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UNISU - Facoltà di Giurisprudenza

DIRITTO PRIVATO
Docente: Alessandro Martini

18° MODULO DIDATTICO


Le garanzie del rapporto obbligatorio

Sommario: a) Generalità. - b) La garanzia generica. La responsabilità


patrimoniale e i mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale. - c)
Le garanzie reali. - d) Le garanzie personali.

a) Generalità

In generale la garanzia è il mezzo diretto ad assicurare l’adempimento delle obbligazioni.

I singoli mezzi di garanzia del rapporto obbligatorio previsti dal Codice civile non sono
omogenei e la dottrina distingue:
- la garanzia generica: è quella garanzia patrimoniale che spetta, per legge,
genericamente a tutti creditori e che è rappresentata dal patrimonio del debitore;
- le garanzie specifiche: sono quelle che derivano da titoli specifici e che attribuiscono ad
un creditore determinato una tutela ulteriore rispetto a quella offerta dalla garanzia
patrimoniale; esse sono:
- garanzie reali: sono quelle che vincolano determinati beni al
soddisfacimento del credito a attribuiscono al creditore un diritto di prelazione, ossia una
preferenza rispetto agli altri creditori; sono principalmente il pegno e l’ipoteca;
- le garanzie personali: sono quelle che attribuiscono al creditore una
pretesa creditoria verso il terzo; sono principalmente la fideiussione, il mandato di credito e
l’anticresi.

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b) La garanzia generica. La responsabilità patrimoniale e i mezzi di conservazione
della garanzia patrimoniale

La garanzia generica è la garanzia patrimoniale che spetta, per legge, genericamente


a tutti i creditori sul patrimonio del debitore.
Il patrimonio del debitore è quindi la garanzia legale dei diritti di credito.
Si parla al riguardo di responsabilità patrimoniale per indicare la soggezione del
patrimonio del debitore al diritto di soddisfacimento coattivo dei crediti.
Tale responsabilità è prevista nel Codice civile secondo cui «il debitore risponde
dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri» (art. 2740, 1°
comma, c.c.) e cioè con i beni che aveva al momento dell’assunzione dell’obbligazione e con
quelli successivamente acquisiti.
Se quindi il debitore non adempie la prestazione dovuta, il creditore, dopo aver fatto
accertare dal giudice l'inadempimento, per conseguire quanto gli é dovuto, può fare
espropriare i beni del debitore, secondo le regole stabilite dal codice di procedura civile
(art. 2910, 1° comma, c.c.).
L’espropriazione forzata è il procedimento diretto a liquidare coattivamente il patrimonio
del debitore, ossia di convertire, mediante la vendita, in denaro i beni del debitore per
distribuire il ricavato ai creditori insoddisfatti.

La realizzazione coattiva del diritto di credito può avvenire anche per esecuzione forzata
in forma specifica quando si ha identità tra il bene dovuto, il bene aggredito nel patrimonio
del debitore e il bene conseguito.
Così nel caso di:

- obbligo di dare: se non è adempiuto l'obbligo di consegnare una cosa determinata,


mobile o immobile, l'avente diritto può ottenere la consegna forzata dei beni mobili o il rilascio
forzato dei beni immobili (art. 2930 c.c.);

- obbligo di fare: poiché non è concepibile una costrizione nei confronti del debitore, se
non è adempiuto un obbligo di fare, l'avente diritto può ottenere che esso sia eseguito a spese
dell'obbligato (art. 2931 c.c.);

- obbligo di prestare il consenso: se l'obbligazione ha per oggetto un prestare un


consenso il creditore, di fronte all’inadempimento, può ottenere una sentenza di carattere
costitutivo che produca gli stessi effetti del contratto non concluso (art. 2932 c.c.);

- obbligo di non fare: se non è adempiuto un obbligo di non fare il creditore può ottenere
che sia distrutto, a spese dell’obbligato, ciò che è stato fatto in violazione dell’obbligo; se la
distruzione è di pregiudizio all’economia nazionale, l’avente diritto può solo conseguire il
risarcimento del danno (art. 2933 c.c.).

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Se vi sono più creditori, tutti hanno uguale diritto di soddisfarsi con il ricavato della vendita
dei beni del debitore (par condicio creditorum) (art. 2741, 1° comma, c.c.).

