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Strada Maestra 56 PDF
Strada Maestra 56 PDF
MARIO GANDINI
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Raffaele Pettazzoni 6-11-2007 12:03 Pagina 95
Indice
98 Avvertenza
99 Sigle e abbreviazioni
101 Lavori e impegni principali dei primi anni Quaranta
101 Per l’antologia mitologica della Utet (prima metà degli anni Quaranta)
105 Su miti e leggende dell’Oceania (prima metà degli anni Quaranta)
106 Su miti e leggende dell’Australia (prima metà degli anni Quaranta)
107 Su miti e leggende dell’America Settentrionale (prima metà degli anni Quaranta)
108 Su miti e leggende dell’Africa (prima metà degli anni Quaranta)
110 Su Sarapide e Cerbero (1941)
113 Continua il discepolato di de Martino (inverno-primavera 1941)
114 Alla Farnesina (gennaio-febbraio 1941)
115 Nel Comitato di studi peruviani (1941)
115 Per il Vocabolario della lingua italiana (primi mesi del 1941)
116 Impegni, incontri, contatti vari dei primi mesi del 1941
118 Un articolo per La Vittoria (marzo 1941)
118 Presidente dell’Istituto italiano di antropologia (1941-1943)
119 Alla Farnesina (marzo-aprile 1941)
120 Per Momolina Marconi (marzo-aprile 1941)
121 I primi rapporti con p. Luigi Vannicelli (primavera 1941)
122 All’adunanza annuale dell’Istituto italiano di antropologia (26 aprile 1941)
124 Sulle radici religiose dell’eroismo nella storia d’Italia (1941-1943)
127 Nel maggio 1941
129 Un articolo per la Rivista d’Albania (maggio 1941)
129 Sulla nuova teoria di Alberto Carlo Blanc (maggio-giugno 1941)
130 Alla Farnesina (maggio-giugno 1941)
131 Alla ricerca di fonti italiane sui popoli primitivi (anni Quaranta)
133 Ad un’adunanza straordinaria dell’Istituto italiano di antropologia (31 maggio 1941)
133 I rapporti con Vinigi Lorenzo Grottanelli negli anni Quaranta
134 Per un Istituto universitario per le civiltà primitive (giugno 1941)
134 I primi rapporti con Stig Wikander (estate 1941)
135 I primi rapporti con Adolf Ellegard Jensen (estate-autunno 1941)
136 Il caso Nardi (estate-autunno 1941)
137 Ancora il discepolato di de Martino (estate-autunno-inverno 1941)
138 Per l’insegnamento dell’Americanistica precolombiana e primitiva (estate-autunno 1941)
138 Nell’estate 1941
140 In aiuto di Bruno Cicognani alle prese con Pico della Mirandola (estate-autunno 1941)
141 Per un viaggio in Germania (luglio 1941-marzo 1942)
144 Ancora per un Istituto universitario per le civiltà primitive (settembre - dicembre 1941)
146 Una “Meinung” su Paideuma (settembre 1941)
146 Un altro scambio epistolare con Alberto Carlo Blanc (settembre - dicembre 1941)
146 Continuano i rapporti con Pietro Scotti (1941-1942)
147 Nell’autunno 1941
148 Per una serie di “Documenti e Studi su le Civiltà Primitive” (ottobre 1941)
149 Per una sezione milanese del CISA e per una commemorazione di Guido Boggiani (autunno 1941)
149 Sulle divinità policefale nelle religioni degli antichi popoli europei (autunno 1941-primavera 1942)
150 Socio ordinario del Deutsches Archäologisches Institut (ottobre 1941)
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218 Ancora per l' Istituto per le civiltà primitive (giugno 1942 - gennaio 1943)
219 L' attività del Comitato italo-peruviano (1942-1943)
221 Socio corrispondente dell'Accademia delle scienze di Bologna (estate 1942)
221 Un'estate movimentata quella del 1942
224 Ancora alla ricerca di immagini tricefale (1942)
224 Per la traduzione italiana di saggi di Max Weber (estate-autunno 1942)
225 Materiali per la nota Regnator omnium deus (agosto 1942 - settembre 1946)
226 Alla 41.a Riunione della SIPS (Roma, 27 settembre - 1° ottobre 1942)
229 Nella Società italiana di sociologia (anni Quaranta)
231 Il gran passo (autunno 1942)
232 Nell' autunno 1942
234 Socio ordinario della Società italiana di metapsichica (ottobre 1942)
235 Per il ventennale della marcia su Roma (26 ottobre 1942)
236 Per la libera docenza ad Angelo Brelich (ultimi mesi del 1942)
236 Altri progetti destinati a non essere realizzati (1942-1943)
239 Per Mazzarella e per Biasutti (autunno 1942 - primavera 1943)
240 Alla Farnesina e in Campidoglio (novembre-dicembre 1942)
241 Nell' a. acc. 1942-43
242 Il corso dell'a.acc. 1942-43
244 Le pubblicazioni del 1942
245 Alcuni giudizi e riconoscimenti del 1942
246 A proposito di un'affermazione di Agostino Faggiotto (dicembre 1942)
247 Con de Martino alla seconda assemblea della Società italiana di metapsichica (16 dicembre 1942)
248 Tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943
249 Per il 18° volume (1942) degli SMSR (1942-1943)
251 Per un saggio iconologico di Hoogewerff (gennaio 1943)
252 Impegni, incontri, contatti vari nei primi mesi del 1943
255 Alla Farnesina (gennaio-febbraio 1943)
256 All'adunanza del Consiglio direttivo del Centro di studi sulle civiltà primitive (19 febbraio 1943)
258 All'Istituto italiano di antropologia (13 marzo 1943)
258 Leggendo Croce (primavera 1943)
259 Ancora rapporti con de Martino (gennaio-agosto 1943)
259 Impegni, incontri, contatti vari tra la fine del marzo e la fine dell'aprile 1943
260 Alla Farnesina e in Campidoglio (marzo-aprile 1943)
261 Nella Commissione per la libera docenza in Storia delle religioni (5-8 aprile 1943)
263 Leggendo La mia religione di Gentile (primavera 1943)
264 A proposito di un articolo de L'Osservatore romano (prima metà dell'aprile 1943)
265 Una lettera di Pia Zambotti Laviosa (16 aprile 1943)
266 Nel maggio 1943
268 Il matrimonio (2 giugno 1943)
269 Per la cattedra di Storia medievale (giugno 1943)
270 Alla direzione del Centro di studi sulle civiltà primitive (primavera - estate 1943)
271 Alle ultime adunanze annuali dell’Accademia d’Italia (giugno 1943)
271 Nel giugno - luglio 1943
273 L'allievo Vittorio Maconi (primi anni Quaranta)
274 Note
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Avvertenza
Per i criteri seguiti nella redazione di questa cronaca biografica rimandiamo alle avver-
tenze premesse alle parti precedenti che indichiamo qui di seguito (esse vengono citate, nel
testo e nelle note, in forma abbreviata):
Pettazzoni 1883-1905= Raffaele Pettazzoni dalla nascita alla laurea (1883-1905), Strada
maestra, 27 (2° semestre 1989), 1-165.
Pettazzoni 1883-1905. Agg.= Raffaele Pettazzoni dalla nascita alla laurea (1883-1905).
Aggiunte e correzioni, ibidem, 31 (2° semestre 1991), 217-225.
Pettazzoni 1905-1907=Raffaele Pettazzoni autodidatta nello studio della storia delle
religioni e alunno della Scuola italiana di archeologia (1905-1907), ibidem, 32 (1° semestre
1992), 119-247.
Pettazzoni 1907-1909=Raffaele Pettazzoni da alunno della Scuola archeologica a pro-
fessore supplente nel “Minghetti” di Bologna (1907-1909), ibidem, 33 (2° semestre 1992),
129-223.
Pettazzoni 1909-1911=Raffaele Pettazzoni dall’archeologia all’etnologia (1909-1911),
ibidem, 34 (1° semestre 1993), 95-227.
Pettazzoni 1912=Raffaele Pettazzoni nell’anno cruciale 1912, ibidem, 36-37 (1994),
177-298.
Pettazzoni 1913-1914=Raffaele Pettazzoni dalla libera docenza nell’Università di Roma
all’incarico nell’Ateneo bolognese (1913-1914), ibidem, 40 (1° semestre 1996), 63-205.
Pettazzoni 1914-1918=Raffaele Pettazzoni negli anni della prima guerra mondiale
(1914-1918), ibidem, 43 (2° semestre 1997), 65-173.
Pettazzoni 1919-1922=Raffaele Pettazzoni nel primo dopoguerra (1919-1922), ibidem,
44 (1° semestre 1998), 97-214.
Pettazzoni 1922-1923=Raffaele Pettazzoni dall’incarico bolognese alla cattedra romana
(1922-1923), ibidem, 45 (2° semestre 1998), 157-241.
Pettazzoni 1924-1925=Raffaele Pettazzoni negli anni del noviziato universitario romano
(1924-1925), ibidem, 46 (1° semestre 1999), 77-223.
Pettazzoni 1926-1927=Raffaele Pettazzoni negli anni 1926-1927, ibidem, 47 (2° seme-
stre 1999), 95-226.
Pettazzoni 1928-1929= Raffaele Pettazzoni negli anni 1928-1929, ibidem, 48 (1° seme-
stre 2000), 81-249.
Pettazzoni 1930-1931= Raffaele Pettazzoni intorno al 1930, ibidem, 49 (2° semestre
2000), 141-254.
Pettazzoni 1931-1933 = Raffaele Pettazzoni nelle spire del fascismo (1931-1933), ibi-
dem, 50 (1° semestre 2001), 19-183.
Pettazzoni 1934 -1935 = Raffaele Pettazzoni dal gennaio 1934 all’estate 1935, ibidem,
51 (2° semestre 2001), 81-212.
Pettazzoni 1935 -1936 = Raffaele Pettazzoni intorno al 1935, ibidem, 52 (1° semestre
2002), 99-268.
Pettazzoni 1937 -1938 = Raffaele Pettazzoni negli anni 1937-1938, ibidem, 54 (1° seme-
stre 2003), 53-232.
Pettazzoni 1939 -1940 = Raffaele Pettazzoni negli anni 1939-1940, ibidem, 55 (2° seme-
stre 2003), 121-271.
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Sigle e abbreviazioni
AM = Atti e Memorie
ARW = Archiv fùr Religionswissenschaft
DBE = Deutsche Biographische Enzyklopädie, München- ..., 1995-2000
DBI = Dizionario biografico degli italiani, Roma, 1960-
EC = Enciclopedia cattolica, Città del Vaticano, 1948-1954
EdR = Enciclopedia delle religioni (dir. A.M. di Nola), Firenze, 1970-1976
EF2 = Enciclopedia filosofica, Firenze, 1968-1969
EI = Enciclopedia italiana, Milano-Roma, 1929-
EJ = Encyclopaedia Judaica, Jerusalem, 1971-1972
EP = Enciclopedia pedagogica (dir. M. Laeng), Brescia, 1989-1994
ER = The Encyclopedia of Religion (dir. M. Eliade), New York, 1987
ER ed.tem.eur. = Enciclopedia delle religioni (dir. M. Eliade), edizione tematica euro-
pea..., Milano, 1993-
ERE = Encyclopaedia of Religion and Ethics (dir. J. Hastings), Edinburgh,
1908-1926
GDE = Grande dizionario enciclopedico (UTET), Torino, varie edizioni
GDR = Grande dizionario delle religioni (dir. P. Poupard), Assisi, 1988
NDB = Neue Deutsche Biographie, Berlin, 1953-
PW = Paulys Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft,
neue Bearbeitung, herausgeg. von G. Wissowa..., Stuttgart, 1894-
Rd = Rendiconti
RdA = Rivista di antropologia
RGG = Die Religion in Geschichte und Gegenwart, Tübingen, 1927-
19322,1957-19653, 19884-
RHR = Revue de l’histoire des religions
RL = Ausführliches Lexikon der griechischen und römischen Mythologie
herausgeg. von W.H. Roscher, Leipzig,1884-1937
SMSR = Studi e materiali di storia delle religioni
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Pettazzoni a Berlino nell’aprile 1942 - Sopra: l’invito alla conferenza - Sotto: l’invito a cena.
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Per l’antologia mitologica della Utet (prima metà degli anni Quaranta)
Eccellenza,
per incarico del prof. Verde assentatosi da Torino Vi comunichiamo, in risposta alla cortese Vostra, che nulla
abbiamo in contrario a che a nome nostro e per conto nostro facciate dattilografare i capitoli pronti della
Mitologia; sarà un impegno di più che Vi assumerete di procedere nella stesura del lavoro con un ritmo che con-
senta di arrivare alla fine prima che le… Parche recidano il filo della nostra vita!
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Così scrive a Pettazzoni un funzionario della Utet in data 13 maggio 1941; è da ritenere
pertanto che dopo l’inizio del conflitto in Europa e soprattutto dopo l’entrata in guerra
dell’Italia, interrotti i rapporti con Rose e venuta meno l’urgenza di completare il lavoro sul-
l’onniscienza divina, il nostro storico delle religioni cominci ad applicarsi sistematicamente
alla preparazione dell’antologia mitologica per la quale si è impegnato con la casa editrice
torinese nella primavera del 1931 (v. Pettazzoni 1930-1931, 229-230).
Ciò è provato da alcune carte datate: per esempio, si legge la data del 19 aprile 1940 in
testa alla prima cartella di un gruppo di dattiloscritti recanti appunti tratti dagli Ergebnisse
der Südsee Expedition 1908-1910 (i dattiloscritti sono conservati tra i materiali relativi
all’Oceania (Melanesia, Micronesia, Polinesia), una delle prime aree prese in considerazio-
ne per l’antologia); è datato giugno 1940 l’appunto che trascriviamo (anch’esso riguarda un
mito dell’Oceania, e precisamente delle Isole Gilbert della Micronesia):
Il primo problema che Pettazzoni deve affrontare è quello della ricerca delle pubblica-
zioni e della scelta dei testi: durante l’ormai quarantennale attività di studioso egli ne ha visti
tanti, e in parte li ha studiati per documentare i risultati delle sue numerose ricerche, in par-
ticolare di quelle sull’essere celeste nelle credenze dei popoli primitivi e sulla confessione
dei peccati; ora da varie “posizioni” recupera schede bibliografiche e appunti utili al nuovo
lavoro, e altre indicazioni bibliografiche e altri appunti ricava da centinaia di pubblicazioni
(raccolte di testi con le relative introduzioni; ma anche libri e articoli su vari popoli, le loro
religioni, le loro tradizioni, ecc.); egli legge centinaia di pagine nelle principali lingue euro-
pee; in tanta abbondanza di testi, come dirà nella Prefazione al primo volume dell’opera, sce-
glie ciò che ritiene letterariamente più leggibile e interessante per la generalità dei lettori e
ciò che sia storicamente più suggestivo e atto a schiudere prospettive nuove e a suscitare inte-
resse per quei problemi; per esempio, fa larga parte ai miti delle origini per il loro carattere
religioso e le interferenze con la dibattuta questione degli esseri supremi e della cosiddetta
“origine dell’idea di Dio”; e per quanto riguarda le leggende nota quelle in cui ricorre, a gran-
di distanze di luogo e di tempo, uno stesso motivo caratteristico, sfiorando così il problema
generale dei paralleli e delle convergenze.
Provvede egli stesso ad eseguire numerose traduzioni dall’inglese, dal tedesco, dal fran-
cese, ma - come vedremo - ricorre anche alla collaborazione di vari traduttori.
Per le varie parti (Africa, Australia, America Settentrionale, ecc.) egli prepara una intro-
duzione generale; per le singole regioni un’introduzione speciale o un breve “cappello”, note
esegetiche e commenti di carattere divulgativo.
Come annota egli stesso in un foglietto, il lavoro si svolge attraverso le seguenti fasi: rac-
colta delle pubblicazioni e dei materiali; lettura delle fonti; scelta dei testi; traduzione; revi-
sione delle traduzioni; redazione del commento; inquadramento generale; scelta del materia-
le grafico, suo coordinamento ai testi, e relative didascalie.
È un lavoro che lo impegnerà saltuariamente per quasi un ventennio, cioè fino alla morte:
saltuariamente, poiché nello stesso periodo porterà a termine la ricerca sull’onniscienza divi-
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na e curerà la pubblicazione di una notevole serie di saggi e articoli; ma è nei primi anni
Quaranta e soprattutto nel triennio 1942-1944 ch’egli si dedica quasi esclusivamente alla
nuova impresa; in data 12 marzo 1942 comunica al direttore della casa editrice che la rac-
colta “procede più sollecitamente di prima”; e il 21 ottobre 1943 gli scrive:
Intanto posso assicurarLa che il lavoro procede bene. Glielo provano anche i pagamenti che l’Ufficio di Roma
è venuto eseguendo da qualche tempo con sempre maggior frequenza per progressiva consegna di materiale da
parte dei traduttori; complessivamente, tra lavoro mio e dei collaboratori calcolo di avere già ora presso di me
materiale per circa 200 pagine di testo stampato. Ciò mi dà fondata ragione di credere che potrò consegnare il
materiale per le previste 500 pagine alla data indicata, cioè alla fine del 1944.
Desidero confermarLe che il lavoro continua a procedere in modo soddisfacente. Io vi dedico attualmente tutto
il mio tempo; e, salvo imprevisti che mi impediscano di attendervi - come faccio ora - dalla mattina alla sera, con-
fido che l’intero manoscritto possa esser pronto prima della fine dell’anno.
“Dalla mattina alla sera” non è una esagerazione: dal 29 gennaio, per ordine del Comando
della cosiddetta Città aperta di Roma, l’Università è chiusa.
Della straordinaria mole di materiali raccolti ed elaborati non è sempre possibile fornire
una descrizione in ordine cronologico preciso: molte carte non recano una data; sulla base di
elementi esterni si può fissare in qualche caso un terminus post quem; disponiamo di ele-
menti abbastanza precisi per quanto riguarda le traduzioni: spesso Pettazzoni annota sui testi
il nome del traduttore e la data della consegna.
Possiamo affermare che egli, pur avendo già progettato una ripartizione dell’opera per
aree geografiche in un determinato ordine, procede contemporaneamente alla raccolta di
materiali relativi a più di una di dette aree.
Dalla già citata lettera del 21 ottobre 1943 apprendiamo che i primi materiali che l’auto-
re raccoglie riguardano esclusivamente i popoli primitivi, specialmente dell’America e
dell’Oceania, e poi quelli relativi ai primitivi dall’Asia e dell’Africa.
Per ragioni pratiche noi descriveremo via via, sommariamente, detti materiali in capitoli
dedicati alle singole parti dell’opera; qui ci limitiamo a fornire sommaria notizia di alcune
decine di schede bibliografiche con qualche appunto conservate a parte.
Una busta recante la scritta Bibliografia mitologica dei primitivi in generale contiene 21
schede bibliografiche; un’altra busta (Popoli evoluti) ne contiene 25; sono sciolte oltre 120
schede bibliografiche, alcune delle quali contengono elenchi di titoli o anche appunti; in una
parte di esse sono indicate le pagine da tradurre o da trascrivere da volumi o da altre pubbli-
cazioni.
Come abbiamo già detto, provvede alla traduzione di molti testi dalle varie lingue euro-
pee lo stesso Pettazzoni, ma ricorre anche all’opera di vari collaboratori, che sceglie tra i più
esperti e competenti.
Tra la fine del 1942 e la primavera del 1944, per le traduzioni dall’inglese collabora il
collega Mario Praz, dal 1934 titolare della cattedra di Lingua e letteratura inglese
nell’Università di Roma, la personalità più autorevole nel campo degli studi anglicistici,
autore di pregevoli traduzioni, fine prosatore e fine intenditore d’arte (1). Per le traduzioni
dal tedesco tra l’agosto e il dicembre 1943 Pettazzoni si affida all’opera di Marcella
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Berlinzola, ex allieva di Formichi: per sei anni ha seguito i corsi di Sanscrito rivelando una
speciale tendenza agli studi religiosi e filosofici ed ha conseguito la laurea coi voti assoluti
e la lode (così si legge in una lettera del suo maestro datata 6 ottobre 1942); ma sembra che
il nostro storico delle religioni non sia soddisfatto; egli si rivolge infatti a Delio Cantimori /,
il quale accetta; traducendo dal tedesco relazioni di missionari che riferivano racconti e miti
di lontani popoli selvaggi il Cantimori è colto “da qualche dubbio insopprimibile e fastidio-
so sull’utilità di tale lavoro: tradurre da traduzioni”; ne accenna, durante un colloquio, anche
a Pettazzoni, il quale con un breve sorriso gli ripete le argomentazioni usate alcuni anni fa
durante il primo incontro (v. Pettazzoni, 1934-1935, 99-100); lo studioso romagnolo colla-
bora assiduamente con traduzioni dal dicembre 1943 all’ottobre 1944. Per le traduzioni dal-
l’olandese collabora dal marzo al maggio 1944 Wolf Giusti, slavista (dal 1930 è libero
docentee di Letteratura cecoslovacca), ma competente anche in lingue del ceppo germanico
(2). Molte traduzioni dall’inglese esegue tra l’estate 1944 e il gennaio 1945 Paola Franchetti,
ex assistente alla cattedra di Storia delle religioni nell’a.acc. 1937-38.
Risulta da altre fonti che già nei primi anni Quaranta collabora con traduzioni l’allievo
Tullio Tentori ed è probabile che Pettazzoni affidi la traduzione e anche la ricerca di qualche
testo ad altri allievi, il cui nome non figura nei prospetti dei traduttori perché non vengono
retribuiti.
Per le spese di traduzione Pettazzoni funge da contabile per conto della casa editrice: sta-
bilito il rapporto tra dattiloscritto e testo stampato, fissato l’onorario (per ogni pagina a stam-
pa £ 25, poi 30, poi 35… con adeguamento all’inflazione), egli calcola la somma dovuta e
ne dà comunicazione all’Ufficio di Roma della Utet che provvede al pagamento (sono con-
servati tre prospetti con tutti i dati: nome del traduttore, periodo di tempo, numero delle car-
telle dattiloscritte, numero corrispondente delle pagine a stampa, importi, pagamenti, ecc.).
A mano a mano che riceve le traduzioni egli procede ad una accurata revisione di esse
apportando modifiche e preparando nel contempo qualche nota esplicativa in presenza di
parole non traducibili o di espressioni relative a particolari riti.
Tenuto conto anche degli studi necessari per la redazione dei “cappelli” ecc., egli calco-
la che ogni pagina a stampa dell’opera gli costa in media non meno di quattro ore di lavoro
(così scrive al direttore dell’Utet in una lettera del 20 novembre 1943).
Nella corrispondenza il direttore della casa editrice cita l’opera col titolo Mitologia uni-
versale o semplicemente Mitologia; ma l’autore già in una lettera del 12 marzo 1942 propo-
ne di intitolare il volume Miti e Leggende di tutti i Popoli (diventerà semplicemente Miti e
Leggende); e per quanto riguarda la mole già nella citata lettera del 21 ottobre 1943
Pettazzoni segnala la necessità di distribuire la materia in due volumi: il primo con i soli miti
e leggende dei popoli primitivi, il secondo dedicato ai popoli civili antichi e moderni (diven-
teranno quattro, anzi cinque con la Mitologia greca della Stella).
Il 13 agosto 1943 un bombardamento aereo su Torino distrugge completamente la sede
dell’Utet di Corso Raffaello 38; Pettazzoni ne ha notizia da un giornale una settimana dopo
ed è “penosamente impressionato”; così scrive al direttore della casa torinese manifestando
anche la sua preoccupazione per l’opera che sta preparando; “il disastro è stato immenso, da
impazzire” risponde Carlo Verde invitando il nostro storico delle religioni ad andare avanti
bene e svelto…
Poiché è andato distrutto anche il contratto a suo tempo stipulato e via via sono state con-
cordate alcune variazioni, ne viene steso uno nuovo in data 5 ottobre 1943; tra l’altro si con-
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L’opera conforme le intervenute intese dovrà essere indirizzata al largo pubblico delle persone colte e quindi
l’esposizione dei miti più significativi di tutte le civiltà esser condotta in modo da avvincere come la lettura di un
romanzo: pertanto nessun apparato bibliografico o scientifico o comunque erudito ma la semplice presentazione let-
terale artistica dei diversi miti con quelle eventuali sobrie spiegazioni, a giudizio dell’autore, assolutamente indi-
spensabili per accedere all’intelligenza del mito stesso.
Circa la mole dell’opera, un volume in 4° piccolo di 500 pagine circa di puro testo, l’au-
tore ottiene che se ne prevedano due di complessive 1000 pagine di testo, ma viene invitato
a restare assolutamente entro questi limiti (come vedremo, questi limiti saranno ampiamen-
te oltrepassati); la consegna del dattiloscritto o manoscritto completo, corretto e pronto per
la stampa e corredato del relativo materiale iconografico, dovrà avvenire entro il 1944, men-
tre l’Utet si impegna a pubblicare l’opera entro il 1946 (anche questi termini saranno oltre-
passati).
A metà del 1945, come vedremo sarà concordata la pubblicazione dell’opera in tre volu-
mi, ciascuno di 600/650 pagine circa (le illustrazioni, anziché nel testo, saranno raccolte in
tavole f.t., una ventina per ogni volume); il piano dell’opera sarà poi ancora modificato: alcu-
ne parti saranno omesse e le rimanenti saranno distribuite in quattro volumi.
Anche il compenso per l’autore viene adeguato via via alla nuova situazione: dalle 25.000
lire del giugno 1931 si passa alle 50.000 del 6 novembre 1942; poi, dietro richiesta di
Pettazzoni, cambia il criterio: £ 100 la pagina a stampa (con tiratura di 5000 copie) il 27
novembre 1942, £ 110 il 5 ottobre 1943 (7.000 copie); dietro richiesta del 25 aprile 1944 per
un sistema a percentuale sembra che ci si accordi sul 4% sul prezzo di copertina di tutte le
copie tirate (10.000 copie al prezzo di £ 1000 con un compenso di £ 400.000).
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malacopia di un cappello sui Kakadu, una carta con passi tratti da W.H. Bird, Ethnographical
Notes about the Buccaneer Islanders, North Western Australia, Anthropos, 6 (1911), 174-
178, e la traduzione di una leggenda dei Garadjare, L’uomo-arcobaleno (sarà omessa).
Alla fine troviamo 6 cc. formato protocollo recanti la malacopia dell’introduzione:
Australia e Tasmania.
Nel 1947 Pettazzoni, quando sarà già in corso di stampa il volume Africa-Australia, inse-
rirà nel fascicolo tre carte con appunti (Eventuali aggiunte all’Australia) da utilizzare per una
2.a edizione.
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Il materiale in parola è prevalentemente della prima metà degli anni Quaranta; ne offria-
mo una descrizione sommaria.
In una busta su cui scrive Africa (varie) Pettazzoni include una ventina di schede recu-
perate da “posizioni” precedenti e un’altra trentina di schede con indicazioni bibliografiche
(su una di esse un’annotazione datata 8.XI.’945: “Bibl. Ministero d. Colonie - Finalmente
visto Cerulli, estratto da Harvard African Studies III “The Folk-Literature of the Galla of
Southern Abyssinie”).
In una carpetta su cui scrive Africanistica (Relazione ‘Volta’ 1938) include una trentina
di schede e carte, quest’ultime prevalentemente formato mezzo protocollo, con indicazioni
bibliografiche e brevi appunti; in alcune annota alcuni elementi da utilizzare per l’introdu-
zione generale, per esempio:
Una Introduz. speciale per l’Africa (Leggere la ‘Introduction’ in Mythol. of All Races) - Caratterizzaz. preval.
d. mitol. africana - Lingue letterarie non scritte: Svahili, Haussa - numerare per ordine geografico-linguistico -
Difficoltà nel caso in cui la lingua non è ben classificab.
Poi: Anche leggende - Alcune sono prodotti letterari, anche se non sono scritte. p.es. Haussa.
Il cieco - La Vecchia ecc.
è stato detto che l’Africa non ha mai creato nulla, sempre ricevuto
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minuta, in parte di non facile decifrazione; in testa alla I: “Come si spiega il serpente del
Cerb. a tre teste, se queste (Sethe-Thiersch) sono semplicem. di cane? Si spiegano col ser-
pente che suol accompagnare il Cerbero classico”; sono trascritti o riassunti passi da pubbli-
cazioni di Wilcken, Petersen, Lehmann-Haupt, E. Schmidt, Amelung, E. Meyer, Ippel,
Breccia, Sethe;
c) tre manoscritti (i primi due col titolo Sarapide e Cerbero), tutt’e tre costituiti da fogli
protocollo: il primo di 5 cc. numerate = 10 facc., “Primo abbozzo della Conferenza” (della
prima carta c’è anche un’altra malacopia); il secondo di 5 cc. = 9 facc., “Secondo abbozzo
della Conferenza” (sono allegate 3 cc. di formato minore); il testo dei primi due abbozzi reca
innumerevoli correzioni, tagli, aggiunte, meno quello del terzo; il terzo, “3° abbozzo della
conferenza” di 10 cc. = 16 facciate (come in altri casi, carte di una redazione sono passate
nella redazione successiva; c’è da aggiungere che nel terzo abbozzo le cifre originarie di
alcune carte, dopo la n.4, sono sostituite da altre);
d) un dattiloscritto senza titolo, suddiviso in tre gruppi di cartelle; sulla prima di ognuno
è scritto a matita “conferenza”; le cartelle del primo gruppo sono 4, numerate da 1 a 4; seguo-
no quelle del secondo gruppo, numerate da 5 a 13 (le 8 cartelle numerate 5-12 recano anche
una numerazione a matita 12-19); il terzo gruppo è costituito da 17 cartelle numerate a mati-
ta da 5 a 21 (mancano evidentemente le prime 4 cartelle; le cartelle 12-19 sono una seconda
copia delle cartelle 5-12 del secondo gruppo.
È da ritenere che il dattiloscritto di cui alla lettera d) sia una parte del testo che Pettazzoni
legge all’Istituto archeologico germanico mercoledì 23 aprile 1941, alle ore 17; la conferen-
za viene annunciata col titolo La religione e l’iconografia di Cerbero; come in altre occa-
sioni, l’oratore fa proiettare numerose immagini scelte tra quelle raccolte fino a pochi giorni
prima.
Dopo la conferenza egli provvede a rivedere, a rielaborare il testo per la pubblicazione,
corredandolo di note; è probabilmente della tarda primavera o dell’estate 1941 un mano-
scritto acefalo e mutilo costituito da 9 cc. di foglio protocollo (complessivamente 12 facc.),
5, numerate 3-7, di testo, e 4, anch’esse numerate 3-7, di note; in testa alla prima carta c’è
una nota a matita: “24 ott. 1941 : sopprimere le cartelle 3-7 rimandando all’Appendice
‘Cerbero e Sfinge pantheo’ / questa è la (maggior) parte - soppressa - di quel che era da prima
il § su Sarapide (di esso sono rimaste solo le cartelle 1-2)”; analoga annotazione si legge in
testa alla prima carta delle note; in tutte le carte, specialmente quelle del testo, innumerevo-
li correzioni, tagli, aggiunte, ecc.
Il manoscritto di cui sopra è conservato nel secondo sottofascicolo (“Sarapide e Cerbero
- malacopia della elaborazione definitiva in tre §§ - luglio-novembre 1941”).
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Nello stesso sottofascicolo sono conservati tre manoscritti formato protocollo e 4 cc.
annullate: scrittura minutissima, innumerevoli correzioni, tagli, aggiunte…; essi sono costi-
tuiti da carte in parte scritte anche al verso: il I di 14 cc. (4 sono dattiloscritte), il II di 9 cc.,
il III di 16.
C’è un terzo sottofascicolo, sul quale si legge “Sarapide e Cerbero (2 copie) 26 nov.
1941)”: sono due dattiloscritti. Il primo è acefalo; ma in testa alla prima cartella si leggono
due scritte a matita: “Conferenza all’Istituto Archeologico Germanico 23 apr. 1941” e
“Sarapide e Cerbero (prima copia)”; verrà poi introdotta una modifica, sempre a matita, per
cui si dovrà leggere “Il Cerbero di Sarapide e lo Sfinge Panteo”; è suddiviso in 3 parti: la I
di 11 cartelle numerate (testo) e di 8 n.n. (note); la II di 7 numerate (testo) e di 5 n.n. (note);
la III di 7 numerate (testo) e di 6 n.n. (note). Sia il testo sia le note sono in più parti ritocca-
te. La cosiddetta 2.a copia è un secondo dattiloscritto, la bella copia, probabilmente battuta
nel 1943 o anche dopo, come si evince da quanto è scritto in testa alla prima cartella:
“Capitolo II - Il Cerbero di Sarapide e lo Sfinge Panteo” (capitolo II, s’intende, di un libro
progettato nel 1943, Il Tempo e l’Eternità); come il precedente, il dattiloscritto è suddiviso
in tre parti, ma le cartelle hanno anche una numerazione complessiva, da 1 a 44.
Dal manoscritto di questo lavoro Pettazzoni ricaverà alcune pagine per un contributo che
redigerà tra la primavera e l’autunno del 1942, Kronos in Egitto (di cui diremo più avanti),
dal dattiloscritto l’articolo Il “Cerbero” di Sarapide, nei Mélanges Picard, Paris, 1949, 2,
803-809, e un apposito paragrafo per L’onniscienza di Dio, Torino, 1955, 100-103; l’artico-
lo sarà pubblicato, in inglese, negli Essays on the History of Religions, Leiden, 1954, 164-
170.
Facciamo seguire un’esposizione del lavoro compiuto da Pettazzoni su Sarapide e
Cerbero nel 1941.
Egli esordisce affermando che i sette secoli di vita della religione di Sarapide ad
Alessandria sono nella piena luce della storia; ma questa religione alessandrina ha una prei-
storia, una preistoria oscura, piena di incognite: i problemi storico-religiosi sulle origini del
dio e del suo culto si intrecciano e si complicano con quelli più precisamente archeologici e
storico-artistici sull’origine del simulacro; delle tesi dei vari egittologi ricorda quelle del
Sethe e del Wilcken, il quale ultimo fonda le sue argomentazioni in gran parte sul tipo di
Cerbero, un Cerbero diverso dal Cerbero classico a tre teste di cane; il Cerbero di Sarapide
ha pure tre teste, ma una sola è di cane (quella di destra), mentre quella di sinistra è di lupo,
e la mediana di leone (ciò risulta da Macrobio, Saturn. I, 20, 13-14).
Pettazzoni espone le opinioni di C.F. Lehmann-Haupt, che vedeva in Sarapide un deriva-
to del dio babilonese Ea e pel Cerbero di Sarapide un prototipo in un mostro associato con
Ea, di E.Petersen sostenitore di una provenienza asiatica, di L.Homo sostenitore di un’origi-
ne egiziana od orientale, e poi di Amelung e di Is.Lévy; si sofferma sull’opinione di que-
st’ultimo, il quale afferma che la trasformazione dell’antico Cerbero canino in un mostro
polimorfo era dovuta ad influenze egiziane (Hor, Anubis, Upuaut); e cita ancora il Wilcken,
il Mariette, il Brugsch, il Thiersch.
La verità è che la testimonianza dei monumenti è tutt’altro che esplicita ed univoca; per
Lippold non sono giustificati i dubbi sollevati da Sethe e Thiersch sulla notizia di Macrobio
relativa alle tre teste diverse.
Secondo Pettazzoni il Cerbero di Sarapide è l’adattamento al tipo greco di Cerbero di
qualche cosa che preesisteva nella tradizione egiziana.
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Di questo qualche cosa egli tratta nella seconda parte del suo lavoro partendo dal tipo del
cosiddetto “Sfinge pantheo” rappresentato su numerosi monumenti egiziani di epoca roma-
na che egli descrive e soffermandosi a lungo sulle rappresentazioni di “Bes pantheo”; sul tipo
di Hor sui coccodrilli, affine al precedente, e sulla peculiarità di un piccolo gruppo di figure
di Bes pantheo col corpo tutto cosparso d’occhi (di quest’ ultime egli ha trattato già nell’ar-
ticolo Le corps parsemé d’yeux, Zalmoxis, 1 (1938), 3-12, e precisamente 6); concludendo
la seconda parte egli afferma che il processo di derivazione del Cerbero di Sarapide non è
quello escogitato dal Lévy e dal Wilcken dalla triade infera di Hor od Osiride (leone), Anubis
(cane), Upuaut (lupo), ma che la tesi della dipendenza del Cerbero di Sarapide da influenze
egiziane rimane vera in linea di principio: il Cerbero di Sarapide è bensì una variazione del
Cerbero greco, ma dovuta ad influenze egiziane.
Nella terza parte Pettazzoni porta la sua ricerca dal piano prettamente iconografico nel
piano ideologico: se iconograficamente il cosiddetto Cerbero di Sarapide non è più un
Cerbero, è presumibile che esso non sia più tale neanche ideologicamente; esso ha preso
qualche cosa dello Sfinge pantheo e probabilmente è divenuto partecipe della sua natura di
essere solare.
Secondo Macrobio il Cerbero di Sarapide è un simbolo del Tempo nei suoi tre momenti:
il presente nella piena efficienza della sua attualità (il leone), il passato, di cui va distrutto il
ricordo (il lupo rapace), il futuro con le sue lusinghiere speranze (il cane carezzevole); l’in-
terpretazione macrobiana ha il pregio di non limitarsi al triciput, ma si estende anche a
Sarapide: il dio Sarapide è il sole, il sole è l’autore del tempo; il triciput, essendo il tempo, è
il naturale attributo del sole.
Pettazzoni compie un’ampia disamina del sincretismo panteistico nella storia religiosa
egiziana, si sofferma a lungo su Sarapide intimamente connesso col sole, sul suo culto in
Alessandria, giungendo a riconoscere esatta, in Macrobio, l’interpretazione formale delle tre
teste del triciput, e vera l’interpretazione del triciput come simbolo del tempo tripartito; essa
ha un fondamento reale nella religione alessandrina in rapporto con la eternità di Alessandria,
dove in età ellenistica e romana fiorì il culto di Aión, il Tempo.
Come abbiamo già accennato, Pettazzoni prepara il testo, corredato di note, per la pub-
blicazione; infatti su una busta contenente una parte del materiale iconografico si legge:
“fotografie per l’articolo Cerbero e Sfinge pantheo oppure Le origini egiziane del Cerbero
di Sarapide oppure Sarapide e il suo Cerbero”.
Come vedremo, più tardi egli progetterà la pubblicazione di questo lavoro e di altri affi-
ni in un volume (in francese o in inglese o in italiano) dal titolo Il Tempo e l’Eternità (il pro-
getto non sarà realizzato); soltanto nel 1949 lo pubblicherà in forma ridotta col titolo Il
“Cerbero” di Sarapide nei Mélanges Charles Picard, Paris, II, 803-809 (uscirà poi in ingle-
se, Sarapis and his ‘Kerberos’, nei suoi Essays on the history of religions, Leiden, 1954, 164-
170).
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Egli è presente alle adunanze della sua Classe nei giorni 20 e 21 febbraio per l’esame di
proposte e domande di premi e sovvenzioni; il 20 partecipa anche all’adunanza estesa agli
aggregati per la commemorazione di Guglielmo Masci.
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Nei primi giorni del gennaio 1941 Pettazzoni riceve in omaggio dall’autore un lavoro di
Francesco Sbordone, Geroglifici di Horapollo: il testo greco di questo nome, pubblicato in
edizione critica e commentato in correlazione con gli studi egittologici, è molto utile ed inte-
ressante per la storia delle divinità egizie presso i Greci dell’ultima età ellenistica.
Lo Sbordone è un giovane trentenne ordinario di Letteratura greca nell’Università di
Pavia (6).
Da una cartolina di Kerényi datata Budapest 16 gennaio Pettazzoni apprende che il col-
lega ungherese ha un progetto: i suoi due ultimi studi mitologici, Das göttliches Kind e
Göttliches Mädchen (il secondo in corso di stampa), sarebbero pubblicati in un volume ingle-
se per l’America con commenti di Jung; si potrebbe curare anche un’edizione italiana; ma
innanzitutto vorrebbe chiedere al nostro storico delle religioni se non gli serve un volumetto
Jung-Kerényi su questi due grandi temi; non conosciamo la risposta di Pettazzoni (il volume
Einführung in das Wesen der Mythologie verrà pubblicato nella traduzione di A. Brelich col
titolo Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Torino, 1948).
Giovedì 30 gennaio, alle ore 15,30, Pettazzoni si trova nella sede del CISA, dove si tiene
la sesta seduta del Comitato di etnologia americana: si tratta, tra l’altro, delle pubblicazioni
da farsi a cura del Comitato e dei lavori di schedatura degli scritti americanistici.
È in questa riunione che si delibera la pubblicazione dei Supplementi al vocabolario cia-
macoco estratti dai manoscritti inediti di Guido Boggiani a cura del Loukotka.
Come abbiamo accennato in Pettazzoni 1939-1940, 238, nel luglio 1940 il nostro storico
delle religioni ha preso in considerazione un volume di saggi sulla religione mediterranea che
Pestalozza pubblicherebbe volentieri nella collezione zanichelliana “Storia delle religioni”;
il volume non è ancora pronto per la stampa; l’autore pensa di averlo pronto in novembre; lo
potrebbe pubblicare senza alcuna spesa a suo carico nella collana delle pubblicazioni della
Facoltà di lettere milanese; ma - scrive all’amico il 1° febbraio - sarebbe “profondamente
lieto e orgoglioso” di pubblicarlo nella collezione diretta da Pettazzoni; ma senza un cospi-
cuo concorso pecuniario degli autori la Casa Zanichelli non intende pubblicare altri volumi
di argomento storico-religioso (il Pestalozza pubblicherà le sue Pagine di religione mediter-
ranea nel 1942-1945 presso l’editore Principato di Messina).
In gennaio o febbraio Pettazzoni riceve dal “Covo” di Via Paolo da Cannobio (Milano),
cioè dalla Scuola di mistica fascista Sandro Italico Mussolini, l’invito a restituire, compila-
ta, una scheda per lo schedario, in formazione, degli studiosi dei problemi della civiltà fasci-
sta ai quali richiedere il contributo di azione e di dottrina per futuri convegni nazionali, mani-
festazioni, corsi e pubblicazioni diverse: la scheda rimane in bianco… .
Egli deve rispondere invece ad un questionario del Comando Distretto Militare “ai fini di
un eventuale richiamo per Mobilitazione”: è da ritenere che il cinquantottenne capitano di
fanteria creda proprio di non essere mobilitato, ma che la cosa lo preoccupi ugualmente.
Pettazzoni è noto per la disponibilità ad aiutare i suoi studenti con suggerimenti, infor-
mazioni bibliografiche, ecc.; si rivolgono a lui anche studenti, e non solo studenti, di altre
facoltà: per esempio, nel febbraio 1941 si rivolge alla sua “ben nota gentilezza” Fausto
Vagnetti, docente di Figura all’Istituto di Belle Arti e di Disegno dal vero nella Facoltà di
architettura: lo prega di ricevere il figlio Luigi, assistente alla cattedra di Composizione
architettonica, il quale ha bisogno di indicazioni bibliografiche per uno scritto sui luoghi di
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il cui nome figurerà nell’elenco degli aderenti alle onoranze nella raccolta di scritti dello stes-
so Troilo, Figure e dottrine di pensatori. Seconda serie. Pubblicazione celebrativa per il
XXV dell’insegnamento universitario, Padova, 1941.
Con lettera del 17 aprile 1941 si rivolge a Pettazzoni il prof. Vincenzo Cocco
dell’Università cattolica di Milano (l’ha incoraggiato a farlo la Zambotti Laviosa): sotto la
guida del suo maestro Benvenuto Terracini ha ultimato uno studio sul latino caballus dimo-
strandone la provenienza illirico-asianica e l’origine da una voce, diffusa in Asia Minore e in
Grecia, significante “eunuco”; chiede una serie di informazioni storiche e linguistiche;
Pettazzoni gli segnala il volume Die Indogermanen- und Germanenfrage herausg. von W.
Koppers, Salzburg-Leipzig, 1936, nel quale ci sono degli studi importantissimi sul cavallo
corredati di amplissime note bibliografiche; sono da aggiungere gli studi di G. Hermes in
Anthropos 1935 e 1936, e inoltre Flor, Haustiere und Hirten-Kulturen, Wiener Beiträge zur
Kulturgeschichte, 1 (1933), e G.I. Kazarow, Beiträge zur Kulturgeschichte der Thraker,
Sarajevo, 1916.
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Giovannetti che ricorda soprattutto la vita bolognese del defunto maestro: Rievocazione di
un artista. Ottorino Respighi commemorato alla Farnesina, Il Giornale d’Italia, 20 aprile
1941, 4.
È probabile che egli sia presente all’adunanza generale pubblica che si tiene nel Natale
di Roma (21 aprile) nell’ auditorium della Farnesina; deve così ascoltare il retorico discorso
patriottico del presidente Federzoni, il quale tra l’altro, immemore degli indiscriminati bom-
bardamenti compiuti dalle forze aeree italiane e tedesche su Londra e su altre città inglesi,
taccia di nefando, barbarico delitto l’eventuale bombardamento di Roma da parte dell’avia-
zione inglese; successivamente il vice-presidente anziano Formichi legge la relazione di
Angelo Gatti per il conferimento del “Premio Mussolini” a Bruno Cicognani.
È probabile che all’adunanza sia presente il neo-accademico Riccardo Bacchelli, nomi-
nato in tutta fretta il 19 aprile, come ci attesta il verbale sommario dell’adunanza straordina-
ria del Consiglio accademico tenuta il 17:
Il Presidente riferisce sulle proposte pervenute per la nomina del nuovo Accademico. Dopo breve discussione
viene composta la lista.
Il Presidente si assenta per breve tempo per recarsi a sottoporla alla scelta del Duce.
Dopo mezz’ora ritorna ed annunzia che il Duce ha scelto Riccardo Bacchelli.
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La Banti gli dichiara “con piena lealtà, che il suo giudizio non fu dettato da nessuna testi-
monianza ostile” verso la giovane studiosa, “anzi dal desiderio di giovarle con una critica
destinata a supplire dall’esterno a quei difetti di autocritica e di elaborazione che in un primo
lavoro sono quasi inevitabili”: così scrive Pettazzoni al collega di Milano, il quale in una
lunga lettera del 22 marzo replica punto per punto alle critiche della recensione e difende il
lavoro della discepola; dietro consiglio del nostro storico delle religioni la Banti scrive a
Pestalozza per meglio chiarire il suo pensiero e per riconoscere alcune sue inesattezze.
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Consiglieri: Battaglia Raffaello, Biasutti Renato, Blanc Gian Alberto, Checchia Rispoli
Giuseppe, Genna Giuseppe, Ponzo Mario, Visco Sabato, Zavattari Edoardo; Segretario: Sergi
Sergio; Vice Segretari: Barocelli Piero, Sabatini Arturo; Amministratore: Sacchetti Alfredo.
Si procede quindi alla elezione dei revisori dei conti e sono nominati effettivi Blanc
Alberto Carlo e Mori Assunto, supplente Mangili Gina.
Sono persone quasi tutte già note a Pettazzoni.
Dopo l’approvazione dei bilanci consuntivo 1940 e preventivo 1941, si passa alle comu-
nicazioni scientifiche: riguardano la biologia e l’antropologia, rispettivamente, quella di
Giuseppe Tallarico e Mario Tirelli, e quella di Giuseppe Genna.
Alberto Carlo Blanc riassume, leggendone soltanto una piccola parte, la sua lunga memo-
ria sul fenomeno di segregazione in biologia ed in etnologia.
Aprendo la discussione, Pettazzoni si compiace che una sua semplice indicazione orien-
tatrice suggerita al Prof. Blanc abbia preso nel suo pensiero gli sviluppi che hanno dato luogo
alla sua interessantissima comunicazione. Egli è giunto a prospettare addirittura una nuova
teoria etnologica diversa così dalla teoria evoluzionistica come dalla storico-culturale. Di
fronte a così importanti deduzioni si impone, pel momento, un atteggiamento di prudente
riserva. Innanzi tutto devono essere verificati e controllati (stratigraficamente, fin dove è pos-
sibile) i fatti paletnologici che hanno fornito la base alla costruzione teoretica del Blanc. Si
tratta di vedere se e fino a qual punto la coesistenza di forme diverse (per esempio l’arco
semplice e l’arco composto) nella civiltà del paleolitico superiore europeo sia realmente ori-
ginaria ed organica e rappresenti realmente un prius di fronte all’esistenza separata delle sin-
gole forme specializzate. Ove poi risulti accertata la legittimità del nuovo punto di vista, non
è detto che esso sia valido ed applicabile in ogni caso. Bisognerà, prima, osservare se analo-
ghe coesistenze primarie e relative specializzazioni secondarie siano constatabili anche nella
etnologia propriamente detta, e non soltanto nelle forme ergologiche, ma anche nelle econo-
miche, sociologiche, religiose, ecc. Nella etnologia religiosa, per esempio, è vero che in certe
aree culturali prevalgono le forme animistiche, in altre le preanimistiche magiche, in altre la
credenza in un essere supremo (mentre non si trova mai il solo animismo, o la sola magia, o
la sola credenza in un essere supremo). Ma come provare che esiste realmente una civiltà ori-
ginaria in cui tutte queste forme sarebbero state già organicamente presenti? E quale è il cri-
terio obiettivo per interpretare lo stato di fatto attuale come il risultato di una specializzazio-
ne secondaria rispetto alla postulata fase originaria?
