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OGNI SETTIMANA IL MEGLIO DEI GIORNALI DI TUTTO IL MONDO

OTTOBRE N.
CARTA WEB TABLET SMARTPHONE
Laurie Penny Binyavanga Wainaina Will Hutton Elias Khoury
HONG KONG
In piazza
contro Pechino
ECONOMIA
Un mondo
di stagisti
SCIENZA
Troppo piccoli
per ricordare
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Il porto
dei migranti
Riceve le telefonate dai barconi alla
deriva nel Mediterraneo e fnora
ha salvato cinquemila persone. A un
anno dal naufragio di Lampedusa,
il New Yorker racconta chi il
prete eritreo Mussie Zerai
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 7
Sommario
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La settimana
3/9 ottobre 2014 Numero 1071 Anno 21
AttuAlit
18 Hong Kong
sfda Pechino
The New Republic
AsiA e pAcifico
24 Xinjiang
The New York Times
AfricA
e medio orieNte
27 Medio Oriente
Al Quds al Arabi
europA
30 Spagna
El Peridico
de Catalunya
33 Bulgaria
Lefteast
Americhe
36 Brasile
Pgina 12
visti dAgli Altri
40 Il sogno europeo
delle ucraine
Ogonk
pANAm
60 Il paradiso
non c pi
El Pas Semanal
ecoNomiA
70 Un mondo
di stagisti
The Economist
scieNzA
74 Troppo piccoli
per ricordare
Aeon
portfolio
80 Paese nero,
citt rossa
Jens Olof Lasthein
ritrAtti
86 Cole Yew
Roads & Kingdoms
viAggi
88 Tra vulcani
e gorilla
Financial Times
grAphic
jourNAlism
92 Messico
Franois Olislaeger
tv
95 Let delloro
dei teleromanzi
El Pas
pop
112 Ora solo
una questione
di accelerazione
Binyavanga Wainaina
scieNzA
121 La vecchiaia fa
bene al pianeta
New Scientist
iN copertiNA
Il porto dei migranti
Riceve le telefonate dai barconi alla deriva nel Mediterraneo e
fnora ha salvato cinquemila persone. A un anno dal naufragio di
Lampedusa, il New Yorker racconta chi il prete eritreo Mussie
Zerai (p. 48). Foto di Alex Majoli (Magnum/Contrasto).
tecNologiA
127 Il motore
del pregiudizio
The New York Times
ecoNomiA
e lAvoro
128 Alleanza
commerciale tra
Ottawa e Bruxelles
Frankfurter
Allgemeine Zeitung
cultura
98 Cinema, libri,
musica, fotografa,
arte
Le opinioni
28 Amira Hass
44 Laurie Penny
46 Will Hutton
100 Gofredo Fof
102 Giuliano Milani
106 Pier Andrea Canei
118 Tullio De Mauro
129 Tito Boeri
le rubriche
14 Posta
17 Editoriali
132 Strisce
133 Loroscopo
134 Lultima
Aeon un magazine online britannico di scienze. Larticolo a pagina 74 uscito il 30 luglio 2014 con il titolo The great forgetting. The New Yorker un
settimanale newyorchese di qualit. Larticolo a pagina 48 uscito il 21 aprile 2014 con il titolo The anchor. Ogonk un settimanale russo, pubblicato dal
gruppo editoriale del quotidiano Kommersant. Larticolo a pagina 40 uscito il 7 aprile 2014 con il titolo Ukrainki sredi sinorov. El Pas Semanal il
magazine del quotidiano spagnolo El Pas. Larticolo a pagina 60 uscito il 31 agosto 2014 con il titolo El paraso perdido del canal de Panam. Roads &
Kingdoms un giornale online di viaggi e politica. Larticolo a pagina 86 uscito nel giugno del 2014 con il titolo The rock n roll tycoon of
Penang. South China Morning Post un quotidiano di Hong Kong in inglese. Larticolo a pagina 22 uscito il 29 settembre 2014 con il titolo
Beijings closed door meeting with Hong Kong tycoons erodes trust. Internazionale pubblica in esclusiva per lItalia gli articoli dellEconomist.
le principali fonti di questo numero

LauriePenny BinyavangaWainaina WillHutton EliasKhoury
Inpiazza
controPechino
Unmondo
di stagisti
Troppopiccoli
perricordare
internazionale.it
Il porto
dei migranti
Riceve le telefonate dai barconi alla
deriva nel Mediterraneo e inora
ha salvato cinquemila persone. Aun
anno dal naufragio di Lampedusa,
il NewYorker racconta chi il
prete eritreo Mussie Zerai
Articoli in formato
mp3 per gli abbonati
urlare
In unintervista di qualche giorno fa al
quotidiano il Manifesto, la sindaca di
Lampedusa, Giusi Nicolini, ha detto:
Lomert che ha sempre circondato
limmigrazione si rotta quando il
papa venuto a Lampedusa. Quel
giorno, parlando di tutti i migranti
morti nel Mediterraneo, ha detto che
questa la pi grande strage
silenziosa che pesa sulla coscienza di
tutti. Di tutti, perch queste non sono
le vittime di una guerra, ma persone
morte in viaggi che sono la diretta
conseguenza delle politiche europee
sullimmigrazione e sul diritto dasilo.
E allora il 3 ottobre non dovr essere
un giorno in cui si sta in silenzio. Qua
bisogna urlare. Il giorno della
memoria deve essere lurlo della
vendetta che chiedono questi morti.
Lanno scorso, al festival di
Internazionale a Ferrara, tutti gli
incontri cominciarono con un minuto
di silenzio per ricordare le 366 vittime
del naufragio che era appena
avvenuto al largo dellisola siciliana.
Nel giro di un anno i migranti morti
nel Mediterraneo sono stati pi di
tremila. Questo weekend a Ferrara in
tanti incontri si parler di
immigrazione, e stavolta nessuno
rester in silenzio. u
Giovanni De Mauro
Siamo usciti nel mondo insipido,
strimpellando
BiNyAvANgA WAiNAiNA, pAgiNA
Immagini
La citt in piazza
Hong Kong, Cina
30 settembre 2014
La manifestazione davanti alla sede del
governo locale. Da giorni migliaia di
persone bloccano le strade dellex colo-
nia britannica per protestare contro la
decisione della Cina di non permettere
libere elezioni nel 2017. Le manifesta-
zioni sono cominciate il 22 settembre,
quando gli studenti delle superiori e
delluniversit hanno boicottato le le-
zioni, e sono continuate nei giorni suc-
cessivi con la collaborazione del movi-
mento locale Occupy central. Secondo
le autorit, pi di quaranta persone sono
rimaste ferite negli scontri e oltre 70
persone sono state fermate. La protesta
proseguita anche il 1 ottobre, festa na-
zionale della Repubblica Popolare Cine-
se. Foto di Anthony Kwan (Getty Images)
Immagini
Lattesa dei curdi
Suru, Turchia
28 settembre 2014
Curdi siriani a Suru, in Turchia, aspet-
tano di attraversare il confne per torna-
re nelle loro case ad Ayn al Arab (Kobani
in curdo), nel nord della Siria. Negli ulti-
mi dieci giorni i miliziani dello Stato
islamico hanno lanciato una vasta of-
fensiva sulla citt, e almeno 150mila
persone sono state costrette a rifugiarsi
in territorio turco. Si tratta del pi gran-
de esodo di profughi dal 2011, quando
cominciata la guerra in Siria. La coali-
zione internazionale guidata dagli Stati
Uniti ha risposto bombardando le po-
stazioni dello Stato islamico nei pressi
di Ayn al Arab. Foto di Murad Sezer (Reu-
ters/Contrasto)
Immagini
Sepolti dalla cenere
Nagano, Giappone
28 settembre 2014
Le operazioni di soccorso nei rifugi
montani colpiti dalleruzione del vulca-
no Ontake, al confne tra le prefetture di
Nagano e Gifu. Leruzione, cominciata il
27 settembre, ha provocato la morte di
47 persone. Ma secondo le autorit il bi-
lancio delle vittime potrebbe salire, dal
momento che non tutte le zone colpite
sono state ancora perlustrate. Il 30 set-
tembre, infatti, le operazioni di soccorso
condotte dai soldati e dai vigili del fuoco
sono state interrotte per ventiquattrore
a causa di una nuova eruzione e per la
presenza di gas velenosi nellaria. Foto di
Kyodo/Reuters/Contrasto
14 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Posta@internazionale.it
Haiti cinque
anni dopo

u Da un anno e mezzo lavoro
ad Haiti con long Terre des
Hommes. Ho letto larticolo su
questo paese apparso su Inter-
nazionale 1061 e ci sono alcuni
elementi che vorrei portare al-
la vostra attenzione. Nellarti-
colo si dice che ci sono stati pi
di 150mila morti: vero, ma le
ultime statistiche dicono che i
morti siano stati 300mila; al-
cune fonti dicono anche di pi,
purtroppo un dato ufciale non
ci sar mai. Si dice che Haiti
famosa per il colera: bisogna
ricordare per che il colera
arrivato sullisola solo nel 2012,
quindi dopo ben due anni dal
terremoto. vero che alcune
zone del paese sono ancora pe-
ricolose a causa della delin-
quenza, ma in questi anni an-
che grazie alla missione delle
Nazioni Unite la situazione
molto migliorata: lo dimostra
larrivo di molti investitori pri-
vati stranieri, come le catene di
hotel Hilton e Marriott nel set-
tore turistico, o la Heineken,
che ha acquistato la birra loca-
le Prestige. Unultima precisa-
zione sullarticolo di Mitch Mo-
xley quando sostiene che gli
unici veicoli in giro sono quelli
delle organizzazioni umanita-
rie: ormai ci stiamo avvici-
nando allanniversario dei cin-
que anni dal terremoto e le ong
stanno lasciando il paese, per-
ch per fortuna dopo le emer-
genze del terremoto e del cole-
ra non c pi bisogno di inter-
venti massicci. Quindi si vedo-
no soprattutto pi mezzi pub-
blici e privati locali.
Francesco Ingarsia

LUcraina diversa

u Sono un vostro abbonato da
anni, mia moglie russa e vivo
in Cina. Riguardo alla questio-
ne Ucraina questo mi espone a
punti di vista diversi. Mi sem-
bra invece che la vostra coper-
tura sia quantomeno parziale
e vi chiedo, se possibile, di am-
pliare un minimo il bacino di
scelta degli articoli.
Michele Scardovi

Trenta

u Sono una studentessa di
scienze politiche e relazioni in-
ternazionali. Mi sono avvicina-
ta a Internazionale perch do-
vevo preparare un esame. Eb-
bene, lesame lho superato
(30!). Informarsi, aprire gli oc-
chi, capire. Tutte cose che sono
riuscita a fare grazie a voi.
Lucia

Errata corrige
u Nel numero 1070, il grafco a
pagina 48 aveva la scala tempo-
rale sbagliata: ecco la versione
corretta.
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YouTube.com/internazionale
Sto divorziando da mio ma-
rito e ti chiedo: perch mi
sembra che la legge invece
di aiutarci ci renda le cose
ancora pi difcili?Betta
Secondo lIstat il 49 per cento
dei matrimoni italiani si con-
clude con una separazione o
un divorzio. Ma noi continuia-
mo a considerarlo un imprevi-
sto e per concludere un matri-
monio accettiamo di afronta-
re un procedimento lento, co-
stoso e pesante sul piano per-
sonale. Trattiamo la separazio-
ne come uneccezione e non ci
siamo accorti che ormai la
norma. Che ci piaccia o no, i
divorzi sono diventati frequen-
tissimi e le proposte di riforma
sul divorzio breve sono un
legittimo tentativo di adottare
un approccio pi pragmatico,
risparmiando dolore e soldi a
un gran numero di italiani. Co-
me al solito, per, le voci as-
sordanti dei paladini della fa-
miglia riescono a distrarre la
politica dalla realt dei fatti.
Anni fa sulla stampa svizzera
ho letto la proposta provocato-
ria di una sociologa che propo-
neva il matrimonio a termine:
se non c domanda di rinno-
vo, ogni matrimonio si consi-
dera automaticamente sciolto
dopo dieci anni, senza ulteriori
lungaggini burocratiche n
parcelle legali da capogiro. Mi
diverte pensare a come cam-
bierebbe la dinamica di coppia
quando si entra nellanno del
rinnovo: forse molti, invece di
ritrovarsi alla deriva senza sa-
pere come, sarebbero spronati
a ritrovare lo slancio e a tirar
fuori il meglio di s per essere
riconfermati dal coniuge.
Claudio Rossi Marcelli
un giornalista di Internaziona-
le. Risponde allindirizzo dad-
dy@internazionale.it
Dear Daddy
Matrimonio a tempo
CommerciotralAmericaLatina, i Caraibi
elaCina, inmiliardi di dollari. Fonte: El Pas
Esportazioni dai paesi
dellAmerica Latina e
dei Caraibi alla Cina
Importazioni dei paesi
dellAmerica Latina
e dei Caraibi dalla Cina
200
160
120
80
40
0
2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012
Lo stato
che non c
Le correzioni
u Come bisogna chiamare il
gruppo estremista islamico
che negli ultimi mesi ha occu-
pato citt e regioni in Iraq e in
Siria? Fino alla fne di giugno si
chiamava Stato islamico
dellIraq e del Levante. Poi il
suo capo, Abu Bakr al Baghda-
di, ha dichiarato che il territo-
rio sotto il suo controllo era un
califato e gli ha dato un nuovo
nome: Stato islamico. evi-
dente che chiamarlo cos serve
a fare propaganda. La parola
stato infatti fa pensare a un
territorio dotato di unammini-
strazione e di un governo il
califato evocato da Al Bagh-
dadi, appunto non a un grup-
po terroristico o a una milizia
che sta cercando di conquista-
re dei territori. Cos, parlando
di Stato islamico anche i
giornali rischiano di confonde-
re i lettori. Inoltre laggettivo
islamico associato a unor-
ganizzazione che incita
allodio e alla violenza ofen-
sivo per molti musulmani. Per
questi motivi lagenzia di
stampa France-Presse ha deci-
so di non usare pi il nome
Stato islamico e di sostituir-
lo con espressioni come grup-
po Stato islamico, organizza-
zione Stato islamico o jiha-
disti dello Stato islamico.
una scelta coraggiosa, perch
queste perifrasi spesso occu-
pano troppo spazio (pensate ai
titoli) o appesantiscono il di-
scorso. Ma quando si pu, vale
la pena di fare lo sforzo.

Giulia Zoli una giornalista
di Internazionale. Lemail
di questa rubrica
correzioni@internazionale.it
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 17
Editoriali
Linsediamento di Ashraf Ghani come nuovo pre-
sidente dellAfghanistan dopo unelezione molto
discussa unoccasione per fare qualche previsio-
ne sul futuro del paese. Davanti al primo passag-
gio di poteri da quando Hamid Karzai salito al
potere nel 2001 giusto mostrare un po di ottimi-
smo. La comunit internazionale ha accolto favo-
revolmente Ghani, che si impegnato a frmare
un accordo per mantenere le forze internazionali
dellIsaf nel paese anche dopo linizio del ritiro
statunitense, previsto per la fne del 2014. Questo
dovrebbe tenere aperto il rubinetto degli aiuti
esteri.
Ma le possibilit che il governo sopravviva re-
stano limitate. Nonostante abbia accettato un
accordo per la divisione dei poteri con Ghani, il
candidato rivale Abdullah Abdullah ha quasi boi-
cottato linsediamento dopo che i risultati eletto-
rali sono stati pubblicati senza il suo consenso. Se
basta cos poco a scatenare la sua rabbia, presto
Abdullah potrebbe far cadere il governo. Ma Gha-
ni deve afrontare una minaccia ben pi grave: i
taliban, che continuano a conquistare nuovi ter-
ritori e organizzare attacchi in tutto il paese.
Lesercito afgano, con il morale sotto i tacchi e se-
gnato dalle diserzioni, non riesce a combatterli e
sar ancora pi in difcolt dopo il ritiro degli sta-
tunitensi.
Se non altro, per, difcilmente Ghani potr
fare peggio di Karzai. Chi loda lex presidente per
aver portato stabilit nel paese ha la memoria
corta. Karzai era corrotto e indifendibile, e ha
sempre anteposto i suoi interessi a quelli del pae-
se. Ha basato la sua strategia nei confronti dei ta-
liban sulle alleanze con i signori della guerra,
alienandosi il supporto della maggior parte della
popolazione. Karzai si dedicato solo ad accumu-
lare un enorme patrimonio, e negli ultimi mesi si
disinteressato di tutto, lasciando le decisioni pi
difcili (come laccordo di sicurezza con gli Stati
Uniti) al suo successore. Nel suo discorso di com-
miato lex presidente ha attaccato sia Washington
sia il Pakistan. Questo leader inafdabile, il cui
rapporto con gli Stati Uniti cambiato a seconda
dei suoi sbalzi dumore, cerca ora di presentarsi
come un populista, quando in realt solo un tec-
nocrate.
Ghani, un antropologo che ha lavorato per la
Banca mondiale, dovr fare attenzione a non se-
guire il suo esempio. u as
Il futuro dellAfghanistan
The News, Pakistan
Il prezzo della salute
Le Monde, Francia
una questione che pensavamo si limitasse ai
paesi in via di sviluppo. Ma larrivo di un nuovo
medicinale contro lepatite C, il Sovaldi, lha por-
tata al centro del dibattito politico francese. Lo
stato ha i mezzi per fornire questo farmaco rivolu-
zionario a chi ne ha bisogno? La risposta no, al-
meno non al prezzo richiesto dal suo produttore,
la statunitense Gilead: 18.500 euro per una scato-
la, poco meno di 56mila euro per un trattamento
di 12 settimane. Anche limitandone la prescrizio-
ne ai malati pi gravi, la spesa supererebbe presto
il miliardo di euro.
Per spuntare un prezzo ragionevole, il governo
ha scelto le maniere forti: prelever una tassa sul-
le vendite di tutti i farmaci per lepatite C se verr
superata una certa soglia di spesa. Finora le case
farmaceutiche che impongono prezzi elevati
lhanno sempre avuta vinta. Per le malattie del
sistema immunitario o per rare forme di tumori,
la Francia ha sborsato anche decine di migliaia di
euro allanno per paziente. Nel caso dellepatite C
per non si parla pi di duemila pazienti, ma di
200mila. La Francia non lunica a interrogarsi
sulla questione. A giugno quindici paesi europei
si sono alleati per chiedere alle case farmaceuti-
che di abbassare i prezzi. Liniziativa non ha dato
grandi risultati, ma dimostra che in futuro gli sta-
ti saranno sempre pi spesso costretti a mettersi
daccordo per avere pi potere sulle aziende.
Il dibattito appena cominciato. Nella lotta ai
tumori, i progressi della ricerca sono accompa-
gnati da unimpennata dei prezzi. Per ora le nuo-
ve terapie, che costano fno a centomila euro e ri-
guardano solo pochi pazienti, vengono rimborsa-
te dalla sanit pubblica. Ma cosa succeder quan-
do ogni malattia rara avr la sua cura? La questio-
ne riguarda anche i medicinali pi difusi e costo-
si, per i quali esistono generici a buon mercato. Lo
stato continua a inventare sistemi per indirizzare
le prescrizioni dei medici, e non rispetta le stesse
regole che ha fssato. I pazienti vivono con ango-
scia questa incertezza. Il caso Sovaldi deve aprire
una rifessione seria sul prezzo che siamo disposti
a pagare per salvare una vita. u adr
Vi sono pi cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante se ne sognano nella vostra flosofa
William Shakespeare, Amleto