Se tutti i creditori non possono essere soddisfatti, si procede ad una ripartizione


proporzionale tra tutti coloro che hanno intrapreso o che sono intervenuti alla procedura
esecutiva.

Tuttavia, ad alcuni creditori la legge assicura il soddisfacimento a preferenza di altri quando


vi è una causa legittima di prelazione (art. 2741, 1° comma, c.c.).

Le cause legittime di prelazione sono quelle cause in virtù delle quali la legge assicura ai
creditori la preferenza nel riparto del prezzo ricavato dalla vendita forzata, rispetto agli altri
creditori non preferiti (detti chirografari).

Esse sono (art. 2741, 2° comma, c.c.) i privilegi, il pegno e le ipoteche.

E’ vietato il patto commissorio: il patto con cui si stabilisce che, ove il debitore sia
inadempiente, la proprietà della cosa oggetto di pegno od ipoteca passi al creditore (art. 2744
c.c.) e ciò perché la legge intende:

- tutelare i creditori estranei al patto contro un soddisfacimento preferenziale al di fuori


delle cause di prelazione previste dalla legge (privilegi, pegno e ipoteca);

- tutelare il debitore contro una abusiva pressione del creditore;

- assicurare che la cosa ipotecata o pignorata, se il debitore non paga, sia venduta agli
incanti e sul ricavato il creditore possa soddisfarsi.

Il privilegio è una causa di prelazione che la legge accorda al creditore in considerazione


della particolare natura o causa del credito (art. 2745 c.c.).

Determinati crediti, o per motivi di particolare considerazione sociale (es.: crediti per
alimenti) o perché concernono l’interesse dello Stato (es. tributi) sono ritenuti meritevoli di
maggior tutela rispetto ad altri e così il loro titolare viene soddisfatto a preferenza di altri.

Solo la legge può prevedere privilegi perché spetta solo ad essa la valutazione
sull’opportunità e importanza del credito; pertanto i privati non possono creare altri crediti
privilegiati oltre quelli previsti.

Si distingue:

- il privilegio generale: riguarda tutti i beni mobili del debitore; si fa valere sul ricavato
della vendita coattiva eseguita su tutti i beni mobili del debitore.

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Consiste in un particolare riconoscimento fatto alla causa del credito, indipendentemente
da ogni rapporto con i beni mobili che sono sottoposti ad esecuzione. Non è un diritto
soggettivo, ma un modo di essere o una qualità del credito. Tra i molti, sono garantiti da
privilegio generale i crediti riguardanti: le retribuzioni dei professionisti, i crediti alimentari, le
spese funebri, i crediti derivanti dal mancato versamento dei contributi assicurativi per i
lavoratori;

- il privilegio speciale: è giustificato dal particolare rapporto di connessione esistente tra


il credito e la cosa su cui si esercita. Può essere mobiliare o immobiliare e grava solo su
determinati beni del debitore.

Nel caso di coesistenza di più crediti privilegiati non si fa riferimento alla priorità nel
tempo, ma alla causa del credito per stabilire quale di esso costituisca la prima causa di
prelazione secondo una valutazione preventiva fatta dalla legge (artt. 2777-2783 c.c.)

La legge offre al creditore degli strumenti per non essere privato, in caso di adempimento
del debitore, della garanzia generica costituita dal patrimonio del debitore.

Essi sono mezzi legali di conservazione della garanzia patrimoniale e sono: l’azione
surrogatoria, l’azione revocatoria e il sequestro conservativo.

I creditori non hanno diritto di sindacare e controllare il modo in cui il debitore amministra i
propri beni.

Tuttavia, quando il debitore trascura di compiere atti necessari per far valere suoi diritti,
es. omettendo di riscuotere un credito, potrebbe sorgere il pericolo che il suo patrimonio
diventi insufficiente a garantire il soddisfacimento di tutti i suoi creditori.

In tali casi la legge consente che il creditore possa surrogarsi al debitore inattivo per
esercitare in suo luogo i diritti e le azioni che spettano al debitore mediante un’azione
surrogatoria.

L’azione surrogatoria consiste nel potere del creditore (surrogante) di esercitare in luogo
del debitore (surrogato) i diritti che questi ha verso terzi e che trascura di far valere (art. 2900
c.c.).

