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Bach e La Matematica
Bach e La Matematica
e la
Matematica
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C’era una volta
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Che cos’è la Musica?
Diamo i Numeri…
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Anticamente si utilizzava il tempo ¾ perché considerato il tempo per
eccellenza perché rappresentava la Santissima Trinità (veniva infatti
rappresentato come una O, simbolo della perfezione).
Ma il numero 3 non rappresenta solo Gesù, Dio e lo Spirito Santo ma tre
sono anche Le parche che segnano il trascorrere dela vita (Passato,
Presente e Futuro); l’inizio, il Centro e la Fine di un segmento.
Inoltre Cristo giace 3 notti nel sepolcro, per risorgere il Terzo giorno; nella
terza ora del giorno (Hora Nona) Cristo è condannato a morte.
Per la tradizione medievale, alla stessa ora Dio crea Adamo.
Bach però utilizza il tempo quaternario (tempo 4/4, rappresentato da una C
perché considerato imperfetto), perché il “divino” ritmo ternario si trasforma in
4/4 in corrispondenza dell’ “Et in terra Pax”.
Il numero quattro non rappresenta solo le stagioni, i punti cardinali, gli
elementi ma anche i quattro evangelisti e le quattro fasi della vita terrena di
Cristo : (Incarnazione, Passione, Risurrezione, Ascensione).
Lorenz Christoph Mizler, un allievo di Bach, fondò nel 1738 a Lipsia una
Società per le Scienze Musicali, con l’intento di mostrare i legami della
matematica con la musica.
Bach vi entrò nel giugno 1747, guarda caso, come quattordicesimo membro
(anche nel 1747 il 14 compare due volte).
Per l’ammissione bisognava produrre una composizione musicale di natura
matematica, e presentare un ritratto: Bach presentando un ritratto che lo
raffigura con lo spartito di un Canone triplo a sei voci in mano.
Alla fine di ogni anno i membri della Società (arrivarono a 19) dovevano
esibire una nuova composizione e Bach consegnò le sue ultime opere ma
non riuscì a consegnare l’Arte della fuga.
Voglio aggiungere una notazione del tutto personale, nella data di nascita di
Bach ritroviamo l’approssimazione del perimetro di una semicirconferenza di
raggio 14 (e la semicirconferenza è proprio il simbolo del tempo 4/4 usato da
Bach).
Bach è nato il 21 marzo 1685 e infatti se sommiamo 21+3+1+6+8+5 = 44
(14π=43,98).
Detto questo non dobbiamo stupirci se la battuta finale della fuga a tre
soggetti è proprio la 239 (2+3+9=14) e l’ultima battuta del tenore contiene
note che se si traducono in lettere secondo la notazione tedesca, si
trasformano tramite la in numeri in tutto viene fuori il numero 37, 3+7=10 e
10 sono i 10 comandamenti che (guarda caso) sono proprio suddivisi in
3 (rivolti a Dio) e 7 (rivolti al Prossimo).
Il 7 in questo caso allude all’Uomo, fatto di corpo (4) e anima (3).
E il 3 e il 7 sono proprio il mese di nascita e di morte di Bach.
Ci sono però i più scettici che sostengono che non vi è nessun significato
nella numerologia bachiana, tra questi ricordiamo Malcom Boyd che scrisse
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una biografia che (guarda caso) comprende 14 capitoli, 14 figure e 41 esempi
musicali.
Io credo che si può dire con certezza che Bach fosse sensibile a molti aspetti
logico-matematici della musica, com’era d’altronde nell’aria in quel periodo.
La Fuga
Le quattro voci sono le due voci gravi (Contralto e Basso) e le due voci acute
(Soprano e Tenore) che si trovano a due a due ad un’ottava di distanza.
Indicando con le iniziali ciascuna voce, le combinazioni più usate a quattro
voci sono SCTB e TCSB.
