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UNISU - Facoltà di Giurisprudenza

DIRITTO PRIVATO
Docente: Alessandro Martini

13° MODULO DIDATTICO


Principi generali sull’obbligazione

Sommario: a) La nozione ed i caratteri del rapporto obbligatorio. - b) Le


fonti delle obbligazioni. - c) I soggetti e gli elementi costitutivi
dell’obbligazione. - d) Le principali specie di obbligazioni.

a) La nozione ed i caratteri del rapporto obbligatorio

L’obbligazione è lo specifico dovere giuridico in forza del quale un soggetto (detto


debitore) è tenuto ad una determinata prestazione patrimoniale per soddisfare l’interesse di
un altro soggetto (detto creditore).

Col termine obbligazione si indica anche il rapporto che intercorre tra debitore e creditore
che è il rapporto obbligatorio e che ha come contenuto la pretesa di un soggetto alla
prestazione di un altro soggetto.

L’obbligazione è un vincolo tra soggetti attivi e passivi del rapporto obbligatorio e, a


seconda che si guardi all’una o altra posizione. si parla di rapporto obbligatorio o, in modo
molto meno diffuso, di rapporto creditorio.

Il rapporto obbligatorio si struttura in due posizioni correlative:

- una posizione passiva: il debito;

- una posizione attiva: il credito.

I diritti di obbligazione sono quindi:

- diritti relativi (diritti di credito), in quanto impongono uno specifico dovere di


collaborazione in capo ad un soggetto determinato;

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- diritti personali, in quanto il contenuto consiste nella pretesa di un soggetto alla
prestazione di un altro soggetto.

Il debitore ed il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza (art. 1175
c.c.).

La correttezza è

- la buona fede in senso oggettivo che si distingue dalla buona fede in senso soggettivo
che è l’ignoranza di ledere l’altrui diritto nello svolgimento del rapporto obbligatorio;

- una clausola generale, che vale a caratterizzare tutti i comportamenti delle parti nei
rapporti giuridici contrattuali; es.: le trattative (art. 1337 c.c.), l’interpretazione (art. 1366
c.c.) e l’esecuzione del contratto (art. 1375 c.c.).

Il debitore è vincolato giuridicamente all’esecuzione della prestazione stabilita e ne


discende che il creditore, se il debitore non adempie, ha diritto di chiedere giudizialmente
l’adempimento.

La possibilità per il creditore di agire per ottenere quanto gli spetta distingue l’obbligazione
in senso tecnico dalla obbligazione naturale.

L’obbligazione naturale è un dovere morale o sociale giuridicamente non vincolante, non


sanzionata dal diritto ma il cui spontaneo adempimento non ammette ripetizione, cioè
restituzione, della prestazione eseguita (art. 2034 c.c.).

Il Codice civile dispone che:

- non è ammessa ripetizione, cioè domanda di restituzione, di quanto è stato


spontaneamente prestato in esecuzione di doveri morali e sociali, salvo che la prestazione sia
stata eseguita da incapace (c.d. soluti retentio) (art. 2034, 1° comma, c.c.);

- alcune fattispecie tipiche di atti socialmente e moralmente dovuti, non assurgendo a


vincoli giuridici, sono sforniti di azione, ma una volta eseguita la prestazione, questa non può
essere oggetto di restituzione (art. 2034, 2° comma, c.c.).

Tali fattispecie sono:

- la spontanea esecuzione di una disposizione fiduciaria (art. 627 c.c.);

- il pagamento di un debito di gioco o scommessa (art. 1933 c.c.);

- il pagamento dell’indebito prescritto (art. 2940 c.c.).

Gli elementi dell’obbligazione naturale sono:

- l’esistenza di un dovere morale e sociale;

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- un adempimento dell’obbligazione naturale: è un negozio unilaterale mediante il quale
un soggetto capace attribuisce ad un altro un beneficio patrimoniale moralmente o socialmente
doveroso, spontaneamente cioè senza coazione.

