1. Introduzione
Largomento di cui tratter nella presente relazione non certamente astratto e
non manca, di dimensioni e conseguenze che coinvolgono la vita, i comportamenti
pratici, le scelte esistenziali dei credenti, anche se trattasi di questione che taluno
potrebbe considerare come di scuola, per essere essa paradigmatica e per le molteplici
rifrazioni che da essa si proiettano, di natura canonistico-teologica e, quindi,
pastorale.
la vexata quaestio del rapporto che intercorre tra il consenso coniugale, da
cui germina il matrimonio, sacramento e patto, e la dignit sacramentale che eo ipso
sorge dal matrimonio celebrato tra battezzati, come avverte lapidariamente il can.
1055 2 CIC; tema, questo, che ha acquistato vivace attualit in occasione del
recente Sinodo Straordinario dei Vescovi come ci dato leggere nella Relatio Synodi:
Secondo altre proposte, andrebbe poi considerata la possibilit di dare rilevanza al
ruolo della fede dei nubendi in ordine alla validit del sacramento del matrimonio,
tenendo fermo che tra battezzati tutti i matrimoni validi sono sacramento (n. 48).
E, in verit, il tema del ruolo della fede non per niente astratto poich, oltre
alla questione della preparazione al matrimonio e dellammissione ad esso delle
persone che non hanno fede, vi quello del fallimento del matrimonio dei battezzati
che avevano celebrato il matrimonio fuori dalla Chiesa cattolica perch ad Essa non
appartenenti, come il caso dei protestanti o dei membri di altre confessioni che pur
amministrano un battesimo riconosciuto siccome valido dalla Chiesa cattolica, o
quello dei cattolici che, allorquando contrassero le loro nozze, erano lontani dalla
pratica religiosa.
Benedetto XVI non ha mancato di porre in evidenza questo problema nel noto
incontro con il Clero della Valle dAosta, avvenuto nellestate del 2005. Alla
domanda di uno dei sacerdoti, cos il Papa rispondeva: Direi che particolarmente
dolorosa la situazione di quanti erano sposati in Chiesa, ma non erano veramente
credenti e lo hanno fatto per tradizione, e poi trovandosi in un nuovo matrimonio non
valido si convertono, trovano la fede e si sentono esclusi dal Sacramento
[dellEucaristia]. Questa realmente una sofferenza grande e quando sono stato
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ho invitato diverse
Conferenze episcopali e specialisti a studiare questo problema: un sacramento
celebrato senza fede. Se realmente si possa trovare qui un momento di invalidit
perch al sacramento mancava una dimensione fondamentale non oso dire. Io
personalmente lo pensavo, ma dalle discussioni che abbiamo avuto ho capito che il
problema molto difficile e deve essere ancora approfondito. Ma data la situazione di
sofferenza di queste persone, da approfondire1. Non trattavasi di questione teorica,
ma si esprimeva plasticamente la sensibilit del Pastore dinanzi a tante situazioni
difficili, sollecitando un approfondimento dellargomento, fino al punto di concludere
che quel che in un primo tempo considerava non troppo complicato ora gli si
evidenziava pi difficile da definire. In altri termini: si pu affermare che la
mancanza di fede pu intaccare, o possa intaccare, la validit del matrimonio tra i
battezzati?
Va doverosamente avvertito che tale domanda riguarda in realt due questioni
diverse. Da una parte, possiamo chiederci fino a che punto la mancanza di fede possa
influire sulla comprensione della stessa realt naturale del matrimonio, vale a dire, se
la mancanza di fede pu incidere indirettamente sulla validit del matrimonio, nella
misura, cio, in cui renderebbe difficile o talora persino impossibile la comprensione
di che cosa sia il matrimonio e la volont di contrarre un vero matrimonio2. Daltra
1
Cfr. SAN GIOVANNI PAOLO II, Enc. Fides et Ratio, n. 18: Quando sallontana da queste
regole, luomo sespone al rischio del fallimento e finisce per trovarsi nella condizione dello
stolto. Per la Bibbia, in questa stoltezza insita una minaccia per la vita. Lo stolto infatti si illude
di conoscere molte cose, ma in realt non capace di fissare lo sguardo su quelle essenziali. Ci gli
2
parte, ci si pone la domanda se la fede in quanto tale, cio virt teologale, sia
requisito necessario per la celebrazione del matrimonio sacramentale, e, perci, se la
mancanza di fede possa avere un effetto diretto sulla validit del matrimonio,
finendo, persino, cos collintegrare un capo di nullit autonomo, come abbiamo visto
proposto da alcuni Padri Sinodali nella sopra citata Relatio.