Possibilità meno usate sono CTBS e CTAS, rare CSBT e TBSC, quasi
sconosciute SBTC e BCST.
A tre voci sono più usate SCT e CSB.
Per libera si intende le parti libere, ovvero linee melodiche non obbligate, tali
quindi che durante lo sviluppo della fuga (a differenza del soggetto e del
controsoggetto) non devono necessariamente ripresentarsi nelle stesse
forme ritmico-melodiche.
La loro funzione durante l'esposizione è di riempimento, e si presentano in
quelle linee melodiche che hanno già eseguito soggetto e controsoggetto.
Nel resto della fuga invece, anche queste parti vengono spesso riprese e
utilizzate in modo attivo.
A queste formule di base sono applicabili molte varianti: non mancano casi in
cui la successione di entrate non prevede l'esatta alternanza di soggetto e
risposta (vedere più avanti la fuga 1 del primo volume del Clavicembalo Ben
Temperato dove l'alternanza è soggetto, risposta, risposta, soggetto), casi in
cui delle quattro voci tre propongono il soggetto, e solo una la risposta.
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Sebbene Bach non abbia creato questa forma compositiva, l’ha portata ai
suoi vertici espressivi e formali, particolarmente ne L'Arte della Fuga,
L'Offerta Musicale e ne Il Clavicembalo Ben Temperato.
Nel tempo la fuga è sopravvissuta attraverso i secoli per diversi motivi: in
primo luogo perché il contrappunto era considerato un elemento importante
per la formazione di un compositore; in secondo luogo perché la fuga seppe
adattarsi ai tempi sia rinnovando il proprio stile a seconda di quello del tempo,
sia presentandosi come rievocazione del contrappunto barocco.
Nel periodo neoclassico la fuga perse molta della sua importanza proprio
perché il neoclassicismo nacque come reazione alle complessità barocche.
Questo fece sì che già la generazione successiva a quella di Bach praticasse
molto più raramente la fuga: gli stessi figli di Bach, Karl Philipp Emanuel Bach
e Johann Christian Bach, ne sono un esempio.
Il fulcro dell'arte divenne la città di Vienna, dove lo stile di tendenza fu quello
della forma-sonata, su cui si basavano la sonata, la sinfonia, il concerto, e i
pezzi della musica da camera mentre lo stile contrappuntistico venne
mantenuto dalle composizioni sacre.
L'Ottocento è il secolo in cui avviene la riscoperta della musica antica (che,
pur non essendo caduta nell'oblio, era sconosciuta alla stragrande
maggioranza del pubblico) infatti molti compositori del tempo studiarono le
opere di Bach, Shumann, per esempio, scrisse ben sei fughe sul tema BACH.
Nel Novecento la fuga prende due strade diverse: mentre alcuni compositori
utilizzano questa forma come rievocazione del passato (come Ravel), altri la
applicano alle nuove strade compositive aperte dall'atonalità e dalla
dodecafonia.
Da non dimenticare il jazz: nel 1960 Dave Brubeck incide la suite "Points on
Jazz" per due pianoforti, in cui include anche una Fuga.
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Un Esempio di Analisi: La Fuga in
Ho scelto come esempio di Analisi una fuga tratta dal Clavicembalo Ben
Temperato proprio per il carattere “scolastico” della fuga stessa.
La fuga è a quattro voci ed è trascritta su un pentagramma doppio: le due
voci femminili (soprano e contralto) sono scritte in chiave di SOL (o di violino)
mentre le maschili (tenore e basso) sono scritte in chiave di BASSO.
Il soggetto di questa fuga dura una battuta e mezzo ed inizia con una pausa,
questo fa sì che la prima nota non è accentata.
La struttura ritmica del soggetto, nonostante la sua brevità, non è affatto
semplice, basta osservare la croma puntata e le due note che seguono che
valgono un trentaduesimo.
