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Gustavo Mola di Nomaglio

Bibliografia critica e antologica


della Convenzione di Settembre
Dai lutti di Torino Capitale
all’insediamento fiorentino

centro studi piemontesi


ca dë studi piemontèis
torino 2015
Estratto, con l’aggiunta di illustrazioni,
da 1864 e Torino non fu più Capitale. Un evento che mutò la storia
del Piemonte e d’Italia, Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi
Piemontèis, 2015.

Tutte le pubblicazioni riprodotte appartengono alla Biblioteca dell’autore,


fondo “Piemonte e antichi Stati sabaudi”

© Centro Studi Piemontesi


Ca dë Studi Piemontèis
10121 Torino - Via Ottavio Revel, 15
Tel. 011.537486
info@studipiemontesi.it
www.studipiemontesi.it
ISBN 978-88-8262-226-8
Bibliografia critica e antologica
della Convenzione di settembre.
Dai lutti di Torino Capitale
all’insediamento fiorentino
Gustavo Mola di Nomaglio

La Convenzione con cui la Francia di Napoleone III impose il


trasferimento della capitale d’Italia da Torino a Firenze, fu uno dei
fatti più rilevanti della storia europea dell’Ottocento, con conse-
guenze di enorme impatto a breve, medio e lungo termine sui futuri
assetti del Piemonte, dell’Italia e dello Stato della Chiesa.
Come molti compresero con chiarezza, mentre Cavour e Vitto-
rio Emanuele II avevano indicato quale unica capitale accettabile,
in alternativa a Torino, la Città Eterna – col sotteso intento, di non
lasciare mai realmente il capoluogo subalpino e, quindi, di non cre-
are lesioni a potere temporale del Papa – il passaggio a Firenze non
costituiva, invece, altro che una tappa di avvicinamento verso Roma.
Vale a dire esattamente il contrario di quanto più d’uno, a Torino,
paventava. Negli intenti surrettiziamente enunciati o lasciati inten-
dere dai contraenti, la nuova capitale avrebbe dovuto essere quella
definitiva, ma ben pochi attraverso l’Europa, soprattutto in seno alla
cattolicità (e con particolare passione, ovviamente in Francia e in Ita-
lia) ci credevano. Esponente di primo piano di quella che gli scrittori
cattolici più intransigenti consideravano – lucidamente – una rivolu-
zione in costante ed aggressivo divenire, Napoleone III, ottenendo il
trasferimento a Firenze, predisponeva in realtà le cose, consciamente
o no, fraudolentemente o no, affinché potesse essere ben presto data
la spallata finale alle mura di Roma e al potere papale. Superfluo
dire che la “rivoluzione” vedeva in un simile risultato un traguardo
di straordinaria rilevanza, da secoli perseguito. Vittorio Emanuele di
fronte alla forza delle sette che lo circondavano, non avrebbe potuto,
anche volendo effettivamente farlo, “difendere le posizioni”. La morte
improvvisa e prematura di Cavour aveva privato il paese di chi aveva
progettato il futuro e della guida che meglio di qualunque altra,
poteva governare gli sviluppi italiani, esercitando un indiscutibile

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ascendente nei confronti di tutte le forze coinvolte, palesi e occulte.
Quanto a Napoleone “il piccolo” (come lo chiamavano ironicamente,
nonostante la statura ben superiore a quella del primo Bonaparte,
per marcare altre differenze) certo non poteva prevedere, qualunque
fossero i suoi veri piani, che ben presto, dopo la disfatta di Sédan, il
suo regime sarebbe stato spazzato via dalla scena politica.
Perduta Torino, né ai Piemontesi (salvo quelli più strettamente
legati alla Chiesa) né al Re premeva più salvaguardare Roma che,
anzi, diveniva il traguardo davvero irrinunciabile, anche sotto la
spinta di un diffuso revanscismo subalpino. Ai Savoia (ormai Savoia
Carignano), non mancavano validi motivi per non difendere, anzi,
per espugnare Roma. Al tempo delle invasioni giacobine e napoleo-
niche, sul finire del Settecento, mentre il clero minore (salvo il caso
di pochi, seppure rumorosi, opportunisti e collaborazionisti) restava
saldamente legato alla dinastia e avverso, in più casi irriducibilmente,
agli invasori, rivoluzionari o imperiali che fossero, alcuni esponenti
delle alte gerarchie ecclesiali si erano affrettati a saltare sul carro dei
vincitori, talvolta con esternazioni dai toni addirittura entusiastici e
sproporzionati. Il contenuto di alcune Lettere Pastorali emanate a
cavallo tra Sette ed Ottocento, incluse quelle dettate dallo stesso Arci-
vescovo di Torino, appare addirittura sconcertante. Certo dopo secoli
di conflitti giurisdizionali, in cui i Savoia avevano saputo tenere testa
all’invadenza romana, avere nuovi interlocutori, che ormai dichiara-
vano – falsamente beninteso – di volere rispettare la Chiesa, poteva,
apparire come un’opportunità ad essa favorevole.
La straordinaria importanza della Convenzione è dimostrata
anche dalla vasta produzione bibliografica internazionale che la
riguarda, che diverrebbe letteralmente sterminata, se si prendessero
in considerazione sistematicamente anche i contributi giornalistici e
polemistici, coevi e successivi, non recepiti nelle pagine che seguono,
salvo qualche opportuna eccezione. Non vi è, si può dire, opera
storica generale riferita alla storia d’Italia, di Francia, d’Europa nei
decenni centrali dell’Ottocento che non contenga specifici capitoli,
paragrafi o, comunque, approfondimenti sulla Convenzione. Ma
non sono queste opere, letteralmente innumerevoli, ove si volesse
effettuarne uno spoglio sistematico, poste nel mirino della presente
compilazione. Qui si guarda, pur con alcune eccezioni, soprattutto
agli scritti esplicitamente riferiti alla Convenzione e ai suoi effetti e

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contraccolpi. Si tratta di una produzione bibliografica che si snoda,
talora in forma di dibattito, in particolare lungo i filoni diplomatico-
giuridico, politico, politico-religioso, nonché documentativo e com-
memorativo, con riferimento alle vittime delle repressioni settem-
brine, che che restano ancora spiegabili solo a livello congetturale,
all’insegna di leggerezze e pressappochismo, peraltro così inusitati,
da indurre a ricercare altre, diverse, spiegazioni. Le repressioni
parrebbero più decifrabili in relazione a complotti e provocazioni
poliziesco-ministeriali, la cui attendibilità è, in effetti, sostenuta, o
seriamente presa in considerazione, da autori di differente orien-
tamento, inclusi quelli maggiormente sensibili agli interessi della
Chiesa. Quanto a questi ultimi si è ripreso nella bibliografia che
segue anche qualche testo pubblicato tra il 1864 e il 1867 nella
“Civiltà Cattolica”, ma occorre dire che uno spoglio completo degli
scritti sulla Convenzione in essa contenuti porterebbe ad individuare
molti più titoli di quanti se ne siano qui enucleati. I contributi della
rivista papalina si presentano in genere sotto forma di redazionali,
le citazioni dei quali, rese talora complesse dalla regolare mancanza
di indicazioni circa l’autore e da titoli non sempre espliciti, seguono
criteri in qualche misura non completamente omogenei, anche con
l’obiettivo di non accrescere inutilmente il numero delle schede. Per-
tanto si sono concentrati, in più casi, differenti titoli sotto una sola
voce, limitando un’autonoma numerazione ai testi maggiormente
corposi o significativi. Altra fonte alquanto magmatica da cui si sono
tratte voci bibliografiche è quella parlamentare. Anche in questo
caso occorre avvertire che uno spoglio sistematico di tutti i relativi
contenuti, tra l’altro presenti non solo in stampe coeve, ma anche in
successive edizioni emendate e corrette degli Atti del Parlamento,
non è stato effettuato.
L’entrare nel merito dei contenuti, opinioni, prese di posizione,
di ogni scritto citato, avrebbe richiesto uno spazio enorme, non com-
patibile con il volume in cui questo contributo s’inquadra. Pertanto
l’inserimento di commenti, citazioni, brani ed altri approfondimenti,
non riguarda tutte le schede.
Sono stati oggetto di schedatura, oltre a libri e opuscoli monogra-
fici, quale eccezione, come sopra accennato, alcuni capitoli, partico-
larmente significativi, di opere di più esteso argomento, esplicitamente
dedicati alla Convenzione, alle sue eredità, ai caduti “torinesi”, di cui

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essa, indirettamente, fu causa. Con riferimento ai capitoli o parti di
opere, storiche, politiche, aneddotiche, si ribadisce che le citazioni
presenti sono semplici esempi, anche tenendo conto del fatto che la
Convenzione è divenuta, in molti testi storici, un elemento chiave di
periodizzazione, in quanto scelta quale termine iniziale o finale di un
determinato periodo / capitolo in seno a cui, inevitabilmente, si parla
di essa. Altri filoni che solo occasionalmente sono rappresentati sono
quelli riferiti alle biografie e agli epistolari dei protagonisti (uomini
politici, storici, consiglieri municipali di Torino, giornalisti e via
dicendo), dei testimoni, dei contemporanei in generale.
Per le opere monografiche si è ricercata, invece, se non una vera
esaustività, almeno una certa completezza. Non è stata fatta una
ricerca specifica di manifesti e fogli volanti, presumibilmente nume-
rosi, soprattutto se si includessero quelli pubblicati da enti pubblici,
ma almeno alcuni (non emanati da comuni o dallo Stato) sono citati,
con il solo criterio di essere conservati nella biblioteca dell’autore
della presente elencazione. Altro filone che è presente soltanto con
qualche occasionale testimonianza, è quello degli scritti in lingua pie-
montese, teatrali, letterari, poetici, anche se negli anni successivi alla
Convenzione molto spesso questi avevano primarie valenze politiche,
contenendo messaggi contro il trattato e contro il trasferimento della
capitale. Ovviamente tutte le storie della Chiesa includono capitoli o
parti dedicate alla Convenzione, ma, anche in questo caso, non si è
fatto uno spoglio ampio delle presenze più significative, salvo che per
qualche singolo caso, meramente esemplificativo.
Occorre aggiungere che, in seno alle centinaia di volumi e articoli
dedicati alla “Questione romana”, compaiono molto frequentemente
capitoli monografici dedicati alla Convenzione o, comunque frequenti
riferimenti ad essa. Trattandosi di opere facilmente individuabili
attraverso i loro titoli, che generalmente si richiamano in modo diretto
all’argomento di cui si occupano, non si è, salvo eccezioni, ritenuto
opportuno darne conto in modo dettagliato in queste pagine, cosa
che avrebbe comportato, a livello internazionale, secondo una stima
approssimativa, uno spropositato incremento, ben più che un rad-
doppio dei titoli Questi, solo in rari casi avrebbero avuto il pregio di
differenziarsi nettamente dalle vulgate dominanti, di esprimere visioni
decisamente originali e meritevoli di essere poste specificatamente in
luce o di fornire nuovi documenti o apporti inediti. Altri aspetti che

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sono stati solamente intravisti e rappresentati attraverso alcuni titoli (a
fronte dei molti che avrebbero potuto essere selezionati) sono quelli
riferiti all’insediamento della capitale in Firenze e relative problema-
tiche (talora di qualche rilievo anche per Torino, coinvolta attraverso
molti suoi cittadini che vi si traslocarono) e alla cosiddetta “Questione
di Firenze”, suscitata dalla perdita, a sua volta, da parte della città
toscana del ruolo di capitale, con, nonostante innegabili valenze posi-
tive, impatti fortemente sfavorevoli che Torino già aveva conosciuto
(svalutazione degli immobili, fallimento di aziende, disoccupazione
ed altri pesanti impatti economici) che furono assai dibattuti a livello
fiorentino, perlopiù con l’obiettivo di ottenere interventi dello Stato
a sostegno dell’economia cittadina. Nonostante si sia tanto scritto e
dibattuto, il vasto materiale di cui ora si riferisce consente, oppor-
tunamente analizzato, nuovi approfondimenti, messe a fuoco, supe-
ramento di infondati luoghi comuni e inquadramenti complessivi o
microstorici di uno dei periodi più complessi e turbolenti della storia
del Piemonte e dell’Italia unita.

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1. Agli oppugnatori della convenzione franco-italiana, risposta di A.
M. [forse per: Antonio Mondini], Torino, Tip. B. Moretti, 1864,
pp. 15.
2. Alatri, Paolo, Il trasporto della capitale e i moti torinesi del 1864
in una lettera inedita di Diomede Marvasi a Silvio Spaventa, in:
“Archivio storico per la Calabria e la Lucania”, 10 (1940), fasc.
3, pp. 228-234. Anche a parte, Tivoli, Arti grafiche Chicca, 1940,
pp. 8.
3. Albanese, V. G., I casi di Torino e il trattato franco-italiano let-
tera dell’avv. V. G. Albanese, Torino, Tipografia Subalpina di S.
Marino, 1864, pp. 15.
Fornisce, sotto forma di lettera a un duca non meglio individuato,
una descrizione degli incidenti e dell’indiscriminata aggressione
compiuta dalle guardie.
4. Albera, Marco, Alessandro Allis, in arte ’Silla’ e La Via Crucis
di Gianduja, in: Prove di Risorgimento su uno scenario europeo cit.
infra, pp. 245-264.
5. Alfani, Guido, Demografia e società (1861-1911), in: Torino Indu-
stria. Persone, lavoro, imprese, a cura di Giuseppe Berta, Torino,
Archivio storico della Città di Torino, 2008, pp. 11-45.
6. Alberti, Luigi, Federalista o unitario? Esame critico intorno
al voto di Giuseppe Ferrari sulla convenzione del 15 settembre,
Firenze, A spese dell’editore, 1864, pp. 56 (vedi anche: Ferrari,
Giuseppe, Il governo a Firenze […]).
7. Alfieri di Sostegno, Carlo, vedi Vindice, Ottavio.
Allis, Alessandro, vedi; Silla.
8. Almanacco nazionale pubblicazione del Giornale La Gazzetta del
Popolo di Torino per l’anno 1865, a. XVI (1865).
Pubblica un Giornale dei fatti di settembre, dal quale meritano
di essere riprese, anche in considerazione del posizionamento
della presente voce agli inizi della bibliografia, alcune espressioni:
«Invereconde invidie e rancori municipali hanno in alcune parti
d’Italia siffattamente svisati per odio a Torino i casi di settembre,

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che carità di patria c’impone di esporli nella loro ingenua verità a
rivendicazione de’ calunniati, ad obbrobrio de’ calunniatori.
Non ci avvolgeremo frasi ipocrite o sonore. Lasceremo parlare
l’efficace eloquenza degli eventi stessi.
Già da più mesi un cupo malcontento serpeggiava in Piemonte
provocato da una serie d’improvvidi provvedimenti del ministero
Minghetti, che davan corpo alle voci d’una crociata sistematica
contro quell’ordine di cose, d’idee, d’uomini, che con funesto voca-
bolo, per aizzare sciaguratamente passioni municipali, era stato
chiamato piemontesismo.
La legge di perequazione della imposta fondiaria, operosissima
e pei tempi e pei modi, e contro la quale la scienza stessa pro-
testa ancora, fu triste occasione ai partiti di dividersi a norma di
Regioni; e in tal guisa l’imperizia (per non dir peggio) de’ gover-
nanti costituiva due Italie. Da un lato una maggioranza regionale
che sin dal giorno della sua redenzione era andata sgravandosi
man mano o di centesimi addizionali, o di tasse sul macinato, o
d’altri pesi impopolari o ingiusti; e dall’altro una minoranza che
dopo i molti sacrifizi già fatti aveva in prospettiva non già sensibili
alleviamenti, ma sacrifici novelli, ed una enorme sottrazione al
suo valore fondiario, sottrazione la quale ancoraché avesse pre-
sentati i caratteri tutti della giustizia, e fosse stata conforme ad
una vera perequazione, tuttavia anche allora avrebbe avuto alcun
che di odioso per l’avida fretta con cui era imposta, e per quel
sentimento di diffidenza con cui la maggioranza vincolava ad essa
l’attuazione di altre leggi.
Ma nel concetto dei più erano pel Piemonte largo compenso ai
nuovi aggravi l’onore e l’utile d’esser sede del governo! A pochi
od a nessuno cadeva in mente che ad onta d’un tal fatto, ad onta
dell’incremento della popolazione raccolta dentro le mura di
Torino, il Piemonte (come ricavasi dall’ultimo censimento gene-
rale) è la provincia d’Italia in cui negli ultimi anni il movimento
della popolazione è stato più lento, come sempre avviene in seguito
a guerre, a calamità naturali, a sacrifizi finanziarii che portano un
lungo e profondo dissesto nelle famiglie, e non hanno riparo che
col tempo.
Questo benefizio del tempo, lo stesso ministero-Minghetti-Peruzzi
lo avevano promesso non solo colla celebre ritrattazione del motto

11
che da Torino non si governa l’Italia, ma con progetti di legge come
a cagion d’esempio quello per l’erezione del nuovo Parlamento, e
l’altro pel trasferimento della Pinacoteca, che rassicurando susci-
tavano una gara febbrile tra gli speculatori. Il 16 settembre, l’in-
domani del giorno in cui la Convenzione franco-italiana era stata
firmata, la Società torinese delle Case Operaie, annunziava pros-
sima l’inaugurazione della sua prima casa, di cui aveva intrapresa la
costruzione sulla fede e sulla parola del ministero stesso!
Fu in questa condizione di cose che quel giorno stesso cominciò
a diffondersi per Torino la voce che una Convenzione era stata
firmata colla Francia per lo sgombro dei francesi da Roma: il car-
teggio parigino della Perseveranza ne esponeva i capi principali,
tacendo per altro del Protocollo che imponeva il trasferimento
della capitale; e lasciando subodorare unicamente alcune pratiche
segrete riguardo alle conseguenze che nei rispetti militari potevano
sorgere da questo nuovo atteggiarsi della quistione romana.
Avvezza alle sconfitte diplomatiche del ministero-Minghetti, Torino
accolse con diffidenza la notizia d’un tanto successo, preoccupata
profondamente delle condizioni segrete di cui ammettevasi l’esi-
stenza, senza osarne la pubblicazione. Le speranze e le incertezze
della popolazione erano riassunte dalla Gazzetta del Popolo del 17
settembre […]» (pp. 67-69).
A corredo del saggio dedicato agli avvenimenti di settembre sono
pubblicati, a perenne memoria di due dei maggiori protagoni-
sti di quei giorni, un ritratto di Casimiro Ara (con l’iscrizione:
«Narratore veridico degli avvenimenti / di Torino / Nei dì nefasti
del 21, e 22 settembre 1864 / persuase anche i meno benevoli /
che quello non era moto municipale / era moto italiano») e, in
apertura, a fronte del titolo, il ritratto di Emanuele Luserna, con
la didascalia/iscrizione che segue: Il Marchese di Rorà / Sindaco
di Torino/nei giorni luttuosi del 21 e 22 settembre 1864 / fermo
– preveggente – imperterrito/coi mercatanti della patria / nobil-
mente – dignitosamente – sdegnoso.
A. M., vedi Agli oppugnatori della convenzione […].
9. Ambrogio, Giuseppe, Orazione funebre pronunziata da D. Ambro-
gio Giuseppe nell’occasione del primo anniversario delli 21 e 22
settembre 1864, Torino, Tipografia di G. Baglione e Comp., pp. (2),
7, (1).

12
10. Ambrosini, Francesco, Giornate di sangue a Torino. Settem-
bre 1864: la città non è più capitale, Torino, Il Punto, 2014, pp.
238.
11. Amicucci, Ermanno, G. B. Bottero, giornalista del Risorgi-
mento. Con lettere inedite di Garibaldi, Cavour, d’Azeglio, Rat-
tazzi, Lanza, Sella, Depretis, Cairoli, Bixio, Brin, Boselli, ecc.,
Documenti, autografi, stampe e fotografie, Torino, Società Edi-
trice Torinese, 1935.
Fa eccezione, insieme a pochi altri titoli citati nella bibliografia
il presente volume, che non contiene specifici capitoli incentrati
sulla Convenzione. Merita, tuttavia, di essere citato dato che si
possono rilevare in esso sfumature vagamente autolesioniste che
possono servire da monito, col senno di poi, per gli Italiani e
europei di oggi. Una di queste si incontra nel pensiero del celebre
giornalista e consigliere comunale di Torino di quel tempo, Bot-
tero, il quale non aveva nessuna intenzione di rinunciare a porre
in atto ogni tentativo per annullare la Convenzione, ma pensava
di agire in modo a dir poco originale, dichiarandosi favorevole a
sostenere «un Ministero inaccessibile all’accusa di piemontesi-
smo», dato che si doveva riconoscere che un Ministero composto
in prevalenza «di piemontesi di qualsiasi colore» sarebbe stato il
meno indicato per ottenere l’annullamento. A suo avviso la Con-
venzione non doveva, per la salvezza d’Italia, avere seguito ma
la sua cancellazione doveva essere fatta in modo che non fosse e
non sembrasse «una vittoria esclusiva di Torino».
12. [Anau (o Anaw), Salvatore], La situazione, per S. A., Genova,
Tipografia del R. I. de’ Sordo-muti, 1864, pp. 42.
Ferrarese, esponente di spicco dell’ebraismo del suo tempo,
protagonista dei moti del ’48, si può annoverare tra quanti
attribuiscono, per così dire, a pressappochismo i fatti di
Torino, come lascia intendere scrivendo: «Era poca esperienza
di governo nel Minghetti; e questo difetto lo condusse insieme
col suo collega Peruzzi alle giornate di Torino cagionate dal
modo di annunziare la convenzione […] che doveva produrre
le tristi conseguenze che si rimpiangono» (pp. 28-29).
13. Antonelli, Giacomo (cardinale), Dispaccio sulla Convenzione
italo-franca, Ferrara, Tip. Sabbadini, 1866, pp. 14.

13
14. Appiani, Creso, Le stragi del settembre 1864, Torino, Stabili-
mento Tipografico, Biagio Moretti, 1864, pp. 48.
In questo diffuso pamphlet dedicato al «Marchese Emanuele
Lucerna di Rorà», l’autore, pur facendo considerazioni pru-
denti e moderate, aveva invitato tutti, riassumendo alcune
cause dei fatti del settembre ’64, a non dimenticare né i caduti
né i responsabili e cause, a vario titolo, della loro morte:
«I lutti di Torino degli scorsi giorni e la cagione dei medesimi
non saranno trasandati dalla storia. Nel presente attrito di
concitate passioni sarebbe stolto ove noi volessimo scrivere
una pagina di storia contemporanea, ben sapendo che per scri-
vere una storia si richiede non solo serenità di mente e paca-
tezza d’animo ma eziandio imparzialità di giudizio; e noi che
vediamo le nostre vie tinte ancora dal sangue dei nostri fratelli
non possiamo certo avere quella serenità di mente […]» (p. 5).
Appiani aveva trascritto nel suo opuscolo un noto, insolente
articolo sulla Convenzione, pubblicato dalla governativa “Gaz-
zetta di Torino” (sostenuta dagli stessi uomini politici che vole-
vano impedire che si svolgesse la discussione parlamentare sugli
esiti della commissione d’inchiesta). Era stato proprio questo
articolo della “Gazzetta” a dare origine alle prime proteste
sotto la sede del giornale (che si possono considerare come
una delle cause scatenanti degli incidenti, come si accenna di
seguito). Nell’opuscolo dell’Appiani seguono la trascrizione di
un editto del Sindaco Rorà, vari documenti che potevano giu-
stificare ampiamente non solo l’inchiesta ma anche un dibattito
nelle aule parlamentari (tra cui attestati di passanti di ogni ceto
che affermavano di avere subito gratuite violenze), una lettera
del deputato Riccardo Sineo al Re, con la quale chiedeva un suo
immediato intervento, ribadendogli «[…] essersi comandato il
fuoco senza intimazioni, senza rullo di tamburi […]» e, infine,
una lettera, datata 23 settembre 1864, del capitano del 4° squa-
drone allievi carabinieri Giuseppe Vico (o Vigo) inviata al diret-
tore de “Il Diritto”, in cui il capitano, chiamato in causa come
responsabile di avere ordinato il fuoco nel n° 261 di quest’ul-
tima testata, appena pubblicato, si giustificava, asserendo che fu
un allievo a sparare per primo, senza ordine, perché aggredito a
bastonate (pp. 24-25).

14
Nell’opuscolo è pure trascritto un brano dell’articolo con
cui “Il Diritto” aveva duramente relazionato sui fatti del
pomeriggio del 21, in piazza San Carlo: «Il Signor Spaventa
può consolarsi che aveva ordinato nella questura una mano
di assassini da far onore a lui loro capo e signore. Ci furono
scene così infami che la penna rifugge dallo scrivere […]»
(p. 28). L’autore lamenta che, subito dopo la loro morte e
nei mesi successivi, le vittime «di quelle infauste giornate» di
settembre non erano state ricordate come sarebbe stato dove-
roso: «Ad alcune si fecero pubbliche preci dei parenti e dagli
amici; noi avremmo desiderato che pubbliche e solenni preci
si fossero fatte a tutte per protestare così innanzi a Dio ed agli
uomini per quel sangue innocente versato. E fuvvi pur qual-
che giornale, e fuvvi pure qualche patriota che disse questo
tributo supremo doversi dare a quei generosi caduti; ma o quel
giornale non fu letto o quel patriota non fu udito; egli è certo
[…] che […] quei morti, i cui nomi meriterebbero d’esser tra-
mandati ai più tardi nepoti non s’ebbero culto cittadino […]»
(pp. 44-45). Come si riferirà in corrispondenza di successive
schede, non mancarono tuttavia, poco più avanti nel tempo,
grandiose manifestazioni in memoria e suffragio delle vittime.
Ara, Casimiro, vedi Inchiesta amministrativa sui fatti avvenuti in
Torino[…].
15. Articoli secreti della Convenzione italofranca smentiti; preteso
testo di questi, redazionale in: “Civiltà Cattolica”, a. XVI
(1865), s. 6a, vol. II, pp. (113-114).
16. Atti diplomatici e parlamentari concernenti la convenzione 15
settembre 1864 tra l’Italia e la Francia ed il trasferimento della
capitale del Regno a Firenze, Milano, coi tipi di Luigi di Gia-
como Pirola, [1865], pp. 128.
17. Atti del Parlamento Italiano. Camera dei Senatori, Legislatura
VIII, Sessione II (1863-1865), Sedute dal 24 ottobre 1864 al 16
maggio 1865, Torino, Tipografia Favale, 1865.
I riferimenti specifici alla Convenzione, ai fatti di Settembre, al
trasferimento della capitale sono molto frequenti. Ci limitiamo
a segnalarne, in modo non sistematico (come per altre analo-

15
ghe fonti qui autonomamente citate) alcuni. Si tenga conto che
esistono, nella presente scheda non prese in considerazione,
anche differenti edizioni, con paginazioni diverse.
Tornata 22 novembre, p. 1081; 24 novembre, pp. 1097-1099,
«Relazione dell’Ufficio Centrale composto dai senatori Pal-
lieri, Durando Giacomo, Chiesi, Sauli Francesco e Imbriani,
sullo schema di legge pel trasferimento della capitale del
Regno a Firenze»; tornate 29 novembre 1864, pp. 1099-1106;
30 novembre, pp. 1107-1118; 1° dicembre, pp. 1119-1125; 2
dicembre 1864, pp. 1127-1136; 3 dicembre, pp. 1148-1156;
5 dicembre, pp. 1157-1166; 6 dicembre, pp. 1167-1177; 7
dicembre, pp. 1179-1188; 9 dicembre, pp. 1191-1201.
18. Atti ufficiali del Parlamento Italiano. Camera dei Deputati,
Legislatura VIII, Sessione II (1863-1865), Sedute dal 24 otto-
bre 1864 al 17 febbraio 1865, Torino, Tipografia Botta, 1864-
1865.
1864: tornata del 24 ottobre, pp. 3666-72; 3 novembre, pp.
3682-3684; 7 novembre, pp. 3710-3718; 8 novembre, pp. 3721-
3728; 9 novembre, pp. 3729-3738; 10 novembre, pp. 3740-49;
11 novembre, pp. 3751-3760; 12 novembre, pp. 3761-3772; 14
novembre, pp. 3773-3784; 15 novembre, pp. 3785-3795; 16
novembre, pp. 3797-3807; 17 novembre 1864, pp. 3809-3821;
18 novembre, pp. 3825-3845; 19 novembre, pp. 3849-3860.
19. Avenati, Carlo Antonio, La rivoluzione italiana da Vittorio
Alfieri a Benito Mussolini, “Biblioteca della Società Storica
Subalpina”, vol. CXLIV, Torino (Chieri, Tipografia M. Ghi-
rardi), 1934, in partic. pp. 141-149.
Pur non trattandosi di un testo specificatamente dedicato alla
Convenzione e pur non contenendo capitoli ad essa dedicati, il
volume merita di essere qui compreso per le opinioni espresse
dall’autore. Questo, voce quasi completamente isolata e disso-
nante, considera la Convenzione di settembre quale esito di ini-
ziative di Cavour (p. 141) e scrive che attraverso la Convenzione
«il genio realistico della Monarchia doveva trionfare ancora una
volta», pur ammettendo che, a prima vista, essa era negativa
dato, infatti, che l’Italia non conquistava Roma ma otteneva
soltanto che ne uscissero le forze francesi che la presidiavano,

16
andando forse incontro a una dilazione senza fine. Per Avenati
Torino, sacrificandosi ora si metteva «ancora una volta all’avan-
guardia della Nazione» dato che, a suo dire, nessun primato
«valeva quello del sacrificio»: pura retorica, e non una retorica
particolarmente brillante, quasi un’anticipazione di quel feno-
meno che oggi viene chiamato buonismo; quasi un’anticipazione
di comportamenti odierni (e alquanto suicidi) degli occidentali.
Secondo lui: «La Rivoluzione piemontese riceve dal sacrificio di
Torino una nuova sanzione di italianità. Il destino del Piemonte
era segnato fin da quando sorse iniziatore dell’impresa. Il Pie-
monte era, anche spiritualmente intendendo, lo Stato che muo-
veva alla conquista ideale delle Provincie. Conquistate le quali,
esso doveva farle eredi del suo spirito, e sparire».
20. Avvenire di Torino e sua trasformazione in città industriale e
manifatturiera. Proposte e suggerimenti al governo, al parlamento
e al municipio, [di] C. A. R. ***, Torino, Tipografia Nazionale di
R. Jona, pp. 23.
Pur riconoscendo che le rivendicazioni di Torino erano giuste,
afferma che era scontato che essa fosse destinata a rimanere
capitale solo provvisoriamente. Il corretto obiettivo non erano
quindi più le proteste ma la trasformazione della città in indu-
striale e manifatturiera con la certezza che attraverso questa
trasformazione «[…] Torino vedrà che la sua devozione alla
causa italiana è stata ampiamente remunerata […]».