Riguardo al primo punto, come pi avanti cercher di dire, ritengo che una
chiara risposta la si possa ricavare da unattenta rilettura del Magistero di Giovanni
Paolo II sulla relazione tra fede e sacramento del matrimonio.
Desidero, intanto, solo richiamare la stretta relazione che intercorre tra fede e
ragione e, in concreto, tra Rivelazione e comprensione ed accettazione della verit sul
matrimonio. Lo stesso Benedetto XVI, in un suo intervento ancora da Card. Prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede, affermava al riguardo: Nelluomo
annida un anelito inestinguibile verso linfinito. Nessuna delle risposte tentate
sufficiente; soltanto il Dio che si fece Lui stesso finito per aprire la nostra finitezza e
condurci allampiezza della sua infinit, risponde alle domande del nostro essere.
Perci, anche oggi la fede cristiana trover luomo3.
Pertanto, quando manca la fede, diventa decisamente pi arduo e difficile
comprendere cosa sia veramente luomo, cos come pi difficile il conseguimento
delle verit naturali, quali quelle che riguardano la comprensione stessa della natura
umana, la concezione di una sana antropologia sulla sessualit umana, la
complementariet uomo-donna, la natura del matrimonio. Tenendo conto di questa
realt e della relazione stretta tra fede e ragione, possiamo pertanto affermare che il
possesso della fede e della vita della grazia di fatto sono in grado di incidere non
poco sulla conoscenza e sull'adesione alla stessa dimensione naturale del
impedisce di porre ordine nella sua mente (cfr. Pro. 1, 7) e di assumere un atteggiamento adeguato
nei confronti di se stesso e dellambiente circostante. Quando poi giunge ad affermare Dio non
esiste (cfr. Sal. 14 [13], 1), rivela con definitiva chiarezza quanto la sua conoscenza sia carente e
quanto lontano egli sia dalla verit piena sulle cose, sulla loro origine e sul loro destino.
3
matrimonio4, per cui nei casi nei quali, allorquando, si contrassero le nozze, mancava
la fede, risulti pi probabile che al momento della formazione del consenso, esso
consenso sia sostanzialmente difettoso proprio sul piano naturale medesimo, quel
piano che costituisce peraltro l'unica misura pratica in grado di dirci se c' stato o
meno vero matrimonio.
Utili suggestioni per ulteriori approfondimenti in materia peraltro gi
auspicati da Benedetto XVI provengono senzaltro dallultimo discorso rivolto da
Papa Francesco alla Rota Romana in occasione dellapertura dellAnno Giudiziario
20155.
Giustamente Papa Francesco ribadisce che labbandono di una prospettiva di
fede sfocia inesorabilmente in una falsa conoscenza del matrimonio.
E, in effetti, continua lattuale Pontefice, mentre la non conoscenza dei
contenuti della fede potrebbe portare a quello che il Codice chiama errore
determinante la volont (cfr can. 1099), lassenza duna visione di fede priva dun
preziosissimo supporto la volont coniugale in ordine ai tria bona augustiniana e
tale assenza pu spingere i nubenti alla riserva mentale e cos divenire causa
simulandi remota.
Viceversa, esigere un determinato grado di fede, a prescindere dalle
conseguenze della mancanza di fede sulla comprensione della natura del matrimonio
nel caso concreto, a mio avviso, finirebbe col rendere pressoch impossibile il
raggiungimento della certezza sulla validit o meno di ogni matrimonio. Chi potrebbe
mai stabilire a priori quale sia il grado di fede necessario, se non lo si fa ponendo a
confronto la concezione di che cosa il matrimonio con la concezione o con la
volont positiva dei nubendi al momento della sua celebrazione? Ammettendo la
necessit di un qualche grado di fede, a mio avviso, verrebbe meno la certezza del
diritto e persino il favor matrimonii tutelato dal can. 1060 CIC.
Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Enc. Fides et Ratio, n. 56: la fede che provoca la ragione a
uscire da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ci che bello, buono e vero. La fede si
fa cos avvocato convinto e convincente della ragione.
