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UNISU - Facoltà di Giurisprudenza

DIRITTO PRIVATO
Docente: Alessandro Martini

23° MODULO DIDATTICO


Gli elementi accidentali del contratto

Sommario: a) Generalità. – b) La condizione. – c) Il termine. - d) Il


modo.

a) Generalità

Elementi accidentali del contratto e, in generale del negozio giuridico, sono quelli che
possono essere apposti liberamente dalla volontà delle parti e che una volta apposti al negozio
fanno parte del contenuto dello stesso e alla loro osservanza non possono sottrarsi le parti:
sono accidentali solo nel senso che le parti possono introdurli o meno, ma una volta
inseriti nel negozio diventano essenziali.

Con gli elementi accidentali i privati possono introdurre nell’atto i particolari interessi
che hanno indotto a compierlo e così dare rilevanza giuridica ai motivi individuali che, di
regola, sono irrilevanti.

Gli elementi accidentali del contratto sono:

- la condizione;

- il termine;

- l’onere (o modus).

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b) La condizione

La condizione è una clausola del contratto, ossia la disposizione che fa dipendere


l’efficacia o la risoluzione del contratto dal verificarsi di un evento futuro ed incerto.

La condizione può essere:

- volontaria (condicio facti) se posta dalle parti; in tal caso è espressione dell’autonomia
negoziale;

- legale (condicio iuris) se posta dalla legge; in tal caso è imposta da una fonte estranea
alla volontà privata: la legge.

La condizione volontaria non può essere apposta ad alcuni negozi detti atti legittimi
(actus legitimi) che per loro natura non tollerano la condizione, come, ad es.:

- il matrimonio (art. 108 c.c.);

- il riconoscimento del figlio naturale (art. 257 c.c.);

- l’accettazione e la rinunzia all’eredità (artt. 475, 2° comma; 520 c.c.).

Con la parola condizione si indica anche l’avvenimento (o evento) futuro ed incerto, al


cui verificarsi è subordinato l’inizio (condizione sospensiva) o la cessazione (condizione
risolutiva) dell’efficacia del contratto (art. 1353 c.c.).

Pertanto si ha:

- la condizione sospensiva che sospende gli effetti finali del contratto e che fa
dipendere l’inizio dell’efficacia del contratto al verificarsi di un evento futuro ed incerto; es.: se
ti laurei, ti regalo un libro.

Anteriormente al verificarsi della condizione sospensiva, il contratto è


provvisoriamente inefficace, ma le parti sono vincolate al contratto che hanno concluso
(vincolatività del contratto) e possono sciogliersi solo nei modi ordinari di scioglimento del
contratto; quando si verifica l’evento dedotto in condizione, il contratto produce i suoi
effetti finali;

- la condizione risolutiva è quella che fa cessare l’efficacia del contratto al


verificarsi di un avvenimento futuro ed incerto; es.: ti regalo il libro, ma se non ti laurei devi
restituirmelo.

Anteriormente al verificarsi della condizione risolutiva, il contratto è provvisoriamente


efficace e vincolante per le parti; quando si verifica l’evento dedotto in condizione, il
contratto cessa di produrre i suoi effetti.

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La condizione, secondo la disciplina legislativa (art. 1353 ss. c.c.) consiste in un
avvenimento:

- futuro: ossia non ancora verificatosi; il riferimento ad un evento passato o ad una


situazione presente esclude l’incertezza del rapporto che è un ulteriore requisito della
condizione.

Le parti possono, però, subordinare il contratto ad un evento passato o ad una situazione


presente mediante una disposizione detta condizione impropria, quando ignorano se il fatto
sia accaduto o se la situazione sia esistente; es.: l’acquirente può condizionare l’acquisto del
terreno al fatto che questo sia stato già incluso in un piano di urbanizzazione.