BATTUTE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
10
S
BATTUTE 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27
11
BATTUTE VOCI
7 SOPRANO E TENORE
10 BASSO E CONTRALTO
14 CONTRALTO E TENORE
15 BASSO E CONTRALTO
16 SOPRANO E CONTRALTO,
TENORE E BASSO
19 TENORE E CONTRALTO
21-22 SOPRANO E TENORE
24 TENORE E CONTRALTO
Da notare che gli stretti sono fatti con una certa logica: nel primo gruppo (in
fucsia) troviamo inizialmente le voci acute e gravi raggruppate tra loro (S+T e
C+B).
Nel secondo gruppo (in verde) troviamo le voci accoppiate secondo la loro
posizione sul pentagramma (S+A, A+T, T+B) e il cerchio perfetto viene
richiuso accoppiando l’ultima voce con la prima (B+S).
L’ultimo gruppo (in giallo) lascia fuori il basso, la voce più grave maschile e
accoppia il tenore in tre diverse combinazioni.
E’ curioso fare la somma delle voci degli stretti assegnando al soprano 1, al
contralto 2, al tenore 3 e al basso 4.
1+3+4+2+2+3+4+1+1+2+3+4+3+2+1+3+3+4= 46
Ma dei 9 stretti che abbiamo elencato, ce n’è uno (battuta 19) in cui il tenore
non esegue il soggetto ma una variazione del soggetto, quindi è utile sottrarlo
perché non è uno stretto dal punto di vista ritmico.
46 - (2+3) = 41
INTERPRETAZIONE 1: il
soggetto viene diviso in due
parti: PIANO, FORTE
PIANO.
INTERPRETAZIONE 2: il
climax non segue il soggetto
ma l’andamento delle
battute.
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L’Arte della Fuga
L'arte della fuga (Die Kunst der Fuge), BWV 1080, è un'opera incompiuta e
postuma di Johann Sebastian Bach composta negli anni 1748-1749 e
pubblicata dopo la sua morte avvenuta nel 1750.
Inizialmente si pensava che l’opera non potesse essere attribuita allo stesso
Bach perché non è stata scritta con la sua grafia, infatti sembra che la
scrittura sia di suo figlio primogenito perché il compositore negli ultimi anni
della Sua vita era praticamente cieco e non riusciva più a scrivere in modo
autonomo.
L’arte della fuga è composta da quattordici fughe e quattro canoni (il 14,
numero di Bach e il 4 Dio in terra).
Le fughe contenute sono tra le più complesse mai composte, ed in generale
l'opera viene ritenuta uno dei vertici più alti che la composizione musicale
abbia mai toccato.
L'arte della fuga si adatta all'estensione comunemente disponibile sugli
strumenti del tempo di Bach clavicembalo, organo, da quartetto d'archi,
quartetto di viole da gamba o piccola orchestra.
La cosa più curiosa è che le composizioni possono essere eseguite da
strumenti “moderni”, ovvero che non esistevano ancora ai tempi di Bach,
parliamo ad esempio del pianoforte.
Esistono inoltre delle versioni di queste fughe scritte per orchestra sinfonica.
Le fughe sono semplicemente intitolate "Contrapunctus" con un numero
romano progressivo, in qualche caso con delle descrizioni aggiuntive che
indicano il tipo di contrappunto utilizzato.
Le ipotesi sull'attribuzione del manoscritto de “L'Arte della Fuga” sono
molteplici.
C'è chi dice che questa opera sia stata interamente dettata da Bach sul letto
di morte ma in realtà questo componimento è talmente complesso che
sicuramente deve essere stato scritto in almeno 10-15 anni (quindi risale ad
un epoca in cui il compositore stava bene).
La grafia senza incertezze infatti dimostra che colui che scriveva non poteva
essere cieco e malato.
Il manoscritto in bella copia sembra risalire al 1742 (n.d.r. quarda caso
1+7+4+2 = 14) mentre l’edizione a stampa è del 1751 (sicuramente
posteriore alla morte di Bach).
