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LA CENTRALITÀ DELL’AMORE

NEL MATRIMONIO
L’insegnamento di Amoris laetitia
Maria Cruciani *

La centralità dell’amore nel matrimonio è affermata da papa


Francesco fin dall’inizio della sua Esortazione apostolica Amoris laeti-
tia. Presentando la struttura del documento, il Papa indica come cen-
trali i due capitoli dedicati all’amore: il capitolo IV sull’amore nel ma-
trimonio e il capitolo V sull’amore che diventa fecondo1. Esplicitando
la struttura di Amoris laetitia, il Papa sembra suggerire un criterio di
lettura del documento il cui insegnamento è imperniato sull’amore
nella famiglia, così come indicato nell’oggetto dell’Esortazione apo-
stolica. I capitoli che precedono e quelli che seguono, dunque, posso-
no essere visti come i due pannelli laterali di un trittico dove i perso-
naggi ritratti sono raffigurati nell’atto di interloquire con la figura ri-
tratta nel pannello centrale allo scopo di metterne in luce la rilevanza.
I primi capitoli di Amoris laetitia si possono vedere come la traccia
della prospettiva nella quale leggere l’insegnamento sull’amore coniu-
gale e gli ultimi capitoli – in particolare il tanto discusso capitolo VIII
– come l’indicazione delle ripercussioni di tale insegnamento. Osser-
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vando Amoris laetitia in questa luce, due categorie emergono ai lati


della centralità dell’amore nel matrimonio: da un lato la vocazione
della famiglia e dall’altro il discernimento coniugale. Seguiamo allora
questo percorso ermeneutico e andiamo a mettere a fuoco queste due
categorie per cogliere la portata dell’insegnamento di Amoris laetitia
sulla centralità dell’amore nel matrimonio.

* Professor of Moral Theology at the Pontifical Gregorian University / Profesor de Te-


ología moral matrimonial en la Pontificia Universidad Gregoriana / Docente di Teolo-
gia morale matrimoniale presso la Pontificia Università Gregoriana. AL

StMor 57/2 (2019) 305-320


306 MARIA CRUCIANI

1. La vocazione della famiglia

Il capitolo III di Amoris laetitia, che precede immediatamente il ca-


pitolo sull’amore nel matrimonio, tratta della «vocazione della
famiglia» e si conclude affermando l’insostituibilità della risposta a
tale vocazione. Parlando della famiglia in termini di vocazione, papa
Francesco sottolinea l’importanza del primo annuncio: il kerigma, e
dunque l’invito alla relazione personale con Cristo.
Il termine vocazione in Amoris laetitia è inteso in senso biblico, così
come appare fin dal primo capitolo, nel quale la realtà familiare è con-
templata alla luce della parola di Dio, un Dio che bussa alla porta di
ogni famiglia perché desidera essere accolto da questa per condi-
viderne l’intimità e trasfigurarla: «se qualcuno ascolta la mia voce e mi
apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20)2.
Nell’attribuzione del concetto di vocazione alla famiglia si può
vedere un elemento di continuità con Familiaris consortio e al tempo
stesso una cesura. L’elemento di continuità è rappresentato dalla scelta
lessicale, poiché anche Familiaris consortio parla della famiglia come di
una vocazione3. La cesura è costituita, invece, dalla diversa accentu-
azione di significato del termine vocazione: mentre in Familiaris consor-
tio l’accento è posto su un’idea di stato di vita, in Amoris laetitia l’ac-
cento cade decisamente sull’incontro personale con il Vangelo e la
persona di Cristo.
La connotazione biblica di questa categoria linguistica in Amoris
laetitia evidenzia la dimensione storico-salvifica della vocazione: la
chiamata a seguire il Signore è animata da un dinamismo che spinge a
un progressivo approfondimento della relazione con Cristo. La vo-

1 Cf. FRANCESCO, Amoris laetitia [= AL], Esortazione apostolica sull’amore


nella famiglia (19.03.2016), in AAS 108/4 (2016) 311-446, n. 6.
2 Cf. Ibid., n. 15.
3 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Familiaris consortio, Esortazione apostolica (22.11.