5
Per quanto invece concerne il secondo punto, ritengo che il ruolo della fede nel
sacramento del matrimonio non si pu chiarire tentando di determinare quale sia la
fede necessaria per celebrare il sacramento del matrimonio6, perch esso un
sacramento che ha una sua propria irriducibile e irrinunciabile specificit, quella cio
di essere, come plasticamente afferma San Giovanni Paolo II nellEsortazione
Apostolica Familiaris Consortio, il sacramento di una realt gi esistente
nellordine della creazione (n. 68).
Pertanto, per offrire una risposta adeguata alle molteplici problematiche
giuridiche e pastorali si deve determinare proprio che cosa significhi che il
matrimonio sacramento e quale la sua specificit e, conseguentemente,
determinare le esigenze di giustizia e di verit che ne derivano7.
Nel caso del sacramento del matrimonio, la realt che per istituzione divina
diventa essa stessa sacramento della Nuova Alleanza, costituita dal patto coniugale
medesimo e dal vincolo matrimoniale inteso come la stessa unione coniugale, non gi
come realt estrinseca che unisce, bens come lunione stessa in quanto tale8. Bisogna
accuratamente evitare quella visione del sacramento del matrimonio come realt
meramente transeunte, che si identifica con la cerimonia liturgica, che conferirebbe in
quel momento la grazia per vivere fedelmente il matrimonio, poich il matrimonio
sacramento in quanto unione permanente e indissolubile, come l'unione tra Cristo e
la sua Chiesa, che , appunto, permanente e indissolubile.
6
Sulla problematica generale relativa alla determinazione della materia e della forma del
sacramento del matrimonio e il superamento di prospettiva effettuato dopo il Concilio Vaticano II si
veda C. ROCCHETTA, Il matrimonio come sacramento. Status quaestionis. Prospettive teologiche,
in Ricerche Teologiche, 1 (1993), p. 14-21. Con carattere pi storico e critico cfr. R. GERARDI, I
problemi della determinazione della struttura ilemorfica e del ministro nel sacramento del
matrimonio, in Lateranum, 54 (1988), p. 288-368.
7
Sulla nozione di sacramento applicata al matrimonio, cfr. C.J. ERRZURIZ M., Contratto e
sacramento: il matrimonio, un sacramento che un contratto. Riflessioni attorno ad alcuni testi di
San Tommaso dAquino, in AA. VV., Matrimonio e sacramento, Citt del Vaticano 2004, p. 43-56.
5
senso, paradigmatica la sentenza coram Stankiewicz, del 27 febbraio 2004, che non
ha
mancato
di
orientare
la
successiva
giurisprudenza
rotale
successiva
sullargomento10.
Lo studio della giurisprudenza rotale ci permette di altres cogliere alcuni punti
bisognosi di un chiarimento dottrinale, e cio: cosa la struttura essenzialmente
relazionale del matrimonio giuridicamente imponga come contenuto suo proprio;
quale sia loggetto del consenso in quanto res iusta dovuta nel rapporto di giustizia
che insorge tra i nubendi; se detto contenuto sia sufficiente anche in ragione della
dignit sacramentale; se nello scambio delloggetto del consenso abbiano un ruolo
latto di fede e lintenzione sacramentale interna e/o esterna; se, infine, la Chiesa
possegga la facolt di dichiarare nulli tali matrimoni rettamente posti quanto alla loro
sostanza naturale, ma con avversione alla dimensione esclusivamente sacra, ammesso
e, diciamo noi, non concesso che questa possa essere esclusa dai contraenti.
Dallo studio storico-giuridico-teologico condotto dal Bertolini, nel quale si
riflette sul momento peculiarissimo e provvidenziale in cui le enunciate tematiche si
appalesarono nella loro complessit, vale a dire il Concilio di Trento, si arriva alla
conclusione che fu proprio in quella sede che emerse funditus il problema
dellinseparabilit contratto-sacramento, della intenzione, della ministerialit, ed
anche dei limiti del potere della Chiesa di irritare ex ante, o dichiarare nulli ex post,
matrimoni che possiedono lessenza minimale, cos restringendo, di fatto, lo ius
connubii, che ribadiamo - di diritto naturale11.
