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Che cosa determina il modo in cui due esseri umani
reagiranno l’uno nei confronti dell’altro quando si
incontrano? Questa risposta iniziale è un prodotto
dell’apprendimento proveniente dalla cultura, dalle
esperienze familiari e da altri processi di socializzazione?
Oppure la risposta è l’espressione di un processo
neurobiologico programmato proprio nel DNA della nostra
specie? Se la risposta ha una base neurobiologica, ci sono
caratteristiche specifiche nel comportamento dell’altra
persona che innescano sentimenti di sicurezza, amore e
conforto oppure sentimenti di pericolo? Perché alcuni
bambini si coccolano e si abbandonano calorosamente agli
abbracci mentre altri si irrigidiscono e respingono questo
stesso approccio? Perché alcuni bambini sorridono e si
ingaggiano attivamente con una nuova persona, mentre altri
evitano lo sguardo e si ritirano?
La conoscenza della biologia umana ci aiuta a capire gli
inneschi e i meccanismi di tali comportamenti durante il
normale sviluppo? Se impariamo come le caratteristiche
comportamentali accendono i circuiti neurali che facilitano il
comportamento sociale, saremo meglio in grado di aiutare a
migliorare il comportamento sociale dei bambini con
importanti problemi di disabilità dello sviluppo come
l’autismo?
Elaborando le informazioni provenienti dall’ambiente
attraverso i sensi, il sistema nervoso valuta continuamente il
rischio. Ho coniato il termine neurocezione per descrivere
come i circuiti neurali distinguano se le situazioni o le
persone sono sicure, pericolose o una minaccia per la vita. A
causa della nostra eredità di specie, la neurocezione ha luogo
in parti primitive del cervello senza la nostra consapevolezza
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articolo inviare una e-mail a permission@zerotothree.org.
NEUROCEZIONE:
Un sistema subconscio
per rilevare minacce e
sicurezza
STEPHEN W. PORGES
University of Illinois at Chicago
(traduzione di Raffaele Cascone)
cosciente. Il riconoscimento di una persona come sicura o
pericolosa attiva comportamenti pro-sociali o difensivi neuro
biologicamente determinati. Anche se potremmo non essere
consapevoli
Un colpo d’occhio
• La neurocezione descrive il modo in cui i circuiti
neurali distinguono fra una situazione o una persona
sicura, ed una pericolosa o che rappresenta una
minaccia per la vita.
• La neurocezione spiega il perché un bambino reagisca
amorevolmente a chi si cura di lui ma pianga di fronte
a un estraneo, o perché apprezzi l’abbraccio di un
genitore e veda lo stesso abbraccio da parte di un
estraneo come un aggressione.
• La Teoria Polivagale descrive tre stadi di sviluppo del
sistema nervoso autonomo di un mammifero:
immobilizzazione, mobilizzazione e comunicazione o
coinvolgimento sociale.
• Una neurocezione scorretta può essere alla radice di
molti disordini psichiatrici, quali autismo,
schizofrenia, patologie ansiose, depressione e disturbo
reattivo dell’attaccamento (RAD).
del pericolo ad un livello cognitivo, il nostro corpo ha già
iniziato a livello neurofisiologico una sequenza di processi
neurali che facilitano comportamenti adattivi di difesa come
“lotta, fuga o immobilizzazione”.
Il sistema nervoso di un bambino (o di un adulto) può
riconoscere il pericolo o una minaccia mortale allorchè il
bambino entra in un nuovo ambiente o incontra una persona
estranea. A livello cognitivo non ci sarebbe alcun motivo per
essere spaventati. Ma spesso, anche se comprendono questo,
il loro corpo li tradisce. A volte questo tradimento è privato;
solo loro sono consapevoli che il loro cuore sta
battendo velocemente e si sta
contraendo con tanta forza che Gli esseri umani hanno tre
cominciano a vacillare. Per altri le principali strategie di difesa:
risposte sono più aperte. Possono lotta, fuga e immobilizzazione sistemi difensivi in un ambiente sicuro,
tremare. Arrossire in volto e iniziare a
sudare nelle mani. Altri ancora tendono a impallidire e a
sentire le vertigini, fino a sentirsi quasi svenire.