1981), in AAS 74/2 (1982) 81-191, n. 11: «La Rivelazione cristiana conosce due
modi specifici di realizzare la vocazione della persona umana, nella sua interezza,
all’amore: il Matrimonio e la Verginità. Sia l’uno che l’altra, nella forma loro pro-
pria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell’uomo».
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cazione della famiglia è quindi intesa come la storia della relazione con
Dio nella vita di coppia. Nel matrimonio la risposta all’amore di Dio
che chiama prende corpo nella storia d’amore degli sposi, i quali nel-
la loro quotidianità costruiscono le relazioni di comunione familiare
dove Dio ha la propria dimora4. Si tratta di un cammino che si svolge
tra il già del dono gratuito di Dio che chiama e il non ancora del com-
pimento al quale ogni coppia tende incessantemente.
Assistiamo qui a un cambio di paradigma: si passa dal matrimonio
come stato di vita predeterminato, nel quale si entra per vivere con-
formemente alle regole che lo definiscono, al matrimonio come vo-
cazione nella quale si cresce giorno dopo giorno in relazione a Dio che
chiama5. C’è un passaggio da un paradigma volto ad operare un con-
trollo sullo spazio in cui si articola la relazione coniugale a un para-
digma incentrato sull’intento di attivare un processo che nel tempo
porti a una sempre maggiore conformazione della relazione degli spo-
si a Cristo6.
Questo mutamento di paradigma investe molteplici aspetti della ri-
flessione teologica: dal diritto canonico alla teologia dogmatica e alla
teologia morale per approdare alla pastorale. Se il matrimonio è la
«risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come se-
gno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa»7, ne consegue che il
matrimonio è edificato dall’amore coniugale in termini di fedeltà, cioè
come atteggiamento che prende corpo all’interno della relazione di
coppia per esigenza interna all’amore e non come legge imposta dal-
l’esterno, dunque come espressione della totalità del dono di sé e non
come diritto all’uso esclusivo del corpo8.
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4 Cf. AL, n. 315.


5 Cf. L.L. BEDIN FONTANA, «Edificar o matrimonio no amor: a mudança de
paradigma teológico de Amoris laetitia», in L. AGOSTINI FERNANDES (ed.), Amo-
ris laetitia em questão. Aspectos bíblicos, teológicos e pastorais, Paulinas, São Paulo –
Brasil 2018, 89-92.
6 È l’applicazione al matrimonio del principio della superiorità del tempo al-

lo spazio enunciato in Evangelii gaudium n. 222.


7 AL, n. 72.
8 Cf. A. GRILLO, «“Ius in corpus” e “come tra fratello e sorella”. Oltre la ri- AL
308 MARIA CRUCIANI

Se il matrimonio è costituito dall’amore coniugale, cosa accade


quando l’amore finisce? Si può parlare in questo caso di «morte morale
del vincolo sacramentale» o di «dispensa dal vincolo sacramentale»9?
La questione esorbita dall’ambito teologico-morale e va ad interpellare
la competenza dei canonisti, ma appare di tutta evidenza il supera-
mento di una visione giuridico-formale del matrimonio nella quale
l’amore era talmente irrilevante da arrivare ad affermare non amor sed
consensus facit nuptias. Restando sul piano teologico-morale, andiamo
ad esaminare l’altro pannello del nostro trittico ermeneutico: il discer-
nimento coniugale.

2. Il discernimento coniugale

Anche sulla categoria di discernimento, come su quella di vocazione,


si osserva una continuità/discontinuità con Familiaris consortio sia ri-
guardo alla soggettività degli sposi nel discernimento, sia riguardo al-
l’oggetto del discernimento.
Sulla soggettività degli sposi nel discernimento, Familiaris consortio
al n. 5 afferma l’insostituibilità del contributo specifico degli sposi e
dei genitori cristiani per l’elaborazione di un autentico discernimento
evangelico, ma al n. 84 rammenta ai pastori che «sono obbligati a ben
discernere le situazioni». Appare del tutto evidente una visione linea-
re della comunicazione in cui il ruolo dei laici è fornire elementi ne-
cessari al pastore affinché possa «ben discernere». In Amoris laetitia
300 papa Francesco, riprendendo la relazione finale del Sinodo Ordi-
nario sulla famiglia10, indica quale soggetto di discernimento «le per-
sone interessate» che sono accompagnate dai presbiteri «secondo l’in-
segnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo». In questa

duzione fisica delle nozze», in ID., Meravigliosa complessità. Riconoscere l’Amoris lae-
titia nella società aperta, Cittadella, Assisi 2017, 81-83; L.L. BEDIN FONTANA,
«Edificar o matrimonio no amor», 90.
19 A. GRILLO, Meravigliosa complessità, 80.
10 Cf. Relatio finalis 2015, n. 85.
LA CENTRALITÀ DELL’AMORE NEL MATRIMONIO 309

