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I Segreti Di Stradivari Sacconi PDF
I Segreti Di Stradivari Sacconi PDF
- I SEGRETI
SimoneF. Saccit
ERRATA CORRIGE
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i cliritti in Italia c all'estero riservati all'atttore
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I,IBRERIA DEL (]ONVEGI\O
CREMONA 1972
A Teresita Pacini Sacconi
compagna ledele
che con intelligenza e amore
ha uiuificato il mio lauoro
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VI
SIMONE F. SACCON]
VII
Al carissimodott. Bruno Dordoni di Cremonadebbo un tri-
buto di particolarericonoscenzaper I'intelligenzae I'assolutori-
gore con i quali, nella stesuradel testo, ha saputo tradurre il mio
esa,ttopensiero.
Senzadi lui questo libro non sarebbemai stato scritto,
auendoio assaipiù dimestichezza
con le sgorbieche con Ia penna.
Un ringraziamentoal prol. Allredo Puerari, Direttore del
Ciuico Museo di Cremona,per l'iniziatiuadella presentepubbli-
cazionee l'affettuosaprefazioneche Ia introduce.
Al prof. Andrea Mosconi, uiolinista, ordinario di Educo-
zione Musicale e già liutaio, che hs collaboratocon me alla
finale reuisionedel testo.
Alla Ciuica Amministrazionedi Crernona,che nzi ha con-
sentito il riesamedel materiale originale di Stradiuari e Ia puh-
blicazionedel Catalogct.
Alla Casa V/urlitzer di New York per la gentile conces-
sionedella maggiorparte delle t'otografiedegli strumenti.
SIMONE F. SACCONI
VIII
P R E F A ZI O N E
Nel titolo del libro figura messatra virgolette e al plurale la parola segretiche, di soliro,
associatanel singolare al nome di Stradivari, si crede dia Ia misura della grandezza del liu-
taio di Cremona. Si è voluto, così, demi'r.izzarla per il rifiuto di ridurre l'arre alla concezione
materialedi un segreto,che implica alla fine e comunque una rivelabilità del medesimo, in
questo caso di una ricetta, sul tipo di qr-relledi cucinao di farmacia,se è attorno alla vernice
soprattutto che si è sbizzarritala fantasia popolare.Se mai, il difierenziarsidi Stradivari da
quanti altri liutai siano mai esistiti alla sua epocaconsisteràproprio nell'avereegli fatto con
i comuni mezzi a disposizionedi qualsiasi altro liutaio contemporaneo qualcosadi unico e irri-
petibile. Quanto l'artista produce diventa in un certo sensosegrero,in parte anchea lui stesso
inconoscibile.Egli vede e opera e investe del suo sguardo e pensieroil reale, altrimenti dai
suoi simili. Ma questo, aTlora,è mistero.
L'argomento del libro è esclusivamente di tecnica e riguarda i dati di un mestiere alla
cui definizionehanno contribuito generazionidi artigiani attraverso diverse esperienzeartisri-
che; ma sul piano dello stile e della forma particolari il problema si presentacome individua-
le, cioè della espressioneartistica liutaria suad-ivariana,dove tecnicae forma sono in funzione
del fine che è la qualità del suono che lo strumento dovrà dare.
I1 libro si limita a dirci come Stradivaricostruiva i suoi strumenti musicali restituendoci
conoscenzedell'artigianato antico ritenute irrecuperabili e che, se ci suggerisconoe spíegano
molti perché delle eccezionaliqualità sonore,non pretendono,come ogni analisi di un'opera
d'arte, chiudereI'argomentocon la somma di un loro totale, operazionequesta sempre aperta
nel tempo. Sulla complessacomposizione della vernice e sul modo di impiegarla Sacconi ha
dettato il capitolo più prestigiosodel libro, dove la conoscenzadi fenomeni e materie prime
della natura, come ebbero a sperimentarligli artisti del Rinascimentoitaliano, rivivono secon-
do la pratica delle botteghedei mestieri e la coscienzascientificadelle loro funzioni, proprie
dell'artigianatoche è un místo di scienzae di arte.
I dísegni esemplificativi che illustrano le sezioni auree della composizionedi una forma
per violini rispondono a conoscenzedivulgatissimeal tempo di Stradivari e ci dimostrano come
tutte le operazioni delle fasi costruttive obbediscanoa un ordine matematico,che regolala strut-
tura e quindi la forma dello srumento musicale.Si direbbe che qui la geometriasia come I'ani-
ma, il simbolo del suono vivente nello strumento come quel profumo che Sacconiavverte an-
cora nei legni dei violini stradivariani e dato da una delle componenti della vernice colorata.
Il titolo del libro, dunque, promette cose nuove e le garantisceI'autorità del nome del-
I'autore, universalmentericonosciuto il maggiore liutaio contemporaneo.Non manca il maligno
che butta lì la battuta che, se vuole, Sacconisa anchefarlo un violino come Sradivari. A ripor-
targli il pungente complimento egli sorride per la parte di lusinga che contiene e, se ricorda
IX
che è accaduto,sì, che un suo violino fosse scambiatoper uno Stradivaú da celebri violinisti,
scuotepoi la testa e scrolla le spalle e prende un'espressione come beataaI pensierodella insu-
perabilità di quello che egli per antonomasíachiama il Maestro, come se parlassedi persona
reale che si può ancorainconrare in una via di Cremona.Il culto di Sacconiper Stradivariha
un fondo sentimentaledi origine ottocentesca, divenuto razionaleatraverso la sperimentazione
della tecnicadel maestroconosciutasoprattutto mediante I'eserciziodelle riparazioni dei suoi
strumenti che giungono nel negoziodella casa\X/urlitzeî,per la quale lavora, da ogni parte del
mondo. Questa umile fatica egli 1'accettaancoraa settantasette anni con 1'attentacuriositàdel-
I'artista che nello strumento antico intuisce e vede operare,sentein ogni parte la presenzadella
mano del maestroe cercail sígnificatoin ogni segnoche comispondaa un ragionamentocostrut-
tivo. Di sfuggita accennanel libro di aver riparato trecentocinquanta strumenti {i Stradivari.
Simile conoscenza dall'interno dell'operad'arte ha spinto Sacconial ricupero di una tec-
nica andata perduta e che aveva dato risultatí insuperati. Da essa egli è ripartito per avvici-
narsi il più possibilealle caratteristicheche furono proprie della scuola cremonese.Sacconisi
ripropone di ricreare,ai limiti del possibile,le medesimecondizionidi lavoro antiche,di servirsi
dello stessotipo di materialedel posto impiegato da Sradivari, di rispertare,a volte, per le
úparuzioni di certi strumenti, persino il dosaggioparsimoniosodi alcune sostanzepir) costose
al tempo del liutaio cremonese,per accompagnarle ad altre a più buon mercaro; e quesro,
oltre che per fedeltà al particolaretecnicoda rispettare,per il piaceredi un'adesioneinteriore
alla psicologiadel maesro, da discepoloche ne ha indovinato il preciso comporramenro.
Durante i suoi viaggi in Europa non mancamai di fare una sostaa Cremonail cui nome
egli pronuncia come sinonimo di Stradivari. Qui si raccomandaagli amici perché gli facciano
avere certi legni o gli raccolganolungo gli argini del Po un'erba, I'asprellao <.coda di cavallo o,
che egli impiega per levigareil legno (mai la cdrt(:tuetrata, ohibò!); oppure si assicurapresso
-alveari,
alcuni apicultori della campagnacremoneseun prodotto di scarto degli che costituisce
una delle materie prime della vernice. Quella memoneseè migliore dell'americana.Vista incisa
in una lastra del rivestimentoin marmo della parte inferíore del Torrazzo,l'antica misura del
bracciocremonesecon le divisioni in once, misura che conosceva riprodotta al vero nella grande
pianta della città di Cremona di Antonio Campi - ma di poco infedele per il lieve restringersi
della carta col tempo - ba voluto prendersi,con l'aiuto di una scal.tta, i corrispondenticen-
timetri del braccioscolpito.Nel disegnodi un liuto Stradivaridà le misure in once.
,.' l
per I'incontro
menre nelle sue parole, quasi tappe della sua vita, insegnedi giorni memorabili
Elman, Cas-
avvenuto con uomini di'eccezione;.he ,o.ro' Casals,Kreisler, Enescu, Heifetz,
Zimbalist, Sal-
sadò, Huberman, Flesch, Bu'.ch,Francescari;Feuermann, lvlilstein, Piatigorski,
Ricci, Szeryng, Rostropovich, Primrose,
mond, Fournier, Szigeti, Stern, Menuhin, oistrach,
pure intrattenne-con i maggiori
Rose, Perlman, Ac.r"rdo, Ughi, Zukerman, Du'Prè' Rapporti
a Mascagni e
compositoridel tempo, du Strurrrr, a Debusslt,a Zandona| a Respighi,a Casella,
Pizzetti.
