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LATINO

Plauto
Plauto nacque a Sarsina intorno al 250 a.C., secondo quanto riferisce Cicerone che nel
“De senectute”, afferma che Plauto compose da “senex” lo “Pseudulus”: nel 191 a.C.,
doveva essere già vecchio. Sempre Cicerone, nel “Brutus”, ci rivela l’anno della sua morte,
il 184, anno della censura di Catone. Ci sono incertezze anche sul nome. Il nome completo
era ​Titus Maccius Plautus​. Tito doveva essere il nome vero e Maccio Plauto era forse un
nome d’arte: Maccio deriverebbe da una maschera della fabula atellana(Maccus=lo
Sciocco) o indicherebbe la famiglia di provenienza, Plautus è sicuramente un soprannome
che starebbe per “piedi piatti” o per “l’ orecchiuto”(plautii= cani dalle orecchie cascanti).
Nato come attore di successo, avrebbe investito malamente il capitale, ricoprendosi di
debiti e diventando schiavo di un creditore. In questo periodo cominciò a comporre
commedie, fra cui il “Saturio” (Il Pancia Piena)o) e l’”Addictus” (Lo schiavo per debiti),che
richiamano la supposta vicenda. Molto probabilmente, quindi, si tratta di nomi d’arte che
Plauto aveva usato durante l’attività di attore.
Le commedie
Plauto fu autore di enorme successo e secondo la tradizione avrebbe scritto ​130 opere​ ma
sicuramente alcune ​no​n erano ​autentiche​ ma furono spacciate per sue dato che il suo
nome era una garanzia.
Per mettere ordine al numeroso materiale, nel I sec. a.c. l’erudito Varrone fissò un numero
di commedie certe, basandosi su criteri di affinità linguistica. Attribuì a Plauto con certezza
21 commedie(dette varroniane), 19 furono considerate di dubbia autenticità e le restanti
furono giudicate spurie(false).
Plauto fu il primo poeta latino che si dedicò esclusivamente a un ​solo genere teatrale​: la
commedia palliata(ambientazione greca). Attraverso un argumentum, un riassunto in versi
anteposto al testo,spesso in forma di acrostico (scritti dai grammatici in epoca più tarda),
sappiamo la data di composizione solo dello “Stichus” (200 a.C.) e dello “Pseudulus” (191
a.C.).
Plauto attinge a testi provenienti dalla ​Commedia Nuova Greca​(ultima fase della
commedia greca). Uno degli autori greci da cui Plauto attinge maggiormente è Menandro.
Plauto non si limita a proporre in latino i testi greci, ma li rielabora adattandoli alla lingua e
ai costumi dei romani, facendo nascere una realtà fittizia in cui possono essere inseriti
elementi bizzarri oggetti a satira sociale(es. servo che si prende gioco del padrone). Infatti
viene usata l’espressione “vortit barbare”, quindi “traduce in una lingua straniera” ma
sarebbe meglio intendere vortere come rielaborare un certo testo greco.
TIPOLOGIE RICORRENTI
● commedie della beffa(il protagonista inganna qualcuno con l’aiuto di uno schiavo
astuto), del doppio((equivoci che nascono dalla presenza sulla scena di personaggi
identici), dell’agnizione,(soluzioni di vicende date dal riconoscimento finale) del
carattere(costruite intorno a un personaggio tipizzato e caricaturale)
Caratteri e strutture della commedia plautina
La commedia Plautina presenta una ​struttura ricorrente​(titolo argumentum, prologo:
informativo, era detto da un personaggio, una divinità, personificazione del prologo) e
abbastanza ripetitiva in cui la trama è di solito un giovane che vuole sottrarre qualcosa a
un senex e viene aiutato da uno schiavo astuto che organizza una beffa. Dopo una serie di
equivoci c’è un lieto fine in cui il servo viene perdonato e l'adulescens ottiene l'oggetto del
desiderio.
La trama poggia su certi schemi ricorrenti. Infatti si trova sempre il tema della beffa
(qualcuno prende in giro qualcun altro), il tema del doppio(presenza sulla scena di un sosia
che crea degli equivoci), l’agnizione(riconoscimento finale). I personaggi sono
l'adulescens(il giovane),il senex(il vecchio padre), i lenoni(sfruttatori avidi),
meretrix(prostitute→adiuvans o mala), parassiti(vivono alle spalle dei padroni) e servi
astuti(servus callidus)→di solito protagonisti della scena plautina. ​No​n cerca di sottolineare
l’​aspetto psicologico​ dei personaggi, quanto a accentuare gli ​aspetti caricaturali​ che
rappresenta quasi sempre ​in movimento​ sulla scena(COMMEDIA MOTORIA)
Originalità plautina
L’originalità di Plauto sta nel distaccarsi in certi aspetti dai modelli greci di riferimento.
Plauto utilizza molto la c​ ontaminatio​ cioè ​la fusione di due o più tragedie greche al fine di
ricavarne un nuovo ed unico testo latino​. Però, bisogna sottolineare che Plauto non si
limitava a una pura e semplice traduzione degli originali greci, svolgeva un'effettiva opera
di rielaborazione, ottenuta mediante la creazione, l'aggiunta o l'intreccio di scene e
situazioni sempre nuove, che trasformavano il modello di partenza.

