ad assicurare la corretta e trasparente informazione del consumatore.
zioni nella gestione delle colonie. Esse devono essere effettuate, secondo quanto stabilito dall'art. 2 del D.Lgs. 23.06.2003 n. 181,
in modo da:
Fase foretica. Il ciclo della varroa si sviluppa in due fasi: la fase foretica, nella quale la varroa vive a) non indurre in errore l'acquirente sulle caratteristiche del prodotto alimentare e precisamen-
sulle api adulte, e la fase riproduttiva, durante la quale l'acaro si trova sulla covata opercolata. Il rap- te sulla natura, sulla identit, sulla qualit, sulla composizione, sulla quantit, sulla conservazione,
porto fre le due fasi strettamente legato al periodo. Durante la stagione fredda, gli acari stazio- sull'origine o la provenienza, sul modo di fabbricazione o di ottenimento del prodotto stesso;
nano per la quasi totalit sulle api adulte, mentre durante la stagione primaverile questo rapporto b) non attribuire al prodotto alimentare effetti o propriet che non possiede;
si sposta in modo significativo: circa i 2/3 dell'intera popolazione di varroa si trova nella covata c) non suggerire che il prodotto alimentare possiede caratteristiche particolari, quando tutti i pro-
opercolata ed appena 1/3 sulle api adulte. dotti alimentari analoghi possiedono caratteristiche identiche;
d) non attribuire al prodotto alimentare propriet atte a prevenire, curare o guarire una malat-
Favi vecchi o deformati. L'operazione di sostituzione di questi favi, di norma pu essere resa tia umana n accennare a tali propriet, fatte salve le disposizioni comunitarie relative alle acque
possibile posizionandoli, al momento dell'invernamento, ai lati estremi del nido, in modo tale che, minerali ed ai prodotti alimentari destinati ad un'alimentazione particolare.
all'inizio della stagione produttiva successiva, possano risultare vuoti. Sovente, per, qualora la sta- Tali divieti e limitazioni valgono anche per la presentazione e la pubblicit dei prodotti alimenta-
gione invernale abbia un decorso climatico piuttosto mite, le api non sono in grado di consuma- ri.
re tutte le scorte immagazzinate in questi favi. Occorre comunque allontanarli o inserirli provviso-
riamente in "corpi nido" formati da due melari vuoti sovrapposti (vedi doppio melario), in attesa Foglio cereo. A differenza di quanto succede in natura, nella arnie razionali la costruzione dei
della smelatura. favi avviene su telai mobili, la cui invenzione, anche se antecedente, viene fatta risalire all'ameri-
cano Lorenzo Lorraine Langstroth nel 1861. Affinch la costruzione dei favi avvenga in modo
Favo caldo. Si ha quando i favi sono disposti parallelamente alla parte frontale dell'arnia e, quin- regolare all'interno di ogni singolo telaio, l'uomo fornisce alle api un "foglio di cera" con impres-
di, all'ingresso. Questa disposizione ostacola il normale ricambio dell'aria all'interno dell'alveare, se le impronte delle cellette. L'invenzione dei fogli cerei, che segui quella del telaio mobile, fu
favorendo il riscaldamento della colonia. Per questo motivo tale configurazione viene adottata in merito dell'ebanista bavarese Johannes Mehring nel 1857. Il foglio cereo altro non che una
ambienti a clima freddo o nel caso di allevamento di colonie composta da un numero ridotto di lamina di cera che reca impresse, in entrambe le facce, il fondo delle cellette e gli abbozzi delle
api. pareti. Alle api non resta che terminare di assottigliare il foglio (recuperando un po' di cera) ed
edificare le cellette. I vantaggi del fornire un supporto alle api sono diversi. Oltre che di spinge-
Favo freddo. Si ha quando i favi sono disposti perpendicolarmente alla parte frontale dell'arnia e, re le api a realizzare i loro favi esattamente all'interno dei telai, l'uso del foglio cereo permette
quindi, all'ingresso. Questa disposizione facilita il normale ricambio dell'aria all'interno dell'alveare, all'allevatore sia di determinare il sesso della covata (vedi), sia di ridurre la produzione di cera da
favorendo il deflusso del calore. Per questo motivo tale configurazione viene adottata in ambienti parte delle api, con la conseguenza di un incremento delle produzioni di miele, considerato che
a clima caldo o nel caso di allevamento di colonie composta da un numero elevato di api. la cera (sostanza lipidica) un metabolita del miele (sostanza ad elevato contenuto di carboi-
drati). La determinazione del sesso nelle api segue le modalit della partenogenesi arrenotoca:
Feromone reale. Con il termine di feromone reale si intende una sostanza secreta da particolari un uovo fecondato d origine ad un individuo di sesso femminile, un uovo non fecondato ad
ghiandole (le ghiandole mandibolari) ubicate nel capo della regina. Il feromone reale costituisce il un fuco. Gli stadi preimaginali dei due sessi necessitano, per poter portare a termine la loro meta-
mezzo di comunicazione della regina con l'insieme della colonia. Esso viene assimilato dalle gio- morfosi, di cellette di dimensioni diverse: i favi da operaia contano da 411 a 427 cellette per deci-
vani operaie costituenti la sua corte, in un lasso di tempo relativamente breve (da 30 a 120 secon- metro quadrato (per un totale di 822-854 su entrambi i lati); i favi da fuco da 235 a 242 cellette,
di) e trasferito cos al resto delle api attraverso la trofallassi. La quantit media presente in ogni per decimetro quadrato su ogni singola faccia (per un totale di 470-484 su entrambi i lati).
momento nella ghiandola della regina viene commisurato come "regina equivalente" (Qeq). Esse Pertanto, l'impiego di fogli cerei con impronte con apotema dell'esagono pari a 2,60-2,70 milli-
ne possono secernere quantit comprese tra 0,2 e 2,0 Qeq/giorno. L'azione del feromone reale metri porta alla costruzione di favi da operaia; l'impiego di fogli cerei con impronte di maggiori
produce due effetti, entrambi determinanti per l'unit della societ delle api: uno impedisce la dimensioni (apotema dell'esagono pari a 3,45-3,50 millimetri) porta alla realizzazione di favi da
costruzione di celle reali naturali e inibisce lo sviluppo degli ovari delle operaie; l'altro assicura la fuco. La cera viene prodotta dalle api operaie di casa con un'et compresa fra i 10 ed i 16-18
coesione della colonia. Il feromone reale una miscela di cinque componenti, tre acidi organici e giorni, da quattro paia di ghiandole ceripare, situate nella parte ventrale dell'addome, in corri-
due composti aromatici. Pu essere sintetizzato in laboratorio, ma affinch possa riprodurre i suoi spondenza degli uriti dal 4 al 7. Le cellule che compongono le ghiandole ceripare secernono
effetti, il prodotto di sintesi deve contenere tutti e cinque i suoi componenti al pari del feromone una sostanza fluida che si raccoglie su due larghe aree laterali, ovoidali e traslucide del proster-
naturale. I singoli componenti sono inattivi se testati individualmente, ma anche la mancanza di no (non sono visibili esternamente poich ricoperte dalla parte posteriore dell'urosterno prece-
uno solo ne riduce l'azione attrattiva in misura maggiore del 50%. Il feromone mandibolare alta- dente), dette specchi. Sugli specchi, la cera si rapprende in scagliette dello spessore di circa 0,5
mente attrattivo per le operaie. Gi in presenza di meno di un decimilionesimo del contenuto della millimetri per una superficie di circa 2 millimetri quadrati e del peso di circa 0,8 milligrammi.
ghiandola mandibolare della regina, le api sono attratte e formano attorno ad essa la corte. Occorrono circa 1.250.000 scagliette per un chilogrammo di cera, con un consumo complessi-
vo di miele pari a circa 10 chilogrammi.
Finalit dell'etichettatura dei prodotti alimentari. L'etichettatura e le relative modalit di rea-