Tale processo di neurocezione spiegherebbe il perché un
bambino reagisca amorevolmente alla persona familiare che
lo accudisce ma pianga di fronte a un estraneo che si
avvicina, o perché apprezzi l’abbraccio affettuoso di un
genitore e interpreti lo stesso abbraccio da parte di un
estraneo come un’aggressione. Possiamo vedere questo
processo in azione quando due bambini ai primi passi si
incontrano in uno spazio di gioco con la sabbia. E’ possibile
che decidano che la situazione e l’altro bambino sono sicuri
se lo spazio di gioco è un territorio familiare, se i loro
secchielli e le palette sono più o meno ugualmente attraenti ,
e se entrambi i bambini hanno le stesse dimensioni. I due
bambini possono allora esprimere comportamenti positivi di
coinvolgimento sociale: in altre parole, possono iniziare a
giocare.
Il “giocare bene” accade naturalmente se la nostra
neurocezione rileva sicurezza e promuove gli stati fisiologici
che supportano il comportamento sociale. Il comportamento
pro-sociale, tuttavia, non avrà luogo se la nostra
neurocezione fraintende le indicazioni ambientali e innesca
stati fisiologici che supportano strategie difensive. Dopo
tutto, “comportarsi bene” non è un comportamento
appropriato o adattivo in situazioni pericolose o di minaccia
mortale. In queste situazioni gli esseri umani (come altri
mammiferi) reagiscono con sistemi difensivi neurobiologici
più primitivi. Per creare relazioni gli esseri umani devono
dominare tali reazioni difensive per instaurare, saldare e
formare legami sociali durevoli. Gli esseri umani hanno dei
sistemi neurocomportamentali adattivi sia per i
comportamenti pro-sociali che per quelli difensivi.
Che cosa permette che comportamenti di ingaggio
accadano, mentre vengono disabilitati i meccanismi di
difesa? Per passare in modo efficace dalle strategie difensive
all’ingaggio sociale, il sistema nervoso deve fare due cose:
(1) valutare il rischio, e (2) se l’ambiente appare sicuro,
inibire le reazioni primitive di difesa, lotta, fuga o
immobilizzazione.
Elaborando le informazioni provenienti dall’ambiente
attraverso i sensi, il sistema nervoso valuta continuamente il
rischio. Man mano che l’evoluzione ha progredito si sono
sviluppati nuovi sistemi neurali. Tali sistemi utilizzano, per
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sostenere forme di ingaggio sociale, alcune delle stesse
strutture cerebrali coinvolte nelle funzioni difensive. A
questo punto la neurocezione potrebbe essere in grado di
incoraggiare lo sviluppo di legami sociali e fornire
opportunità di riproduzione.
L’ingaggio sociale ed il comportamento difensivo:
strategie adattive o disadattive?
L’ingaggio sociale ed i comportamenti difensivi possono
essere adattivi o disadattivi a seconda del livello di rischio
presente nell’ambiente. Secondo una prospettiva clinica le
caratteristiche che definiscono una
psicopatologia possono comprendere
sia l’inabilità di una persona a inibire i
sia l’inabilità ad attivare i sistemi
difensivi in un ambiente rischioso, o entrambe le cose. Solo
in un ambiente sicuro è adattivo ed appropriato inibire i
sistemi difensivi e simultaneamente esibire un
comportamento positivo di ingaggio sociale. Una
neurocezione scorretta, vale a dire una valutazione non
accurata della sicurezza o della pericolosità di una
situazione, può contribuire alla reattività fisiologica
disadattiva e all’espressione di comportamenti difensivi
associati a disturbi psichiatrici specifici. Durante lo sviluppo
infantile tipico, tuttavia, la neurocezione rileva i rischi in
modo adeguato. La consapevolezza cognitiva del rischio da
parte dei bambini corrisponde alla loro “reazione viscerale”
al pericolo.
Quando il nostro sistema nervoso rileva la sicurezza, le
nostre esigenze metaboliche si adattano. Le reazioni di stress
che sono associate a lotta e fuga, come l’aumento del ritmo
cardiaco e del cortisolo, mediato dal sistema nervoso
simpatico e dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrenali, vengono
abbassate. Allo stesso modo una neurocezione di sicurezza ci
impedisce di entrare in stati fisiologici che sono caratterizzati
da massicci cali della pressione sanguigna e del ritmo
cardiaco, svenimenti, e apnea, stati che supporterebbero
comportamenti di “immobilizzazione” e “chiusura”.