Nel 19i7 per le celebrazionidel duecentesimoanno del1amorte di Stradivari,che si ten-
sedici dei suoi
nero a Cremona, portò dall'America quindici strumenti del grande liutaio e
predecessorie successori,esponendo.,n suo quartetto che meritò fuori concorso ia medaglia
a New York nel 1965
i,oro della città di Cr"1nonu.Allievi, colleghie amici si detteroconvegno
ha voh'rto
attorno al maestroper celebrareil suo settantesimoanno di età. La città di Stradivari
nell,ottobre del 1972 insignirlo della cittadinanzaonoraria.
un set-
Sacconi abita ora a Point Lookout sulle rive dell'Atlantico,distanteda Nerv York
che percorredi buon'ora il mattino pafte in automobile e parte iu treno e ne-
tanta chilon^retri
ril/urlitzer in I-incoln Center, all'ombra d-e1 grattacielo deila
tropolitana p., ,..urri alla casa
paramount al n. 16 della 61a Strada.Il suo laboratorioè situato in una stanza luminosa lunga
percorre tutto
una ventina di metri e larga quattro con un banco di lavoro presso\a Yetratache
il lato che dà sulla stradal con di fronte l'imponente edíficio dell'American Bible. Qui lavo-
un inglese, un italiano, un tede-
rano sotto la sua guida giovani liutai tra i quali un americano,
e una Î^gazza
sco,un polacco. ,rn frun."se. Tra i suoi allievi è la figlia della signoraWurlitzer
e così Char-
tedesca;'brronafamas'è già fatto, nel gruppo, Dario D'Attili ora direttore della casa
liutaria della
les Beare di Londra. Da"q.laruntiunniSu-òni insegnanegli Stati Uniti la tecnica
sono esposti in una sala due violini di Stra-
scuolacremonese.Nel vicino Metropolitan Museum
nella camera blindata della
divari, ma ben altro ho avuto modo di vedere,con 1aguidadi Sacconi,
intarsiato di
casa \il/urlitzer. lnnanzirurto l'<,Hellier o del 1676, che è il più preziosoviolino
il o Duport del o
Stradivari,e di cui Sacconiha fatto una copia ne| 1966; poi due violoncelli,
dello stesso altri due violini, al momento
1TII e il < Piatti > del 1720, sempredi Stradivari;
per típarazioni in laborato-
della mia visita, erano in prova presso clienti, e un telzo si trovava
rio. La scuolacremoneseè ancorarappresentata da un Guarneridel Gesù del 1726, un Carlo da
di Mat-
Bergonzi del r7i2 e da una viola di Andrea Amati. Vi si trovano inoltre un violoncello
uno Storioni, un Montagnana e altti strumenti
teo-Gofiriller del 1725, un Ceruti, un Pressenda,
è espo-
dí autori moderni. Una collezionedi archi di famosi archettaiinglesi,francesie tedeschi
sra in alcunevetrine e vi primeggianoquelli di FranEoisTourte.
\Wurlitzerda Sacconicurato e che ci dà la misura dell'am-
Di grande inreresseè I'archivio
Si
piezza dJl. infor-azioni di cui egli ha potuto disporre nel campo della liuteria in quella sede.
strumento che sia
tratta dei volumi rilegati contenenti le riproduzioni fotografiche di ciascuno
e quel-
srato oggetto di atten"zioneda parte della casacon la descrizionedelle ripanzioni eseguite
la dello stato di conservazione. Ben quindici volumi sono dedicati ai violini di Stradivari, uno ai
figli Francescoe Omobono; tre volumi sono peÍ Andrea Guarneri, tre per Giuseppe Guarneri,
.irqrr. per Guarneri del Gesù, due per Carlo Bergonzieifigli, uno per Andreae GerolamoAmati'
mi-
d,-," p.t Ruggeri, altrettanti per il -eruti e il Montagnanae ancoraaltri novanta per autori
nori italiani e stranieri.Trrttó questo riguardasoltanto il secondo ventennio di attività di Sac-
dal 1931
coni a New York, dovendosi tener conio di quello anteriore pressoIa casaHerrmann
documentazioneattinta direttamente dagli stru-
a1 1950. Si spiegaallora nel libro 1'eccezionalè
lezione
menti, q,-,"1,.n* in Sacconidi presenzaancoradel fatto artistico antico sentito come
valida tuttora.
XII
A Point Lookout, all'estremitàdi Long Island il maestro abita in un villino in murarura
,r cli-repiani, con verandaa pian terreno,un po' di verde attorno, qualche albero da frutta, un
.rbeteche nascondegran parte della facciata,e cinto da una muraglietta.Se 1o fececostruireuna
:rcntine d'anni fa, quando c'era ancoraterrenoincolto con rare costruzionie davantiil mareaper-
ro clell'Atlanticosu due lati e sul fianco nord a un tiro ìli fucile 1o strerrodi JonesBeach,al di
la del quale,a poche miglia, è la più famosaspiaggiabalnearedegli Stati Uniti. Panoramicancel-
lati ora da uno stuolo di casetteper la maggiorparte in legno. Sacconiè contento di vivere qui,
.li lavorarvi in tranquillità gran parte della settimana,trascorrendonedue giorni soltanto a
\eu' York. Al piano superioreha il suo laboratorio, che è un ambiente molto luminoso con
vetratepressole quali è un bancocon forme di violini, qualchetavola, svariatissimiattrezzi dila-
\.Lrroe alcuneboccettedi vetro. Alle pareti sono appesistrumenti in corso di lavorazionecon e
senzavernice.Ci si muove a fatica essendola parete più lunga interamenreoccupatada scafia-
Ì.iture a vari piani, colme di bottigliette e vasetti contenenti sostanzechimiche e materie prime
;-'erprodurle. Mi indica in un vasetto i pistilli dello zafierano,in un altro le coccinigliesecche
.la cui ricava una polverina per i rossi, mi mostra la radicedi robbia, un rempo sul mercatoper
i pittori, e il cui estratto, 1'alizarina,gli serveper otteneredei rossidorati. Se la procurain Mes-
-.icodove fu importata, pensa,dagli spagnolí;in Europa si rrova in vendíta in un paesinodella
Provenza,vicino ad Avignone,Grasse,mi dice,e si produceper i profumi e una volta per tingere
la stofia dei calzoni delle uniformi dell'esercitofrancese.
Tavole di legno sono sparseun po' dappertutto, ma è quando Sacconile prende in mano,
nre le pone sotto gli occhi e ne parla, ne dice gli anni del taglio, quaranta,sessanra, otranra an-
che, che mi rendo conto della loro bellezzaper lo spicconetto degli anelli stagionali,le onde delle
rrarezzaturee i toni dell'abeteo dell'acero.Ne ha appoggiatealle pareti, sotro e sopra il banco
c un cospicuodepositonella piccolasoffitta.Un materialeche è andato raccogliendodurante la
,.ua vita fornendosenein Italia, in Jugoslavia,nei Balcani, in Germania, presso antiche ditte o
tornitori specializzatinel ríntracciare i legni richiesti. - lJn buon uiolinct richiede legno di al-
':,1eiîo
ttn quarant'annl- dichiara.Aggiungela SignoraTeresita: - Vale più il legno che abbia-
';to cbe la casa, un patrimonio però clte nessuna società accetta di assicurarci, nc.,ncapiscono
:-ottl€Si possanoassicuraredelle tauole di legno conxequeste.
Nel piccolo giardino ci sono piante di viti americaneinsieme a una di moscato,importata
.1ue:t'ultimadall'Italia, ma la cui uva dopo alcuni anni dal rapianto ha presoil saporedi quella
.îdssiìAmericana. Non sono i pochi grappoli che può cogliere a interessareSacconi,bensì quel
:.rnto di rami cui dare fuoco perché,come gli antichi, egli brucia i sarmentidelle viti per impie-
'.trne le ceneriche scioltein acquagli fornisconouna certa qualità di potassa,elemento adope-
r.ìro per la preparazione chimicadei colori della vernice. Ci sono quattro alberi di ciliegie,ma i
i.rtsscriche qui nessuno uccide si mangiano i frutti e a Sacconinon resta che utíIizzarela gom-
ir:.tche i tronchi trasudano,utile per le sue vernici. Persino nella evasionesportiva della pesca
c i' qualcosa,a un certo momento, che riporta l'artista al suo mestiere.Sacconimi fa vederenel-
l',rutorimessaun ricco corredo di attrezzi per la pescache pratica nello stretto di JonesBeache
:elle vicinanzedove prende delle striped bass o grossespigoleche erano molto apprezzateda
Tt'rscanini quandoera suo ospite. All'epocain cui Toscaninirisiedevaa Nerv York, andavaa vil-
lc::girrc con la famigliaa Point Lookout, dove abitavanoi Sacconie in Italia diversevolte le due
;.rrriglie trascorseroinsiemeI'estatea Positano.Sacconiricordad'aver trovato il clienteche acquí-
.rò il violoncelloda Toscaniniusato prima di divenire direttore d'orchestra.A proposito della
fc:ca. rui raccontache gli capita di prendereanche dei palombi della lunghezzapersino di un
metro. NIi ricordo allora che in qualche parte del libro è nominato questopesce,e mi risponde
XI11
che del palombo gli serve la pelle che tende e inchíodacontro un'asseper farla djventaresecr:a
e impiegarlapoi per levigareil legno !.avoratoprima con la rasiera'
L'ultimo episodio della mia visita a Sacconimi riserbòuna sorpresaquando la signoraTe-
resirami mostrò una grandescatolache scoperchiatavidi colma di piccoli involti di carta. Non
potevo scambiarliper quelli d'una lotteria di beneficenza,e non potevo certo immaginare,come
mi fu spiegatoquando mi venne aperto uno di quegli involtí, che essi tutti contenevanopiccoli
frammenti di vernice degli strumenti musicaliche Sacconiavevariparato nel corsodella sua vita.
Instancabilisono semprestate per lui le ricerchesul trattamentodella vernice la cui qualità ed
esteticae possibilitàdi buona conservazioneessendole risultanti di un sistemadi rap-
efficacia
porti, dipendonodall'artedi interpretarloe non dal1'usomeccanicodi una ricetta.Niente di magico
in quest'ultima,ma dosature,tempi e modi di applicazione. Di conseguenza anche il liutaio non
è la figura che vediamo in un quadro del secoloXIX del Rinaldi, dove Stradivariè qualcosadi
mezzotra Faust e un ciabattino in grembiule,con occhiali,dinanzía un deschetto,in atto di reg-
gere con una mano un violino e nell'altra un alambiccoin controluce,in una bottega che sta fra
I'antro e |a cantina,con strumenti sparsiqua e 1à e che, a ben osservare,mi fa notare Sacconi,
sono di forma ottocentesca.
Se si fa bene attenzionenel testo alle documentazionifornite da Sacconi,non si potrà so-
spettareche I'autore - liutaio - si sostituiscaa Stradivarinella descrizionedel sistemacostrut-
tivo dei suoi strumenti musicali,prestandoglile proprie esperienzed'artista; anche se è certa-
menre da questeche ricerchee sperimentazionisono nate, dando validità di prova a quanto egli
ora afrerma.Non c'è osservazionedi carattere tecnico fatta da Sacconiche non rimandi a un fatto
parricolareriscontrabilenei cimeli stradivarianidel Museo di Cremonao negli strurnentidel liu-
taio cremonese.La supposizioneè rara, ma quando è avanzafasi presentacome ovvia.