In tal caso si ha un’incertezza soggettiva, che riguarda i soggetti stipulanti e la


condizione è un requisito attuale di efficacia del contratto: non vi è pendenza del
rapporto, come avviene nella condizione propriamente detta, ma occorre solo accertare se il
contratto sia efficace o meno; perciò tale condizione è detta impropria;

- incerto: ossia al momento dell’apposizione della condizione è obiettivamente


impossibile sapere con ragionevole certezza se l’evento accadrà o meno; la condizione è
sempre un evento incerto se (in latino: incertus an) anche se può essere certo il giorno (in
latino dies) in cui si verificherà (in latino: quando) l’evento; pertanto si ha:

- dies incertus an et incertus quando: es. quando Tizio si sposerà, ma è incerto se si


sposerà;

- dies incertus an et certus quando: es.: quando Tizio compie 50 anni; è certo il
quando ma è incerto se possa arrivare al 50° anno di età, potendo morire prima;

- lecito: la condizione è illecita se è contraria a norme imperative, all’ordine pubblico o al


buon costume; es.: Tizio vende l’appartamento a Caio se questi ucciderà Sempronio.

- La condizione, sospensiva o risolutiva, illecita rende nullo il contratto


(vitiatur et vitiat; art. 1354, 1° comma c.c.);

- tuttavia negli atti mortis causa (istituzione di erede e legato) si ha per non
apposta, salvo che risulti dal testamento come motivo unico della disposizione (vitiatur
sed non vitiat; art. 634 c.c.);

- possibile: l’impossibilità dell’avvenimento può dipendere da ragioni naturali es: se tocchi


il cielo con un dito; o da ragioni giuridiche; es.: se diventerai maggiorenne a 21 anni; in tal
caso:

- la condizione sospensiva impossibile rende il contratto nullo (art. 1354, 2°


comma, c.c.) e quindi definitivamente inefficace;

- la condizione risolutiva impossibile si considera non apposta (art. 1354, 2°


comma, c.c.) non essendo in grado di incidere sull’efficacia del contratto;

- tuttavia, negli atti mortis causa (istituzione di erede e legato) la condizione


impossibile si ha per non apposta, salvo che risulti dal testamento e sia il motivo
unico della disposizione (art. 634 c.c.).

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In base all’interesse che viene soddisfatto si ha:

- la condizione bilaterale: è quella apposta nell’interesse delle parti del negozio;

- la condizione unilaterale: è quella apposta nell’interesse esclusivo di una sola


parte del negozio e che può anche rinunziarvi; es. la compravendita di un suolo sotto al
condizione sospensiva che venga rilasciata la concessione edilizia; tale condizione è apposta
nell’esclusivo interesse dell’acquirente il quale compra solo se potrà costruire sul suolo che sta
acquistando, mentre per l’alienante è indifferente, perché ha solo interesse a vendere.

In base all’evento si distingue:

- la condizione positiva: quella il cui verificarsi importa il mutamento dell’attuale stato


di fatto; es. se ti viene rilasciata la licenza;

- la condizione negativa: quella il cui verificarsi non importa il mutamento dell’attuale


stato di fatto; es. se la nave non verrà dall’Asia;

- la condizione casuale: quando l’evento dipende dal caso o dalla volontà di terzi; es.:
se scoppierà la guerra;

- la condizione potestativa: quando l’evento dipende dalla volontà di una delle parti;
es.: se andrò in Germania;

- la condizione mista quando l’evento dipende in parte dal caso o dalla volontà di
terzi e in parte dalla volontà di una delle parti; es.: se sposerò quella donna; se l’esame ti
andrà bene.

La condizione potestativa si distingue in:

- condizione potestativa vera e propria (o semplice o ordinaria): consiste in un fatto


volontario di una parte il cui compimento non è indifferente perché si riferisce a qualche
apprezzabile interesse per la parte; es.: se aprirò una fabbrica ti assumo;

- condizione meramente potestativa: consiste in un fatto volontario della parte il cui


compimento non dipende da seri o apprezzabili motivi, ma dal mero arbitrio della parte; e
quindi l’efficacia o l’inefficacia del contratto dipende dalla semplice manifestazione di volontà
della parte; es.: se vorrò; se mi piacerà ti vendo un libro.