Così riassumerà Pettazzoni stesso il suo intervento per il riassunto del verbale da pubbli-
care nella RdA (per il momento egli, pur mostrandosi benevolo verso il Blanc, assume un
atteggiamento di prudente riserva; prima di esprimere un giudizio desidera esaminare e
vagliare l’intera memoria: ciò che farà nelle prossime settimane, come vedremo).
Intervengono poi Zavattari e Boccassino, quest’ultimo a lungo contestando le tesi del
Blanc, il quale risponde dettagliatamente.
Dopo le comunicazioni di Dino Vampa e di Guido Galeotti, il Blanc presenta una serie di
proiezioni di dipinti paleolitici di recente scoperti nella grotta di Montignac-sur-Vezère illu-
strandoli brevemente.
Pettazzoni inviterà poi Zavattari, Boccassino e Blanc a redigere un riassunto dei loro
interventi da inserire nel verbale sommario che sarà pubblicato nel volume 33 (1940-1942)
della RdA; in detto volume il testo della discussione occuperà le pp. 370-378; saranno tirati
anche un certo numero di estratti dal titolo Discussione seguita alla comunicazione “Sul
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La ringrazio del favore concessomi di usare i libri del suo Istituto di studi storico-religiosi, come pure di aver-
mi dato l’occasione di assistere alla riunione della società di Antropologia ed Etnologia, che lei presiede. Per me
fu molto interessante trovarmi tra i miei compatrioti, cultori delle mie scienze. Mi fece particolarmente piacere e
mi è di esempio il suo prudente atteggiamento dinanzi a nuove idee, tanto più che, come Prof. Blanc mi disse a voce,
prima di allora non ne aveva fatta punto parola a lei. Certo che in genere la prudenza non è mai troppa in una
scienza così vasta come l’Etnologia, scienza che si trova ancora ai suoi primi incominciamenti, benché la via che
deve seguire sia già abbastanza chiara. Prof. Granet alla Sorbona la chiamava uno schema di scienza. Ciò è vero
specialmente delle alte civiltà umane, come la cinese.
G. Moretti, Il guerriero italico di Capestrano, Roma, 1936; V. Dumitrescu, L’età del ferro nel Piceno, Bucarest,
1925; P. Marconi, La scultura orientalizzante nel Piceno, Monumenti antichi, vol.35, Milano, 1933; F. Altheim, Der
Opfertod der Decius, Forschungen u. Fortschritte, 1941, 112; Ad. Harnack, Militia Christi: die christliche Religion
u. der Soldatenstand in den ersten drei Jahrhunderten, Tübingen 1905; G.W. Greenaway, Arnold of Brescia,
Cambridge 1931; H. Gleber, Papst Eugen III (1145-1153), Jena 1936; Pasquale Villari, La storia di Gerolamo
Savonarola e de’ suoi tempi, 2 voll., Firenze 1859-1861 (4 1926); Jos. Schnitzer, Savonarola: ein Kulturbild aus der
Zeit der Renaissance, 2 voll., München (trad.it. Milano 1931); Cecil Roth, L’ultima repubblica Fiorentina, Firenze
1927 (rec. Leonardo 1929, 280-84); Francesco Ferrucci nelle sue lettere (a cura di G. Mazzoni), Firenze 1930;
Francesco Ferrucci nel racconto dei contemporanei (a cura di G. Mazzoni), Firenze 1930; A. Luzio, Mazzini
Carbonaro: nuovi documenti dagli Archivi di Milano e Torino, Torino 1920.
Qualche altro titolo aggiunge più tardi in una scheda; indicazioni bibliografiche e appun-
ti vari annota in una dozzina di schede e carte.
Facciamo seguire una descrizione sommaria dei materiali che Pettazzoni raccoglie per
ogni singolo capitolo.
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I. Per il primo capitolo egli sceglie di illustrare, come esempio del più antico eroismo ita-
lico, alimentato dalla religione, il guerriero di Capestrano: questa statua, scoperta nel 1934
in un territorio dell’Italia centrale abitato anticamente dai Vestini, egli l’ha già studiata, insie-
me con altri monumenti figurati dell’arte antichissima nella nostra penisola, per una confe-
renza da tenere a Lund e ad Upsala nell’ottobre 1935 v. Pettazzoni 1934-1935, 193, e 1935-
1936, 120 e 127); l’ha studiata e illustrata pochi mesi dopo la scoperta; ora desidera appro-
fondire l’argomento tenendo conto soprattutto della letteratura posteriore al 1935.
Con passi o appunti tratti dal volume di G. Moretti, Il Guerriero italico di Capestrano,
Roma, 1936, riempie 8 facciate di carte formato mezzo protocollo; 2 facciate con passi trat-
ti da uno scritto di F. Ribezzo (Appendice epigrafico-linguistica) che riguarda l’iscrizione
incisa su un margine del pilastro-sostegno della statua; pochi appunti trae da un recente arti-
colo di A. Boëthius, Der Krieger von Capestrano, Die Antike, 1941, 176-186 (dello stesso
autore vede Il guerriero di Capestrano, La Critica d’Arte, 1939, I, 49-52); per l’etimologia
di “eroe” (la parola greca héros sarebbe affine al latino servus) consulta il Vergleichendes
Wörterbuch der indogermanischen Sprachen del Walde-Pokorny, II, 1927, 498, e il
Lateinisches Etymologisches Wörterbuch del Walde-Hofmann, Heidelberg, 1938 3, 419.
Volendo illustrare il rito antichissimo delle genti sabelliche, il ver sacrum, esamina e tra-
scrive passi da voci dell’EI e del Daremberg-Saglio e da testi di Dionigi d’Alicarnasso, di
Strabone, di Festo, di Servio, di Livio, di Svetonio.
II. Per il secondo capitolo Pettazzoni riempie 9 facciate di carte formato mezzo protocollo
con appunti che trae dalle voci Devotio, Decius Mus, Mucius Scaevola, Maus, Ratte del PW.
Il cognome Mus, comune ai tre Decii che praticarono la devotio, significa “sorcio”, che
per gli antichi era un portatore di morbi epidemici; sull’argomento egli riempie 4 facciate con
appunti tratti da H. Gressmann, Die älteste Geschichtschreibung und Prophetie Israels,
Göttingen, 1921 .
III. Per il terzo capitolo Pettazzoni trascrive indicazioni bibliografiche con qualche
appunto in una decina di schede; passi e appunti più ampi egli annota in carte di varie dimen-
sioni traendoli soprattutto dalle seguenti pubblicazioni: Ausgewählte Martyrerakten,
Tübingen, 1929 3; G. Méautis, Les aspects religieux de l’ “affaire” des Bacchanales in
Mélanges d’études anciennes offerts á Georges Radet, Bordeaux-Paris, 1940, 476-485;
Dictionnaire de théologie catholique, 6, 1914, e 10, 1928 (voci Guerre e Martyre); E.
Klostermann, Das Markusevangelium, Tübingen, 1926 2; Theologisches Wörterbuch zum
Neuen Testament, 1941 (voce Mysterion); A. Harnack, Militia Christi: die christliche
Religion und der Soldatenstand in den ersten drei Jahrhunderten, Tübingen, 1905 (8 facc.
mezzo protocollo); trascrive inoltre passi da Tacito, Ann. 15.44 (su Nerone e l’incendio di
Roma del 64 d.C.), Plinio, Ep. 96, Turtulliano, de Corona, Lattanzio, De mortibus persecu-
torum, Eusebio, Historia ecclesiastica, V.1.
IV. Risulta che tra il 4 giugno e il 14 luglio 1941 Pettazzoni prende a prestito quattro
opere dalla Biblioteca nazionale centrale di Roma, ma trae appunti soltanto da quella di A.
De Stefano, Arnaldo da Brescia, Roma, 1921; altri appunti trae dal volume Johannis
Saresbertensis Historiae Pontificalis quae supersunt edito da R.L. Poole, Oxford, 1927 (lo
prende a prestito dall’Istituto storico italiano per il medio evo) e dalle seguenti pubblicazio-
ni (elenchiamo le principali): G.W. Greenaway, Arnold of Brescia, Cambridge, 1931; C.
Vignati, Storia diplomatica della Lega Lombarda, Milano, 1866; J.M. Watterich, Pontificum
Romanorum Vitae, Lipsiae, 1862; Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali; H. Gleber,
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Papst Eugen II, Jena, 1936; voci Carroccio e Legnano dell’ EI.
Trascrive inoltre passi dagli scritti di Otto Morena, di Ottone di Frisinga, di S. Bernardo
e di altri.
V. Tra le pubblicazioni dalle quali Pettazzoni trae appunti per il capitolo sul Rinascimento
ricordiamo L’ultima Repubblica Fiorentina di Cecil Roth, Firenze, 1927 (14 facc. mezzo
protocollo), Francesco Ferrucci nelle sue lettere di G. Mazzoni, Firenze, 1930, e Prediche e
scritti del Savonarola a cura di M. Ferrara, Milano, 1930.
VI. Per il sesto capitolo Pettazzoni trae appunti da alcune voci dell’EI (2-3 facc. mezzo
protocollo per ognuna): Risorgimento, Massoneria, Carboneria, Mazzini, Giovine Italia,
Gioberti, Garibaldi, Martire; riempie 6 facc. con appunti che trae da G. Gentile, I Profeti del
Risorgimento italiano, Firenze, 1923 2, altre 4 con appunti che trae da B. Croce, La vita reli-
giosa a Napoli nel Settecento, in Uomini e cose della vecchia Italia, Bari, II, 1927, altrettante
con appunti che trae da C.A. Jemolo, L’Italia religiosa nel Settecento, Rivista storica italia-
na, 49 (1932), 435 sgg.
Risulta che il 14 luglio il nostro storico delle religioni prende a prestito dalla Biblioteca
di Storia moderna e contemporanea tre opere, dalle quali - sembra - non trae appunti: A.
Omodeo, L’età del Risorgimento italiano, Messina, 1931; A. Luzio, La madre di Giuseppe
Mazzini, Torino, 1919; A. Luzio, Mazzini Carbonaro, Torino, 1920.
Nella stessa primavera 1941 Pettazzoni comincia ad elaborare i materiali: e a questo lavo-
ro egli dedica la maggior parte del suo tempo (invierà il testo a Frick il 23 luglio); come sem-
pre, procede a più redazioni utilizzando carte della prima per la seconda; sono conservate le
malecopie dei sei capitoli: tutte le carte, di formato protocollo, recano correzioni, tagli,
aggiunte marginali; in parte sono variamente numerate; per brevità indichiamo soltanto il
numero delle carte, quasi tutte scritte anche al verso, di ogni capitolo: I-4; II-4; III-9; IV-14;
V-6; VI-10 .
È da ritenere che a Frick il 23 luglio 1941 Pettazzoni mandi il testo dattiloscritto, che
ritornerà nelle sue mani dopo la traduzione in tedesco: sono 26 cartelle (nei primi anni
Cinquanta l’autore le trasferirà in un’altra “posizione”, cioè tra i testi da pubblicare sotto il
titolo Italia religiosa).
Tra i primi d’agosto ed i primi di settembre la signora Maria Frick traduce in tedesco il
lavoro di Pettazzoni; in novembre egli riceve di ritorno il suo testo e la traduzione che desi-
dera rivedere personalmente.
Del volume “tripartito” il nostro storico delle religioni ed i coniugi Frick parlano ancora
nell’aprile 1942 durante il soggiorno di Pettazzoni in Germania; in luglio vengono conse-
gnati all’editore berlinese Töpelmann i testi di Pettazzoni e di Frick, mentre è pronta per la
stampa soltanto una metà del saggio di Kitayama, sofferente per una malattia al cuore.
Nell’agosto dello stesso anno Pettazzoni riceve il testo tedesco di Frick, Gläubiger
Heroismus in Deutschland, un dattiloscritto di 89 cartelle (in due cartelle n.n. il Vorwort, che
dovrebbe esser firmato dai tre autori del volume); ad un primo esame egli trova assai attraen-
te il contributo del collega, al quale in data 3 settembre assicura che, appena libero da alcu-
ni impegni urgenti, provvederà a farlo tradurre in italiano; pensa che il volume “tripartito”
potrebbe essere il primo di una serie italiana dedicata ai problemi religiosi di oggi (in essa
potrebbe trovar posto un’edizione italiana aggiornata delle Religiöse Strömungen der
Gegenwart del Frick); in novembre viene stipulato il contratto tra Frick e l’editore Alfred
Töpelmann, ma nel gennaio 1943 non è ancora pronto il contributo del Kitayama…; e inol-
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tre altri eventi determinano la sospensione sine die della pubblicazione del volume.
Il saggio di Pettazzoni sarà pubblicato, con qualche ritocco, come seconda parte (con
l’aggiunta di un 7° capitolo, La Resistenza) di una raccolta di suoi scritti, in parte già pub-
blicati, in parte inediti (Italia religiosa, Bari, 1952, 29-72) sotto il titolo Momenti della sto-
ria religiosa d’Italia; una nota iniziale preciserà: “Questa tenuissima rapsodia su temi fin
troppo elementari - in parte - per il lettore italiano, fu composta (i primi sei capitoli nel 1942
[sic! È da leggere 1941]) a richiesta di un editore straniero per un volume a collaborazione
internazionale, che poi non si pubblicò”.
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a Dino Satolli il compito di recensire il libro per il vol. 17° (1941) degli SMSR.
Tra gli stranieri che soggiornano a Roma e intrattengono rapporti con Pettazzoni c’è Bun-
ei Taunoda, il quale nutre verso di lui “devoti sentimenti di ammirazione e di viva e profon-
da simpatia”; da lui ha ottenuto in prestito dei libri della biblioteca della Scuola di studi sto-
rico-religiosi; il 24 maggio il nostro storico delle religioni gliene porta un altro a casa, in Via
G. Vasi 30.
In Pettazzoni 1931-1933, 55-56, abbiamo accennato alla “matta idea” di Giuseppe
Calzati, il compagno delle lotte giovanili di Pettazzoni per l’emancipazione del proletariato
persicetano, l’idea di pubblicare un libretto “espressione” del suo pensiero; il vecchio socia-
lista è stato arrestato nel 1935 “per manifestazione contro la guerra d’Africa” e il 31 gennaio
1936 condannato a tre anni di confino, ma ha riacquistato la libertà alla fine del maggio 1936.
Nella prima metà del maggio 1941 il fedele amico persicetano fa una corsa a Roma per
incontrare Pettazzoni: gli porta il manoscritto “che non ha nessuna famigliarità colla sintas-
si gramaticale”, “la materia per un gran libro”…; gli parla naturalmente della comune città
natale, degli altri amici persicetani e anche del nipote Agostino; il quale, studiando privata-
mente, nel 1935 ha conseguito la licenza di scuola secondaria inferiore, nel 1939-40 ha fre-
quentato il primo biennio superiore in un istituto tecnico fiorentino, ma non ha potuto pre-
sentarsi all’esame per impegni di lavoro (è collaudatore delle locomotive della società
Breda); rimasto poi disoccupato - tutto il male non viene per nuocere - ha approfittato della
disponibilità di tempo per studiare ed ora si accinge a sostenere l’esame di geometra.
Giuseppe Calzati torna da Roma con una copia de La religione [di Augusto], che legge
“tutto d’un fiato”, e con alcuni libri utili al nipote; da Lucca, dove lavora, scrive subito a
Pettazzoni dichiarandosi pentito d’avergli lasciato il manoscritto: non perda tempo a legger-
lo e neppure a rispedirglielo, “lo adoperi per accendere il fornello”; invece il nostro storico
delle religioni sottrae qualche ora allo studio per dare una scorsa al manoscritto e scrive poi
all’amico: “Spero che un giorno o l’altro in un modo e nell’altro si troverà la maniera di dare
al vostro lavoro quella forma agile e corretta che manca per un libro atto al pubblico”.
Naturalmente l’autorevole giudizio di Pettazzoni riempie di gioia l’autore, il quale non ha
fretta: bisognerà attendere la fine della guerra; a questo proposito Giuseppe Calzati, il quale
è tra coloro che dalla sconfitta militare attendono la fine della dittatura fascista, commette
un’imprudenza, non pensa che la sua lettera potrebbe essere soggetta a verifica per censura:
“Noi vivremo ancora sin che passerà la bufera che flagella il mondo, sorriderà la vita, trion-
ferà la pace, vogherà il libero pensiero sull’oceano della libertà! E la stampa sarà (a buon
mercato) feconda di sana morale: infine nessun rischio più di censura…”
Tornando al nipote dell’amico, aggiungiamo che Agostino Calzati, il quale il 4 gennaio
1941 ha sposato la concittadina Aida Cantelli, supera l’esame e consegue il diploma di geo-
metra; nel 1946 diventerà fattore della tenuta “La Fontana” di San Matteo della Decima (nel
comune di S. Giovanni in Persiceto); dopo il 1946 nella omonima villa, come vedremo,
Pettazzoni con la signora Adele sarà ospite, qualche volta durante l’estate, dei coniugi
Calzati; sarà soprattutto la signora Aida a curare i rapporti con i coniugi Pettazzoni.
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L’idea centrale e vitale (dal punto di vista dell’etnologia) è quella della dipendenza genetica delle culture pri-
mitive attuali inferiori dal Paleolitico superiore (La dimostrazione di questo fatto ha bisogno, credo, di ulteriore ela-
borazione. Anzitutto, in senso negativo, dovrebbe risultare in modo più sicuro la non dipendenza genetica dal
Paleolitico inferiore, come pure dovrebbero essere in generale chiariti gli eventuali rapporti fra Paleolitico inferio-
re e Paleolitico Superiore. In senso positivo, la circoscrizione del Paleolitico superiore all’Eurasia centro-meridio-
nale sembra piuttosto dovuta allo stato provvisorio della nostra conoscenza attuale del Paleolitico superiore, che fon-
data su ragioni intrinseche. Ad ogni modo questo è, a parer mio, il punto capitale).
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Tutto il resto è soprastruttura teoretica e sistematica, in cui l’ipotesi ha troppo giuoco. Il parallelismo con i fatti
biologici è, a parer mio, troppo spinto; esso può valere a titolo di analogia; se no rischia di compromettere l’auto-
nomia del fatto culturale (ma può darsi che questa sia una impressione soggettiva, dovuta alla mia scarsa cultura
naturalistica). La difficoltà principale mi sembra questa: come si è formata la civiltà così complessa del Paleolitico
superiore (specie se si rinuncia ad ogni connessione con l’umanità del Paleolitico inferiore?). Non può esser nata
improvvisamente dal nulla. Non si può far derivare la coesistenza di forme diverse (= complessità culturale) dalla
esistenza di forme intermedie anteriori, non ancora diversificate. Questo slittamento del piano etnologico così obiet-
tivo, al piano psicologico, così soggettivo, è metodologicamente a mio parere erroneo, perché così si contamina la
posizione evoluzionistica con la posizione storico-culturale (dico la posizione non la scuola storico-culturale, che è
una determinazione particolare e contingente della posizione). La formazione della cultura paleolitico-superiore
nella sua complessità va spiegata restando sul piano storico-culturale, quel piano in cui rientra il fatto della segre-
gazione. E va spiegata nella sua organicità, ossia tenendo conto del carattere primitivo di una civiltà come questa,
in cui ogni forma deve avere una sua ragione d’essere non in una esuberanza arbitraria, bensì in una precisa fun-
zione (‘antropologia funzionale’, più vicina - come posizione - al determinismo ambientale che all’autonomismo
storico-culturale) nel quadro e ai fini della civiltà rispettiva.
Roma, maggio-giugno 1941-XIX
R. Pettazzoni
Il Blanc, con lettera del 10 giugno, risponde alla “critica così acuta e interessante” di
Pettazzoni fornendo alcuni chiarimenti; con una successiva, del 15 giugno, manifesta a
Pettazzoni le sue impressioni circa l’opera ostile esercitata nei suoi confronti e a danno della
paletnologia da parte di alcuni studiosi (già in una precedente occasione egli ha sostenuto la
necessità di porre in evidenza l’opera nefasta svolta “da quei signori del Collegio Romano”:
v. Pettazzoni 1939-1940, 240); la mattina del 14 giugno, presenti anche il padre e il conte
Pellati, ha avuto un colloquio al Ministero dell’educazione nazionale con il Romanelli; que-
st’ultimo non ha celato il suo animus ostile adducendo che non è ammissibile dare un valo-
re preminente alla parte naturalistica nelle ricerche preistoriche; poiché il Romanelli tiene
tutte le fila dei contatti con le Soprintendenze, risulta così evidente l’origine degli intoppi e
delle difficoltà costantemente incontrate dal Blanc, difficoltà che solo parzialmente dipen-
dono dal misoneismo dei locali Soprintendenti; l’organizzazione di soffocamento della prei-
storia italiana, secondata dalla Direzione del Museo Pigorini, si è ora estesa al Ministero,
dove è rappresentata dal Romanelli…; non si capisce chi sia l’agente e chi sia lo strumento
di un lavorio ostruzionistico: sono Rellini, Barocelli, Moretti e Co. ad agitare una grande
bandiera ideologica, per puntellare posizioni personali e celare la propria incapacità?
Un altro nutrito scambio epistolare tra Blanc e Pettazzoni ci sarà nel prossimo autunno;
e poi Pettazzoni tornerà sulle teorie del primo con tre recensioni negli SMSR: 17 (1941), 76-
77, 18 (1942), 122, 19-20 (1943-1946), 214-217 .
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Giovanni Ferretti) e il Centro per gli studi sul Vicino Oriente (presidente Federzoni, diretto-
re Michelangelo Guidi); la Classe approva un ordine del giorno per il riordinamento e aggior-
namento dei cataloghi delle biblioteche Caetani, Corsiniana e altre annesse e fa proprio il
voto della VI Sezione del Congresso nazionale per le arti e tradizioni popolari affinché si tro-
vino al più presto i fondi necessari per la pubblicazione dell’ Atlante linguistico italiano.
Lo stesso giorno Pettazzoni è presente all’adunanza della sua Classe estesa agli aggrega-
ti; svolgono comunicazioni gli accademici Benini e Merlo; successivamente il nostro storico
delle religioni legge e illustra il suo lavoro Vecchie opere da ristampare: “Il Catechismo” in
lingua Kiriri del Padre L.V. Mamiani (1652-1730).
La Classe manifesta il suo pieno consenso alla proposta di Pettazzoni di provvedere, sotto
gli auspici dell’Accademia, alla ristampa di vecchie opere di viaggiatori, esploratori, missio-
nari italiani; Patetta e Bertoni gli segnalano l’esistenza di materiali del genere inediti, rispet-
tivamente, presso l’Accademia delle Scienze di Torino e presso la Biblioteca Estense di
Modena.
Parlano ancora Giovanni Calò, il quale espone il piano organico per la pubblicazione dei
Monumenta Italiae Paedagogica, Giuseppe Lugli sugli scavi intorno al Campidoglio,
Augusto Mancini sulla Biblioteca comunale di Fermo, Guido Mazzoni sulla scoperta, com-
piuta da Mario Reggiani-Rayna, di alcune nuove incisioni rupestri dell’età preistorica.
Vengono infine presentate alcune note per la pubblicazione negli atti accademici.
È probabile che Pettazzoni partecipi il 1° giugno all’adunanza generale pubblica che si
tiene nell’auditorium della Farnesina alla presenza del Re e Imperatore e di rappresentanti
del Senato, della Camera, del Partito e del Governatore di Roma.
Il presidente Federzoni durante il discorso d’apertura presenta al Sovrano il primo volu-
me del Vocabolario della lingua italiana curato da Giulio Bertoni, Carlo Formichi e
Clemente Merlo, i tre volumi di Indo-Tibetica di Giuseppe Tucci e altre pubblicazioni
dell’Accademia.
Lette le relazioni relative a due premi, l’accademico Bonino legge il suo discorso sul pro-
gresso chimico nella scienza del volo.
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Per esempio, nella tarda primavera del 1941, nell’ Antiquariatkatalog 740 (Völkerkunde)
della Buchhandlung Gustav Fock trova indicata sotto il n. 5436 l’opera di p. Antonio
Zucchelli da Gradisca, Merckwürdige Missions- und Reisebeschreibung nach Congo in
Ethiopia…, Frankfurt, 1712; esclusa la possibilità di acquistarla dato l’alto prezzo, chiede
informazioni al Merkel, col quale ha frequenti scambi epistolari; apprende così che nella
Biblioteca universitaria di Monaco, oltre alla traduzione tedesca, è conservata l’edizione ita-
liana dell’opera: Relazioni del Viaggio e Missione di Congo nell’Etiopia inferiore occiden-
tale, Venezia, 1712; scoprirà poi che una copia di quest’ultima è posseduta dalla Biblioteca
dell’Accademia d’Italia.
Durante gli anni Quaranta egli include nella busta di cui sopra un centinaio di schede e
carte di varie dimensioni; diamo una descrizione sommaria delle carte principali seguendo,
quando è possibile, l’ordine cronologico (sono prevalentemente dei primi anni Quaranta).
Il 28 maggio 1941 Pettazzoni prende a prestito dalla Biblioteca nazionale centrale di
Roma i Travels in Persia di J. Barbaro e A. Contarini, London, 1883; su Giosafat Barbaro
(1413-1494) trascrive a macchina (o fa trascrivere da qualcuno) le notizie biografiche, la
bibliografia degli scritti (editi e inediti, tradotti ecc.) e la letteratura traendole da R. Almagià
e A. Mori, Il nuovo repertorio bio-bibliografico dei viaggiatori italiani, Bollettino della
Società Geografica Italiana, s. VI, 1,9-10 (settembre-ottobre 1924), 461 sgg (4 cartelle) e da
P. Amat di San Filippo, Biografica dei viaggiatori italiani con la bibliografia delle Relazioni
di viaggio dai medesimi dettate (2.a ediz.), Roma, 1882 (5 cartelle); altre notizie trae dalla
voce dell’EI e dalla prefazione alle Lettere al Senato Veneto di Giosafatte Barbaro amba-
sciatore ad Usunhasan di Persia tratte da un Codice Originale dell’I.R. Biblioteca di Vienna
e annotate per Enrico Cornet, Vienna, 1852.
Il 16 settembre 1941 prende in prestito dalla Biblioteca dell’Accademia d’Italia il
Secondo Volume delle Navigationi et Viaggi raccolto già da M. Gio. Battista Ramusio…,
Venetia, 1583, che contiene del Barbaro Il Viaggio della Tana e il Viaggio nella Persia; in
dicembre dal Sommario trascrive una decina di titoli.
Durante una seduta della Classe delle scienze morali e storiche dell’Accademia d’Italia
chiede informazioni a Patetta sul materiale linguistico americano conservato a Torino; il col-
lega in data 27 settembre 1941 gli comunica una serie di notizie sul fondo Vidua e gli manda
un suo contributo, Di alcuni manoscritti posseduti dalla Reale Accademia delle Scienze di
Torino, Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 52 (1917-18); da esso il nostro sto-
rico delle religioni fa trascrivere a macchina in tre cartelle le notizie relative ai codici dona-
ti dal conte Pio Vidua: sono manoscritti del figlio Carlo (1785-1832) che visitò Grecia, Siria,
Giava, Papuasia, Molucche, Nuova Guinea, Célèbes…
Nell’ottobre 1941 egli propone al presidente dell’Accademia d’Italia la pubblicazione di
tre primi fascicoli di una serie di “Documenti e Studi su le Civiltà Primitive”: il Viaggio alla
Tana di Giosafat Barbaro, il Catechismo del Mamiani, la Relazione del Viaggio e Missione
di Congo nell’Etiopia inferiore di Antonio Zucchelli.
Dalla già citata Biografia dei viaggiatori di P.Amat di San Filippo Pettazzoni trascrive a
macchina le notizie relative ad Antonio Zucchelli, cappuccino nativo di Gradisca, missiona-
rio al Congo dal 1698 al 1704; dalla Biblioteca dell’Accademia d’Italia prende in prestito il
7 novembre 1941 la sua Relazione già citata sopra.
In 9 facciate di foglio protocollo egli trascrive passi da Th. Simar, Les sources de l’hi-
stoire du Congo antérieurment á l’époque des grandes découvertes, Revue belge de philo-
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coli, ha già pubblicato due contributi in “Missione di studio dal Lago Tana” (1938-1939) e il
volume I Mao, Roma, 1940; nel 1942 conseguirà la libera docenza in Geografia ed etnogra-
fia dell’Africa italiana (nel 1949 sarà commutata in libera docenza in Etnologia); egli avrà
rapporti con Pettazzoni soprattutto nel dopoguerra, quando sarà incaricato di Civiltà primiti-
ve dell’Africa nella Scuola di perfezionamento in scienze etnologiche dell’Università di
Roma e redigerà alcune recensioni per gli SMSR (13).
Ottenuto il voto favorevole della Facoltà, Pettazzoni il giorno 28 illustra la sua iniziativa
al ministro Bottai, il quale, a giudicare dagli sviluppi successivi, non si dichiara contrario.
Il nostro storico delle religioni riprenderà l’azione dopo le vacanze estive, nel prossimo
settembre.
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1938, un esame delle antiche società indoeuropee di guerrieri e analisi della loro parziale
riflessione nel mito, una monografia che sarà ampiamente utilizzata da Dumézil nella descri-
zione dell’ideologia guerriera indoeuropea; a Pettazzoni manderà anche l’estratto dell’arti-
colo Gudinnan Anahita och den zoroatriska eldskulten, Religion och Bibel, 1 (1942), 26-48,
che tratta di un argomento sul quale tornerà in Feuerpriester in Kleinasien und Iran, Lund,
1946 (questo volume sarà recensito dal nostro storico delle religioni negli SMSR, 21 (1947-
1948), 144-145).
Altri contatti tra i due studiosi si avranno negli ultimi anni Quaranta per la fondazione di
un’associazione internazionale per la storia delle religioni; nel settembre 1950 essi si incon-
treranno ad Amsterdam, durante i lavori del VII Congresso internazionale (14).
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volume Hainuwele. Volkserzählungen von der Molukken-Insel Ceram, gesammelt und bear-
beitet von Ad. E. Jensen und H. Niggemeyer, Frankfurt a. M., 1939: è una raccolta di miti e
leggende che il nostro storico delle religioni potrà utilizzare per l’antologia mitologica che
sta preparando per l’ Utet di Torino.
La corrispondenza successiva, di cui diremo più avanti, riguarda ulteriori accordi per la
conferenza e anche l’articolo che de Martino deve preparare per Paideuma.
Come vedremo, Pettazzoni incontrerà il collega tedesco a Frankfurt a. M. nell’aprile
1942, e successivamente avrà ulteriori rapporti con lui, per esempio nel dopoguerra, quando
pubblicherà un articolo in Paideuma e farà recensire negli SMSR altre pubblicazioni del
Jensen; nel settembre 1950 lo incontrerà ad Amsterdam al VII Congresso internazionale di
storia delle religioni (15) .
Non posso pubblicare questo grave articolo del collega Nardi (della cui collaborazione in questo Giornale e
nella Scuola di Filosofia della R. Università di Roma io mi onoro) senza aggiungervi la mia sdegnosa protesta con-
tro i mezzucci indegni e vili di cui continua a servirsi nelle sue polemiche un uomo d’innegabile abilità pratica, al
quale si potrà perdonare anche la prosunzione con cui mette bocca in tutte le questioni filosofiche; ma nessuno per-
donerà mai la leggerezza con cui egli dà ai giovani questi esempi di slealtà verso gli studiosi che non sono di sua
soddisfazione; egli che vuol essere un educatore dei giovani e governa una grande Università. (G.G.).
Lo stesso Gentile, nella seduta del Consiglio di facoltà che si tiene il 7 luglio 1941, pre-
senta una bozza di proposta volta ad ottenere che, “appena alla Facoltà di lettere venga asse-
gnata una nuova cattedra di ruolo, voglia il Ministero della E.N. compiacersi di nominare il
prof. B.N. professore di Storia della Filos. m.-vale nella R. Univ. di Roma in base all’art. 17
del presente Testo Unico delle leggi sulla istruzione universitaria” (in base all’art. 17, cioè
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C’è di più. Qualche giorno fa è venuto a Bari a farmi visita il prof. Boccassino. Nelle lunghe conversazioni che
ho avuto con lui, egli ha continuamente insistito sulla necessità di essere docile ai suoi consigli e di lasciarmi gui-
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dare. Io dovrei leggere soltanto i libri da lui via via suggeriti, e nell’ordine col quale me li suggerisce.
Dovrei lasciare il mio lavoro sul magismo e rinunziare almeno per ora a scrivere. Mi ha vivamente sconsigliato
di inviare il mio articolo a Paideuma. Infine mi ha fatto molto chiaramente intendere che ove io non fossi docile e
non mi lasciassi guidare, la sua assistenza verrebbe meno totalmente o quasi, e comunque non potrei usufruire
incondizionatamente del prestito della Biblioteca del Museo Pigorini, come ho fatto finora.
Non Vi nascondo che questo modo di procedere mi ha molto sorpreso. In linea di massima io non solo non ricu-
so, ma anzi sollecito, l’aiuto e i consigli di altri studiosi, tanto più ora che la mia cultura etnologica è in via di for-
mazione. D’altro canto ritengo che le scuole troppo organizzate soffocano ogni iniziativa personale di lavoro e
impediscono ogni allargamento d’orizzonte e ogni rinnovamento della scuola stessa. Ad ogni modo, per non per-
dere il vantaggio del prestito incondizionato alla Biblioteca del Museo Pigorini (il che per il mio lavoro sarebbe di
gravissimo danno), son stato costretto mio malgrado a scendere col Prof. Boccassino a fastidiosissimi compromes-
si, e spero di essere riuscito nel complesso a salvare in uno l’autonomia del mio lavoro scientifico e l’assistenza per
me necessaria del prof. Boccassino.
Tra il luglio e il dicembre 1941 avviene un frequente scambio epistolare tra Pettazzoni e
de Martino: il nostro storico delle religioni assiste il discepolo nella preparazione dell’arti-
colo per Paideuma e gli fornisce suggerimenti e libri anche sulla magia.
Da una lettera di de Martino a Boccassino posteriore all’incontro barese apprendiamo che
il primo, probabilmente dietro invito del secondo, progetta di andare da Padre Pio…
Per promuovere una maggiore partecipazione italiana agli studi sulla civiltà e le lingue dell’America
Precolombiana e delle popolazioni primitive attualmente superstiti nel continente Americano, partecipazione dove-
rosa da parte della patria di Colombo, si ritiene necessaria la istituzione di un insegnamento di Americanistica pre-
colombiana e primitiva, eventualmente col titolo di Civiltà e lingue indigene dell’America, nella Facoltà di Lettere
della R. Università di Roma. La inclusione di questa nuova Disciplina nell’Elenco delle Materie della Facoltà di
Lettere (inclusione da richiedersi a suo tempo dalla Facoltà di Lettere di Roma secondo la procedura prevista) sareb-
be intanto il primo passo per addivenire in seguito per lo meno alla istituzione di un incarico.
Il Centro Italiano di Studi Americani e particolarmente il suo Comitato Etnologico fa le più vive premure per-
ché il Ministero degli Affari Esteri voglia prospettare al Ministero della Educazione Nazionale la opportunità della
iniziativa suddetta.
Giunge in settembre la risposta: la proposta sarà tenuta presente in sede d’esame delle
proposte pervenute per una revisione dell’ordinamento dei singoli corsi di laurea; ma la cosa
- sembra - non avrà seguito, per ora (nel dopoguerra l’Americanistica sarà introdotta tra le
discipline della Scuola di perfezionamento in Scienze etnologiche).
Nell’estate 1941
Nel luglio 1941 entra per la prima volta nello studio privato di Pettazzoni una macchina
da scrivere: ce lo attesta la ricevuta di £ 1.722 della Ing. C. Olivetti & C.S.A. di Ivrea a saldo
della fattura n. 311/2357 dell’11.7.41: d’ora in poi troveremo sempre più spesso, tra le carte
del nostro concittadino, copia dattiloscritta delle lettere da lui spedite.
Forse la prima è quella del 26 luglio diretta a Francesco Ercole: Pettazzoni ha ricevuto il
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secondo fascicolo (giugno) dell’annata 1941 della Rivista d’Albania recante il suo articolo
Antichi culti solari nella Penisola Balcanica e protesta perché una “mano irresponsabile ed
inesperta” ha stampato il suo cognome con una sola t nelle pagine pari (in alto) e inoltre,
modificando il testo delle bozze da lui riviste, ha preposto alla firma, in calce all’articolo, “la
qualifica di Accademico d’Italia fra parentesi (!!!)”.
Nel luglio 1941 viene messa in liquidazione la Società editrice Athenaeum di Roma, la
quale pertanto deve provvedere anche alla sistemazione della “partita Pettazzoni”, cioè delle
1.200 copie de L’essere celeste del 1922 in giacenza; Pettazzoni riesce a far intervenire la
Casa Zanichelli, la quale nel 1942 acquisterà le 1200 copie del volume e nel 1943 sostituirà
la copertina originale con una nuova, nella quale figurerà, senza data, “Nicola Zanichelli
Editore - Bologna”; in quarta di copertina, dietro proposta dell’autore, saranno riportati alcu-
ni giudizi tratti dalle recensioni.
A richiesta di Pettazzoni la Casa Zanichelli farà stampare qualche centinaio di nuove car-
toline recanti, oltre ai titoli delle due collezioni, anche quello del volume rilevato.
“Ich fahre morgen nach Alto Adige” (Io parto domani per l’Alto Adige) scrive Pettazzoni
a Jensen in data 26 luglio 1941; probabilmente egli compie il viaggio con Adele fino a
Bologna; qui sosta prima di raggiungere Selva Val Gardena in provincia di Bolzano, sulle
Dolomiti a 1563 m. di altitudine, dove alloggia all’Hotel Osvaldo per una dozzina di giorni;
Adele invece rimane dai suoi a Bologna fino a domenica 3 agosto, quando parte per Riccione
con la sorella e un nipote; da Riccione o dalle località vicine, dove si reca in bicicletta, manda
una cartolina a Raffaele ogni giorno.
È appena il caso di dire che a Selva il nostro storico delle religioni si riposa…lavorando;
compie anche alcune passeggiate, ma ha nella valigia alcuni libri da leggere, qualche mano-
scritto da ritoccare…; tra i libri probabilmente Dallo storicismo alla sociologia di Carlo
Antoni, Firenze, 1940, un volume premiato dall’Accademia d’Italia nell’aprile scorso perché
giudicato fra le pubblicazioni migliori che siano uscite in Italia, nel campo degli studi filo-
sofici, in questi ultimi anni.
È da ritenere che il nostro storico delle religioni abbia avuto occasione di incontrare qual-
che volta l’autore, il quale nel 1932, lasciato l’insegnamento medio, è entrato all’Istituto di
studi germanici di Roma e nel 1937 ha conseguito la libera docenza in Storia della filosofia;
con l’Antoni Pettazzoni avrà rapporti soprattutto nel dopoguerra, come vedremo (17).
Durante le vacanze Pettazzoni si fa mandare la corrispondenza da Roma e risponde alle
lettere che riceve: per esempio, segnala la disponibilità, presso Zanichelli, di copie del suo
volume La religione primitiva in Sardegna (Piacenza, 1912) a Graziella Fiori di Bonnanaro
(Sassari), una studentessa dell’Università di Cagliari, innamorata della sua terra, curiosa di
conoscere l’antica storia della sua isola; sta preparando la tesi con Luigia Achillea Stella sul
sentimento religioso nella poesia di Eschilo e a tal fine ha letto ed apprezzato le opere di
Pettazzoni, non solo La religione nella Grecia antica, ma anche La religione di Zarathustra;
in una lunga lettera del 30 luglio espone anche alcune tesi, a fondamento delle quali deside-
ra ampliare le ricerche…
Durante l’estate avviene uno scambio epistolare tra Pettazzoni ed un sacerdote della Pro
Civitate Christiana di Assisi, il quale ha letto, con godimento e utile, “i magistrali volumi”
de La confessione dei peccati; chiede un estratto della relazione al congresso di Bruxelles
(1935) che gli sarebbe utile per un lavoro che ha in corso; viene soddisfatto.
Il sacerdote è Carlo Falconi, un giovane venticinquenne che ha compiuto gli studi lettera-
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ri a Milano prima di frequentare l’Università Gregoriana a Roma. Una crisi spirituale lo por-
terà fuori dalla Chiesa cattolica nel 1949; pubblicherà numerosi studi sulla vita religiosa in
Italia e sulla politica vaticana; probabilmente incontrerà Pettazzoni negli anni Cinquanta (18).
Secondo accordi prestabiliti, dopo il soggiorno a Selva, Pettazzoni si reca a Bologna,
dove è tornata anche Adele; insieme raggiungono Venezia, dove sostano - sembra - cinque
giorni: “sul ‘Canalasso’ cinque giorni di pace - agosto 1941 - Raffaele” si legge su una copia
de La commediante veneziana di Raffaele Calzini (Milano, 1935), evidentemente acquistata
per Adele.
Alla Biblioteca Marciana, che è chiusa al pubblico, egli ottiene di poter compiere una
frettolosa consultazione dei cataloghi: cerca i Viaggi fatti da Venetia alla Tana di Giosafat
Barbaro (1543) e la Relazione del viaggio e missione di Congo nell’Etiopia inferiore occi-
dentale di Antonio Zucchelli (1712): sono due opere stampate a Venezia, ma non figurano a
catalogo. Quando tornerà a Roma, scriverà a Giuseppe Gabrieli, bibliotecario
dell’Accademia d’Italia, perché lo aiuti in questa ricerca.
Il 15 agosto si compie una visita all’isoletta di Torcello, dove Pettazzoni è già andato
qualche anno fa, e precisamente il 4 settembre 1937: ce lo attesta la data annotata su una car-
tolina illustrata che riproduce “Il Giudizio Universale” (Mosaico del XII secolo) della
Cattedrale.
Da Venezia una corsa a Roma, dove rimane Adele, mentre egli riparte per Montecatini
Terme; ai primi di settembre rientra nella capitale.
È già a Roma giovedì 4 settembre, quando si tiene un’adunanza del Consiglio
dell’Accademia d’Italia, delle cui determinazioni sarà poi informato. Il Consiglio approva la
proposta del presidente Federzoni relativa al calendario delle adunanze: poiché l’adunanza
generale pubblica per il conferimento dei Premi Reali per l’anno XX [= 1941-42], fissata per
la prima domenica di giugno, cadrà il giorno 7 di quel mese, le adunanze ordinarie delle clas-
si di maggio saranno spostate ai primi del mese successivo. Tra gli argomenti trattati nella
riunione ricordiamo che il presidente accenna agli esotismi e alla legge che impone il muta-
mento della terminologia estera, riferisce inoltre sul lavoro svolto dall’apposita commissio-
ne; comunica che il duce ha concesso nuovi fondi per completare l’opera del Vocabolario
della lingua italiana (del quale, come abbiamo già detto a suo luogo, dopo la pubblicazione
del vol. I (A-C), non ne usciranno altri).
Il 9 settembre Pettazzoni assiste ad una scena pietosa; incontra Tatiana Warscher (o
Warsher), l’allieva di Rostovtzeff conosciuta a Roma nel 1934 (v. Pettazzoni 1934-1935,
112), la quale si trova in una situazione finanziaria criticissima: non riceve più danaro dagli
Stati Uniti e non ha più che venti lire. Egli interviene a suo favore: scrive all’amico Maiuri,
soprintendente delle antichità a Napoli, che è interessato all’acquisto dei lavori pompeiani
della Warscher, la quale, oltre ad un esemplare di un volume a stampa, potrebbe cedere un
lavoro dattiloscritto. Come vedremo, Pettazzoni, per aiutarla, le affiderà l’incarico di tradur-
re in tedesco il testo della conferenza da tenere in Germania.
In aiuto di Bruno Cicognani alle prese con Pico della Mirandola (estate-autunno 1941)
Bruno Cicognani, avvocato e scrittore, autore di novelle e romanzi, noto anche per la
campagna contro il Lei (primi mesi del 1938) e per il Premio Mussolini conferitogli nell’a-
prile di quest’anno, sta preparando per l’editore Le Monnier di Firenze la ricostruzione cri-
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tica del testo e la traduzione dell’ oratio pichiana De hominis dignitate; egli ha una suffi-
ciente preparazione filologica e filosofica, ma si trova in difficoltà quando il Pico allude a riti
religiosi antichi; per alcuni punti chiede di essere illuminato da Israel Zolli e da Pettazzoni;
a quest’ultimo si rivolge con lettere del 12 luglio, del 7 agosto e del 1° ottobre 1941.
Il Pico, parlando dell’efficacia della morale ai fini della pace perpetua, accenna ad un rito
nel quale veniva ucciso un suino: a quale sacrificio, a quale rito allude?
Pettazzoni non ha bisogno di fare ricerche particolari, ricorda i capitoli 24-26 del primo
libro di Tito Livio e manda al Cicognani le poche righe di commento al passo pichiano:
Richiamo al rituale romano per la conclusione di un trattato di pace. I Fetiales erano, a Roma e nelle altre città
del Lazio, il sacerdozio qualificato ad hoc. In presenza degli eserciti delle due città stipulanti convenivano i rap-
presentanti il collegio dei rispettivi Fetiales, e uno per ciascuna parte recitava solennemente il testo del patto: indi
con una selce colpiva la vittima - un suino - augurando che la divinità colpisse analogamente la propria città qualo-
ra essa venisse meno all’osservanza del patto (foedus ferire).
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Italia, per esempio a Roma presso l’Istituto germanico di storia della cultura di Palazzo
Zuccari (Via Gregoriana, 28) e quelle italiane in Germania, e si va rafforzando l’Asse uni-
versitario italo-tedesco, cioè l’alleanza tra i Gruppi universitari fascisti e la
Reichsstudenteführung nazista; naturalmente questi rapporti vengono esaltati e presentati
dalla propaganda come manifestazioni della fraterna amicizia che anima i due popoli desti-
nati a creare il nuovo ordine europeo dopo l’immancabile comune vittoria delle armi: sotto
il titolo Romanità e Germanesimo vengono pubblicate, in un grosso volume (Firenze, 1941)
a cura di J. De Blasi, le letture tenute per il Lyceum del capoluogo toscano da una ventina di
autori; ha lo stesso titolo un volume di Balbino Giuliano (Bologna, 1941): di quest’ultimo
volume riceve una copia anche Pettazzoni, il quale - sembra - si limita a sfogliarlo.
Ma all’interno di questa alleanza si sviluppa anche un confronto, una lotta per l’egemo-
nia, per il predominio di un alleato sull’altro nel campo politico e culturale; per esempio, con
la rivista quindicinale Primato, il cui primo numero porta la data del 1° marzo 1940, Bottai
intende coinvolgere scrittori e artisti italiani anche al di fuori dell’ortodossia fascista nel
nome della nostra cultura in competizione con la Germania nazista: si vedano del Bottai l’e-
ditoriale Il coraggio della concordia, 1° marzo 1940, e l’articolo Interventismo della cultu-
ra, 1° giugno 1940.
In Germania vive ed insegna da molti anni il filosofo Ernesto Grassi, già allievo di
Martinetti e poi di Heidegger (ha incontrato Pettazzoni nel 1923); negli ultimi anni Trenta, a
Berlino, egli avvia un’attività volta a difendere i valori dell’umanesimo italiano contro l’i-
deologia nazista che polemizza con la tradizione latina; nel 1940, con la collaborazione di
Karl Reinhardt e di Walter Friedrich Otto, pubblica il volume Geistige Überlieferung. Ein
Jahrbuch (= Tradizione sprirituale. Un annuario); è già attivo, in modo informale, un Istituto
che verrà inaugurato ufficialmente il 6 dicembre 1942; a favore di questo Istituto si adopera
lo stesso Bottai.
Il 23 ottobre 1941 a Roma Enrico Castelli, direttore dell’Istituto di studi filosofici, ed
Ernesto Grassi tracciano lo statuto d’un erigendo Istituto italiano “Studia Humanitatis” di
Berlino da presentare al ministro Bottai e a Mussolini; l’Istituto mira a difendere le nostre
tradizioni, rinascimentali, vichiane ed umanistiche contro lo spirito speculativo tedesco cele-
brato dai nazisti; il 12 novembre successivo, durante un nuovo incontro, il Castelli propone
come denominazione del nuovo Istituto Italienisches Institut für geistige Überlieferung
(Istituto italiano per la tradizione spirituale), ma il Grassi teme che il titolo sia una sfida trop-
po forte alla corrente di Rosenberg; durante un colloquio con il Castelli, che avviene il 17
novembre, il ministro Bottai si manifesta propenso per un titolo generico: Istituto italiano di
studi superiori; per l’inaugurazione della sezione di Roma il Bottai terrà la conferenza
Pensiero e azione nell’Italia d’oggi.