Qualcosava detto sulla origine e stesuradi questo libro corredato dal Catalogodei cimeli
stradiuarianldel Museo <,Ala Ponzone, di Cremona. I cimeli vennero donati dal liutaio Giu-
seppeFiorini e furono da lui acquistatidalla marchesaPaolaDella Valle del Pomaro in Torino.
In precedenzaer^nostati in possesso del conte Cozio di Salabueche li aveva avuti parte dal fi-
glio di Antonio Stradivari,Paolo, parte dal nipote Antonio. L'illustrazione di ogni pezzo che
viene data alla stampaper la prima volta in questo libro e stesada Sacconi,integra il testo che
la precede rappresentandouna testimonianza fondamentaledella tecnicacostruttiva di Stradivari.
L'occasioneche mi spinse a rivolgermi a Sacconiper la dettaturadi una schedaper ogni pezzo,
mi fu data dalla sua venuta a Cremonaquando fu acquistato,nel 1961, da parte della città, un
violino di Stradivari, < Il Cremonese1715 >>,ora in una saladel Municipio. Sapevofrn dal1952,
duranteuna visita di Sacconial Museo, insieme a Rembert \Turlitzer, della loro intenzione di
stendereun catalogodei cimeli stradivariani,ma della cosanon s'era poi fatto nulla.
Si dette la combinazionepoi, che in quegli anni conducessiuno studio sulla tarsia rinasci-
mentale,e mi parve di dover chiederea Sacconila confermadi una osservazioneche mi sem-
brava si dovessefare: essererifluite le esperienzetecnichedel trattamentodel legno acquisito
dalla tarsia nel Rinascimento,con la decadenzadi questa, nella liuteria. Quando lo condussi
davanti al monumentaleArmadio intarsiatodel Platina, del I477, e al Coro dello stessoeseguito
per il Duomo nel 1489, la sua pîontezzadi vera e propria lettura dei tipi, delle parti, delle ca-
ratteristichedelle varie essenzedivenute forma, dísegnoe colorenel linguaggiopittorico, fu per
XIV
nre illuminante e di aiuto per il problema che mi ponevo dei rapporti fra
tecnicae stile. Fu al
It'ra che avendomiconfessatoche non c'erarroper iui segretisulla tecnica
stradivariana.eli feci
f)sservareche un'espeúenzacome la sua non avrebbedovuto limitarsi a qualche
uppunao'11unu-
scritto sui cimeli del Museo e a semplici confidenzeverbali, ma che rur.bb. potura'divenire
pa-
trimonio culturalecomune se egli avessescritto un libro sull'argomento.Mi
risposeche gli co-
stava meno fatica fare un violino che scrivere,di saperea.lop..ar. megliola ,gorÉia
chela fenna.
Iia in una sua lettera da New York, per spiegarei'identificazione della for-à impiegatadà Stru-
clii'ari per il < Cremoneser-/15 >, egli aveva stesoun testo degnodi un manuale
di liuteria. Si
trovava già abbozzatoin quelle pagine,in cui era in sintesi desciítto il sistema
costruttivo degli
srrumenri musicali stradivariani,lo schemadi un libro.
Quando venne, qualcheanno più tardi, a Cremonacon due violini cremonesi,un Niccolò
e un Andrea Amati, pure acquistatidalla città, e dimostrò che la preparazione
per la vernicedei
due strumenti era ancorala stessadi quella usataper le tarsiedell'Armadio .
d-"1Duomo, da lui
saputafar rinvenire, e che quella sostanzaprovocavacome un lieve processo
di ossificazione del
legno,ritornai sull'argomentodel libro. Tacqueallora sulle sostanzecostitutive
della preparazione
della vernice, ma come accolseil progetto di scrivereun libro, mi assicurò
che, in quel caso
ne avrebbeparlato. Segretoper modo di dire, diceva, perché all'epoca di Sradivari
le compo-
nenti della vernice e la materia per la preparazionee il loro impiego eran
cose nore ai liutai.
Mi colpiva sempre,ascoltandoSacconiparlaredel suo mestiere,il linguaggiopreciso
e molto
comunicativo'Bastanoun paio d'ore della sua compagniaper esserecontagiati
sull'argomento.
Da tale conversazione poteva nascere,almeno in parte, o prendereinízio il libro che avrebbedo-
vuto dettare.Ci sarebbestato il sussidiodella corrispond.nru.Si trattava di
trovare la persona
adatta che si sobbarcassealla fatica della stesuradel testo. Non doveva essere
un vero e proprio
tecnicodel mestierecon opinioni precostituite,ma personache si lasciasse passivamente e insie-
me con entusiasmoammaestrare,in parte un amanuense intelligente,in parte un trascrittoreca-
pace di sintesi.Seppi allora che durante alcunelezioni renure da Sacconi-allaScuoladi Liuteria
localeil dottor Bruno Dordoni, che avevapartecipatoalle vicendeper l'acquistodei violini di Stra-
divari e degli Amati, si era preso alcuni appunti che il maestro aveva apprezzato.Fu così che egli
iniziò \a stesuradel libro. Le redazioni che di volta in voha erano pài.rt. sembrare definitirie,
apparivanopoi incompleteper l'accavallarsidei problemi che sorgevano,da parte di Sacconi,cui
non sembravamai dí essereriuscito a dar fondo a quanto uu.uu d, dire suú'argomento,e riu-
scendola parola scritta semprepiù stimolantenella progressívapresadi coscieira che vi pren-
deva delle proprie esperienze.Il testo divenivaatrraversola maieutica,per cosìdire, di Doràoni,
semprepiù la parola del maesro. Sacconiimpiegavavecchi suoi appuntl e un alro resto era co-
stituito dalle numeroselettere che inviava da New York, risposteprecisea quesiti e argomenti
particolari. Dordoni nei lunghi anni che dedicò a codesto larroro finì con I'assimila.e la materia
divenendo da non competenteun <<esperto>>sotto la guida di Sacconie a riuscire un perfetto
interpretedel suo pensiero.
Sacconiha qui avviato un discorsodi tecnicapura che nessunoseppe fare prima di lui
_
su Stradivari'Non si dice nulla della vita, delle scarsenorizie conservat.n"il. vecchiecarte d'ar-
chivio e che molti studiosi hanno illustrato: dal Sacchi,al Lombardíni,a Hill, al Bonetti, al Man-
delli, al Cavalcabò,al Gualazzini, al Bacchefta, alBaruzzi e recenrementeal libro del giornalista
Elia Santoroche escein questigiorni sui < Traffici e falsificazionidi violini di Stradivari> (An-
nali della Biblioteca Statale e Libreria Civica di Cremona, l9i2) molto utile per le nuove
no-
tizie che ci forniscee soprattutto sui rapporti del liutaio cremonesecon la societàdel proprio
tempo. Non era certo questotipo di lavoro che si poteva chiederea Sacconi,e neppure
il libro
XV
doveva essereuna graduatoriad'onore sui pregi o meno degli strumenti di Stradivari,essendone
egli stato il medico di quasi tutti. È comprensibileche abbiavoluto evitare confronti tra l'uno e
I'altro, anchequando sarebberostati utili per I'informazione.
Che egli non sia entrato in campo storico erudito non significache non conoscamolto bene
la letteratura sull'argomento.Nel testo è sottintesae il lettore può avvertirla tra le righe. Egli
comunque inizia un nuovo capitolo della storia della tecnicasradivariana, che inoltre adotta
ancora nella propria esperienzaartistíca.
Del controversoproblema della data di nascitadi StradivariSacconitratta rapidamentedal
punto di vista delle sue conoscenz€dirette degli strumenti,avendoavuto sotto mano quasi tutte
le etichettedei violini dell'ultimo periodo, a cominciaredal I732 e recanti l'indicazionedell'età
a volte in stampatello,a volte in corsivo. Per Sacconi,salvo rarissimi casi in cui la calligrafiaè
dei figli, essesono autografe.Perciò \a data di nascitaper lui sarebbell 1644. Dall'atto parroc-
chiale di morte risulta I'anno del decessodi Antonio Stradivari,1l I737.
ALFREDO PUERARI
A. Stradiuari: uiolino < Il Cremonese 1715 > ex Ioachim-Hill-Widiflèi. Cremona, Palazzo Comunale
XVI
I
Nel Museo Civico di Cremona si conserva una raccolta di forme, disegni, schizzi,
modelli e studi originali di Stradivari, oggetto sinora più di curiosità, che di serio e ap-
profondito esame.Di questo prezioso materiale ebbi ad occuparmi quando ancora si ro.
vava in possessodel liutaio Fiorini. Individuai alIoru la funzione di ogni singolo pezzo,
a volte recante annotazíoni appostevi da Stradivari o dai suoi figli; decifrai le misure in-
rlicate con aperture di compasso; rilevai molti almi particolari utili alla conoscenza del7a
tecnica cosffuttiva del Maestro; e suddivisi I'insieme dei disegni,degli schizzie dei mo-
delli a secondache riguardavano gli suumenti e le forme dei medesimi.
Lo studio sistematico,coordinato con l'esame degli strumenti tuttora esistenti che
con questi modelli furono costruiti, consentedi documentafe una esperienzadi grande ar-
tigtanato, mitizzata perché non capita, e di riportarla alla semplice verità di una ptatica
quotidiana di lavoro e di impiego di mezzí che non avevanonulla di misterioso in quanto
tali; ma i cui risultati dipendevano pur sempre dal come venivano assunti in relazione
alle diversefasi cosruttive.
Liutai e antiquariato liutario del secolo scorso non essendoin grado di spiegarsi la
qualità del suono degli srumenti sradivariani, favoleggiaronodi segreti inconoscibili, aiu-
tati in questo dal silenziodegli studi in materia,elusivi sull'argomento,accoglientisoltanto
il dato di fatto, e in grado di favorire interpretazioni furazionali di uno degli episodi
cosffuttivi, quello della vernice, assunto materialmente a sirnbolo sbrigativo di un proble-
ma che va posto sul piano dei rapporti tra afte e scienza,su questi trovandosi a operare
L'artigianato. La personalità che emerge dal ricupero dei processi costruttivi sradivariani
è quella di un geniale, riflessivo, metodico atigiano, che nulla lascia al caso o all'improv-
visazionee che riassumecentocinquant'annidi esperienzelocali nella pratica della liute-
ria. Ogni prodotto di Stadivari, violini, viole varie e violoncelli, liuti, chitarre,arpe, man- I
dole, mandolini e pochettes, nasce prima in ogni sua singola parte sulla catta e nei mo- 2
delli, definito fin nel più piccolo particolare,anchedi solo valore estetico,come le punte 3
o il riccio; per cui le singole soluzioni, anche parziali, sono gradualmente raggiunte. Lo
dimostrano le ripetizioni con varianti di uno stesso modello, e l'annotazione autografa,
in alcuni casi, di <<modello buono >>che significa come tra le altre questa fosse la solu-
zione definitiva.
