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2015/2016
Nel calcio, così come nelle altre discipline sportive, ciò significa attuare una pianificazione sistematica e a lungo
termine della prestazione.
Caratteristica principale di questo processo temporale è la scansione, dettata dalle regole della F.I.G.C., di periodi
cronologicamente definiti, per fasce di età, entro le quali, con contenuti e metodi diversi, si passa da una formazione
di base multilaterale a un allenamento di tipo specialistico.
Per seguire il giovane durante questo ampio arco di tempo è opportuno, innanzitutto, avere come punto di
riferimento il modello di prestazione finale dello sport considerato. E’ quindi necessario, far coincidere le
caratteristiche generali e specifiche del Calcio con la crescita bio- fisiologica, cronologica e psicologica dell’ allievo.
Il primo di questi riguarda la carta dei diritti del bambino nello sport:
Senza il rispetto di questi elementari principi, qualsiasi intervento didattico, anche il più efficace, perderebbe di
significato. Così come l’operato degli educatori sportivi, si potrebbe considerare un fallimento, o quantomeno un
insuccesso, se i ragazzi al termine del loro percorso educativo e calcistico, non avessero chiare, o avessero poco
interiorizzato le regole del fair- play sportivo, qui di seguito espresse:
CARTA DEL FAIR PLAY
Qualunque sia la mia funzione nello sport, anche quella di spettatore, mi impegno a:
1. Fare di ogni incontro sportivo un momento di privilegio, una specie di festa, qualunque sia l'importanza
della posta e la virilità della gara;
2. Conformarmi alle regole e allo spirito dello sport praticato;
3. Rispettare i miei avversari come me stesso;
4. Accettare le decisioni dell'arbitro o dei giudici sportivi, sapendo che, come me, hanno diritto all'errore, ma
che fanno di tutto per non commetterne;
5. Evitare la cattiveria e le aggressioni con atti, parole o scritti;
6. Non adoperare espedienti o inganni per ottenere un successo;
7. Restare degno nella vittoria come nella sconfitta;
8. Aiutare ognuno con la mia presenza, la mia esperienza e la mia comprensione;
9. Portare aiuto ad ogni sportivo ferito o in difficoltà tali da mettere in pericolo la propria vita;
10. Comportarmi da vero ambasciatore dello sport, aiutando a far rispettare intorno a me i principi suddetti.
11. Prendendo questo impegno, mi riconosco come un vero sportivo.
LA PROGRAMMAZIONE
Pianificare una programmazione per il calcio significa percorrere un itinerario che ha come obiettivo il giovane
calciatore. Vuol dire anche individuare un percorso tendente a produrre i mutamenti desiderabili. Un’azione didattica
completa ed efficace, in genere, è in grado di assicurare tali mutamenti, ma per farlo deve possedere determinate pre-
condizioni e caratteristiche. Quelle che riteniamo più importanti , vengono elencate di seguito:
Il Calcio è unanimemente considerato uno sport di situazione, ossia una pratica motoria a prevalente caratteristica
tecnica nella quale, per primeggiare, bisogna adattarsi in modo rapido alle situazioni tecnico tattiche contingenti allo
scopo di rendere nulle o limitare le intenzioni strategiche dell’avversario e rendere efficaci le proprie.
Per la costruzione e formazione del giovane calciatore,il periodo che prenderemo ora in considerazione è quello
relativo alla categoria piccoli Amici e Pulcini, quindi un’età che va dai 5 ai 9 anni.
In questa fase il bambino mostra una crescita repentina, diventa longilineo, ciò provoca una certa fragilità dello
scheletro e una momentanea insufficienza muscolare. L’improvvisa modificazione dei suoi dati antropometrici
comporta, inoltre, una rielaborazione del proprio schema corporeo e, di conseguenza, una certa insicurezza motoria e
psicologica. Per questi motivi, nella fase in esame, più che in altre, è preferibile non creare aspettative di
performance discostandosi troppo da attività sportive che non hanno il carattere della ludicità. Ricordiamoci che
siamo nella fase della fanciullezza.
