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DIRITTO PRIVATO
Docente: Alessandro Martini
a) Generalità
Vizi della volontà (o vizi del consenso) sono quegli elementi che si inseriscono ed
alterano il processo formativo della volontà.
In tal caso la volontà non manca, ma è viziata in quanto si è formata non correttamente
per l’intervento di fatti o azioni che hanno influito sulla determinazione del soggetto e che
hanno impedito che volontà dichiarata e volontà ipotetica coincidessero: il soggetto ha
posto in essere un atto che altrimenti non avrebbe compiuto o avrebbe compiuto a diverse
condizioni.
I vizi della volontà cui il Codice civile (artt. 1427-1440 c.c) attribuisce rilevanza sono:
- l’errore;
- la violenza;
- il dolo.
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Distinto dal vizio di volontà è il caso di:
Distinto ancora dal vizio della volontà è la simulazione fenomeno che dà luogo ad una
situazione di apparenza contrattuale voluta.
b) L’errore
L’errore, in presenza dei requisiti previsti dalla legge, rende il negozio annullabile su
istanza della parte caduta in errore (art. 1427 c.c.).
Tuttavia, chi è caduto in errore non può domandare l’annullamento del contratto se, prima
che possa derivargli pregiudizio, l’altra offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e alle
modalità del contratto che essa intendeva concludere (mantenimento del contratto
rettificato: art. 1432 c.c.).
- errore-vizio (o errore motivo): è, come detto, una falsa rappresentazione della realtà
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che ha sviato il soggetto e lo ha indotto a contrarre sulla base di una volontà non
corrispondente alle effettive intenzioni; la dichiarazione è voluta, ma in base ad una volontà
difforme da quella ipotetica, es. si acquista un oggetto in bronzo credendolo d’oro;
L’errore sia esso errore-vizio o errore-ostativo per essere causa di annullamento del
contratto deve essere:
- essenziale;
- e riconoscibile.
Il Codice civile prevede che è essenziale l’errore che cade (art. 1429 c.c.):
- sulla natura del contratto (error in negozio): è quello che impedisce alla parte di avere
la consapevolezza degli effetti giuridici essenziali che concorrono ad individuare il negozio
compiuto; es. credo di dare in locazione ed invece concedo in enfiteusi;
- sull’oggetto del contratto (error in corpore): è quello che cade sul bene o sulla
prestazione oggetto del contratto; es. credo di comprare vino ed invece compro aceto e quindi
per errore scambio una cosa per un’altra (aliud pro alio);
- su una qualità dell’ oggetto del contratto che, secondo il comune apprezzamento o in
relazione alle circostanze, debba ritenersi determinate del consenso, es.: si crede lana di
animale e invece è lana sintetica;
- sulla identità della persona: es.: Tizio stipula un contratto di società con Caio
scambiandolo per Sempronio;
- o sulle qualità della persona: es.: credo che Tizio sia un facoltoso finanziere; i negozi
in cui rileva l’identità o qualità della persona la persona del contraente sono detti negozi intuitu
personae;
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- se è errore di diritto, quando abbia costituito la ragione unica o principale del consenso.
Da esso deve distinguersi l’errore sulle conseguenze giuridiche del negozio per cui
vale il principio ignorantia legis non excusat in forza del quale nessuno può invocare
l’ignoranza della legge al fine di sottrarsi all’applicazione della norma; es. chi ha venduto una
cosa non può sottrarsi alla responsabilità per i difetti o vizi di essa affermando di ignorare la
disciplina prevista dalla legge all’art. 1490 c.c..
Non è essenziale l’errore sui motivi ossia quello che ha indotto il soggetto a porre in
essere il negozio; es.: chi acquista un appartamento perché crede erroneamente che ha
ottenuto il posto di lavoro nella località in cui si trova l’immobile, non può pretendere di far
valere il suo errore a carico della controparte.
Oltre che essenziale l’errore deve essere riconoscibile da parte dell’altro contraente.
Nel caso di errore comune (o bilaterale), ossia di errore comune ad entrambe le parti, il
contratto è annullabile a prescindere dall’esistenza del requisito della riconoscibilità non
essendo in tal caso applicabile il principio dell’affidamento, avendo ciascuno dei contraenti dato
causa all’invalidità del negozio.