È certo però che il corale, ultimo componimento dell' ”Arte della Fuga”, è
stato dettato da Bach, ormai sul letto di morte, al genero Johann Christoph
14
Altniko (il manoscritto originale è stato perduto ma nell'edizione di Lipsia
troviamo l'introduzione scritta appunto dal genero).
Il Contrapunctus XIV
15
La tonalità della prima parte è il re minore.
16
Ulteriore dimostrazione che anche questa seconda parte è in Re minore:
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Il Sib continua ad essere in chiave e vediamo rispettivamente finire questa
parte con SOL, SIb, SIb, SOL.
Nella penultima battuta troviamo il Mib, oltre che al sib. La tonalità modula dal
Re minore al Sib maggiore.
Nella terza parte il soggetto è molto breve: SIb, LA, DO, SI (che tradotto in
notazione tedesca diventa B-A-C-H).
Nella battuta 237 troviamo il FA#, DO#, nella 238 abbiamo di nuovo il DO#.
Nell’ultima battuta invece il DO ritorna naturale così come il SI che da
bemolle diventa Bequadro.
La battuta 239 è assente nel soprano, nel contralto e basso si trova solo ¼
della battuta 239 mentre per il tenore la battuta è completa.
La pagina autografa raffigurata nell'immagine in basso contiene una nota,
con la calligrafia di uno dei figli di Bach, Carl Philipp Emanuel Bach.
Il Contrapunctus XIV suscita a molti grande mistero.
Christoph Wolff (musicologo) sostiene che Bach abbia terminato la fuga su
altri fogli pentagrammati andati persi (ipotesi del “frammento x”), per alcuni
sembra che la grafia non sia quella di Bach ma sia del figlio o comunque di
qualche allievo (che sapeva imitare bene la scrittura del Maestro), altri invece
sostengono che Bach abbia scritto di suo pugno tutta l'”Arte della Fuga”
lasciando volutamente incompiuto il “Contrapunctus XIV”.
Un altro mistero intorno a questo contrappunto riguarda la nota autografata
dal figlio di Bach: come mai un bravo musicista come Carl Philiph Bach ha
scambiato il soggetto della fuga (B-A-C-H) per un controsoggetto? (errore
che qualsiasi
persona che studia musica non
avrebbe mai fatto!)
Il titolo "Fuga a 3 soggetti" non è
autografo ma fu dato da C.Ph.E.
Bach; inoltre il necrologio di Bach
19
fa menzione a questo proposito di "una bozza per una fuga che doveva
contenere quattro temi in quattro voci".
La Matrice di permutazione
Nel 1991 è stata pubblicata da Zoltán Göncz una teoria in cui si dimostrava
l’aggiunta del quarto soggetto.
Riassumiamo adesso la durata dei soggetti e l’ordine delle voci, per
convenzione consideriamo le risposte come soggetti visto che non sono altro
che soggetti alla dominante.
Il primo soggetto inizia dalla misura 1 con il basso, viene ripetuto dal tenore,
dal soprano e termina alla misura 21 con il contralto.
Il secondo soggetto inizia dalla misura 114 con il contralto viene ripetuto dal
soprano, dal basso e termina alla misura 141 con il tenore.
Il terzo soggetto inizia dalla misura 193 con il tenore, viene ripetuto dal
contralto, dal soprano e termina alla misura 207 con il basso.
Costruiamo adesso per ogni soggetto una matrice in cui le righe
rappresentano le voci (partendo dall’alto soprano, contralto, tenore e basso)
mentre le colonne rappresentano la durata del soggetto.
Mettiamo gli zeri quando troviamo delle pause e quando la voce ha
completato di eseguire il soggetto.