prospettiva gli sposi, insieme al sacerdote che li accompagna, formano


un sistema di significato, dove la circolarità della comunicazione è
aperta a un di più di senso che è sempre oltre11.
Quanto all’oggetto del discernimento, Amoris laetitia 303 com-
prende in esso non solo la corrispondenza della situazione vissuta alla
proposta del Vangelo, ma anche il riconoscimento sincero e onesto di
«ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio
[…] in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia an-
cora pienamente l’ideale oggettivo». Oggetto di discernimento è il do-
no possibile qui adesso, e quindi la possibilità concreta di autodona-
zione sincera e onesta. Immediatamente a seguire il Papa ricorda che
«questo discernimento è dinamico e deve restare sempre aperto a
nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realiz-
zare l’ideale in modo più pieno»12.
Questo discernimento nel capitolo VIII viene riferito espressamen-
te alle «situazioni dette “irregolari”», ma se lo si mette in relazione al-
la prospettiva storico-salvifica propria della vocazione della famiglia,
tracciata nel capitolo III di Amoris laetitia, non si può non cogliere la
pertinenza di un tale discernimento dinamico anche alle situazioni det-
te regolari. Se il matrimonio è la risposta della coppia all’invito rivolto-
le da Cristo a seguirlo sulla strada del reciproco dono totale di sé, allo-
ra è necessario discernere continuamente nella propria storia coniuga-
le le orme di Cristo che conduce progressivamente gli sposi alla pie-
nezza del dono «per portarli ai vertici dell’unione mistica»13. L’auto-
donazione degli sposi, sotto la guida di Cristo, assume ogni giorno di
più la forma dell’autodonazione di Cristo impressa in ogni relazione
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sponsale ab origine, per creazione, affinché possa svilupparsi nel corso


della propria storia attraverso un dinamismo incessante di dono di sé
analogo al dinamismo intratrinitario che in esso si rispecchia14.

11 Sulla soggettività degli sposi nel discernimento cf. M. CRUCIANI, «Gli spo-
si soggetto di discernimento», INTAMS Review 22 (2016) 77-81.
12 AL, n. 303.
13 Ibid., n. 316.
14 In Amoris laetitia 314 il Papa parla di inabitazione della Trinità nell’amore

coniugale. Sul rapporto analogico tra famiglia e Trinità cf. M. CRUCIANI, «Tri- AL
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3. Il dinamismo dell’amore sponsale

Nella pala centrale del nostro trittico ermeneutico troviamo l’amo-


re sponsale definito come «“un’unione affettiva”, spirituale e oblativa
che però raccoglie in sé la tenerezza dell’amicizia e la passione eroti-
ca»15. Una tale definizione indica nel dinamismo affettivo che anima
la relazione degli sposi la radice del loro legame.

3.1. Un dinamismo affettivo


Ponendo l’accento sulla dimensione affettiva del legame sponsale,
il Papa non intende assolutizzare i sentimenti e la passione e osserva
che sentimenti e passione possono anche indebolirsi, ma afferma al
tempo stesso che l’amore coniugale è ordinato a raggiungere la sua
pienezza nella carità.
Nel definire l’amore coniugale un’unione affettiva, papa Francesco
cita espressamente san Tommaso16, indicando nella prospettiva tom-
masiana le coordinate del suo argomentare. Nel testo citato dal Papa,
san Tommaso afferma che l’amore non è semplice benevolenza, poi-
ché non coinvolge solo la ragione, ma anche l’affettività17. L’atto di ca-
rità, dunque, al quale l’amore appartiene18, è caratterizzato dall’unione

nità e dinamica coniugale», in ID., Teologia dell’affettività coniugale. La forma cri-


stica della fedeltà in una prospettiva rinnovata delle virtù, Cittadella, Assisi 2013,
444-452.
15 AL, n. 120.
16 STh, II-II, q. 27, a. 2. È una delle 15 citazioni esplicite di san Tommaso con-

tenute nel capitolo IV di Amoris laetitia, che ne comprende in tutto 20: 15 nel ca-
pitolo IV e 5 nel capitolo VIII. Da notare che 5 delle 15 citazioni tommasiane del
capitolo IV appartengono al trattato sulle passioni (STh, I-II, qq. 22-48) e questo
è indicativo dell’intenzione del Papa di attingere a quella parte della tradizione
tommasiana, rimasta piuttosto in ombra, per rispondere a uno dei problemi evi-
denziati dal Sinodo, che osserva: «Molti sono quelli che tendono a restare negli
stadi primari della vita emozionale e sessuale» (Relatio Synodi 2014, n. 10).
17 STh, II-II, q. 27, a. 2, c. «Sic igitur in dilectione, secundum quod est actus

caritatis, includitur quidem benevolentia, sed dilectio sive amor addit unionem
affectus».
18 STh, II-II, q. 27, a. 1, c. «amare convenit caritati in quantum est caritas».
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affettiva. L’amore coniugale, insegna papa Francesco citando Familia-


ris consortio 13, è interiormente orientato alla sua pienezza, che è la ca-
rità coniugale. Questo significa che la pienezza dell’amore coniugale
non può non comprendere l’unione affettiva.
Il legame affettivo degli sposi, dunque, costituisce un valore da ri-
conoscere e salvaguardare, assumendone responsabilmente il dinami-
smo che lo anima, e questo comporta la necessità di metterne a fuoco
le caratteristiche. Anteponendo alla definizione dell’amore coniugale
l’analisi dell’inno all’amore di 1Cor 13,4-7, papa Francesco traccia la
prospettiva da assumere nell’andare a osservare il legame affettivo de-
gli sposi.