Data la perdita dei testi a cui Plauto attinge, è difficile stabilire le caratteristiche degli
interventi plautini. Rispetto ai testi di Menandro si nota l’utilizza di una ​comicità di
situazione​, al fine di accontentare i ​gusti poco raffinati dei romani​. Quindi per fare ciò
riprende le strutture narrative della farsa italica come la beffa o la contesa per l’oggetto del
desiderio.

Plauto trasforma anche alcune scene del modello greco aggiungendo o togliendo(più
raramente) la ​musica​. Se nel teatro greco esisteva la recitazione abbinata al coro( anche
se sempre meno frequente) Plauto riprende sia la ​parte recitata​(diverbium) sia i
cori​(cantica) ma introduce il ​recitativo​(il cantar recitando) e trasforma alcuni passi recitati
delle commedie greche in passi cantati e viceversa.
Cantica e deverbia hanno ​metriche diverse​. I deverbia usano senari giambici, i cantica
usano settenari trocaici.
Un’altra differenza è che Plauto non scandisce in atti le sue commedie, opera fatta nel
Rinascimento dagli umanisti.
METATEATRO
Uno degli aspetti più tipici del teatro plautino è la​ tendenza a sottolineare il carattere
fittizio​ dell’evento teatrale.
Plauto ama svelare la finzione teatrale, come per richiamare gli spettatori alla
consapevolezza di star partecipando ad un gioco. Una forma di rottura dell’illusione
scenica molto sfruttata da Plauto è costituita dal “​metateatro​” cioè il teatro parla di se
stesso. Questa tecnica quindi è utilizzata per dire agli spettatori che ​la vicenda è solo una
finzione teatrale​. (esempio: Pseudolus affronta il lenone e cominciano a litigare.
Pseudolus si rivolge poi al pubblico dicendo” Sciocchezze da teatro; parole che nelle
commedie si dicono di solito a un lenone: mi dava del perfido, dello scellerato, dello
spergiuro)
MONDO SOTTOSOPRA
Plauto nelle sue commedie rappresenta un ​mondo carnevalizzato​ con​ mondi sottosopra
rovesciando i valori tipici della società romana. Così gli schiavi, le prostitute, i giovani
innamorati (gli adulescentes) che di solito nella società romana ​non contavano molto​,
ora, nelle sue commedie, diventano i ​protagonisti.​ Ma Plauto non è un innovatore. Infatti è
un ​conservatore​, ha una visione tradizionale dei valori del mos maiorum. Infatti le sue
commedie rappresentano un ​mondo circoscritto ai Greci​ quindi privo dei valori
conservativi dei Romani e gli stessi Romani non avrebbero mai accettato di essere
rappresentati in quel modo.
Lingua e stile
Plauto usa una lingua ​popolare e immediata​, utilizzando interiezioni, proverbi e anche
espressioni greche. A ciò si aggiungano parole mezzo latine e mezzo greche, le quali
dovevano suonare ridicole alle orecchie del pubblico oltre a neologismi(parole che nascono
dall’unione immediata di due parole). Plauto non mira alla verosimiglianza ma crea uno
stile artefatto, ricco di figure retoriche di suoni, di costruzione e di significato.