L’obbligazione naturale quindi è:

- incoercibile: il debitore non può essere costretto giudizialmente ad eseguire


l’obbligazione;

- irripetibile: se si esegue il dovere morale o sociale con capacità e spontaneamente, è


impossibile la ripetizione, ossia la restituzione, di ciò che si è eseguito.

b) Le fonti delle obbligazioni

Fonti dell’obbligazione sono le fattispecie idonee a produrre rapporti obbligatori.

Secondo il Codice civile fonti di obbligazioni sono (art. 1173 c.c.):

- il contratto;

- il fatto illecito,

- ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità all’ordinamento giuridico.

Più in generale, esistono quindi:

- fonti negoziali di obbligazioni: il contratto tipico o atipico, ma anche la volontà


unilaterale; es. promesse unilaterali che può essere fonte di obbligazione solo nei casi previsti
dalla legge (art. 1987 c.c.);

- fonti non negoziali di obbligazioni: il fatto illecito doloso o colposo che cagiona ad
altri un danno ingiusto (art. 2043 c.c. ) è fonte dell’obbligazione di risarcire il danno cagionato;
ma è anche fonte di obbligazioni :

- una particolare circostanza di fatto; es.: la relazione familiare in una


situazione di bisogno è fonte di obbligazione alimentare (art. 433 c.c.);

- o particolari atti o fatti leciti; es.: la gestione di affari altrui (art.


2028 ss. c.c.), il pagamento dell’indebito (art. 2033 ss. c.c.), l’arricchimento
senza causa (art. 2041 ss. c.c.).

c) I soggetti e gli elementi costitutivi dell’obbligazione

Nel rapporto obbligatorio si hanno due centri di imputazione soggettiva che sono

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- il debitore: è il soggetto passivo del rapporto obbligatorio, tenuto ad una prestazione per
soddisfare l’interesse di altro soggetto detto creditore;

- il creditore: è il soggetto attivo del rapporto obbligatorio, che ha diritto alla prestazione.

I soggetti del rapporto obbligatorio devono essere:

- determinati al momento della nascita del rapporto obbligatorio;

- o determinabili successivamente alla nascita dell’obbligazione.

I soggetti possono essere più di due (es. più creditori o più debitori), e in tal caso di ha una
parte soggettivamente complessa.

I soggetti dell’obbligazione sono secondo la dottrina termini esterni dell’obbligazione


ma non sono elementi costitutivi della medesima.

Gli elementi del rapporto obbligatorio sono:

- le due posizioni soggettive correlative di debito e credito;

- la prestazione;

- l’interesse che la prestazione deve soddisfare.

Il debito è la posizione giuridica passiva del rapporto obbligatorio e consiste nel dovere di
adempiere una determinata prestazione.

Il dovere è

- un obbligo giuridico, e non è

- una soggezione: che si ha quando il soggetto subisce le modificazioni che


vengono prodotte nella sua sfera giuridica dall’esercizio del potere altrui;

- un onere: che è un comportamento necessitato del soggetto per il


soddisfacimento di un interesse proprio;

- a contenuto patrimoniale;

- specifico in quanto dovere nei confronti di determinati soggetti per il soddisfacimento di


interessi individuali.

Se il debito non viene adempiuto sorge la responsabilità del debitore.

Pertanto nell’ obbligazione si individuano:

- il debito: ossia, come detto, il dovere di adempiere la prestazione;

- la responsabilità consistente nell’assoggettamento del patrimonio del debitore al


potere coattivo del creditore (art. 2740 c.c.); è una conseguenza dell’inadempimento del
debito e quindi si manifesta come fase patologica del rapporto obbligatorio.

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Il credito è il diritto all’adempimento.

Esso è

- un diritto soggettivo, relativo e patrimoniale;

- consistente nella pretesa a che il debitore esegua la prestazione.

La prestazione è l’oggetto del rapporto obbligatorio.