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Pierfrancesco Romano (coordinamento)
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Correzionedi bozze Sara Esposito, Lulli
Bertini Traduzioni I traduttori sono indicati
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18 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Attualit
Q
uando nel primo pomerig-
gio di luned 29 settembre
sono arrivato a Hong Kong,
tutto sembrava normale.
Allaeroporto una guida tu-
ristica mi ha detto sorri-
dente che le stazioni della metropolitana
del centro della citt erano aperte. A Cen-
tral, il quartiere fnanziario che da una set-
timana il cuore delle manifestazioni per
chiedere a Pechino pi democrazia, gli im-
piegati degli uffici andavano e venivano
indisturbati. Allincrocio dove il giorno pri-
ma le forze dellordine avevano lanciato
lacrimogeni contro i manifestanti, il traf-
co era gi tornato scorrevole. Ma mi ba-
stato percorrere un isolato per vedere il
primo segnale di anormalit: un gruppo di
giovani in maglietta nera che erigevano
barricate di metallo in mezzo alla strada.
La notte precedente gli scontri con la poli-
zia avevano costretto i manifestanti ad ar-
retrare dalla loro posizione e ora stavano di
nuovo allargando il loro territorio. Supera-
re quella barriera stato come entrare in un
altro mondo.
Fuori erano tutti estranei e un caf co-
stava sette dollari. Dentro sembrava di es-
sere nella prima scena di quei flm per bam-
bini ambientati in un paese di fantasia un
po troppo bello per essere vero. Let me-
dia della popolazione era dimezzata: i ra-
gazzi erano improvvisamente dappertutto,
se ne stavano seduti, chiacchieravano,
mangiavano, dipingevano, si facevano ta-
tuaggi lavabili a vicenda. I volontari riem-
Hong Kong
sfda Pechino
The Christopher Beam, The New Republic, Stati Uniti
Migliaia di persone hanno
occupato vaste zone dellex
colonia britannica. Vogliono
elezioni libere e non intendono
andarsene a mani vuote
pivano bottiglie dacqua a una fontana pub-
blica e se le passavano, come fanno i pom-
pieri delle piccole citt con i secchi, per
svuotarle in barricate di plastica arancione.
Cerano ragazzi che camminavano su e gi
per la strada distribuendo provviste, e nel
giro di cinque minuti mi sono state oferte:
una banana, una mela, del pane, una botti-
glia dacqua, una maschera, degli occhiali
protettivi e un adesivo rinfrescante per la
fronte. Allinizio pensavo che il nome del
movimento, Occupy Central with love and
peace, fosse un po ridicolo. In quel mo-
mento mi sembrato perfetto.
Un movimento senza leader
In realt Occupy Central un termine im-
proprio. Il movimento non ha nulla a che
fare con Occupy Wall street, o con gli altri
movimenti anticapitalisti denominati Oc-
cupy. un movimento specifco di Hong
Kong nato per chiedere lelezione con il
sufragio universale del capo dellammini-
strazione locale. Un obiettivo che il gover-
no di Pechino ha allontanato il 31 agosto
annunciando che avrebbe vagliato i candi-
dati alla carica di governatore dellisola
prima che fossero inseriti nella scheda elet-
torale. Il nome Occupy Central anche
superato perch le proteste si sono estese
ben oltre il distretto fnanziario di Hong
Kong, fno al quartiere governativo di Ad-
miralty, alla Causeway bay e alle vie dello
shopping di Mong Kok, bloccando le zone
pi frequentate della citt. Inoltre, lorga-
nizzazione originaria che si fa chiamare
Occupy Central non coordina pi le prote-
ste da quando i suoi leader hanno perso il
controllo delle manifestazioni.
Dopo gli scontri del 28 settembre, tutti
pensavano che il movimento avesse perso
slancio. Ma intervistando i manifestanti ho
capito che non cos. Molte delle persone
con cui ho parlato sono scese in piazza solo
dopo lintervento della polizia. Henry
Wong, uno studente della Chinese univer-
sity di Hong Kong di 19 anni, ha deciso di
unirsi ai manifestanti dopo aver visto in tv
gli studenti che resistevano alla polizia.
Anche a convincere Michelle Chan, 18 an-
ni, stato luso della forza: La polizia non
deve essere cos crudele, mi ha detto. To-
ny Wong, 24 anni, non andato al lavoro
per unirsi alla protesta. Posso trovare un
altro lavoro, ha spiegato, ma non posso
trovare unaltra Hong Kong.
Nonostante la mancanza di leadership,
le cose sono continuate senza intoppi.
Cerano volontari che camminavano avan-
ti e indietro lungo la strada che collega
Central e Admiralty raccogliendo i rifuti.
Squadre che distribuivano provviste, a pie-
di o con i furgoni. In mancanza di una lea-
dership, vari organizzatori armati di mega-
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Davanti alla sede del governo di Hong
Kong, 27 settembre 2014
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 19
fono davano indicazioni ai numerosi grup-
pi se spostarsi in una certa direzione, ri-
manere doverano o preparare lequipag-
giamento demergenza che la folla poteva
scegliere di seguire o meno. come un
coordinamento, ma non un vero coordina-
mento, ha spiegato Cheung Ling Song, 19
anni, uno degli studenti con il megafono.
Non tutti erano contenti dellorganizza-
zione. Non abbiamo una strategia, ha
spiegato Leung Long hair Kwok-hung,
un deputato e attivista per la democrazia a
cui hanno tagliato i famosi capelli lunghi
quando stato in prigione in agosto. Long
hair conosce il potere di un gesto dramma-
tico, come quello che ha fatto quando si
inginocchiato implorando i manifestanti di
restare o quando ha lanciato una banana
contro il governatore. Mi ha spiegato che il
movimento Occupy ha come obiettivo il
vero sufragio universale ma non sa come
arrivarci. Pechino non sembra disposta a
cedere, e il parlamento non ha il potere di
costringerla. Cos i manifestanti si stanno
concentrando sulla richiesta pi semplice:
che venga rimosso dallincarico lattuale
governatore, Chun-ying Leung.
Mentre andavo a est, verso la sede del go-
verno locale, le critiche corrosive nei suoi
confronti aumentavano. I manifestanti
hanno trasformato un autobus abbandona-
to in una fnta tomba di Leung e posato fo-
ri davanti al suo ritratto incollato sul para-
brezza. Una donna spruzzava acqua sullal-
tare in un ironico gesto rituale. Due amici
correvano per strada con unenorme testa
di cartone di Leung con i denti da vampiro
disegnati sulla sua bocca. Chun-ying
Leung, dimettiti!, era lo slogan che tutti
cantavano in coro.
Che questa sia una richiesta realistica
discutibile. Per i manifestanti, non questo
il punto. La maggior parte di loro sembra
consapevole del fatto che difcilmente ot-
terr un risultato immediato e tangibile.
Ma sente di dover fare qualcosa. Se Pechi-
u Nel 1997 la sovranit di Hong Kong, co-
lonia britannica, passa dal Regno Unito al-
la Cina sulle basi di un accordo siglato nel
1984. Secondo laccordo, Pechino dovr
riconoscere alla citt per i successivi cin-
quantanni un alto grado di autonomia,
fatta eccezione per la difesa e la politica
estera. A regolare lo status speciale di
Hong Kong la basic law, soggetta per a
un margine di libert di interpretazione da
parte di Pechino.
uHong Kong governata da un ammini-
stratore, il chief executive, eletto da un co-
mitato di 1.200 esponenti di diversi settori
economici della citt, la maggior parte dei
quali vicini a Pechino. Nel 2004 il governo
cinese stabilisce che le prime elezioni a
sufragio universale si terranno nel 2017.
uNel giugno del 2014, in vista della de-
cisione del Comitato permanente dellas-
semblea nazionale del popolo sulle regole
per lelezione del governatore di Hong
Kong, il movimento Occupy Central orga-
nizza un referendum per lintroduzione
del sufragio universale a cui partecipano
800mila persone. Il 31 agosto Pechino
annuncia le riforme decise dal comitato
permanente: sar introdotto il sufragio
universale ma gli elettori potranno votare
solo i candidati approvati dal governo cen-
trale. Il 22 settembre gli studenti univer-
sitari scendono in piazza per chiedere vere
elezioni dirette. Sei giorni dopo la polizia
interviene con gas lacrimogeni per disper-
dere la folla che per resiste. Il 29 settem-
bre Occupy Central si unisce agli studen-
ti. I manifestanti intendono continuare la
protesta fnch il governatore Chun-ying
Leung non si dimetter.
Da sapere
Un paese, due sistemi
20 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Attualit
Le ragioni
dei manifestanti
In piazza a Hong Kong ci sono
la frustrazione accumulata in
anni di malgoverno e la paura
di perdere la propria identit
Nicholas Bequelin, China File, Stati Uniti
P
ensi che faremo la fne del
Tibet?. Era la primavera
del 2011 e la domanda a
bruciapelo del mio perso-
nal trainer di Hong Kong durante uninter-
minabile sessione di step mi ha lasciato di
stucco. Prima di allora non avevamo mai
parlato di politica, di attualit o del mio la-
voro. Di solito le nostre conversazioni era-
no incentrate sullalimentazione, lallena-
mento, e il fatto che nessuna delle attuali
pop star di Hong Kong avesse raggiunto
un livello lontanamente paragonabile a
quello degli idoli degli anni ottanta.
Anche se il parallelo con il Tibet for-
zato, linquietudine crescente di molti abi-
tanti di Hong Kong per i fallimenti del go-
verno locale e dei leader che si sono succe-
duti alla sua guida stata la causa princi-
pale dello scontro con Pechino. A scatena-
re le proteste stato un provvedimento
tecnico: alla fne di agosto il comitato per-
manente dellassemblea del popolo ha
annunciato che per lelezione del chief exe-
no limiter le nostre scelte, questa storia
non fnir mai, scenderemo in piazza sem-
pre pi numerosi, ha detto Karmeo Lo,
uno studente di architettura di 27 anni.
Dopo il caos della notte precedente, lu-
ned la polizia sembrava prendersela co-
moda. Lunico confronto davanti a una
barricata era sulla Arsenal road, vicino alla
sede della polizia. Ma con il passare delle
ore, entrambe le parti sembravano ignorar-
si sempre pi. Lunico accenno di violenza
era uno striscione arrotolato portato da un
poliziotto sul quale, se fosse stato spiegato,
si sarebbe letto: Se non vi disperdete subi-
to saremo costretti a sparare. Ma non lo ha
mai aperto. A un certo punto, un agente di
polizia ha cominciato a urlare e a gesticola-
re minacciosamente: pare che un manife-
stante avesse acceso una sigaretta vicino a
un distributore di benzina.
Al calar della notte, la relativa assenza
di polizia ha cominciato a sembrare inquie-
tante. Alluna meno venti uno degli orga-
nizzatori ha riunito un gruppo e ha parlato
sottovoce al megafono, probabilmente per
evitare di essere sentito dai poliziotti. Ave-
va saputo che trenta furgoni pieni di agenti
erano in attesa dietro langolo, quindi tutti
dovevano tenere pronte le maschere e gli
occhiali protettivi. I ragazzi hanno riorga-
nizzato le barricate a triangolo e ci hanno
piantato sopra gli ombrelli per difendersi
dallo spray urticante. Mentre aspettavamo
che succedesse qualcosa, mi sono ritrovato
a saltare a ogni minimo rumore. Poco dopo
si sentito un boato e tutti si sono messi
freneticamente la maschera. Ma era un fal-
so allarme.
Senza fretta
Nessuno sa come fnir questa storia. Pri-
ma o poi il governo di Hong Kong dovr
reagire, facendo delle concessioni o co-
stringendo i manifestanti a disperdersi.
Nel primo caso metterebbe in imbarazzo
Pechino; nel secondo, si rischierebbe una
tragedia. Anche se non hanno molta in-
fuenza, i manifestanti hanno tempo. Non
abbiamo fretta, ha detto Mason Choi, 22
anni, uno studente della City university,
agitando una giacca mimetica e un adesivo
per rinfrescare la fronte. Anche se non vin-
ceremo questo round, ha aggiunto Karmeo
Lo, lo studente di architettura, le proteste
saranno servite lo stesso: Ora la gente sa
per cosa e come combattere. Poi il suo te-
lefono ha squillato: Scusa, ho un appunta-
mento con la mia ragazza. u bt
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Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 21
cutive (il capo dellamministrazione locale)
del 2017 sar introdotto il sufragio univer-
sale ma i candidati saranno scelti da Pechi-
no e non dai cittadini. Il problema che il
governo cinese aveva di fronte chiaro: in
che modo applicare il sufragio universale
per le prossime elezioni del governatore,
come stabilito dallaccordo con il Regno
Unito del 1984 per il passaggio della sovra-
nit di Hong Kong, assicurandosi per che
solo i candidati amici possano essere
eletti. Allepoca dellaccordo la Cina aveva
accettato di introdurre la clausola del suf-
fragio universale pensando che nel 2017 la
posizione del suo braccio politico a Hong
Kong sarebbe stata ormai consolidata e
inattaccabile e avrebbe garantito lelezio-
ne di un governatore fdato. Ma non an-
data cos, in parte perch la repressione nel
sangue del movimento filodemocratico
del 1989 ha reso diffidenti gli abitanti
dellex colonia britannica, e soprattutto
perch limpopolarit dei leader scelti dal
1997 a oggi ha raforzato le spinte demo-
cratiche contribuendo a defnire lidentit
politica di Hong Kong, ben distinta dal si-
stema della Cina continentale. Eppure
sbagliato sostenere che lo scontro era ine-
vitabile e che il destino di Hong Kong era
segnato gi nel 1984. La verit che gli ul-
timi eventi nascono dalla convergenza di
tre fattori distinti.
Alienazione crescente
Attraverso una serie di crisi esplose negli
ultimi anni, gli abitanti di Hong Kong han-
no scoperto che il loro governo sostan-
zialmente incapace di difendere gli inte-
ressi della gente comune, totalmente as-
servito ai costruttori miliardari ed sordo
alle richieste e alle critiche dei cittadini.
Dalla demolizione di luoghi storici della
citt in nome del business della riqualifca-
zione urbana, allassegnazione del proget-
to del Ciberporto al fglio del miliardario Li
Ka-shing senza una gara dappalto, e alle
vuote promesse di alloggi a prezzi abbor-
dabili in una citt dove le disuguaglianze
sono sempre pi marcate, gli abitanti di
Hong Kong si sono convinti che chi li go-
verna protegge solo i propri interessi. La
goccia che ha fatto traboccare il vaso sta-
to lafusso di immigrati dalla Cina conti-
nentale. Il cittadino medio di Hong Kong
stato sostanzialmente buttato fuori dai tra-
sporti pubblici, dai centri commerciali,
dagli ospedali, dalle scuole e dal mercato
immobiliare, da sempre lo strumento prin-
cipale di arricchimento dei colletti bianchi.
I provvedimenti adottati per ridurre il fus-
so di compratori dal continente hanno fat-
to aumentare a dismisura i prezzi degli
immobili e hanno fnito per penalizzare i
residenti, portando lasticella dellaccesso
al mercato troppo in alto per il cittadino
medio senza impedire larrivo di capitali
esterni.
A raforzare il sospetto che lammini-
strazione stesse diventando sempre pi
corrotta e inafdabile hanno contribuito
anche due grandi scandali. Nel primo caso
si scoperto che lex capo della commis-
sione indipendente per la lotta alla corru-
zione (Icac), Timothy Tong, aveva ampia-
mente superato i limiti di spesa previsti per
i regali e i rimborsi, facendosi risarcire, tra
le altre cose, 19 viaggi nel continente. Poi
stato dimostrato che lex capo segretario di
Hong Kong, Rafael Hui, era da tempo col-
luso con uno dei principali gruppi immobi-
liari del paese.
Tra le vittime di questa crescente per-
Hong Kong, 30 settembre 2014
George Chen, South
China Morning Post,
Hong Kong
Da Hong Kong
I
l 22 settembre, mentre gli stu-
denti di Hong Kong scendeva-
no in piazza, il presidente cine-
se Xi Jinping ha convocato una de-
legazione di ricchi uomini dafari
dellex colonia britannica, tra cui Li
Ka-shing, luomo pi ricco dAsia.
Chiunque abbia lanciato liniziativa
deve aver pensato che lintervento
di Xi potesse alleviare la tensione,
rassicurando i cittadini di Hong
Kong sul fatto che i cinesi non han-
no cambiato idea sulla formula un
paese, due sistemi. Purtroppo, pe-
r, questa riunione si rivelata un
altro passo falso nei rapporti tra
Hong Kong e Pechino.
Disparit economica
Hong Kong ha da decenni una so-
ciet orientata agli afari e al mer-
cato e linfuenza di magnati come
Li Ka-shing enorme. Ma gli abi-
tanti, in particolare la generazione
pi giovane rappresentata dal lea-
der del movimento studentesco f-
lodemocratico Joshua Wong, stan-
no entrando in una nuova era. Il
malcontento per il monopolio im-
mobiliare che ha contribuito a far
sparire tante piccole imprese priva-
te della citt forte, e proprio la di-
sparit economica una delle prin-
cipali cause dellattuale caos
politico.
Il fatto che Pechino abbia con-
vocato un gruppo ristretto di uomi-
ni dafari invece che gli esponenti
politici o i rappresentanti del movi-
mento per la democrazia ha solle-
vato seri dubbi su chi, secondo la
Cina, sia pi legittimato a rappre-
sentare gli interessi a lungo termi-
ne degli abitanti dellisola. u bt
Chi conta
davvero
22 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Attualit
cezione di stallo politico ci sono i partiti f-
lodemocratici tradizionali, messi alla pro-
va dallascesa di partiti pi radicali guidati
da leader giovani, come il People power e
la Lega dei socialdemocratici, e da movi-
menti di protesta come Occupy Central e
Scholarism. Gli studenti di Hong Kong
hanno preferito i social network e le azioni
dimostrative alla costruzione di organizza-
zioni politiche tradizionali. Sono molto pi
radicali rispetto ai loro predecessori per-
ch pensano che la politica tradizionale sia
incapace di cambiare le cose, ma anche
perch sono meno consapevoli dei mecca-
nismi di funzionamento del Partito comu-
nista. Gelosi della loro identit di abitanti
di Hong Kong, non tollerano le dichiara-
zioni di patriottismo cinese che i pi anzia-
ni hanno sempre prudentemente scelto di
fare. Alla prima occasione, Pechino ne ha
approfttato per denunciare gli organizza-
tori di Occupy Central accusandoli di esse-
re strumenti sleali di non meglio specifca-
te forze straniere.
Generazioni a confronto
Il divario culturale tra le due generazioni
molto profondo: agli occhi dei veterani de-
mocratici i giovani radicali appaiono poli-
ticamente ingenui, incapaci di costruire un
movimento politico e idealisti, perch non
capiscono che Hong Kong ormai parte
della Cina. Tatticamente, dicono, i giovani
commettono errori che li espongono al
contrattacco di Pechino e rischiano di sca-
tenare crisi per cui non hanno soluzioni.
Da parte loro le nuove generazioni, cre-
sciute a fanco degli studenti provenienti
dal continente che afollano sempre di pi
le universit di Hong Kong, sottolineano
che i veterani si illudono di poter trovare
un accordo con il Partito comunista e che
con le loro battaglie non hanno ottenuto
alcun risultato. Allora come possibile che
queste due generazioni abbiano unito le
loro forze intorno a Occupy Central?
Se c una cosa su cui la maggior parte
degli osservatori concorda che latteggia-
mento e la retorica al vetriolo di Pechino
negli ultimi tempi hanno raforzato il mo-
vimento Occupy Central. A giugno poco
dopo la commemorazione a Hong Kong
del massacro di piazza Tiananmen la
pubblicazione di un documento in cui Pe-
chino ribadisce la sua interpretazione del
modello un paese, due sistemi, levoca-
zione di un intervento dellesercito, la ma-
nifestazione contro Occupy Central (forse
fnanziata dagli hongkonghesi vicini a Pe-
chino) del 17 agosto, e lirruzione dei fun-
zionari anticorruzione nelle case di due
eminenti fgure flodemocratiche (il pro-
prietario dellApple Daily Media Group,
Jimmy Lai, e il sindacalista Lee Cheuk-
yan) hanno alimentato un senso generale
di repulsione, che ha fatto crescere la soli-
dariet nei confronti del movimento facili-
tando un riavvicinamento tra le diverse
generazioni di flodemocratici.
Il nuovo imperatore
La risposta di Pechino non era scontata.
Generalmente il Partito comunista reagi-
sce nel modo sbagliato alle sfde dirette,
ma in questo caso la tempistica stata par-
ticolarmente sfavorevole: il presidente Xi
Jinping impegnato in una manovra ag-
gressiva per raforzare la sua fazione allin-
terno del partito. Dopo essersi scontrato
con i falchi in diverse occasioni, Xi non
aveva alcun interesse a ingaggiare nuove
battaglie. Tra laltro il presidente cinese ha
spesso fatto ricorso allespediente politico
di agire in modo ancor pi radicale rispetto
ai falchi, come testimoniano laumento del
controllo ideologico e sui mezzi dinforma-
zione, la repressione del dissenso, latten-
zione a mostrare maggior considerazione
nei confronti dellesercito e la scelta di toni
pi duri in politica estera. Per non parlare
delle politiche pi restrittive introdotte in
Tibet e nello Xinjiang. In questo senso era
prevedibile che non avrebbe gradito la sf-
da di Hong Kong.
Ma quale sar il futuro della regione
amministrativa speciale? Proteggere lin-
tegrit delle istituzioni esistenti che hanno
garantito lo stato di diritto e la prosperit
della citt pi importante e ragionevole
che pretendere di trasformare il sistema
monopartitico in una democrazia. Bisogna
convincere Pechino che difendere le pecu-
liarit di Hong Kong nel suo interesse, sia
dal punto di vista della reputazione inter-
nazionale sia perch avere un laboratorio
di idee come Hong Kong pu aiutare la Ci-
na a superare gli ostacoli sul suo cammino.
Nel frattempo bisogna capire se il governo
locale riuscir a migliorare, anche senza
un vero suffragio universale. In teoria
possibile, ma fnora ogni governatore sta-
to peggio del precedente. u as
Nicholas Bequelin senior researcher
della sezione asiatica di Human rights
watch.
Global Times, Cina
Da Pechino
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l 28 settembre gli attivisti estre-
misti di Hong Kong hanno lan-
ciato il movimento Occupy Cen-
tral, svelando in anticipo una campa-
gna illegale. Le foto della polizia co-
stretta a disperdere i manifestanti
con i lacrimogeni sono circolate in
tutto il mondo, danneggiando lim-
magine della citt. Hong Kong un
grande centro della fnanza e della
moda e in quanto abitanti del conti-
nente siamo addolorati per quello
che sta succedendo per colpa dellop-
posizione. I mezzi dinformazione
statunitensi legano il movimento
Occupy Central agli incidenti di
piazza Tiananmen, ma la Cina non
pi il paese di venticinque anni fa.
Abbiamo accumulato esperienza e
imparato a valutare i disordini sociali
e adesso li afrontiamo in modo di-
verso. Negli ultimi anni ci sono state
molte manifestazioni, ma nessuna
riuscita a modifcare il nostro modo
di pensare. In Asia, Hong Kong vanta
una lunga tradizione di legalit,
quindi la Cina continentale confda
nel fatto che il suo governo tenga sot-
to controllo in modo legale il movi-
mento Occupy Central. Molti temo-
no che queste manifestazioni possa-
no spingere alla rivolta tutta la popo-
lazione. Questa sembra essere la
strategia degli estremisti. Ma, nono-
stante stia correndo un rischio senza
precedenti, Hong Kong non perder
la sua stabilit. I gruppi dellopposi-
zione sanno bene che impossibile
modifcare le decisioni del comitato
permanente sulle riforme. Il governo
centrale deve appoggiare con fer-
mezza lamministrazione locale af-
fnch prenda provvedimenti contro
gli attivisti. u bt
Il Global Times un quotidiano
legato al governo cinese.
Sono solo
estremisti
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 23
M
entre la protesta dilaga e
cresce lansia per la reazio-
ne di Pechino, uno degli in-
terrogativi pi preoccupan-
ti per gli abitanti di Hong Kong se il resto
del paese sia minimamente interessato al
loro destino. Hong Kong stata a lungo un
ponte tra la Cina e il resto del mondo, col-
legando il fusso di scambi commerciali e
gli investimenti nel paese, ma negli ultimi
anni questo ruolo stato ridimensionato
dal fatto che la Cina ha aperto i suoi conf-
ni, entrando direttamente nelleconomia
globale.
I leader di Hong Kong temono che i di-
sordini spingeranno gli imprenditori cinesi
a scavalcare ulteriormente la citt, e i nu-
meri gli danno ragione: limportanza di
Hong Kong rispetto al passato nettamen-
te calata. Produceva il 16 per cento del pil
cinese nel 1997, anno in cui tornata sotto
il controllo di Pechino, mentre oggi ne pro-
duce solo il 3 per cento. Questo ha spinto
molti a concludere che Hong Kong sta sci-
Il cuore della fnanza
The Economist, Regno Unito
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Hong Kong, 1 ottobre 2014
volando verso lirrilevanza economica. Ma
davvero cos?
Non esattamente. Limitarsi ai numeri
troppo semplicistico. Lo sviluppo della Ci-
na negli ultimi ventanni ha migliorato la
situazione economica in tutto il paese, ma
la sfera fnanziaria di Hong Kong rimasta
indispensabile per Pechino. In diversi am-
biti la posizione della citt si perfno con-
solidata negli ultimi anni. Hong Kong ha
dimostrato di essere la fonte pi afdabile
di capitale privato. Dal 2012 le aziende cine-
si hanno raccolto pi di 43 miliardi di dolla-
ri in oferte pubbliche dacquisto sul merca-
to di Hong Kong, contro i 25 miliardi raccol-
ti nel continente. Pi di qualsiasi altro luogo
al mondo, Hong Kong ha fornito alle azien-
de cinesi un accesso ai prestiti sui mercati
fnanziari globali. Inoltre il centro nevral-
gico per gli investimenti che attraversano i
confni cinesi: nel 2013 sono confuiti qui i
due terzi degli investimenti diretti stranieri
in Cina (contro il 30 per cento del 2005).
Anche se gran parte di questo denaro si
limita a transitare a Hong Kong, le aziende
straniere usano la citt anche come tappa
fondamentale quando investono in Cina,
perch ofre qualcosa di unico: un ambien-
te stabile, protetto da tribunali trasparenti
che fanno rispettare leggi ben radicate. A
rivolgere lo sguardo verso Hong Kong non
sono solo le aziende e gli investitori stra-
nieri. Negli ultimi cinque anni Pechino ha
trasformato la citt in un banco di prova
per una serie di riforme fnanziarie.
Il cammino dello yuan verso laccetta-
zione come valuta globale cominciato a
Hong Kong nel 2009 sperimentando
scambi commerciali con questa moneta.
Inoltre Hong Kong diventata il primo
mercato di titoli in yuan emessi allestero,
mentre la borsa avvier un programma che
per la prima volta permetter a qualsiasi
investitore straniero di acquistare azioni
quotate in Cina. La citt ha accettato que-
sti esperimenti nella convinzione (fonda-
ta) che fossero essenziali per la sua soprav-
vivenza come importante centro finan-
ziario.
Destini intrecciati
La verit che la Cina ha benefciato am-
piamente dello status particolare di Hong
Kong, una citt separata ma intimamente
legata al continente e un territorio piena-
mente integrato nelleconomia globale ma
controllato dal Partito comunista. Tutta-
via, evidente quale sia il rapporto di forza
tra la Cina e Hong Kong: un quinto degli
asset bancari di Hong Kong fatto di presti-
ti a clienti cinesi, mentre la spesa turistica
e commerciale (proveniente soprattutto
dalla Cina) rappresenta il 10 per cento del
pil di Hong Kong. Al contrario, lesposizio-
ne diretta delleconomia cinese nella re-
gione minima.
In ogni caso sarebbe un grave errore
pensare che Hong Kong non abbia alcuna
rilevanza per la Cina. Se Pechino dovesse
mettere a repentaglio questo rapporto spe-
ciale, Hong Kong pagherebbe il prezzo pi
alto. Ma anche la Cina sofrirebbe, e non
poco. u as
Anche se il suo peso diminuito,
Hong Kong ha ancora un ruolo
fondamentale nelleconomia
del paese
Da sapere
Quanto vale Hong Kong
Lincidenza del pil di Hong Kong su quello
cinese, percentuale. Fonte: Marginal Revolution
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1997 2001 2005 2009 2013
24 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Asia e Pacifco
I
l 23 settembre un tribunale dello Xin-
jiang ha condannato allergastolo per
istigazione al separatismo Ilham Toh-
ti, un docente universitario uiguro. La
condanna, criticata in tutto il mondo, di
gran lunga pi severa di quelle infitte di so-
lito ai dissidenti cinesi. Ma pi che essere
una dimostrazione di forza, mostra la con-
fusione e la disperazione di Pechino nellaf-
frontare la questione della minoranza uigu-
ra. Fare di un docente di economia e blog-
ger come Tohti un prigioniero politico
paradossale, anche perch per molti aspetti
Tohti lemblema di come il Partito comu-
nista vorrebbe che fossero tutti gli uiguri.
istruito, parla correntemente il mandarino,
stato membro del partito e proviene da
una famiglia legata allamministrazione
statale. un professionista, un imprendito-
re e appartiene alla classe media. mode-
Gli errori di Pechino
nello Xinjiang
Lintellettuale uiguro Ilham
Tohti stato condannato
allergastolo. Ma la repressione
della minoranza musulmana
controproducente, scrive James
Millward
James Millward, The New York Times, Stati Uniti
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Ilham Tohti nella sua casa di Pechino, il 5 luglio 2013
ratamente religioso (gli uiguri sono in pre-
valenza musulmani, ma non tutti sono os-
servanti nella stessa misura), e si distingue
soprattutto per la sua franchezza.
Anche se spesso per i cinesi una remo-
ta regione di frontiera desertica e montuosa
abitata da una popolazione strana e folclo-
ristica, lo Xinjiang collegato al resto della
Cina e allAsia centrale da una rete di tra-
sporti in continua espansione. I grattacieli,
le insegne al neon, il boom commerciale e
linquinamento nelle citt dello Xinjiang
sono simili a quelli del resto della Cina. E
anche se, come in tutte le zone rurali del pa-
ese, i suoi villaggi sono ancora poveri, il ceto
medio urbano emergente non molto di-
verso da quello di altre citt. Ma le autorit
sembrano preoccupate e sorprese del fatto
che, nonostante lo sviluppo economico, gli
uiguri siano rimasti irremovibilmente uigu-
ri. Sporadici disordini a livello locale sono
comuni in tutta la Cina, ma nello Xinjiang si
colorano di sentimenti etnici e religiosi.
Dopo una decina di anni di relativa tran-
quillit, a partire dal 2008 la situazione
diventata sempre pi instabile. Sono au-
mentati gli scontri violenti e gli attacchi
contro le forze dellordine e i funzionari sta-
tali. E nellultimo anno ci sono stati molti
attacchi violenti contro civili a Urumqi, la
capitale della regione autonoma, a Pechino
e nella provincia dello Yunnan. Le autorit
dello Xinjiang hanno reagito con la repres-
sione, comprese le ricerche di presunti ter-
roristi casa per casa, e con una campagna
contro i simboli dellidentit uigura: il velo,
la barba, i copricapi tradizionali, il digiuno
del Ramadan e la preghiera. Insieme alla
recente demolizione di alcuni edifci in stile
uiguro dellantica Kashgar e alleliminazio-
ne della lingua locale dalle scuole e dalle
universit dello Xinjiang, questi provvedi-
menti sembrano avere come scopo lannul-
lamento della cultura indigena. Inoltre, le
autorit continuano a bollare i disordini
provocati dagli uiguri come terrorismo
islamico alimentato da forze esterne, an-
che se le cause reali sono politiche e interne.
E approfttano della situazione: mentre nel
resto della Cina i cittadini sono abbastanza
liberi di protestare contro gli amministrato-
ri pubblici corrotti, questa libert non con-
cessa agli uiguri.
Unoccasione persa
Condannando Tohti, Pechino ha rinunciato
a cambiare strategia sullo Xinjiang, dove la
situazione peggiora sempre di pi. Prima
che fosse oscurato, il sito web di Tohti, Ui-
ghurbiz, era un forum dove han e uiguri po-
tevano discutere, e la necessit di una mag-
giore comunicazione tra le etnie uno dei
temi delle nuove linee guida per la politica
nello Xinjiang presentate a maggio. Ma so-
prattutto Tohti sostiene che, se rispettate, le
leggi esistenti possono tutelare le minoran-
ze. Non chiede una democratizzazione ra-
dicale alloccidentale, ma la difesa delle
istituzioni locali, il sostegno alla cultura ui-
gura, opportunit di lavoro per la popola-
zione e unamministrazione davvero auto-
noma, come prevede la costituzione. Pi
che istigare al separatismo, Tohti invoca un
ritorno alle promesse dellera di Mao. La
gestione della diversit e del pluralismo
un tema pressante in tutto il mondo. La Ci-
na ha lopportunit di suggerire nuove solu-
zioni ai difetti del modello dello stato-na-
zione, ma non pu farlo mettendo sotto
chiave gli intellettuali pi creativi e corag-
giosi. u bt
James Millward insegna storia della Cina
e dellAsia Centrale alla Georgetown univer-
sity. Il 3 ottobre a Ferrara parteciper allin-
contro sullo Xinjiang La spina nel fanco di
Pechino.
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 25
AFGHANISTAN
Firmato il patto
sulla sicurezza

Il 30 settembre il governo afga-
no ha frmato laccordo bilatera-
le sulla sicurezza che permette-
r alle truppe statunitensi di ri-
manere nel paese anche dopo il
ritiro previsto per questanno.
Trascorso un giorno dallinse-
diamento, il presidente Ashraf
Ghani ha mantenuto limpegno
di chiudere lintesa con Wa-
shington, a lungo rinviata dal
predecessore Hamid Karzai, e
di frmare anche un secondo ac-
cordo che permetter alla Nato
di tenere delle truppe nel paese,
scrive Tolo News. I soldati
dellAlleanza atlantica che ri-
marranno in Afghanistan dopo
il 2014 con il compito di adde-
strare le truppe afgane saranno
circa 12mila, e di questi novemi-
la saranno statunitensi. Gli Stati
Uniti manterranno anche altre
unit da impiegare nella guerra
contro i miliziani di Al Qaeda.
CAMBOGIA
Salario
minimo

Con una lettera al governo cam-
bogiano e allassociazione na-
zionale delle imprese tessili, ot-
to aziende internazionali di ab-
bigliamento si sono dette dispo-
ste a pagare costi pi alti per il
trasporto e le operazioni doga-
nali, cos da garantire agli operai
un salario adeguato. Lapertura
di aziende come H&M e Zara,
arrivata dopo gli scioperi del di-
cembre 2013 in cui morirono 5
persone, si inserisce nelle tratta-
tive per laumento del salario
minimo mensile, oggi di 100
dollari. I lavoratori vorrebbero
che fosse portato a 177, mentre
gli imprenditori si fermano a
110. Non ancora chiaro quanto
le aziende siano disposte a pa-
gare in pi, scrive il Cambodia
Daily, ma per i sindacati la de-
cisione potrebbe infuire positi-
vamente sulle trattative.
INDONESIA
Uno schiafo
per Jokowi

Il 25 settembre il parlamento in-
donesiano ha cancellato le ele-
zioni dirette di governatori e sin-
daci. La decisione stata resa
possibile dallastensione del
partito del presidente uscente
Susilo Bambang Yudhoyono.
Labrogazione dellelezione di-
retta, introdotta nel 2005, uno
schiafo per la giovane demo-
crazia indonesiana, scrive Asia
Sentinel. Inoltre un segnale
per il presidente Joko Widodo,
ex governatore riformista di
Giacarta eletto direttamente dai
cittadini e fgura di spicco della
nuova classe politica indonesia-
na. La cancellazione stata vo-
tata dalla coalizione dellex ge-
nerale Prabowo Subianto,
espressione dei vecchi poteri le-
gati alla dittatura di Suharto e
sconftta alle elezioni di luglio.
IN BREVE
India Il 27 settembre la chief mi-
nister del Tamil Nadu, Jayaram
Jayalalitha (nella foto), si di-
messa dopo una condanna a
quattro anni di prigione per cor-
ruzione.
Australia-Cambogia Il 26 set-
tembre i governi dei due paesi
hanno frmato un accordo che
prevede il trasferimento in
Cambogia di un numero impre-
cisato di richiedenti asilo. Per
questo Canberra verser a
Phnom Penh 28 milioni di euro.
Cina Il bilancio delle violenze
etniche del 21 settembre nello
Xinjiang, nel nordovest del pae-
se, salito a 50 vittime.
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Narendra Modi alla Casa Bianca
Il 29 e il 30 settembre il primo ministro indiano Narendra Modi ha
incontrato a Washington il presidente degli Stati Uniti Barack Oba-
ma. Il visto di Modi per entrare nel paese era stato bloccato in segui-
to agli scontri etnici del 2002 nello stato del Gujarat, dove lui era
chief minister, che provocarono la morte di migliaia di musulmani.
Ma a maggio, dopo la sua elezione, Modi ha riottenuto il visto.
Modi a New York, 28 settembre 2014
Giappone
A fne luglio la commissione delle
Nazioni Unite per leliminazione delle
discriminazioni razziali ha chiesto al
primo ministro Shinzo Abe di mettere
fne alle manifestazioni dodio e ai
discorsi razzisti, sempre pi frequenti
in particolare contro gli stranieri
residenti nel paese. In un sondaggio
pubblicato dal Mainichi Shimbun,
il 90 per cento degli intervistati considerava lincitamento
allodio un problema, ma meno della met riteneva
necessarie delle norme per contrastarlo. A settembre
gruppi di lavoro parlamentari creati per cercare una
soluzione si sono riuniti senza grandi risultati. Qualche
deputato del Partito liberaldemocratico ha colto
loccasione per includere lincitamento allodio razziale tra
le manifestazioni di protesta in generale, comprese quelle
contro il nucleare organizzate ogni settimana fuori dalla
sede del parlamento o quelle contro la legge sul segreto di
stato. Questo sposta lattenzione dal cuore del problema
e aumenta i rischi di strumentalizzazioni, conclude il
Mainichi Shimbun.
Mainichi Shimbun, Giappone
Lodio dilagante
India
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Africa e Medio Oriente
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avanti a quello che succede nei
loro paesi, gli arabi si sentono
impotenti e senza voce. Citt
distrutte dai bombardamenti,
popoli martoriati e oppressi da assassini. Le
tragedie si ripetono senza lasciarci il tempo
di piangere. Sono contrario allintervento
della coalizione internazionale guidata da-
gli Stati Uniti per varie ragioni, che vanno
dalla mia visione della politica statunitense
in Medio Oriente al disprezzo per quei pae-
si arabi che hanno come unico obiettivo
quello di perpetuare una dittatura di stam-
po wahabita (linterpretazione rigorista
dellislam adottata dallArabia Saudita). Al-
lo stesso tempo mi oppongo alle atrocit dei
jihadisti dello Stato islamico, che costringo-
no le persone ad abbandonare le loro case,
perseguitano le minoranze e calpestano il
volere delle maggioranze. Se non parteggio
n per gli Stati Uniti n per lorganizzazione
dello Stato islamico, qualcuno potr pensa-
re che sostengo il regime siriano di Bashar
al Assad e i suoi allea ti. Ma non cos: Assad
ha commesso alcuni tra i peggiori crimini
del nostro tempo, devastando la Siria e tra-
sformando il suo popolo in una massa di
profughi.
La mia posizione, come quella di molti
arabi, si basa su un rifuto morale e non por-
ta allazione. Il nostro dolore il dolore di
chi inerme. Il regime di Assad ha approft-
tato della nostra incapacit di reagire quan-
do la rivoluzione siriana stata strumenta-
lizzata dai paesi ricchi di petrolio. In questo
modo ha impedito la nascita di un esercito
libero e ha imposto le logiche di una guerra
civile, trasformando la Siria in un campo di
battaglia internazionale. Il fallimento della
primavera araba e del suo progetto de-
mocratico impone una revisione radicale
delle strutture politiche e sociali del mondo
arabo. Ma intanto ha messo le popolazioni
arabe davanti a una terribile prova: quella di
afrontare un gruppo di assassini che sta
trascinando il Medio Oriente verso labisso.
una prova che si svolge nel silenzio, un si-
lenzio che non pu essere compensato dalle
parole ipocrite di analisti improvvisati o
dalle immagini trasmesse dalle tv satellita-
ri arabe.
Tuttavia non si pu tacere su due que-
stioni. La prima il razzismo verso i rifugia-
ti siriani, soprattutto in Libano. Lesercito
libanese stato duramente colpito: una
trentina di soldati sono stati catturati e tre
di loro sono stati uccisi dallo Stato islamico
e dal Fronte al nusra (un gruppo legato ad Al
Qae da). Questi eventi hanno scatenato rap-
presaglie contro i profughi siriani. Ma un
esercito non calpesta e umilia persone iner-
mi, non butta a terra uomini ammanettati,
non incendia i campi profughi. Queste rea-
zioni ricordano troppo la repressione di As-
sad e la barbarie dello Stato islamico.
La seconda questione su cui non si pu
tacere quella palestinese. C chi, di fronte
alle atrocit dei regimi e delle organizzazio-
ni fondamentaliste, vorrebbe far passare in
secondo piano i crimini commessi da Israe-
le. Ma mettere a confronto la violenza della
repressione araba e la relativa gentilezza
di quella israe liana un modo per ofuscare
la realt. u gl
Elias Khoury uno scrittore libanese. Il suo
ultimo libro uscito in Italia Specchi rotti
(Feltrinelli 2014).
La prova pi difcile
per il Medio Oriente
Da una parte la violenza dei
jihadisti dello Stato islamico,
dallaltra le bombe della
coalizione internazionale. La
maggior parte degli arabi sofre
in silenzio, scrive Elias Khoury
Elias Khoury, Al Quds al Arabi, Regno Unito
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Profughi curdi siriani a Suru, in Turchia, il 28 settembre 2014
u Il 30 settembre il governo di Ankara ha
presentato al parlamento un progetto di
risoluzione che autorizza lesercito a intervenire
in Iraq e in Siria contro i jihadisti dello Stato
islamico. Lo stesso giorno ci sono stati violenti
combattimenti a Rabia, al confne tra Iraq e
Siria, tra le forze curde e i jihadisti. Il posto di
frontiera stato bombardato da aerei
britannici, intervenuti per la prima volta in
questa guerra.Il 1 ottobre sono stati efettuati
nuovi raid contro le postazioni dello Stato
islamico vicino ad Ayn al Arab (Kobani in
curdo), al confne con la Turchia. La citt
assediata dai jihadisti, che hanno costretto alla
fuga centinaia di migliaia di persone. Afp, Bbc
Da sapere
Il fronte turco
28 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
IN BREVE
Guinea Bissau Il 28 settembre
21 passeggeri di un minibus so-
no morti nellesplosione di una
mina abbandonata sulla strada
tra Bissora ed Enxeia.
Bahrein Il 29 settembre nove
sciiti sono stati condannati
allergastolo e privati della citta-
dinanza per terrorismo.
Iran Il 30 settembre stata rin-
viata lesecuzione di una donna
accusata di aver ucciso un uomo
durante un tentativo di stupro.
PALESTINA-ISRAELE
Abu Mazen
cambia strada

Il 25 settembre i partiti palesti-
nesi Al Fatah e Hamas hanno
raggiunto un accordo in base al
quale lAutorit Nazionale Pale-
stinese riprender alcune fun-
zioni amministrative nella Stri-
scia di Gaza. Il giorno dopo, nel
suo discorso allassemblea ge-
nerale delle Nazioni Unite, il
presidente palestinese Abu Ma-
zen (nella foto) ha annunciato di
aver presentato domanda per il
riconoscimento a pieno titolo
della Palestina come stato
membro dellOnu. Gli Stati Uni-
ti e Israele hanno duramente
criticato il discorso di Abu Ma-
zen, scrive Al Monitor.
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GUI NEA
BI SSAU
50 km
Bissau
SENEGAL
GUINEA
Oceano
Atlantico
Bissora
Enxeia
ALGERIA
Le misure
di Algeri