Tale analisi ha consentito al Bertolini di rinvenire in quei dibattiti chiara traccia
di quella distinzione teologica tra natura e sopranatura del matrimonio; vera
scissione concettuale che avverte lAutore originatasi gi in epoca tardo
scolastica, divenuta poi doctrina recepta almeno sino alla sua messa in discussione
nel XX secolo, risultata essere gravida di negative conseguenze giuridiche,
profondamente incidenti sia sul dibattito creatosi nella canonistica contemporanea
relativamente alla dignit sacramentale del matrimonio, sia derivatamente sulla
10
12
Cfr. IDEM, vol. II., p. 59-68. Cfr. anche A.P. TAVANI, Fede e consenso matrimoniale, cit.,
p. 159-213.
13
possibile
distinguere
lintenzione
matrimoniale
naturale
da
quella
lesclusione
della
sacramentalis
dignitas
concludeva
14
IDEM.
10
Lo ius connubii non si pu negare, infatti, a quei battezzati cattolici che, pur
avendo perso il dono della fede, tuttavia hanno la capacit naturale di volere e di
contrarre un matrimonio legittimo, unico, fecondo, indissolubile.
Ed infine, proprio per ribadire la necessit di mostrare con coerenza
lidentit matrimonio-sacramento16, che, con il M.P. Omnium in mentem del 26
ottobre 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso la soppressione dai cann. 1086
1, 1117, e 1124 CIC, della clausola actus formalis defectionis ab Ecclesia
Catholica, per cui, anche chi avesse operato e spesso ci avviene per concrete
contingenze e scelte che poco hanno a che fare con autentici problemi di fede e nobli
travagli spirituali chi avesse operato siffatta defezione, tenuto, ad validitatem, alla
forma canonica, e pertanto contrae valido matrimonio quando la fa osservando la
forma canonica, malgrado abbia abbandonato la Chiesa o manchi totalmente di una
fede viva.
Tale disposizione si rivela coerente con le inequivocabili parole rivolte dal
Santo Padre Benedetto XVI alla Rota, nellAllocuzione del 29 gennaio 2009
Occorre anzitutto riscoprire in positivo la capacit che in principio ogni persona
umana ha di sposarsi in virt della sua stessa natura di uomo o di donna. () Anzi,
la riaffermazione della innata capacit umana al matrimonio proprio il punto di
partenza per aiutare le coppie a scoprire la realt naturale del matrimonio e il
rilievo che ha sul piano della salvezza. Ci che in definitiva in gioco la stessa
verit sul matrimonio e sulla sua intrinseca natura giuridica.
3. Conseguenze concrete dellidentit tra matrimonio e sacramento
Tentando in qualche modo di tirare le somme alla fine di questo mio
intervento, seguendo quanto scrive il prof. Franceschi17, prover a tradurre in
conseguenze concrete cosa significhi che il matrimonio sacramento, che la dignit
16
2009.
17
19
SAN GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apos. Familiaris Consortio, n. 13. Cfr. C.J. ERRZURIZ
M., Il battesimo degli adulti come diritto e come causa di effetti giuridico-canonici, in Ius
Ecclesiae 2 (1990), p. 16-21.
21
23
SAN GIOVANNI PAOLO II, Esort. Apos. Familiaris Consortio, n. 68. La volont dei nubendi
deve intendere la realizzazione del segno in cui consiste il sacramento, ma questo segno non si
deve confondere con la forma liturgica, come ha ben precisato M.A. ORTIZ, Sacramento y forma del
matrimonio, Eunsa, Pamplona 1995, pp. 33-34: Occorre tener presente, infatti, che lintenzione
13
SAN GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Rota Romana, 30 gennaio 2003, n. 8. Cfr. T.
RINCN-PREZ, La peculiaridad sacramental del matrimonio y sus consecuencias cannicas
(Comentario a las Alocuciones del Papa a la Rota Romana de 2001 y 2003), in Ius Canonicum
44 (2004), p. 282-307.
25
SAN GIOVANNI PAOLO II, Allocutio ad Romanae Rotae Auditores, 30 gennaio 2003, n. 8.
