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FACOLTÀ TEOLOGICA DEL TRIVENETO

PADOVA

Recensione del libro del prof. p. Oliviero Svanera, Amarsi da Dio.


Storie d’amore bibliche e contemporanee, EMP, Padova 2018, 197 pp.

Studente – d. Alberto Pronti

1. Presentazione del testo

Dal taglio biblico-antropologico di Amarsi da Dio emerge un lungo cordone


ombelicale che parte da Adamo ed Eva e arriva alle coppie di oggi, passando, alla fine
del libro, per Maria e Giuseppe. Sono proprio sette coppie bibliche uomo – donna a
segnare il percorso del lettore di queste pagine di p. Oliviero: sette i capitoli, come
sette è uno dei numeri simbolici della pienezza umana per il mondo biblico.1
E come sette sono le storie di alcune coppie-testimoni dei nostri giorni che
incontriamo alla fine di ogni capitolo. E che hanno nomi e volti concreti: Sara e
Francesco, Loretta e Andrea, Michele e Doriana … Storie nella Storia. Ma anche nel
movimento inverso: una Storia sacra che non è tale se non nel suo dirsi terreno. La
comunione trinitaria di Dio si scopre nella sua stessa creazione, così come l’uomo e la
donna conoscono sé stessi nelle reciproche differenze:

Rispettare questa differenza è rispettare Lui e, al di là dei benefici offerti dalla


benedizione di Dio – come la fecondità – l’uomo e la donna sanno di non poter vivere
senza questa benedizione. Essa è come il pane quotidiano e andrà invocata ogni giorno:
«Signore, dacci la tua benedizione, perché tu sei Dio, tu sei l’amore e ci ami perché così
ci hai creati, maschio e femmina».2

1
Cf. G. RAVASI, https://www.avvenire.it/agora/pagine/bibbiaenumeri (09.04.2020).
2
O. SVANERA, Amarsi da Dio. Storie d’amore bibliche e contemporanee, EMP, Padova 2018, 21.

1
Il libro presenta la parola e alcune storie bibliche rivolte alla parola e alle storie
degli uomini.3
Ogni narrazione biblica di coppia che viene presentata pone in rilievo un nucleo
semantico che si offre al lettore innanzitutto come racconto; allo stesso tempo quel
nucleo chiede, al soggetto umano che legge, di sentirsi letto, interpretato e “chiamato”
proprio dalle parole di quella narrazione. A questo proposito, un esempio tra i tanti si
può trovare in un passaggio all’interno del secondo capitolo che, riportando un versetto
del Cantico dei Cantici4, così procede:

L’amore è fuoco divorante. L’amore di Dio è una fiamma. Fiamma di fuoco che arde e
non si consuma (cf. Es 3,2). Qui è l’unica volta che compare il nome di Dio nel Cantico.
Un fatto incredibile, se si pensa che la Bibbia è parola di Dio, ma indicativo. L’amore
carnale è spirituale insieme. L’amore che canta il Cantico è amore profano ma in se
stesso sacro, terreno e insieme divino, una fiamma di Dio.5

Ne esce un dialogo lettore-libro in cui ci si apre alla gratitudine nel vedere che la
famiglia umana che sceglie il matrimonio cristiano è in una determinata linea di
continuità storica, psichica e spirituale con le famiglie della Bibbia. Se da un lato
questo dinamismo può offrire l’occasione concreta di entrare meglio nel mondo
biblico, dall’altro ci aiuta a non restare spettatori passivi di un’esistenza che invece
chiama alla bellezza di amare e di essere amati; e di abitare le domande sull’amore e
sulla sua generatività:

La generatività caratterizza cioè la persona entrata nella fase matura o adulta, perché
richiede il decentramento da sé e la disponibilità ad aprirsi all’altro (dimensione
intersoggettiva), agli altri (dimensione sociale), al tempo (dimensione intergenerazionale)
[…].6

Ed è proprio di un amore generativo che si parla nel capitolo finale. Che presenta
la coppia Maria e Giuseppe fuori da schemi pietistici; e che non guarda tanto al mistero
della nascita di Gesù secondo lo Spirito Santo; partendo invece dallo sfondo della

3
Cf. Gv 1,1.
4
“Perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe son
vampe di fuoco, una fiamma divina!” (Ct 8,6).
5
SVANERA, Amarsi da Dio, 63.
6
Ivi, 177.