Il rapimento e lassassinio del
turista francese Herv Gourdel
ha spinto le autorit algerine a
raforzare la sorveglianza delle
zone a rischio, come i campi pe-
troliferi nel sud del paese, scrive
Le Quotidien dOran. Le mi-
sure sono la conseguenza del
deterioramento della situazione
in Libia e della minaccia dei
gruppi terroristi, come Jund al
khilafa, che hanno proclamato
la loro fedelt allorganizzazione
jihadista Stato islamico. Secon-
do alcune fonti, lAlgeria vuole
anche chiudere alcuni punti di
passaggio alle frontiere con Li-
bia e Mali, in particolare co-
struendo una barriera elettrif-
cata lunga 110 chilometri sul
confne libico. Tuttavia alcuni
studiosi, come Riadh Sidaoui,
intervistato da Maghreb
mergent, sminuiscono la mi-
naccia presentata da gruppi co-
me Jund al khilafa: Il loro un
terrorismo residuale, in cerca di
visibilit e infuenza, che non ha
rapporti strutturali n con lo
Stato islamico n con Al Qaeda.
Il 29 settembre al caf Qa-
dosh, nel centro di Gerusa-
lemme, ho incontrato una
donna che mi aveva contattato
una settimana prima. Voleva
vedermi con urgenza per par-
lare di un abitante della Stri-
scia di Gaza.
La donna unavvocata
israeliana. Suo padre vendeva
automobili e, tra gli anni set-
tanta e novanta, quando la
Striscia non era ancora una
prigione, aveva conosciuto
molti abitanti di Gaza. Un suo
socio dafari palestinese era
stato trufato da un cliente
israeliano. Lavvocata aveva
denunciato luomo presso un
tribunale israeliano e dopo
quattro anni di battaglie legali
aveva ottenuto un risarcimen-
to. Il socio palestinese, che vi-
veva a Gaza, avrebbe dovuto
raggiungere Israele per ritirare
un assegno, ma nel frattempo
era diventato molto difcile la-
sciare la Striscia.
Un giorno lavvocata si re-
sa conto di non avere notizie
del suo cliente da ventanni
(anche se aveva cercato pi
volte di contattarlo). Per farla
breve, ho chiamato un amico
di Gaza e gli ho chiesto aiuto.
Dieci minuti dopo mi ha ri-
chiamato e mi ha dato i nuovi
contatti delluomo. Quando
lavvocata lo ha chiamato, lui
le ha spiegato che non pensava
che la somma fosse cos alta, e
che comunque si fdava di lei,
come in passato si era fdato di
suo padre. Presto ricever i
soldi, blocco israeliano per-
mettendo.
Morale della favola: un
tempo a Gaza ebrei e palesti-
nesi intrattenevano relazioni
basate sulla fducia. E la chia-
mavano occupazione. u as
Da Gerusalemme Amira Hass
Quando cera la fducia
Il 28 settembre il consigliere speciale delle Nazioni Unite per
lo Yemen, Jamal Benomar, ha dichiarato che i ribelli houthi
hanno il controllo completo della capitale. I ribelli, sciiti e
originari del nord, sono accusati di aver saccheggiato i
palazzi governativi, le case dei politici, le sedi della tv e della
radio di stato, scrive Al Thawra. Mentre si moltiplicano gli
scontri, il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi non ha ancora
nominato il nuovo premier, come previsto dallaccordo di
unit nazionale del 21 settembre. Il 29 settembre a Sanaa
migliaia di yemeniti sono scesi in piazza per chiedere il ritiro
dei gruppi armati. Nella foto una manifestazione contro gli
houthi a Sanaa, il 30 settembre 2014. u
Yemen
Stop alle armi
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New York, 26 settembre 2014
Africa e Medio Oriente
30 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Europa
Muro contro muro
sul referendum catalano
La corte costituzionale spagnola
ha sospeso la consultazione
sullindipendenza della
Catalogna. Ma i separatisti non
si arrendono e studiano nuove
mosse per sfdare Madrid
Fidel Masreal, El Peridico de Catalunya, Spagna
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La manifestazione indipendentista del 30 settembre a Barcellona
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er il governo catalano e per i par-
titi favorevoli alla consultazione
sullindipendenza della Catalo-
gna arrivato il momento della
politica. Lequilibrio molto precario: da
una parte c la pressione sociale soberani-
sta (a favore della sovranit catalana),
dallaltra le indicazioni della corte costitu-
zionale, che il 30 settembre ha sospeso per
cinque mesi le norme con cui era stato con-
vocato il voto. Il governo catalano ha con-
fermato la volont di organizzare la consul-
tazione (consulta, in spagnolo, che formal-
mente diversa da un referendum) per il 9
novembre. Ma ha anche accettato di rispet-
tare le indicazioni della corte e di sospende-
re i preparativi per il voto, che potrebbero
far cadere nellillegalit le amministrazioni
e i funzionari pubblici coinvolti.
A pronunciarsi stato il portavoce del
governo catalano, Francesc Homs, che ha
usato parole molto nette (Il processo pro-
segue), ma allo stesso tempo ha mantenu-
to una certa ambiguit: ha ammesso che i
preparativi sono stati sospesi e ha detto che
sono state prese misure temporanee e cau-
telative per tutelare giuridicamente le am-
ministrazioni e i funzionari locali.
In pratica Homs ha riconosciuto che i
preparativi per il referendum procederanno
a un ritmo diverso, anche se poi ha afer-
mato che era gi tutto previsto e che c ab-
bastanza tempo per rallentare il processo
senza mandare tutto a monte. La vera do-
manda : di quanti giorni stiamo parlando?
Homs non ha risposto. Ma come hanno
spiegato gli organizzatori della consultazio-
ne, le scadenze sono ravvicinate e collegate:
rimandando uno dei passaggi, si rischia di
far saltare quelli successivi.
Proteste e strategie
Il governo, quindi, non potr esitare molto.
Il blocco gi evidente: dai mezzi dinfor-
mazione, come dal sito ufciale del governo
catalano, sono scomparse le pubblicit del
voto. Accanto a queste iniziative, tuttavia, il
governo della Catalogna vuole presentare
un appello alla corte costituzionale perch
revochi la sospensione del decreto di con-
vocazione della consulta. Sulla stessa falsa-
riga si mosso lufcio della presidenza del
parlamento locale, che ha chiesto la revoca
immediata del provvedimento della corte e
ha annunciato ricorso. Homs ha poi chiesto
alla corte di essere supersonica nella ri-
sposta come lo stata nellaccogliere lap-
pello del governo di Madrid per il blocco del
referendum. E ha sollecitato una sentenza
defnitiva il prima possibile.
Questa la battaglia giuridica e legale in
corso. Ma la partita della sovranit catalana
si gioca soprattutto sul terreno della politi-
ca. Oggi necessario preservare lunit dei
partiti favorevoli alla consulta e mantenere
viva la mobilitazione sociale. Le manifesta-
zioni del 30 settembre hanno preso di mira
la decisione della corte costituzionale, ma
anche il presidente della Catalogna, Artur
Mas, con slogan come Neanche un passo
indietro, presidente o Dignit e coeren-
za, disubbidienza. Homs ha inoltre accu-
sato il governo di Madrid di avere lesplici-
ta volont di agire contro la Catalogna: si
riferiva alla consulta ma anche agli scarsi
investimenti previsti per la regione.
Quanto ai partiti, il loro compito allac-
ciare contatti con discrezione. Sar fonda-
mentale capire se la Sinistra repubblicana
di Oriol Junqueras, principale alleato di go-
verno di Mas e sostenitore della disubbi-
dienza civile, appogger la sospensione dei
preparativi del voto.
Nel caso in cui non fosse possibile aprire
i collegi elettorali, non chiaro quali saran-
no le alternative per il governo catalano.
Homs si limitato a parlare di iniziative
legali, politiche e istituzionali per consen-
tire ai cittadini di esprimersi, come prevede
larticolo 2 del decreto di convocazione del-
la consulta frmato da Mas il 27 settembre.
Nessuno lo ha detto esplicitamente, ma se-
condo il governo catalano lunica via dusci-
ta sono nuove elezioni: un voto plebiscitario
in cui tutte le liste favorevoli allindipen-
denza dovrebbero presentarsi unite. Stabi-
lire una data, una lista comune e un pro-
gramma sar lobiettivo degli incontri di
questi giorni. Laltro fattore chiave la mo-
bilitazione sociale. Le ultime proteste han-
no preso di mira la corte costituzionale e il
primo ministro Mariano Rajoy.
Resta da vedere che efetto avranno gli
appelli rivolti a Mas e quale sar la reazione
del movimento per lindipendenza alleven-
tuale proposta di organizzare per il 9 no-
vembre un surrogato del referendum. u fr
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 33
Europa
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e elezioni legislative del 5 ottobre
in Bulgaria sono le seconde ele-
zioni anticipate nellarco di due
anni. E sono il risultato di una cri-
si politica profonda, scaturita dalle proteste
scoppiate nel 2013 per laumento dei prezzi
dellelettricit e diventate poi una rabbiosa
mobilitazione contro lintero sistema poli-
tico. Allinizio del 2013 le manifestazioni
hanno fatto dimettere il governo guidato
del premier Bojko Borisov, leader del parti-
to di destra Gerb, che domina la politica
bulgara dal 2006. Il regime populista di Bo-
risov si basava sul suo carisma personale,
sulla stabilit fnanziaria e sugli ingenti fon-
di concessi dallUnione europea. Il prezzo
stato lausterit, meno diritti per i lavoratori
e il taglio delle spese sociali.
In questo contesto i fondi europei sono
diventati il fattore chiave che ha alimentato
La Bulgaria alle urne
dopo due anni di lotte
Il 5 ottobre il paese andr al voto
per la seconda volta in 18 mesi.
Il favorito lex premier Bojko
Borisov, a dimostrazione che le
mobilitazioni non hanno
prodotto grandi cambiamenti
Stefan Krastev, Lefteast, Romania
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Bojko Borisov a Sofa il 17 maggio 2013
la modesta crescita del paese. Amministra-
zioni locali, mezzi dinformazione e agri-
coltori hanno fatto a gara per ottenere la f-
ducia di Borisov e, di conseguenza, i fnan-
ziamenti di Bruxelles. Il controllo sulla di-
stribuzione delle risorse europee diventa-
to un mezzo per tenere in pugno ampi setto-
ri della societ, e Borisov diventato la
prova vivente del fatto che europeismo e
autoritarismo non sono necessariamente in
contraddizione. Questo modello ha funzio-
nato fno alle proteste del febbraio 2013. A
quel punto Borisov stato abilissimo a usci-
re prudentemente di scena, sfruttando le
sue dimissioni da premier come trampolino
per un ritorno sulla scena politica.
Nel maggio del 2013 si sono svolte le pri-
me elezioni anticipate, in cui il partito di
Borisov stato il pi votato, senza per otte-
nere una maggioranza sufciente a formare
un governo. Cos nato lesecutivo di coali-
zione guidato dal Partito socialista con a
capo lex esperto finanziario Plamen
Orearski. Il suo governo riuscito a guada-
gnarsi la sfducia dellopinione pubblica con
una rapidit stupefacente. A meno di un
mese dal suo insediamento, nellestate del
2013, cominciata una nuova ondata di
proteste che, dopo un anno, nel luglio del
2014 ha costretto Orearski a farsi da parte.
Il motivo principale delle sue dimissioni
stato per il confitto tra i partiti che forma-
vano la coalizione, accentuato dai risultati
delle elezioni europee del maggio 2014.
Oggi, alla vigilia di un nuovo voto antici-
pato, il governo di Orearski ha tutta laria
di aver rappresentato un breve e incoerente
intervallo. Dopo mesi di instabilit e crisi
economica, i bulgari sembrano subire di
nuovo il fascino di Borisov e della sua pro-
messa di stabilit. I sondaggi danno il Gerb
largamente in testa. Nei mesi successivi al
voto europeo Borisov stato molto attento
a non assumere posizioni ideologiche nette,
cercando di mantenere lequilibrio tra i di-
versi interessi in campo. Ha sottolineato,
per esempio, i suoi legami con gli Stati Uni-
ti, ma ha anche detto di essere lunico lea-
der in grado di garantire lavvio della co-
struzione del gasdotto South Stream, che
dovrebbe collegare la Russia con lEuropa.
Nuovi equilibri
I socialisti, intanto, attraversano una grave
crisi ideologica e organizzativa, mentre il
Movimento per i diritti e le libert, che da
sempre rappresenta la minoranza turca, ha
cercato di parlare a tutti i gruppi sociali
emarginati e oggi si presenta come il partito
delle minoranze tout court. Rimarr la terza
forza del paese e Borisov avr bisogno del
suo appoggio. Tra le nuove forze politiche
c invece Bulgaria senza censura, dellex
conduttore tv Nikolaj Barekov, che si pre-
senta come partito contro il sistema e po-
trebbe entrare in parlamento. Potrebbe su-
perare la soglia del 5 per cento anche il Bloc-
co riformatore, che raccoglie i resti della
destra anticomunista degli anni novanta e
molti partecipanti alle ultime proteste. No-
nostante il tentativo di accreditarsi come la
forza pi critica verso lattuale sistema, pro-
babilmente si coalizzer con il Gerb.
Due anni di manifestazioni e discorsi
sulla necessit di cambiare il sistema non
hanno avuto conseguenze durature. Molti
di quelli che hanno partecipato alle proteste
daranno di nuovo fducia a Borisov: sar
anche un mafoso, pensano, ma almeno co-
nosce il suo mestiere. I cambiamenti chiesti
con la mobilitazione del 2013 saranno pos-
sibili solo se qualcuno raccoglier lappello
dei manifestanti. Ma oggi i partiti sembra-
no daccordo soprattutto su un punto: i temi
sociali non sono allordine del giorno. u af
Stefan Krastev un sociologo bulgaro.
34 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
REGNO UNITO
I conservatori
in difcolt

Dopo la vittoria al referendum
scozzese del 18 settembre, il
premier conservatore David Ca-
meron deve afrontare una peri-
colosa crisi nel suo partito.
successo tutto il 27 settembre,
alla vigilia del congresso tory di
Birmingham: il deputato euro-
scettico Mark Reckless ha la-
sciato il partito per entrare
nellUkip di Nigel Farage, e il
ministro per la societ civile
Brooks Newmark si dimesso a
seguito di uno scandalo sessua-
le. Reckless, che ha annunciato
la sua defezione al congresso
dellUkip tra le ovazioni dei pre-
senti, il secondo deputato tory
a lasciare il partito per i populisti
di Farage nel giro di un mese.
Newmark, invece, stato accu-
sato dal tabloid Daily Mirror di
aver spedito via mail una sua fo-
to esplicita a una ragazza che
credeva essere unattivista con-
servatrice e che era invece una
giornalista in incognito. Il suo
comportamento, scrive il
Daily Telegraph, dannegger
in particolare il tentativo di Ca-
meron di conquistare il voto del-
le elettrici britanniche. La mos-
sa di Reckless, invece, rivela co-
me lUkip stia erodendo il con-
senso dei tory: secondo un son-
daggio dellistituto Comres, lin-
dice di popolarit di Farage del
26 per cento, un punto in pi ri-
spetto a quello di Cameron.
Le elezioni del 28 settembre per il
parziale rinnovo del senato si sono
concluse con la vittoria della destra e
lingresso del Front national (Fn)
nella camera alta. Al voto hanno
partecipato pi di 87mila grandi
elettori, soprattutto consiglieri
comunali e rappresentanti della
societ civile scelti dai partiti, che
hanno rinnovato 179 dei 348 seggi del senato. Come
scrive Le Monde, la sinistra ha perso 21 seggi, la destra
ne ha guadagnati 12, il centrodestra 7 e il Front national
riuscito a far eleggere i suoi primi due senatori. Si chiude
cos la parentesi della prima maggioranza socialista al
senato nella quinta repubblica, durata tre anni. Se dopo
le disastrose comunali di marzo e lo schiafo delle
europee di maggio la sconftta della sinistra era
prevedibile, osserva Libration, il successo del Fn
rivela invece che il partito di Marine Le Pen oggi in
grado di sedurre anche gli elettori estranei alla sua
famiglia politica e di rubare voti alla destra istituzionale.
Secondo il quotidiano, il risultato di questo voto non
deve far credere che lestrema destra stia per salire al
potere, ma dimostra ancora una volta quanto sia stata
efcace la strategia di Marine Le Pen per rendere
accettabile il suo partito.
Francia
Il senato va a destra
Libration, Francia
BELGIO
Jihadisti
alla sbarra

Il 29 settembre si aperto ad
Anversa il processo contro 46
militanti del gruppo jihadista
Sharia4Belgium, accusati di vo-
ler rovesciare lo stato belga e di
volerlo sostituire con uno stato
islamico. Il gruppo Sharia4Bel-
gium, che si sciolto ufcial-
mente due anni fa, accusato di
essere stato una fucina di ter-
roristi islamici, scrive la Gazet
van Antwerpen, e i suoi mili-
tanti sono sospettati di aver re-
clutato decine di giovani volon-
tari mandati poi in Siria a com-
battere a fanco di gruppi legati
ad Al Qaeda e allo Stato islami-
co. Solo otto degli accusati, tra i
quali il capo dellorganizzazio-
ne, Fouad Belkacem, in custo-
dia cautelare dal 2013, erano
presenti al processo. Gli altri po-
trebbero essere in Siria o morti
nei combattimenti.
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IN BREVE
Serbia Il 28 settembre centina-
ia di persone hanno partecipato
a Belgrado al primo Gay pride
dal 2010 (nella foto), quando ci
furono violenze provocate dai
gruppi ultranazionalisti.
Lettonia Il 4 ottobre si svolge-
ranno le elezioni legislative nel
paese. Lattuale premier leco-
nomista Laimdota Straujuma.
Paesi Bassi Il processo contro
lex leader serbobosniaco Ra-
dovan Karadi davanti al Tri-
bunale penale internazionale
per lex Jugoslavia entrato il
29 settembre nella sua fase f-
nale. La sentenza prevista alla
fne del 2015.
UCRAI NA
Kiev
Chisinau
150km
MOLDOVA
RUSSIA
RUSSIA
Crimea
Odessa
Lugansk
Donetsk
Charkiv
Leopoli
Sloviansk
Kramatorsk
Drukivka
Mariupol
UCRAINA
Tregua
e vittime

In Ucraina la tregua ufcial-
mente continua a reggere, ma
sul terreno ci sono ancora scon-
tri. Negli ultimi giorni si sono re-
gistrate diverse vittime, in parti-
colare nellarea di Donetsk. Il 1
ottobre almeno dieci civili sono
morti per alcuni colpi di artiglie-
ria sparati dallesercito ucraino.
Due giorni prima sette soldati di
Kiev erano stati uccisi nella zo-
na dellaeroporto. A Charkiv, in-
vece, la tensione salita dopo lo
svolgimento di due manifesta-
zioni, una contro e laltra a favo-
re dellunit dellUcraina, e lab-
battimento della statua di Lenin
nella piazza centrale. Il centro
della citt, scrive Ukrainska
Pravda, pattugliato da blin-
dati e da truppe ucraine.
LUnione europea, intanto, ha
rimandato a fne ottobre la deci-
sione sulla cancellazione parzia-
le delle sanzioni contro Mosca.
Tutto dipender, scrive lagen-
zia Itar-Tass, da come si evol-
ver la situazione sul terreno.
Secondo Gazeta, il fnanzia-
mento della ricostruzione po-
trebbe diventare uno dei punti
su cui loccidente e Mosca con-
centreranno le trattative.
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Europa
Donetsk, 1 ottobre 2014
36 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Americhe
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ino al 5 ottobre, quando poco pi
di 143 milioni di elettori decide-
ranno chi guider il paese per i
prossimi quattro anni, in Brasile
ogni giorno durer pi di ventiquattrore.
Sono le elezioni pi contese degli ultimi 54
anni e il risultato ancora imprevedibile.
Negli ultimi giorni c stata una certa stabi-
lizzazione nelle tendenze di voto, ma la
volubilit dellelettorato rende azzardata
ogni previsione. I sondaggi indicano che
lattuale presidente Dilma Roussef (del
Partito dei lavoratori, Pt) non solo ha resi-
stito allirruzione sulla scena elettorale di
Marina Silva (candidata del Partito sociali-
sta brasiliano), ma anche riuscita a ri-
montare guadagnando un margine ragio-
nevole di tranquillit. Tutti i sondaggi pi
recenti (condotti da istituti diversi e pub-
blicati quattro volte alla settimana) indica-
no che, negli ultimi quindici giorni, la pre-
sidente ha continuato a guadagnare con-
sensi. A Marina Silva successo il contra-
rio: dopo aver raggiunto Roussef nelle in-
tenzioni di voto al primo turno e aver gua-
dagnato un vantaggio di nove punti per-
centuali al ballottaggio, ha perso terreno.
Ora il suo svantaggio sembra consolidato.
Il terzo candidato, Acio Neves del Par-
tito socialdemocratico brasiliano (Psdb),
probabilmente non arriver al ballottag-
gio. I numeri dei sondaggi sono diversi, ma
la tendenza la stessa: Roussef in van-
taggio, Silva perde terreno, Neves si man-
tiene stabile con leggere oscillazioni che
non bastano per avvicinarlo davvero alle
due avversarie.
Il fenomeno Marina Silva, lambienta-
lista evangelica subentrata a Eduardo
Campos, il candidato del Partito socialista
morto ad agosto in un incidente aereo, non
ha retto a lungo. Al di l di un discorso elet-
torale spesso incoerente e allusivo, Silva
ha subto un bombardamento di critiche
da parte di Dilma Roussef e Acio Neves.
In ogni caso la sua proposta dai contorni
abbastanza vaghi creare uno spazio per
una nuova politica che rimpiazzi la vec-
chia politica dominante seduce ancora
molti elettori.
Silva era stata considerata una minac-
cia per lattuale presidente al primo turno
ed era stata data per favorita al ballottag-
gio, ma poi la sua candidatura ha comin-
ciato a sgonfarsi. La cosa strana che in
questo processo, avvenuto mentre
Rousseff stava recuperando terreno, la
Il Brasile alla vigilia
del voto
Dilma Roussef, in corsa
per un secondo mandato, la
candidata favorita alle
presidenziali del 5 ottobre.
Ma forse andr al ballottaggio
con la socialista Marina Silva
Eric Nepomuceno, Pgina 12, Argentina
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Manifesti elettorali a Rio de Janeiro, il 29 settembre 2014
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 37
presidente si avvalsa della collaborazione
di Acio Neves. Il candidato neoliberista
ha attaccato duramente le avversarie. Ma i
suoi elettori sono fondamentalmente con-
trari al Pt di Lula da Silva e, di conseguen-
za, anche alla candidatura di Roussef. Gli
attacchi non sono serviti a farle perdere
voti: erano voti gi persi. A Marina Silva
successo il contrario: molti elettori indeci-
si, ma non per forza contrari al Pt, sono
stati sottratti al partito di Neves.
Neves, accusando le avversarie di esse-
re fatte della stessa pasta e presentandosi
come lunica alternativa reale, ha sottratto
voti alla candidata evangelica e ambienta-
lista. Questi voti si sono divisi in parti disu-
guali: una piccola percentuale andata a
Neves, la maggioranza a Roussef. Inoltre
diminuito il numero dei brasiliani che nei
sondaggi si dichiarato indeciso o dispo-
sto ad annullare il voto. Molti di questi voti
senza padrone n direzione precisa sono
stati guadagnati dallattuale presidente.
Alleanze vantaggiose
La traiettoria spesso incongruente
dellelettorato brasiliano ha sorpreso gli
analisti e gli strateghi delle tre campagne
elettorali. Roussef attaccher Marina Sil-
va fno al giorno del voto, puntando sui ri-
sultati ottenuti durante la sua presidenza e
i due mandati precedenti di Lula. E Silva
continuer a difendersi e a fare proposte
poco chiare, attaccando a sua volta la pre-
sidente in carica. Neves continuer a com-
battere una battaglia che difcilmente lo
far arrivare al secondo turno. il candi-
dato che ha pi da perdere: sarebbe la pri-
ma volta in ventanni che il suo partito re-
sta fuori da un ballottaggio.
Anche se il Psdb ha smentito, negli ulti-
mi giorni alcuni collaboratori dellex presi-
dente Fernando Henrique Cardoso hanno
intensifcato i contatti con la squadra di
Marina Silva. Lobiettivo chiaro: in un
eventuale ballottaggio tra la candidata
evangelica e la presidente in carica, i so-
cialdemocratici vogliono far sentire il loro
peso. Ci sono buone ragioni per farlo: il
programma economico dei due candidati
simile. Il Psdb lontano dal potere da do-
dici anni, e dal momento che Neves non ce
la far, forse Marina Silva la strada da se-
guire per tornare a Braslia. ufr
Eric Nepomuceno un giornalista
e uno scrittore brasiliano nato a So Paulo
nel 1948.
A
pochi giorni dalle elezioni
che decideranno chi sar il
prossimo presidente del
Brasile, la questione dellaborto com-
pletamente assente dal dibattito eletto-
rale tra i principali candidati, scrive
Francho Barn nelledizione brasiliana
del Pas. Il problema non secondario.
Secondo i dati preliminari di uno studio
realizzato dai ricercatori Mario Montei-
ro e Leila Adesse, nel 2013 in Brasile si
sono sottoposte ad aborti clandestini
tra le 685.334 e le 856.668 donne. Lo
studio non rivela quante di queste don-
ne sono morte in seguito alloperazio-
ne, anche se lOrganizzazione mondia-
le della sanit (Oms) stima che ogni
due giorni una brasiliana perde la vita a
causa dellinterruzione di gravidanza
illegale. Di fronte allampia maggio-
ranza di popolazione cattolica ed evan-
gelica, i politici preferiscono girare la
testa dallaltra parte piuttosto che af-
frontare una questione che potrebbe
danneggiare i loro interessi elettorali.
Il problema dellaborto clandestino
in Brasile difuso. Secondo la Pesqui-
sa nacional de aborto, uno studio coor-
dinato nel 2010 dallantropologa e pro-
fessoressa delluniversit di Braslia
Debora Diniz, una donna brasiliana su
cinque al di sotto dei quarantanni ha
subto un aborto. Questo equivale a di-
re che il 20 per cento delle donne in et
fertile ha interrotto almeno una gravi-
danza.
Nel paese laborto legale solo in
due casi: quando la gravidanza mette in
pericolo la vita della madre e quando
la conseguenza di uno stupro. Lo scrit-
tore e giornalista brasiliano Luiz Ruf-
fato sottolinea che su alcuni temi, tra
cui laborto, il discorso dei tre principali
candidati alla presidenza sostanzial-
mente uguale: la presidente in carica
Dilma Roussef (del Partito dei lavora-
tori), la candidata evangelica e ambien-
talista Marina Silva (del Partito sociali-
sta brasiliano) e Acio Neves (del Parti-
to socialdemocratico brasiliano) difen-
dono lattuale legislazione, in vigore dal
1940. Questa posizione, sostiene Ruf-
fato nella column che pubblica sul Pas,
non rifette per forza le loro convinzioni
personali, ma una concessione alle
pressioni dei gruppi religiosi, che muo-
vono milioni di voti.
Il settimanale Carta Capital sotto-
linea che, in dieci anni, gli evangelici
sono passati dal 15 per cento a pi del 22
per cento della popolazione brasiliana.
Gli evangelici si oppongono al matri-
monio omosessuale, alla legalizzazione
dellaborto e delle droghe leggere. La
rivista riporta anche unindagine
dellistituto Ibope secondo cui la mag-
gioranza dei brasiliani, indipendente-
mente dalla fede religiosa, la pensa co-
me gli evangelici: il 79 per cento con-
trario allinterruzione di gravidanza e
alla liberalizzazione della marijuana, e
il 53 per cento si oppone alle nozze gay.
Secondo Carta Capital, la religiosit di
Marina Silva laiuter a sottrarre i voti
degli evangelici ai suoi avversari.
Intanto il 28 settembre a Rio de Ja-
neiro e a So Paulo centinaia di perso-
ne sono scese in piazza per chiedere la
legalizzazione dellinterruzione di gra-
vidanza, scrive O Globo.
Un fatto di cronaca ha scosso il Bra-
sile in questi ultimi giorni: Jandira
Magdalena dos Santos, 27 anni e ma-
dre di due bambini, morta dopo es-
sersi sottoposta a un aborto illegale al
quarto mese di gravidanza. Il suo cor-
po stato ritrovato un mese dopo in
una macchina a Rio de Janeiro. Era
stato bruciato e mutilato per rendere
pi difcile lidentifcazione. u
Sullinterruzione di
gravidanza i tre principali
candidati hanno la stessa
posizione conservatrice
Nessuno parla dellaborto
Lopinione
38 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Americhe
MESSICO
Gli studenti
di Iguala

Almeno 19 dei 58 studenti
scomparsi il 26 settembre a
Iguala, nello stato meridionale
di Guerrero, sono tornati a casa
in buone condizioni di salute. Il
corrispondente in Messico di
Bbc mundo prova a ricostruire
i fatti, ancora poco chiari: un
gruppo di studenti dellEscuela
normal de Ayotzinapa si im-
possessato di tre autobus duran-
te una protesta. La polizia ha
sparato e un ragazzo morto.
Pi tardi un gruppo armato non
identifcato ha assalito alcuni
studenti che parlavano con i
giornalisti e un altro gruppo ha
sparato contro un autobus in cui
viaggiava una squadra di calcio.
Sei persone sono morte. Quan-
do gli studenti si sono riuniti, ne
mancavano 58 allappello. Le
autorit dello stato hanno am-
messo che la polizia ha fatto un
uso eccessivo della forza e 22
agenti locali sono stati arrestati.
La Jornada ricorda che lo stato
di Guerrero governato da n-
gel Aguirre Rivero, un politico
di cui tutti conoscono le ten-
denze autoritarie e repressive.
Parlando alle Nazioni Unite il 24
settembre il presidente della
Colombia Juan Manuel Santos ha
dichiarato che il processo di pace con
la guerriglia delle Farc a buon punto,
ed quindi possibile rendere pubblico
il testo degli accordi raggiunti fnora:
riforma agraria, partecipazione
politica dei guerriglieri smobilitati e
narcotrafco. La prima impressione, scrive Semana, che
negli accordi non ci sia niente di rivoluzionario: Chi
credeva che i pilastri del nostro sistema fossero in pericolo
pu stare tranquillo. Nel documento, che si pu defnire
pi progressista che socialista, si rispetta il diritto alla
propriet privata e non ci sono proclami castrochavisti. Il
giornalista Hctor Abad Faciolince racconta
sullEspectador che ha provato a leggere il documento
relativo alla terra indossando due lenti diverse: prima
quelle di un proprietario terriero di destra, poi quelle di un
comunista. Solo la terza volta ha inforcato i suoi occhiali e
ha concluso che laccordo un documento pieno di
buone intenzioni: eliminare la povert nelle zone rurali e
dare ai contadini acqua potabile, terreni e assistenza
sanitaria.
Colombia
Accordi nero su bianco
Semana, Colombia
STATI UNITI
Eric Holder
esce di scena

Il 25 settembre il ministro della
giustizia statunitense Eric Hol-
der ha annunciato le sue dimis-
sioni. Secondo il New York Ti-
mes, Holder sar ricordato per
le sue battaglie in difesa del di-
ritto di voto dei neri negli stati
conservatori e per le sue posi-
zioni a favore della depenalizza-
zione di reati minori e del matri-
monio omosessuale. Ma la sua
eredit sar macchiata da alcu-
ne decisioni sbagliate in materia
di sicurezza nazionale. Sotto la
sua guida, il dipartimento di
giustizia ha approvato lomici-
dio mirato di civili, compresi cit-
tadini americani, in Yemen e in
Pakistan, e ha acconsentito
allintercettazione indiscrimina-
ta di telefonate ed email in ri-
sposta alla difusione di docu-
menti coperti da segreto. Il nuo-
vo ministro della giustizia sar
nominato da Barack Obama e
poi dovr ottenere la fducia del
senato. Il Washington Post
spiega che se nelle elezioni del 4
novembre i repubblicani con-
quisteranno la maggioranza al
senato potrebbero usarla come
arma contro il presidente.
STATI UNITI
La scelta
dellAlaska

Il 4 novembre negli Stati Uniti si
terranno le elezioni di met
mandato. Lattenzione rivolta
al senato. Secondo i sondaggi, il
Partito repubblicano, che ha gi
la maggioranza alla camera, po-
trebbe avere la meglio. Molto di-
pender dallesito del voto in
Alaska, Iowa, Kansas e Colora-
do. In Alaska, spiega Politico,
di solito le elezioni si decidono
per poche migliaia di voti. Il de-
mocratico Mark Begich cerche-
r di conservare il seggio contro
Dan Sullivan, un avvocato che
ha impostato la campagna elet-
torale sulle tematiche naziona-
li. LAlaska uno degli stati do-
ve lindice di gradimento di Ba-
rack Obama pi basso, e uno
dei pi conservatori su temi co-
me la riforma della sanit e le li-
mitazioni alla vendita di armi.
IN BREVE
Stati Uniti Il 30 settembre otto
persone sono state arrestate a
Ferguson, nel Missouri, mentre
lanciavano pietre contro la poli-
zia chiedendo giustizia per Mi-
chael Brown, ucciso ad agosto.
Argentina Il 30 settembre il go-
verno ha versato 161 milioni di
dollari su un fondo speciale a
Buenos Aires per rimborsare i
creditori dei suoi titoli di stato,
aggirando la sentenza di un tri-
bunale statunitense.
Cuba Il presidente di unazien-
da di trasporti canadese, Cy
Tok makjian, stato condannato
il 29 settembre a 15 anni di pri-
gione per corruzione.
STATI UNITI
Una legge
contro gli stupri