Presupposti dell’azione surrogatoria sono:

- l’esista di un credito del surrogante (il creditore) verso il surrogato (il debitore);

- l’inerzia del debitore nell’esercitare i propri diritti e le proprie azioni verso terzi;

- il pericolo d’insolvenza, perché l’inerzia del debitore aggrava il pericolo


d’insufficienza del patrimonio del debitore a soddisfare il diritto del creditore;

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- natura patrimoniale dei diritti o delle azioni per i quali è ammessa l’azione
surrogatoria, in quanto i diritti inerenti ai rapporti personali non rientrano nella garanzia
patrimoniale, ad es. non è ammesso l’azione per chiedere la separazione personale dei coniugi.

Gli effetti dell’azione surrogatoria sono:

- il creditore può sostituirsi al debitore nel compimento dei singoli atti giuridici;

- il creditore vedrà aumentato il patrimonio del debitore di ciò che il debitore per
inerzia non avrebbe acquisito, e dunque aumenterà la garanzia generica per i crediti.

Il debitore può peggiorare la situazione dei creditori non solo per la sua inerzia, ma anche,
ponendo in essere atti che rendano più difficile il soddisfacimento dei diritti dei creditori.

A tal fine è previsto un altro mezzo legale della conservazione della garanzia patrimoniale:
l’azione revocatoria.

L’azione revocatoria (actio pauliana) consiste nel potere del creditore (revocante) di
domandare giudizialmente che siano dichiarati inefficaci nei suoi confronti gli atti di
disposizione del patrimonio con i quali il debitore rechi pregiudizio alle sue ragioni (art. 2901,
1° comma, c.c.).

Presupposti dell’azione revocatoria sono:

- l’esistenza di un credito del revocante;

- l’atto di disposizione del debitore per il quale il patrimonio diminuisce o perché il


debitore trasferisce ad altri un diritto che gli apparteneva o perché egli assume un nuovo
obbligo;

- il pregiudizio alle ragioni del creditore (eventus damni): consistente nel pericolo di
insufficienza del patrimonio a garantire il credito del revocante; tale pericolo deriva dall’atto
compiuto dal debitore;

- la conoscenza del pregiudizio da parte del debitore (scientia damni); ossia la


conoscenza del debitore di arrecare col proprio atto un pregiudizio al creditore revocante;

- la conoscenza del pregiudizio da parte del terzo (partecipatio fraudis), quando l’atto
dispositivo del debitore è a titolo oneroso es.: vendita; se l’atto è a titolo gratuito non è
necessario che il terzo conosca il pregiudizio che l’atto del debitore cagiona al creditore;

- la dolosa preordinazione di pregiudicare il soddisfacimento del credito (animus


nocendi), se l’atto di disposizione è compiuto dal debitore anteriormente alla nascita del
credito non basta la semplice conoscenza del pregiudizio, ma occorre la dolosa
preordinazione; se l’atto è a titolo oneroso occorre anche che il terzo partecipi a tale dolosa
preordinazione.

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Gli effetti dell’azione revocatoria sono:

- l’atto compiuto dal debitore è inefficace solo nei confronti del creditore che ha promosso
l’azione (inefficacia relativa);

- il creditore, una volta ottenuta la sentenza che accoglie la domanda di revocatoria e che
dichiara l’inefficacia dell’atto di disposizione, potrà promuovere le azioni conservative ed
esecutive nei confronti dei terzi acquirenti sui beni che formano oggetto dell’atto impugnato
(art. 2902 c.c.);

- nei confronti dei sub-acquirenti, ossia di coloro che hanno acquistato il bene da
precedenti acquirenti, si distingue se:

- il sub-acquirente ha acquistato a titolo gratuito: la dichiarazione di inefficacia


dell’atto estende i suoi effetti anche nei suoi confronti;

- il sub-acquirente ha acquistato a titolo oneroso: il suo diritto non è


pregiudicato se questi era in buona fede al momento dell’acquisto, salvi gli effetti della
trascrizione della domanda di revocazione (2901, 4° comma, c.c.)

L’azione si prescrive in cinque anni dalla data dell’atto (art. 2903 c.c.).