Come vedremo, probabilmente nell’aprile 1942, il Grassi inviterà Pettazzoni a tenere una
conferenza presso l’Istituto “Studia Humanitatis” sopra ricordato. (21).
Da parte loro i nazisti si adoperano per conseguire il predominio della cultura germani-
ca: per esempio, il 23 ottobre 1941, a Weimar, la città dalle gloriose tradizioni goethiane che
Hitler e Goebbels vogliono centro di diffusione della cultura nazista in Europa, fondano
l’Associazione europea degli scrittori, alla cui presidenza viene posto lo scrittore-medico
Hans Carossa; l’Associazione, che dovrebbe comprendere delegati di Belgio, Bulgaria,
Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Romania,
Slovacchia, Svezia, Svizzera, Spagna e Ungheria, organizzerà incontri internazionali di scrit-
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tori con il preciso obiettivo di amalgamare sotto la direzione tedesca gli scrittori dei paesi
alleati della Germania e dei territori occupati in Europa; è un progetto rientrante in una più
ampia strategia, come comunicherà al nostro Ministero degli esteri l’ambasciatore italiano a
Berlino Dino Alfieri, con la quale “la Germania lavora alla formazione d’un fronte culturale
europeo gravitante sulla cultura germanica”.
L’ultimo incontro di Weimar si terrà nell’ottobre 1942 (22).
Completamente al di fuori di questo ambito politico-culturale viene organizzato un viag-
gio di Pettazzoni in Germania; in più occasioni abbiamo trattato dei frequenti rapporti del
nostro storico delle religioni con studiosi e colleghi tedeschi; tra l’altro egli è membro della
Ethnologische Gesellschaft di Lipsia e del Forschungsinstitut für Kulturmorphologie di
Francoforte sul Meno (e nell’ottobre 1941 sarà nominato socio onorario dell’Istituto archeo-
logico germanico).
Come abbiamo già detto in un capitolo precedente, durante un incontro romano del giu-
gno scorso il nostro storico delle religioni è stato invitato da Adolf Ellegard Jensen a tenere
una conferenza, durante l’a.acc. 1941-42, presso la Deutsche Gesellschaft für
Kulturmorphologie di Frankfurt am Main (probabilmente entro il 1941 egli viene nominato
membro di questa società); egli ha accettato l’invito: Sarapis und Kerberos sarebbe il tema
da trattare.
Tra il luglio 1941 e il marzo 1942 egli ha un frequente scambio di corrispondenza con il
collega tedesco e con altri studiosi.
Rispondendo ad una lettera di Jensen, in data 26 luglio 1941 Pettazzoni comunica il tema
definitivo che tratterà (Sarapide e Cerbero gli sembra troppo speciale): Mehrköpfige
Gestalten in den Religionen der alteuropäischen Völkern (Germanen, Kelten, Slaven,
Thraker) con proiezioni (ne parleremo più avanti).
All’inizio dell’autunno viene fissato il calendario delle conferenze da tenere presso la
Deutsche Gesellschaft für Kulturmorphologie E.V. (Vortragsfolge für das Winterhalbjahr
1941/42); ne manda copia a Pettazzoni, con lettera del 7 ottobre, Ewald Volhard, il quale con-
tinuerà a tenere i rapporti con lui fino alla primavera 1942.
Ewald Volhard, allievo di Leo Frobenius, è collaboratore di Jensen nella direzione del
Forschungsinstitut für Kulturmorphologie; è autore di una pregevole opera, Kannibalismus,
Stuttgart, 1939, nella quale ha raccolto dati e documenti sul fenomeno del cannibalismo nel
mondo; il giovane scienziato morirà sul fronte occidentale negli ultimi giorni del conflitto; il
volume sarà ampiamente esaminato e discusso da Alberto Carlo Blanc, Studi sul cannibali-
smo, SMSR, 19-20 (1943-1946), 183-212 (23).
Dal Vortragsfolge sopra citato appare che le conferenze saranno dieci; tra i conferenzie-
ri, oltre a Pettazzoni che dovrebbe parlare il 5 marzo 1942, figura un altro italiano, il conte
Vinigi Grottanelli di Roma, che dovrebbe parlare il 22 gennaio sul viaggio d’esplorazione
nell’Abissinia occidentale 1937/39 (Forschungsreise nach Westabessinien 1937/39).
La corrispondenza successiva tra Pettazzoni e il Volhard riguarda le spese di viaggio, il
compenso, il testo manoscritto, la traduzione in tedesco, ecc.
Alla fine dell’autunno il nostro storico delle religioni si accorda con Heinrich Frick che
gli ha chiesto di tenere una conferenza a Marbrug / Lahn; e ritiene che riceverà inviti anche
da altre università tedesche. Infatti egli ne fa cenno nella lettera che in data 12 dicembre 1941
invia al rettore dell’Università di Roma: lo prega di chiedere alle superiori autorità il per-
messo per il viaggio in Germania e di concedergli un congedo dal 2 al 16 marzo 1942; negli
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stessi giorni scrive a Merkel: approfitterebbe dell’occasione per parlare anche all’Università
di Monaco; ma la cosa non è possibile essendo già scaduti i termini per le conferenze stra-
niere; parlerà invece a Berlino, dove lo invita Schaeder.
Secondo gli accordi di cui sopra Pettazzoni dovrebbe tenere la conferenza a Frankfurt am
Main il 5 marzo, a Marburg / Lahn circa il 7, a Berlino il 12; ma poi, per ragioni di organiz-
zazione, il viaggio viene differito di circa un mese.
Per agevolare tutte le pratiche relative a questo viaggio e al soggiorno in Germania si ado-
perano con cortese premura i funzionari dell’Ambasciata di Germania in Roma, il dott.
Wendenburg e il consigliere di legazione dott. Hofmann.
Pettazzoni, oltre al testo della sua conferenza, prepara nei minimi particolari un preciso
programma del viaggio:
Nello stesso foglio Pettazzoni aggiunge gli indirizzi per Frankfurt am Main e per
Marburg / Lahn, ai quali inviare la corrispondenza.
Per quanto riguarda la lingua nessun problema: egli conosce perfettamente il tedesco, lo
parla e lo scrive; tuttavia prima di partire, ad ogni buon fine, acquista la recente quinta edi-
zione del manuale di A. De R. Lysle, Il tedesco come si parla in Germania, Torino, 1942.
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…Noi ci teniamo, per le nostre tradizioni e per il nostro spirito, ad essere dei conciliatoristi (almeno nel modo,
nella forma, nella garbatezza e cortesia; ci pare che si può cercare la verità senza urtarsi né offendersi! Queste ulti-
me righe le scrivo alla Ecc. V. Ill.ma in vera confidenza; non vorrei che assolutamente fossero pubblicate, Voi com-
prendete. Ma mi pare che lo spirito aperto e cordiale di Don Bosco potrà giovare molto non dirò alla parte catto-
lica o a quella meno tradizionale; ma direi, alla grande e suprema repubblica ideale che accoglie i cercatori della
verità, gli studiosi seri e sereni…
Nell’autunno 1941
Tra l’estate e l’inverno 1941 avviene uno scambio epistolare tra Pettazzoni e Loukotka
per la pubblicazione degli scritti inediti di Guido Boggiani (v. Pettazzoni 1939-1940, 244-
245); tra l’altro il nostro storico delle religioni procura al collega ceco alcune pubblicazioni
italiane; nel tardo autunno esce a Roma l’opuscolo recante i contributi dei due studiosi: R.
Pettazzoni, In memoria di Guido Boggiani / C. Loukotka, Supplementi al Vocabolario
Ciamacoco estratti dai manoscritti inediti di Guido Boggiani.
Il Loukotka ha molta stima e ammirazione per Pettazzoni e gli sarà sempre grato: dopo
la sua morte egli si priverà dell’unica copia in suo possesso dell’opuscolo sopra citato per
farne dono alla Biblioteca comunale “G.C. Croce” di S. Giovanni in Persiceto.
Nei primi giorni di ottobre Pettazzoni riceve notizia del d.m. 30 agosto 1941, registrato
alla Corte dei Conti il 12 settembre (Reg. 23 Educazione Nazionale, foglio 170), col quale
egli è nominato per un triennio, fino al 30 settembre 1944, presidente della Commissione sto-
rico-religiosa dell’Istituto di studi etruschi di Firenze.
Il 7 ottobre egli è a Bologna: è da ritenere che si rechi alla Casa Zanichelli, ma incontra
anche Pestalozza, col quale parla, tra l’altro, di un suo progetto: la costituzione di una sezio-
ne milanese del CISA.
Con lettera del 24 ottobre si rivolge a Pettazzoni p. Doroteo Schilling O.F.M. per chie-
dergli un estratto della nota Antiche notizie sugli Ainu, SMSR, 1 (1925), 283-288; il france-
scano è stato missionario per sette anni nell’isola di Hokkaido (Ezo) ed ha frequentato degli
Ainu nelle loro case a Shiraoi; in manoscritti dei secc. XVI e XVII ha trovato molte notizie
sugli Ainu ed ha intenzione di pubblicarle l’anno prossimo; il nostro storico delle religioni è
lieto di soddisfare la richiesta e gli segnala inoltre le sue pubblicazioni di argomento giap-
ponese.
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“Visto. Al Cons. Accademico” scrive Federzoni in testa alla lettera protocollata col n.°
30782; come apprendiamo da una nota a matita in calce, viene calcolata la spesa: “Il
Catechismo del Mamiani (100 pagg.), in fototipia, verrebbe a costare £. 6.000 - Più il com-
penso p. il curatore.
I tre voll. Al massimo £. 30.000. S.E. Pettazzoni vorrebbe anche una stampa”.
Nell’adunanza del Consiglio accademico del 22 novembre il presidente riferisce sulle
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Per una sezione milanese del CISA e per una commemorazione di Guido Boggiani
(autunno 1941)
O durante una riunione al Centro italiano di studi americani o in un colloquio col presi-
dente, Pettazzoni ha segnalato l’opportunità di commemorare l’americanista Guido Boggiani
nel quarantesimo anno dalla sua morte (1901); rinnova la segnalazione con lettera del 29 set-
tembre 1941: è in corso di stampa l’opuscolo a cura del Loukotka e di Pettazzoni; poiché il
Boggiani è nativo di Omegna, Milano sarebbe il luogo più adatto per la commemorazione;
tra l’altro nella città lombarda si sta costituendo una sezione del CISA, dietro progetto del
nostro storico delle religioni; la nuova sezione potrebbe opportunamente inaugurarsi con la
commemorazione di cui sopra.
Della cosa si occupa Prassitele Piccinini, socio benemerito, membro del Consiglio di
amministrazione del CISA e delegato dello stesso per Milano; libero docente di materie
mediche, si occupa specialmente di farmacologia, idrologia e di igiene e medicina sociale;
filantropo e mecenate della scienza, ha tra l’altro finanziato la spedizione di Giuseppe Tucci
nel Tibet; recentemente, nel 1941, ha versato al CISA un contributo di £. 10.000 per un ciclo
di conferenze denominato “Istituzione Massimo Piccinini” tendente ad illustrare la missione
della Chiesa cattolica nelle Americhe; l’organizzazione di tale ciclo e la scelta dei temi e
degli oratori è affidata all’ambasciatore Roberto Cantalupo, il quale sceglie i seguenti con-
ferenzieri: mons. Enrico Pucci, p. Camillo Crivelli S.J., mons. Angelo Bartolomasi, sen.
Innocenzo Cappa, dott. Silvio D’Amico, sac. Dott. Luigi Castano, mons. Celso Costantini,
don Giuseppe De Luca (il 17 marzo 1942 terrà la sesta conferenza del corso Ambrogio
Ballini trattando del contributo delle missioni cattoliche alla conoscenza delle lingue e della
cultura dell’India).
Il 7 ottobre Pettazzoni informa dell’iniziativa Pestalozza, che incontra a Bologna.
Come vedremo, sarà il nostro storico delle religioni a commemorare a Milano, il 1°
dicembre prossimo, Guido Boggiani pittore e americanista; altre iniziative incontreranno
invece l’ostilità del Piccinini (24).
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Pietro Toesca illustra la figura di Adolfo Venturi, aggregato, scomparso il 10 giugno scor-
so; Giovanni Patroni svolge la sua comunicazione sull’Augusto di Prima Porta; Giovanni
Calò parla di un importante inedito giobertiano.
La Classe approva quindi le relazioni sui lavori da pubblicare nei “Monumenti antichi”
ed esamina le note e memorie da pubblicare nei Rendiconti.
Pettazzoni non partecipa alla successiva adunanza generale delle sua Classe che ha luogo
il 22 novembre (è tutta dedicata al Palazzo di Diocleziano di Spalato e al piano regolatore
della stessa città).
È da ritenere che egli sia presente il 23 nella sala Giulio Cesare in Campidoglio, dove si
tiene l’adunanza generale pubblica per l’inaugurazione del XIII anno accademico alla pre-
senza del Re e Imperatore e di alte personalità del regime e della cultura; dopo il rituale salu-
to al Re e Imperatore e al Duce il presidente Federzoni legge la relazione sul programma che
si intende attuare nell’anno XX E.F. [1941-42]; come sempre, parole ridicolmente encomia-
stiche vengono rivolte al “Re Soldato, redimito di gloria nello splendore di un esempio
incomparabile di virile saggezza e di purissima illimitata devozione agli ideali supremi della
Patria”; e naturalmente si dichiara che tutta l’attività accademica sarà ispirata agli intendi-
menti del Duce.
Segue il discorso inaugurale di Amedeo Maiuri su Roma e l’Oriente europeo, un tema
scelto “sotto l’impulso vivo e drammatico degli avvenimenti” (nella primavera scorsa le
truppe tedesche e italiane hanno occupato la Jugoslavia e dall’estate è in corso la guerra
all’Unione Sovietica: “Romanità e Germanesimo sono oggi associati per la difesa della
comune civiltà, e nessuna forza nemica potrà abbattere la loro forza congiunta” afferma l’o-
ratore).
Pettazzoni non partecipa all’adunanza degli accademici della sua Classe (esclusi gli
aggregati) che si tiene il 24 novembre; e probabilmente neppure all’adunanza generale pub-
blica dello stesso giorno dedicata alla commemorazione di Ettore Tito.
Preliminari: - La storia d. relig. è mat. complementare, classific. nel gruppo classico, ma può essere presa anche
dagli stud. del gruppo moderno. - Anche come biennale: in tal caso però non si deve far l’esame alla fine del primo
anno.
Non si faranno dispense! - È già stato disposto in merito, per ciò che può esser ridotto in dispense - Per ciò che
non può esser messo in dispense, valgono solo gli appunti - Non è un corso manualistico; ma fatto su ricerche per-
sonali - È necessaria la frequenza assidua: concatenazione di problemi.
È un po’ la continuazione d. corso d. anno passato, ma solo fino a un certo punto. Piuttosto: quella è un’utile
preparazione al corso di quest’anno - E per ciò ci saranno le dispense - Del resto, ci sarà una parte del tutto nuova.
L’anno passato il corso fu su la relig. di Zarathustra - I grandi fondatori di religioni: Buddha - Maometto - Meno
noto, ma anch’egli fondò una grande religione: solo che ebbe un destino avverso: ora quasi estinta (anche il manich.)
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Il professore, negli appunti, non indica il titolo dell’opera di Geo Widengren; lo aggiun-
giamo noi: Hochgottglaube im alten Iran. Eine religionsphänomenologische Untersuchung,
Uppsala, 1938.
Della prima lezione è conservata anche la testimonianza non di una studentessa, ma di
un’uditrice insolita, Adele:
Caro,
a Roma nell’aula N.o 4, alle ore sedici, per la prima volta, del nuovo anno accademico 1941-1942.
Mancano pochi minuti al tuo ingresso nell’aula, ed io mi sento il cuore battere forte, forte.
Il mio pensiero in quei brevi momenti è profondo e cerco di essere calma, per non lasciar palesare nulla da
tutto ciò che mi invade, cuore e sentimenti.
Ed ecco, appari, l’impulso del cuore si quieta, e, rossa in viso, sino alla vergogna, ti guardo, tranquilla. E vedo
il “Professore” nella sua vera veste, ma con tanta attrazione verso se stesso, da togliermi quel senso di trepidazio-
ne e di paura che mi hanno sempre procurato i “Professori”. Sono calma, ora, ed ascolto; ascolto con interessa-
mento, perché sento che ogni parola penetra dentro al mio essere; il mio spirito, tanto abbattuto in questo periodo
“di una nuova vita” si plasma e incomincio a ritrovare la fede. Alla fine della lezione, sento che il miracolo si è
compiuto… Ho ritrovato me stessa, con tutta la fede che ho sempre avuta in ogni momento della mia vita.
Questo è il miracolo della tua lezione inaugurale, e se qualche volta tu mi penserai, in altre lezioni, dove io
non sarò, sappi che per me questa è stata la più grande, la più bella che tu abbia mai fatto e che tu farai ancora.
Essa ha ridato la vita con fede a chi l’aveva perduta.
Grazie, caro Professore, il mio grazie di cuore, come avrei voluto dirlo a voce, nell’aula cara.
L’augurio, accompagnato dal mio sorriso. tua Adele
Per Adele è cominciato il periodo “di una nuova vita”: in ottobre ella ha lasciato il lavo-
ro di impiegata.
“Non si faranno dispense! - È già stato disposto in merito…” dice il professore all’inizio
della prima lezione: infatti si è già accordato con Vittorio Amadasi delle Edizioni italiane di
Roma per far litografare come “dispense sussidiarie per il corso” alcune parti del suo volu-
me La religione di Zarathustra del 1920 (forniremo la descrizione bibliografica più avanti
nell’elenco delle pubblicazioni pettazzoniane del 1941); inoltre, nel 1942, farà litografare,
con qualche omissione, il cap. II (Intermezzo) de L’essere celeste del 1922, 41-81 (ne ripar-
leremo a suo luogo).
Con la 2.a lezione, il 17 novembre, il professore fornisce agli studenti alcune informa-
zioni su Geo Widengren e sul suo volume:
L’autore del volume, Geo Widengren, uno svedese, discep. di Nyberg e di Tor Andrae. Vuol essere una armo-
nica comprenetraz. di studi specialistici con quelli di storia generale d. religioni - In ciò continua la tradiz. del
Söderblom. Pone in fronte al suo volume il grave problema d. esseri supremi dei primitivi, e vuol portare alla sua
soluz. un contributo studiando un essere supr. di un antico popolo orientale, il pop. iranico.
Segue una sommaria esposizione della prima parte del volume, sulla quale formula due
osservazioni:
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Si possono comparare solo grandezze simili - Ma qui i termini sono culturalm. assai dis-
parati (gli Irani non sono certo dei primitivi!
………………………………………………………………………………………….
Perché limitarsi all’Africa? Ci sono anche in altri continenti popoli e culture ove c’è la
nozione di Ess. Supremo - Questa limitaz. è puram. arbitraria. Nel mio Dio I sono registr. gli
esseri supr. di pop. di tutti i continenti.
E annota poi: “Questo sarà un secondo sussidio per la preparaz. all’esame. Il 1° sarà la
mia ‘Rel. di Zar’. - ma in dispense! (così potranno prepararsi anche gli assenti: s’intende gli
stud. sotto le armi).”
La 3.a lezione (19 novembre) è dedicata al rapporto storico tra le religioni iraniche; tra-
scriviamo le prime righe della traccia:
Partizione del libro del Widengren: Esseri supremi primit., ma solo africani - Tre divin. supreme iraniche -
Comparaz. tipolog. e risultato.
Noi non seguiremo esattam. lo stesso ordine: poiché l’accento cade su le relig. iran. cominceremo dall’analisi
di divin. supreme nelle relig. iraniche.
Ma occorrono delle nozioni preliminari: quali e quante sono le relig. iraniche? - E in che rapporto storico fra loro?
Sono - in ordine di tempo - : zoroastrismo, mitraismo, manicheismo.
Una essenziale differenza tipologica, risultante già dal nome!
Zarath. e Mani sono i fondatori - Mithra è il dio.
L’analisi delle religioni iraniche prosegue nella 4.a lezione (24 novembre), mentre la 5.a
(26 nov.) è dedicata alla partizione della storia iranica e la 6.a (28 nov.) alla cronologia del
Mithraismo.
Con la 7.a lezione (3 dicembre) “Entriamo in argomento” scrive il professore in testa al
terzo quartino; in questa e nelle due successive egli tratta della divinità suprema nella reli-
gione del zoroastrismo (Ahura Mazda, “il signore che sa”); nella 10.a (12 dicembre) passa
all’altra grande religione iranica, il Mithraismo, e al dio supremo Mithra, cui dedica l’ulti-
ma lezione del mese (15 dicembre) e le prime del gennaio 1942 (19, 21, 23) considerandolo
a) nei Veda b) nel trattato di Boghaz-koi c) nell’Avesta d) in Hdt [= Erodoto].
Le lezioni del 26 e del 28 gennaio sono dedicate all’onniveggenza-onniscienza di Ahura
Mazda, di Mithra, di Varuna; in quella del 30 gennaio il professore tratta del problema della
pluriculturalità soffermandosi sulla teoria di Hertel ripresa da Widengren; egli dedica la
lezione del 2 febbraio ad un excursus su Argos (il Panoptes che vede tutto) e alcune succes-
sive alla terza figura di essere supremo (Zervan) e al Zervanismo nel Mithraismo, nel
Manicheismo, negli scrittori cristiani, nel Zoroastrismo (siamo al 4 marzo).
Con la lezione del 6 marzo egli passa alla seconda parte del corso partendo dalla critica
a Widengren che trova nei tre grandi esseri supremi il carattere fondamentale di una divini-
tà del destino; “Transizione alla 2.a parte” intitola la lezione del 9 marzo; trascriviamo le
prime e le ultime righe della traccia:
Com’è costruito il libro del Widengren? - (iranista! scolaro di Nyberg e di Tor Andrae) - Due parti: la 1.a dedic.
ai primit. d. Africa - la 2.a alle relig. iraniche.
Come stanno insieme? - L’interesse domin. è il problema degli Ess. supr. dei primitivi - Ciò risulta chiaram.
dalla Introduzione: Andrea Lang! - Poi due tesi opposte: W. Schmidt, R. Pettazzoni -
Ma c’è una questione pregiudiz.: il dubbio sollevato dal Tylor: ‘sono realm. originali gli Ess. Supr., o importa-
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Le altre lezioni del marzo 1942 sono dedicate alla storia della questione dal sec. XVIII al
sec. XIX; quella del 25 è dedicata ad una ricapitolazione in senso progressivo con un accen-
no anche ad un altro filone che concorre a costituire la storia delle religioni nel sec. XIX, cioè
tutto il mondo delle religioni non primitive.
A questo punto le lezioni vengono sospese per un mese: ci sono le vacanze pasquali e poi
il congedo del professore che compie un viaggio in Germania; al ritorno, dal 27 aprile al 22
maggio egli continua la rassegna critica delle teorie ottocentesche e successive fino alle tesi
contrapposte di Schmidt e Pettazzoni; alla fine della lezione del 22 maggio egli legge (o sug-
gerisce di leggere) un brano della Sintesi de L’essere celeste del 1922.
E finalmente l’ultima lezione, il 25 maggio:
Dopo aver riportato alcuni esempi il professore conclude compiacendosi del fatto che
viene confermata la sua teoria del carattere uranico degli esseri supremi:
Il bello è che proprio gli ess. supr. iranici confermano dal canto loro il caratt. uranico - Mithra, è il sole, ma ori-
ginariam. il complem. di Varuna: sono i due aspetti d. cielo - Ah. Mazda è subentrato al posto di Varuna - Zervan,
il tempo infinito, è pure un aspetto d. durata perenne del cielo (+ elementi***)!!!
Come negli anni precedenti, le lezioni vengono integrate con esercitazioni e periodica-
mente vengono convocati in piccole riunioni gli studenti che preparano la dissertazione di
laurea nelle materie specifiche della Scuola.
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Alla situazione della biblioteca speciale della Scuola dedicheremo un capitolo apposito.
Come abbiamo già avuto occasione di ricordare, nell’a.acc. 1941-42 usufruiscono delle
borse di studio Isabella Grassi (£ 2.100 ciascuna) i laureandi Dino Satolli e Tullio Tentori;
quest’ultimo è militare nel 14° Regg. Fanteria “Pinerolo” e si trova a Chieti, cerca di porta-
re avanti, come può, il lavoro della tesi (Pettazzoni, per il tramite della Biblioteca provincia-
le di quella città, gli fa pervenire i fascicoli del Loeb).
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capitolo) le suddivide secondo i gradi; nel 4° capitolo, dopo un’ampia trattazione generale su
gradi e cerimonie iniziatiche, esamina i singoli gradi.
Soltanto poche pagine del grosso dattiloscritto recano sottolineature e segni a margine;
ma il professore annota le sue osservazioni in un foglio: per esempio, sul primo capitolo
avrebbe da osservare che “era bene citare non dal Cumont, ma da qualche ediz. (quando c’è)
più recente” e poi gli sembra che non in tutti i testi ci sia “un riferim. ai gradi iniziatici, in
alcuni c’è solo un riferim. generico alla iniziaz.”; lo sorprende l’uso dell’aggettivo mazdese
(!!!); ritiene “di dubbio valore” alcune delle iscrizioni del 2° capitolo.
La Bianchi, la quale usufruisce di una Borsa di studio Isabella Grassi, consegue la laurea
nel giugno 1943; negli aa.acc. 1943-44, 1944-45 e 1945-46 sarà assistente volontaria alla cat-
tedra di Storia delle religioni.
Nella stessa sessione estiva del 1943 sostengono l’esame di laurea con tesi di Storia delle
religioni Berti, Volpini, Nuzzo; nella sessione autunnale - sembra - la Ricciardi, la quale usu-
fruisce anche della Borsa di studio Isabella Grassi. Sostiene l’esame di laurea con tesi di
Storia delle religioni l’8 gennaio 1945 Libertaria Selmi.
Gli acquisti sono limitati dalle tenuissime risorse della Scuola: cinquemila lire - oggi ridotte a quattro - di dota-
zione annua sul bilancio universitario, gravata di tutte le spese, dalla cancelleria al telefono. Soccorrono di quando
in quando sussidi straordinari del Ministero, e un piccolo assegno universitario sul capitolo “Pubblicazioni”. La
Rivista ha fruttato un numero notevole di opere a stampa, inviate per recensione o in cambio. I periodici (fra cambi
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ed acquisti, fra completi ed incompleti) sono ora quasi un centinaio. Abbiamo una dozzina di Enciclopedie specia-
li. Complessivamente, un tre mila volumi per un valore inventariale di duecento mila lire. Poco; ma più di quanto
complessivamente è stato speso. Economia antidiluviana.
Alla fine del 1941 tutti gli scaffali della biblioteca sono completamente colmi; le nuove
accessioni devono ora giacere in attesa della loro attualmente impossibile collocazione siste-
matica creando un grave inconveniente, con molta confusione e disagio: così scrive
Pettazzoni al direttore amministrativo dell’Università chiedendo l’attuazione almeno parzia-
le dell’apposito progetto predisposto dall’ufficio tecnico e segnalando l’urgenza poiché sono
previsti notevoli acquisti nei prossimi mesi.
Infatti un cospicuo contributo per la biblioteca è costituito dalla donazione di 20.000 lire
da parte della signora Maria Grassi, già benemerita per le somme destinate all’istituzione
delle borse di studio Isabella Grassi (l’autorizzazione ad accettare la predetta donazione
viene concessa con r.d. 23 febbraio 1942, pubblicato nella GU del 2 aprile).
Dall’a.acc. 1937-38, essendo in servizio nella Scuola un assistente, Pettazzoni non è più
costretto a fare da bibliotecario, contabile, amanuense e distributore; ma continua a curare
personalmente i cambi da attivare con gli SMSR e la scelta delle pubblicazioni da acquista-
re.
Naturalmente durante gli anni della guerra l’incremento del materiale librario subisce un
rallentamento: per esempio dopo il maggio 1940 sono sospesi i cambi con le riviste inglesi
e gli acquisti presso B.H. Blackwell, second hand and new booksellers di Oxford, la libre-
ria che tra il 1934 e il 1940 ha fornito alla Scuola di Roma decine di libri nuovi e d’antiqua-
riato, annate arretrate di riviste ecc.; l’ultima fattura reca la data del 3 giugno 1940 e riguar-
da la fornitura del libro Vikings of the Sunrise, proveniente dagli U.S.A.
Durante la guerra sono assai ridotti gli invii di volumi per recensione; continuano in
modo abbastanza regolare soprattutto i cambi con le riviste tedesche e gli acquisti di libri in
Germania; ma non mancano le difficoltà: per esempio, nel maggio 1941 una libreria di
Lipsia, la Buchhandlung Gustav Fock G.m.b.H., manda alla Scuola una decina di libri, per
errore, in duplice esemplare; per la restituzione di una copia Pettazzoni deve rivolgere alla
Dogana della Banca d’Italia - Ufficio Scambi Commerciali con l’Estero formale richiesta di
autorizzazione a spedire i volumi fornendo il relativo elenco…
Per dar modo alle biblioteche universitarie di completare le raccolte di opere e di perio-
dici dei paesi nemici, nei primi mesi del 1943 i Ministeri dell’educazione nazionale e degli
affari esteri danno incarico alle nostre rappresentanze diplomatiche nei paesi neutrali di pro-
cedere all’acquisto delle pubblicazioni richieste; anche Pettazzoni prepara un elenco di 25
opere, tutte in lingua francese, pubblicate quasi tutte a Parigi; aggiunge il titolo di due perio-
dici: Artes Africanae e Caucasica.
Non sappiamo se l’espediente risulta efficace; soprattutto nel dopoguerra il nostro stori-
co delle religioni si adopererà per colmare le lacune dei periodici, delle collezioni ecc.
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za: per esempio, desiderando offrire alcune notizie sulla Biblioteca speciale della Scuola,
compie una ricognizione del materiale librario (v. il capitolo precedente).
Passando alla redazione dell’articolo (del quale non sono conservati né manoscritti né
dattiloscritti), egli esordisce ricordando che l’idea di una Scuola universitaria per lo studio
della storia religiosa si trova già formulata in un suo articolo del 1924 (v. Pettazzoni 1924-
1925, 121-122) e che l’augurio allora formulato, che la nuova Scuola di studi storico-reli-
giosi potesse arricchirsi di vari insegnamenti specifici sino a formare un corpo organico di
discipline storico-religiose, non si è realizzato; attualmente la funzione didattica della Scuola
si esplica più che altro in sede di specializzazione e perfezionamento postuniversitario.
Egli si sofferma poi sugli SMSR, nati per iniziativa privata e poi diventati organo della
Scuola, un periodico scientifico con collaborazione anche straniera nelle lingue originali
(tedesca, francese, inglese); elenca i nomi di una ventina di collaboratori stranieri; sottolinea
che finora nella rivista hanno occupato maggiore spazio le religioni antiche italiche, la roma-
na e l’etrusca; a questo proposito riferisce i titoli relativi alle due religioni sopra registrate;
segnala inoltre due problemi oggetto di speciale attenzione: la confessione dei peccati e il
problema degli esseri supremi.
Dopo un breve cenno storico sulla formazione della Biblioteca speciale fornisce alcuni
dati relativi alla consistenza del materiale librario (v. capitolo precedente).
Passando agli studenti, riferisce che oggi sono centinaia quelli che seguono i corsi di
Storia delle religioni e di Storia del cristianesimo (troppi!); ma pochi affrontano le difficoltà
di una dissertazione di laurea, e ancor meno quelli che seguono il corso di perfezionamento.
Conclude dando notizia della recente istituzione di due Borse di studio intitolate al nome
della Dr. Isabella Grassi.
L’articolo viene pubblicato col titolo La Scuola di studi storico-religiosi della R.
Università di Roma, Gli Annali della Università d’Italia. Rivista bimestrale dell’ordine uni-
versitario pubblicata a cura del Ministero dell’educazione nazionale, 3 (1941-42), 125-130
(nel fasc. 2, del 29 dicembre 1941); l’autore riceve un certo numero di estratti con copertina
e numerazione autonoma delle sei pagine (26).
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Coriolano (5 marzo); Biagio Pace, Livio e le guerre puniche (14 marzo); Guido Mazzoni,
Tito Livio veduto da Niccolò Machiavelli (13 aprile); Amedeo Maiuri, La Campania e il
Sannio nelle storie di Livio (16 aprile); Gino Funaioli, Il proemio delle Storie di Tito Livio
(23 aprile).
Al tema scelto da Pettazzoni, cioè alla persecuzione dei Baccanali nel 186 a.C., Livio
dedica ben dodici capitoli nel libro XXXIX della sua storia romana.
Di questo argomento il nostro storico delle religioni si è occupato in più occasioni; per
esempio, nel 1935 ha raccolto materiali e in parte li ha anche elaborati (v. Pettazzoni 1934-
35, 180-181) ed è tornato sulla questione nel febbraio-marzo 1936 per tre lezioni a Padova
sulla politica religiosa di Roma antica (v. Pettazzoni 1935-1936, 175-180, in particolare 175-
176); recentemente, nel corso dell’a.acc. 1939-40 sulla fenomenologia storico-religiosa delle
religioni di mistero, ha trattato anche dei culti misterici stranieri nel mondo romano e si è sof-
fermato sui rapporti dei misteri con lo Stato romano e la religione ufficiale; ha dedicato le
ultime lezioni ai Baccanali, alla critica del racconto liviano e alle ipotesi sull’origine di quel
movimento (v. Pettazzoni 1939-1940, 198).
Probabilmente pensando anche alle celebrazioni del 1942 egli ha continuato ad annotare
qualche appunto sull’argomento: in un apposito fascicolo sul quale scriverà il titolo della
conferenza da tenere alla Farnesina il 12 febbraio 1942, egli raccoglie le carte, tutte formato
mezzo protocollo o di minore dimensione, che qui di seguito descriviamo sommariamente
(alcune sono recuperate da “posizioni” precedenti, altre saranno aggiunte dopo il 1942).
In 8 cc. sono trascritti passi dalla quarta edizione de Les religions orientales dans le paga-
nisme romain di F. Cumont (Paris, 1929); in 3 facc. appunti tratti da T. Frank, The
Bacchanalian Cult of 186 B.C., The Classical Quarterly, 21 (1927), 128-133; in 2 facc. passi
da M. Gelzer, Die Unterdruckung der Bacchanalien bei Livius, Hermes, 71 (1936), 275-287;
in 3 facc. appunti da Ed. Fränkel, Senatus Consultum de Bacchanalibus, Hermes, 67 (1932),
369-393; altri passi, altri appunti, indicazioni bibliografiche sono in una ventina di schede e
carte; in una di quest’ultime si trova, tra altre annotazioni, un Programma, del quale trascri-
viamo soltanto le indicazioni principali:
Il moto relig. dei Baccanali - nato, propagato, introd. in Roma - Livio 39.8-19 - Il S.C. de Bacchanalibus (suo
contenuto) - Repressione cruenta (anche nelle provincie) - Perché? Religione straniera.
Che cos’era il culto dei Baccanali - Tutto ciò era estraneo alla relig. romana - Invece è d’accordo con altre reli-
gioni - Roma non aveva relig. di mistero - Roma aveva la sua relig. - Relig. dello Stato e d. salvezza di Stato.
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prefetto, un rappresentante del Ministero degli esteri, altre autorità politiche, e il corpo con-
solare latino-americano; dopo brevi parole del rettore Uberto Pestalozza e di Alberto
Asquini, presidente del CISA, Pettazzoni legge il testo del discorso commemorativo.
Secondo un accordo prestabilito né Pettazzoni né altri accenna alla costituzione della
Sezione milanese del CISA (avverrà in seguito alla celebrazione).
Conclusa la manifestazione, il nostro storico delle religioni è ospite in casa dell’amico
Pestalozza. Martedì 2 dicembre riparte per Roma.
Il testo della commemorazione, come abbiamo già avuto occasione di ricordare, viene
pubblicato col titolo Guido Boggiani, pittore e americanista, Nuova Antologia, a. 76, vol.
418 (novembre-dicembre 1941), 405-409 (è nel fasc. 1674, del 16 dicembre); l’autore manda
dieci copie dell’estratto, per la distribuzione ai parenti, al cav. uff. Paolo Marini di S. Remo,
cognato (novantenne) del Boggiani (26 bis).
Una breve notizia della manifestazione milanese (una quindicina di righe) verrà pubbli-
cata anche nel Bollettino di informazioni della Reale Accademia d’Italia, 2 (1941-42), 50 (è
nel n.3, del gennaio 1942).
Qui mi sia permessa una parentesi a proposito di una di tali cattedre proposta come una specializzazione: la cat-
tedra di teologia, a cui inutilmente il Guzzo vorrebbe cambiar nome in quello più eterodosso di filosofia della reli-
gione, pur mantenendone immutato il programma. Ora la teologia non è una specializzazione della filosofia, non è
neppure filosofia. È uno sviluppo riflesso di “verità rivelate”, che hanno nella rivelazione la loro certezza, e per ciò
che riguarda la teologia che si insegnerebbe in una nostra facoltà, ossia la cattolica, è una riflessione fondata su cate-
gorie filosofiche oggi fondamentalmente estranee all’uso speculativo e controllata da un’autorità religiosa che in
questo campo è arbitra del vero e del falso. Una tale disciplina nel cosmo filosofico non può stare né come sogget-
ta né come a pari grado con la filosofia, con cui non ha oggi nulla di comune. Potrebbe solo far da padrona, detta-
re i limiti e i principi alla filosofia, ed è questo che nessuno di noi può seriamente volere. A parte che ciò non gio-
verebbe alla teologia stessa che mostrerebbe la sua inconsistenza filosofica - fuor della sua funzione religiosa - non
credo ci sia bisogno di ripetere che la scienza e la filosofia in ispecie vivono e producono solo in funzione della loro
libertà. Una facoltà filosofica che misconoscesse questo principio o lo piegasse a qualsiasi compromesso sarebbe la
peggior offesa alla filosofia.
La Redazione della Rivista di filosofia neo-scolastica nel numero del marzo 1941 pub-
blica, sotto il titolo Per una riforma della laurea in filosofia conferita dalle facoltà di lette-
re e filosofia nelle università italiane, 229-231, un largo riassunto dell’articolo del Carlini,
Per una riforma della Facoltà di Filosofia, Archivio di filosofia, 10 (1940), 283-298, e invi-
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ta i collaboratori a manifestare sul progetto il loro parere o ad avanzare altre proposte; pare-
ri e proposte di Luigi Stefanini, Augusto Guzzo, Nicola Abbagnano, Agostino Gemelli,
Antonio Aliotta vengono pubblicati nel numero di maggio sotto il titolo Per una riforma
della Facoltà di Filosofia, rispettivamente alle pp. 243-244, 244-247, 247-260, 261.
Lo Stefanini si limita al problema della selezione; Guzzo e Abbagnano, ambedue ordina-
ri nella Facoltà di filosofia di Torino, avanzano una proposta comune senza toccare il pro-
blema della Teologia; tocca molti problemi il Gemelli, tra gli altri quello relativo all’inse-
gnamento della Teologia, al quale dedica oltre due pagine, 255-257, giudicando ottime le
ragioni addotte dal proponente: l’insegnamento della teologia fondamentale “potrebbe esse-
re impartito anche da un laico, purché l’Autorità ecclesiastica, con un nihil obstat, riconosca
la sua specifica competenza e preparazione a impartire un insegnamento di per sé delica-
to…”; non affronta questo problema l’Aliotta.
Nel numero di luglio della stessa rivista interviene con una nota Michele Federico
Sciacca, Per una riforma della laurea in filosofia, 351-354, ricordando di aver letto e apprez-
zato il progetto del Carlini ancora manoscritto: tra l’altro plaude “a piene mani all’istituzio-
ne di una cattedra di Teologia” affermando che “evidentemente tale insegnamento non può
essere che quello della Teologia cattolica e, dunque, da affidare a un teologo o un laico cat-
tolico”.
Ancora nella stessa rivista, nel numero di settembre, interviene L. Bonfatti-Longhi,
L’insegnamento della filosofia nella Carta della Scuola, 455-463.
Enrico Castelli, Per una riforma della Facoltà di Filosofia, Archivio di filosofia, 11
(1941), 383-387, dedica le ultime pagine, 385-387, alla “questione più disputata”, cioè
all’opportunità d’introdurre cattedre di Teologia fondamentale (cattolica): critica la posizio-
ne di Banfi e sostiene che il corso dev’essere istituzionale, non critico, “esposizione del pen-
siero ufficiale cattolico”; e “come tale l’accordo con l’autorità ecclesiastica sulla scelta dei
docenti non può costituire una rinuncia, perché in ultima analisi il corso essendo esposizio-
ne di un pensiero definito da una Chiesa, spetta alla Chiesa riconoscere l’ortodossia della dot-
trina che viene presentata come dottrina della Chiesa stessa”.
È particolarmente attivo nel promuovere contributi sul riordinamento dell’università ita-
liana p. Agostino Gemelli; quando il ministro Bottai con lettera del 10 novembre 1941 tra-
smette alle università la circolare 2462/Div.I/pos. 23 contenente la direttiva sullo svolgi-
mento della vita universitaria e chiede di conoscere le esperienze, le aspirazioni concrete di
riforme in ordine all’ordinamento e rinnovamento universitario, il rettore dell’ Università
cattolica di Milano fa riprodurre in opuscolo la circolare stessa e la fa pervenire a tutti i
docenti accompagnadola con una lettera illustrativa e sollecitando relazioni e proposte.
Le proposte per la Facoltà di lettere e filosofia vengono presentate nella relazione del pre-
side Amato Masnovo, secondo il quale la Filosofia della religione “dovrebbe comparire tra
le materie generali, data l’importanza fondamentale di questa disciplina nel pensiero moder-
no, e la necessità di dare una idea chiara, sicura, precisa sulla religione, che invece oggi trop-
po spesso manca, pure nell’ alta cultura.”
La stessa disciplina dovrebbe essere materia direttrice del gruppo religioso, nel quale il
Masnovo collocherebbe, tra le altre, anche Introduzione alla teologia, Storia delle religioni,
Storia biblica, Storia del Cristianesimo, Storia della Chiesa, Etnologia precisando che “l’
Indroduzione alla teologia dovrebbe essere un avviamento per la conoscenza della teologia,
che è la chiave per intendere il Cattolicesimo, la quale è religione del popolo italiano e l’a-
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nima della sua civiltà, della sua cultura, del suo pensiero”.
La relazione del Masnovo sarà pubblicata nel volume Proposte sul riordinamento dell’u-
niversità italiana, Milano, 1942, 93-106; in appendice a questo volume, 197-213, il Gemelli
ristamperà, col titolo Osservazioni sulle proposte di riforma della Facoltà di filosofia, il suo
intervento nella Rivista di filosofia neo-scolastica del maggio 1941.
Riteniamo che Pettazzoni non segua, se non sporadicamente, la discussione su questi
argomenti; certamente nel tardo autunno 1941, quando riceve le Relazioni al 1° Convegno
nazionale di studi filosofici (di cui diremo più avanti), e insieme l’invito ad intervenire, egli
studia attentamente la proposta Carlini.
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disponibilità e il suo vivo desiderio per un miglioramento delle relazioni fra Chiesa e Stato,
per stabilire una cordiale intesa superando un certo anticlericalismo da parte dello Stato e una
certa diffidenza da parte della Chiesa; si può parlare di una “politica ecclesiastica” di Bottai,
autonoma, sensibilmente diversa da quella che fanno altri settori del regime (27); il prossi-
mo convegno potrebbe favorire tale politica, tale intesa.
Il 17 ottobre all’Università il Castelli ha un lungo colloquio sui temi del convegno col
Gentile; quest’ultimo, tra l’altro, protesta per il fatto che il convegno si tiene al Ministero:
“Convegno addomesticato, bisogna lasciar parlare liberamente”; il 23 successivo il Castelli
riferisce al sottosegretario Del Giudice su quanto è stato fatto per l’organizzazione del con-
vegno; il 24 è di passaggio a Pisa per conferire col Carlini sul solito problema; a Milano il
26 e il 27 prende contatto con Padovani, Rotta, Bontadini e Banfi; dal Padovani apprende che
p. Gemelli, contrariamente agli impegni presi, ha cercato ancora di osteggiare la proposta
dell’introduzione della Teologia nelle università, ma che il Consiglio di facoltà si è opposto
ed ha ottenuto quanto convenuto; il 28 è a Torino, dove incontra Bongioanni, Guzzo e
Abbagnano, contrari al progetto di riforma universitaria; il 29 ha un nuovo colloquio col
Guzzo, il quale non vuole intervenire al convegno perché decisamente contrario all’introdu-
zione della Teologia nella facoltà di filosofia; a Roma il 10 novembre ha un lungo colloquio
con p. Dezza in merito alle pratiche per l’istituzione di cattedre di Teologia nelle università
italiane; poiché p. Gemelli ha cercato di influenzare la Congregazione degli studi e il card.
Pizzardo, persone mosse dallo stesso Castelli portano la questione al papa che risponde favo-
revolmente (28).
Nell’imminenza dell’inaugurazione del convegno viene pubblicato il volume contenente
le relazioni; trascriviamo il frontespizio: I° Convegno Nazionale di Studi Filosofici promos-
so dal Ministero dell’Educazione Nazionale e indetto dal R. Istituto di Studi Filosofici.
Roma, 13-14 dicembre 1941-XX. Sede: Ministero dell’Educazione Nazionale. Relazioni di I.
A. Carlini, E. Castelli, P. Rotta, U. Spirito. II. F.M. Bongioanni, A. Carlini, U. Padovani, F.M.
Sciacca, E. Troilo, L. Volpicelli, R. Istituto di Studi Filosofici.
Alla vigilia del convegno Bottai annuncia ufficialmente l’intenzione di avviare la rifor-
ma della legislazione universitaria: v. il suo articolo Università anno XX, Primato, 1° dicem-
bre 1941, 1-2.
In attesa del 1° Convegno nazionale di studi filosofici (primi del dicembre 1941)
Il sinologo gesuita Pasquale Maria D’Elia ha trascorso molti anni in Cina; al suo rientro
in Italia, nel 1934, è stato nominato professore di Storia delle missioni all’Università
Gregoriana di Roma e nel 1939 anche di Sinologia nella stessa Università; con r.d. 15 gen-
naio 1941 ha ottenuto “per alta fama” la libera docenza in Lingua, letteratura e storia cinese
presso l’Università della capitale; incaricato di Lingua e letteratura cinese nella Facoltà di
lettere per l’a. acc. 1941-42, venerdì 5 dicembre 1941, alle ore 11, tiene la prolusione al corso
parlando sul tema L’Italia alle origini della sinologia; è probabile che Pettazzoni accetti l’in-
vito ad intervenire e che abbia qualche rapporto di studio col sinologo che conserverà l’in-
carico fino all’a.acc. 1959-60 (29).
Il nostro storico delle religioni è tra coloro che ricevono l’invito a partecipare al 1°
Convegno nazionale di studi filosofici che si terrà il 13 e il 14 dicembre 1941; glielo manda
Enrico Castelli, il quale conta sulla sua partecipazione attiva alle discussioni ed ai lavori in
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genere del convegno; insieme con l’invito giunge in Via Crescenzio una copia del volume
contenente le relazioni (v. il capitolo precedente); il nostro storico delle religioni si affretta a
leggere quelle riguardanti il primo argomento (La riforma della Facoltà di filosofia) e ne tra-
scrive in un foglio qualche passo annotando alcune osservazioni.
Di quella di Armando Carlini, Per una riforma della Facoltà di Filosofia, 9-24, esamina
attentamente soprattutto le pp. 19-22, relative al gruppo di discipline riguardante la religio-
ne, ne sottolinea più righe, evidenzia in particolare la proposta di “far obbligo all’insegnan-
te di Teologia di supplire egli stesso con opportune esercitazioni di seminario” nelle facoltà
prive di insegnamenti di storia religiosa; e annota a margine: “no, conviene sviluppare la
parte storico-rel.”; del Carlini legge anche le Postille, 25-26, e vede a p. 27 il prospetto degli
insegnamenti proposti.
Della relazione Carlini egli trascrive alcuni passi e annota la seguente osservazione:
contro Carlini: io riconosco, anzi sento, la esigenza di un insegnamento che rappres. il potenziam. speculat. d.
singole storie relig. speciali (discipl. “di erudizione storica”, dice Carlini, né io gli vorrò troppo male per questo) -
Ma mi domando se a tale esigenza valgano gli “Elem. di Teol.” (o comunque si vogliano altrim. chiamare): specie
quando questi sono ristretti alla Teol. medievale.