Dal punto di vista psicologico e delle attività di pensiero, invece, il fanciullo è nello stadio delle cosiddette operazioni
concrete, ossia egli è in grado di valutare correttamente le cose per come sono ma non riesce ancora ad attuare
procedimenti astratti. Nel calcio vuol dire, ad esempio, che durante i giochi con palla e nelle partitelle, è del tutto
inutile sviluppare il discorso tattico(lettura della giocata in relazione alla palla, ai compagni e agli avversari), se non
proprio nei termini più elementari. Per questo motivo, tendenzialmente, in questa fase dell’allenamento calcistico è
opportuno far coincidere l’apprendimento calcistico del giovane col miglioramento dei fondamentali di tecnica
individuale, soprattutto se abbinati allo sviluppo delle capacità coordinative. In modo particolare bisogna dedicare
particolare attenzioni ai seguenti fondamentali:
GUIDARE/ DOMINARE
CALCIARE
RICEVERE
CONTRASTARE
COLPIRE DI TESTA
RIMESSA LATERALE
TECNICA DEL PORTIERE
Nella seduta di allenamento, inoltre, sarà opportuno tenere a mente che difficilmente il bambino in questa fascia di
età accetterà di sottoporsi ad allenamenti troppo impegnativi e unilaterali. Per questo motivo l’aspetto ludico dovrà
essere salvaguardato in ogni momento, anche e soprattutto in quelle attività in cui il confronto con i coetanei, pur
avvenendo in gran parte per il puro piacere di giocare, serve per mettersi alla prova e, più o meno inconsciamente,
“autovalutarsi”.
E’ bene che l’istruttore di calcio abbia come riferimento costante il concetto di “polivalenza”; trascurandolo, potrebbe
provocare negli allievi la cosiddetta “specializzazione precoce”, causa principale dei mancati progressi nelle successive
fasi dell’apprendimento tecnico e motorio . Per tale motivo, pur nella considerazione che l’allenamento sportivo è
considerato ” un processo sistematico in grado di determinare cambiamenti nell’allievo al fine di migliorarne il livello
di prestazione”, nei piccoli in età scolare, esso deve mantenere le caratteristiche di polivalenza, multilateralità e
“polisportività”. Ricordiamo che per attività polivalenti, comunemente, si intendono tutte quelle azioni motorie che,
una volta apprese, non si utilizzano in un solo campo, ma sono trasferibili in ambiti e contesti motori differenti. Per
attività multilaterali invece si intendono l’insieme dei contenuti e mezzi didattici che hanno le caratteristiche della
non ripetitività. Infine, le attività con criteri di “polisportività”, attengono alla pratica di discipline sportive diverse dal
calcio (pallamano, basket, ecc.).
Tecnici e istruttori si trasformano in queste occasioni in formatori o insegnanti con l’ obiettivo principale di coniugare
l’allenamento sportivo alle esigenze di crescita del fanciullo.
Il processo di perfezionamento tecnico- educativo di cui si occupa l’Academy del F.C. Bari 1908 fa riferimento
essenzialmente alla fase dell’ allenamento che viene definita di base, in particolare all’ allenamento preliminare di
base e all’allenamento specifico di base. Per molti aspetti è la fase più importante per la formazione- costruzione del
calciatore, giacché ogni sviluppo ulteriore delle prestazioni del calciatore si baserà sempre su obiettivi tecnico-
formativi di volta in volta raggiunti grazie alle acquisizioni di precedenti apprendimenti motori. E’ bene ricordare che
si può rimediare agli errori tecnici compiuti negli anni precedenti solo con grande difficoltà, giacché ogni corretta
esecuzione motoria si inserisce nel bagaglio motorio del futuro calciatore solo dopo che si è eliminata quella
scorretta, operazione sempre possibile ma che richiede grandi sforzi e tanto tempo. Per questo motivo si rende
necessario pensare alla formazione tecnica del giovane calciatore come parte integrante di un discorso educativo più
ampio che richiede interventi mirati ma sempre diversi. Naturalmente, all’interno della unità didattica, qualsiasi sia la
tappa di allenamento considerata, non dovranno mai essere trascurati i gesti tecnici del calcio: essi restano comunque
il perno principale di ogni seduta di allenamento. Il tecnico, tuttavia, dovrà avere cura di farli apprendere in forma “
aperta”,in modo tale che il loro apprendimento, una volta assimilato, serva ad allargare le basi delle esperienze
motorie dalle quali poter attingere successivamente per sviluppare ulteriori e più complessi gesti tecnici e motori. Tra
i pre- requisiti fondamentali per l’apprendimento e l’esecuzione in gara delle azioni tipiche dello sport considerato, vi
sono le Capacità Motorie. In particolar modo, faremo riferimento alle capacità coordinative più adatte a svilupparsi e a
stabilizzarsi nella categoria piccoli Amici e Pulcini, ossia gli schemi motori di base.