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

Fucaiola - ape operaia. L'ape regina rappresenta l'unica possibilit di sopravvivenza della colo- Fumagillina. Antibiotico utilizzato per la lotta al Nosema. In ottemperanza al Decreto del
nia poich l'unica femmina fertile al suo interno. Allorch questa venga a mancare, e non sia pos- Ministero della Salute del 10 luglio 2000 (che lo ha ritirato dal commercio), dal 31 dicembre dello
sibile allevare altre regine in sua vece (ad esempio, nel periodo invernale, quando l'ape regina stesso anno vietata la somministrazione di Fumidil B a tutte le specie animali produttrici di ali-
muore e non vi covata per la sua sostituzione oppure in primavera qualora, durante il volo di menti destinati al consumo umano.
fecondazione venga catturata da un predatore quale, ad esempio, un ragno od un uccello), le api
operaie, private del feromone reale, acquistano la possibilit di ovideporre. Non essendo per Galleria mellonella. Vedi tarma della cera.
fecondate, esse sono in grado di generare esclusivamente maschi. La covata fucaiola di operaia
facilmente riconoscibile: le uova sono deposte sui bordi delle cellette (non disponendo, le api ope- Gelatina reale. La gelatina reale una sostanza di colore bianco e consistenza cremosa, secre-
raie, di un addome di lunghezza adeguata) e nelle cellette possono trovarsi pi uova, deposte da ta dalle ghiandole ipofaringee e mascellari delle api operaie di et compresa fra i 3 ed i 10 gior-
pi operaie "fucaiole" che possono coabitare all'interno dello stesso alveare. ni. Tali operaie vengono comunemente indicate come api nutrici. La gelatina reale rappresenta
l'unico alimento per le giovani larve per i primi tre giorni di vita, a partire dal momento della
Fucaiola - ape regina. Il ciclo biologico che porta dall'uovo all'ape regina adulta si conclude in schiusa dell'uovo, e dell'ape regina, sin dallo stadio larvale e per tutta la durata della sua vita ima-
16-17 giorni, quando sfarfalla l'insetto perfetto. Raggiunta la maturit sessuale dopo circa 5-7 gior- ginale. Affinch sia possibile la produzione di gelatina reale, le api nutrici devono consumare forti
ni, la regina compie il volo di fecondazione, normalmente durante la settimana successiva. Se tutta quantit di polline. La gelatina reale uno degli alimenti pi completi in natura, annoverando
va bene, la prima covata pu essere individuata entro 12-14 giorni dallo sfarfallamento. Al contra- fra i propri componenti proteine ed amminoacidi essenziali, lipidi, zuccheri, vitamine del gruppo
rio, se le condizioni atmosferiche non lo permettono e la regina non pu fecondarsi entro le tre B (in particolare la B5) e vitamine A, C, D ed E, oligoelementi, enzimi e sostanze con azione
settimane successive alla nascita, perde l'estro dando comunque inizio alla ovideposizione. Non ormonale.
essendo stata fecondata in grado per di originare una progenie di soli maschi, diventando cos
"fucaiola". Le uova di una regina fucaiola non sono deposte in modo diverso da come un'ape regi- Ghiandola ceripara. Nell'operaia, la parte anteriore degli sterniti IV, V, VI e VII presenta late-
na normalmente fecondata avrebbe fatto: per tale motivo l'apicultore si pu rendere conto dello ralmente delle aree lisce, di forma ovale, chiamate comunemente specchi. In numero di 8, si tro-
stato di fucaiola della regina solo al momento dell'opercolatura delle celle, in quanto quelle che vano in corrispondenza di altrettante ghiandole ceripare, formate da particolari cellule epider-
contengono fuchi hanno gli opercoli pi sporgenti rispetto a quelle delle operaie. miche specializzate le quali, fra il decimo ed il diciassettesimo giorno di vita dell'insetto, si ingros-
sano assumendo una struttura ghiandolare. Queste ghiandole secernono sotto forma liquida la
Fuco. Con questo termine vengono indicate le api di sesso maschile. Il loro compito esclusivo cera che, depositandosi sugli specchi, solidifica in scagliette. Passati circa 7-8 giorni dall'entrata in
quello di garantire la fecondazione dell'ape regina. per accertato che essi svolgono anche altri funzione, le ghiandole degenerano e si trasformano in uno strato cellulare appiattito.
compiti all'interno dell'alveare, interferendo comunque nei complessi fenomeni biologici che ne
regolano la vita. Pare, ad esempio, che la loro secrezione mandibolare possa fungere da accelera- Ghiandola ipofaringea. Nell'ape operaia, sono ghiandole deputate alla produzione della
tore per l'avvio dell'attivit sciamatoria. A differenza degli individui di sesso femminile, la loro vita gelatina reale. Situate nel capo, in numero di due, una per lato, hanno l'aspetto di un agglome-
non strettamente legata alla colonia di nascita, ma possono migrare, durante tutto l'arco della rato filamentoso come formato da minuscoli acini strettamente ammassati. I loro dotti sboccano
loro vita, di colonia in colonia, spostandosi anche per decine di chilometri. Rappresentano, per que- separatamente, mediante due piccoli fori, ai lati della piastra orale, situata sul pavimento della
sto motivo, i principali vettori naturali delle avversit delle api. bocca. Poich tale piastra fa parte dell'ipofaringe, appare pi corretto chiamare queste ghian-
dole "ipofaringee" e non faringee come spesso avviene.
Fuco diploide. Come noto, i fuchi si sviluppano da uova non fecondate, ed il loro corredo cro-
mosomico quindi aploide, costituito soltanto da 16 cromosomi. Nelle femmine e cio nella regi- Ghiandola mandibolare. Sono in numero di due ed il loro dotto fuoriesce alla base della fac-
na e nelle operaie, che si sviluppano da uova fecondate, invece il corredo cromosomico doppio cia interna di ciascuna mandibola. Nelle operaie ceripare il secreto mandibolare secreto indi-
(diploide), costituito da 16 coppie di cromosomi. Il fenomeno inerente lo sviluppo di uova non spensabile per la lavorazione della cera che viene manipolata dalle stesse loro mandibole. Le
fecondate prende il nome di partenogenesi. Qualora, come nel caso delle api, dalle uova non ghiandole mandibolari producono anche una frazione della gelatina reale. Nei fuchi queste
fecondate nascano individui di sesso maschile, la partenogenesi viene meglio definita come par- ghiandole sono pressoch atrofizzate, mentre nell'ape regina si presentano ipertrofiche e pro-
tenogenesi arrenotoca; nel caso che si originino individui di sesso femminile, questa verrebbe indi- ducono il feromone reale (una miscela degli acidi 9-ossodeca-trans-2-enoico e 9-idrossi-2-enoi-
cata come partenogenesi telitoca. Nelle api, il sesso viene determinato da un gene localizzato nel co), responsabile della coesione della colonia e dell'inibizione dello sviluppo degli ovarioli delle
cromosoma sessuale. I fuchi, nascono da uova non fecondate ed avendo quindi un unico gene operaie.
che ne determina il sesso, si dicono emizigoti. Le operaie e la regina, individui diploidi, hanno nel
loro patrimonio genetico due diverse varianti di tale gene, essendo quindi eterozigoti,. Quando Ghiandola di Nasonoff. (Anche nelle altre traslitterazioni: Nasanoff, Nasonov, o Nasonow).
avviene la fecondazione pu accadere che un uovo venga fecondato da uno spermatozoo che situata sotto la membrana intersegmentale, tra il VI ed il VII urotergo e sbocca nella parte ante-
porta una copia del gene per il sesso identica a quello presente nell'uovo. In questo caso si svilup- riore di quest'ultimo. detta anche ghiandola odorifera poich il suo secreto, fortemente volati-
pa un maschio diploide (individuo omozigote); esso viene riconosciuto dalle api operaie, che prov- le, viene impiegato dalle api per marcare il proprio alveare al fine di facilitarne il ritrovamento alle
vedono ad eliminarlo poco dopo la schiusa dell'uovo. bottinatrici, per evidenziare le aree di bottinamento e per favorire l'aggregazione dello sciame e