3.2. Un dinamismo autonomo


Nell’inno di 1Cor 13,4-7 san Paolo indica le caratteristiche dell’a-
more, senza alcuna pretesa di esaustività ma in modo esemplificativo,
«alla stregua di una sequenza fotografica che fissa solo alcune istanta-
nee di una realtà in movimento»19. Ciascuna di queste istantanee illu-
stra un atteggiamento da assumere più che un’azione puntuale da
compiere. Non si tratta semplicemente di eseguire azioni, ma di svi-
luppare modalità abituali di relazionarsi che si manifestano nelle azio-
ni. Sono le virtù o habiti che delineano la fisionomia morale del sog-
getto, cioè il suo stile relazionale.
L’atteggiamento morale non attiene semplicemente all’operatività,
ma investe anche la ragione e l’affettività20. L’azione morale è espres-
sione di una scelta e quindi coinvolge la ragione, ma questa è mossa e
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orientata dall’affettività che potenzia la competenza analitica del sog-


getto e ne determina la capacità decisionale21. La pazienza, la bene-
volenza ecc., non sono semplicemente l’assunzione di un ragiona-

19 A. FUMAGALLI, L’amore in Amoris laetitia. Ideale, cammino, fragilità, Paoline,


Cinisello Balsamo (MI) 2017, 21.
20 Cf. TOMMASO D’AQUINO, De Virtutibus in communi, q. 1, a. 1, ad 13.
21 Cf. A.R. DAMASIO, Decartes’ Error. Emotion, Reason, and the Human Brain,

New York 1994; tr. it. L’Errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adel-
phi, Milano 20047, 235-282. AL
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mento logico, ma l’espressione di un orientamento del cuore che in-


dirizza la ragione a cogliere il bene possibile e si concretizza negli at-
ti compiuti abitualmente dal soggetto. Orientare il cuore è un pro-
cesso dinamico che procede e si sviluppa attraverso le ragioni proprie
del cuore, cioè assumendo responsabilmente la logica intrinseca al de-
siderio stesso e non andando a mutuare da altre istanze antropologi-
che i criteri regolatori degli affetti. «Il cuore ha le sue ragioni che la
ragione non conosce»22 e dunque c’è un’autonomia dell’istanza affet-
tiva che va riconosciuta e accolta per promuovere la maturazione in-
tegrale della persona23.
L’argomentare del Papa si colloca su questa linea nel momento in
cui invita a cercare il criterio regolatore di un moto affettivo all’inter-
no di esso, andando alla radice del moto affettivo stesso. Così, ad
esempio, la capacità di godere del bene altrui incontra il suo limite nel
desiderio di equità come desiderio di godere del bene di tutti e non so-
lo di qualcuno che ha troppo a fronte di altri che mancano del neces-
sario24. C’è, dunque, una logica interna al moto affettivo, un dinami-
smo proprio, da accogliere responsabilmente per condurre il moto af-
fettivo verso quella pienezza cui è naturalmente orientato.

3.3. Un dinamismo da assumere responsabilmente


Assumere responsabilmente la tenerezza e la passione erotica sem-
bra un’affermazione intrinsecamente contraddittoria, poiché nel sen-
tire comune gli affetti, in particolare la passione erotica, sono com-
presi come realtà totalmente estranee e spesso opposte alla ragione.
Il testo di san Tommaso che il Papa cita al n. 120 di Amoris laetitia,
dove definisce l’amore sponsale «un’unione affettiva», parla della pas-