2
cultura di quel tempo in cui Maria e Giuseppe sono inseriti – quella del popolo eletto
– si arriva a parlare dell’amore dei due, “la prima fecondità”.7
Il capitolo quarto parla invece di amore declinato in perdono. Posto proprio al
centro del libro come uno spartiacque, sottolinea che se l’amore è capace di perdono
allora è capace pure di futuro. E di lasciarsi incontrare dal Dio fedele.

A questo punto è d’obbligo la domanda: ma l’uomo d’oggi quando parla di amore che
cosa intende? […] Dio ha mostrato il suo amore verso di noi – scrive san Paolo ai
Romani – perché Cristo, suo figlio, è morto per noi. E l’apostolo è stupito perché ciò è
avvenuto in modo gratuito e incondizionato …8

E forse è proprio da metà libro che si vede meglio la sua struttura speculare.
La creaturalità di Adamo ed Eva, nella loro differenza accolta, chiama una nuova
creazione in Maria e Giuseppe a fine libro: se agli inizi è Dio a generare la coppia, ora
è la coppia che è mezzo per generare Dio.9
La sessualità cantata come linguaggio dei due nel Cantico (secondo capitolo) chiede
di essere vissuta anche come energia di relazione e di stima reciproca, superando
istintive competizioni e imparando a cercare una via insieme (sesto capitolo).
La tenerezza come presenza di ascolto empatico (terzo capitolo) chiede di
riconoscere i reciproci bisogni per poter fare spazio al desiderio che ha il Padre (quinto
capitolo).

2. Contenuto

La tesi centrale del libro si potrebbe trovare proprio in una domanda: cosa significa
amare? Al di là dei tanti riduzionismi dei nostri giorni come sono un certo
ripiegamento egoistico di gratificazione emotivo-erotica; una tendenza alla
“costruzione” dei sentimenti per una fuga più o meno conscia da sé verso
l’idealizzazione dell’altro; una tensione individualistica all’autorealizzazione. Qui non
si tratta di demonizzare comportamenti o di rieducare semplicemente “ai valori”

7
Ivi, 172.
8
Ivi, 98.
9
Cf. PAPA FRANCESCO, es. ap. Amoris Lætitia, 19 marzo 2016, n. 213, in AAS 108 (2016), 397.

3
(discorso decisivo, ma conseguente)10; si tratta invece di riportare le parole al loro
significato vitale, al loro senso:

… l’amore nel Cantico non si legge solo in chiave sensoriale e carnale. L’intimità degli
amanti li coinvolge sul versante affettivo. È il piacere del divertirsi insieme, del giocare
insieme, dello starsi accanto in gratuità, senza nulla fare se non guardarsi negli occhi.11

Infatti, nonostante “amore” resti una parola abusata e nonostante i passaggi che il
rapporto tra l’amore e il matrimonio ha attraversato in duemila anni12,

l’esistenza quotidiana di ogni uomo e di ogni donna è segnata dalla ricerca di un affetto,
di una relazione d’amore.13

Per questo, la chiave di lettura si può individuare già nel titolo: “Amarsi da Dio”
vorrebbe significare non tanto la decisione di due persone “normata” da un sacramento
della chiesa; ma la disponibilità ad imparare l’amore in una relazione; a essere
disponibili alla “scuola” del legame, di nuovo e bene. E a goderne.
Nel libro, attraverso i rimandi ad Amoris Lætitia, siamo aiutati a scendere dentro noi
stessi e, con la Parola di Dio, a chiamare le cose col loro nome, senza raccontarcela:

Se non coltiviamo la pazienza, avremo sempre delle scuse per rispondere con ira, e alla
fine diventeremo persone che non sanno convivere, antisociali incapaci di dominare gli
impulsi, e la famiglia si trasformerà in un campo di battaglia.14

10
“Se la domanda morale è domanda di senso (di finalità), di certo non vi risponde una morale che si
attarda sulle norme e sulle regole, che sono importanti ma vengono dopo. Le norme morali sono, per
così dire, il secondo capitolo che, se separato dal primo (la questione del senso), è acefalo e
incomprensibile […]. Ad esempio, prima del cosa-fare/non fare nel comportamento sessuale, viene cosa
è la sessualità, quale è il suo significato; prima dei metodi regolativi della natalità, viene la questione
del senso (significato) della trasmissione della vita: come discernere le condizioni favorevoli/
sfavorevoli per accogliere o no la vita in questa famiglia? In breve, prima di ogni normativa morale
(perennità, fedeltà, trasmissione della vita) viene il senso (significato) del matrimonio, dal quale dipende
tutta la morale”, O. SVANERA, Verso una pastorale familiare: le sfide odierne alla famiglia e la risposta
di Amoris Lætitia, FTTr, Padova, a.a. 2018-2019, file word ad uso studenti del ciclo per la Licenza in
Teologia spirituale, 2.
11
SVANERA, Amarsi da Dio, 61.
12
Cf. O. SVANERA, Sposarsi? Una scelta di libertà e grazia, EMP, Padova 2011, 19.
13
SVANERA, Amarsi da Dio, 11. “L’amore rimane da sempre, anche oggi dove le relazioni sembrano
avvolte nell’incertezza e nella massima fragilità, l’aspirazione più alta, il valore più ammirato, il
sentimento più desiderato in coppia e nella vita in genere”, ivi, 97.
14
Ivi, 75.

4
Ciò che troviamo nel testo apre a una via di lettura “esistenziale” e all’esperienza
della Grazia: il lettore può specchiarsi, trovare un po’ di sé e della società che ha creato
e in cui si ritrova a vivere e a servire. Oltre a papa Francesco e ai documenti
magisteriali, sono diversi i rimandi a nomi di sociologi contemporanei come Giddens
e Bauman, o a storici e teologi del calibro di Eliade e Fuchs passando per le Fonti
Francescane su alcuni riferimenti alla vita e allo stile di Francesco d’Assisi; non manca
una giusta lettura demitizzante dell’Androgino di Platone e un confronto col mito di
Tiresia per meglio comprendere la cultura attuale nei suoi criteri classici di
interpretazione della realtà amorosa e per ciò che riguarda il transgender e il queer (cf.
Giancarlo Ricci psicoterapeuta e psicanalista e altri psicologi e analisti).
Compaiono anche due libri sulle abitudini e i sui luoghi comuni della coppia15,
come pure su altri aspetti “più pratici”.16
Sempre in questa direzione, un ultimo sguardo dell’autore è verso la cultura e l’arte
del nostro tempo. Il libro inizia proprio evocando un’immagine del film di Ermanno
Olmi, L’albero degli zoccoli; ci sono anche riferimenti alla “coperta di Linus”, alle
canzoni La cura di Franco Battiato e Triangolo di Renato Zero. E ad altri film come
Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnermann e a Per amore, solo per amore di Giovanni
Veronesi.