L’errore di calcolo non dà luogo ad annullamento del contratto ma solo a rettifica salvo
che, concretandosi in errore sulla quantità (error in quantitate), sia stato determinante il
consenso (art. 1430 c.c.).
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c) Il dolo
Il dolo contrattuale (o negoziale) consiste in ogni artificio o raggiro con cui un soggetto
(deceptor) induce un altro soggetto (deceptus) a porre in essere un negozio che altrimenti non
avrebbe concluso o lo avrebbe concluso a diverse condizioni.
Il dolo vizia la volontà mediante l’inganno e costituisce illecito in quanto lesivo della libertà
negoziale e, di regola, induce in errore la vittima.
Si ha:
- dolo omissivo: è
- i motivi della vittima; es. si fa credere di poter trarre dalla prestazione un utile non
corrispondente alla realtà o si fa credere di avere bisogno di quella prestazione;
- i presupposti, gli elementi o gli effetti del contratto; es. il soggetto fa credere all’altro
che in base al contratto gli spettino diritti diversi da quelli che realmente gli spettano.
- dolo determinante (causam dans o dolo vizio): è quello senza il quale il negozio non
sarebbe stato concluso; rende annullabile il negozio (art. 1439 c.c.), cui si aggiunge la
responsabilità per l’autore del dolo che è tenuto a risarcire i danni;
- dolo incidente: è quello senza il quale il negozio sarebbe stato ugualmente concluso ma
a condizioni meno gravose. Il negozio resta valido, ma il contraente in mala fede è tenuto a
risarcire i danni alla parte (art. 1440 c.c. );
Il dolo del terzo è causa di annullamento del contratto quando era noto al contraente che
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ne ha tratto vantaggio (art. 1439, 2° comma, c.c.).
d) La violenza
Si distingue:
- la violenza fisica: è una coazione materiale che esclude del tutto la volontà del
soggetto in ordine al contratto: il soggetto è costretto a compiere l’atto senza averne la
minima volontà e pertanto il contratto è nullo; es. si costringe un soggetto, guidandogli la
mano, a sottoscrivere un documento;
- la violenza morale (o violenza psichica, vis compulsiva): agisce sulla volontà della
vittima inducendola a stipulare il contratto per sottrarsi al male minacciato; è questo il vizio
della volontà che si sostanzia nella coazione psicologica che induce il soggetto, per timore, a
stipulare un contratto.
- nella minaccia di un male ingiusto e notevole alla persona o ai beni del contraente o di
un terzo (artt. 1435-1436 c.c.);
La minaccia è causa di annullamento del contratto anche se esercitata dal terzo (art.
1434 c.c.) indipendentemente dal fatto che il contraente ne sia stato a conoscenza.
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circostanze da parte del giudice (art. 1436 c.c.).
La minaccia di esercitare un diritto non è quindi di regola, violenza morale; es. la banca
minaccia di chiedere la restituzione del finanziamento erogato (esercizio dl diritto) se il
finanziato non consente a stipulare un contratti di pegno a garanzia del finanziamento.
Il timore riverenziale è la soggezione psicologica che il soggetto ha verso gli altri per
l’importanza della loro posizione nell’ambiente della famiglia, del lavoro o dell’ambiente
sociale; tale timore da solo non è causa di annullamento del contratto (art. 1437 c.c.).
d) La simulazione
La simulazione può riguardare anche agli atti unilaterali destinati a una persona
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determinata, che sono simulati per accordo tra il dichiarante e il destinatario (art. 1414, 2°
comma, c.c.), ossia i negozi recettizi.
- secondo la dottrina tradizionale la simulazione è uno dei casi di divergenza tra volontà
reale e dichiarazione della volontà;
- secondo altri la simulazione incide sulla causa del contratto ed è la divergenza tra la
causa tipica dell’atto e l’intento pratico che le parti vogliono conseguire;
- secondo altri ancora la simulazione è un caso di contrasto tra una dichiarazione esterna
(negozio simulato) che le parti vogliono sia operativa rispetto ai terzi e una dichiarazione
interna (accordo simulatorio) che le parti vogliono sia operativa tra loro.