La prestazione è il comportamento che il debitore deve tenere per realizzare il diritto del
creditore e così far conseguire al creditore il bene dovuto; il bene dovuto è il bene reputato
idoneo dal creditore a soddisfare il proprio interesse.

La prestazione deve essere:

- patrimoniale (art. 1174 c.c.): ossia deve essere suscettibile di valutazione economica.

- possibile: ossia suscettibile di adempimento; la prestazione è:

- impossibile materialmente quando non può essere eseguita sul piano


materiale es.; obbligo di consegnare un bene inesistente;

- impossibile giuridicamente quando non può essere eseguita sul piano


giuridico es: obbligo di vendere un bene demaniale che è inalienabile.

Se:

- l’impossibilità è temporanea si ha sempre l’esistenza dell’obbligazione in


quanto è anche valida l'obbligazione di prestare cose future (art. 1348 c.c.);

- l’impossibilità è parziale si ha nullità parziale dell’obbligazione, qualora la


parte residua sia possibile ed economicamente utile per il creditore;

- la prestazione è originariamente impossibile ma diviene possibile prima


dell’avverarsi della condizione sospensiva o del termine iniziale previsti, l’obbligazione
è valida;

- lecita: ossia non deve esser contraria a norme imperative, all’ordine pubblico, al buon
costume;

- determinata, perché devono essere specificati tutti i suoi elementi oggettivi; oppure
determinabile: quando il titolo o la legge fissano i modi della sua successiva determinazione;
le parti possono stabilire che l’oggetto della prestazione sia determinato da un terzo detto
arbitratore.

L’interesse è un elemento costitutivo del rapporto obbligatorio.

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Il Codice civile dispone che la prestazione deve corrispondere ad un interesse anche non
patrimoniale del creditore (art. 1174 c.c.).

Tale interesse può essere anche scientifico, culturale, affettivo, purché socialmente
apprezzabile e come tale meritevole di tutela giuridica.

L’interesse deve sussistere al momento della nascita dell’obbligazione, ma anche


successivamente alla nascita dell’obbligazione. Ed infatti la realizzazione di tale interesse, il suo
esaurirsi, o l’impossibilità che venga soddisfatto incidono sul rapporto modificandolo o
estinguendolo.

d) Le principali specie di obbligazioni

In base al contenuto si distinguono:

- obbligazioni di dare: sono quelle che hanno come contenuto il trasferimento di un


diritto o la consegna di un bene; non sempre il dare o il fare costituiscono contenuto esclusivo
dell’obbligazione; es.: la prestazione di fare può implicare anche l’alienazione del bene
prodotto;in tali casi il criterio distintivo va ricercato nella prevalenza dell’attribuzione del bene
ovvero dell’attività creativa.

Le obbligazioni di dare si distinguono in:

- obbligazioni generiche quando hanno ad oggetto cose non ancora individuate ed


appartenenti ad un genere; es. 10 metri di stoffa; l’art. 1178 c.c. dispone che in caso di
obbligazioni generiche il debitore deve prestare cose di qualità non inferiori alla media.

- obbligazioni specifiche: quando hanno per oggetto beni specificati nella loro
identità;

- obbligazioni di fare: sono quelle aventi ad oggetto una attività materiale o giuridica che
non consiste in un dare;

- obbligazioni miste di dare e fare: sono quelle in realizzano alcune figure complesse
come nei contratti di somministrazione, di appalto;

- obbligazioni negative: sono quelle in cui la prestazione consiste in un comportamento


omissivo del debitore, consistente in un non dare o in un non fare; l’oggetto della prestazione
è dunque un divieto, l’obbligo di non realizzare un determinato atto o fatto; es.: obbligo di non
alienare, di non fare concorrenza.

Un importante distinzione che attiene sempre al contenuto è quella tra obbligazioni di


risultato e obbligazioni di mezzi.