SIMONE F. SA.CCONI
F i g g .1 e 2 A . Stradiaari: corredo per la costruzione della uiola contralta <<Medicea > del 1690,
comprendente: la forrna; il disegno per il piazzaftxentodelle ff; i nzodelli per le aste d.elle ff; quelli
per il marcico e il riccio; della tastiera; della cordiera e del ponticello, col suo fac-simile per I'allinea-
?aerctodi tastiera, ponticello e cordiera. Cremona, Museo Ciuico.
IDEAZIONE DELLO STR,UMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
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SIMONE F. SACCONI
ste consistononelf intensità e nel timbro del suono; ora grave e pastoso,ora potente e
brillante, ora delicato e sofiuso di una inaffetrabile profondità, ma sempredi nobilissima
natura. In queste rielaborazioni non trascufava neppure i particolari di valore solamente
estetico. Anche le piccole asimmerie, che in alri liutai divengono durezzee difetti, nei
suoi strumenti si traducono in impronte di personalità,che si manifestanoin ogni mini-
mo particolare,Se vafianti potevanoesseredeterminatedalle richieste dei committenti per
particolari qualità da conferire allo stumento, esse erano assimilate dalla unità di con-
cezione e relazione di tutte le parti ra di loro.
Fu S6adivari 1o sprovveduto artigiano con solo qualche empirica cognizione, che
raggiunsele proprie conquiste col metodo del prova e riprova, finché il caso premiò la sua
diligente fatica? O pervenne invece a intuizioni scientifiche, dedotte da una pto{onda co-
noscenzadella natura? Certamentenon fu un letterato, come denuncianole sgrammatica-
ture, i termini dialettali e gli abbondantierrori di ortografradei suoi scitti; mala geome-
trica concezionedei suoi strumenti, i costanti rappoîti in proporzione aurea in essi
sempfe osservati pur nel variare delle misure; il sistemausato nella ideazionee ttac-
ciatura del riccio ci inducono a ritenere che egli non fosse all'oscuro della cultura
matematicarinascimentaleben nota agli artisti del suo tempo; altrettanto 1o studio delle
vernici dimostra la conoscenzadi una pratica aîtigianalesecolare,sperimentatatn for
me nuove. Quando ammiriamo 1o svolgersi del viluppo del riccio, così proporzionato,
forte ed agile insieme nello slancio, aggraziatoe morbido nella sua plasticità, sempre di-
verso nelle misure e sempreuguale nei rapporti, rimasto unico e inconfondibile ffa le
migliaia scolpiti dagli altti maesri liutai, ricordiamo ch'esso è stato disegnato con
I'applicazione di due regole geomeriche quali la spirale di Archimede, per lo sviluppo
iniziale della chiocciola, e del Vignola per il suo completamento fino al dorso del riccio;
e che solo applicando queste regole I'inteto riccio può essereesattamenteriprodotto, non
ad occhio o a mano libera. Ad un attento esameI'attacco tra Ie due spirali è avvertibile
specienei violoncelli. Se ci uovassimo di fronte ad un unico riccio ripetuto sempreugua-
le, sarebbefacile supporre una casualecoincidenza,ma che il casoabbia operato centinaia
7 di volte è assaidifficile da ammettersi.Può esserecomunque illuminante il disegnodi un
8 riccio per violino tacciato a punta d'argento sul retro di un modello in carta per liuto.
9 Per talune cognizioni Stradivari certamentesi avvalsedella vasta pntica ampiamen-
10 te sperimentatain Cremona nel campo della liuteria e risalentead Andrea Amati, operan-
'500. Infatti nella produzionedi questo caposcuolagià si
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te in città dalla prima metà del
12
avvertono le geomeriche propo rzioni nella costruzione della forma e nella tracciatura del
13 riccio, come pure la determinazione della curvatura del piano armonico e del fondo in
14
funzione della resa acustica dello stumento. Ma se il notevole bagaglio di cognizioni, che
tanta precedenteesperienzaavevaconcorsoafotmare, gli fu prezioso,egli non s'arrestòad
4
esso e, pur iniziando la sua produzione sui modelli di Nicolò Amati nipote di Andrea, ri-
petendone anche la tecnica e i sistemi di lavorazione, (vedi i violini così detti arnatizzdti
del primo periodo), ben presto e con sempremaggiore accelemzionela sua genialità lo por-
tò a staccarsene con nuove intuizioni.
IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
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IDEAZTONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
Dalla largbezza noassimadella parte inleriore V-Z si ottiene I'altezza H-l d.iuidendo per 5 e rnoltipli-
cando per g (cm 20,15:5 X 9: cm 36,2T pari a once uemonesi g). La stessaaltezzasi può ottenere
partendo dalla largbezzamassimasuperioreT-U diuisa per 4 e moltiplicataper 9 (cm 76,72:4 X 9:
: cm 36,27), essendo serftpre nei uiolini le due larghezzein lapporto di 5 a 4.
Costruito il triangolo I-H1-H2 sull'altezza I-H con base di uguale misura, si determina sulla rnezzeria
il punto B, congiungendo le intersezioni degli archi sui lati del triangolo, ottenute con cefltro alterna-
tiaamente in H1 e H2 e apertura H1-H. Analoganaentesi costruisce il triangolo opposto H-11-12 per
ottenele il punto C. A1 e A2 si ottengono centrando in A(punto rnedio dell'altezza)con apertura A-C1.
I punti E e G si ottengono centrando in AL con apertura V-L.
Il punto F si ottiene centrando in I con apertura A1-8.
Il punto D si ottiene centrando in E con apertura E-CI.
Il punto M si ottiene centrando in E con apertura E-N.
Il punto L si ottiene centrando in D con apertura D-07.
Centrando in C con apertura C-D si ottiene la larghezza rniniwa al centro P-Q.
Portando infine C'L da E e 01-02 da D si ottiene la lunghezza della lorma Y-W.
I punti F, E, D, G, fissano posizioni e misure dei blocchetti delle punte. Sui punti M e L passano
le largbezze massime superiole e inleriore.
I punti l, F, E, D, G, H, sull'assedella forrna rappresentano rapporti in sezione aurea. Inlatti I-F è
la sezione aurea della larghezza massima superiore; G-H è la sezione aurea della largbezza massirua
inferiore; D-E è la sezione aurea di F-G, parte centrale d.ella forrna; la distanza tra le parallele di
posizione dei bloccbetti delle punte inferiori D-G è costituita dalla diferenzt tra la sezione aurea
diV-Z e la sua nzetà;quella trale parallele superiori F-E è data dalla differenza tra F-G ed E-D più D-G.
La struttura geometrica della lorma così deterrninata è essenzialeai fi.ni della resa a.custict della cassa
armonica, cotne il rispond.erea rapporti di sezioneaurea rappresentaun elemento di particolare equili-
bio estetico.
Per le misure Stradiuari si aaleua del braccio cremonesedi cm 48,4, suddiuiso in 12 once, corne si
uede inciso su una lastra del riuestinzentomarrltoreo della base del Toruazzo in lato sud.
SIMONE F. SACCONI
per la cbiocciola
10
IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
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Fig. 7 A. Stradiuari: disegno a punta d'ar- Fig. 8 A. Stradiuari: riccio del uio-
gento di un riccio per uiolino. Crenaona,Museo lino <<Il Crernonese1715 ,>. Cremona.
Ciaico. Palazzo Comunale.
La stessaricerca {ormale non fu mai in Sffadivari fine a se stessa,ma venne col ma-
turare della sua afie via via sempre più subordinata alla preminente esigenzadella re-
sa sonora degli sffumenti, fino al sacrificiodel pur preziosissimoornato ad intarsio; e ciò
da parte di chi poteva ben dirsi maesto anchenell'arte dell'intaglio e delf inrarsio.
Concepito lo strumento nel disegno a grandezzanaturale. definite le singole parti
nei modelli in carcao legno, stabilite misure e spessori,il maesro passavaalla sua esecu-
zione. Lo sffumento così cteato veniva successivamente,anche a distanzadi anni, più o
11
SIMONE F. SACCONI
meno ripetuto e per questo, a lavoro ultimato, tutto ciò che era servito per la sua co-
struzione - forma, disegni, modelli, misure, quinte di curvatuîa - lo conmassegnava
con una stessalettera dell'alfabeto e lo conservavaordinatamentein un plico. Tali let-
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1,2
IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
Fig. 9 Andrea Amati: uiolino < II Carlo IX di Francia > del 7566. Cremona, Palazzo Conuunale.
T3
SIMONE F. SACCONI
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IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
Figg. 13 e 14 Andrea Arnati: aiola tenore e riccio di oioloncello, facercti già parte del gruppo di
strumenti decorati costruiti per Carlo IX di Francia nel 1566. La uiola è stata ridotta 6 cofttralto ed
il suo riccio non è originale.
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1.6
IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
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SIMONE F, SACCONI
18
IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
79
SIMONE F. SACCONI
Figg. 18 e 19 A Stradiuari: coruedo per la costruzione della aiola tenole <<Medicea > del 7690,
comprendente: la t'orma; il d.isegnoper il piazzamento delle fÍ; i rnodelli per le aste delle ff; quelli
per il manico e il riccio; della tastiera; della cordiera e il fac-sirnile di ponticello per I'allineamento
di tastiera, ponticello e cordiera. Cremona, Museo Ciuico.
20
IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
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SIMONE F. SACCONI
Aprono il periodo della maturità e saranno usate per la maggior parte in tutta la
lunghissima attività di Stadivaú. La P 1705 sostituiscela P senzadata, che da quest'anno
viene abbandonata.Per questo la marca ancora prima, nonostanteche nel 170J avesse
già costruito la seconda,sostitutiva della S amatízzata.