Come fa il sistema nervoso a riconoscere che l’ambiente è
sicuro, pericoloso o minaccioso per la vita? Quali
meccanismi neurali valutano il rischio nell’ambiente? Le
nuove tecnologie, come la risonanza magnetica funzionale
per immagini, hanno identificato strutture neurali specifiche
che sono coinvolte nella rilevazione del rischio. Specifiche
aree del cervello rilevano e valutano caratteristiche, come
movimenti del corpo e del volto e vocalizzazioni, che
contribuiscono all’impressione di sicurezza e affidabilità. I
ricercatori hanno identificato un’area del cortex che viene
attivata quando vediamo volti familiari e sentiamo voci
familiari. Tale processo di identificazione di persone
familiari e affidabili e di valutazione delle intenzioni altrui,
basata su “movimenti biologici” facciali e corporei sembra
avere luogo nel lobo temporale del cortex. Se la
neurocezione identifica una persona come sicura, allora un
circuito neurale inibisce attivamente le aree cerebrali che
organizzano le strategie difensive di lotta, fuga e
immobilizzazione. Leggere variazioni nei movimenti
biologici che vediamo possono spostare una neurocezione da
“sicuro” a “pericoloso”. Quando avviene tale virata, vengono
interrotti i sistemi neurali associati al comportamento pro-
sociale e vengono attivati i sistemi neurali associati alle
strategie difensive.
In presenza di una persona sicura, quindi, l’inibizione
attiva delle aree cerebrali che controllano le strategie di
difesa offre l’opportunità che il comportamento sociale
avvenga spontaneamente. Per questo motivo la presenza di
un amico o di una persona cara terrebbe a bada i circuiti
neurali nel cervello che regolano le strategie difensive. E, di
conseguenza, diventano possibili la vicinanza, il contatto
fisico e altri comportamenti di ingaggio sociale. Al contrario,
quando la situazione appare rischiosa, vengono attivati i
circuiti cerebrali che regolano le strategie difensive. Gli
approcci sociali vengono affrontati con un comportamento
aggressivo o con il ritrarsi.

Immobilizzazione senza paura

Come abbiamo visto, gli esseri umani hanno tre principali
strategie di difesa: lotta, fuga e immobilizzazione. Ci sono
già familiari i comportamenti di lotta e fuga, mentre
sappiamo meno della strategia di difesa attraverso
l’immobilizzazione, il “gelarsi”. Tale strategia, condivisa con
i vertebrati primitivi, viene spesso espressa nei mammiferi
come “fingere la morte”. Negli esseri umani si osserva un
arresto comportamentale, spesso accompagnato da un tono
muscolare molto debole. Si osservano inoltre dei
cambiamenti fisiologici: il ritmo cardiaco e la respirazione
rallentano e la pressione sanguigna diminuisce.
L’immobilizzazione o “gelarsi” è uno dei meccanismi
difensivi più antichi della nostra specie. L’inibizione del
movimento rallenta il nostro metabolismo (riducendo la
necessità di cibo) e fa elevare la soglia del dolore. Ma, in
aggiunta all’immobilizzarsi in difesa, i mammiferi si
immobilizzano anche per attività pro-sociali essenziali,
compresi concepimento, parto, allattamento e costituzione di
legami sociali. Ad esempio, durante l’allattamento del
neonato la madre deve limitare i propri movimenti. Quando
un bambino viene abbracciato, viene immobilizzato in modo
funzionale. Anche i comportamenti riproduttivi implicano un
certo grado di immobilizzazione. L’immobilizzazione con
paura, tuttavia, suscita cambiamenti fisiologici profondi e
potenzialmente letali (cioè notevole rallentamento del ritmo
cardiaco, cessazione della respirazione e calo della pressione
sanguigna). Attraverso il processo evolutivo i circuiti neurali
cerebrali, originariamente implicati nel comportamento di
immobilizzazione, sono stati modificati per servire a
necessità sociali intime. Attraverso il tempo tali strutture
cerebrali hanno sviluppato dei recettori per un neuropeptide.