Per quanto attiene alla disciplina:

- la condizione sospensiva meramente potestativa rende nullo il contratto cui è


apposta (art. 1355 c.c.) perché manca la serietà dell’impegno;

- la condizione risolutiva meramente potestativa, in mancanza di una disciplina


normativa,

- secondo alcuni è nulla;

- secondo altri è valida e va considerata come un potere di recesso o di revoca

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attribuito alla parte.

Nel contratto condizionale deve distinguersi il momento:

- della pendenza della condizione;

- dell’avveramento o della mancanza della condizione.

Fino a che la condizione non si è ancora verificata, ma non è esclusa la possibilità del suo
verificarsi, si dice che la condizione pende.

- Nel caso di condizione sospensiva, l’alienazione del diritto (o la nascita dell’obbligo)


non sono ancora avvenute; quindi:

- l’acquirente del diritto si trova in una situazione di aspettativa giuridicamente


tutelata, e:

- può compiere atti conservativi (art. 1356, 1° comma, c.c.) e cautelari del
suo diritto, es.: richiesta di sequestro giudiziario, apposizione di sigilli, al fine di assicurare che
gli effetti del negozio possano realizzarsi se si avvera la condizione;

- può anche disporre dell’aspettativa; es. chi ha acquistato un appartamento


sotto condizione sospensiva può venderla ad altri, con la medesima condizione (art.
1357 c.c.);

- l’alienante del diritto è ancora titolare del diritto pendente,

- può esercitarlo e compiere atti di amministrazione;

- può disporre di questo diritto con la stessa condizione (art. 1357 c.c.);

- deve comportarsi secondo buona fede per conservare integre le ragioni


dell’altra parte (art. 1358 c.c.).

- Nel caso di condizione risolutiva, il diritto è provvisoriamente alienato (e il debitore è


provvisoriamente obbligato) quindi:

- l’alienante del diritto si trova in una situazione di aspettativa giuridicamente


tutelata, e:

- può compiere atti conservativi (art. 1356, 2° comma, c.c.) e cautelari del suo
diritto al fine di tutelare il riacquisto del diritto nel caso di avveramento della
condizione;

- può anche disporre dell’aspettativa (art. 1357 c.c.);

- l’acquirente del diritto pendente:

- può esercitarlo e compiere atti di amministrazione (art. 1357 c.c.);

- può disporre di questo diritto con la stessa condizione (art. 1357 c.c.);

- deve comportarsi secondo buona fede per conservare integre le ragioni

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dell’altra parte (art. 1358 c.c.).

L’avveramento della condizione consiste nel verificasi dell’evento previsto.

- Nel caso di condizione sospensiva l’avveramento della condizione comporta che il


contratto produce gli effetti finali, con effetto retroattivo (retroattività della condizione)
ossia dal tempo in cui il contratto è stato concluso; pertanto gli effetti si considerano avvenuti
non dal momento del verificarsi della condizione (ex nunc), ma dal momento anteriore
della conclusione del contratto (ex tunc).

- Nel caso di condizione risolutiva l’avveramento della condizione comporta che il


negozio cessa di produrre efficacia con effetto retroattivo, ossia dal tempo in cui è stato
concluso; pertanto gli effetti si considerano come mai avvenuti sin dal momento della
conclusione del contratto (ex tunc);

Tuttavia:

- per volontà delle parti o per la natura del rapporto, gli effetti del contratto o
della risoluzione possono essere riportati a un momento diverso dalla conclusione del
contratto (art. 1360, 1° comma, c.c.);

- nel contratto ad esecuzione continuata o periodica, l'avveramento della condizione,


in mancanza di patto contrario, non ha effetto riguardo alle prestazioni già eseguite (art.
1360, 1° comma, c.c.);

- l'avveramento della condizione non pregiudica la validità degli atti di


amministrazione compiuti dalla parte a cui, in pendenza della condizione stessa, spettava
l'esercizio del diritto (art. 1361, 1° comma, c.c.);

- salvo diverse disposizioni di legge o diversa pattuizione, i frutti percepiti sono dovuti
dal giorno in cui la condizione si è avverata (art. 1361, 2° comma, c.c.).