21. Baricco, Pietro, Torino descritta, Parte Prima, Torino, Tipo-


grafia di G. B. Paravia e Comp., 1869.
Nel concludere il capitolo dedicato alla Storia politica l’autore
(con un atteggiamento un po’ servile nei confronti di Bettino
Ricasoli, primario affossatore della Commissione d’inchiesta
parlamentare, sia pure all’insegna della concordia nazionale) si
sofferma sugli esiti della Convenzione, sui fatti di Torino, sul
culto del ricordo che per qualche tempo fu mantenuto vivo con
imponenti cerimonie commemorative (v. in partic. pp. 84-87).
22. Battaglia, Antonello, La capitale contesa. Firenze, Roma
e la Convenzione di Settembre (1864), Roma, Edizioni Nuova
Cultura, 2013, pp. 191.

17
Siccome gli aspetti terminologici sono rilevanti, non sarà fuori
luogo annotare che il termine «scontri» utilizzato in relazione
ai fatti di Torino del settembre 1864 (v. ad es. p. 135) anche
dal presente autore, appare improprio, dato che la folla in seno
alla quale furono fatte le vittime subì ben più passivamente che
attivamente l’aggressione poliziesca.
23. Bellune, Victor Marie [Perrin, de] Préliminaires de la con-
vention du 15 septembre: 1862-1864, par le duc de Bellune, Paris,
Charles Douniol, Librairie-Éditeur, 1865 [1a -3a ed.], pp. 47.
24. Bermond, Claudio, Torino da capitale politica a centro mani-
fatturiero. Ricerche di storia economica sociale e urbanistica
nel trentennio 1840-1870, Torino, Istituto di storia econo-
mica dell’Università degli studi di Torino, Tirrenia-Stampatori,
1983, pp. IX, 336, 3 tav.
Berta, Giuseppe, vedi Alfani, Guido.
25. Berti, Domenico, Il trasferimento della capitale e la conven-
zione del 15 settembre 1864. Discorso del professore Domenico
Berti pronunciato alla Camera dei Deputati nella tornata del
14 novembre 1864 [Sessione del 1863-1864 pp. 6610-6616],
Torino, per gli eredi Botta, [1864?], pp. 30.
26. Berti, Ferdinando, A Torino o a Firenze?, Milano, Giacomo
Stella editore, 1864, pp. 83, (1).
27. Biffart, M., L’importanza strategica di Firenze. Il Po il Qua-
drilatero e i suoi punti deboli. Studio geografico-strategico di M.
Biffart, uffiziale dell’esercito virtemberghese, Milano, G. Fajini e
comp. Editori, 1864, pp. (2 [occhietto]), 64 (seconda edizione,
stesso luogo e stampatore, 1865).
Studio inedito, scritto originariamente in tedesco e pubbli-
cato solo nella traduzione italiana. «La convenzione del 15
settembre accolta da principio con sorpresa mista a stupore,
indi con tranquillità apparente, e dagli Stati che più vi erano
interessati Austria, e Stato papale, con mirabile rassegnazione,
fu giudicata in assai diverso modo per ciò che concerne i suoi
effetti possibili. Considerata come primo passo onde ottenere
il possesso di Roma, la convenzione acquista sommo valore
agli occhi degli Italiani; offrendo il mezzo di togliere la base di

18
operazione alle frequenti effervescenze del partito borbonico,
e di rendere per tal modo la rivoluzione innocua. Sebbene ciò
potrà considerarsi compiuto, soltanto allora che il possesso di
Roma sarà realmente conseguito, pure trasportando la capitale
e la sede del governo a Firenze, Roma per verità è già ridotta a
mal partito. Circondata da territorio italiano ed isolata, minata
al di dentro dal mal governo, al ritirarsi dell’ultimo soldato
francese l’influenza del governo italiano alimentata dalla pros-
simità di Firenze, non sarà paga, come fu finora, di spingersi
soltanto fino alle mura di Roma; ma s’addentrerà ben anco e
prenderà piede nel Vaticano, e per conseguenza il dominio
temporale di Roma si dissolverà nel Regno d’Italia» (p. 5).
28. Blasi, De, Girolamo, Torino o la legge? Al signor Pier Carlo
Boggio celebrato autore dell’opuscolo Garibaldi o la legge? Rispo-
sta dopo due anni, Torino, Stabilimento tipografico dell’editore
Biagio Moretti, 1864, pp. 14.
Attribuisce pesanti responsabilità alla “Gazzetta di Torino” affer-
mando che se essa: «[…] fosse stata più prudente, non si sarebbe
bruciata le zampe; i cagnotti dello Spaventa non sarebbero
sbucati fuora con le daghe sguainate contro i dimostranti, né
si sarebbe destata quella scintilla che poi fe’ scoppiare un così
terribile incendio» (p. 6). Marcatamente “antitorinese”, dice
che tra i manifestanti vi era «una mano di giovinastri armati di
bastoni e di randelli dei quali s’eran provveduti stroncando molti
alberi e piante del Giardino Pubblico» (p. 9). Simili affermazioni
rientrano nel quadro della vulgata secondo cui vi sarebbe stata
a Torino un’articolata presenza di provocatori, sia legati a orga-
nizzazioni “di sinistra” sia di estrazione governativa. Se si volesse
indagare circa la presenza di qualche agit-prop, si dovrebbero
forse invertire i termini nei quali sino ad ora il tema è stato più
frequentemente affrontato, ricercandone l’eventuale azione non
con riferimento a infiltrati tra le fila del popolo manifestante,
come qualcuno vorrebbe, ma in quelle delle forze dell’ordine (il
della Rocca, nella sua autobiografia citata in queste pagine, parla,
in effetti di emissari della polizia sotto il comando del conte
Oreste Biancoli, fatti venire appositamente da Napoli, Milano e
Palermo, che sembravano voler eccitare la folla anziché calmarla)
e degli allievi carabinieri, dai quali partirono i primi spari con-

19
tro la folla (peraltro da collegarsi essenzialmente a un clima di
grande confusione).
29. Boggio, Pier Carlo, Firenze è Roma? Lettera del deputato P.
C. Boggio, Torino, Agenzia Compaire editrice (Tipografia G.
Favale e Comp.), 20 settembre 1864, pp. 38.
Tra le critiche più dure e sarcastiche contro Minghetti e
Peruzzi.
30. Boggio, Pier Carlo, Ad Emilio Olivier deputato al corpo legi-
slativo di Francia: I – I casi di Torino; II – La Convenzione del
15 settembre; III – E poi? Lettere tre del deputato P. C. Boggio,
Torino, Tipografia G. Favale e Comp., s.a. al frontespizio ma
1864 sulla brossura in testa alla quale si legge; «A beneficio
delle Vittime del 21 e 22 settembre», pp. 157. In calce è preci-
sata la data in cui l’autore lo finì: 22 ottobre 1864.
31. Boggio, Pier Carlo, La questione romana studiata in Roma.
Impressioni, Reminiscenze, Proposte, Torino, Tip. G. Favale &
Comp., 1865, pp. 266.
Ampi e costanti i riferimenti al trattato per il trasferimento
della capitale Firenze. Per l’autore «La Convenzione del 15
settembre ha spinto allo estremo la tensione dei rapporti fra i
protettori ed i protetti. Abbenché nelle sfere officiali a Roma
si dica esplicitamente che i Francesi non se ne andranno,
non si cerca però di nascondere il dispetto che ha provocato
questa minaccia di abbandono a giorno ed ora determinata.
Qualunque merito si fosse prima acquistato Napoleone III,
lo ha perduto per la Convenzione del 15 settembre. Abben-
ché al Vaticano si creda – come si è creduto fin dal primo
momento a Torino – che la Convenzione del 15 settembre
non significhi ancora Roma capitale d’Italia, - bastò ad irritare
profondamente gli animi la sola possibilità anche remota, che
il Papato potesse, per effetto di quella stipulazione, trovarsi un
momento a discrezione della rivoluzione. […]» (p. 104).
32. Boncompagni di Mombello, Carlo, La translation de la
capitale et de la convention du 15 septembre. Discours du Chev.
Bon-Compagni, Turin, Imprimerie Paravia, 1864, pp. XXXI,
55.

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33. Boncompagni di Mombello, Carlo, Il trasferimento della
capitale e la Convenzione del 15 settembre. Discorso pronun-
ciato alla Camera dei Deputati addì 9 novembre 1864, in: Id., La
Chiesa e lo Stato in Italia. studi del cav. Carlo Bon-Compagni,
deputato al Parlamento, Ministro plenipotenziario di S. M. il Re
d’Italia, Firenze, Successori Le Monnier, 1866, pp. 89-131.
Il volume rientra in questa bibliografia anche per parecchi altri
suoi contenuti.
34. Boncompagni di Mombello, Carlo, Francia e Italia. Lettere poli-
tiche di Carlo Bon-Compagni, Torino, F.lli Bocca, 1873, pp. 137.
Più d’una rilevante nel presente contesto.
35. Bonghi, Ruggero, La convenzione di settembre e il ministero
Lamarmora. Lettera al direttore della Nuova Antologia, In
“Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti”, vol. 8, 1868, fasc.
V, maggio 1868, pp. 180-182.
36. Borella, Alessandro, Dopo Mentana, Torino, Stamperia della
Gazzetta del Popolo, 1864, pp. 44.
37. Borella, Alessandro, Roma!, Torino, Stamperia della Gaz-
zetta del Popolo, pp. 48.
Attacca il governo, che dopo la Convenzione si dimostra inat-
tivo: «L’Italia deve sentirsi ora umiliata d’aver creduto ai Con-
venzionisti! Doppiamente umiliata d’avere sperato Roma da
Napoleone III e dal Papa» (p. 48).
38. Bragagnolo, G[iovanni], Bettazzi, E[nrico], La Conven-
zione di settembre e il trasporto della Capitale (1861-1865), in:
Torino nella storia del Piemonte e d’Italia, vol. II, Da Emanuele
Filiberto ai giorni nostri, Torino, Unione Tipografico-Editrice
Torinese, 1919, pp. 1125-1157.
39. Bragagnolo, G[iovanni], B[ettazzi], Enrico, Il rinnova-
mento di Torino dopo il trasporto della Capitale, in: Torino nella
storia del Piemonte e d’Italia, vol. II, cit., pp. 1158-1269.
40. Briano, Giorgio, L’estrema quistione, in “Rivista universale”,
Nuova serie, a. I, vol. IV, 1866, 1866, pp. 51-61.
Interrogativi ed approfondimenti nel momento in cui la «que-
stione romana sta per entrare nell’estremo suo stadio».

26
41. Brignoli, Marziano, Un ricordo della Convenzione di Settem-
bre nel centenario della stipulazione, in: “Il Risorgimento”, a.
XVI, 1964, n. 3, ottobre, pp. 144-163.
42. Brilli, Attilio, Il viaggio della capitale. Torino, Firenze e
Roma dopo l’unità d’Italia, Torino, UTET libreria, 2010, pp.
XIX, 152.
Seppure maggiormente incentrato su Firenze e Roma, anche
attraverso le testimonianze di viaggiatori, il capitolo secondo,
Un passo indietro, Torino decapitalizzata (pp. 43-60), riguarda
la prima capitale e i fatti di settembre, snodandosi nei paragrafi
La fatidica porta d’Italia; I risentimenti della capitale tradita;
Ritualità e nostalgia del ritorno.
43. Brimont, de, vicomte Adrien, Ce qu’il y a sous les masques a
Turin, Bruxelles, H. Goemaere, 1864, pp. XXII, 136.
Connotato da forti toni antiunitari, dà per scontato che Roma
diverrà preda del governo italiano e si rammarica che Torino,
città da lui prediletta, sia probabilmente destinata alla deca-
denza e persino ad essere appena nominata nei testi di geografia.
44. Burzio, Filippo, Anima e volti del Piemonte, Torino, Edizioni
Palatine, 1947, pp. 228, 12 c. di ill.
Riprendiamo alcune espressioni dell’importante autore, che
testimoniano che il ricordo delle vittime di settembre restò
vivo e con esso si tramandò un disappunto acuto: «La storia
più recente, e completamente nuova, di Torino e del Piemonte
s’inizia col trasporto della capitale dell’appena proclamato
regno d’Italia da Torino stessa a Firenze […]. Comincia, cioè,
con quella singolare retrocessione della capitale di uno Stato
vittorioso (e attraverso quale meravigliosa epopea!) a capo-
luogo di provincia, che costituisce come una sorta di premio a
rovescio, e che certo si è veduta ben raramente nella storia dei
popoli. Attorno a Parigi, attorno a Londra, man mano che lo
Stato nazionale si accresce, cresce anche lo splendore e il lustro
della conservata capitale; e l’analogia si fa anche più completa
per quel che riguarda Berlino e la Prussia, la cui funzione
di formatrici della grande Germania è così affine a quella di
Torino e del Piemonte nei riguardi dell’Italia. Anche Berlino è
in posizione appartata rispetto al centro di figura e di gravità

27
del nuovo Stato; anche in Germania esistono città più antiche e
più storiche della metropoli prussiana; eppure essa conserva il
suo rango di capitale. Torino, invece, è sacrificata: è sacrificata,
– con la morte nell’anima, dai politici piemontesi stessi, dalla
stessa Dinastia (che pur ne ha fatta la culla delle sue nuove
fortune, e a Superga ha eretto, quasi a simbolo, la sua fastosa
necropoli) – alle inquietudini di Napoleone III, all’attrazione
di quella Roma eterna, che già Cavour, nel 1861, ha procla-
mato in anticipo – audace ipoteca sull’avvenire! – splendida
capitale dell’Italia nuova: e di cui la capitale provvisoria del
’64, Firenze, non rappresenta che una dissimulata tappa di
avvicinamento.
L’evento era dunque così inconsueto, così apparentemente
illogico e ingiusto, che l’amarezza e l’angoscia di tanti Torinesi
dell’epoca si giustifica e spiega ampiamente; né, ad ottant’anni
di distanza, il fatto ha più bisogno di essere celato dietro veli
pietosi: e tanto più quando la risposta data dalla città al brutale
colpo del destino si è dimostrata così brillante! Esaminare que-
sta risposta equivale a far la storia di Torino nuova, di Torino
ultima. La metropoli subalpina veniva spodestata del suo seco-
lare primato politico? Ebbene, essa ha reagito contrattaccando
e rifacendosi in tre nuove direzioni: una direzione letteraria e
di costume, una religiosa, una economica. E la varietà di que-
ste forme dice subito quanto complessa sia stata la soluzione
istintivamente data dalle energie subalpine alla gran crisi» (pp.
55-56).
45. Busacca, Raffaello, La Convenzione del 15 settembre. Consi-
derazioni di Raffaello Busacca, Deputato al Parlamento Italiano,
Milano, Stabilimento Civelli, 1864, pp. 32.
Secondo l’autore di questo lavoro, eminentemente giuridico,
che fu studioso di diritto pubblico e di economia politica e
che sedette al centro-destra, l’accettazione del trasferimento a
Firenze da Torino da parte del Re aveva una valida e prepon-
derante ragion d’essere nelle valutazioni strategiche, «Poiché
prima o poi una guerra coll’Austria è inevitabile, e l’avere
per Capitale una città alla frontiera e non difendibile, non è
certo un vantaggio in una guerra, né l’aspettare che la guerra
cominci è da savj» (p. 6).

28
46. Cadorna, Carlo, Il Trattato franco-italiano del 15 settem-
bre 1864, considerazioni politiche e legali del senatore Carlo
Cadorna, Torino, Tipografia Eredi Botta, s.a. [1864], pp. 48.
Per alcuni suoi contenuti appare assai importante. Di fronte
ad altre capitali cadute giustifica che anche Torino, all’insegna
dell’unità nazionale, debba rinunciare. È duro col Ministero
per il sangue che ha versato e per quello che probabilmente
voleva ancora versare [potremmo dire quasi per partito preso]
avendo persino fatto giungere e preparare dei cannoni.
47. [Calandra, Claudio], Lament d’ Gianduja, s. n. t. [1865], pp.
(4). Foglio volante in lingua Piemontese in rima.
Secondo l’annotazione manoscritta autografa di Federico
Patetta, al quale si deve l’attribuzione al Calandra «Questa
poesia fu stampata alla macchia in occasione del trasporto
della capitale a Firenze […] Buon numero d’esemplari erano
rimasti a Murello, nella casa di campagna dei signori Calandra.
Questo mi fu donato dalla vedova di Edoardo Calandra oggi
19 dicembre 1919». Trascriviamo la penultima strofa: «Tuti am
robo e m’assassinnô, /Am’ caressô a causs darè, / Finna coui
che d’ pi a m’avsinnô / L’ambissiôn ai fa girè; / Ai me boja a
fan dle gnogne, / Ch’a san pur s’a son d’ carogne, / Pregô ’l
cel pietos ch’am lassa / Le man sciolte e na ramassa / Pr pôdej
dè na lessiôn / A sta maniga d’ birbon!». Sull’autore si veda
Renzo Gandolfo, La letteratura in piemontese dal Risorgi-
mento ai nostri giorni. Profilo storico, autori, testi, documenta-
zioni, Torino, Centro Studi Piemontesi, 1972, p. 165.
Camera dei deputati, Sessione 1863-1864, vedi, infra, Relazione
della commissione d’inchiesta parlamentare […].
48. Camera di commercio ed arti di Genova, Relazione della
commissione per l’esame delle nuove condizioni fatte alla città
e al commercio di Genova pel trasferimento della capitale,
Genova, Tipografia e litografia dei Fratelli Pellas, 1865, pp. 39.
49. Camerani, Sergio, Da Torino a Firenze, in: “Rassegna Storica
Toscana”, anno XII (1966), n. 1, pp. 64-69.
50. Campanella, Vitottavio, Al parlamento nazionale. A Roma
si va da Torino o da Firenze, considerazioni sulla convenzione

29
italo-franca del 15 settembre 1864 dell’avvocato Vitottavio Cam-
panella da Trani, Torino, Tipografia Letteraria, 1864, pp. 23.
La capitale a Firenze, per l’autore era «Utile, necessaria e van-
taggiosa all’Italia» (p. 23).
Canini, Marco Antonio, vedi Veneziano, Marco.
C. A. R., vedi Avvenire di Torino e sua trasformazione […].
51. Cardenas, De, Gerolamo, Il mio interrogatorio sui fatti del
30 gennaio 1865, pubblicazione del Conte Gerolamo de Carde-
nas, Torino, Tipografia Arnaldi, 1865.
52. Casati, Carlo, Roma o Firenze. Qual esser debba la capitale
dell’Italia?, 1a edizione ed «Edizione Nuova dedicata a S. S. R.
M. il Re», Torino, Unione tipografico editricejLibreria Gianini e
Fiore; Firenze, Lapi, Papini e compagnia, [1862], pp. 16.
Il dubbio che si tratti di un lavoro finalizzato a cominciare a far
girare l’ipotesi fiorentina, in vista di accordi in tal senso dietro
le quinte, pare legittimo e ne giustifica la presenza in questo
contesto.
53. Case, Lynn M., Franco-Italian relations, 1860-1865. The Roman
question and the Convention of September, Philadelphia, Univer-
sity of Pennsylvania press, 1932, pp. XII, 351. [Ristampa anasta-
tica, New York, AMS press, 1970].
54. I casi di Torino, redazionale in: “Civiltà Cattolica”, a. XVI
(1865), s. 6a, vol. I, pp. 513-521.
55. Castronovo, Valerio, Non più capitale, in Id., Torino, Roma-
Bari, Laterza, 1987, pp. 5-80.
56. Ceccuti, Cosimo, La penna e la spada. L’Unità d’Italia fra
Torino e Firenze, Firenze, Mauro Pagliai, 2010, pp. 254.
57. Cenni sopra i documenti del “Libro giallo”, e le discussioni
dell’Indirizzo nel Senato, redazionale in: “Civiltà Cattolica”, a.
XVI (1865), s. 6a, vol. II, pp. (240-242).
«Intorno alle cose d’Italia, il Libro giallo contiene 19 docu-
menti» [comunicati dal Governo francese alle Camere].
58. Ceresa, Alessandro, La unificazione legislativa ed il trasporto
della capitale, Torino, Tip. dell’Espero, 1864, pp. 14.

30
59.
La Certezza di ottener Roma a capitale d’Italia ricavata dalla
Convenzione del 15 settembre, Torino, 1864.
Opera non visionata direttamente; citazione tratta da Biblio-
teca civica di Torino. Cataloghi. Sezione Risorgimento Nazio-
nale, Torino, Tip. Baravalle e Falconieri, 1915, n. 1077.
60. Cesare, De, Raffaele, Due lettere inedite di Costantino Nigra
sulla convenzione del settembre 1864, s. n. t., estratto da “La
patria”, pp. 3-5.
61. Cesare, De, Raffaele, La Convenzione del 15 settembre, in:
Id., Roma e lo Stato del Papa dal ritorno di Pio IX al XX set-
tembre, vol. II, Roma, Forzani e C. tipografi-editori, 1907, pp.
247-267.
Antipiemontese livoroso, quasi vede nella Convenzione che
impone il trasferimento della capitale una rivincita (v. ad es. p.
252).
62. Cessi Drudi, Maria, La convenzione di settembre nel giudizio
del barone Hubner, in: Il problema veneto e l’Europa, 1859-
1866. Memorie di N. Blakiston, G. Dethan, R. Blaas, M. Cessi
Drudi, Venezia, 1966, pp. 99-142.
63. Chiaves, Carlo. Il trasferimento della capitale da Torino e i
fatti sanguinosi del 1864 nei documenti inediti dell’archivio
Chiaves, in “La Stampa”, 22 giugno 1909, p. 3.
64. Cilibrizzi, Saverio, Storia parlamentare politica e diplomatica
d’Italia. Da Novara a Vittorio Veneto, volume I, (1848-49 –
1870), Roma, Tosi Editore, s. a. [1952].
Contiene, in particolare a pp. 429-460, un ampio e ben for-
mulato inquadramento della Convenzione, problematiche ad
essa connesse, agitazioni torinesi e uno sguardo riassuntivo sul
dibattito parlamentare con cenno agli interventi di parecchi
deputati e senatori.
65. Ciò che vuole Torino. Ricordo al parlamento italiano per S. M.,
Torino, Tipografia Artero e Comp., 1864, pp. 14.
«Torino, la legale, la pacifica, l’ordinata Torino, aveva, dopo
tanti anni di vita politica ammirevole, fatto sentire la sua voce
sulle piazze, e tosto e più alte si levano mille voci alle accuse

31
[…] non si esamina la natura di questo moto di piazza, non
si ricerca come originasse e procedesse […], nulla di tutto
ciò; si condanna Torino come grettamente municipale, e si fa
passare a un tratto per l’avversaria più accanita della naziona-
lità, dell’unità […]» (pp. 3-4). Dà per scontato che non sarà
possibile sfuggire al trasferimento, ma chiede per la città, che
ha sostenuto costi enormi di ogni tipo, e che ha mantenuto
migliaia di emigrati, delle contropartite.
66. Cione, Edmondo, Gli eccidii torinesi e De Sanctis giornalista,
estr. da “Nuova rivista storica”, a. XVI, 1932, fasc. 5-6, pp. 23.
Città di Torino, vedi:
Inchiesta amministrativa sui fatti avvenuti in Torino […], 1864.
Deliberazione della Giunta municipale […], 1865.
Cocchis, vedi Torino alle città rivali […].
67. Cognasso, Francesco, La corazza di Minghetti, in: “Piemonte
vivo”, 2, luglio 1967, pp. 2-13.
68. Cognasso, Francesco, Capitale del Regno d’Italia, in: Storia
di Torino, Milano, Aldo Martello Editore, 1969.
Cognasso, Francesco, vedi l’annotazione che lo riguarda in calce alla
scheda riferita all’opera del de La Varenne, La vérité […].
69.
Colicchia, Salvatore, La Convenzione del 15 settembre 1864,
ossia Napoleone III e l’Italia. Ditirambo della libertà. Note e schia-
rimenti con l’aggiunta di un carme pel secondo anniversario degli
undici maggio 1860, Le Cannonate, per il prof. Salvatore Colicchia,
membro dell’Accademia Lilibetana - Marsala, Milano, coi tipi dello
stabilimento Francesco Pagnoni, 1878, pp. VIII, 94.
Ironico ma lungo e stucchevole ditirambo, si scaglia contro la
rivoluzione italiana, sostenuta da Napoleone.
70. Colombo, Adolfo, Giacomo Dina e La Convenzione di Set-
tembre (con Documenti inediti), Torino, Tipografia A. Panizza,
1913, pp. 170 (Edizione di 300 esemplari fuori commercio).
Lo studio è funzionale in alcune sue parti a sottolineare la
tesi, condivisa da parecchi autori ed uomini politici, secondo
cui il trasferimento influì sui futuri orientamenti politici di

32
Torino di lungo termine, come pure i fatti del settembre 1864.
Il Colombo, soffermandosi sul pensiero di Giacomo Dina in
ordine al trasferimento della capitale, ne rileva la moderazione
e la disponibilità a gettarsi dietro le spalle i soprusi, riferendo
questa sua frase: «Ormai non v’ha pei cittadini probi e amanti
della patria che un dovere: dimenticare le passate dissenzioni
ed accettare il fatto compiuto. Prendiamo le mosse da questo
fatto e provvederemo al compimento dei destini nazionali,
che il Piemonte ha il vanto di aver capitanato, ed a cui egli
concorrerà, ne siamo certi con quella vigoria, con quella per-
severanza, quella magnanimità di propositi che lo resero così
grande in Europa e saranno per lui il più eccelso monumento,
che mai si possa erigere ad un popolo bravo ed onesto» (p. 70).
E Torino, mentre non si dimenticava delle vittime e pensava
alle loro famiglie, si apprestava anche a dare vita, tra tanti
inviti all’abnegazione e al sacrificio a favore dell’Italia, anche
a un’iniziativa finalmente “revanscista”. Si può ricorrere, per
parlarne, al presente saggio. «Chi vorrebbe negare – scrive
Colombo – ispirandosi a Luigi Chiala che se tutti gli uomini
politici del Piemonte si fossero riferiti a questi alti e generosi
sentimenti di un loro conterraneo, la riputazione politica di
quella nobile regione non se ne sarebbe grandemente vantag-
giata?». E aggiunge mescolando il proprio pensiero a quelli
del Dina e del Chiala: «Siamo ben lungi dal condannare que-
gli altri uomini politici, come il conte Federico Sclopis [che
si dimise clamorosamente nel 1864 per protestare contro la
Convenzione] e il conte Gustavo Ponza di San Martino, per
citare solo i maggiori, i quali credettero di dover tenere altra
via. Certo è però che sebbene essi fossero convinti di giovar
meglio alla patria conservando un contegno ostile e diffidente
crearono ostacoli al retto esercizio dell’opera governativa e
parlamentare, mentreché giammai come allora questa avrebbe
avuto bisogno di essere sorretta dalla loro larga ed illuminata
esperienza politica […]. Difatti chi vorrà di proposito ana-
lizzare minutamente l’opera di quei deputati piemontesi che
fino allora stretti alla maggioranza cavouriana se ne staccarono
dopo la Convenzione di settembre formando la Permanente,
che fu una delle più dolorose conseguenze del trattato, se non
potrà certamente negare il plauso ai nobilissimi intendimenti

33
di mantenere vigili le aspirazioni del Veneto e su Roma non
approverà però, a mio parere, l’eccessiva reazione opposta
all’antipiemontesismo delle altre regioni che forse un contegno
più calmo e più prudente avrebbe se non spento, diminuito, né
potrà approvare sia il loro distacco dal partito moderato, del
quale avevano fino allora costituito una forza considerevole,
per formare una nuova consorteria sia soprattutto i tenaci
ed i rabbiosi rancori che essi mantennero per lungo tempo
contro gli autori della Convenzione anche quando, compiute
colla presa di Roma le aspirazioni nazionali, non avevano più
ragione alcuna di conservarli.
Non piccola responsabilità tocca a loro se mentre a Torino gli
animi erano ancora irritati ed inquieti e più vive si facevano le
loro ansie patriottiche, e retrivi, repubblicani ed agitatori soffia-
vano nel fuoco, essi non sdegnarono persino venire a trattative
con Mazzini a cui non pareva vero di allontanare dalla monarchia
piemontesi che fino allora le erano stati assai devoti ed accolsero
e diffusero nel loro giornale Le Alpi, le voci più esagerate e più
false, con tutti i colori del vero, come quella della cessione del
Piemonte, erigendosi fieri paladini di tutti i malcontenti e di
tutti gli interessi offesi contribuendo insomma a rendere più viva
l’irritazione della pubblica opinione e ad aumentare le difficoltà
quando era più necessaria un’opera conciliativa» (p. 71). Si deve
segnalare del Colombo pure un articolo ricco di informazioni,
anche da fonti inedite, sulla Convenzione edito ne “La Stampa”
del 16 maggio 1929, p. 3 (La “Questione romana” in un carteggio
inedito di Bettino Ricasoli).
71. Comandini, Alfredo, Monti, Antonio, L’Italia nei cento
anni del secolo XIX (1801-1900). Giorno per giorno illustrata,
vol. IV, 1861-1870, Milano, A. Vallardi, 1918-1929, pp. XXXI,
1340.
La cronologia, sempre puntuale e dettagliata, assume, con
rìferimento al 1864 e 1865, rilevanza di studio monografico,
seppure in un contesto allargato all’Italia intera (v. in partic.
pp. 574-660).
72. La convention du 15 septembre 1864, Paris, E. Dentu [Impr. de
Ad. Lainé et J. Havard], 1864, pp. 32.