Il sequestro conservativo è un mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale e


consiste in un vincolo giudiziale di indisponibilità materiale e giuridica che il giudice autorizza a
costituire sui beni del debitore in favore del creditore che a fondato timore di perdere la
garanzia del proprio credito (art. 2905- 2906 c.c.) .

Il sequestro ha lo scopo di assicurare che i beni siano conservati all’azione esecutiva


mediante il vincolo di indisponibilità e la conseguente nomina di un custode a cui il bene è
affidato per l’ordinaria amministrazione.

Il sequestro conservativo è materia disciplinata dal codice di procedura civile (art. 671
c.p.c.); il Codice civile prevede, per quanto attiene agli effetti, che:

- le alienazioni e gli altri atti che hanno per oggetto la cosa sequestrata non hanno
effetto il pregiudizio del creditore sequestrante (art. 2906, 1° comma, c.c.), e quindi non sono
a lui opponibili.

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c) Le garanzie reali

Garanzie reali sono quelle che vincolano determinati beni al soddisfacimento del credito a
attribuiscono al creditore un diritto di prelazione, ossia una preferenza rispetto agli altri
creditori.
Le garanzie reali sono il pegno e l’ipoteca.
Essi sono diritti:
- reali di garanzia e quindi, come diritti reali, sono assoluti, immediati, dotati del
diritto di sequela;
- reali su cosa altrui , in quanto il bene resta di proprietà di chi, debitore o terzo, ha

concesso il pegno o l’ipoteca, e di questo bene il proprietario può validamente disporne;


- accessori: in quanto le garanzie accedono ad un credito e se manca o si estingue
l’obbligazione garantita viene meno o si estingue anche la garanzia;
- che attribuiscono al creditore:
- il diritto di seguito, ossia il diritto di procedere ad esecuzione forzata sul bene
anche nei confronti del terzo acquirente del bene vincolato a garanzia;
- il diritto di prelazione, ossia il diritto di soddisfarsi sul prezzo ricavato dalla
vendita forzata del bene con preferenza rispetto agli altri creditori del medesimo debitore;
- l’onere di non può sottoporre ad esecuzione forzata altri beni del debitore se non
sottopone prima ad esecuzione i beni gravati da pegno o da ipoteca (art. 2911 c.c.).

Il pegno è un diritto reale che il debitore, o un terzo, concede al creditore su una cosa
mobile a garanzia di un credito (art. 2784 c.c.).

Il pegno:
- si costituisce mediante un contratto (contratto di pegno) stipulato tra il creditore e il
debitore o il terzo datore di pegno;
- è un contratto reale perché si perfeziona con la consegna materiale della cosa o del
documento che determina nel creditore l’esclusiva disponibilità del bene (art. 2786 c.c.);
- determina l’effettivo spossessamento della cosa da parte del debitore e la
concreta appropriazione da parte del creditore o di un terzo designato dalle parti della
medesima cosa;
- è un contratto che deve essere stipulato in forma scritta con data certa quando il
credito garantito eccede la somma di euro 2,58 (art. 2787, 3° comma, c.c.);
- ha ad oggetto i beni mobili (non registrati), le universalità di mobili, i crediti e
altri diritti aventi per oggetto beni mobili (art. 2784, 2° comma, c.c.);

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Gli effetti del pegno sono:
- il creditore, se la cosa non è affidata alla custodia di un terzo, ha diritto di trattenere
la cosa e l’obbligo di custodirla; egli acquista il possesso della cosa in funzione del futuro
soddisfacimento del creditore;
- in caso di inadempimento il creditore:
- per il conseguimento di quanto gli è dovuto, può far vendere la cosa
ricevuta in pegno e ha diritto di soddisfarsi sul ricavato della vendita del bene agli incanti
con prelazione rispetto agli altri creditori (artt. 2796-2797 c.c.);
- ha diritto di farsi assegnare dal giudice in pagamento del suo
credito il bene oggetto della garanzia secondo stima da farsi con perizia o secondo il
prezzo corrente se la cosa ha un prezzo di mercato (art. 2798 c.c.).

L’ipoteca è un diritto reale di garanzia che attribuisce al creditore il potere di espropriare il


bene e di essere soddisfatto con preferenza sul prezzo ricavato dall’espropriazione (art. 2808
c.c.).