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- Le obbligazioni di risultato: sono quelle in cui il debitore è tenuto ad un determinato
risultato, o scopo; es.: l’obbligazione del prestatore d’opera (art. 2222 c.c.).
In tali obbligazioni:
- si ha riguardo ad un dato effetto materiale o giuridico essendo lasciata al
debitore la scelta discrezionale dei mezzi e dei modi per il suo raggiungimento;
-l’oggetto dell’obbligazione non è costituito dall’attività, ma dal risultato della stessa;
- l’adempimento coincide con la piena realizzazione dello scopo perseguito dal
creditore;
- la diligenza non rileva di per sè, ma in via strumentale al perseguimento dello
scopo stesso.

- Le obbligazioni di mezzi: sono quelle obbligazioni in cui il debitore è tenuto a svolgere


una attività a prescindere dal conseguimento di una determinata finalità; es.: l’obbligazione del
medico che è tenuto a prestare la propria opera, ma non a guarire il paziente.
In tali obbligazioni:
- si ha riguardo ad un determinato comportamento o servizio, mentre il
conseguimento del risultato sperato non rientra nella prestazione;
- ha ad oggetto un comportamento diligente: l’impiego diligente dei mezzi
idonei a realizzare un risultato e non il conseguimento del risultato stesso;
- l’adempimento coincide con l’esecuzione dell’attività effettuata con la dovuta
diligenza.

Quando le obbligazioni sono riferite ad una pluralità di debitori o di creditori esse si dicono
obbligazioni plurisoggettive.
Le obbligazioni plurisoggettive si distinguono obbligazioni parziarie e solidali.

Le obbligazioni parziarie sono le obbligazioni aventi ad oggetto una prestazione divisa tra
più debitori o creditori, ognuno dei quali è obbligati o ha diritto all’adempimento nei limiti della
sua parte (art. 1314 c.c.).
L’obbligazione parziaria è plurisoggettiva, in quanto è riferita a più soggetti, ossia
- a più creditori (obbligazione parziaria attiva): ciascuno di essi ha diritto di
esigere dal debitore soltanto la sua parte;
- o a più debitori (obbligazione parziaria passiva): ciascuno di essi è obbligato
per la sua parte.

L’obbligazione solidale è quella riferita a più soggetti e precisamente:

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- quelle che fanno capo a più debitori (condebitori), tutti tenuti ad una sola prestazione
in modo che l’adempimento dell’uno libera gli altri; è la solidarietà passiva: ogni debitore ha
l’obbligo di eseguire la prestazione per l’intero;

- quella che fanno capo a più creditori (concreditori), tutti aventi diritto ad una sola
prestazione in modo che l’adempimento fatto ad uno di essi libera il debitore anche nei
confronti degli altri; è la solidarietà attiva: ogni creditore ha diritto di pretendere la
prestazione per l’intero.

Nelle obbligazioni solidali si ha:

- un’unica prestazione (eadem res debita);

- una pluralità di vincoli obbligatori i quali derivano dal medesimo fatto giuridico ed
hanno quindi uguale causa e uguale contenuto (eadem causa obbligandi).

La solidarietà passiva, che è l’ipotesi più diffusa:

- ha la funzione di garantire l’adempimento e di rafforzare il vincolo obbligatorio in


quanto il creditore può ottenere da ciascuno dei debitori l’intera prestazione;

- si presume perché i condebitori si presumono sempre solidalmente obbligati rispetto al


creditore se dalla legge o dal titolo non risulti diversamente (art. 1294 c.c.).

La solidarietà attiva:

- ha la funzione agevolare l’adempimento del debitore perché consente al debitore


di liberarsi eseguendo l’intera prestazione ad uno dei concreditori a prescindere dalle quote di
spettanza di ciascuno;

- deve essere espressamente stabilita e non si presume; il debitore ha la scelta


di pagare all’uno o all’atro dei creditori in solido, ma la scelta dura fino la momento in cui uno
dei creditori prevenga gli altri proponendo una domanda giudiziale (art. 1296 c.c.).