L’ossitocina viene rilasciata nel processo del parto e
dell’allattamento. Viene inoltre rilasciata nel cervello durante
le attività che aiutano a stabilire legami sociali. Quindi,
allorchè percepiamo che l’ambiente è sicuro, il rilascio di
ossitocina ci permette di godere del conforto di un abbraccio
senza paura. Ma se il nostro sistema nervoso identifica
qualcuno come pericoloso, l’ossitocina non viene rilasciata e
lottiamo contro il tentativo di abbraccio.
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L’ingaggio sociale: preambolo al legame sociale
Per sviluppare un vincolo sociale non è sufficiente inibire
i sistemi di difesa. Le persone devono essere anche vicine
fisicamente. Ciò è vero sia che si tratti di madre e bambino
che stanno formando una relazione di attaccamento, sia per
due adulti che stiano formando un legame sociale. Ci sono
ovviamente differenze notevoli tra i contesti in cui si
formano il legame madre-bambino e il legame sociale tra due
partners riproduttivi. Consideriamo, ad esempio, la mobilità:
a causa dello sviluppo neurale immaturo, il bambino ha una
capacità limitata nei movimenti sia per avvicinarsi che per
allontanarsi dalla madre. Invece, due adulti, che potrebbero
diventare una coppia riproduttiva, avranno probabilmente un
repertorio comportamentale simile.
Se la creazione di vincoli sociali dipendesse da
comportamenti motori volontari, allora i neonati umani
sarebbero notevolmente svantaggiati: la regolazione neurale
delle vie motorie spinali è immatura al momento della
nascita e ha bisogno di diversi anni per svilupparsi
completamente. Fortunatamente l’ingaggio sociale non
dipende dall’efficacia di cui siamo capaci nel regolare i
nostri arti e muovere il nostro corpo. Il movimento
volontario del tronco e degli arti richiede delle vie neurali
che connettono il cortex ai nervi spinali (es. vie
corticobulbari). L’ingaggio sociale dipende piuttosto da
quanto bene sappiamo regolare i muscoli facciali e della testa
attraverso vie che collegano il cortex al tronco cerebrale (es.
vie corticospinali). Questi sono i muscoli che danno
espressione al nostro volto, ci permettono di gesticolare con
la testa, danno l’intonazione alla voce, indirizzano lo sguardo
e permettono di distinguere le voci umane dai suoni di
sottofondo. Le vie corticospinaliverso i nervi spinali 2001) i mammiferi, specialmente i primati, hanno sviluppato
regolano i muscoli che controllano il tronco e gli arti; le vie strutture cerebrali che regolano sia i comportamenti sociali
corticobulbari verso i nervi craniali regolano i muscoli del che quelli difensivi. In altre parole, le forze evolutive hanno
volto e della testa. Le vie neurali dal cortex verso questi modellato sia la fisiologia che il comportamento umani. Man
nervi (es. corticobulbari) sono sufficientemente mielinate mano che il sistema nervoso dei vertebrati diventava più
alla nascita per permettere al bambino di inviare segnali a chi complesso nel corso dell’evoluzione, il suo repertorio
si prende cura di lui, (tramite vocalizzazione o facendo affettivo e comportamentale si espandeva. Un prodotto di
smorfie, ad esempio) e ingaggiarsi con gli aspetti sociali e questo processo filogenetico è un sistema nervoso che dota
nutritivi del mondo (ad esempio, fissando, sorridendo o gli esseri umani dell’abilità di esprimere emozioni, di
succhiando). comunicare e di regolare gli stati corporei e
La regolazione neurale dei muscoli facciali e della testa comportamentali.
influenza come si percepisce il comportamento di ingaggio La Teoria Polivagale collega l’evoluzione della
degli altri. Nello specifico, questa regolazione neurale può regolazione neurale del cuore all’esperienza affettiva,
ridurre la distanza sociale permettendo agli esseri umani all’espressione emotiva, alla gestualità facciale, alla
(compresi i bambini) di: comunicazione vocale e al comportamento sociale che è
• Prendere contatto con gli occhi; sensibile e rispondente al
Il riconoscimento di una persona
• Usare la voce con un’inflessione comportamento di altri. La teoria
e un ritmo coinvolgenti; come sicura o pericolosa attiva dei sottolinea che il controllo neurale
• Mostrare espressioni facciali comportamenti pro-sociali o difensivi del cuore è collegato in modo
contingenti; determinati neurobiologicamente. neuroanatomico al controllo
• Modulare i muscoli neurale dei muscoli del volto e
dell’orecchio medio per distinguere in modo più della testa.