22 B. PASCAL, Pensieri, Fratelli Melita Editori, Genova 19902, 210, pensiero


277.
23 Sull’autonomia dell’istanza affettiva cf. M. CRUCIANI, «L’affettività: una ca-
tegoria antropologica fondamentale», in ID., Teologia dell’affettività coniugale. La
forma cristica della fedeltà in una prospettiva rinnovata delle virtù, Cittadella, Assisi
2013, 195-246.
24 Cf. AL, n. 96.
LA CENTRALITÀ DELL’AMORE NEL MATRIMONIO 313

sione dell’amore come il risultato di un’assidua ispezione della cosa ama-


ta25. Una tale assidua ispezione sorge dal desiderio dell’amante di rag-
giungere l’amato nell’intimo, perché «chi ama non si accontenta di una
conoscenza superficiale dell’amato, ma cerca di capire intimamente
tutto ciò che lo concerne e di penetrare così nella sua intimità»26. Que-
sto desiderio dell’amante di raggiungere l’amato nell’intimo produce
una concentrazione delle potenze dell’anima sull’oggetto d’amore. San
Tommaso chiama distractio una tale concentrazione nella quale l’anima
è dis-tratta da tutti gli altri oggetti e concentrata sull’amato27.
Ci troviamo di fronte a quel movimento estatico dello spirito che
papa Francesco più volte richiama nella sua Esortazione apostolica
quando parla della tenerezza come sguardo contemplativo della bel-
lezza e della sacralità dell’altro. In Amoris laetitia 127 leggiamo: «La te-
nerezza […] ci porta a vibrare davanti a una persona con un immenso
rispetto e con un certo timore di farle danno o di toglierle la sua liber-
tà. L’amore per l’altro implica tale gusto di contemplare e apprezzare
ciò che è bello e sacro del suo essere personale». A questo movimento
estatico dello spirito segue quella che san Tommaso definisce quietatio:
l’appagamento dell’anima che riposa sull’amato. Tale appagamento ri-
sulta dal compiacimento di sé dell’amante nell’amato28. Nel suo essere
presso l’altro, l’amante contempla la propria persona con gli occhi del-
l’amato, del quale si trova a condividere lo sguardo prospettico. Que-
sta collocazione esistenziale fa gustare all’amante la bellezza della pro-
pria persona e questo lo spinge ad aderire ancora di più all’amato.
Una tale adesione compiaciuta all’esistenza dell’altro, oltre a deter-
minare una continuità degli spiriti, rende l’amante più recettivo alla
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forma dell’amato e questo produce una conformazione (adaequatio)


dell’amante all’amato29. Si tratta di una conoscenza per connaturalità

25 STh, II-II, q. 27, a. 2, c: «Passio autem amoris hoc habet quod non subito
exoritur, sed per aliquam assiduam inspectionem rei amatae».
26 STh, I-II, q. 28, a. 2, c.
27 Cf. TOMMASO D’AQUINO, De Veritate, q. 8, a. 12, ad 3.
28 Cf. STh, I-II, q. 15, a. 1, c.
29 Papa Francesco sembra riferirsi a questa conformazione quando parla di

«somiglianza tra gli amici che si va costruendo con la vita condivisa» (AL, n. 123). AL
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nella quale l’amante arriva a toccare l’intimità dell’amato fino a co-


gliere, oltre all’ineffabile unicità del suo essere in divenire, anche lo stes-
so atto del divenire dell’altro, cioè il suo profondo desiderio di essere.
In questa connaturalizzazione avviene una certa trasformazione
dell’affettività dell’amante secondo la forma dell’amato30. Nella pro-
fonda adesione all’esistenza dell’altro accade, cioè, quella che si po-
trebbe definire un’osmosi esistenziale: l’amante arriva ad assumere come
propria la passione che anima in profondità l’essere dell’amato. Il Pa-
pa afferma la necessità di giungere a una tale com-passione (cum+pathos)
per poter approfondire il dialogo di coppia31.
La conformazione dell’affetto dell’amante all’amato è il risultato
della ridondanza della gioia dell’amore fino all’appetito sensitivo. Se-
condo san Tommaso la gioia che promana dall’atto virtuoso ridonda
fino all’appetito sensitivo causando la passione, la quale, per effetto di
questa ridondanza, si configura come il frutto del perfezionamento del-
la virtù32. Emerge qui da un lato la responsabilità morale della passio-
ne e dall’altro la complessità del legame affettivo di una coppia.
Se il desiderio conduce la ragione a un’assidua ispezione dell’amato,
dalla quale scaturisce la passione, ne consegue che la ragione è tutt’al-
tro che estranea alla passione, dal momento che ne promuove il sor-
gere e dunque anche il perdurare. In questo senso si può parlare di re-
sponsabilità morale della passione: il soggetto, nel suo autodetermi-
narsi in senso coniugale, orienta tutto se stesso all’oggetto d’amore dal
quale si sente attratto attraverso un atto della volontà, con il quale sce-
glie liberamente di lasciarsi attrarre dall’altro fino in fondo.