16
consenso se, come dice Giovanni Paolo II nel suo Discorso alla Rota Romana
dellanno 2003, questa volont intacca la validit sul piano naturale sul quale posto
lo stesso segno sacramentale: Questa verit non deve essere dimenticata al momento
di delimitare lesclusione della sacramentalit (cfr. can. 1101 2) e lerrore
determinante circa la dignit sacramentale (cfr. can. 1099) come eventuali capi di
nullit. Per le due figure decisivo tener presente che un atteggiamento dei nubendi
che non tenga conto della dimensione soprannaturale nel matrimonio, pu renderlo
nullo solo se ne intacca la validit sul piano naturale nel quale posto lo stesso segno
sacramentale. La Chiesa cattolica ha sempre riconosciuto i matrimoni tra i non
battezzati, che diventano sacramento cristiano mediante il Battesimo dei coniugi, e
non ha dubbi sulla validit del matrimonio di un cattolico con una persona non
battezzata se si celebra con la dovuta dispensa28.
4. Conclusione
Avviandomi alla conclusione, vorrei affermare che, a mio avviso, qualunque
prassi riguardo al matrimonio dei non appartenenti alla Chiesa cattolica, o di coloro
che si sono allontanati dalla Chiesa o dalla pratica religiosa, ma sono validamente
battezzati, non pu non tener conto del dato certo della sacramentalit del matrimonio
dei battezzati, la quale non dipende da una non ben precisata volont di celebrare il
sacramento, ma conseguenza della volont salvifica di Cristo, il quale ha voluto
elevare alla dignit sacramentale ogni vero matrimonio celebrato tra due battezzati.
Perci, nelle discussioni sulla necessit o meno di una volont che accetti la
sacramentalit del matrimonio, ci dobbiamo necessariamente confrontare con quanto
ha detto Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio e ha poi ribadito nel suo
Discorso alla Rota del 2003: la sacramentalit del matrimonio costituisce una via
feconda per penetrare nel mistero dei rapporti tra la natura umana e la grazia29.
Quindi, sono da evitare tutte quelle prassi e soluzioni pastorali che, poggiando
proprio sulla distinzione tra matrimonio naturale e matrimonio sacramentale, pi che
28
IDEM.
29
IDEM., n. 5.
17
aiutare a penetrare nel mistero dei rapporti tra natura e grazia, come prospettato da
Giovanni Paolo II nel testo appena citato, finiscono per oscurare unesigenza della
natura, perfezionata dal sacramento del matrimonio nel caso dei battezzati, quale la
propriet essenziale dell'indissolubilit del vincolo coniugale30.
Ma non vorrei finire senza fare un riferimento allultimo Discorso di Benedetto
XVI alla Rota Romana, nel quale, proprio nellAnno della Fede, il Pontefice dedicava
buona parte della sua allocuzione al ruolo della fede nel matrimonio. Taluno ha inteso
vedere il quel discorso quasi una rottura con la giurisprudenza pressoch uniforme
della Rota Romana e con lo stesso Magistero di Giovanni Paolo II abbondantemente
citato lungo questo intervento. Nulla di pi lontano dalla realt. Unaccurata lettura di
questo discorso conferma quanto dicevo gi dallinizio di questo mio intervento.
Tuttavia, nessuno mette in dubbio la centralit della fede nei matrimoni dei cristiani,
soprattutto per il loro buon esito.
Ma una cosa , come abbiamo detto, affermare questo, e tuttaltro dire e, cosa
ancora pi difficile se non impossibile tentare di stabilire, un determinato grado
di fede per la validit del matrimonio dei battezzati. Lo ribadisce lo stesso Pontefice
Benedetto XVI, il quale non mette in dubbio limportanza della fede, ma allo stesso
tempo mette in guardia contro uninterpretazione errata di tale importanza della fede,
e lo fa citando proprio il discorso del 2003 del suo Predecessore alla Rota Romana:
Il patto indissolubile tra uomo e donna, non richiede, ai fini della sacramentalit, la
fede personale dei nubendi; ci che si richiede, come condizione minima necessaria,
lintenzione di fare ci che fa la Chiesa. Ma se importante non confondere il
problema dellintenzione con quello della fede personale dei contraenti, non tuttavia
possibile separarli totalmente. Come faceva notare la Commissione Teologica
Internazionale in un Documento del 1977, nel caso in cui non si avverta alcuna
traccia della fede in quanto tale (nel senso del termine credenza, disposizione a
credere), n alcun desiderio della grazia e della salvezza, si pone il problema di
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