MILES GLORIOSUS
Il Miles Gloriosus è composto da un primo argomento (acrostico) e secondo argomento in
cui viene fatto un riassunto della commedia. Ci sono poi 5 atti; questa divisione in atti non è
però stata fatta da Plauto, perché infatti le sue commedie proseguono senza interruzioni.
Il giovane ateniese Pleusicle ama la meretri​ce Filocomasio ma in sua assenza però
Filocomasio viene rapita dal soldato Pirgopolinice, che la tiene ad Efeso come concubina. Il
servo di Pleusicle, Palestrione, imbarcatosi alla ricerca del padrone, è catturato dai pirati e
venduto al soldato. Avvertito per lettera da Palestrione, Pleusicle giunge ad Efeso e i due
innamorati tornano ad incontrarsi, clandestinamente (grazie ad un foro praticato da
Palestrione nella parete divisoria), nella casa di un vicino compiacente, il vecchio scapolo
Periplectomeno.
Ma Sceledro, servo del soldato, scopre Filocomasio a baciarsi con Pleusicle, e Palestrione,
per farlo tacere, inventa l’esistenza di una “gemella” di Filocomasio: la ragazza interpreta a
turno le due parti finché lo scomodo testimone deve convincersi che non era lei a baciarsi
col giovane straniero, bensì sua sorella Giusta. Palestrione inventa poi un piano per
liberare la ragazza e farla tornare ad Atene con Pleusicle.
Il servo fa passare la meretrice Acroteleuzio per moglie di Periplectomeno, innamorata di
Pirgopolinice. Il soldato cade nella trappola, accetta di incontrarsi con la sua spasimante
nella casa stessa del vicino e, per facilitare l’impresa, licenzia la concubina ricolmandola di
doni, sotto consiglio di Palestrione. Recatosi all’appuntamento, è colto sul fatto da
Periplectomeno e viene bastonato, mentre i due veri innamorati e il fido Palestrione se ne
tornano ad Atene
Pirgopolinice rappresenta la figura di colui che fa ridere il mondo antico come dice Platone
nel Filebo(l’ironia nasce quando le cose non corrispondono alla realtà[estetica, forza e
animo])

Cecilio Stazio
Tra la morte di Plauto (184 a.C) e l’inizio dell’attività di Terenzio (166 a.C.) si affermò un
commediografo di nome Cecilio Stazio. Originario dell’Italia settentrionale (forse zona di
Milano), fu schiavo liberato dalla gens Caecilia di cui assunse il nome. Non sappiamo
quando nacque, ma morì nel 168 a.C, un anno dopo la morte di Ennio.
Di Cecilio Stazio restano una quarantina di titoli, tutti di ​commedie palliat​e e frammenti per
quasi trecento versi. Dal punto di vista letterario Cecilio Stazio si colloca tra la comicità
plautina ed il realismo di Terenzio, ottenendo un teatro dotato di gravitas(serietà).
Nonostante attingesse anche lui dai modelli greci, come le opere di Menandro, non fa uso
della contaminatio.
Terenzio
Della vita di Terenzio abbiamo ​poche notizie​ attendibili. Da Svetonio, nella Vita Terentii,
sappiamo che veniva dall’​Africa​, probabilmente dalla zona libica. Fu portato poi come
schiavo a Roma in giovane età e fu al servizio di Terenzio Lucano e divenuto libero prese il
suo nome diventando ​Publius Terentius Afer​. Ci sono delle incertezze riguardo la sua
data di nascita collocata verso gli anni 195 e 185 dato che in questi anni non ci furono
guerre ma Terenzio fu preso come schiavo di guerra. (si è ipotizzato anche che fosse stato
un gladiatore) A Roma entrò nel ​Circolo degli Scipioni​ e diventa amico con Scipione
Emiliano e Gaio Lelio. Nel circolo scipionico c’erano intellettuali legati dall’apertura per la
cultura ellenistica​ quindi il teatro di Terenzio sarà molto aperto alle esperienze esterofile.
Morì mentre si trovava in ​viaggio​ in Grecia, all'età di circa 26 anni. Era partito per la Grecia
per varie ragioni: la ricerca di altre opere di Menandro, per servirsene come modelli o per
allontanarsi da Roma a causa delle ​accuse dei suoi oppositori​. Le cause della morte
sono incerte, forse per un naufragio e il dolore di aver perduto delle commedie.

