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I FUCILI
Il fucile fu indubbiamente l’arma piu’ utilizzata e preferita
durante tutto il corso della Grande Guerra.
Nel momento in cui la Francia introdusse la polvere senza fumo (nitrocellulosa Vielle,
1885) tutti gli eserciti maggiori provarono un senso d'angoscia: la maggior potenza militare
del mondo, o così si credeva, faceva un balzo in avanti tale (in effetti il maggiore nella
storia delle armi da fuoco fino ai nostri giorni) che bisognava subito correre ai ripari:
soprattutto dato che un tal mezzo era nelle mani di un Paese agitato da un minaccioso
revanchismo. Tecnicamente si trattava di questo:
1) con la polvere senza fumo la fanteria diventava quasi invisibile (tuttavia va detto che la
Vielle veniva impiegata, con totale incongruità, da soldati con vistosissime braghe rosse) e
poteva mirare senza essere accecata del proprio fumo;
2) con tale polvere era possibile diminuire notevolmente il calibro. Col minor calibro era
possibile portare più cartucce e si apriva una pratica possibilità di dare a tutti i fanti un'arma
a ripetizione, plausibile solo per delle elites nel caso di armi a polvere nera;
Si vede di qui che veramente una singola invenzione rivoluzionava in brevissimo tempo, in
modo mai veduto fin allora, i metodi di far la guerra. Neppure la polvere nera ottenne tanto
subito (alla lunga anche di più) perché il mondo tecnico non l'adottò con altrettanta rapidità
per ragioni evidenti (si pensi allo sforzo effettuato nel tardo medioevo per la produzione di
grandi quantità di salnitro!). Ma alla fine del secolo scorso si sapevano produrre l'acido
solforico e quello nitrico e si poteva passare, di colpo, alle nuove tecnologie. Ciò avvenne e
la Prima Guerra Mondiale ne diede tragica testimonianza.
LE PRESTAZIONI
Un fattore importante nella valutazione delle prestazioni di ogni singolo modello, per ogni
esercito, era senza dubbio la capacità dei caricatori, all’epoca realizzati in “gabbiette”
(semplici vaschette senza involucro esterno) o “serbatoi” (i primi veri contenitori per i
proiettili, ricavati da un unico blocco di metallo). Tuttavia, era il singolo tiratore a fare la
differenza, una volta acquisita la necessaria dimestichezza e familiarità con l’arma. I soldati
professionisti inglesi, all’inizio della Grande Guerra e anche prima, riuscivano a
sparare quasi 15 colpi al minuto con i loro Enfield, ma in generale la truppa reclutata tra i
civili di tutte le nazioni in guerra, non riuscì mai a spingersi oltre un massimo di 12. La
precisione del tiro e della relativa gittata variava
fondamentalmente in base a due fattori: quello costruttivo,
intrinseco del fucile, e l’eventuale riscaldamento della sua
canna.
Nacquero dunque versioni rivedute e modificate dei normali fucili d’ordinanza, adattate a
questo scopo . All’epoca l'utilizzo di strumenti ottici sulle armi era già diffuso (specialmente
in ambito civile per la caccia) - le armi che presentavano particolari eccellenze nelle
tolleranze della produzione venivano selezionate e dotate di ottica rigorosamente negli
stabilimenti militari (solo gli italiani ebbero assai poche, pochissime armi dotate di
cannocchiale).
Apparirono quindi i primi sistemi di mimetizzazione e molti ingegnosi modi di
nascondersi e scomparire virtualmente nel caos del campo di battaglia (tronchi d’albero,
cespugli, casematte, ecc.).Va da se’ l’impatto psicologico e le ripercussioni di questo nuovo
e particolarmente crudele modo di fare la Guerra: i soldati non si sentivano sicuri neanche
in trincea, dove il possible fuoco di un cecchino li costringeva a camminare a testa
bassa e a percorrere di corsa ed affannosamente ogni sentiero o camminamento allo
scoperto.
PRESTAZIONI A CONFRONTO
LE ARMI DELLA GRANDE GUERRA
LE PISTOLE
Le prime pistole sfruttavano il sistema di accensione a ruota: sul fianco destro dell’arma
era imperniato un dischetto di ferro dal bordo zigrinato, caricato a molla e vincolato al
grilletto. Premendo quest'ultimo il dischetto girava, sfregando una barretta di pirite, tenuta in
posizione fra le ganasce di una morsa (cane), da cui si sprigionavano scintille, che
incendiavano la polvere d’innesco.
Il sistema a ruota, costoso e delicato, non offriva ampie garanzie di affidabilità, per cui gli
artigiani dell’epoca sostituirono al dischetto ruotante il cane stesso, dotato di una pietra
focaia stretta fra due ganasce. Arretrandolo, si comprimeva una molla e lo si agganciava al
dente di scatto. Premendo il grilletto, il cane si abbatteva su una piastrina d’acciaio
(batteria), sfregandovi contro con la pietra e producendo scintille, che incendiavano la
polvere d'innesco. Ai primi dell'800 si scoprì che alcuni composti chimici esplodevano se
sottoposti a percussione: un piccolo involucro (capsula), contenente fulminato di mercurio,
clorato di potassio e solfuro di antimonio, prese il posto dell'acciarino.