Storia gener. d. rel., relig. e filos. d. India, Storia d. Cr.o (o della Chiesa): questo gruppo puram. empirico attua-
le di discipl. storico-relig., ma che potrebbe essere ampliato da Religioni dell’Iran (Zor.o, Mitr.o, Mand.o), relig.
classiche (che ebbero tanta parte negli svil. ulter. del Cr.o), relig. musulmana, relig. d. A. Test.(!!!), religioni d. pri-
mitivi (per le forme elementari d. religiosità) - come può la Teol. mediev. servir di guida e criterio a queste discipl.?
- no: se mai è la “Filos. d. Religione”. - il corso di Teol. fondam., essendo espressione di un pensiero definito da una
Chiesa, spetta alla Chiesa riconoscere l’ortodossia della dottrina che viene presentata come dottrina della Chiesa
stessa.
Della relazione di Enrico Castelli, Per una riforma della Facoltà di Filosofia, 28-32,
Pettazzoni segna ogni pagina annotando a margine dell’elenco delle materie proposte: “E la
Storia del Cr.o ?!”; nel foglio di cui sopra trascrive numerosi passi commentandoli con punti
esclamativi.
Della relazione di Paolo Rotta, Facoltà di Filosofia e Facoltà di Magistero, 33-38, segna
soltanto poche righe, in particolare quelle con cui l’autore approva l’introduzione della
Teologia “a condizione che si tratti di semplice esposizione e che ci sia il benestare dell’au-
torità ecclesiastica per la nomina degli insegnanti”; queste righe le trascrive nel solito foglio
e aggiunge la seguente considerazione:
come si concilia ciò con la parola di Mussolini riferita dal Carlini: Discorso alla Camera 14 maggio 1929: “Ho
respinto nella maniera più categorica la richiesta d’introdurre l’insegnamento religioso anche nelle Università. La
Santa Sede si è convinta che sarebbe, allo stato degli atti, un grave errore…”
Nell’ultima parte del foglio sono annotati altri appunti, all’inizio dei quali Pettazzoni scri-
ve: “Per una redazione definitiva”.
È dubbio se si tratti della redazione dell’intervento ch’egli si propone di fare al convegno
o del testo da definire dopo i lavori del convegno stesso e da consegnare ai curatori degli atti
(oltre al foglio di appunti non sono conservate altre carte sull’argomento). Trascriviamo que-
sti ultimi appunti:
Per una redazione definitiva - c’è oggi in Italia un’ansia di cult. relig. Ma state sicuri che essa non si appaga
con l’insegnamento della Teologia. Dopo 70 anni dalla soppress. d. Fac. Teolog. in Italia (1873), la Teologia batte
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di nuovo alle porte d. Univ. Ital., e batte più precisam. alle porte della Filosofia.
A costo di parere paradossale, direi che se si vuole ad ogni costo introd. l’insegn. “informativo” espositivo d.
Teol. esso dovrebbe se mai, essere introd. in una Fac. di sc. religiose - Ma se c’è una Fac. in cui non c’è posto per
tale insegnam. è proprio la progettata Fac. di Filosofia.
Questa è la Facoltà del Pensiero, dove nulla dev’essere sottratto al pensiero; tutto dev’essere investito dal pen-
siero - Non ci deve essere un corpo estraneo, un macigno intruso inaccettabile, refrattario al pensiero, da cui l’onda
d. pensiero rifluisca senza interessarlo -
Perché? - perché così fu pensato una volta!
Non è possib. domand. a un uomo, e tanto meno a un prof. univ. di esser puro esposit. controllato: ripetitore
automatico - professore fonografo - profess. pappagallo - con l’applic. di un apparecchio registratore automat. di
sgarramenti dall’ortodossia.
la Teol. dei primi padri? Le grandi controv. cristologiche e mariologiche. No: è materia troppo impegnativa: o
il docente aderisce, e l’insegnam. sarà apologet.; o non aderisce, e sarà antiapologetico.
Il dogma appart. più alla religione che alla filosofia.
Anche della relazione di Ugo Spirito, La Facoltà di Filosofia, 39-49, Pettazzoni segna
quasi ogni pagina (l’autore non tocca il problema dell’introduzione dell’insegnamento teo-
logico nell’università); ma non trascrive passi e non annota appunti.
Delle relazioni riguardanti il secondo argomento del convegno (L’insegnamento della
filosofia nelle scuole dell’ordine classico, scientifico e magistrale) soltanto due pagine, 55-
57, del Bongioanni e due pagine, 98-99, dello Sciacca attirano l’attenzione di Pettazzoni: il
primo, nella sua coscienza di cattolico, afferma di considerare l’insegnamento liceale della
filosofia come organo di difesa della religione; il secondo rileva che tra tutti i bisogni spiri-
tuali oggi il più profondamente sentito è quello religioso e propone che tutto l’insegnamen-
to nell’ordine classico tenga conto del valore e dell’importanza fondamentale della religione
e che perciò “sia improntato ad una visione religiosa della vita, la quale non può non essere
che la visione cristiano-cattolica”.
È appena il caso di dire che il nostro storico delle religioni ha opinioni completamente
diverse e le manifesterà durante la discussione che si terrà il 13 e il 14 dicembre 1941.
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In risposta alla Vostra lettera del 1° dicembre, aderisco pienamente ai concetti informatori della Circolare
Ministeriale, specialmente a quello della collaborazione scientifica fra i vari insegnamenti della Facoltà, e di diver-
se Facoltà.
I - II Per ciò che riguarda partitamente i punti da Voi segnalati, penso che per la Facoltà di Lettere sarebbero
da adottare i seguenti criteri:
a) un primo biennio comune, con particolare intensificazione delle materie professionali;
b) un secondo biennio diviso in due rami:
A) ramo professionale, portante alla Laurea in Lettere (e al titolo di Laureato in Lettere), come condizione neces-
saria e sufficiente per partecipare ai concorsi per l’insegnamento negli Istituti e Scuole dell’Ordine medio e
dell’Ordine superiore (le Facoltà di Magistero andrebbero soppresse).
B) ramo scientifico, portante ad un Diploma in Lettere (e al titolo di Diplomato in lettere), come condizione neces-
saria e sufficiente per accedere ad un terzo biennio di perfezionamento e conseguire al termine di esso e pre-
via presentazione di un lavoro scientifico il Dottorato in Lettere (e il relativo titolo di Dottore). Agli studenti
del ramo B) potrebbe essere consentito, con speciali obblighi, di aspirare, al termine del (secondo) biennio
anche alla laurea in lettere.
III - A questa partizione fondamentale dovrebbe ispirarsi l’ordine degli studi, anche, eventualmente, con diver-
sa distribuzione degli insegnamenti fondamentali e complementari.
IV - Il biennio di perfezionamento scientifico potrebbe essere istituito nelle sole Università principali. — Per
l’iscrizione ad esso non ci dovrebbero essere limitazioni di carattere territoriale, che potrebbero invece essere
adottate come norma generale per la distribuzione degli studenti nelle varie Università.
V - L’istituzione di Collegi Universitari si renderebbe opportuna o addirittura necessaria nelle Università in
cui funzionasse il (terzo) biennio di specializzazione scientifica.
I pareri espressi dalle Facoltà sui quesiti proposti dal Ministero saranno esaminati, insie-
me ad altre proposte varie, da appositi comitati composti da rappresentanti della IV sezione
del Consiglio nazionale dell’educazione, delle scienze e delle arti e di un certo numero di
altri docenti universitari; per le Facoltà di lettere e filosofia e di magistero il Comitato sarà
composto da Carlo Calcaterra, Pietro Fedele, Balbino Giuliano, Biagio Pace, Antonino
Pagliaro (membri del Consiglio nazionale), Rodolfo Bottacchiari, Armando Carlini,
Ferdinando Molone, Augusto Rostagni, Luigi Volpicelli (estranei al Consiglio); seguirà lo
svolgimento dei lavori il sottosegretario di Stato Del Giudice.
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relazioni, presentate a questo convegno, offre nuova conferma del principio, che trova nella
mussoliniana Carta della Scuola la sua più solenne illustrazione, dell’interdipendenza tra loro
di tutte le questioni, che riguardano l’insegnamento…”; prosegue soffermandosi sulle rela-
zioni presentate per la discussione (vengono date per lette), una discussione che “sarà, come
dice la parola, scossa, vibrazione, lotta, ma per creare delle teste di ponte, non per tagliare i
ponti, non mai sbandamento o confusione delle lingue”; si augura che la discussione sia rapi-
da, perché è inutile rifarsi sempre ab ovo e perché sa d’averla affidata a “gente del mestie-
re”.
È da sottolineare nel discorso del ministro l’assenza di qualsiasi accenno alla progettata
introduzione della Teologia nell’università e a questioni religiose (sono questi i problemi che
interessano Pettazzoni); circa i temi del secondo argomento egli afferma che “in essi vi è una
sola, giustificata, pregiudiziale: l’esclusione del ritorno al programma d’istituzioni filosofi-
che anteriore alla riforma dell’anno I” (s’intende dell’era fascista).
Anche Giuliano e Gentile non accennano minimamente ai problemi che interessano il
nostro storico delle religioni; vi accenna p. Gemelli, nel suo lungo intervento, ma soltanto
alla fine, brevemente: per il campo religioso, in conformità con la proposta Carlini, sia data
questa possibilità a quei giovani che vogliono scegliersi quegli insegnamenti per mezzo dei
quali possono conoscere il Cristianesimo, il Cattolicesimo, nonché le varie altre religioni e i
problemi religiosi.
Vito Fazio Allmayer dell’Università di Palermo parla a lungo del problema degli studen-
ti affermando tra l’altro che “per i giovani il massimo interesse è per una maggiore monda-
nità della filosofia”, mentre invece non ascoltano “tutte le volte che affrontiamo i problemi
metafisici o i problemi teologici”.
Eustachio Paolo Lamanna dell’Università di Firenze ritiene che la proposta dell’insegna-
mento della teologia sia motivata con ragioni rispondenti ad un’esigenza fondata, ma osser-
va che, se la materia fosse insegnata come teologia ortodossa, verrebbe ad urtarsi con lo spi-
rito critico dominante in tutti gli altri insegnamenti universitari; egli sente la necessità di una
cultura religiosa su basi storiche, e penserebbe a un insegnamento di Storia dei dogmi, ma
senza imprimatur! “Se l’insegnante è protestante, porterà lo spirito protestante, se è confes-
sionale porterà lo spirito confessionale, se eretico lo spirito eretico…; l’esigenza informati-
va sarà soddisfatta…”.
Lamanna parla a lungo su altri problemi suscitando gli interventi di Bottai, di Ugo
Redanò e di Gentile; ma nessuno torna sulla proposta della cattedra di teologia.
A questo punto prende la parola Pettazzoni, il quale affronta soltanto quest’ultimo pro-
blema:
C’è una parte nel progetto di riforma della facoltà di filosofia che interessa particolarmente lo studioso di sto-
ria delle religioni ed è quella in cui sono prese in considerazione diverse discipline religiose. L’amico Carlini ha
incluso nel suo quadro degli insegnamenti della facoltà di filosofia le materie religiose che si insegnano nelle uni-
versità, cioè: storia delle religioni, storia del cristianesimo, delle chiese e filosofie religiose, e della filosofia india-
na, un complesso che è dato dalle condizioni attuali degli insegnamenti, i quali potrebbero essere molto aumentati
perché si potrebbe pensare alle religioni del mondo arcaico come al monachesimo religioso del mondo classico che
hanno avuto importanza nella formazione e sviluppo successivo del Cristianesimo. Tutto questo potrebbe essere
argomento per la composizione di una facoltà religiosa che dovrebbe tenere il posto delle antiche cattedre di teolo-
gia soppresse una settantina di anni fa. Comprendo profondamente l’esigenza che ha presieduto al progetto dell’a-
mico Carlini quando ha costituito un gruppo di materie religiose capeggiate da un insegnamento fondamentale che
sarebbe quello degli elementi di teologia e avendo sotto e intorno a sé, come contorno, un gruppo di insegnamenti
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L’ora tarda mi impedisce di entrare in particolari. Comunque, io chiederei che si soprassedesse a questa istitu-
zione di elementi di teologia che è capace di suscitare troppe discussioni, perché nel modo come è stata concepita,
come un insegnamento essenzialmente apodittico, di informazione pura e semplice, non mi sembrerebbe degna di
una facoltà universitaria. Chi di noi o quale studente rispetterebbe un professore universitario che insegnasse sem-
plicemente a titolo informativo? D’altra parte, io penso che la teologia appartiene, più che alla filosofia, alla reli-
gione, giacché il dogma è una emanazione dello spirito religioso più che dello spirito filosofico; e come tale è essen-
zialmente impegnativo. Ora, un docente di teologia, una delle due: o aderisce alla teologia che insegna, o non ade-
risce. In ambedue i casi non potrà mai limitarsi a fare il semplice espositore obiettivo e informativo di quello che
egli insegna. Egli dovrà prendere posizione, perché egli è impegnato con tutto il suo spirito, sia a difendere in senso
apologetico, sia a combattere nel senso anche apologetico quello che egli insegna. E perciò concludo: è vero che in
Italia si sente oggi un’ansia di cultura religiosa, si sente il bisogno di approfondire la fede, la credenza, la tradizio-
ne nostra etc.; ma questa ansia non potrebbe certamente essere soddisfatta da un insegnamento di teologia, tanto più
se questo insegnamento dovesse limitarsi all’insegnamento della dogmatica medievale.
Questo che abbiamo riportato è il testo che apparirà a stampa nel volume delle
Discussioni (di cui diremo); nel riassunto redatto da Amedeo Rossi (di cui diremo) tra l’al-
tro si legge, nella parte finale: “In Italia si sente l’ansia di cultura religiosa; di fede tradizio-
nale, no”.
Sono le 13,30: i lavori vengono sospesi per riprendere alle ore 15; riteniamo che
Pettazzoni sia presente anche alla riunione pomeridiana, soprattutto per ascoltare eventuali
osservazioni su quanto egli ha detto, osservazioni che non dovrebbero mancare.
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L’Accademico Pettazzoni ha parlato di teologia orientale, certo con la domanda sottintesa: perché la teologia
cattolica e non la teologia buddista? A questo ultimo interrogativo rispondo subito: perché è più sentito il problema
religioso cattolico cristiano di quello della teologia buddista. La conoscenza della dogmatica cattolica ha un inte-
resse per il pensiero medievale e anche moderno. Per l’intelligenza dei problemi del pensiero filosofico è la teolo-
gia cattolica che interessa, e anche per talune manifestazioni del pensiero moderno: basti per esempio tenere pre-
senti le correnti della filosofia dell’azione.
Nella mia relazione ho parlato di un corso istituzionale di teologia fondamentale e di un corso critico di filoso-
fia della religione. Su questo punto mi è parso di aver colto una obiezione del prof. Pettazzoni il quale ha detto che
la filosofia della religione è critica e ha rilevato una frase della mia relazione, in cui la filosofia della religione è
definita come un “commento al codice”. Si tratterebbe quindi, secondo il prof. Pettazzoni, di un commento ad una
legge che è incontrovertibile. Io però ho detto una cosa diversa, e cioè che “la filosofia della religione è, si può dire,
un commento al codice”, e che “i commenti al codice possono essere approvati o disapprovati, poco importa, sono
sempre altamente istruttivi”. Si tratta di una cattedra con funzioni critiche, per il titolare della quale non occorre
quindi richiedere il nihil obstat. Parlando invece del corso di teologia fondamentale, ho detto che deve trattarsi di
un corso istituzionale, esposizione del pensiero ufficiale cattolico. Poiché nella facoltà di lettere e filosofia non vi
sono corsi istituzionali, non è scandaloso volerne introdurre uno. In altre facoltà gli insegnamenti istituzionali sono
molteplici. Ho detto inoltre che la teologia non si deve intendere come apologetica: la teologia non è un invito a cre-
dere. Chi credesse di poter giungere alla fede attraverso la teologia affermerebbe una tesi condannata dalla Chiesa
stessa. Il credere o il non credere intorno alle verità rivelate non rientra nel compito del filosofo. Tant’è vero che ho
usato l’espressione “verità dette rivelate”. È opportuno solo che vengano esposti i dogmi così come sono, come furo-
no determinati dai Concili e che sono ignorati di fatto dai nostri studenti, i quali escono dalle nostre università senza
conoscere le nozioni fondamentali di teologia. Mi ha sorpreso il tono di allarme di alcuni colleghi, tono che aveva
un vago sentore di tempi passati e di ingenui timori. La mia relazione mi sembra chiara: si tratta di questione di alta
cultura. In altri termini, non ho sostenuto l’opportunità di una teologia dogmatica o fondamentale indipendente-
mente da una filosofia della religione. Ho detto che è opportuno che le cattedre siano due: una istituzionale di dot-
trina dogmatica, e l’altra critica. Quindi non vi è rinuncia, non vi è scandalo. La prima cattedra sarebbe una prepa-
razione allo studio critico. Contro la sua istituzione non vedo obiezioni fondate.
Degli altri interventi pomeridiani segnaliamo soltanto quelli che toccano il problema del-
l’insegnamento teologico.
Per Francesco Orestano, accademico d’Italia, “in quanto alla teologia, poiché essa fa
parte della cultura filosofica generale ben venga anche la materia teologica”; ma egli, per
quanto riguarda il titolo usato da Castelli, ritiene che “fondamentale” significhi poco e che si
debba adoperare una parola che abbia un significato acquisito, certo, “e in questo senso non
c’è che la teologia dogmatica”.
Sulla denominazione continua la discussione con interventi di Castelli, Orestano, Fazio
Allmayer.
Mons. Amato Masnovo, a proposito della paura e della pericolosità della teologia che
sono state agitate, si richiama a Sant’Agostino e a San Tommaso e afferma che “lo studio
della teologia ha un valore filosofico, pur non essendo un procedimento filosofico; ricorren-
do alla teologia, si domanda semplicemente che una autorità ci venga in aiuto”; per Gaetano
Chiavacci dell’Università di Firenze la teologia deve rispondere a quelle esigenze di religio-
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sità che sono insite in ognuno e “l’insegnamento istituzionale della teologia porterebbe al
risultato di evitare una deficienza di fatto, e cioè ad evitare che i professori laici di filosofia
ogni volta che parlano di teologia bestemmino”; p. Paolo Dezza afferma che il problema reli-
gioso è un problema filosofico e che nella cultura italiana non si può prescindere dalla teo-
logia cattolica: “I nostri filosofi quando parlano del problema religioso parlano di teologia
cattolica”; egli è favorevole all’introduzione della Teologia cattolica nell’università, una
Teologia scientificamente esposta e garantita dall’autorità ecclesiastica.
Tra gli interventi successivi c’è quello di Ugo Spirito dell’Università di Roma, il quale,
dopo aver discusso sulla materia della sua relazione, conclude parlando per un momento del
problema della teologia “uscendo un po’ fuori dai binari” e portando il problema su un ter-
reno obiettivo: premesso che ognuno ha una filosofia, è chiaro che un cattolico vorrà intro-
durre la teologia e che un non cattolico o non vorrà introdurla o la concepirà con altro spiri-
to; e pone una domanda: i cattolici che sono qui dentro vorrebbero che la teologia fosse inse-
gnata da un non cattolico? (Voci: no!). “Esatto. Così che l’autorità ecclesiastica non potreb-
be rimanere estranea a questo insegnamento, nel senso che soltanto essa potrebbe garantire
della obiettività e della veridicità di esso. Ma un non cattolico questo non può ammettere,
perché non può rinunziare al carattere critico dell’insegnamento”; osserva poi che in questa
discussione i cattolici hanno assunto un atteggiamento conciliante in contrasto con l’intran-
sigenza dei non cattolici, “non perché i primi siano più liberali degli altri, ma perché diver-
sa è la situazione di Stato e Chiesa di fronte al problema”.
Rispondendo a p. Dezza, il quale sostiene che “la Chiesa non ha affatto paura che la
Teologia cattolica sia insegnata a fianco della filosofia”, Spirito conclude affermando che se
i cattolici ammettono la possibilità di discutere criticamente la teologia, debbono ammettere
che il suo insegnamento possa essere affidato a un non cattolico.
Sono le 19.30: i lavori vengono sospesi per riprendere domenica 14.
Riteniamo che Pettazzoni partecipi anche alla seconda giornata del convegno; la seduta
si apre alle ore 9; presiede Balbino Giuliano, e sono presenti al banco della presidenza il
ministro Bottai e il sottosegretario Del Giudice; quest’ultimo interviene per precisare quali
sono le questioni sulle quali maggiormente preme al ministro ricevere una risposta:
Gli argomenti sui quali interessa al Ministro di avere le maggiori precisazioni sono anzitutto la sorte della
Facoltà di filosofia: se debba cioè esserci una Facoltà autonoma sul piano delle altre o no; se vi debbano essere una
o due Facoltà, accennando quindi alla sorte della Facoltà di magistero; e poi i rapporti di questa o di queste Facoltà
con le altre; e infine circa l’organizzazione interna di queste Facoltà e il posto da dare alla teologia. Su questi argo-
menti è bene accentrare la discussione.
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parlato ieri di due idee, una critica e scientifica, che sarebbe quella moderna, l’altra dogma-
tica, che sarebbe quella della teologia; per lui si tratta di due concezioni diverse del mondo
e della vita, una trascendente e religiosa, l’altra razionalistica e immanentistica, ma sono due
posizioni critiche e razionali in tutti i modi.
P. Giuseppe Bozzetti, generale dei Rosminiani, dichiara di non parlare come sacerdote,
ma di parlare come italiano; saluta con piacere l’idea di introdurre lo studio della teologia
nell’università, perché rappresenta un riallacciarsi alla nostra tradizione; si sofferma a lungo
sull’argomento sostenendo in particolare che la cattedra di teologia cattolica deve essere una
cattedra vera e propria, non “come una serva, come una tollerata…”.
Chiavacci pone una serie di domande che rivelano la sua posizione a favore della teolo-
gia cattolica, ma affrontata con metodo critico: una teologia viva e moderna; favorevole
anche Gustavo Bontadini, dell’Università cattolica di Milano, il quale oserebbe fare anche
un’altra proposta: “che, sostanzialmente, l’insegnamento della filosofia nella scuola media
dovrebbe consistere nell’insegnamento della filosofia tradizionale scolastica, salvo a farne la
critica in un grado più alto di cultura, nelle Facoltà universitarie”.
Giovanni Emanuele Barié dell’Università di Milano suscita l’irritazione di Bottai dichia-
rando che all’inizio era favorevole all’insegnamento della Teologia, ma che dopo l’interven-
to di p. Dezza ha capito che la questione ha carattere procedurale: non è la Chiesa a doman-
dare, ma lo Stato; dall’altra parte verrebbe la concessione; ma questo è inammissibile per la
dignità dello Stato; perciò rivolge un rimprovero a Carlini, e alla questione della teologia
nelle università risponde di no.
Galvano Della Volpe dell’Università di Messina dice di avere l’impressione che i laici
che hanno sostenuto l’introduzione della cattedra di teologia siano anch’essi dei chierici; solo
pochissimi hanno chiesto l’introduzione della teologia come storia critica; mentre negli altri
paesi certe tendenze confessionali religiose sono in crisi, si ha l’impressione che la maggio-
ranza dei filosofi italiani sia per l’introduzione della teologia come istituzione. L’intervento
di Della Volpe provoca delle interruzioni; invitato da Bottai, spazientito, a venire alla con-
clusione, Della Volpe conclude che “oggi, se non vogliamo offendere la dignità dello Stato,
la teologia non si può introdurre altro che come storia critica della teologia”.
“Se fosse teologia protestante, avreste ragione, ma siccome si tratta di teologia cattolica
non siamo d’accordo” dice Gemelli.
Parla a lungo Gentile, il quale verso la fine del suo intervento accenna anche al proble-
ma della teologia: “Ora, con Spirito, dico: fate pure, se volete, quest’insegnamento; ma io
sono e resterò irriducibile: sento che quest’insegnamento non si può portare dentro
l’Università, ed è bene che stia dove sta…”; proseguendo polemizza con Dezza che ha defi-
nito la teologia una scienza: “E io mi sono sentito rabbrividire a sentire quest’assicurazione
del “carattere scientifico” della teologia! Io lo conosco questo carattere scientifico, così come
tutti lo conoscono; ma è una scienza che non è la scienza di noi, come abbiamo detto, laici!
Non è una scienza che sia critica, che sia veramente libera e liberatrice, non è una scienza
che non abbia dei limiti! Lì invece, a priori, fondamentalmente, si devono presupporre dei
limiti oltre i quali il pensiero umano deve arrendersi”.
Dopo Gentile parla Armando Carlini, il quale intende riassumere i motivi della sua pro-
posta, anche con l’idea di rispecchiare il pensiero, egli crede, della maggioranza; volgendo
al termine, tocca il problema della teologia:
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Quanto alla teologia, non è male che l’idea sia stata affacciata: l’idea di portare dentro la Facoltà di filosofia
una cattedra di teologia. Qui in primo luogo è questione di tempestività; ma è anche vero che noi siamo fascisti e,
come tali, possiamo parlare in perfetta libertà e affermare che non sarebbe certo una cosa contraddittoria colla nostra
fede fascista. Nel 1923 il Governo fascista prese una deliberazione d’una grande gravità: introdusse il Crocifisso in
tutte le aule delle Università! A mio modo di vedere, quella deliberazione è molto più grave di significato e molto
più impegnativa che non la fondazione d’una cattedra, d’un incarico di teologia in una Facoltà di filosofia.
Il Carlini prosegue illustrando l’idea che “il pensiero filosofico occidentale europeo è
dominato dall’idea teologica del Cattolicesimo” e affermando che il motivo principale della
sua proposta è questo, “che noi siamo diventati ignoranti del pensiero cattolico”, e che la cat-
tedra di Teologia dovrebbe dare gli elementi del pensiero cattolico, presentare il pensiero cat-
tolico qual è.
Col discorso di Carlini termina, alle 13, la seduta antimeridiana; i lavori riprendono al
pomeriggio, alle 15, con l’intervento di Mario Bendiscioli dell’Università cattolica di
Milano, per il quale la cattedra di teologia sarebbe bene che avesse il carattere di semplice
introduzione alla teologia; egli ritiene che sia matura, nella sensibilità filosofica postbellica,
l’idea di un insegnamento teologico nell’ambito della Facoltà di filosofia.
Tra coloro che intervengono dopo Bendiscioli solo pochi toccano il problema della teo-
logia: Luigi Volpicelli dell’Università di Roma si dichiara contro gli elementi di logica e
anche contro la teologia affermando che da troppo tempo si va equivocando tra religione e
laicità; Fausto Materno Bongioanni dell’Università di Genova ritiene, “come cattolico”,
inopportuna l’istituzione della nuova cattedra per vari inconvenienti che potrebbero seguir-
ne, ha paura di una cattedra di teologia come di un pericolo per il cattolicesimo; suggerireb-
be invece un corso di Filosofia della religione che proponga la “teoresi del contenuto dell’e-
sperienza religiosa”.
Spetta a Giuliano il compito di precisare quali siano gli essenziali risultati del convegno:
per quanto riguarda la questione della teologia egli manifesta questa sua impressione fonda-
mentale: “si tratta forse di un problema prematuro per questo momento”, e accenna ad una
commissione ministeriale per l’ulteriore studio della proposta.
La seduta si conclude con un discorso di Bottai, il quale ha seguito ininterrottamente i
lavori del convegno e non riesce a nascondere un certo malumore; suscita in alcuni qualche
perplessità il vocativo con cui esordisce: “Camerati!”; a proposito della proposta di legare la
filosofia alla teologia (Carlini, Castelli, Rotta) dichiara che l’ha sorpreso sul principio “il
tono di leggerezza, con cui s’è accolta una questione di tanto momento, e che andava posta
e discussa, come Gentile ha detto, nella sfera dell’essenziale cattolicità, in cui ci muoviamo”;
e a proposito del dibattito di ieri sera, egli si rammarica, come laico, che siano stati i laici a
perdere la pazienza, e vuol dire una parola chiara: che non la Chiesa, non lo Stato hanno pro-
posto la questione, ma alcuni filosofi. “Stato e Chiesa, nella concordia, che unisce la loro
mutua politica, anche sul terreno della Scuola, possono tranquillamente attendere che i filo-
sofi si mettano d’accordo.”
I lavori del convegno hanno termine alle ore 20.30.
Nelle parole di Giuliano e di Bottai ci sembra di sentire l’eco della proposta di Pettazzoni,
di soprassedere all’istituzione di elementi di teologia…: e così sarà; e fondamentalmente non
sarà neppure modificata la struttura attuale della Facoltà di lettere e filosofia.
Annota Enrico Castelli nel suo diario sotto la data del 15 dicembre 1941:
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Ieri abbiamo chiuso al Ministero dell’Educazione Nazionale i lavori del 1° Convegno di Studi Filosofici. Molte
le obiezioni contro la teologia nelle Università. Tutte giustificate da una preoccupazione di ordine confessionale.
Hanno appoggiato il mio progetto e quello di Carlini, P. Rotta, Padovani, Dezza, Bozzetti, Masnovo, Orestano,
Bontadini. Hanno parlato contro: Gentile, Lamanna, Spirito, Volpicelli, Pettazzoni. Gemelli ha taciuto. Bongioanni
ha sostenuto la “Filosofia della Religione”. Gentile alla fine del suo lungo discorso mi ha pregato di non insistere
per l’introduzione della logica nelle scuole dell’ordine superiore…
Ieri sono stato interpellato da P. Dezza Rettore dell’Università Gregoriana, a nome della Congregazione degli
Studi, sulla opportunità di una richiesta ufficiale da parte della Congregazione per l’istituzione di Cattedre di
Teologia presso le RR. Università. L’invito che avevo fatto pervenire alla Congregazione tramite il Dezza è stato
accolto, sebbene il Dezza fosse scettico in merito, data la nota pusillanimità del card. Pizzardo. Ho creduto bene far
presente che un passo ufficiale del Vaticano presso il governo italiano era conveniente rimandarlo di una quindici-
na di giorni per vati motivi. Dezza mi assicurò che avrebbe subito riferito.
Il 2 ottobre 1943 il Castelli, ricevuto in udienza privata da Pio XII, gli illustrerà quanto è
stato fatto per il ripristino della cattedra di Teologia cattolica nelle università statali; a que-
sto riguardo il pontefice manterrà “l’attitudine di chi teme di prendere una decisione netta”
(così scriverà il Castelli nel suo diario).
Al 1° Convegno nazionale di studi filosofici del dicembre 1941 avrà l’inopportuna idea
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di richiamarsi il ministro della pubblica istruzione Guido Gonella quando nel 1948 propor-
rà di introdurre la Teologia nelle università italiane.
L’odierna adunanza ordinaria del nostro Istituto acquista un carattere e uno speciale rilievo per la ricorrenza che
cade in quest’anno del centenario dalla nascita di Giuseppe Sergi. Non poteva, né doveva il nostro Istituto lasciare
che si chiudesse quest’anno senza tributare il suo omaggio alla memoria di colui che fu il suo fondatore e resta e
resterà sempre, idealmente il suo Capo.
Da questa nuova sede cospicua dell’Istituto Italiano di Antropologia il nostro pensiero va alle nude stanze del
pianterreno del Collegio Romano dove Giuseppe Sergi passò i suoi anni più fecondi, tutto assorto nella sua grande
opera scientifica, in quelle stanze semibuie illuminate dalla luce del suo pensiero, dove egli, vero genius loci, con
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la sua sorridente affabilità soleva accogliere noi giovani che veneravamo in Lui il Maestro, perché sentivamo in Lui
l’Uomo, l’Uomo tutto dedicato ad un alto ideale, l’Uomo che per tutta la vita tenne fede alla scienza.
Mutano i luoghi e mutano i tempi, nuovi orizzonti si schiudono a quella scienza che fu Sua, nuove prospettive,
nuovi orientamenti. Ma la storia dell’antropologia italiana è indissolubilmente legata al nome ed all’insegnamento
di Giuseppe Sergi e venera in Lui il suo grande precursore.
Ben altro discorso ci vorrebbe e ben altro oratore per commemorare degnamente l’opera scientifica di Giuseppe
Sergi, per segnalare degnamente quella sua grande scoperta della umanità mediterranea, fondamento primo ed ori-
gine remota della storia millenaria d’Italia.
Questa non è una commemorazione. Non lo consentono le durezze dei tempi, tutti assorti nel pensiero della
Patria in armi, non lo consente la fierezza stessa del Grande Scomparso, che in vita fu sempre schivo di ogni ono-
ranza tutto assorto nel suo lavoro di scienziato. Al Suo stile e al suo insegnamento si intona questa nostra riunione
raccolta, anche per desiderio di colui che è il più vero e il più degno continuatore dell’opera sua.
Ma è pur bello e consolante constatare che al solo cenno di un ricordo che si voleva tributare in questa adu-
nanza alla memoria di Giuseppe Sergi, da ogni parte d’Italia sono venute le affettuose adesioni degli antropologi che
in vario grado furono suoi discepoli.
Questa manifestazione di affetto che lega i superstiti alla memoria dello Scomparso, scomparso da ieri, e già
centenario, tanto forte fu la sua fibra che dal lavoro traeva nuove energie a perseverare verso la meta, nulla curan-
do fuori che la verità della scienza. Sia questo tributo conforto a colui che oggi degnamente continua l’opera di chi
gli fu Padre oltre che Maestro.
Pettazzoni propone inoltre che il vol. XXXIII della RdA in corso di stampa venga dedi-
cato a Giuseppe Sergi “in memoria del primo centenario della Sua nascita”; l’assemblea
approva all’unanimità la proposta.
Dopo un breve intervento di Sergio Sergi hanno luogo le comunicazioni scientifiche di
Alfredo Sacchetti, Sergio Sergi, Annunziata Croce, Guido Natoli, tutte di argomento stretta-
mente antropologico.
Il discorso di Pettazzoni sarà integralmente riportato nel Riassunto dei verbali delle adu-
nanze dell’Istituto sotto il titolo Centenario della nascita di Giuseppe Sergi, RdA, 34 (1942-
1943), 557-558.
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R. Accademia d’Italia; dopo due anni esce l’Annuario, 10-11-12 (1937-1940), il quale alle
pp. 196-206 reca il testo pettazzoniano col semplice titolo Carlo Alfonso Nallino.
All’inizio del 1941 viene pubblicato il riassunto della comunicazione letta in un’adunan-
za del 15 febbraio 1940 all’Accademia d’Italia: Criteri per l’ordinamento scientifico del VII
Congresso internazionale di storia delle religioni, Atti della Reale Accademia d’Italia.
Rendiconti della Classe di scienze morali e storiche, Serie settima, vol.II (1940-41), 1-2 (è
nel fasc. 1-5, giugno-ottobre 1940).
Nella già cit. puntata 1939-1940, 152, abbiamo trattato degli studi di Pettazzoni su Carna
e dell’articolo sull’argomento redatto nel 1940; esso appare all’inizio dell’anno successivo:
Carna, Studi etruschi, 14 (1940), 163-172 (l’estratto, stampato dalla Tipocalcografia
Classica di Firenze, reca la data del 31 gennaio 1941).
Escono nella primavera i due brevi articoli Augusto e la religione imperiale, La Vittoria.
Organo ufficiale mensile dell’Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra, a.
XXIV, n.5 (marzo 1941), 5 (tratto da un lavoro pubblicato nel 1938) e Antichi culti solari
nella Penisola Balcanica, Rivista d’Albania, 2 (1941), 109-114 (è nel fasc. II, del giugno).
Nell’autunno esce dall’Officina Grafica A. Cacciari di Bologna il primo quaderno (ma è
anche l’ultimo) del Centro italiano di studi americani - Comitato etnologico: Raffaele
Pettazzoni, In memoria di Guido Boggiani / Cestmir Loukotka, Supplementi al Vocabolario
ciamacoco estratti dai manoscritti inediti di Guido Boggiani, Roma, Palazzo Antici-Mattei,
1941; lo scritto di Pettazzoni occupa le pp. 3-14 (nell’estratto è omessa la nota delle pp. 13-
14).
Lo stesso testo, senza la nota delle pp.13-14 e con l’omissione di qualche riga, appare a
metà dicembre col titolo Guido Boggiani, pittore e americanista, Nuova Antologia, a. 76,
vol.418 (novembre-dicembre 1941), 405-409 (è nel fasc. 1674, del 16 dicembre).
Come abbiamo preannunciato in Pettazzoni 1939-1940, 225, e ricordato in un preceden-
te capitolo di questa puntata, per favorire gli studenti che debbono sostenere l’esame di Storia
delle religioni sullo Zoroastrismo, il professore all’inizio dell’a.acc. 1941-42 fa litografare
alcune parti del suo volume del 1920, esaurito: R. Università di Roma - Facoltà di lettere.
A.acc. 1941-1942. Storia delle religioni. Prof. R. Pettazzoni. Dispense sussidiarie per il corso
“Le religioni dell’Iran e gli esseri supremi dei popoli primitivi”. Parte prima - Dal volume:
R. Pettazzoni, La religione di Zarathustra nella storia religiosa dell’Iran (esaurito), Edizioni
Italiane S.A. - Roma / Litografia Romolo Roda - Roma - 1941, pp. 142 in 8° (lito) (31).
Probabilmente nell’ultimo mese dell’anno viene pubblicata in estratto anticipato, con
numerazione autonoma delle pagine, la comunicazione letta da Pettazzoni all’Accademia
d’Italia il 29 maggio 1941: Il Catechismo del P. L.V. Mamiani in lingua Kiriri, Reale
Accademia d’Italia. Rendiconti della Classe di scienze morali e storiche, s. VII, vol. II (1940-
41), pp. 6, Roma, 1941 (estratto dal fasc. 12, maggio 1941 (che uscirà nel 1942), 465-470).
Infine l’articolo La Scuola di studi storico-religiosi della R. Università di Roma, Gli
Annali della Università d’Italia. Rivista bimestrale dell’ordine universitario pubblicata a cura
del Ministero dell’Educazione Nazionale, a. III (1940-41), 125-130 (è nel n. 2, del 29 dicem-
bre 1941).
Elencheremo tra le pubblicazioni dell’anno successivo i contributi pettazzoniani al vol.
17° (1941) degli SMSR che uscirà in ritardo nel luglio 1942.
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I rifacimenti del capitolo Egitto per The omniscience of God (anni Quaranta)
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3 cc. numerate da 13 a 15 (testo) e 1 c. n.n. (note). Tutte le facciate recano correzioni, tagli,
aggiunte…
Siamo finalmente al dattiloscritto conservato in una carpetta recante le seguenti scritte:
“L’onniscienza di Dio - gennaio 1945 - 2.a copia del ms. definitivo del Capitolo “Egitto”,
mandato a Londra nel gennaio 1946 (il § Aion nella redazione ridotta espressamente esegui-
ta nel gennaio 1946”; qualche anno dopo Pettazzoni aggiungerà: “Ch. II - Egitto: questa
copia non porta le aggiunte e modificaz. del febbr. 1950”. Anche nel dattiloscritto, comple-
to, ogni paragrafo ha numerazione autonoma ed è seguito dalle note; complessivamente si
contano 78 cartelle; in una nota a parte leggiamo: “Questo § Aion fu rifatto nel gennaio 1946,
ricavandolo dalla redazione più ampia (aggiornata al dicembre 1945), che fu trattenuta per-
ché destinata (coi necessari ritocchi e raccordi col cap. ‘Kronos in Egitto’) pel vol. ‘Il Tempo
e l’Eternità’.”
Dei ritocchi dei primi anni Cinquanta diremo a suo luogo; per Aion si veda più avanti.
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facc.) recanti passi e appunti tratti da Nock (Mandulis), Cumont, Reitzenstein (sono distinti
i seguenti argomenti: Aion, Aion in Egitto, Aion in Alessandria, Sarapis, Sarapis-Aion!, Aion
(- Sarapis) in Egitto, Aiôn tôn Aiónon, Aion aionóphthalmos, Aion Agathos Daimon,
Chronos, Aion-Mandulis).
La maggior parte delle altre carte sono di formato mezzo protocollo; in alcune sono tra-
scritti passi da Papyri graecae magicae, in altre dall’ Historia Alexandri Magni (Pseudo-
Callisthenes); in un quartino di foglio protocollo (4 facc.) passi da E. Norden, Die Geburt des
Kindes, Leipzig, 1924; in un altro quartino (4 facc.) appunti e passi da R. Eisler, Das Fest
des ‘Geburtstages der Zeit’ in Nordarabien, ARW, 15 (1912), 628 sgg.; in 7 facc. passi e
appunti da R. Weill, Bases, méthodes et résultats de la Chronologie égyptienne, Paris, 1926;
in 3 facc. appunti e passi da K. Sethe, Der Zeitrechnung der alten Aegypten…, Gott. Nachr.
1920.
In una carpetta recante la scritta “da inserire per § Aion - già utilizzati - gennaio 1946”
sono incluse una ventina di carte e schede con passi e appunti da scritti di Nilsson, Boll,
Prinz, Brugsch, Visser, Noiville, Reitzenstein (“Aion a Roma”, “Aion-Janus”); in 2 cc. for-
mato protocollo (4 facc.) sono trascritte in bella scrittura alcune pagine dell’articolo di A.
Delatte, Deux nouveaux hymnes hellénistiques, Le Musée Belge, 1913, 135-141.
Contiene una decina di schede con elenchi bibliografici una carpetta recante la scritta
“Roma, marzo-luglio 1941 - nuovi materiali per l’Egitto (alcuni non ancora presi) da utiliz-
zare nel rifacim. definitivo”.
A completamento delle notizie fornite nel capitolo precedente sulle varie redazioni del §
Aion descriviamo gli elaborati posteriori al 1945.
“Roma, 23 genn. 1946 - Questa è la 2.a copia (la 1.a la mando a Londra) del § Aion del
Capit. ‘Egitto’, espressamente rifatta in gennaio 1946 in forma ridotta, ricavandola dalla più
ampia redazione definitiva (aggiornata a dicembre 1945), che trattengo (in ambo le copie)
destinandola (coi necessari ritocchi e raccordi col capit. ‘Kronos in Egitto’) a capitolo a sé
del volume Il Tempo e l’Eternità”: così annota Pettazzoni in un foglietto allegato al dattilo-
scritto Aion di 11 cartelle numerate (7 di testo, le rimanenti di note; è aggiunta una carta
manoscritta con note).
Un’altra annotazione ci informa su un rifacimento successivo:
Del rifacimento del maggio 1948 abbiamo: le malecopie (7 cc. di foglio protocollo o for-
mato protocollo) tutte annullate (“Capitolo I: Aion di Alessandria” è scritto in matita rossa
nel verso della prima carta utilizzata come carpetta); una redazione, da considerare definiti-
va, dal titolo “Capitolo I - Aion ad Alessandria”, in parte manoscritta, in parte dattilografa-
ta: 14 cc., in parte numerate, in parte scritte anche al verso; le note sono in parte a piè di pagi-
na o intercalate nel testo, in parte in carte allegate.
Da questo lavoro Pettazzoni ricava alcune pagine per la prima parte del contributo
Kronos in Egitto che prepara tra la primavera e l’autunno 1942 (ne parleremo a suo luogo) e
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per un apposito paragrafo de L’onniscienza di Dio, Torino, 1955, 103-106; in lingua inglese,
Aion- (Kronos) Chronos in Egypt, negli Essays del 1954.
Egli tratta del culto di Aion, con un suo santuario e una grande celebrazione annuale (il
6 gennaio) che ci è descritta da Epifanio (IV sec. d. Cr.); ad Alessandria questo culto aveva
una sua ragione particolare che s’intona con un complesso ideologico proprio dell’Egitto
antico: Aion-il Tempo, col suo perenne fluire, è il garante della permanenza, della stabilità
delle cose; Aion alessandrino ha anche un aspetto solare.
Pettazzoni si sofferma poi sull’iconografia, sulle rappresentazioni di Aion, una figura che
richiama il tipo del Chronos leontocefalo della religione mitriaca (ne tratteremo nel capitolo
seguente), e sui suoi attributi.
Sulla figura leontocefala del Tempo nel Mitraismo (primi anni Quaranta)
Sono prevalentemente dei primi anni Quaranta numerose schede e carte formato mezzo
protocollo, suddivise per argomenti, le quali contengono indicazioni bibliografiche, appunti
e passi tratti da varie pubblicazioni, e anche disegni pazientemente riprodotti a penna o a
matita da volumi illustrati e cataloghi di musei: riguardano una singolarità iconografica, la
figura del Leontocefalo alato e avvolto nelle spire di un serpente, e altre figure singolari.
Forniamo una descrizione sommaria dei singoli gruppi di carte e schede (quando sono
raccolte in carpette con l’indicazione dell’argomento, lo trascriviamo; oltre al numero delle
schede e delle carte indichiamo soltanto i testi principali):
Monumenti del Leontocef. (Cumont). 29 schede e carte: soprattutto Fr. Cumont, Textes et
monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra, Bruxelles, 1894-1899 (2 volumi); A. de
Ridder, Collection de Clercq, IV (Les Marbres, les Vases peints et les ivoires), Paris, 1906,
Bilderatlas (cioè Bilderatlas zur Religionsgeschichte, Leipzig-Erlangen, 1924), St. Gsell,
Musée de Philippeville, Paris, 1898. In una scheda datata Bologna 26 dicembre 1942 si
legge:
Incipit! non risulta positivam. che il mostro leontocef. dei misteri mitriaci sia (Zoega) Aion, mentre risulta
(Cumont lo dimostra) che è Kronos. *** non quello d. mito, bensì Chronos !!!!
Perciò dopo il capit. di ‘Kronos (Chronos) in Egitto’ è ovvio pensare a Kronos-Chronos mitriaco cioè Zervan
akarana!
D’altro lato del ‘Cerb. di Sarap.’ accanto al Chronos mitr. (Castelgand.) è una riprova che questo è realm. il
tempo.
29 schede e carte: Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma
scritte da Fl. Vacca nel 1594, ora date più corrette e più compite in C. Fea, Miscellanea filo-
logica, critica e antiquaria, Roma, I, 1790, LI - CVI; Bernardus de Montfaucon, Diarium ita-
licum, Parisiis, 1702; E. Q. Visconti, Musée Pie-Clementin, Milan, II, 1819; F. Lajard,
Recherches sur le culte public et les mystères de Mithra en Orient et en Occident, Paris,
1867; G. Zoega, Abhandlungen hgg von Fr. G. Welcken, Göttingen, 1817; Li Bassorilievi
antichi di Roma incisi da Tommaso Piroli colle illustrazioni di Giorgio Zoega…, Roma,
1808; Ath.Kircherii, Oedipus Aegypticus…, Romae, 1652-1654; S. Raffei, Osservazioni
sopra alcuni antichi monumenti esistenti nella Villa dell’Em. Sig. Cav. Alessandro Albani,
Roma, 1779 (= Roma, 1821); A. Gasquet, Essai sur le culte et les mystères de Mithra, Paris,
1899; J. Lévy, Sarapis, RHR, 1911, I.
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Heidelberger Akad., 1913; Fr. Krüger, Orient und Hellas…, Greifswald, 1937; L. Troje, Die
Geburt des Aion, ein altes Mysterium, ARW, 22 (1923-24), 87-116; Nyberg, Die Religion des
alten Irans, e altri scritti dello stesso; A. Götze, Persische Weisheit, Zeitschrift für Indologie
und Iranistik, 2 (1923).
[Sul santuario siriaco del Gianicolo] - 27 schede e carte: S. M. Sauvage, The Cults of
Ancient Trastevere, Memoirs of the American Academy in Rome, 17 (1940), 26-56 (2 quar-
tini di foglio protocollo); P. Gauckler, Le sanctuaire syrien du Janicule, Paris, 1912; G.
Darier, Note sur l’idole en bronze du Janicule, Comptes-rendus de l’Acad. des Inscript. et
B.L., 1914, 105-109; G. Wissowa, rec. a. Darier, Le sanctuaire des dieux orientaux au
Janicule (1909), Berliner Philol. Woch., 1909, 1538-1540; Pasqui, Notizie degli scavi, 1909,
389 sgg.; Pasqui, Il simulacro siriaco del Gianicolo, Studi romani, 1 (1913), 343-350; N.S.
Valmin, Inscriptions de la Messénie, Bull. de la Soc. Roy. des Lettres de Lund, 1928-1929;
R. Eisler, Weltenmantel und Himmelszeit, München, 1910; Cumont, Les religions orienta-
les…
Figura femminile avvolta da un serpe - 17 schede e carte: Paribeni, Notizie degli scavi,
1925, 387 sgg.; R. Wünsch, Daisidaimonika, ARW, 12 (1909), 1 sgg.; Ghislanzoni,
Santuario delle divinità alessandrine, Notiz. archeol. del Ministero delle Colonie, 1927 e
1929; Cumont, Nouvelles découvertes à Cyrène. Le Temple d’Isis, Journal des savants, 1927,
318-322.