0 0 0 1 0 2 0 0 0 0 3 0
0 0 1 0 2 0 0 0 0 3 0 0
0 1 0 0 0 0 0 2 3 0 0 0
1 0 0 0 0 0 2 0 0 0 0 3
0 2 3 1
2 3 1 0
3 1 0 2
1 0 2 3
20
4 2 3 1
2 3 1 4
3 1 4 2
1 4 2 3
Molti musicisti e musicologi hanno operato delle congetture sulla parte finale
mancante al Contrapunctus XIV e hanno scritto una propria versione, tra
questi in particolare il teorico musicale Hugo Riemann, il musicologo Donald
Tovey (all'interno dell'edizione per quartetto d'archi dell'Arte della Fuga),
l'organista Helmut Walcha, e il musicologo e clavicembalista Davitt Moroney.
La "Fantasia Contrappuntistica" di Ferruccio Busoni è basata sul
Contrapunctus XIV, ma è più un'opera di Busoni che di Bach.
Il completamento di Moroney è il più breve, considerato da alcuni come il più
convincente.
La registrazione di Glenn Gould si interrompe volutamente a volume pieno
sul battere della misura 233 (il termine della versione a stampa del 1751); il
manoscritto continua fino al battere della misura 239 e la voce di tenore fino
alla fine della stessa misura.
Molti esecutori aggiungono queste battute, spesso "smorzando" sulle ultime
note.
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Non si può escludere che Bach volesse questa fuga incompiuta visto che il
manoscritto si interrompe dopo che il basso esegue interamente il primo
soggetto.
La struttura sembrerebbe quindi costruita come se fosse un cerchio: dopo
che si è percorso tutto si ritorna al punto di partenza.
Nel 1968 Paolo Limiti e Elio Isola hanno scritto una bellissima canzone
intitolata “La Voce del Silenzio” interpretata per la prima volta da Dion Worrick
(zia di Witney Houston) e da Mario del Monaco.
Interpretazione strepitosa nel 1979 portata in scena alla Bussola dalla grande
Mina e altri interpreti come Massimo Ranieri, Francesco Renga e Andrea
Bocelli.
Gli appassionati di Bach possono benissimo riconoscere le note del Preludio
II tratto dal libro II del Clavicembalo ben Temperato (BWV 871).
Ma anche i ProculHorum hanno ripreso Bach, infatti l’introduzione del brano
A water Shade of Pale (è stata fatta la versione italiana “ Senza Luce”)
ricorda molto l’Aria sulla quarta corda.
Non dimentichiamo inoltre che la musica della celeberrima “Ave Maria” di
Gunod, è stata ripresa dal Preludio I del Clavicembalo Ben Temperato
(libro I).
Anche in “Settimaanima”, brano tratto dal Musical “Pia de’ Tolomei” di Gianna
Nannini ritroviamo un accenno della fuga incompiuta.
Recentemente anche Lucio Dalla ha scritto un Musical “Tosca, amore
disperato” in cui riprende non solo il grande maestro Puccini (quando Sidonia
canta “Amore disperato”, la melodia di questa frase ricorda molto la musica di
“Ah, quando vien lo sgelo” di Puccini) ma nello stesso musical Dalla riprende
il preludio II del Clavicembalo ben temperato di Bach (libro II) durante
l’introduzione della canzone cantata da Angelotti intitolata “Libertà”.
Purtroppo però Lucio Dalla ha dovuto cambiare qualche nota perché avrebbe
plagiato Elio Isola e non J.S.Bach. Sono questi i paradossi della SIAE (ma
questa è un’altra storia!).
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Ancora un altro Mistero…
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Bibliografia
Jacques Chailley, L'Art de la fugue de J.-S. Bach. Étude critique des sources.
Remise en ordre du plan. Analyse de l'œuvre, Paris, Leduc 1971
Le Garzatine Musica
Göncz, Z.: Ricostruzione del Contrapunctus finale di L'Arte della Fuga, in:
International Journal of Musicology Vol. 5
http://www.jsbach.org
http://www.bach-cantatas.com
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L’autrice
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