Si ha deficienza (o mancanza) della condizione quando l’evento non si è verificato ed è


certo che non può più verificarsi.

- Nel caso di condizione sospensiva la mancanza della condizione comporta che il


negozio provvisoriamente inefficace diventa definitivamente inefficace;

- Nel caso di condizione risolutiva la mancanza della condizione comporta che il negozio
provvisoriamente efficace diventa definitivamente efficace.

Tuttavia se la condizione diviene impossibile per causa imputabile alla parte che aveva
interesse contrario all'avveramento di essa, la condizione si considera come avverata (art.
1359 c.c.): si ha una finzione di avveramento della condizione; es. nella vendita a prova,
ossia sottoposa alla condizione sospensiva che la cosa abbia le qualità pattuite o sia idonea
all’uso cui è destinata (art. 1521 c.c.), la condizione si ha per avverata e il contatto produce la
sua efficacia se il compratore si rifiuta di procedere alla verifica.

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Distinta dalla condizione è la presupposizione, che è un istituto non previsto dal Codice
civile.

La presupposizione è un evento passato, presente o futuro ritenuto dalle parti come


certo nel verificarsi, costituente un presupposto obiettivo, comune alle parti, il cui verificarsi è
indipendente dalla loro volontà, avente valore determinante ai fini della nascita o del
permanere del vincolo contrattuale.

Es.: il contratto di locazione di un balcone stipulato, per un giorno determinato e con alto
corrispettivo, allo scopo non dichiarato di assistere ad una famosa cerimonia.

La presupposizione è applicazione del più ampio principio rebus sic stantibus, in base al
quale l'efficacia del contratto è subordinata a che le circostanze di fatto e di diritto non si
modifichino.

In mancanza di una disciplina legislativa:

- secondo alcuni la presupposizione non ha rilevanza perché è un motivo non


sviluppato nel negozio e come tale non è riconoscibile agli altri;

- secondo altri la presupposizione ha rilevanza e se manca l’evento presupposto


dalle parti, ad es. la cerimonia per cui si era concluso il contratto di locazione del balcone,
cessa l’efficacia del contratto.

c) Il termine

Il termine indica il momento a partire dal quale (dies a quo o termine iniziale o termine
sospensivo) o fino al quale (dies ad quem o termine finale o termine risolutivo) il negozio avrà
efficacia.

E’ un elemento accidentale del contratto: un termine di efficacia.

Distinto da questo è il termine dell’adempimento che indica il momento in cui una


obbligazione deve esser adempiuta.

Il termine di efficacia è un avvenimento:

- futuro: ossia non ancora verificatosi;

- certo: dovrà immancabilmente verificarsi, ma può essere incerto il momento (il quando)
della sua verificazione; al riguardo si distingue tra:

- dies certus an et certus quando: se è certo anche il momento del verificarsi


dell’evento (termine determinato); es. il giorno di Natale;

- dies certus an et incertus quando: se è incerto il momento del verificarsi

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dell’evento (termine indeterminato); il giorno della morte di Tizio.

Per quanto riguarda la disciplina del termine, manca una autonoma normativa in proposito,
ma possono distinguersi le fasi della pendenza e della scadenza.

- La pendenza del termine si ha quando la data indicata non sia giunta o l’avvenimento
non si è ancora verificato. Il diritto acquistato a termine iniziale non è esigibile e non può
essere esercitato, ma se una parte adempie la sua obbligazione prima della scadenza del
termine, non può chiedere la restituzione e potrà solo essere rimborsata del vantaggio arrecato
all’altra parte per il fatto di aver adempiuto prima (art. 1185 c.c.);

- La scadenza del termine si ha quando si raggiunge la data o si verifica l’avvenimento;


in tal caso si verificano gli effetti del negozio a termine iniziale e cessano gli effetti del negozio
a termine finale. Gli effetti del negozio non retroagiscono (ex nunc), perché è stata proprio
la volontà delle parti a volerli differire ad un momento successivo alla conclusione del
contratto.

e) L’onere

L’onere (o modo, dal latino modus) è un peso (in latino onus) che il gratificato da una
liberalità subisce per volontà dell’autore di tale liberalità.