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

del glomere invernale. occasione della posa dei melari, i telai del melario vanno a poggiarsi sopra i telai da nido, pro-
vocando l'uccisione delle api che si trovano sulla parte superiore degli stessi telai da nido. Nel
Ghiandola velenifera. Fa parte dell'apparato del pungiglione ed in realt formata da un grup- secondo caso, invece, viene a formarsi un passaggio, fra parte inferiore dei telai da melario e
po di ghiandole. Le pi importanti sono una grande (formata da due masse ghiandolari), a secre- parte superiore dei telai da nido, di altezza superiore ai 7-9 millimetri, passaggio che le api col-
zione fortemente acida, ed una piccola, a secrezione fortemente basica. Produce anche un fero- mano con costruzioni naturali, generalmente interessate da covata a fuco.
mone di allarme che, mescolato al veleno, indica alle altre api dove colpire. La differenziazione di
questa ghiandola continua a partire dalla fuoriuscita dell'ape dalla celletta, ma raggiunge l'apice Metamorfosi. Indica il complicato processo di trasformazione attraverso il quale avviene lo svi-
del funzionamento quando l'ape diviene bottinatrice (a circa 18-20 giorni dallo sfarfallamento). luppo di molti animali (degli insetti in particolare), sviluppo che termina con lo stato di adulto.
Non in tutti gli insetti, per, avviene tale processo. Quando tutti gli stadi sono morfologicamen-
Glomere. Con questo termine si suole definire la particolare formazione sferica che le api assu- te simili (e si assiste pertanto a delle semplici mute per il raggiungimento dello stato adulto) gli
mono qualora la temperatura esterna scenda al di sotto dei 10 C. In queste situazioni le api ope- insetti vengono definiti insetti ametaboli (ad esempio, i Tisanuri). Gli insetti a metamorfosi incom-
raie si concentrano fra i favi e le celle vuote, formando una sorta di conchiglia che racchiude uno pleta (quando manca lo stadio di pupa) vengono invece definiti come insetti emimetaboli (ad
spazio interno vuoto a disposizione della colonia. Le api, prima di spostarsi all'esterno del glomere, esempio, gli Ortotteri -come le cavallette- e i Rincoti). Infine, quelli nei quali la metamorfosi com-
ingurgitano notevoli quantitativi di miele che, producendo calore a seguito del processo di dige- pleta vengono definiti insetti olometaboli (ad esempio, i Ditteri -le mosche-, i Lepidotteri -le far-
stione, permette loro di resistere a temperature molto rigide. Perch il glomere sia efficiente, le api falle- e, appunto, gli Imenotteri, ordine al quale appartengono le api).
devono alternarsi periodicamente nella formazione del glomere. anche necessario che le api
possano reperire il miele all'interno del glomere poich quello che si viene a trovare al suo ester- Mesointestino. Detto anche ventricolo o stomaco. la parte dell'intestino ove avviene la dige-
no per loro irraggiungibile. Il diametro del glomere varia in modo direttamente proporzionale stione del cibo e l'assorbimento. II mesointestino compreso tra il proventricolo e l'intestino
alla forza della colonia (tanto pi essa forte e tanto pi grande il glomere) ed alla temperatura tenue.
esterna (tanto pi questa rigida, tanto pi stretto il glomere). Il glomere assume forma sferica
poich la sfera il corpo solido che, a parit di volume, offre la minore superficie esterna: pertan- Miasi. Dal greco mia: mosca. Sono infestazioni dell'uomo e degli animali vertebrati, cagionate
to le api, disponendosi in glomere tendono a ridurre la dispersione di calore. da larve di ditteri ciclorrafi a parassitismo obbligato o accidentale, che, per un tempo variabile, si
alimentano su tessuti vivi o morti dell'ospite o con i liquidi corporei di questo, ovvero, se localiz-
Ingluvie. Vedi borsa melaria. zate in sede gastrica, degli alimenti ingeriti. Alcune miasi sono dette occasionali o facoltative, in
quanto i parassiti coinvolti possono svolgere il proprio ciclo biologico indipendentemente da un
Larva. Con questo termine si intende il primo stadio di sviluppo di un insetto, susseguente alla ospite vertebrato; altre, invece, sono obbligatorie in quanto ad esse necessita una determinata
schiusa dell'uovo (vedi stadio preimaginale). Per quanto attiene l'ape, lo stadio di larva si presenta specie animale (da www.ilprogressoveterinario.it).
in celletta ancora aperta.
Micosi. Dal greco "miks" (fungo). Con il termine micosi si suole individuare tutti gli stati patolo-
Marcatura regina - Impiego dei colori. L'impiego dei cinque colori utilizzati negli anni per la mar- gici causati da funghi patogeni. Questi, superando la resistenza offerta delle barriere esterne,
catura dell'ape regina non casuale, ma stabilito da una convenzione internazionale. Facendo rife- penetrano nel corpo della vittima e qui si sviluppano. Pur potendo colpire sia gli adulti, sia gli
rimento agli anni che hanno come ultima cifra lo zero o il cinque (ad es. l'anno 2000 o il 2005) il stadi preimaginali (larve e pupe), le principali micosi delle api riguardano questi ultimi. Le pi dif-
colore usato stato l'azzurro; nell'anno immediatamente successivo (rispettivamente il 2001 ed il fuse sono due: la covata calcificata (dovuta all'Ascosphaera apis) e la covata pietrificata (soste-
2006) il colore impiegato stato il bianco. Di seguito, ed in maniera ciclica, si utilizzano il giallo nuta dell'Aspergillus flavus). La propagazione delle spore avviene attraverso gli alimenti infetti o
(anni con l'ultima cifra 2 o 7), il rosso (anni con l'ultima cifra 3 o 8) ed il verde (anni con l'ultima cifra per contatto. Le pupe si presentano rimpicciolite, mummificate e coperte dalle spore del fungo.
4 o 9). Per questo motivo, la marcatura dell'ape regina fornisce anche un utile riferimento circa la La malattia trova un ambiente ideale per la propria propagazione nei casi di colonie deboli,
sua et. invernate male e poco curate e nelle situazioni ambientali ove vi sia ristagno di acqua ed umidi-
t eccessiva.
Maschio diploide. Vedi fuco diploide.
Nicot - gabbietta per la spedizione e lintroduzione delle api regine. Sono delle gab-
Melario. la parte mobile dall'arnia, deputata ad accogliere i favi per la raccolta del miele. Il mela- biette in materiale plastico normalmente impiegate per la spedizione e lintroduzione delle api
rio viene inserito al di sopra del nido, alla ripresa tardo invernale del flusso di nettare. Occorre met- regine.Il loro nome deriva da quello dellazienda che per prima lo mise in commercio: la Nicot.
tere in evidenza come le diverse ditte realizzino per proprio conto melari di altezze leggermente
differenti. Per tale motivo, negli acquisti dei melari supplementari o dei relativi telai, occorre verifi- Ninfa. Indica lo stadio di larva degli insetti a metamorfosi incompleta (detti emimetaboli). In que-
care attentamente le dimensioni delle altezze, al fine di assicurare l'intercambiabilit del materiale sti insetti la larva (generalmente detta ninfa) grosso modo simile all'adulto, dal quale si distin-
acquistato con quello gi in uso in azienda. Infatti, potrebbe verificarsi il caso di melari troppo bassi gue, sia perch ancora immatura sessualmente e sia perch ancora priva di ali completamente
per poter accogliere telai costruiti per essere inseriti in melari pi alti e viceversa. Nel primo caso, in sviluppate.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