Si distingue:
Es.: Tizio (apparente alienante) vende a Caio (apparente acquirente) un bene in modo che
questo bene appaia uscito dal patrimonio dell’apparente alienante (Tizio) e appaia entrato nel
patrimonio dell’apparente acquirente (Caio) per sottrarlo alla garanzia dei creditori e alle azioni
esecutive dei creditori di Tizio. Le parti realizzano un trasferimento fittizio, perché in realtà non
vogliono che il trasferimento si verifichi, il contratto di vendita appare all’esterno, ma i
contraenti non vogliono alcun effetto.
- La simulazione relativa oggettiva (art. 1414, 2° comma c.c.): le parti fanno apparire
un negozio che è diverso da quello voluto: pongono in essere un negozio simulato, ma ne
vogliono uno diverso: il negozio dissimulato (o occulto).
- la natura del negozio: es.: Tizio finge di vendere a Caio un bene (vendita
simulata) ma in realtà gli dona il bene (donazione dissimulata): la donazione si simula
come vendita;
Tra i due negozi si ha un rapporto di dipendenza perché gli elementi e i presupposti del
negozio dissimulato sono, sia pure in parte, elementi e presupposti del negozio dissimulato;
pertanto il Codice civile (art. 1414, 2° comma, c.c.) prevede che se le parti hanno voluto
concludere un contratto diverso da quello apparente, ha effetto tra esse il contratto
dissimulato, purché ne sussistano i requisiti di sostanza e di forma; es.: una donazione
dissimulata sotto vendita è valida se la vendita simulata è conclusa per atto pubblico (art. 782,
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c.c.) alla presenza di testimoni (art. 48, legge n. 89/1913, come sostituto dall’art. 12 legge n.
246/2005, legge notarile).
- i soggetti: sono almeno due: i contraenti del contratto; il dichiarante e chi deve
ricevere la dichiarazione nei negozi giuridici unilaterali; nell’interposizione fittizia di persona
oltre ai contraenti è necessaria la partecipazione all’accordo simulatorio di un terzo soggetto:
la persona interposta;
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situazione giuridica, ma si esprime la consapevolezza che ciò che è stato dichiarato non
corrisponde a quanto voluto;
- secondo altri è un negozio giuridico, un contratto con il quale si producono effetti
giuridici che consistono nel negare completamente il contratto simulato (nella simulazione
assoluta) ovvero nel determinare un diverso contenuto che il contratto deve avere per le parti
(nella simulazione relativa).
Distinto dall’accordo simulatorio è la controdichiarazione (o controscrittura): è l’atto con
cui i soggetti del negozio dichiarano l’esistenza della simulazione, e se pur riproduce il
contenuto dell’accordo simulatorio, ha la sola funzione di prova di questo e non è elemento
necessario al fenomeno simulatorio.
E’ una dichiarazione di scienza che può avere natura di confessione (art. 2730 c.c.) e
dunque unilaterale, che fa prova contro chi la rilascia e sottoscrive e che può essere anche
posteriore al contratto simulato.
Per quanto riguarda gli effetti della simulazione rispetto alle parti:
- il contratto simulato non produce effetto tra le parti (art. 1414, 1° comma, c.c.) per
le quali ha effetto la realtà della situazione occultata sotto l’apparenza della simulazione sia
essa assoluta o relativa; pertanto in caso di:
- simulazione assoluta rimangono immutate le posizioni giuridiche che appaiono
modificate dal contratto simulato;
- simulazione relativa oggettiva: tra le parti ha effetto il contratto che esse
hanno realmente voluto stipulare (contratto dissimulato) se ha i requisiti di sostanza e di
forma richiesti dalla legge;
- simulazione relativa soggettiva: il negozio avrà effetto tra le parti reali
(controparte e interponente) e non nei confronti dell’interposto.
Per quanto riguarda gli effetti della simulazione rispetto ai terzi, ossia di coloro che non
sono stati parti del negozio simulato: aventi causa a titolo particolare sia mortis causa (legatari
non gli eredi) sia inter vivos e i creditori, occorre distinguere:
- i terzi non danneggiati dalla simulazione (art. 1415, 1° comma, c.c.): sono gli
aventi causa a titolo particolare in buona fede dal titolare apparente (ossia dal
simulato acquirente): essi prevalgono, sulle parti, sugli aventi causa e sui creditori del simulato
alienante, sempre che, in caso di diritti immobiliari di cui all’art. 2643 c.c., la trascrizione
dell’acquisto preceda la trascrizione della domanda di simulazione (art. 2652, n. 4, c.c.). In
sostanza il contratto simulato è efficace nei loro confronti.