Sono” le unità di base del movimento volontario”, appartengono al “patrimonio motorio innato del genere umano” e
fanno parte delle azioni comuni che ognuno di noi svolge quotidianamente. Rappresentano inoltre i fondamenti sui
quali si imposta la motricità coordinativa più evoluta. Ancora una volta, è bene ribadire, che sono proprio il tipo di
apprendimento e potenziamento di queste esperienze motorie a determinare in buona parte le potenzialità future
dell’ atleta.
LE FASI DI APPRENDIMENTO E COORDINAZIONE
MOTORIA
L’ apprendimento della tecnica di base non avviene per tutti gli allievi in maniera univoca e lineare, essa spesso
dipende da una serie di fattori sovente correlati: età del giovane calciatore, difficoltà dell’esercizio, esperienze
motorie pregresse, capacità psichiche e motivazionali. Tuttavia, la fase di apprendimento legata all’allenamento
preliminare di base è quella della coordinazione grezza.
Fase in cui l’attenzione del fanciullo è rivolta unicamente al raggiungimento dell’obiettivo senza curarsi troppo delle
modalità di esecuzione. Ci accorgeremo che l’esecuzione del gesto tecnico appare abbastanza corretto nei suoi
aspetti fondamentali, ma è caratterizzato da una certa grossolanità, sicuramente appare poco economico e preciso. In
questa fase è fondamentale il ruolo dell’istruttore e/o del tecnico, perché il fanciullo a volte (grazie, ad esempio, agli
organi della vista) intuisce di aver commesso un errore, ma non è in grado di capire perché tale errore è avvenuto. Alla
spiegazione e correzione del gesto devono provvedere, appunto, le competenze dell’allenatore. La progressione
didattica temporale, in questo caso, sarà la seguente: il tecnico,una volta spiegato correttamente il gesto, lo esegue o
lo fa eseguire dai piccoli più capaci, infine lo fa attuare e mettere in pratica da tutti gli altri allievi. Si badi bene, però,
che non bisogna insistere in reiterate e cavillose spiegazioni e ripetizioni del gesto tecnico, perché rischierebbe di
annoiare il fanciullo e di distrarlo.
Intorno ai 9 anni circa, il bambino torna ad acquistare peso, ristabilendo così un certo riequilibrio tra altezza, peso e
statura. A questo punto, se si è compiuto in precedenza un proficuo lavoro,in ragione anche del ritrovato equilibrio
morfologico, si può cominciare a pensare a percorsi tecnico – educativo- didattici di maggiore rilevanza. Ovviamente
vanno salvaguardati sempre i principi di polivalenza, multilateralità e polisportività della fase precedente,ma da
questo momento in poi si può cominciare a pensare ad affinare e sviluppare le abilità motorie. Nei giochi il bambino
abbina al divertimento, una maggiore consapevolezza per le dinamiche che regolano l’attività sportiva, grazie anche
alla sopravvenuta maggiore capacità di cooperazione, interazione con i compagni e comprensione delle regole.
Mantiene ancora un atteggiamento poco positivo nei confronti degli allenamenti troppo impegnativi, ma preferisce
essere impegnato spesso, con poche pause, ad intensità sopportabili.
Per quanto riguarda il pensiero, invece, il rafforzarsi del pensiero logico libera il ragazzo dalla comprensione della
realtà soggettiva, rappresentata sino a quel momento solo attraverso le illusioni delle sue percezioni, e comincia a
imparare (grazie anche alla migliorata attitudine alla vita sociale), a cogliere simultaneamente i vari aspetti delle
situazioni e delle circostanze. Gli effetti del pensiero logico sulle dinamiche calcistiche appaiono evidenti. Il
riconoscere l’altro, porta a confrontarsi e a interagire, ad abbandonare sempre più la fase egocentrica in favore di
quella cooperativa. Per il tecnico di calcio,sport per antonomasia collettivo, è arrivato il momento di cominciare a
sviluppare il discorso tattico.
Da questo momento in poi si possono perseguire gli obiettivi di tecnica o tattica individuale.
Per quanto riguarda le fasi dell’allenamento, inizia in questi anni il ciclo di lavoro che riguarda l’allenamento specifico
di base. Esso si caratterizza e si differenzia, rispetto al lavoro precedente per una serie di motivi:
La maturazione biologica del giovane calciatore, prima quasi del tutto fine a se stessa, ora comincia a intersecarsi con
gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno. Per il calcio che, come abbiamo detto, è anche uno sport di situazione,
ciò vuol dire tanto. Il lavoro con palla,infatti, nella fase precedente rivolto soprattutto ai fondamentali, richiede ora
una certa flessibilità esecutiva, prima di diventare negli anni a venire vera e propria competenza strategica e tattica.