Terenzio scrisse ​6 commedie palliate​ tra il ​166 e il 160​ ma che avranno poco successo,
ostacolate dal Collegium Scribarum, che probabilmente faceva un lavoro di censura.
La loro cronologia è certa, grazie alle DIDASCALIE e ai PROLOGHI.
Col termine “didascalia”,si indica una locandina col nome dei poeti, i titoli delle loro opere, il
nome degli attori, la parte musicale( Flaco Claudio Terenzio)
I ​PROLOGHI​ delle commedie di Terenzio non hanno la stessa funzione dei prologhi delle
commedie di Plauto, i quali anticipano i contenuti della rappresentazione. A causa delle
numerose critiche​ che gli venivano rivolte e dello scarsissimo successo che otteneva con
le sue commedie, Terenzio usa invece il prologo per difendersi dai critici malevoli(vetus
malevolus poeta) come Luscio Lanuvino.
Gli oppositori gli rinfacciavano 4 accuse:
1. Terenzio si serve e fa uso della ​contaminatio​. Risposta: contamina come Plauto,
Ennio, Nevio e Andronico.
2. Accusato di ​Furtum​(furto): le commedie greche utilizzate(bruciate) da altri non
potevano essere più toccate nei secoli successivi.
Risposta: “Io non mi sento un ladro: Non ho attinto a scene già usate ma quelle che
nessuno aveva toccato”.
3. Accusato di essere il ​prestanome​ degli Scipioni, quindi di proporre commedie
scritte da altri.
Risposta: “Essere amici di una famiglia virtuosa è un piacere”
4. Assenza di ​vis comica​(presenta testi che non fanno ridere)
Risposta: “Io volutamente voglio fare un teatro legato alla verosimiglianza.”
INSUCCESSI
Durante le prime due rappresentazioni dell'Hecyra il pubblico dopo le prime ​scene
abbandonò il teatro​: durante la prima gli spettatori erano fuggiti dopo aver avuto notizia di
uno spettacolo di pugili, la seconda per uno di gladiatori. Nel secondo prologo, scritto per la
terza rappresentazione, Terenzio ricorda questi insuccessi supplicando però il pubblico di
offrirgli un’ultima possibilità stando attento e in silenzio. Questi insuccessi sono dovuti alla
difficoltà del testo di Terenzio.
Le commedie presentano una trama ​leggera e semplificata​ rispetto a quella di Plauto ma
ancora articolata e si svolge con pochi personaggi(di solito 4: l’adulescens e la fidanzata e i
vecchi padri). Le trame tradizionali della palliata vengono riviste e i ​problemi​ vengono
analizzati più a fondo​. Un argomento ricorrente è quello dello scarto generazionale (figli e
genitori con desideri diversi non si capiscono a vicenda). Alla fine però tutto si risolve con
un lieto fine immancabile.
I PERSONAGGI
La commedia di Terenzio è una commedia relativamente seria; è ​stataria​(si privilegiano il
dialogo e lo scavo psicologico dei personaggi). e non motoria: è ​priva​ di quell’​eccessivo
movimento​ che caratterizzava le scene plautine, ma costruisce intrecci più coerenti e
credibili. La stessa credibilità caratterizza i ​personaggi​ di Terenzio: in essi lo spettatore
può identificarsi, perché non si tratta più di semplici stereotipi monologanti, ma di
personaggi maggiormente sfaccettati con uno scavo psicologico ben definito. Per questo
spesso ricorreva a trame basate sul doppio intreccio (comoedia duplex), affiancando due
persone con caratteri diametralmente opposti, per analizzarne la personalità.