Per quanto riguarda la disciplina delle obbligazioni solidali, il Codice civile prevede alcune
norme con particolare riferimento alla solidarietà passiva:

- l’adempimento compiuto da qualsiasi condebitore (nella solidarità passiva) o a favore di


qualsiasi concreditore (nella solidarietà attiva) estingue tutto il complesso delle obbligazioni.

La solidarietà riguarda il lato esterno dell'obbligazione: il rapporto con il creditore; nei


rapporti interni ciascun condebitore è tenuto solo per la sua parte a meno che l'obbligazione
sia stata contratta nell’interesse esclusivo di uno dei condebitori e la parte di ciascun
condebitore si presume uguale a quella degli altri se non risulta diversamente (art. 1298 c.c.).
Se uno dei condebitori risulta insolvente la perdita va ripartita tra tutti gli altri condebitori (art.
1299, 2° comma, c.c.);

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- l’azione di regresso: il debitore solidale che ha pagato l’intero ammontare al creditore si
rivolgerà con l’azione di regresso agli altri condebitori per ottenere il rimborso delle rispettive
quote di debito (art. 1299 c.c.). Allo stesso modo il creditore che ha riscosso il credito per
l’intero ammontare dovrà corrispondere le rispettive quote agli altri creditori;

- non estensione degli atti pregiudizievoli: se si verifica un fatto o un atto sfavorevole


ad uno dei debitore solidali, gli effetti non si comunicano agli altri. La costituzione in mora di
uno dei debitore in solido non ha effetto riguardo gli altri; la rinuncia della prescrizione fatta da
uno non ha effetto verso gli altri. Tuttavia l’interruzione della prescrizione nei confronti di uno
ha effetto verso tutti i debitori (art. 1310 c.c.);

- estensione dei fatti favorevoli: se si verifica un fatto o atto favorevole nei confronti di
un debitore solidale, gli effetti si comunicano agli altri;. es.: al remissione del debito fatta dal
creditore ad uno dei debitori libera anche agli altri condebitori.

L’obbligazione divisibile è quella in cui la prestazione ha per oggetto un bene suscettibile


di divisione per natura o perché non è stata considerata della parti contraenti indivisibile.

Se più sono i debitori o i creditori di una prestazione divisibile e l’obbligazione non è


solidale, ciascuno dei creditori non può domandare il soddisfacimento del credito che per la sua
parte e ciascuno dei debitori non è tenuto a pagare il debito che per la sua parte (art. 1314
c.c.)..

L’obbligazione indivisibile è quella insuscettibile di adempimento parziale in quanto la


prestazione ha ad oggetto una cosa o un fatto non suscettibile di divisione (art. 1316 c.c.):

- per sua natura (indivisibilità oggettiva) es. una animale o vivo;

- o per volontà delle parti (indivisibilità soggettiva), se la cosa è divisa non soddisfa più
gli interessi dei creditori.

In riferimento alla pluralità dell’oggetto, le obbligazioni si distinguono in alternative e


facoltative.

- L’obbligazione alternativa è quella in cui sono dovute due o più prestazioni, ma un


solo adempimento e pertanto il debitore si libera eseguendone una a propria scelta (art.
1285 c.c.); ad es. in un concorso a premi per la raccolta di figurine può essere stabilito che il
vincitore può scegliere tra un’auto o un viaggio.

Nell’obbligazione alternativa si ha:

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- una pluralità dell’oggetto: tutte le prestazioni sono dovute fin dalla costituzione del
rapporto obbligatorio e fino al momento della concentrazione, cioè della scelta;

- un unico dell’adempimento: il debitore è tenuto ad eseguire una sola delle prestazioni


dovute.

La scelta è l’atto che comporta la concentrazione, ossia alla riduzione delle prestazioni
dedotte ad una sola ed essa spetta al debitore, se le parti non hanno stabilito che spetti ad un
terzo a al creditore (art. 1286 c.c.).