Nosemiasi. Indica una malattia il cui agente patogeno un organismo unicellulare appartenen- Propoli. Il termine viene correntemente usato sia al maschile (il propoli) che al femminile (la pro-
te alla classe Microsporidia. genere Nosema. Gli appartenenti a questo gruppo sono parassiti intra- poli). una sostanza resinosa che le api bottinano dalle gemme e dalla corteccia di talune pian-
cellulari obbligati degli insetti. Al genere Nosema appartengono due specie, il Nosema apis ed il te. Diverse sono le teorie sulla sua origine. Secondo le osservazioni di Rosch, le api raccolgono
Nosema ceranae, originariamente legati rispettivamente all'Apis mellifera ed all'Apis ceranae. la resina con le loro mandibole, la elaborano mediante tutte le loro zampette e, quindi, la siste-
Recentemente, al pari di quanto avvenuto per la Varroa destructor, sono stati rilevati casi di infe- mano nelle borse polliniche presenti nel paio posteriore. Durante questa operazione, per evita-
zione da Nosema ceranae anche nei confronti dell'Apis mellifera. In questo caso il decorso dell'in- re di rimanerne invischiate, l'api amalgamano la resina con enzimi propri, con polline rigurgita-
fezione risulta assai pi grave, portando spesso all'estinzione la colonia colpita. La sindrome da spo- to e con cera. Questa operazione di manipolazione prosegue anche durante l'utilizzo in alvea-
polamento di api (nota con l'acronimo CCD o, in Italia SSA), segnalata da molti apicultori europei, re della propoli. Il colore pu variare moltissimo, passando da tonalit del giallo, del rosso e del
sembra spesso dovuta alla presenza del Nosema ceranae. In questo caso le api infette muoiono in marrone, fino a quelle del nero. L'odore decisamente aromatico. I generi vegetali pi produt-
breve tempo, spesso senza manifestare in alcun modo la tipica sintomatologia dovuta all'attacco tivi, in riferimento alle nostre latitudini, sono il Populus spp, il Salix spp, la Betula spp, l'Alnus spp,
del Nosema apis: spopolamento lento dell'alveare, scarsa mobilit delle api adulte e diarrea. il Pinus spp, l'Abies spp ed il Prunus spp.
I Microsporidia sono organismi sporigeni, potendo sopravvivere solo se all'interno di altre cellule. Il
loro modo di invadere la cellula ospite assolutamente unico in natura e rappresenta uno dei Pupa. Indica lo stadio immediatamente precedente a quello di adulto e l'insetto. In questa fase,
meccanismi biologici di infezione pi sofisticati. Le spore sono dotate di una sorta di lungo tubo assume caratteristiche morfologiche simili a quelle dell'adulto (suddivisione in capo, torace e
che viene mantenuto arrotolato durante la fase di latenza. Questo condotto pu essere espulso addome, presenza delle appendici quali le antenne, l'apparato boccale, le zampe, le ali). In que-
con un movimento rapidissimo, simile a quello compiuto di una canna da giardino che si svolge sta fase l'insetto smette di alimentarsi e resta immobile in uno stato di quiescenza. Nelle api que-
non appena aperto il rubinetto dell'acqua. Qualora il tubo, cos estroflesso, colpisca una cellula vici- sto stadio si svolge all'interno della celletta opercolata.
na, i contenuti della spora sono forzati attraverso tale canale all'interno della cellula stessa. La pro-
filassi, da attuarsi con il mantenimento di famiglie forti e controllate sotto il profilo sanitario, costi- Regolamento CE n 2377/90. Definisce i limiti massimi dei residui di medicinali veterinari negli
tuisce il mezzo di prevenzione pi importante considerato che, allo stato attuale, non esistono alimenti di origine animale (in essi incluso il miele). Si consideri che sin dal 2000 non possibile
medicinali veterinari autorizzati. immettere sul mercato alcun farmaco veterinario del quale non si conosca il destino a livello di
prodotto alimentare finito. L'organismo deputato a valutare queste procedure l'Agenzia
Nutrizione di soccorso. Detta anche di sostegno, viene fatta per porre rimedio alle crisi alimen- Europea per la Valutazione dei Prodotti Medicinali (EMEA) di cui fa parte il Comitato per i
tari dovute sia per esaurimento delle scorte, sia per carenza di risorse esterne. Si effettua o in autun- Prodotti Medicinali Veterinari (CVMP) che si occupa specificamente dei medicinali veterinari.
no, per integrare le provviste a disposizione della colonia per l'inverno, o nel tardo inverno, per far Sulla base dei risultati di studi tossicologici effettuati dalle case produttrici, le sostanze farmacolo-
fronte ad errori di valutazione sulle scorte lasciate a disposizione. gicamente attive sono state suddivise in quattro diverse classi ed elencate nei rispettivi allegati.
Nutrizione stimolante. Viene fatta per stimolare la deposizione della regina. noto che l'attivit di Allegato I: elenco delle sostanze farmacologicamente attive impiegate in medicinali veterinari
quest'ultima in relazione al flusso di nettare. Pertanto, simulando un flusso di nettare si accresce per le quali sono stati stabiliti limiti massimi di residui definitivi;
il ritmo di ovideposizione della regina. Allegato II: elenco delle sostanze farmacologicamente attive impiegate in medicinali veterinari
non soggette ad un limite massimo di residui;
Nutrizione stimolante. Viene fatta per stimolare la deposizione della regina. noto che l'attivit Allegato III: elenco delle sostanze farmacologicamente attive impiegate in medicinali veterinari
di quest'ultima in relazione al flusso di nettare. Pertanto, simulando un flusso di nettare si accre- per le quali sono stati stabiliti limiti massimi di residui provvisori in quanto alla scadenza verr
sce il ritmo di ovideposizione della regina. riesaminata la documentazione per stabilire il limite definitivo e il conseguente inserimento
nell'Allegato I;
Pappa reale. Vedi gelatina reale. Allegato IV: elenco delle sostanze farmacologicamente attive impiegate in medicinali veterinari
per le quali non pu essere stabilito alcun limite massimo dal momento che i residui delle stesse
Perizin. Prodotto dalla Bayer, un presidio sanitario a base di coumaphos (o cumafos). Deve esse- in alimenti di origine animale costituiscono un rischio per la salute del consumatore indipen-
re impiegato in assenza di covata. Per l'impiego si diluiscono 10 millilitri (o centimetri cubici) di pro- dentemente da un limite. La somministrazione di tali sostanze quindi vietata nell'intera
dotto in 500 millilitri (o litro) di acqua. Della soluzione acquosa cos ottenuta, si fanno sgoccio- Comunit.
lare sulle api (sia sui telaini che negli spazi interfavo) 5 millilitri per ciascun favo coperto di api. Il trat- I prodotti antivarroa cosiddetti "naturali" (acido formico, acido lattico, timolo, eucaliptolo, mento-
tamento deve essere fatto in assenza del melario e con temperature superiori a 5C; comunque lo, canfora, flumetrina) sono stati inclusi nell'allegato II. L'acido ossalico attualmente utilizzato
ove non sia formato il glomere. L'efficacia pari al 95% con valori anche prossimi al 100%, per come acaricida in apicultura non era stato ancora considerato da questo Regolamento.
quanto si siano verificati casi di farmaco resistenza da parte della varroa. Recentemente il Reg. CE n. 546 del 24 marzo 2004 lo ha inserito fra i composti per i quali non
esiste un limite massimo dei residui per gli alimenti di origine animale.
Prepupa. la fase di transizione fra lo stadio larvale e quello di pupa. Nell'ape si ha non appena
la celletta viene opercolata e la larva si dispone longitudinalmente. L'insetto ha ancora caratteristi- Saccheggio. Con questo termine si indica l'azione svolta da parte delle api di una colonia (sac-
che simili allo stadio di larva. cheggiatrice) di andare a rubare le provviste di miele presso un'altra colonia (saccheggiata). Il