La California ha approvato una
nuova legge contro gli abusi ses-
suali nei campus universitari. La
norma stabilisce che i rapporti
devono essere sempre il frutto
di un accordo esplicito e volon-
tario tra le persone coinvolte.
Secondo il dipartimento di giu-
stizia, negli Stati Uniti una don-
na su cinque subisce abusi ses-
suali alluniversit, e quasi mai
le violenze sono denunciate. Il
Los Angeles Times spiega che
la California il primo stato ad
adottare un provvedimento si-
mile, in risposta alle pressioni
del governo federale.
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Ferguson, Stati Uniti
40 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
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uando a casa ho un rubinetto che
perde, per fortuna non devo chia-
mare un idraulico italiano. Ci
pensa Vanja. Arriva subito e non
si lamenta raccontandomi quanto siano ca-
ri i rubinetti. Va al mercato e compra quello
che serve, fa tutto quello che bisogna fare e
da buon fratello non si fa pagare pi del
dovuto. Lidraulico immigrato dalla Volinia
(una regione tra lUcraina e la Polonia), ori-
gini di cui va fero, non lunico ucraino su
cui posso contare. Le statistiche dicono che
l85 per cento degli ucraini che vivono in
Italia sono donne, ma basta guardarsi intor-
no per accorgersi che limmigrazione ucrai-
na ha un volto femminile.
Il primo grande arrivo in Italia c stato
alla fne degli anni novanta. Si trattava so-
prattutto di donne che provenivano dalle
regioni occidentali del paese: la Transcar-
pazia, la Bucovina, la Galizia e la Volinia.
A quei tempi facevo leditor delle pagine
in russo di un giornale italo-russo-ucraino,
e quindi ho conosciuto subito le loro storie.
Donne che da insegnanti o ragioniere ri-
spettate, in un attimo si sono ritrovate a vi-
vere da immigrate irregolari costrette ad
afrontare periodi durissimi. Il racconto ti-
pico di solito questo: Lazienda in cui la-
voravamo ha chiuso (oppure siamo state li-
cenziate o rimaste vedove da poco) e alcuni
conoscenti ci hanno detto che cera la possi-
bilit di sistemarsi in Italia. Per pagare lin-
termediario e acquistare il biglietto abbia-
mo venduto lappartamento, speso tutti i
risparmi o ci siamo indebitate. Siamo entra-
te in Italia con un visto falso o nel migliore
dei casi con un visto turistico. Allarrivo ci
hanno sistemate in delle auto parcheggiate
in varie zone della citt, oppure in un appar-
tamento in cui abbiamo dormito in due in
un letto e pagato per ogni giorno di perma-
nenza. Abbiamo pagato anche per avere
lindirizzo di un potenziale datore di lavoro.
Il primo datore di lavoro spesso ci ha ingan-
nato (non ha pagato quanto promesso, ci ha
molestato o ci ha obbligato a condizioni di
Il sogno europeo delle ucraine
Le storie delle donne che negli
ultimi quindici anni sono
emigrate in Italia e che oggi
seguono con preoccupazione
quello che succede a Kiev
Elena Pukarskaja, Ogonk, Russia
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Roma, 5 dicembre 2013. Manifestazione della comunit ucraina in solidariet con le proteste di Euromaidan
Visti dagli altri
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 41
lavoro insopportabili), e siamo state co-
strette a ricominciare da zero. In generale il
primo anno di soggiorno abbiamo lavorato
solo per saldare i debiti accumulati per pa-
gare il viaggio.
Come emerso da unindagine, a causa
del peggioramento del proprio status, della
lontananza dai parenti e della paura
dellignoto, lo stress dei primi mesi di sog-
giorno delle immigrate in Italia paragona-
bile a quello provato da chi si trova in una
zona di guerra. Il flm La sconosciuta di Giu-
seppe Tornatore, con Ksenija Rappoport e
Michele Placido, racconta la storia di unim-
migrata ucraina e questo tipo di vita.
Secondo i dati dellOrganizzazione in-
ternazionale per le migrazioni (Oim), sette
milioni di ucraini, cio il 15 per cento della
popolazione, hanno deciso di emigrare. Pe-
r difcile dire quanti di loro siano arrivati
in Italia. Secondo alcune statistiche, gli im-
migrati ucraini in Italia sono 240mila.
Cacciata senza la liquidazione
Mario Tronca, presidente dellAssociazione
culturale cristiana italo-ucraina, spiega che
oggi in Italia ci sono circa 700mila ucraini
registrati e circa 300mila senza permesso
di soggiorno. In totale un milione di perso-
ne. Un dato vicino al numero reale, se si tie-
ne conto che, secondo i dati dellUfficio
nazionale antidiscriminazioni razziali
(Unar), la patria di Dante il terzo paese di
destinazione (dopo la Russia e la Polonia)
degli emigranti ucraini.
Nella maggior parte dei casi si tratta di
donne che hanno circa quarantanni, che
hanno lasciato la famiglia e che sono venute
in Italia per pagare gli studi dei fgli, le cure
del marito o per aumentare il reddito della
famiglia. Nel 90 per cento dei casi lavorano
come badanti, baby-sitter, collaboratrici
familiari o addette alle pulizie, anche se al-
meno il 30 per cento di loro ha una laurea. Il
lavoro pu essere fsso spesso le donne ri-
siedono presso la famiglia dove lavorano o
a ore. pi facile mettere da parte denaro
con un lavoro fsso, perch guadagnando in
media 800 euro al mese possibile inviarne
seicento a casa.
Il lavoro a ore, che di solito consiste nel
fare le pulizie e avere una retribuzione com-
presa tra 6 e 8 euro allora, d maggiore li-
bert, mentre quello fsso una specie di
schiavit domestica. Ma chi lavora a ore
costretto a correre avanti e indietro per la
citt, rimanendo inattivo negli intervalli tra
un lavoro e laltro. Inoltre bisogna pagare di
tasca propria laftto e le spese quotidiane.
Un lusso che pu permettersi solo chi ha
svolto per alcuni anni un lavoro fsso. Se-
condo le statistiche ucraine, nel 2012 gli
ucraini che lavoravano allestero hanno in-
viato nel loro paese quasi sei miliardi di
euro, una cifra superiore a tutti gli investi-
menti efettuati in quellanno nel paese.
Aleksandra, detta Saa, originaria di
Ivano-Frankivsk, in Ucraina occidentale,
arrivata in Italia nel 2001 e si fa chiamare
Sandra. Racconta che tra i suoi conoscenti
in Ucraina non c nemmeno una famiglia
che non abbia qualcuno che lavora alleste-
ro. Aleksandra, che ha 38 anni, fa le pulizie
in casa dei miei vicini e qualche volta anche
da me. Ci viene volentieri, la accolgo sem-
pre con un caff, parliamo delle vicende
quotidiane e in generale seguo la regola che
ho imparato da bambina: ogni lavoro one-
sto. Invece la maggior parte degli italiani,
che si credono dei gran signori, si comporta
in modo diverso.
In Ucraina la vita era diventata impos-
sibile, nella scuola in cui lavoravo prende-
vo 80 euro al mese. E in pi non sopportavo
il fatto che senza una tangente
non era possibile avere nemme-
no le cose pi elemen tari.
Quando ha avuto una fglia, la
sua famiglia, che si arrangiava
grazie allorto della nonna e al
fatto che la madre lavorava in Turchia, ha
deciso che Aleksandra, che a quellepoca
aveva 24 anni, doveva emigrare in Italia. Lei
sperava che i capelli biondi e una laurea
lavrebbero aiutata a sistemarsi. Invece
fnita a fare le pulizie.
Il primo lavoro stato terribile. Mi ave-
vano avvertito che non avrei resistito a lun-
go da quella signora, ma non avevo scelta:
dopo aver pagato trecento euro a un inter-
mediario ho cominciato a lavorare come
baby-sitter. La giornata di lavoro comincia-
va alle sette del mattino e fniva alle undici
di sera. La padrona di casa e sua madre mi
controllavano tutto il tempo per evitare che
mi fermassi anche un solo minuto. Oltre a
prendermi cura dei bambini dovevo fare le
pulizie, mentre la padrona di casa control-
lava che levassi dai mobili ogni granello di
polvere. Ai due bambini, invece, permette-
va tutto, anche che mi spalmassero la pappa
sui capelli. Mi veniva oferto solo il pranzo,
per la prima colazione e la cena dovevo
comprarmi tutto io e la signora controllava
fno al centesimo che non spendessi i soldi
per qualcosaltro o, non sia mai, li spedissi
in Ucraina. A causa dello stress Aleksandra
ha cominciato a perdere sangue dal naso.
Temendo complicazioni (naturalmente
non aveva un regolare contratto), la sua da-
trice di lavoro lha mandata via senza nem-
meno la liquidazione.
Poi ho lavorato di notte come badante
presso una signora anziana, prosegue
Aleksandra, di giorno correvo avanti e in-
dietro a fare le pulizie a ore. Lanziana anda-
va a letto alle otto e a me non restava altro
da fare. Mi annoiavo, ma con questo lavoro
non dovevo pagare un posto dove passare la
notte. Se in quella casa non mi fossero spa-
riti i seicento euro che avevo messo da par-
te, ci sarei rimasta.
I motivi per tornare
Perch le lavoratrici ucraine non sono fug-
gite il pi lontano possibile da questo infer-
no? La vita in Ucraina era davvero peggiore?
Sa, mi spiega Marija, che ho conosciuto
allAssociazione culturale cristiana italo-
ucraina, da noi si dice che dopo il primo
anno non hai abbastanza soldi per tornare.
Dopo il quinto anno, per, non hai pi moti-
vi per tornare. Telefoni a casa e i
figli sono presi dalle loro cose.
Tuo marito ti ha dimenticato. La
nostra patria la chiamiamo il
bancomat, perch per noi la pa-
tria quella dove ci sono i soldi.
C unamara ironia in tutto questo. So-
no donne che riescono a farcela anche in
unItalia in crisi profonda. Tra gli italiani la
percentuale di disoccupati molto superio-
re a quella rilevata tra gli immigrati, che di
fronte a una oferta di lavoro poco allettante
non possono certo fare gli schizzinosi. Le
donne ucraine sono riuscite ad afermarsi
professionalmente, diventando leader as-
solute nel mercato del lavoro domestico.
Negli anni si sono conquistate la reputazio-
ne di persone oneste e di grandi lavoratrici,
e sono viste pi di buon occhio rispetto alle
loro concorrenti albanesi, romene e flippi-
ne. Tanto che le autorit italiane hanno dato
preferenza alle ucraine nellambito delle
procedure di regolarizzazione degli immi-
grati (qualcuno deve pur sempre prendersi
Aleksandra durante
la sanatoria del 2009
ha portato in Italia
sua fglia
42 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
cura degli anziani). Stiamo parlando della
sanatoria del 2009. Dopo anni di illegalit,
una volta regolarizzate le immigrate sono
riuscite a tornare a casa e rivedere i loro f-
gli. Alcune di loro sono rimaste in Ucraina e
hanno aperto unattivit con i soldi rispar-
miati in Italia. Ma, come conferma Mario
Tronca, molte sono rimaste deluse dal ri-
torno nel paese di origine: A casa la situa-
zione era peggiorata. Il lavoro mancava,
cerano pochi diritti e molta corruzione. So-
lo cento iscritti allassociazione, su 25mila,
non sono tornati in Italia.
In molti hanno preferito il ricongiungi-
mento familiare in Italia. Anche Aleksandra
nel 2009 ha portato in Italia sua fglia. In
quelloccasione riuscita anche a trovare
un lavoro fsso e ha preso in aftto un bilo-
cale nella periferia di Roma. L vive anche
unamica che si prende cura della figlia
mentre Aleksandra lava pavimenti dalla
mattina alla sera o studia alla scuola serale
italiana. La laurea presa in Ucraina, spiega,
le serve solo da soprammobile.
Ho spiegato ad Aleksandra che a Mosca
pi facile trovare un lavoro qualifcato e
non necessario pulire eternamente i pavi-
menti. Ma per lei la Russia un paese lonta-
no da tutti i punti di vista. Inoltre, spiega, a
sua fglia di 15 anni non farebbe bene cam-
biare paese di nuovo. Aleksandra si concen-
tra soprattutto sul futuro della fglia, che
comincia a integrarsi in Italia. Non ha una
paghetta, un motorino o vestiti alla moda e
questo non la rende popolare tra i coetanei,
ma se riesce ad andare bene a scuola potr
fare luniversit. Inoltre ha lassistenza sa-
nitaria gratuita e altre tutele sociali che in
Ucraina non pu nemmeno sognare.
In Italia ci sono altre associazioni di cit-
tadini ucraini, solo a Roma ce ne sono quat-
tro. Di domenica vicino alla stazione della
metropolitana di Rebibbia, dove si trova la
sede dellAssociazione culturale cristiana
italo-ucraina, la lingua ucraina riesce a su-
perare addirittura il rumore dei pullman
che fanno la spola tra Roma e lUcraina oc-
cidentale. Nel gergo locale, una visita do-
menicale chiamata andare ai bus, uno
dei rituali obbligatori della colonia ucraina.
I pullman sono usati dalla comunit per in-
viare regali a casa e per riceverne. Guardi
che borse mi porto dietro, questa primavera
le mie fglie si vestiranno come si deve, di-
ce una donna che si chiama Olesja. Quando
le chiedo se a casa non li considerino solo
dei bancomat, Olesja risponde con un
sorriso: E chi li dovrebbe aiutare se non
Visti dagli altri
sandra a Natale e a Pasqua va a Taormina,
dove vivono i genitori del suo compagno.
Negli ultimi tempi nella sede dellasso-
ciazione i giornali sono sempre pi richiesti.
La comunit sinteressa molto a quello che
succede in Ucraina, soprattutto dopo le pro-
teste del movimento conosciuto come Mai-
dan, dal nome del luogo di Kiev dove co-
minciata la mobilitazione. Non vado a
dormire se prima non ho guardato il tele-
giornale ucraino, quello italiano e quello
russo, ammette Aleksandra. La maggior
parte degli italiani non vede di buon occhio
le aspirazioni europee dellUcraina, perch
teme che se le norme sui visti con lUcraina
fossero meno rigide in Italia si riversereb-
bero folle dallest. La migliore porta per
gli ucraini nellUnione europea, per, rap-
presentata dai parenti che sono gi emigra-
ti. In compenso non tutti in Italia, anche tra
i politici, sanno dov lUcraina, molti pen-
sano sia da qualche parte in Siberia.
proprio per queste persone che le ucraine
hanno organizzato uniniziativa di forma-
zione, andando fuori da Montecitorio e
mostrando delle mappe.
Le fratture politiche che esistono in
Ucraina sono presenti anche nel contesto
romano. Qui abbiamo litigato tutti discu-
tendo della Crimea, mi spiega Aleksandra.
La mia vicina favorevole a una Crimea
russa. Non si arriver alle barricate, ma tut-
ti ora sono preoccupati per la situazione nel
nostro paese. Se in Ucraina allimprovvi-
so le cose dovessero mettersi a posto torne-
remmo l di sicuro, dice Vanja, che calco-
lando la diferenza tra i soldi che guadagna
qui come idraulico e i prezzi ucraini sta pen-
sando di tornare al suo villaggio in Volinia
per costruirsi una casa. Non si capisce, per,
cosa intenda esattamente quando dice se
allimprovviso le cose dovessero mettersi a
posto. Sembra di essere tornati ai tempi
che hanno preceduto il crollo dellUnione
Sovietica.
Aleksandra, sempre pi interessata alle
vicende politiche del suo paese, aferma di
non vedere dei leader capaci di migliorare
le cose in Ucraina. Le chiedo se crede nel
futuro europeo dellUcraina. Non molto.
C una diferenza troppo grande, da qua-
lunque prospettiva. E poi nemmeno in Eu-
ropa si sa come andr a fnire. LUcraina
daltronde, dice Aleksandra, da molto
tempo gi in Europa. Poi a voce bassa ag-
giunge: In ogni caso, io il mio Maidan me
lo sono gi conquistato, lavando pavimenti
qui a Roma. u af
io?. La lunga parete di fronte alla sede
dellassociazione coperta, come ai tempi
dellUnione Sovietica, di foglietti con nu-
meri di telefono: inserzioni private che van-
no dallaftto di appartamenti alla vendita
di lavatrici usate. Qui non tutti usano inter-
net. C anche una stanza dove si possono
usare i computer e una bancarella che ven-
de prodotti alimentari ucraini. Tutto a prez-
zi ucraini. Si pu venire qui anche per
consulenze gratuite: per esempio, chiedere
come si scrive una richiesta di ricongiungi-
mento familiare, quali clausole devono es-
sere inserite in un contratto di aftto o cosa
fare se un datore di lavoro non vuole pagare
la somma concordata. Abbiamo spiegato
ai nostri iscritti che non devono frmare do-
cumenti di cui non capiscono il contenuto,
dice Mario Tronca. Mi sempre piaciuto
aiutare gli altri e sarebbe un peccato non
aiutare loro, dice indicando un gruppo di
donne. Lassociazione ospita una scuola
ucraina domenicale e nella vicina chiesa il
prete celebra una messa ecumenica. C
anche una mediateca con materiale in
ucraino.
Persone informate
Sono passati i tempi in cui le ucraine veni-
vano in Italia impaurite e a proprio rischio,
osserva Tronca, oggi sinformano prima
presso i parenti e i conoscenti su come stan-
no le cose in Italia. Alcune di loro hanno
aperto unattivit. Chi ha delle conoscenze
mediche lavora come infermiera, visto che
in Italia non ce ne sono mai abbastanza. La
lingua ucraina ormai non la si sente parlare
solo ai bus. Il picnic al mare degli ucraini
molto simile a quello degli italiani. Alek-
F
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Da sapere
Immigrazione di genere
Percentuale dei cittadini non comunitari
regolarmente presenti in Italia per area
di provenienza e genere, dati 2013
100
80
60
40
20
0
Ucraina
Donne
Uomini
Altri Europa
centrorientale
Europa Totale paesi
non comunitari
Le opinioni
44 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
P
erch quel che scrivono le donne viene in-
variabilmente defnito personale o perfno
intimo? Quando ho presentato il mio
ultimo libro Unspeakable things e ho dovu-
to affrontare la solita serie di interviste
promozionali, una delle domande pi fre-
quenti era: Perch scrivi di questioni personali? Per-
ch racconti esperienze cos intime quando parli di
sesso, potere e politica? Non credi di essere troppo pro-
vocatoria, come del resto tutte le donne?.
La prima cosa da dire che quando gli uomini scri-
vono delle loro esperienze personali in un contesto po-
litico non vengono mai defniti troppo intimisti: la
loro solo letteratura. La seconda che lesperienza
maschile non mai classifcata come maschile: la ve-
rit universale. In cinque anni di lavoro come opinioni-
sta ho perso il conto di quante volte i direttori mi hanno
incoraggiato a scrivere della mia vita di
donna in modo provocatorio, ma senza
mettere davvero in discussione il sessi-
smo. Mi hanno incoraggiato a diventare
una voce per le donne giovani, disto-
gliendo lattenzione dal fatto che quasi
tutte le pagine della politica sono ancora
dominate dalle parole e dalle priorit de-
gli uomini.
Adesso che ho la fortuna di poter sce-
gliere, sento spesso autrici pi giovani di
me ripetere la stessa cosa, cio che rie-
scono a farsi pagare solo se scrivono di
moda, diete e ragazzi in modo moderatamente femmi-
nista ma abbastanza leggero per poter fnire tra gli ar-
ticoli per donne nella sezione costume e societ. Per
questo nella prima versione del libro non ho fatto quasi
nessun accenno alla mia vita privata. Mi sono ispirata ai
manifesti dei gruppi radicali e sono stata attenta a scri-
vere con la testa e non con il cuore. Chi ha letto quelle
prime bozze mi ha detto che le argomentazioni erano
valide, ma mancava qualcosa. Mancava il coraggio.
Avevo lavorato e scritto per tanto tempo in un mondo in
cui lesperienza femminile era considerata frivola e da-
vo per scontato che anche la mia lo fosse.
Gli scrittori politici che pi mi hanno ispirato (da Ja-
mes Baldwin e Alice Walker ad Allen Ginsberg, Ger-
maine Greer e Leslie Feinberg) sono quelli che raccon-
tano le loro storie con forza e passione, ma senza che il
messaggio politico sia travolto dallesperienza persona-
le. Ho riletto La prossima volta, il fuoco di Baldwin, un
saggio sullingiustizia razziale negli Stati Uniti intrec-
ciato con la storia della giovinezza dellautore, trascorsa
ad Harlem negli anni trenta e quaranta. Quando Bal-
dwin descrive la sua furia violenta nei confronti di un
cameriere razzista e racconta di come dovuto fuggire
perch sapeva che se avesse dato sfogo a quella rabbia
sarebbe stato arrestato, picchiato o ucciso, le mani
aperte della sua polemica serrano le dita intorno al cuo-
re del lettore. Leggendo quel brano ho trovato il mio
coraggio. Il politico doveva essere personale, non esclu-
sivamente, ma senza scendere a compromessi.
Ho cominciato a reintrodurre una narrazione inti-
ma in quel che scrivevo. Non raccontavo la mia espe-
rienza personale o le vite di giovani arrabbiati vissute
dai miei amici: raccontavo la storia del nostro impegno
politico, pezzo dopo pezzo. Ho imparato a ridurre al mi-
nimo i pettegolezzi superfui. Ho eliminato gran parte
delle scene di sesso per evitare che diventassero la tra-
ma del libro.
Quando scrivevo di questioni che non avevo vissuto
in prima persona (come lindustria del sesso), mi rivol-
gevo a persone che conoscevano quel
mondo dallinterno. La scrittrice Chima-
manda Ngozi Adichie avverte che tenta-
re di scrivere una narrazione universale
signifca ignorare la vastit dellesperien-
za umana. C sempre la spinta a raccon-
tare la stessa storia sulla vita delle giovani
donne nel ventunesimo secolo, svuotata
di qualunque sentimento sgradevole di
rabbia per le ingiustizie di classe, razziali
ed economiche, e con limmancabile lie-
to fne: mi sono ripresa, mi sono sposata,
ho fatto dei fgli e mi sono rifatta il trucco.
forte la tentazione, soprattutto quando si scrive per
un pubblico pi largo, di dire ai lettori che andr tutto
bene.
Alla fne ho smesso di preoccuparmi e mi sono limi-
tata a scrivere il libro che avrei avuto bisogno di leggere
quando avevo 17 anni. Quello che volevo dire pi di
ogni altra cosa a tutti gli adolescenti incasinati e a tutti
gli adulti arrabbiati del mondo che la lotta per la no-
stra sopravvivenza personale politica. La lotta per ri-
conoscere le nostre emozioni, la nostra rabbia, il dolore,
il desiderio e la paura, tutti quei segreti inconfessabili
che non raccontiamo perch temiamo di essere feriti o
evitati, profondamente politica. Questa lotta impor-
tante ed possibile vincerla, come hanno fatto tanti
prima di noi.
Sono questi i segreti che vengono bollati come in-
timi quando a parlarne non un uomo bianco ed ete-
rosessuale. Trovare un equilibrio tra personale e politi-
co senza essere liquidati da qualcuno unimpresa
quasi impossibile. Ma in momenti come questi penso
alla frase di Baldwin: Limpossibile il minimo che si
possa esigere. u fp
La vita delle donne
non un romanzo rosa
Laurie Penny
LAURIE PENNY
una giornalista
britannica.
columnist del
settimanale New
Statesman e
collabora con il
Guardian. In Italia ha
pubblicato Meat
market. Carne
femminile sul banco
del capitalismo
(Settenove 2013).
Quando gli uomini
scrivono delle loro
esperienze
personali in un
contesto politico
non vengono mai
defniti troppo
intimisti:
la loro solo
letteratura
Le opinioni
46 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
N
on un caso se il mondo diventa sem-
pre pi minaccioso mentre i concetti
di stato di diritto, tutela dei diritti
umani, trasparenza e responsabilit
democratica sono in ritirata. Il proble-
ma nasce dallambiguit dellocci-
dente, che tollera la corruzione in casa propria e chiede
al resto del mondo di sradicarla. La potenza economica
occidentale in declino e luso della forza militare pro-
voca conseguenze indesiderate, perci spesso lunico
strumento che ci resta la capacit di
persuasione. Dovremmo promuovere la
legalit e il diritto in tutto il mondo e far
capire a tutti che non c posto per la cor-
ruzione e il clientelismo. Non solo nelle
grandi crisi, dal Medio Oriente allUcrai-
na al cambiamento climatico, ma in tutti
gli aspetti della politica globale.
Il 26 settembre, al termine del vertice
del comitato esecutivo della Fdration
internationale de football association
(Fifa) in Svizzera, il presidente Sepp
Blatter ha dichiarato che lorganizzazio-
ne non pubblicher il rapporto dellex procuratore di-
strettuale di New York Michael Garcia sulle presunte
irregolarit nellassegnazione dei Mondiali del 2018 e
del 2022 alla Russia e al Qatar. una vergogna. Nono-
stante il suo potere e i suoi incassi (4,5 miliardi di dol-
lari solo dagli ultimi Mondiali), la Fifa gestita con
meno trasparenza di un mercato delle pulci. Il suo pre-
sidente eletto a maggioranza semplice dalle 209 fe-
derazioni che ne fanno parte. Non c alcuna forma di
controllo sul suo potere. Il presidente della Fifa gover-
na lorganizzazione come un capo tribale, dispensan-
do favori e ignorando ogni critica.
Oggi il calcio rappresenta il 43 per cento delle entra-
te di tutti gli eventi sportivi a livello globale. E con i soldi
arrivano le tentazioni. Nel caso della Fifa, questo signi-
fca la possibilit di assegnarsi enormi bonus e ricevere
tangenti. Durante le votazioni del 1998, quando Sepp
Blatter fu eletto per la prima volta, allhotel Le Mridien
di Parigi giravano buste contenenti cinquantamila dol-
lari in contanti. I soldi, si disse, servivano a sostenere le
federazioni nazionali. In seguito, il presidente della fe-
derazione somala dichiar che gli uomini di Blatter gli
avevano oferto centomila dollari in cambio del suo vo-
to. Blatter vinse le elezioni con lappoggio delle federa-
zioni africane e asiatiche, manipolate dal qatariota Mo-
hamed bin Hammam che sarebbe poi diventato presi-
dente della Confederazione asiatica.
Sedici anni dopo, a giugno, i delegati presenti a So
Paulo per il 64 congresso della Fifa hanno ricevuto set-
tecentomila dollari a testa per le rispettive federazioni,
la loro quota degli incassi dei Mondiali. Per una piccola
federazione del Pacifco o dei Caraibi una cifra enor-
me. Blatter sa che ogni federazione ha diritto a un voto,
e a 78 anni si prepara a candidarsi al quinto mandato. Il
capo tribale conosce le regole del gioco. Blatter sa an-
che come respingere le critiche delloccidente, compia-
cendo la sua base di potere in Africa e in Asia. Dopo la
pubblicazione sul Sunday Times di alcune rivelazioni
compromettenti su episodi di corruzione in vista degli
ultimi mondiali, il presidente della Fifa
ha dichiarato che le accuse erano razziste
e discriminatorie.
Garcia vuole che il suo rapporto sia
pubblicato. Le federazioni europee e
americane lo sostengono. Il problema
che i voti non bastano e c sempre il ri-
schio di esporsi ad accuse di razzismo.
Per molti dei sostenitori di Blatter le bu-
starelle sono un modo assolutamente
normale di fare afari. Se vivi in un paese
dove non ci sono controlli e che funziona
esattamente come la Fifa, allora devi ca-
vartela da solo. A primavera la Fifa riveler come inten-
de reagire al rapporto Garcia, ma non pubblicher il
documento. Ai vertici dellorganizzazione non sono in
programma cambiamenti. La Fifa continuer a essere
il feudo personale del suo presidente.
Se agiscono insieme, gli europei sono in grado di
fare la diferenza. Recentemente la Uefa, la federazio-
ne europea, ha intimato alla Fifa di risolvere il proble-
ma della partecipazione di terzi nella propriet di un
cartellino (un fenomeno che trasforma i calciatori in
azioni di borsa) altrimenti avrebbe agito da sola. La
Fifa si piegata. Le battaglie di principio si possono
vincere.
La Svizzera, dove ha sede lorganizzazione, dovreb-
be imporre alla Fifa di rispettare gli standard di traspa-
renza e legalit, pena lespulsione dal paese. Il parla-
mento europeo dovrebbe convocare i principali spon-
sor della Fifa (Adidas, Coca Cola, Sony, Hyundai, Emi-
rates e Visa) per chiarire che genere di pressioni eserci-
tano sullorganizzazione. Il congresso degli Stati Uniti
dovrebbe fare lo stesso. Gli europei, tra laltro, hanno a
disposizione unarma infallibile: se decidessero di non
partecipare ai Mondiali la manifestazione fallirebbe.
una questione di principio: noi occidentali dob-
biamo rispettare i nostri valori e fare causa comune
con tutti quelli che li condividono. Rinunciare al no-
stro potere di persuasione e alla nostra infuenza signi-
fca fare un regalo a Sepp Blatter e a nemici ben pi
pericolosi. u as
La corruzione della Fifa
danneggia tutti
Will Hutton
WILL HUTTON
un giornalista
britannico. Ha diretto
il settimanale The
Observer, di cui oggi
columnist. In Italia
ha pubblicato Il drago
dai piedi dargilla. La
Cina e lOccidente nel
XXI secolo (Fazi
2007).
Durante le votazioni
del 1998, quando
Sepp Blatter fu eletto
per la prima volta,
allhotel Le
Mridien di Parigi
giravano buste
contenenti
cinquantamila
dollari in contanti
Il porto
dei migranti
Mattathias Schwartz, The New Yorker,
Stati Uniti. Foto di Francesco Zizola
In copertina
Nel naufragio di un anno fa al largo
di Lampedusa sono morti in 366. Come
migliaia di altre persone che arrivano in
Italia dal mare, i sopravvissuti si sono rivolti
a Mussie Zerai, un prete eritreo che aiuta
i migranti in difcolt
Lampedusa,
settembre 2014.
Il relitto
del peschereccio
libico afondato il
3 ottobre 2013
N
O
O
R
In copertina
I
n Eritrea quando compi diciotto
anni entri nellesercito e ci resti
per molto tempo, a volte per il re-
sto della vita. Lavori per pochi
dollari al giorno nei cantieri, nei
campi, in miniera. Chi si rifuta
fnisce in prigione. Non c altra scelta.
Noi volevamo una vita migliore, una vi-
ta libera e normale. Avevamo sentito dire
che in Europa puoi vivere come vuoi. E cos
abbiamo lasciato lEritrea e afrontato il
deserto. Siamo partiti a piedi, perci aveva-
mo pochissime cose con noi: un po di dat-
teri, acqua, un numero da chiamare quan-
do fnivano i soldi, un numero da chiamare
una volta arrivati in Europa.
Abbiamo camminato verso ovest, attra-
versando il Sudan fno a Khartoum, poi nel
deserto del Sahara fno alla Libia. Eravamo
131. Questa la storia che abbiamo raccon-
tato in seguito alla polizia, ai giornalisti, ai
giudici. Un giorno in Libia siamo stati ag-
grediti da un gruppo di somali armati. Ci
hanno costretto a salire su alcuni furgoni e
ci hanno portato nella citt di Sebha, dove
ci hanno chiuso in una casa. Ci hanno co-
stretto a restare in piedi per ore. Ci hanno
legato a testa in gi e ci hanno picchiato
sulle piante dei piedi. Ci hanno puntato le
armi alla testa e hanno sparato al pavimen-
to. Hanno portato due delle donne che era-
no con noi nel deserto, le hanno stuprate e
sono tornati indietro con una soltanto.
Hanno versato dellacqua sul pavimento e
cercato di darci la scossa con un flo elettri-
co, ma sono solo riusciti a bruciare le lam-
padine.
I somali chiedevano un riscatto di 3.300
dollari a persona. Due settimane dopo qua-
si tutte le nostre famiglie avevano pagato.
Ci hanno portato da Ermias, un trafcante
di esseri umani, a Tripoli. Luomo aveva
circa trentanni, la pelle scura ed era gras-
so. Ha voluto 1.600 dollari da ognuno per
organizzare una traversata fno a Lampe-
dusa, unisola italiana a un giorno di viag-
gio dalla costa libica. Molti di noi non ave-
vano mai visto il mare e non sapevano nuo-
tare. Abbiamo chiesto se potevamo pagare
un extra per i giubbotti di salvataggio. Er-
mias ha detto di no. I suoi uomini ci hanno
chiuso insieme ad altre persone in un ma-
gazzino dove abbiamo aspettato per tutto il
mese di settembre del 2013.
Il 2 ottobre, prima dellalba, ci hanno
portato in auto fno alla costa e ci hanno tra-
ghettato su una barca lunga una ventina di
metri. Hanno stipato pi di cinquecento
persone sul ponte, in coperta e nelle cabine.
Agli scafsti non piaceva molto come si pre-
sentava la barca, cos bassa, pesante e vec-
chia. Ma hanno detto: Se Dio vorr, sarete
fortunati. La barca partita. Abbiamo
mandato donne e bambini sottocoperta per
farli stare pi comodi. Alcuni si sono scritti
il numero di telefono delle loro famiglie sui
vestiti. In una cabina afollata una donna ha
scritto un numero sulla parete. Era quello di
un prete cattolico, abba Mussie Zerai, padre
Mos. Il suo numero scritto sulle pareti
delle carceri in Libia. Credevamo che po-
tesse far arrivare una nave con i soccorsi
dovunque ci trovassimo in mezzo al mare.
Il capitano era tunisino e non parlava la
nostra lingua. Ha tenuto acceso il motore
fno a dopo il tramonto. Alle tre di notte del
3 ottobre, il motore si fermato. Eravamo
abbastanza vicini da vedere le luci sulla co-
sta. Lampedusa. Aspettavamo che il moto-
re ripartisse. La nave ha cominciato a im-
barcare acqua. Il capitano ha preso in mano
qualcosa e lha strappato: poteva essere un
lenzuolo, un pezzo di stofa o una coperta.
Lha bagnato nel carburante e poi gli ha da-
to fuoco per segnalare che avevamo biso-
gno di aiuto. Alla vista delle famme alcuni
