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Ora vi conto un fatto

Quella più sotto è una delle


cartoline che il papà
riceveva nel campo di
prigionia.
La posta era di due tipi:
cartolina semplice (come
qui sotto), e un foglio più
leggero e più lungo che
veniva ripiegato in tre,
bloccato da una linguetta e
spedito.
Il papà rispondeva, come si
legge proprio in questa cartolina, ma non vi è traccia delle
sue lettere (la nonna Maria non ne aveva, per esempio).
L’indirizzo non è in chiaro, per motivi di sicurezza (i
tedeschi non volevano che si sapesse dove erano i campi di
sterminio, di prigionia o di lavoro), ma da quattro, cinque
anni sono cominciati ad apparire gli elenchi dei vari campi, e
poi notizie sempre più precise.
Il papà, talvolta, nominava Brema. In realtà il suo campo è
segnalato lì vicino, a circa 70 chilometri, a Nienburg.
Come si arriva a questa conclusione? E chi ha ragione?
Vediamo.
Sulla cartolina è già prestampata la sigla dello Stammlager:
Stammlager XC.
Stalag o Stammlager è un termine utilizzato per indicare i
campi di prigionia tedeschi per i prigionieri di guerra. Si
tratta di un'abbreviazione di Mannschaftsstamm- und
Straflager, ed è solo per prigionieri di guerra non civili, e, in
genere, non ufficiali (per loro c’erano altri lager).
Con la scrittura del papà c’è scritto il suo nome e il suo

numero di prigioniero, perciò probabilmente (come si vede


più avanti) era lui che forniva le cartoline prestampate alla
famiglia. Poi a matita c’è aggiunta la data di ricevimento (un
mese da Codogno a Brema, nel ’44, non male).

Tornando alla sigla, all'inizio della Seconda Guerra


Mondiale, l'esercito tedesco era diviso in 17 distretti militari
(Wehrkreis), a ciascuno dei quali era assegnato un numero
romano. I campi erano numerati in base al distretto
militare. Una lettera dopo il numero romano segnalava i
diversi Stalag all'interno di uno stesso quartiere militare. Ad
esempio: Stalag X C è il terzo Stalag del Distretto Militare X
(Wehrkreis X). Lo Stalag XC era nel distretto militare di
Nienburg/Weser.

Lo Stalag XC di Nienburg
Nel 1936, sono completate a Nienburg, alla periferia della
città le nuove baracche di Mudra. In esse alloggiava il
Battaglione Pioneer 22 della Wehrmacht.
All'inizio della seconda guerra mondiale, l’esercito è spostato
in prima fila, quindi la caserma rimane in gran parte vuota.
Immediatamente dopo l'inizio della seconda guerra
mondiale, le unità di alloggio della caserma sono occupate
da più di 1.000 ufficiali catturati dell'esercito polacco. Tra la
primavera e l'estate del 1940 a nord dell’Oflag (campo
destinato agli ufficiali) c’è lo Stalag X C (campo destinato
alle truppe). Lo Stalag XC aveva meno della metà della
superficie dell'Oflag, con sei baracche di alloggio. Inoltre
c'erano case per cucine, infermerie, riviste e uffici postali e
due caserme di prigionia. Solo la costruzione per gli arresti è
in pietra solida, tutte le altre caserme sono costruzioni in
legno. Rispetto all’Oflag i soldati vivono in alloggi molto più
piccoli. Ogni edificio ha 10-12 camere singole, che sono
occupate da un totale di circa 160-200 prigionieri di guerra
per caserma.
Queste notizie sono oggi
reperibili in Internet (fino a
pochi anni fa, c’era soltanto
l’elenco degli Stalag; prima
ancora, niente), ma la foto
che vedete qui di fianco è una
fotocopia fatta dal papà di

una fotografia: sono le


baracche in cui stava lui
quando era in campo di
prigionia. La fotografia
originale eccola qui a
destra.
Sul retro, con la scrittura
del papà, c’è scritto:
«Bremen –
Oslebshausen» e sotto:
«Baracca dei prigionieri
italiani. Lager 5784/a XC», poi c’è il suo numero di
prigioniero e due date: «11 – 10 – 1943 al 27 – 4 – 1945».
Quindi, al di là
delle date, il papà
scrive di trovarsi a
Brema (anzi, poco
a nord di Brema,
invece che 70
chilometri a sud).
Dato che mi
sembra
improbabile che
abbia sbagliato un
nome come
Oslebshausen,
direi che si deve
dar retta a lui,
anche se questo
nome è citato solo
una volta, in uno studio, come campo di prigionia in cui si
compose della musica “concentrazionaria”.

In ogni modo, qui o là, lo Stalag XC raccoglie i primi


prigionieri nell'estate del 1940. Inizialmente, francesi, poi,
nel tempo, arrivano polacchi, belgi, rumeni e serbi. Dal
dicembre 1943 anche i soldati italiani (il papà è stato
arrestato subito dopo l’8 settembre). Inoltre, qui ci sono
prigionieri di guerra sovietici, alloggiati nella caserma più
orientale. Per isolarli dalle altre nazioni, l'edificio è protetto
da un ulteriore recinto di filo spinato.

