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DIRITTO PRIVATO
Docente: Alessandro Martini
a) La responsabilità civile
L’art 2043 c.c. dispone che «qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un
danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno».
Illecito civile è il fatto lesivo di interessi giuridicamente tutelati nella vita di relazione.
L’illecito civile, nel nostro ordinamento, non è tipizzato come l’illecito penale (atipicità
dell’illecito civile): qualunque pregiudizio, in quanto ricorrano certe condizioni, può essere
giudicato ingiusto e pertanto risarcibile.
L’art 2043 c.c. costituisce dunque una clausola generale: enuncia una direttiva di
massima suscettibile di applicazione alle fattispecie concrete tramite una analisi specifica da
condurre caso per caso.
La responsabilità espressa dalla norma di cui all’art. 2043 c.c. è indicata, a seconda dei
punti di vista, come:
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- responsabilità civile: in quanto si vuole evidenziare il carattere di reazione
dell'ordinamento rispetto alla violazione di norme che sono poste a diretta tutela di interessi
privati;
- responsabilità aquiliana: in quanto prende il nome dall’antica lex Aquilia de damno del
286 a.C. che prevedeva l’obbligo a carico di chi avesse ucciso schiavi o animali altrui di
pagarne al proprietario il massimo valore avuto nel corso dell’ultimo anno e l’obbligo a carico
di chi avesse bruciato, distrutto o semplicemente danneggiato cose inanimate appartenenti ad
altri, di pagarne al proprietario il maggior valore avuto dalla cosa negli ultimi trenta giorni
prima dell’evento;
- responsabilità per fatto (o per atto) illecito: in quanto consiste in una fatto (o atto)
contrario alla norme giuridiche e dal quale discende una obbligazione risarcitoria (art. 1173
c.c.);
- responsabilità extracontrattuale: perché sanziona la violazione di norme di condotta
che regolano la vita sociale e che impongono il dovere di rispetto degli interessi altrui, a
prescindere da una specifica pretesa creditoria fondata su un contratto (o su altra fonte). Essa
costituisce la violazione del dovere generico del neminem laedere: di non danneggiare
nessuno. Nella responsabilità contrattuale, invece, si ha violazione di un obbligo specifico nei
confronti del creditore (art. 1218 c.c.).
b) Il fatto illecito
Il fatto illecito è il fatto lesivo di interessi giuridicamente tutelati nella vita di relazione.
La norma parla di fatto (art. 2043 c.c.) e non, come sembrerebbe più preciso, di atto, che
indica un comportamento volontario dell’uomo.
Ed infatti per talune forme di responsabilità il danno ingiusto è causato da un evento della
natura più che da un comportamento umano; es.: il morso di un cane; la rovina di un edificio
per vizio di costruzione.
Ai fine della responsabilità, ciò che conta è che il fatto sia posto in relazione (imputato) con
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un soggetto che lo ha causato o che aveva il dovere di impedirlo.
La colpa o il dolo sono l’elemento psicologico dell’illecito civile di cui il Codice civile non dà
la nozione che comunque si ricava dal diritto penale.
In base all’art. 2043 c.c. («qualunque fatto doloso, o colposo») il dolo non è elemento
essenziale della figura generale dell’illecito, essendo sufficiente anche la sola colpa.
La colpa extracontrattuale è l’inosservanza della diligenza dovuta nei rapporti della vita di
relazione, secondo adeguati parametri sociali o professionali di condotta; si tratta di nozione
obiettiva che prescinde dalla cattiva volontà del soggetto o dalla sua inattitudine.
- la negligenza (o incuria): è la carenza della normale attenzione richiesta per una certa
attività od ufficio;
Imputabile è quindi colui che ha la capacità naturale ossia quel minimo di attitudine
psichica a rendersi conto delle conseguenze dannose della propria condotta in quanto
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l’ordinamento ritiene che anche un minore sia in grado di comprendere le conseguenze
dannose che da un certo comportamento possono derivare.
Per stabilire su un soggetto è capace occorre un accertamento caso per caso e non
sono rilevanti le regole legali dettate in tema di capacità di agire; es.: può essere imputabile
un minore (incapace di agire) perché capace di intendere o di volere al momento del fatto
illecito, e può essere non imputabile una persona maggiorenne (capace di agire) ma che, al
momento di commette il fatto illecito si trovava in uno stato d’incapacità naturale.
I sorveglianti sono principalmente i genitori ed i tutori che sono tenuti a vigilare l’incapace.
Nel caso in cui il danneggiato non abbia potuto ottenere il risarcimento da chi è tenuto alla
sorveglianza, es.: perché non c’è alcuna persona tenuta alla sorveglianza o si dimostra di non
aver potuto impedire il fatto, il giudice in considerazione delle condizioni economiche delle
parti può condannare l’autore del danno a un’equa indennità (art. 2047, 2° comma, c.c.).
Esso è l’evento lesivo (la lesione) effetto dalla condotta dell’autore è un danno-evento
che è attribuito al danneggiante secondo il principio di imputazione.
Il danno deve essere una conseguenza immediata e diretta del fatto (artt. 2056 e 1223
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c.c.): tra fatto ed evento deve esserci quindi un nesso di causalità giuridicamente rilevante.
Una condotta umana può considerarsi causa di un evento quando ne costituisce una
condicio sine qua non”in quanto senza di essa l’evento non si sarebbe verificato.