34
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70

36
«L’acte qui, par la grandeur de ses résultats, prendra la pre-
mière place dans la méditation des pouvoirs politiques, à la
prochaine session, ce sera évidemment la Convention conclue,
le 15 septembre dernier, entre la France et le Royaume d’Italie
[…]».
Secondo la “Civiltà Cattolica” si attribuiva in Francia a questo
scritto carattere semiufficiale; esso «[…] assumendo la difesa
di quell’atto diplomatico, intende di esporre le ragioni per cui
la Francia si è indotta a conchiuderlo […]».
73. Convention Franco-Italienne. 15 septembre 1864, in: Documents
officiels provenant du Ministère de l’Intérieur, [Paris] Direction
de la Presse, snt, interno n. 63 della miscellanea che forma l’o-
pera.
74. Della Convenzione del 15 settembre, dell’enciclica e dei mezzi
morali di conciliazione con Roma, Torino, 1865 (citato in Biblio-
teca civica di Torino. Cataloghi… cit., n. 3154).
75.
La Convenzione del 15 Settembre prima e dopo la discussione
della Camera, Torino, Tipografia di G. Baglione e Comp.,
1864, pp. 95.
Si conclude (dopo argomentazioni non sempre pienamente
obiettive ma, nel complesso ben fondate) con le espressioni:
«Si compia dunque, poiché così vogliono i fati, l’opera iniqua
e funesta. Gl’Italiani non tarderanno a pentirsene acerbamente
e non avranno che a rimproverare ancor una volta a se stessi
di essere stati gli artefici delle loro sciagure!». Approfittando
della sintesi contenuta nel volume possiamo ricordare i nomi
dei 70 deputati che votarono contro l’approvazione della Con-
venzione, mentre dei 389 presenti, 317 diedero voto favorevole
e due si astennero: Antonio Alfieri D’Evandro, Casimiro Ara,
Giuseppe Avezzana, Cesare Bertea, Domenico Berti, Giovanni
Battista Bertini, Pier Carlo Boggio, Alessandro Borella, Giovan
Battista Bottero, Giuseppe Brida di Lessolo, Benedetto Cairoli,
Francesco Chiapusso, Amedeo Chiavarina di Rubiana, Deside-
rato Chiaves, Michele Coppino, Francesco Crispi, Francesco
Raffaele Curzio, Giovanni Maurizio De Andreis, Filippo De
Boni, Angelo De Benedetti, Gennaro di San Donato Sam-
biase Sanseverino, Luigi Ferraris, Antonio Greco, Francesco

37
Guglianetti, Luigi La Porta, Carlo Laurenti Robaudi, Davide
(David) Levi, Giuseppe Libertini, Emanuele Luserna di Rorà,
Mauro Macchi, Annibale Marazio di Santa Maria di Bagnolo,
Luigi Marchetti, Paolo Massa, Mattei (prob. Felice), Massimo
Mautino, Filippo Mellana, Luigi Alfonso Miceli, Giovanni
Minghelli-Vaini, Baldassarre Mongenet, Francesco Clodoveo
Monti, Giovanni Morandini, Giovanni Mosciaro, Benedetto
Musolino, Giovanni Nicotera, Giovanni Battista Oytana,
Emanuele Pancaldo, Alessandro Pinto, Casimiro Pisani, Luigi
Ranco, Nicolò Rapallo, Vincenzo Ricci, Giuseppe Ricciardi
di Camaldoli, Giorgio Tamajo, Sebastiano Tecchio, Cesare
Valerio, Carlo Varese, Francesco Saverio Vegezzi, Giovenale
Vegezzi Ruscalla, Vittorio Villa, Paolo Viora.
76. La Convenzione di settembre e il trasferimento della capitale,
in: Storia del Parlamento italiano, vol. 6, Dalla Convenzione di
settembre alla breccia di Porta Pia, a cura di Giuseppe Sardo,
Palermo, Flaccovio, 1969, pp. 3-22.
77. La Convenzione franco-italiana. Scherzo poetico, s. n. t., [4] c.
di tav. a fogli mobili. Variante del titolo: Due anni ... e Roma è
nostra!
78. La Convenzione e l’ltalia, in “L’Aletoscopio”, Cronaca settima-
nale, n. 9, Tomo II, 16 ottobre 1864, Torino, 1864 (rilevato in:
Biblioteca civica di Torino. Cataloghi […], cit., n. 1316).
79. La convenzione colla Francia e i casi di Torino, Torino, Tip.
Cavour, 1864, pp. 16. Edizione a parte di articoli pubblicati
ne “La Stampa”, 21 settembre e ne “Il Pungolo”, 23 settembre
1864.
80. La Convenzione del 15 settembre e le Camere francesi, reda-
zionale in: “Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. II, pp.
165-179.
81.
La Convenzione. Dialogo di Torino e di Roma, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 351, pp.
289-299.
Sottolinea un contrasto inconciliabile tra i governi di Roma e
d’Italia, per ora ancora a Torino.

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82. La convenzione italo-franca e il Municipio di Torino di M****
B*****, Milano, Tipografia di Gaetano Bozza, 1864, pp. 16.
«Questa convenzione fu accolta dovunque, fatta soltanto una
inattesa eccezione, come il più grande avvenimento che regi-
strasse la Storia italiana dopo le annessioni […] Una sola
città […] gridò all’allarme, pianse sul trattato come su di una
nazionale sventura […] Al Municipio […] ogni colpa, su di
lui ricada ogni responsabilità […]» (pp. 3-9). Certe polemiche
esigerebbero il coraggio di sottoscriversi con nome e cognome,
anziché celarsi dietro iniziali che non significano nulla.
83. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Conven-
zione in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII,
fascic. 350, dal 24 settembre all’8 ottobre, pp. 233-249.
Stati Sardi:
83-b Rivelazioni ufficiose, e polemiche tra i varii partiti, circa la conven-
zione stipulala con la Francia per lo sgombro di Roma, (233-237).
Verso la conclusione si legge: «Ecco fatta l’Italia! Perche dun-
que sgomentarsi del trasporto a Firenze, non essendo questo,
anche nell’ ipotesi che si effettuasse, che una sosta, una tappa
verso Roma?» (237).
83-c Dimostrazione popolare, avvenuta la sera del 20 Settembre, con-
tro [… la] convenzione, (237-238).
83-d Adunanza straordinaria del Municipio; contegno del Sindaco;
dichiarazioni del Menabrea; esempio di rara fortezza dato dal
Conte Prospero Balbo, (238-240).
83-e Conflitto avvenuto nel pomeriggio del 21 Settembre sulla piazza
di S. Carlo, (241-242).
83-f Tumulto e strage in piazza Castello la sera dello stesso [21 set-
tembre] giorno (242-243).
83-g Provvedimenti militari del Governo; strage fatta in piazza di san
Carlo la sera del 22 Settembre, (243-245).
83-h Formidabili apparecchi di repressione; per ordine del Re il Mini-
stero è forzato a presentare la sua dimissione, (245-246).
83-i Ultima Circolare del Pisanelli contro i Seminarii diocesani, (246-247).
[con accenni alla Convenzione].

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83-l Processo criminale intentato al Peruzzi ed allo Spaventa, (247).
83-m Risultato della inquisizione municipale circa i fatti del 21 e 22,
(247-248).
83-n Le Camere convocate pel 24 Ottobre, (p. 248).
84. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Convenzione
in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 351,
pp. 251-256.
84-b Sospetti eccitati dalla Convenzione per lo sgombero di Roma,
(251-252).
84-c Prime insinuazioni ufficiose del Pays circa lo scopo di essa, (252-
253).
84-d Articolo ufficioso nel Constitutionnel, ristampato nel Moniteur,
e corredato d’una lettera di Napoleone III, (253-256).
84-e Giudizii dei giornali francesi, (256).
85. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Convenzione
in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 351,
dall’8 al 29 ottobre, pp. 359-368.
Stati Sardi:
85-b Testo della Convenzione del 15 Settembre, tra i Governi di
Parigi e dl Torino, per lo sgombero di Roma. Protocollo annesso
e Dichiarazione (359-360).
85-c Dispaccio del Drouyn de Lhuys al Ministro francese presso la
Corte di Torino sopra tal Convenzione (360-361).
85-d Relazione del Ministero sardo al re Vittorio Emmanuele, per la
convocazione del Parlamento (362-363).
85-e Agitazione pel trasporto del Governo a Firenze; timori pel
giorno del riaprimento delle Camere; provvedimenti del Mini-
stero (364-365).
85-f Relazione e documenti presentali al Municipio circa le stragi del
21 e 22 Settembre (365-366).
Sfacciato tentativo di invalidare i risultati dell’Inchiesta ammi-
nistrativa e di amplificare, senza disporre di dati oggettivi, di
molto il numero dei feriti. Manca, come, d’altronde, tutti i testi
a contorno, di obiettività.

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85-g Il pranzo dei Ministri in tali giornate costò 900 franchi (366).
85-h Lettera di Vincenzo Ricci e scritture del Conte della Margarita
circa la Convenzione; lettera del Garibaldi contro Napoleone III
(366-367).
85-i II Conte Sclopis depone la carica di Presidente del Senato; gli
succede il Manno (367-368).
86. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Convenzione
in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 351, pp.
369-377.
Francia:
86-b Giornalismo francese e la Convenzione (369-370).
86-c Testo della Convenzione (370-371).
86-d Ragioni arrecate per giustificare la Convenzione del 15 Settem-
bre (371-373).
86-e Dispaccio del sig. Drouyn de Lhuys al conte di Sartiges (373-
376).
86-f Smentita imprudente data da due Ministri piemontesi al Dispac-
cio suddetto (376-377).
87. Cronaca contemporanea, redazionale in: “Civiltà Cattolica”, a.
XV (1864), s. 5a, vol. XII, pp. 383-384.
Germania:
87-b Accoglienza fatta alla Convenzione italo-franca.
«La notizia della Convenzione dei 15 Settembre, conchiusa a
Parigi tra la Francia e l’Italia, ha scosso, com’era ben naturale,
ogni sorta di persone in Germania. Fuori dell’Austria e stata
unanime l’ interpretazione datale dai giornali: vale a dire, che
essa sia la consegna che la Francia fa all’Italia di Roma e del
Papato» (383).
«II corrispondente viennese dice dunque che sotto la Conven-
zione italo-franca covasi la guerra all’Austria; ed ecco come
probabilmente succederà la faccenda. La Francia proporrà all’
Italia, in vista di quella Convenzione, una grande riduzione
nell’esercito: l’Italia risponderà: disarmi prima l’Austria che
ci minaccia. Allora la Francia prenderà questa iniziativa sopra

41
l’Austria, e le chiederà disarmo e riconoscimento del Regno
d’Italia. Quindi occasione alia guerra […]» (384).
88. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Convenzione
in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 352,
dal 29 ottobre al 12 novembre, pp. 489-498.
Stati Sardi:
88-b Mene del partito mazziniano; precauzioni del Governo, (489-492).
«La Convenzione del 15 Settembre, stipulata fra i Governi di
Parigi e di Torino, per lo sgombero delle truppe francesi da
Roma, avea pienamente appagato per una parte i voti di tutti i
rivoluzionarii d’ogni colore politico […]»
88-c Seduta delle Camere nel giorno 24 Ottobre, (492-493).
Con cenni allo scenario politico determinato dalla Conven-
zione e ai fatti di settembre; il nuovo governo, guidato da La
Marmora, conferma che il trasferimento si farà entro sei mesi.
88-d Il Governo chiede soli sette milioni di franchi pel trasferimento
della Capitale a Firenze, (493).
88-e Documenti diplomatici comunicati al Parlamento, (493-494).
88-f Dichiarazioni ufficiose circa la rinunzia a mezzi violenti contro
Roma, e riserve circa l’uso dei mezzi morali, (494-495).
88-g Polemiche de’giornali circa il valore d’un dispaccio del Nigra,
(495-496).
88-h Discussioni nella Camera elettiva alli 4 e 5 Novembre; il prete
Passaglia rinunzia alla carica di Deputato, (496-498).
88-i Inquisizione parlamentare, e lettera del Questore di Torino circa
le stragi del 21 e 22 Settembre, (498-499).
Vi sono recepite le dichiarazioni del questore Chiapussi fatte
«per levarsi di dosso odiose accuse, di cui sentiasi innocente,
cosi scrisse all’Opinione del 31 Ottobre: Mi sento costretto a
dichiarare, 1) che i fatti operati dalle Guardie di pubblica sicu-
rezza in piazza S. Carlo, nel pomeriggio del 21, non solo segui-
rono mio malgrado, ma contro i precisi ordini da me impartiti
poco prima al comandante di esse. 2) Che le intimazioni ed i
movimenti di truppe, fattesi in piazza Castello la sera del 21,
vi furono per opera d’un ufficiale di sicurezza pubblica, da me
non dipendente ed a totale mia insaputa […]».

42
89. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Convenzione
in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 352,
dal 29 ottobre al 12 novembre, pp. 501-507.
Cose straniere. Francia:
89-b Storia delle interpretazioni della Convenzione, (501-502).
89-c Note diplomatiche, che la dichiarano, (502-505).
89-d Considerazioni e fatti che da esse si deducono, (505-507).

90. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Convenzione


in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, dal 12 al 26
novembre, pp. 611-629.
Stati Sardi:
90-b Scopo della Convenzione del 15 Settembre, esposto dal ministro
Lanza, (611-614).
90-c Risultato della polemica diplomatica tra i Gabinetti di Parigi e di
Torino; testo dei dispacci spediti il 30 Ottobre ed il 2 Novembre
dai Drouyn de Lhuys al Malaret, ed il 7 Novembre dal La Mar-
mora al Nigra, (614-622).
90-d Discussioni nella Camera dei Deputati, (622).
90-e Nuove dichiarazioni del plenipotenziario Pepoli, e del La Mar-
mora, (622-625).
90-f Relazione del ministro Sella circa le finanze; il Re rinunziò a
tre milioni e mezzo di Lire della Lista civile; approvazione delle
leggi per il trasporto della Capitale a Firenze, e per 200 milioni
da riscuotersi in un mese, (625-626).
90-g Per compenso alla città di Torino le si offrono denari, vi si trasfe-
risce da Milano la Corte di Cassazione, e vi si lasciano le Società
commerciali ed industriali, (627-628).
La rivista papalina conclude: «[…] a Torino si offre un piz-
zico di danaro, la restituzione d’un Tribunale e la gloria, in
compenso di perdite sterminate. E sta benissimo. Il Piemonte
rivendicò a sé il merito d’aver fatto la presente Italia; e giusta
che ne faccia anche le spese».
91. Cronaca contemporanea, redazionali sulla Convenzione in:
“Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, dal 26 novem-
bre al 10 dicembre, pp. 744-750.

43
Stati Sardi:
91-b Nuovi argomenti circa il senso e lo scopo della Convenzione del
15 Settembre; spiegazioni de’ deputati Chiaves e Bixio, (744-
747).
91-c Trionfo dei nemici del cattolicismo per l’accettazione di quel
Trattato; parole del Siècle, (747-748).
91-d Relazione dell’Imbriani al Senato circa il trasporto della Capitale
a Firenze, (748-750).
92. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Convenzione
in: “Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. I, dal 28 febbraio
all’11 gennaio, pp. 487-506.
Come d’uso per la testata, abbondano feroci attacchi e auspici
che si spezzi il quasi millenario legame dei Savoia con Torino e
con il Piemonte.
Stati Sardi:
92-b Economia del Governo sopra le biblioteche, e sua generosità per
le stalle; largizioni del Ricasoli e del Minghetti, (487-490).
Nonostante il curioso titolo, al centro del testo che ad esso si
riferisce vi sono anche la Convenzione e i fatti di settembre.
Da annotare la seguente frase «[…] chi agognava a togliere al
Papa la sua Roma e le quattro province che gli restano, ha già
perduto di fatto, se non il possesso territoriale, almeno gran
parte dell’affetto e della devozione de’popoli, sui quali soli
potea fare sicuro assegnamento, e la cui fedeltà a tutta prova
era stata in addietro, per Casa Savoia, come una rocca inespu-
gnabile».
92-c Conclusioni fiscali contro i Gendarmi, colpevoli delle stragi del
21 e 22 Settembre, (490-491).
92-d Una proposta d’indennità alle vittime è reietta dalla Camera;
petizione al Senato, rubata dai partigiani del Peruzzi, (491-493).
Eccone l’incipit: «La Camera dei Deputati, e poi anche il
Senato ed il Re, aveano di gran cuore decretata una grassa pen-
sione vitalizia ai superstiti dei famigerati Mille briganti, che,
sotto la condotta del Garibaldi, protetti dalle navi piemontesi,
che il Cavour dicea mandate a combatterli, e col favore delle

44
navi da guerra inglesi, sbarcarono a Marsala per tendere la
mano ai traditori napoletani, ai Landi cioè, ai Pianelli, ai Nun-
ziante, ai Liborio Romano […]. Eransi pure decretate ricom-
pense di onori e denaro a tutti i cospiratori e felloni d’ogni
paese, d’ogni età, che pe’ loro delitti contro i legittimi Governi
dal 1821 al 1860 aveano incorso qualche danno. Parve al
deputalo Boggio che la Camera dovesse altresì, se non volea far
giustizia contro gli autori degli eccidii del 21 e 22 Settembre,
almeno essere generosa di qualche indennità alle famiglie degli
uccisi ed ai mutilati o storpii sopravissuti. Ma che? Il disegno
di legge, che egli depose perciò sul banco del Presidente nella
tornata del 14 Gennaio, ben fu trasmesso agli Uffizii della
Camera: ma neppure uno di essi volle permettere che almeno
si leggesse! […] e cosi si rinnovò la ceffata in viso alla città di
Torino […]».
92-e Malcontento popolare pel voto della Camera sopra l’inquisizione
di quei fatti, (493-495).
Nel testo i morti di settembre vengono quasi quadruplicati e si
dichiara che furono duecento.
92-f I Deputati scappano a casa; sforzi inutili del loro Presidente per
riadunarli, (495).
In questo modo non è facile raggiungere il numero legale
per affrontare, ad esempio, la proposta del Boggio di cui si è
appena detto, nella scheda 92-d.
92-g Tumulti e dimostrazioni contro il Governo e la Camera, (497-499).
Il termine tumulti è applicato ad arte, per amplificare fatti di
modesta entità.
92-h Violenze di plebe per una festa da ballo nella Reggia; oltraggi
a Diplomatici stranieri e al Re; contegno del Municipio, (499-
503).
In realtà piccole cose, per quanto sufficienti a scatenare l’ir-
ritazione di Vittorio Emanuele, animate, ben più che dalla
“plebe”, da un gruppetto di nobili e borghesi.
92-l Vittorio Emmanuele abbandona Torino e va a Firenze, (503-
506).

45
93. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Conven-
zione in: “Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. I, dall’11
al 25 febbraio, pp. 614-623.
Al solito ogni cigolio viene narrato come fosse un assordante
stridore, amplificando tutto ciò che poteva essere negativo e
tacendo qualunque aspetto positivo o potenzialmente positivo.

Stati Sardi:
93-b Tumulti di femmine; i ladri e la sicurezza pubblica in Torino,
(614-616).
«per affrettare l’adempimento del Trattato del 15 Settembre
potea giovare assai che in Torino s’avesse un grande e solenne
spettacolo di dimostrazione, che obbligasse il Re ad andarsene di
là».
93-c Indirizzo del Municipio torinese al Re, (616-618).
«Ma quanto si duole Torino, tanto tripudiano le città sorelle,
che per opera di quella furono redente. Milano, Napoli e
soprattutto Firenze fanno a gara e si piccano di entusiasmo
per Vittorio Emmanuele; e questi […] ora dee darsi vinto ai
fervori de’ Toscani, e Bearli ogni giorno del suo aspetto». Il
popolo torinese manda propri rappresentanti a riconfermare la
propria fede incrollabile nel Re.
93-d Dichiarazioni ufficiose circa il prossimo trasporto della Capitale
da Firenze a Roma, (622-623).
94. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Conven-
zione in: “Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. II, dall’8
al 29 aprile, pp. 374-384.
Cose straniere, Francia:
94-b Lettera del Santo Padre a Monsignor Dupanloup circa il suo opu-
scolo: La Convenzione del 15 Settembre ecc., (374-375).
94-c Parole dell’indirizzo sopra la Convenzione del 15 Settembre;
modificazioni proposte; discorso del sig. Thiers, (377-381).
94-d Risposta del ministro di Stato sig. Rouher; sconforto dei Fram-
massoni, (381-384).

46
95. Cronaca contemporanea, redazionali riguardanti la Conven-
zione in: “Civiltà Cattolica”, a. XVII. (1866), s. 6a, vol. VIII,
dal 13 al 27 ottobre, pp. 355-360.
Cose italiane. Stati Pontifici:
95-b Dichiarazioni ufficiose pubblicate a Firenze, circa la leale osser-
vanza della Convenzione del 15 Settembre, (pp. 355-359).
95-c Consigli mandati da Parigi agli Italiani; scopo ultimo de’ settari
rispetto a Roma, (pp. 359-360).
96. Cugia Delitala, Raimondo, Sulla convenzione franco-italiana
del 15 settembre 1864, pensieri d’un cattolico ad uso anche di
coloro che non lo sono, Torino, Tip. di Giulio Speirani e figli,
1864, pp. 20. [Il nome dell’autore è in calce al volume, p. 20].
97. Cugia [Delitala], Raimondo, I Dulcamara politici. Ballata.
Parole del Cav.re Raimondo Cugia, musica del M.o G.[iuseppe]
Borani, Torino, F. Bianchi, s. a. (spartito).
Al frontespizio un imbonitore / maestro d’orchestra dai con-
notati “ministeriali”, ha alle proprie spalle un cartello che reca
le scritte: «Pillole di potassa; Pillole 21 – 22 sett.bre; Sciroppo
indipendenza; Decotto della Convenzione»).
98. [Darcq, A.], Lettres à Mgr l’évêque d’Orléans, de l’Académie
française, en réponse à sa brochure: “La Convention du 15 sep-
tembre 1864 et l’Encyclique du 8 décembre 1865”, par un mem-
bre de la Libre-Pensée, Bruxelles, Les Libraires, 1865, pp. 31.
De Blasi, vedi Blasi, De
de Brimont, vedi Brimont, de
De Cardenas, vedi Cardenas, De.
De Cesare, vedi Cesare, De
De Falloux, vedi Falloux, de.
De La Varenne, vedi La Varenne, de.
99. Deliberazione della Giunta municipale in seduta del 13 marzo
1865, n. 47. Distribuzione dei sussidi ai feriti ed alle famiglie
dei morti in Torino nel giorni 21 e 22 settembre 1864, s. n. t.,
Torino, Città di Torino, Giunta municipale [1865], pp. 7.

47
Della Rocca, vedi Morozzo della Rocca.
De Monte, vedi Monte, De, -.
100. Ai deputati al Parlamento Nazionale [in testa al frontespizio].
Osservazioni e documenti intorno alla lettera del 13 corrente di
S. E. il generale della Rocca Senatore del Regno sui fatti del 21 e
22 settembre 1864, Torino, Tipografia Cavour, 1865, pp. 16.
In fine è riferito il nome dei relatori e sottoscrittori, i deputati
Marco Minghetti, Ubaldino Peruzzi, Giuseppe Pisanelli, Emi-
lio Visconti-Venosta.
De Sayve, vedi Sayve, De.
De Vincenti, vedi Vincenti, De.
Di Fiore, vedi Fiore, Di.
Di Giacomo, Gennaro, vedi Giacomo, Di, Gennaro.
101. Il discorso di Francesco Crispi sulla Convenzione di settembre,
in: Storia del Parlamento italiano, vol. 6, Dalla Convenzione di
settembre alla breccia di Porta Pia, a cura di Giuseppe Sardo,
Palermo, Flaccovio, 1969, pp. 23-37.
d’Orsi, vedi Orsi, d’.
102. Le drammatiche giornate del 21 e 22 Settembre 1864, in Il
Piemonte diventa Italia, Torino, a cura del Comitato per il
Carnevale 1969 della Famija Turineisa, a cura di Gec, con la
collaborazione storico-artistica di Davide Giovanni Craveri,
1969, pp. 145-148.
103. Di due giornali torinesi, la Gazzetta del Popolo ed il Diritto,
contrarii alla Convenzione del 15 Settembre, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, pp. 464-472.
Questo l’incipit dell’articolo: «La Massoneria, avendo per suoi
organi e rappresentanti, in ogni sua manifestazione morale e
politica, la feccia del mondo […] è naturale che, anche nella
sua manifestazione letteraria, si debba servire del giornalismo
in generale, che è ciò che vi ha di più basso nella scala lettera-
ria, e in particolare del giornalismo più sozzo, più sgrammati-
cato, più acciabattato e più abborraccialo. Giornale senza lin-

48
gua e senza stile, senza capo né coda, senza pudore né fede, e
giornale liberale, sono sinonimi, almeno in Italia, dove e ora il
fiore della massoneria attiva». L’autore, in un contesto violen-
temente polemico, dopo avere rilevato che «Soli fra i giornali
massonici […], la Gazzetta del Popolo e il Diritto parteggiano
per la rottura a pezzi della Convenzione, e per la restata della
Capitale in Torino», spiega le motivazioni palesi e recondite
che animano la politica editoriale delle due testate.
104. Due parole che interessano tutti gli italiani per G. D. C., Torino,
Tipografia Subalpina di S. Marino, 1864, pp. 14.
105. Dupanloup, Félix, La Convention du 15 septembre et l’encycli-
que du 8 décembre par Mgr. l’évêque d’Orléans, de l’Académie
française. Con l’aggiunta e variante del titolo, al fontespizio
Suivie d’une lettre au Journal des débats, 1e - 32e éd. in un solo
anno, Paris, Charles Douniol, Libraire-Éditeur, 1865, pp. 157.
«L’année qui vient de rejoindre les siècles écoulés a légué à
l’année 1865 deux actes destinés à exercer sur la situation
présente de l’Eglise catholique une influence considérable.
Le 15 septembre 1864, il a été signé entre l’Empereur et le
Roi Victor-Emmanuel une Convention par laquelle la France
s’engage à abandonner, dans deux ans, à l’Italie la garde de la
Papauté […]» (p. 7).
Nello stesso anno, di «questa splendida rivendicazione dei diritti
e dell’autorità della Chiesa», se ne fecero edizioni in varie lingue
(tra le quali ne elenchiamo in calce alla scheda alcune) ed anche in
lingua italiana che ebbero notevole successo. Mentre in Piemonte
si tendeva a ritenere, abbastanza coralmente, che almeno il rischio
di non riuscire più a ottenere Roma fosse elevatissimo e concreto
(e intanto a Firenze si sperava in una sistemazione definitiva dei
centri del potere politico e amministrativo), al di là delle Alpi si
poteva registrare un più ampio spettro di valutazioni.
Félix Dupanloup, vescovo di Orléans, con questo fortunatis-
simo volume (giunto nell’arco del solo 1865, come si è indi-
cato sopra almeno alla trentaduesima edizione francese) nel
quale dava profeticamente per scontato che la Convenzione
di settembre non fosse altro che una fase di un attacco contro
l’autonomia e il potere temporale della Santa Sede, né più

49
né meno che «ce que M. de Falloux a nommé l’itinéraire de
Turin à Rome». Dupanloup, savoiardo di nascita, lanciò una
sorta d’invettiva contro il Piemonte: «[…] Peut-il y avoir un
seul doute sur le sens attaché par le Piémont à la Convention
du 15 septembre 1864? Je ne le pense pas. Condamné par ma
conscience à étudier attentivement cette Convention, son sens
véritable, sa portée, tous ses résultats, j’ai fait venir de Turin les
actes officiels du Parlement, et après avoir lu, avec le dernier
soin, tout ce que les discussions à la Chambre et au Sénat,
les dépêches diplomatiques, les journaux italiens et français
ont dit de cette convention, je ne pense pas qu’aucun homme
de bonne foi puisse se faire ici la moindre illusion» (p. 54).
Cavour aveva dichiarato: «Il nous faut Rome pour capitale»
e Dupanloup era certo che il Piemonte, accettando il trasferi-
mento a Firenze della capitale, non si preparasse a rinunciare a
Roma ma, al contrario, intendesse presto rivendicarla.
In Francia si diceva che grazie alla Convenzione l’Italia era
fatta e Roma era preservata a favore dei Papi. Il nuovo
Stato non potendo stabilire la propria capitale a Roma si
sarebbe accontentato di Firenze e avrebbe finito esso stesso
per divenire, in luogo dei francesi di Napoleone III, il difen-
sore dell’autonomia dello Stato Pontificio. Per Dupanloup,
in realtà, le interpretazioni date da Torino alla Convenzione
facevano pensare l’esatto contrario. Il Piemonte non si sarebbe
mai rassegnato a perdere la capitale d’Italia a favore di una
città che non fosse Roma. Il vescovo insiste nel distinguere tra
Piemonte e Italia e lo fa, precisa, non per una affettazione di
purismo politico, ma perché ritiene il Piemonte, non l’Italia,
motore di quanto intravede nel prossimo futuro del Vaticano,
dato che «[…] le Piémont est coupable, et que je ne veux pas
accuser l’Italie. L’ambition du Piémont, l’alliance de son roi et
des révolutionnaires a fait et fait tout le mal. L’immense majo-
rité de la population en Italie, on s’en aperçoit tous le jours, est
calme, religieuse, patiente» (p. 20). L’ecclesiastico afferma di
non avere fiducia nel Piemonte e a suo avviso neanche la Fran-
cia dovrebbe averne. Dietro le belle parole poste in uso in Pie-
monte dai liberali (quali “libera Chiesa in libero Stato”) si cela
un programma del quale il pensatore cattolico ricava il senso

50
dalla politica degli ultimi quindici anni, dai piani perseguiti,
dai fatti compiuti. Anche se il vescovo era savoiardo, aveva
condotto i propri studi e vissuto in Francia assai prima che la
Savoia divenisse francese. Tuttavia pare che ancora nel 1865 si
considerasse “sabaudo”: in questo senso sembra che si possa
interpretare una frase premessa a un’articolata valutazione
dell’operato piemontese: «C’est ici une question délicate: je
l’aborderai ce pendant, bien sûr d’avance et demandant à Dieu
de ne rien dire qui puisse blesser mon pays, dont l’honneur est
le mien, ni blesser la vérité de l’histoire, dont le témoignage est
libre, souverain, et immortel» (p. 21).
Tornando al motto libera Chiesa in libero Stato, l’autore afferma
che negli ultimi quindici anni ha significato beni ecclesiastici
confiscati, ordini religiosi soppressi, religiose gettate in mezzo
a una strada, vescovi in prigione, sedi vescovili vacanti, con-
cordati con la Santa Sede violati, una serie di leggi finalizzate
a limitare la libertà e l’autonomia della Chiesa, a partire dalla
legge Siccardi, votata al grido di «Vive Siccardi! À bas les
prêtres», per arrivare a martellanti insegnamenti nelle Univer-
sità circa l’onnipotenza dello Stato sulla Chiesa, l’incompatibi-
lità tra potere temporale e potere spirituale, l’impossibilità di
dimostrare che il matrimonio è un sacramento. Una situazione
che trovava applicazione anche al di là delle Alpi, dato che
«Les montagnes de la Savoie ne dérobaient pas à la persécu-
tion l’antique compagnie des dames de la Compassion, pour le
service des pauvres et des malades» mentre altri ordini e mona-
steri venivano soppressi o privati dei propri beni. Dupanloup
afferma che le aspirazioni nazionali piemontesi, «invoquées
hier encore, après le traité du 15 septembre, par le Piémont
n’ont jamais eu pour lui qu’un sens: s’emparer de Rome et
renverser le Pape». Poi, rifacendosi a fonti inglesi e francesi,
afferma che le annessioni erano indotte ad arte dagli emissari
piemontesi, efficientissimi nell’ordire cospirazioni in tutte le
città d’Italia. A Napoli, per esempio, la casa del ministro
piemontese, che era stato plenipotenziario con Cavour al con-
gresso di Parigi, si era trasformata nel centro di abituale ritrovo
di tutti i cospiratori. Anche ciò che era accaduto qualche
anno prima a Parma era il risultato di trame gestite di comune

51
accordo dal governo sabaudo e dai rivoluzionari italiani: «En
effet, après une première révolution provoquée par les émissai-
res piémontais, la Duchesse de Parme, ayant été rappelée par
le voeu spontané de ses sujets, M. de Cavour, pour suppléer
à l’insuffisance de l’aspirations nationales, fit occuper militai-
rement le duché». In ogni caso Il vescovo d’Orléans esagera,
quando dichiara che «quando il sangue fu sparso a Torino,
[la città] punita con giusto avvilimento delle sue ambizioni
annessioniste», una frase che certo non contribuì a riavvici-
nare quei cittadini che si erano allontanati dalla Chiesa, anzi,
qualcuno, memore dello squallido opportunismo rivelato al
tempo dell’invasione giacobina e poi napoleonica da alcune
componenti del clero e, almeno apparentemente (per giudicare
in modo opportuno occorrerebbe uno studio specifico tra le
righe di manifesti e lettere pastorali) anche da un Arcivescovo.
Di seguito, alcune edizioni dell’opera, che fu diffusa davvero
capillarmente.
105-b La convenzione del XV settembre e la enciclica dell’VIII dicem-
bre opuscolo di Monsignor Dupanloup, Vescovo di Orléans,
Roma, coi tipi dell’Osservatore romano, 1865, pp. 120. Inoltre:
Napoli, presso G. Rondinella, 1865, pp. XI, 92; Napoli, Stab.
tip. de’ f.lli De Angelis, 1865, pp. 156; Napoli, stabilimento
tipografico degli scienziati letterati ed artisti, 1865, pp. 96;
Firenze, a spese dell’editore, 1865, pp. 207; Firenze, Tip. Virgi-
liana per Massimiliano Casini, 1865, pp. 192; Firenze, Tipogra-
fia toscana, 1865, pp. 94; Genova, tipi di G. Caorsi, 1865, pp.
140; Venezia, Tipografia Emiliana Editrice, 1865, pp. 101.
105-c 2a ed. riveduta e corretta: Roma, coi tipi dell’Osservatore
romano, 1865, pp. 104 (a p. 101: Appendice, lettera di monsi-
gnor Dupanloup al direttore del Journal des debats); Genova,
Ed. la direz. degli Annali Cattolici, 1865.
105-d Die Konvention [in alcune edizioni: Convention] vom 15.
September und die Encyclica [in alcune ed.: Enzyclica] vom
8. Dezember 1864, aus dem Französischen, Münster, Aschen-
dorff, 1865, pp. 72. Inoltre: Münster, Aschendorff, 1865, pp.
124; Würzburg, Stahel, 1865, pp. 100; Augsburg, Lauter u.
Kranzfelder, 1865, pp. 74; Aachen, Cremer; Brixen, Theolog.