Lo Stalag XC è responsabile di un elevato numero di


prigionieri (35.000-45.000). Il campo di Nienburger è
occupato, tuttavia, solo da circa 500-1000 uomini. La
stragrande maggioranza viene distribuita in molte centinaia
di unità lavorative in tutta l'area di Weser-Ems. Tra questi ci
sono i commando impiegati in agricoltura, altri in imprese
commerciali e altri nell'industria degli armamenti.

La situazione delle forniture a Nienburg varia secondo la


nazionalità. I prigionieri che possono ricevere pacchi dalla
loro patria andavano meglio. I soldati dell'Armata Rossa
sono classificati più in basso e ricevono le peggiori cure. I
prigionieri di guerra che lavorano in agricoltura di solito
hanno una situazione alimentare relativamente buona.
L’unica cosa che io ricordi il papà abbia mai raccontato della
prigionia è la storia delle barbabietole rosse, che, per
mangiare, i prigionieri sono costretti a scavare dal terreno
gelato, essendo spesso una delle poche cose che hanno a
disposizione. Da qui, l’avversione del papà per questo tipo di
verdura.

La posta funziona bene. La testimonianza di un prigioniero


riferisce che si era riusciti persino a ottenere il favore di uno
dei controllori tedeschi che aveva apposto un sigillo
“censurato”, e inviato alcune lettere dei prigionieri senza
averle lette. I prigionieri, poi, ricevono regolarmente i loro
pacchi dalla Croce Rossa polacca.
Questo è il retro
della cartolina,
per la gran parte
scritta dalla zia
Enrica.
Fa, appunto, riferimento a dei pacchi spediti (“tutti e tre
contengono tabacco”).

Per tornare alla posta, un controllore della Croce Rossa


francese dice che "Tutti gli ufficiali e anche i soldati hanno
già scritto alla sua famiglia e hanno potuto inviare un
avviso di prigionia. Ma pochissimi hanno già ricevuto una
risposta. La censura del campo è sopraffatta, ci sono solo 8
controller disponibili. Il Kommandantur del campo
tuttavia si impegna a ogni sforzo per mantenere il flusso di
carte e lettere”.
In realtà, già dall'ottobre del 1940 i controllori erano così
sopraffatti dalla quantità di posta ricevuta che il
comandante del campo aveva ridotto il numero di moduli da
distribuire a una lettera e a una cartolina a persona.
Un’altra cosa
curiosa di cui non
riesco a trovare
conferma è il fatto
che, a quanto
pare, a un certo
punto vengono
permesse delle
trasmissioni radio
dei “liberi
lavoratori in
Germania”,
perché la nonna
Maria ne fa cenno
in una lettera al
papà del primo
gennaio 1945:
“…tutti i giorni si
apriva laradio
per sentire la
trasmissione dei liberi lavoratori in Germania ma la tua
voce non si e sentita, speriamo dando avanti di sentirla». E
continua: «Senti Gianni vorei sapere una cosa un giorno il
papà [il nonno Pietro] e andato a Milano e andato a casa
del Ingegnere di Renzo e sua sorella ci a detto che a sentito
la tua trasmisione dalla Germania a però non crediamo di
questo mi piacerei avere risposta».

Il campo degli ufficiali subisce un bombardamento serissimo


il 4 febbraio 1945 (ci sono 97 morti). Poi, in aprile, la
liberazione.
Oflag e Stalag sono in gran parte evacuati. Tutti gli ufficiali
si trasferiscono il 5 aprile 1945, a piedi, nel campo di
Wietzendorf. Lì arrivano il 9 aprile.
I soldati non trasferibili rimangono a Nienburg.
L'amministrazione tedesca consegna le chiavi agli anziani
del campo francese dell'Oflag. L’esercito britannico prende
Nienburg il 9 aprile senza resistenza e libera i prigionieri di
guerra.
In un rapporto fatto il 17 aprile 1945 da prigionieri francesi
di ritorno dalla prigionia, viene notato tra gli altri:
«Nienburg è stato catturato da una mitragliatrice inglese
(4 uomini - 3 mitragliatrici) senza colpi di fuoco, verso le 9;
ma già il campo era stato liberato da un'ora dalla presenza
dei tedeschi che erano partiti; un ufficiale tedesco aveva
dato al colonnello Auger le chiavi del campo. Il colonnello
Auger, prendendo il comando, alzò quindi la bandiera
tricolore sull'albero principale e fece
occupare la caserma».

In seguito, il papà non è tornato direttamente a casa, ma ha


fatto il giro dalla Francia (Lilla, poi Nizza, Bordighera, casa),
sia per rimettersi in sesto, sia per controllare che fosse
davvero un prigioniero di guerra e non un infiltrato, nazista,
eccetera.
Ma questa è un’altra storia.

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