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Terrorista
Qualsiasi essere umano, turco o straniero, che mette in discussione la sua
conoscenza di un qualsiasi aspetto dell’esistenza.
Zona di sicurezza
Chiamata anche con il sinistro eufemismo di “corridoio di pace”.
L’ex inviato speciale degli Stati Uniti nella regione, Brett McGurk, conferma
quanto è noto ai servizi d’intelligence di tutto il mondo, oltre che al consiglio di
sicurezza dell’Onu: “Tal Abyad, una città siriana di confine, è stata la principale
rotta di approvvigionamento per l’Is dal giugno 2014 al giugno 2015, quando
armi, esplosivi e combattenti si muovevano liberamente dalla Turchia a Raqqa e
fino all’Iraq. La Turchia ha rifiutato le ripetute e argomentate richieste di
chiudere il suo lato del confine con l’aiuto e l’assistenza degli Stati Uniti. In
questo periodo, inoltre, la Turchia si è rifiutata di concedere all’esercito
statunitense di volare dalla base aerea di İncirlik per colpire le posizioni dell’Is
anche quando i combattenti del gruppo entravano in Siria dalla Turchia. Dopo la
perdita di Tal Abyad, l’Is ha riorganizzato i suoi combattenti stranieri nella città
di Manbij e ha continuato a pianificare grossi attentati in Europa. Per oltre sei
mesi abbiamo lavorato con la Turchia e i gruppi di opposizione da essa
approvati, che si muovevano dalle sue regioni occidentali verso quelle orientali,
per conquistare Manbij. Questi combattenti hanno ricevuto più supporto delle
Forze democratiche siriane, ma non potevano avanzare e alcuni hanno
consegnato gli equipaggiamenti forniti dagli Stati Uniti ai gruppi di Al Qaeda nel
nordovest della Siria. Gli avvertimenti di minaccia si sono dimostrati veritieri nel
novembre 2016, quando una brigata di combattimento dell’Is è partita da
Manbij, attraversando la Turchia e giungendo a Parigi, dove ha ucciso 131
persone. La cosa ha fatto seguito all’attentato suicida dell’Is all’aeroporto di
Bruxelles, anche questo effettuato da un gruppo che era venuto dalla Siria
attraversando la Turchia”.
E così oggi, con il principale sponsor del gruppo Stato islamico che rimette
fisicamente piede nella regione, è di nuovo alto il rischio di vedere rimessi in
libertà dei combattenti dell’Is imprigionati, ma anche centinaia di migliaia di
jihadisti alle dipendenze della Turchia a Idlib e nel Kurdistan siriano, liberi di
commettere atti di terrore nella regione e all’estero.
Lotta al terrore
Come conseguenza dei giochi di prestigio sopra elencati, la lotta del regime turco
al terrore significa in realtà l’estirpazione dei curdi che sono considerati
semplicemente dei terroristi e quindi meritevoli di ogni sorta di maltrattamento.
E ce ne sono molti. La comunità internazionale comincia lentamente a capire il
trucchetto e parla oggi di “pulizia etnica” per descrivere l’attacco guidato
dall’esercito turco nel Kurdistan siriano. Quanto ai curdi di Turchia, la stessa
comunità internazionale rimane perlopiù silenziosa, approvando tacitamente gli
attuali e frequenti abusi e ingiustizie portati avanti sotto il nome di “lotta al
terrore”.
Colonialismo e imperialismo
Infine, colonialismo e imperialismo, nel lessico di Erdoğan, sono concetti che si
applicano a qualsiasi nazione, in particolare quelle occidentali, ma mai alla
Turchia, che però è impegnata a rimodellare i territori occupati di Cipro e Siria
con mezzi e strumenti tipicamente coloniali e imperiali.