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DIRITTO PRIVATO
Docente: Alessandro Martini
a) Generalità
I contratti con prestazioni corrispettive sono quelli in cui una parte si obbliga ad una
prestazione per avere in cambio un prestazione cui si è obbligata l’altra parte
(controprestazione).
Il rapporto di corrispettività delle prestazioni è detto sinallagma: è il legame reciproco tra
le prestazioni del contratto che perciò viene detto contratto sinallagmatico.
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In questi casi il rimedio concesso al contraente è la rescissione del contratto.
- Un difetto funzionale della causa quando la causa non può realizzarsi per circostanze
sopravvenute dopo la conclusione del contratto; ciò avviene quando una delle parti non
adempie la propria prestazione; o quando la prestazione diventa impossibile per causa
sopravvenuta ad essa non imputabile, o, infine, quando la prestazione di una delle parti
diventa eccessivamente onerosa rispetto alla prestazione dell’altra.
In questi casi il rimedio concesso al contraente è la risoluzione del contratto.
La rescissione del contratto è la rimozione giudiziale del contratto prevista a tutela della
parte che contrae a condizioni inique per il suo stato di bisogno o di pericolo.
- l’azione generale di rescissione per lesione (art. 1448 c.c.), per il contratto concluso
in stato di bisogno.
La rescissione del contratto concluso in stato di pericolo può essere domanda dalla
parte che ha assunto obbligazioni a condizioni inique, per la necessità, nota alla controparte, di
salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona (art. 1447, 1° comma,
c.c.).
Es.: colui che sta annegando e non sa nuotare, promette tutto il suo patrimonio ad un
passante affinché lo salvi; colui che, sapendo che un proprio familiare è bloccato in un rifugio
alpino, si obbliga a condizioni inique con un soccorritore affinché questo lo porti in salvo.
- lo stato di pericolo in cui si trova uno dei contraenti al momento della conclusione del
contratto. Tale stato coincide con quello di necessità (art. 2045 c.c. e 54 c.p.) e può derivare
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da un fatto umano (sempre che non si configuri violenza morale al fine di indurre a contrarre)
o un fatto naturale. Il contratto è rescindibile solo se il pericolo di un danno attuale e grave
riguardi le persone, e non le cose, e può consistere anche in un pregiudizio a diritti
fondamentali diversi dall’integrità fisica, come il pudore e l’onore. La gravità va valutata in
relazione la persona che la subisce;
La rescissione per lesione è un rimedio generale (azione generale) contro i contratti con
prestazioni corrispettive nei quali vi è una sproporzione abnorme tra due prestazioni tale che il
valore della prestazione eseguita o promessa dalla parte danneggiata, valutato al tempo della
conclusione del contratto, risulta superiore al doppio del valore della controprestazione.
In tal caso la rescissione del contratto può essere domandata dalla parte danneggiata se la
sproporzione è dipesa dal suo stato di bisogno, del quale l'altra ha approfittato per trarne
vantaggio (art. 1448 c.c.).
Es.: colui che ha molti debiti e non dispone di denaro liquidi svende i suoi beni per ottenere
le somme necessarie.
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ad accettare prestazioni sproporzionate. Riguarda interessi strettamente patrimoniali, se sono
personali si rientra nella rescissione per stato di pericolo;
Con riguardo alla disciplina della rescissione del contratto concluso in stato di pericolo o in
stato di bisogno:
- i diritti acquistati dai terzi non sono pregiudicati dalla rescissione del contratto,
salvi gli effetti della trascrizione della domanda di rescissione (art. 1452 c.c.); quindi la
sentenza che accoglie la domanda di rescissione non pregiudica i diritti acquistati dai terzi
su beni immobili o su mobili registrati, in base ad un atto trascritto o iscritto anteriormente
ala trascrizione della domanda di rescissione (artt. 2652, n. 1, e 2690, n. 1, c.c.);
Il contratto rescindibile:
- non ammette convalida (art. 1451 c.c.): l’iniquità dipende da fattori oggettivi e non
da un vizio della volontà superabile con una successiva manifestazione di volontà dello stesso
soggetto, come avviene in caso di annullabilità del contratto;
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c) La risoluzione del contratto per inadempimento
- secondo alcuni con riguardo alle prestazioni così come dedotte in contratto
(valutazione oggettiva);
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- secondo altri con riguardo alla volontà delle parti per valutare fino a che punto
un inadempimento possa considerarsi importante (valutazione soggettiva);
L’art. 1453, 1° comma, c.c. stabilisce che quando uno dei contraenti non adempie le sue
obbligazioni l’altro possa scegliere se agire in giudizio per ottenere l’adempimento o la
risoluzione del contratto.