52
Verl.-Anst., 1866; Wien, Mayer & Compagnie, 1865, pp. 142.
105-e The Convention of the 15th September: and The Encyclic of the
8th December, by Right Rev. Dr. Dupanloup Bishop of Orle-
ans, France, and member of The French Academy, Cincinnati,
Catholic Telegraph Print, Corner of Vine and Longworth stre-
ets, 1865, pp. 83.
105-f La convention du 15 septembre et l’encyclique du 8 decembre,
par l’eveque d’Orleans. / De overeenkomst van 15 september en
de encycliek van 8 december door Mgr. Dupanloup, bisschop van
Orleans. In het Hollandsch overgebragt door Louis Phillip-
pona, ’s Hertogenbosch, P. N. Verhoeven, 1865, pp. 112.
106. [Dupanloup, Felix], Lettre de Mgr l'Evêque d'Orléans a Mr
Ratazzi Président du Conseil des Ministres du Roi d'Italie,
Genève, Marc Mehling, Libraire-Éditeur, 1867, pp. 28.
Polemicissimo, afferma che l’Italia viola la Convenzione per
tutto ciò che consente di fare a Garibaldi e alle sue bande,
vale a dire «[…] des faits de guerre positive contre le Pape».
Accusa il governo italiano di fare il doppio gioco, bene in linea
col modo di agire di Cavour, circa il quale l’autore si richiama a
una frase di d’Azeglio («[…] un homme à double et triple jeu,
comme ce pauvre defunt Cavour» (p. 17).
Dupanloup, vedi anche Gasne, Léonard-Victorien; O’Nelly.
106 Durante, Stefano, L’Italia della convenzione e l’Italia degli
bis italiani. Considerazioni, per l’avv. Stefano Durante, Torino, Unione
tipografica editrice, 1864, pp. 14.
Pensa che Firenze voglia dire rinunciare a Roma.
Du Vergier, vedi La Rochejaquelein, de,
E. B., vedi Torino alle città rivali […].
107. Engel-Janosi, Friedrich, Österreich und die französisch-ita-
lienische Konvention vom 15. September 1864, Typoskript
(dattiloscritto, con correzioni di pugno dell’autore); fogli I, 13,
conservato presso la Österreichische Nationalbibliotheck
108. Engel-Janosi, Friedrich, Österreich und die französisch-ita-
lienische Konvention vom 15. September 1864, in: “Mitteilun-

53
gen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung”, 71
(1963), pp. 451-461.
109. Falloux, Alfred, de, Sulla convenzione franco-italiana del 15
settembre. Opuscolo del conte de Falloux, Firenze, Tipografia
Virgiliana, 1864, pp. 39.
110. Falloux, Alfred, de, Convention du 15 septembre, par M. de
Falloux, ne il “Correspondant” del 25 octobre 1864; anche a
parte, Paris, Charles Douniol, Libraire-Éditeur, 1865, pp. 32.
111. Falloux, Alfred, de, Itinéraire de Turin à Rome, in: “Cor-
respondant”, del 25 Novembre 1865, Tomo XXVII, pp. 489-
496.
112. Falloux, Alfred, de, Itinéraire de Turin à Rome, Paris, Char-
les Douniol, Libraire-Éditeur, 1865, pp. XXXI, 208.
L’autore, cattolicissimo, fu ministro dell’Istruzione francese tra
la fine del 1848 e il dicembre 1849. Ha riunito nel presente
volume parecchi suoi discorsi e articoli e si sofferma monogra-
ficamente sulla Convenzione in diversi capitoli.
113. Fannini, Vincenzo, Convenzione di settembre: la testimo-
nianza sofferta di Giovenale Vegezzi-Ruscalla, in «Rassegna
storica del Risorgimento», LXXX (1993), n. 2, pp. 187-204.
114. Ferrari, Giuseppe, Il governo a Firenze, di Giuseppe Ferrari,
deputato al parlamento, Firenze, Succ. Le Monnier, 1865, pp.
77. (vedi anche: Alberti, Luigi, Federalista o unitario?[…]).
Critica lo spreco di milioni di Lire per lo spostamento della
capitale, il municipalismo fiorentino e afferma che era fuori
luogo «seminare divisioni tra le città che avevano almeno
fin all’ora dissimulate le loro gelosie»). «Non siamo certo a
Firenze per fondare una capitale capace di reggere unitaria-
mente i destini d’Italia. […] Nè abbiamo cercato a Firenze
una tradizione di governo, un nucleo d’ uomini tribunizj o
governativi capaci di supplire alla carestia attuale degli ingegni.
La Toscana non ha tradizioni se non antiquate […] L’Italia
d’ altronde si propone di tenere Firenze come un albergo, la
Toscana come una villeggiatura, la sala dei cinquecento come
un convegno, i futuri dicasteri come un disimpegno ridotto

54
all’ultima sua semplificazione. […] si proclamò Firenze per
allontanarsi ad ogni costo da Torino, per sfuggire il Piemonte
creduto responsabile anche di fatti opposti alla sua volontà
[…]». Riferendosi al partito di Minghetti scrive «Se firmò la
convenzione del 15 settembre, lo fece con idee da lui sempre
derise, non sospettò che, perpetuo adulatore del Piemonte,
non poteva assalirlo senza destarne la collera, che non poteva
sorprenderlo senza esser detto traditore; tutto stordito dalle
sue proprie declamazioni sulla facilità di trasportare le Capi-
tali, cadde senza saperne il perchè, ridotto a questa candida
esclamazione: Chi l’ avrebbe mai detto? Torino insorta!» (frasi
scelte da pp. 64-74).
115. [Ferraris, Luigi], Torino dopo la Convenzione italo-franca.
Conseguenze e rimedii, per un Consigliere Comunale, Torino,
Per gli Eredi Botta, 1864, pp. 14.
Un membro dell’amministrazione civica che voleva restare
anonimo (ma sappiamo che si tratta di Luigi Ferraris), dando
per scontato che la città non avrebbe potuto che essere una
capitale provvisoria, espresse in un opuscolo, ricco di dati
statistici sulla Torino ottocentesca, un’opinione ben diversa da
quella del Rorà e di altri suoi colleghi che, pur considerando la
Convenzione un’autentica iattura, da respingere sino a quando
possibile, non intendevano né chiedere né accettare indennizzi.
Per l’anonimo consigliere, invece, la Convenzione non poteva,
in sostanza, non essere accettata, però, dato che Torino era
stata spinta a fare enormi – e ormai insostenibili – investimenti
per trasformarsi, nell’interesse del paese, in una grande capi-
tale europea, doveva ora essere sostenuta dall’Italia intera, con
agevolazioni fiscali e sussidi. A suo dire «L’Italia […] ha inte-
resse, ma ove non l’avesse, ha obbligo di conservar Torino, ed
a questo fine di assumere sopra di sé tutta quella esuberanza
artificiale di vita, che la causa nazionale v’introdusse. E questo
sia pegno solenne che tutti in Italia vogliono che questa sia e
rimanga terra italiana».
Secondo l’autore era per Torino impossibile ammortizzare gli
enormi costi sostenuti per fare fronte alle politiche di espan-
sione urbana in forza delle quali durante il breve periodo in cui
fu la capitale italiana «Il Municipio offriva i suoi terreni fabbri-
cabili a qualunque prezzo purché si fabbricasse; a chiunque si

55
sentisse audace nell’avventurare il suo danaro proferiva prezzi,
assicurazione d’interessi […]» (p. 9).
116. Ferraris, Luigi, Agli elettori del secondo collegio di Torino,
Torino, Stamperia della Gazzetta del popolo, 1868, pp. 16.
Ora ristampato nel volume Luigi Ferraris, Senatore del Regno,
s. n. t. [2011 ?], [a cura] e con introduzione dell’ambasciatore
Luigi Vittorio Ferraris.
117. Fiore, Di, Gigi, Torino non si tocca, cap. 9 del volume Con-
trostoria dell'Unità d'Italia: fatti e misfatti del Risorgimento,
Milano, RCS, 2007.
118. Fiorentino, Carlo M., Emilio Visconti Venosta e la questione
romana. L’esordio ministeriale e la Convenzione di settembre
(1863-1864), in «Annali di storia moderna e contemporanea»,
V (1999), pp. 101-122.
119. Fiorentino, Franco [pseudonimo*], Roma o Torino, Torino,
Tipografia del Diritto, diretta da Carlo Bianchi, 1864, pp. 29,
(1). *Si legge nel volume del Comandini: L’Italia nei cento anni
del secolo XIX […], 1861-1870, sotto la data del 19 settembre
1864, p. 578 «Sotto il pseudonimo di Franco Fiorentino esce
a Torino un opuscolo di attualità, dal titolo Roma o Torino»
l’informata fonte non precisa però chi ne sia l’autore.
Seconda edizione, stesso anno, Milano, Robecchi Levino –
Torino, Gherardo Mariani, pp. 31.
L’autore giudica un danno e un’onta il trasferimento (p. 6 della
prima ed.) inammissibile la tappa a Firenze: la sede del governo
deve essere trasferita da Torino solo per andare Roma: «Se a
Roma ci è vietato di fissarci, dobbiamo starci in aspettativa a
Torino» (p. 29) e il semplice stare nella città subalpina equiva-
leva a una «continua protesta [e rivendicazione] contro l’occu-
pazione di Roma» (p. 19). Vedi anche Romano, Giovanni.
120. Firenze capitale d’Italia. Riflessioni dell’avv. I. G., Firenze, Tip.
fiorentina, 1864, pp. 45.
Firenze o Torino? Riflessi sul trasferimento della capitale, vedi Pian-
ciani, Luigi.

121. Fornelli, Michele, Rime piëmontèise për ’l popol edite e

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inedite, d’Michel Fornelli, Torino, Stabilimento Artistico-Lette-
rario, 1876, pp. 290.
L’autore, un medico chirurgo conosciuto anche per studi di
tutt’altro ambito, come un saggio sulle risaie di Castagnole e di
Scalenghe, del 1869, segnala che la maggior parte delle poesie
e rime sono animate da intenti politici; infatti, scrive, «[…]
furono scritte per combattere la Consorteria e l’Alleanza Fran-
cese che ci avevano imposto la Convenzione di settembre […].
Sono rime improntate a sdegno […]» e particolarmente per
«ël sangh inossent versà». Dopo che Sédan aprì al Piemonte le
porte di Roma l’autore smise di scriverne.
122. Frigyesi, Gustavo, Camillo di Cavour e gli autori della Conven-
zione, in: Id., L’Italia nel 1867. Storia politica e militare. Corre-
data di molti Documenti editi ed inediti e di notizie speciali, per
Gustavo Frigyesi, Comandante la Seconda Colonna nelle giornate
di Monterotondo e Mentana, Terza edizione, Firenze, Stabili-
mento di Giuseppe Pellas, 1870, vol. I, capitolo primo, pp. 1-19.
Il significativo capitolo, è diviso nei seguenti paragrafi: L’unità
dell’Italia ed il Papato. Gravi dissidenze colla Corte pontificia.
Roma è dell’Italia; Il conte Cavour. Sua mobilità politica. È ini-
ziatore dell’alleanza francese e rivale di Napoleone; Dipendenza
dell’Italia tra il papismo e il cesarismo. Napoleone arbitro del
Papato e dell’Italia; Errore principale dei successori del Cavour.
Ricasoli e il suo capitolato. Difficoltà napoleoniche; Ministero
Minghetti e Peruzzi trascinato nei disegni imperiali. Nota del 9
luglio 1863 del Visconti Venosta; Schiavitù dei Romani reputata
necessaria alla conservazione del Cattolicesimo. Soluzione fran-
cese della questione romana; Appello all’Europa. Proposta di
non intervento; Silenzio di Napoleone. Negoziati pel ritiro delle
truppe francesi da Roma; Convenzione del 15 settembre I864.
Impressione che fa negli animi la Convenzione stessa. Previsione
dei tristi effetti che avrebbe prodotti. Avvertimenti fatidici di
Giorgio Pallavicino Trivulzio. Risultati ottenuti; Sciagure di
Torino. Contrasti e proteste fra i gabinetti di Parigi e di Torino.
Asserzioni ufficiali contraddette dai fatti.
Anche il cap. II dell’opera è rilevante per gli sviluppi della
Convenzione, un tema che, lungo l’intero volume, ritorna più
volte.

57
123. Gabotto, Ferdinando, Gli strascichi del 23 gennaio 1865 in
Torino, in: “Il Risorgimento italiano” [Supplemento Risorgi-
mento al “Bollettino Storico-bibliografico Subalpin”], Nuova
serie, X (1917), fasc. I-II, pp. 1-84.
Cenni sulla Convenzione, sugli incidenti di settembre, su ten-
sioni che qualcuno voleva suscitare al Teatro Regio, la sera di
Capodanno 1865, in presenza del Re, quando alcuni degli emi-
grati “liberali” mantenuti da anni a Torino avrebbero voluto
che il sovrano fosse accolto da un glaciale silenzio o meglio
ancora da qualche rumoroso disturbatore In realtà il progetto
riguardava solo i non torinesi, dato che «la vera cittadinanza
[…] non aveva ragione di mostrarsi ostile al suo Re». Infatti
Vittorio fu accolto molto calorosamente. Più agitata fu la situa-
zione il 30 gennaio fuori dal ballo che si dava a Palazzo reale
ma in questo caso qualche contestazione non era maturata in
seno al popolo torinese ma tra un gruppo di esponenti della
nobiltà e ceti dirigenti. Tra le conseguenze il rapido allontana-
mento del Re che andò a Firenze in anticipo sui programmi.
L’autore passa in rassegna i diversi accadimenti producendo
vasta documentazione inedita.
Gabotto, Ferdinando, vedi anche Rossi, Teofilo, -
124. Gadda, Giuseppe, Trattato colla Francia 15 settembre 1864,
in: Ricordi e impressioni della nostra storia politica nel 1866-67,
Torino, Roux Frassati e C. editori, 1899, capitolo II, pp. 43-53.
Meritano di essere riferiti alcuni brani:
«Al malcontento per le imposte si era aggiunto il profondo
rancore destato nella forte regione del Piemonte per la Con-
venzione del settembre 1864, e questo rancore aveva temprato
un’arma formidabile. A Torino si era sparso sangue per quella
Convenzione che la deponeva dal suo seggio di Capitale del
Regno, senza trasferirne la sede a Roma. Quel sangue aveva
suscitato un odio contro la Destra che non si doveva spegnere
finché questa non fosse abbattuta. La piemontese è una popo-
lazione di propositi tenaci, il che dà alla sua opposizione una
grande forza. Essa si reputava tradita nei suoi diritti; Roma era
la capitale d’Italia. Il Parlamento, guidato da Cavour, l’aveva
proclamato già dal 1861. Portare la capitale a Firenze era parso

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al Piemonte un atto di sorpresa, una fellonia. Man mano andava
eseguendosi quel trasferimento, la ferita si inaspriva: ogni tra-
sloco di un pubblico ufficio era un brano delle sue carni che le
veniva strappato. Questo rancore cumulato, cementò un vero
partito politico nemico all’antica Destra, che era la grande col-
pevole di quella odiata Convenzione coll’Imperatore. Questo
partito si strinse sotto una bandiera, che si chiamò La Perma-
nente e raccolse intorno a sé, meno poche notevoli eccezioni,
tutti gli uomini parlamentari del vecchio Piemonte. Deputati
che fino a quel giorno erano stati tra i più strenui campioni di
Destra, come il Boggio, si gettarono con vivace accanimento
ad attaccarla senza tregua. Fino a quel giorno Piemontesismo
era stato sinonimo di partito governativo, e per tutta Italia si
chiamava Piemontese ogni funzionario, da qualunque parte
provenisse. La Permanente fece sparire questa nobile figura
che personificava nel Piemonte l’Italia, e la coprì col manto
insanguinato delle funeste giornate di Torino. Il Governo di
Lamarmora, osteggiato dalla Permanente, come esecutore del
trasferimento della capitale da Torino, non era sostenuto con
zelo dalla antica Destra, perchè si sapeva che il Generale non
era stato favorevole alla Convenzione del settembre, che egli
aveva subito invito animo. Questa situazione difficile rendeva
la sua vita stentata,mentre era la ragione principale della sua
esistenza, ed i partiti alla Camera, se avessero tenuto conto
delle circostanze, avrebbero dovuto rispettare una tregua natu-
rale, e comprendere che un Gabinetto presieduto da Lamar-
mora era il più atto a superare il duro momento di una grande,
crisi, quale era il mutar la sede della capitale, contro l’opinione
di una gran parte del partito liberale. Ma nelle lotte politiche
la giustizia, e meno poi la tolleranza prudente, non possono
aver posto, e negli animi appassionati si eleva a virtù il furore
ingiusto di parte» (pp. 49-51).
L’autore si sofferma sul trasferimento della capitale anche nel
capitolo III.
125. Gaiani, Antonio, I partiti politici italiani e la convenzione di
settembre (1864), in: “L’Archiginnasio, bullettino della Biblio-
teca comunale di Bologna”, a. XXXVI, 1941,1-3, pp. 51-61.
Anche a parte, Bologna, Tip. Azzoguidi, 1941, pp. 13.

64
126. Galeotti, Leopoldo, La Convenzione del 15 settembre, in:
La prima legislatura del Regno d’Italia. Studi e ricordi di Leo-
poldo Galeotti, Deputato al Parlamento, Firenze, Successori Le
Monnier, 1865, cap. XXXVI, della prima edizione, pp. 204-
209, cap. XL, pp. 239-244 della seconda edizione riveduta ed
ampliata (con l’indicazione che l’autore era «già Deputato al
Parlamento»).
127. Gallico, Giuseppe, Torino non più Capitale, in Il Piemonte
diventa Italia, Torino, a cura del Comitato per il Carnevale 1969
della Famija Turineisa, a cura di Gec, con la collaborazione
storico-artistica di Davide Giovanni Craveri, 1969, pp. 142-144.
Dell’autore si veda anche: Le conseguenze della Convenzione
di Settembre. Cent’anni fa Torino decadeva da capitale, in:
“Stampa Sera” martedì 1 – mercoledì 2 settembre 1964, p. 3.
128. Gandolfo, Renzo, I post-brofferiani e il trasferimento della
capitale, in: id., La letteratura in piemontese dal Risorgimento
ai nostri giorni. Profilo storico, autori, testi, documentazioni,
Torino, Centro Studi Piemontesi, 1972, pp. 27-29; 157-180.
«Più che dalla perdita del ruolo di capitale, fatto scontato, –
scrive l’autore – i piemontesi si sentono mortificati dal modo
e dai tempi dell’operazione. Né i primi passi della vita unitaria
[…] sono tali da offrire plausibili ideali su un piano nazionale
capaci di compensare la “finis Pedemontii” […]». Gli autori
che passa in rassegna in questa parte del volume si soffermano
spesso su aspetti di malessere “politico” e lasciano bene inten-
dere la loro irritazione per l convenzione e i suoi esiti.
129. Gasne, Léonard-Victorien, Paris & Rome. Lettre à Mgr
Dupanloup à propos de sa brochure sur la Convention de septem-
bre et l’encyclique de décembre 1864 par L.-V. Gasne, President
du Tribunal civil de Montargis, Paris, E. Dentu – Cosse, Mar-
chal et Cie, 1865, pp. 76.
Varie – melliflue – contestazioni allo scritto del vescovo e,
quanto a Torino, da segnalare l’opinione secondo cui già all’e-
poca della pubblicazione si era ormai pacificamente rassegnata:
«Turin, un moment irrité de la grandeur du sacrifice, qui avait
aussi l’amertume de l’ingratitude, l’accepte aujourd’hui avec
une résignation stoïque» (p. 40).

65
G. D. C., vedi Due parole che interessano tutti gli italiani.
130. Gerbore, Pietro, Gli ultimi giorni di Torino capitale, in Il
Piemonte diventa Italia, Torino, a cura del Comitato per il
Carnevale 1969 della Famija Turineisa, a cura di Gec, con la
collaborazione storico-artistica di Davide Giovanni Craveri,
1969, p. 149.
131. Giacomo, Di, Gennaro, Discorso del 7 dicembre 1864 in occa-
sione della discussione del progetto di legge per il trasferimento
della capitale, s. n. t., pp. 12, [del vescovo e senatore Giacomo
Di Gennaro].
Ecclesiastico sui generis, favorevole alla Convenzione e contra-
rio al potere temporale.
132. Gicca, Alessandro, La convenzione del 15 settembre. Osser-
vazioni, Torino, Tipografia del Regno d’Italia G. Faziola e C.,
1864, pp. 18.
133. Giordano, Nicola, Un documento sui moti di Torino del
1864, in “Rassegna storica del Risorgimento”, anno 53 (1966),
fasc. 3, pp. 465-468.
«Nel carteggio del colonnello Giuseppe Oddo Barone, […]
trovasi […] una lettera inviata dal Dr. Luigi Oddo, residente a
Torino, al cugino Giuseppe Oddo, in data 4 ottobre 1864, let-
tera che ci informa minutamente della situazione nella Capitale
e dei commenti della stampa locale alla notizia della Conven-
zione di settembre» (p. 465).
134. Le Giornate di Torino nel settembre 1864, Torino, Tipografia
Artero e Comp., 1864, pp. 24 (variante del titolo, in copertina:
Le giornate di Torino nel settembre 1864. Narrazione storico-
imparziale.
Scrivono gli editori: «Accolga l’Italia questa modesta pubbli-
cazione e possano queste nostre brevi parole servire a coloro
che, facendo tesoro di quanto fra noi avviene debbono tra-
mandare ai posteri le nostre glorie e le nostre sciagure» (p.
4). Più avanti si legge «Torino poteva tacere dinanzi al sangue
[…] non […] dinanzi alle calunnie con cui si tenta di sepa-
rarla dall’Italia» (p. 21).
Giubileo ai mercenari del settembre 1864 […], vedi Grillo, Luigi.

66
135. Giuliani, Celestino, La Convenzione italo-francese, Torino e
l’Italia. Memoria di Celestino Giuliani, Recanati, Tip. Badaloni,
1864, pp. 52.
136. Giuntini, Sergio, Da Torino a Firenze: gli sport dei piemontesi
nella nuova capitale del Regno, in: «Studi piemontesi», vol.
XXVI, marzo 1997, fasc. 1, pp. 121-128.
Si apre con un veloce sguardo preliminare sulla Convenzione e
sui fatti del settembre 1864.
“G. P. Italiano di Torino”, vedi Intorno alla Convenzione italo-franca […].
137. Gremmo, Roberto, La prima strage di Stato. Le giornate di
sangue di Torino del 21 e 22 settembre 1864, Biella, Storia
ribelle, 1999, pp. 224.
138. [Grillo, Luigi], Giubileo ai mercenari del settembre 1864 e di
altre epoche per la fallacia delle guarentigie sul grado, stipendio e
pensione dei pubblici funzionari nel Regno d’Italia, Torino, Tipo-
grafia Artero e Compagnia, 15 aprile 1865, pp. 224, 1 c. di tav.
Generalmente attribuito al sacerdote Luigi Grillo, che, più di
una volta, è menzionato nel volume, quale dedicatario di scritti
in esso contenuti. In un contesto alquanto caotico sono diversi
gli accenni alla Convenzione, a ciò che ne derivò, al decreto
reale del 26 febbraio 1865, non apprezzato dall’autore, col
quale si desiderava voltare pagina in ordine alle responsabilità
penali a qualunque titolo contestate in relazione ai fatti settem-
brini e del gennaio 1865.
139. Hergenröther, Joseph, Die französisch-sardinische Ueberein-
kunft vom 15. September 1864, von Dr. Hergenröther, Frankfurt
a. M., Verlag für Kunst und Wissensch G. Hamacher, 1865, pp. 36.
I. G., vedi Firenze capitale d’Italia […].
140. Imbriani, Paolo Emilio, Discorso pronunciato dal senatore P.
E. Imbriani relatore nella tornata del 9 dicembre 1864 in occa-
sione della discussione dello schema di legge per il trasferimento
della capitale a Firenze, Roma, Senato del Regno [in testa al
frontespizio], 1864, pp. 31.
Variante del titolo: Discorso pronunciato dal senatore Paolo
Emilio Imbriani.