HUMANITAS
All’interno dei testi terenziani c’è la presenza di alcuni temi cardine del dibattito
socio-culturale che animava il Circolo degli Scipioni e che proveniva dalla filosofia greca
che si stava diffondendo a Roma: il concetto di ​Humanitas​(apertura verso l’altro in quanto
essere umano)⟶temine usato per la prima volta da Cicerone. Terenzio non vuole
semplicemente far ridere lo spettatore: vuole ​innescare una riflessione più profonda​.
Ogni essere umano, in quanto tale, deve avere rispetto per ciascun altro essere umano,
poiché ne condivide i limiti, le mancanze, le debolezze. Terenzio dice ” Homo sum: humani
nihil a me alienum puto”(Sono un uomo: nulla che sia umano mi è estraneo) quando invece
Plauto afferma “lupus est homo homini, non homo”(l’uomo è un lupo per un altro uomo,
non un uomo). L’autore non è interessato a compiacere il pubblico, né a farlo ridere a
vuoto, ma il suo obiettivo è quello di ​innescare​, tramite la risata, una​ riflessione​.
Questa sua forte innovatività ha fatto sì che le opere terenziane fossero veramente
apprezzate in particolare nel Medioevo e nel Rinascimento(Rosvita: monaca tedesca che
riscrive le commedie terenziane in chiave cristiana)
La parte ​musicale​ è molto ​ridimensionata​ per rendere la commedia più verosimile
possibile, come anche l’uso del metateatro(creare un divario tra pubblico e attori) perché
Terenzio vuole immergere il pubblico nella scena e non sottolineare la finzione.
LINGUA E STILE
La lingua di Terenzio è una lingua ​seria, ordinaria​, educata e colta tipica della borghesia,
distante dai neologismi e dai giochi di parole spesso scurrili di Plauto. Terenzio è stato
criticato​ per questo in quanto, una lingua che non si abbassa a parolacce e insulti non è
molto verosimile.
COMMEDIE
Hecyra​: Panfilo, innamorato di Bacchide, sposa Filumena, che approfitta di un viaggio del
marito per tornare a vivere con i genitori. Filumena adopera come scusa il carattere della
suocera ("hecyra" significa “suocera”), ma in realtà è incinta a causa di una violenza subita
prima del matrimonio. Panfilo, pur non conoscendo il vero motivo dell’allontanamento,
rifiuta di accettare la moglie in casa, scatenando una serie di equivoci fino a una risolutiva
scoperta finale.
Heautontimorumenos​: Il vecchio Menedemo ha scelto di vivere una vita di rinunce come
punizione (il titolo significa appunto “il punitore di se stesso”) per aver impedito al figlio
Clinia di sposare Antifila, perché povera e senza dote. Clinia ha così scelto di andarsene di
casa e arruolarsi come mercenario. Il giovane alloggia nel frattempo a casa di Clitifone,
figlio di un amico del padre, Cremete. Quando Cremete riconoscerà Antifila come sua
figlia, finalmente Clinia potrà sposarla.

TRAGEDIA ROMANA
I più importanti tragediografi dell'età arcaica sono Pacuvio e Accio.
Pacuvio​ visse tra il 220 e il 130 a C e fu nipote di ​Ennio​, quindi quando si trasferì a Roma
ebbe la strada spianata e frequento il circolo degli Scipioni Pacuvio. Ci ha lasciato pochi
frammenti di circa ​12 tragedie​ con uno s ​ tile​ molto ​elaborato​ ricercato attingendo al teatro
greco di età periclea. Era un teatro molto esasperato(alla ricerca del ​pathos​) che toccava
l'entusiasmo del pubblico mettendo in scena i grandi problemi dell'uomo. Oltre che poeta fu
anche pittore(Cicerone scrive che aveva visto un suo dipinto nel foro). Morì novantenne
(130) a Taranto.
Accio​ nasce da due liberti a Pesaro nel 170 e quindi fa più fatica ad affermarsi a Roma
rispetto a Pacuvio ed è estraneo al Circolo degli Scipioni rimanendo legato ai tradizionalisti.
Ci restano una ​quarantina di titoli​ di tragedie e questo fa capire che fosse più​ diffuso
rispetto a Pacuvio e nelle sue commedie compare per la prima volta la figura dell'​eroe
titanico.
Entrambi scrivono ​tragedie prétextae​; Pacuvio scrive il Paulus che celebrava Lucio Emilio
Paolo Vincitore della battaglia di Pidna e Accio scrive il Brutus riguardante la Cacciata dei
Tarquini e il ​Decius ​che trattava del nobile sacrificio (​devotio​=pratica religiosa che faceva
il generale per assicurarsi la vittoria, morte sacrificale) di Publio Decio Mure alla battaglia di
Sentino.