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

saccheggio, che si manifesta generalmente durante le fasi di stasi produttiva, pu essere di due tipi: rami posti molto in alto, possibile utilizzare dei particolari piglia sciami a sacco. Essi altro non
latente e violento. Il saccheggio latente avviene a carico di colonie piuttosto deboli; al contrario, il sono che comuni sacchi dotati di un'imboccatura tenuta aperta mediante un'intelaiatura metal-
saccheggio violento coinvolge pi colonie (spesso forti) potendo arrivare alla distruzione dell'inte- lica, ma richiudibile attraverso un cordino azionabile da terra. Con una pertica, essi possono esse-
ro apiario. Si pu facilmente riconoscere per il volo frenetico innanzi le arnie, per le lotte cruente re portati a contatto con lo sciame il quale, una volta introdotto, pu essere catturato. Una volta
che si svolgono sui predellini fra le operaie e per il forte ronzio avvertibile anche a parecchie deci- riportato a terra, il sacco pu essere aperto dalla parte inferiore, permettendo la liberazione dello
ne di metri di distanza dalla postazione. Il saccheggio si deve prevenire evitando di allevare colo- sciame direttamente nell'arnia. Usando pertiche allungabili, possibile catturare sciami fino a 5-
nie molto deboli ed evitando, durante i periodi di scarsit di flusso di nettare, di disperdere, in pros- 6 metri di altezza. Ove possibile, si pu portare all'altezza dello sciame (ad esempio attraverso
simit degli apiari, anche solo poche gocce di miele. Qualora il saccheggio violento sia iniziato, una corda di richiamo) un ombrello aperto e capovolto, in modo tale che le api, disturbate, ven-
occorre disorientare le api saccheggiatrici, operazione che pu avvenire in modi diversi: riducen- gano fatte cadere nella sua parte concava. Anche in questo caso, facendo scendere con dol-
do gli ingressi degli alveari (ad esempio disponendo fitte trami di erba e rametti sui predellini delle cezza l'ombrello, possibile recuperare lo sciame e rovesciarlo dentro l'arnia. opportuno, per
arnie) o spruzzando acqua sulle api. Si pu anche chiudere l'arnia saccheggiata e sostituirla con meglio attrarre lo sciame, cospargere la parte interna dell'ombrello con del succo di limone o del
un'arnia vuota. Se il saccheggio generalizzato all'intera postazione, si pu anche provvedere a miele.
scoperchiare tutti gli alveari in modo tale che siano tutti vulnerabili. Questo fa in modo che le api,
invece che pensare al saccheggio, vengano richiamate a protezione del loro alveare. Una volta ter- Scutello. la parte dorsale del torace, porzione del corpo degli insetti situata fra il capo e l'ad-
minato il saccheggio, necessario controllare lo stato delle colonie e riparare i danni, eventual- dome ove si articolano le ali e le zampe. Lo scutello dell'ape regina si presenta lucido e privo di
mente provvedendo a riequilibrare le famiglie. peluria e pertanto idoneo ad essere colorato ai fini dell'individuazione dell'ape regina stessa.
Sesso delle api. Nell'ape europea (Apis mellifera Linnaeus 1758) il sesso determinato dalla pos-
Scelta delle larve. La scelta delle larve, unitamente al periodo del traslarvo, assume, secondo sibilit di cui dispone l'ape regina di deporre uova non fecondate o fecondate. Dalle prime (uova
quanto emerge da un lavoro Soczecks (1965) riportato nel testo " Ape regina " di Elio Bailo, impor- partenogenetiche) si originano individui di sesso maschile, i fuchi, geneticamente aploidi e con
tanza notevole per quanto riguarda la qualit delle regine. Dal lavoro emerge che su 12 regine di un corredo di 16 cromosomi (partenogenesi arrenotoca). Al contrario, dalle uova fecondate,
sciamatura, 82 regine di emergenza (allevate per fare fronte ad un'orfanit) e 41 regine allevate ove sia presente una eterozigosi degli alleli sessuali, si originano individui di sesso femminile, api
artificialmente, il numero di canali ovarici, direttamente correlato con la capacit di ovodeposizio- operaie o api regine, con un corredo cromosomici diploide pari a 32 cromosomi. Nel caso le
ne, risulta essere pi elevato nel caso di regine di sciamatura, mentre nessuna differenza possi- uova fecondate presentino uguali alleli (vedi) sessuali, si originano fuchi diploidi (vedi) che ven-
bile riscontrare fra le regine di emergenza (allevate anche durante la stagione di sciamatura) e gono riconosciuti ed eliminati sin dal primo stadio larvale dalle api nutrici.
quelle allevate al di fuori di questo periodo. Le regine di sciamatura disponevano di ovari formati
da una media di 349 canali ovarici (da 325 a 374); le regine di emergenza da 200 a 357 canali Sesso delle api. Nell'ape europea (Apis mellifera Linnaeus 1758) il sesso determinato dalla
ovarici (in media 313); le regine di allevamento da 289 a 341 (media 312). possibilit di cui dispone l'ape regina di deporre uova non fecondate o fecondate. Dalle prime
(uova partenogenetiche) si originano individui di sesso maschile, i fuchi, geneticamente aploidi
Sciamatura. Con il termine di sciamatura si intende l'abbandono dell'alveare da parte di un grup- e con un corredo di 16 cromosomi (partenogenesi arrenotoca). Al contrario, dalle uova fecon-
po di api operaie, guidate o dalla vecchia regina (sciame primario) ovvero da una o, come spesso date, ove sia presente una eterozigosi degli alleli sessuali, si originano individui di sesso femmini-
capita, da pi giovani regine vergini (sciami secondari). Solamente in questo modo le api riescono le, api operaie o api regine, con un corredo cromosomici diploide pari a 32 cromosomi. Nel caso
a propagarsi nell'ambiente. In apicultura razionale, la sciamatura non certamente un evento gra- le uova fecondate presentino uguali alleli (vedi) sessuali, si originano fuchi diploidi (vedi) che
dito. Sovente lo sciame viene perso o perch non viene individuato o perch si poggia su un sup- vengono riconosciuti ed eliminati sin dal primo stadio larvale dalle api nutrici.
porto non facilmente raggiungibile o per tanti e diversi altri motivi. Ed anche qualora venga cat-
turato dall'allevatore, la scissione di una colonia durante la stagione produttiva comporta un decre- Soppressione della colonia. Vedi uccisione della colonia.
mento della produzione globale dell'apiario. Sia la famiglia che ha sciamato, sia lo sciame (una
volta inarniato) necessitano di cure specifiche. La prima, la colonia, necessita di controlli pi fre- Sostituzione - ape regina. Generalmente le api regine vengono sostituite in autunno, stagio-
quenti poich non possibile stimare in anticipo a quanti sciami pu dare origine. Inoltre, non ne nella quale queste sono facilmente reperibili sul mercato. L'anno seguente tali regine, per
sempre la regina si feconda con successo. Vi da aggiungere che, completata la fase di accop- quanto alla ripresa della stagione produttiva risultino al loro secondo anno di vita, hanno
piamento, essa avr a disposizione uno spazio certamente insufficiente per deporre un numero di comunque alle spalle una scarsa attivit di ovideposizione. Questa tecnica permette di limitare,
uova tale da rimediare alla crisi post sciamatura, essendo i favi del nido occupati dal miele accu- durante la primavera successiva la sciamatura. Se questo vero nelle regioni a clima continen-
mulato durante l'intero periodo interessato dalla sciamatura. I secondi, gli sciami, hanno bisogno tale, non lo altrettanto in quelle a clima mediterraneo. Pertanto, se lintenzione dellallevatore
di un accudimento continuo da parte dell'apicultore, perch possano costruire i favi al meglio e prevenire la sciamatura, preferibile che egli disponga di un proprio allevamento (per quan-
perch venga evitato che nei favi, appena costruiti, del nido venga deposto miele il quale rischie- to di piccole dimensioni) potendo in questo modo sostituire le api regine all'inizio della stagione
rebbe di deformare i favi stessi sin dai primi caldi tardo primaverili. produttiva. Certamente questa la situazione ottimale, poich solamente le colonie nelle quali
la sostituzione dell'ape regina avvenuta all'inizio della primavera danno la quasi certezza di non
Sciame - Tecniche di cattura. Qualora gli sciami si posino in luoghi non raggiungibili, come andare a sciame.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