67
141. Inchiesta amministrativa sui fatti avvenuti in Torino nei giorni
21 e 22 settembre 1864 dalla Giunta municipale affidata al Con-
sigliere Comunale avvocato Casimiro Ara ufficiale dell’Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro deputato al Parlamento nazionale,
Torino, Per gli Eredi Botta, 1864, pp. 163.
Il volume pubblica, nell’Appendice n° 61 (pp. 129-163), la
Relazione del dottor Giuseppe Rizzetti (si veda anche la voce
dedicata a questo autore).
Resta la fonte fondamentale. Vi sono raccolte le deposizioni di
numerosi affidabili testimoni e vi sono ricostruiti in modo pun-
tuale e meticoloso gli eventi verificatisi in città e in particolare
quanto accaduto in diversi distinti “fatti”, il primo dei quali
«[…] seguito nel pomeriggio del 21 settembre in piazza San
Carlo”. «Punto di partenza delle indagini è stato, circa a questo
primo fatto, di accertare se le violenze usate fossero imputabili
alla polizia, ovvero alla popolazione, e se ciò fosse alle volte suc-
ceduto per difetto di servizio della Guardia nazionale» (p. 5)».
Al consigliere Ara furono messe a disposizione, per condurre
l’inchiesta, 2000 Lire; a lavoro ultimato 1500 di queste rien-
trarono nelle casse comunali. Se ne stamparono 8000 copie in
carta “comune”, 1944 in carta “fine”, 32 in carta “ghiacciata”;
la diffusione fu enorme, soprattutto per i tempi, anche non
proprio tutta la tiratura fu distribuita. Infatti, superata la crisi,
si decise di conservarne 500 copie e mandarne al macero un
certo numero di altre. L’inchiesta fu proposta, votata e delibe-
rata la mattina del 22 settembre e ultimata prima del 5 ottobre,
giorno in cui il suo estensore principale la presentò al Consi-
glio. Nella lettera con cui il segretario comunale, cav. Telesforo
Cretini, trasmise al marchese di Rorà, in data 11 ottobre, le
bozze è tracciato l’iter dei lavori, che merita di essere riferito,
anche perché consente di riscontrare l’efficienza della mac-
china organizzativa comunale: «Gli esemplari potranno comin-
ciare a compiersi nella notte da giovedì a venerdì. Venerdì mat-
tina alle 8 sarà rimesso un esemplare coperto in velluto bleu al
Cons. Ara il quale lo presenterà al Re previa udienza che gli
otterrà Lanza. Magnetti conserverà 12 esemplari coperti un
poco distintamente per V. S. Ill.ma. Venerdì nel mattino si farà
la distribuzione ai Ministri ed altre autorità in Torino. Nelle
ore pomeridiane si incomincerà la distribuzione ai Sindaci dei

68
Comuni che eccedono i 1000 abitanti; ai Sindaci delle Città
principali d’Italia se ne invieranno diversi esemplari, maximum
10. S’incomincerà l’invio alla Sicilia, Napoletano, Romagne,
Lombardia, Ducati, Sardegna, Piemonte. Boggio mi disse ieri
che il direttore dell’ Italie era disposto a pubblicare la relazione
traducendola per suo conto […]».
Siccome si è sempre parlato di manifestazioni «dei Torinesi»,
seguite al diffondersi della notizia della Convenzione, non è
fuori luogo ricavare dall’inchiesta l’esatta provenienza geogra-
fica dei feriti e dei morti, dalla quale – essendo le vittime un
campione necessariamente rappresentativo dell’intera “piazza”
– pare lecito annotare che la maggioranza dei presenti fosse
piemontese ma non di Torino. Pur considerando che alcuni
torinesi possano essersi fatti curare, in casa propria anziché
negli ospedali, si deve credere che essi costituissero una com-
ponente davvero poco numerosa delle manifestazioni. Proba-
bilmente la partecipazione alle proteste di un preponderante
numero di persone provenienti da ogni parte del Piemonte
(e in minor misura da altre regioni e anche da fuori Italia) si
deve interpretare con la maggiore preoccupazione di quanti,
sull’onda della crescita della capitale, vi si erano trasferiti
recentemente, abbandonando i propri paesi, spesso vendendo
i loro beni. Per loro il trasferimento della capitale poteva
divenire una tragedia ben più grave rispetto a quanto potesse
esserlo per un torinese o per chi già da più lungo tempo si era
stabilito in città. Di seguito riferiamo le indicazioni riferite
alla provenienza dei feriti e caduti; è verosimile che nei – non
molto numerosi – casi in cui mancano indicazioni riguardanti
le origini (al riguardo v. p. 133), questa non sia di certo tori-
nese, dato che, disponendo per tutti del cognome e del nome
precisi, non sarebbe stato problematico per gli incaricati della
Città assodare se fossero cittadini di Torino.
I risultati dell’Inchiesta (in cui si può rilevare, in un conte-
sto complessivo di estrema precisione, qualche piccola incon-
gruenza numerica tra le tabelle dei feriti e morti e i commenti /
descrizioni /consuntivazioni che le accompagnano) forniscono
molti dati diretti, ma consentono di fare valutazioni anche
indirettamente. Ad esempio, pur non essendo mai stato noto
il numero complessivo dei manifestanti, dall’origine geografica

69
dei caduti e feriti si può corroborare (beninteso in associazione
con altre fonti archivistiche – municipali e parrocchiali – gior-
nalistiche e memoriali) non solo l’opinione secondo la quale il
numero dei manifestanti fu piuttosto esiguo, ma anche ricavare
la convinzione che la percentuale delle vittime fu, in rapporto
al numero complessivo delle persone che si trovavano in piazza
estremamente elevata. Ma non è una bibliografia la sede più
opportuna per entrare compiutamente nel merito. Tra i dati
più interessanti si può annotare la bassissima età media dei
manifestanti; un’ampia maggioranza non superva i 26 anni,
ma molti erano anche i minorenni. A riprova del caos, della
pessima gestione dell’ordine pubblico (con precise responsa-
bilità di autorità che poco conoscevano la città), dell’inoppor-
tunità di fare intervenire gli allievi carabinieri da poco giunti
da tutt’Italia, delle gravi conseguenze di non avere subito
consentito al comune di battere la Generala per convocare la
Guardia Nazionale restano le numerose vittime tra i militari e
carabinieri, che si spararono a vicenda da una parte all’altra
della piazza. Quanto alle due guardie di pubblica sicurezza
che si fecero medicare, tra l’altro, si apprende che una di esse
era stata ferita non dai manifestanti ma per errore «da un suo
furibondo compagno», mentre l’altra aveva appena una lieve
contusione (p. 134).

Tabella dei morti e feriti nelle giornate del 21 e 22 settembre


1864, suddivisi per origine geografica

“patria” numero complessivo numero complessivo


dei feriti: 159 dei morti 52
Torino 18 10
Piemonte 85 34
Acqui 1
Airasca 1
Alessandria 1
Almese 1 1
Alzano (Alessandria?) 1
Ameno 2 1
Andorno 1
Arona 1

70
Asti 1
Barolo 1
Bessia (?) 1
Biella 3
Borgo San Dalmazzo 1
Borgosesia 2 1
Burià (Buriasco?) 1
Cambiano 1
Caraglio 1
Caramagna 1
Carignano 1
Carmagnola 2
Casalborgone 1
Casale Monferrato 3 1
Caselle 2
Castell’Alfero 1
Castellamonte 1
Castiglione (Asti) 1
Cavallermaggiore 1
Chieri 1
Cirié 1
Costigliole 1
Cuneo 1
Cunico 1
Dogliani 1 1
Feletto 1
Fossano 1
Frabosa Soprana 1
Galliate 1
Gassino 1
Gattico 2
Gattinara 1
Ivrea 1
Lanzo 1
Levaldigi 1
Leynì 1 1
Magnano, vedi Mignono
Maranzano
(prob. Maranzana) 1

71
Mignono
(prob. Magnano, Biella) 1
Mongrando 1
Monterosso (prob. Grana) 1
Montiglio 1
Morano 1
Nizza Monferrato 1
Novara 2 1
Pamparato 1
Penango 1
Pinerolo 1
Piobesi 1
Pollone 1 1
Pont Canavese 1 1
Pontecurone 1
Ponzone 1
Pralormo 1
Prarostino 1 1
Rivalta
(Acqui, Alessandria) 1
Rivara 1
Rivarolo Canavese 2
Robella 1
Rocchetta Palafea 1
Ronco (Novara) 1
Ronco (Biella) 1
Saluggia 1
San Giusto 1
San Mauro 1
Santo Stefano 1
Settimo Torinese 1 1
Sommariva 1
Stupinigi 1 1
Susa 1
Tigliole d’Asti 1 1
Trinità 1
Valmadonna 1
Varallo 1
Valperga 1 1

72
Vercelli 3
Verolengo 1
Verzuolo 1 1
Vignale 1
Villanova 1
Villanova d’Asti 1
Viù 1
Volvera 1

Fuori Piemonte 29 8
Avellino 1
Bari 1
Bergamo 1
Brissago (Svizzera) 1
Carpendola (= -o, Brescia) 1
Cremona 1
Dasi (forse Calabria?) 1
Finale (Modena) 1
Fontachieri (?) 1
Galliano
(prob. Gagliano, LE) 1
Genzano (Roma) 1
Jesi (Ancona) 1 1
L’Aquila 1
Legnano 1
Lucca 1
Lugano 1
Mantova 1
Milano 4 1
Palermo 1
Roma 3
Scilla 1
Termini 1
Trento 1 1
Vaud (Svizzera) 1
Vicenza 1 2
Voghera 1
Senza indicazione 27

73
Professioni note dei feriti e dei morti, dalle due diverse stesure
della relazione del medico Giuseppe Rizzetti

Armaioli 2
Bersagliere 1
Bidello 1
Brentatore 1
Calderaio 1
Calzolai 4
Camerieri 3
Caporale Furiere 1
Caporale nel 17° fanteria 1
Caporale nel 66° fanteria 1
Carabinieri 9
Carrettiere 1
Cocchieri 2
Colonnello 17° Fanteria 1
Compositore Tipografo 1
Confettieri 3
Cucitrice 1
Cuoca 1
Cuochi 2
Editore di stampe 1
Emigrato 1
Ex-Capitano 1
Fabbri ferrai 7
Falegnami 4
Fornaciaio 1
Furiere 1
Furiere della Regia Cappella 1
Guantaio 1
Guardia daziaria 1
Guardie di P. S. 2
Imballatore 1
Impiegato di Banca 1
Impiegato della Ferrovia 1
Impiegato Privato 1
Incisore 1

74
Lanciere 1
Lattai 2
Lavorante Generico 1
Lavorante in forniture milit. 1
Liquorista 1
Litografo 1
Macchinisti 2
Macellaio 1
Materassaio 1
Miniatore 1
Modellatore 1
Muratori 11
Negoziante 1
Ombrellaio 1
Operai delle Ferrovie 2
Orefice 1
Oste 1
Panettiere 1
Portantino del Re 1
Pristinaio 1
Proprietari 3
Rigattieri 2
Sarti 5
Scrivani 2
Scultore in legno 1
Segatore 1
Segretario privato 1
Sergente 1
Sergente Comp. di deposito 2
Soldati 7
Sottotenente del 17° fanteria 1
Tipografi 3
Tornitore 1
Venditore di Stampe 1
Vice-Brig. dei Carabinieri 1
142. L’indipendenza papale e le guarentigie francesi, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. II, pp. (418-432).
In relazione alla Convenzione.

75
143. Indirizzo dei Fiorentini al popolo Torinese, s. n. t., [prob.
Firenze, 1864], siglato Z. P.
In favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze.
144. Infelice difesa d’una causa spallata (sic), redazionale in: “Civiltà
Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 352, pp. 404-
422.
Include un’approfondita analisi critica dell’opuscolo La con-
vention du 15 septembre 1864, pubblicato dal Dentu.
145. Intorno alla Convenzione italo-franca del 15 settembre 1864,
pensieri di un vecchio italiano torinese, indirizzati specialmente
ai Membri del Parlamento Italiano, Torino, Stamperia dell’U-
nione Tipografico-Editrice, 1864 (sulla brossura il titolo è
esposto in ordine diverso: Pensieri di un vecchio italiano tori-
nese intorno alla Convenzione italo-franca del 15 settembre
1864, l’opuscolo è, in fine, firmato “G. P. Italiano di Torino” e
datato 24 ottobre 1864), pp. 16.
Secondo l’anonimo saggista, a scatenare le corali resistenze dei
piemontesi e torinesi e l’avversione di Torino in blocco alla
Convenzione, furono anche la mancanza di coinvolgimento
delle autorità cittadine, la poca trasparenza nella forma del
trattato, la disonesta reticenza nel modo di comunicarlo, la pre-
senza nel testo di alcune clausole giudicate offensive anche nei
confronti di Re Vittorio, per le garanzie che venivano richieste:
«Ritengasi dunque che i Torinesi non furono disgustati dall’an-
nunzio che la loro città avrebbe cessato d’essere la provvisoria
capitale d’Italia, giacché a tal passo, come vengo di dire erano
da lungo tempo preparati; né si sarebbero neppure adontati se
per motivi importantissimi non dovesse più essere Roma la sta-
bile capitale, ma un’altra città della penisola invece di Torino,
qualora ciò fosse necessario anzi indispensabile per il bene
di tutta la nazione, ed ove ciò loro fosse stato, palmarmente
dimostrato nel darnele l’annuncio in modo conveniente; - ciò
che ferì immensamente i Torinesi si fu il disprezzo col quale il
ministero che firmò tal Convenzione procedette verso di loro,
e l’imperizia di esso […] che permise che una tale importante
notizia loro pervenisse incompleta e forse non esatta da altra via
che non quella del Ministero stesso [e non] in quei modi che si

76
141

77
145

78
convenivano verso una città generosa che tanti sacrifici fece per
l’unione d’Italia […]. Né mi si dica che il Ministero non doveva
comunicare una Convenzione politica al Municipio; ben s’in-
tende che il Municipio ciò non doveva attendere per diritto che
ne avesse, ma per un tratto di delicatezza e prudenza non che
di politica […] onde concertarsi per evitare degli inconvenienti
prevedibili e che infatti ebbero luogo. Che di quei tristi eventi
pertanto la colpa sia attribuibile al cessato Ministero la nazione
intera ne è persuasa, e gli indirizzi che da ogni parte vennero
e vengono al Municipio di Torino per la dignitosa condotta
da esso tenuta in questa circostanza, ne fanno prova; e che la
città di Torino sia stata disgustata dallo sprezzante modo di
procedere del Ministero verso di essa, piuttosto che dal fatto
della Convenzione, né è prova il rispettoso silenzio suo ed il
dignitoso contegno che essa tenne dopo che il nuovo Ministero
dichiarò d’accettare la Convenzione al fine di presentarla al
Parlamento, per essere ivi discussa e sentire il voto dei rappre-
sentanti della nazione» (pp. 4-5).
146. Jacini, Stefano, La convenzione del 15 settembre 1864 e il
periodo del trasferimento della capitale, cap. I del volume Due
anni di politica italiana (Dalla convenzione del 15 settembre alla
liberazione del Veneto). Ricordi ed impressioni di Stefano Jacini,
Terza edizione riveduta dall’Autore, Milano, Stabilimento Giu-
seppe Civelli, 1868, pp. 5-70 [prima e seconda ed.: stesso
anno]. Capitolo composto dai paragrafi: «I. Formazione del
Ministero Lamarmora alla fine di settembre 1864 — II. Posi-
zione del Ministero rimpetto ai partiti — III. I vantaggi della
Convenzione del 15 settembre — IV. I danni di quell’atto — V.
Gli ultimi lavori della prima legislatura italiana — VI. Il trasfe-
rimento del Governo a Firenze — VII. La missione Vegezzi; la
dimissione del ministro Lanza».
p. 35: «Torino avrebbe dovuto rimanere Capitale, nell’interesse
di tutta Italia, fino a quando l’edificio politico ed amministra-
tivo, eminentemente centralizzatore, che si era voluto improvvi-
sare, si fosse così solidamente costituito da poter subire un tale
spostamento di centro senza danni, fino a quando l’egemonia
piemontese si fosse presso a poco sciolta nel grande indirizzo

79
della nuova vita italiana. Ciò sarebbe avvenuto immancabil-
mente in pochi anni, attesa la piccolezza del Piemonte rispetto
a tutto il resto d’Italia e attesa la graduale consolidazione del
nuovo Regno, conseguita che si fosse la liberazione del Veneto
e dato assetto alle grandi quistioni amministrative e finanziarie.
Ad ottenere il quale intento era sopratutto necessario l’ac-
cordo di tutta l’Italia Superiore, dove gli elementi governativi
di uomini, di tradizioni e di cose abbondano maggiormente.
Or bene, siffatte condizioni indispensabili perchè si potesse
spostare, senza inconvenienti, la Capitale dal Piemonte, non
s’erano peranco verificate».
147. Jelpo, Antonio, Roma capitale d’Italia ed il trattato italo-
franco 15 settembre 1864. Discorso pronunciato nella sala della
società democratica unitaria di Lauria il di 21 ottobre 1864,
Lauria, s. n. t., 1864, pp. 8.
148. King, Bolton, The Convention of September, 1864, in: “English
Historical Review”, XVII [LXVI] (1902), pp. 316-320.
Lament d’ Gianduja, vedi Calandra, Claudio.
149. Lanciano, Raffaele, La convenzione del 15 settembre e la
questione romana, Chieti, Ed. Tip. A. Vella, [1864], pp. 32.
150. Lantero, Elisabetta, La Convenzione di settembre nelle carte
del Senato del Regno, “MemoriaWeb” – Trimestrale dell’Archi-
vio storico del Senato della Repubblica – n.7 (Nuova Serie),
settembre 2014 (http://www.senato.it/application/xmanager/
projects/leg17/file/Convenzione%20di%20settembre.pdf).
Studio fondamentale di fonti talora poco esplorate o sottovalu-
tate.
151. La Rochejaquelein, Henry-Auguste-Georges, Du Vergier,
marquis de, La convention du 15 septembre est-elle la révolution?
par le marquis de La Rochejaquelein, Paris, E. Dentu, 1864, pp. 16.
152. La Rochejaquelein, Henry-Auguste-Georges, Du Vergier,
marquis de, Sénat. Discours prononcé par M. le M.is de La
Rochejaquelein, [...] sur la convention du 15 septembre (séance
du 17 mars 1865), Paris, impr. de Lahure, 1865, pp. 36.

80
153. La Varenne, Charles [Mathon] de,  Documents pour servir
à l’histoire contemporaine. La vérité sur le événements de Turin
en septembre 1864, avec le rapport officiel de Commission d’en-
quête parlementaire, par M. Charles de La Varenne, Paris, E.
Dentu Éditeur, 1865, pp. 239.
Charles Mathon de La Varenne fu piuttosto unilateralmente
favorevole al movimento risorgimentale italiano (che lo coinvolse
direttamente) e assai sensibile alle vicende piemontesi, sabaude
(spesso dichiarando grande stima per i Savoia) e agli sviluppi
del processo unitario. Dedicò ai fatti di Torino il presente cor-
poso volume monografico, nel quale miscelò lucidamente e con
cognizione di causa la propria visione, le cronache e le risultanze
ufficiali. Anche questo studio costituisce un atto di condanna
verso Marco Minghetti, Ubaldino Peruzzi, Silvio Spaventa e in
generale contro il ministero (ormai caduto per volere del Re) dei
quali sottolinea l’accanimento, evidenziando che Torino fu da
essi messa in pratica in vero e proprio stato d’assedio, senza un
Decreto Reale, in aperta e palese violazione della legge. L’autore,
facendo proprie alcune delle risultanze della commissione parla-
mentare d’inchiesta (che era stata votata e costituita, nonostante
varie opposizioni, il 24 ottobre 1864) smentisce che i carabinieri
fossero stati aggrediti, come sostenuto da fonti governative:
il popolo torinese divenne furioso solo dopo avere subito la
prima sanguinosa aggressione (pp. 119-120). La versione della
“Gazzetta Ufficiale” contenente il resoconto degli incidenti fu
manipolata, condivide de La Varenne, per mezzo di rapporti
infedeli redatti da funzionari che tentavano di attenuare le pro-
prie responsabilità (pp. 115-129).
I commenti e le conclusioni esplicite sono raccolti nell’Épi-
logue del volume, nel quale lo studioso passa in rassegna le
posizioni di alcuni parlamentari (riferendo testualmente brani
di loro interventi dagli Atti della Camera) in ordine ai fatti e al
rapporto ufficiale della commissione parlamentare d’inchiesta.
L’autore in primis riferisce che il Ricasoli si diede molto da fare
per evitare la discussione dei risultati dell’inchiesta in Parla-
mento. Lo fece con bei modi, beninteso, dichiarando che i lutti
che avevano colpito Torino erano un lutto per l’Italia intera.
Secondo Ricasoli la commissione d’inchiesta aveva assodato che
la legge non era stata violata (in realtà ciò non si poteva affer-

81
mare in modo così univoco e incondizionato, sottolinea de La
Varenne) ed era ormai inutile procedere ulteriormente. Semmai
qualunque altro giudizio sui fatti di Torino spettava ormai, a
suo dire, non alla Camera, dato che ormai il ministero inquisito
era caduto, ma ai tribunali ordinari, all’opinione pubblica e a
quell’inesorabile giudice che era la Storia. Per contro Ricasoli
con condiscendente bonomia prende le difese dei torinesi,
che per i lunghi anni di sacrifici sostenuti in favore dell’unità
italiana non potevano essere accusati o sospettati di “munici-
palismo”. Nel volume del de La Varenne quest’atteggiamento
viene identificato come pura e semplice ipocrisia:«Voyez-vous
quelle mansuétude! Ces Turinais, ruinés brutalement et assas-
sinés dans leurs propres rues, on voulait bien ne pas les mettre
en accusation par-dessus le marché» (p. 205).
Data l’importanza di chi l’ha formulata non sarà fuori luogo
citare un’interpretazione più bonaria, persino ingenua del
discorso del Ricasoli. Secondo Francesco Cognasso, supe-
rati i momenti di tensione e commemorati i morti, Torino
«si raccolse soddisfatta pensando che grande era l’onore di
avere sostenuto la lotta per l’indipendenza della grande patria
comune. Del resto nel gennaio del 1865, dopo un discorso di
Bettino Ricasoli, il Parlamento fece solenne riconoscimento dei
sacrifici fatti dalla città di Torino, sì che doveva essere allonta-
nato da lei ogni sospetto di municipalismo» (Storia di Torino,
con prefazione di S. E. Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon,
Torino, S. Lattes & C. – Editori, 1934, p. 288).
154. Lemercier, Anatole [Jean-Louis-Anatole], Convention du 15
septembre, par le comte Anatole Lemercier, ancien député, Paris,
Charles Douniol, Librairie-Éditeur, 1864, pp. 30.
«La convention du 15 septembre dernier entre la France et
l’Italie sert de thème, en ce moment, comme on devait s’y
attendre, à la polémique de tous les organes de l’opinion. C’est
un des signes caractéristiques de cette grande question de la
Papauté qu’elle passionne immédiatement les esprits, soit dans
le sens de l’attaque, soit dans le sens de la défense […]» (p. 5).
155. Lemercier, Anatolio, La convenzione del 15 settembre, pel
conte Anatolio Lemercier, Versione dal francese. Supplemento al
n. 259 dell’Osservatore Romano [S.l. : s.n., prob. 1864], pp. 16.

82
156. Levi, David, La Convenzione e il voto del 19 novembre, Torino,
Tipografia Scolastica di Sebastiano Franco e figli, 1864, pp. 39.
157. Levra, Umberto, Dalla città «decapitalizzata» alla città del
Novecento, in: Storia di Torino, VII, Da capitale politica a
capitale industriale (1864-1915), a cura di id., Torino, Giulio
Einaudi editore, 2001, pp. XIX- CLXI.
158. Levra, Umberto, Settembre 1864: centocinquant’anni, in: «Studi
piemontesi», vol. XLIII, dicembre 2014, fasc. 2, pp. 285-309.
Ampio e puntuale sguardo al giro di boa del centocinquante-
nario degli avvenimenti.
159. Lipari, Antonino, La convenzione franco-itala e il deputato
Boggio, Palermo, Stabilimento tipografico di Francesco Lao,
1864, pp. 24.
160. Lovett, Clara Maria, Milano e la convenzione di settembre
dalla corrispondenza inedita di Giuseppe Ferrari, in: “Nuova
rivista storica”, vol. 59, 1975, fasc. 1-2, pp. 186-190.
161. Lowenthal, David, Florence and Unfinished Italy, in George
Perkins Marsh, Prophet of Conservation, Seattle, University of
Washington Press, 2000, pp. 313-335.
Si sofferma sul trasferimento a Firenze (per il Marsh conte-
nitore di opere d’arte preziose ma anche connotata da una
società molto corrotta) ed anche sulla Convenzione.
162. Luciani, Giuseppe, Il Parlamento e la Convenzione, Torino,
Tipografia Artero e Compagnia, 1864, pp. 14. Datato in Lozza,
12 ottobre 1864.
Ecco il motto dell’autore; «Roma o morte».
163. Luserna di Rorà, Emanuele, Relazione al Consiglio Comu-
nale di Torino, sessione ordinaria di primavera, seduta del 23
maggio 1865, in Atti municipali di Torino, annata 1865, Torino,
Tipografia eredi Botta, 1865.
164. Macario, Dionisio, Perché Torino non può più esser capitale?
Lettera di Dionisio Macario agli onorevoli deputati al parla-
mento, Torino, Tipografia Franco-italiana diretta da A. Cama-
gna, 1864, pp. 20.

83
Parte I: Argomento della questione - Convenzione del 15
settembre - Sgombro di Roma - Trasferimento della Capitale -
Vero motivo di questo trasferimento - Simpatie ed antipatie.
Parte II: Spesa occorrente pel trasferimento - Compensi da
dare alla città di Torino - Cessione del Piemonte alla Francia -
Riepilogo e conclusione.
165. Maccia, Raimondo, Il Piemonte e l’Italia dopo il trasferimento
della capitale, corrispondenza tra un torinese e un fiorentino,
Torino, Tipografia dell’Espero, 1865, pp. 59, (1).
Avvocato, prevede, al contrario di altri, gravi conseguenze
economiche. Nel 1867, l’autore pubblicò un polemico scritto
contro l’abolizione della Guardia nazionale in Italia, che con-
siderava garante della libertà delle diverse patrie che avevano
concorso alla formazione del Regno.
166. Mancini, Pasquale Stanislao, Interpellanze sulla Conven-
zione del 15 settembre 1864 fra l’Italia e la Francia e sulla
questione di Roma. Discorsi del deputato Pasquale Stanislao
Mancini pronunziati nella Camera dei deputati nelle sedute dei
19, 20 e 21 agosto 1870, Firenze, Tipografia eredi Botta, 1870,
pp. 89 (In testa al frontespizio: Parlamento italiano).
«Signori, il Ministero ha creduto potere nei primi giorni di
questo mese [agosto 1870] risuscitare, con un suo dispaccio
comunicato al Governo Francese, l’infausta Convenzione del
15 settembre 1864 stipulata tra la Francia e l’Italia, dopo che
era stata dalla Francia più o meno apertamente offesa dal
1864 al 1867, ed era di poi entrata nella fase di una flagrante e
prolungata violazione colla ripetizione ed il prolungamento di
un novello intervento francese a Roma, per sostenere il potere
temporale del papa. Non tremò la mano ed il cuore a quel
ministro che segnò il ritorno ad un patto fatale all’Italia, ad un
patto contaminato da due macchie indelebili, dal sangue ita-
liano sparso a Torino ed a Mentana, e dall’ignominiosa ingiuria
del rinnovato intervento straniero […]» (p. 6).
167. Mancini, Pasquale Stanislao, Interpellanze sulla Conven-
zione del 15 settembre 1864 fra l’Italia e la Francia e sulla
questione di Roma. Discorsi del deputato Pasquale Stanislao
Mancini: pronunziati nella Camera dei deputati nelle sedute dei

84
19, 20 e 21 agosto 1870, Firenze, Tipografia eredi Botta, 1870,
pp. 89.
168. Mancini, Pasquale Stanislao, Discorsi parlamentari sulla
questione romana (1861-1870). Sull’indipendenza spirituale del
Pontefice e sulla libertà della Chiesa (gennaio-febbraio-marzo
1871), pronunziati nella Camera de’ Deputati italiana dal Depu-
tato professore P. S. Mancini, Firenze, Per gli eredi Botta, 1871,
pp. VII, 483.
Vi sono continui riferimenti alla Convenzione, a Torino, al san-
gue nelle sue vie, ma non senza prevenzioni tipicamente set-
tarie, ad esempio dove fa scivolare nel testo, quasi per inciso,
frasi come: «Chi non rammenta quanti famosi processi nei
primi dieci anni della nostra libertà costituzionale sono stati
fatti per reati di stampa anticattolica financo nella colta e libe-
rale Torino? Chi può dimenticare che ivi avvenne un processo
ed una condanna contro lo scrittore che aveva protestato di
non credere al miracolo di un mulo che si fosse inginocchiato
sul passaggio del Santissimo Sagramento per le vie di Torino?»
(pp. 315-316).
169. Mari, Adriano, La questione di Firenze trattata dal deputato
Adriano Mari. Memoria e allegati, Firenze, L. Niccolai, 1878,
pp. 246.
Vi erano uniti gli: Allegati alla Memoria del deputato Adriano
Mari sulla questione di Firenze, pp. 158.
Seconda edizione, stesso anno, Firenze, presso la Libreria
Paggi e Stabilimento Civelli, pp. 176.
La questione di Firenze trattata dal deputato Adriano Mari
riguarda la profonda crisi economica determinata dal trasfe-
rimento della capitale a Roma, a causa della quale appariva
necessario l’intervento dello Stato a sostegno dell’economia
fiorentina. Del dibattito relativo, assai articolato, nella presente
bibliografia si è recepita solo qualche eco, particolarmente
significativa.
170. Mari, Adriano, Questione di Firenze. Allegati alle note del
deputato Adriano Mari sulla relazione della commissione d’in-
chiesta, pubblicazione a cura del Comitato per i provvedimenti a
favore di Firenze, Firenze, Paggi, 1879, pp. 48.

85
171. Martucci, Roberto, La Convenzione di Settembre, capitolo
del volume L’invenzione dell’Italia unita 1855-1864, Milano,
Sansoni, 1999 [3a ed. stesso luogo ed editore, 2007], v. in par-
tic. pp. 419-439.
172. Massei, Carlo, L’Italia e la politica di Napoleone III durante
e dopo la guerra dell’indipendenza, dell’avvocato Carlo Massei,
Deputato al parlamento nazionale italiano e socio ordinario
dell’accademia lucchese e di diverse altre, Livorno, a spese
dell’editore, Tip. A. B. Zecchini, 1863.
Capitolo III, La Convenzione del 15 settembre 1864, e i casi di
Torino, pp. 92-126.
Capitolo IV, Il Trattato discusso in Parlamento, pp. 127-154.
Capitolo V, L’Inchiesta parlamentare sui patti del settembre,
155-183.
Cap. VI, La convenzione del 15 settembre davanti al Parlamento
francese, 184-227.
Mathon de La Varenne, Charles, vedi La Varenne, Charles [Mathon] de.
173. Mattesini, Francesco, De Sanctis a Torino ai tempi della
Convenzione (1864-1865). (Il taccuino parlamentare), in Atti
del Convegno Piemonte e letteratura (1789-1870), San Salva-
tore Monferrato, 15/17 ottobre 1981, a cura di Giovanna Ioli,
Torino, Regione Piemonte, Assessorato alla Cultura, s.n.t., pp.
954-964.
Basti annotare la frase: «Torino da città ordinata si trasforma
in una moltitudine tumultuante nei giorni amari della rivolta
scatenata non tanto contro la Convenzione in sé, bensì contro
l’intemperanza di certe testate di giornale che avevano parlato,
in nome di Torino e in ostilità ad esso [sic], a favore della Con-
venzione provocando la reazione popolare» (pp. 856-957).
174. Maurize, A., Lettre à l’archevêque de Paris sur la situation de
l’Eglise avant et après la convention du 15 septembre 1864,
Paris, Impr. de V. Goupy, 1864, pp. 72.
175. Mayr, Francesco, La convenzione italo-franca e Firenze capi-
tale d’Italia. Discorso dell’avv. Francesco Mayr […], Ferrara,
Tip. dell’Eridano, 1864, pp. 20. Vedi anche: Rivista del discorso
dell’avvocato Francesco Mayr, per D. B.