Sono oggetto di ipoteca (art. 2810 c.c.):

- i beni immobili che sono in commercio con le loro pertinenze, e precisamente il


diritto di proprietà e di nuda proprietà (art. 2814 c.c.) su tali beni;

- l’usufrutto;

- la superficie;

- il diritto dell’enfiteuta e quello del concedente sul fondo enfiteutico;

- le rendite dello stato: secondo le leggi che le disciplinano; questa è l’unica ipotesi
d’ipoteca avente ad oggetto un diritto di credito;

- i beni altrui: ma in tal caso l’iscrizione può essere validamente presa solo quando la
cosa è acquistata dal concedente l’ipoteca (art. 2822 c.c.);

- i beni futuri: in tal caso l’iscrizione dell’ipoteca può essere validamente eseguita solo
quando la cosa è venuta ad esistenza (art. 2823 c.c.);

- la quota di un bene indiviso: in tal caso, affinché l’ipoteca continui a sussistere, se,
in sede di divisione, al costituente vengano assegnati beni diversi da quelli sopra i quali
gravava ipoteca, l’ipoteca si trasferisce sui beni effettivamente attribuiti al costituente (c.d.
trasporto dell’ipoteca) (art. 2825 c.c.);

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- i beni mobili registrati (ipoteca mobiliare): le navi, gli aeromobili e gli autoveicoli
secondo le leggi che li riguardano (art. 2810, 2° comma, c.c.).

Non sono ipotecabili i diritti immobiliari di natura personale, in quanto non alienabili:
es.: l’usufrutto legale dei genitori esercenti la potestà, l’uso e l’abitazione; le servitù attive che
soggiacciono automaticamente all’ipoteca sul fondo dominante, ma non sono capaci di ipoteca
autonomamente.

Il diritto di ipoteca:

- si costituisce mediante iscrizione nell’apposito registro presso l’ufficio dei registri


immobiliari del luogo in cui si trova il bene (art. 2827 c.c.); tale iscrizione ha carattere
costitutivo: la volontà delle parti, la legge o la sentenza attribuiscono al creditore il diritto ad
ottenere l’iscrizione, ma solo con l’iscrizione il diritto viene ad esistenza. Ogni iscrizione
riceve un numero d’ordine che è il grado dell’ipoteca (art. 2852 c.c.) e deve indicare la
somma per cui l’iscrizione è eseguita (art. 2838 c.c.). Se più persone si presentano
contemporaneamente per ottenere l’iscrizione ipotecaria contro lo stesso soggetto e sui
medesimi beni, le iscrizioni avranno tutte lo stesso numero e le ipoteche uguale grado (art.
2853 c.c.), ed i creditori concorreranno tra loro in proporzione dell’importo dei rispettivi crediti
(art. 2854 c.c.). Altrimenti l’ordine di preferenza tra le varie ipoteche iscritte sullo stesso bene
è determinato dalla data dell’iscrizione. E’ ammessa la cessione di grado tra i creditori
ipotecari purché non leda gli altri eventuali creditori ipotecari;

- si può ridurre quando il valore del bene risulta eccessivo rispetto al credito garantito
(riduzione dell’ipoteca);

- si può rinnovare: l’iscrizione dell’ipoteca conserva il suo effetto per 20 anni dalla sua
data; prima che i 20 anni siano decorsi l’ipoteca può essere rinnovata (art. 2847 c.c.); con la
rinnovazione si impedisce l’estinzione dell’iscrizione; se la nuova iscrizione è presa dopo il
decorso di 20 anni, l’ipoteca prende grado della nuova iscrizione (art. 2848, 1° comma, c.c.);

- si può cancellare: con la cancellazione dell’iscrizione l’ipoteca si estingue (art. 2882 ss.
c.c.);

- si estingue per estinzione degli effetti dell’iscrizione (cancellazione dell’iscrizione,


decorso di 20 anni dall’iscrizione senza che avvenga la rinnovazione) o per estinzione del
credito garantito o per cause proprie dell’ipoteca (es.: perimento del bene ipotecato) o per
rinunzia del creditore (art. 2878 c.c.).

In relazione alla fonte, la legge distingue tra ipoteca legale, giudiziale e volontaria.