Spermateca. Organo dell'apparato riproduttore dell'ape regina deputato allo stoccaggio degli larvetta, lunga appena 1 millimetro, si sposta su un favo ove inizia a scavare una galleria, in modo
spermatozoi ricevuti dai fuchi al momento dell'accoppiamento. da proteggersi dall'attacco delle api. La velocit di crescita e la grandezza finale della larva, ove
l'alimentazione e le temperature siano ottimali, assumono valori notevoli: si consideri che nei
Spugna Oasis. la stessa spugna floreale idroassorbente utilizzata dai fiorai, come supporto per primi 10 giorni di vita il peso della larva raddoppia quotidianamente. Differentemente da quan-
le composizioni di fiori freschi, fiori secchi e decoupage. to si possa ritenere, la dieta alimentare della larva non rappresentata dalla cera (un grasso di
nessun valore nutritivo), ma dalle esuvie e dalle deiezioni lasciate dalle larve delle api e dal polli-
Stadio preimaginale (o preimmaginale). Con questo termine si vogliono indicare tutti gli stadi ne immagazzinato nei favi. Per questo motivo, le larve della tarma che si trovino a compiere il
di vita dell'insetto che precedono lo stato di adulto. Nelle api, lo stato di insetto adulto viene rag- loro ciclo su favi mai interessati dalla presenza di covata o dalla deposizione di polline (in gene-
giunto attraverso un complesso processo di trasformazione che prende il nome di metamorfosi. re i favi del melario o quelli da nido appena costruiti) interrompono il loro sviluppo o muoiono.
Questo periodo (che si svolge entro le celle esagonali che costituiscono i favi o, nel caso specifico La larva raggiunge una lunghezza di 20-25 millimetri compiendo da 8 a 10 mute. Anche que-
dell'ape regina, entro una cella apposita) viene suddiviso in 4 stadi: uovo, larva, prepupa, pupa o sto stadio registra tempi variabili, in funzione della quantit di cibo a disposizione e delle tempe-
crisalide. Impropriamente, alcuni autori indicano quest'ultimo stadio con il termine di ninfa (vedi). rature ambientali. In condizioni ottimali (29-35C) il ciclo larvale della tarma dura 28 giorni men-
tre si interrompe con temperature inferiori ai 15C. In situazioni intermedie pu durare anche 6
Stadio imaginale (o immaginale). Con questo termine si vuole indicare lo stadio di adulto di mesi. Al termine del suo sviluppo, la larva fila il proprio bozzolo, generalmente in una cavit del
un insetto. legno che essa stessa si scava prima dell'impupamento. Lo stadio di pupa dura da 1 a 9 setti-
mane, sempre in relazione alle temperature. Una volta sfarfallata, la femmina si accoppia e inizia
Sternite addominale. Parte ventrale dei segmenti dell'addome (uriti) dell'ape. l'ovideposizione tra il 4 ed il 10 giorno di vita. La grandezza ed il colore dell'adulto variano note-
volmente in funzione del tipo di cibo assunto durante lo stadio larvale e dalla durata dei vari stadi
Starter - preparazione. Nel caso che si intenda sfruttare lo starter per differenti cicli di alleva- preimaginali. In situazioni ottimali, la tarma della cera pu dare origine fino a 6 generazioni all'an-
mento di larvette reali, e farlo pertanto funzionare come rifinitore per l'ultima batteria da 30 cupo- no.
lini, i favi prelevati per la formazione dello starter, assieme alla regina, devono essere trasferiti in un
altro apiario distante qualche chilometro. In alternativa, i favi possono essere sovrapposti ad un'al- Telaino. In apicultura razionale rappresenta la struttura portante dei favi. Per evitare che possa
tra famiglia interponendo una lastra escludi regina aperta solo per 5-7 centimetri e chiusa con del cedere sotto il peso del miele, occorre che il legno utilizzato per la sua fabbricazione sia di buona
nastro adesivo nella parte restante. L'escludi regina (o comunque il corpo superiore dove sono stati qualit e privo di nodi. Si possono distinguere "telaini da nido" e "telaini da melario". I primi ven-
sistemati questi favi) pu essere dotato anche di una apertura di volo propria. In questa situazione, gono inseriti nel corpo inferiore dell'arnia e sono deputati ad accogliere favi di covata. I secondi
l'alveare funziona come un alveare a grattacielo, con due regine in covata contemporanea. trovano spazio nei melari, hanno una dimensione pari a circa la met di quelli da nido e sono
deputati a contenere favi a miele.
Stomaco. Detto anche mesointestino o ventricolo (vedi).
Telaino Bozzi. Metodo messo a punto alla fine degli anni '80 dal Professor Bozzi per il control-
Taglio celle reali. L'eliminazione delle celle reali (o la loro soppressione per schiacciamento o lo della covata ai fini della lotta alla varroa. Consiste in telaio da nido, chiuso da un lato da una
altro) una pratica assai diffusa in apicultura, poich porta la colonia a desistere nei propri propo- tavoletta di legno (compensato, masonite o mediodensit), sulla quale viene ad applicato con
siti di divisione. Negli ambienti mediterranei questa pratica non per sempre consigliabile giac- cera fusa un foglio cereo. Una volta che le api hanno costruito il favo (ovviamente solo su un
ch spesso sortisce risultati ancor pi negativi. Infatti lo sciame, e quindi la vecchia regina, sovente lato), possibile confinarvi la regina, chiudendo il lato del telaino opposto alla lastra di legno con
abbandona comunque l'alveare anche in assenza della possibilit, da parte della famiglia rimasta, una lastra escludiregina. Lasciato in arnia 21-24 giorni, possibile indurre un blocco di covata,
di far nascere una nuova ape regina. In situazioni di questo tipo, preferibile operare, non tanto considerato che la regina ha avuto la sola possibilit, in questo lasso di tempo, di deporre solo
per evitare la sciamatura, quanto al fine di limitare i danni di questo evento. Occorre operare in su questa faccia del favo. Il telaino Bozzi funziona anche come favo trappola, poich l'unico in
modo che la divisione dell'alveare avvenga in modo controllato e nei tempi pi consoni per l'api- grado di ospitare covata durante la clausura dell'ape regina.
cultore.
Telaino Frakno. Usati in Svizzera, sono specifici telaini da nido, utilizzati per la lotta alla Varroa
Tarma della cera - Ciclo della Galleria mellonella. La Galleria mellonella (anche mallonella o destructor. Sono dotati superiormente di una particolare cassettina di evaporazione ove posso-
melonella) un lepidottero notturno con apertura alare assai variabile, da 14 a 38 millimetri. no essere inseriti 10-12 grammi di timolo in cristalli. Questo scomparto pu essere rabboccato 2-
Ciascuna femmina adulta, incapace di nutrirsi al pari del maschio, depone da 300 a 1.000 uova, 3 volte l'anno e la lotta si protrae pertanto in modo continuativo per tutto l'anno. Sotto questo
riunite in gruppi di 50-150. Grazie al suo particolare ovidotto, le uova vengono lasciate nelle fen- particolare diffusore, la colonia ha la possibilit di costruire liberamente favi da fuco. La zona di
diture del legno o negli anfratti dell'arnia, in modo che all'ape sia impossibile distruggerle. Con tem- covata pu essere suddivisa in tre parti, seconda il criterio di lotta biologica codificata come
perature intorno ai 24-27C., la larva, trascorsi 5-8 giorni dalla deposizione, fuoriesce dall'uovo. metodo Campero (vedi) dal nome dello stesso ideatore.
Qualora le temperature registrino valori inferiori, vicine ai 10-16C, il tempo di sfarfallamento della
larva oltrepassa i 30 giorni. Il ciclo si arresta con temperature inferiori ai 9C. Una volta sfarfallata, la Tenuta del favo. Capacit delle api di rimanere aggrappate al favo durante le manipolazioni.