3.4. Un dinamismo complesso


La ridondanza della gioia dell’amore fino all’appetito sensitivo met-
te in luce la complessità del legame affettivo di una coppia. In Amoris

30 «quaedam transformatio affectus in rem amatam» (TOMMASO D’AQUINO,


In III Sent., dis. 27, q. 1, a. 1, c.).
31 Cf. AL, n. 138.
32 STh, I-II, q. 59, a. 5, c.: «Et sic per redundantiam huiusmodi, quanto virtus

fuerit perfectior, tanto magis passionem causat».


LA CENTRALITÀ DELL’AMORE NEL MATRIMONIO 315

laetitia 126 papa Francesco distingue gioia e piacere, ma indica anche


la relazione che lega queste due dimensioni dell’affettività. La gioia,
afferma il Papa citando san Tommaso, è la «dilatazione dell’ampiezza
del cuore»33, dunque non si identifica con il piacere, ma lo compren-
de e lo salvaguarda, poiché la gioia «allarga la capacità di godere e per-
mette di trovare gusto in realtà varie»34.
Una tale distinzione appare come un invito a rispettare la comples-
sità della vita affettiva che investe i diversi livelli dell’esistenza umana:
somatico, psicologico, morale, spirituale35. A livello somatico trovia-
mo gli affetti sensoriali, che si muovono sul registro del piacere/spia-
cevolezza. A livello psicologico l’istanza affettiva si esprime nelle emo-
zioni e negli stati emotivi, che si manifestano come benessere/males-
sere. A livello morale troviamo i sentimenti che sono il risultato del-
l’assunzione responsabile di affetti sensoriali e stati emotivi. Nel sen-
timento il soggetto consente alla percezione di piacere e di benessere
attraverso un assenso motivato, che si modula sul registro dell’apprez-
zamento/disprezzo, e reitera le azioni che danno luogo a queste per-
cezioni. Il moto affettivo viene così consolidato e diviene una modali-
tà stabile del sentire. A livello spirituale troviamo le aspirazioni tra-
scendenti, che si modulano sul registro della felicità/disperazione.
Il legame affettivo di una coppia si configura come piacere di stare
alla presenza dell’altro, stato di benessere nel percepirsi relazionato a lui,
apprezzamento della percezione di piacere e di benessere legati all’es-
sere collocato nella relazione con l’altro, gioia di percepirsi come il ter-
mine della donazione totale ed esclusiva dell’altro nell’amore.
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33 Cf. STh, I-II, q. 31. a. 3, ad 3: «nam laetitia imponitur a dilatazione cordis,


ac diceretur latitia».
34 AL, n. 126.
35 Per la stratificazione dell’affettività cf. M. SCHELER, Der Formalismus in der

Ethik und die materiale Wertethlik, Max Niemeyer, Halle 1927; tr. it. Il formalismo
nell’etica e l’etica materiale dei valori, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1996,
411-425, ripresa da R. DE MONTICELLI, L’ordine del cuore. Etica e teoria del senti-
re, Garzanti, Milano 2003, 295 e da C.A. BERNARD, Théologie affective, Les Edi-
tions du Cerf, Paris 1984; tr. it. Teologia affettiva, Paoline, Cinisello Balsamo
(MI) 1985, 34-79. AL
316 MARIA CRUCIANI

Un dinamismo ascendente e discendente percorre questi livelli in-


tegrandoli. Benedetto XVI in Deus caritas est al n. 7 descrive questo di-
namismo come amore ascendente (eros) e amore discendente (agape),
evidenziando la necessità di non separare questi due aspetti, spesso
messi in antitesi tra di loro. Riguardo al dinamismo ascendente dell’e-
ros, il Papa sottolinea l’esigenza di una purificazione36. L’eros, in quan-
to dinamismo ascendente dell’amore, evidenzia il protendersi dell’uo-
mo verso il divino e quindi segnala l’esigenza di legare gli affetti sen-
soriali alle aspirazioni trascendenti in un cammino di integrazione che
implica delle scelte 37.
Nel processo di elaborazione delle emozioni, la neurobiologia met-
te in luce un percorso di selezione e integrazione che, partendo dalle
reazioni metaboliche e immunitarie, attraversa in senso ascendente i
diversi livelli dell’affettività passando dal semplice al sempre più com-
plesso38. In questo percorso ascendente la selezione appare orientata a
esaltare il valore degli elementi più vicini alla dimensione somatica,
dove gli affetti sensoriali, come le radici di un albero, costituiscono il
fondamento delle scelte affettive. La salvaguardia degli affetti senso-
riali, allora, diviene condizione imprescindibile dell’esercizio della re-