- dalla data della domanda di risoluzione l'inadempiente non può più adempiere la
propria obbligazione (art. 1453, 3° comma, c.c.).
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- clausola risolutiva espressa (art. 1456 c.c.);
Questi tre mezzi di risoluzione estinguono il rapporto contrattuale senza la necessità di una
sentenza; ma ciò non significa che le parti, in caso di contestazione, non possano ricorrere
all’autorità giudiziaria per accertare se la risoluzione si è verificata o meno: in tal caso la
pronuncia del giudice è una sentenza dichiarativa in quanto è volta a prendere atto di certi
effetti che si sono già prodotti nella realtà giuridica.
La diffida ad adempiere è:
- un negozio giuridico:
In pendenza del termine di adempimento fissato con la diffida, il creditore non può
chiedere nè l’adempimento, nè la risoluzione nè procedere ad esecuzione forzata salvo che il
debitore dichiari per iscritto di non voler adempiere.
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diritto solo a seguito di un atto della parte interessata (il creditore) che comunica all’altra
(il debitore) la volontà di avvalersi della clausola e perciò di risolvere il contratto (art. 1456, 2°
comma, c.c.).
Es.: l’attore che deve presentarsi in teatro all’ora stabilita per la rappresentazione; il sarto
che deve consegnare il vestito prima del matrimonio.
- soggettivamente essenziale: quando risulta dalla volontà dei contraenti con una
dichiarazione espressa o tacita dei contraenti; il termine deve essere indicato in modo preciso
e rigoroso e le dichiarazioni devono essere inequivoche; non è tale la formula secondo cui la
prestazione deve essere adempiuta entro e non oltre un dato giorno;
- oggettivamente essenziale: quando risulta dalla natura del termine o dalle modalità
della prestazione, in quanto solo la prestazione puntuale può soddisfare l’interesse del
creditore.
Decorso inutilmente il termine, il contratto si risolve di diritto (ipso iure) senza che sia
necessaria alcuna dichiarazione della parte adempiente.
Se il creditore, nonostante la scadenza del termine, salvo patto o uso contrario, ha ancora
interesse all’esecuzione della prestazione, deve comunicare all’altra parte entro tre giorni la
volontà di esigere l’esecuzione della prestazione (art. 1457, 1° comma, c.c.).
Per quanto riguarda gli effetti, la risoluzione del contratto per inadempimento:
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preesistente al contratto;
- ha effetti restitutori: estingue le prestazioni già eseguite dalle parti che devono
essere restituite secondo le regole dell’indebito (art. 2033 c.c.) in quanto sono prive di causa,
salvo che si tratti di prestazioni già eseguite di contratti ad esecuzione continuata o periodica
(art. 1458, 1° comma, c.c.), che quindi non vanno restituite;
- non ha effetto nei confronti dei terzi di buona e di mala fede: non pregiudica i diritti
acquistati dai terzi anche se la risoluzione è stata espressamente pattuita, salvi gli effetti della
trascrizione della domanda di risoluzione (art. 1458, 2° comma, c.c.); quindi se l’atto di
acquisto del terzo riguarda diritti su beni immobili o mobili registrati ed è soggetto a
trascrizione (o iscrizione), la risoluzione pregiudica i terzi se la trascrizione (o l’iscrizione) del
loro acquisto è successivo alla trascrizione della domanda di risoluzione (art. 2652, n. 1 c.c.) e
pertanto i terzi perdono il diritto acquistato sulla base di un contratto che si è sciolto per
risoluzione e per il quale era stata trascritta la domanda giudiziale di risoluzione.
Altri rimedi contro l’inadempimento nei contratti con prestazioni corrispettive sono:
Sono tutti mezzi di autotutela privata che legittimano alla inesecuzione della
prestazione e che non comportano né la responsabilità per inadempimento né la risoluzione del
contratto.