Nel gioco del calcio, il substrato che rende possibile la completa acquisizione dei caratteri tecnici risiede nella
coordinazione. La definizione più comunemente utilizzata di coordinazione è la seguente:” la capacità di organizzare,
regolare e controllare il movimento del corpo nello spazio e nel tempo per raggiungere un obiettivo”.
Una opportuna classificazione ha portato ad individuare due tipi di coordinazione: COORDINAZIONE GENERALE
COORDINAZIONE SPECIALE
LE FASI SENSIBILI
I benefici dell’attività fisica e motoria sullo sviluppo e formazione dell’organismo di ognuno di noi sono noti a tutti.
Tuttavia, se tale attività non è rapportata alle nostre caratteristiche psico- fisiche, può risultare poco efficace se non
addirittura dannosa. Ciò si è verificato per esempio anche con i più piccoli quando, alcuni tecnici ritenendoli
erroneamente “ adulti di dimensioni ridotte”, hanno cercato, soprattutto in passato, di adattare su di loro i carichi fisici
di lavoro tipici degli adulti. Ad esempio, ciò si verifica quando si fanno disputare a fanciulli in età scolare partite 11: 11
con minutaggio inferiore, e così via. Per evitare di compiere questi errori, si rende necessario, sulla base delle
caratteristiche evolutive del giovane , conoscere “i limiti di carico tollerabili ed i periodi biologici più favorevoli per lo
sviluppo sia delle principali capacità motorie, sia di quelle condizionali e coordinative”. Ci riferiamo alla conoscenza
dello studio delle fasi sensibili dell’apprendimento motorio. Durante queste fasi l’allenamento deve agire sia sulle
capacità coordinative già possedute dall’allievo, sia su quelle in maturazione, pur nella consapevolezza che le fasce
d’età considerate in questo capitolo, non sono del tutto uniformi dal punto di vista dello sviluppo. Esse possono infatti
variare, di bambino in bambino, in conseguenza dei ritmi biologici diversi, delle esperienze motorie maturate
precedentemente, del sesso, ecc. Appariranno in questa disamina delle fasi sensibili anche qualità motorie
appartenenti alle capacità condizionali( essenzialmente forza, velocità e resistenza), che non tratteremo in questa fase
come capacità fisiche determinate da fattori energetici: di questo si comincerà a parlare più tardi, a partire dalla
categoria Giovanissimi, ma solo nella accezione possibile in questa fasce d’età, ossia come risultante di combinazioni
tra i caratteri coordinativi generali e quelli speciali.
Il bambino e la Scuola
Parlare del calcio in età scolare significa anche parlare del rapporto a volte conflittuale tra sport e istituzione
scolastica. Del resto, quando a proposito di “periodizzazione” abbiamo scritto che non ne ritenevamo indispensabile
l’applicazione nelle fasce d’età piccoli Amici, Pulcini e Esordienti (quest’ultima in misura minore), ci riferivamo
all’importanza di considerare prioritariamente le suddivisioni dell’organizzazione dell’allenamento,( le periodizzazioni)
rispetto alle esigenze familiari e scolastiche del fanciullo. Ritenere, infatti, di non dover coniugare il rendimento
scolastico con quello sportivo è, a nostro modo di vedere, un errore madornale; innanzi tutto, perché crea una
contrapposizione fra queste due esigenze. Infatti: da una parte i genitori del giovane atleta sono portati a pensare
che la pratica del calcio è dannosa, perché rischia di allontanare il fanciullo dalle necessità scolastiche; dall’altra, il
fanciullo, tende a identificare la scuola come un istituzione negativa, in quanto gli impedisce di dedicare le proprie
attenzioni alle attività che lo rendono maggiormente felice. Malesseri che quasi sempre portano o all’abbandono
prematuro dello sport, oppure all’insufficiente rendimento scolastico, se non alle due cose contemporaneamente.