36 Cf. BENEDETTO XVI, Deus caritas est [= DCE], Lettera enciclica sull’amore
cristiano (25.12.2005), in AAS 98/3 (2006) 217-252, n. 5.
37 In Deus caritas est, al n. 5 il Papa parla di rinunce (abnegationes) piuttosto che

di scelte. Il termine rinuncia appare poco funzionale a descrivere l’ascesi come


cammino di liberazione dell’eros: il termine rinuncia, infatti, evidenzia l’aspetto
della privazione, stimolando l’emergere di una tonalità emotiva depressa, mentre
il termine scelta sottolinea l’elezione, facendo emergere una tonalità emotiva ele-
vata e dunque più direttamente legata alla gioia del dono, di cui il Papa parla suc-
cessivamente al n. 7 in termini di desiderio di esserci per l’altro.
38 È il principio di annidamento descritto da A.R. Damasio: «Parte dei meccani-

smi del sistema immunitario e della regolazione metabolica è incorporata nei


meccanismi tipici del dolore e del piacere. Parte di questi ultimi è incorporata nei
meccanismi degli impulsi e delle motivazioni. […] Parte dei meccanismi di tutti i
livelli precedenti […] è incorporata nel meccanismo delle vere e proprie emozio-
ni», secondo un principio di «“annidamento” del più semplice nel più comples-
so» (cf. A.R. DAMASIO, Looking for Spinoza. Joy, Sorrow and the Feeling Brain, Har-
court, Orlando 2003; tr. it. Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti e cervello,
Adelphi, Milano 20042, 52-53).
LA CENTRALITÀ DELL’AMORE NEL MATRIMONIO 317

sponsabilità morale del soggetto riguardo al proprio mondo affettivo.


La gioia del dono sorge dal piacere sensoriale che, avvicinandosi
sempre di più all’altro in un percorso coinvolgente tutte le dimensioni
del proprio essere, diviene desiderio di essere nell’altro con tutto se
stesso. Non è ebbrezza dionisiaca che porta alla disgregazione dell’io,
ma esodo da sé, amore agapico che conduce a una progressiva inte-
grazione dell’io, è perdersi nell’altro per potersi ritrovare. Il piacere del-
l’eros appare, dunque, naturalmente orientato alla gioia dell’agape: il
dono di sé dell’agape si configura come il compimento dell’eros nel qua-
le l’amore agapico si radica. Si tratta, allora, di assumere responsabil-
mente quest’orientamento naturale volto a legare il piacere degli affet-
ti sensoriali alla gioia delle aspirazioni trascendenti, riconducendo nel
proprio progetto esistenziale tutti i moti affettivi che accompagnano le
relazioni e strutturandoli così in modalità stabili del proprio sentire. Il
dinamismo discendente dell’agape s’inserisce nell’eros, che nell’avvici-
narsi all’altro diventa desiderio di esserci per l’altro, dono di sé39.
Papa Francesco in Amoris laetitia 164 mette in luce come l’agape,
nel suo movimento discendente di donazione all’altro, porta con sé
tutta la carica dell’eros. Nel momento in cui la coscienza rinnova la
scelta di continuare ad appartenere all’altro, produce un dinamismo
che percorre in senso discendente i diversi livelli della vita affettiva.
L’intensità e la profondità di una tale decisione suscita innanzitutto
quella che il Papa chiama «una nuova forma di emozione»40. Siamo al
livello psichico, dove gli affetti prendono la forma degli stati emotivi,
tra i quali papa Francesco sottolinea la tenerezza. Nel ripercuotersi sul
livello sensoriale, questo dinamismo affettivo prodotto dalla coscienza
Approfondimenti

dà vita ad «altre espressioni sensibili»41, frutto della fantasia del-


l’amore che trova modalità sempre nuove di manifestarsi.
Anche questo dinamismo discendente dell’amore trova conferma
negli studi sulla neurobiologia delle emozioni, che mettono in luce la
responsabilità morale del soggetto nel plasmare i propri affetti, attra-