Con la scelta, l’obbligazione alternativa diventa semplice.

La scelta può essere tacita o espressa; il debitore può eseguire la scelta mediante
l’adempimento ovvero mediante una dichiarazione comunicata al creditore. L’adempimento o la
comunicazione rendono irrevocabile la scelta. Il potere di scelta può essere attribuito ad un
terzo. In tal caso la scelta è irrevocabile quando essa è comunicata al debitore e la creditore.

In caso di impossibilità della prestazione nelle obbligazioni alternative, occorre distinguere:

- se una delle due prestazioni non poteva formare oggetto di obbligazione o se è


divenuta impossibile per causa non imputabile ad alcuna delle parti, l'obbligazione
alternativa si considera semplice (art. 1288 c.c.);

- se una delle due prestazioni diventa impossibile anche per causa imputabile
al debitore al quale spetta la scelta, l'obbligazione alternativa diviene semplice; se una
delle due prestazioni diviene impossibile per colpa del creditore, il debitore è liberato
dall'obbligazione, qualora non preferisca eseguire l'altra prestazione e chiedere il risarcimento
dei danni (art. 1289, 1° comma, c.c.);

- se una delle due prestazioni diviene impossibile per colpa del creditore, al
quale spetta la scelta, il debitore è liberato dall'obbligazione, salvo che questi preferisca
esigere l'altra prestazione e risarcire il danno. Se dell'impossibilità deve rispondere il debitore,
il creditore può scegliere l'altra prestazione o esigere il risarcimento del danno (art. 1289, 2°
comma, c.c.);
- qualora entrambe le prestazioni siano divenute impossibili e il debitore
debba rispondere riguardo a una di esse, egli deve pagare l'equivalente di quella che è
divenuta impossibile per l'ultima, se la scelta spettava a lui. Se la scelta spettava al creditore,
questi può domandare l'equivalente dell'una o dell'altra (art. 1290 c.c.).

- L’obbligazione facoltativa (o con facoltà alternativa) è quella in cui è dovuta una


prestazione, ma il debitore ha la facoltà di liberarsi eseguendone un’altra.

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Nell’obbligazione facoltativa:
- la prestazione prevista è una sola e pertanto l'obbligazione è semplice e non si ha una
scelta in senso tecnico, perché la prestazione principale è unica;
- l’impossibilità della prestazione principale per causa non imputabile al debitore,
determina l’estinzione dell’obbligazione.

Un particolare tipo di obbligazione è quella avente ad oggetto una somma di denaro:


l’obbligazione pecuniaria.

Le obbligazioni pecuniarie sono quelle che hanno per oggetto la dazione di una somma
di denaro (art. 1277 ss. cc.); es. il credito del venditore per il prezzo, il credito del locatore per
il canone.

Tali obbligazioni:

- sono molto diffuse se si tiene conto che pecuniaria è, di regola, l'obbligazione di


risarcimento del danno che sorge in caso di inadempimento di qualsiasi obbligo;

- sono obbligazioni generiche perché hanno ad oggetto un bene generico e fungibile che
è il denaro;

- si estinguono mediante il pagamento in moneta per un importo pari all’ammontare


nominale del debito a prescindere dal valore reale della valuta.

Nel nostro ordinamento, come la maggior parte dei Paesi, vige pertanto il principio
nominalistico (art. 1277 c.c.), secondo cui i debiti pecuniari si estinguono in conformità del
loro importo nominale.