La sicurezza
Qualsiasi attività, anche non sportiva, a volte, comporta dei rischi. Gran parte di essi, tuttavia, si potrebbero evitare
perché spesso nascono per superficialità e trascuratezza, oppure per sottovalutazione dei pericoli. Fattori di rischio
possibili durante la seduta di allenamento, ad esempio, si riscontrano nell’abbigliamento sbagliato del fanciullo in
relazione alle condizioni climatiche, al tipo di scarpe utilizzato, al luogo di allenamento, alle condizioni climatiche, al
tipo di sport praticato, agli attrezzi utilizzati, ecc. A queste situazioni il tecnico dovrebbe rimediare, intanto, riducendo
nei limiti del possibile i motivi di rischio, poi informando i ragazzi sul comportamento più opportuno da adottare
nelle eventuali situazioni di pericolo. A volte, basta semplicemente far accettare ai ragazzi la consapevolezza dei
propri limiti e consigliare loro di non seguire i componenti del gruppo di cui fanno parte, se e quando adottano
comportamenti rischiosi, per limitare in misura cospicua l’incidenza e la pericolosità di tali rischi. Un discorso a parte
merita la conoscenza del codice comportamentale nei confronti del primo soccorso: chiunque lavori con i giovani è
tenuto a conoscerlo. Naturalmente , per prima cosa, è necessario possedere in ogni luogo di lavoro quantomeno la
cassettina del Pronto Soccorso.
Prevenzione: la salute e la forma fisica non sono beni che una volta acquisiti restano per sempre patrimonio della
persona; cattive abitudini e comportamenti sbagliati possono purtroppo farcele perdere repentinamente; per questo
informarsi e adottare stili di vita appropriati ( alternanza lavoro- riposo, sonno,ecc.) serve a prevenire l’insorgenza
della cattiva forma fisica.
Educazione alimentare: una corretta alimentazione da sempre è un supporto indispensabile per chi pratica sport. Si
potrebbe intervenire nei confronti dei ragazzi a noi affidati, non invitandoli a rispettare diete particolari ma, ad
esempio, invitandoli a non indugiare in abitudini alimentari sbagliate (patatine, bibite zuccherate,ecc.);
Lotta alle cattive abitudini: ancor prima del doping, nei riguardi del quale si spera i più piccoli ancora non mostrino
interesse, bisogna fare grande opera di informazione e dissuasione verso le cattive pratiche quali il fumo,l’alcool e le
droghe. Chi si occupa di questi problemi ci informa che si abbassa sempre più l’età del primo approccio a queste
malsane abitudini. Ribadire e spiegare ai ragazzi che questi comportamenti non sono assolutamente compatibili con lo
stato di buona salute di ognuno di noi, e tanto meno di uno sportivo, è una delle azioni che non dobbiamo mai
stancarci di ripetere.
LA VALUTAZIONE
Tutta l’attività sopra descritta necessita periodicamente di opportune verifiche e valutazioni. Esse serviranno sia per
controllare i risultati raggiunti dal giovane, sia per verificare la validità della programmazione impostata dal tecnico.
Per quanto riguarda le fasce d’età considerate in questo lavoro parleremo di :
● valutazione quantitativa, essenzialmente quando propineremo test motori per ottenere indicazioni sulle
capacità fisiche dell’allievo;
● valutazione qualitativa, essenzialmente quando propineremo test tecnici per ottenere indicazioni sulle
capacità tecniche dell’allievo.
OBIETTIVI GENERALI
OBIETTIVI SPECIFICI
● Resistenza generalizzata
● Capacità di spostamento(avanti, indietro, laterale, balzi, ecc.)
● Esercizi e giochi con accelerazioni e decelerazioni
● Sviluppo capacità reattive
● Giochi di movimento sotto forma di gara
● Forme di allungamento muscolare
● Principi di allenamento funzionale e preventivo
CONCLUSIONI
Il presente lavoro non ha la pretesa di essere esaustivo delle tematiche inerenti l’allenamento delle attività di base.
Non tutto poteva essere incluso per ragioni di brevità, perché troppo specifici e meritevoli di approfondimenti sono
alcuni argomenti, quali ad esempio la destrezza, la lateralità e l’ambidestrismo. Non si è trattato, se non in modo
implicito, il principio dell’alternanza tra lavoro e pausa; della necessità, all’interno dell’allenamento, di evitare i tempi
morti; oppure la necessità, da un certo momento in poi, dell’approfondimento in maniera sistematica della fase tattica
all’interno del gesto tecnico. Non riteniamo invece di doverci attenere del tutto a quei principi della didattica e
metodologia dell’insegnamento che consigliano, l’insegnamento e l’apprendimento procedere secondo la regola
aulica dal semplice al complesso, dal facile al difficile. Infatti, pensiamo che neanche nella vita di tutti i giorni sia
presente una tale linearità di apprendimenti, in una partita di calcio ancora meno … Ragion per cui riteniamo che
all’interno di uno spazio ben definito, e alla portata dal bambino, l’insegnamento- apprendimento possa avvenire
anche per lievi scossoni e picchi di difficoltà, alternati a momenti meno impegnativi e più ricreativi .