VIOLE CONTRALTO
VIOLE TENORE
BASSETTIE VIOLONCELLI
22
IDEAZIONE DELLO STRUMENTO E SISTEMA COSTRUTTIVO
Violoncello di Venezia del L696. Rappresenta unr- riedizione con solo lievi modifi-
che della forma P e servì per la costuzione dei bassettifino al 1700.
Forma T terza probabilmente del 1700.
Forma B buona per veri violoncelli di misure normali, probabilmente del 1709 e
usatafino al 1725-26.
Forma Q quarta per violoncelli piccoli. Si conosceun solo strumento costruito con
essanel 1726.
Forma F.N. lorma nuoaa probabilmentedel L730.
Sono state ricavate dalle forme comprendendovi i blocchi di testa e di fondo. Si ri-
feriscono pertanto all'interno delle cassearmoniche,esclusefasce e curvatura d.l pirno
e del tondo.
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23
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Base di paîtenzaper la costruzionedi uno strumento eru la forma interna sulla qua-
le si modellavanofascee contofasce, che Stradivari cosuuiva in legno, desumendoladal 20
relativo disegno concepito, definito e tracciato prima sulla carta.
Fig. 20 A. Stradiuari: lornua P per uiolino del 1705. Crentona, Museo Ciuico
25
SIMONE F. SACCONI
Per violini, viole e violoncelli, che costituivano la produzione più ampia ed impor-
tante del maestro, armonia di contorno e proporzioni tra le superfici delle varie parti,
superioreo spalla superiore,inferiote o spallainferiore, e petto, o zonacenmalecompresa
tra le due CC, non erano la risultante di solo gusto artistico, abilità o fantasía,bensì
riflettevano sempre una concezionegeometrica,rispondentea precisi e costanti rapporti
tta di esse,pur nel variare di misure e dimensioni. Le rare volte in cui alterò queste
proporzioni è pensabile 1o abbia fatto a titolo sperimentale, come nella forma allungata
21 per violino del 3 Giugno 1692, che servì per la cosruzione di alcuni stumenti, ra cui
23 il meglio conservatoè I'Harrison; sostituitaben presto con aIfta in tutto uguale, m^ ac-
22 corciata,del 6 Dicembre dello stessoanno e contraddistinta con la stessalettera. Forma
del resto poco usata, come risulta dall'assenzadi marcati scgni di usura.
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CONTORNO DELLO STRUMENTO
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CONTORNO DELLO STRUMENTO
29
SIMONE F. SACCONI
aÀ Lo stessodisegno della forma risulta dalle componenti di tanti archi di cerchio, mac-
25 ciati a compasso,salvo il leggero ingrossamentodelle punte della tavola armonica e del
fondo, inteso a comeggereun efietto puramente ottico, che ce le farebbe appaúre più esili
di quanto in realtà non siano. Da questo modo di concepire geometricamentee racciare
a compassoil disegno delle varie forme, deriva quella particolare proporzione degli suu-
menti di Stradivari.
Fig. 25 A. Stradiuari: lorma G per oiolino con la quale lu costruito, tra gli altri, <<ll Crcmonese
1715 >. Creraona, Museo Cioico
30
CONTORNO DELLO STRUMENTO
Tutte le forme per violini, viole contralto e tenore sono in legno di noce, eccerro
quella in salice della prima viola conralto costruita da Stradivari nel 1672 e quella in 35
pioppo che servì per la costruzionedel violino un quarto < L'Aiglon )>, ed hanno uno 30
31
spessorerispettivamenteda mm 13 a mm 15 e di mm 17. 32
33
Questi spessori venivano riportati, mediante tracctatura a gtaffietto di due parallele,
sul centro dei blocchetti alI'atto della loro puntarura sulla forma. Ciò al fine di piazzarli
sulla forma esattamentecenffati e perpeniicolari ad essa.Tali linee di guida sono rut-
27
tom parzialmente visibili all'interno degli strumenti originali non manomessi e in alcuni
28
violoncelli risultano tracciate anche sul lato interno delle fasce. Esse provano come la
forma stesse al centro dei blocchetti e conseguentementedelle fasce e non ad un loro
estremo, come erroneamente si crede. Ciò è dimosffato alffesì dalle piccole scheggiature
che a volte si producevano a7l'atto dello sfilamento della forma, che si rinvengono sem-
pre sul centro dei blocchetti ed ancoîadalle impronte lasciate dai morsetri di semaggio
su entrambi gli estremi dei blocchi. Tutto questo è assai importante: primo, per una
più regolaremontatura delle fasce; secondo,per l'ottenimento della esatta perpendicola-
rità delle fasce stesse; tetzo, per una conseguentepiù precisacomispondenzatra i due con-
torni vetso Ia tavola armonica e verso il fondo, che si tegolafizzerannodefinitivamente
con l'appli cazionedelle conrofasce.
Sfortunatamentenon si possiede aicuna forma per violoncello allo stato originale,
ma essedovevano esserein legno di salice con due lunghi tagli longitudinali di impugna-
36
tura e alleggerimento,simili a quelli della forma per viola contralto del1672. Lo spessore
dovevaesseredi J cm, come si desumedalle linee di piazzamentoriscontratesui blocchetti
di numerosi violoncelli e da una {orma conservatanel Museo del Conservatoriodi Mu-
sica di Parigi, che ritengo sicuramenteassegnabilea Stradivari, poiché ne presenta tutte
Ie caratteristiche.Essaè in legno di salice,di I cm di spessoree con itagli longitudinali,
ma malauguratamente è stata ridotta dai figli Francescoed Omobono per la costruzione 40
di violoncelli più piccoli, tra i quali 7o Stuart.
Quasi certamente deve trattarsi della forma contrassegnatacon la Ietteru B, che allo
stato originale servì per la costruzionedi alcuni dei più celebrivioloncelli di Stradivari,tra 38
c u i i l G o r e B o o t b d e I 1 7 L 0 ;i l D u p o r r d e l 1 , 7 L 7 ; i l P i a r t i d e I 1 7 2 0 ; i l V a s l i n d e l I T 2 5 . T r a 39
i pezzi del comedodi questaforma, conservatinel Museo di Cremona,c'è il disegnoa com- 37
passodel petto del violoncello(n. 172 di Catalogo)con tracciato 1o schemaper le misure
delle ll di risonanza e loro giusto piazzamentoe con l'annotazione autogra{a di Smadivari
Ìl[usura per la forma B per far li occhi del uioloncello.SuI rero del foglio dicarta è staro 4l
ripetuto 1o stessodisegnocon modifica delle misure e del piazzamentodelle ll (il diameuo
degli occhielli inferiori è stato ridotto da mm 1.9a mm L6,5 e sono state distanziatele f I
di circa 15 mm) e con la scritta a calligrafradei figli di Sradívari Per far ti occhi della
forrna B picola del uioloncello.
La modifica opemta dai figli nel piazzamentode1le ll è illuminante circa l'accenno
fatto riguardo all'influenzadell'ampiezzadelLasuperficiecenmalevibrante della tavola ar-
31
SIMONE F. SACCONI
Fig. 26 A. Stradiuari: forma SL per aiolino del 1691 con i rnodellini per il taglio dei blocchetti.
Cremona, Museo Ciuico
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CONTORNO DELLO STRUMENTO
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SIMONE F. SACCONI
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Figg. 30, 31 e 32 A. Stradiuari: lorma per aiolino 1/4 e modello per il manico terrninante con aoluta
a scudo in luogo del riccio, coi quali fu costruito < L'Aiglon > del 1734. Crernona, Museo Ciuico
34
CONTORNO DELLO STRUMENTO
35
SIMONE F. SACCONI
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Fig. 34 A. Strad.iuari: lorma per uiola contralto det 1672. crentona, Museo
36
CONTORNO DELLO STRUMENTO
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CONTORNO DELLO STRUMENTO
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Figg. 36 e 37 Ricostruzione della lorrna B per aioloncelli e disegno di A. Stradiuari per il piazza
mento delle ft'. Cremona, Museo Ciaico.
39
SIMONE F. SACCONI
40
CONTORNO DELLO STRUMENTO
4I
SIMONE F. SACCONI
42
CONTORNO DELLO STRUMENTO
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SIMONE F, SACCONI
44
CONTORNO DELLO STRUMENTO
45
SIMONE F. SACCONI
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Fig. 41 Francesco e Ornobono Stradiuari: disegno per il piazzarnento delle lf dei uioloncelli della
lorma B ridotta. Crentona, Museo Ciuico
46
CONTORNO DELLO STRUMENTO
47
SIMONE F. SACCONI
4.5.
Fig. 44 Curaatura del piano arrnonico dei uiolini di Nicolò Anaati e di A. Stradiuati
48
CONTORNO DELLO STRUMENTO
mentte i figli hanno adoperato pure faggio, con uno spessorenei violini e nelle viole,
sia contralto che tenore, di mm 1, e qualchevolta anche scarso,e da mm I,3 a mm I,5
nei violoncelli. In questi ultimi, data Ia sottigliezzain rapporto alI'altezza,usava vrfror
46
zarle con strísce trasversali di tela di cm 7 X 5 circa, incollate sulf interno delle fasce
tra Ie due controfasce,a distanzeregolari di un centimetro e mezzo circa I'una dall'a\tta
in ragione di 8 per I'arco superiore, 3 per ogni tratto delle CC e 10 per l'arco inferiore.
Purtroppo molte di queste strisce sono state rimosse perché ritenute rappezzidi spacca-
ture, ma in tutti i violoncelli di Stradivari in cui sono state rispettate,non s'è prodotta la
ben che minima lesione a1lefasce,anchenelle posizioni, come f inferiore, più soggettea
danneggiamentiper colpi od urti. L'uso di fasce sottili ha grandissima influenza sulla
búIlantezza e libertà del suono, in quanto non interferiscono con gli specifici movimenti
della tavola armonicae del fondo. Si è constatatocome strumenti con fasce di grosso
spessoreabbiano suono smorzato, quasi in sordina, perché7a tavola è meno libera di vi-
brare ed il fondo di oulsare.