sono stati presi dal panico e si sono precipi-
tati verso la prua, che afondata per il peso.
La nave si capovolta e siamo fniti in ac-
qua. Ci siamo detti: Tentiamo la sorte.
Abbiamo cominciato a nuotare. Vede-
vamo mani protese pronte a tirarci gi, ma
le abbiamo schivate. Dagli obl vedevamo
linterno delle cabine. Alcuni hanno visto
allinterno i fgli e le mogli, e hanno scelto di
annegare con loro, altri sono annegati cer-
cando di salvarli. Alcuni urlavano il loro
nome e quello del loro villaggio perch la
notizia della loro morte potesse arrivare a
terra.
Il telefono squilla
A Friburgo, verso le nove di mattina del 3
ottobre, il telefono di padre Mussie Zerai
ha cominciato a squillare ripetutamente.
Le chiamate arrivavano da Svezia, Norve-
gia, Eritrea, Sudan e Italia, in particolare da
50 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Lampedusa. Una barca partita dalla Libia
aveva preso fuoco ed era afondata. Alme-
no 111 persone erano morte e pi di due-
cento erano disperse. Era una notizia tri-
stemente familiare: negli ultimi ventanni
sono morti pi di ventimila migranti che
cercavano di raggiungere lEuropa. Se non
fosse per Zerai, il bilancio sarebbe ancora
pi grave. Gli africani diretti in Europa si
passano il suo numero di telefono per chia-
marlo in caso demergenza. Le barche in
difcolt chiamano Zerai con il telefono
satellitare, lui prende nota delle coordinate
e le comunica alle autorit italiane per or-
ganizzare le operazioni di soccorso. Quan-
do i soccorritori non arrivano, Zerai si ri-
N
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O
R
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 51
morti erano il frutto di un rapporto malato
tra il nord e il sud del mondo, unosserva-
zione ripresa dal quotidiano la Repubblica.
Quel giorno papa Francesco ha defnito il
naufragio una vergogna.
I sommozzatori della guardia costiera
italiana hanno passato la settimana succes-
siva a estrarre cadaveri dal relitto. Tra que-
sti, a cinquanta metri di profondit, cera
un neonato attaccato al cordone ombelica-
le della madre, annegata durante il parto.
Zerai cresciuto durante la guerra per
lindipendenza dellEritrea. Quando era
piccolo, la sua citt fu attaccata. Mentre le
pareti di casa tremavano per le esplosioni,
la nonna port lui e i suoi fratelli in un bun-
ker sottoterra, singinocchi e preg insie-
me a loro. In seguito quando mor un loro
parente, la nonna si accorse che Zerai era
lunico della famiglia a non tradire emozio-
ni. E tu, coshai sullo stomaco per essere
cos freddo, una pietra?, gli aveva chiesto.
Ancora oggi Zerai tiene nascosti i suoi
sentimenti. A volte anchio mi arrabbio,
osserva. Ma quando devo parlare con i
giornalisti o con i politici cerco di esporre le
mie ragioni pacatamente.
Zerai fa il parroco in Svizzera e segue le
migliaia di cattolici eritrei che vivono nel
paese. Nel tempo libero svolge le sue attivi-
t a favore degli immigrati attraverso
lagenzia Habeshia per la cooperazione allo
Lampedusa, settembre 2014. Un sub perlustra il relitto. Sullimbarcazione viaggiavano pi di cinquecento migranti
volge alle radio e alle tv italiane, e spedisce
email a liste dindirizzi per fare i nomi di
quelli che ritiene responsabili. Secondo la
guardia costiera italiana, le telefonate di
Zerai hanno permesso di salvare almeno
cinquemila vite.
Quello che ha colpito Zerai nel naufra-
gio del 3 ottobre 2013 stata la vicinanza
della barca alla costa. La morte per anne-
gamento di centinaia di persone a meno di
un chilometro da Lampedusa era la conse-
guenza emblematica delle politiche euro-
pee sullimmigrazione: un raforzamento
delle frontiere unito a uninquietante indif-
ferenza per la vita umana. A unagenzia di
stampa italiana Zerai ha detto che quelle
In copertina
sviluppo, che ha fondato lui. La bolletta te-
lefonica pu arrivare a costargli mille euro
al mese. Per un certo periodo Zerai si an-
che impegnato a raccogliere le decine di
mi gliaia di euro necessari a pagare i riscatti
di chi lo chiamava per chiedere aiuto, ma
poi si reso conto che era come cercare di
spegnere un incendio con la benzina. Ha
illustrato i problemi dellemigrazione
dallAfrica a ministri italiani, commissari
dellUnione europea e a due papi. In cam-
bio ha ricevuto solidariet, ma ha ottenuto
pochi cambiamenti politici.
La situazione continua a peggiorare. I
migranti sbarcati sulle coste italiane nei
primi tre mesi del 2014 sono stati dieci vol-
te di pi che nello stesso periodo dellanno
precedente. Frontex, lagenzia europea per
la gestione della cooperazione internazio-
nale alle frontiere esterne degli stati
dellUnione europea, pensa di usare i droni
e i satelliti per proteggere i confni europei
e insegna alle sue forze di sicurezza la dif-
ferenza tra il rimpatrio e il respingimen-
to, che una violazione della legge. A feb-
braio del 2014 su internet circolava un vi-
deo che mostrava dei poliziotti spagnoli
impegnati a sparare in acqua proiet tili di
gomma per impedire a un gruppo di africa-
ni di aggirare a nuoto un frangifutti che
protegge unenclave spagnola in Marocco.
In quelle circostanze sono annegate quin-
dici persone.
Dopo il naufragio del 3 ottobre, Zerai si
chiesto se una tragedia di quelle propor-
zioni avrebbe fnalmente suscitato una re-
azione. I politici parlano, parlano, parla-
no, ha detto alzando le spalle, ma ogni
volta lo stesso. Tra qualche mese tutti
avranno dimenticato. Tranne noi: noi ri-
cordiamo sempre. Si asciugato il sudore
sulla fronte con un fazzoletto. Non pos-
sibile accettare queste cose come se fosse-
ro normali. Non stato un normale inci-
dente.
Duecentomila persone
Lampedusa uno scoglio di roccia calcarea
e terra brulla di una ventina di chilometri
quadrati. Insieme alla vicina Lampione
lultima impronta dellItalia sulla piattafor-
ma continentale africana. Gran parte della
costa meridionale dellisola impraticabile
e lo scirocco scaglia violentemente le onde
contro le rocce. Nel 1843 Ferdinando II, re
delle due Sicilie, rivendic il possesso di
Lampedusa. Durante la seconda guerra
mondiale le forze alleate bombardarono
lisola. Per i sessantanni successivi Lam-
pedusa stata un sonnolento rifugio di pe-
scatori e turisti. Nel 2000, quando la Libia
di Muammar Gheddafi fu travolta da
unondata di violenza xenofoba, sullisola
cominciarono ad arrivare barche piene di
migranti originari di tutta lAfrica. Nel
2009, mentre la tolleranza degli italiani
verso i nuovi arrivati diminuiva di pari pas-
so con lavanzare della crisi economica, il
governo guidato da Silvio Berlusconi rino-
min centro per lidentifcazione e lespul-
sione la struttura di accoglienza inaugura-
ta a Lampedusa undici anni prima. Insieme
a Ceuta e Melilla, Cipro, Christmas Island
e Nauru, Lampedusa diventata un limbo,
una di quelle zone dove i paesi sviluppati
decidono chi degno di cominciare una
nuova vita dallaltra parte del muro. Negli
ultimi quindici anni sullisola sono appro-
date pi di duecentomila persone.
La maggior parte dei sopravvissuti al
naufragio del 3 ottobre sperava di ottenere
lo status di rifugiato, riconosciuto a chi fug-
ge dalle persecuzioni politiche e ha diritto
alla protezione umanitaria. Per qualcuno
sono richiedenti asilo, unespressione
che mette in evidenza la fragilit dei loro
diritti. In Italia li chiamano clandestini. In
Algeria harraga, quelli che bruciano, per-
ch alcuni distruggono i documenti prima
dello sbarco per evitare un eventuale rim-
patrio. I mezzi dinformazione li chiamano
migranti, lasciando intendere che lascia-
no lAfrica per ragioni puramente econo-
miche. Il potere di decidere se una persona
un rifugiato o un migrante spetta a chi in-
tervista i sopravvissuti nel pae se dove rie-
scono a presentare domanda dasilo. La
percentuale di richieste accettate estre-
mamente variabile. I nuovi arrivati in Sici-
lia evitano di farsi prendere le impronte
digitali per poter fare domanda in Norve-
gia, in Svizzera o in Svezia, il paese che ri-
ceve pi richieste dagli eritrei. Il codice
comunitario delle frontiere di Schengen,
che nel 2006 ha innalzato un muro giuridi-
co intorno allEuropa abbassando quelli al
suo interno, favorisce i nuovi arrivati quan-
do decidono di proseguire il viaggio verso
nord. Spesso hanno familiari disposti a gui-
dare per trenta ore da Oslo alla Sicilia per
andarli a prendere e poi tornare indietro
approfttando della libert di circolazione
allinterno dellUnione. Ma chi non ha nes-
suno ad aspettarlo fnisce nelle baraccopoli
intorno a Roma o a Milano.
Fino a poco tempo fa Zerai viveva a Ro-
ma. Non stata una mia decisione, ri-
sponde quando gli chiedo i motivi del tra-
sferimento in Svizzera. Il vescovo mi ha
detto che dovevo andare e io ho obbedito.
La Svizzera dista da Lampedusa due giorni
di viaggio.
Visita al centro
Il 21 ottobre 2013, dopo aver preso due treni
e un breve volo, Zerai si imbarca su un tra-
ghetto notturno in partenza dalla Sicilia.
Con lui viaggia anche Meron Estefanos,
una svedese nata in Eritrea che assiste i ri-
chiedenti asilo del suo paese dorigine. Ri-
ceve molte telefonate dagli eritrei che ven-
gono rapiti nel Sinai, in Egitto. Queste per-
sone devono pagare riscatti fno a quaran-
tamila dollari per essere liberate.
Estefanos e Zerai afttano un furgone
52 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Come Ceuta e Melilla,
Cipro e Christmas
Island, Lampedusa
diventata un limbo
Da sapere Il viaggio dei richiedenti asilo
Siria 15
Iraq 6
Afghanistan 6
Eritrea 6
Serbia e Kosovo 4
Pakistan 4
Cina 3
Somalia 3
Altri 53
Principali paesi
dorigine dei
richiedenti asilo,
% di domande
sul totale
Nel primo
semestre del 2014
le Nazioni Unite
hanno ricevuto
330.700 richieste
dasilo politico,
il 24 per cento in
pi rispetto allo
stesso periodo del
2013.
Principali paesi daccoglienza, numero
di domande accolte
Germania
Stati Uniti
Francia
Svezia
Turchia
Italia
Regno Unito
Paesi Bassi
Svizzera
Austria
65.659
52.835
29.009
28.511
27.729
24.481
14.283
12.289
9.515
8.395
Fonte: Afp, Unhcr
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 53
per attraversare la cittadina portuale di
Lampedusa, dove la calda aria salmastra e
le casette pallide ricordano quelle di Tunisi
o di Algeri. La strada fno al centro dove so-
no rinchiusi i migranti passa vicino a un
cortile dove sono ammucchiati i relitti del-
le barche, con le scritte in arabo ancora vi-
sibili sugli scaf rotti. Zerai indossa una ca-
micia blu a maniche corte con un quadrato
bianco al centro del colletto. La barba
chiazzata di grigio gli copre buona parte del
collo e sale su per le guance.
La cosa che colpisce di pi sono i suoi
occhi, con le palpebre pesanti e il taglio che
ricorda la sagoma di un violoncello. Con i
suoi gesti misurati e latteggiamento seve-
ro, somiglia ad Hail Selassi (limperatore
dellEtiopia morto nel 1975).
Dopo una discussione vicino al cancello
dingresso, i soldati italiani di guardia al
centro permettono a un gruppetto di dete-
nuti di avvicinarsi. Estefanos tira fuori il
registratore per intervistare un eritreo di
nome Mogos, di circa ventanni, arrivato a
Lampedusa sei giorni prima. Estefanos gli
chiede perch ha corso il rischio della tra-
versata. La situazione in Libia terribile,
risponde Mogos in tigrino. Non fai altro
che entrare e uscire dal carcere. La morte ci
sembrata preferibile a una vita in prigio-
ne. Il giorno prima, il governo italiano ha
organizzato una commemorazione per le
vittime del 3 ottobre, ma la cerimonia si
svolta in Sicilia, e i morti erano rappresen-
tati da grandi corone di fori. I sopravvissu-
ti non sono stati autorizzati a partecipare
alla funzione e hanno organizzato una ma-
nifestazione sullisola, bloccando la strada
davanti al municipio di Lampedusa. Molti,
Mogos compreso, hanno cominciato uno
sciopero della fame. Ogni tanto Mogos pro-
nuncia male le parole per la stanchezza e il
suo bel volto segnato. Sembra che stia in
piedi solo grazie alle dita aggrappate alla
grata del cancello.
Non ha abbastanza forze per raccontare
la sua odissea nei dettagli: le guardie che
gli hanno sparato addosso mentre scappa-
va da una prigione libica, i trafcanti che lo
hanno chiuso in un mazraa (fenile in ara-
bo) abbandonato, dove ha aspettato una
barca insieme ad altra gente. Nel mazraa,
ci racconta in unaltra occasione, faceva
cos caldo che nessuno portava i vestiti. Un
giorno arrivata la polizia, ha costretto tut-
ti a sdraiar si per terra e ha aperto il fuoco.
Dio ha voluto che ci salvassimo, dice Mo-
gos. Per i libici la nostra vita vale quanto
quella di una mosca. Durante un tentativo
fallito di attraversare il Mediterraneo, ha
visto un uomo che cercava di scappare dal-
le guardie di frontiera libiche. Lo hanno
cosparso di carburante e hanno appiccato il
fuoco, poi hanno gettato il corpo in mare.
Quel giorno Mogos non ci racconta qua-
si nulla, per ci raccomanda di salutare
padre Mussie. Non si reso conto che Ze-
rai l. Quando sente il suo nome, il prete
si volta: Non abbiamo fatto ancora niente
per te.
Un soldato italiano si avvicina al sacer-
dote. Sembra a disagio, come un uomo co-
stretto a obbedire a ordini poco chiari.
Buongiorno, padre. Tutto bene?. Zerai gli
chiede di entrare. Il soldato lo manda dalla
responsabile delle relazioni pubbliche. Ze-
rai ripete la richiesta. Un altro soldato si
gira verso un compagno e scoppia a ridere,
probabilmente considerando ridicolo il suo
tentativo. Zerai continua a insistere per
venti minuti, ma inutilmente. Un ufciale
di basso grado cerca sempre di esercitare il
potere, anche se in realt non pu fare
granch, mi spiega il prete. Usa il potere
solo perch ce lha, per farti perdere tempo.
Chi pu fare qualcosa, chi ha il potere, sta
da unaltra parte.
Zerai nato ad Asmara nel 1975. Suo
padre faceva lingegnere. Oggi Asmara la
capitale dellEritrea, ma allepoca la citt
N
O
O
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Lampedusa, settembre 2014. La cabina del peschereccio
54 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
In copertina
era sotto il controllo del governo marxista
dellEtiopia. Quando Zerai aveva cinque
anni, sua madre mor di parto. Due anni
dopo la polizia segreta arrest suo padre,
che corrompendo qualcuno usc di prigio-
ne e fugg in Italia. Zerai e i suoi sette fratel-
li sono stati cresciuti dalla nonna, Kudusan,
una donna energica che andava a messa
tutti i giorni. Da ragazzo Zerai cercava rifu-
gio in chiesa, dove giocava a pallavolo, a
calcio e cantava nel coro. Il sabato i frati lo
portavano con loro a fare la spesa. Essendo
cresciuto senza i genitori, cap che i sacer-
doti potevano vivere come in una famiglia
allargata e a quattordici anni disse alla non-
na che voleva diventare prete. Lei chiese
consiglio al vescovo e il vescovo le disse di
ottenere il permesso del padre, che convo-
c il fglio a Roma.
Quando Zerai lasci lEritrea, nei primi
anni novanta, il paese aveva quasi conqui-
stato lindipendenza dopo trentanni di
guerra. Isaias Afewerki, il leader ribelle che
aveva assunto il potere, govern per sei an-
ni in relativa tranquillit, ma poi cominci
a reprimere lopposizione, dichiar guerra
allEtiopia e impose il servizio militare ob-
bligatorio. Il fratello di Zerai, Biniam, mi ha
raccontato che Mussie nellultimo anno
trascorso ad Asmara voleva passare tutto il
tempo insieme a persone importanti: im-
prenditori, avvocati, giudici. Aveva sedici
anni, ma la sua mente non era quella di un
bambino. Zerai part per Roma in aereo,
con una sola valigia. Suo padre si era rispo-
sato e non lo aiut a sistemarsi. Zerai co-
nobbe un prete britannico che lavorava in
un ufcio alla stazione di Roma e che aiuta-
va i minori non accompagnati a presentare
richiesta di asilo. Grazie a lui ottenne un
permesso di soggiorno.
Insulti razzisti
Roma non somigliava per niente ad Asma-
ra. Zerai poteva andare dovunque senza
aver paura di essere arrestato. Il sabato sera
andava con gli amici eritrei nelle discote-
che di via Casilina o di via Cassia, a secon-
da della moda del momento. Voleva fare
esperienze. Ogni tanto sentiva insulti raz-
zisti sullautobus e sul primo posto di lavo-
ro, dove doveva smistare giornali. Quando
gli africani facevano un errore, i capi li chia-
mavano stupidi o negri di merda. Zerai tro-
v un altro lavoro in una bancarella di frutta
a piazza Vittorio, dove miglior il suo italia-
no chiacchierando con i clienti. Assaggi
frutta mai vista prima, come le pere abate
e le mele renette.
Dopo il lavoro aiutava il prete britanni-
co facendo da interprete e consigliere. Im-
par le procedure burocratiche per ottene-
re documenti didentit, permessi di sog-
giorno, tessere sanitarie, pensioni, modelli
fscali. Gli immigrati avrebbero potuto fa-
re tutto da soli, ma non conoscevano la lin-
gua e il sistema, mi spiega.
Padre Giampiero, viceparroco in una
delle parrocchie dove lavorava Zerai, lo ri-
corda come molto silenzioso, profonda-
mente sensibile, dotato di straordinaria
spiritualit e con una grande attenzione
per gli altri. Giampiero gli consigli di en-
trare nellordine degli scalabriniani, noti
per aiutare i migranti. Zerai aveva visto in
tv la cerimonia di beatifcazione del fonda-
tore dellordine, Giovanni Battista Scala-
brini, che predicava il distacco e lumilt.
Imparando a conoscere la vita e le opere di
Scalabrini, Zerai rimase fulminato.
Pass tre anni a studiare a Piacenza, la
citt di Scalabrini. Nel 2003 torn a Roma,
dove visse per sette anni in una missione
dellordine. Negli anni in cui era stato lon-
tano dalla capitale, le condizioni di vita dei
migranti erano peggiorate. Molti africani
dormivano nelle baraccopoli o nelle fabbri-
che abbandonate. Nuove leggi permette-
vano al governo di espellere gli stranieri e
rendevano pi difcile ottenere
un permesso di lavoro. Lavoran-
do con il sacerdote britannico e
con Giampiero si era convinto
che gli ostacoli per gli stranieri
fossero soprattutto di natura bu-
rocratica e che si potesse superarli con la
perseveranza. Ma ora i problemi erano di-
ventati pi gravi. Cominci a organizzare
manifestazioni nelle piazze e a fare pres-
sioni sui funzionari europei a Bruxelles.
Torn in Eritrea per rivedere la nonna
unultima volta. Lei gli regal un anello
doro, che Zerai porta ancora allanulare.
Prima di tornare in Italia, Zerai lasci il
suo numero di telefono ad alcuni amici di
famiglia. Presto cominci a ricevere telefo-
nate da eritrei che si trovavano in Libia, in
Sudan e in Egitto. Li richiamavo per avere
maggiori informazioni, ricorda. Il mio
numero passava di mano in mano, e in po-
co tempo divent di pubblico dominio.
Un giorno fu convocato da un superiore.
Sei troppo occupato, disse. Fa attenzio-
ne: non sei il salvatore del mondo. Il salva-
tore del mondo Ges Cristo. Zerai ri-
chiama alla mente questo consiglio quando
sente che la sua missione lo sta portando
allo sfnimento.
Lincontro con i sopravvissuti
Al momento della visita di Zerai a Lampe-
dusa, il centro di detenzione pieno ben
oltre la sua capacit. Alcuni ospiti dormono
allesterno su pezzi di gommapiuma. Nel
2011 centinaia di tunisini rinchiusi nel cen-
tro erano venuti a sapere che sarebbero
stati espulsi dallItalia. Si erano ribellati,
avevano dato fuoco ad alcune aree della
struttura e avevano tirato dei sassi contro la
polizia. Due anni dopo, le guardie sono l a
mantenere la calma distribuendo sigarette
e facendo fnta di niente quando qualcuno
scappa dal centro per percorrere a piedi il
chilometro e mezzo di distanza dal paese.
Dopo il tramonto, nella piazza davanti a
una chiesa nel centro di Lampedusa, men-
tre Zerai chiacchiera con un gruppo di eri-
trei e fa circolare il suo numero di telefono,
Mogos arriva di corsa. Aferra la mano di
Zerai, la bacia e se la preme sulla fronte.
Abba Mussie un buon uomo, dice. In
Libia tutti hanno il suo cellulare. Lidea
che il numero di telefono da cui non si
mai separato durante la traversata appar-
tenga alluomo che gli sta davanti deve
sembrargli un miracolo. grazie ad abba
Mussie se sono ancora vivo!.
In un bar l vicino Zerai ed Estefanos in-
contrano alcuni sopravvissuti al naufragio
del 3 ottobre. Mesfn Asmelash, sulla qua-
rantina, alto e magro, ha un paio
di Nike bianche immacolate che
gli sono state spedite da un pa-
rente quando era in Sudan. Con-
segna a Estefanos un elenco ap-
prossimativo, scritto a mano in
tigrino, dei nomi dei dispersi, con annotata
a fanco let, la nazionalit e lindirizzo.
Quando non c il nome, ci sono scritti altri
dati identifcativi, come il colore e il taglio
di capelli. Le famiglie di quattro dispersi
hanno dato a Estefanos dei nomi da trovare
sullelenco. Sono morti tutti e quattro.
Zerai porta a cena Asmelash e il resto
del gruppo. preoccupato per un dettaglio
che ha sentito ripetere pi volte nel corso
della giornata, e cio che poco prima del
naufragio altre due navi si sono avvicinate
a quella degli eritrei e se ne sono andate.
Alcuni sostengono che fossero navi della
guardia costiera italiana, altri non ne sono
certi.
La mattina dopo Zerai, con una tunica e
un copricapo bianchi, davanti allaltare
della chiesa sulla piazza. Accanto allin-
Roma non somigliava
per niente ad Asmara.
Zerai poteva andare
dove voleva
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 55
gresso c un dipinto del naufragio di san
Paolo, a piedi nudi e in catene. Davanti al
sacerdote sono seduti unottantina di eri-
trei, circa la met dei superstiti della trage-
dia del 3 ottobre, venuti a piedi dal centro
daccoglienza. Tra loro una sola donna. Ze-
rai gli spiega cosa devono raccontare ai
funzionari che li interrogheranno. Non ba-
sta parlare della crudelt dei militari, devo-
no raccontare con precisione le violazioni
dei loro diritti. I superstiti devono conside-
rarsi come nati una seconda volta. Devono
pensare a cosa fare della nuova vita e non
sofermarsi troppo a lungo su quello che
successo.
Fuori, sui gradini della chiesa, un uomo
seduto da solo con un asciugamano sulla
testa. La donna morta durante il parto era
la sua compagna. In seguito sui siti internet
della diaspora eritrea sar pubblicata una
poesia in loro ricordo: Mentre sua madre
lottava debolmente per restare a galla, /
nato un maschietto. / Nessuno ha visto i
suoi occhi / aprirsi per qualche istante / e
poi chiudersi. Estefanos si avvicina al pa-
dre del bambino, gli mette una mano sulla
spalla e tira fuori il registratore. Lui dice
che la sua compagna si chiamava Yohanna,
che signifca congratulazioni, in onore
dellindipendenza eritrea. Quella notte
lha cercata nellacqua e su tutte le barche
che sono arrivate.
Zerai trascorre il resto della giornata a
dispensare piccoli aiuti concreti: cellula-
ri e carte sim. In base a una legge italiana
contro il terrorismo, gli ospiti del centro
non possono acquistare una sim senza pri-
ma mostrare un passaporto. E non possono
neppure cambiare soldi e ricevere bonifci
dalle famiglie. Zerai convince i giornalisti e
i turisti con documenti validi a comprare
delle sim a loro nome, e poi le regala a un
gruppo di eritrei, mentre uno degli anziani
controlla i loro nomi su una lista. Zerai gli
mostra come accendere i cellulari e attiva-
re la sim. Poi registra il suo numero sulle
loro rubriche, una a una. Facciamo tutto
ci che possibile oggi. Domani. La sua
voce si spezza.
Guai a voi
A Tripoli, su una parete del vicariato catto-
lico, le suore hanno affisso una lettera
aperta di Zerai: Non fatevi ingannare dai
trafcanti. Sono solo interessati al vostro
denaro, non gli importa della vostra vita.
Rivolgendosi ai trafficanti scrive: Non
giocate con la vita dei vostri fratelli e sorel-
le, non vendete la vostra anima al diavolo.
Anche per voi arriver il giorno del giudi-
zio, dovrete rispondere a Dio delle vostre
azioni, guai a voi Caini del nostro tempo,
guai a voi che siete Giuda del nostro tempo
che vendete i vostri fratelli per trenta dena-
ri ai libici.
Con le sue lunghe frontiere e il suo go-
verno debole, la Libia il luogo idea le per la
tratta di esseri umani. I richiedenti asilo
senza documenti in regola non possono
raggiungere lEuropa legalmente, perci
gli scafsti possono chiedere compensi pari
a cinque volte il costo del biglietto aereo.
Prima della rivoluzione, il regime di Ghed-
daf teneva sotto controllo i trafcanti pat-
tugliando la costa e accettando le barche
cariche di migranti che venivano rispediti
indietro dallItalia.
Nel 2008 il governo italiano aveva fr-
mato con la Libia un trattato di amicizia,
partenariato e cooperazione, accettando
di investire nel paese cinque miliardi di eu-
ro in ventanni. Allinizio del 2011 lItalia si
era unita alla Nato nelle operazioni in so-
stengo delle forze ribelli, e Muammar
Gheddaf si era vendicato lasciando partire
indisturbati i barconi carichi di migranti.
Quellanno, da marzo in poi, il telefono
di Zerai ha squillato quasi ininterrottamen-
te. Non avevo un secondo libero, ricorda.
Un numero di barche senza precedenti sol-
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Lampedusa, settembre 2014. Un paio di pantaloni sul fondo del mare
56 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
In copertina
cava il Mediterraneo trasportando egizia-
ni, tunisini e uomini sospettati di essere
mercenari di Gheddaf. Una persona terro-
rizzata ha telefonato a Zerai per dirgli che a
Misurata i ribelli libici davano la caccia agli
stranieri per divertirsi. A quel punto Zerai
ha organizzato un trasporto aereo dalla Li-
bia allItalia per centodieci eritrei.
Chiamata persa
A Roma Zerai viveva al Collegio etiopico,
in Vaticano, e scriveva una tesi sui diritti
umani alla luce della dottrina della chiesa
cattolica. Aveva una stanza dove scriveva e
dormiva. Il suo cellulare aveva due sim ed
era sempre acceso, anche di notte. La mat-
tina del 27 marzo 2011, mentre gli aerei
della Nato bombardavano le forze libiche,
Zerai si svegliato e si accorto di non aver
sentito una chiamata da un telefono satel-
litare. Ha composto il numero e un uomo
di nome Ghirma lo ha salutato in tigrino.
Ha detto a Zerai di trovarsi su un gommone
Zodiac insieme ad altre 71 persone. Le
scorte di cibo e lacqua erano quasi fnite. Il
motore era troppo piccolo per tutte quelle
persone ed era a corto di carburante.
Zerai ha promesso di aiutarli, ma i soc-
corsi avrebbero richiesto tempo: Ghirma
doveva essere paziente. Cercavo di dare
loro un po di speranza, ricorda il prete.
Ha telefonato al Centro nazionale di coor-
dinamento del soccorso marittimo di Ro-
ma, che ha contattato il gestore telefonico
per avere le coordinate di Ghirma. Meno di
unora dopo, il centro ha diramato una
chiamata demergenza alle sedi della Nato
e a tutte le imbarcazioni della zona. Lo Zo-
diac di Ghirma era a met strada tra Lam-
pedusa e la Libia, in prossimit di venti
navi della Nato. Quando Zerai ha richia-
mato Ghirma, nel pomeriggio, gli aiuti non
erano ancora arrivati. Qualche ora pi tar-
di non ha risposto nessuno. Forse la batte-
ria del cellulare si era scaricata.
Zerai ha cercato di avere notizie del
gommone di Ghirma dai suoi contatti al
centro di coordinamento e alla Nato. Ave-
vano trasmesso le coordinate seguendo la
catena di comando e non cera molto altro
che potessero fare. Il telefono di Zerai non
smetteva di squillare: ora a chiamare erano
i parenti dei passeggeri. Alcuni piangeva-
no, racconta. Altri erano a pezzi. Non
riusciva a togliersi di testa la barca di Ghir-
ma. Ha cercato di calmarsi pregando e fa-
cendo giardinaggio, poi tornato in came-
ra sua ed scoppiato in lacrime. Quindici
giorni dopo ha saputo cosera successo.
Uno dei compagni di Ghirma, Dan, gli ha
raccontato che il gommone era stato inve-
stito da una tempesta. Mentre la corrente li
riportava a sud verso la Libia, i passeggeri
avevano cercato di sopravvivere bevendo
acqua di mare e urina mescolata a dentifri-
cio. Hanno cominciato a morire tra le cin-
que e le sei persone al giorno. Quando la
barca approdata sulla costa libica a est di
Tripoli, solo undici dei 72 passeggeri erano
ancora vivi. Uno dei superstiti morto su-
bito dopo larrivo. Un altro morto in una
prigione libica dove era rimasto per tre
giorni senza cibo e cure mediche.
Dan ha raccontato a Zerai che i militari
si erano avvicinati alla barca tre volte men-
tre era in mare. Prima in elicottero: i pas-
seggeri dicono di aver letto la parola Army,
ma senza riuscire a distinguere il paese di
provenienza. Aveva volteggiato sopra di
loro, scattato delle foto e poi se nera anda-
to. Il capitano dello Zodiac, credendo che i
soccorsi stessero per arrivare, aveva getta-
to bussola e telefono satellitare in mare
perch le autorit non potessero accusarlo
di essere lo scafsta. Qualche ora dopo leli-
cottero era tornato e aveva calato
otto bottiglie dacqua e dei pac-
chetti di biscotti con una corda.
Qualche giorno dopo, superata
la tempesta, avevano incrociato
una nave militare. I passeggeri
avevano alzato dei cadaveri sopra le loro
teste per mostrare la drammaticit della
loro situazione. La nave si era avvicinata a
meno di venti metri, aveva scattato delle
foto e si era allontanata.
Alcuni ricercatori italiani e svizzeri che
hanno intervistato cinque degli otto so-
pravvissuto confermano le parole di Dan.
Il caso conosciuto come la barca lascia-
ta a morire e Zerai si arrabbia ancora
quando ne parla. Voglio sapere chi sono i
responsabili, dice. Voglio guardare negli
occhi quelli che li hanno lasciati morire.
Perch? Voglio dirgli: quelli che vedete nel
Mediterraneo sono esseri umani come voi,
non sono oggetti senza vita. Scommetto
che se fossero stati animali li avreste aiu-
tati.
Zerai ha organizzato un incontro tra i
sopravvissuti e i rappresentanti della chie-
sa cattolica a Tripoli. Alcuni hanno tentato
di nuovo la traversata e sono arrivati in Eu-
ropa, altri sono fniti in un campo profughi
in Tunisia. Un rapporto del Consiglio dEu-
ropa non riuscito a stabilire perch la Na-
to non sia intervenuta, anche se aferma
che un velivolo francese aveva individuato
e fotografato la barca poco prima che Ghir-
ma telefonasse a padre Zerai. La Nato so-
stiene che non esiste documentazione di
velivoli o navi sotto il comando della Nato
che abbiano visto o stabilito contatti con la
barca. I sopravvissuti si sono costituiti co-
me parte civile in quattro paesi europei.
Impazienti di tornare
A tre anni dalla caduta di Gheddaf, il go-
verno della Libia ancora troppo disorga-
nizzato per scrivere una costituzione o per
fermare il contrabbando di petrolio. Nel
paese regna ancora lanarchia, come mi
conferma Daniel, un eritreo che incontro
nel novembre del 2013 nellambasciata del
suo paese a Tripoli. Ha una trentina danni
e il volto lungo. Porta abiti induriti e polve-
rosi, come se avesse camminato per giorni
interi. Ha tentato la traversata per arrivare
in Europa, mi racconta, ma il motore si
bloccato e hanno cominciato a imbarcare
acqua.
Qualcuno a bordo ha telefonato a Zerai,
che ha messo in moto la macchina dei soc-
corsi. La guardia costiera italiana, invece di
portare Daniel a Lampedusa o a Malta, lo
ha caricato su una nave turca diretta in Li-
bia dove i suoi nuovi carcerieri lo
hanno appeso a una corda e pic-
chiato sulle piante dei piedi. Il
giorno prima del nostro incontro
ha convinto i suoi aguzzini ad as-
segnargli un posto di lavoro
allesterno della prigione ed riuscito a
scappare. Un tempo, mi spiega, aveva un
documento delle Nazioni Unite che atte-
stava la sua richiesta di asilo politico. Ma
non gli stato molto utile: dopo averlo arre-
stato, i libici glielhanno confscato.
Zerai, mi dice Daniel, mantiene i con-
tatti con molti prigionieri. Dice a tutti,
perfino a quelli che sono in carcere, di
aspettare a Tripoli fnch lui non riesce a
ottenere i documenti dallOnu, in modo
che possano prendere laereo. Lo stanno
ancora aspettando. Daniel stanco di at-
tendere. Non ho documenti e non ho la-
voro, mi dice. Non posso tornare indie-
tro. Perci ho solo una scelta: prendere
unaltra barca.
Questo succede nel novembre del 2013,
durante un periodo di relativa tranquillit
a Tripoli. Di mattina i migranti irregolari