Persia ed Egitto - 1 quartino di foglio protoc. e una carta (J. Marquart, Untersuchungen
zur Geschichte von Iran, Philologus, 54 (1895), 55 (1896) + Phil. Supplement) e 15 carte e
schede: A. Christensen, Die Iraner, München, 1933; Nyberg, Questions de cosmologie maz-
déennes, Journal Asiatique, 1929, 193-310, e 1931, 132 sgg.; Cumont, Les religions orien-
tales… (“Cumont è più per la Persia che per l’Egitto”); R.C. Zaehner, Zurvanica I, Bull. of
the School of Oriental Studies, 9, 1937-39, 303-320.
In alcune delle carte sopra descritte ci sono materiali relativi a Mithra, a Chronos mitria-
co, ai misteri di Mithra, a monumenti mitriaci; sono probabilmente di questo periodo alcune
carte che vengono inserite nella busta I Misteri, fasc. Misteri di Mithra: per esempio, passi e
appunti tratti da C. Clemen, Das Mithrasmythus, Bonner Jahrbücher, 142, 1937, 13-26 (un
quartino di foglio protocollo), da Cumont, Textes et Documents II e Supplement, da The
Bundahis (Pahlavi Texts, I, trans. by E.W. West), Oxford, 1880, e da altre pubblicazioni
varie.
“Origini iconografiche del Chronos mitriaco”, “Origini egiziane del tipo di Chronos
mitriaco”, “Origini egiziane della figura mitriaca del Tempo”: queste scritte leggiamo in altre
carte non conservate in apposite carpette: sono prevalentemente carte formato mezzo proto-
collo e schede, in parte dei primi anni Quaranta, in parte posteriori (complessivamente una
quarantina di carte e oltre un centinaio di schede; si aggiungano 22 fotografie di sculture).
Trascuriamo le schede bibliografiche e quelle con poche righe di appunti; e anche degli
altri appunti segnaliamo soltanto quelli di una certa ampiezza: Fr. Behn, Das
Mithrasheiligtum zu Dieburg, Berlin - Leipzig, 1928, e Das Mithräum von Dieburg, Aggelos,
2, 1926, 163 sgg.; Fr. Cumont, Rapport sur une mission archéologique à Douro - Europo,
Comptes-rendus de l’Académie des Inscriptions et B.L., 1934, 90-111; Fr. Saxl, Mithra,
1931; H. Lehner, Orientalische Mysterienkulte in römischen Rheinland, Bonner Jahrbücher,
129, 1934, 36 sgg.; M. Rostovzeff, Das Mithraeum von Duro, Röm. Mitteilungen, 1934, 180
sgg.
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Pettazzoni elabora i materiali di quest’ultimo gruppo di carte nel corso del 1943 usando
fogli protocollo.
“Roma: gennaio-giugno 1943” egli scrive su una carpetta che contiene le malecopie del
lavoro Origini iconografiche del Chronos mitriaco: sono 47 cc. variamente numerate, in gran
parte scritte anche al verso, piene di correzioni, tagli, aggiunte; probabilmente sono maleco-
pie di più redazioni, “annullate maggio ‘43”, come si legge in testa alla prima carta.
Altre 4 cc. contengono - sembra - appunti per le note.
La redazione successiva (definitiva?) è costituita da un manoscritto di una cinquantina di
carte numerate (testo) e di altre 24 (note), con correzioni, tagli, aggiunte, ecc.; allegato al
testo, un foglietto ci informa che il manoscritto di Origini egiziane del tipo di Chronos
mitriaco è terminato nel luglio 1943; un analogo foglietto per le note: “Note allo studio su
Le origini egiziane del Chronos mitriaco finito di dattilografare il 23 sett. 1943 (Roma occu-
pata)”.
Non è conservato un dattiloscritto recante il titolo predetto; e neppure un manoscritto più
ampio riguardante tutta la materia esaminata nelle pagine precedenti.
Non reca una data un dattiloscritto, originariamente acefalo, costituito da 34 cartelle
numerate (testo), tra le quali ne sono intercalate altre 28 recanti le note; ma è da collocare nel
1943; ciò si evince da quanto si legge nel testo della prima cartella, 2° capoverso: “Di parti-
colare importanza per la mia indagine sono due monumenti venuti alla luce una diecina d’an-
ni fa: il rilievo di Oxyrinco e la statuetta di Castelgandolfo”; il primo è stato scoperto da
Evaristo Breccia e da lui pubblicato nel 1934 (Un ‘Chronos mitriaco’ ad Oxyryncos, nei
Mélanges Maspéro, Paris, 1934, II, 257 sgg., tav. LXVII), la statuetta è stata rinvenuta nel
1933 (ne ha data notizia B. Nogara nei Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di
Archeologia, 9 (1933), 57 sgg., e nell’ Archäologische Anzeiger, 1933, 596).
In un secondo tempo, quando appresta i testi per il volume Il Tempo e l’Eternità,
Pettazzoni aggiunge in testa alla prima cartella: “Capitolo IV: La figura leontocefala del
Tempo nel Mitraismo.”
Circa la figura del Leontocefalo il nostro storico delle religioni condivide l’interpretazio-
ne del Cumont, il quale la interpreta come una figura del Tempo; secondo lo studioso belga
esso è designato col nome di Kronos, rispettivamente Saturnus (beninteso non il figlio di
Uranos e padre di Zeus, bensì, per la solita confusione, Chronos, cioè il Tempo, l’equivalen-
te dell’iranico Zervan).
Pettazzoni, sulla base di numerosi riscontri iconografici, giunge a concludere che la figu-
ra del Chronos mitriaco risulta iconograficamente connessa con una tradizione egiziana rap-
presentata principalmente dal tipo di Bes panteo.
Il lavoro contenuto nelle 122 cartelle rimarrà, come tale, inedito: l’autore lo includerà in
una busta dell’Università degli studi di Roma (non più R. = Regia, e perciò dopo il 1946)
apponendo la scritta “Chronos mitriaco - 2.a copia”; esso sarà utilizzato per un discorso che
Pettazzoni terrà il 13 gennaio 1949 in memoria di Franz Cumont; il testo sarà pubblicato,
sostanzialmente senza modifiche, ma corredato di note, col titolo La figura mostruosa del
Tempo nella religione mitriaca, L’Antiquité Classique (Bruxelles), 18 (1949), 265-277 (con
7 tavv. recanti 13 foto scelte tra quelle da noi sopra indicate) e nell’opuscolo In memoria di
Franz Cumont, Roma, 1950, 6-15; con l’omissione di un breve passo introduttivo sarà
ristampato in inglese negli Essays on the History of Religions, Leiden, 1954, 180-192.
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Sonnengottes, I, Berlin, 1904; Baumann, Völkerkunde Afrikas; Graebner, Das Weltbild der
Primitiven, 1924; van der Leeuw, L’homme primitif et la religion; A. Class, Die Religion des
Semonenstammes, Wiener Beiträge zur Kulturgeschichte und Linguistik, 4. 1936, 549-673;
F. Speiser, Melanesien und Indonesien, Zeitschrift für Ethnologie, 1939 (in testa alla carta
“Civiltà spirituale e civiltà materiale”); K. Prümm in Anthropos 1933 (in testa alla carta
“Classi di età-totemismo-società dei maschi-matriarcato”).
Alcune carte riguardano p. Schmidt: Sistema dello Schmidt, L’onniscienza secondo
Schmidt; alcune recano la scritta “Per la sintesi” (s’intende del volume sull’onniscienza di
Dio).
Più avanti daremo notizia di un altro lavoro a margine delle ricerche maggiori, un lavo-
ro sul dio solare meroitico da collocarsi nella seconda metà del 1943.
A più riprese Pettazzoni si è occupato della religione romana; e, quando gliene capita
l’occasione, continua ad annotare qualche indicazione bibliografica o qualche appunto; verso
la metà degli anni Quaranta, probabilmente nel 1944, in una busta su cui scrive “1940-41-
42-43- Bibliogr. recente su la relig. romana” raccoglie 40 schede bibliografiche e un fogliet-
to con appunti tratti da Altheim, Griechische Götter im alten Rom; successivamente, dopo il
1945, aggiungerà un altro foglietto con due passi tratti da una rassegna di L. Deubner,
Römische Religion 1925-1933, ARW, 33 (1936).
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Egli è lontano ora anche dai problemi della scuola elementare; ma, forse memore delle
sue battaglie giovanili per la diffusione della cultura tra le masse popolari, si adopera a favo-
re di un oscuro maestro pavese, Battista Sella, reduce da più campagne di guerra e ora ser-
gente telegrafista nel 3° Reggimento Genio a Pavia.
Recentemente, il 28 ottobre 1941, il ministro Bottai ha inaugurato a Firenze, nello stori-
co Palazzo Gerini, il primo Centro didattico nazionale, finalizzato a realizzare quanto previ-
sto dalla 23.a dichiarazione della Carta della Scuola (v. il discorso inaugurale Funzione dei
Centri didattici nella rinnovata scuola fascista, Gli Annali della Università d’Italia, 3 (1941-
42), 99-109); dovendosi procedere alla istituzione dei Centri didattici provinciali, il Sella ha
preparato un lavoro, ne manda copia anche a Pettazzoni perché lo faccia esaminare da Luigi
Volpicelli dell’Università di Roma e dal ministro Bottai; come appare da altra corrisponden-
za, il manoscritto del Sella viene affidato a Giovanni Calò, poi esaminato dal Volpicelli e
finalmente, nel settembre 1942, sottoposto dal capo di gabinetto del ministro all’esame di
“un competente”…
In gennaio il regime fascista lancia una campagna propagandistica per l’offerta della lana
destinata ai combattenti, soprattutto a quelli mandati in terra di Russia con indumenti adatti
al clima invernale italiano; anche il nostro storico delle religioni ne offre 250 grammi; qual-
cuno osserva che questa lana, almeno per quest’anno, non potrà essere trasformata in calze
e maglioni…
Nella seconda metà del gennaio 1942 Gastone De Boni, direttore della “Collana di studi
metapsichici”, dietro suggerimento dell’amico Guido Valeriano Callegari, invia a Pettazzoni
il 1° volume della collana, Popoli primitivi e manifestazioni supernormali di Ernesto
Bozzano, Verona, 1941; il volume viene fatto pervenire a de Martino affinché ne prepari una
recensione da pubblicare nel vol. 17° (1941) degli SMSR.
Il De Boni è un medico padovano, il quale nel 1934 ha aperto lo studio a Verona; fin da
giovane si è occupato di ipnotismo ed ha studiato la letteratura sul paranormale; decisivo per
la sua futura attività nel campo della ricerca psichica l’incontro con Ernesto Bozzano, ch’e-
gli considera il suo maestro e del quale ha iniziato la pubblicazione delle opere; alla morte
del Bozzano, nel 1943, egli ne erediterà la biblioteca e la raccolta documentaria; nel 1947
farà risorgere la rivista Luce e ombra, fondata nel 1901 e soppressa nel 1939 dal regime
fascista; pubblicherà alcuni volumi e numerosi articoli; alla sua morte, nel 1986, il suo col-
laboratore Silvio Ravaldini sistemerà la biblioteca e l’archivio documentario Bozzano-De
Boni a Bologna, in Via Orfeo 15, e nel 1996 trasferirà tutto il patrimonio in Via Marconi 8
(Fondazione Biblioteca Bozzano-De Boni o.n.l.u.s.).
Dopo il gennaio 1942 il De Boni avrà ulteriori rapporti col nostro storico delle religioni
nel 1947 (32).
Con una cartolina da Szeged in data 16 gennaio Kerényi comunica a Pettazzoni d’aver
ricevuto il lavoro su Carna e di averlo trovato in Wesentlichen richtig (in sostanza giusto);
egli si sta occupando della mistica antica affidandosi fondamentalmente a I Misteri del nostro
storico delle religioni e seguendone la stessa linea; spera ancora di ricevere qualcosa per
“Albae Vigiliae”…
Negli stessi giorni risponde ad una lettera di Pettazzoni il Cumont da Parigi: è interessa-
to alle ricerche del collega su Aion alessandrino, un argomento da riprendere e da valutare
maggiormente; occorre serbare la propria atarassia malgrado la durezza dei tempi e la follia
del mondo; egli sta finendo la stampa del suo volume sul simbolismo funerario dei Romani,
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Per avere un quadro generale completo dell’attività didattica e scientifica che svolgono i professori universita-
ri, anche fuori del campo strettamente attinente al loro insegnamento, e per una informazione più esatta della com-
petenza tecnica specifica di ciascun professore nello studio di determinati problemi, sono venuto nella determina-
zione di istituire un’apposita scheda, contenente tutti gli elementi all’uopo necessari, e dalla quale possa risultare
l’interesse dei singoli professori per le varie manifestazioni e correnti culturali e per l’esame e le ricerche concer-
nenti anche particolari argomenti della propria o di altre discipline
A seguito di questa disposizione ministeriale Pettazzoni, tra la fine del gennaio e l’inizio
del febbraio 1942 compila l’apposita scheda (un’ennesima schedatura!); riportiamo quanto
egli scrive circa l’ “orientamento attuale della sua attività scientifica e didattica ed eventuali
iniziative ad essa connesse”: Ho impresso allo studio delle religioni un indirizzo storico-cul-
turale promuovendo gli studi collaterali dell’etnologia e delle civiltà primitive. Attualmente
ho in corso una vasta indagine su l’onniscienza divina, studiata nelle figure delle divinità
onniscienti presso le diverse religioni.”
Nella prima settimana del febbraio 1942 Pettazzoni ha uno scambio di lettere con
Pestalozza e Momolina Marconi; quest’ultima, avuta notizia dal suo maestro che il nostro
storico delle religioni ha apprezzato la sua ricerca su Circe, gli scrive per ringraziarlo con una
lettera del 4 aggiungendo alcune notizie sugli usi funerari del Caucaso (esposizione dei cada-
veri sugli alberi) che ella trae dal volume di Arthur Bihan, La Civilisation caucasienne, Paris,
1936; anche Pestalozza segnala a Pettazzoni altre pubblicazioni relative all’esposizione dei
cadaveri in uso presso vari popoli.
Con una lettera del 2 febbraio 1942 da Ruhbsdorf über Bernau bei Berlin si rifà vivo
Herman Barth per riparlare al suo Freund und Gönner (amico e protettore) della grande opera
poetica da lui dedicata all’Italia (v. Pettazzoni 1939-1940, 158): la vorrebbe affidare, dato
l’argomento, a un editore italiano per la pubblicazione; ma in Italia - gli risponde Pettazzoni
in data 4 aprile - non è da pensare, pel momento, ad una pubblicazione di tanta mole; essen-
do scritta in tedesco, non avrebbe da noi che un limitato numero di lettori; forse potrebbe
facilitare l’impresa soltanto un largo finanziamento da parte di qualche istituto statale; si
aggiunga che la necessaria economia della carta nelle condizioni attuali rende sempre più
ridotta l’attività editoriale.
Forse mercoledì 11 febbraio Pettazzoni partecipa alla cerimonia d’inaugurazione della
sede della Società “Amici del Giappone”.
A metà febbraio è probabile che gli giunga notizia dell’arresto di Guido Calogero, di
Raffaello Ramat, di Aldo Capitini, di Arturo Codignola e di altri; ne riceve notizia anche
Enrico Castelli, il quale l’annota nel suo diario.
Per i suoi studi sulle immagini leontocefale Pettazzoni desidera vedere una statuetta mar-
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morea rinvenuta insieme con altre sculture nel 1933 e ora conservata nella Villa papale
Barberini di Castel Gandolfo: è un monumento di interesse eccezionale per taluni particola-
ri iconografici estranei a tutte le figure del Chronos mitriaco finora conosciute; si rivolge per-
tanto a Bartolomeo Nogara, direttore generale dei musei e gallerie pontificie (lo ha cono-
sciuto al convegno etrusco di Firenze nella primavera 1926), e al dott. Filippo Magi, assi-
stente per la sezione archeologica alla Direzione generale dei musei vaticani; ottiene la pre-
scritta autorizzazione ad entrare nella Villa sopra citata per domenica 15 febbraio; nella notte
tra il 14 e il 15 nevica, la temperatura scende a - 7°, ma egli non manca all’appuntamento:
ce lo attesta un foglietto, datato, con gli appunti annotati nella circostanza.
Il 28 febbraio il ministro Bottai consegna personalmente a Vincenzo Ussani, il quale ha
lasciato la cattedra di Letteratura latina nell’Università di Roma, il volume in onore del lati-
nista, Scritti di filologia e di umanità dello stesso Ussani a cura di F. Arnaldi; alla cerimonia
è probabilmente invitato anche Pettazzoni, il quale a suo tempo ha aderito all’iniziativa del
volume; non potendo esser presente invia una lettera o un telegramma (ne dà notizia il
Bollettino di informazione della Reale Accademia d’Italia, 2, 5 (marzo 1942), 86).
È probabile che già tra il 1909 e il 1914 Pettazzoni abbia incontrato l’archeologa inglese
Eugenie Sellers (nota col cognome del marito Strong), in quegli anni, e fino al 1925, assi-
stant director o vice-direttrice della British School of Archaeology in Rome; e poi l’ha vista
negli incontri in casa dei Van Buren. La Strong si è dedicata agli studi di topografia e arte
romana; come ci attestano due biglietti del marzo 1942, l’anziana signora, la quale risiede
ancora a Roma, riceve in prestito il manoscritto di una conferenza di Pettazzoni (non sap-
piamo quale) e lo tiene a lungo “volendolo studiare a fondo” (33).
Da una lettera del 16 marzo apprendiamo che Antonino Pagliaro aspira ad esser nomina-
to accademico d’Italia: oltre alle attività di insegnante e di studioso nel campo della lingui-
stica in generale e dell’iranistica in particolare, segnala l’opportunità di far figurare nell’ap-
posita relazione l’attività spesa in un decennio per la formazione dei giovani sul piano poli-
tico.
Angelo Maria Pizzagalli è stato uno dei primi collaboratori degli SMSR (v. Pettazzoni
1924-25, 162); nel marzo 1942 manda a Pettazzoni il manoscritto di un suo lavoro, proba-
bilmente con la speranza di vederlo pubblicato nella stessa rivista; il nostro storico delle reli-
gioni lo legge con molto interesse, ma lo restituisce con le seguenti osservazioni:
I riscontri fra Cinismo e Buddismo sono, a parer mio, troppo generici. Così pure, le tracce da Voi segnalate di
influssi buddhistici nella leggenda di Alessandro mi sembrano troppo problematiche. Il Buddha prega il monaco di
scostarsi non perché gli impedisce la vista degli dèi accorsi ad assistere al suo trapasso, ma perché impedisce agli
dèi di veder Lui, il Buddha, che è cosa diversa dalla situazione di Diogene rispetto ad Alessandro.
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ne, ma si riserva di esaminare il manoscritto che potrebbe esser pubblicato, a puntate, negli
SMSR.
Intanto il Roggia viene richiamato alle armi; il manoscritto lo manda un anno dopo comu-
nicando di aver preparato un ampio commento, da premettere al testo, sulla religione medi-
terranea e semita, sul sincretismo di dette religioni correlato nel testo studiato, sui riti e sui
sacrifici: “certo è un lavoro giovanile - scrive - non arrivando io ancora alla trentina, ma
appunto per questo ho maggiormente bisogno di guida”; il lavoro non sarà accolto negli
SMSR.
Il Roggia, nato nel 1913, si è laureato in lettere all’Università cattolica di Milano e dal
1938 è professore nel liceo classico di Busto Arsizio; negli stessi anni è assistente alla catte-
dra di Archeologia e filologia orientale alla Cattolica; prosegue lo studio delle religioni anti-
che: nel 1944 pubblicherà due volumetti presso i Fratelli Bocca di Milano: L’epopea di
Gilgamesh con una introduzione, 7-36, Miti e leggende nell’epopea di Gilgamesh (in coper-
tina La formazione del poema e i problemi dello spirito nell’antico Oriente); La festa della
natura rinascente in un dramma antichissimo di Ugarit (trascrizione, traduzione, commen-
to, con un’appendice: I sacrifici ugaritiani).
Nello stesso anno, costretto a lasciare l’insegnamento per il rifiuto di aderire alla
Repubblica di Salò, lavorerà come cassiere presso una ditta locale; sarà attivo collaboratore
delle formazioni clandestine cattoliche fino alla Liberazione; dopo il 1945 riprenderà l’inse-
gnamento liceale e svolgerà attività culturale a Busto Arsizio, dove darà vita alla Biblioteca
civica che dirigerà per alcuni decenni; continuerà a coltivare gli studi storico-religiosi e pub-
blicherà, tra l’altro, il volume Le religioni dell’Oriente antico, Milano, 1953.
Nell’aprile 1955, dietro invito di Pettazzoni, parteciperà all’ VIII Congresso internazio-
nale di storia delle religioni con la comunicazione Sostrato mitico dell’alternanza monar-
chica in un testo ugaritico; negli anni Cinquanta e successivi collaborerà alla seconda, terza
e quarta edizione del GDE per voci relative all’Antico Oriente, escluso Israele.
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tando le correzioni a suo giudizio necessarie; di più non può fare per mancanza di tempo; al
resto dovrà provvedere l’autore; al quale tra gennaio e febbraio fa pervenire in prestito alcu-
ni libri e ne affida altri da recensire per gli SMSR, quelli di E. Bozzano, Popoli primitivi e
manifestazioni supernormali, Verona, 1941, e di A. Pazzini, La Medicina Primitiva, Milano-
Roma, 1941; de Martino accetta e propone di recensire anche H. Carrington, The Psychich
World, New York, 1937; le recensioni saranno pubblicate nel fascicolo unico 1941 ora in pre-
parazione.
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Sono numerose le adunanze accademiche nel mese di marzo; forse Pettazzoni non parte-
cipa all’adunanza generale pubblica dedicata alla commemorazione di Emilio Bianchi scom-
parso nel settembre scorso.
Egli è presente all’adunanza della sua Classe che si riunisce il 20 marzo per continuare
l’esame delle domande per l’assegnazione dei premi accademici e alla successiva dello stes-
so giorno estesa agli aggregati durante la quale svolgono comunicazioni Merlo, Funaioli,
Papi; segue la presentazione di memorie e note.
Forse Pettazzoni partecipa il 23 marzo all’adunanza del Consiglio direttivo del Centro di
studi per l’Albania: vengono presentate le relazioni sulle varie iniziative assunte dal Centro
stesso: Atlante linguistico albanese, Fonti per la storia dell’Albania, Supplemento al Corpus
Inscriptionum Messapicarum, Museo etnografico di Tirana, Rivista d’Albania e altre pubbli-
cazioni.
Sulla storia religiosa e sul culto del Sole nell’antica Tracia (primi mesi del 1942)
In Pettazzoni 1935-1936, 242, abbiamo accennato ai probabili rapporti del nostro storico
delle religioni con l’Associazione culturale italo-romena e con l’Accademia di Romania in
Roma; nella puntata successiva 1937-1938, 205-206, abbiamo ricordato la promessa, da lui
fatta nell’autunno 1938 a Emil Panaitescu, di tenere una conferenza presso l’Accademia;
l’invito viene rinnovato alla fine del 1941 o all’inizio del 1942 da Scarlat Lambrino, nuovo
direttore dell’Accademia: invito accettato.
Il nome del Lambrino non è nuovo per Pettazzoni: nel dicembre 1934 ha avuto con lui
uno scambio epistolare per il cambio degli SMSR con Istros, una rivista rumena d’archeolo-
gia e storia antica (v. Pettazzoni 1934-1935, 162).
Il Lambrino, formatosi alla Sorbona di Parigi, è un noto archeologo; ha insegnato Storia
antica nell’Università di Bucarest, ha proseguito in Histria gli scavi iniziati dal Parvan, è
stato direttore del Museo d’antichità di Bucarest; dal 1941 dirige l’Accademia romena di
Roma; anche la moglie, Marcelle Flot-Lambrino, è archeologa.
Quando, nel 1947, l’Accademia sarà soppressa, il Lambrino sarà chiamato ad insegnare
Epigrafia romana nell’Università di Lisbona (34).
Nel Programma delle conferenze che viene diffuso all’inizio di febbraio la conferenza di
Pettazzoni è fissata per martedì 31 marzo alle ore 17; tema: Il culto del Sole nell’antica
Tracia (a richiesta dell’interessato, negli inviti il titolo sarà Il culto del Sole nella religione
dell’antica Tracia).
Per preparare il testo della conferenza Pettazzoni non ha la necessità di compiere nuove
ricerche: negli anni Trenta ha raccolto una notevole quantità di materiale sull’onniscienza
delle divinità dei Traci e l’ha anche elaborata; in queste settimane sta procedendo ad una
seconda redazione e sta preparando anche il testo della conferenza da tenere in Germania
sulle immagini policefale nelle religioni degli antichi Celti, Slavi e Traci.
Della conferenza che egli prepara è conservato il testo definitivo dattiloscritto in due
copie (11 cartelle); in una di esse sono aggiunte in matita rossa le 14 cifre corrispondenti alle
immagini da proiettare: le diapositive sono ricavate dal Tafelband di un’opera di Gavril I.
Kazarow, Die Denkmäler der thrakischen Reitergottes in Bulgarien, Budapest, 1938 (il volu-
me appartiene alla biblioteca dell’Accademia di Romania; Pettazzoni ritirerà poi le diaposi-
tive da proiettare in Germania nel prossimo aprile).
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nenza della riunione del Consiglio della Facoltà di lettere (sabato 5 novembre) egli manda-
va a Pettazzoni un pro-memoria con le risposte “a tutte le obbiezioni di Lugli basate su pre-
supposti assolutamente errati.” Egli avrà ancora rapporti con il nostro storico delle religioni
(35).
Il 1° aprile Pettazzoni può vedere una breve nota di cronaca sulla sua conferenza nei quo-
tidiani romani, per esempio L’Ecc. Raffaele Pettazzoni all’Accademia di Romania, Il
Giornale d’Italia, 2 aprile 1942: il cronista ha utilizzato il sunto redatto da Pettazzoni; altret-
tanto farà il redattore del Bollettino di informazioni della Reale Accademia d’Italia, 2, 6
(aprile 1942), 107 .
In data 25 maggio Pettazzoni trasmette al Lambrino, che desidera pubblicarla, una parte
della conferenza, e precisamente le pagine che contengono alcune idee sulla storia religiosa
dell’antica Tracia, mentre l’interpretazione data, nella prima parte, delle figure policefale del
‘Cavaliere Tracio’ saranno riservate - scrive - per la trattazione d’insieme in un volume spe-
ciale (un altro progetto?).
Sulla religione dell’antica Tracia egli tornerà il prossimo anno, quando nell’estate 1943
preparerà un contributo per una pubblicazione bulgara in onore di Gavril I. Kazarow (ne trat-
teremo a suo luogo).
Egli avrà ancora rapporti con gli studiosi romeni di Roma; nel maggio 1943 aderirà
all’Associazione Amici della Romania e sarà chiamato da Emilio Bodrero, presidente, a far
parte del Consiglio direttivo.
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17.II.942 Giustini: esonero dagli esami di abilitaz.; procedure per le donazioni; Lettera Rettorale 15 dic. 1941
Prot. 1131; è necessaria l’approvaz. d. Cons.o d’Amm.e per l’inserzione della modif. d. Statuto? - ridurre per ora lo
Statuto al minimo; “Documenti e Studi per le Civ. Primitive”; viaggio a Berlino; per la Scuola i nuovi insegnam.
non hanno bisogno di figurare nel quadro generale d. insegnam. d. Fac., e quindi (?) nemmeno implicano le proce-
dure di variaz. d. Statuto (infatti nella Scuola Orientale…); dunque: l’Americanistica, l’Africanistica, ecc.
17 febbr. 1942
Colloquio col Comm. Giustini, al Ministero
Abbiamo visto il contenuto d. lettera rettorale 15 dic. 1941, prot. 1131 - Risulta che anche il Consiglio d’Amm.
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ha dato la sua approvazione di massima - Perciò tutto è ora nelle mani del Ministro, che prenderà in esame la pra-
tica, insieme con le altre proposte di modificaz. d. Statuto. - Per quest’anno (mi ha detto il Comm. Giustini), si pre-
scinderà dalla regola che le prop. di modificaz. d. Statuto debbono essere presentate entro il 31 marzo - Si è stabi-
lito che possano esser presentate e approv. in qualunque tempo. - Si può contare che l’Istit. Civ. Prim. potrà funzio-
nare a partire dal prossimo anno accadem. - Ho annunziato la decis. d. Accad. di pubblic. una nuova serie di
“Documenti e Studi per le Civ. Primitive” - La Scuola di Etnol. (ho detto) potrà essere ulteriorm. precisata, nel suo
funzionamento, in un secondo tempo.
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in una posizione molto diversa da quella del Boccassino, non fa adesione ad alcuna scuola,
è essenzialmente un eclettico, è assertore dell’ “etnologia integrale”: il suo è un “metodo
tipologico”.
Ammesso, a maggioranza, alla discussione dei titoli, il candidato risponde alle domande
e alle obiezioni; ancora a maggioranza egli viene ammesso alla lezione di prova (sull’etno-
logia funzionale).
Alle ore 13 è tolta la seduta.
Nel pomeriggio di mercoledì 11 la Commissione si raduna alle 16 per le lezioni di prova,
alle quali assiste il pubblico; svolte le lezioni, alle 18 i commissari discutono ed esprimono
il loro giudizio sulle due lezioni: soddisfacenti in complesso tutt’e due.
Alle 19.40 il presidente dichiara tolta la seduta.
Giovedì 12, alle 16, si aduna di nuovo la Commissione per procedere alla stesura defini-
tiva delle relazioni: dopo ampia discussione viene approvato il testo della relazione con cui
si propone, con voto unanime, che sia conferita al Boccassino la libera docenza in Etnologia;
analogamente per Scotti, ma a maggioranza (nel testo della seconda relazione è inclusa
testualmente la dichiarazione del commissario Marro, contrario).
Alle ore 19 il presidente dichiara chiusi i lavori.
Venerdì 13 le due relazioni vengono presentate al Ministero.
Tra le carte Pettazzoni è conservata copia dattiloscritta dei verbali e delle relazioni; nes-
suna nota manoscritta; è pertanto da ritenere che, diversamente dal solito, il presidente abbia
affidato al segretario il compito della stesura.
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Per la recensione a Razze e popoli della terra del Biasutti (primavera 1942)
Nel 1941 viene diffusa l’opera in tre volumi di Renato Biasutti (con la collaborazione di
altri), Le razze e i popoli della terra; Pettazzoni ne riceve una copia in omaggio dalla Casa
editrice (l’Utet di Torino) e subito comincia ad esaminarla.
In 3 cc. formato mezzo protocollo trascrive sommariamente i titoli dei capitoli (in testa
alla prima carta si legge “Anthologia Anthropologica 3 voll. 1938-1939”: è il titolo di un’o-
pera di Frazer; evidentemente è una carta riciclata; per l’esattezza, i volumi sono 2, non 3);
osserva, tra l’altro, che ogni volume reca l’indice dei nomi etnici e razziali e quello degli
autori, ma che manca il Sachregister (cioè l’indice delle cose, della materia); egli è interes-
sato soprattutto ai problemi generali e di metodo: trascrive, per esempio, dal cap. 16° (La
classificazione delle culture del Biasutti, 497-533), le righe iniziali del paragrafo Critica e
conclusioni: le culture primitive, 521-524, nelle quali l’autore afferma che l’unica ricostru-
zione organica della storia della cultura è quella dei cicli culturali, irrigidita nella forma che
le ha dato p. Schmidt, una forma inaccettabile; in altre 6 facc. di carte formato mezzo proto-
collo trascrive o riassume altri passi dello stesso cap. 16°.
Di quest’opera egli redige una recensione da pubblicare nel prossimo volume degli
SMSR (è il 17° (1941) in preparazione): è conservata una malacopia (3 cc. formato mezzo
protocollo). Il recensore non può esaminare dettagliatamente i singoli capitoli, ma si limita
ad alcune osservazioni di carattere generale.
Anzitutto egli osserva che “l’etnologia, che ha avuto in Italia cultori insigni, ma fino a
ieri - si può dire - isolati e disorganizzati, pare voglia rapidamente guadagnare il tempo per-
duto, e mentre raggiunge il posto che le spetta nei quadri dell’insegnamento universitario,
ecco che si afferma subitamente e magnificamente con quest’opera “interamente italiana”,
che testimonia delle nostre capacità organizzative e fornisce un prezioso strumento di lavo-
ro per l’ulteriore progresso degli studi”; considera troppo esigua la parte fatta alle civiltà pri-
mitive della preistoria e protostoria in confronto della etnografia e delle tradizioni popolari,
ritiene che sarebbe stata desiderabile una trattazione più ampia delle religioni primitive, dei
miti e delle forme di culto; ma manchevolezze e disuguaglianze passano in seconda linea di
fronte al valore positivo dell’opera.
Osserva poi che il punto di vista dominante è quello dell’etnologia storico-culturale, ma
con una viva consapevolezza della provvisorietà di certe costruzioni sistematiche e un vigi-
le senso critico di fronte alle varie scuole, come appare da alcune manifestazioni di dissenso
del Biasutti.
Come vedremo, nell’autunno 1942 si avrà uno scambio di lettere tra l’autore e il recen-
sore; Pettazzoni nei primi mesi del 1943 proporrà, senza successo, che al Biasutti venga con-
ferito un premio o un encomio da parte dell’Accademia d’Italia; a tal fine egli ripeterà pres-
s’a poco lo stesso giudizio in un’apposita presentazione.
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Krappe, o rinunziare alla collaborazione di qualche collega: per esempio, non può dare una
risposta positiva al collega Baetke che gli invierebbe un articolo di 45 cartelle dattiloscritte
dal titolo Zum Phainomen des Heiligen. Prolegomena zu einer Bedeutungsgeschichte von
“heilig” (ne abbiamo fatto cenno in un capitolo precedente).
Pettazzoni comincia per tempo a raccogliere i materiali per il nuovo numero, ma soltan-
to dopo aver ricevuto comunicazione, alla fine di gennaio 1942, del contributo straordinario
di £ 5000 per la rivista da parte del Consiglio di amministrazione dell’Università, comincia
a pensare alla scelta definitiva dei contributi da pubblicare; soltanto nella primavera
l’Officina grafica Cacciari di Bologna può cominciare a comporre.
Tra gli articoli, oltre al suo Carmenta, il direttore accoglie quello della sua collaboratri-
ce Luisa Banti sulle divinità femminili a Creta e quello di Paolo Brezzi sulla politica reli-
giosa di Costantino.
Per la rubrica “Rassegne ed appunti” egli raggruppa recensioni a scritti di interesse etno-
logico sotto il titolo Pubblicazioni italiane di Etnologia con la premessa che trascriviamo:
Le pubblicazioni qui raggruppate, comparse in Italia in questi ultimi anni, testimoniano di un nuovo interesse
della scienza e della cultura italiana per gli studi di etnologia. La cosa merita di essere segnalata in questo Periodico
per le ovvie molteplici connessioni della Etnologia con una Storia delle religioni che non astragga il fatto religioso
dal suo ambiente storico-culturale. Altro sintomo propizio è la introduzione dell’insegnamento ufficiale
dell’Etnologia nelle Università Italiane (Facoltà di Lettere), da noi promossa ed inaugurata nella R. Università di
Roma nel 1937.
Provvede egli stesso a recensire quattro opere etnologiche; per altre si giova della colla-
borazione degli allievi Tullio Tentori e Dino Satolli e di Ernesto de Martino.
Per la “Rivista bibliografica” collaborano Erik Peterson, Nicola Turchi, Giuseppe
Furlani, Valentino Papesso, Luisa Banti, Francesco Gabrieli; quattro recensioni le redige il
direttore, il quale si occupa personalmente anche della rubrica “Note bibliografiche”.
Per le “Note e notizie” Pettazzoni dispone del necrologio di Alfred Loisy redatto da Luigi
Salvatorelli, mentre redige egli stesso quello del Frazer.
Per questo volume degli SMSR è notevole il contributo personale del direttore; è impor-
tante l’articolo Carmenta, il quale occuperà le pp. 1-16 (ne abbiamo trattato a suo luogo: v.
Pettazzoni 1939-1940, 230-232); e importanti e impegnative sono alcune recensioni.
Della recensione all’opera del Biasutti abbiamo già detto nel capitolo precedente.
Pettazzoni ha letto attentamente Naturalismo e storicismo nell’etnologia di Ernesto de
Martino, Bari, 1941 (ma il volume è uscito nell’ottobre 1940), apprezza la storiografia pro-
pugnata dell’autore che, estendendo la metodologia storiografica crociana alla storia delle
civiltà primitive, segnala la debolezza teoretica di taluni indirizzi e sistemi fra i più rappre-
sentativi dell’etnologia moderna: il prelogismo del Lévy-Bruhl, il preteso ‘monoteismo pri-
mordiale’ di p. Schmidt e altri; osserva che il contenuto del libro è essenzialmente critico e
che il de Martino “insegna come si deve fare l’etnologia, mostrando, con esempi ben scelti,
come essa non si deve fare, se si vuol fare della storia”. Persuade meno, a giudizio del recen-
sore, la parte positiva del libro, il codice positivo della etnologia storicistica in dodici arti-
coli; su questa parte Pettazzoni si sofferma manifestando alcuni dubbi e perplessità; conclu-
de con l’augurio che il de Martino “non indugi nella pura teoria, ma si accosti sempre più al
mondo concreto dei fatti etnologici, e saggi la sua concezione storiografica portandola in
medias res”.
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A proposito della memoria di Alberto Carlo Blanc, Etnolisi: sui fenomeni di segregazio-
ne in biologia ed in etnologia, Roma, 1940 (è l’estratto anticipato dal vol. 33° (1940-1942)
della RdA), Pettazzoni, esposta dettagliatamente la teoria dell’autore, afferma concludendo:
Ognun vede l’alto interesse generale di questa teoria. Il ‘processo di segregazione’ del Blanc, a parte il paralle-
lismo etno-biologico in cui è inserito, sembra quasi un correlativo naturalistico del processo di selezione e di crisi
secondo l’etnologia idealistica del De Martino. La costruzione del Blanc è fondata sul concetto fecondo dell’unifi-
cazione della etnologia con la paletnologia, concetto che è comune alla storiografia idealistica.
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Anche dei tre volumi di Giuseppe Tucci, Gyants e i suoi monasteri, Roma, 1941, quarta
pubblicazione della serie “Indo-Tibetica”, il recensore espone sommariamente il contenuto.
Offre invece un’ampia descrizione dell’opera di Martin P. Nilsson, Geschichte der grie-
chischen Religion, München, 1941; il grosso volume (circa 850 pp.) prende il posto dell’o-
pera del Gruppe nel “Handbuch der Altertumswissenschaft” di W. Otto e alla differenza tra
le due opere dedica alcune righe il recensore; il giudizio è ampiamente positivo: per esem-
pio, è lodata la perizia dell’autore nello scoprire entro la religione dei tempi storici i segni
atti a individuare quella delle epoche preistoriche e nel distribuire i singoli elementi nelle due
componenti rispettive; sono apprezzate la chiarezza, la misura, l’equilibrio che sono, insie-
me con la vasta dottrina e la scrupolosa obiettività, le doti essenziali dell’opera, uno stru-
mento prezioso per gli studi; è riconosciuta la misura della coscienziosità e dignità del
Nilsson, al quale quarant’anni di studio dedicato al mondo religioso dei Greci hanno dato la
consapevolezza dei limiti del suo lavoro, che si apre e si chiude con la dichiarazione che una
storia della religione greca nel periodo compreso nel volume non si può ancora scrivere…
Queste recensioni occuperanno nel vol. 17° degli SMSR le pp. 96-98, 102-103, e 108-
110; occuperanno soltanto due pagine, 117-118, le “Note bibliografiche” relative alle seguen-
ti pubblicazioni: la guida bibliografica Scienze religiose, Filosofia, Pedagogia, Roma, 1941
(la parte relativa alle scienze religiose “è stata compilata con la ben nota competenza e dili-
genza da N. Turchi, che ha premesso un nitido disegno storico degli studi storico-religiosi in
Italia”); P. Toschi, Guida allo studio delle tradizioni popolari, Roma, 1941 (un giudizio alta-
mente positivo: “È un prezioso libretto, opera di un maestro coscienzioso e sagace, consa-
pevole di ciò che è utile alla scuola e necessario alla cultura”); Valentino Ostermann, La vita
in Friuli: usi, costumi, credenze popolari, 2.a ediz. a cura di G. Vidossi, Udine, 1940 (si trat-
ta di un’opera del 1894, le cui mende e i difetti sono stati attenuati in questa seconda edizio-
ne nella quale il Vidossi ha trasfuso le sue cure e la sua esperienza); Giulio Fara, L’anima
della Sardegna, Udine, 1940 (viene esposto il contenuto).
Le due ultime opere sono state pubblicate dal Comitato nazionale italiano per le arti
popolari in occasione del IV Congresso nazionale di arti e tradizioni popolari: le ha inviate
a Pettazzoni, per recensione, con lettera del 29 dicembre 1940, C. M. Garatti, vice-presiden-
te del CNIAP e segretario generale dell’Opera Nazionale Dopolavoro, certo che il destinata-
rio avrebbe apprezzato “l’importanza non solo artistica ma anche politica delle unite pubbli-
cazioni, che valorizzano il patrimonio tradizionale ed etnico del popolo italiano”; il Garatti,
il quale ha anche espresso il desiderio che nella recensione “sia posta in opportuna luce l’a-
zione che in questo campo esplica l’ O.N.D.,” rimarrà deluso: il silenzio sull’azione dell’
O.N.D. è dovuta a dimenticanza? O voluto?
Pettazzoni conosce bene le opere di Frazer; lo ha anche conosciuto ed ha avuto con lui
rapporti di studio e di amicizia; non ha difficoltà pertanto a redigere una nota bio-bibliogra-
fica, un necrologio del grande antropologo inglese, morto il 9 maggio 1941: col semplice
titolo Giacomo Giorgio Frazer lo scritto occuperà le pp. 123-125 del vol. 17° degli SMSR.
Il vol. 17° (1941) sarà finito di stampare nel luglio 1942.
Anche nelle annate successive gli SMSR faranno larga parte all’etnologia, con particola-
re riguardo agli studi italiani.
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socio corrispondente della Società, di poter contribuire all’intesa intellettuale tra le scienze
delle due nazioni alleate, ed ha il piacere di rafforzare le buone relazioni direttamente con il
gruppo di lavoro di Francoforte, le quali hanno ricevuto un nuovo stimolo dalla recente visi-
ta del collega Jensen a Roma.
Dopo questa premessa egli legge il testo della conferenza, Mehrköpfige Gestalten in den
Religionen der alteuropäischen Völker; il suo discorso è accompagnato da numerose proie-
zioni e - riteniamo - alla fine applaudito.
Dopo la conferenza, dietro invito del Vorstand (Presidenza) della Società, Pettazzoni par-
tecipa ad einem einfachen Abendessen in kleinen Kreise (una modesta cena in piccola cer-
chia).
Durante il soggiorno francofortese egli incontra numerosi professori dell’Università e
altri studiosi: oltre al già citato Wisser, il dott. Wilhelm Schleiermacher della Römisch-
Germanische Kommission (Commissione romano-germanica) del locale Archäologisches
Institut des deutschen Reiches, il rettore Vlasshoff, Ewald Volhard, col quale ha già scam-
biato corrispondenza; rivede Jensen, che ha incontrato per la prima volta a Roma nel 1940;
si intrattiene col gesuita Karl Prümm, del quale annota l’indirizzo in un foglietto; incontra
inoltre il console generale Gian Battista Serra Cassano e signora, e anche, forse, il cancellie-
re dott. Papini e il cav. Soravia, segretario del PNF locale.
È probabile che egli incontri la dott.ssa Maria Weyersberg dell’Istituto, dalla quale ha
ricevuto risposta, nel febbraio scorso, ad una sua richiesta d’informazioni circa un lavoro di
von De Bergema, De Boom des Levens; con la stessa avrà ancora uno scambio epistolare tra
aprile e luglio (ne parleremo più avanti a proposito di ulteriori ricerche sulle immagini trice-
fale).
Il Wisser gli manderà una pagina del Heft 13/1942 del Stuttgarter Illustrierte recante un
articolo su Yunyu Kitayama, uno dei collaboratori del volume “tripartito” (v. Pettazzoni
1939-1940, 264-266).
Allo Schleiermacher Pettazzoni farà mandare da Zanichelli, per la biblioteca
dell’Archäologisches Institut, una copia de La religione primitiva in Sardegna e invierà da
Roma l’estratto dell’articolo Antichi culti solari nella Penisola Balcanica.
Karl Prümm, il quale ha dedicato a Pettazzoni una mezza pagina del suo volume
Christentum als Neuheitserlebnis, Freiburg i. Br., 1939 (v. Pettazzoni 1939-1940, 204), ricor-
derà la conferenza francofortese del collega in un altro volume che ora sta portando a termi-
ne (Religionsgeschichtliches Handbuch für den Raum der altchristlichen Umwelt, Freiburg
i. Br., 1943, 711, n.2: citando a memoria scrive Mai anziché April).
Pettazzoni lascia Frankfurt am Main venerdì 10, probabilmente di buon mattino: non fa
in tempo ad acquistare il Frankfurter General-Anzeiger, n. 83 (10 april 1942), che alla p.3
dedica una ventina di righe alla sua conferenza sotto il titolo Vorträge in Frankfurt; glielo
manderà il Serra Cassano ricordando la “scia di simpatia e ammirazione” da lui lasciata…
(36).
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Nella città dell’Alta Assia sul fiume Lahn egli arriva nel primo pomeriggio di venerdì 10;
a riceverlo alla stazione trova la signora Maria Frick (il prof. Frick è in questi giorni impe-
gnato a Monaco).
Egli vede Marburg per la prima volta; perciò riteniamo che dedichi sabato 11 alla visita
della città, forse accompagnato dalla signora Frick che fa da Cicerone; si procura due pub-
blicazioni, due guide: la terza edizione di Marburg: Führer durch die Stadt und ihre nächste
Umgebung von G. Braun-Elwert, Marburg a. Lahn, 1939, e Marburg und seine St. Elisabeth-
Kirche, Marburg.
Monumenti e luoghi notevoli da visitare sono l’Elisabethkirche del XIII secolo, la prima
chiesa di pure forme gotiche in Germania, l’Universitätsmuseum (istituito nel 1927 ospita
raccolte d’arte), il Markt, la piazza della città alta; salendo i 140 scalini della Ludwig-
Bickell-Treppe si giunge allo Schloss, al Castello, già residenza dei langravi d’Assia; dal-
l’alto della collina si domina l’intera città.
Domenica 12 Pettazzoni parte da Marburgo diretto a Berlino.
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Sono presenti il pro-rettore Bierbaum, il decano (preside) Grapow e molti professori della
Facoltà storico-letteraria, filologi, archeologi ed orientalisti, e anche i rappresentanti
dell’Ambasciata italiana; tra gli altri Friedrich Boehm, il quale, non riuscendo a parlare all’o-
ratore, gli scriverà in data 7 maggio, come vedremo.
Dopo la Begrüssung (saluto, benvenuto) del decano Grapow, comincia a parlare il nostro
storico delle religioni: ringrazia anzitutto per l’ amichevole e onorevole invito ricevuto e per
le gentili parole di saluto; si dice lieto di esporre a questo uditorio alcuni risultati delle sue
ricerche; nel corso della sua indagine storico-religiosa sull’idea della divinità onnisciente ha
attirato la sua attenzione una singolare presenza di divinità policefale nelle religioni degli
antichi popoli europei.
Dopo questa premessa egli legge il testo della conferenza illustrando il suo discorso con
numerose proiezioni.
Dopo la conferenza Pettazzoni è invitato dal prof. Koch, Vorsitzende (presidente) della
Gastkommission, a nome del rettore, ad un Abendessen (cena), alle 19,30, nell’ Adlon Hotel
(è prescritto l’abito scuro), insieme con lo stesso Koch, il viceconsole dr. Bobba, il prof.
Schaeder, il consigliere dr. Dahrke, il decano prof. Grapow, il consigliere ministeriale dr.
Frey, il marchese Faa di Bruno, il presidente dr. Schede, il prof. Vogliano, il prof. Stroux, il
prof. Neugebauer, il direttore dr. Düssel, il consigliere di legazione dr. Roth, il prof.
Quarantotti, il pro-rettore prof. Bierbaum, il cav. Weickert, il prof. Deubner, il prof. Grassi.
Dopo la cena Pettazzoni prepara una breve nota di cronaca da consegnare ad un funzio-
nario dell’Ambasciata affinché la faccia pervenire all’Agenzia Stefani.
