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Lettere di Mazzini a Vittorio Emanuele di Luigi Salvatorelli

Lettere di Mazzini a Vittorio Emanuele RELAZIONI IGNORA TE Lettere di Mazzini a V


ittorio Emanuele E' ben noto come nel momento culminante dell'unit italiana (1859
-60) il Mazzini, accantonando la pregiudiziale repubblicana, si rivolgesse diret
tamente a Vittorio Emanuele per la realizzazione del programma nazionale, e acce
ttasse per l'Italia la unificazione sotto lo scettro sabaudo, pur domandando il P
atto nazionale per l'organizzazione del regime. Sono noti altres i contatti da lu
i mantenuti per pi di un anno, dal maggio 1863 in poi, con il re, per una insurre
zione nel Veneto che avrebbe dovuto provocare l'intervento dell'esercito regolar
e e combinarsi con un moto ungherese e slavo. Era invece praticamente ignorato,
fino ad oggi, un contatto precedente, per identico scopo, nell'autunno del 1861,
non essendosi prestata sufficiente attenzione ai non equivoci indizi che di ci p
resentava l'epistolario mazziniano. Che io sappia, non c'era stato in proposito
nulla pi di un rapido accenno del sagace e infaticabile Menghini, in una nota all
a lettera 30 settembre 1861 del Mazzini (volume LXXI1 dell'Edizione Nazionale, p
. 26) al suo seguace di Reggio Emilia dimorante allora a Lugano conte Giovanni G
rilenzom. Da questa lettera parecchie cose interessanti risultavano: che il Gril
enzoni aveva avuto un colloquio col re; che poteva darsi ne avesse un altro; che
in vista di codesta possibilit Mazzini mandava una noterella da far leggere a Vi
ttorio Emanuele; che nel colloquio gi avvenuto il Grilenzoni aveva esposto al re
il progetto di un moto nel Veneto; che Mazzini raccomandava d'insistere col re s
u tale proposta, cerco gi concordata prima col Mazzini. Questi non si limitava, n
ella lettera al Grilenzoni, alla raccomandazione generica. Sviluppava per filo e
per segno ragioni, modi e possibilit del progetto, accompagnandolo con la tesi c
he Vittorio Emanuele II si trovava ad avere, rispetto a Napoleone III, una grand
issima libert di mosse, perch l'Europa non voleva interventi di lui. Adesso abbiam
o il testo della nota inviata da Mazzini al Grilenzoni per il re, nota che porta
la stessa data della lettera, 30 settembre. Essa pubblicata nel Catalogo degli
autografi, documenti e cimeli della Domus mazziniana di Pisa, redatto da A. Manc
ini, E. Michel, E. Torgiorgi (Pisa, Tipografia Moderna). E in questa stessa pubb
licazione troviamo una serie di altri inediti, che lumeggiano in pieno l'episodi
o, contenuti quasi tutti nelle Carte Grilenzoni . V' innanzi tutto un primo indiri
zzo del Grilenzoni al re, che a giudicare dal suo contenuto riflette le intellig
enze corse tra Mazzini e Grilenzoni in vista del primo colloquio di questo col r
e, e che pertanto deve immediatamente precedere il colloquio medesimo, del sette
mbre. Segue un secondo indirizzo del Grilenzoni al re, con la data Torino, 26 ot
tobre . Una lettera del Grilenzoni al Mazzini del 29 ottobre, pur essa qui pubbli
cata, ci dice come l'indirizzo fosse recapitato dal Grilenzoni stesso'al re. ins
ieme con la nota inviata dal Mazzini il 30 settembre; e come esso indirizzo foss
e stato redatto in base alla nota mazziniana e alla lettera di accompagnamento S
egu la domenica 27 ottobre il secondo colloquio col re, di cui il Grilenzoni d al
Mazzini ampio e vivace resoconto nella lettera del 29 Vittorio Emanuele comunica
al suo interlocutore quanto gli ha scritto da Parigi Rattazzi, incaricato di un
a missione confidenziale presso Napoleone III. (Il primo volume dei Documenti di
plomatici italiani, pubblicato a cura del Maturi qualche tempo fa, conferma sost
anzialmente e completa quanto dice il re). L'imperatore non vuol sentir parlare
della questione romana. Bisogna pertanto, seguita il re, pensare al Veneto e pre
pararsi per la prossima primavera. Il re aspettava positive informazioni sui e s
icuro che l'Austria non sarebbe aiutata; l'Italia sarebbe stata sola contro l'Au
stria. La Francia lascerebbe fare. Effettivamente, Rattazzi (v. Documenti diplom
atici citati, a p. 443-444) parl a Napoleone del progetto di insurrezione in Aust
ria-Ungheria. Informazione regia pi suggestiva di tutte: il re agisce da s all'inf
uori dei ministri, a cui non diceva quello che stava oprando . Il che doveva corr
ispondere a verit: Rattazzi, e non Ricasoli (allora al potere), era il confidente
regio. Per giunta, Ricasoli contrariamente al re e a Mazzini era rivolto piutto
sto 3 una soluzione (non con la forza) della questione romana, come testimonia a
mpiamente il detto volume dei Documenti diplomatici italiani. Vale la pena di ri
ferire le ultime battute del colloquio regio: c Ad un lieve moto che fece per ce