con martelli e trapani si riuniscono in delle
specie di mercati della manodopera a cielo
aperto nella speranza di vendersi per quin-
Quelli che vedete nel
Mediterraneo sono
esseri umani, non
oggetti senza vita
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 57
dici o diciotto dollari al giorno. Su una ro-
tonda molto trafcata si possono vedere
lavoratori originari di Niger, Ciad, Gam-
bia, Sudan, Uganda e Mali, pronti a con-
tendersi un posto su uno dei pickup di pas-
saggio. Ben poco impedisce agli imprendi-
tori libici di trattare gli stranieri come mer-
ce. La questione dei loro diritti del tutto
teorica e se vogliono farli valere devono
sottoporsi, come per ogni altra controver-
sia, al giudizio del comandante della mili-
zia locale.
In questo periodo a Tripoli il compito
tocca a Said Gharsalla, il comandante della
ventesima unit. Intitolata al leggendario
guerrigliero Omar al Mukhtar, durante la
rivolta contro Gheddaf la ventesima unit
contava 360 uomini. Poi Gharsalla lha ri-
dotta a ottanta uomini e lha trasformata in
una forza di polizia addetta al controllo
dellimmigrazione.
Una mattina incontro Gharsalla nel suo
ufficio. Indossa uniforme e stivali, ha la
barba incolta e i denti storti. Nella stessa
stanza c una bella donna etiope, A, sedu-
ta sul divano. Ha gli occhi umidi e trema di
paura. Gli uomini di Gharsalla lhanno tro-
vata per strada senza documenti. stata
mandata a Tripoli per lavorare come do-
mestica, ha detto, ma la sua datrice di lavo-
ro, una casalinga libica, le ha sequestrato il
passaporto, lha picchiata e sbattuta in
mezzo alla strada.
Che lavoro svolge questa agenzia?,
chiede Gharsalla a un libico alto e scuro.
Pulizie, risponde luomo, di nome
Chadet, dipendente dellagenzia che ha
trovato lavoro ad A. Portiamo lavoratori
in Libia.
Parliamoci da uomo a uomo, replica
Gharsalla. Labbiamo trovata in lacrime
per strada. Non aveva nessun numero di
telefono con s e dice di non voler pi lavo-
rare per quella donna.
Vi racconter la vera storia, risponde
Chadet, spiegando che A andata in visita
da sua cugina e c stato un malinteso con
laddetto alla sicurezza di casa. Uno degli
uomini di Gharsalla d unocchiata al pas-
saporto di A. Scorre le pagine come se fos-
sero carte da gioco. Il visto scaduto. Nes-
sun timbro dingresso. Chadet deve delle
spiegazioni.
Le ho fatto un contratto di lavoro, di-
ce. Ho preso solo una commissione. Non
sto vendendo nessuno.
Una quota di 2.500 dinari libici (circa
1.600 euro) comprende il visto, il biglietto
aereo e la commissione dagenzia. Chadet
parla come se fosse lui ad avere la situazio-
ne sotto controllo. Era tutto nel contrat-
to, compreso il fatto che A avrebbe guada-
gnato 200 euro al mese.
A quel punto Gharsalla alza la voce. Ci
sono molti africani che lavorano illegal-
mente in Libia. Sono vittime della tratta di
esseri umani. Questa donna racconta di
essere stata picchiata e di aver subto vio-
lenze. Forse sta mentendo. Gharsalla fssa
Chadet carezzandosi la barba: Ma sento
che c qualcosa che non va.
Io sono responsabile per lei davanti a
Dio e alla sua famiglia in Etiopia, risponde
Chadet, improvvisamente deferente.
Non la rimander nella stessa casa. Mi
occuper io di lei.
Stanotte resta con noi, dice Gharsal-
la. Domattina porterai la documentazio-
ne. D alla donna il suo passaporto. Quan-
do ha in mano il libretto, scoppia in lacrime
e lo tiene stretto con entrambe le mani, co-
me qualcosa di fragile e prezioso.
Una lunga giornata
Dopo Lampedusa, Zerai torna in Vaticano.
La mattina del 25 ottobre 2013 si sveglia al-
le sette, fa colazione e prega. Poi va a piazza
san Pietro e prende un taxi. Lo aspetta una
lunga giornata di incontri, con due ministri
e la presidente della camera. Ha molti
N
O
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R
Lampedusa, settembre 2014. La cabina di pilotaggio
58 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
In copertina
obiettivi da raggiungere, molte possibilit
di errore, ma poco tempo per preoccupar-
sene. Il telefono squilla: un numero italia-
no. Buongiorno, dice Zerai, poi passa al
tigrino. Consiglia al suo interlocutore di
non andare a Verona, ma di cercare una
certa persona a Milano. Riparliamone
quando sarai l con lei, e cercheremo di
trovare il modo di farvi arrivare in Svizze-
ra. Stai attento e abbi cura di te.
Lambasciatore Luis CdeBaca, un di-
plomatico statunitense esperto di trafco
di esseri umani, mi parla di una ferrovia
clandestina che aiuta gli africani senza
documenti a sistemarsi in Europa. In Italia
i migranti che sopravvivono alla traversata
vengono trasferiti in centri di detenzione
pi grandi. Da l scappano e nessuno dice
niente, mi dice Calogero Ferrara, un pro-
curatore siciliano che indaga sul trafco di
esseri umani. La legge non ci consente di
trattenerli in questo centro. Partono verso
il Nordeuropa, il Canada o la Germania,
dove raggiungono le famiglie. In quei paesi
si fanno identifcare ufcialmente per la
prima volta. Solo quando arrivano nel pae-
se dove vogliono restare forniscono le loro
generalit.
Secondo Mogos, lItalia fa schifo. Do-
po Lampedusa stato trasferito in Sicilia, e
fnalmente riuscito a raggiungere Mila-
no. Sua madre, in Eritrea, ha venduto tutti
i suoi gioielli doro per mandargli mille eu-
ro. Lui si procurato un passaporto falso e
un biglietto aereo per Stoccolma. Quando
ci parliamo, vive in un alloggio dello stato
nella capitale svedese e aspetta che la sua
domanda dasilo sia accolta. La Svezia
meglio della Libia, ma non ha ancora sod-
disfatto le sue aspettative. Non voglio
sembrare ingrato, ma ci danno da mangia-
re cereali bolliti, mi dice. Non ci piaccio-
no per niente. Se ci dessero una casa po-
tremmo cucinarci da soli. Avere una casa
tutto. Spera di organizzare uno scambio
di matrimoni, un matrimonio con doppio
permesso di soggiorno tra due coppie di
fratelli di due famiglie, per s e per sua so-
rella, che era ancora in Sudan. Devo aiu-
tarla il prima possibile, osserva.
Tra il dire e il fare
Il primo incontro di Zerai a Roma con il
capo dellufcio per lAfrica subsahariana
del ministero degli esteri italiano, un uomo
colossale di una sessantina danni, elegan-
te, con una giacca doppiopetto che tiene
abbottonata anche quando si siede e incro-
cia le braccia assumendo unespressione
attenta. Zerai e altri due attivisti eritrei
cercano di ottenere il suo aiuto per riporta-
re in Eritrea i corpi delle vittime del 3 otto-
bre, ma con scarso successo. Dal ministero
degli esteri Zerai raggiunge in taxi piazza
di Montecitorio, dove diverse centinaia di
eritrei provenienti dal Regno Unito, dalla
Germania e dalla Svizzera si sono dati ap-
puntamento per protestare contro le poli-
tiche europee sullimmigrazione. Due pre-
ti ortodossi eritrei pregano su due bare di
cartapesta, una pi grande con scritto so-
pra il numero delle persone morte nel nau-
fragio del 3 ottobre e una pi piccola per il
neonato scomparso. Dopo un altro incon-
tro, Zerai guida un corteo fno al teatro Val-
le, dove fa un discorso in italiano e in tigri-
no. Chiede lapertura di unindagine per
accertare se vero che una nave della guar-
dia costiera ha visto e avvicinato la barca
del 3 ottobre pochi minuti prima che afon-
dasse. Se avessero fatto il loro
dovere, 366 persone avrebbero
potuto salvarsi, dice. Qualcu-
no deve assumersene la respon-
sabilit. Se ne va presto: tra ven-
ti minuti deve intervenire a una
trasmissione televisiva. Zerai ha prenotato
un taxi, ma lautista si presenta in ritardo e
in un primo momento non capisce lurgen-
za della situazione.
Alle quattro devo essere a Montecito-
rio, gli dice Zerai.
A Montecitorio? Basta che lo dica!,
risponde il tassista.
No, risponde Zerai alzando la voce.
Ora dobbiamo andare agli studi della te-
levisione.
Bene, mi dispiace per lei. Il tassametro
sta girando.
Alle tre del pomeriggio, Zerai in diret-
ta su Sky tv. LItalia un paese razzista?,
gli chiede lintervistatrice. Il razzismo esi-
ste, ma non tutta lItalia razzista, rispon-
de Zerai. Il 3 ottobre a prestare i primi soc-
corsi stato Vito Fiorino, un pescatore
lampedusano. Lui e i suoi amici hanno tira-
to fuori dallacqua 47 persone. In un primo
momento avevano scambiato le loro grida
per i versi dei gabbiani.
Mentre Zerai va in onda, in corso un
vertice dei leader europei a Bruxelles, e
limmigrazione tra le questioni allordine
del giorno. La cancelliera tedesca Angela
Merkel profondamente angosciata per
gli orribili naufragi. I leader europei pro-
mettono aiuti concreti: navi, aerei, appa-
recchiature di sorveglianza. La giornalista
di Sky tv chiede a Zerai cosa vuole dal go-
verno italiano. Zerai avanza alcune propo-
ste. LEuropa dovrebbe aprire un corrido-
io umanitario come quelli usati di solito
per soccorrere i civili nelle zone di guerra
per ofrire ai richiedenti asilo unalterna-
tiva alle barche dei trafficanti di esseri
umani. I nuovi arrivati hanno bisogno di
unaccoglienza dignitosa e di inclusio-
ne economica.
Dobbiamo anche ricercare soluzioni
pi radicali, prosegue Zerai, suggerendo
che lEuropa potrebbe valutare la possibi-
lit di aprire le sue ambasciate in Libia e
Sudan alle richieste di asilo. Lintervistatri-
ce lo interrompe per un aggiornamento da
Bruxelles. Non ci saranno iniziative imme-
diate, riferisce. Altri colloqui sono previsti
per dicembre e per giugno. Tra il dire e il
fare c di mezzo il mare, commenta la gior-
nalista.
Lultimo incontro della giornata, alla
camera dei deputati, pi caloroso: la pre-
sidente Laura Boldrini esprime compren-
sione per la situazione di Lampe-
dusa. Offre incoraggiamenti e
consigli, ma dice anche che non
ci sono soluzioni in vista. Pi tar-
di Zerai incontra un vecchio ami-
co in un caf vicino al parlamen-
to. Davanti a un bicchiere di vino, la sua
frustrazione viene a galla. Continua a esse-
re turbato dallidea che le navi della guar-
dia costiera abbiano individuato la barca.
Erano bianche con una striscia rossa, di-
ce. La cosa pi inquietante che a Roma
pochi sembrano preoccuparsene.
I mesi successivi confermano il pessi-
mismo di Zerai. Le uniche persone chia-
mate a rispondere per i morti del 3 ottobre
sono il capitano tunisino e il somalo accu-
sati di aver organizzato la traversata. Tutti
e due devono afrontare un processo pena-
le in Italia. A Washington e a Bruxelles nes-
suno parla seriamente di un corridoio
umanitario nel Mediterraneo o di valutare
le richieste di asilo nelle ambasciate africa-
ne. LUnione europea si impegnata a
scongiurare unaltra tragedia come quella
del 3 ottobre, ma le barche che lasciano il
Nordafrica sono sempre pi numerose.
Verso la fne della giornata, un diacono
con un furgoncino riporta Zerai al Collegio
etiopico, poi va a comprare della pizza. Ze-
rai si siede a un tavolo di quercia. Sembra
stanco e impaziente. Il mattino dopo deve
essere in Svizzera per dire messa. Dietro di
lui, in una teca di vetro, c una bibbia etio-
A prestare i primi
soccorsi stato Vito
Fiorino, un pescatore
lampedusano
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 59
pe con la copertina adornata da una croce
doro. Su una targhetta c scritto: Dono di
sua maest Hail Selassi I, ultimo impera-
tore dEtiopia.
Selassi sosteneva di discendere da re
David. Nel 1966 in Giamaica migliaia di
persone lo accolsero allaeroporto salutan-
dolo come il messia. Sebbene non abbia le
pretese imperiali di Selassi, anche Zerai
concentra su di s le speranze di tanti di-
sperati. Gli chiedo se ne orgoglioso. Per
me solo servizio, risponde. Non ho que-
sto tipo di orgoglio. Sono un prete. Sono un
pastore di anime. Anche quando la gente
mi bacia la mano, non me che bacia. Ba-
cia Ges Cristo. Poi Zerai va a prenotare
un volo per la Svizzera. Quella notte dorme
qualche ora, si assopisce un po in aereo e
arriva in tempo per la messa.
Quasi un anno dopo incontro di nuovo
Zerai. In Europa hanno continuato ad al-
zarsi voci di sdegno e vergogna, ma nel Me-
diterraneo non cambiato molto. Le bar-
che continuano a compiere la traversata e i
cadaveri si accumulano. Alla fne del 2013,
dopo la difusione di un video che mostrava
le condizioni disumane in cui erano co-
stretti a vivere i migranti, il governo italia-
no ha chiuso il centro di prima accoglienza
di Lampedusa. Ora le navi soccorso italia-
ne saltano lisola e portano i migranti diret-
tamente nei centri in Sicilia, come quello di
Pozzallo. Dallottobre del 2013 almeno
108mila persone sono state tratte in salvo
al largo delle coste italiane. Si stima che
nello stesso periodo i morti e i dispersi in
mare siano stati almeno 1.880. In un solo
naufragio sono annegati in pi di cinque-
cento, tra cui siriani, egiziani e palestinesi,
fatti afondare deliberatamente dagli scaf-
sti quando si sono rifiutati di salire su
unimbarcazione pi piccola.
Lanniversario
domenica e Zerai sta andando in treno da
Zurigo a San Gallo. Deve celebrare la mes-
sa per una congregazione di immigrati eri-
trei. Come in passato, alterna i suoi impe-
gni di parroco e di attivista, ma non sembra
troppo stanco. Tutto per me servizio,
dice. Scherzando chiama la Svizzera la
terra dolce, e non c da stupirsi guardan-
do la campagna scorrere fuori dal fnestri-
no, con le sue fattorie e i vecchi campanili
di rame.
Per gli eritrei gli ostacoli principali sono
la lingua e la disoccupazione, che creano
una situazione negativa dal punto di vista
psicologico, nonostante il sostegno gene-
roso del governo svizzero. Intanto la Libia,
mi spiega, nel caos pi totale. Zerai pre-
vede di tornare a Lampedusa il 1 ottobre, in
tempo per lanniversario del naufragio. Il
governo italiano e lUnione europea hanno
intensifcato le operazioni di salvataggio in
mare per riuscire a far fronte al numero
sempre pi alto di migranti.
Ma secondo padre Mussie Zerai servo-
no misure pi drastiche. La soluzione
cambiare radicalmente la situazione nei
paesi dorigine, dice. Soprattutto oggi, i
giovani vanno su internet e vedono le op-
portunit che ofrono altri paesi. Non sia-
mo nel medioevo. Questi ragazzi vogliono
la libert. Vogliono studiare e costruirsi
una vita felice. lambizione di ogni essere
umano. E se non hanno questopportunit
nel loro paese, andranno a cercarla da
unaltra parte. u gc, gim
LARTICOLO E LE FOTO
Mattathias Schwartz un giornalista
statunitense che collabora con il New Yorker e
la London Review of Books.
Francesco Zizola un fotoreporter italiano.
Le foto del peschereccio libico afondato il 3
ottobre 2013 al largo di Lampedusa sono state
scattate a settembre del 2014. Il relitto si trova a
cinquanta metri di profondit, con la prua
orientata verso il porto dellisola.
N
O
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Lampedusa, settembre 2014. Un sub fotografa i resti del peschereccio
Panam
L
a mattina del 9 gennaio
1964 Francisco Daz e altri
studenti furono incaricati
di issare la bandiera di Pa-
nam accanto a quella a
stelle e strisce nella Zona
del canale. Lui cominci a sudare freddo.
Gli statunitensi residenti nella zona, noti
come zonians, considerarono quel gesto
una provocazione e scatenarono dei disor-
dini che si conclusero con ventiquattro
morti e lo spiegamento dellesercito ameri-
cano lungo il canale.
Per gli zonians fu linizio della fne. Una
decina di anni dopo, nel 1977, furono frma-
ti i trattati Torrijos-Carter. In base a questi
accordi lamministrazione del canale di Pa-
nam sarebbe passata poco a poco nelle
mani dei panamensi. Poi, nel 1999, gli Sta-
ti Uniti si sarebbero ritirati mettendo fne a
un controllo della zona durato quasi cento
anni.
Il paese in cui siamo nati non esiste
pi, si lamenta il professor Michael Bara-
nick, mentre fa colazione al Marriott hotel
di Orlando. Sono quasi duemila gli zonians
arrivati da ogni angolo degli Stati Uniti nel-
la torrida Florida per partecipare alla riu-
nione della Panama canal society, un grup-
po che ogni anno raduna gli ex abitanti
della Zona del canale per ricordare con no-
stalgia il paradiso perduto. Let media dei
partecipanti 77 anni: molti girano su se-
die a rotelle elettriche e ovunque si vedono
magliette con lo slogan pericolo destin-
zione. Alle spalle hanno decenni di esi-
stenza privilegiata vissuta nellumidit
della giungla tropicale, in una bolla auto-
sufciente dove praticavano una sorta di
socialismo sostenuto dal paese pi capita-
lista del mondo.
Questa contraddizione rispondeva a un
piano degli Stati Uniti per estendere il pro-
prio predominio internazionale a partire da
unarea strategica collocata tra loceano Pa-
cifco e lAtlantico. Allinizio del novecento
il presidente statunitense Theodore Roose-
velt impresse una svolta alla politica estera
di Washington con la cosiddetta dottrina
del big stick (grosso bastone): Parla con
gentilezza e portati dietro un grosso basto-
60 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Il paradiso
non c pi
Testo e foto di Matas Costa, El Pas Semanal,
Spagna
Si chiamano zonians e sono gli statunitensi che
hanno abitato a Panam, nella Zona del canale,
per tutto il novecento. Vivendo tra lussi e
comodit, con la protezione di Washington
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 61
La capitale Panam vista dal cerro Ancn, nel 2011
Panam
ne. Lamministrazione statunitense co-
minci ad applicare questo principio nei
suoi negoziati, soprattutto con lAmerica
Latina.
Dopo aver aiutato Panam a raggiunge-
re lindipendenza dalla Colombia nel 1903,
gli Stati Uniti ottennero i diritti perpetui su
una fascia larga sedici chilometri in cambio
di dieci milioni di dollari e di un aftto di
250mila dollari allanno. Quellarea fu chia-
mata Zona del canale. Cominci cos la co-
struzione del canale interoceanico, una
delle opere ingegneristiche pi grandi della
storia, inaugurato il 15 agosto 1914 dalla na-
ve a vapore Ancn. Il territorio non fu mai
considerato uno stato degli Stati Uniti ma
una regione autonoma allinterno di un al-
tro paese, pensata per ospitare, alimentare,
educare e intrattenere le migliaia di lavora-
tori che costruirono il canale. Con il tempo,
per, divent unarea strategica.
Oggi nella capitale i marciapiedi sono
pressoch inesistenti e camminare una
strana abitudine che contrasta con luso in-
tensivo della macchina anche per percorre-
re distanze brevi. Ogni sabato si creano fle
interminabili per entrare nel parcheggio
dellAlbrook mall, il centro commerciale
pi importante della citt. Limmenso com-
plesso stato per molto tempo la base mili-
tare di Fort Clayton, da cui operava la sta-
zione radiotelevisiva che informava e in-
tratteneva gli statunitensi residenti nella
Zona del canale. Oggi questa struttura ma-
stodontica ofre altri tipi di intrattenimen-
to: cinema, ristoranti, supermercati, nego-
zi, farmacie, agenzie di viaggio, parrucchie-
ri, palestre e aree gioco per i bambini. Uno
stile di vita non lontano da quello che gli
statunitensi avrebbero desiderato per se
stessi quando vivevano qui.
Liste dattesa
Oye, dile al man que no le puedo rentar su
fat todava, dice al cellulare un ragazzo in
giacca che attraversa velocemente laveni-
da de Espaa sotto il sole bollente di mez-
zogiorno. Se ve bien priti, pero me qued
sin un centavo. Actually me baj la quince-
na hangueando. Traduzione: Di al tuo
amico che ancora non posso afttare il suo
appartamento, mi piaciuto molto ma al
momento non ho soldi. In realt mi sono
speso tutto lo stipendio del mese uscendo
la sera. Lo spanglish, un mix di inglese e
spagnolo che cominciarono a parlare i latini
emigrati negli anni settanta negli Stati Uni-
ti, stato da subito la lingua di comunica-
zione nella Zona del canale: gli zonians non
parlavano spagnolo e i panamensi non par-
lavano inglese. Oggi la maggior parte dei
ragazzi panamensi che vive nelle zone ur-
bane mischia ogni giorno parole inglesi e
spagnole.
La moneta ufciale di Panam il bal-
boa ma come dice Carlos, un tassista che da
decenni percorre in lungo e in largo la citt,
i balboa sono come gli ufo: tutti sanno co-
sa sono, ma nessuno li ha visti. Il dollaro
statunitense lunica moneta che conta in
un paese che, secondo lEconomist, ha la
crescita pi veloce dellAmerica Latina. I
62 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Panam, 2013. LAlbrook mall si trova nellex base militare statunitense di Fort Clayton
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 63
grattacieli della capitale panamense com-
petono con quelli di Miami o Dubai: oggi
Panam si identifca pi che mai con il pae-
se che per cento anni ha occupato una parte
vitale del suo territorio.
Gli ex abitanti della Zona, per, hanno
ottime ragioni per essere nostalgici. Nel
suo rifugio improvvisato del Marriott hotel
il comandante di nave Marc Goodrich, uno
dei pochi che ha scelto di continuare a lavo-
rare al canale quando gli altri se ne sono
andati, ricorda i privilegi perduti in seguito
al passaggio di sovranit. Per invogliare i
lavoratori a restare in quel luogo estraneo e
lontano da casa, il governo degli Stati Uniti
ofriva enormi benefci: stipendi esentasse,
bonus per il lavoro allestero, case coloniali
di legno con vista sul canale a prezzi strac-
ciati, sette settimane di vacanze allanno,
voli gratuiti negli Stati Uniti e assicurazione
sul lavoro.
Gli zonians diventano ancora pi nostal-
gici quando ricordano il loro stile di vita
coloniale, che prevedeva sovvenzioni an-
che per i giardinieri e il personale domesti-
co. I panamensi potevano entrare nella
Zona del canale per lavorare, ma non usu-
fruivano di nessuno dei privilegi riservati
agli statunitensi.
Larea era amministrata da ununica,
enorme azienda fnanziata dal dipartimen-
to della difesa statunitense: la Panama Ca-
nal Company (Pcc). Lazienda cre una
sorta di falansterio dove tutti erano auto-
sufcienti e non esisteva la propriet priva-
ta, sostituita da un sistema di usufrutto. La
Pcc si occupava anche delle scuole, degli
ospedali, delle associazioni, dei cinema e
degli ufci postali, e proteggeva i suoi citta-
dini con un atteggiamento paternalistico.
Polizia, giudici e magistrati non risponde-
vano alle leggi statunitensi, ma a quelle
dellamministrazione del canale. Tutti i
prodotti di base avevano letichetta della
Pcc, negli ufci era appeso lo stesso calen-
dario e su ogni tavolo cera lo stesso ferma-
carte. Lassegnazione delle case nella Zona
del canale seguiva delle liste di attesa, e chi
non rispettava le norme alla lettera veniva
espulso.
Dal 1979 il governo panamense comin-
ci a recuperare il controllo di quel territo-
rio, ma ancora oggi molte delle cosiddette
reverted areas (aree convertite) sono nello
stesso stato di quando furono abbandona-
te. Se non fosse per il deterioramento do-
vuto al tempo e alla voracit della giungla,
molti di questi posti sembrerebbero ancora
occupati dagli zonians. Ci sono vecchi Bur-
ger King con i listini e i tavoli pronti per i
clienti, cinema degli anni cinquanta con le
poltrone e lo schermo, piscine vuote co-
perte da erbacce, palestre con specchi e
attrezzi e scuole con quaderni e lavagne
dove si pu leggere largomento dellulti-
ma lezione.
Queste aree hanno rappresentato un
bottino urbanistico ghiotto per le multina-
zionali del settore. Lesempio pi evidente
del loro sfruttamento economico proba-
bilmente Panam Pacfico, un immenso
complesso multiuso che sorge sul terreno
Stati Uniti, 2013. La riunione annuale degli zonians al Marriott hotel di Orlando
64 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Panam
dellex base militare di Fort Howard, il ba-
stione della forza aerea degli Stati Uniti per
lAmerica Latina. Con un costo di 7,5 milio-
ni di euro per unarea di 1.400 ettari, il pro-
getto, cominciato nel 2007 e destinato a
durare quarantanni, uno dei pi ambizio-
si del continente. Sono gi state costruite
diverse zone residenziali, un complesso di
alberghi a cinque stelle, un aeroporto priva-
to e le strutture di pi di cento aziende in-
ternazionali come 3M, Basf, Dell o Cater-
pillar. Allestremit meridionale di Panam
Pacfco si trova il cimitero dei diablos rojos
(diavoli rossi), i vecchi autobus urbani della
capitale, colorati e chiassosi, riciclati dai
caratteristici scuolabus gialli statunitensi.
Nel 2013 il governo li ha ritirati dalla circo-
lazione e, nellattesa di diventare ferraglia,
i diablos rojos ofrono un panorama deso-
lante ai bordi della modernit panamense,
come vecchi leoni che non ruggiscono e
aspettano la morte, o la sepoltura.
Il peso dei tropici
Alla riunione annuale di Orlando c anche
un posto in cui la memoria occupa uno spa-
zio fsico: unarea per i venditori di souve-
nir. La perdita della casa ha reso gli zonians
feticisti: idealizzano ogni oggetto, ogni fo-
glio di giornale che li riporta a quei giorni
felici. Secondo Tom Wilder, presidente del-
la Panama canal society, uno zonian uno
statunitense bianco nato nella Zona del ca-
nale prima del 1977 (lanno della frma dei
trattati Torrijos-Carter). La segregazione
razziale fu applicata molto rigidamente an-
che in quel paradiso tropicale, con una poli-
tica di cittadini gold o silver, in riferimento
alle monete doro o dargento che usavano
gli abitanti in base al loro status sociale. I
Gold roll, gli statunitensi bianchi con una
posizione importante nella Pcc, vivevano
nelle aree con i maggiori privilegi. I Silver
roll vivevano nelle silver towns costruite per
ospitare i lavoratori delle Antille o di Pa-
nam: non erano bianchi e neanche statu-
nitensi.
Non tutti la pensano come Wilder
sullidentit zonian. I ragazzi nati dopo il
1977 si considerano abitanti del canale di
Panam come tutti gli altri. Pablo Vangas
partecipa tutti gli anni allincontro per aiu-
tare la famiglia a vendere i souvenir. In re-
alt lui nato durante il tragitto che i geni-
tori percorrevano dal Texas fino a Fort
Amador, a Panam, dove il padre lavorava
come ufciale di collegamento per la Pcc.
Siamo tutti daccordo su un punto: solo noi
civili eravamo zonians, i militari no, afer-
Panam, 2011. Autobus diablos rojos dismessi
u Panam indipendente dal 1903, quando si
separ dalla Colombia con laiuto degli Stati
Uniti, che ottennero in aftto una fascia di
territorio sui cui poi avrebbero realizzato il
canale che unisce loceano Atlantico e loceano
Pacifco. I lavori di costruzione del canale sono
terminati nel 1914. Il territorio, noto come
Zona del canale, comprendeva quasi 1.400
chilometri quadrati ed era amministrato dagli
Stati Uniti. Dal 1977, con i trattati Torrijos-
Carter, e fno al 2000 la Zona del canale
passata gradualmente sotto la sovranit
panamense. Nel 2006 i cittadini del paese
hanno approvato con un referendum un piano
per raddoppiare la capacit di navigazione del
canale. Bbc
Da sapere
Gli Stati Uniti a Panam
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 65
ma mentre d da mangiare al pesce rosso.
Anche se larea ospit pi di trentamila
uomini suddivisi nelle quattordici basi lun-
go il canale, pochi soldati misero radici l. Il
governo degli Stati Uniti considerava
quellangolo di mondo una zona strategica
per la sua politica dintervenzionismo in
Panam, 2011. Edisa Yau Chen sul tetto della Centrum tower. I cinesi rappresentano il 5 per cento della popolazione totale
America Latina. La propaganda per la co-
struzione del canale era la terra divisa, il
mondo unito: un canale per tutti, una be-
nedizione per il commercio mondiale. Ma
in realt le navi statunitensi erano le uniche
ad attraversare senza costi le acque del ca-
nale, mentre le altre navi dovevano pagare
somme enormi. Oggi per attraversare gli
ottanta chilometri che separano i due ocea-
ni una nave versa tra gli 80mila e i 300mila
euro, a seconda della stazza e della destina-
zione duso. Per garantire la sicurezza di
questattivit, arriv lesercito. Nel 1903 il
Southern command (comando sud) degli
66 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Panam
Stati Uniti arriv a Panam per proteggere
e difendere gli interessi di Washington
nellarea e in breve divent il centro di deci-
sioni strategiche pi importante dopo il
Pentagono. Nel secolo scorso da qui parti-
rono gli interventi militari degli Stati Uniti
in America Centrale e in Sudamerica: dalle
operazioni contro il guerrigliero Pancho
Villa in Messico nel 1914 alle guerre al nar-
cotrafco negli anni ottanta e novanta, ol-
tre a tutte le iniziative contro le guerriglie in
America Latina.
Ritorno a casa
Ma al Marriott hotel di Orlando nessuno
sembra interessato a questa parte della sto-
ria. Durante lultimo ballo, al ritmo sfrena-
to di una banda carnevalesca, gli zonians si
lasciano andare tracannando il rum pana-
mense Abuelo, sponsor dellevento. La loro
missione era far funzionare il canale e
lhanno compiuta: il loro mondo, per, sta
scomparendo sotto il peso dei tropici e laria
densa della foresta ristagna tra gli scheletri
vuoti delle loro vecchie case. Il canale, inve-
ce, continua a funzionare e i lavori di am-
pliamento dovrebbero terminare nel 2015,
dopo che lo scontro per un disaccordo eco-
nomico tra limpresa concessionaria, la
spagnola Sacyr, e il governo di Panam ha
rischiato di far sospendere i lavori.
Thompson Moore passa il tempo nel
cortile sul retro di casa a Los Ros, un quar-
tiere della Zona, confccando unascia nel
tronco di un albero. A ogni lancio retrocede
di un passo e, a giudicare dal numero di col-
pi andati a segno, ha trascorso molte ore a
esercitarsi. Ani Dillard, la sua fdanzata, lo
guarda dalla fnestra della cucina fumando
una sigaretta. Il colpo secco dellascia con-
tro il legno e il fumo che disegna volute
nellaria: tutto quello che c in questa do-
menica pomeriggio.
La coppia ha lasciato da pochi mesi la
Georgia, dove lui ha studiato arte, per tra-
sferirsi nella casa in cui Ani ha vissuto da
bambina. Dopo un po arrivano dei vicini e
alcuni amici. Tutti hanno meno di trentan-
ni e alcuni, come Ani, sono cresciuti nella
Zona del canale. Poi, con lentrata in vigore
dei trattati Torrijos-Carter, gli statunitensi
sono tornati a casa loro. Mara Kisling, ven-
tidue anni, una rara bellezza orientale, f-
glia di un soldato statunitense che ha pre-
stato servizio nel canale per diversi anni.
Dopo il divorzio dei genitori, Kisling si
trasferita qui.
Non sono pochi gli zonians pi giovani
che decidono di tornare nel posto dove
hanno vissuto uninfanzia libera e selvag-
gia. Nel tardo pomeriggio la casa di Moore
e Dillard sembra un conclave dellultima
generazione di zonians. Chris Huerbsch, di
bellaspetto e dal carattere riservato, arriva
praticamente di notte. cresciuto reman-
do nelle gare interoceaniche di cayuco or-
ganizzate dagli zonians, a cui i panamensi
non potevano partecipare. Dopo aver stu-
diato teologia alla Florida state university,
a Tallahassee, tornato a Diablo, dov na-
to, per aprire un piccolo negozio che vende
cayuco (una barca pi piccola di una ca-
Panam, 2011. Il vecchio bowling nellex base militare statunitense di Fort Gulick
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 67
noa) e risalire di nuovo il canale evitando i
coccodrilli e respirando lodore dolciastro
della foresta.
Lultima sera al Marriott hotel va avanti
fno allalba. Gli zonians sono ovunque: al-
cuni cantano vecchie canzoni anni cin-
quanta, altri si tufano in piscina e qualcuno
dorme vinto dal sonno e dallalcol. Ma sono
quasi estinti: hanno ufcialmente smesso
di esistere quando la sovranit della Zona
del canale tornata ai panamensi. Ne resta-
no meno di tremila e la maggior parte ha
pi di ottantanni. Lunico museo dedicato
alla Zona del canale ha chiuso i battenti per
mancanza di risorse e oggi i suoi fondi si
trovano in un magazzino delluniversit
della Florida, a Gainesville. Una funziona-
ria senza legami con gli zonians cataloga gli
archivi e gli oggetti donati dai veterani, am-
massati in scatole e raccoglitori su cui si
depositano strati di polvere e memoria,
chiusi in uno scantinato dove la stessa umi-
dit che ha visto nascere gli zonians cancel-
ler quel poco che resta di loro. u fr
Panam, 2011. Una casa abbandonata a Diablo, un distretto della Zona del canale
Panam, 2011. Il Ponte delle Americhe
70 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Economia