86
176. Mazziotti, Francesco Antonio, Per la convenzione italo-
franca del 15 settembre 1864. Al primo parlamento italiano in
umile omaggio F. A. Mazziotti, Torino, Stamperia dell’Unione
Tipografico-Editrice Torinese, [1864], pp. 8.
Il barone Mazziotti di Celso, nato a Stella Cilento, già cospira-
tore, auspica la conciliazione tra il Papa e il Re.
177. Mazzoni, Ida, I moti di Torino per la Convenzione del 15 set-
tembre 1864, Poggibonsi, Stabilimento Tipografico P. Cappelli
& C., 1929, p. 56, [3] c. di tav.; altra ed. stesso luogo e stampa-
tore, 1931.
L’autrice, pur tentando di dimostrarsi equanime, si avvale nelle
parti conclusive del suo studio di citazioni ostili e parziali di
Giovanni Romano – vedi – («Per i sacrifici materiali i Torinesi
possono sopportare in pace la nuova posizione, poiché coloro
che sono soggetti alle imposte hanno, in questi ultimi cinque
anni, raddoppiato il loro capitale o triplicate le loro rendite.
I sacrifici morali non v’ha chi possa negarli, sacrifici di amor
proprio, di dignità. Ma Napoli non ha fatti questi sacrifici?...
Firenze, Modena, Parma?») e conclude: «In mezzo a questi
diversi pareri, per parte nostra, giunti alla fine del nostro stu-
dio, crediamo di non andare lungi dal vero concludendo che
i moti di Torino, se furono dovuti a considerazioni di indole
economica, e in parte anche al timore che la Convenzione
significasse rinunzia a Roma, furono peraltro fondamental-
mente determinati dal fatto che i Torinesi videro nel trasferi-
mento della capitale in altra città, che non fosse Roma, un’of-
fesa alla loro dignità» (p. 56).
178. Mazzonis, Filippo, Uomini e gruppi politici a Palazzo di Città,
in: Storia di Torino, VII, Da capitale politica a capitale indu-
striale (1864-1915), a cura di Umberto Levra, Torino, Giulio
Einaudi editore, 2001, pp. 435-526.
Include i paragrafi: L’amministrazione municipale dalla Con-
venzione di settembre agli albori del nuovo secolo: caratteri
fondamentali, pp. 440-450; L’amministrazione municipale di
fronte alla Convenzione di settembre e ai «luttuosi avveni-
menti» del 21 e 22 settembre 1864, pp. 450-455.
M**** B*****, vedi La convenzione italo-franca […].

87
179. Il Mémorial diplomatique del 15 Novembre, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, pp. 586-590.
180. Menabrea, Luigi Federico, Memorie, a cura di Letterio Brigu-
glio e di Luigi Bulferetti, Opera compiuta in collaborazione con
l’Istituto italiano per la storia della tecnica e pubblicata con il con-
tributo finanziario del Consiglio nazionale delle ricerche e della
Domus Galilaeana di Pisa, Firenze, Giunti – G. Barbèra, 1971.
È rilevante (anche in considerazione dei ruoli rivestiti dal
Menabrea) rilevare da questa aggiornata edizione la testimo-
nianza secondo cui il Re sarebbe addirittura stato all’oscuro
delle fasi conclusive della trattativa e non avrebbe perdonato a
Minghetti di avere agito, riguardo alla Convenzione «all’insa-
puta del maggior numero dei suoi colleghi, di me, fra altri, che
la seppi dall’Imperatore stesso a Vichy, e specialmente del Re
[…]» (p. 186).
181. Mentita al Mazzini circa il supposto protocollo, aggiunto alla
Convenzione del 15 Settembre, per la cessione del Piemonte alla
Francia, redazionale in: “Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a,
vol. II, pp. (239-240).
182. Mezzacapo, Luigi, La difesa dell’Italia dopo il trasferimento
della capitale, considerazioni di L. Mezzacapo, Firenze, Tip.
Militare, 1865, pp. 57 (estratto da “Italia Militare”).
Sguardo essenzialmente da un punto di vista militare del Sena-
tore e generale Mezzacapo, storico militare ben noto e uno dei
fondatori, nel 1856, della “Rivista Militare Italiana”.
183. Minghetti, Marco, La Convenzione di settembre 1864, dalle
Memorie di Marco Minghetti, in: “Nuova Antologia di scienze,
lettere ed arti “, Serie 4, vol. 81, 1899, pp. 136-172.
184. Minghetti, Marco, La Convenzione di settembre (un capitolo
dei miei ricordi), pubblicata per cura del Principe di Campore-
ale, Bologna, Ditta Nicola Zanichelli, 1899, pp. 307.
L’uomo politico difende accanitamente la validità della Con-
venzione, glissando però alquanto sui morti e dicendosi vittima
di congiure e maldicenze senza fondamento. Nel contempo
tenta indebitamente di gettare la responsabilità su altri, ad
esempio su Enrico Morozzo della Rocca: «Accennerò solo

88
che i fatti di piazza Castello furono in parte effetto della ine-
sperienza degli allievi carabinieri e ben mostrarono quanto
sarebbe stato utile avere in Torino la truppa; ma essa non
giunse che la notte del 21. Quanto poi ai casi di piazza S. Carlo
io non ho mai saputo spiegarmene la origine, né il potrei; poi-
ché sin dal 21 a tarda sera ogni potestà per l’ordine pubblico
era stata affidata al Generale Della Rocca [ma per conoscere
da vicino il punto di vista del generale disponiamo delle sue
stesse memorie che fanno senza dubbio aggio su quelle di altri
personaggi coinvolti nei fatti di Torino, ndr]. In questo punto
non vi è dubbio possibile» (p. 198).
185. Minghetti, Marco, Marco Minghetti ai suoi elettori, Bologna,
Stabilimento Tipografico di G. Monti, 1865, pp. 62.
Avviandosi alle conclusioni, dice, tra l’altro: «Quanto alle
calunnie che da molte parti furono lanciate contro di me e
de’ miei colleghi, io le disprezzo profondamente e non vi ho
mai risposto né vi risponderò giammai. Accadde sempre che
gli uomini politici, e coloro particolarmente che hanno potuto
compiere qualche grande atto, furono il bersaglio dell’invidia e
della malevolenza» (p. 61).
Pur essendo identificabile come uno dei principali responsabili
dei lutti torinesi, questi finiscono per essere passati quasi sotto
silenzio nel quadro della biografia di Marco Minghetti, talora
taciuti del tutto. Anche Titta Madia, pur tracciandone un cau-
stico e ironico profilo biografico, tace circa la strage di Torino
(cfr. la sua dissacrante Storia terribile del parlamento italiano,
Milano, Corbaccio – dall’Oglio, 1940, pp. 142, 165, 212-224).
Oppure vi è chi non si sofferma sui fatti (come Domenico
Massé, nel volume Il caso di coscienza del Risorgimento ita-
liano, dalle origini alla conciliazione, Alba, Società Apostolato
Stampa, 1946) ma, nel passare in rassegna i quindici anni di
governo della destra storica, liquida in questi termini icastici
il Ministero Farini – Minghetti: «1862-64, caratterizzato dalle
stragi di Torino per il trasporto della capitale a Firenze».
Minghetti, Marco, vedi anche, sopra: Ai deputati al Parlamento
Nazionale […] e, infra: Zanichelli, Domenico.
186. Ministero degli affari esteri. Commissione per la pubbli-
cazione dei documenti diplomatici, I documenti diplomatici

89
italiani, Prima serie, 1861-1870, vol. IV, (10 luglio 1863-30
giugno 1864), Roma, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria
dello Stato, 1973, pp. LXVIII, 854.
Si vedano, ad es. le pp. 16, 773-774, 785-789, 791-793, 798-
799.803, 818-820, 825, 832.
187. Il Ministero e la capitale a Firenze, parole di un siciliano, Torino,
Stabilimento tipografico dell’editore Biagio Moretti, 1864, pp. 13.
Non per municipalismo (non essendo l’autore piemontese)
né solo per le gravi difficoltà economiche della popolazione,
l’autore tuona contro il trasferimento della capitale «solo per
l’interesse della patria». Il motto che fa proprio è: ITALIA
UNITA – ROMA CAPITALE (p. 13).
188. Mola, Aldo A., I fatti del settembre 1864. Da Torino a Firenze,
laboratorio politico della terza Italia, in “Il Giornale del Pie-
monte”, domenica 28 settembre 2014, pp. 1, 8.
189. Mola di Nomaglio, Gustavo, Torino tra sviluppo e crisi: Ema-
nuele Luserna di Rorà e la Convenzione del 15 settembre 1864,
in: Prove di Risorgimento su uno scenario europeo […], cit. infra,
pp. 131-230.
Il ricordo dei fatti di settembre negli anni successivi è talora
trascurato. Qui è, invece, fornito anche un quadro delle gran-
diose celebrazioni e commemorazioni cittadine del 1865 e del
1866 traendo da fonti archivistiche, saggistiche e giornalisti-
che. Tra queste ultime, che non sono incluse nella presente
bibliografia, sono citati diversi resoconti tra quali, quello,
sintetico e incisivo de “L’Armonia”: «Oggi 22, alla mattina
per tempo molte finestre, comprese quelle del palazzo civico,
furono apparate con drappi neri e bianchi in segno di lutto.
Tutte le botteghe nella lunghissima via Doragrossa ed in via
Po erano chiuse, restando aperte le sole spezierie e le altre per
le più urgenti necessità della vita. A mezzodì l’ampia via di Po
era ingombra di popolo e zeppa era l’immensa piazza Vittorio
Emanuele fino al ponte ed alle scalinate della Gran Madre di
Dio sulle quali era un catafalco ed in cima di esse l’altare, ove
si celebrò la Messa coll’intervento della Guardia Nazionale e
coll’assistenza del Municipio […]» (a. XVIII, n.° 221, sabato
23 settembre, p. 883).

90
190. Il momento attuale per *** Senatore del Regno, Firenze, Tipogra-
fia di G. Barbera, [gennaio] 1868, pp. 28.
Sostiene che da Firenze si debba spostare la capitale a Napoli.
Anche i torinesi dovrebbero essere lieti della scelta: «Torino,
l’eroica Torino che tanto ha fatto per la indipendenza italiana,
privata già una volta della sede del governo, dovrà esser lieta
che questa sia trasportata nella città che tra le principali di
Europa è la terza […]» (p. 20).
Mondini, Antonio, vedi Agli oppugnatori della convenzione […].
191. Monte, De, Luigi, Il trattato italo-franco, Napoli, Stamperia e
Cartiere del Fibreno, 1864, pp. 35.
Tra le conclusioni, col senno di poi in parte non errate, in parte
completamente sbagliate: la Convenzione è nociva all’Italia
perché «ne rende arbitro esclusivo l’Imperatore […]» (p. 33);
essa comporta «L’interruzione del cammino Nazionale», «L’as-
sorbimento esclusivo ed egemonico Piemontese sul concetto
italiano», «[…] il rifiuto e la negazione del dogma unitario,
L’Italia una ed indivisibile con Roma Capitale» (p. 34).
Monti, Antonio, vedi Comandini, Alfredo, -
192. Monti, Valerio, La strage impunita. Torino 1864, Torino,
Savej, 2014, pp. XXI, 151.
L’autore analizza i fatti del settembre 1864, a Torino, confron-
tando una molteplicità di fonti quali l’inchiesta municipale e
quella parlamentare, in parallelo con un’analisi comparativa
delle testate giornalistiche, dalla quale emerge un quadro delle
diverse – e talora divergenti – posizioni di ciascuna.
193. Mori, Renato, La questione romana. 1861-1865, Firenze, Le
Monnier, 1963, pp. XXIV, 533.
Con approfondimenti sulla Convenzione, sue radici politiche,
trattative diplomatiche ed effetti (v. in partic. pp. 162-269).
194. [Morozzo] della Rocca, Enrico, Ai senatori del Regno,
osservazioni e schiarimenti del senatore della Rocca intorno ad
alcun punto della Relazione della commissione d’inchiesta par-
lamentare sui fatti del 21 e 22 settembre 1864, Torino, Tip. G.
Cassone e Comp., 1865, pp. 21.

91
Un chiaro tentativo di depistaggio da parte dei veri responsabili
delle incoscienti repressioni torinesi era stato quello riferito al
ruolo del generale Morozzo della Rocca; il ministero tentava di
attribuirgli ogni colpa, dichiarando che gli era stato affidato il
comando supremo delle operazioni, prima del momento in cui
questo gli era effettivamente stato assegnato. Le indagini fatte
chiarirono che il della Rocca ebbe il comando di tutte le forze
destinate al mantenimento dell’ordine non, come pretendevano
i ministri, dal 21 settembre ma solo a partire dalla notte del 22.
In assenza di ordini scritti, non risulta inoltre facile assodare
quali poteri effettivamente gli fossero stati conferiti (mentre di
fronte a una situazione tanto delicata e complessa appare impen-
sabile che un incarico così importante fosse attribuito senza un
atto formale – che per essere compilato e firmato poteva richie-
dere in tutto due minuti di tempo –), anche se diversi documenti
analizzati dalla commissione d’inchiesta parlamentare indiche-
rebbero che egli avesse una certa libertà d’azione, avendo sotto
il suo comando, almeno in teoria, sia la Questura sia la Guardia
Nazionale. In ogni caso la carenza di ordini e istruzioni da parte
del governo a quanti avrebbero dovuto dipendere dal della
Rocca risulta incontestabile, rese di fatto impossibile al generale
l’ottenimento di un’obbedienza piena e tempestiva. In que-
sto contesto la conclusione della commissione parlamentare fu
favorevole al della Rocca, inchiodando il ministero alle proprie
colpe, con riferimento alle quali questo aveva giocato spregiudi-
catamente a scarica barile.
Il generale della Rocca rispose alle calunnie con una lettera
datata 13 gennaio 1865, pubblicata nel presente opuscolo: pre-
messo che nella relazione «[…] risulterebbe indeciso dall’in-
chiesta un grave punto: […] se io […] abbia ricevuto dal
Ministero la notte dal 21 al 22 settembre, il superiore incarico
del mantenimento dell’ordine nella Città di Torino, epperciò la
responsabilità ed i necessari politici e militari, […] oppure se
essi poteri [...] non mi siano invece stati deferiti che la sera del
22 settembre, dopo i luttuosi avvenimenti di piazza S. Carlo
[…]» (pp. 3-4), smentisce e documenta l’infondatezza delle
asserzioni ministeriali e sostiene in modo convincente la pro-
pria buona fede. Ciò nonostante i diretti interessati tentarono

92
di smentirlo, con lo scritto, a firma Marco Minghetti, Ubal-
dino Peruzzi, Giuseppe Pisanelli, Emilio Visconti-Venosta,
“Deputati al Parlamento”, affermando (e l’argomentazione
appare assai debole) che il comando era stato affidato al della
Rocca, anche se non in forma scritta (vedi sopra, Ai deputati al
Parlamento Nazionale…); al riguardo vi furono altri scritti che
formarono uno specifico dibattito che aveva sullo sfondo i fatti
legati alla Convenzione.
195. [Morozzo] della Rocca, Enrico, Autobiografia di un vete-
rano. Ricordi storici e aneddotici del generale Enrico della Rocca,
vol. II, 1859-1893, Bologna, N. Zanichelli, 1898, pp. 364, 2 c.
di tav., 1 ritratto dell’autore.
Consente di conoscere più a fondo (si vedano in partic. pp.
151-172), il punto di vista del generale sui lutti di Torino e
sulla Convenzione. Le sue memorie, alla luce del giudizio
complessivo a lui favorevole, fanno aggio su quelle di altri per-
sonaggi coinvolti nei fatti torinesi.
L’opera (della quale si fecero differenti edizioni ed anche una
sintesi quale testo di lettura scolastico:
195-b [Morozzo] della Rocca, Enrico, Ricordi autobiografici d’un
veterano, 1807-1897, riduzione compilata ad uso delle scuole
secondarie e normali da Antonio Battistella, Bologna. Zani-
chelli, 1900, pp. XXIII, 439, 1 c. di tav.), suscitò interesse
anche in Francia, dove se ne fece un’edizione postuma:
195-c [Morozzo] della Rocca, Enrico, Autobiographie d’un
vétéran. Souvenirs historiques et anecdotiques du général Henri
della Rocca 1807-1897, Traduits de l’italien par le Comte
Manfred Francesetti de Hautecour, Paris, Societé d’éditions
littéraires et artistiques, Librairie Paul Ollendorf, 1902.
Vi si parla dei fatti torinesi in particolare nel capitolo XX, pp.
377 a 392, scandito dai sottotitoli «Suites douloureuse de la
Convention», «Desordres à Turin», «Menaces de répression»,
«Grand émoi des ministres», «Démission du Ministère».
[Morozzo] della Rocca, Enrico, vedi anche, sopra: Ai deputati al Par-
lamento Nazionale […].
196. Mosciaro, Filippo, Il trasferimento della capitale del Regno
ossia la convenzione del 15 settembre 1864 tra l’Italia e la Fran-

93
cia. Opera contenente i documenti diplomatici ed i principali
discorsi pronunziati nel Parlamento nazionale compilata per
cura dell’avvocato Filippo Mosciaro preceduta da un discorso
proemiale di Carlo Pavone, Aversa, Tipi di F. Torno, 1865, pp.
XLII, 428.
197. Musio, Giuseppe, Della questione di Roma e della relativa
convenzione 15 settembre 1864 . Pensieri del senatore Musio,
Firenze, tipografia F. Bencini, 1870, pp. 51.
Essenzialmente la Convenzione è, per l’autore, un pretesto per
scagliarsi contro il potere temporale del Papa.
198. Musolino, Benedetto, Discorso del deputato Musolino contro
la Convenzione franco-italiana del 15 settembre pronunciato
alla Camera dei Deputati nella tornata del 12 novembre 1864,
Torino, Tipografia. G. Favale e comp., 1865, pp. 52.
Nicolini [talora Niccolini], Giovanni Battista, vedi Romano, Giovanni.
199. Nigra, Giuseppe, Il Presente e l’avvenire di Torino in particolare
e dell’Italia in generale nel commercio, nell’industria e nell’a-
gricoltura, pensieri e proposte, Torino, Tipografia G. Cassone e
Comp., Dicembre 1865, pp. 63. (sulla brossura il titolo è: Ai
miei Amici. Strenna e all’occhietto, soltanto Ai miei Amici).
Pessime le prospettive per Torino non più capitale se non si svi-
lupperanno rapidamente iniziative commerciali, finanziarie, indu-
striali delle quali l’autore traccia una serie di possibili esempi.
200. Nigra, Giuseppe, Le 300.000 Lire di rendita e l’avvenire di
Torino, considerazioni e proposte, Torino, Tipografia G. Cas-
sone, 1867, pp. 28.
Già dall’ottobre 1864 lo Stato ha assegnato a Torino 300 mila
Lire annue di rendita; a distanza di due anni non se ne è ancora
fatto nulla. Preoccupato per la critica situazione economica
invita i torinesi a uscire dall’apatia, «che se andremo innanzi
così finiremo col rompere le corna al nostro Toro» (p. 8).
201. Nigra, Giuseppe, Sulle Fiere di Torino. Pensieri e voti del con-
sigliere Giuseppe Nigra. Strenna ai miei colleghi del Consiglio
comunale di Torino, Torino, Tipografia G. Cassone e Comp.,
1868 (in calce al testo, 12 dicembre 1867), pp. 24.
Torna a proporre iniziative per lo sviluppo economico di

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Torino e prende, tra l’altro, le difese della fiera di Gianduja,
osteggiata da più parti. A suo dire «La fiera di Gianduia fu
una felicissima idea di una eletta società, che nulla risparmiò
per renderla attuabile in momenti in cui Torino era prostrata
dal subitaneo cambiamento di posizione creatole dal trasporto
della capitale e dall’incertezza di un avvenire che le si parava
innanzi più nero di ciò che doveva essere in realtà. Fu il seme
gettato da abili mani, che doveva germogliare in breve per cre-
scere rigoglioso» (pp. 14-15).
202. Noli, Giovanni Battista, Torino porto-franco d’Italia, ossia la
Convenzione Italo-franca conciliata con gli interessi nazionali e
municipali per l’avv. G. B. Noli, Torino, Tipografia del Regno
d’Italia di G. Faziola e C., 1864, pp. 56. Variante del titolo: La
Convenzione italo-franca conciliata con gli interessi nazionali e
municipali.
Estremamente anticlericale, “piemontesista” ma, ad un tempo,
filogovernativo; chiede, come contropartita del trasferimento
a Firenze, che «Torino, che finora fu spada, diventi Banca d’I-
talia» (p. 56), trasformandosi in un grande porto franco per i
commerci terrestri.
203. Non più Firenze. (manifesto)
Torino, s. n. t., [1864].
204. Novelli, Diego, Amor di Patria. Romanzo d’appendice, Daniela
Piazza, Torino, 1998, pp. 304.
Romanzo storico in cui l’autore si sofferma sui fatti di Torino,
quasi accreditando la tesi di una strage premeditata, voluta e
organizzata dal Ministero.
205. La nuova capitale. Guida pratica popolare di Firenze ad uso
specialmente degl’impiegati, negozianti, delle madri di famiglia,
e di tutti coloro i quali stanno per trasferirvisi. Colla pianta della
città, Torino, Tipografia Letteraria, 1865, pp. 55.
206. Le nuove fasi della Convenzione franco-italiana, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, pp. 513-527.
207. II nuovo Ministero è costituito dal Generale La Marmora; bandi-
sce di voler mantenuta la Convenzione con la Francia, con la pat-

100
tovita [= pattuita] condizione di trasportare altrove la Capitale,
redazionale in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII,
fascic. 351, pp. 248-249.
208. O’Nelly, Pape et Rois, lettre à M.gr Dupanloup au sujet de la
convention du 15 septembre et de l’encyclique du 8 décembre,
Paris, E. Dentu, 1865, pp. 72.
Prende l’avvio dando l’impressione di essere in piena sintonia
col Dupanloup ma poi contesta il suo scritto da molte angola-
zioni, anzi, sin dalle fondamenta. Quanto al Piemonte, oggetto
di critiche feroci da parte del vescovo di Orléans, l’O’Nelly ne
prende decisamente le difese, scrivendo, tra l’altro: «Enfin que
pensez-vous du Piémont? Vous le dites avec beaucoup d’a-
mertume et même de violence. Vous signalez longuement les
désordres qui l’ont affligé dans ces dernières années, désordres
inséparables d’une révolution quelque pacifique qu’elle puisse
être. Le Piémont a été poussé par l’ambition, par les mauvais
conseils, par le souffle révolutionnaire. Il a subjugué l’Italie et
trompé l’Empereur. Il prendra Rome, et notre Empereur sera
sa dupe ou son complice. […] Voilà, en substance, tout ce que
vous avez cru pouvoir dire au sujet de la Convention. Quel-
les conséquences pratiques, quelles conclusions en avez-vous
déduites ? Celle-ci : “Quand le Piémont donne une parole et
signe une convention, il faut y regarder de près”. Voilà certes
beaucoup de talent et d’éloquence aboutissant à un triste résul-
tat» (p. 8).
Più avanti si legge:« Le rôle peu honorable que vous attribuez
au Piémont dans cette grande rénovation sociale et politique
ne sera pas ratifié par l’impartiale postérité. Vous ne voulez pas
accuser l’Italie, dites-vous. “Le Piémont seul est coupable. Son
ambition, l’alliance de son roi et des révolutionnaires a fait et fait
tout le mal. L’Italie est plus victime que complice”» (pp. 11-12).
209. Oriani, Alfredo, Soluzione monarchica del problema di Roma,
in: Id., La lotta politica in Italia. Origini della lotta attuale (
476-1887), sesta edizione, vol. III, Bologna, Licinio Cappelli,
1946, pp. 190-208.
Diviso nei paragrafi: Roma durante la rivoluzione; La Conven-
zione di settembre; Trasporto della capitale a Firenze. Secondo

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l’autore «[…] all’infuori di Roma nessun’altra città poteva
essere capitale […]. Torino rappresentava la conquista regia,
tutte le altre erano state conquistate; Firenze non era più che la
maggiore prefettura di Toscana, illustre di gloria antica quanto
povera di significato moderno; Napoli, capitale delle Due
Sicilie, mancava di affinità col resto d’Italia: trasportandovi la
capitale sarebbe stato un cadere dall’assorbente prepotenza
piemontese nella più inorganica preponderanza napoletana,
Senza Roma capitale la rivoluzione italiana non era più che un
a conquista piemontese».
210. Orsi, d’, Angelo, Nostalgia della capitale, capitolo (pp. 485-
516) del saggio Un profilo Culturale, edito in Valerio Castro-
novo, Torino, Roma-Bari, Laterza, 1987, pp. 483-664.

211. Osvaldi, Osvaldo, Il ministero dinanzi al Parlamento ossia


il gabinetto Minghetti posto in istato d’accusa. Considerazioni
e proposte, Torino, Tipografia Letteraria, [1864?, la data di
stampa si ricava dal testo], pp. 15.
Dopo avere premesso di non volersi fare influenzare dai
grandi meriti e sacrifici di Torino, l’autore (che si definisce un
«povero politicante», dato che non ne figura il nome tra i par-
lamentari, né tra i consiglieri municipali, si tratta forse di uno
pseudonimo), conclude sia contro la Convenzione, sia con un
atto d’accusa contro il Ministero: «Si citi dunque il gabinetto
Minghetti a giustificare la nefanda condotta, esponga esso le
scuse, le ragioni di cui si crede sorretto; poi decida il Parla-
mento» (p. 14).
212. Pallavicino Trivulzio, Giorgio, La convenzione del 15 set-
tembre 1864. Discorso del Senatore Giorgio Pallavicino Trivulzio
pronunciato nella tornata del 6 dicembre 1864. Con appendice,
Torino, Tipografia Cerutti e Derossi, 1864, pp. 28.
Seconda edizione, riveduta e corretta dall’autore, Torino, stessa
tipografia e anno, pp. 30.
Questo l’esordio (seconda ed., p. 5) «Stanco e sconfortato, io
non prendo parte alle vostre discussioni da oltre due anni, voi
lo sapete. Ma poiché gli errori succedono agli errori, le colpe
alle colpe, oggi mi è forza rompere il mio silenzio, oggi, un
grido di dolore sfugge dal mio petto: abbiamo noi una politica
italiana? Da gran tempo io non veggo negli atti del nostro

104
Governo il marchio della politica italiana. Le nostre più vitali
quistioni, Roma e Venezia, si trattano al di là delle Alpi. L’Italia
non osa compiere i suoi destini; legge all’Italia è la politica
francese. Un tale stato di cose non può certamente accordarsi
coll’interesse nostro, colla dignità del nome italiano […]».
213. Pallotta, Gino, Convenzione di settembre e le istituzioni par-
lamentari (sul frontespizio: Studio in occasione delle celebrazioni
per il centenario dell’Unita d’Italia Torino), s. n. t., 1961, pp. 15.
214. Palma, Luigi, Il Papa e l’Italia, in: “Rivista contemporanea
nazionale italiana”, a. XIII (1865), vol. XLII, pp. 371-393.
«La questione con tutta la famosa Convenzione dei 15 settem-
bre dello scorso anno è certo così grave, così piena di viluppi
da sembrare a molti la sua risoluzione un’incognita: massime
dacché le iniziate trattative con quella astutissima Curia han
generato il sospetto che si potesse vacillare nell’opera di dare
all’Italia la sua campitale in Roma […]».
215. Al Parlamento Nazionale, lettera d’un Veneto, Jesi, Tipografia
di Floro Flori, 1864, pp. 8.
Datato Jesi, 24 settembre 1864.
Invito a votare a favore del trasferimento, edulcorato da, come
scrissero Rossi e Gabotto ne Le giornate di settembre […], p.
84: «molti paroloni, linguaggio oscuro, complimenti a Torino».
216. La partenza dei Ministeri per Firenze ed il ritorno della capitale
a Torino, Torino, Tip. torinese nel R. Ricovero di mendicità,
[1865], pp. 7.
217. “Il Pasquino”, vol. IX, n. 39, domenica 25 settembre (pp. 306-309).
Unica eccezione puramente “giornalistica” in questa bibliogra-
fia sono le vignette pubblicate sulla presente testata satirica,
dedicate alla Convenzione. Nella didascalia della prima si legge
che «Il gran Pepoli dopo lungo va e vieni arriva con la grande
notizia che i nostri uomini di Stato hanno saputo imporre a
Luigino…» [il trattato]; in corrispondenza è inserita una cari-
catura di Gioacchino Napoleone Pepoli, colui che aveva trat-
tato con Napoleone III, congiuntamente a Costantino Nigra,
i termini della Convenzione. In un’altra vignetta si vede Min-

105
ghetti che scappa con la cassa delle Finanze sulle spalle (con
riferimento al suo ruolo e a certe dicerie che si fosse arricchito,
come pure il Peruzzi, stando al Governo); nella didascalia della
successiva si vede il Ministero che dà «a Torino la gran novella
con una grazia tutta sua» (campeggia di nuovo in essa il Min-
ghetti, nell’atto di lanciare dal balcone un’enorme bomba sulla
città, con la scritta «la capitale a Firenze»). Seguono diversi
altri disegni, col toro infuriato che dà cornate, con uccelli che
si stagliano nel cielo sopra la città, definiti «Uccelli di cattivo
augurio [che] credono l’atmosfera di Torino propizia per
venirvi a svolazzare sopra». Liberatoria, infine, una vignetta, in
cui si vedono tre selvaggi torinesi che fanno arrosto Minghetti,
con la dicitura ostile «Credesi […] s’arrischierà difficilmente a
passare pei dintorni di Torino».
218. Pepoli, Gioacchino Napoleone, Discorso pronunciato dal
deputato marchese Giovacchino Pepoli nella seduta del 14
novembre 1864 della Camera dei Deputati sul progetto di legge
per il trasferimento della Capitale a Firenze, Torino, per gli
eredi Botta, 1864, pp. 31.
219. [Perrero, Domenico], Voti e speranze di un solitario torinese
(siglato, come faceva in alcune occasioni l’autore, A. D. P.),
[Torino], V. Vercellino, 1865, pp. [4].
Perrin de Bellune, Victor Marie, vedi Bellune, de.
Peruzzi, Ubaldino, vedi, sopra: Ai deputati al Parlamento Nazionale
[…].
220. Pianciani, Luigi, Abbiamo guadagnato o perduto? La conven-
zione e il traslocamento della sede del governo: lettera di Luigi
Pianciani, Firenze, Tipografia A. Bettini, 1864, pp. 74.
Nato a Roma nel 1810, deputato, sedette a sinistra fra i liberali
costituzionali, di simpatie mazziniane. Anche se dice di com-
prendere le ragioni dei torinesi, approva pienamente il trasferi-
mento.
221. Pianciani, Luigi [?], Firenze o Torino? Riflessi sul trasferi-
mento della capitale, Genova, Regio Stabilimento Lavagnino,
1864, pp. 15.