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ptpldbsLsqqPrincipati e sull'Ungheria; era j! alzarsi, io sorsi in piedi e presi
| congedo; allora mi stese la mano e mi disse: "Caro conte, vogliatemi bene.. Ed
io: "Sire, tutti i passi che ho fatto presso di voi vi debbono far prova com'io
non sia guidato che dall'amore della gloria vostra e dal bene della mia patria;
del resto, vi accerto, Sire, ch'io non desidero cosa alcuna, n onori, n favori, n
impieghi . Allora m'interruppe dicendo: "Ed io mi spoglierei volentieri del grado
in cui sono,,. M'inchinai dicendo: " Sire, vi prego di conservarmi nella vostra
bont,,; ed egli mi prese e strinse la mano e mi rispose: "E voi conservatemi la
vostra amicizia . Grilenzoni, per, non era rimasto affascinato dal contegno del re
: gli sembr che questi cercasse colla sua verbosit di eludere ch'io entrassi pi pro
fondamente nelle questioni . Mazzini, per conto suo, redige una nuova nota, il 19
novembre 1861 ( sempre il prezioso catalogo a darcene il testo). Essa si inizia
: Colle pi sincere e migliori intenzioni possibili il Re s'illude. La forza delle
cose pu pi d'ogni intenzione. Egli non assalir in primavera, o non assalir solo. Ne
ssun gabinetto italiano quando non fosse un gabinetto composto di uomini rappres
entanti unicamente il Diritto rivoluzionario pu assalire un bel giorno l'Austria
senza che questa ne dia pretesto, ed in sua mano darlo o non darlo. L'atto incon
trerebbe sfavore da tutta quanta l'Europa governativa; non nelle tradizioni mona
rchiche e, lo ripeto, giunto il momento, il Re dovr arretrarsi . D'altra parte, un
a guerra a fianco di Napoleone III sarebbe impopolare in Italia, e avrebbe avver
sa l'Europa intera . Se il Re ha dunque intenzione di guerra e di guerra italiana
, egli ha necessit: 1) d'appoggiarsi sull'armamento nazionale dietro le norme gi s
uggerite da noi; 2) sopra una iniziativa popolare che lo giustifichi di ogni sua
mossa davanti all'Europa, mostrandosi costretto a seguire l'impulso dato da alt
ri. E necessaria un'operazione a tergo del quadrilatero che ponga le Alpi tra il
nemico accampato in Italia e la sua base di operazione. Il Trentino, il Cadore,
il Friuli devono essere un campo d'insorti. Noi possiamo intraprendere operazio
ne siffatta, purch non contrastati e segretamente appoggiati per quanto possibile
. Grilenzoni invia da Lugano la nota di Mazzini al re, insieme con una sua pi amp
ia in data 28 novembre, liberamente rincalzante le tesi mazziniane, e aggiungent
e un caldo voto per una amnistia includente Mazzini. Questi cadde in quei giorni
gravemente ammalato; e rimase a lungo in stato di prostrazione. Nel gennaio '62
scrive al Grilenzoni (E. N voi. LXXII, p. 150): Nulla dell'alto personaggio, dal
secondo biglietto in poi? . Non abbiamo la risposta del Grilenzoni, che fu certa
mente negativa. Il contatto mazziniano-regio dell'autunno 1861 si incagli pi prest
o di quello del 1863-64. Come per il secondo, cos per il primo si pone il quesito
se Vittorio Emanuele II non avesse per unico intento di controllare le mosse di
Mazzini e del partito d'azione. La spiegazione, indubbiamente fondata, potrebbe
essere tuttavia semplicistica. Che Vittorio Emanuele vagheggiasse piani antiabs
burgici analoghi ai mazziniani, certo (basti ricordare i discorsi di Rattazzi a
Napoleone III sopra menzionati); che Napoleone III non rifuggisse neppur lui da
simili vagheggiamenti, pure certo. Ma qui nasceva il dissidio irrimediabile fra
Mazzini e il re: nell'associare o no Napoleone III a quei piani. Se Mazzini aves
se potuto leggere, nel citato rapporto di Rattazzi al re. queste parole: Dichiara
i., che io era persino autorizzato da V. M. a proporre su tale riguardo un tratt
ato d'alleanza offensiva e difensiva ad esso imperatore , sarebbe arso di sdegno
Ancora una volta, i due antagonisti nella nuova Europa erano il rivoluzionario r
epubblicano e il Cesare napoleonico. Luigi Salvatorelli
LaStampa 19/02/1954 - numero 43 pagina 3
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