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pronto ad adempiere la sua prestazione, altrimenti l’altra parte può rifiutarsi di adempiere,
senza con ciò incorrere in alcuna responsabilità al riguardo (inadimplenti non est
adimplendum).
La controparte può evitare l’eccezione del pericolo d’insolvenza offrendo a chi ha sollevato
l’eccezione idonea garanzia (art. 1461 c.c.).
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contratto;
Pertanto nei contratti con prestazioni corrispettive viene meno la giustificazione del diritto
alla controprestazione (difetto funzionale della causa) e si ha la risoluzione del contratto
mentre non ha luogo il risarcimento di danni.
Si distingue:
L’impossibilità sopravvenuta nei contratti ad effetti reali, ossia nei contratti che
trasferiscono la proprietà di una cosa determinata ovvero costituiscono o trasferiscono diritti
reali ha come conseguenza che:
- il perimento della cosa per una causa imputabile all'alienante non libera
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l'acquirente dall'obbligo di eseguire la controprestazione, ancorché la cosa non gli sia
stata consegnata: i rischi della cosa gravano sul proprietario (res perit domino): poiché
infatti il trasferimento del diritto avviene col semplice consenso (art. 1376 c.c.), se il perimento
avviene dopo che la proprietà è passata all’acquirente (dopo il consenso contrattuale) anche se
non sia avvenuta la consegna della cosa trasferita, è l’acquirente che deve sopportare il
rischio: così come dal momento in cui diventa proprietario egli trae dalla cosa tutti i vantaggi,
così subisce le conseguenze sfavorevoli che ad essa si riferiscono e quindi è tenuto ugualmente
a corrispondere la controprestazione stabilita;
- lo stesso principio si applica nel caso in cui l’effetto traslativo o costitutivo del
negozio sia differito fino alla scadenza di un termine (art. 1465, 2° comma, c.c.): in tal
caso l’alienante, con la manifestazione del suo consenso ha prestato tutta la cooperazione che
da parte sua era necessaria perché potesse verificarsi l’effetto traslativo che si sarebbe
verificato automaticamente con il sopraggiungere del termine;
- in deroga al principio della retroattività della condizione (art 1360 c.c.), l'acquirente è
in ogni caso liberato dalla sua obbligazione, se il trasferimento era sottoposto a
condizione sospensiva e l'impossibilità è sopravvenuta prima che si verifichi la condizione
(art. 1465, 4° comma, c.c.).: il rischio relativo al perimento della cosa, che avvenga in
pendenza della condizione sospensiva grava sull’alienante.
Nei contratti plurilaterali, l’impossibilità della prestazione di una delle parti non importa
scioglimento del contratto rispetto alle altre, salvo che la prestazione mancata debba, secondo
le circostanze, considerarsi essenziale (art. 1466 c.c.).
Per quanto riguarda gli effetti della risoluzione per impossibilità sopravvenuta della
prestazione, essi sono di massima quelli previsti per la risoluzione per inadempimento (art.
1458 c.c.). In particolare:
- secondo alcuni non sono pregiudicati ai sensi dell’art. 1458, 2° comma, c.c.;
- secondo altri se hanno acquistato a titolo gratuito sono tenuti a restituire nei
limiti del loro arricchimento (art. 2038, 1° comma, c.c.).
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f) La risoluzione del contratto per eccessiva onerosità della prestazione
- non sono risolubili i contratti aleatori (art. 1469 c.c.) in cui la sopravvenuta
onerosità non è eccessiva, ma normale perché rientra nel rischio accettato dai contraenti;
- se si tratta di un contratto nel quale una sola delle parti ha assunto obbligazioni
(contratti con obbligazioni di una solo parte), la parte obbligata può chiedere una
riduzione della sua prestazione ovvero una modificazione nelle modalità di esecuzione,
sufficienti per ricondurla ad equità: è quindi esclusa la risoluzione e la parte obbligata può
chiedere con domanda giudiziale una sentenza costitutiva che riduca la prestazione o modifichi
le modalità di adempimento secondo un criterio equitativo.
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La risoluzione del contratto è pronunciata dal giudice che riscontra l’esistenza dei requisiti
di eccessiva onerosità, mediante una sentenza costitutiva.
Gli effetti della risoluzione per eccessiva onerosità sono gli stessi previsti per la risoluzione
per inadempimento (art. 1467, 1° comma, che richiama l’art. 1458 c.c.).
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