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E’ ipoteca legale quella per la quale la legge attribuisce al creditore, in considerazione
della causa del credito o della qualità o posizione assunta dal creditore stesso, il diritto ad
ottenere l’iscrizione dell’ipoteca senza il concorso della volontà del debitore.

L’ ipoteca legale spetta (art. 2817 c.c.):

- all’alienante sull’immobile alienato per garanzia dell’adempimento degli obblighi


derivanti dall’alienazione (ipoteca dell’alienante);

- ai coeredi, ai soci e ad ogni altro condividente per il pagamento dei conguagli sugli
immobili assegnati agli altri condividenti (ipoteca del condividente);

- allo Stato, sui beni del condannato, a garanzia del pagamento delle spese di giustizia
(ipoteca dello Stato).

E’ ipoteca giudiziale quella il cui il diritto all’ipoteca nasce da un provvedimento


giurisdizionale (artt. 2818 ss. c.c.).

Chi ha ottenuto una sentenza di condanna, o altro provvedimento giudiziale equivalente


(es. decreto ingiuntivo) al pagamento di una somma di denaro o all’adempimento di un’altra
obbligazione o al risarcimento dei danni da liquidarsi successivamente, ha titolo per iscrivere
ipoteca sui beni del debitore, anche se la sentenza non ha forza esecutiva o è sottoposta a
gravame.

E’ ipoteca volontaria quella concessa con contratto o con dichiarazione unilaterale di


volontà da parte del concedente (ma non per testamento), per atto pubblico o per scrittura
privata sotto pena di nullità (art. 2821 ss. c.c.).

Rispetto ai terzi si distingue:

- il terzo datore di ipoteca: è colui che concede ipoteca sui propri beni a garanzia del
debito altrui; si ha una responsabilità senza debito; il terzo che paga il debito o subisce
l’espropriazione del proprio bene, ha poi diritto di regresso verso il debitore (artt. 2868 ss.
c.c.);

- il terzo acquirente dei beni ipotecati: è colui che ha acquistato un bene gravato da
ipoteca. Poiché l’ipoteca è un diritto reale, esso ha efficacia anche nei confronti di chi acquista
l’immobile dopo l’iscrizione dell’ipoteca. I creditori ipotecari possono perciò fare espropriare i
beni anche dopo che il bene sia stato alienato ad un terzo acquirente.

Il terzo acquirente del bene ipotecato può evitare l’espropriazione:

- pagando i creditori iscritti (art. 2858 c.c.);

- rilasciando i beni ipotecati, in modo che l’espropriazione avverrà non contro di lui, ma
nei confronti dell’amministratore dei beni nominato dal tribunale (art. 2861 c.c.);

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- liberando i beni dalle ipoteche (purgazione delle ipoteche) offrendo ai creditori il
prezzo stipulato per l’acquisto o il valore da lui stesso dichiarato (artt. 2889 ss. c.c.).

d) Le garanzie personali

Garanzie personali sono quelle che attribuiscono al creditore una pretesa creditoria verso
il terzo cosicché si crea un nuovo rapporto obbligatorio tra il creditore e un nuovo debitore che
si aggiunge con il suo patrimonio a rafforzare la garanzia del creditore.

I principali contratti diretti a costituire una garanzia sono: la fideiussione, il mandato di


credito e l’anticrèsi.

Fideiussore è «colui che, obbligandosi personalmente verso il creditore, garantisce


l'adempimento di un’obbligazione altrui» (art. 1936 c.c.).

La fideiussione:

- ha fonte nella legge; o nella volontà privata: in tal caso si costituisce mediante un
negozio unilaterale o un contratto gratuito, nel quale risulti espressamente la volontà di
prestare fideiussione (art. 1937 c.c.);

- ha ad oggetto la prestazione dovuta dal debitore principale: il fideiussore garantisce


in tutto o in parte l'adempimento dell'obbligazione altrui (art. 1936, 1° comma, c.c.); può
avere ad oggetto anche l’obbligazione del fideiussore (fideiussione della fideiussione) (art.
1940 c.c.);

- può avere ad oggetto una obbligazione condizionale o anche futura se è previsto


l’importo massimo garantito (art. 1939 c.c.);

- può avere ad oggetto tutte le obbligazioni che il debitore ha o potrà avere in futuro
verso il creditore (fideiussione universale o fideiussione omnibus); es.: le fideiussioni
bancarie, prestate da privati ad istituti bancari;

- può essere prestata da più persone per il medesimo debitore e per la medesima
obbligazione altrui (confideiussione) (art. 1946 c.c.).