39 Cf. DCE, n. 7.
40 AL, n. 164.
41 Ibid. AL
318 MARIA CRUCIANI

verso il potere della coscienza di manipolare le immagini. Si tratta di


quello che Damasio chiama marcatore somatico42. Secondo tale teoria il
soggetto archivia nel suo cervello emotivo mappe neurali che registra-
no l’insieme delle reazioni somato-sensitive insorte in presenza di un
determinato oggetto. Il cervello registra in forma d’immagini sia le
mappe neurali relative all’oggetto, sia quelle relative allo stato cor-
poreo prodotto dalla relazione con l’oggetto, stato corporeo che con-
trassegna positivamente o negativamente. In presenza di immagini
relative a oggetti dello stesso tipo, il cervello riattiva le mappe dello
stato corporeo corrispondenti a tali immagini.
La coscienza, in questo processo, non si limita a registrare le im-
magini del proprio stato corporeo, ma le manipola, perché è capace di
trasformare e combinare immagini inventando nuove azioni ed elabo-
rando piani per azioni future43. Questo potere della coscienza di ma-
nipolare le immagini relative al proprio stato corporeo mette in luce
la responsabilità morale del soggetto nel plasmare la propria affettivi-
tà. Attraverso le mappe neurali connesse al tipo d’immagini coltivate
dal soggetto è possibile dare forma al proprio mondo affettivo nei di-
versi strati in cui esso si articola.
L’immagine di un sé ideale, contemplata dal soggetto che vive una
relazione di coppia, sollecita un investimento affettivo che contrasse-
gna positivamente l’immagine stessa, consentendo al moto affettivo,
che è all’origine del legame di coppia, di ripercorrere in senso discen-
dente i diversi livelli dell’affettività per andare a incarnare l’amore nel-
le fibre più periferiche del proprio essere.

42 Cf. A.R. DAMASIO, L’Errore di Cartesio, 244-248.


43 Cf. A.R. DAMASIO, The Feeling of What Happens. Body and Emotion in the
Making of Consciousness, Harcourt, Orlando 1999; tr. it., Emozione e coscienza, Adel-
phi, Milano 20032, 39.
LA CENTRALITÀ DELL’AMORE NEL MATRIMONIO 319

ABSTRACT

The theme of conjugal love is placed at the centre of Amoris laetitia, among
the teachings on vocation of family as the following of Christ in its own partic-
ular history and the reflections on conjugal discernment as a search for the re-
sponse which in the complexity of concrete limitations, can offer to God day
by day. The bond of affection which unites the spouses orients them towards
a gift of themselves always more complete which progressively assumes the
features of the self-donation of Christ himself. Assuming responsibly the dy-
namism that is proper to this conjugal relationship, the spouses reach a re-
ciprocal connaturalization which is the fruit of the joy of the gift of re-donating
till the sensitive appetite, thus causing passion. The neurosciences confrim
the involvement of all levels of affectivity in this process, and indicate the dy-
namism ascending and discending as a way forward conducting the “I” to in-
carnate into the fulness of gift in the erotic passion and so reach the perfec-
tion of eros in the agapaic donation.

Keywords: Amoris laetitia; Marriage; Conjugal love; Vocation; Discernment

***
El tema del amor conyugal se halla en el centro de la Amoris laetitia, entre la
enseñanza sobre la vocación de la familia como seguimiento de Cristo en la
propia historia familiar y la reflexión sobre el discernimiento conyugal como
búsqueda de la respuesta que, en la complejidad concreta de los límites, se
puede ofrecer a Dios día por día. El vínculo afectivo que une a los esposos,
los orienta a una entrega de sí siempre más plena, que asume progresiva-
mente los rasgos de la autoentrega de Cristo. Asumiendo con responsabili-
dad el dinamismo propio de este vínculo, los esposos llegan a una connatu-
ralización mutua, fruto de la alegría del don que sobreabunda hasta el apeti-
to sensitivo causando la pasión. Las neurociencias confirman la implicación,
Approfondimenti
en este proceso, de todos los niveles de la afectividad y evidencian el dina-
mismo ascendente y descendente que los recorre, conduciendo el yo a en-
carnar la plenitud del don en la pasión erótica y a alcanzar la perfección del
eros en la donación agápica.

Palabras clave: Amoris laetitia; Matrimonio; Amor conyugal; Vocación; Dis-


cernimiento

AL
320 MARIA CRUCIANI

***
Il tema dell’amore coniugale è collocato al centro di Amoris laetitia, tra l’inse-
gnamento sulla vocazione della famiglia come sequela di Cristo nella propria
storia familiare e la riflessione sul discernimento coniugale come ricerca del-
la risposta che, nella complessità concreta dei limiti, si può offrire a Dio gior-
no per giorno. Il legame affettivo che unisce gli sposi li orienta a un dono di sé
sempre più pieno, che assume progressivamente i tratti dell’autodonazione di
Cristo. Assumendo responsabilmente il dinamismo proprio di questo legame,
gli sposi pervengono a una reciproca connaturalizzazione, frutto della gioia
del dono che ridonda fino all’appetito sensitivo causando la passione. Le neu-
roscienze confermano il coinvolgimento, in questo processo, di tutti i livelli del-
l’affettività ed evidenziano il dinamismo ascendente e discendente che li per-
corre, conducendo l’io a incarnare la pienezza del dono nella passione eroti-
ca e a raggiungere la perfezione dell’eros nella donazione agapica.

Parole chiave: Amoris laetitia; Matrimonio; Amore coniugale; Vocazione; Di-


scernimento

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