Nel 1836 Samuel Colt, ispirandosi a queste, depositò il brevetto relativo alla pistola a
rotazione ad avancarica del tamburo, in cui il fascio di canne era ridotto ad un cilindro
che, ruotando intorno al suo asse, presentava alla battuta del cane un colpo alla volta: era
nato il revolver. Con l’invenzione della cartuccia metallica (1870), attribuita a Casimir
Lefaucheux, il principio della retrocarica conobbe la sua definitiva affermazione, venendo
universalmente esteso a tutte le armi corte.
Con l’avvento della doppia azione il revolver raggiunse il punto massimo della sua
evoluzione, rimanendo sostanzialmente inalterato fino ai nostri giorni. Il nuovo sistema
consentiva di sparare senza armare manualmente il cane ad ogni tiro, essendo sufficiente
una decisa pressione sul grilletto per inarcare il cane, far ruotare il tamburo ed esplodere il
colpo. Nel 1880 la diffusione delle polveri senza fumo (smokeless), a base di nitrocellulose
come cordite e balistite, oltre a ridurre drasticamente i problemi derivanti dall'accumulo di
depositi carboniosi, consentì di fabbricare cartucce molto più potenti e generò la tendenza
alla progressiva riduzione dei calibri in uso.
Permise inoltre lo sviluppo dell’ultima grande
innovazione nel mondo delle armi da fuoco
portatili: il sistema di ripetizione
semiautomatica, in cui l’energia cinetica del
rinculo derivante dallo sparo viene utilizzata per
far arretrare il carrello-otturatore, che espelle il
bossolo vuoto, riarma il cane o il percussore, preleva una nuova cartuccia dal caricatore e la
introduce in camera, aumentando significativamente la celerità di tiro. Un sistema simile era
stato adottato per la prima volta nel 1884 da Hiram Maxim,
inventore dell’omonima mitragliatrice. Successivi
approfondimenti vennero applicati alle armi corte da Hugo
Borchardt, a cui si deve la nascita della prima pistola
semiautomatica, la Borchardt-Luger, realizzata dal
fabbricante austriaco Georg Luger. Da questa, nel 1897,
derivò la famosa Luger Parabellum, poi mod. P. 08,
adottata da varie forze armate europee.
Agli inizi del secolo Peter Paul Mauser brevettò un'altra rivoluzionaria pistola
semiautomatica, con la sede del caricatore posta anteriormente al grilletto. In America
invece gli studi di John Moses Browning diedero origine alla Colt Government 1911 in
calibro .45 ACP, fino a pochi anni fa pistola d'ordinanza dell'U.S.Army e di molti corpi di
polizia, tuttora in produzione. Nel 1938 in Germania Karl Walther realizzò la famosa P.38
in calibro 9 parabellum, prima semiautomatica a sfruttare il principio della doppia
azione, permettendo di tenere la cartuccia in canna e far fuoco alla semplice pressione del
grilletto, senza arretrare preventivamente il carrello ed evitando così l’impiego di entrambe
le mani.
La pistola, utilizzata inizialmente solo dalla cavalleria, venne poi concessa in dotazione
agli ufficiali di tutti gli eserciti, alla polizia militare, agli aviatori e ai carristi. Per questi
ultimi, così come per gli equipaggi dei carri armati, la pistola si rivelo’ inoltre l’unica arma
sufficientemente pratica rispetto agli ingombranti fucili adottati da tutti i soldati semplici,
soprattutto in relazione al modestissimo spazio vitale disponibile a bordo degli aeroplani e
dei carri.
La Germania
Circa 2 milioni di Luger 9mm P08 vennero fabbricate durante la guerra e, nonostante
fossero inizialmente destinate solo agli ufficiali, ben presto vennero adottate anche dai
soldati semplici. La luger possedeva un caricatore a sette colpi, ricavato nel calcio.
Affidabile e precisa, non fu tuttavia mai prodotta in quantità sufficienti a soddisfare il
fabbisogno bellico della Germania Guglielmina. La Luger infine, fu
sempre considerata un prezioso trofeo di guerra dalle forze opposte
alleate. Una variante della Luger, la Parabellum M17, fu lanciata
nel 1917. Dotata di canna più lunga, aveva un caricatore da ben 30
colpi che la identificava come cosiddetta “pistola mitragliatrice”.
Per sopperire alla penuria di Luger, peraltro molto costose da
produrre, la Germania realizzò molte pistole automatiche Beholla
7.65mm e Mauser C96 e C10. Quest’ultima divenne analogamente popolare, grazie
soprattutto alla sua brutale potenza di fuoco con proiettili da 7.63mm o 9mm. Inoltre questa
pistola era dotata di una speciale fondina rigida in legno, che applicata al calcio la
trasformava in una specie di carabina per tiri di precisione. La Mauser automatica (il
modello originale del 1894) fu largamente utilizzata anche dall’esercito italiano.