Lucilio
La satira letteraria, che ha inizio con Lucilio, è un ​genere unicamente romano​ e riprende
solo il nome dalla satira teatrale delle origini ed era un motivo di vanto per i
Romani(“Satura tota nostra est”) che avevano ripreso sia la commedia che la tragedia dal
mondo greco.
Gaio Lucilio nasce a Sessa Aurunca da una ​famiglia equestre​, quindi essendo benestante
aveva possibilità di studio e non dipendeva da altri. Morì nel 102. Secondo quanto riportato
da ​San Girolamo​ nacque nel 148, e quindi morì a 46 anni, ma questo è sicuramente
sbagliato perché sappiamo che partecipa alla spedizione di Numanzia del 133 aC e
avrebbe avuto 15 anni; è amico di Scipione Emiliano(muore nel 129) e Gaio Lelio e anche
perchè Orazio chiama Lucilio senex e la senectute iniziava 60 anni. Quindi Lucilio sarebbe
nato tra il 180 e il 168 aC. Fece un ​viaggio​ ad Atene dove studia la filosofia e letteratura e
diventò amico di vari filosofi (Clitomaco, un platonico, gli dedica un trattato filosofico)..
L’autore trascura tutti gli altri generi letterari per dedicarsi esclusivamente alla satira,
componendo ben trenta libri, che contengono satire non ordinate secondo criteri
cronologici, ma ​metrici​:
➔ 1-21 in esametri
➔ 22-25 esametri e pentametri(distico elegiaco)
➔ 26-30 vari metri
➔ 30 esametri
L’esametro diventa con Lucilio il verso tipico della satira.
I ​temi​ affrontati da Lucilio sono ​i più disparati​: vicende autobiografiche (il viaggio in
Sicilia, le amicizie, …) parodia della tragedia, questioni di poetica, attacchi ad personam
facendo nomi e cognomi riassunto nella ​frase​ “Lucilio castigat ridendo mores”, (Lucilio
castiga col sorriso i costumi)
(es nel primo libro Lentulo Lupo, nemico degli Scipioni, avido di potere, che viene
sbeffeggiato dopo la morte. Lucilio lo immagina di fronte a un’assemblea divina che lo
condanna a bere uno scadente brodo di pesce.)
Nel​ 3*libro​ presenta l'Iter Siculum, un viaggio per raggiungere i suoi possedimenti siciliani,
in cui l'autore rievoca i disagi del cammino(per esempio il dramma per la sosta presso una
Locanda)
Il ​24* libro​ riguarda la​ poetica​ e Lucilio afferma che si rifiuta di scrivere di “serpenti alati” e
“mostri straordinari” andando a colpire il teatro tragico di Pacuvio e Accio. E dice che
preferisce le poesie brevi e incisive(poesis) rispetto ai grandi poemi (brevitas).
Nel ​16*​ libro ci sono satire con ​argomento amoroso​, liriche dedicate a una donna collyra
nome parlante= cum lyra) e potrebbe essere un possibile inizio dell’epistola metrica( lettere
inviate concepite come lettere)
Nel frammento più lungo arrivatoci, Lucilio fornisce una definizione della ​virtù​ riprendendo
le dottrine del filosofo stoico Panezio di Rodi. Da questo si capisce la visione intermedia tra
la tradizione e l’ innovazione perché non esclude i valori del mos maiorum ma dà una
nuova interpretazione della virtù intesa come la capacità di distinguere il bene dal male.