Fig. 45 A. Stradiuarì:for-
ma per piccolo uiolino con
montati i blocchetti grezzi.
Cremona,Museo Ciuico
Fig. 46 Disegnodi un
tratto di lascia di uio-
loncello coi rinlorzi di
tela.
49
SIMONE F, SACCONI
-i È-
Fig. 48 Sistema di serraggio delle t'asce con Fig. 49 Giunto delle lasce in corri-
controsagorne,pioli e spago. spondenza delle punte.
50
CONTORNO DELLO STRUMENTO
ché la colla non fosse essiccata.Gli intacchiche si norano agli esremi delle conrrosagome
servivano ad impedire qualsiasi sconimento delle funicelle. L'incollatura delle fasce co-
minciava sempre dai due pezzi Íormanti gli archi delle CC e il taglio ai quattro capi era
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praticato seguendol'ideale prolungamentodell'altra faccia del blocchetro, in modo che,
alla apphcazionedei successivitratti di fascia, inferiore e superiore, i giunti avvenissero
per sovrapposizione. Il taglio poi degli esremi di questi altritratti,che veniva operatodopo
compiuto il completo incollaggio,doveva risuitare parallelo alla troncaturadelle punte del
fondo e della tavola armonica,perché solo in tal modo il giunto non risulravavisibile.
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;, 4*l;-'.,1i:**
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Fig. 50 A. Stradiuari: controsagom.ee pioli per il serro.ggiodelle lasce. Cremona, Museo Cit'ico
51
SIMONE F, SACCONI
52
CONTORNO DELLO STRUMENTO
Fig. 51 A. Stradiuari: interno del uiolino < Il Detfino > det 1714.
tai classici. Infatti, mentre con la forma interna il contorno dello strumento si definisce
apocoapococonunamodellaturamotbida, che riceve futte le impronte della valentia e
della personalitàdel maesmo- ffasmessepoi altaglio della tavola e del fondo, in quanro
per la ftacciattta del relativo contorno ci si servirà dell'ossatura dello strumento - con
quella esterna invece si stampa un contorno meccanico,la cui fteddezzasi ripete nel ta-
glio del fondo e della tavola, usandosi per la tracciatuta La forma e non già il modellato
delle fasce.Viene così anchea scomparirela leggerabombaturadelle fasce,dandosiluogo
addirittura ad un awallamento. Da ciò la plasticità e personalitàdegli srumenti antichi di
contro all'anonimato e alla meccanicaprecisione, dal|'apparcnzadi produzione in serie, di
quelli cosffuiti con forma esterna.
53
ilI
Stradivari poneva una particolare cura nella scelta dei legni per il piano armonico o
tavola e per il fondo, data la loro importanza fondamentalee preminente sulla resa sonora
dello strumento.
Per la costruzionedel piano, che componevadi regola con due pezzi, si servì gene-
ralmente di abeterosso o maschio(picea excelsa)possibilmentedi venaturaregolarea lar-
53
ghezzamedia; solo eccezionalmente usò abetebianco (abiespectinata)assaimeno pregiato
perché di minor nerbo. Piani di un sol pezzo, più comuni in Nicolò Amati, sono quanto
mai ruú in Sffadivari e si riscontrano quasí tutti in violini cosruiti alL'iniziodella sua at-
tività; il che fa supporreche l'acquisitaesperienzaglielo abbia sconsigliato. Infatti con
I'a-perturaa libro dei due pezzi di abete, di cui si compone normalmente la tavola, si ot-
tiene la perfetta uguaglianzadelle fibre del legno su entrambe le metà, con conseguentegiu-
sto equilibrio Ía le due parti del piano armoníco.Nel congiungimentodei due pezzi Ie ve-
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nature, costituite dagli anni di accrescimentodel legno, dovevano risultare perfettamente
perpendicolaú al piano e parallele al giunto, perché solo in questo caso il legno ofiriva
la giusta resistenza,necessariaper una equilibrata, sincronavibrazione. Strumenti con ta-
vole a venatura inclinata, non perpendicolareal piano armonico, producono suono eccessi-
vamentemorbido, con minor vigore e scarsacapacitàdi espansione, che Smadivarigiudica-
va un difetto e correggeva,quandoera cosretto ad usareabeteil cui taglio producevaque-
sta incrinazione,con un piccolo aumento di spessoredella tavola.
Per rendersi conto di questo occore tener presente che le vibrazioni awengono in
sensoffasversaleallo sffumento con movimento oscillatorio della tavola, più accentuato
nella parte centrale compresatra le ff, e chequeste oscillazioni sono propo rzionali alla rc-
sistenzache ofire il legno. A legno fiacco, come quello a venatura inchnata,corispondono
osciilazioniattutite-
Si è parlato di resistenzadel legno, non di spessore,perché a sua volta potenza e
ptontezzadelTavibrazionesono in rapporto con lo spessoreel'ampiezza della superficie vi-
brante. Infatti l'aumento dello spessorenel casoin esame,come in alti che si vedranno,
rappresenta,entro certi limiti, il comettivodi un difetto e, ben conoscendoSradivari l'esi-
stenzadi un preciso rappolto tra qualità del legno da usarsi per la tavola, sua resistenza,
spessoreed ampiezzadelTasuperficie vibrante, in tutta la sua migliore produzione scelse
55
SIMONE F. SACCONI
sempre abete maschio,di bella venatura media regolare, giustamentetagliato perché gli
I'esatta perpendicolaritàdelle vene e gli consentisse
assicurasse I'uso di spessorisottili.Tut-
te questecondizioni costituivanoI'optimum.
Il fondo invece è in aceroin tutti i violini, in quasi tutte le viole ed in circa tre quinti
58
dei violoncelli superstiti,mentre in qualcheviola è in pioppo e neí restanti due quinti dei
35
violoncelli in pioppo o salice.La resa sonoradi questi legni, in quanto tutti rigidi, si equi-
57
valeva,tanto che strumenti con fondo in pioppo, ed ancorapiù in salice,hanno sonorità
ticca, vitale ed energica.La scelta cadeva di preferenza sull'acero unicamente per la de-
corativa impronta delle sue luminose venature e) tra le diversevarietà di questa essenza,
sull'acerodei Balcani (acer pseudoplatanus)in quanto più rigido, leggeroe pronto nel ri-
mando del suono di quello nostrano (acer carnpestris).
Questi legni erano di regola tagliati di quarto (taglio radiale)ed il fondo si componeva
55
normalmente di due pezzi ricavati dalla stessase2ione;solo eccezionalmenteerano tagliati
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F SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
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di scorza (taglio tangenziale)ed in questo casoil {ondo era sempre di un sol pezzo. Il ta-
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glio di quarto veniva preferito perché dava al legno maggiore resistenza,tanto che, nel ca- 5ó
so di taglio dí scorza,se ne aumentavalo spessore.
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Fig. 54 Sezioni di tauole arnroniche
a uenatura perpendicolare ed inclinata.
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SIMONE F. SACCONI
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SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
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SIMONE F. SACCONI
Su un lato ben livellato della tavola di legno predispostaper il fondo, quando quesra
era di un sol pezzo,Stadivari iniziavacol tacciare la mezzeria; se era composta di due
pezzi questa risultava già dalla linea di congiungimento. Procedeva poi a sovrapporvi la
forma con già montate le fasce, centrandolaperfettamente,e riportava sulla tavola per
Fig.58 A. Stradiaari: particolare del londo in acero del uiolino <<Soil >>det 1714.
60
SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
6I
SIMONE F. SACCONI
bo o squalo di sabbia e di asprella (equisetum, erba abrasiva che cresce abbondante nei
terreni umidi lungo i fiumi ed i canali, detta comunementecoda di cavallo).
Tanto la pelle di palombo quanto I'asprella, prima dell'uso venivano immerse in
acqua e quindi asciugatein un panno di cotone. Questo procedimentorammorbidiva 7a
parte di supporto, mantenendoinalterata quella cornea o silicea. Al presente nelle ope-
62
SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
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64
SCULTURA DEL FONDO E D E L PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
i filetti, che verrà Íatta dopo la filettatura e che, per raccordarsi armonicamentecon I'in-
tera bombatuîa, la interesserà tutta attorno allo strumento per circa 3 cm verso I'interno,
salvo agli archi delle CC, ove la sguscia sarà più sretta ed il raccordo richiederà minore
ampiezza,salendo la curvatura più repentinamente.
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SIMONE F. SACCONI
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Fig. 63 Curae di liuello del londo di uiolino. Sono state calcolate Ie deformazioni doaorte alla
spinta dell'anirna,alla pressionedella spalla durante I'uso e aI tiraggio del raaruico
66
SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
67
SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
Veniva ora segnatosul lato interno del fondo, con una certa approssimazione,an-
che il contorno interno delle controfascee dei blocchetti, che indicava grosso modo il
limite dello scavo.Lo spaziocompresora il tracciato del contorno esterno delle fasce e
quello interno delle controfasce,costituendc la superficie di aderenza per I'incollatura,
doveva essererigorosamenterispettato, per non alterare il perfetto livellamento.
Lo scavo della parte interna veniva praticato con una prima sbozzatrta,che ridu-
ceva il fondo ad uno spessoreprovvisorio di circa 6 mm nell'area attorno al corrispon-
dente superiore del centro acusticodello strumento, digradante a 4 mm alle estremità.
Si rivedano sul disegnon. 24 i tre centri: A, centro geometricoo metà della forma; B,
centro acustico sul quaie cadono le tacchedelle ll e il ponticello; C, suo comispondente
superiore per la determinazionedella posizionedel massimospessoreda darsi al fondo.
Questo centro può esserealresì fissato pressapocodividendo la lunghezza delIa cassa
armonica deilo sftumento in nove parti uguali e prendendoa centro il punto 5 partendo
dal basso.
Per stabilire le zone del fondo, alle quali andavadato diverso spessore,fatto centro
oo
su questopunto, delimitava,per un fondo di violino, una prima area circolare di cm 7 di
68
díametro; una secondadi cm 14 e, a cfuca2 cm dagli estremi superiore ed inferiore di 69
quest'ultima)comepure a 2 cm circadalle controfascee dai blocchetti di testa e di fondo
delimitava le due aree, superiore ed inferiore, denominate in gergo liutario polmoni.