N
on parlate con la
stampa. Mante-
nete sempre un
atteggiamento
positivo. Dite
sempre di s.
Non siete qui per cambiare il mondo. E
per le signore: Per favore, non metteteci
nella condizione di dovervi ricordare o dire
qual un abbigliamento appropriato. So-
no alcune istruzioni per gli stagisti delluf-
fcio di John Boehner, il presidente della
camera dei rappresentanti degli Stati Uni-
ti. Si trovano in un manuale di ottanta pagi-
ne lasciato per sbaglio a una festa a Wa-
shington e poi pubblicato online. Gli stagi-
sti di Boehnerland, come sono chiamati
gli ufci del deputato, rispondono al tele-
fono, smistano la posta e fanno da guida
alle visite al Campidoglio. Il manuale rac-
comanda di mostrare una fotografa di Bo-
ehner con i suoi amici del liceo, a riprova
della sua umilt.
La scorsa estate 24 stagisti non retribuiti
hanno lavorato negli ufci di Boehner a Wa-
shington. Gli altri 534 parlamentari della
camera e del senato ne avevano molti di
pi: nessuno sa quanti, perch al congresso
non si applica la legge sulla libert dinfor-
mazione. Secondo alcune stime sono circa
seimila, ma in primavera e in autunno la ci-
fra sale. Lanno scorso la Casa Bianca ha
impiegato 429 stagisti non retribuiti. Ogni
estate a Washington lavorano tra i 20mila e
i 40mila stagisti, sparsi nei dipartimenti del
governo, negli ufci dei lobbisti, nelle asso-
ciazioni non proft e nelle aziende.
Gli stage sono onnipresenti. Questanno
gli statunitensi che ne completeranno uno
saranno circa un milione. Nellestate del
2014 Google ha assunto tremila stagisti, ai
quali stato promesso di fare cose fche e
importanti. Ogni estate altri 1.400 lavora-
no alla Commissione europea. Le big four,
le quattro maggiori aziende di revisione dei
bilanci (Deloitte, Ernst & Young, Kpmg e
PricewaterhouseCoopers) questanno
prenderanno pi di trentamila stagisti. La
Bank of China organizza uno stage di otto
settimane (pieno di soddisfazioni, ma in-
descrivibile, secondo un partecipante cita-
to sul sito dellistituto). Infosys, il gigante
indiano della tecnologia, porta ogni anno a
Bangalore 150 stagisti da tutto il mondo.
La valutazione dei candidati
La parola stage ha un signifcato diverso a
seconda del luogo. In Giappone, per esem-
pio, spesso una valutazione dei potenziali
assunti che si svolge nellarco di tre o quat-
tro giorni. La DeNa, unazienda di software
di Tokyo, organizza degli stage di questo
tipo: durano quattro giorni e i partecipanti
sono pagati centomila yen (720 euro). A
volte, invece, il termine usato in modo pi
estensivo. Alla Foxconn, lazienda cinese
che assembla prodotti elettronici, gli stu-
denti che sfacchinano insieme agli altri
operai sono stati spesso definiti stagisti:
lazienda ne ha impiegati fno a 150mila.
Eppure, in occidente e nel resto del mondo
lo stage sta diventando il primo passo per
una carriera. Cosa signifca questo per i da-
tori di lavoro e per i dipendenti del futuro?
I primi a usare una forma di stage sono
stati i medici. Secondo Intern nation , un li-
bro sugli stage scritto dal giornalista Ross
Perlin, il termine intern (stagista, tirocinan-
te) comparso per la prima volta in una re-
lazione del 1865 al consiglio damministra-
zione di un ospedale di Boston. Negli anni
trenta le citt di Los Angeles, Detroit e New
York e lo stato della California organizzava-
no internship (tirocini) nellamministrazio-
ne pubblica. Nel 1956 uno studio documen-
t 42 programmi di internship nellammini-
strazione pubblica statunitense, dal dipar-
timento di igiene mentale della California
al dipartimento dei trasporti del Michigan.
Nel 1960, prendendo in prestito un termine
dai ristoratori francesi, la Commissione eu-
ropea impieg i suoi primi stagiaires.
Le imprese seguirono lesempio. Nel
1976 pi della met delle redazioni delle tv
americane impiegava stagisti; negli anni
novanta ormai lo facevano quasi tutte. Og-
gi, secondo lorganizzazione non profit
National association of colleges and em-
ployers (Nace), il 63 per cento degli studen-
ti statunitensi partecipa ad almeno uno
stage prima di laurearsi. Uno dei motivi
lallargamento della base dei laureati. Nel
1970 negli Stati Uniti solo il 10 per cento
delle persone sopra i 25 anni aveva una lau-
rea; oggi la percentuale salita al 30 per
cento. Chi cerca lavoro, quindi, deve avere
un vantaggio sulla concorrenza. Se non
hai fatto uno stage nessuno ti ofre un im-
piego, dice Richard, un operatore di borsa
che ha trovato lavoro in una banca di Lon-
dra dopo uno stage di dieci settimane. Con
la globalizzazione la concorrenza per i po-
sti pi appetibili aumentata ulteriormen-
te: oltre la met dei suoi compagni di stage
erano stranieri.
Mentre i capi trentenni di Richard sono
arrivati direttamente dalluniversit, oggi
quasi tutti i dipendenti della banca hanno
partecipato al programma di stage interno.
Secondo High Fliers, una societ di ricerche
di mercato, oggi pi di un terzo dei posti de-
stinati ai laureati nel Regno Unito occupa-
to da candidati che sono stati stagisti. Fan-
no domanda sempre prima, dice Gaenor
Bagley, capo delle risorse umane della
Price waterhouseCoopers, che questanno
promuover diecimila stage nelle universi-
Un mondo
di stagisti
The Economist, Regno Unito
Foto di Alessandro Albert e Paolo Verzone
Gli stage sono molto difusi nelle aziende e nella
pubblica amministrazione e sono il primo passo
per cominciare una carriera. Ma spesso non hanno
tutele e favoriscono chi ricco e ha buoni contatti
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 71
t durante la settimana di orientamento.
Questo ha molti aspetti positivi. Chi la-
vora ha la possibilit di sperimentare diver-
se professioni prima di sceglierne una. E
per le imprese un modo per scremare i
candidati, un processo reso sempre pi dif-
fcile dalla crescente complessit del lavoro.
Con laumento dellautomazione e
dellesternalizzazione, gli incarichi dei
neolaurea ti prevedono meno compiti di
routine e pi responsabilit articolate, dice
John Van Reenen, della London school of
economics. Questo rende sempre pi dif-
cile valutare i candidati dal curriculum.
Gli stage sono diventati un canale cru-
ciale per le assunzioni, dicono ad Ama-
zon, dove tra i vicepresidenti ci sono diver-
si ex stagisti. Secondo unanalisi di Linke-
dIn, un social network per i contatti profes-
sionali, il numero dei posti oferti agli oltre
300 milioni dei suoi iscritti varia in base ai
settori, ma di regola un quarto degli stagi-
sti assunto a tempo pieno dallazienda in
cui ha fatto lo stage. Pi della met degli
assunti nelle divisioni di servizi dinvesti-
mento della Goldman Sachs e della Mor-
gan Stanley viene dai programmi di stage
delle due banche.
Laumento di questi programmi stato
incoraggiato dalle universit che, per giu-
stifcare rette sempre pi alte, cercano di
trovare ai loro alunni uno sbocco nel mondo
del lavoro. Luniversit di Oxford ha istitui-
to un ufcio per i tirocini che cerca occu-
pazioni estive e post-laurea agli studenti.
Luniversit di Stanford ha un piccolo cam-
pus a Washington per gli studenti che par-
tecipano agli stage organizzati dallateneo
presso le istituzioni della capitale. Inoltre, il
90 per cento dei college e delle universit
statunitensi fornisce crediti accademici per
esperienze di lavoro temporaneo, a volte
anche durante gli studi. Sono sempre di pi
gli atenei che chiedono uno stage come pre-
condizione per la laurea, almeno in alcuni
corsi. Per le universit davvero conve-
niente, dice Gina Nef, docente in comuni-
cazione della University of Washington a
Seattle. Incassano le rette e non devono
spendere neanche un dollaro in corsi di for-
mazione. Alcuni stage sono validi, aferma
Nef, citandone uno sotto la sua supervisio-
ne in cui gli studenti fanno esperienza nei
giornali locali con il supporto degli inse-
gnanti. Altri lo sono molto meno: Nef ha
messo il veto su uno stage in pubbliche rela-
zioni a Hollywood che in realt consisteva
nel fare pubblicit ai film allinterno del
campus, peraltro senza retribuzione. Alcu-
ne universit, invece, intascano semplice-
mente la retta e si voltano dallaltra parte.
Ricorrono agli stagisti non retribuiti so-
prattutto le aziende che hanno molto lavoro
non qualifcato da sbrigare e sono abbastan-
za prestigiose da convincere i candidati a
lavorare gratis. Tutto il settore della moda
crollerebbe senza gli stagisti, racconta un
ex collaboratore non retribuito di un foto-
grafo che pretendeva le bevande servite a
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Mosca, Russia
72 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Economia
una temperatura non superiore ai 4 gradi.
Dice che veder realizzare scatti da milioni
di dollari e crearsi dei contatti mentre si sti-
ra, si puliscono i bagni e si spostano le at-
trezzature unesperienza utile. Ma aggiun-
ge di aver assistito a tremendi abusi subiti
dai laureati non retribuiti che, secondo i
suoi calcoli, costituiscono un terzo dei suoi
ex colleghi nel mondo della moda. Se par-
li, la tua carriera fnita.
Gli stage non retribuiti stanno diventan-
do la norma. Secondo la Nace, negli Stati
Uniti sono quasi la met del totale. Ai no-
stri tempi davamo per scontato che ci avreb-
bero pagati, dice Lee Becker, professore di
giornalismo alla University of Georgia. Nel
1997 appena il 57 per cento degli studenti
statunitensi di giornalismo dichiarava di
riuscire a trovare uno stage retribuito. Nel
2010 la percentuale scesa al 34 per cento e
da l non si pi spostata. Oggi nessuno
paga se non obbligato, dice Becker. Nel
Regno Unito il National council for the trai-
ning of journalists ha rivelato che chi si af-
faccia alla professione ha svolto in media
sette settimane di stage o di tirocinio, nel 92
per cento dei casi gratis.
Non a caso, forse, il numero di stage non
retribuiti cresciuto proprio quando assu-
mere diventato pi rischioso, pi costoso
e pi complesso. Negli ultimi anni in molti
paesi ricchi le norme contro le discrimina-
zioni e i licenziamenti senza giusta causa
sono state inasprite e i salari minimi sono
aumentati. Il costo sempre pi alto di pre-
stazioni come le pensioni, lassistenza sani-
taria e il congedo di maternit ha reso il la-
voro dipendente pi dispendioso per le
aziende. E cos gli stagisti sono diventati
unalternativa allettante.
Il National internship scheme del gover-
no irlandese, uniniziativa che aiuta i disoc-
cupati a fare esperienze lavorative per un
compenso di 50 euro a settimana (da ag-
giungere al sussidio di disoccupazione),
stato criticato per aver catalogato come sta-
ge lallestimento degli scafali nei super-
mercati. In alcuni settori il numero degli
stagisti molto alto rispetto al numero di
posti di lavoro disponibili. Annette Harms,
delluniversit di Losanna, ha esaminato un
campione di neolaureati tedeschi e ha sco-
perto che il 9,5 per cento ha fatto uno stage
nel settore dellinformazione, ma solo il 2,1
per cento ha trovato lavoro a tempo pieno in
questo campo. Il rapporto tra stage e posti
di lavoro altrettanto sproporzionato
nelleditoria, nelle arti e nella politica.
I datori di lavoro, oltretutto, non devono
preoccuparsi troppo di come assegnano gli
stage. Mentre ai posti pubblici si accede per
concorso, a Washington gli stage sono spes-
so usati come forma di ringraziamento
per i fnanziatori. La scorsa estate il pro-
gramma di stage della Casa Bianca ha tro-
vato posto ai fgli di un ex segretario del te-
soro, di un ex capo dello staf di un vicepre-
sidente e di vari sostenitori democratici, ha
scritto il Washington Post. Secondo il New
York Times, dei 1.500 collaboratori non re-
tribuiti impiegati tra il 2002 e il 2013 dalluf-
fcio di Michael Bloomberg, allora sindaco
di New York, uno su cinque era
stato raccomandato da qualcuno
allinterno dellamministrazione.
Questanno tra gli stagisti ci sono
Chiara e Dante de Blasio, i fgli
del sindaco attuale.
Gli stage si possono addirittura compra-
re. A Washington ci sono diverse agenzie
che li promettono agli studenti in cambio di
un compenso. La pi grande il Washing-
ton centre, che dal 1975 ha piazzato quasi
50mila stagisti. Per un incarico di dieci set-
timane in estate si fa pagare 6.200 dollari
(pi 4.350 per lalloggio). Lagenzia riusci-
ta a sistemare i suoi clienti al tesoro, al di-
partimento di stato e alla Casa Bianca.
Apprendisti frenatori
Negli Stati Uniti gli stage non retribuiti nelle
aziende a scopo di lucro sono diventati le-
gali dopo una sentenza della corte suprema
del 1947 sugli apprendisti frenatori delle
ferrovie. La corte si pronunci a favore della
Portland Terminal Company, che non ave-
va pagato gli apprendisti durante un corso
preliminare di sette o otto giorni. Gli ap-
prendisti, stabil la corte, non erano lavora-
tori a pieno titolo, e gli stagisti, dicono le
imprese, sono sostanzialmente degli ap-
prendisti. Un documento del dipartimento
del lavoro stabilisce che uno stage pu esse-
re gratuito quando simile alla prepara-
zione data in un contesto scolastico-forma-
tivo, non quando sostituisce un dipenden-
te. Lazienda, inoltre, non deve ricavarne un
vantaggio immediato.
Ma i tribunali statunitensi stanno co-
minciando ad accorgersi che molti stage
non rispettano questi parametri. Lanno
scorso un giudice ha stabilito che
la Fox Searchlight Pictures ha
violato la legge per non aver pa-
gato due stagisti impegnati sul set
del flm Il cigno nero, vincitore di
un Oscar. I due rispondevano al
telefono, prenotavano i viaggi e portavano
fuori la spazzatura. Hanno lavorato come
dipendenti, assicurando un benefcio al da-
tore di lavoro. Non hanno acquisito nessuna
competenza assimilabile a quelle trasmes-
se in un contesto accademico o in una scuo-
la professionale, ha scritto il giudice.
Negli Stati Uniti sono state presentate
pi di trenta denunce simili contro aziende
come Sony, Nbc e la squadra di football dei
Pittsburgh Power. Un anno fa la Elite Model
Management ha accettato di pagare 450mi-
la dollari a pi di cento ex stagisti che soste-
nevano di aver svolto il lavoro di dipendenti
comuni. La casa di produzione di Charlie
Rose, un conduttore di talk show, ha rico-
nosciuto un compenso di circa 60mila dol-
lari agli stagisti che avevano lavorato nel
suo programma.
Le leggi cominciano a cambiare per get-
tare un po di luce sulla zona grigia in cui gli
stagisti sono costretti a lavorare. Nel 1995
Bridget OConnor, collaboratrice non retri-
buita presso una clinica psichiatrica di New
York, ha fatto causa alla clinica e a uno dei
suoi medici per molestie sessuali. La sua
denuncia stata respinta e lappello le sta-
to negato perch non era una dipendente e
quindi non era tutelata dal diritto del lavoro.
Dopo una serie di casi analoghi, gli stati di
New York e dellOregon, oltre a Washing-
ton Dc, hanno approvato delle leggi che
proteggono gli stagisti non retribuiti in caso
di molestie sessuali.
Anche alcuni paesi europei stanno cam-
biando le leggi per disciplinare gli stage. In
Italia la riforma del mercato del lavoro ap-
provata nel 2012 stabilisce un obbligo di re-
tribuzione per gli stagisti di almeno 300
euro al mese, fno a 600 in alcune regioni.
La Spagna ha introdotto dei contratti di
formazione e apprendistato fno a tre anni,
che permettono ai giovani di guadagnare
un piccolo salario mentre si fanno le ossa.
Da sapere
Verso lassunzione
Stage che hanno portato allassunzione*,
% del totale, 2013
Fonte: The Economist
Contabilit
Energia
Banche dinvestimento
Comunicazione
Studi legali
Moda e abbigliamento
Alberghi
Amministrazione
pubblica
Editoria
Musei
Afari internazionali
Ong
* Stima basata
sugli utenti
di LinkedIn
che parlano
lingue europee
Stage ogni mille assunzioni
0 20 40 60
49
20
37
61
21
28
13
24
27
56
46
28
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 73
Anche le imprese stanno rivedendo i lo-
ro programmi non retribuiti. Nellagosto del
2014 la Bell Mobility, unazienda canadese
di telefonia mobile, ha chiuso il suo pro-
gramma di stage gratuiti dopo che un ex
stagista ha fatto causa allazienda, senza
successo, per gli arretrati. Alcune aziende
del settore dellinformazione, tra cui il New
York Times e lAtlantic, hanno cominciato a
pagare gli stagisti. Altre, pi che modifcare
le condizioni di lavoro stanno attente so-
prattutto alle parole usate negli annunci. Il
Partito conservatore britannico ha distribu-
ito ai parlamentari una nota su come ri-
durre il rischio di domande potenzialmente
ostili sugli stage non retribuiti. Gli annunci
di lavoro devono evitare espressioni come
le sar richiesto di e usare invece il tipo
di attivit sulle quali ci piacerebbe avere un
aiuto , si legge nel documento.
I cambiamenti sono lenti. Nel frattempo
gli stage, invece di facilitare linserimento
nel mondo del lavoro per i giovani di ogni
provenienza, rischiano di essere un ostaco-
lo per chi non ha le conoscenze giuste o le
risorse economiche per rinunciare alla re-
tribuzione. Secondo una relazione del go-
verno britannico del 2009, molti program-
mi dinserimento fanno pensare che i da-
tori di lavoro si lascino sfuggire le persone
di talento, e che le persone di talento perdo-
no lopportunit di progredire, con conse-
guenze negative per la mobilit sociale. Se
gli stage non sono retribuiti probabile
che le opportunit siano limitate ai giovani
provenienti dalle famiglie pi ricche, dice
Bernie Sanders, senatore democratico del
Vermont e tra i pochi parlamentari statuni-
tensi che pagano gli stagisti. I 10,1 dollari
allora che prendono non sono molti, ma
abbastanza da estendere il programma e
dare a pi persone lopportunit di fare que-
sta esperienza, dice Sanders.
Gli effetti della mancata retribuzione
degli stagisti sono difcili da misurare, ma
alcuni dati indicano che laccesso al lavoro
si ristretto. Lindsey Macmillan, dellInsti-
tute of education della London university,
ha analizzato i dati di una decina di profes-
sioni e ha confrontato i nati nel 1958 con i
nati nel 1970: i primi provenivano da fami-
glie con redditi del 17 per cento superiori
alla media; tra i secondi la quota saliva al 27
per cento. Laccesso ad alcune professioni
cambiato: i giornalisti un tempo proveniva-
no da famiglie del 6 per cento pi ricche
della media, mentre ora vengono da fami-
glie del 42 per cento pi agiate. In parte que-
sto fenomeno rispecchia il successo di alcu-
ne professioni, che attirano candidati pi
ricchi e brillanti. Macmillan e il suo gruppo
di lavoro, per, hanno confrontato i quo-
zienti intellettivi dei due gruppi e hanno ri-
scontrato che i pi giovani erano, in media,
leggermente meno intelligenti della gene-
razione precedente, pi povera.
Sarebbe una forzatura attribuire tutto
questo agli stage. Ma efettivamente sem-
bra esistere una barriera alla mobilit socia-
le per chi esce dalluniversit. Esaminando
un gruppo di studenti nati nel 1986, Mac-
millan ha scoperto che chi ha ricevuto
unistruzione privata ha maggiori probabi-
lit di accedere a una professione prestigio-
sa. probabile che questi studenti contino
sulle fnanze familiari per ritardare la ricer-
ca di lavoro: sei mesi dopo la laurea, chi ha
ricevuto unistruzione privata ha meno pro-
babilit di avere un impiego permanente.
Questipotesi sembra coincidere con
quello che succede a Washington, dove i
ricchi neolaureati passano le giornate a cer-
care lavoro di nascosto mentre fanno uno
stage gratuito a Boehnerland. I datori di la-
voro replicano che impegnandosi a fondo i
pi meritevoli trovano sempre il modo di
farcela. La ricerca della felicit, un flm con
Will Smith, racconta la storia vera di un sen-
zatetto che partecipa a uno stage non retri-
buito come broker fnanziario e alla fne
assunto. Ai parlamentari statunitensi piace
raccontare le loro storie di lotta contro la
povert e le avversit: il repubblicano Paul
Ryan, per esempio, ha lavorato in una pale-
stra e ha servito margarita in un ristorante
messicano quando faceva lo stagista. una
storia incoraggiante. Soprattutto, viene da
pensare, per gli stagisti di Ryan che non
prendono un centesimo. u fas
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Mosca, Russia
Scienza
74 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Troppo piccoli
per ricordare
Kristin Ohlson, Aeon, Regno Unito. Foto di Joakim Eskildsen
La maggior parte degli adulti non ha memoria dei primi quattro anni di vita.
Il cervello dei bambini, infatti, non ancora in grado di fssare i ricordi.
Ma conserva comunque una traccia di quel periodo
Berlino, 2013
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 75
S
ono lultima di cinque fratelli
molto pi grandi di me. Quan-
do mi concep, nel 1951, mia
madre aveva 35 anni ed era
cos mortifcata da questa gra-
vidanza tardiva che cerc di
nasconderla perfno a sua sorella. Mio fra-
tello pi grande era gi alle superiori e si
vergognava di dire ai suoi compagni che in
famiglia cera unaltra bambina in arrivo.
Ma vivevamo in una piccola citt, e la voce
si sparse rapidamente.
Anchio ho risentito dellet di mia ma-
dre e del fatto di essere venuta al mondo
cos tardi, soprattutto quando ho comincia-
to ad andare a scuola e ho conosciuto le
mamme dei miei compagni. Continuavano
ad avere figli. Li ammucchiavano nelle
macchine e andavano a fare picnic sul fu-
me o gite sullaltopiano coperto di lava e di
fori selvatici appena fuori citt. Dovevano
ancora tenere a bada bambini che si tirava-
no per i capelli e si rubavano i giocattoli tra
di loro. Invece quando io sono arrivata in
prima elementare i miei fratelli se nerano
gi andati di casa, tre alluniversit e un al-
tro in un collegio a quattro ore di macchina.
E la nostra casa, un tempo rumorosissima,
era diventata molto tranquilla.
I miei genitori mi hanno raccontato mol-
te storie su quegli anni prima che tutto cam-
biasse. Che mio fratello maggiore mi chia-
mava Ubangi perch la mia testa era co-
perta di riccioli ftti come quelli di un nero.
Che un altro fratello si divertiva a tendermi
agguati appostandosi dietro gli angoli con
un coccodrillo di gomma in mano perch
ogni volta urlavo dal terrore. Che mia sorel-
la maggiore mi portava in giro come un can-
guro nel suo marsupio. Ma posso racconta-
re molto poco di quegli anni.Il ricordo pi
nitido il costante desiderio di stare con i
miei fratelli e le mie sorelle. Mi mettevano a
letto quando fuori cera ancora la luce e io
scalciavo sotto le lenzuola sentendo le loro
voci che arrivavano dal corridoio o salivano
dal giardino attraverso la fnestra. A volte
sentivo il profumo dei popcorn. La mattina
dopo cercavo gli avanzi sul tappeto del sa-
lotto e mi inflavo in bocca i chicchi che non
erano scoppiati. Questo me lo ricordo, pro-
babilmente perch succedeva quasi tutti i
giorni. Mio padre adorava i popcorn.
Diversi anni fa, quando ci siamo ritrova-
ti tutti nella stessa casa, ho creduto di poter
recuperare quel passato perduto. I miei fra-
telli erano andati a Bucks Lake, tra le mon-
tagne della California nordorientale. Fino a
quando avevo tre anni, ogni estate i miei
genitori afttavano una casa l per sfuggire
al caldo di Sacramento. I miei fratelli aveva-
no trovato il nostro vecchio chalet esatta-
mente comera. Perfno il tavolo costruito
da un falegname locale era ancora l nel
soggiorno. Avevano bussato alla porta e,
per uno strano caso, il mio fratello minore
conosceva lafttuario, che li aveva fatti en-
trare e poi aveva invitato tutta la famiglia a
tornare.
Qualche mese dopo ci siamo messi tutti
in macchina con mio padre per percorrere
strade che si trasformavano in sentieri pol-
Orup, Danimarca, 2009
Scienza
verosi, attraversavano buie pinete e passa-
vano accanto a cime rocciose. Quando sia-
mo arrivati allo chalet, i miei fratelli si sono
sparpagliati per i boschi alla ricerca dei loro
posti preferiti, ma io sono rimasta vicino
alla macchina, colpita dal fatto che quel
luogo era diverso da come lo ricordavo.
Ero convinta che per arrivare al lago bi-
sognasse attraversare una lunga distesa di
sabbia. Avevo unimmagine di mia madre
su quella spiaggia, con il vento che le agita-
va il vestito e la mano davanti alla bocca.
Ma la battigia sassosa era a pochi passi dalla
casa. Ricordavo una diga che sbucava
dallacqua non lontano dalla casa e un peri-
coloso dirupo ai bordi del lago, a cui una
volta i miei fratelli si erano avvicinati trop-
po. Ma anche se il lago artifciale, la diga
non si vede dallo chalet. Sono entrata in ca-
sa con mio padre, che rimasto afascinato
dalla minuscola cucina. Continuava ad
aprire gli sportelli della credenza e rideva
vedendoli sbattere luno contro laltro. La
mamma odiava questa cucina, ha detto.
Preparava sempre grandi colazioni a base
di uova, salsicce e pancake, e appena aveva
fnito di rimettere tutto a posto, voi ragazzi
tornavate in casa correndo e chiedevate co-
sa cera per pranzo. Questo non me lo ri-
cordavo. Non ricordavo il tavolo. Non ricor-
davo nulla di quel posto. I miei fratelli mi
hanno trascinata in giro per la casa, mo-
strandomi dove dormiva ognuno di noi, mi
hanno detto che il mio letto era in una pic-
cola rientranza allingresso, mentre nei
miei ricordi ero nella stanza dei miei geni-
tori e li guardavo dormire alla luce dellalba.
Mi hanno indicato altre cose legate alla no-
stra vita di allora, ansiosi di aiutarmi a ricor-
dare, ma era inutile. Mi sono perfno messa
in ginocchio e ho gattonato in giro per il sa-
lotto guardando i davanzali polverosi, an-
nusando i nodi del legno delle pareti di pino
e facendo scorrere le dita sulle assi del pavi-
mento. Niente.
Memoria selettiva
Adesso so che sarebbe stato strano se avessi
ricordato qualcosa di quel periodo. Quasi
nessun adulto pu farlo. Esiste perfno un
termine per questo fenomeno: amnesia in-
fantile. stato coniato da Sigmund Freud
nel 1910 per defnire lassenza di memoria
che gli adulti hanno dei loro primi tre o
quattro anni di vita e la scarsit di ricordi
precisi prima dei sette anni. In pi di un se-
colo di ricerche, stata avanzata e smentita
pi volte lipotesi che questi primi ricordi
siano nascosti in qualche parte del nostro
cervello e che basti uno spunto qualsiasi per
farli tornare alla mente. Era quello che spe-
ravo quando sono tornata al vecchio chalet
con i miei fratelli. Volevo recuperare dalla
mia memoria recalcitrante le immagini, i
suoni, gli odori e le sensazioni di quel posto.
Ma molti studi dimostrano che i ricordi che
si formano in quei primi anni svaniscono.
Freud sosteneva che rimuoviamo i no-
stri primi ricordi a causa del trauma della
scoperta del sesso, ma fno agli anni ottanta
quasi tutti gli studiosi hanno dato per scon-
tato che non conserviamo i ricordi della
prima infanzia semplicemente perch quel-
lo che successo non ha lasciato alcuna
traccia duratura nel nostro cervello. Poi, nel
1987, la psicologa Robyn Fivush e i suoi col-
leghi dellEmory university hanno condotto
uno studio che ha smentito questa teoria,
dimostrando che i bambini di due anni e
mezzo possono raccontare episodi avvenu-
ti sei mesi prima.
Ma che fne fanno quei ricordi? La mag-
gior parte di noi pensa che da adulti non li
possiamo rievocare semplicemente perch
sono troppo lontani, ma non cos. Li per-
diamo quando siamo ancora bambini. Ca-
role Peterson, psicologa della Memorial
university di Terranova, ha condotto una
serie di studi per cercare di determinare
let in cui questi ricordi svaniscono. Per
prima cosa, Peterson e i suoi colleghi hanno
chiesto a un gruppo di bambini tra i quattro
e i tredici anni di raccontare i loro tre ricordi
pi lontani. I genitori erano presenti per ve-
rifcare che fossero veri, e perfno i pi pic-
coli ricordavano cose successe quando ave-
vano circa due anni.
Dopo due anni hanno richiamato gli
stessi bambini per vedere se era cambiato
qualcosa. Pi di un terzo di quelli che aveva-
no almeno dieci anni ricordava ancora
quello che aveva raccontato durante il pri-
mo studio. Ma i pi piccoli, soprattutto i
bambini che allepoca avevano quattro an-
ni, avevano dimenticato tutto. Anche
quando cercavamo di aiutarli a ricordare,
dicevano: No, questo non mi mai succes-
so, mi ha raccontato Peterson. Avevamo
la prova dellamnesia infantile.
Sia nei bambini sia negli adulti, la me-
moria stranamente selettiva. In uno dei
suoi saggi, Peterson racconta la storia di un
ricordo dinfanzia che suo fglio aveva per-
duto. Quando aveva venti mesi lo aveva
portato in Grecia e il bambino si era entu-
siasmato alla vista di alcuni asini. In fami-
glia se nera parlato per almeno un anno.
Ma allepoca in cui aveva cominciato ad an-
dare a scuola, il bambino se nera completa-
mente dimenticato. Durante ladolescenza
gli avevano chiesto quale fosse il suo ricor-
do pi lontano. Invece degli asini, aveva ci-
tato un fatto successo poco dopo il viaggio
in Grecia, quando una donna gli aveva dato
tanti biscotti mentre suo marito faceva visi-
tare ai genitori la casa che volevano com-
prare. Peterson non capiva perch il fglio
ricordasse proprio quellepisodio. Era un
fatto senza nessuna importanza di cui non
si era pi parlato in famiglia.
Per cercare di capire perch certi ricordi
durano pi di altri, Peterson e i suoi colleghi
hanno condotto un altro studio e sono arri-
vati alla conclusione che la probabilit di
ricordare tre volte superiore se lepisodio
in questione ha suscitato una grande emo-
zione nel bambino. I ricordi strutturati
quelli nei quali i soggetti avevano chiaro
chi, che cosa, quando e perch avevano
cinque volte pi probabilit di fssarsi ri-
spetto a quelli frammentari. Eppure, strani
episodi di poca importanza come quello dei
biscotti rimangono ancorati nella mente, e
sono un motivo di frustrazione per chi cerca
di capire meglio il proprio passato.
I ricordi a lungo termine si formano gra-
zie allintervento di una serie di processi
biologici e psicologici, e la maggior parte
dei bambini non ha gli strumenti per azio-
narli. Il materiale grezzo della memoria le
immagini, i suoni, gli odori, i sapori e le sen-
sazioni tattili delle nostre esperienze di vita
sono registrati dalla corteccia cerebrale, la
sede delle nostre facolt cognitive. Perch
diventino ricordi, devono essere rielaborati
dallippocampo, la parte del cervello che si
trova sotto la corteccia cerebrale. Lippo-
campo non si limita a mettere insieme tutti
i segnali che arrivano dai nostri sensi per
formare un unico ricordo, ma collega anche
tutte quelle sensazioni ad altre simili che
sono gi immagazzinate del cervello. Ma
fno alladolescenza alcune parti dellippo-
campo non sono completamente sviluppa-
te, quindi il cervello di un bambino non rie-
sce a completare questo processo.
A livello biologico devono succedere
76 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
I miei fratelli mi hanno trascinata in
giro per la casa, mostrandomi dove
dormiva ognuno di noi. Ma io non
riuscivo a ricordare niente
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 77
molte cose prima che un ricordo sia imma-
gazzinato, aferma Patricia Bauer, psicolo-
ga dellEmory university. Bisogna stabiliz-
zarlo e a consolidarlo prima che svanisca.
come quando si fa la gelatina: si mescolano
gli ingredienti, si versa il tutto in uno stam-
po e si mette lo stampo in frigorifero. Ma se
nello stampo c un minuscolo foro, si pu
solo sperare che la gelatina il ricordo si
solidifchi prima di colare attraverso il bu-
co. Inoltre, i bambini piccoli non hanno
unidea precisa dello scorrere del tempo.
Passeranno anni prima che imparino a leg-
gere orologi e calendari, e quindi hanno
difcolt a collegare un evento a un mo-
mento e a un luogo specifco. Non hanno
neanche il lessico necessario per descriver-
lo, e senza propriet linguistica non posso-
no creare i nessi causali che, come ha ri-
scontrato Peterson, sono alla base di un ri-
cordo nitido. Non hanno neanche un senso
del s molto elaborato, che li aiuterebbe a
mettere insieme e a cucire brandelli di
esperienza in un racconto di vita.
Quindi i ricordi dei bambini sono desti-
nati a dissolversi. Nei primi anni producia-
mo una grande quantit di nuovi neuroni in
una zona dellippocampo chiamata giro
dentato, e continuiamo a farlo per il resto
della nostra vita, anche se non allo stesso
ritmo. Da un recente studio condotto da
Paul Frankland e Sheena Josselyn, neuro-
scienziati dellHospital for sick children di
Toronto, emerso che questo processo,
chiamato neurogenesi, pu efettivamente
provocare la distruzione dei ricordi inter-
rompendone i circuiti.
I nostri ricordi possono essere distorti
da quelli che altre persone hanno dello stes-
so evento o da nuove informazioni, soprat-
tutto quando sono simili a quelle che abbia-
mo gi immagazzinato. Per esempio, se
conosciamo qualcuno e ne ricordiamo il
nome, ma poi incontriamo una seconda
persona con un nome simile, ci confondia-
mo. Possiamo perdere i nostri ricordi anche
quando le sinapsi che collegano i neuroni si
deteriorano per via del disuso. Se non usa-
te mai un ricordo, quelle sinapsi saranno
usate per un altro scopo, spiega Bauer.
Quando il bambino cresce, i ricordi cor-
rono meno il rischio di essere distorti o di
andare distrutti. La maggior parte di quelli
che ci portiamo dietro per tutta la vita si
formata tra i 15 e i 30 anni, durante il cosid-
detto picco di reminiscenza, quando in-
vestiamo molte energie nellanalizzare il
nostro passato per cercare di capire chi sia-
mo. Gli eventi, le persone e la cultura di quel
periodo rimangono in noi e, secondo Bauer,
possono anche ofuscare il presente. Pen-
siamo che i flm, la musica, la moda, le ami-
cizie e le storie damore di quel periodo fos-
sero migliori di quelli di oggi. E cos via.
Naturalmente, alcune persone ricorda-
no la loro infanzia pi di altre. Sembra che
questo dipenda in parte dalla cultura fami-
liare. Uno studio condotto nel 2009 da Pe-
terson in collaborazione con Qi Wang, della
Cornell university, e Yubo Hou, delluniver-
sit di Pechino, ha rivelato che i bambini
cinesi hanno meno ricordi dinfanzia di
Berlino, 2013
78 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Scienza
quelli canadesi. Secondo i tre studiosi, que-
sta scoperta potrebbe avere una spiegazio-
ne culturale: i cinesi attribuiscono allindi-
viduo meno importanza dei nordamerica-
ni, quindi probabilmente perdono meno
tempo ad attirare lattenzione del bambino
su alcuni momenti della sua vita. I canade-
si, invece, rinforzano i ricordi personali e
mantengono attive le sinapsi che ne sono
alla base. Da uno studio condotto nel 2012
dalla psicologa Federica Artioli e dai suoi
colleghi delluniversit neozelandese di
Otago, emerso che i giovani che proven-
gono da famiglie italiane numerose hanno
ricordi pi lontani e dettagliati di quelli nati
in famiglie mononucleari, probabilmente
perch in casa se ne parlava pi spesso. Ma
non ci vuole necessariamente una famiglia
numerosa per rinforzare la memoria di un
bambino. Dalla ricerca di Bauer emersa
anche limportanza delle conversazioni
guidate, in cui gli adulti discutono gli even-
ti con i bambini e li invitano a contribuire al
racconto. Questo tipo di interazione con-
tribuisce ad arricchire la memoria a lungo
termine, dice Bauer. Il bambino impara a
ricordare le cose e a condividerle. Nel corso
di queste conversazioni impara a racconta-
re una storia.
Misteriose pagine bianche
Per tornare al parallelo con la gelatina, ho
sempre sospettato che nello stampo di mia
madre ci fosse un buchino pi piccolo del
mio, che le consentiva di trattenere le infor-
mazioni fno a quando non si consolidavano
nella sua memoria. Oltre che la mia infan-
zia e quella dei miei fratelli, sembrava ricor-
dare anche i suoi primi sei anni di vita. Ri-
cordava il giorno in cui il dottore le aveva
tolto lappendicite sul tavolo da cucina. Il
giorno in cui si era fatta la pip addosso a
scuola e le suore lavevano fatta tornare a
casa a piedi con un freddo tale che le si era-
no congelate le mutandine. Mi sono sempre
chiesta se i suoi ricordi fossero cos precisi
perch aveva vissuto esperienze terribili,
soprattutto in confronto a quelle della mia
infanzia. Oggi invece ho il sospetto che la
capacit di mia madre di raccontare la sto-
ria dei suoi primi anni fosse dovuta alla co-
stellazione di persone che lavevano circon-
data. La sua giovane madre, che era fuggita
da un matrimonio infelice per rifugiarsi con
le sue due bambine nellafollata casa del
fratello. E la sorella, che aveva tre anni pi
di lei e con la quale si era sempre scambiata
opinioni su tutto.
Forse nel mio stampo c un grosso bu-
co, ma mi chiedo anche se al momento del
mio arrivo la macchina dei racconti che rin-
forzano i ricordi non si fosse guastata. I miei
fratelli e le mie sorelle mi adoravano me lo
dicono e ci credo ma ormai erano troppo
occupati ad andare a cavallo, giocare a foot-
ball, vincere gare e mettersi nei guai per
parlare con una bambina. E a un certo pun-
to, tra la mia nascita e il momento in cui i
miei fratelli se ne sono andati, mia madre
ha avuto un esaurimento nervoso che lha
condotta in uno stato di depressione e ago-
rafobia durato ventanni. Andava a fare la
spesa solo se mio padre laccompagnava.
Quando eravamo a casa, passava molto
tempo nella sua stanza. Nessuno ha mai sa-
puto con esattezza quando fosse comincia-
ta la sua fuga dal mondo, ma devessere
successo quando ero molto piccola. Quello
che ricordo solo il silenzio.
I nostri primi tre o quattro anni di vita
sono misteriosi, esasperanti pagine bian-
che. Come diceva Freud, lamnesia infanti-
le ci nasconde la nostra prima infanzia e ce
la rende estranea. In quel periodo avviene
la transizione da quello che mio cognato
defnisce un fagotto con il cervello a un
essere umano senziente. Se non riusciamo
a ricordare molto di quegli anni, le cose suc-
cesse sono veramente importanti? Se nella
foresta del nostro primo sviluppo caduto
un albero e non avevamo gli strumenti co-
gnitivi per immagazzinare quel ricordo nel-
la memoria, ha comunque contribuito a fa-
re di noi quello che siamo?
Bauer crede di s. Anche se non li ricor-
diamo, nel bene o nel male quei primi
eventi infuiscono sul modo in cui perce-
piamo noi stessi, gli altri e il mondo in ge-
nerale. Per esempio, abbiamo unidea pre-
cisa di cosa sono gli uccelli, i cani, i laghi e
la montagne anche se non conserviamo il
ricordo delle esperienze che ci hanno per-
messo di costruire quellidea. Non ci ri-
cordiamo di essere andati a pattinare sul
ghiaccio con lo zio Henry, ma sappiamo
che pattinare e andare a trovare i parenti
divertente, mi ha spiegato Bauer.
Non siamo la somma dei nostri ricordi,
almeno non del tutto. Siamo anche la storia
che ci siamo costruiti, il nostro racconto
personale che interpreta e assegna un signi-
fcato alle cose che ricordiamo e a quelle
che gli altri ci dicono di noi. I risultati di una
ricerca condotta da Dan McAdams, psico-
logo della Northwestern university e autore
del libro The redemptive self, fanno pensare
che questi racconti infuiscano sul nostro
comportamento e contribuiscano a traccia-
re la mappa del nostro futuro. Particolar-
mente fortunati sono quelli che hanno una
storia di redenzione che gli permette di ve-
dere come colpi di fortuna anche le avversi-
t del passato.
Quindi la nostra storia non solo una
serie di fatti incisi su una tavola di pietra.
il racconto mutevole che alla base di buo-
na parte delle terapie basate sulla parola. E
un aspetto consolante della vecchiaia che
le nostre storie migliorano. Per qualche
motivo, quando invecchiamo tendiamo ad
accentuare gli aspetti positivi, dice McA-
dams. Siamo pi disposti a vedere il mon-
do con gli occhiali rosa. Diamo una lettura
pi ottimistica dei nostri ricordi.
Non posso costringermi a ricordare la
mia infanzia con i miei fratelli ancora in ca-
sa e mia madre prima dellesaurimento, ma
posso usare la lente dellet e le ricerche de-
gli studiosi della memoria per tracciare su
quelle pagine bianche una storia che non
mi dia la sensazione di averla perduta.
Per natura sono fduciosa e ottimista.
Spesso ho considerato queste caratteristi-
che dei preoccupanti segni di debolezza
intellettuale, ma ho capito che posso sce-
gliere di interpretarle come un modo di ve-
dere il mondo plasmato da tutte le espe-
rienze infantili piacevoli che ho dimentica-
to. Non me ne ricordo, ma posso immagi-
narmi sulle ginocchia dei mie fratelli che mi
leggono una storia o mi mostrano un gam-
bero di lago che agita le chele. Posso imma-
ginarmi sulle loro spalle, con le mani nei
loro capelli ricci. Posso immaginare che mi
leggono pazientemente la poesia La notte
prima di Natale. Qualcuno deve averlo fatto
perch mia madre mi ha detto che a due an-
ni ero in grado di recitare lintera poesia.
Neanche loro se ne ricordano, perch
allepoca erano adolescenti impegnati a in-
contrare le persone che avrebbero defnito
il loro senso del s negli anni successivi. Ma
posso immaginare e ricostruire, per me e
per loro. Perch, visti i nostri rapporti afet-
tuosi di oggi, nel nostro passato devesserci
stata tanta dolcezza. Ne abbiamo solo di-
menticato i dettagli. ubt
Anche se non li ricordiamo, nel bene
o nel male i primi eventi della nostra
vita infuiscono su come percepiamo
noi stessi e la realt circostante
80 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Portfolio
Paese nero,
citt rossa
Il fotografo Jens Olof Lasthein ha documentato la
vita quotidiana a Charleroi, in Belgio. Tra vecchie
fabbriche e miniere, scrive Christian Caujolle
D
opo la caduta del muro di
Berlino e il crollo del bloc-
co comunista, il fotografo
svedese Jens Olof Lasthein
ha capito che quel cambia-
mento politico avrebbe avuto una grande
infuenza sulla nostra visione del mondo.
Era evidente che la frontiera dellEuropa si
sarebbe spostata verso est e che il concetto
stesso di Europa occidentale, centrale
allepoca della guerra fredda, avrebbe per-
so il suo signifcato.
Cos Lasthein, cresciuto in Danimarca,
ha deciso di percorrere da nord a sud que-
sta nuova frontiera, priva di una demarca-
zione ufciale ma molto concreta, che va
dal mar Bianco al mar Nero. Un progetto
durato sei anni, dal 2001 al 2007, seguen-
do il ritmo dei fnanziamenti che il fotogra-
fo riusciva a ottenere. Alla fne Lasthein
riuscito a portare a termine White sea, black
sea (Dewi Lewis Publishing 2008), che
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 81
stato esposto e proiettato in molti festival
e musei ed diventato anche un libro.
In occasione della presentazione di
questo lavoro al museo della fotografa di
Charleroi, il direttore Xavier Cannone ha
proposto a Lasthein un progetto sulla citt
belga da cui nato il volume Home among
black hills. Unidea particolarmente felice,
se si considera che lapproccio del fotogra-
fo nei confronti dello spazio, sia urbano sia
rurale, basato su una grande curiosit per
le relazioni umane, una curiosit che non
82 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
Portfolio
giudica e non compatisce. La scelta del
colore su pellicola, con particolare atten-
zione alla luce e alla possibilit di compor-
re la materia attraverso le tinte tipica di
un metodo documentario. Ma la sorpresa
la decisione di usare il formato panora-
mico per allargare il campo visivo, mo-
strando le persone nel loro contesto e per-
mettendoci di vedere le cose in modo di-
verso. Una scelta fondamentale per afron-
tare un territorio fotografco gi esplorato
in passato ma pieno di trappole, stereotipi,
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 83
buoni sentimenti e nostalgia.
Sono venuto a Charleroi per la prima
volta nel 2010 e ho scoperto la citt attra-
verso i vetri appannati di unautomobile
che percorreva le strade soprelevate, rac-
conta Lasthein. Poi sono andato in giro a
parlare con la gente e ho ascoltato le storie
sul paese nero, la regione delle miniere di
carbone che circonda Charleroi, e sulla
citt rossa, chiamata cos per i rifessi pro-
venienti dalle vecchie acciaierie che lavo-
ravano giorno e notte. Tutto questo mi ha
Portfolio
84 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
incuriosito. Cos ho deciso di tornarci per
un periodo pi lungo. Ho parlato con gli
abitanti, ho imparato molte cose sulla citt
di un tempo e su quella contemporanea, e
sulle ondate migratorie di aspiranti mina-
tori provenienti dallEuropa meridionale,
dal Nordafrica e da altre regioni del mon-
do. Mi hanno raccontato di quando a
Charle roi cera lavoro per tutti e poi della
depressione seguita alla chiusura delle mi-
niere e delle fabbriche. Tutti questi cam-
biamenti si percepiscono girando per le
strade della citt.
La Charleroi rappresentata da Las-
thein, racchiusa in ampi rettangoli che non
cadono mai nel formalismo, e che mostra-
no la capacit del fotografo di anticipare
visivamente le situazioni e comporle con
le persone nello spazio, unopera ecce-
zionale. Non solo perch Lasthein dimo-
stra come sia possibile fare un reportage
usando la fotografa panoramica, ma so-
prattutto perch risulta discretamente e
incredibilmente autentico nei toni. Charle-
roi non certo frivola ed esaltante con i
suoi mattoni opachi, le prospettive poco
accoglienti, i giovani che si annoiano per
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 85
strada, i disoccupati al bar, i terreni incolti,
le automobili guaste, gli immigrati in cerca
di lavoro, le solitudini, le fabbriche abban-
donate e la centrale nucleare. Ma non su-
scita disperazione perch risulta umana
nello sguardo di un fotografo che ha cerca-
to di entrare in contatto con le persone. Le
immagini, contraddistinte da una scelta
perfetta della luce e del colore, mostrano
una societ in evoluzione, in cui si incon-
trano rocker operai e giovani immigrati. Ci
sono scene statiche che diventano dinami-
che guardando lontano, in fondo allim-
magine, per scrutare i dettagli.
Spirito unico
In questi ultimi anni la citt cambiata
molto e gli abitanti sono preoccupati per il
futuro, spiega Lasthein. Le autorit stan-
no cercando di dare a Charleroi una nuova
immagine. Vogliono attirare le aziende e i
ricchi per creare una citt pi moderna con
aftti pi alti. Per fortuna questa volont di
cambiamento tiene conto di chi vive qui, di
chi ha dentro di s lo spirito unico e real-
mente internazionale di Charleroi. Il libro
Home among black hills non solo unesplo-
razione fotografca e umana profonda, ma
anche un modo per ricordare una regione
mitica per la storia operaia, quella dellin-
dustria pesante, della siderurgia, che ha
visto gli immigrati arrivare a ondate per poi
integrarsi, costruendo una cultura che il
fotografo registra senza lasciarsi impietosi-
re dalla povert, reale, della popolazione.
Le parole di Lasthein sono autentiche,
come le sue fotografe: Fin dal primo gior-
no sono rimasto colpito dalla citt. A
Charle roi ho ritrovato la mia Russia, la mia
Europa orientale. La luce, i muri di mattoni,
le fabbriche: tutto diverso ma al tempo
stesso simile. Ed facile parlare con gli abi-
tanti e fare amicizia, se si ha voglia di ascol-
tare. Cos anche fotografare diventa meno
impegnativo. Charleroi calda e molto
umana. La vera differenza con lest che
qui gli immigrati sono la maggioranza.
Questo crea una superfcie irregolare, con
delle asperit. Quelle della storia. u adr
IL LIBRO E LA PROIEZIONE
Il libro Home among
black hills (Journal
2014) contiene le foto-
grafe a colori scattate
da Jens Olof Lasthein
a Charleroi, in Belgio.
Le immagini sono ac-
compagnate dai testi di Lasthein, Samir Nya e
Manolo Calvo. Il lavoro sar proiettato da Chri-
stian Caujolle a Ferrara il 3 ottobre.
86 Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014
D
urante il fne settimana
il cuore pulsante della
scena underground
della Malesia setten-
trionale batte in un pa-
lazzo malconcio sul
trafcato lungomare di Pengkalan weld, a
Georgetown. La sua cassa toracica il
Soundmaker, un buio loft dove i giovani
sbandati e rocchettari dellisola di Penang
si radunano per scaricare la frustrazione,
uno spazio per concerti, prove e registrazio-
ni. Durante la settimana invece, quando le
teste calde dellisola languono in ufcio da-
vanti a una scrivania, a mantenere in vita il
locale c solo Cole Yew.
Yew, un malese di etnia cinese, magro e
tatuato, ha 33 anni e viene da Brinchang,
nella zona poco rock e molto agricola di Ca-
meron Highlands. Da otto anni tiene viva la
subcultura underground dellisola di Pe-
nang, la seconda area urbana del paese,
dove prima del suo arrivo non cera molto
fermento musicale. Non era sempre stato
cos: negli anni sessanta la Malesia e Pe-
nang potevano vantare un gran numero di
gruppi rock, conosciuti come la brigata
kugiran. Suonavano un mix tra il surf rock
in stile Shadows e il sound britannico inven-
tato dai Beatles e dai Rolling Stones.
Negli anni settanta gli Alleycats, una
band di Penang di etnia mista sino-indiana,
si fecero conoscere allestero frmando con
la Universal e trasferendosi a Hong Kong, la
mecca dellintrattenimento asiatico. I pro-
blemi cominciarono negli anni ottanta,
quando lheavy metal e il punk piantarono
il seme della ribellione musicale, fno alla
stagione delle vacche magre degli anni no-
vanta e duemila causata dalla pirateria e
dalla scomparsa delle etichette discograf-
che e dei locali di musica dal vivo.
Abbiamo aperto il Soundmaker per of-
frire uno spazio alle band alternative loca-
li, spiega Yew mentre si rolla una sigaretta
di tabacco importato. La famma dellac-
cendino illumina una cresta di capelli e un
viso smagrito che lascia trasparire anni di
esperienza nellartigianato musicale. Yew
ha organizzato centinaia di concerti e dj set
alternativi, suona la chitarra negli Hui Se Di
Da (alferi dellavantgarde-post rock male-
se) e gestisce il Soundmaker. Tutti lo consi-
derano il vero mecenate della scena musi-
cale di Penang.
Ingaggio tutti quei gruppi alternativi
ed estremi che non riuscirebbero mai a sali-
re sugli altri palchi dellisola, spiega in una
piccola sala del Soundmaker nascosta tra la
sala concerti e lo studio di registrazione.
qui che Yew ha piazzato il mixer e il compu-
ter con cui ha registrato una quantit infni-
ta di demo e album di gruppi underground.
Ed sempre qui che prepara i suoi eventi
del fne settimana. Questanno abbiamo
inaugurato la rassegna Rebel gigs del ve-
nerd. Lidea promuovere un incontro al-
ternativo, rimediare allassenza di spazi per
la musica tosta e dare ai gruppi un palco per
Gestisce uno dei locali pi noti
della scena underground
di Penang. Deve combattere
con le divisioni etniche e le
campagne delle autorit
islamiche contro la musica
del diavolo
Marco Ferrarese, Roads & Kingdoms, Stati Uniti
suonare e pubblicizzare i loro dischi. Nel
giro di quattro mesi sono arrivati gruppi da
tutta la Malesia, spiega mentre armeggia
con la sua tabacchiera metallica per rollare
unaltra sigaretta.
In Malesia, uno stato multietnico e mul-
tireligioso a maggioranza musulmana, gli
sforzi di Yew hanno unimportanza partico-
lare. Lattivit del Soundmaker un antido-
to al ministero per lo sviluppo islamico della
Malesia (Jakim), che perseguita i rocker ac-
cusandoli di essere adoratori del diavolo.
Lo Jakim ha proibito lheavy metal, arresta-
to diversi ragazzi, perquisito locali e negozi
di dischi e accusato dimmoralit lintera
scena underground.
Poi c il problema dei soldi: in Malesia
gli strumenti musicali sono soggetti a pe-
santi dazi doganali, e il pubblico si aspetta,
come in tutto il resto del mondo, che lin-
gresso ai concerti underground costi poco.
La polizia venuta una sola volta e per for-
tuna non ci sono state conseguenze. Quello
che mi stupisce che la gente qui non ha an-
cora capito che deve partecipare ai concerti
e pagare il biglietto se vuole pi qualit.
Senza questo tipo di sostegno minimo, pre-
sto saremo costretti a chiudere, spiega Yew
con tono amaro.
Il problema nasce in parte dalla frattura
tra il punk e lheavy metal, lo yin e lo yang
della subcultura musicale. A complicare le
cose c il fatto che nella Malesia multietni-
ca anche la scena musicale profondamen-
te divisa: la maggioranza malese, insieme a
una parte della minoranza indiana, apprez-
za le sonorit occidentali pi estreme (Car-
cass, Napalm Death e Insect Warfare),
mentre i cinesi preferiscono il post rock
(Mogwai e Sigur Ros) mescolato con il rock
importato dalla Cina, da Hong Kong e da
Taiwan. Il risultato contiene tracce di
postrock, punk e postmetal ed cantato ge-
neralmente in mandarino per un pubblico
1981 Nasce a Brinchang, in Malesia.
Fine anni novanta Frequenta
luniversit a Kuala Lumpur e comincia ad
appassionarsi alla musica.
2006 Si trasferisce a Penang e apre il
Soundmaker.
Biografa
Cole Yew
Punk malese
Ritratti
Internazionale 1071 | 3 ottobre 2014 87
cinese. Un caso abbastanza unico di etno-
centrismo musicale del sudest asiatico.
Questa scena alternativa sino-malese si
sviluppata nella seconda met degli anni
novanta a Kuala Lumpur grazie al lavoro di
persone come Mak Wai Hoo e alla sua eti-
chetta Soundscape. dalla newsletter di
Soundscape che Yew ha imparato i rudi-
menti del mestiere prima di trasferirsi a
Penang, quando era uno studente di Kuala
Lumpur. Devo ringraziare Mak e i suoi
amici per avermi aiutato a diventare la per-
sona che sono oggi. normale, consideran-
do la spaccatura sociale di questo paese,
spiega. I cinesi imparano da altri cinesi.
Caleidoscopio tropicale
A Penang per la situazione particolare.
Oltre a essere un punto caldo dellopposi-
zione politica, lisola anche lunico stato
della Malesia a maggioranza cinese. Fin
dallottocento, quando era un importante
centro coloniale britannico, Penang stata
un porto franco commerciale e ospita da
sempre gruppi etnici e culturali diversi. Ma-
rinai e avventurieri europei, uomini dafari
cinesi, immigrati armeni, braccianti tamil e
punjabi e i gruppi misti sino-malesi del Pe-
ranakan compongono un bizzarro caleido-
scopio tropicale. Questa una piccola iso-
la-stato con una piccola scena musicale che
spinge la gente a mescolarsi pi che nelle
altre zone della Malesia. Eppure sono pochi
i non cinesi che frequentano i concerti rock
cinesi. Lo stesso vale per il pubblico del
punk e del rock: le persone non si sostengo-
no a vicenda, e alla fne sono gli organizza-
tori e i manager a dover sudare per mante-
nere la barca a galla, spiega Yew.
Gestire il Soundmaker non facile. Yew
deve pagare laftto, comprare le attrezza-
ture e mantenere gli spazi puliti e funziona-
li. Prima di riuscire a fnanziarsi con il rica-
vato dei concerti, Yew ha dovuto fare un al-
tro lavoro per anni. Finalmente sto comin-
ciando a vedere qualche guadagno, ma non
basta mai. Gli amplifcatori si rompono, le
tubature perdono, dobbiamo combattere
con le termiti nei muri. Yew mi mostra un
muro decrepito e mi spiega che durante la
stagione delle piogge lacqua fltra dal tetto
e cade sul palco.
Grazie al suo ingegno e alla passione per
il fai-da-te, Yew ha trasformato un palazzo
cadente nel locale underground pi alla
moda di Penang. Ha costruito un piccolo
bar, ha sostituito il sistema di illuminazione
e ha chiesto agli artisti locali di decorare i
muri con dei grafti. Il Soundmaker co-
me un puzzle che sto componendo pezzo
dopo pezzo. Appena incasso un po di soldi
li investo per migliorare il locale. Abbiamo
gi fatto tanto, e la gente comincia a vedere
la diferenza. Oggi i gruppi vogliono suona-
re da noi perch abbiamo unamplifcazione
adeguata e una buona reputazione, mi
spiega mentre sistema delle casse di birra
nel retro del bar.
In fondo la scena underground di Pe-
nang ha avuto pi fortuna rispetto a tante
altre, perch in un paese devastato dalla
corruzione il suo mentore una persona
profondamente integra. Nonostante gli
ostacoli, Yew convinto che il rock possa
ricoprire un ruolo fondamentale nel forma-
re la societ malese. Ho sempre creduto
che la musica pu cambiare il mondo. Ma
bisogna lavorare duro. u as
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Viaggi
gorilla il pi grande miracolo della preser-
vazione moderna. Ma stato ottenuto a
carissimo prezzo: pi di 140 ranger sono
morti per difendere la riserva durante il
confitto congolese.
Raggiungere il Virunga non semplice.
La via pi agevole arrivare in aereo a Kiga-
li, la capitale del Ruanda, e fare tre ore di
taxi fno a Goma, che si trova appena oltre il
confne della Repubblica Democratica del
Congo. Qui le autorit del parco si occupa-
no dei visti e del trasferimento a Rumanga-
bo, il quartier generale del Virunga. Per ve-
dere i gorilla io e due compagni di viaggio
facciamo unora e mezza di strada a bordo
di una jeep per arrivare al nuovo accampa-
mento di Bukima. Siamo i primi ospiti e ci
sono ancora i lavori in corso, ma c una vi-
sta magnifca su una vallata rigogliosa e su
tre vulcani del parco: il Mikeno, ormai spen-
to, il Nyiragongo e il Nyamuragira, che in-
vece sono ancora attivi. Dal 1880 hanno
eruttato pi di settanta volte e tre volte solo
in questo secolo. Dai crateri si alzano nuvo-
le di vapore bianco.
Il patriarca
Il mattino seguente i ranger armati si pre-
sentano allalba e stabiliscono le regole: re-
state a sei metri di distanza dai gorilla; in-
dossate delle mascherine per non infettarli;
evitate di guardarli negli occhi e non fate
foto con il fash. La visita dura solo unora.
Ci sono gorilla di montagna anche in Ruan-
da e in Uganda, che sono meno selvatici e
attirano molti pi turisti. Qui nella Rdc, in-
vece, li avremo tutti per noi. Attraversiamo
la valle lasciandoci alle spalle capanne di
fango e bamb con tetti di foglie di banano,
donne che arano campi di patate e fagioli, e
bambini scalzi. Dopo unora raggiungiamo
la foresta ai piedi del Mikeno e cominciamo
a risalire il letto di un fume prosciugato. At-
traversiamo una galleria di alberi, felci, viti
e liane. Mezzora dopo ci raggiungono altri
tre ranger che ci dicono di mettere le ma-
scherine. Mentre le indossiamo si sente un
fruscio che proviene dalla ftta vegetazione.
Poco dopo spunta un giovane gorilla ma-
schio. Restiamo a bocca aperta mentre ci
osserva con calma e poi se ne va correndo a
quattro zampe.
Lora successiva indimenticabile. Ve-
diamo un adulto di 180 chili di nome Nya-
kamwe, il patriarca di un gruppo di nove
gorilla, che mastica delle foglie con aria in-