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Glossario

Si tratta di un carattere ricercato in selezione poich correlato con la capacit di accudimento della si impegna le api sin dal momento in cui una bottinatrice rigurgita alle api di casa il contenuto
covata e con la scarsa aggressivit. della propria borsa melaria (potendo cos riprendere il suo lavoro di bottinamento) e sino a che
il nettare maturo viene deposto nelle cellette dei favi. Questo trasferimento del cibo da ape ad
Tergite addominale. Parte dorsale dei segmenti dell'addome (uriti) dell'ape. ape, rende possibile anche lo scambio dei feromoni che regolano la vita della colonia.

Termine minimo di conservazione. Da non confondersi con la "Data di scadenza" (vedi). Il ter- Uccisione della colonia. La distruzione dell'intero alveare una pratica necessaria qualora si
mine minimo di conservazione normato dall'art. 8 del D.Lgs. 23.06.2003 n. 181. la data fino alla riscontrino malattie estremamente contagiose quali, in particolare, la peste americana o la peste
quale il prodotto alimentare conserva le sue propriet specifiche in adeguate condizioni di con- europea. Si procede dapprima con l'uccisione dell'intera colonia, uccisione che pu essere ese-
servazione. Esso va indicato con la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro..." quando la data guita mediante fumigazioni di zolfo. Poich indispensabile che tutte le api vengano eliminate,
contiene l'indicazione del giorno o con la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro la fine..." occorre effettuare la fumigazione una volta cessato il volo delle bottinatrici. Una volta chiusa l'en-
negli altri casi, seguita dalla data oppure dalla indicazione del punto della confezione in cui essa trata dell'arnia, ad es. con stracci umidi, si procede all'introduzione dei vapori di zolfo. Per questo
figura. Il termine minimo di conservazione determinato dal produttore o dal confezionatore o, possono essere impiegate le normali bombolette spray o i classici dischi infiammabili. In que-
nel caso di prodotti importati, dal primo venditore stabilito nell'Unione europea, ed apposto sotto st'ultimo caso, occorre fare molta attenzione per evitare che o l'arnia o la cera dei favi possa pren-
la loro diretta responsabilit. Il termine minimo di conservazione si compone dell'indicazione in dere fuoco.
chiaro e nell'ordine, del giorno, del mese e dell'anno e pu essere espresso:
a) con l'indicazione del giorno e del mese per i prodotti alimentari conservabili per meno di tre Urite. Vedi addome.
mesi;
b) con l'indicazione del mese e dell'anno per i prodotti alimentari conservabili per pi di tre mesi Urosterno. Vedi addome.
ma per meno di diciotto mesi;
c) con la sola indicazione dell'anno per i prodotti alimentari conservabili per pi di diciotto mesi. Urotergo. Vedi addome.
Qualora sia necessario adottare, in funzione della natura del prodotto, particolari accorgimenti per
garantire la conservazione del prodotto stesso sino al termine di cui al comma 1 ovvero nei casi in Varroa destructor. un acaro ectoparassita, della grandezza di una capocchia di spillo e per-
cui tali accorgimenti siano espressamente richiesti da norme specifiche, le indicazioni di cui al tanto visibile ad occhio nudo. A seguito delle prime segnalazioni sulla presenza in Italia della var-
comma 1 completano l'enunciazione delle condizioni di conservazione. roa (1981), questa continua a rappresentare ancora l'avversit pi insidiosa con cui devono fare
i conti gli apicultori. Si stima che in Italia oltre il 25% della produzione potenziale di miele vada
Timolo. Pur essendo un componente naturale, il timolo influenza il sapore del miele a partire da persa a causa di questo parassita. L'assenza di un piano di lotta porta, nella generalit dei casi,
concentrazioni di 1,1 milligrammi per chilogrammo (1,1 p.p.m.). Per questo motivo in Svizzera sono alla perdita dell'intero apiario. Ma anche in presenza di un programma di lotta, le perdite, pure
tollerate solamente concentrazioni di timolo inferiori a 0,8 milligrammi per chilogrammo di miele se occasionali, possono raggiungere valori del 40-50%.
(0,8 p.p.m.), valore gi percepito da individui sensibili al gusto del timolo.
Vaselina - olio o grasso di. La vaselina un petrolato, o gel di petrolio, gelatina ricavata dal
Tomento. Fascia villosa sui tergiti. In biometria la larghezza del tomento viene misurata sul 4 ter- petrolio per raffinazione. stata prodotta per la prima volta dalla Chesebrough Manufactoring,
gite addominale. ma il suo nome ormai entrato nell'uso quotidiano e spesso indica, seppur impropriamente, il
petrolato in generale. La vaselina costituita da idrocarburi saturi composti di solito da almeno
Trappole sfucatrici. Sono particolari dispositivi che, applicati alle uscite delle arnie, permettono la 25 atomi di carbonio. La sua formula dettagliata varia secondo la qualit del petrolio da cui deri-
cattura dei fuchi. Questi possono essere poi uccisi per annegamento immergendo la trappola in va e del metodo di raffinamento adottato. Le qualit migliori sono chiamate petrolato bianco e
acqua. trovano impiego nella farmaceutica e nella cosmetica; le meno pregiate, chiamate petrolato
ambrato, petrolato giallo e petrolato marrone, sono inquinate da residui cancerogeni di raffina-
Trattamento tampone. Il piano di lotta alla varroa si compone di due trattamenti: uno estivo, zione, quali i policicli aromatici. Il petrolato trova impiego nei settori dell'industria e dei lubrificanti,
generalmente indicato come "trattamento tampone", ed uno invernale. Il trattamento tampone in particolare per la produzione dell'olio di vaselina e del grasso di vaselina. una pasta cerosa
viene eseguito in presenza di covata ed ha l'obiettivo di ridurre, anche se non in modo esaustivo semitrasparente di colore neutro o bianco neve per le miscele pi pure e di ottima qualit, gial-
la popolazione di varroa in modo tale che la colonia possa arrivare al momento dell'invernamen- lo ambrato per le meno pregiate. Il punto di fusione della vaselina si colloca appena sotto i 37C.
to con api sane e vitali. Sar poi compito del trattamento invernale riportare il carico di varroe per
alveare a poche unit. Un corretto piano di lotta antivarroa dovrebbe garantire un carico di acari Ventricolo. Detto anche mesointestino o stomaco.
per alveare, da quantificare successivamente al trattamento invernale, uguale o inferiore a quello
dell'anno precedente.

Trofallassi. Con questo termine si indica genericamente lo scambio di cibo tra le api. La trofallas-

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Comunit
Europea
Ministero delle
Politiche Agricole,
Alimentari
e Forestali

Bibliografia
Allais Luca (2000) - "Formulati di timolo a confronto". Mieliditalia.it/timolo.htm Etna miele - "Arnietta da fecondazione Apidea - Caratteristiche e modo d'Impiego".
Etnamiele.it/docs/apidea.html
Angrisani Pasquale (2010) - "La sciamatura artificiale, i segreti, le tecniche, i consigli" -
http://www.apicolturangrisani.it/tecnica-apistica/72-la-sciamatura-artificiale-i-segreti-le-tecniche-i- Floris Giovanni - "L'etichettatura del miele". Agenzia LAORE Sardegna, Ghilarza - Giugno 2008.
consigli.html http://www.sardegnaagricoltura.it/documenti/14_43_20080624161655.pdf