efficiente la voce umana dai rumori di sottofondo. La Teoria Polivagale descrive tre stadii nello sviluppo del
sistema nervoso autonomo dei mammiferi. Ciascuna delle tre
In alternativa, quando il tono di questi muscoli è ridotto, strategie adattive principali di comportamento è supportata
il che avviene in modo spontaneo in risposta a una da un circuito neurale distinto che coinvolge il sistema
neurocezione di pericolo o di minaccia alla vita nervoso autonomo:
nell’ambiente esterno (es. una persona o situazione
pericolosa) o interno (es. febbre, dolore o malattia fisica): 1. Immobilizzazione
• Le palpebre si abbassano; • Fingere la morte, arresto comportamentale.
• La voce perde l’inflessione; • Il componente più primitivo, condiviso con la
• Le espressioni facciali positive si riducono; maggior parte dei vertebrati.
• La coscienza del suono della voce umana diventa meno • Dipende dalla diramazione più antica del nervo vago
acuta; (una porzione non mielinata che ha origine in
• La sensibilità verso i comportamenti di ingaggio sociale un’area del tronco cerebrale noto come il nucleo
degli altri diminuisce. motorio dorsale del vago).

È importante ricordare che la neurocezione del pericolo o 2. Mobilizzazione

della minaccia alla vita può avvenire verso l’ambiente
esterno (es. una persona o situazione pericolosa) o interno
(es. febbre, dolore o malessere fisico). Anche un’espressione
di affetto facciale piatta (piuttosto che arrabbiata) può
innescare una neurocezione di pericolo o paura e
interrompere coinvolgimenti sociali interrativi spontanei e
reciproci. Ad esempio, l’espressione affettiva piatta di un
genitore depresso o di un bambino malato può attivare una
spirale di transazione che ha come risultato una
compromessa regolazione emozionale e un limitato
coinvolgimento sociale spontaneo.
La Teoria Polivagale: tre circuiti neurali che regolano la
reattività
Da dove provengono gli intricati sistemi
neurocomportamentali umani per i comportamenti pro-
sociali e difensivi? Come abbiamo già precedentemente
indicato, i mammiferi, compresi gli esseri umani, devono
distinguere fra amico e nemico, valutare la sicurezza dell’
ambiente e comunicare con la propria unità sociale. Secondo
la Teoria Polivagale (vedi Porges, 1993, 1995, 1997, 1998,
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• Comportamento di “lotta o fuga”.
• Dipende dal funzionamento del sistema nervoso
simpatico, un sistema associato all’aumentare
l’attività metabolica e l’output cardiaco (es. ritmo
cardiaco accelerato, maggiore capacità di
contrazione del cuore).
3. Comunicazione sociale o ingaggio sociale
• Espressione facciale, vocalizzazione, ascolto.
• Dipendente dal vago mielinato, che ha origine in
un’area del tronco cerebrale nota come nucleus
ambiguus. Il vago mielinato favorisce gli stati
comportamentali di calma attraverso l’inibizione
dell’influenza del sistema nervoso simpatico sul
cuore.
Neonati, bambini piccoli e adulti hanno bisogno di
strategie di ingaggio sociale appropriate per formare
attaccamenti positivi e legami sociali. All’Università
dell’Illinois di Chicago siamo stati a sviluppare un modello
che collega l’ingaggio sociale all’attaccamento e alla Recente ricerca su bambini allevati in orfanotrofi rumeni
formazione di legami sociali attraverso i seguenti passi: ha stimolato l’interesse verso il Disturbo Reattivo
1. Tre circuiti neurali ben definiti supportano i dell’Attaccamento ed a tentare di porre rimedio ai disturbi
comportamenti di ingaggio sociale, la mobilizzazione e devastanti nel loro sviluppo sociale. Se il comportamento di
l’immobilizzazione. questi bambini indica una neurocezione difettosa del rischio
2. Indipendentemente dalla consapevolezza cosciente, il ambientale, ci sono caratteristiche
sistema nervoso valuta i rischi nell’ambiente e regola
l’espressione del comportamento adattivo per
corrispondere alla neurocezione di un ambiente che sia
sicuro, pericoloso o di minaccia per la vita.