Lingua e stile
Lucilio indica le sue satire con il termine di sermones(conversazioni) e dice che non scrive
né per gli uomini dottissimi né per quelli ignorantissimi ma scrive per il​ ceto medio-alto​(il
ceto a cui lui appartiene; con cui condivide valori) perché i colti non amano la realtà nuda e
cruda che propone e preferiscono la mitologia. Così fa uso di espressioni del sermo
cotidianus, di diminutivi, di composti immaginosi prendendo in prestito anche espressioni
alte dell’epica e di grecismi.

I Romani a teatro
I Ludi scenici non erano rappresentati in teatri fissi, ma in costruzioni provvisorie di legno. Il
primo teatro stabile fu eretto nel 55 aC grazie a Pompeo e secondo Plinio il Vecchio poteva
contenere circa 40.000 spettatori. Il teatro romano riprende dal teatro greco ma non sfrutta
la naturale conformazione del terreno ma si presenta come una vera e propria struttura a
pianta semicircolare. É suddivisa in due zone principali la cavea occupata dagli spettatori e
la scaena,in cui recitano gli histriones. Gli attori erano liberti e stranieri tutti maschi che
svolgevano anche le parti femminili. Il pubblico poteva facilmente riconoscere il
personaggio grazie a un oggetto(senex=tuniche bianche, adulescentes=tuniche
multicolori…) Gli spettacoli teatrali erano gratuiti e avvenivano durante i ​ludi publici
organizzati dallo Stato per celebrare le feste religiose.
Ogni festa era in onore di qualche divinità:
● ludi ​Romani​ in onore di ​Giove Ottimo Massimo​ in ottobre;
● ludi​ plebei ​in onore di ​Giove​ a novembre;
● ludi ​Cereales​ in onore di ​Cerere​ in aprile;
● ludi ​Apollinares​ in onore di Apollo in luglio
Le rappresentazioni erano organizzate da un magistrato, l'​edile​, che attingeva ai fondi statali
oppure contributiva in prima persona. A lui spettava la ​scelta dell'autore​ e dell'​opera​, ma la
messa in scena era curata dal ​dominus gregis​ il capocomico della caterva.(compagnia
degli attori)

IL MILES GLORIOSUS
TRAMA
Il "Miles Gloriosus" è la commedia di Plauto più lunga a noi giunta. La trama è ricca e
articolata e ruota intorno a un soldato vanesio e fanfarone, Pirgopolinice. Il soldato rapisce,
portandola con sé a Efeso, una giovane cortigiana, Filocomasia, amante di Pleusicle,
lontano da Atene in quel momento.
Il furbo schiavo del giovane, Palestrione, si mette sulle tracce di Pirgopolinice. Dopo una
serie di disavventure, lo schiavo riesce a raggiungere il soldato e a far chiamare il suo
padrone. I due sono ospiti del vecchio Periplectomeno, vicino di casa del soldato.
Palestrione escogita un piano per salvare Filocomasia, facendo credere a Pirgopolinice
che la ricca moglie di Periplectomeno sia innamorata di lui. Ulteriore beffa è quella ordita
da Palestrione nei confronti dello schiavo del soldato, Sceledro. Sceledro, infatti, vede
Filocomasia e Pleusicle baciarsi, e Palestrione, per evitare che Pirgopolinice lo scopra, fa
credere all'altro schiavo che il giovane non sta baciando Filocomasia, ma la sorella
gemella.
Quello del doppio è un espediente molto utilizzato nelle commedie latine, soprattutto da
Plauto.

ANALISI

Antrotorgo→ Il suo nome è un composto greco che significa: “roditore di pane”. È il


parassita di Pirgopolinice che ricorre a tutta la sua capacità di adulazione per garantirsi
cibo e protezione. Appare solo nel primo atto e con commenti sussurrati a parte si diverte a
smantellare le mirabolanti imprese del militare. Rappresenta il personaggio del parassita.

Palestrione→ Palestrione è il servo di Pirgopolinice, che precedentemente era stato al


servizio di Pleusicle; rappresenta uno dei personaggi ricorrenti della commedia plautina, il
“servus callidus”; è un personaggio sfrontato e geniale, spavaldo orditore di incredibili
inganni a favore del giovane Pleusicle e contro il vanesio soldato. Plauto lo definisce in vari
luoghi “architetto”.