APAS - http://www.apicoltori.so.it Floris Ignazio, Satta Alberto (1999) - "Lotta alla varroa: aspetti sperimentali e pratici della valuta-
zione dell' di trattamenti acaricidi in presenza di covata opercolata". Apitalia 2-3: 35-45
Axiabiotech, scienza, etica ed approfondimenti - www.axiaonline.it/axiabiotech
Frediani Danilo - "Le malattie delle api". Edizioni FAI - Roma
Bailo Elio - "Api regina". Edizioni Ottaviano - Milano
Grout Roy A. - "L'Ape e l'arnia". Edizioni Agricole della Calderini s.r.l. - Bologna
Bedini Gianluca (2006) - "Indagine sulla relazione ospite parassita tra l'ape eusociale Apis mellifera
L. (Hymenoptera, Apoidea) e il dittero endoparassitoide Senotainia tricuspis (Meigen) (Diptera, Jean-Prost Pierre - "Apiculture". Editions J.-B. Baillire - Paris
Sarcophagidae): note etologiche, ecologiche ed applicative." - Tesi di laurea - Universit di Pisa
Laidlaw H.Harry, Eckert J.Elke (1950) - "Queen rearing Dadant & Sons" Inc. 1950
Beetsma Roel Maria Wilhelmus Jozef (1979) - "The process of queen-worker differentiation in the
honeybee". Bee Wld., 60: 24-39 Lodesani Marco, Pugliese Manlio, Costa Cecilia, Franceschetti Simone, Bergomi Eleonora -
"Comunicato stampa Vita-Italia:Apiguard". Apicolturaonline.it/vita-italia/utilizzoapiguard.html
Belletti Pierantonio, Della Vedova Giorgio - "Comunicato stampa Vita-Italia: Apiguard" apicoltu-
raonline.it/vita-italia/utilizzoapiguard.html Manino Aulo, Porporato Marco, Patetta Augusto - "Effetto dell'uso dell'escludiregina sullo svilup-
po dell'alveare e sulla produzione di miele". APOidea - Rivista Italiana di Apicultura - Anno 5
Benvenuti Massimo, Formato Giovanni - "'L'etichettatura nel confezionamento del miele". Giugno numero 1 - www.inapicultura.org/online/apoidea/apoidea12/apoidea12d.htm
2009. Apitalia on line - http://www.apitalia.net/it/speciale.php?id=579
Mgenoma - Molecular Genetics Laboratory - "Glutatione S-transferasi" - www.laboratoriogeno-
Bertini Severino - "Trattamento col timolo: un accorgimento per evitare il saccheggio". - ma.eu
http://www.apicolturaonline.it/timolo.html
Mid Atlantic Apiculture - "Apiary Location" - http://maarec.psu.edu/BegApiaryLocation.html
Bogdanov Stefan, Imdorf Anton, Kilchenmann Verena e Fluri Peter (1999) - "Telaini al timolo
Frakno per la lotta contro la Varroa jacobsoni - Punto della situazione". L'Ape 82 (5-6), 8-11. In col- Mozzato Bruno - "Lotta alla Varroa : Blocco totale di covata grazie a Var-Control". - www.fede-
laborazione con il Centro Svizzero di ricerche Apicole di Liebefeld. CH-3003 Berna rapi.biz/index.php?option=com_content&task=view&id=259&Itemid=18

Bogdanov Stefan, Imdorf Anton, Charrire Jean-Daniel, Fluri Peter e Kilchenmann Verena (2003) - Mutinelli Franco - "Informazioni tossicologiche sull'acido ossalico" www.apicolturaonline.it/muti-
"Qualit dei prodotti apistici e fonti di inquinamento". L'Ape 85 (9-10), 8-11;(11-12), 12-14. In colla- nelli.html
borazione con il Centro Svizzero di ricerche Apicole di Liebefeld. CH-3003 Berna
Nanetti Antonio -(1999) "Oxalic Acid for Mite Control - Results and Review" Agricultural
Bollhalder Franz (1998) - "Thymovar per combattere la Varroa jacobsoni". L'Ape 81 (3-4). In colla- Research Centre-Ghent Merelbeke, Belgium - #Oxalic%20Acid%20for%20Mite%20Control%20-
borazione con il Centro Svizzero di ricerche Apicole di Liebefeld, CH-3003 Berna %20Results%20and%20Review

Charrire Jean-Daniel, Imdorf Anton (1997, aggiornato nel 2004) - "Protezione dei favi contro la Nanetti Antonio, Massi Sergio, Mutinelli Franco, Cremasco S. - (1995) - "L'acido ossalico nel con-
tarma della cera Galleria melonella L." Comunicato n. 48 Centro svizzero di ricerche apicole - trollo della varroasi: note preliminari.". Riv. Apicoltura (2): 5-6; Apitalia 22(3): 29-32.
Stazione federale di ricerche lattiere- Liebefeld, CH-3003 Berna
Nanetti Antonio, Stradi G. - (1997) - "Oxalsare-Zuckerlsung zur Varroabekmpfung.". - Die
Contessi Alberto - "Le Api". Edizioni Agricole della Calderini s.r.l. - Bologna Biene 133(11), 9-11.

Disciplinare dell'albo nazionale degli allevatori di api regine - D.M. n. 20984 del 10 marzo 1997, Okada N., Nekane T. - (1987) - "Oxalic acid fumigations, a new control measure of Varroa mite".
modificato con D.M. n.21547 del 28 maggio 1999. (in japanese). Honeybee science 8(3): 103-106 (English summary).

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Bibliografia


Oliverio Franco - "TOT3 telaino al timolo antivarroa". - www.apicolturaonline.it/tot3.htm

Palmieri Giampaolo (2008)- "Achroia grisella". - www.apicoltori.so.it .htm

Pajuelo Antonio G. (2007) - "Come alimentare le api per tenerle in forma". - Apitalia n. 7-8/2007 e
n. 9/2007.

Pasini Bruno, Monittion Laurence, Falda Maria Teresa - "Dossier regine" . Mieli d'Italia.it/regine.htm

Percelsi Adolfo - "Ossalico - Varie modalit di somministrazione - dosi italiane" www.apicolturaonli-


ne.it/ossalico1.html

Percelsi Adolfo - "Ossalico - Varie modalit di somministrazione - dose svizzera" www.apicolturaon-


line.it/ossalico2.html

Piana Gian Pietro - "Le Api". Edizioni Apicultura Piana - Castel San Pietro - Bologna

Piazza Maria Gioia, Marinelli Enzo, De Pace Fabio Massimo - Istituto Sperimentale per la Zoologia
Agraria, Sezione di Apicoltura di Roma - "Indagine triennale sulla presenza e l'incidenza della paras-
sitizzazione di Apis mellifera L. da parte di Senotainia tricuspis (Meigen) (Diptera Sarcophagidae)
nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Roma)" - Accademia Nazionale delle Scienze detta dei
Quaranta "Scritti e documenti" XXVI: 255-272

Piu Marco, Melis Angela, Marcetti Carlo (1988) - "Produzione di nuclei esenti da Varroa jacobsoni
Oud.". - Apitalia n. 14/88.

Piu Marco (1989) -"Tecniche d'allevamento delle api regine" - Atti Convegno d'apicultura di
Muravera.

Popov ET, Melnik VN, Matchinev AN - (1989) - "Application of oxalic acid in varroatosis.". In:
Proceedings 32 Int. Apimondia, Rio de Janeiro (Brasil), 22-28 October 1989.

Radetzki T, Reiter M, von Negelein B. - (1994) - "Oxalsare zur Varroabekmpfung.". - Schweiz.


Bienenztg. 117(5): 263-267.

Savorelli Gianni - www.apicultura2000.it/boost.htm

Savorelli Gianni - http://www.apicolturaonline.it/p_americana.html

Savorelli Gianni - www.lafontedelmiele.it/feromone2.htm

Scalvini Dante - "La gabbietta scalvini". www.apitrentine.it/dati/2008/gabbietta

Von Frisch Karl - "Nel mondo delle api". Edizioni agricole Bologna - Bologna

Wikipedia, l'enciclopedia libera - wikipedia.org/wiki/Pagina_principale

Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011


Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione

Potrebbero piacerti anche