- è interrotto quando l’evento risulta provocato da una causa eccezionale che non può
addossarsi all’autore del fatto. Es.: se Caio ferito in un incidente stradale viene trasportato in
ospedale e durante il percorso muore per un nuovo incidente stradale, l’autore del ferimento
non risponde della morte perché il ferimento da lui provocato è stato occasione del successivo
decesso e non causa;
c) Le responsabilità speciali
Accanto al principio generale della responsabilità civile espressa all’art. 2043 c.c.,
sussistono ipotesi di responsabilità speciale, ossia fattispecie previste in leggi e nel Codice
civile (art. 2047 ss. c.c), che hanno una particolare disciplina.
Trai i tanti criteri in cui possono inquadrarsi le responsabilità speciali previste dal Codice
civile, possono distinguersi figure di:
- responsabilità oggettiva: è quella che prescinde dalla colpa e dal dolo del
responsabile; la responsabilità per il danno cagionato sorge come conseguenza diretta ed
immediata della condotta dell’autore il quale, per liberarsi dalla responsabilità, deve dimostrare
che manca il rapporto di causalità tra la sua condotta e l’evento dannoso.
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evitabile con la diligenza: chi esercita quell’attività o utilizza quella cosa risponde dei danni
che ne derivano verso i terzi;
- responsabilità aggravata: è quella che è presunta salvo che sia fornita una prova
liberatoria; in queste ipotesi l'attività o la cosa sono fonti di un pericolo che può essere
evitato adottando cautele adeguate. Se il danno si produce, significa che il soggetto non ha
impiegato la diligenza dovuta o che è intervenuto un caso fortuito, ossia un evento
straordinario non prevedibile o superabile con la necessaria diligenza. Il danno che ne deriva è
estraneo alla sfera della pericolosità tipica dell'attività o della cosa, e la legge ammette il
presunto responsabile a fornire questa prova liberatoria;
Non essendoci più i padroni e i committenti, come si legge nell’art. 2049 c.c., i preponenti,
in senso moderno sono coloro che utilizzano e dispongono del lavoro altrui e che sono
responsabili per i fatti dei loro preposti.
- il fatto illecito del preposto: il preponente risponde del fatto doloso o colposo del
preposto; se il fatto è giustificato, es. per legittima difesa, di questo non ne risponde il
preponente;
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preposti.
E’ una responsabilità:
- indiretta (per fatto altrui): entrambi i genitori in via solidale ed i tutori rispondono dei
fatti commessi da altri soggetti (in potestà o sotto tutela) che sono capaci d’intendere e di
volere; se invece questi soggetti (in potestà o sotto tutela) non sono imputabili trova
applicazione la norma sulla responsabilità dei sorveglianti (art. 2047 c.c.);
- per colpa propria presunta: i genitori e i tutori rispondo per aver violato il loro
dovere di vigilanza (culpa in vigilando) che è presunta salvo che dimostrino di non aver potuto
impedito il fatto (art. 2048, 3° comma, c.c.).
Analoga alla responsabilità dei genitori e tutori è la responsabilità degli insegnanti per il
danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi minori nel tempo in cui essi sono sottoposti alla
loro vigilanza (art. 2048, 2° comma, c.c.).
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La responsabilità per danno da cose in custodia: «ciascuno è responsabile del danno
cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito» (art. 2051 c.c.).
- la derivazione del danno dalla cosa: il danno deve derivare dalla cosa, ossia deve
essere esplicazione della sua concreta potenzialità dannosa; es. alberi, pavimenti sconnessi;
cancelli meccanici e impalcature mal funzionanti;
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Presupposti della responsabilità per danni da rovina di edificio sono:
In ogni caso il proprietario è esente da responsabilità se prova che il danno non deriva né
dal difetto di manutenzione né dal vizio della costruzione.
Responsabile è il conducente: colui che aveva la guida del veicolo al momento del
verificarsi del danno, anche se i comandi del veicolo non erano esercitati perché ad. es. l’auto
era in sosta; così risponde dei danni dovuti al movimento di un veicolo parcheggiato senza
freno a mano, colui che lo ha parcheggiato.
La prova liberatoria del conducente consiste nel dimostrare di aver fatto tutto il possibile
per evitare il danno impiegando la perizia e la prudenza normalmente richieste nella guida del
veicolo e rispettando le norme giuridiche che regolano al circolazione.
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Col conducente sono solidalmente responsabili il proprietario del veicolo, o, in sua vece,
l'usufruttuario o l'acquirente con patto di riservato dominio, se non prova che la circolazione
del veicolo è avvenuta contro la loro volontà (art. 2054, 3° comma, c c.), in quanto ha
adottato le opportune cautele per impedire l’uso del veicolo da parte di altri.
Nel caso di scontro tra veicoli si presume, fino a prova contraria, che ciascuno dei
conducenti abbia concorso ugualmente a produrre il danno subito dai singoli veicoli (art. 2054,
2° comma, c.c.): pertanto in applicazione del principio di concorso di colpa, del danneggiato
(art. 1227, 1° comma, c.c.) ciascun conducente dovrà risarcire metà dei danni subiti dall’altro
e potrà richiedere quindi il risarcimento dei propri danni ridotto in uguale misura.
- l’adozione di un Codice della strada, approvato con decreto legislativo 30 aprile 1992 n.
285 e più volte modificato ed integrato;
- veicoli o natanti non assicurati, per danni alla persona nonché per danni alle
cose con una franchigia, per quest'ultimi, di Euro 500,00;
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