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o oneroso) a Sempronio, che fidandosi della apparenza risultante dal falso titolo di acquisto, è
in buona fede in quanto ignora che l’alienazione tra Tizio e Caio era simulata, e trascrive l’atto
di acquisto prima della trascrizione della domanda di simulazione.
Sempronio non potrebbe diventare proprietario del bene perché ha acquistato da chi non
è proprietario (a non domino), ma la legge tutela il suo affidamento incolpevole disponendo
che la simulazione non vale nei suoi confronti e dunque il suo acquisto prevale:
- nei confronti delle parti Tizio e Caio;
- nei confronti di un eventuale avente causa (acquirente) da Tizio (simulato alienante);
- nei confronti di un creditore di Tizio (simulato alienante) che agisce in simulazione per
far dichiarare il bene mai uscito dal patrimonio del proprio debitore Tizio.
Tizio, titolare effettivo del bene, perde il suo diritto sul bene e potrà rivolgersi a Caio per
ottenere il risarcimento del danno.
Per quanto riguarda gli effetti della simulazione rispetto ai creditori si distinguono:
- i creditori del simulato alienante conservano nei confronti del debitore la loro garanzia
patrimoniale sul bene apparentemente alienato e possono agire per far dichiarare la
simulazione ossia che l’alienazione stipulata dal debitore era simulata (art 1416, 2° comma,
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c.c.). Essi possono far valere il loro diritto nei confronti degli aventi causa del simulato
acquirente in mala fede o se questi, in caso di diritti su beni immobili, hanno trascritto il
proprio titolo di acquisto dopo la trascrizione della domanda di simulazione (art. 1415, 1°
comma, c.c.).
- i creditori del simulato acquirente (art. 1416, 1° comma, c.c.) possono far valere la
loro garanzia patrimoniale sul bene che risulta acquisito al patrimonio del debitore in base al
contratto simulato; si dividono in:
- creditori garantiti da pegno o da ipoteca sui beni che hanno formato oggetto
della simulata alienazione: possono far valere a simulazione perché vantano un diritto reale
sui beni stessi;
- creditori chirografi (non garantiti): poiché essi non vantano un diritto specifico
sui beni, la simulazione è loro opponibile, a meno che non abbiano già compiuto in buona
fede, atti di esecuzione sui beni stessi (art. 1416, 1° comma, c.c.).
La legge prevede che i creditori del simulato alienante sono preferiti ai creditori del
simulato acquirente (art. 1416, 2° comma, c.c.):
- se entrambi sono chirografari: ossia non assistiti da diritti reali di garanzia o
privilegio;
- e se il credito è precedente all’atto simulato, perché al momento della nascita del
rapporto giuridico il creditore poteva far affidamento sull’esistenza del bene nel patrimonio del
debitore.
Tuttavia in caso di atti relativi a diritti immobiliari soggetti a trascrizione, il creditore del
simulato alienante prevale in ogni caso anche se in mala fede rispetto al creditore del simulato
acquirente se la trascrizione della domanda di simulazione del creditore del simulato
alienante è anteriore alla trascrizione del pignoramento immobiliare del creditore del
simulato acquirente (art. 2652, n. 4, c.c.).
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L’azione di simulazione è un’azione di accertamento diretta a fare accertare
giudizialmente l’inefficacia totale o parziale del contratto e il reale rapporto intercorrente tra le
parti; tende a far valere la realtà contro l’apparenza.
- le parti;
- dalle parti secondo i limiti posti dalla disciplina comune in tema di prove, e pertanto con
una controscrittura, essendo loro preclusa di regola la possibilità di dare la prova per testi e
per presunzioni in quanto si tratta di provare un fatto contestuale o anteriore (l’accordo
simulatorio) contrario al contenuto del documento dal quale risulta il contratto simulato (art.
2722 c.c.); tuttavia quando l’azione è diretta ad accertare l’illiceità del contratto
dissimulato, la prova può essere data dalle parti liberamente;
- dai terzi pregiudicati dalla simulazione con qualsiasi mezzo, anche mediante testimoni e
presunzioni.
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