Analogamente anche i turchi e i bulgari vennero riforniti di pistole di fabbricazione tedesca
(Mauser e Beholla), in relazione ai patti di alleanza tra le Potenze Centrali.
Il Regno Unito
La Francia
Il Belgio
L’esercito di re Alberto I impiegò con notevole successo due varianti del revolver
statunitense Browning, rispettivamente di 7.6mm e 9mm di calibro.
Austria-Ungheria e Romania
L’Italia
La Russia
PREGI DIFETTI
la sicurezza di porto e custodia il secco rinculo dei calibri più potenti,
(quasi tutti sono privi di sicura che si scarica interamente sul polso,
manuale, inutile perché per sparare non venendo neppure parzialmente
occorre una trazione del grilletto assorbito da meccanismi di riarmo;
decisa e quindi intenzionale);
l'immediata possibilità di verificare la propensione a sporcarsi dopo ogni
se è carico o meno, basta guardare il seduta di tiro, a causa dello sfiato di
tamburo di profilo o anteriormente; gas combusti tra tamburo e canna;
l’estrema facilità d’utilizzo, anche un minor numero di colpi,
con una sola mano, non essendoci generalmente sei, ma spesso cinque,
carrelli da arretrare; sette e talvolta otto, in stretta
relazione al calibro; l’elevato
ingombro laterale, a causa del
tamburo, necessariamente cilindrico;
la possibilità, in caso di difettoso le operazioni di espulsione dei bossoli
funzionamento della cartuccia, di e di rifornimento del tamburo sono
esplodere subito un altro colpo, lente e macchinose, specialmente in
premendo nuovamente il grilletto, in momenti di concitazione.
quanto le cartucce sono già inserite
in altrettante camere di scoppio
indipendenti;
il minor numero di parti in
movimento e, conseguentemente, le
minori probabilità di guasti e rotture
e le minori esigenze di manutenzione
e lubrificazione;
una maggior precisione teorica,
stante l’assenza di parti in
movimento durante lo sparo che
possono ingenerare vibrazioni
parassite;
la totale insensibilità alle variazioni
atmosferiche e climatiche;
la possibilità di utilizzare, a parità di
calibro (ed entro certi limiti)
munizioni di varia potenza, essendo
quest’ultima ininfluente sul ciclo di
sparo;
Pregi e difetti essenziali della semiautomatica, rispetto al revolver:
PREGI DIFETTI
la maggior complessità costruttiva,
maggior capacità di fuoco,
che comporta una maggiore usura
generalmente da 14 a 17 colpi,
delle parti e, nei modelli più
secondo il calibro, con caricatore
economici, può dar luogo a
bifilare;
malfunzionamenti, guasti e rotture;
la necessità di servirsi di entrambe le
maggior celerità teorica di tiro, sia mani per arretrare il carrello e
perché la velocità del moto rettilineo camerare la prima cartuccia del
del carrello è superiore a quella di primo caricatore, a meno che non la
rotazione del tamburo, sia perché i si porti col colpo in canna, cosa
colpi successivi al primo vengono consigliabile solo se l’arma dispone
sparati in singola azione, con minor di adeguati sistemi di sicurezza che
sforzo; bloccano il percussore oltre che il
cane e il grilletto;
la necessità di utilizzare cartucce di
possibilità di sostituire rapidamente il
una determinata potenza, sulla quale
caricatore esaurito con un altro di
è stato tarato il cinematismo di sparo:
riserva; generalmente quando un
variazioni in meno possono causare
caricatore è esaurito l'arma rimane
inceppamenti o mancato riarmo,
aperta col carrello arretrato, basta
variazioni in aumento possono
introdurre un altro caricatore,
risultare pericolose per l’integrità
sganciare il carrello e la cartuccia è
degli organi meccanici e per il
già camerata;
tiratore;
minor spessore e quindi, a parità delle
la difficoltà di sapere se la camera di
altre dimensioni e di peso, maggior
cartuccia è vuota o meno;
occultabilità e comodità di porto;
minore sensazione di rinculo, a parità
l’elevato grado di addestramento
di calibro, per l’azione
necessario per padroneggiarla con
ammortizzante della molla di
sicurezza ed efficienza;
recupero;
la complessità delle operazioni di
smontaggio e pulizia;
l’impossibilità di sapere subito se il
caricatore è pieno o no;
i possibili problemi di alimentazione
con palle non blindate (a punta molle,
dette a piombo nudo) ovvero di
forma diversa dall’ogiva tradizionale;
la necessità, in caso di inceppamento,
di liberare l’unica camera di cartuccia
scarrellando nuovamente;
sensibilità alle variazioni climatiche
(il freddo intenso può gelare l’olio di
lubrificazione) e allo sporco.