106
L’attribuzione, sia pure in forma interrogativa, è proposta da
Pasquale Augusto Bigazzi, Firenze e contorni. Manuale biblio-
grafico e bibliobiografico […], Firenze, tipografia Ciardelli,
1893, p. 75.
222. Pietracqua, Luigi, La seira dij mòrt, canson trista, in: Id.,
Cansson e poesie piemontèise, Torino, Libreria delle famiglie,
1876.
Ispirata dai fatti del settembre 1864, pubblicata su diversi gior-
nali e fogli volanti prima di essere raccolta in volume. Dedicata
alle conseguenze della Convenzione è pure la canzone Me
ciabot, nella quale riprende anche le voci secondo le quali la
Francia voleva ottenere la cessione del Piemonte, pronta ad
offrire, in cambio, importanti contropartite, il che fa scrivere
all’autore «[…] Con certa gent mancin-a, / S’a tento pieve ’d
mes, / S’ peul autr che andé an rovin-a! / An grassia d’aleansa,
/ Podio vendme a la Fransa […]».
223. Pirri, Pietro, S. J., La Convenzione di Settembre, in: Id., Pio
IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato, Miscellanea
historiae pontificiae, XXIV; III (Parte I, Testo), La questione
romana: dalla Convenzione di settembre alla caduta del Potere
Temporale, 1864-1870, Roma, Pontificia Università Grego-
riana, 1961, pp. 1-56.
224. Pirri, Pietro, S. J., Ripercussioni avute dalla Convenzione di
Settembre in Italia e in Francia sulla restaurazione delle finanze
e dell’esercito dello Stato ecclesiastico, in: Pio IX e Vittorio Ema-
nuele II cit., pp. 57-76.
Pirri, Pietro, vedi anche Sclopis di Salerano, Federigo.
Pisanelli, Giuseppe, vedi, sopra: Ai deputati al Parlamento Nazionale
[…].
225. Pizzi, Rosanna, Il trasferimento della capitale da Torino a
Firenze: sulle orme di una crisi annunciata, tesi di laurea in
Storia economica, Università degli studi di Torino, Facoltà di
lettere e filosofia, Corso di laurea in lettere moderne, relatore
Luciano Allegra, a. a. 1998-1999, cc. 324 (ve ne è copia, tra
l’altro, nella Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino).

107
226. Poche parole d’un popolano al popolo d’Italia sulla convenzione
del 15 settembre, Genova, Tipografia degli Artisti-Tipografi,
1866, pp. 8 (citato in “Rivista contemporanea nazionale ita-
liana”, a. XIV, 1866, vol. XLV, p. 203).
227. Un po’ più di luce sulla convenzione del 15 settembre 1864, in:
“Nuova Antologia di scienze, lettere ed arti”, Serie 4, fasc. 653,
vol. 80, 1899, pp. 65-108.
228. Polo Friz, Luigi, Ultimi atti del G.O.I. La Convenzione di set-
tembre. Da Torino a Firenze […], in: Id., La massoneria italiana
nel decennio post unitario. Lodovico Frapolli, cap. 7, Milano, F.
Angeli, 1998, in partic. pp. 98-107.
Di notevole interesse il fatto che le vicende siano analizzate
anche da fonti “massoniche”, mentre si osserva, “dall’interno”,
il punto di vista dei rappresentanti della massoneria del tempo,
ad esempio, attraverso la testimonianza di Moisé Finzi, inter-
prete della soddisfazione dei massoni lombardi che vedevano
nella Convenzione una risposta a certi passi diplomatici che
l’Austria aveva in animo di fare. Ma un’analisi dell’inclinazione
dei parlamentari massoni (qui sono citati esplicitamente solo
Avezzana, Bixio, Calvino, Checchetelli, Coppino, Crispi, De
Boni, De Donno, Friscia, La Porta, Maresca Miceli, Minervini,
Montecchi, Mordini, Morelli, Musolino, Nicotera, Pescetto,
Sineo) rivela comportamenti eterogenei.
229. Prove di Risorgimento su uno scenario europeo. Emanuele Luserna
di Rorà, la famiglia e il suo tempo da Bene Vagienna a Torino
all’Italia, a cura di Albina Malerba, Gustavo Mola di Nomaglio,
Roberto Sandri Giachino, Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë
Studi Piemontèis, 2008.
230. Puggianti, Giuseppe, La convenzione franco-italica del 15 set-
tembre, spiegata al popolo da Giuseppe Puggianti, s. l., s.n. (ma
Pisa, Tip. Citi), 1864, pp. 16.
231. Quazza, Romolo, La capitale da Torino a Firenze (municipa-
lismo e unificazione nei giudizi di Nicola Nisco), estratto dalla
Miscellanea per le nozze di Angelita Petit-Bon e Paolo Negri,
Novara, Stabilimento Tipografico Cattaneo, 1919, pp. 28.

108
Tra l’altro annota, riferendosi all’inchiesta parlamentare
sui fatti di Torino: «[…] era prevedibile che la discussione
avrebbe dato luogo a fieri dibattiti e a strascichi funesti. Il
Lanza avrebbe voluto salvaguardare Torino, l’inchiesta, la giu-
stizia, persuadendo le varie parti della Camera ad accogliere
puramente e semplicemente le conclusioni della Commissione,
senza voto di biasimo e di censura; ma il Minghetti, il Peruzzi
e lo Spaventa non ne vollero sapere e ricorsero a Ricasoli
che stese l’ordine del giorno [al quale fa riferimento il de La
Varenne, vedi], col quale poneva fine ad ogni recriminazione e
troncava ogni discussione per evitare diffidenze, risentimenti,
rancori, pericoli e danni. Così il giorno 23 gennaio ’65 fu
seppellita l’inchiesta sugli eccidi di Torino. L’esito della vota-
zione non poteva rimanere senza eco profonda in Piemonte
e specialmente nella metropoli» (p. 17). Secondo l’autore, in
seguito al sacrificio della capitale, Torino non era più soltanto
«la fedelissima città dei principi di casa Savoia; era divenuta
in parte garibaldina» (p. 12) e, anche se in breve tempo «La
burrasca che parve dovesse dividere il re Galantuomo dalla
sua città, s’acquetò; [...] i rancori contro la politica e gli uomini
che avevan privato “la regal Torino” dell’onore d’esser capitale
d’Italia, durarono più lungamente» (p. 20).
232. La Questione di Firenze, redazionale in: “Civiltà Cattolica”, a.
XXX (1879), s. 10a, vol. IX, pp. 291-308.
Riferito alla crisi economica conseguente al trasferimento della
capitale a Roma, secondo la testata (sintetizzando grossolana-
mente) amplificata più di quanto non meritasse e gestita stru-
mentalmente per ottenere aiuti dallo Stato.
233. Sulla questione romana. Pensieri d’un provinciale dopo i fatti di
Mentana, Firenze, Tip. e Lit. di Giuseppe Pellas, 1868, pp. 75
(siglato, alla fine del testo, A. M.).
La Convenzione è un tema centrale del lavoro. Questo il som-
mario: La questione romana; Cavour e la questione romana; La
Convenzione di Settembre e la questione romana; Ricasoli e la
questione romana; Garibaldi e la questione romana; La sinistra e
la questione romana; Rattazzi e la questione romana; Napoleone
III e la questione romana; Conclusione e pronostici.

109
Scrive l’autore, mantenendo un prudente anonimato: «Il Pie-
monte non basta per assorbire tutti, che si lasci dunque assor-
bire dal tutto. Che la monarchia italiana lasci il suo antico
Piemonte, i suoi costumi piemontesi, la sua Torino, e venga a
sedere in mezzo all’Italia e s’incarni con l’opera della rivolu-
zione. Cosi, in ogni evento, o l’Italia Una con Vittorio Ema-
nuele e suoi discendenti, o la famiglia Sabauda trascinata nella
caduta del nuovo regno. Dopo l’accettazione delle annessioni
e la proclamazione del regno, che la corona dei re di Sardegna
venga gettata nella fornace che dovrà fondere tutti gli elementi
dell’antica Italia, e che il Piemonte divenga una provincia
italiana. Ciò sebbene inarticolato covava nella coscienza di
tutti; e a tale bisogno fu provveduto con il trasferimento della
capitale in Firenze. La monarchia aveva con quest’altra pruova
raffermato il patto con la nazione. L’antico regno culla dei re
Sabaudi era sparito. L’Italia per unificarsi si trasformava. Però
dal nostro esame emerge, che in quel trasferimento non fu
questione della scelta d’una capitale definitiva. La necessità
d’allontanare i francesi da Roma ed assodare il principio del
non-intervento, diede solo occasione a compire quest’atto stu-
pendo di alta politica; cosi, quietati i sospetti, e vinte le paure,
avemmo un Re d’Italia in Italia» (p. 27).
234. Del 15 settembre 1864 avanti e dopo la discussione della
Camera, Torino, 1864 (citato in Biblioteca civica di Torino.
Cataloghi […] cit. n. 1317).
235. Quintavalle, Ferruccio, Saggio su la questione romana negli
opuscoli liberali fra il 1859 e il 1870; anteposto al testo nel
volume di Luigi Tosti, La conciliazione fra l’Italia ed il Papato
[…], schedato infra.
Vi sono menzionati e analizzati con profonda competenza
anche parecchi opuscoli riguardanti la Convenzione e i fatti di
Torino.
236. Ramelli, Domenico [in calce al testo], La verità. Poema
sulle notti del 21 e 22 settembre in Torino. 24 settembre 1864,
Torino, Tipografia Nazionale di R. Iona, [1864], cc. 6.
237. Rappresentanza del Municipio di Torino al Governo contro il

110
trasferimento della Capitale altrove che in Roma, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, p. 248.
L’organo papalino, ferocemente, antisabaudo, antitorinese e
antipiemontese, quasi pare rallegrarsi degli incidenti e delle
vittime, dato che i torinesi non volevano Firenze ma solo
Roma. Il Municipio, si legge, «[…] non senza una certa fer-
mezza di parole, fa intendere che Torino non è disposta a
lasciarsi sacrificare, se non a patto di cedere a Roma Capitale
d’Italia. Questi voti, sacrileghi perché riescono a bandire
guerra contro il Papa, ed usurpazione del più sacro fra i diritti
di Sovranità temporale che si conosca, meritavano un castigo, e
gia cominciarono ad averlo».
238. Reali, Eusebio, Roma il papato e l’Italia. Considerazioni del
professore Eusebio Reali in risposta alle obbiezioni mosse contro
la Convenzione italo-franca del 15 settembre 1864, Torino, Tip.
Cerutti e Derossi, 1864, pp. 32.
239. Relazione della Commissione d’inchiesta parlamentare (composta
dai deputati Tamaio, Sandonnini, Malenchini, Biancheri, De San-
ctis F., Regnoli, Morandini, Robecchi G., Bon Compagni, nomi-
nata dal Presidente della Camera nella tornata 24 ottobre 1864)
sui Fatti del 21 e 22 settembre 1864, in: Camera dei deputati,
Documenti, sessione 1863-1864, n. 292, presentata dal deputato
Sandonnini il 5 gennaio 1865, s. n. t.[Torino, 1865], pp. 73.
240. Relazione del meeting ossia adunanza popolare Tenutasi in
Torino il 16 ottobre 1864, Torino, Tipografia Falletti, 1864, un
foglio volante di cm. 44x30, stampato in fronte-retro.
Violente critiche contro la Convenzione e quanti si misero
al servizio di una potenza straniera per stipularla. Richiamo
al sangue versato e maledizioni contro chi lo versò. Elogi e
solidarietà al Municipio. Richiesta che «il caduto ministero sia
posto in stati d’accusa».
241. Rendiconti del parlamento italiano. Discussioni del Senato del
Regno. VIII Legislatura. Sessione del 1863-64 (2a della Legi-
slatura), 8° Periodo, dal 24 ottobre 1864 al 29 marzo 1865,
Seconda edizione ufficiale riveduta, vol. Terzo, Roma, Cotta e
comp., Tipografi del Senato del Regno, 1873, pp. 1851-2792.

111
240

112
Include discussioni in Senato per l’approvazione della Conven-
zione e trasferimento della capitale.
242. Rey, Rodolphe, Turin, Florence ou Rome, étude sur la capitale de
l’Italie et sur la question romaine, Paris, E. Dentu, 1864, pp. 36.
243. Rey, Rodolfo [Rodolphe], Torino Firenze o Roma, studio
intorno la capitale d’Italia e sopra la questione romana, tradu-
zione di A. L., Firenze, Tipografia Subalpina, 1864.
Di rilievo i punti di vista di questo scrittore francofono. Non
accenna agli incidenti ma distingue bene Torino dal resto della
penisola per organizzazione amministrativa e militare e per
l’integrità dei piemontesi: «Allorquando tutto il rimanente
d’Italia piombava nella mollezza, questo paese si organizzava
in monarchia militare […]». Il Piemonte sviluppò, secondo,
l’autore, una politica quasi superiore alle proprie forze e però
«seppe uscire con fortuna da posizioni disperate» (pp. 5-6).
«L’amministrazione piemontese si è sempre distinta per l’in-
tegrità, l’ordine, la regolarità delle sue contabilità […]». La
nobiltà, i funzionari, i ministri, «[…] ricercavano gli impieghi
per l’onore che ne veniva […] e non per i volgari profitti che vi
sono annessi [..,]» (p. 7).
244. Rey, Rodolphe, Torino Firenze o Roma. Studio di Rodolfo Rey,
tradotto dal francese sull’ultima edizione di Parigi con aggiunta
di un post-scriptum inedito dell’autore. Edizione sorvegliata dal
Prior Luca, Firenze, Tip. Grazzini, Giannini e C., 1865, pp. 48.
245. Ricognizione e compimento del Regno d’Italia, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. III, pp. (385-395).
Molti accenni alla Convenzione. Tra le battute contenute: «I
Toscani sono ora dunque succeduti ai Piemontesi nella soddi-
sfazione. E al vedere l’impegno onde adornano la loro città a
nuovo, ben si vede che non pensano molto ad andar a Roma
fra un anno. Ma, o soddisfatti o non soddisfatti, Piemontesi e
Toscani fecero e fanno il conto senza l’oste, cioè senza la Rivo-
luzione che li guida e spinge, come cadaveri e come bastoni da
vecchio, a dar di capo nelle mura di Roma dove si hanno tutti a
sfracellare […]. La rivoluzione vuole Roma e verso Roma si ha
da camminare […]. La prospettiva è abbastanza curiosa. Giac-
ché, se la Convenzione si ha da eseguire come fu convenuta,

113
mai il mondo non avrà veduto spettacolo più strano; i lupi far
da guardiani alle pecore, i ladri alle borse, i frammassoni alla
Santa Chiesa» (390).
246. Ricotti, Ercole, Discorso pronunciato dal senatore Ricotti
nella seduta del 30 settembre 1864 in occasione della discussione
sul progetto di legge pel trasferimento della capitale, [Torino],
Senato del Regno, s. a. [1864?], pp. 23, (1).
247. [Rizzetti, Giuseppe] (il nome dell’autore è ricavato dalla
sottoscrizione in calce al volumetto), Le vittime del 21 e 22
settembre 1864, Torino, Stamperia della Gazzetta del popolo,
1864, pp. 63, (1).
Si tratta del materiale raccolto dal Rizzetti per la Relazione […],
pubblicata in appendice all’Inchiesta amministrativa a cura
di Casimiro Ara (vedi) ed avente valore “ufficiale”. Presenta,
rispetto i contenuti di quest’ultima, alcune difformità che,
seppure non rilevanti, inducono a preferirle la versione inserita
nella citata Inchiesta amministrativa.
248. Rizzetti, Giuseppe, Relazione intorno alle vittime degli avve-
nimenti che funestarono la Città di Torino nei giorni 21-22
settembre 1864, compilata dall’ispettore sanitario Giuseppe dot-
tore Rizzetti. Approvata dalla Giunta municipale in seduta 29
settembre 1864, costituente l’Appendice n° 61, nel volume
di Inchiesta amministrativa…, a cura di Casimiro Ara, vedi,
Torino, Per gli Eredi Botta, 1864, (pp. 129-163).
Studio edito anche autonomamente, vedi sopra, e contenente,
tra l’altro, «L’elenco generale alfabetico dei feriti e morti
nelle infauste giornate delli 21 e 22 settembre», con tabelle
in cui sono fornite notizie sui feriti e caduti, quali età, luogo
di nascita, professione, luogo di ricovero, esito delle cure,
numero e natura delle ferite di quanti furono curati a domi-
cilio (con riferimento ai quali non si può avere un’informa-
zione esauriente dato che quelli più agiati si fecero curare
privatamente e a proprie spese). Dettagliati anche gli elenchi
dei medici nei diversi ospedali (San Giovanni, Mauriziano,
Oftalmico) si prodigarono senza tregua per tentare di salvare
il maggior numero possibile di vite umane e di altri ancora
che prestarono le prime cure direttamente sui luoghi degli
incidenti, dove poterono anche avvalersi della generosità del

114
proprietario dell’Albergo Londra (posto nella contrada dei
Guardinfanti, affacciato su piazza Castello e via Barbaroux),
che mise a disposizione tutti i propri locali e “lingerie”.
249. Rizzi, Gualtiero, Il teatro di prosa. Piemontesi nel teatro ita-
liano. Attori, pubblico, critici, in: Torino città viva da capitale a
metropoli 1880-1890. Cento anni di vita cittadina, politica, eco-
nomia, società, cultura,Torino, Centro Studi Piemontesi, 1980,
vol. II, pp. 449-487.
Tra i paragrafi in cui si divide lo studio: Agonia d’una capitale;
Dopo il declassamento.
250. Rocca, D. Gerolamo, L’alma Torino alla sua consorella
Firenze. Avviso e addio, Torino, Fodratti, 1864, cc. [4].
251. Rocca, D. Gerolamo, Codice Poetico delle Rimembranze tori-
nesi: 21 e 22 settembre 1864, Torino, Fodratti, 1864, pp. 11.
252. Roccia, Rosanna, Emanuele Luserna di Rorà, sindaco di
Torino: i giorni della «diniegata giustizia», in: Prove di Risorgi-
mento su uno scenario europeo cit. sopra, pp. 77-130.
L’autrice fornisce la trascrizione integrale del Giornale delle cose
importanti successe in occasione dell’annunzio del trasporto della
capitale a Firenze, tenuto dal Rorà in quei giorni tempestosi.
253. Romano, Giovanni [pseudonimo di Giovanni Battista Nicolini,
o Niccolini], Firenze poi Roma!!! Risposta di Giovanni Romano
a Franco Fiorentino, Torino, Tipografia Cavour, 1864, pp. 23.
Vedi anche Fiorentino, Franco; Mazzoni, Ida.
Si tratta di pagine dettate il 20 settembre, quindi prima delle
stragi, poi successivamente pubblicate. Sostiene, in sintesi,
che Torino avrebbe già avuto benefici in questi anni, giusto,
quindi, andare a Firenze pur facendo tutto il possibile per evi-
tare la presunta trappola tesa da Napoleone III, onde fermare
la corsa verso Roma.
254. Romano, M., L’Italia e la Francia dal 1849 al 1867 e la con-
venzione del 15 settembre 1864, Firenze, Tipografia Birindelli,
1867, pp. 23 (Il nome dell’autore si rileva in calce al testo).
255. Rops, Daniel, O Roma o morte, in: Id., Storia della Chiesa del
Cristo, per la traduzione di Nello Beghin, vol. VI, La chiesa
delle rivoluzioni, Torino – Roma, Marietti, 1964, pp. 441 sgg.

115
Dalla Convenzione (della quale, nel volume, si parla anche
nelle pagine precedenti) alla presa di Roma, sostanzialmente
per il trionfo della rivoluzione.
256. Rosi, Michele, Tentativi per risolvere le questioni di Roma e di
Venezia e guerra del 1866, in: Id., L’Italia odierna. Due secoli di
lotte, di studi e di lavoro per l’indipendenza e la grandezza della
Patria, vol. II, tomo II, Torino, Unione tipografico-editrice
torinese, 1926, pp. 1196-1337.
Data l’importanza dell’autore, merita di essere qui richiamato
il documentato e puntuale quadro che egli delinea delle ori-
gini, conclusione ed effetti della Convenzione, in partic. pp.
1216-1230.
257. Rossi, Teofilo - Gabotto, Ferdinando, Documenti sulle gior-
nate di Settembre a Torino nel 1864, in: “Bollettino storico-
bibliografico subalpino”, a. XIX (1915), Supplemento Risorgi-
mento, IV, pp. 1-32. Anche a parte: Casale, Tipografia Coopera-
tiva Bellatore, Bosco e C., 1914 [sic], pp. 34.
Soffermandosi sull’inchiesta amministrativa condotta da Casi-
miro Ara, qui ricordata, riferiscono che «[…] di fronte alla
solidarietà delle terre subalpine (l’Archivio del Comune di
Torino abbonda di messaggi di amicizia, adesione, stima,
ammirazione provenienti da comuni, associazioni, enti del Pie-
monte), tanta era altrove la cecità dell’odio contro Torino, che
tra i Municipi fratelli ve ne furono otto che respinsero quella
raccolta di documenti [vale a dire il volume curato da Casimiro
Ara]: uno toscano, Vaiano e sette lombardi: Rezzato, Gorgon-
zola, Caronno, Ghiringhello, Monza, Calusco, Grumello e,
suprema vergogna, Goito» (cit., p. 3).
Gli autori fanno il punto sulle accuse contro Torino, perduranti
e pedissequamente ripetute ancora ai loro giorni, sin dalle prime
righe del loro saggio. Ad esempio, accennando a un autore par-
ticolarmente noto: «Il senatore Raffaele De Cesare, in un suo
libro abbastanza recente [Mezzo secolo di storia italiana (1861-
1912), Città di Castello, Lapi, 1913], scrive che i “sanguinosi
tumulti di Torino […] furono provocati dalla condotta dissen-
nata di quel Municipio, dalla imprevidenza dell’autorità, e dalla
convinzione che il Re fosse contrario al trasporto della capitale”.
La triste accusa contro il Municipio non è nuova: fu già lanciata,

116
respinta, rinnovata, combattuta, e non di meno la si ripete anche
in libri che, volendo avere carattere popolare, come quello del
De Cesare, possono diffonderla a guisa di quelle leggende che
sarà poi impossibile distruggere, come una mala pianta che non
si potrà mai più sradicare. E sì che i documenti in contrario non
mancano, editi ed inediti, e quanto più si studiano serenamente,
tanto più la verità, che invano si è cercato di nascondere o di
travisare, vien fuori luminosa; senonché la luce, che da una parte
vivifica, dall’altra scotta, e può anche bruciare, col calore che
ne emana” (p. 1). Ancora più duro fu il Gabotto nella scheda
dedicata all’opera del De Cesare nella bibliografia pubblicata
nel “Bollettino storico-bibliografico subalpino” del 1913 (n.°
10797); negando la fondatezza del punto di vista dell’autore
circa la responsabilità dei lutti e dichiarando: «si sa che pur-
troppo ne furono le cause l’odio dei “consorti” [quelli che dopo
aver fatta l’Italia volevano mangiarla] contro il Piemonte; partito
preso da parte di costoro di impedire che si andasse a Roma
come la patriottica Torino voleva, e finalmente, volontà del
massacratore Scialoia [Antonio Scialoja], che faceva provocare
il popolo torinese per rendere irrevocabile la Convenzione e il
trasporto della capitale. E così si scrive la storia per il gran pub-
blico! In nome di Torino, in nome d’Italia, vergogna!».
Molti documenti pubblicati in appendice di questo studio illu-
strano l’azione del Luserna nei giorni di maggior tensione e lo
scambio di missive tra lui, ed altri protagonisti come il prefetto
Pasolini, il generale Enrico Morozzo della Rocca, il ministro
Peruzzi e il consigliere comunale Luigi Menabrea.
258. Rossi, Teofilo - Gabotto, Ferdinando, Le Giornate di Set-
tembre a Torino nel 1864, secondo vecchi e nuovi documenti,
Tipografia Cooperativa Bellatore, Bosco e C., Casale 1914, pp.
96. Estratto da Il Risorgimento Italiano, n. s., pubblicato dalla
Società Storica Subalpina, VIII, I, Suppl. n. 5 (in Appendice II,
vi è un’utile rassegna ragionata di parecchi de «Gli opuscoli sui
casi di Settembre», pubblicati in Italia tra il 1864 e il 1865: si
tratta di 19 titoli brevemente commentati.
259. Salvatorelli, Luigi, Spiriti e figure del Risorgimento, Firenze,
Felice Le Monnier, 1961.
Giudica la Convenzione, analizzando gli anni compresi tra il

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258

119
1861 e il 1870, come «[…] l’episodio in cui la meschina astuzia
diplomatica, l’equivoco – diciamo pure l’imbroglio – hanno
giocato di più, con bilancio finale passivo non solo moral-
mente» (p. 448).
Sardo, Giuseppe, vedi La Convenzione di settembre e il trasferimento;
Il discorso di Francesco Crispi.
260. Sayve, De, Auguste, La question italienne en 1864, Paris, E.
Dentu, 1864, pp. 64.
261. Selis, Domenico, I Democratici napoletani e la Convenzione di
settembre, in: “Annali della Facoltà di Scienze politiche, Uni-
versità di Cagliari, vol. 1 (1975/76), Milano, Giuffrè, 1976, pp.
176-234.
262. Senato del Regno, Relazione dell’Ufficio Centrale composto
dei senatori Pallieri, Durando Giacomo, Chiesi, Sauli Francesco,
Imbriani, sullo schema di legge pel trasferimento della capitale
del Regno a Firenze, Roma, Senato del Regno, 1864, pp. 19 (si
veda anche: Imbriani, Paolo Emilio).
263. Scene della nuova capitale. Atto primo, i preparativi, edizioni
1a-3a, Firenze, Tip. di Simone Birindelli, 1865, pp. 93.
Si presenta in forma di testo teatrale. Avverso al trasferimento
della capitale a Firenze («Ma se la capitale se la tengono a
Torino, o la regalano a qualche altra città che non sia una
biccicucca come Firenze, ci fanno mille volte più piacere» p.
39). Polemicamente municipalista in chiave tosco-fiorentina ed
antipiemontese. In conclusione, in raccapriccianti versi (se così
si possono definire) è pubblicato un Lamento di Gianduja, in
cui l’anonimo autore appare assai soddisfatto di quanto acca-
duto a Torino, che aveva osato sfidare persino «il divin soglio».
264. Scene della nuova capitale. Atto secondo, il trasporto, Firenze,
Tipografia di Simone Birindelli, 1865, pp. 84.
In apertura un dialogo tra le maschere tradizionali di Torino
e di Firenze, Gianduja e Stenterello, al quale il primo, accen-
nando ai politici in procinto di partire per Firenze, dice:
«Ahimè! Cotesti arnesi hanno spremuto fiumi di lacrime dagli
occhi di migliaia di famiglie italiane a motivo dei sangue citta-

120
dino che hanno impunemente versato! Neppur io, caro Sten-
terello, sono andato immune dall’assaggiare cotesti maledetti
arnesi: uno scannapopoli del tuo paese intrise non ha guari col
sangue di parecchi miei figli più d’una piazza di Torino! Eppoi
questa razza di farabutti hanno tanta mutria da gridare la croce
addosso ai governi sanguinarli di casa d’Austria e di Borbone!
Iniqui, ipocriti, impostoracci! […]». Quanto ascoltato non ras-
sicura la maschera fiorentina che dice «Caro Gianduia, cotesto
discorso m’ha messo una tremarella che mi par che m’entri la
terzana! Gesummaria! Ma che faranno l’istesso anche nella mi’
poera Firenze?».
265. Serra, Giuseppe, Sangue a Torino, festa a Firenze per il tra-
sferimento della capitale, in: “La domenica del Corriere, sup-
plemento illustrato del Corriere della sera”, a 67, n. 24 (giu.
1965), pp. 10-11.
266. Sclopis di Salerano, Federigo, Diario segreto (1859-1878),
edito a cura del p. Pietro Pirri, S. I., Torino, Deputazione
subalpina di storia patria (Biblioteca di storia italiana recente,
Nuova serie, vol. IV), 1959.
Rivestono interesse ed importanza grandi le annotazioni rife-
rite, in particolare, al 1864 e 1865 (pp. 360-398).
267. Sgambati, Serena, Emanuele Luserna di Rorà e l’“Associazione
Liberale Permanente” (1864-1869), in: Prove di Risorgimento su
uno scenario europeo cit. sopra, pp. 231-244.
268. Silla (Alessandro Allis), Via Crucis di Gianduja, supplemento
alla rivista “Buonumore”, Torino, Tipografia Moretti, 1864,
album di 15 tavole in cui sono illustrate le diverse stazioni e
vessazioni nei confronti di Gianduja, vale a dire di Torino e del
Piemonte, per giungere alla tavola chiave che, da sola, motivò
l’intera edizione, la XII, nella quale campeggia in primo piano
un Gianduja crocifisso, avendo sullo sfondo, alle proprie spalle
le chiese di Santa Cristina e di San Carlo, ovvio richiamo
alle vittime del settembre 1864, con la didascalia; «Gianduja
muore sulla croce perdonando i suoi uccisori».
269. Silva, Guglielmo, L’Italia libera ed una. Storia, attualità e pre-

121
sagio, meditazioni di un Cittadino milanese, Milano, Tip. di G.
Bernardoni, 1865, pp. 55. Il nome dell’autore è in fine.
Molto antipiemontese, con toni calunniatori; «con le solite
calunnie lombarde del tempo – scrivono Rossi e Gabotto –
contro Torino e il suo Municipio».
270. Silva, Pietro, La Convenzione di settembre secondo nuovi
documenti, in “Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti”,
Serie 5, vol. 165, 1913 (16 maggio), pp. 271-294.
271. Silva, Pietro, Settembre, Convenzione di, in Enciclopedia Ita-
liana (1936) e poi in ed. 1949, vol. XXXI, p. 541.
«A Torino si ebbero violenti moti di protesta il 21-22 settem-
bre, determinati anche dall’irritazione della cittadinanza che,
pronta a rinunciare a favore di Roma all’onore di essere la capi-
tale, mal si piegava all’idea della rinuncia a favore di Firenze.
Il rigore eccessivo con cui il ministero Minghetti represse i
moti torinesi, arrivando allo spargimento di sangue, spinse il
re a licenziare il ministero e a incaricare della costituzione del
nuovo governo il piemontese La Marmora, che dovette anche
assumere, e assolse in modo onorevole, il compito di far rati-
ficare la convenzione dal parlamento e di attuare il trasporto
della capitale a Firenze» (siglato P. Sil.).
272. Silva, Pietro, La Convenzione di settembre secondo documenti
ufficiali francesi, in: id., Figure e momenti di storia italiana,
Milano, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 1939,
pp. 303-335.
Diviso nei paragrafi: I precedenti della Convenzione (pp. 305-
309); Le trattative per la Convenzione (pp. 310-321); Le con-
seguenze della Convenzione (pp. 321-fine). Lo studioso, lucido
e autorevole, conclude, con visione in contrasto con quelle
dominanti, che «[…] un solo fatto imprevedibile nel 1864 poté
[…] spingere l’Italia a Roma: la ruina irreparabile dell’impero
napoleonico nella conca di Sédan» (335).
La situazione, vedi Anau, Salvatore.
S. M., vedi: Ciò che vuole Torino.
273. Smanie del rivoluzionarii per le dichiarazioni del Governo fran-