Contro i rischi derivanti dalla svalutazione vi sono alcuni rimedi elaborati dalla prassi e dalla
giurisprudenza:

- clausole di garanzia monetaria: sono le clausole di pagamento effettivo in


moneta estera o la clausola oro nella quale la quantità di moneta viene determinata in
riferimento all’oro;

- obbligazioni indicizzate: la quantità di moneta è determinata dal rapporto di


valore con un determinato parametro; es. il prezzo di mercato di particolari beni o l’indice del
costo della vita (clausola ISTAT); la clausola di indicizzazione può avere fonte legale (es.
canoni di locazione delle case ad uso abitativo)

Il principio nominalistico

- si applica alle obbligazioni di valuta che sono le comuni obbligazioni pecuniarie aventi
ad oggetto fin dall’origine la prestazione di un importo nominale di denaro che può essere
determinato o determinabile mediante il riferimento a parametri fissi; es. l’obbligo a
corrispondere il 5% del fatturato;

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- non si applica alle obbligazioni di valore che sono obbligazioni pecuniarie, ma la
somma dovuta è determinabile esclusivamente in ragione di un dato valore economico; es.
se una macchina va distrutta in un incidente il responsabile deve pagare una somma di denaro,
ma l’entità della somma deve essere previamente liquidata; la liquidazione deve avere
riguardo non la valore di mercato dell’automobile al momento dell’incidente, ma al suo valore
al momento della liquidazione.

Un particolare tipo di obbligazione pecuniaria è l’obbligazione degli interessi.

Gli interessi rappresentano il costo del denaro, cioè quella somma accessoria che il
debitore deve al creditore oltre al capitale; sono le prestazioni pecuniarie percentuali e
periodiche dovute da chi utilizza un capitale altrui o ne ritarda il pagamento.

L’obbligazione di interessi ha i caratteri della:

- accessorietà: l’obbligazione di interessi si aggiunge ad una obbligazione pecuniaria


avente carattere principale del capitale;

- percentualità: gli interessi sono dovuti in misura percentuale al capitale


dell’obbligazione principale;

- periodicità: gli interessi maturano e quindi diventano esigibili con il decorso del
tempo in ragione della durata del diritto.

Per la fonte da cui derivano gli interessi sono:

- convenzionali: quando risultano fissati dalla volontà delle parti nel titolo costitutivo
dell’obbligazione. La determinazione di un tasso di interesse superiore a quello legale deve
risultare per iscritto altrimenti gli interessi sono dovuti nella misura legale;

- legali: quando trovano la loro fonte nella legge.

L’art. 1282 c.c. stabilisce il principio generale per cui

- ogni credito di somme;

- liquide: determinate nel loro ammontare;

- ed esigibili: non sottoposte a termine o a condizione;

- produce interessi di pieno diritto.

Rispetto alla funzione si hanno:

- interessi corrispettivi : sono quelli dovuti per la sola esistenza di crediti pecuniari
liquidi ed esigibili, automaticamente senza bisogno di domanda giudiziale o di costituzione in
mora del debitore;

- interessi moratori: sono quelli dovuti dal debitore di una somma di denaro che è in
mora, ossia per il ritardo nell’adempimento, a titolo di risarcimento del danno; sono interessi

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legali dovuti anche se non erano dovuti precedentemente e senza bisogno che il creditore provi
di aver sofferto realmente un danno;

- interessi compensativi: sono quelli dovuti nei contratti di scambio per compensare
il venditore del mancato godimento dei frutti della cosa consegnata prima del ricevimento della
controprestazione.

L’anatocismo è il diritto agli interessi sugli interessi, ossia la capitalizzazione degli


interessi dovuti affinché questi producano a loro volta interessi.

La legge vieta l’anatocismo (art. 1283 c.c.); tuttavia gli interessi scaduti possono essere
capitalizzati e produrre a loro volta interessi quando:

- sono interessi già scaduti da almeno 6 mesi e intervenga o una convenzione in tal
senso o una domanda giudiziale rivolta ad ottenere il pagamento sia degli interessi scaduti
che di quelli dovuti;

- esistono usi che prevedono la produzione di interessi sugli interessi; es. nel conto
corrente bancario gli interessi dovuti dalla clientela e dalla banca sono capitalizzati
trimestralmente.

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