Provvedevaquindi a ridurre il fondo agli spessoridefinitivi di mm 4,5 aI cenrro, discen-
dendo fino a mm 3,8 sul primo cerchio, a mm 3,5 sul secondo,a mm 2,4 nel polmone
superioree a mm 2,6 in quello inferiore, il tutto armonicamenteraccordato.Per le viole
e i violoncelli si vedano gli spessoriindicati sui relativi disegni. In conseguenzadeIla rac-
cordatura, che doveva riferirsi anche alla sagomaturaesterna, come pure per la futura
sgusciaturasui filetti con relativo raccordo esterno tutt'attorno allo strumento, I'anda-
mento clefinitivo degli spessoririsulterà ovaleggianteed il punto di maggior spessoresi
sposteràleggermenteverso il basso, rimanendo comunquesempre al di sopra del centro
geometricodella forma. Negli stîumenti degli Amati e di Andrea Guarneri, a difrerenza
di quelli di Suadivari e di Guarneri del Gesù, il maggior spessoresi risconra invece
sempre esattamentein corrispondenzadel cento geometrico e i moderni lo spostano
verso il bassofino a farlo coincidete addirittura con la posizione dell'anima. ossia col
centro acustico della cassa.
Ciò costituisceun emore gravissimo,perché il maggior spessoreper assolverealla
sua funzione di facilitarc il movimento del fondo, non deve esserefrenato dall'azione spe-
cifica dell'anima. I,'ignoranza di tutto questo ha fatto sì che alcuni liutai, ritenendo sba-
gliata la posizionedegli spessoridel fondo negli strumenti di Stradivari e di Guarneri del
Gesù, abbiano proceduto in alcuni di essi all'assottigliamentodi questa parte del fondo
al frne di spostarelo spessoremaggioresotto all'anima, come praticavanonegli suumenti
di loro cosruzione; con la conseguenzadi altetare sensibilmentele caratteristichedel
suono. Da parte mia, quando mi è stato possibile, ho provveduto a reintegraregli spes-
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SIMONE F. SACCONI
sori manomessisulla scorta delle risultanze di quelli integri per riottenere il suono ori-
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SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
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Fig. 69 Spessoridella tauola e del londo nei aioloncelli.
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Fig. 70 Calco in gessodella scultura del londo di un uiolino di Stradiuari del 1-7L5.
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SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
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SIMONE F, SACCONI
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76
SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO A R M O N I C O E LORO SPESSORI
con un minote spessofedella tavola. In ogni caso I'esatto spessoreda adottarsi di volta
in volta veniva dettato. come si vedrà. dalla nota prodotta dal piano armonico alla sua
percussione.
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77
SIMONE F, SACCONI
Come per il fondo anche alla tavola armonica sono state apportate a volte alten-
zioni negative per ignomnza dei rigorosi canoni seguiti da Stradivari; e precisamente
provvedendo all'applicazione di uno strato di abete nell'area del centro acustico al fine di
aumentarnelo spessorc.La tavola agiscecome una membrana,e ben si sa che questaper
rendere al meglio deve avere spessorecostante.
Fig. 74 A. Stradiaari: particolare della taaola armonica del aiolino <<Il Cremonese L715 >.
78
SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
Lo scavo interno del piano iniziava con una prima sbozzaturache lo riduceva, per i
violini, ad un costante spessoteprowisorio di circa 3 mm, dopo di che veniva prcparut^
allo spessoredi circa mm 2,8 la zona dove andrannotagliatele ff, rispettandosi,comeper
il fondo, I'area sottostantealla sgusciadei filetti. In tutte questeoperazionidi scavode-
gli interni, tanto per il fondo quanto per il piano, Stadivari si serviva di spessimetrivari 1J
a battimento, per ottenere dei punti di riferimento e per i conrolli. Alcuni di questi attîez-
zi in legno ed in ferro, si conseîvanonel Museo. Sulf interno di taluni strumenti si notano
tuttora dei piccoli fori triangolari, prodotti dalle punte di spessimeti, che dovevanoco-
stituire punti di riferimento per gli spessori.È da supporsi che la loro conservazionesia
79
SIMONE F. SACCONI
dovuta aI fatto che in origine 1o spessorestabilito era minore, ma, dando già il fondo od
il píano alla percussionela nota buona, Stadivari si sia amestato nell'assottigliamento,
anziché procederefino al fondo dei fori. Infatti questi residui di fori si risconrano tutti
su piani armonici a venatrtrainclinata o su fondi di legno con minore resistenza,at qualt
dovette dare conseguentemente spessorimaggioridi quelli prima previsti.
Già si è accennato alla specifica funzione del fondo e del piano, per cui andava loro
80 data una diversa curvatura.Nel piano armonico, dovendo esso vibrare con movimento
oscillatorio rispetto all'assedello strumento, la curvatura al petto si presentapiù pronun-
ciata rispetto a quella del fondo (ad esempionei violini 17 mm dr altezzamassímacontîo
15) ed ha una disposizioneregolareche determina un'ampia zona centrale meno aîcrtata.
77 Inoitre, in sensoverticale,questaregolaritàprosegue oltre la zona compresa tra le CC,
78 generandouna romba dello strumento più tesa. Se si riporta a graficola curvatura, si
79 nota subito come le linee risultanti non si allarganosensibilmenteoltre le CC per seguire
I'andamentodel contorno, come negli Amati, il che toglierebbevigore al suono, ma pro-
seguono in linea più diritta. Tutto questo e determinante ^i fini della îobustezzaed in-
cisività del suono.
I1 fondo invece, fungendo da vera e propria molla respingentedel suono, deve avere
una curvatura meno pronunciata, in quanto una sua maggiore profondità ne indebolirebbe
la capacitàdi rimando. Essa poi, se nel senso verticale mantiene un andamento analogo a
quello del piano, orizzontalmenteha sguscieailati più ampie e conseguentementemaggiore
concentrazionedella curva nella.zona cenrale. Tale maggiore ampiezza delle sguscie late-
rali ha grandissimaimportanza, perché da essadipende la maggroteo minore capacità del
76 fondo a funzionare da molla. Inf.attila patte cenrale del fondo, nel suo abbassamentosot-
to l'urto delle vibrazioni, tende le sguscielatenli, che, con questa tensione generano a 1o-
ro volta una controspinta, che fa risalire il cenmo del fondo olre la iniziale posizione di
partenza.Si imprime in tal modo al movimentosussultoriodelf intero fondo il massimodi
.ampiezza,prontezzae continuità, dalle quali dipendela purezzadeI suono.Essendoquesto
movimento generato dall'urto delie vibrazioni del piano, dalla pressionedell'aria conte-
nuta nella cassaarmonica e dall'azione di masmissionedell'anima, questa non va mai
piazzatain comispondenzadel massimo spessoredel fondo, perché in tal caso la spinta
verrebbe ammottizzara.
80
SCULTURA DEL FONDO E DEL PIANO ARMONICO E LORO SPESSORI
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Fig. 77 Curae di liaell'o della tauola d.i aiolino. Sono stati calcolati gli aauallanenti al cefltro e
dalla parte del rni, cone pare iI rigonfianento sotto alla tastiera e alla cord.iera doauto aI tiraggio delle
corde.
81
SIMONE F. SACCONI
82
SIMONE F. SACCONI
Fig. 80 Calco in gesso della scultura della tauola di un uiolino di Stradiuari del 7715. È stata
eliminata la sola rifi.nitura attorno alle ff.
84
IV
PIAZZAMENTOE TAGLIO DELLE II DI RISONANZA
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Fig. 81 A. Stradiuari: disegno per il piazzarnentodelle lf nei uiolini di lorma G con sour4pposto
il rnodellino originale di un'asta. Crernona,Museo Ciuico.
85
SIMONE F, SACCONI
catena. Infatti le tacche delle ll cadono se,rylg sulla ffasversale ideale che
divide le su-
perficisuperioreed inferiorein du_g,1...ffiàii e di qgy.b_p_ll9:=,
Il disegno,che facevasempreparte del comedodi ciascunaforma, come
è dimostrato
dal materiale originale del Museo, veniva a sua volta riportato sul lato interno
del piano
armonico e serviva da gaída per il taglio nella giusta posizione. Per I'esatto riporto,
ini-
ziava col ffacciare una linea rctta oúzzontale congiungente i due eslemi inferiori
delle
fasce delle CC; linea che costituíva la base fissa di panenza per tutto lo
schema.Ne
tracciava quindi una seconda sottostante e ad essaparallela aIIa distanzafissata
nel dise-
gno (nei violini siaggirava attorno ai7 mm),chestabilivalaposizionedegliocchielliin-
feriori, il cui cenÚo cadevasu di essa.Questelinee eranosegnatemediante produzione
la
di un'improffta a pressione simile- a quella che può lasciare un'unghia. Le porlioni
degli
occhielli superiori venivano poi fissate con una serie di up.r,,rr. di compasso,
ricavate
82 dal disegno' Negli sffumenti non raschiati sono spessovisibili rracce delle impronre
pa-
83 rallele, e sempre il piccolo foro lasciato dalla punta del compassosulla linea
delle fasce
al centro delle CC, in corrispondenza degli occhielli superiori. Sembrerebbelogico
pen-
sare che il riporto dovesseavvenire sull'esterno del piano aÍmonico, ma Stradivari
lo ese-
guì sempre all'intetno, perché le varie operazioni di impostazione e di racciatu
m lascia-
vano segni, alle volte anchemarcati.
86
eTAZZAMENToE TAGLTo DELLE ff nr nrsouaxza
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88
PIAZZAMENTO E TAGLIO DELLE // DI RISONANZA
Tagliati gli occhielli, collegava i superioú agh inferiori mediante appositi modellini
in carta, riproducenti le aste delle ll, fissati sul lato interno della tavola con puntine.