Con Schaeder Pettazzoni parla a lungo del progetto di edizione tedesca de La confessio-
ne dei peccati: occorre l’intervento delle autorità politiche italiane affinché l’editore tedesco
possa ottenere dal competente ufficio governativo l’autorizzazione (e la carta!) per la stam-
pa; a tal fine il collega tedesco prepara l’ Entwurf (lo schema) di una lettera che l’ambascia-
tore italiano a Berlino, Dino Alfieri, dovrebbe inviare all’ Auswärtiges Amt-Kulturpolitische
Abteilung (= Ministero degli affari esteri - Sezione politico-culturale).
Oltre a Schaeder, il nostro storico delle religioni conosce da tempo Ernesto Grassi, che
ha incontrato per la prima volta a Bologna nella primavera 1923 (v. Pettazzoni 1922-1923,
229); probabilmente in questa occasione il filosofo italiano lo invita a tenere, entro l’anno,
una conferenza presso l’Istituto “Studia Humanitatis” ch’egli dirige a Berlino (di questo
Istituto abbiamo fornito qualche notizia in un capitolo precedente trattando dei preparativi
per il viaggio in Germania; l’Istituto, di fatto, è attivo da tempo, ma sarà inaugurato ufficial-
mente il 6 dicembre 1942: ne riparleremo); come vedremo, il progetto di quest’altro viaggio
a Berlino non sarà realizzato (37).
Oltre a Schaeder e Grassi, avranno ancora rapporti epistolari con Pettazzoni il sig. Cram
(presente alla conferenza) del Verlag W. De Gruyter per informazioni sulla collana “Kleine
Texte für Vorlesungen und Übungen” diretta dal Lietzmann, e il dott. Karl Anton Neugebauer
dell’ Antikenabteilung dello Staatliche Museum di Berlino per la segnalazione di una sta-
tuetta bronzea di Lione (37 bis).
Venerdì 17 Pettazzoni parte da Berlino per tornare a Marburg / Lahn.
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l’una né l’altra.
Nella prima metà di maggio avviene uno scambio epistolare tra Friedrich (Fritz) Boehm
e Pettazzoni: come ricorda il primo, i due studiosi si sono incontrati per la prima volta a
Londra, nel settembre 1928, in occasione del Congresso della Folk-Lore Society (v.
Pettazzoni 1928-1929, 126-127); il Boehm ha ascoltato la conferenza del nostro storico delle
religioni a Berlino il 15 aprile scorso, ma non ha potuto parlargli; gli avrebbe chiesto se egli
ha esteso la sua ricerca di tricipiti anche in campo folklorico, in particolare alla rappresenta-
zione della Trinità cristiana nell’arte; gli segnala, a questo proposito, il libro di Karl von
Spiess, Marksteine der Volkskunst, Berlin, 1937. Pettazzoni possiede già questo volume:
gliel’ha fornito a suo tempo il Dangel (v. Pettazzoni 1937-1938, 143).
Con Pettazzoni ha certamente già avuto rapporti Carlo Pietrangeli, archeologo, ispettore
dei musei del Comune di Roma, autore di vari contributi, per esempio La famiglia di
Augusto, Roma, 1938, e Spoletium, Roma, 1939; come apprendiamo da una sua lettera del
27 maggio, il nostro storico delle religioni attende da lui l’estratto di un articolo sul rilievo
di Via della Conciliazione (si tratta di un rilievo votivo con divinità alessandrine rinvenuto
nel 1941 nei pressi dell’antica Piazza Pia); egli attende inoltre una nota per gli SMSR sulla
statuetta di Giove Panteo: la nota tarderà ad arrivare e sarà pubblicata nel vol. 21° (1947-
1948).
Il Pietrangeli pubblicherà notevoli contributi di interesse archeologico negli anni
Quaranta e Cinquanta e conseguirà la libera docenza in Topografia dell’Italia antica; avrà
ulteriori rapporti con Pettazzoni (39).
Con ordinanza 16 febbraio 1942, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 13 aprile 1942,
n.87 (annulla e sostituisce quella pubblicata nella precedente n. 77 del 3 aprile) e poi nel
Bollettino ufficiale del Ministero dell’educazione nazionale, n. 16 del 21 aprile 1942, viene
indetta la sessione dell’anno 1942 per l’abilitazione alla libera docenza; nel prospetto alle-
gato all’ordinanza sono indicate le materie nelle quali può essere concessa l’abilitazione e il
numero massimo delle abilitazioni da conferirsi per ognuna di esse: per la storia delle reli-
gioni una sola, nell’Università di Roma (di fatto ne saranno conferite due, poiché il concor-
rente Brelich, essendo in servizio militare, parteciperà in soprannumero); vi è compresa
anche l’Etnologia con due posti.
Pettazzoni, a metà maggio ne dà comunicazione a de Martino invitandolo a prepararsi per
partecipare al concorso di Etnologia; con lettera del 29 maggio, informa Brelich, il quale è
militare a Budapest, e successivamente gli fornirà altre informazioni utili per il concorso di
Storia delle religioni; durante l’estate informerà anche Luisa Banti; la incontrerà a Prato e le
darà utili suggerimenti per la preparazione.
In primavera è in Italia Ernesto Grassi; ai primi di maggio Pettazzoni gli fa inviare da
Zanichelli La religione antica di Kerényi e l’annata 1940 degli SMSR a Villa Torricella di S.
Domenico di Fiesole; in giugno i due studiosi s’incontrano a Roma; il Grassi rinnova al col-
lega l’invito a tenere una conferenza a Berlino, all’Istituto Studia Humanitatis ch’egli dirige;
forse viene fissata, se non la data, l’epoca, abbastanza prossima (l’estate?) in cui organizzar-
la; infatti è probabilmente di poche settimane dopo la minuta di una lettera (non datata), con
la quale il nostro storico delle religioni comunica al collega che la persistente nevralgia alla
gamba destra gli consiglia di non intraprendere il viaggio in Germania; confida che ciò non
porti pregiudizio allo svolgimento del programma predisposto dall’Istituto; si augura di poter
andare alla ripresa autunnale dell’attività degli Studia Humanitatis o l’anno prossimo.
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Nella prima metà di giugno Pettazzoni compie una corsa a Bologna, dove incontra il
direttore della Zanichelli; argomenti del colloquio il volume “tripartito” sulle radici religio-
se dell’eroismo, la traduzione delle Tavole di Gubbio da pubblicare, a cura di Giacomo
Devoto, nella collezione “Testi e documenti”, il volume 17° (1941) degli SMSR in corso di
stampa, la stampa dell’estratto anticipato di un articolo di Paolo Brezzi destinato all’annata
1942 della stessa rivista (all’autore servono entro la metà di luglio per un concorso universi-
tario)…
Il 12 giugno, dietro proposta di Pettazzoni, il Consiglio di facoltà rinnova l’autorizzazio-
ne a Erik Peterson a tenere un corso facoltativo per l’a. acc. 1942-43: sarà di Introduzione al
Nuovo Testamento; come apprendiamo da una lettera all’interessato, il nostro storico delle
religioni vorrebbe esaminare la cosa in un colloquio, presente anche Paolo Brezzi, incarica-
to di Storia del cristianesimo.
Nella stessa seduta viene presa in esame la domanda di Renato Bocassino, il quale, aven-
do conseguito nel marzo scorso la libera docenza in Etnologia, aspira all’incarico; su propo-
sta di Pettazzoni, l’incarico viene rinnovato al Blanc, il quale è libero docente in Paletnologia
ed insegna Etnologia dal 1940 (l’art. 9 del r.d.l. 20 giugno 1935, n. 1071, che stabilisce l’or-
dine di preferenza nei riguardi del conferimento degli incarichi d’insegnamento, pone sullo
stesso piano il libero docente della materia e quello di materia affine, lasciando così piena
libertà di scelta alla competente Facoltà entro i limiti stabiliti per le diverse categorie).
Verso la fine del mese Pettazzoni riceve da Paolo Bonetti, direttore responsabile di
Scientia, il caloroso invito, la fervida preghiera di riprendere la collaborazione alla rivista
mandando, per esempio, un contributo di circa 3000 parole (= 8 pp. a stampa) su la religio-
ne in Roma ai tempi dell’Impero o su qualche altro argomento; la risposta è positiva, ma per
ora egli non ha tempo…; e non lo troverà mai: la collaborazione alla prestigiosa rivista non
sarà ripresa.
Ancora per l’edizione tedesca de La confessione dei peccati (aprile 1942 - luglio 1943)
Risale all’estate 1939 il progetto di una edizione tedesca ridotta de La confessione dei
peccati; nel maggio 1940 Pettazzoni si è accordato con Schaeder, il quale dovrebbe provve-
dere alla traduzione (v. Pettazzoni 1939-1940, 180-181 e 224-225); ha parlato della questio-
ne con il collega tedesco anche recentemente, durante il soggiorno berlinese dei giorni scor-
si (12 - 17 aprile 1942); al ritorno, il 23 aprile, ha un colloquio con Luciano De Feo, diretto-
re dell’Istituto per le relazioni culturali con l’estero, e ottiene subito il nulla osta al progetto
della pubblicazione in Germania: ha così inizio un lungo iter burocratico che viene seguito a
Roma da Pettazzoni e a Berlino da Schaeder per oltre un anno, dall’aprile 1942 al luglio
1943.
Nel fascicolo della pratica sono conservate, oltre a copia delle lettere spedite dal nostro
storico delle religioni, lettere del collega tedesco, del J.C. Hinrichs Verlag di Lipsia, del De
Feo, di Ezio della Monica (per i diritti di traduzione spettanti alla Zanichelli), di Federzoni,
il quale interviene presso l’ambasciatore italiano a Berlino…
Del lungo iter burocratico noi registriamo soltanto qualche tappa: il 23 aprile partono
dall’IRCE le lettere per l’Ambasciata di Germania a Roma e per il Ministero degli esteri del
Reich; il 16 maggio Pettazzoni consegna a Federzoni un Pro-memoria per una raccomanda-
zione al predetto Ministero da parte dell’ambasciatore italiano a Berlino (come ha suggerito
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a) La traduzione del II e III volume dell’edizione italiana (= capitt. VIII-XV dell’opera) sarà fatta sull’edizio-
ne italiana; essa potrà essere cominciata subito; b) la traduzione dei capitt. III - VI volume I sarà fatta su l’edizione
francese, e potrà essere cominciata appena il traduttore riceverà il relativo volume; c) la traduzione dei capitt. I e II
sarà fatta sopra un testo espressamente fornito per l’edizione tedesca, molto più ampio non solo del testo italiano,
ma anche del testo francese; questo nuovo testo, che farebbe, per questa parte, dell’edizione tedesca un’opera ori-
ginale, potrà essere fornito, secondo le previsioni, entro il mese di febbraio 1943.
L’edizione tedesca comprenderà complessivamente due volumi. Resta per ora in sospeso se i capitt. III - VI
saranno inclusi nel vol. I oppure nel vol. II.
Passano quattro mesi! Finalmente nella prima settimana del 1943 Federzoni è informato
dall’ambasciatore Alfieri che la casa editrice Hinrichs ha ottenuto dalle autorità germaniche
il quantitativo di carta necessario per una tiratura di 3.000 copie de La confessione dei pec-
cati nella traduzione tedesca; soltanto nella seconda metà di marzo giunge la comunicazione
ufficiale all’IRCE da parte del Beratungsstelle für das deutsche Schrifttum (Centro d’infor-
mazione per la letteratura tedesca); ai primi di maggio, a conclusione delle trattative, la casa
editrice Hinrichs fa conoscere le sue offerte e condizioni per l’acquisto dei diritti di tradu-
zione e pubblicazione in lingua tedesca con le modifiche e gli aggiornamenti proposti da
Pettazzoni: 3000 marchi subito come indennità, da ripartire fra editore e autore, 1000 mar-
chi come onorario per l’autore per la totale revisione e parziale rifacimento dell’opera.
Sono condizioni accettabili; previo accordo con la casa Zanichelli, Pettazzoni in data 1°
luglio informa la J.C. Hinrichs Verlag.
Con questa lettera si conclude l’annoso iter: una pratica vana, ché gli avvenimenti politi-
ci e militari dei prossimi mesi impediranno la realizzazione del progetto.
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Storico delle religioni a Roma: è quel che si dice un impegno! L’uomo lo sente; e, scapolo, ha l’umbratile d’un
abate erudito, il pudore sensitivo d’un artista, la finezza dignitosa d’un diplomatico. Nel cielo di Roma tutte le reli-
gioni si caricano ancora d’elettricità come le nuvole estive: ed il nostro Pettazzoni non è nato a convogliare fulmi-
ni attraverso la sua persona.
È un padano dolce e fine, un neo-platonico di larghe simpatie. Piuttosto che le antinomie formali e fatali, ama
scorgere le vaste affinità segrete tra le religioni, l’anelito umano che le accomuna. La sua opera classica sulla
Confessione dei Peccati è la scoperta del più terrestre, del più quotidiano tra cotesti aneliti comuni a religioni diver-
sissime. L’uomo - ha scoperto Raffaele Pettazzoni - ha bisogno della confessione come del pane.
La storia delle religioni ha così nel nostro storico una delle sentinelle avanzate verso l’antropologia: ed egli è
infatti un etnologo appassionato, un indagatore di popoli e civiltà sotto tutti i climi. Non si tratta tanto di quel cosmo-
politismo storico-culturale ch’è l’eredità effimera della storiografia ottocentesca: quanto d’un desolato intuito dell’
universalmente umano. Una lirica desolazione, di emozionale natura, è forse il segreto di questo grande confessore
che non si confessa.
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blicazione e il numero delle facciate recanti i relativi appunti (come al solito, sono per lo più
trascritti passi): Bilabel, Die gräko-ägyptischen Feste, Neue Heidelberger Jahrbücher, 1929
(4 facc.); E.A. Wally Budge, The Decree of Canopus, London, 1904 (2 facc.); Jouguet, La
date alexandrine de la fondation d’Alexandrie, nei Mélanges G. Radet, Bordeaux-Paris,
1940, 192-197 (2 facc.); U. von Wilamowitz, Euripidis Herakles, Berlin, 1895 (2 facc.); O.
Weinreich, Der Trug des Nektanebos, Teubner, 1911 (2 facc.); J. Leopold, Schenute von
Atripe und die Enstehung des national ägyptischen Christentums, Leipzig, 1904 (1 facc.);
H.O. Lange, Ein Faijumischer Beschwörungstext, in Studies presented to F.Ll. Griffith,
London, 1932 (2 facc.); F.Ll. Griffith, Petbe= Nemesis, Proceedings of the Society of
Biblical Achaeology, 1900 (2 facc.); S. Eitrem, Kronos in der Magie, nei Mélanges Bidez,
Bruxelles, 1934, 351-360 (2 facc.); Fr. Cumont, Les noms des planètes et l’astrolatrie chez
les Grecs, L’Antiquité Classique, 4 (1935), 5 sgg. (4 facc.); J. Bidez, Les couleurs des pla-
nètes dans le mythe d’Er au livre X de la République de Platon, Académie royale de
Belgique. Bull. de la Classe des Lettres…, 5, 21 (1935), 257-277 (4 facc.); Fr. Cumont,
Masque de Jupiter sur un aigle éployé, in Festschrift für Otto Benndorf, Wien, 1898, 291-
294 (2 facc.); W. Spiegelberg, Ein ägyptisches Verzeichnis der Planeten und Tierkreisbilder,
Orientalische Literaturzeitung, 5 (1902), 6 sgg. (3 facc.); W. Max Müller, Zu dem neuen
Strassburger astronomischen Schultext, ibidem, 135 sgg. (2 facc.); Perdrizet, Le culte de
Némésis dans l’Egypte grecque, Bull. de correspondance hellénique, 1912, 248 sgg. (2
facc.); Is. Lévy, Divinités égyptiennes chez les Grecs et les Sémites, in Cinquantenaire de
l’Ecole pratique des Hautes Etudes…, Paris, 1921, 271-288 (2 facc.).
Passi ed appunti sono tratti da alcune voci del PW, dell’ ERE e del RL e dagli scritti di
Wilcken, Sourdille, von Bissing, W. Otto, A. Herman, Nilsson, Bouché-Leclercq, Boll,
Köler, Sethe e altri.
Sono inoltre trascritti passi di autori greci e latini: per esempio, Macrobio, Euripide,
Plutarco, Diodoro, Sofocle, Epifanio, Vettio Valente, Tacito, Plinio, Giovanni Antiocheno,
Omero, Rufino, Ovidio e altri; testi dal CIG [Corpus Inscriptionum Graecarum], da Papyri
Graecae Magicae, dal Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum, e da altre raccolte.
Raccolti i materiali, Pettazzoni passa alla loro elaborazione; anzitutto in 10 cc. n.n. for-
mato mezzo protocollo trascrive testi e osservazioni sotto i seguenti titoli (in genere, uno per
carta): Kronia (segue una carta senza titolo annullata), In Egitto (> ad Alessandro), Kronos
in Alessandria, Kronos-Anubis, Kronos a Euergetis (Oxyrhynchos), Kronos-Petbe, Chronos
vindice-punitore (segue una carta senza titolo recante osservazioni sul testo di Macrobio),
Kronos Petensetis.
La redazione è particolarmente laboriosa, come risulta dai manoscritti (in fogli protocol-
lo o formato protocollo con l’inserimento di carte di dimensioni minori); è da considerare
malacopia (o malecopie) il primo (senza titolo) costituito da 24 cc. variamente numerate,
costellate di correzioni, tagli, aggiunte marginali, e in gran parte annullate o rifatte; un
secondo manoscritto (“Rifacimento definitivo”), diviso in tre parti corrispondenti a tre para-
grafi: 1. Kronos-Chronos (8 cc. praticamente n.n.); 2. Kronos-Anubis (1 carta); 3. Kronos-
Petbe (9 cc. variamente numerate); tutte le carte recano correzioni, tagli, aggiunte, ecc.; è da
ritenere che questo manoscritto costituisca una seconda o terza redazione superata da una
redazione successiva, della quale non è conservato il manoscritto consegnato al dattilografo.
Il dattiloscritto, recante il titolo a penna Kronos in Egitto, è costituito da 15 cartelle; è
suddiviso nei seguenti paragrafi: 1. Kronos-Chronos, 1-7; 2. Kronos-Anubis, 8; 3. Kronos-
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Petbe, 9-13; [4.] Kronos-Souchos, 14; [5.] Kronos-Keb, 15; [6.] Kronos-Petensetis, 15 (le
cartelle 9-13 nel gennaio 1948 saranno inviate a Bruxelles a costituire il secondo paragrafo
dell’articolo Kronos-Chronos in Egitto per gli Hommages á Joseph Bidez et á Franz
Cumont).
Anche il dattiloscritto reca correzioni e aggiunte a penna.
Come annota l’autore, il testo del contributo viene inviato a Pisa il 16 dicembre 1942;
esso è molto apprezzato dal Breccia, il quale scrive in data 29 dicembre: “L’ho letto con
molto interesse e per mio conto non saprei quali osservazioni fare tanto mi sembrano logi-
che lucide e convincenti le tue argomentazioni e le tue identificazioni”.
Successivamente Pettazzoni manda le note; tutti i contributi vengono stampati; all’auto-
re vengono spedite le seconde bozze il 15 luglio 1943.
Gli avvenimenti politici e militari del luglio e dei mesi successivi determinano il rinvio
della pubblicazione della Miscellanea al dopoguerra: il primo volume degli Scritti in memo-
ria di Ippolito Rosellini, recante alle pp. 275-299 il contributo pettazzoniano, uscirà a Pisa
nel 1949; nello stesso anno due paragrafi dello stesso lavoro saranno ristampati col titolo
Kronos-Chronos in Egitto, negli Hommages á Joseph Bidez et á Franz Cumont, Bruxelles,
245-256; una parte del contributo sarà pubblicata in traduzione inglese, col titolo Aion -
(Kronos) Chronos in Egypt, nella raccolta di saggi di Pettazzoni Essays on the History of
Religions, Leiden, 1954, 171-179 (ne riparleremo a suo luogo).
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Giuseppe Tucci, il quale nella sala delle Prospettive della Farnesina parla delle relazioni cul-
turali tra l’Italia e Giappone nei secc. XVI e XVII; successivamente viene aperta, nella sala
di Psiche, la Mostra dei numerosi e importanti cimeli raccolti per documentare quanto l’ora-
tore ha esposto.
Il 4 giugno egli è presente all’adunanza degli accademici della Classe delle scienze mora-
li e storiche; gran parte della seduta è dedicata alle comunicazioni del presidente de’ Stefani
e del segretario Orestano; interessa il nostro storico delle religioni la proposta dell’aggrega-
to Breccia di solennizzare nel prossimo anno il centenario della morte di Ippolito Rosellini.
Lo stesso 4 giugno Pettazzoni partecipa all’adunanza generale della Classe, presenti
anche gli aggregati: tra i vari interventi interessa il nostro storico delle religioni quello di
Evaristo Breccia che illustra l’importanza dei manoscritti di Ippolito Rosellini conservati
nella Biblioteca universitaria di Pisa.
È probabile che egli sia presente il 7 giugno nella sala Giulio Cesare in Campidoglio,
all’adunanza generale pubblica solenne per il conferimento dei Premi Reali alla presenza del
Re e Imperatore e delle alte personalità della politica e della cultura; dopo la relazione del
presidente e il conferimento dei premi Alfredo Schiaffini parla di latinità e di italianità
nell’Europa di Sud-Est.
Tra i premiati: l’abate dei canonici regolari lateranensi Giuseppe Ricciotti, cultore di
studi biblici, orientalistici e paleocristiani, autore, tra l’altro, di una Storia d’Israele (1932-
1934) e della recente Vita di Gesù Cristo (1941); Antonino Pagliaro, glottologo e iranista,
nonché curatore del Dizionario di politica del PNF (1940); Ugo Rellini, naturalista e palet-
nologo.
Ancora per l’ Istituto per le civiltà primitive (giugno 1942 - gennaio 1943)
La G.U., 83, 134 (8 giugno 1942), 2325-2329, pubblica il r.d. 4 maggio 1942 - XX, n.
565, Modificazioni allo statuto della Regia università di Roma, registrato alla Corte dei Conti
il 2 giugno 1942; tra l’altro una modifica all’art. 53 dispone che agli istituti annessi alla
Facoltà di lettere e filosofia sono aggiunti i seguenti: “istituto di archeologia cristiana”, “isti-
tuto di civiltà primitive”; all’art. 207 (già 206) si dispone che agli insegnamenti della Scuola
di filologia classica sia aggiunto quello di “antichità greco-romane”; all’art. 249 (già 248) si
dispone che agli insegnamenti della Scuola di studi storico-religiosi sia aggiunto quello di
“storia religiosa dell’Oriente cristiano”.
Con lettera del 7 giugno Pettazzoni, richiamandosi alle sue precedenti del 18 ottobre e del
3 dicembre 1941, chiede al rettore la concessione di una somma straordinaria per l’impianto
e il primo funzionamento del nuovo Istituto e l’iscrizione in bilancio di una somma come
dotazione ordinaria dell’Istituto stesso (sarà concesso un aumento di £ 5000 alla dotazione
ordinaria).
Il 29 giugno 1942 egli ha un colloquio con Nicola Spano, direttore amministrativo
dell’Università: “si tutta ora - annota in un foglietto - di passare alla realizzazione; quanto
alla sede, ora è vietato costruire; provvisoriam. nell’Ist. di St. d. Relig.; sarà meglio presen-
tare una nuova domanda di dotazione; scopi: biblioteca, pubblicazioni, ecc.”
Il 15 luglio un altro colloquio: con il rettore de Francisci, sugli stessi problemi.
Un altro ancora il 6 ottobre: col comm. Giustini, col quale si conviene di preparare uno
schema di convenzione tra Accademia d’Italia e Università da sottoporre al presidente
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Federzoni; viene incaricato del compito il cav. Pafumi, il quale il 3 novembre incontra
Pettazzoni in Via Crescenzio “per schiarimenti”: “Carattere non impegnativo da parte del
Ministero - si legge in un appunto - nessuna interferenza con l’Istituto di Preistoria e
Protostoria”.
Negli stessi mesi il nostro storico delle religioni, presa visione degli statuti di altri istitu-
ti, prepara uno schema di statuto per il nuovo Istituto; i quindici articoli riguardano: costitu-
zione e finalità, direzione ed amministrazione, patrimonio e gestione.
Nell’ Annuario dell’a.acc. 1942-43 non c’è traccia dell’Istituto per le civiltà primitive; ma
in data 18 gennaio 1943 il rettore nomina Pettazzoni, per il biennio 1942-1944, direttore
dell’Istituto di Studi storico-religiosi e dell’Istituto di Civiltà primitive.
Con lettera del 27 gennaio 1943 il direttore chiede al Ministero dell’educazione naziona-
le la concessione di un congruo assegno straordinario “per impiantare l’Istituto, e provvede-
re fin da principio a quella che è la prima esigenza di ogni nuovo ordine di studi, cioè la for-
mazione di una Biblioteca specializzata”; ricorda che si tratta di un Istituto unico del suo
genere, che non esiste in nessuna altra Università, e che ad essa incombe il compito di col-
mare una lacuna del nostro insegnamento superiore, promuovendo ed organizzando gli studi
di Etnologia.
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alfabetico per autore (indicando nelle schede anche la biblioteca che possiede l’opera), un
catalogo sistematico (per classi e sottoclassi) o un catalogo alfabetico per soggetto o, terza
soluzione, un catalogo per soggetti raggruppati in classi; procurare copia delle schede relati-
ve a pubblicazioni d’argomento peruviano anche da biblioteche straniere.
Si tratta di un lavoro imponente, da compiere per gradi: biblioteche romane (circa 32),
biblioteche italiane (circa 20), biblioteche straniere; la direzione del complesso lavoro sareb-
be esercitata dal Comitato o, per delega, dal presidente e da uno dei suoi membri residente a
Roma; il lavoro sarebbe affidato ad “apposita persona, intelligente, di buona cultura e un po’
pratica di bibliografia”.
Le proposte del presidente vengono approvate; resta da definire il piano di spesa.
Da una lettera di Pettazzoni a Vittorio Bianchi in data 22 giugno 1942 e dalla corrispon-
denza Pettazzoni-Asquini del luglio successivo appare la posizione del nostro storico delle
religioni: egli ritiene che per i lavori di etnologia peruviana, come per quelli, eventuali, di
etnologia messicana, cilena, ecc. l’organo competente sia il Comitato etnologico, mentre l’at-
tività del Comitato italo-peruviano potrebbe ampiamente esplicarsi nel campo dei rapporti
attuali fra i due paesi, rapporti di carattere economico, culturale e simili.
Da una comunicazione che in data 31 maggio 1943 il presidente Vittorio Bianchi invia ai
membri del Comitato italo-peruviano (risiedono quasi tutti fuori Roma e pertanto non ven-
gono convocati) apprendiamo notizie sul lavoro compiuto per realizzare le iniziative appro-
vate nella seduta del 23 giugno 1942.
Per lo schedario del materiale etnografico, degli undici musei contattati hanno inviato l’e-
lenco del loro materiale i musei civici di Bologna, di Modena e di Imola, il Museo di antro-
pologia ed etnologia di Firenze, mentre hanno risposto di non poter aderire alla richiesta, nel-
l’attuale momento, il Museo Sforzesco e l’Ambrosiana di Milano e i musei civici di Genova,
Torino e Faenza; per il Museo di antropologia di Roma, per il “Pigorini” e per quello
Lateranense ha proceduto al lavoro Tullio Tentori, neo-laureato, assistente volontario alla
cattedra di Storia delle religioni.
Si è già provveduto alla compilazione definitiva delle schede per il materiale dei musei
civici di Bologna e di Imola e del Museo di antropologia ed etnologia di Firenze; le schede
di Bologna e Imola sono state anche classificate e alcune corredate di fotografie a cura di
Giuseppe Bazzocchi e di Giuseppe Mazzini, membri del Comitato.
Per il Catalogo di bibliografia peruviana il ministro dell’educazione nazionale, appro-
vando l’iniziativa, l’ha segnalata con apposita circolare a 32 biblioteche governative e a 270
biblioteche private; hanno già risposto inviando copia delle schede relative ad opere sul Perù
11 delle prime e 33 delle seconde; una persona appositamente incaricata sta ultimando il
lavoro presso la Biblioteca nazionale di Roma; provvederà alla verifica delle schede, alla
determinazione della “parola d’ordine”, ecc. il bibliotecario del CISA dott. Fongoli.
Il presidente Bianchi tiene soprattutto alle osservazioni e ai suggerimenti di Pettazzoni;
riteniamo che questi risponda ai quesiti che gli vengono sottoposti; ma non è conservata
copia della risposta.
La relazione di cui sopra è l’ultimo documento del CISA conservato tra le carte
Pettazzoni.
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latinista Luigi Castiglioni e di Vincenzo Errante: è un modo indiretto per raccomandare i due
aspiranti; a favore dell’Errante scriverà ancora all’amico nel prossimo ottobre.
Pettazzoni comunica al collega notizie circa i candidati alla libera docenza di Storia delle
religioni (Luisa Banti e Angelo Brelich); a seguito di queste notizie Momolina Marconi, con
l’approvazione del maestro, rinuncia a partecipare; lo apprendiamo da una lettera che
Pestalozza detta il 10 agosto da una “villeggiatura sui generis”, la Casa di cura del
Policlinico, dove si trova per un intervento chirurgico.
A proposito della libera docenza, nella predetta lettera, non c’è la minima manifestazio-
ne di disappunto; ma di fatto il Pestalozza, il quale comprende che i posti sono già predesti-
nati, è molto irritato perché la sua discepola dovrà attendere (lo confiderà quest’ultima, molti
anni dopo, ad un giovane studioso di Storia delle religioni).
Il 1° agosto Pettazzoni giunge a Cortina d’Ampezzo; alloggia nel Maestoso Albergo
Miramonti (è la nuova denominazione, imposta dal regime fascista, del Miramonti Majestic
Hotel); ha portato con sé, tra l’altro, da rifare, il capitolo Germani del volume in preparazio-
ne sull’onniscienza divina; a questo lavoro si dedica fino a Ferragosto.
“Cortina 1942 - prima traccia del rifacimento (dopo la prima redaz. 1938, mandata a
Londra)” si legge sulla prima di 8 cc. protocollo o formato protocollo, n.n. o variamente
numerate: sono malecopie di vari rifacimenti con tagli, correzioni, aggiunte, ecc.
Altre 3 cc. dello stesso formato, tutte scritte anche al verso e annullate, cominciano con
le parole “Quel che Cesare dice dei Galli…”: la prima (una malacopia) non reca in testa alcu-
na indicazione; la seconda “Primo tentativo - Cortina 15 agosto 1942”; la terza “2° tentativo
/ Cortina, Ferragosto 1942”.
Ancora 2 cc. dello stesso formato, scritte anche al verso, con l’indicazione “Abbozzo 1”
e “Abbozzo 2.”
È da ritenere che Pettazzoni non sia soddisfatto del rifacimento: non lo ultima; lo ripren-
derà in esame nel 1946.
Nella prima metà di agosto Adele scrive a Pettazzoni quasi ogni giorno, prima da Roma,
poi da Bologna: è preoccupata per la “tavola”, spera che egli “possa nutrirsi bene, con cibi
leggeri…”; alla leggerezza dell’alimentazione provvedono le norme sul razionamento: dalla
corrispondenza apprendiamo ch’egli non può nutrirsi a sufficienza!
Adele vorrebbe raggiungerlo a Cortina, ma è disposta a rinunciare se egli ritiene la cosa
inopportuna, stante la presenza di alcune persone, certi “uccellacci neri”; è disposta a rinun-
ciare a tutto, purché egli sia tranquillo; per evitare incontri non graditi, dopo Ferragosto
Pettazzoni e Adele si trovano insieme a Venezia; il 17 visitano la Mostra “L’Arte religiosa
popolare”, come ci attesta un foglietto con le annotazioni che trascriviamo:
Venezia 17 agosto 1942 - Mostra l’Arte religiosa popolare 1. Riproduz. di un focolare rustico - sotto il camino
due tavolette quadrangolari in terrac., l’una sotto l’altra, ambedue con rilievi: il rilievo della superiore rappres. una
faccia radiata del sole (associaz. sole-fuoco) /2. Draghi per processioni primaverili delle rogazioni. Proprietà: Chiesa
Cattedrale di Novara /3. Antico segnatempo di Bragozzo Dalmel
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Roma, dove Pettazzoni dovrebbe trascorrere qualche settimana di riposo; come si evince
dalle preoccupazioni e dall’ansia che Adele manifesta frequentemente nelle lettere e dalle
raccomandazioni che gli rivolge, egli non solo è stanco per il troppo lavoro, ma soffre di
qualche disturbo.
È finita l’estate movimentata; siamo già in autunno: sarà anch’esso movimentato, come
vedremo più avanti.
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Sozialwissenschaft und Sozialpolitik e in altri periodici: oltre al primo e più noto Die prote-
stantische Ethik und der Geist des Kapitalismus, Die protestantischen Sekten und der Geist
des Kapitalismus, l’ Einleitung, Der Konfuzianismus, la Zwischenbetrachtung, Hinduismus
und Buddhismus, Das antike Judentum; ma nei primi anni Venti, quando a cura della vedo-
va essi vengono raccolti in tre volumi, egli ne ha notizia; infatti ha trascritto in una scheda,
traendola dalla Religiongeschichtliche Bibliographie hrg. von Carl Clemen, la seguente indi-
cazione bibliografica: “M. Weber, Gesammelte Aufsätze zur Religioussoziologie, 2 voll.,
573, 378 pp. Tübingen, Mohr, 1920 - II. Hinduismus u. Buddhismus, Tübingen, Mohr, 1921,
VII - 378 - III Das antike Judentum, Tübingen, Mohr, 1921, VII - 442”; un’analoga annota-
zione ha tratto dalla Zeitschift für Missionskunde del 1924: “M. Weber, Gesammelte Aufsätze
zur Religionssoziologie, Tübingen, Mohr, 1923”.
È probabile che Pettazzoni non abbia visto neppure la traduzione italiana del primo sag-
gio weberiano sopra citato: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo a cura di P.
Burresi, Nuovi studi di diritto, economia e politica, 4 (1931), 176-223, e 5 (1932), 58-72; la
vedrà probabilmente pubblicata in volume, Roma, 1945.
Tornando alla proposta dello Schlösser, egli si mostra interessato ad essa, anzi propone la
traduzione integrale dei tre volumi dei Gesammelte Aufsätze; in autunno lo Schlösser pre-
senta un progetto più particolareggiato con l’indicazione dei traduttori; tra questi Marcella
Berlinzola, alla quale sarebbe affidata la traduzione del secondo volume (alla stessa persona,
ex allieva di Formichi, Pettazzoni tra l’agosto e il dicembre 1943, affiderà la traduzione di
testi tedeschi per l’antologia mitologica).
Dell’impresa è informato Formichi, il quale è favorevole e si propone di parlarne con il
nostro storico delle religioni alla Farnesina; come vedremo, Pettazzoni, nel dicembre 1942 o
più tardi, ne parlerà anche ad Ernesto de Martino, il quale segnalerà la cosa a Carlo Antoni
(41 bis).
Materiali per la nota Regnator omnium deus (agosto 1942 - settembre 1946)
In Pettazzoni 1937-1938, 63-64, abbiamo elencato alcuni progetti di lavoro (articoli, con-
ferenze, studi) annotati dal nostro storico delle religioni negli anni 1937-1938; tra gli altri
Regnator omnium deus.
Regnator omnium deus sono parole che si leggono nella Germania di Tacito, cap. 39, a
proposito della religione dei Semnoni; già in gioventù Pettazzoni ha letto l’opera tacitiana,
ma l’ha ripresa in considerazione recentemente per le ricerche sulle divinità pagane degli
antichi popoli europei.
Nell’agosto 1942, esaminando l’opera di J. De Vries, Altgermanische Religionsge-
schichte, Berlin-Leipzig, 1935-1937, oltre a trascriverne alcuni passi, ne trae una serie di
indicazioni bibliografiche che annota in una decina di schede in testa alle quali scrive “regna-
tor omnium deus (bibliogr. De Vries)”; indicazioni bibliografiche, passi e appunti da altri
scritti annota in un’altra dozzina di schede; ancora una ventina di schede aggiunge nel set-
tembre 1946.
Tra l’agosto 1942 e il settembre 1946 (o più probabilmente nell’agosto 1942, poi nel set-
tembre 1946) da numerose pubblicazioni egli trascrive passi e trae appunti in 4 quartini di
foglio protocollo e in una quindicina di carte formato mezzo protocollo (solo in qualche caso
è possibile assegnare una data di redazione; ma è da ritenere che il lavoro di raccolta dei
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materiali venga effettuato soprattutto nel settembre 1946); qui di seguito registriamo i titoli
più importanti:
Ed. Wolff, Tacitus’ Germania, Leipzig-Berlin, 1907, 91-92; Tacitus, Germania erläutert
von H. Sweger-Sidler, 6.e Aufl. neu bearbeitet von E. Schwyzer, Halle, 1902, 71 sg.; R.
Much, Die Germania des Tacitus, Heidelberg, 1937, cap. 39 (un quartino); E. Norden, Die
germanische Urgeschichte in Tacitus Germania, Berlin, 1920, 5, 7 e 127; A. Closs, Neue
Problemstellungen in der germanischen Religionsgeschichte, Antrophos, 29 (1934), 477-
496; A. Closs, Die Religion des Semnonenstammes: eine kulturgeschichtliche Monographie,
Salzburg, 1936; K. Zeuss, Die Deutschen und die Nachbarstamme, München, 1837; B.
Kummer, Midgards Untergang, Leipzig, 1927; E. H. Meyer, Mythologie der Germanen,
Strassburg, 1903; G. Neckel, Regnator omnium deus, Neue Jahrbücher für das klassische
Altertum, 2 (1926), 139-150; K. Müllenhoff, Die Germania von Tacitus, Berlin, 1900 (un
quartino); E. Mogk, Die Menschenopfer bei den Germanen, Abhandlungen sächs.
Gesellschaft der Wissensch. Phil.-hist. Klasse, 27 (1909); A. Gudeman, P. Corn. Taciti
Germania, Berlin, 1916; J. Hoffory, Der germanische Himmelsgott, Göttingische
Nachrichten, 1888, 426-443 (un quartino); A. Baumstark, Ausführlische Erläuterung des
besondern völkerschaftlischen Theiles der Germania des Tacitus, Leipzig, 1880; H.
Hommel, Die Hauptgottheiten der Germanen bei Tacitus, ARW, 37 (1941), 144-175;
Schönfels, Semnones, PW, II A, 1923, 1355-1366 (un quartino); G. Trathnigg, Glaube und
Kult der Semnonen, ARW, 34 (1937), 226-249.
Pettazzoni comincerà ad elaborare questi materiali - sembra - dopo il 15 settembre 1946
(ne tratteremo a suo luogo): compiuto il lavoro, includerà schede e carte in una busta sulla
quale leggiamo “Agosto 1942 - Sett. 1946 - Regnator omnium deus”.
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sala Giulio Cesare del Campidoglio, alla presenza del Duca di Bergamo, del ministro Bottai
e di altre autorità; dopo il saluto al Re e al Duce, ordinato dall’ispettore del PNF Balzarini,
parlano il governatore di Roma Borghese, il presidente della SIPS D’Amelio, il ministro
Bottai; il discorso inaugurale è pronunciato dall’accademico d’Italia Francesco Severi; il
tema: Matematica e civiltà nel presente e nell’avvenire; la cerimonia ha termine con il rin-
novato saluto al Re e al Duce (un’ampia cronaca è dedicata all’avvenimento dai quotidiani
romani: v., per esempio, Il fiore del pensiero italico riunito in Campidoglio alla presenza
dell’A.R. il Duca di Bergamo, Il Piccolo, 28-29 settembre 1942, 2).
È probabile che nel pomeriggio, alle 16, e anche lunedì 28 al mattino, Pettazzoni non
vada ad ascoltare alcuni discorsi a classi riunite: non lo interessano.
Tutti i lavori si svolgono nelle aule della Città universitaria; quelli della Sezione di
Antropologia, Etnologia e Paletnologia, presieduta da Pettazzoni, si tengono nell’Istituto di
antropologia da lunedì 28 a mercoledì 30 settembre.
Sul primo tema previsto dal programma, Sui Paleoantropi d’Italia, tiene la relazione
generale introduttiva Sergio Sergi, il quale sull’argomento ha già tenuto un discorso a classi
riunite nella riunione di Pisa del 1939: egli trae occasione dalla felice circostanza che tutti i
reperti dei Paleoantropi italiani di Saccopastore e del Circeo si trovano attualmente a Roma
per presentarli ai congressisti e per dare una dimostrazione dei risultati conseguiti fino ad ora
con le ricerche alle quali egli attende. Quanto viene esposto dal Sergi interessa certamente il
nostro storico delle religioni, il quale poi è costretto ad ascoltare una serie di relazioni e
comunicazioni che probabilmente lo annoiano o lo infastidiscono: sugli umori organici, sui
caratteri razziali, sugli indici cefalici, sull’arteria meningea, sui rapporti tra mestruazione e
razza et similia.
Martedì 29, ancora sotto la presidenza di Pettazzoni, Alberto Carlo Blanc tiene la rela-
zione generale introduttiva al secondo tema, Etnologia e Paletnologia: ricordati i compiti
delle due discipline, egli sostiene la necessità della collaborazione tra di esse; posta in evi-
denza la inadeguatezza del metodo propugnato in una recente memoria dal p. Schmidt, espo-
ne la concezione dinamica delle culture e la labilità dei “cicli culturali” risultante dai con-
fronti etno-paletnologici; alla luce dei trovamenti preistorici confuta l’esistenza di una pri-
mordiale “età alitica” e la primitività cronologica della cultura dei Pigmei; ricorda l’impo-
stazione data ai rapporti tra le scienze biologiche ed etnologiche e le corrispondenti paleodi-
scipline alla luce della Cosmolisi, e propugna l’applicazione alle ricerche etnologiche del
metodo genetico-storico.
Dopo la relazione di Blanc, legge la sua comunicazione Renato Boccassino, L’etnolisi di
A.C. Blanc e i risultati moderni dell’etnologia: egli esamina la teoria del Blanc, che vuole
applicare all’etnologia il processo di segregazione che si osserva nella natura, e critica vari
punti: l’influenza determinante dell’ambiente sulla formazione delle culture, la trascuratezza
di un fattore fondamentale nell’etnologia, cioè l’emigrazione, il ritorno alla convergenza, la
derivazione della etnologia dalla preistoria, la ricaduta nel prelogismo e nella legge di parte-
cipazione mistica di Levy-Bruhl, la teoria sulla origine della religione e della magia; con-
cludendo il Boccassino dichiara di ritenere che i difetti da lui rilevati siano determinati dal
fatto che il Blanc ha voluto estendere a una scienza storica presupposti e metodi propri delle
scienze naturali.
Segue subito la replica di Blanc, dopo di che Boccassino chiede la parola per controre-
plicare; ma data l’ora tarda, Pettazzoni sospende la seduta.
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Riteniamo che in un’altra seduta torni sulla questione Ugo Rellini con la comunicazione
prevista dal programma: Diffusione, segregazione, etnolisi.
Lo stesso martedì 29, alle 16,15, “una riunione storica” secondo il segretario generale
Lucio Silla, il quale redigerà un resoconto della Riunione: ai lavori di una seduta della
Sezione di scienze giuridiche interviene Mussolini, “socio fra i soci, assiso fra i giuristi e par-
tecipe, con assoluta e obbiettiva serenità di animo, ad un’alta discussione scientifica, mentre
l’Italia in armi combatte per il trionfo della sua bimillenaria civiltà…” (il giorno dopo i roma-
ni possono leggere una dettagliata cronaca dell’avvenimento: Ai lavori della Società per il
progresso delle scienze, Mussolini incita gli scienziati italiani impegnandoli a lavorare più
che mai per la Vittoria, Il Piccolo, 30 settembre-1° ottobre 1942), 1-2).
In un’altra seduta della sua Sezione Pettazzoni ascolta la relazione generale introduttiva
al terzo tema, Il Paleolitico; la tiene Ugo Rellini.
Facciamo seguire sommaria notizia delle altre comunicazioni di argomento etnologico e
paletnologico.
Giovanni Patroni, L’etnogenesi fluviale, richiama l’attenzione su questa teoria da lui
recentemente esposta ad uso dei glottologi: la zona di scambi intensificati attraverso acque
ebbe nelle età remote la stessa funzione che glki atlanti linguistici odierni mostrano assunta
da capoluoghi e capitali (ossia dai mercati).
Vinigi Lorenzo Grottanelli, Sull’impiego rituale dell’erba nella religione di talune genti
etiopiche, pone il problema se l’uso rituale dell’erba presso popolazioni del Corno orientale
africano siano originarie della cultura camitica pastorale o sia da ammettere per questo ele-
mento culturale una assai maggiore antichità nei confronti della relativamente recente emi-
grazione dei Galla sull’altopiano etiopico.
Mario Cappieri, Gli Andamanesi, traccia la storia delle ricerche e delle indagini su que-
sta popolazione fornendo dati demografici e sociali e ponendo il problema della sua estin-
zione.
Su questa comunicazione Pettazzoni esprime parole di lode (lo ricorderà il Cappieri in
una lettera del 12 maggio 1943).
Tre comunicazioni di Luigi Cardini, di Luigi Bernabò Brea e di Giuseppe Cultrera riguar-
dano i recenti scavi eseguiti nella caverna delle Arene Candide a Finalmarina, della quale
viene segnalata l’eccezionale importanza sotto l’aspetto paleontologico e paleoetnologico.
Anche altre comunicazioni riguardano reperti preistorici: del Museo Libico di Storia
Naturale di Tripoli e del Paleolitico superiore di Hagfet-et-Tera (Carlo Petrocchi), della
Grotta delle Felci (Giorgio Buchner), del deposito quaternario di Villa di Quinzano presso
Verona (Francesco Zorzi e Angelo Pasa).
Non sappiamo se vengono lette alcune comunicazioni che figurano nel programma: per
esempio quelle di Raffaele Corso, assente, sulla funzione politica dei musei di etnografia
coloniale e su un rito nuziale africano considerato nella sua distribuzione geografica, di
Fernando Malavolti sulla Sezione paletnologica ed archeologica del GUF di Modena, di
Dino Satolli sugli aspetti sociologici di una tribù del Venezuela, di Pietro Scotti sugli stru-
menti musicali africani nei musei etnografici d’Italia (su questo argomento lo Scotti ha rice-
vuto indicazioni e suggerimenti da Pettazzoni nell’estate 1939).
Pettazzoni sarebbe interessato ad ascoltare contributi che vengono presentati nella
Sezione C-1 (Archeologia preistorica, archeologia e storia), ma non sappiamo se gli riesce
possibile: ascolterebbe, per esempio, la relazione generale introduttiva di Alberto Carlo
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…vedrai che questo finirà presto, perché, in seguito alla lettera che mi hai scritta il 26 sett. io ho preso la deci-
sione di pensare a me, come ho sempre fatto. Ho già iniziato delle pratiche e tu non mi rimprovererai.
Quando verrai, io non ti parlerò più di nulla di me, né di quello che ti preoccupa e ti impressiona tanto. Ormai
ho completamente rinunciato, visto che la tua lettera parla chiaro in uno stile molto elegante. Dio e gli uomini non
l’hanno mai voluto, ed io non ho più la forza di lottare, ed anche la pazienza di attendere, ho solo bisogno di tanta
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pace, che non riesco a trovare. Quando sarai qui, cercherò di stare con te, se vorrai, od anche lontana se tu lo desi-
deri; non voglio che, per causa mia, la nostra cara Bologna diventi per noi un rifugio poco piacevole. Dunque vieni
tranquillo, col proposito di immagazzinare salute e benessere, ché ne hai veramente bisogno…
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proponendogli di mandare, per gli SMSR, un suo lavoro, già pronto per la stampa, dal titolo
Ver sacrum bei den Germanen; scrive successivamente altre tre cartoline; ma - sembra - non
si decide a mandare a Roma il manoscritto (43 bis).
Con lettera del 21 ottobre Pestalozza torna a segnalare a Pettazzoni l’Errante per la nomi-
na ad accademico d’Italia (ora è vacante anche il posto del Pavolini, scomparso il mese scor-
so): l’Errante - dice - è decano dell’Università di Milano “e come germanista e come lette-
rato, e come oratore dalla ricca e squisita comunicativa, e come professore, dato l’ardore
quasi direi religioso con cui si dedica all’insegnamento e la profonda efficacia ch’esso eser-
cita sugli alunni”.