Dalla natura accessoria, in quanto la garanzia accede ad un credito, discende che:

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- la fideiussione non è valida se è invalida l'obbligazione principale, salvo che sia
prestata per una obbligazione assunta da un incapace (art. 1939 c.c.);

- la fideiussione non può eccedere ciò che è dovuto dal debitore né può essere
prestata a condizioni più onerose (art. 1941 c.c.);

- la fideiussione si estende a tutti gli accessori del debito principale, nonché alle
spese per la denunzia al fideiussore della causa promossa contro il debitore principale e alle
spese successive eventualmente sostenute dal creditore (art. 1942 c.c.);

- il fideiussore può opporre al creditore tutte le eccezioni che spettano al


debitore principale, salva quella derivante da incapacità (art. 1945 c.c.).

Per quanto riguarda il rapporto tra il fideiussore ed il creditore:

- il fideiussore è obbligato in solido col debitore principale al pagamento del debito


(art. 1944 c.c.); il fideiussore è, quindi, tenuto con il debitore garantito alla medesima
prestazione e l'adempimento dell'uno libera l'altro; secondo le regole della solidarietà, il
creditore può pretendere l'intera prestazione da uno dei condebitori a sua scelta;

- tuttavia il negozio di fideiussione può prevedere a favore del fideiussore:

- il beneficio di escussione (beneficium excussionis): in base al quale il


fideiussore non è tenuto a pagare prima dell'escussione del debitore principale.
In tal caso il fideiussore, che sia convenuto dal creditore e intenda valersi del beneficio
dell'escussione, deve indicare i beni del debitore principale da sottoporre ad esecuzione
(art. 1944 c.c.);

- il beneficio dell'ordine (beneficium ordinis): in base al quale il creditore ha


l'onere di richiedere preventivamente il pagamento al debitore principale; se
questo non esegue la prestazione richiesta, il creditore può rivolgersi al fideiussore,
senza che sia tenuto ad agire in via esecutiva contro il debitore principale;

- il beneficio della divisione (beneficium divisionis): in base al quale, quando si ha


una pluralità di fideiussori (confideiussione), può convenirsi che il debito si divida in
tante parti quante sono i fideiussori e ogni fideiussore può esigere che il creditore
richieda solo la sua parte (art. 1947, 1° comma, c.c.).

Per quanto riguarda il rapporto tra il fideiussore ed il debitore principale:

- il fideiussore che paga il debito è surrogato nei diritti che il creditore aveva verso il
debitore principale (art. 1950 c.c.);

- il fideiussore ha diritto di regresso verso il debitore principale, ossia può farsi rimborsare
tutto ciò che ha pagato per lui al creditore (art. 1950 c.c.).

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L'obbligazione del fideiussore si estingue quando si estingue l’obbligazione del debitore
originario o per cause autonome che riguardano il rapporto fideiussorio (artt. 1955 ss. c.c.).

Il mandato di credito è il contratto mediante il quale una parte assume l’incarico di fare
credito ad un terzo in nome e per conto proprio; in tal caso colui che ha dato l’incarico
risponde come fideiussore di un debito futuro (art. 1958 c.c.).

E’ un’ipotesi di fideiussione legale che prescinde dalla volontà delle parti.

L’anticrèsi (dal greco anti cromai: scambio di godimento) è il contratto con il quale il
debitore o un terzo si obbliga a consegnare un immobile al creditore affinché questi ne
percepisca i frutti, imputandoli agli interessi, se dovuti, e quindi al capitale (art. 1960 c.c.).

In tal modo il creditore anticretico, a garanzia della realizzazione del suo credito, per un
tempo massimo di dieci anni (art. 1962 c.c.) e con divieto del patto commissorio (art. 1963
c.c.), può percepire i frutti del bene e soddisfare il credito.

L’anticresi è un contratto consensuale con effetti obbligatori, che deve essere stipulato per
iscritto a pena di nullità (art. 1350, 1° comma, n. 7 c.c.) e che attribuisce al creditore
anticretico un diritto personale di godimento.

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