3. Una neurocezione di sicurezza è necessaria prima che
comportamenti di ingaggio sociale possano avere
luogo. Tali comportamenti sono accompagnati dai
benefici degli stati fisiologici associati al sostegno
sociale.
4. I comportamenti sociali associati ad allattamento,
riproduzione e formazione di forti legami di coppia
richiedono un’immobilizzazione senza paura.
5. L’ossitocina, un neuropeptide coinvolto nella
formazione dei legami sociali, rende possibile
l’immobilizzazione senza paura attraverso l’inibizione
dei comportamenti difensivi di “congelamento
(freezing).

Neurocezione e disordini di salute mentale

Finora abbiamo parlato della neurocezione che funziona.
Idealmente, la neurocezione dell’ambiente per un neonato
mostra un luogo sicuro da esplorare. Ma anche se la sua
neurocezione lo avverte in modo giusto di un pericolo
proveniente da una persona che si prende abitualmente cura
di lui “spaventata o “che spaventa”, il neonato può
intraprendere alcune misure difensive, anche se saranno
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probabilmente inefficaci e quasi sicuramente dispendiose a
livello psicologico. Cosa succede quando la neurocezione
ambientali che potrebbero aiutare il bambino a sentirsi più
stessa è danneggiata? Da un punto di vista teorico, una
sicuro per poi cominciare a muoversi verso un
neurocezione scorretta (cioè la disabilità a rilevare
comportamento sociale più normale?
correttamente se l’ambiente è sicuro o se la persona è
Uno studio recente su infanti rumeni cresciuti in un
affidabile) può essere alla radice di molti disturbi
orfanotrofio (Smyke, Dumitrescu & Zeanah, 2002) illustra
psichiatrici:
l’utilità del costrutto della neurocezione per la comprensione
dello sviluppo di comportamenti di attaccamento normali e
• Aree della corteccia temporale che ci si aspetta
atipici. I ricercatori hanno valutato due gruppi di bambini in
inibiscano reazioni di lotta, fuga o immobilizzazione,
istituto e li hanno confrontati con bambini mai stati in
non vengono attivate negli individui con autismo o
istituto. Un gruppo dei bambini in istituto (l’unità standard) è
schizofrenia, i quali hanno difficoltà nell’ingaggio
stato curato per essere in accordo con gli standard prevalenti:
sociale.
venti assistenti diversi si occupavano di loro a turno, con
• Individui con disordini di angoscia e depressione
circa 3 assistenti per 30 bambini in ogni turno. Il secondo
hanno un comportamento sociale compromesso,
gruppo di bambini, l’unità pilota, era composto da 10
difficoltà nel regolare il ritmo cardiaco, come viene
bambini e 4 assistenti. Se applichiamo il nostro concetto di
rilevato nelle corrispondenti misurazioni del
neurocezione a questo studio, dovremmo ipotizzare che
controllo vagale del cuore), e una ridotta espressività
assistenti a cui i bambini siano abituati siano essenziali per la
facciale.
neurocezione di sicurezza dei bambini, la quale a sua volta
• Bambini maltrattati e istituzionalizzati, con Disturbo
sarebbe essenziale per promuovere un comportamento
Reattivo dell’Attaccamento tendono a essere o inibiti
sociale adeguato. Nello specifico, la capacità di un bambino
(emozionalmente ritirati e non rispondenti) o non
di riconoscere il volto, la voce e i movimenti dell’assistente
inibiti (indiscriminanti nel loro comportamento di
che si occupa di lui (le caratteristiche di una persona sicura e
attaccamento; Zeanah, 2000). Entrambi tipi di
affidabile) dovrebbe avviare il processo di inibizione del
comportamento indicano una neurocezione difettosa
sistema limbico, permettendo in questo modo al sistema
del rischio ambientale.
dell’ingaggio sociale di funzionare.

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 I dati dello studio di Smyke et al. (2002) supportano la
nostra ipotesi. Tanto maggiore è stato il numero di assistenti
con cui i bambini entravano in contatto, maggiore era
l’incidenza del Disturbo Reattivo dell’Attaccamento fra i
bambini. I bambini dell’unità standard hanno avuto maggiore
probabilità di avere un Disturbo Reattivo dell’Attaccamento
rispetto agli altri due gruppi di bambini. Per alcuni indici di
Disturbo Reattivo dell’Attaccamento, i bambini del gruppo
pilota non erano differenti dai bambini mai stati in istituto.