Pettazzoni è legato ad Errante da vecchia amicizia (v. Pettazzoni 1919-1922, 126), lo
stima e lo apprezza; ma gli aspiranti son tanti, e fra i degni molti amici suoi carissimi, ai quali
ha già promesso il voto (così risponde in data 26 ottobre). Saranno nominati Giorgio Pasquali
e Giuseppe Ungaretti.
È del 30 ottobre una lettera di Giuseppe Marchetti Longhi (Pettazzoni lo conosce da
tempo; l’ha incontrato anche il 31 marzo scorso all’Accademia di Romania e, non sappiamo
in quale data, ha ascoltato una sua comunicazione al Museo dell’Impero); ha ricevuto l’e-
stratto di Carmenta, l’ha letto con grande interesse e utilità non senza compiacersi di trovar
condivisa autorevolmente qualche particolare sua idea; in Carmenta egli vede anche una
diretta influenza sia della sua localizzazione alla Porta Carmentale in connessione a Giano,
come dio della porta e quindi presciente secondo il duplice fronte della porta stessa, sia della
sua vicinanza al fiume che potrebbe spiegare il carattere di ninfa attribuito a Carmenta, sia
soprattutto della sua vicinanza ad un centro di culto apollineo.
Tra la fine di ottobre e i primi di novembre Pettazzoni compie una corsa a Torino, dove
incontra Carlo Verde della Utet per nuovi accordi circa l’antologia mitologica; forse durante
questo viaggio incontra Delfina Dall’Alpi, la quale, scrivendogli in data 17 novembre, ricor-
derà il “sogno giovanile mai obliato” (cfr. Pettazzoni 1919-1922, 138-139).
Roma 10 novembre 1942 - ore 15.00 1a riunione del Consiglio Direttivo dell’Istituto “Studia Humanitatis”.
Sono presenti: B. Giuliano, S.E. Riccobono, Funaioli, Grassi ed io.
Si delibera in merito alla seduta inaugurale che avrà luogo a Berlino il 6 dicembre p.v.
Così scrive Enrico Castelli nel suo Diario: è da intendere che la riunione è la prima del-
l’anno 1942-43; infatti l’Istituto è già in attività da oltre un anno (della sua fondazione e delle
sue finalità abbiamo fornito qualche notizia in un capitolo precedente); nel 1940 Ernesto
Grassi con la collaborazione di Walter F. Otto e Karl Reinhardt ha pubblicato a Berlino il
volume Geistige Überlieferung: ein Jahrbuch, accolto in Germania come un incontro tra lo
spirito nordico e lo spirito mediterraneo; ma nel giugno scorso si è avuto un episodio di ten-
sione con Alfred Rosenberg, uno dei massimi teorici del nazismo, contrario alla pubblica-
zione, nel secondo volume dell’annuario sopra citato, di un articolo di Heidegger, il quale
avrebbe contribuito a legittimare le pretese, che vanno facendosi strada da parte italiana, di
farsi valere agli occhi della scienza tedesca (44).
È probabile che durante il soggiorno in Italia il Grassi incontri il nostro storico delle reli-
gioni.
In novembre incontra Pettazzoni a Roma il dott. Francesco Melissari, impiegato presso il
Ministero della cultura popolare: è il fidanzato di Sigrid Nettekoven, l’insegnante di tedesco
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della quale Adele segue le lezioni a Bologna; chiede il suo autorevole intervento per ottene-
re l’autorizzazione a sposare una straniera; il nostro storico delle religioni si adopera a suo
favore: il 14 dicembre consegna un pro-memoria a Luciano De Feo, direttore dell’IRCE;
qualche giorno dopo riceve la risposta: il prefetto Luciano, il quale ha esperienza in materia,
fa sapere che non c’è niente da fare, le disposizioni della legge sono tassative per quanto
riguarda il divieto ai dipendenti statali di contrarre matrimonio con straniere; soltanto in casi
eccezionalissimi “è intervenuto il Superiore consenso”.
Luigi Sorrento ha incontrato Pettazzoni, probabilmente per la prima volta, a Firenze nel
maggio 1929 durante i lavori del 1° Congresso nazionale delle tradizioni popolari (v.
Pettazzoni 1928-1929, 178); egli coltiva, accanto alla Filologia romanza che insegna dal
1924 come ordinario nell’Università cattolica di Milano, lo studio delle tradizioni popolari;
ma non sono problemi scientifici che lo inducono a riallacciare i rapporti col nostro storico
delle religioni: in un giorno del 1942 - sembra - a Roma è commosso e consolato della spon-
tanea e sempre limpida buona accoglienza che riceve da lui; così scrive in data 22 novembre
1942 da Vigevano, dove si è trasferito con la famiglia dopo l’incursione aerea su Milano del
24 ottobre, durante la quale la sua casa è stata resa inabitabile per un po’ di tempo; egli stes-
so è rimasto ferito non gravemente; avvicinandosi il tempo delle designazioni accademiche,
fa particolare assegnamento su Pettazzoni e su qualche altro a lui vicino, persuaso che accan-
to e insieme a lui si potranno realizzare per i loro studi imprese e opere che restino; pensa,
per esempio, all’Inchiesta ordinata da Napoleone I sulle tradizioni e arti popolari. Egli rice-
verà numerose designazioni: un risultato “onorevolissimo” che gli procurerà una soddisfa-
zione morale...; avrà ulteriori rapporti con Pettazzoni dopo la guerra (45).
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presidenza così costituito: Presidente Ferdinando Cazzamalli, libero docente di Clinica neu-
ropsichiatrica nell’Università di Roma; vice-presidente Vittorino Vezzani, titolare di
Zootecnica generale nell’Università di Torino; Consiglieri Placido Consiglio, generale medi-
co, Diego D’Amico, docente di Oculistica nell’Università di Roma, Eugenio Gnesutta, inge-
gnere elettrotecnico, Luigi Romolo Sanguineti, della Facoltà medica di Parigi; Consigliere
Segretario amministratore Giovanni Schepis, docente di Statistica nell’Università di Roma
(non c’è uno dei fondatori, Emilio Servadio; discriminato perché ebreo, ha lasciato l’Italia).
La Società comprende soci ordinari, soci corrispondenti italiani, soci corrispondenti stra-
nieri, soci aderenti; i soci ordinari, la cui assemblea costituisce il corpo deliberativo e con-
sultivo, sono designati dal Consiglio di presidenza con l’assenso del Ministro per l’educa-
zione nazionale.
Nell’ottobre 1942 i soci ordinari sono poco più di quaranta; nei mesi successivi viene
pubblicato a Roma l’opuscolo La stampa ed il volume “Studi e ricerche di metapsichica”
(raccoglie le recensioni con risposte e repliche).
Ernesto de Martino, già socio corrispondente, ora ordinario, scrivendo da Bari a
Pettazzoni in data 21 ottobre 1942, gli chiede, per incarico ricevuto dal Consiglio di presi-
denza, se sarebbe disposto ad accettare la nomina a socio onorario; negli stessi giorni il
nostro storico delle religioni riceve dalla Società copia dello Statuto e comunicazione della
designazione a socio effettivo; probabilmente per compiacere de Martino, che l’ha proposto,
risponde accettando.
Il 16 dicembre 1942 egli parteciperà, come vedremo, alla seconda assemblea dei soci
ordinari (46).
Gli studi italiani di storia religiosa debbono al Regime l’istituzione (primo Ministero Mussolini) della prima
cattedra di Storia delle Religioni, nella R. Università di Roma, e, più ancora, la formazione di un clima spirituale
dal quale è emersa, e dovrà emergere sempre più la loro capitale importanza.
La storia d’Italia dovrà essere anche storia religiosa.
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Durante le vacanze invernali 1942-43 Brelich incontra Pettazzoni in Via Crescenzio: tra
l’altro essi parlano del prossimo concorso per la libera docenza, della Commissione esami-
natrice (già nominata nell’ottobre scorso), della data presumibile per le prove, ecc. (come
vedremo, si terranno nell’aprile 1943).
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Kerényi: inutilmente; nel dopoguerra, e precisamente nel dicembre 1945, Pettazzoni propor-
rà alla casa editrice svizzera di riprendere in esame il progetto; ma la risposta sarà negativa.
Fino al 1942 la S.A.E.G. (Società Anonima Edizioni Giovanissima) di Roma si è inte-
ressata esclusivamente di pubblicazioni di carattere politico; ora ha in programma varie pub-
blicazioni di letteratura, filosofia, storia, ecc.; nel marzo 1943 il consigliere delegato diretto-
re generale della Società, ben conoscendo ed apprezzando “la chiarezza di docente” di
Pettazzoni, lo prega di assumere l’incarico di scrivere un testo di Storia delle religioni per
l’ordine universitario e per le persone colte; prima di decidere, il nostro storico delle religio-
ni desidera esaminare un volume pubblicato dalla S.A.E.G.; dopo di che risponde che il com-
pendio di storia delle religioni entra effettivamente nel suo programma di lavoro, ma per ora,
e ancora per qualche anno, è così impegnato con altre pubblicazioni che non può accettare;
la Società è disposta ad attendere la consegna del manoscritto fino al 31 dicembre 1944, ma
egli conferma di non poter assumere altri impegni. Egli è effettivamente molto occupato nei
lavori che ha in corso; ma forse la risposta negativa è determinata anche dalla poca stima
verso la Società.
Dopo la conclusione del ciclo di conferenze liviane (8 febbraio - 23 aprile 1942)
l’Accademia d’Italia delibera di pubblicarne il testo, senza modifiche, in un volume e inca-
rica della pubblicazione l’Istituto d’alta cultura di Milano; come apprendiamo da una lettera
del segretario generale di detto Istituto in data 17 aprile 1943, gli autori debbono restituire le
bozze di stampa corrette entro la fine del mese; nella prima quindicina di settembre, duran-
te un’incursione aerea, viene distrutta una parte dell’Istituto ed è completamente demolita la
tipografia; vanno distrutti i fogli del volume già stampati e le bozze definitive.
È fermo proposito dell’Istituto di ricomporre e pubblicare il volume, scrive il cancelliere
dell’Accademia a Pettazzoni; le vicende politiche e militari non consentiranno di realizzare
il proposito.
Come abbiamo accennato a suo luogo, nell’aprile 1942, dopo il ritorno dalla Germania
Pettazzoni ha ricevuto dai colleghi tedeschi la proposta di pubblicare il testo della sua con-
ferenza Mehrköpfige Gestalten in den Religionen der alteuropäischen Völker; questo testo
verrebbe inglobato in uno dei lavori destinati al Meister-Verlag; in ogni caso si tratta di un
altro progetto che non sarà realizzato…
Nel gennaio 1943 giunge in Via Crescenzio copia del contratto per l’edizione tedesca del
volume “tripartito” sulle radici religiose dell’eroismo (ne abbiamo trattato in un capitolo pre-
cedente); ma anche la realizzazione di questo progetto sarà troncata dagli avvenimenti poli-
tici e militari; e viene troncata, almeno per ora, l’idea di una serie italiana dedicata ai pro-
blemi religiosi di oggi, alla quale Pettazzoni ha accennato a Frick in una lettera del 3 set-
tembre 1942.
Nell’adunanza del Consiglio direttivo del Centro di studi sulle civiltà primitive che si
tiene il 19 febbraio 1943 Pettazzoni comunica che è stata affidata a Carlo Tagliavini il com-
pito di preparare per la stampa il Catechismo in lingua Kiriri di p. Vincenzo Mamiani; ma la
cosa non avrà seguito…
Da una lettera diretta al Kerényi dal nostro storico delle religioni in data 20 giugno 1942
apprendiamo che c’è la possibilità (salvo imprevisti) di pubblicare in italiano qualche lavo-
ro dello studioso ungherese (Apollo o Pitagora ed Orfeo o altro secondo la preferenza del-
l’autore); probabilmente egli pensa ad una collana dell’editore Del Bianco (ne abbiamo trat-
tato in un capitolo precedente); ma anche in questo caso si realizzano…gli imprevisti: delle
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opera Dantis ossa da qualche autorevole membro della Classe delle scienze morali e stori-
che; confida nell’ormai vecchia e provata amicizia di Pettazzoni…
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za degli accademici della Classe delle scienze morali e storiche: viene deliberata l’erogazio-
ne di somme dai fondi “Volta” a favore della “Palingenesi delle costituzioni imperiali” e
della Biblioteca Caetani, ed esaminato inoltre il piano delle pubblicazioni a cura della Classe.
Nell’adunanza generale (aperta anche agli aggregati), che si tiene nel pomeriggio dello
stesso giorno, Leicht commemora Enrico Rostagno, emerito bibliotecario della Medicea
Laurenziana; seguono comunicazioni di Giglioli e di Papi; la Classe esamina poi lavori pre-
sentati per la pubblicazione negli atti accademici e opere offerte in omaggio.
Sabato 19, alle 10, ha luogo l’adunanza generale dell’Accademia per esaminare e appro-
vare il conto consuntivo dell’esercizio finanziario 1941-42 e per discutere varie questioni
relative ai lavori accademici; partecipano alla discussione Crocco, Marinetti, Orestano,
Paribeni e Rondoni (47).
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mento viene affidato, per incarico, ad Enrico Castelli, libero docente della disciplina dal 1934
(per l’a.acc. 1942-43 egli si propone di svolgere un corso sull’aspetto teologico del proble-
ma del male).
Per quanto riguarda l’Istituto di studi storico-religiosi c’è da segnalare che Pettazzoni
ottiene che Luisa Banti, già prestatrice d’opera, venga nominata ff. assistente straordinaria in
sostituzione di Angelo Brelich (la Banti è una collaboratrice preziosa: “io non troverò certo
un’assistente che la eguagli” scriverà il professore in una lettera del 12 gennaio 1945); inol-
tre il neo-laureato Tullio Tentori collabora come assistente volontario alla cattedra di Storia
delle religioni; Mario de Camillis continua l’assistentato volontario alla cattedra di Storia del
cristianesimo.
Con rettorale 1588/4 del 18 gennaio 1943 Pettazzoni viene confermato direttore
dell’Istituto di studi storico-religiosi per il biennio 1942-1944.
Segnaliamo soltanto alcune delle novità che si riscontrano nel corpo docente della
Facoltà di lettere e filosofia: la cattedra di Filologia romanza, già occupata da Giulio Bertoni,
viene coperta da Angelo Monteverdi, il quale ha già insegnato la disciplina dal 1922 al 1932
all’Università di Friburgo e dal 1932 al 1942 all’Università di Milano; nel dopoguerra sarà
con Pettazzoni nel Consiglio direttivo della risorta Società di etnografia italiana e stringerà
con lui una salda amicizia (48); Giuseppe Ungaretti, anch’egli ordinario, occupa la cattedra
di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea; sono straordinari Carlo
Cecchelli di Archeologia cristiana, Aldo Cerlini di Paleografia e diplomatica, Margherita
Guarducci di Epigrafia greca (49).
Dal gennaio 1940 Pettazzoni, dopo aver rinunciato all’incarico di Etnologia, conserva
una specie di supervisione sull’insegnamento di questa disciplina, dal 1940-41 assegnato per
incarico ad Alberto Carlo Blanc; Renato Boccassino, il quale ha conseguito la libera docen-
za nell’aprile 1942, intende tenere un corso libero nell’a. acc. 1942-43; con lettera in data 10
dicembre 1942 il segretario della Facoltà, a nome del preside Cardinali, rimette al nostro sto-
rico delle religioni, per il visto di approvazione e pareggiamento o meno, il programma pre-
sentato dall’aspirante; riteniamo che il visto di approvazione venga apposto, ma
nell’Annuario il corso non figura. Il Boccassino presenterà analoga domanda per l’a. acc.
1943-44.
Risulta che il Boccassino ha presentato a suo tempo anche la domanda di incarico; ma
anche per l’a. acc. 1942-43 questo è affidato al Blanc.
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Noi vogliamo trattare d. relig. degli antichi popoli europei - Ci limiteremo agli Ariani e tra questi ai non clas-
sici, cioè specialm. ai Celti, Germani, Slavi. Una trattaz. trad.le richiederebbe uno studio d. fonti originali degli anti-
chi monum. letterari in lingua celtica, germanica e slava. Ma ciò è superiore alle nostre forze.
Noi ci limiteremo a trattare di queste relig. secondo le fonti latine e greche del periodo classico e del periodo
medievale. Spero che l’argom. non sia privo d’interesse. Conoscere le antiche divinità, gli antichi culti di quei popo-
li da cui sono discesi i popoli attuali d’Europa è uno studio attraente. Conoscerle attrav. quel che ne seppero i
Romani è particolarm. interess. per la nostra cultura in particolare. - Non vedremo soltanto fonti classiche, cioè del-
l’antichità pagana, ma anche latine e greche cristiane: perché? Perché del mondo slavo, p. es., non abbiamo fonti
classiche, ma solo cristiane: ma queste appunto ci informano della relig. dei pop. barbarici prima della conversio-
ne.
Qui si presenta uno svil. assai interessante: come i Romani interpretarono queste divin. barbariche? - Come le
subirono? Quale fu la loro reazione? - Che cosa venne fuori da l’incontro? - Come reagì, a sua volta, il mondo bar-
barico alla relig. romana? - = sviluppi nel processo e nel sincretismo - una morfologia tipologica del sincretismo
religioso in funzione d. grado di civiltà delle relig. che si incontrano: e del tipo delle religioni stesse.
Il programma del corso viene precisato nella seconda lezione (23 novembre), nella quale
il professore illustra, tra l’altro l’interpretatio come percorso letterario corrispondente al sin-
cretismo come processo culturale, i concetti di sincretismo, teocrasia, i processi di ellenizza-
zione e di romanizzazione; e per ogni questione porta esempi.
“Dopo questi preludi passiamo ora al nostro proprio argomento: e incominciamo dai
Celti”: così si legge all’inizio del 3° quartino. Pettazzoni prende le mosse dalla fonte princi-
pale, cioè Cesare, de bello gallico, 6, ma esamina anche passi di Hecateo, Timeo,
Artemidoro, Posidonio, Strabone, Diodoro, Pomponio Mela, Lucanio, Plinio; passa poi in
rassegna le singole divinità celtiche incontrate nelle fonti letterarie cominciando da
Mercurius, sul quale si sofferma fino a Natale esaminando anche le fonti epigrafiche ed ico-
nografiche, affrontando il problema dell’ interpretatio romana, discutendo della teoria del
Wissowa, ecc.; di Mercurius (più propriamente del dio indicato così, col nome romano) e
delle altre divinità ch’egli prende in esame dal 13 gennaio 1943 egli cerca di evidenziare i
tratti divergenti dal rispettivo dio romano per ricavarne eventualmente delle indicazioni volte
a spiegare come sia avvenuto il sincretismo.
Questo esame termina con l’illustrazione del famoso tricefalo gallico.
Siamo già oltre la metà di febbraio: “22 II ‘943 Parte seconda” si legge in testa al nono
quartino; il professore comincia a trattare dei Germani e della fonte romana principale, la
Germania di Tacito; ma cita anche Cesare, Strabone, Procopio, Marcellino, Paolo Diacono e
altri; l’identificazione delle divinità germaniche attraverso l’interpretatio romana di Tacito,
lo studio di altre fonti, anche iconografiche, e la discussione su vari problemi occupano tutte
le rimanenti lezioni.
Di questo corso Pettazzoni fa litografare le dispense “sibilline” (così le chiamerà egli
stesso nella prima lezione dell’a. acc. 1944-45: v. sotto perché): Storia delle religioni - Corso
1942-43, Roma, Edizioni Italiane, 1943 (non abbiamo potuto vederle); come avvertirà l’au-
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tore nelle dispense dell’a. acc. 1944-45, p. 94, esse contengono soltanto le fonti, cioè passi
di autori greci e latini, senza la relativa trattazione; a tale mancanza supplirà parzailmente la
parte quarta delle già citate dispense 1944-45: La religione pagana dei popoli slavi secondo
le testimonianze medievali greche e latine, Roma, 1945, 94-124 (Divinità del paganesimo
celtico e del paganesimo germanico nell’interpretazione romana).
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SMSR.
Il primo è un grosso volume di oltre 300 pp. in 4°: Giappone. Volume dedicato all’ami-
cizia italo-giapponese, Roma, Carlo Margotti Editore, 1942 (Stabilim. G. Menaglia - Arti
grafiche); esso reca due contributi di Pettazzoni: Il Sintoismo, 85-89, e Aspetti della religio-
ne in Giappone, 91-94.
Notevole è il contributo di Pettazzoni al vol. 17° (1941) degli SMSR: sono del direttore
l’articolo Carmenta, 1-16 + 1 tav. f.t. (l’estratto è di pp. 18 con apposita copertina e fronte-
spizio); la premessa, 72, a Pubblicazioni italiane di Etnologia della rubrica “Rassegne ed
appunti”, 72-86; le recensioni a Biasutti, 72-74, a de Martino, 74-76, a Blanc, 76-77, a Scotti,
77-78, a Pettazzoni-Loukotka, 83-84, la breve nota a Mohr, 86 (l’estratto della rubrica, di pp.
16, non ha copertina); le recensioni della “Rivista bibliografica” a Frick, 96-97, a Junker, 97-
98, a Tucci, 102-103, a Nilsson, 108-110; le “Note bibliografiche”, 117-118; il necrologio
Giacomo Giorgio Frazer, 123-125.
Sono dispense litografate quelle che formano l’opuscolo Storia delle religioni. Dispense
sussidiarie per il Corso “Le religioni dell’Iran e gli esseri supremi dei popoli primitivi”.
Roma, Edizioni Universitarie, 1942, pp. 42 in 8° (Corsi della facoltà di lettere e filosofia
della R. Università di Roma, 20); in una pagina iniziale: “Parte seconda - Dal volume R.
Pettazzoni, Formazione e sviluppo del Monoteismo nella storia delle Religioni I: l’Essere
celeste nelle credenze dei popoli primitivi, Roma, 1922” (sono le pp. 41-81 = c. II
(Intermezzo), con l’omissione di una ventina di pagine).
Per completezza registriamo la nota autobiografica Raffaele Pettazzoni, con
Pubblicazioni del 1941, Annuario della Reale Accademia d’Italia, 13 (1940-1941), Roma,
1942, 50.
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Non è difficile riconoscere dal sin qui riferito che la teoria del Pettazzoni è animata dal proposito di riportare
in onore l’indirizzo evoluzionistico. Ma la cosa più interessante di essa è per noi quello, che egli stesso chiamò il
suo punto di vista mitologico o naturalistico, messo in evidenza nel suo Intermezzo, dopo la esposizione critica del
pensiero del Lang e dello Schmidt.
Egli muove infatti dall’affermazione che, se c’è un dato costante nella credenza australiana - i cui elementi egli
stesso ha poco prima passati in rassegna - in un essere supremo, si è che l’essere supremo dimora nel cielo. La quale
ubicazione non è secondo lui motivata dalla posizione moralmente eccelsa dell’essere supremo, ma è elemento di
carattere primitivo, rivelantesi nella freschezza ed abbondanza dei particolari onde è avviato il quadro di quella
dimora celeste. Questo naturismo si riassume adunque sostanzialmente in un uranismo: l’essere supremo australia-
no è un essere celeste.
Nel par. 4 (Esame critico di dette dottrine), 78-85, il Faggiotto si sofferma su alcuni punti
illustrando la propria concezione.
Quando Pettazzoni riceve in omaggio dal professore padovano una copia delle dispense,
le legge con grande interesse e attenzione segnandone quasi tutte le pagine e apponendo a
margine, in qualche caso, uno o più punti interrogativi; ne appone quattro a margine delle
prime righe del passo sopra riportato; e in data 9 dicembre 1942 scrive tra l’altro all’autore:
Apprezzo molto il vostro sforzo di applicare il vostro punto di vista speculativo alle varie teorie su gli esseri
supremi celesti. Io non ho abbandonato questo affascinante argomento; bensì nel corso delle mie ricerche ho modi-
ficato certe idee, e anche il piano generale dell’opera.
Una cosa mi preme di dirVi, e cioè che io ritengo bensì il monoteismo posteriore geneticamente al politeismo,
ma non derivato da questo per evoluzione, anzi per negazione, che è come dire per rivoluzione: tanto sono lontano
dalla posizione evoluzionistica, che secondo Voi io tenderei a ripristinare.
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Humanitatis, ma non sa se potrà andare a Berlino; per il suo lavoro il Sud gli è molto più
necessario e in questi ultimi anni va sempre sul Lago Maggiore; segnala che nel volume
scritto insieme con Jung, Einführung in das Wesen der Mythologie, in appendice, prende
posizione, in parte negativa, circa la conferenza di Otto sugli Eleusini uscita in Eranos-
Jahrbuch 1939: Ich kann an keinem “Wunder” in Eleusis, wie es Otto annimt, glauben (Io
non posso credere ad alcun “miracolo” ad Eleusi come Otto invece suppone).
Volgendo al termine Kerényi dichiara che sarebbero molti i temi di cui parlerebbe volen-
tieri con Pettazzoni, ma teme di dover attendere la fine della guerra; spera che Brelich, al
ritorno, porterà sue notizie, e anche di Giovannetti, al quale ha inviato Geheimnis der hohen
Städte senza ricevere risposta; conclude riandando col pensiero ai bei giorni romani degli
anni Trenta e affermando che il suo legame personale con l’eterna Italia non diminuirà nel
1943:
Seine eigenen Götter sollen Euer Land beschutzen und es für die Zukunft so erhalten, wie es in ihrem und nicht
in dem Sinn der Menchen ist. Ein heiliges Land der Menscheit wird Italien unter allen Umständen bleiben. (I suoi
dei devono proteggere il vostro paese e conservarlo così in futuro come è nel suo significato e non in quello degli
uomini. In tutti i casi l’Italia resterà per l’umanità una terra sacra).
Dopo questa lettera, i due studiosi riusciranno a scambiarsi poche righe nel giugno 1943;
poi ci sarà un’interruzione dei rapporti fino all’inizio del 1946.
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Dell’opera in due volumi (949 pp.) De Godsdiensten der Wereld onder Redactie van Prof.
Dr. G. van der Leeuw, Amsterdam, 1940-1941, egli si limita a fornire soltanto qualche noti-
zia: l’Olanda è sempre stata in prima linea negli studi storico-religiosi, ma il noto manuale
di storia delle religioni dell’olandese Chantepie de la Saussaye è in lingua tedesca; questo di
Amsterdam è il primo, eccellente, in lingua olandese; riportato l’indice dei capitoli con i
rispettivi autori, il recensore nota positivamente l’inclusione delle religioni bibliche (ebraica
e cristiana) e la presenza di abbondanti e ben scelte illustrazioni; segnala una lacuna comu-
ne a quasi tutti i manuali del genere, cioè la mancanza di un capitolo dedicato alle religioni
dell’America pre-colombiana (Messico, America Centrale, Perù): anche sul manuale diretto
da P. Tacchi Venturi la trattazione è incompleta; più completa in quello di N. Turchi, del quale
- scrive - è prossima la 3.a edizione (uscirà in due volumi illustrati nel 1954, a Firenze, col
titolo Storia delle religioni).
Poche righe Pettazzoni dedica alle seguenti pubblicazioni: P. Brezzi, Cristianesimo e
Impero Romano, Roma, s.a. [1942], una raccolta di testi relativi ai rapporti fra l’Impero
Romano e il Cristianesimo fino alla morte di Costantino, ad uso scolastico; R. Corso,
Etnografia. Prolegomeni, 2.a ediz., Napoli, 1942, un’opera di carattere puramente descritti-
vo; A.C. Blanc, Cosmolisi (estratto dalla RdA, 24), Roma, 1942-43, un’ ampliata elabora-
zione della sua precedente “Etnolisi”, come interpretazione genetico-storica degli attuali
aggruppamenti biologici ed etnologici; M. Azara, Tradizioni popolari della Gallura, Roma,
s.a. [1943], e B.M. Galanti, La danza della spada in Italia, Roma, s.a. [1943], due disserta-
zioni di laurea con le quali s’inaugura la nuova serie di “Studi e Testi di tradizioni popolari
italiane” diretta da Paolo Toschi, lavori condotti con bontà e serietà di metodo, appreso alla
scuola di un maestro esperto e grandemente benemerito di questi studi; Breviari mistici,
Milano, 1942, primo volumetto di una serie di testi mistici che non ha pretese scientifiche e
che va segnalata come uno dei sintomi del crescente interesse, in Italia, per le scritture e le
cose della religione.
Nell’autunno 1942 Pettazzoni viene informato da Merkel del progetto di un’ampia bio-
grafia di Friedrich Max Müller: sta raccogliendo materiali per essa Christel Matthias
Schröder; dietro preghiera dei due studiosi tedeschi il nostro storico delle religioni prepara
una breve nota per invitare i lettori degli SMSR ad inviare allo Schröder lettere, recensioni,
articoli e altri materiali eventualmente in loro possesso.
Il volume 18° (1942) degli SMSR, a causa delle difficoltà determinate soprattutto dal
richiamo alle armi del personale della tipografia e dall’orario limitato di lavoro, è finito di
stampare nel dicembre 1943, ma sarà pronto per la distribuzione nelle prime settimane del
1944; gli scritti di Pettazzoni occupano le pp. 102-103 (recensione), 122-123 (note biblio-
grafiche), 124 (la nota Per una biografia di Max Müller).
Le prime copie della rivista destinate al direttore andranno disperse; egli ne riceverà altre
soltanto due anni dopo, nelle prime settimane del 1946.
È del 16 ottobre 1942 la lettera di Schröder, il quale avrà ulteriori rapporti con Pettazzoni
nel dopoguerra.
Christel Matthias Schröder è un giovane pastore evangelico (è nato nel 1915),studioso di
teologia, scienza delle religioni e filologia indiana; sono dei primi anni Trenta le due pubbli-
cazioni Steht die evangelische Kirche im Dienst Roms?, Elsfleth, 1932, e Christentum und
völkische Religiosität, Elsfleth, 1933; discepolo di Heiler a Marburg / Lahn, lo Schröder si
occupa del neo-paganesimo germanico in polemica con il capo della Deutsche
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Glaubenbewegung, Jakob Wilhem Hauer: Einige Formen des Neuheidentums und ihre
Bedeutung, Zeitchrift für Missionswissenschaft und Religionswissenschaft, 25 (1935), 97-
105; Der Blutglaube in der Religionsgeschichte, Eine heilige Kirche, 7/9, 1936, 211-214;
Wilhelm Hauers “Deutsche Gottschau”, ibidem, 222-248.
Eine heilige Kirche è la rivista diretta da Heiler; e in una collana dello stesso Heiler
Schröder pubblica Das Verhältnis von Heidentum und Christentum in Schellings Philosophie
der Mythologie und Offenbarung. Ein Beitrag zur Religionsphilosophie des deutschen
Idealismus, München, 1936; la sua carriera universitaria termina nel momento in cui deve
cominciare a causa della pubblicazione del suo libro Rasse und Religion. Eine rassen- und
religionswissenschaftliche Untersuchung, München, 1937, in aperto contrasto con l’ideolo-
gia razziale nazista.
Benché assente dalla scena universitaria, egli continua a coltivare gli studi religiosi; col-
labora ancora alla rivista di Heiler e cura il volume In Deo Omnia Unum. Eine Sammlung
von Aufsätzen Friedrich Heiler zum Geburtstag dargebracht, München, 1942.
Nel dopoguerra sarà membro dell’Associazione internazionale di storia delle religioni e
sarà presente all’ VIII Congresso (Roma, aprile 1955); curerà poi l’importante serie Die
Religionen der Menscheit presso l’editore Kohlhammer (51).
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L’Osservatore romano, 11 aprile 1943, 3 (con la riproduzione di un’immagine della fine del
sec. XV conservata nel Convento di Novacella - Bressanone).
Il testo integrale della comunicazione verrà pubblicato nei Rendiconti della Pontificia
Accademia Romana di Archeologia, 19 (1942-1943), 205-245.
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una sua risposta (Attenzione! Nel verso della lettera dell’Arduini c’è la minuta, a matita, di
una lettera sine nomine; ma è diretta a Renato Biasutti).
Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo Pettazzoni riceve una nuova visita di mons.
Amedeo Cantagalli, arciprete di S. Giovanni in Persiceto, il quale è a Roma per il matrimo-
nio di una figlia di Federzoni (il sacerdote è stato parroco a Calcara, dove l’uomo politico
possiede una villa). Il Cantagalli è incaricato di mandare a Roma i certificati di battesimo
ecc. necessari per il matrimonio del nostro storico delle religioni.
Giovedì 4 marzo, alle ore 9.30, nell’aula I della Facoltà di magistero in Via Terme di
Diocleziano 10, tiene la prolusione (Lo studio di Roma antica) Antonio Maria Colini, libero
docente di Topografia romana dal 1948, dal 1926 funzionario dell’Ufficio Antichità e Belle
Arti del Comune di Roma; egli sta compiendo un’opera di esplorazione archeologica e di
sistemazione monumentale di Roma affrontando molti problemi di topografia; oltre a vari
contributi in riviste e atti accademici, ha pubblicato le monografie Il tempio di Veiove e Il
tempio di Apollo, Roma, 1940, ed ha in corso di stampa Lo stadio di Domiziano.
Pettazzoni lo conosce probabilmente da qualche anno; non sappiamo se accoglie l’invito
ad assistere alla prolusione (54).
Grazie all’interessamento di Pettazzoni nella prima metà del marzo 1943 Alberto Carlo
Blanc va a visitare il Forschungsinstitut für Kulturmorphologie di Francoforte sul Meno;
prima della partenza il nostro storico delle religioni gli consegna un pacchetto di estratti di
sue pubblicazioni per la biblioteca dell’Istituto e anche il pro-memoria che trascriviamo:
I materiali mitologici africani servono a Pettazzoni per l’antologia mitologica che sta pre-
parando per l’Utet; l’opera di O. Zerries, Das Schwirrholz, Stuttgart, 1942, è un notevole
lavoro sul rombo; alcuni degli altri scritti dell’elenco riguardano il neo-paganesimo germa-
nico, un argomento che non cessa di interessare il nostro storico delle religioni: ciò si rileva
anche scorrendo gli elenchi dei libri acquistati per la biblioteca della Scuola.
Forse è il Blanc a portargli dalla Germania il libro di Walther Wüst, Indogermanisches
Bekenntnis. Sechs Reden, Berlin-Dahlem, 1942 (è un volume dell’Ahnenerbe-Stiftung dedi-
cato “dem Präsidenten des ‘Ahnenerbe’ Reichsführer SS Heinrich Himmler in Dankbarkeit
und Treu”); forse è lo stesso Blanc a portargli un numero (ottobre 1942) della Deutscher
Glaube. Zeitschrift für arteigene Lebensgestaltung, Weltschau und Frömmigkeit in den ger-
manischen Ländern.
A metà marzo Pettazzoni riceve notizie da Pestalozza: un’incursione aerea su Milano ha
reso del tutto inservibile il palazzo di Corso Roma, per cui si è dovuto trasferire la Facoltà di
lettere nel palazzo di Via Passione; si sta inoltre cercando di porre in salvo fuori città la
biblioteca; non hanno più casa Castiglioni e Barié, e anche altri colleghi hanno la casa o
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storia romana nel pensiero di Vico, Pier Silverio Leicht sulla Raccolta degli Atti delle
Assemblee costituzionali italiane giunta al 40° volume, Manfredi Porena sul movimento
melodico della parola (interviene Clemente Merlo); la Classe esamina poi pubblicazioni in
omaggio e memorie da pubblicare negli atti accademici.
All’adunanza del Consiglio direttivo del Centro di studi sulle civiltà primitive
(19 febbraio 1943)
In Pettazzoni 1939-1940, 247-248, e in un capitolo precedente di questa puntata abbiamo
trattato dell’iniziativa di Pettazzoni volta alla creazione di un istituto dell’Accademia d’Italia
per le civiltà primitive, di carattere strettamente scientifico, parallelo ad un analogo istituto
universitario con finalità essenzialmente didattiche. Tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943
viene creato formalmente il Centro di studi sulle civiltà primitive; da una lettera di Federzoni
a Pavolini datata 8 gennaio 1943 si apprende che la direzione sarebbe affidata ad Alberto
Luchini, capo dell’ufficio razza del Ministero della cultura popolare, e ciò allo scopo di coor-
dinare la politica razziale ufficiale con i risultati del lavoro di ricerca (55); sarà invece
Pettazzoni a dirigerlo con intenti esclusivamente scientifici.
Venerdì 19 febbraio 1943 ha luogo alla Farnesina un’adunanza del Consiglio direttivo
(provvisorio - riteniamo -) del Centro predetto; sono presenti Pettazzoni, Conti Rossini,
Dainelli, Sergi, Luchini (rappresentante del Ministero della cultura popolare), Cerulli (rap-
presentante del Ministero dell’ A.O.I.), De Astis (rappresentante del Ministero dell’educa-
zione nazionale); è assente giustificato Biasutti; in assenza del presidente Federzoni assume
la presidenza Pettazzoni.
Egli apre i lavori con la lettura e l’illustrazione dello Statuto (rectius, progetto o bozza di
Statuto); sostiene che l’opera del Centro si distinguerà nettamente da quella di altri istituti
dedicati, per esempio, alle ricerche di carattere preistorico, pur restando fermo il concetto che
lo studio delle civiltà primitive attuali non può farsi se non nel quadro generale delle civiltà,
comprese le preistoriche, come anche le storiche.
Rellini esprime il parere che l’oggetto di studio del Centro non possa essere contenuto
entro limiti rigorosamente tracciati: per esempio, alcuni popoli oggi scomparsi dell’Asia
potrebbero, per le loro influenze indirette, essere inclusi nel campo di studi del Centro.
Conti Rossini ritiene che si potrebbe precisare l’oggetto dello studio del Centro aggiun-
gendo al titolo la parola “attuali” e riferendosi all’art. 2 propone di completare la specifica-
zione delle varie forme di civiltà menzionando anche la vita “giuridica”.
Sergi crede che convenga lasciare inalterata la denominazione del Centro; Cerulli fa pre-
sente la difficoltà di stabilire delle demarcazioni nette anche perché popoli culturalmente
assai evoluti presentano cospicui elementi di primitivismo; Luchini si associa alle osserva-
zioni di Rellini e Conti Rossini, mentre Dainelli pensa che converrebbe modificare la deno-
minazione del Centro.
A questo punto interviene Pettazzoni dichiarando di accogliere l’emendamento proposto
da Conti Rossini all’art. 2, il quale sarà formulato, in fine, come segue: “vita economica,
sociale e giuridica”; si dichiara d’accordo con quei colleghi che preferiscono mantenere al
Centro la denominazione attuale, che ha il vantaggio di una maggiore elasticità.
L’articolo 3 non dà luogo ad osservazioni; l’articolo 4 dà occasione a Pettazzoni di espor-
re come si sia maturata in lui l’idea che ha trovato oggi la sua realizzazione nel Centro. Egli
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presenta copie della sua comunicazione relativa alla stampa del Catechismo del p. Vincenzo
Mamiani e informa che questa prima pubblicazione è stata affidata a Carlo Tagliavini; dà
inoltre notizie di altre ricerche ed iniziative, tra cui una serie di pubblicazioni di carattere
divulgativo.
Cerulli osserva che qualche interferenza con l’opera dell’Istituto del Nuovo Ramusio
potrà essere evitata mediante opportune intese; Dainelli sottolinea l’importanza della meri-
toria iniziativa assunta da Pettazzoni, riconosce che dai compiti specificati nell’ art. 4 emer-
ge il carattere originale e inconfondibile del Centro, insiste sulla opportunità che questo
carattere specifico si rifletta nella denominazione stessa del Centro, il quale potrebbe intito-
larsi Centro di studi sulle civiltà delle popolazioni primitive.
Pettazzoni osserva che questo titolo sarebbe troppo lungo; se mai, si potrebbe introdurre
un’aggiunta nell’art. 2 atta a precisare che le civiltà primitive che formano l’oggetto specifi-
co del Centro sono quelle dei primitivi attuali restando con ciò aperta la via a quelle altre
forme del primitivismo preistoriche e storiche da cui non può prescindere lo studio integra-
le delle civiltà primitive attuali; tutto ciò, beninteso, subordinatamente all’approvazione del
presidente Federzoni.
Per quanto riguarda l’art. 5 egli accenna alle possibili fonti di finanziamento del Centro
esprimendo la fiducia che i rappresentanti dei vari Ministeri si adopereranno per ottenere i
contributi atti ad assicurare il funzionamento del Centro stesso; è difficile fissare a priori la
cifra occorrente: dipenderà dagli sviluppi che i lavori del Centro potranno avere.
L’art. 6 non dà luogo ad osservazioni.
Volgendo l’adunanza al termine, Pettazzoni informa i colleghi circa l’Istituto
Universitario per le Civiltà Primitive di recente formazione, che ha scopi essenzialmente
didattici per l’insegnamento dell’Etnologia e la formazione del personale direttivo delle
nostre collezioni etnografiche; probabilmente sarà opportuno definire i rapporti con questo
Istituto per quanto possa eventualmente riguardare interessi comuni, per esempio la forma-
zione di una biblioteca specializzata.
Sergi, riferendosi all’Istituto Universitario, ne trae argomento per l’opportunità di man-
tenere anche al Centro la stessa denominazione.
Con il ringraziamento rivolto da Pettazzoni agli intervenuti, alle ore 13, ha termine l’a-
dunanza.
Il nostro storico delle religioni conosce da tempo tutti i suoi colleghi docenti; incontra per
la prima volta Luchini e De Astis.
L’avvocato e giornalista Alberto Luchini ha partecipato al movimento fascista fin dal
1921, ha pubblicato un lavoro sulla limitazione etica della proprietà privata (Firenze, 1924)
e recentemente il volume Destino africano del popolo italiano, Firenze, 1942, e un quader-
no di cultura politica, Popolarità dell’Africa in Italia, Roma, 1942.
Giovanni De Astis è un diplomatico, ministro plenipotenziario presso il Ministero degli
esteri.
Col Luchini e col De Astis - sembra - Pettazzoni non avrà più rapporti (56).
Dopo l’adunanza del 19 febbraio egli si adopera per ottenere i mezzi finanziari necessa-
ri per il finanziamento del Centro: come vedremo, se ne occuperà il Consiglio accademico
nella seduta del 5 giugno prossimo.
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Impegni, incontri, contatti vari tra la fine del marzo e la fine dell’aprile 1943
È probabile che mercoledì 24 marzo 1943 Pettazzoni si rechi all’Istituto di studi romani
per ascoltare il collega ed amico Evaristo Breccia, il quale tiene una conferenza su un tema
che lo interessa: Archeologia dell’Egitto greco-romano.
In questi giorni, per iniziativa delle “Stanze del libro”, si sta allestendo in Corso Umberto
184, nella sede del Circolo della stampa al piano nobile del palazzo Marignoli, la Mostra
delle pubblicazioni dell’Accademia d’Italia; è probabile che mercoledì 7 aprile, alle 17,
Pettazzoni partecipi alla cerimonia d’inaugurazione; a ricevere gli invitati e le autorità ci
sono il presidente dell’Accademia Federzoni, il presidente del Circolo della stampa Lido
Caiani (Sansepolcrista, precisano i cronisti) e il segretario delle “Stanze del libro” comm.
Orlandi; ad inaugurare la Mostra si reca personalmente (così scrivono i cronisti) il ministro
della cultura popolare Polverelli; ma prende la parola soltanto il vice-cancelliere Antonio
Bruers, il quale è incaricato di ritessere intera l’attività editoriale dell’Accademia: v. La
Reale Accademia d’Italia espone le proprie pubblicazioni…, Il Giornale d’Italia, 9 aprile
1943, 3, e G.B. [= Goffredo Bellonci], La Mostra a Palazzo Marignoli. Le pubblicazioni
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dell’Accademia d’Italia danno nuovo impulso alla cultura nazionale, ibidem, 14 aprile 1943,
3.
Nella prima metà d’aprile Pettazzoni riceve in omaggio dal Ministero dell’Africa italia-
na una dozzina di volumi della collezione “Storia della Libia”, pubblicati tra il 1934 e il 1942
sotto gli auspici di Italo Balbo e il patronato dell’Istituto coloniale fascista: egli non li sfo-
glia neppure (restano intonsi) e probabilmente non perde tempo a leggere i fascicoli della
“Collezione dei grandi discorsi” pubblicata a cura del Ministero della cultura popolare: I
Ministri Tôzyô e Tani alla Dieta Imperiale il 28 gennaio 1943 - XXI, Il Dott. Goebbels allo
Sportpalast di Berlino il 19 febbraio 1943 - XXI, e altri che gli vengono inviati in omaggio.
Mercoledì 28 aprile, alle ore 11, Pettazzoni si trova nel Salone Alessandrino alla Sapienza
(Corso del Rinascimento, 40): per iniziativa di un apposito Comitato esecutivo per le ono-
ranze alla memoria di Pietro Fedele, sotto gli auspici del R. Istituto storico italiano per il
medio evo e della R. Deputazione di storia patria, si tiene una solenne commemorazione
dello storico scomparso il 9 gennaio scorso.
Sono presenti il ministro dell’educazione nazionale Biggini, molti accademici d’Italia e
professori universitari, rappresentanti di società e istituti scientifici, autorità varie.
Aprono la seduta il sen. Carlo Calisse e il prof. Vincenzo Federici, successori del Fedele
l’uno nella presidenza dell’Istituto storico e l’altro nella presidenza della Deputazione; tiene
il discorso commemorativo principale il discepolo e collaboratore Raffaello Morghen, il
quale, tracciata la storia della scuola romana fondata da Ernesto Monaci, parla del Fedele
come studioso, scrittore, insegnante, organizzatore degli studi storici in Italia, uomo politico.
La sera stessa viene pubblicata una nota di cronaca sulla cerimonia: Pietro Fedele com-
memorato dagli storici alla Sapienza, Il Giornale d’Italia, 29 aprile 1943, 2.
Verso la fine del mese giunge a Pettazzoni una cartolina del Merkel datata 12 aprile 1943:
il collega tedesco si dichiara disposto a preparare per gli SMSR una serie di recensioni; ma
dopo questa data si interrompe la corrispondenza dei due studiosi fino a tutto il 1945.
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Nella Commissione per la libera docenza in Storia delle religioni (5-8 aprile 1943)
Come abbiamo ricordato in un capitolo precedente, con ordinanza 16 febbraio 1942 il
Ministero dell’educazione nazionale ha indetto una sessione per l’abilitazione alla libera
docenza.
In ottobre è stata nominata la Commissione giudicatrice per Storia delle religioni:
Agostino Faggiotto, Uberto Pestalozza, Raffaele Pettazzoni, Giuseppe Ricciotti, Bruno
Vignola.
Il nostro storico delle religioni esamina (o riesamina) le pubblicazioni presentate dai due
candidati, Angelo Brelich e Luisa Banti; in un foglietto annota alcuni argomenti per la dis-
cussione dei titoli.
I lavori hanno luogo dal 5 all’8 aprile 1943; lunedì 5, alle ore 10, Pettazzoni riceve i col-
leghi nella sede dell’Istituto di studi storico-religiosi (con tutti egli ha già avuto rapporti in
passato); la presidenza spetterebbe di diritto a lui che è titolare della materia con il maggior
numero di anni d’insegnamento; ma dietro sua proposta viene nominato presidente
Pestalozza; su proposta di quest’ultimo Faggiotto fungerà da segretario.
Sono presenti i candidati Angelo Brelich e Luisa Banti; un terzo aspirante si è ritirato: è
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…strabocchevole pubblico, che se ne uscì però irritato e faceziante. Specialmente i giovani preti e frati erano
tra i più arrabbiati. Si aspettavano molti che il Gentile dichiarasse la sua fede cattolica, in senso dogmatico. Poiché
si era parlato di questo cattolicesimo del Gentile negli ultimi mesi, io avevo detto agli amici che molto probabil-
mente, tutto al più il Gentile avrebbe identificato l’idealismo attuale col cattolicesimo, così come nel 1923 aveva
identificato il fascismo col liberalismo. Fui facile profeta…
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Il discorso viene tempestivamente stampato nel mese successivo: G. Gentile, La mia reli-
gione. Conferenza tenuta nell’Aula Magna della R. Università di Firenze il 9 febbraio 1943-
XXI pel R. Istituto di studi filosofici, Firenze, 1943; Pettazzoni ne riceve una copia, se non
alla fine del mese, in aprile; legge il testo dalla prima all’ultima parola apponendo a matita
segni a margine in ogni pagina e sottolineando molte righe, per esempio le seguenti.
