MILLE ARDEATINE
"archiviato" di Gubbio, ora riaperto, ripor-
ta testimonianze, circostanze, nomi c
cognomi degli ufficiali che ordinarono la
rappresaglia. Il rapporto risale nl'46. Se si
fosse voluto, si sarebbe potuto persegui-
re i responsabili.
Perch6 non è successo? nispondc il sin-
daco Paolo I3arborù: «Tm Il '44 c il '45 ci si
preoccupò soltm1to di capire se le respon-
sabilità dell'eccidio fossero dci tre partigia-
ni che uccisero i due ufficiali tedeschi, o del
tedeschi per la rappresaglia. Sull'opportu-
nitìt di quell'azione partigiana la citUì si
spaccò. Si discuteva, e si discute ancora, se
il rastrell;unenlo fosse stato operato auto-
nommncnte dal tedeschi o il frutto della
denuncia di qualche fascista ... Dobbiamo
immaginarci l'Italia di allora. Anche negli
interventi del prefetto c del questore, la
strage rimase quasi sullo sfondo. Noi la
ricordiamo il22 giugno, ogni anno, con
solennità. Una volt..u è pure intervenuto il
presidente Scnlfaro ... Ma la divisione in
città ha bloccato ogni possibile iniziativa,
ogni richiesta di giustizia)),
Gubbio. Un episodio emblematico. Nel
settembre del '44, l'avvocato Gaetmm SaJ-
ciarini, nominato sindaco dal Comitato di
liber&.ione provinciale, denunciò alla Com-
rrùssionc alleala dei crimini di guerra il capi-
tano nazista Erili: 13uckmakoswki come
responsabile della canleliclnn. Il 4 giugno
del '45 lo Special lnvcstigation Dranch
(Sib) dell'esercito lnglcscaprl un'inchiesta
affidandola ul sergente B.l.Dralnbridge
affiancato da altri due sottufficlall. Nel rap-
porto finale dcl20 luglio '45, controfinnato
dal capitano Middlcton della 7811 sezione
Sib, si elencavano i nomi degli ufficiali tede-
schi probabili responsabili del massacro.
Verranno resi noti nell'agosto del '64 quan-
do l familiari delle vittime scrissero al Tri-
bunale di Stoccarda. La risposta arriverà
tre muti dopo: ·di capitano Buckmakoswki
è responsabile di complicità in omicidio
secondo l'articolo 212 del Codice penale
tedesco. Ma questo tipo di reato è già pre-
scritto dall960. Il comandante della 114n
Divisione di fanteria Joan Boelsen e il suo
ufliclale di ordinanza, capitano Rausch, che
avrebbe scelto i 40 da fucilare, sono dece-
duti)), Rimnnc il mausoleo.
((Non solo le guerre, ma anche le cata-
strofi naturali sono tragedie collettive
indimenticabili», commenta lo storico
Lucio Villari, ((eppure esiste un fortissimo
sentimento della pace e della normalità
senza il quale non vi sarebbero ricostru-
zione e aumento delle nascite, fenomeni
che caratterizzano la fine di quegli even-
ti. Questo sentimento è il padre dell'oblio.
Cosl è avvenuto dopo la Seconda guerra
mondiale, Poclùssimi responsabili di mor~
Li e distruzioni sono stati puniti. Ma la
mirlade di drmnmiindlviduali sono come
svaniti nel nulla, o rimangono custoditi
solo In sllcntl mcmotie personali c fumi~
Ilari. E' stato sempre cosl. E' giusto que-
sto? La Storia tace, perplessa~>.
Hl NON TACE l~ ANTONIO ROSJ-
C ni, già In prima fila nelle lotte con-
tadine nella Marsica. Il 4 giugno
1944a Capistrello (Avezzano) suo
padre c suo zio, assieme ad altri 28 civili,
tra cui un bambino di 13 anni, furono mes-
si in fila ed eliminati uno dopo l'altro con
un colpo di pistola alla nuca. Dice: ((Il
dolore, la convinzione che non sarebbe
stato possibile punire i colpevoli, provo-
carono prima rassegnazione poi una
generale inerzia. Non sapevamo a chi
rivolgerei, intanto tornavano dal fronte
ragazzi che raccontavano mille atrocità.
Finimmo per dirci: "E' In guerra"». Per
quel martiri non ci fu altro che una lapide
al cimitero e un monumento in piazza.
Eppure, già in quel primo rapporto ce
n'ema sufficienza per indagare. Nella zona
operava un feroce tenente tedesco, Haing
Nebgen, autore di varie efferatezze, tra cui
l'omicidio del giovane Piero Masci, studen-
te di 19 anni, seviziato, fucilato e poi evira-