Nel leggere Amarsi da Dio potremmo allora dire con Terenzio: nulla di umano mi
è estraneo.17 Anche perché ogni chiusura di capitolo apre alla testimonianza di vita di
una coppia che permette ulteriormente di entrare in ciò a cui il libro invita e che
sviluppa: il dialogo uomo – Dio in una rinnovata consapevolezza di una relazione già
offerta, ma che chiede di diventare sempre più storia vissuta, grazia appunto.
La riflessione che viene offerta in queste pagine prende generalmente le mosse da
un’osservazione critica dell’autore sul nostro vivere post-moderno; ma può partire
anche dallo sguardo di Amoris Lætitia, come pure da un incontro serale col gruppo
fidanzati o da un film, per poi agganciare il testo biblico. Solo gli ultimi due capitoli

15
A. E B. PEASE, Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a
chiedere? Sonzogno, Milano 2011.
16
D. NOVARA, Meglio dirsele. Imparare a litigare bene per una vita di coppia felice, BUR, Milano
2015.
17
P. TERENZIO AFRO, Il punitore di se stesso, 165 a.C., in http://www.treccani.it/vocabolario/homo-
sum-humani-nihil-a-me-alienum-puto/, (13.04.2020).

5
iniziano direttamente a parlare di vicende bibliche, in una sorta di crescente intesa col
lettore, di graduale familiarità di lui con il sacro che è quelle storie e con il sacro che
è il lettore stesso e la sua vita: l’uso che infatti si fa della parola di Dio non può essere
applicativo ma analogico.18

Alcune prospettive:
Calarsi nella lettura di questo libro chiede in qualche modo la disponibilità ad un
allenamento: conoscere se stessi è imparare a conoscersi; amare è imparare ad amare;
leggere la Bibbia è imparare a leggerla.
Appunto perché non si è davanti a qualcosa di teorico, le pagine di Amarsi da Dio
sono uno strumento per un “lavoro” personale e di coppia e anche un invito ad aprire
gli occhi su ciò che siamo veramente, sulle radici del nostro essere figli del Dio vivo.
Al di là delle immagini che inevitabilmente ci facciamo di Lui. E di noi stessi.
Allenare questo sguardo non è un esercizio intimistico o meramente psichico, ma
dono di profondità secondo lo Spirito per “rendere domestico il mondo”.19

3. Valutazione personale e conclusioni

Lungo il libro si sono aperte alcune finestre sul “come siamo fatti”, come
funzioniamo, anche secondo quei linguaggi corporei ordinari che sono lo sguardo, la
voce, la stretta di mano, la carezza:20 il tono è colloquiale.
Il metodo seguito non è il classico Vedere – Giudicare – Agire, ma fa comunque
risuonare ciò che afferma il Concilio:

È dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l'aiuto dello
Spirito Santo, ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro
tempo, e saperli giudicare alla luce della parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita
sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta.21

18
Cf. BENEDETTO XVI, es. ap. Verbum Domini, 30 settembre 2010, nn. 7.30, in AAS 102 (2010),
687.709.
19
PAPA FRANCESCO, ud. gen. 16 settembre 2015, in https://www.avvenire.it/papa/pagine/udienza-del-
16-settembre-2015 (14.04.2020).
20
Cf. SVANERA, Amarsi da Dio, 84.
21
CONC. ECUM. VAT. II, Cost. past. Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, n. 44, in Enchiridion Vaticanum
1/1461: 1347.

6
Le distinzioni operate via via lungo il metodo seguito, che sono un dialogo sciolto
attraverso la Parola di Dio, l’Amoris Lætitia, le scienze psicologiche e i nessi tra
cultura antica e attuale, offrono al lettore un sentimento di sana urgenza di
discernimento della storia umana in cui si è immersi, in cui prende forma una storia
d’amore unica e in cui i coniugi rimangono aperti, in una logica di fede, al compimento
del loro amore in Cristo.
L’armonia tra i vari capitoli è data dall’afflato pastorale dell’autore: i temi trattati
rispecchiano una certa esperienza nell’accompagnamento delle coppie; le loro
testimonianze parlano come di una pubblicazione a più mani, di un vivente concreto.22
Un libro “fresco” che riconsegna alle famiglie e alle coppie di oggi lo sguardo di
una chiesa che si fa vicina, non tanto per affiancare da maestra la loro vita, ma per
imparare da esse la sua più intima identità.