Alle pp. 6-7:
Ripeto dunque la mia professione di fede, piaccia o dispiaccia a chi mi sta a sentire: io sono cristiano. Sono cri-
stiano perché credo nella religione dello spirito. Ma voglio subito aggiungere, a scanso di equivoci: io sono cattoli-
co. E non da oggi; sia anche questo ben chiaro. Cattolico a rigore, sono dal giugno del 1875, ossia da quando sono
al mondo… Sto, prosaicamente, percorrendo fin dal giorno della mia nascita la via di Damasco…
… e se si vuol parlare di conversioni, posso dire che la mia conversione è la storia d’ogni giorno, di sempre…
…così potrà dirsi che il vero cattolicismo è quello che storicamente si configura in un sistema di istituti e di
dommi, ma è anche vero che istituti e dommi non sono obiettivamente esistenti e operanti fuori della mente e del-
l’animo del credente; essi in interiore homine sono accettati ed intesi com’è possibile a ciascuno intenderli, colla
propria testa, liberamente…
A margine delle righe finali il nostro lettore appone cinque punti esclamativi; altri quat-
tro li appone a p. 15 a margine delle prime righe del seguente passo:
Ciò che la Chiesa cattolica vuole insegnare è degno, in tutti i suoi dommi, di essere accolto da ogni alto spiri-
to cristiano, consapevole della rivoluzione operata nel pensiero e nella vita dell’uomo dall’Evangelo come scoper-
ta della vita dello spirito.
Riteniamo che Pettazzoni condivida ben poche delle affermazioni gentiliane; non condi-
vide certamente l’affermazione che “la religione stricto iure non ha storia” (p. 34); e in calce
all’ultima pagina, dove l’autore sottolinea “l’inquietudine del cuore che non posa e cerca
sempre perché ha sempre da cercare”, annota: “ma il cattol.o è certezza!”
1942-43
Croce, Perché non possiamo non dirci ‘cristiani’
Gentile, La mia religione
Orestano, La vita religiosa nella nuova Europa
Così scrive Pettazzoni su una busta, nella quale - riteniamo - include i tre scritti, forse con
l’intenzione di scrivere qualcosa sull’argomento; ma poi non ne fa nulla.
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Giappone. Una religione dimissionaria, L’Osservatore romano, 29-30 marzo 1943, 1; l’arti-
colista, giovandosi de La mitologia giapponese del nostro storico delle religioni (Bologna,
1929), tratta dello scintoismo; si sofferma soprattutto sulla trasformazione dello Scinto tra il
1889 e il 1900: “Le fasi di questa singolare trasformazione - che tra gli studiosi italiani
Raffaele Pettazzoni ha accuratamente descritto - meritano di essere conosciute, anche attra-
verso la divulgazione, perché interessano, oltre che la cultura religiosa, la stessa cultura
generale d’oggi”.
L’autore presenta la religione nazionale del Giappone come religione dimissionaria per-
ché un provvedimento governativo nell’anno 1900 ha istituito nel Ministero dell’interno un
Ufficio speciale pel Sinto, distinto dall’ “Ufficio delle religioni”.
Poiché - come dichiara il Quercesi - lo scritto è condotto sopra il libro di Pettazzoni, que-
sti desidera definire nell’importante materia il suo pensiero e redige l’articolo che qui di
seguito riassumiamo in poche parole.
La Costituzione del 1889, modellata su quella degli stati liberali d’Europa e d’America,
aveva parificato il Sinto alle altre religioni; il provvedimento successivo del 1900 riafferma-
va la sua insostituibile unicità esaltandone i valori genuini ed originari: questo il senso delle
“dimissioni”; “dimissioni” parrebbe secondo la lettera del provvedimento amministrativo;
ma nel mondo della religione non è la lettera che conta: il Sinto come istituzione patriottica
è una scuola di civismo e di lealismo, ma sempre nella sua piena esistenza religiosa.
Dopo alcuni cenni sulle altre religioni del Giappone, per esempio Buddismo e
Cristianesimo, Pettazzoni documenta le sue affermazioni con la testimonianza di G. Kato,
professore di Storia delle religioni nell’Università di Tokyo e con la dichiarazione di una
popolana, madre di un aviere caduto nel cielo di Cina, grata della morte gloriosa toccata al
figlio: è la voce del Sinto che vibra nella sua lettera, la voce millenaria della religione nazio-
nale - commenta Pettazzoni.
Il suo scritto viene pubblicato nel quotidiano romano della sera: Religione dimissiona-
ria?, Il Giornale d’Italia, 14 aprile 1943, 3.
Altri articoli del quotidiano vaticano attireranno l’attenzione di Pettazzoni, per esempio
quelli di G. Canali, Particolari iconografici della SS. Trinità nell’Alto Adige, 11 aprile 1943,
3, di G. Bersani, Simbologia paleostorica della divinità, 4/5 maggio 1943, 3, di G. Narducci,
La tomba di un ambasciatore congolese in Santa Maria Maggiore, 28 agosto 1943, 3 (in que-
st’ultimo è citato un diario di p. Luca da Caltanissetta (al secolo Giuseppe Natale), conser-
vato nella Biblioteca municipale di quella città).
…Da Milano Le ho fatto inviare, attraverso il mio editore, l’ ultima mia opera “Le più antiche culture agrico-
le europee”. Lavoro originale questo, dalla prima all’ultima parola, frutto di scavi importanti miei e di 10 anni di
meditazione e di 3 anni di ricerche nei musei italiani e centro-europei. È, m’illudo, la luce finalmente su tante con-
troversie circa i rapporti dell’Italia con i Balcani durante l’eneolitico. Il primo tentativo di un ordinamento siste-
matico (anche cronologico) di tutto il materiale.
Il lavoro maturò lentamente, dopo anche il vaglio di numerosi colloqui con i più eminenti specialisti stranieri
della materia, ché in Italia non si à idea di simili problemi, né si conoscono i materiali. M’illudo perciò che il libro
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giovi e abbia anche maggiore fortuna della grande che pur ànno avuto ta1uni miei precedenti lavori.
Modificato in parecchie parti, e con l’aggiunta della età del ferro, il testo uscirà anche in tedesco e molto pre-
sto per cura dell’Istituto Germanico di Francoforte nella serie dei Berichte della Röm.Germ.Kom. sulla preistoria
europea: ché sentitissimo è in Germania il bisogno di un libro di testo che apra finalmente
gli orizzonti sulla preistoria italiana per quanto riguarda i rapporti con gli altri paesi, intercorsi nelle varie
età.
Dopo, per un poco abbandonerò l’ Europa. Da anni penso e studio i problemi della steppa eurasica verso i
quali mi sento sospinta da invincibile attrazione come verso un centro di civiltà che dovrà infine dischiudere il
mistero che ancora grava su tanti importanti problemi specie del prossimo oriente. Mi sono data quindi presente-
mente anima e corpo alla Etnologia; perché nel mio insegnamento Paletnologia e Etnologia si spiegano a vicenda
e appaiono inscindibilmente collegate: né è possibile capire questa senza illuminarla con la piena conoscenza di
quella. Sicché, come penso io, un paletnologo può essere e divenire perfetto etnologo, mentre questo non sarà mai
tale se specializzato soltanto in etnologia.
Se ò voluto chiarirLe così il mio pensiero oggi è perché - come ò visto dalla Gazzetta Uff. - ci sarà il concor-
so di Paletnologia tra breve e Ella è tra i commissari .
Io m’illudo frattanto che le pratiche già da tempo avviate per una catt. di paletnol. a Milano possano tempe-
stivamente essere risolte. So, da quanto mi disse tempo fa il Pestalozza, che anche Lei caldeggia questa istituzione
di nuova cattedra.
Comprendo quanto delicata sia la presente Sua posizione nei riguardi miei. Ed ecco perché, dopo tanto cruc-
ciarmi, sono ora lieta di non averLa rivista a Bologna.
Come del pari felice sono che il Patroni non sia tra i commissari perché io ò dovuto dedicare a lui questa mia
recente opera dato che a lui sostanzialmente debbo se ebbi l’incarico a Milano, mentre per altro verso dovevo
addolcire la pillola, avendo dovuto (senza nominarlo) andare contro alle sue sbagliatissime teorie cronologiche.
Ma detto ciò, consenta Le dica anche che non credo affatto che uomini come il Sergi e il Biasutti siano diret-
tamente informati dell’opera mia, mentre lo sono certo appieno di quella del Blanc, più affine agli studi loro. Un
Minto, un Anti, un Giglioli, prescindendo dal Patroni, avrebbero ben altrimenti potuto giudicare gli argomenti da
me trattati.
Ecco perché mi affido a Lei. So che nei rigorosi limiti dei miei meriti Ella non mi abbandonerà in questa cir-
costanza: Lei che sa anche con quale passione, con quale costanza, attraverso quali inauditi sacrifici io, donna, da
sola, senza mezzi, senza amici potenti, mi sono fatta strada cercando una via autonoma di studio. E Lei sa anche
quanto decisivo sia il momento per me, or che si tratta di coronare una vita spesa nel puro obiettivo della scienza.
Speriamo, Le ripeto, speriamo nella catt. di Milano. Speriamo sia concessa tempestivamente…
La Zambotti è ben informata; soltanto dopo tre mesi, con ministeriale 2022 del 9 luglio,
Pettazzoni riceverà la nomina a Commissario per il concorso di Paletnologia nell’Università
di Roma insieme con Renato Biasutti, Biagio Pace, Carlo Anti e Sergio Sergi.
A seguito degli avvenimenti politici e militari il concorso non sarà espletato: il ministro
Severi del governo Badoglio nella tarda estate 1943 sospenderà tutti i concorsi universitari.
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mismo: La certezza del nostro ritorno in Africa riaffermata dal Ministro Teruzzi, ibidem, 3;
ma negli stessi giorni, in previsione del peggio, il ministro dell’educazione nazionale dispo-
ne che le lezioni nelle scuole abbiano termine entro il 20 maggio e che entro lo stesso ter-
mine siano compiute le operazioni di scrutinio; entro i primi mesi di giugno dovranno con-
cludersi gli esami nelle scuole elementari e medie; le prove di maturità avranno inizio il 10
giugno.
A Pettazzoni interessa conoscere anche gli orientamenti del nuovo ministro dell’educa-
zione nazionale e pertanto è da ritenere che legga attentamente, nella stampa quotidiana, il
resoconto della relazione al bilancio del dicastero che viene presentata tra aprile e maggio;
nell’illustrare la situazione della scuola il ministro Biggini afferma tra l’altro che egli ver-
rebbe meno al suo compito se tutta la sua opera non fosse diretta a far sì che la Scuola “sia
la più potente ed austera voce di guerra”; la politica scolastica non può essere che politica di
guerra e, come la guerra, dura, inflessibile, categorica…; dichiara poi di voler procedere
nella riforma scolastica con gradualità e concretezza sulla base della “Mussoliniana Carta
della Scuola”; conferma che la direttiva della ruralità della scuola elementare corrisponde al
preminente interesse politico, economico e sociale della lotta all’urbanesimo…; insiste sulla
necessità di evitare l’eccessivo affollamento dei licei classici e degli istituti magistrali e di
potenziare le scuole e gli istituti tecnici; preannuncia che l’organizzazione didattica univer-
sitaria sarà sottoposta a revisione: alla base dell’attività degli atenei ci devono essere rigore
critico, padronanza del metodo, educazione dello spirito...
Il ministro Biggini esalta la bontà della nuova scuola media che quest’anno compie il
primo ciclo triennale; ma corre voce ch’egli intenda introdurre modifiche e che, in generale,
i suoi progetti prevedano un riavvicinamento alla riforma Gentile del 1923; egli si propone
di accentuare il carattere selettivo nelle scuole e di sfoltire anche le università.
Da una lettera di Emilio Bodrero in data 6 maggio 1943 apprendiamo che Pettazzoni ha
aderito all’Associazione Amici della Romania; il presidente Bodrero lo invita a far parte del
Consiglio direttivo che si sta formando; non sappiamo se l’invito viene accolto.
Pettazzoni si è interessato recentemente per far ottenere un premio di 2000 lire da parte
dell’Accademia d’Italia a Mario Cappieri; come abbiamo riferito a suo luogo, egli ha avuto
benevoli parole in lode della comunicazione sugli Andamanesi presentata alla 41.a Riunione
della SIPS (Roma, 27 settembre - 1° ottobre 1942): un prezioso incoraggiamento e uno spro-
ne - scrive l’autore in data 12 maggio 1943 - per intraprendere un’opera di maggior mole
sulle caste indiane; il Cappieri è un antropologo che ha compiuto indagini in India; sulle
caste degli intoccabili nel 1947 pubblicherà uno studio negli Atti della Società italiana di
demografia e statistica e terrà una comunicazione all’Istituto italiano di antropologia (v. Le
caste degli intoccabili in India, RdA, 35 (1947), 424-429; ivi, 450-457, c’è anche una sua
ampia recensione dell’opera di J.H. Hutton, Caste in India, its nature, functions, and origins,
Cambridge, 1946); inizierà tardi la carriera universitaria: conseguita la libera docenza in
Antropologia il 18 dicembre 1954, sarà assistente volontario alla cattedra della disciplina e
poi docente nell’Istituto universitario orientale di Napoli (60).
In un capitolo precedente abbiamo documentato il costante interesse di Pettazzoni per il
neo-paganesimo e, in genere, per la situazione religiosa nella Germania nazista, nonché per
gli studi sull’antica religione germanica; “R. Pettazzoni - maggio 1943” troviamo scritto a
matita sul frontespizio dell’opuscolo di Alfred Müller, Die neugermanischen
Religionsbildungen der Gegenwart. Ihr Werden und Wesen, Zweite, unveränderte Auflage,
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devota, dedita unicamente a creargli intorno l’oasi di affetto e di pace indispensabile allo stu-
dioso”; ella sacrificherà tutto “a questo ideale insieme domestico e scientifico”.
Chi si reca in casa di Pettazzoni ha l’impressione che la moglie, molto gentile, tenga lo
studioso sotto vetro, al riparo dai rumori del mondo (così dirà Stelio Martini); ella obbedisce
a un preciso ordine del marito, il quale non vuol essere disturbato, distolto dallo studio; rara-
mente egli sospende il lavoro per intrattenersi con qualche visitatore occasionale; e solo per
pochi minuti, verso sera, egli accompagna Adele in una passeggiata… intorno al palazzo.
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Alla direzione del Centro di studi sulle civiltà primitive (primavera - estate 1943)
In attesa dei provvedimenti formali relativi al funzionamento del Centro di studi sulle
civiltà primitive Pettazzoni, dopo la riunione del 19 febbraio 1943, si adopera per ottenere i
finanziamenti necessari; trascriviamo alcune righe preparate da un funzionario
dell’Accademia d’Italia nei primi giorni del giugno 1943:
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promuovere la collaborazione fra le varie discipline interessate allo studio delle civiltà primitive, e il coordina-
mento delle singole iniziative.
5°) Il Centro di studi sulle civilta’ primitive provvederà al suo funzionamento finanziario e bibliografico con i
mezzi che potranno essere assegnati dalla Reale Accademia d’Italia e con quelli che potranno essere destinati a tale
scopo da enti e da privati mediante erogazioni, donazioni o lasciti.
6°) Della gestione dei fondi sarà reso conto nei modi di legge al Consiglio Accademico della Reale Accademia
d’Italia.
Roma, 18 agosto 1943. Carlo Formichi
Pettazzoni vede finalmente realizzato il suo progetto di tre anni fa; ma gli avvenimenti
politici e militari dei prossimi mesi impediranno il funzionamento del Centro.
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nascondere la simpatia per gli aglo-americani e per i russi ed a manifestare senza riguardi la
speranza di vedere presto la fine del regime insieme con la cessazione del conflitto; intorno
ad elementi della borghesia intellettuale più illuminata ed ai pochi antifascisti sfuggiti alla
persecuzione fascista si va sempre più sviluppando l’avversione al regime; sentimenti di
avversione serpeggiano anche nelle file del PNF… (62)
E Pettazzoni? Conosciamo i suoi sentimenti e le sue opinioni; ma riteniamo che, per pru-
denza, egli parli liberamente soltanto con qualche amico fidato; non sappiamo se egli, come
tanti italiani, ascolti Radio Londra per conoscere le notizie che la radio ed i giornali italiani
nascondono agli ascoltatori ed ai lettori.
Giovedì 24 giugno Gentile, il quale da un po’ di tempo è lontano dalla ribalta politica, su
invito di Carlo Scorza, segretario del PNF, tiene in Campidoglio il Discorso agli Italiani, pre-
sente una larga rappresentanza del governo, dell’Accademia d’Italia, della stampa e degli
enti ed istituti di cultura; non sappiamo se Pettazzoni è tra gli ascoltatori; in ogni caso egli
può leggere il testo integrale del discorso nel quotidiano romano della sera: Il discorso di
Giovanni Gentile agli Italiani, Il Giornale d’Italia, 25 giugno 1943, 3 (il discorso viene poi
stampato in un opuscolo a cura del PNF in migliaia di esemplari): esso è tutto improntato sul
dovere degli Italiani a mantenersi “fedeli alla Madre antica, disciplinati, concordi, memori
della responsabilità, risoluti di combattere, di non smobilitare gli animi…; le dispute e le dis-
cussioni a dopo...”; non mancano, come sempre, le affermazioni contrarie alla realtà dei fatti:
per esempio, a proposito delle popolazioni “bombardate, mitragliate, tormentate fisicamente
e moralmente di giorno e di notte per mesi e mesi tra i disagi e le miserie inenarrabili di ogni
genere” l’oratore sostiene: “Non un grido di protesta contro i presunti responsabili della
guerra, non un tentativo di farla comunque finita, non un segno di stanchezza e prostrazione
degli animi…”; le note informative della polizia attestano il contrario!
Come abbiamo anticipato in un capitolo precedente, all’inizio dell’estate Pettazzoni
incontra al Ministero dell’educazione nazionale Achille Bertini Calosso, col quale tratta della
pubblicazione delle Tavole di Gubbio a cura di Giacomo Devoto in occasione del 500° anni-
versario della scoperta dell’importante documento (1444-1944).
In Pettazzoni 1939-1940, 178 e 192, abbiamo accennato alla traduzione italiana del Popul
Vuh, l’antico poema sacro dei Maya, compiuta da Guido Valeriano Callegari; svanito il pro-
getto di pubblicarla presso la Casa editrice Carabba di Lanciano, l’autore spera nell’inter-
vento del Centro italiano di studi americani e di Pettazzoni, presidente del Comitato di etno-
logia americana; ma benché il lavoro sia stato apprezzato, a suo tempo, da Paolo Emilio
Pavolini e ora lo ritenga interessante anche il nostro storico delle religioni, egli deve rasse-
gnarsi ad attendere tempi migliori (che per lui non verranno mai!); intanto Pettazzoni trat-
tiene la traduzione italiana dell’ Introduzione di A. Villacorta premessa all’edizione spagno-
la; ne riparleremo.
“Colloquio 30 giugno 1943” annota Pettazzoni in calce alla copia di una sua lettera a
della Monica: è da escludere che egli si rechi a Bologna in questi giorni; il colloquio, riguar-
dante soprattutto le trattative per la traduzione tedesca de La confessione dei peccati, avvie-
ne per via telefonica; il nostro storico delle religioni sollecita anche la stampa del vol. 18°
(1942) degli SMSR.
È da ritenere che già in questi giorni egli cominci a preparare il materiale per il volume
successivo; ne manderà una parte alla tipografia, la quale comincerà la composizione proba-
bilmente già prima della fine dell’anno; ma poi tutto sarà sospeso, e se ne riparlerà nel dopo-
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prima metà degli anni Quaranta: infatti il giovane sacerdote conseguirà il dottorato, presso
l’ateneo sopra citato, nel 1946.
Negli stessi anni egli segue i corsi di Storia delle religioni nella Facoltà di lettere roma-
na (nel 1948 e nel 1949 dichiarerà a Griselda Costantini di averli seguiti con molto interes-
se, di averli apprezzati, e di aver meditato sulle opere del professore).
Dal 1946 al 1949 egli sarà allievo di p. Schmidt nell’Università di Fribourg (Svizzera),
dove conseguirà il dottorato in Filosofia con una tesi di argomento etnologico; negli anni
1949-1950 frequenterà corsi di perfezionamento in Etnologia all’Università di Parigi e nel
1951 conseguirà il dottorato in Filosofia all’Università cattolica di Milano; nel 1964 sarà
chiamato come assistente scientifico dall’Istituto di Etnologia dell’Università di Colonia; nel
1967 passerà a Roma come assistente volontario presso l’Istituto di Etnologia diretto dal
Grottanelli; nel 1969 conseguirà la libera docenza in Etnologia.
Non ostante il suo dichiarato apprezzamento per Pettazzoni, dal quale deriverà un certo
orientamento nell’indagare la tipologia dell’essere supremo, il Maconi conserverà sostan-
zialmente l’adesione alla teoria del monoteismo primordiale condividendo, con qualche dif-
ferenza, l’opinione di p. Schmidt che la credenza primitiva nell’essere supremo sia il pro-
dotto di un’elementare intuizione causalistica; egli non riconoscerà alcun debito al nostro
storico delle religioni, al quale anzi rivolgerà dure critiche; per esempio, scriverà tra l’altro
nell’articolo La storia delle religioni in Italia, La Scuola cattolica, 86 (1958), 401-426, e pre-
cisamente 414:
A ciò s’aggiunge quella mancanza di connaturalità dell’autore ai problemi religiosi, per la quale i soui libri
(quelli di storia comparata) si fanno ammirare, ma non convincono. Su un piano umano, pur inchinandoci alla pode-
rosa personalità del Pettazzoni, sentiamo di potergli rimproverare la mancanza di una vera libertà spirituale nel giu-
dicare scientificamente, occasionata in lui dal colore religioso dei suoi avversari (cattolici).
Allo stato attuale della nostra ricerca non risultano ulteriori contatti diretti, dopo i primi
anni Quaranta, tra Maconi e Pettazzoni (63).
Note
(1) Sul romano Mario Praz (1896-1982) esiste una vasta letteratura; noi ci limitiamo a segnalare la fondamenta-
le Bibliografia degli scritti di Mario Praz a cura di V. e M. Gabrieli, Roma, 19972, e la recente raccolta di suoi saggi,
Bellezza e bizzarria a cura di A. Cane, Milano 2002: ivi l’introduzione di G. Ficara, Mario l’ epicureo, IX-XXXV,
la Cronologia a cura di A. Cane, XXXVII-LXXI, la Bibliografia a cura di A. Cane, 1735-1781 (1765-1781:
Bibliografia essenziale della critica).
(2) Sul fiorentino Wolfango (Wolf) Giusti (1901-1980) segnaliamo la voce di E. Sgambati nel DBI, 57, 2001,
200-202 (con bibliografia).
(3) La lettera di de Martino del marzo 1941 è pubblicata a cura di M. Gandini, Alcune lettere di E. de Martino a
R. Pettazzoni, Rivista di storia della storiografia moderna, 17 (1996), 143-150, e precisamente 148-150.
(4) Sul diplomatico Vittorio Bianchi trascriviamo le tre righe della voce pubblicata nel Chi è? del 1931: “Console
generale d’Italia a Zurigo e a Vaduz. Zurigo (Svizzera)”; aggiungiamo che dalla voce del Chi è? 1936 risulta mini-
stro plenipotenziario dal 28 gennaio 1933 presso la Legazione d’Italia a Lima (Perù).
(5) Sul “banchiere umanista”, il vastese Raffaele Mattioli (1895-1973), ci limitiamo a segnalare il Profilo di
Raffaele Mattioli di G. Malagodi, Milano, 1984, le biografie di G. Galli, Mattioli, Milano, 1991, e di U. Martegani,
Il cappello del banchiere: vita di Raffaele Mattioli, Palermo, 1999, le relazioni tenute nel corso di due convegni pub-
blicate col titolo La figura e l’opera di Raffaele Mattioli, Milano-Napoli, 1999; si veda anche il recente volume di
S. Gerbi, Raffaele Mattioli e il filosofo domato, Torino, 2002.
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(6) Sul napoletano Francesco Sbordone (1911-1982) offre notizie bio-bibliografiche essenziali la voce del Chi è?
1948; ma si veda il volume a cura di M. Gigante, Ricordo di Francesco Sbordone, Napoli, 1994, e in particolare in
esso il saggio critico di L. Spina.
(7) Sul tedesco Walter Baetke (1884-1978) si possono vedere le pagine di K. Rudolph, Walter Baetke (1884-
1978), nel suo volume Geschichte und Probleme der Religionswissenschaft, Leiden-New York-Köln, 1992, 368-
380, e la voce dell’ Internationales Germanistenlexikon 1800-1950, hrsg. von C. König, Berlin-New York, 2003;
segnaliamo inoltre il contributo di K. Rudolph e Fr. Heinrich, Walter Baetke (1884-1978), Zeitschrift für
Religionswissenschaft, 9 (2001), 169-184. Per la bibliografia degli scritti si vedano W. Baetke, Kleine Schriften,
Weimar, 1973, 375-383, e Jahrbuch der SAW zu Leipzig 1977-78, Berlin, 1980, 271-282.
(8) Sul genovese Giuseppe Santo Mario Parodi (1893-1961) si può vedere la voce del Chi è? 1940 e 1948.
(9) Sul bolognese Riccardo Bacchelli (1891-1985) si possono vedere le storie letterarie del Novecento e i dizio-
nari della letteratura italiana: per esempio, la voce di E. Caccia nel Dizionario critico della letteratura italiana diret-
to da V. Branca, Torino, 1, 19862, 161-168 (con notevole bibliografia).
(10) Sul cantaliciano Primo (in religione p. Luigi) Vannicelli (1907-1979) offre notizie bio-bibliografiche essen-
ziali la voce di Lui, chi è?, Torino, 1969, 762; su due importanti suoi lavori si vedano le pagine di P. D’Elia, Studi
etnologici e religiosi sull’Asia orientale, La Civiltà cattolica, 97 (1946), 4, 439-448.
(11) Si veda L. Vannicelli, I recenti contributi e indirizzi etnologici in Italia, Rd delle sessioni della Accademia
delle scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di scienze morali, 5, 5 (1952-53), 199-232 (testo integrale), e precisa-
mente 220-225, oppure Recenti sviluppi e metodi dell’Etnologia in Italia, Actes du IVe Congrès International des
sciences anthropologiques et ethnologiques. Vienne, 1-8 septembre 1952, t. II. Ethnologica. Première partie, Wien,
1955, 31-39 (testo ridotto), e precisamente 33-36.
(12) Cfr. R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo: contributo alla storia di una generazione, Milano,
1962, 559-560: La beffa delle stelle filanti all’Università di Roma (maggio 1941).
(12 bis) Sulla Rivista d’Albania si può vedere una breve notizia di P. Toschi, La Rivista d’Albania, Lares, 12
(1941), 64-65.
(13) Su Vinigi Lorenzo Grottanelli (1912-1993), nato ad Avigliana da padre toscano, segnaliamo la voce di V.
Ribeiro Corossacz nel DBI, 60, 2003, 24-27 (con bibliografia essenziale).
(14) Sullo svedese Stig Wikander (1908-1983) segnaliamo la voce di C. Scott Littleton nell’ ER ed. tem. eur., 5,
1995, 630-632 (con elenco delle opere principali di e su Wikander); è importante la corrispondenza Eliade-Wikander
pubblicata con ricco corredo di note da M. Timus ed E. Ciurtin: The unpublished correspondence between Mircea
Eliade and Stig Wikander (1948-1977), Archaeus, 4 (2000), 3, 157-185, e 4, 179-211, 5 (2001), 3-4, 75-119, 6
(2002), 3-4, 325-362.
(15) Sul tedesco Adolf Ellegard Jensen (1899-1965) si può vedere la voce di O. Zerries nell’ ER ed. tem. eur., 5,
1995, 257-258; per la bibliografia degli scritti segnaliamo S. Seyfarth und W. Jäger, Veröffentlichungen von Ad. E.
Jensen, in Festschrift für Adolf Ellegard Jensen, München, 1964, 1, XI-XVI. Per le idee di Jensen sulla storia delle
religioni è da vedere il suo volume Mythos und Kult bei Naturvölkern. Religionswissenschaftliche Betrachtungen,
Wiesbaden, 1951; si veda anche la Prefazione all’edizione italiana di un’altra sua opera, Come una cultura primi-
tiva ha concepito il mondo, Torino, 1952, 9-18.
(16) Sul lucchese Bruno Nardi (1884-1968) ci limitiamo a segnalare le voci di T. Gregory nell’ EF2, 4, 1969, 882-
883, e nell’ Enciclopedia dantesca, Roma, 4, 1973, 5-8 (ambedue con bibliografia). I documenti del 1941 citati nel
testo sono riprodotti in Filosofi Università Regime. La Scuola di Filosofia di Roma negli anni Trenta. Mostra sto-
rico-documentaria a cura di T. Gregory, M. Fattori, N. Siciliani de Cumis, Roma-Napoli, 1985, 125-132.
(16 bis) Sulle recensioni a Naturalismo e storicismo nell’etnologia fornisce qualche indicazione M. Gandini,
Ernesto de Martino. Nota bio-bibliografica, Uomo e cultura, 10 (luglio-dicembre 1972), 223-268, e precisam. 247-
248.
(17) Sul triestino (di Senosecchia) Carlo Antoni (1896-1959) è da vedere la voce di M. Biscione nel DBI, 3, 1961,
507-509 (con bibliografia); tra le pubblicazioni posteriori più recenti segnaliamo G. Sasso, L’illusione della dialet-
tica. Profilo di Carlo Antoni, Roma, 1982, e S. Marelli, L’ultimo Antoni e la difesa dell’individuo, Rimini, 1993; si
vedano anche le pagine di R. Pertici, Una lettura liberale: Carlo Antoni, nel suo volume Storici italiani del
Novecento, Pisa-Roma, 1999 (è il n. 3 della rivista annuale Storiografia), 313-317.
(18) Sul cremonese Carlo Falconi (1913-1998) offre notizie biografiche e un elenco delle opere la voce del
Dizionario generale degli autori italiani contemporanei, Firenze, 1974, 1, 491-492.
(19) Su Bruno Cicognani (1879-1962), nato a Firenze da padre romagnolo, segnaliamo la voce di I. Petroni nel
DBI, 25, 1981, 412-416 (con ricca bibliografia degli scritti e della critica).
(20) Sull’azione di propaganda del regime fascista nei paesi stranieri segnaliamo B. Garzarelli, Fascismo e pro-
paganda all’estero: le origini della Direzione generale per la propaganda (1933-1934), Studi storici, 43 (2002),
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477-520; sulle vicende istituzionali del Ministero della cultura popolare si può vedere G. Montefusco,
L’ordinamento, i compiti e le attribuzioni del Ministero per la cultura popolare, Roma, 19392; la stessa Garzarelli
ha condotto un’analisi dell’azione della Direzione per la propaganda nei riguardi della Francia e della Germania
nella tesi di dottorato in Storia dell’Italia contemporanea: Il fascismo e la propaganda all’estero. La Direzione gene-
rale per la propaganda del Ministero per la Cultura popolare: i casi di Francia e Germania, Università degli studi
tre (Roma), Dipartimento di studi storici, geografici e antropologici, XIII Ciclo, 2002 (tutors A. Capone e F. Fonzi).
(21) Sulla rivista Primato ci limitiamo a segnalare la voce di A.J. De Grand nel Dizionario del fascismo a cura
di V. de Grazia e S. Luzzatto, Torino, 2, 2003, 428-429 (con bibliografia).
(22) Per le notizie relative all’Istituto Studia Humanitatis di Berlino abbiamo utilizzato le pagine di E. Castelli,
Diari a cura di E. Castelli Gattinara jr., Padova, I (1923-1945), 1997; per più ampie informazioni si veda il contri-
buto di D. Pietropaolo, Giuseppe Bottai e la fondazione dell’Istituto Studia Humanitatis, negli Studi in memoria di
Ernesto Grassi a cura di E. Hidalgo-Serna e M. Marassi, Napoli, 1996, 193-210; l’autore, soprattutto sulla base di
documentazione archivistica, illustra le considerazioni ufficiali e gli interessi segreti di Bottai e Mussolini nell’ap-
provare la fondazione dell’Istituto, ufficialmente volto ad approfondire la reciproca conoscenza dei popoli italiano
e tedesco, ma di fatto finalizzato a difendere e proclamare l’umanesimo italiano in nome di una superiorità cultura-
le nei confronti della Kultur germanica. Riteniamo opportuno precisare che l’Istituto era già attivo, in modo infor-
male, negli ultimi anni Trenta, ma che fu ufficialmente inaugurato il 6 dicembre 1942. Sui due convegni di Weimar
segnaliamo M. Serri, Il breve viaggio. Giaime Pintor nella Weimar nazista, Venezia, 2002.
(23) Sull’opera scientifica dell’etnologo tedesco Ewald Volhard, caduto nel 1945, oltre alle pagine di A.C. Blanc
citate nel testo, si può vedere la Prefazione del traduttore G. Cogni alla traduzione italiana del suo volume Il can-
nibalismo, Torino, 1949, 11-17.
(24) Sul viadanese Prassitele Piccinini (1876-1950) si può vedere la voce del Chi è? dal 1931 al 1948.
(25) Sull’Istituto Archeologico Germanico ci limitiamo a segnalare le due monografie di L. Wickert, Beiträge zur
Geschichte des Deutschen Archäologischen Instituts von 1879 bis 1929, Mainz, 1979, e di K. Junker, Das
Archäologische Institut des Deutschen Reiches zwischen Forschung und Politik: die Jahre zwischen 1929 bis 1945,
Mainz, 1997. Sull’istituto di Roma ricordiamo il contributo di B. Andreae, Kurze Geschichte des Deutschen
Archäologischen Instituts in Rom. Dargestelt im Wirken seiner leitenden Gelehrten, Mitteilungen des Deutsches
Archäologischen Instituts. Roemische Abteilung, Band 100 (1993), 5-41.
(26) De Gli Annali della Università d’Italia abbiamo fornito qualche notizia in Pettazzoni 1939-1940, 200; ma si
veda la nota di F. Casadei, “Gli Annali della università d’Italia” 1934-1943, Italia contemporanea, 204 (settembre
1996), 545-554.
(26 bis) Sull’ omegnese Guido Boggiani (1861-1901), dopo gli scritti di Pettazzoni e di Loukotka ricordiamo la
voce di P. Venturoli nel DBI, 11, 1969, 173-175 (con ampia bibliografia degli scritti e della critica); soprattutto a
partire dagli anni Ottanta la sua figura è stata rivalutata; ricordiamo il ritratto di P. Sorge, Una vita diversa, Roma,
1980, il convegno di studio organizzato a Novara nella primavera 1985, la monografia Guido Boggiani pittore,
esploratore, etnografo. La vita. I viaggi. Le opere a cura di M. Leigheb, Ornavasso, 1986, le pagine di S. Puccini,
L’ etnoantropologia italiana dell’Ottocento: dall’Argentina di Paolo Mantegazza al Gran Chaco di Guido
Boggiani, nel volume di vari autori Ruggiero Romano: l’Italia, l’Europa, l’America. Studi e contributi in occasio-
ne della laurea honoris causa a cura di A. Filippi, Camerino, 1999, 377-386, e il libro della stessa Puccini, Andare
lontano. Viaggi ed etnografia nel secondo Ottocento, Roma, 1999.
(27) Cfr. l’ Introduzione di R. Moro a G. Bottai - don G. De Luca, Carteggio 1940-1957 a cura di R. De Felice e
R. Moro, Roma, 1989, VII-CLXVII, e precisamente CVI.
(28) Per la cronaca dell’organizzazione del convegno abbiamo utilizzato soprattutto i Diari di Enrico Castelli,
pubblicati a cura di E. Castelli Gattinara jr., Padova, vol. I (1923-1945), 1997. Sulle perplessità e i pareri discordi
del mondo cattolico e in particolare delle autorità ecclesiastiche sono da vedere alcune pagine, documentate, di R.
Moro, Introduzione cit., CXV-CXIX.
(29) Sul sinologo Pasquale Maria D’Elia, nativo di Pietracatella (Campobasso) (1890-1963) segnaliamo la voce
di G. Bertuccioli nel DBI, 36, 1988, 632-634 (con bibliografia).
(30) Sul 1° Convegno nazionale di studi filosofici (13-14 dicembre 1941) registriamo soltanto alcuni dei molti
scritti coevi: F.P. Japichino, Il primo convegno nazionale di studi filosofici promosso dal Ministero dell’Educazione
Nazionale, La scuola nazionale fascista, dicembre 1941 - gennaio 1942; R. Orecchia, Il primo convegno nazionale
di studi filosofici, Vita universitaria, 1° gennaio 1942; Il Convegno di studi filosofici, La riforma delle facoltà,
L’Osservatore romano, 15 gennaio 1942, un’anticipazione dell’articolo di p. A. Gemelli, Dopo il convegno per la
riforma degli studi filosofici, Rivista di filosofia neo-scolastica, 34 (1942), 6-17; R. Lombardi, Filosofia e teologia
nelle università regie, La Civiltà cattolica, 93 (1942), 1, 100-111 e 189-200; U. Barbaro, Osservazioni e proposte di
studi filosofici, Rassegna italiana di pedagogia, genn.-febbr. 1942, 38-43; G. Bontadini, Per la riforma degli inse-
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gnamenti di filosofia, (Dopo il I Convegno Nazionale di studi filosofici), Studi urbinati, 1942, n. 1-2; M. Gentile, La
filosofia e l’ordine superiore della scuola, Tempo di scuola, aprile 1942, 26-33; G. Tarozzi, La facoltà filosofica uni-
versitaria, Rivista di filosofia, maggio-settembre 1942. Tra gli scritti recenti segnaliamo le pagine di R. Moro
nell’Introduzione al volume G. Bottai - Don G. De Luca, Carteggio 1940-1957 a cura di R. De Felice e R. Moro,
Roma, 1989, CVI-CXXXIV (Una politica “cattolica” di Bottai negli anni della seconda guerra mondiale? La teo-
logia nelle università italiane); si vedano anche la lettera 15 (De Luca a Bottai del 15 dicembre 1941) e le relative
note, 28-44.
(31) Riteniamo opportuno segnalare che delle dispense sussidiarie descritte nel testo è conservata una copia nella
Biblioteca Alessandrina di Roma (Disp. 2542); essendo priva di frontespizio, nella scheda del catalogo è attribuito
il titolo del 1° capitolo: Il paganesimo pre-zarathustrico e la Riforma religiosa di Zarathustra.
(32) Abbiamo tratto le notizie sul padovano Gastone De Boni (1908-1986) da una nota bio-bibliografica leggibi-
le nel sito Internet http: / www2.comune.bologna.it/bologna/fbibbdb/. Si vedano anche la voce in U. Dèttore,
Dizionario enciclopedico di parapsicologia e spiritismo, Milano, 1984, 163, e la Prefazione di S. Ravaldini al volu-
me del De Boni, L’uomo alla conquista dell’anima, Modena, 1993, 1-6.
(33) Sull’archeologa inglese Eugenie Sellers Strong (1860-1943) si possono vedere i necrologi di Rerum Scriptor,
Eugenia Strong, Il Giornale d’Italia, 21 settembre 1943, 2, di G.M. Tichter nell’ American Journal of Archaelogy,
Jan.-March 1944, di L. Curtius nei Rendiconti della Pontificia Accademia di Archeologia, 21 (1945-46), 29-32, e di
C. Picard nella Revue Archéologique, 1950, 93; per notizie essenziali segnaliamo le voci di G. Becatti nell’ EI, 2.a
App., 2, 1949, 923, dell’ Encyclopaedia Britannica, 1965, 21, 479-480 (la voce scompare in The New
Encyclopaedia Britannica 1973) e di E. Gran-Aymerich nel suo Dictionnaire biographique d’ archéologie 1798-
1945, Paris, 2001, 651.
(34) Sul rumeno Scarlat Lambrino (1891-1964) si possono vedere i necrologi di F. De Almeida, Scarlat Lambrino
(1891-1964), Archivo español de arqueologia, 37 (1964), 206-207, e di P. Romanelli, Emil Panaitescu e Scarlat
Lambrino, Rd della Pontificia Accademia Romana di archeologia, 42 (1959-1970). Sull’Accademia di Romania in
Roma (Scoala Romana din Roma) segnaliamo la monografia di G. Lazarescu, Scoala romana din Roma, Bucuresti,
1996; si vedano anche gli scritti relativi ai rapporti culturali italo-rumeni, per esempio: P. Buonincontro, La presen-
za della Romania in Italia nel secolo XX. Contributo bibliografico 1900-1980, Napoli, 1988 e M. Baffi, La Romania
alla ricerca di Roma, Milano, 1984.
(34 bis) Sul rumeno Claudio Isopescu (1894-1956) offre notizie biografiche essenziali e un notevole elenco degli
scritti la voce del Chi è? 1948.
(35) Sul romano Giuseppe Marchetti Longhi (1884-1979?) si può vedere il necrologio di A. M. Colini, Giuseppe
Marchetti Longhi, Studi romani, 28 (1980), 76-77; notizie bio-bibliografiche essenziali offre la voce del Chi è? dal
1928 al 1961 e di Lui chi è?, 1969, 2, 120.
(36) Sul gesuita tedesco Karl Prümm (1890-1981) segnaliamo l’ampia, ricchissima voce di G. Anger nel
Biographisch-Bibliographisches Lexikon del Bautz, 23, 2004.
(37) Sul milanese Ernesto Grassi (1902-1991) nella nota 61 di Pettazzoni 1922-1923, abbiamo indicato soltanto
due voci enciclopediche; segnaliamo qui, oltre alla recente voce di P. Donatelli nel DBI, 58, 2002, 607-609 (con
bibliografia), gli Studi in memoria di Ernesto Grassi a cura di E. Hidalgo-Serna e M. Marassi, Napoli, 1996 (sono
gli atti del Convegno internazionale tenuto a Ischia dal 4 al 6 ottobre 1993); ivi Bibliografia di Ernesto Grassi, 777-
819, e Scritti su Grassi, 821-838.
Sull’Istituto Studia Humanitatis v. la nota precedente n. 22.
(37 bis) Sull’archeologo tedesco Karl Anton Neugebauer (1886-1945) offre notizie essenziali la voce della DBE,
7, 1998, 377.
(38) Sull’indianista tedesco Julius Adolf Johannes Nobel (1887-1960) segnaliamo la voce di C. Vogel nella NDB,
19, 1999, 301-302 (con bibliografia); notizie essenziali offre la voce della DBE, 7, 1998, 428.
(39) Sul romano Carlo Pietrangeli (1912-1996) segnaliamo il necrologio di G. Miarelli Mariani, Carlo
Pietrangeli, Studi romani, 44 (1996), 374-377; notizie bio-bibliografiche sommarie offre la voce del Chi è? dal 1948
al 1961.
(40) Sull’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna ci limitiamo a segnalare le pagine di E. Bortolotti nel
volume del Ministero dell’educazione nazionale Accademie e istituti di cultura. Cenni storici, Roma, XVI [1938],
57-71 (con bibliografia), e la memoria di E. Nardi, Storia esterna della classe di scienze morali dell’Accademia
delle scienze dell’Istituto di Bologna, Bologna, 1988 (nelle note anche notizie e bibliografia sull’Accademia).
(41) Sul veneziano Luigi Paggiaro (1911-?) abbiamo tratto alcune notizie da un suo Curriculum vitae dattilo-
scritto del 1950.
(41 bis) I Gesammelte Aufsätze zur Religionssoziologie di Max Weber sono tradotti in italiano nel dopoguerra;
per notizie dettagliate sulle traduzioni si può vedere l’ Avvertenza, XXXVII-XLVII, premessa da P. Rossi al primo
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Matthias Schröder (1915-1996) und seine Bedeutung für die deutsche Religionswissenschaft, Zeitschrift für
Religionswissenschaft, 9 (2001), 235-268.
(52) Sul romano Paolino Mingazzini (1895-1977) si può vedere la voce dell’ EI, 3.a App., 2, 1961, 127.
(53) Sul sarzanese Carlo Alberto Biggini (1902-1945) segnaliamo la voce di D. Veneruso nel DBI, 10, 1968, 407-
410 (con ampia bibliografia) e la biografia, in qualche punto agiografica, di L. Garibaldi, Mussolini e il professore.
Vita e diari di Carlo Alberto Biggini, Milano, 1983.
(54) Sul romano Antonio Maria Colini (1900-1989) offre notizie bio-bibliografiche essenziali la voce di I.
Baldassarre nell’ EI, 4.a App., 1, 1978, 485.
(54 bis) Sulla calabrese Ester Panetta (1898- ?) offre notizie bio-bibliografiche essenziali la voce di Lui, chi è?,
Torino, 1969.
(55) La lettera citata nel testo è conservata nell’Archivio centrale dello Stato, Ministero della cultura popolare, b.
28, f.417, Reale Accademia d’Italia, sf. Centro di studi per le civiltà primitive. P.V. Cannistraro, La fabbrica del con-
senso. Fascismo e mass media, Roma-Bari, 1975, 136, dà per effettiva la nomina del Luchini; evidentemente l’au-
tore non ha esaminato le carte relative al Centro conservate nell’Archivio storico dell’Accademia nazionale dei
Lincei, Fondo Reale Accademia d’Italia, Tit. X, B.19, fasc. 93-96; da queste ultime noi abbiamo tratto le notizie rife-
rite nel testo.
(56) Sul napoletano Alberto Luchini (1897-?) e sul romano Giovanni De Astis (1897-?) offrono notizie essenzia-
li le voci del Chi è?, rispettivamente dal 1928 al 1940, e dal 1957 al 1961.
(57) Le pagine di B. Croce sono ristampate nei suoi Discorsi di varia filosofia, Bari, 1945, I, 11-23; c’è anche
una ristampa recente: Perché non possiamo non dirci cristiani a cura di P.F. Quaglieri, Torino, 1998. I due articoli
di G. De Luca citati nel testo sono ristampati in Carteggio 1940-1957 di G. Bottai e don G. De Luca a cura di R.
De Felice e R. Moro, Roma, 1989, 273-285; ivi, 99-104, anche la lunga lettera di De Luca su Croce del 2 dicembre
1942. Segnaliamo anche, sull’articolo del Croce, lo scritto di E. Buonaiuti, Arcades ambo, Religio, 16 (1943), 56-
59, con una postilla (relativa alla conferenza di G. Gentile, La mia religione, Firenze, 1943), Il cattolico Gentile,
ibidem, 59-61; i due scritti sono ristampati nel volume autobiografico dello stesso Buonaiuti, Pellegrino di Roma
(La generazione dell’Esodo), Roma, 1945, 468-471 e 471-473 (nella rist. a cura di M. Niccoli, Bari, 1964, 460-464
e 464-465).
(58) La lettera del Russo a Croce citata nel testo è conservata in copia nell’Archivio Luigi Russo di Pietrasanta;
il passo riportato si può leggere nel volume di G. Turi, Giovanni Gentile. Una biografia, Firenze, 1995, 494.
(59) Su La mia religione di G. Gentile si possono vedere E. Buonaiuti, Il cattolico Gentile, Religio, 16 (1943),
59-61, rist. nell’autobiografia dello stesso Buonaiuti, Pellegrino di Roma (La generazione dell’Esodo), Roma, 1945,
471-473 (nella rist. a cura di M. Niccoli, Bari, 1964, 464-465), e R. Lombardi, La religione di Giovanni Gentile, La
Civiltà cattolica, 94 (1943), 4, 103-109.
Il testo del discorso è stato ristampato più volte dopo il 1943: per esempio, nei volumi La religione, Firenze, 1965,
403-426, e La mia religione e altri scritti, Firenze, 1992, e nelle Opere complete.
(60) Notizie sommarie sul triestino Mario Cappieri (già Kappler) (1894-1979) offre la voce di Lui, chi è?, Torino,
1969, 1, 297.
(61) Cfr. E. Buonaiuti, Pellegrino di Roma (La generazione dell’Esodo), Roma, 1945, 466, o nella ristampa a
cura di M. Niccoli, Bari, 1964, 458-459; le parole di Ambrogio Donini si leggono in una nota del volume da lui
curato: E. Buonaiuti, La vita allo sbaraglio: lettere a Missir (1926-1946), Firenze, 1980, 525.
(62) Sulla crisi del consenso e lo sfaldamento del regime tra il 1939 e il 1943, sulla diffusione dello spirito anti-
fascista tra la popolazione romana nei primi anni Quaranta segnaliamo le pagine di G. Bonetta nel volume di G.
Talamo e G. Bonetta, Roma nel Novecento. Da Giolitti alla Repubblica, Bologna, 1987, 461-473 (sono riportati
anche passi delle note informative della polizia).
(63) Sul bergamasco (di Costa Valle Imagna) Vittorio Maconi (1921-…) si possono vedere l’ampia Relazione
della Commissione giudicatrice degli esami di abilitazione alla libera docenza in “Etnologia - sessione dell’anno
1968, indetta con D.M. 10 maggio 1968, Bollettino ufficiale del Ministero della pubblica istruzione, p. II, 105, 23-
24 (8-15 giugno 1978), 2363-2365, e le pagine di A.R. Leone, La Chiesa, i cattolici e le scienze dell’uomo: 1860-
1960, nel volume di vari autori L’antropologia italiana. Un secolo di storia, Roma-Bari, 1985, 51-96, e precisa-
mente 92-93.
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