122
cese intorno alla Convenzione del 15 Settembre, redazionale in:
“Civiltà Cattolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. II, pp. (488-489).
274. Solaro della Margarita, Clemente, Sguardo politico del
conte Solaro della Margarita Ministro di Stato sulla Convenzione
Italo-Franca del 15 settembre 1864, Torino, Tipografia di Giu-
lio Speirani e figli, 1864, pp. 20.
Accorata e lucida difesa di Torino e del Piemonte. Una lunga e
favorevole recensione, in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a,
vol. XII, pp. 341-344, diviene pretesto per l’estensore anonimo
per esternare il proprio astio nei confronti del Piemonte e dei
suoi piani di espansione in Italia con particolare riferimento
all’obiettivo di conquistare Roma. Edito anche in: Avvedimenti
politici del Conte Solaro della Margarita Ministro e Primo Segre-
tario di Stato per gli Affari Esteri del Re Carlo Alberto, terza ed.,
«cresciuta colla ristampa di tre opuscoli d’argomento politico»,
Parma, Pietro Fiaccadori, 1867, pp. 357-373.
Non sarà fuori luogo ricordare quanto registrò il Solaro della
Margarita nel suo Diario (pubblicato da Carlo Lovera e p.
Ilario Rinieri, S. I., Clemente Solaro della Margarita, vol.
I, Torino, Bocca, 1931. Il pensatore, scrisse profeticamente,
qualunque divenisse la sede della capitale: «Fui […] com-
mosso dalla crudele impolitica, rivoluzionaria Convenzione
del settembre con cui cedendo alla prepotenza della Francia
si dichiarò il trasferimento della capitale a Firenze; pubblicai
tosto, spinto da zelo per l’onore e l’interesse della patria Lo
sguardo politico, ma ormai non vi è alcuna speranza; il Pie-
monte muore […]» (p. 420).
275. Spaventa, Silvio, Lettere politiche (1861-1893), edite da
G[iovanni] Castellano, Bari, Laterza, 1926, pp. 184.
Un capitolo iniziale è incentrato sulla Convenzione, il seguente
sugli Strascichi dei fatti di Torino, la commissione d’inchiesta
(pp. 63-85) Tra le lettere pubblicate, in una inviata al fratello,
del 7 ottobre 1864, scrive: «Ti ripeto che gli ordini del Mini-
stero furono tutti più che umani e legali: quando saranno
pubblicati, ché lo saranno presto, ci sarà cagione di stupire
per tutta Italia come i torinesi siano stati così falsi e bugiardi
da dare a intendere tutte le ribalderie che hanno scritto su per

123
i loro giornali contro di noi. Ma se le cose stanno così, come
dunque è avvenuta la catastrofe? Se si dovesse giudicare dal
risultato che da questa è nato, direi che fu voluta appunto
da quelli che più ci gridano contro. E, in effetto, quale era lo
scopo che si voleva raggiungere? Mandare via il Ministero, che
aveva fatto quella maledetta Convenzione, sperando così di
disfare la Convenzione stessa. Come indurre il Re a tanto? Si
cercò di farci paura in tutti modi perché ce ne andassimo noi
di nostro genio. Ma, visto che si teneva duro, allora si operò in
mille guise sull’animo del re, e il modo più efficace fu quello
del sangue versato, e che si verserebbe a Torino, se non ci
rimandava egli di moto suo. E così avvenne» (pp. 64-65).
Spaventa era, ovviamente, pronto a giurare che nulla potesse
essere imputato al governo nella cui azione era direttamente
coinvolto in prima persona. Il 20 dicembre 1864 afferma,
riferendosi alla commissione d’inchiesta parlamentare, che i
suoi membri avevano quale obiettivo predominante il mante-
nimento della concordia, della calma e l’intento di non esa-
cerbare l’animo delle province subalpine, anche a costo della
reputazione dei componenti del caduto Ministero, pertanto:
«Tra i calmanti l’espediente di una soddisfazione acclamata per
la benemerita Torino, impiccando per la gola i ministri autori
della Convenzione, pare ad alcuni che non sarebbe punto da
tralasciare. La Commissione non è così feroce, ma è abba-
stanza politica per non estimare il merito di una soddisfazione
qualunque data all’orgoglio offeso di questa città come uno
dei mezzi più efficaci di conciliazione. Perciò se essa non può
dire e non vuol dire che i ministri sono stati dei traditori e dei
felloni, che hanno voluto, per libidine di sangue, le stragi del
21 e 22 settembre, credono che basti dire che furono uomini
imprevidenti ed incapaci; e la pace tra l’Italia e Torino è fatta.
Che importa del resto la riputazione di 4 o 5 uomini politici, se
un tanto bene può essere conseguito a sì poco prezzo? E poi
siccome non mancheranno alla Camera i Boggio, i Chianese e
i Sanguinetti, che dimanderanno ad alta voce che i Ministri e il
Segretario Generale dell’Interno siano ad ogni costo impiccati.
La Commissione si farà un debito di difenderci essa stessa, a
tutt’oltranza, da così terribile assalto, e noi le dovremo infinite
grazie, se, per salvarci il capo, ci tratterà da coglioni» (p. 68).

124
276. Le speranze della vera italia nel trasporto della capitale, reda-
zionale in: “Civiltà Cattolica”, a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, pp.
642-657.
L’articolo contiene, in particolare con riferimento ai progetti
attribuiti a Camillo Cavour, spunti interessanti. «La Conven-
zione famosa del 15 Settembre tra la Francia ed il Piemonte
– si legge – è stata esaminata, osservata, studiata minutamente
finora da Deputati, da Ministri, da giornalisti buoni e cattivi».
Nonostante in realtà siano persino troppo chiari i suoi scopi
finali, «[…] Questa Convenzione e una nebulosa che niun
telescopio vale a schiarire, è un problema sfingico che niuno
Edipo sa decifrare, è un logogrifo, un indovinello, un ente anfi-
bio che va per mare, per terra, per sottoterra e per l’aria vestito
di nuvole e di chiari scuri». «[…] questo trasporto della Capi-
tale è salutare, perché disgusta il Piemonte, perché lo distacca
dall’Italia, e lo libera una volta da quella ciurma di corruttori
[…da quella Babilonia di matti, di emigrati di scappati di casa,
di giornalisti, di tutta quella marmaglia insomma che fa ora
il suo flagello e la sua corruzione…] che furono finora la sua
ruina. È chiaro che il Piemonte disgustato della rivoluzione,
si dee distaccare dalla rivoluzione, ed e chiaro pure che, emi-
grando per Firenze tutta quella turba di ciarlatani politici che
finora oscurò il buon senso piemontese, il Piemonte ne rimarrà
come l’Egitto liberato dalle locuste. Donde viene per dritta
conseguenza che, disgustato il Piemonte e distaccato dalla
rivoluzione, l’Italia cattolica ne sarà di tanto vantaggiata, di
quanto ne resterà menomata la framassoneria. È chiaro che
questa Convenzione, colla sua clausola del trasporto della
Capitale, disgusta il Piemonte e i Piemontesi. Questi si accon-
ciavano volentieri a chiamare, ridendo e per celia, la loro
Torino Capitale provvisoria. Ma nel fondo del cuore la crede-
ano Capitale eterna. II voto del Parlamento di Roma Capitale
era stato un bel trovato del Cavour per ritenere la Capitale in
Torino. Giacché egli sapeva benissimo che vi erano i Milanesi,
i Fiorentini, i Napoletani e, si superis placet, anche i Bolognesi
e gli Spoletini che pretendevano di capitanare l’Italia. Or che
fece egli? Fece dichiarar Capitale Roma» (p. 643) (di fatto
confidente, lascia intendere l’autore, che sarebbe intercorso un

125
tempo lunghissimo per giungerci e che, forse, non si sarebbe
mai posto in modo tassativo il problema).
L’autore ritiene che la morte improvvisa di Cavour, che poteva
governare anche con l’appoggio incondizionato delle sette,
oltre che del sovrano, abbia posto l’Italia in balia di Napole-
one. Per il Piemonte il trasferimento potrebbe essere un bene,
dato che più di ogni parte d’Italia, dove il velleitarismo faceva
aggio sulla concretezza, era stato sfruttato dalle sette masso-
niche, che forse ora avevano meno stimoli per dissanguarne
ulteriormente le risorse, anche se altrove esse avevano potuto
ottenere poco e, scrive l’autore, «Non era certo un onore per
la massoneria e carboneria italiana che essa non abbia trovato
nel resto d’Italia che traditori vigliacchi, ed emigrati affamati, i
quali senza l’oro e la forza piemontese sarebbero rimasti inca-
paci d’altro che di qualche pugnalala notturna o di qualche
congiura prima scoperta che fatta» (p. 645).
277. Sterne, Daniel (pseudonimo di Marie de Flavigny d’Agoult),
Florence et Turin. Études d’art et politique, 1857-1861, Paris,
Michel Levi Frères, 1862, pp. XXXII, 325.
Come può un volume del 1862 riguardare un trattato stipulato
due anni dopo? La presente opera è tuttavia qui recepita tra
le altre sia per la lucidità di alcuni giudizi (da cui si riproduce
qualche riga) sia per alcune espressioni che quasi paiono
profetiche e ancora più interessanti in quanto basate sulla sen-
sazione che l’autrice ricavò osservando i Torinesi e i lavori par-
lamentari: riferendosi all’insediamento del Parlamento scrive:
«A Turin, malgré l’aspect joyeux des fêtes pour l’ouverture
du grand parlement italien, malgré l’enthousiasme populaire
qu’excitaient les nouveaux triomphes de Garibaldi, je ne pus
me défendre d’un pressentiment triste […]» (p. XXVI). Sul
legame tra popolo e principe, torna più volte; basti riferire che,
a suo avviso, «Il serait impossible, à qui n’en a pas été témoin,
de se figurer l’affection des Piémontais pour Victor-Emmanuel.
La première fois que je vis le roi en public, cette popularité si
peu cherchée qui l’entoure me frappa par son caractère sérieux
et calme, très-différent de ce que j’avais vu ailleurs […]» pp.
XV-XVI. La de Flavigny dimostra anche, però, quanto potesse
essere fallace la sua impressione che già l’Italia si sentisse coesa:
«Insensiblement et comme à leur insu, les Ligures, les Lom-

126
bards, les Romagnols, les Toscans, les Siciliens, émus du sang
versé pour la cause nationale, saisis d’un respect involontaire
pour la valeur du peuple piémontais, persuadés par des com-
paraisons trop faciles de l’excellence de ses institutions, se ral-
liaient à la royauté constitutionnelle et à la dynastie de Savoie.
Peu à peu les préventions se dissipaient, la reconnaissance
effaçait les souvenirs hostiles». A parziale smentita di quanto
appena riferito, bastarono, per diverse aree del paese, gli avve-
nimenti connessi alla Convenzione di settembre.
278. Tamburini, Luciano, Prefazione a Edmondo De Amicis, Le
tre capitali. Torino, Firenze, Roma, Torino, A. Viglongo, 1997.
Con accenni al repentino declassamento di Torino ed echi
degli eventi del 1864.
279. Tapparelli d’Azeglio, Massimo, Discorso del senatore Mas-
simo D’Azeglio letto in Senato il 3 dicembre 1864 in occasione
della discussione del progetto di legge per il trasferimento della
capitale a Firenze, s. l. [Torino], Tipografia G. Favale e comp.,
1864 o 1865, pp. 43 (in testa alla brossura: Senato del Regno).
Nel commentare il punto di vista del d’Azeglio ci avvaliamo
anche di quanto ne scrive il Cognasso (Francesco Cognasso,
Storia di Torino, Milano, Aldo Martello-Giunti Editore, 1974,
pp. 565-566). La stessa parola «serena e pacificatrice», detta
da Massimo d’Azeglio si incanala nel filone della spiemon-
tizzazione, giacché, piaccia o non piaccia, «il gentiluomo del
Risorgimento», secondo una definizione dello stesso Cognasso,
pronunciò espressioni di accettazione del trasferimento della
capitale, destinate a essere ampiamente commentate e a influen-
zare tanti suoi compatrioti: «Alcuni giornali m’hanno fatto
l’onore d’occuparsi di me e d’indicare, inesattamente talvolta
[attribuendogli una posizione del tutto favorevole alla Con-
venzione], qual fosse la mia opinione circa il trattato del 15
settembre. Non essendo io amico degli equivoci, trovo oppor-
tuno di dirla qual è nel suo completo. Io credo che vi sia molto
da dire sul trattato; ma date le circostanze presenti, Visto che
esso è acclamato dalla Nazione; Visto che noi piemontesi ne
veniamo particolarmente a soffrire; Visto che in Italia que-
stione capitale non è quella della Capitale, ma quella della

127
concordia; Opino che noi pei primi dobbiamo rassegnarci e
accettare il trattato» (tali espressioni s’incontrano, tra l’altro
in Massimo d’Azeglio, Scritti e discorsi politici, per Marcus
De Rubris, vol. terzo e ultimo, 1853-65, Firenze, “La Nuova
Italia” Editrice, 1938. Nello stesso volume è pubblicato anche
il Discorso letto in Senato per il trasferimento della Capitale, nel
quale d’Azeglio specificò che era «minor danno un tristo trat-
tato che la divisione degli animi», p. 441) aggiungendo in con-
clusione, in linea con quanto già aveva fatto Emanuele Luserna
(Il cui motto nei giorni della crisi fu quel celebre «Torino non
si vende» che precedeva anche molte sue comunicazioni all’in-
terno del consiglio comunale), «Soltanto non vorrei sentirmi
parlare di compensi. Al sacrificio mi sento disposto. A presen-
tare il conto, no. Ecco la mia opinione».
Suscitò polemiche una nota di disapprovazione del d’Azeglio,
che affermò che il Municipio aveva «joué à la commune»,
anche se nel contesto in cui è espressa questa critica è meno
rilevante di altre: infatti in una lettera a Eugène Rendu (ispet-
tore generale dell’Istruzione Pubblica francese, socio corri-
spondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, autore di
varie opere storico-politiche sull’Italia risorgimentale) l’Azeglio
scrisse che nei tristi avvenimenti di Torino tutti avevano com-
messo sciocchezze: il ministero non aveva preparato l’opinione
pubblica, la popolazione aveva perso la testa, la polizia era
piombata, daga in pugno, su persone disarmate e senza le inti-
mazioni legali, l’autorità militare aveva agito in modo assurdo
dato che i soldati erano piazzati in modo tale da uccidersi
tra loro. Poi aggiunse al suo corrispondente che una cosa in
particolare lo spaventava, il fatto che le nomine dei funzionari
si facessero «sous l’influence des sectes, et vous savez qu’elles
ne choisissent pas le capables mais les dévoués» (Massimo
d’Azeglio, L’Italie de 1847 a 1865: correspondance politique de
Massimo d’Azeglio, accompagnée d’une introduction et de notes
par Eugène Rendu, Paris, Didier et C.. 1867, pp. 285-291).
280. Tecchio, Sebastiano, Contro il trasferimento della capitale e
la Convenzione del 15 settembre, discorso del Deputato Tecchio
pronunziato il 16 novembre 1864 alla Camera dei Deputati,
Torino Per gli Eredi Botta, 1864, pp. 41.

128
Invita i deputati a votare contro la Convenzione, frutto non
di libera scelta, ma imposizione. Trattandosi di un trattato
”frannazionale”, il Parlamento non avrà poi la possibilità di
modificarlo.
281. Teja, Casimiro, Da Torino a Roma. Ventitré anni di viaggio.
Alfabeto di Pasquino compilato da Teja, Torino,Tip. e Lit. Foa,
1871 (2 a ed. 1872); Ristampa anastatica dell’edizione originale
del 1871, a cura del Centro Studi Piemontesi, Torino, 2011.
Album litografico pubblicato dal Pasquino. Giornale umori-
stico con caricature” e dato in omaggio agli abbonati dell’anno
1871, lunga striscia ripiegata a fisarmonica, di cm. 19 di altezza
x 360 di lunghezza, costituita a una sequenza di 29 litografie
originali realizzate dal Teja che illustra in forma caricaturale
e satirica il percorso risorgimentale dal 1848 al 1870, sino a
Roma capitale, passando attraverso la perdita di tale ruolo da
parte di Torino.
282. Todesco, Luigi, Minghetti e la Convenzione di Settembre; Il
Papa e la Convenzione di Settembre, in: Id., Storia della Chiesa,
Vol. V. La Chiesa nei tempi moderni (1748-1920), IV edizione
riveduta ed aggiornata dal Prof. Dott. Don Ireneo Daniele del
Seminario di Padova, Torino, Marietti, 1948, pp. 288-291.
283. Torino alle città rivali d’Italia, Torino, Tipografia Artero e Comp.,
1864, pp. 29, siglato, in fine, E. B. ma da alcuni attribuito a un
non meglio individuato autore cognominato Cocchis.
Scritto in difesa delle ragioni di Torino, si apre con la frase:
«Piemontesi! Vi accusano di municipalismo; vantatevene; glo-
riatevene; si siamo municipalisti; ma il nostro municipalismo
fece l’Italia; quello delle altre provincie tende a disfarla».
284. Torino dopo il trasferimento della capitale dell’Avvocato E. F.,
Torino, Tipografia Artero e Comp., 1864.
L’autore ritiene probabile che il parlamento ratifichi la Con-
venzione, anche sotto la spinta della positiva accoglienza di
quasi tutta la stampa e in considerazione dello «sgomento»
che la notizia ha prodotto in Austria. Non condivide le pre-
occupazioni, pensa che Torino ci guadagnerà, trasformandosi
in un centro industriale e manifatturiero e che non vi sia alcun

129
bisogno, per fare crescere la città, né della corte e delle assem-
blee legislative, né di «quel maggior numero di forestieri che
eventualmente vi fossero condotti per tali circostanze».
285. Torino non è più capitale. 21-22 settembre 1864, a cura della
Famija Turineisa, Torino, TECA, [1964?], pp. 32.
286. Torino, 21 e 22 settembre 1864, Torino, Tip. del Mediatore,
1864, pp. 62.
287. Tosti, Luigi, La conciliazione fra l’Italia ed il papato nelle let-
tere del p. Luigi Tosti e del sen. Gabrio Casati. Con un saggio su
La questione romana negli opuscoli liberali fra il 1859 e il 1870
e note di Ferruccio Quintavalle, Milano, L. F. Cogliati, 1907,
pp. VII, 589, 1 ritr.
Con spunti e approfondimenti sulla Convenzione. Si veda anche,
sopra, il saggio del Quintavalle, autonomamente schedato.
288. Traniello, Francesco, La Destra parlamentare piemontese
dalla morte di Cavour al trasferimento della Capitale, in: “Rasse-
gna Storica Toscana”, a. VII (1961), n. 2-4, pp. 97-128.
289. Traniello, Francesco, Torino. Le metamorfosi di una capi-
tale, in: Le città capitali degli Stati pre-unitari, Atti del LIII
Congresso di Storia del Risorgimento italiano (Cagliari, 10-14
ottobre 1986), Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano, 1988, pp. 67-112.
290. Il Trattato del 15 settembre, redazionale in: “Civiltà Cattolica”,
a. XV (1864), s. 5a, vol. XII, fascic. 351, pp. 257-273.
Paventando come concreta la destinazione finale a Roma,
l’anonimo autore scrive, in un contesto fortemente polemico,
«II concepir possibile il Capo universale della Chiesa cattolica
suddito del Re d’Italia, è un’idea così barocca, che non potrà
mai penetrare in nessun cervello, non del tutto insano» (p.
271), tuttavia l’auspicio minaccioso è che «[…] il Governo
piemontese colla celebre convenzione, invece di fare un passo
innanzi verso Roma, [abbia] fatto un gran salto indietro;
licenziando le Potenze, interessate nella quistione romana, ad
operare più liberamente contro i suoi latronecci eseguiti o da
eseguire. Ed è questo il fato, a cui sovente la Giustizia di Dio

130
condanna i furfanti, di riuscire cioè al termine opposto ai loro
iniqui disegni, per quelle stesse vie per cui s’impromettevano
di conseguirne l’intento; sicché con lo stesso loro peccato si
procaccino il meritato gastigo […]» (p. 273).
291. Turin ancien et moderne, Turin, H. Le Lieure Éditeur, [1866 o
1867], pp. 44, 20 c. di fotografie.
Alle fotografie del Le Lieure di molti dei principali siti e piazze
di Torino, si accompagnano brevi testi di Pio Agodino, Giu-
seppe F. Baruffi, Vittorio Bersezio, Carlo Felice Biscarra, Luigi
Cibrario, Giacinto Corsi di Bosnasco, Giuseppe A. Garbero-
glio, Michele Lessona, Emanuele Morozzo della Rocca, Irene
Morozzo della Rocca, nata Verasis Asinari di Castiglione, Luigi
Rocca, Federigo Sclopis di Salerano e Stefano Pietro Zecchini.
Per ciò che contiene, ma anche ciò che non contiene (come
piazza San Carlo la cui immagine è ostentatamente delimitata
alle sole chiese di Santa Cristina e di San Carlo) è un volume
legato alla convenzione ben più di quanto a prima vista possa
apparire e, per certi aspetti pare un messaggio dei torinesi
delusi dall’unità d’Italia che è subito costata il rango di capitale
a Torino. Vittorio Bersezio scrive, rammaricandosi del fatto
che la corte non sarebbe più stata a Torino, «C’est le Roi lui
même – c’est la monarchie – qui quitte sa résidence séculaire
pour aller s’établir sur un nouveau terrain, où les racines de
l’arbre monarchique jusqu’à présent n’ont jamais bien pro-
fondément pénétré» (p. 26). Garberoglio, con chiaro rimando
ai fatti di settembre e alle conseguenti polemiche nazionali dice
«Mais la ville de Turin, négligée et souvent calomniée, pourra
toujours revendiquer l’honneur de l’initiative du premier acte
de la résurrection nationale. Et en face des attaques et des criti-
ques malveillantes, les fils du généreux Piémont n’auront qu’à
rappeler leurs vertus héréditaires, leur ténacité infrangible,
leur raison tranquille et pratique, leurs qualités guerrières qui
les font irrésistibles, impassibles devant les revers […]» (p. 10).
Zecchini aggiunge «La rue de la Cernaia et toutes les construc-
tions neuves qu’elle traverse forment un des plus beaux quar-
tiers de Turin, et prouvent ce qu’allait devenir la ville entière
en peu d’années, si la convention du 15 septembre 1864 ne fût
venue en arrêter l’essor, en la déclarant déchue…» (p. 36).

131
292. Le ultime rivelazioni della diplomazia intorno alla Convenzione
di settembre, in “Civiltà Cattolica”, a. XVII (1866), s. 6a, vol. V,
pp. (695-708).
293. Ultime tornate e cenni storici, sopra i fatti precipui del Parla-
mento in Torino; partenza del Re, redazionale in: “Civiltà Cat-
tolica”, a. XVI (1865), s. 6a, vol. II, pp. (630-633).
Si era alle porte del trasferimento della capitale. «II Senato
del Regno continuò languidamente le sue sedute fino al 13
Maggio, […] poi approvò un ordine del giorno, che conteneva
melati complimenti alla città di Torino, pel suo contegno in
tutto il tempo che ivi sedette il Parlamento; e si sciolse, aspet-
tando a domicilio l’invito per una ultima seduta. Questa ebbe
luogo il 16 di Maggio […]». L’autore riassume (faziosamente)
l’operato delle otto legislature torinesi e conclude: «[…] ecco
tutta la vita del Parlamento nella città del Toro. Ha distrutto
il Piemonte, senza aver creato l’Italia; ha contristato Torino,
senza aver rallegrato Firenze; ha cancellato tutto il passato,
senza aver scritto nulla per l’avvenire e pochissimo pel pre-
sente. […] in pochi mesi [però] grandi cose possono avvenire,
ed un altro 15 di Settembre può disingannare i Fiorentini,
come ha disingannato i Torinesi […]» (632).
294. Vaccalluzzo, Nunzio, La crisi di un uomo politico. Massimo
D’Azeglio e il trasferimento della capitale, con lettere inedite, in:
“Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti”, Serie 6, vol. 224,
1923 (1 maggio), pp. 36-56.
295. Valente, Francesco, Del dialettismo napoleonico nella qui-
stione italiana fino alla convenzione del 15 settembre 1864,
Napoli, D. Baldi, 1866, pp. 331.
L’autore è favorevole al trattato, pur annotando «Una sola cosa
é a deplorarsi, ed è il sangue che corse le vie di Torino» (p.
184) a suo avviso «Cavour non mirava che a questa Conven-
zione, quando proclamava altamente Roma capitale d’Italia.
Eppure fra quel programma e il 15 settembre quanto tempo
non è corso di lotte e di opposizioni accanite! Si combatte
senza posa, si mettono in campo tutte le forze della dialettica,
e intanto tante prove non sono coordinate che a questa Con-

132
venzione! E perché? Perché senza questa lotta non poteva
ottenersi la Convenzione, e senza la Convenzione non poteva
risolversi la quistione romana» (p. 283). Si sofferma sulla Con-
venzione in modo particolare da p. 287 a fine.
296. Veneziano, Marco, pseudonimo del massone Marco Antonio
Canini (vedi Luigi Polo Friz, La massoneria italiana – qui cit. –,
p. 104), Il Ministero dell’assassinio e le notti di Torino del 21 e
22 settembre 1864, Lugano, s. e., [ma pare Torino], 1864, pp.
32. Datato, in calce al testo, 24 settembre 1864.
Fortemente polemico; riportiamo, in sintesi, i giudizi espressi
dall’autore su alcuni protagonisti: «In questi giorni di strage
orrenda […] Minghetti si mostrò scomposto e pauroso; Peruzzi
feroce, ma di aspetto più del solito scialbo e cadaverico; Spa-
venta albagioso e cinico» (p. 25). Prende le difese di Torino a
spada tratta e giunge a congetturare che certi fermenti fossero
opera di «quello stesso governo scellerato e provocatore che
voleva soffocare nel sangue le patrie istituzioni». Finisce con la
frase che conclude il proclama dei Comitati riuniti torinesi agli
Italiani «Noi vogliamo Roma!».
297. Il 21 settembre 1864, [Torino], Tip. Artero e C., 1864, manifesto.
«Giorno di lutto e di sangue!» Ecco le prodezze «[…] di chi
è al governo della pubblica cosa. E questi sono ministri costi-
tuzionali, e costoro dicono di essere uomini che vogliono il
trionfo della libertà! Oh… costoro ne sono i carnefici».
Il foglio volante riferisce, tra l’altro, non tacendo crudi detta-
gli, che «I cadaveri, fra cui quello di una donna baionettata,
furono raccolti nel caffè dell’Universo, nella bottega di sale
e tabacco all’angolo di piazza Castello sotto le Finanze, nella
porta dell’albergo di Londra e nella birreria Calosso, e due
rimasero a lungo in mezzo alla piazza».
Vergier, Du, de La Rochejaquelein, vedi La Rochejaquelein, Henry-
Auguste-Georges, Du Vergier.
298. Vicari, Luigi, Dolorose verità! Angosciose incertezze, Torino,
Tipografia Gius. Favale e Compagnia, 1865, pp. 34. Il nome
dell’autore, deputato di Garessio nelle Legislature IV, V e VI, è
riportato in calce al testo.

133
299. Vincenti, de, Francesco, Illusioni e realtà per l’avvocato Fran-
cesco de Vincenti Sindaco di Lozza, Italia 1864 [Varese, Tipogra-
fia Carughi, 12 ottobre 1864], pp. 44, (1).
Il primo cittadino del comune varesotto si colloca tra le voci
solidali con Torino. Nell’opuscolo scrive, ad esempio, «Non
volendo, né dovendo i Torinesi sopportare in pace cotanta
jattura comune, agitati, commossi si assembrarono risoluti alla
opposizione, nel proposito però legale di una dimostrazione
pacifica […]» (p. 5) e ritiene logica la presenza di repubbli-
cani, democratici e uomini del partito d’azione che “soffia-
vano nel fondo” (p. 7), dato che essi erano “unitari” mentre
la Convenzione era antiunitaria, visto che con essa la Francia
chiudeva all’Italia le porte di Roma (p. 43).
300. Vincenti, de, Francesco, Risposta all’articolo bibliografico
della Libertà di Varese del giorno 27 ottobre 1864 n. 44 intorno
all’opuscolo “Illusioni e Realtà”, [s. l., s.n.], (Varese, Tip. Caru-
ghi e C.), 1864, pp. 8.
301. Vindice, Ottavio, (pseudonimo, secondo alcuni, di Carlo
Alfieri di Sostegno), Da Torino a Firenze, ammaestramenti ed
avvedimenti [sic] di politica italiana, Torino, Stamperia della
Gazzetta del Popolo, 1865, pp. 55. Già edito in: “Rivista con-
temporanea nazionale italiana”, a. XIII (1865), vol. XLI, pp.
386-414.
Seppur critico, auspica il superamento delle polemiche e che
almeno a Firenze venga «inaugurata […] la politica della
riforma e del progresso, la politica della vera libertà» (p. 55).
Visconti-Venosta, Emilio vedi, sopra: Ai deputati al Parlamento
Nazionale […].
302. La voce dei morti del 21-22 Settembre 1864 (manifesto) cm 48 x
28,5.
Torino, Tip. del Regno d’Italia, G. Faziola e C., [1865].
Si conclude «[…] almeno in Voi generosi Piemontesi soprav-
viva pietosa la memoria dei vostri figli e fratelli ingiustamente
sacrificati, ed il loro nome non passi nella vostra mente inono-
rato. Con ciò avrà sollievo la tomba».

134
303. Zanichelli, Domenico, La convenzione di settembre secondo
Marco Minghetti, estr. dalla “Rivista d’Italia”, fasc. 5°, 1899,
Roma, Dante Alighieri, 1899.
Scritto palesemente in difesa del ministro.
304. Zecchini, Stefano Pietro, Il papa a Roma. Roma all’Italia,
il Governo a Torino: unica soluzione possibile della questione
romana, Torino, si vende presso Unione Tipografico Editrice
Torinese, Tipografia Eredi Botta, Ottobre 1863, pp. 39.
Scorrendo il testo (che in calce risulta chiuso alla data del 16
luglio 1863) sorge spontaneo il dubbio se stesse già trapelando
qualche voce circa il trasferimento della capitale a Firenze e se
l’autore ne avesse avuto sentore.
Z. P., vedi Indirizzo dei Fiorentini […].

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Finito di stampare
il 21 marzo 2015
per i tipi de
L'Artistica Savigliano

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