Periplectomeno→Amico del padre del giovane Pleusicle, ha 54 anni, è ricco, generoso,


giovanile, astuto; vicino di casa di Pirgopolinice, è un vecchio che ha messo a disposizione
tutta la sua saggezza ed esperienza per riconciliare la coppia di giovani separata
ingiustamente. Personaggio tipico della commedia plautina, e cioè il “senex lepidus”, il
vecchio libertino.

Sceledro→ servo del soldato che ha il compito di sorvegliare filocomasio è diffidente


incredulo sciocco codardo.Ecco come Palestrione descrive l’inganno fatto a Sceledro, e
cioè di non aver visto Filocomasio baciarsi con Pleusicle nella casa di Periplectomeno.

Filocomasio→ Amante del giovane ateniese trattenuta in casa come concubina da


Pirgopolinice; è astuta e furba. Negli stereotipi dei personaggi Plautini rappresenta la
“meretrix”, la cortigiana amata dall’”adulescens”.
Pleusicle→ è il giovane ateniese amante di Filocomasio. Per recuperare la sua amata si fa
ospitare a casa del vecchio Periplectomeno. È modesto e umile. Rappresenta il tipico
“adulescens” della commedia di Plauto, e cioè il giovane amante innamorato di una
cortigiana.
Lurcione: è un altro servo di Pirgopolinice.
Acroteleuzio: Cortigiana procurata da Periplectomeno per il loro piano; E’ bella, intelligente,
astuta, furba, perfida. Nell’inganno interpreta la giovane moglie di Periplectomeno, che si è
pazzamente innamorata di Pirgopolinice.
Milfidippa: Serva di Acroteleuzio; E’ bella, intelligente, astuta, furba.
Aguzzini: sono i servi di Periplectomeno che castigano Pirgopolinice accusandolo di
scandalo

SONO UN UOMO
Cremete e Menedemo sono i padri di due figli maschi di nome Clinia e Clitifone,sono
diventati vicini di casa dopo che Menedemo ha acquistato un pezzo di terra.
Un giorno Cremete decide di chiedere al vicino perché si ammazzasse di lavoro nel
mettere a posto quel podere, chiedendosi appunto perché facesse tutto quello se aveva
tutti i mezzi possibili per far coltivare e aggiustare a qualcun altro quel pezzo di terra,
dicendogli che lui ormai è anziano e che dovrebbe prendersi cura di se stesso.Gli chiedo a
cosa mira e cosa cerca, gli dice che ogni volta che lui(cremete) esce di casa o rientra lo
vede lavorare.
A questo punto Menedemo gli chiede perché vuole saperlo e di farsi gli affari suoi,Cremete
gli dice che essendo un uomo tutto quello che riguarda gli uomini gli riguarda quindi è
giusto preoccuparsi per qualcuno che vede in difficoltà. Menedemo dice che a lui sta bene
così. Cremete invece gli dice che se ha qualche problema ne può parlare con
lui,Menedemo inizia a piangere viene confortato dal vicino e successivamente i racconterà
il motivo del suo dispiacere e del suo tormentarsi così tanto.
HUMANITAS

UNA SUOCERA ATIPICA

La madre di Panfilo si sente in colpa per l'allontanamento della moglie del figlio
Filumena,per questo decide di parlare con lui dicendogli che si sente responsabile e che se
ne andrà presto in campagna lasciando la città con il padre. Inconsapevole del fatto che il
figlio avesse violentato la moglie lasciandola incinta, essa è sempre più convinta della sua
decisione anche se il figlio cerca di convincerla a restare dicendo che non può lasciare le
sue amiche i suoi parenti e le sue feste, lei ribatte dicendo che quelle sono cose per
giovani e che ormai l’età sta avanzando. Allora la madre lo supplica di accettare la sua
decisione e di lasciarla andare. Lui termina dicendo povero me, lodando la madre e la
moglie nella sua testa,pensando a come sarebbe la sua vita se non ci fosse quella Nube.

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