Queste scoperte indicano che, una volta comprese le
caratteristiche contestuali e sociali che inibiscono i circuiti
neurali che mediano le strategie comportamentali difensive,
siamo in grado di “ottimizzare” lo sviluppo del
comportamento pro-sociale.
All’Università dell’Illinois di Chicago stiamo utilizzando
un intervento comportamentale su base biologica appena
sviluppato, che si basa sui principi derivati dalla Teoria
Polivagale. Stiamo testando questo approccio su bambini con
autismo e su individui con problemi di linguaggio e di
comunicazione sociale. Il nostro modello prevede che, per
molti bambini con deficit di comunicazione sociale
comunicative, compresi i bambini con diagnosi di autismo, il
sistema di ingaggio sociale sia intatto a livello
neuroanatomico e neurofisiologico. Questi bambini, tuttavia,
non si ingaggiano in comportamenti pro-sociali volontari.
Abbiamo pensato che, per migliorare il comportamento
sociale spontaneo, un intervento debba stimolare i circuiti
neurali che regolano i muscoli del volto e della testa. La
Teoria Polivagale predice che, una volta attivata la
regolazione corticale delle strutture del tronco cerebrale
coinvolte nell’ingaggio sociale, il comportamento sociale e la
comunicazione avverranno spontaneamente come proprietà
naturali emergenti di questo sistema biologico. L’intervento
“stimola” ed “esercita” le vie neurali coinvolte nell’ascolto e,
simultaneamente, stimola il funzionamento di altri aspetti del
sistema dell’ingaggio sociale. L’intervento fornisce una
stimolazione acustica che è stata alterata al computer per
modulare sistematicamente la regolazione neurale dei
muscoli dell’orecchio medio. In teoria, i muscoli
dell’orecchio medio hanno necessità di essere regolati
durante l’ascolto, e i nervi che regolano questi muscoli sono
collegati ai nervi che regolano gli altri muscoli del volto e
della testa coinvolti nell’ingaggio sociale. I risultati
preliminari sono promettenti. Essi indicano che gli interventi
designati a migliorare il comportamento sociale spontaneo
devono: (1) garantire che il contesto induca nei partecipanti
una neurocezione di sicurezza che permetta al sistema di
ingaggio sociale di funzionare; (2) esercitare la regolazione
neurale del sistema dell’ingaggio sociale.
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Conclusioni
Secondo la Teoria Polivagale (compreso il concetto di
neurocezione), la nostra gamma di comportamenti sociali è
limitata dalla nostra fisiologia umana, che si è evoluta a
partire da quella di altri vertebrati più primitivi. Quando
siamo spaventati dipendiamo dai circuiti neurali che si sono
evoluti per fornire a vertebrati più primitivi comportamenti
difensivi adattivi. Tali circuiti neurali forniscono
meccanismi fisiologici che organizzano in modo riflesso
comportamenti di mobilizzazione o immobilizzazione prima
che noi siamo consapevoli coscientemente di quanto sta
succedendo. Quando invece la neurocezione ci dice che
l’ambiente è sicuro e che le persone in questo ambiente sono
affidabili, i nostri meccanismi di difesa vengono disattivati.
Ci possiamo allora comportare in modo da incoraggiare
l’ingaggio sociale e l’attaccamento positivo.
Focalizzarsi su comportamenti a base biologica, comuni a
tutti gli esseri umani, permette ai terapeuti di immaginare
nuovi paradigmi di intervento per aiutare i bambini il cui
comportamento sociale ed attaccamento siano compromessi.
È possibile alterare l’ambiente in cui ci si prende cura di loro
in modo da farlo apparire (ed essere) più sicuro per i bambini
e meno capace di evocare risposte di mobilizzazione o
immobilizzazione. Possiamo anche intervenire direttamente
sui bambini, esercitando la regolazione neurale delle strutture
del tronco cerebrale, stimolando la regolazione neurale del
sistema dell’ingaggio sociale e incoraggiando il
comportamento sociale positivo.
BIBLIOGRAFIA
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