L’onere può consistere:

- nell’erogazione di una parte o di tutto il vantaggio ricevuto per un determinato scopo;

- nel compiere una azione od omissione in favore del gratificante o di un terzo.

Il Codice civile prevede l’onere:

- nel contratto di donazione (art. 793 c.c.: donazione modale); es.: Tizio dona a Caio un
immobile con l’onere di costruire un ospedale;

- nell’istituzione di erede (art. 647 c.c.); es.: Tizio nomina erede Caio con l’onere di
aiutare uno studente bisognoso da scegliere fra quelli frequentanti una certa università;

- nel legato (art. 647 c.c.); es.: Tizio dispone un legato a favore di Caio con l’onere di
erigere un monumento funebre al defunto, o con l’onere di mantenere un animale caro al
defunto;

la dottrina aggiunge che l’onere può apporsi anche

- nei negozi inter vivos gratuiti; es.:

- nel mutuo modale: il mutuatario a titolo gratuito ha l’onere di

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impiegare la somma mutuata per uno scopo;

- nel comodato modale: al godimento gratuito di un immobile è apposto


l’onere per il concessionario di pagare esclusivamente gli oneri condominiali;

- nel deposito modale: nel deposito gratuito, il depositante assume


l’onere di non alienare il bene fino a quando esso resterà a deposito.

Il gratificato di un atto di liberalità o di un atto gratuito gravato da onere è un soggetto


passivo di una vera e propria obbligazione detta obbligazione modale che è
un’obbligazione in senso tecnico il cui contenuto può consistere in una prestazione di fare, dare
o non fare.

La natura obbligatoria del modo comporta che la prestazione deve essere suscettibile di
valutazione economica (art. 1174 c.c.).

Il modo riduce gli effetti dell’attribuzione patrimoniale, ma non costituisce il


corrispettivo di quel negozio.

Per quanto attiene alla natura giuridica:

- secondo alcuni l’onere è:

- un elemento accidentale perché può ricorrere nel negozio giuridico e


rappresenta un motivo che è penetrato nella struttura negoziale acquistando così rilevanza
giuridica;

- e un elemento accessorio perché con il modo il disponente vuole attuare un


fine che si aggiunge a quello principale dell’atto;

- secondo altri l’onere è un negozio autonomo collegato al negozio principale cui


accede; ciò si desume dalla ambulatorietà del modo che risulta dalla legge (artt. 676, 2°
comma, 677, 2° e 3° comma, c.c.), ossia dal fatto che il modo circola autonomamente rispetto
alla disposizione cui è collegato perché può trasmigrare a carico di soggetti che non sono
diretti beneficiari della disposizione principale; es. Tizio nomina erede Caio con l’obbligo di
costruire un ospedale e Caio rinuncia all’eredità che viene accettata da Sempronio, costui
subentrerà nell’obbligo modale.

Per quanto attiene alla disciplina, il Codice civile, prevede, in tema di istituzione di erede,
di legato e di donazione che:

- l'onere impossibile o illecito si considera non apposto; rende tuttavia nulla la


disposizione mortis causa e la donazione, se ne ha costituito il solo motivo determinante
(artt. 647, 2° comma; 794 c.c.);

- il donatario è tenuto all'adempimento dell'onere entro i limiti del valore della cosa

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donata (art. 793 c.c.);

- per l'adempimento dell'onere può agire qualsiasi interessato, compreso il donante


anche durante la sua vita (artt. 648, 1° comma; 793, 3° comma, c.c.);

- nel caso d'inadempimento dell’onere

- apposto all’istituzione di erede o al legato, l'autorità giudiziaria può


pronunziare la risoluzione della disposizione testamentaria se la
risoluzione è stata prevista dal testatore, o se l'adempimento
dell'onere ha costituito il solo motivo determinante della disposizione
(art. 648, 2° comma, c.c.);

- apposto ad una donazione, la risoluzione, può essere domandata dal


donante o dai suoi eredi se preveduta nell'atto di donazione (art. 793,
4° comma, c.c.).

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