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SCIASCIA ILLUMINISTA

Sciascia nasce dall’incontro di Manzoni che gli dice che la scrittura è un’azione morale con il
modernismo di Savino e la consapevolezza novecentesca di Borges. Ma suo maestro fu anche
Pirandello maestro agrigentino e Leonardo Sciascia parlerà di Agrigento con l’ironia tipica di
Guzzano (Sul mondo piccolo borghese) Che è anche tipica dello scettico che ha il dovere di mettere
in discussione questi argomenti accentandone i rischi. Lo scettico non dubita solo delle convinzioni
ma lo scetticismo lo porta a dubitare della verità in sé, diventa eretico. Sciascia ha sempre criticato
le due chiese la democrazia cristiana che mettendo in mezzo il nome di Cristo andava contro
secondo lui la vera cristianità e il partito comunista italiano che invece di sventolare la libertà
come in apparenza, la eliminava. Candido, un suo personaggio, mette in crisi un comunista con
questo atteggiamento di socialista senza partito. Per Sciascia le idee devono muovere il mondo e
questo sta base della letteratura di conseguenza essa può cambiare il mondo tanto quanto le idee.
Il poliziesco per Sciascia è un modo per parlare di una realtà politico sociale però noi non
dobbiamo intendere i suoi come romanzi gialli in quanto vi è un riferimento alla frammentazione
dell’io pirandelliana, inoltre nel finale non viene punito il colpevole che spesso già si conosce
(giorno della civetta) o se si vuole trovare si è reputati matti (a ciascuno il suo).
Era molto legato a Gadda che riprende l’immagine del corpo morto del “pasticciaccio brutto di via
merulana”.
Ne “il giorno della civetta” il tema dell’identità (divisione degli uomini) affianca il tema della
memoria (che è collettiva e rende liberi) (vicenda di Viviana Segre). “Dopo la conclusione
dell’opera è morte”.
Sciascia è un moralista che vuole applicare l’etica a storia, religione, scienza. Non vuole trovare la
fine di Maiorana dato che ormai è nel mito della scienza che può secondo Maiorana nuocere.
Sciascia è polemista radicale impegnato per un’etica della responsabilità. Egli assorbe il tema del
dubbio di Pirandello ma legge anche Manzoni di cui dice che noi ci sentiamo più verso il Manzoni
cattolico che illuminista perchè guarda alle responsabilità individuali (Verri alle collettive). Per lui “I
promessi sposi” racconta l’Italia delle brigate rosse e della mafia.

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