Il libro attira ad un primo sguardo sia per la tenerezza data dall’immagine di


copertina, che richiama il desiderio di un amore limpido, sia per la sottolineatura del
titolo, Storie d’amore bibliche e contemporanee: infatti entrambi i tipi di storie
presentano ferite, buchi.
Nella nostra vita non è raro voler far finta di niente, voler non ricordare ciò che ci
ha fatto (e che ci fa) soffrire. Il grande aspetto positivo di queste pagine sta proprio nel
risultato di aver portato all’evidenza molti elementi di “disturbo” (e di paura) nelle
nostre relazioni: la differenza dell’altro, l’ambivalenza di creature, la vecchiaia, le
chiusure difensive, la paura di non “essere indovinati” (pag. 137), i conflitti, la fatica
del nuovo. Accogliere tutto questo appare come il lavoro del contadino sul terreno:
serve rovesciare le zolle prima di seminare e poi nutrire la pianta che cresce.
Tale prospettiva di parresia permette di leggere, anche grazie agli apporti di papa
Francesco a cui il libro fa riferimento, la realtà del matrimonio cristiano con occhi
ripuliti da quelle precomprensioni che nel tempo hanno incrostato la luce dell’amore
di coppia, segno efficace dell’amore di Dio.

22
R. GUARDINI, L’opposizione polare. Saggio per una filosofia del concreto vivente, Morcelliana,
Brescia 1997, 14.

7
E questa è una novità. Fa venir voglia di trovare le occasioni per regalare un libro
del genere: la sua offerta spirituale è sicuramente quella di poter conoscere meglio i
personaggi biblici e mettersi in preghiera in modo disarmato davanti ad essi.
Ci sono diversi legami con ciò che è stato il corso di spiritualità coniugale e
familiare di quest’anno (2019-2020). Sottolineo i principali secondo me.

▪ Le risonanze sull’accompagnamento di situazioni matrimoniali imperfette o


complesse: come essere prossimi a queste persone è una direzione verso cui
la chiesa italiana è al lavoro da almeno una quarantina d’anni (e la chiesa
intera nell’ultimo secolo), come pure lo è papa Francesco a partire dal
linguaggio attento e rispettoso che usa nella sua Amoris Lætitia (AL 76; 247;
291; 305).
▪ La crescita nella consapevolezza spirituale sul tipo di amore cui la stessa
coppia guarda nel matrimonio: la pedagogia di Gesù aiuta a vivere la fede
più come grazia che come conquista, più come un dono che come un insieme
di certezze. E proprio perché la fede non è generica, nel matrimonio essa
vince in modo chiaro tutto ciò che si oppone all’amore e non ciò che, nella
coscienza e nell’esperienza, rimane fragile. Questo però non deve
permettere ai coniugi di vivere nella frustrazione. Anzi, può aiutare entrambi
ad allontanarsi dalle inevitabili illusioni e a crescere nella possibilità di un
amore sempre scelto. E a proposito di questo, a lezione si è parlato
dell’importanza di affiancarsi alle coppie anche dopo la celebrazione del
sacramento, al di là degli incontri canonici preparatori.
▪ L’amore dei coniugi vissuto in pienezza diventa già culto spirituale: la prima
forma di preghiera è vivere la comunione con tutto se stessi (comunione
sessuale). Così si compie un atto liturgico.
E, aggiungo io: Covid-19 può essere l’occasione che aiuterebbe noi preti a
“mollare la presa” su certi centralismi liturgici e a favorire più decisamente
i coniugi in una liturgia che sa di casa. Senza affidarsi troppo ai
“professionisti del sacro”.

8
L’unica correzione che farei è sulla parola “cool” a pag. 78. Ai nostri giorni non indica
esattamente “freddezza”: questo significato negativo era di moda fino agli anni ’30.
Dagli anni ’50 a oggi invece indica qualcosa di “figo”, “di tendenza”.
(Fonte: https://www.linkiesta.it/2012/01/che-cosa-significa-cool/ )

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