difcile dire quale sia lespe-
rienza pi incredibile: fermar-
si di notte sulla cima di un vul-
cano per guardare la lava nel
cratere, come una visione
fammeggiante dellAde, o sta-
re a pochi metri da un gorilla di montagna
in una foresta e percepire lintelligenza nei
suoi occhi. Fortunatamente non pi ne-
cessario scegliere perch dopo ventanni di
confitti tornata una fragile pace nelluni-
co posto al mondo dove possibile fare en-
trambe le cose: il parco nazionale Virunga,
nella Repubblica Democratica del Congo
(Rdc).
La zona meridionale del parco naziona-
le pi antico dellAfrica 7.800 chilometri
quadrati di montagne innevate, ghiacciai,
savane, paludi, fumi, laghi e vulcani sta
gradualmente riaprendo ai turisti, anche se
obbligatorio farsi scortare dai ranger ar-
mati. Non ancora un posto per tutti, ma
permette ai viaggiatori pi coraggiosi di
scoprire un territorio incontaminato che
non ha uguali sulla terra. Il parco ofre la
possibilit di ammirare un terzo dei circa
novecento gorilla di montagna superstiti
sul pianeta. Durante gli anni della guerra
sono morti migliaia di elefanti e di ippopo-
tami del Virunga, ma i gorilla (a rischio di
estinzione) sono raddoppiati. In parte per-
ch non erano nelle mire dei bracconieri,
ma soprattutto perch i coraggiosi ranger
del Virunga sono andati ogni giorno nella
giungla per controllarli, a volte anche senza
il permesso delle milizie.
Il belga Emmanuel de Merode, direttore
del parco, ha defnito la sopravvivenza dei
Tra vulcani
e gorilla
Martin Fletcher, Financial Times, Regno Unito
Dopo ventanni di confitto,
la Repubblica Democratica
del Congo si apre al turismo.
Alla scoperta del parco
nazionale Virunga
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curante. I maschi pi giovani si battono il
petto per impressionarci. Le madri badano
ai loro cuccioli mentre i gorilla pi piccoli si
azzufano per gioco, oltre a fare salti morta-
li, arrampicarsi sugli alberi e rotolarsi. Alcu-
ni ci sforano e uno di loro fa una piroetta
davanti a noi. Per rassicurarli le guide fanno
un verso a met tra un grugnito e una schia-
rita di gola.
La cosa pi stupefacente dei gorilla la
Documenti Il visto turistico per la
Repubblica Democratica del Congo, che
costa 85 euro, va chiesto allambasciata
prima della partenza.
Arrivare Il prezzo dei voli dallItalia per
Kigali (Turkish Airlines, Ethiopian, Brussels
Airlines) parte da 540 euro a/r. Dalla
capitale del Ruanda si pu raggiungere con
un taxi la citt di Goma, nella Repubblica
Democratica del Congo, e da l arrivare
al parco nazionale Virunga.
Il parco Safari collection ofre
unescursione di quattro giorni con una
guida al parco nazionale per 3.450 dollari
(2.700 euro) a persona. Il prezzo comprende
i trasferimenti da Kigali, i permessi,
lalloggio e il cibo (thesafaricollection.com).
Leggere Jefrey Tayler, In Congo, Neri
Pozza 2003, 8 euro.
La prossima settimana Viaggio
a Capo Verde, nella citt di Mindelo, dov
nata la cantante Cesria vora. Avete
suggerimenti su tarife, posti dove dormire,
mangiare, libri? Scrivete a viaggi@
internazionale.it.
Informazioni
pratiche
RDC
150 km
RUANDA
UGANDA
Goma
Kigali
Kampala
Kisangani
Lago
Vittoria
Vulcano
Nyiragongo
Parco Nazionale
Virunga
Lago
Tanganika
loro somiglianza con agli esseri umani: non
solo gli occhi e le espressioni del viso, o
labilit con cui usano le dita e i pollici, ma
anche il loro comportamento.
Sono afettuosi, irritabili, teneri, protet-
tivi, annoiati, dispettosi, estroversi. Ogni
volta che vedo dei gorilla rimango colpito
dalla loro umanit, dice Mikey Carr-Hart-
ley, la guida che ha organizzato la visita al
Virunga. Naturalmente i gorilla sono tra i
parenti pi prossimi delluomo: le due spe-
cie si sono separate circa nove milioni di
anni fa.
La notte ci godiamo il relativo lusso del
Mikeno lodge, che si trova in cima a una col-
lina nei campi intorno al quartier generale
del parco, a Rumangabo. Il lodge stato
inaugurato nellottobre del 2011 durante
una tregua, ma ha dovuto chiudere tempo-
raneamente appena sei mesi dopo, quando
i ribelli del Movimento 23 marzo (M23) han-
no ripreso i combattimenti. Il personale del
parco stato costretto a rifugiarsi nella can-
tina dei vini. Veniamo accolti da Richard e
Gilly Thornycroft, due agricoltori espro-
priati dello Zimbabwe che oggi gestiscono
il lodge. Ceniamo su un grande terrazzo con
vista su una pianura boscosa.
Poi ci ritiriamo nei nostri bungalow con
i tetti di paglia. Un cartello avverte: Se sen-
tite colpi darma da fuoco prolungati restate
nel vostro bungalow e spegnete le luci. In
Repubblica Democratica del Congo. Il vulcano Nyiragongo
Viaggi
caso di grave pericolo i ranger verranno a
prendervi. Una decina di milizie occupano
ancora la parte centrale e settentrionale del
parco.
Il giorno dopo ci alziamo presto per sca-
lare il Nyiragongo: siamo i primi dopo la
resa dellM23 nel novembre del 2013. Per
raggiungere il punto di partenza prendia-
mo quella che un tempo era una strada
asfaltata e che oggi un percorso fangoso,
costeggiato da piante esotiche, dove sin-
contrano baracche di legno senza acqua n
corrente elettrica. Non c niente di con-
venzionale in Congo, niente di occidentale
e omologato. Incrociamo pochissime auto
e qualche vecchio camion carico di perso-
ne e merci.
Lungo la strada vediamo mercati ani-
mati, donne con abiti colorati che portano
verdure sulla testa, persone che cantano e
ballano davanti a chiese improvvisate. In-
contriamo anche bambini che giocano a
calcio con palle fatte di buste di plastica
arrotolate. Ci sono uomini che trasportano
grandi cataste di legno o enormi sacchi di
carbone sui chukudus, delle specie di mo-
nopattini di legno che si vedono solo in
questo piccolo angolo del paese. Attraver-
siamo diversi posti di blocco dellesercito
(la zona ancora militarizzata) e anche il
punto dove ad aprile un gruppo di uomini
armati ha tentato di uccidere de Merode in
un agguato. Ai piedi del Nyiragongo ci rag-
giungono sette ranger armati di mitraglia-
tori Ak-47 per difenderci dai ribelli delle
Forze democratiche per la liberazione del
Ruanda (Fdlr), ancora accampati sulla pa-
rete opposta del vulcano. Ci sono anche
dieci portatori, la maggior parte indossa
dei semplici sandali di plastica. Portano
tende, sacchi a pelo, viveri e acqua. una
scena imbarazzante. Sembra di essere tor-
nati indietro nel tempo, nellottocento,
allepoca degli esploratori David Living-
stone o Henry Morton Stanley.
Cincamminiamo in salita in mezzo a
unafosa foresta tropicale, attraverso campi
di lava friabile che si depositata con leru-
zione del Nyiragongo del 2002. Ora questi
percorsi sono coperti di fori fno al cratere
nero e spoglio. Pi si sale e pi le valli ricche
di vegetazione si allontanano, la tempera-
tura si abbassa e lascesa diventa ripida. Per
cinque ore avanziamo faticosamente in
mezzo alle nuvole fno a quando, a 3.740
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metri, la lava spaccata e appuntita termina
improvvisamente in un bordo frastagliato
oltre il quale le pareti del vulcano sprofon-
dano in un enorme cratere pieno di foschia
e vapori. come arrivare al confine del
mondo. Da qualche parte, in basso, in mez-
zo al bianco denso e vorticoso del vapore
sale un ruggito come di mare in tempesta.
Si sente lodore dello zolfo, in mezzo a zaf-
fate di aria calda e colonne di vapore che
spuntano dalle fessure sulle pareti. Del pi
grande lago di lava sul fondo del cratere,
per, non riusciamo a vedere nulla. una
delusione, ma non c tempo di abbattersi.
Sta arrivando il buio, si sta alzando il vento
e il freddo pungente.
Lava e vapore
Le otto vecchie capanne per turisti costruite
su una spianata poco sotto il cratere non so-
no pi abitabili, anche se il parco le sta re-
staurando: i soffitti sono crollati e i fumi
sulfurei del vulcano hanno corroso le strut-
ture in acciaio. Cos decidiamo di piantare
le tende l vicino, di indossare tutti i vestiti
che abbiamo e di riscaldare il cibo su un
fuoco acceso con la carbonella. A vigilare
sulle operazioni ci sono anche due corvi ne-
ri, le uniche altre forme di vita su questa ci-
ma desolata. Poco distante, incastrata a
martellate nella lava, una croce fatta con
spranghe di ferro ricorda una signora cinese
precipitata nel cratere nel 2007. A un certo
punto notiamo un bagliore arancione nel
cielo notturno. Ci arrampichiamo sul bordo
del cratere, guardiamo in basso e trattenia-
mo il fato sbigottiti. La foschia si diradata.
In fondo al cratere un grande calderone di
magma bolle nelloscurit. La superfcie
striata di profonde venature rosse e rime-
stata da fontane di lava fusa che schizzano
verso lalto. Il lago sembra quasi vivo, ribol-
lente di una specie di energia malevola. L
sotto vive il diavolo, dice un portatore.
Stiamo a guardare rapiti fnch il freddo
ci costringe a tornare verso il tepore delle
nostre tende e dei nostri sacchi a pelo.
Quando ci svegliamo, allalba, la foschia
tornata. Ci sporgiamo dallorlo del cratere
ma non riusciamo a vedere nulla. come
se la visione fammeggiante di questa notte
fosse stata un sogno. Mentre cominciamo
la lunga discesa ci rendiamo conto che lo
stesso Virunga un po come un lago di la-
va: una meraviglia visibile al mondo ester-
no solo in modo fuggevole e incantato. Per
ora aperto, ma chiss se la pace durer e
se i guerriglieri allontaneranno (o i gorilla
attireranno) i visitatori di cui questo parco
nazionale bellissimo, ma a corto di fnan-
ziamenti, ha cos tanto bisogno. ufas
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Repubblica Democratica del Congo.
Nel parco nazionale Virunga
Qui tutti lo chiamano la bestia.
Questo treno merci con il tetto carico di migranti provenienti dallAmerica centrale, in fuga dalla miseria e dalla violenza, fa scalo a Ixtepec, una citt nel sud del Messico.
Candele su bottiglie, in memoria dei compagni assassinati. Questa sera si deciso, dopo lappello del poeta Javier Sicilia, di cominciare una marcia di protesta ino al Messico.
I viaggiatori partiti per cercare lavoro negli Stati Uniti attraversano il paese cercando di non addormentarsi
per non cadere sui binari. Hanno tra gli 11 e i 35 anni. Alcuni hanno gi cercato di emigrare, ma sono stati
fermati e riportati alla frontiera. Altri si avventurano per la prima volta fuori dal loro paese.
Qualcuno passer la notte in uno dei 52 rifugi gestiti dai cattolici. Questo diretto da padre Alejandro
Solalinde, che offre ai migranti accoglienza per la notte, al riparo dai pericoli.
In questa regione si aggirano i famosi Zetas. Il gruppo formato da ex uomini delle forze speciali dellesercito
messicano che oggi guidano il cartello della droga pi violento del paese. Sfruttano le persone che transitano
sul loro territorio, ricattano i migranti, li sequestrano il tempo necessario a chiamare le famiglie per il riscatto.
A volte li violentano, li mutilano. Spesso li uccidono.
Oltre agli Zetas, ci sono i militari e gli agenti dellimmigrazione: tutti pericoli da scansare lungo il cammino
ino alla frontiera con gli Stati Uniti. L