Otteneva in tal modo le ll complete, di cui disegnavale aste a penna, seguendoi con-
torni dei modelli. Spessonel taglio questo ffacciato non veniva completamenterispet-
tato, ma) per una ricerca di maggiorearmonia, leggermentecorretto, per cui tracce di
esso possono ancora riscontrarsi negli srumenti sul remo del piano armonico. A volte
la punta tra Ia curva dell'occhiello e la retta della paletta risultava uoppo acuta per il
suo occhio; allora la smorzava, allargandocon un desto colpo di coltello la linea del cer-
chio per un piccolo ttatto, toccando quasi solamentela parte supetiore dello spessore,
cosicché,in questa raccordatura,1I taglio della curva dell'occhiello non è più perpendi-
colare, come è dato risconrare in alcuni sttumenti soprattutto violoncelli. Ciò fu prati-
cato anche da altri liutai e G. B. Guadagnini amivò addirittura all'esageruzione,asportan-
do una notevole parte della punta e riducendo l'occhiello ad un ovale.
Altro particolare caratteristicodi Suadivari è che, mentre i contorni delle aste era-
no disegnati a penna, \a retta delle palette 7a marcavacon una incisionea coltello. Qual-
che volta nel taglio delle aste il rispetto del racciato non si armonizzava compiutamente
con le curve estremedelle ll; in questo caso allungava\a paletta, per cui l'incisione re-
stava abbandonatae perciò tuttora visibile. Poteva infine succedereche, presentandosiil
legno di testa in questo punto, saltassevia addirittura la porzione interna di legno ra
il taglio e I'incisione, producendoun piccolo gradino, come è dato vedere in qualche
stfumento.
Dal giusto piazzamentodelle ff, dalla loro inclinazione e distanziamento deriva la
maggiore o minore amptezzadell'area centrale dello strumento direttamente sollecitata
dalle vibrazioni. Questa influisce in modo determinante sulla possibilità che dette vibra-
zioni non restino ad essacircoscritte,ma si estendanoall'intero piano armonico.Per.que-
sto Stradivari studiava e determinava il píazzamentodelle ÍÍ pt ogni singola forma, te-
nendo conto' di tutti i rapporti intercorrenti tra: curvature da darsi alla tavola e al fondo,
qualità e spessoredei legni adoperati,misure dello stumento e conseguente volume della
cassa armonica, po-.sizione
ove anclrà collocato il ponticello. L'inclinazione delle ll risul-
tava giusta quando le aste seguivanol'andamentodelle curve di livello verticali della bom-
batura, perché in tal caso non turbavano il movimento oscillatoúo orizzontaledella tavola.
Il peggior difetto di uno strumento deriva proprio da un distanziamento delle ll maggiore
di quello che lo strumentorichiede,o da una eccessivaaccentuazionedell'inclinazionedelle
aste,perchéI'uno el'aItta aumentanola superficiecentrale da far vibrare con la massima
libertà. Awenendo la vlbrazione in sensoorizzontale con movimento oscillatorio della
tavola sotto la pressionedei piedini del ponticello, fissarestandola spinta di questapres-
sione, quanto più si allaryala superficieàa far vibrare, tanto più si riduce la facilità di
vibrazione, che inolre resterà circoscritta aIIa pate cenrale, anziché estendersi alf in-
tero piano armonico. Il suono che ne risulterà sarà indebolito e superficiale,perché po-
vero di armonici, quasi che I'arco non solleciti le corde, ma sia da queste respinto.
89
SIMONE F. SACCONI
Tutto questo perché, non riuscendo la vibrazione della parte centrale della tavola ad inte-
ressarel'intero piano, non si.produrrà neppure quell'ampio, immediato e continuo movi-
mento sussultorio del fondo per il rimando del suono. È tutta la cassa armonica che,
rimanendo quasi inerte, non assolve alla sua funzione di dare vigore, brillantezza e capa-
cità di espansioneal suono. Esistono strumenti, anche di buoni autori, che, presentando
questo difetto, risultano addirittura insuonabili.
Fig. 85 Graf.co d.ell'interno della taaola armonicad.eluioloncello<<Seraais> del 1701. Sono uisibili
sull'originale: Ie tracce d.el d.isegnoa penna delle ff, lo scalinoalla paletta i.nferiore,gli archi d.icerchio
per Ia posizioneed inclinazionedelle tacche, il foro del compassosal marginedella C, le linee paral-
lele all'altezza dell'occhiello inleriore per il riporto dello schemadi piazzamentodette ff.
90
PIAZZAMENTO E TAGLIO DELLE II DI RISONANZA
9r
SIMONE F. SACCONI
L'accertamento delle note è stato fatto con tavole e fondi a legno trattato e verni-
ciato, mentre Sradivari doveva procederealle sue verifiche a legno in bianco e non tat-
tato. Stante f influenza srtlla sonorità dello smumentoche avrà soprattutto il trattamento,
il suono alla percussioneche allora si proCucevadoveva esserecertamentepiù basso di
almeno mezzo tono.
Nella riduzione della tavola a spessoredefinitivo, s'è detto che non andava toccato
il contorno delle ff. Dovendosi però tutt'attorno allo stumento risalire con lo scavo per
raccordarsi allo spessoredel bordo e rispettare quello sottostante alla Íutwa sgusciatura
dei filetti, gli spessoridei due margini delle aste delle t'f verso le CC risultavano un po'
più grossi di quellí verso la mezzeriae ciò sarebbestato vísibile dall'esterno.Allora Stra-
divari, a scavoultimato, li assottigliavaleggermenteall'interno con un dolce raccordo a
curva, pareggiandoli,
Restavano da incidere le quatto tacche sulle aste delle lf , che, oltre ad avere una
8ó funzione estetica,servivanoprincipàlàente a determinarel'esatta po-qi7lqne del ponticello.
Puntato il compassoai punti estemi delle palette, tracciava graffiando su ciascuna asta
delle ll due archi equidistanti; la rctta congiungente i due punti di intersecazione degli
archi dava posizione e inclinazione delle tacche. I segni della punta del compassoalle
estremità delle palette e quelli di intersecazionedegli archi sono visibili sull'interno dei
piani armonici. Seguendola retta di congiunzione praticava col coltello una incisione
della profondità di circa un millimetro e mezzo; con alti due tagli laterali equidistanti
e convergential punto di fondo del primo taglio, otteneva una V dell'apertuta di pure
un millimetro e mezzo circa; arrotondati leggermentei vertici di detta V, la tacca risul-
tava perfetta. Con questo semplice sistemaottenevadelle taccheche per posizione,incli-
87 nazione ed esecuzioneconferivano una tale grazia ed armonia alle ÍÍ, d^ renderle irri-
petibili ad occhio.
92
Fig. 87 A. Stradiuari: parti-
colare della taaola arntonrca
del aioloncello <<Duport >>del
1 71 1 .
V
CATENA
95
SIMONE F. SACCONI
96
Fig. 89 A. Stradiuari: interno della tauola armonicadel aiolino < II Delrtno> del 1714 con cotenarimessa
97
VI
Ultimati fondo e piano atmonico, aweniva 1o sfilamento della forma dal contorno
dello sÚumento, mediante piccoli colpi di martello per staccarla dai blocchetti. Sui lati
verticali delle forme originali del Museo è dato vedere piccole scheggedei blocchetti ri-
mastevi attaccate.Seguiva f incollatura delle conrofasce alle fasce, tolte per l'estrazione
de1la forma e ricollocate aI loro esatto posto con l'ausilio di segni di riferimento prece-
dentementeapposti. La perfetta aderenzadurante I'essiccamentodella colla di pelle era
ottenuta con forcine di femo temperato, che, non avendolasciatomaccesul diritto delle
fasce, è da suppotsi venisseroisolate da esso con l'interposizionedi strisce di lamierino
od altro materiale.
Seguiva il livellamento di enttambi i margini del contorno delle fasce e contro{asce
all'altezzadei blocchetti, le cui teste, salvo per quello del manico, non andavanoroccare,
costituendo piani fissi di riferimento per il livellamento. Quindi aweniva il graduale ab-
bassamento,taccordato e uguale dalle due paîti, dell'altezza dell'arco superiore del con-
torno, che, partendo da zero dopo le punte superiori, doveva convergereal cenro del
blocchetto di testa; abbassamentopraticato con colpi di lima. Si ricordi che sulla forma
sono state riscontratedue misure per l'altezzadelle fasce; ia maggioreper i matti dell'arco
inferiore e delle CC, la minore da raggiungersi con raccordo al centro dell'arco supe-
riore sul lato esternodella fascia. Infine, 1o smussamentoed arrotondamentodegli spigoli
interni dei blocchetti di testa e di fondo ed il taglio di quelli delle punte, che venivano
così ridotti pressappocoa riangoli. Quest'ultimo taglio, lievementeconvesso,iniziava dal
lato opposto alle CC in prosecuzionedella linea della conrofascia,per terminare distan-
ziato di un millimero dall'alto tratto di controfascia,al fine di lasciare,con questo pic-
colo salto, un po' di legno a rinforzo dell'incastro.Il contorno era così pronto a ricevere
fondo e piano armonico.
L'incollatura cominciava col fondo e veniva eseguitacon colla nuova perché fosse
ben forte, in ambíentea temperaturasuperioreai L8 gradi, privo di conenti ó'aria, pet
impedire che la colla perdesseparte del suo potere adesivo.Prima però di passarlatutta
attorno sul piano di incollatura, dato dallo spessoredelle fasce e controfasce,doveva es-
sere fatta awertenza di imbere ben bene le teste dei blocchetti,perchéin casocontrario,
presentandosiil legno con taglio di testa, sarebbe stata tutta assorbitae non ne sarebbe
rimasta in superficiea sufficienzapet assicurareuna presa tenacee duratura.
99
SIMONE F, SACCONI
Per I'esatta sovrapposizionedella tavola e del fondo al contorno deile fasce Stradivari
si giovava dei piolini di ferro posti temporaneamentesulla mezzeriadei blocchetti di testa
e di fondo; per i riferimenti, dei contorni precedentementetracciati; per il serraggio, di
appositi morsetti.
Incollato il fondo, usava passaresu tutto l'interno, piano, fondo e fasce comprese,
due mani leggere di un composto collante, che andava diluito a giusta densità in modo da
non produrre uno suato toppo consistente; la seconda mano dopo I'essiccamento della
prima. Questo compostoè lo stessoche Stradivari userà anche sull'esternoper isolare la
sostanzadi preparazionedel legno dalla vernice colorata. In strumenti non lavati all'in-
terno a seguito dt úpamzioni, 1o si può ancora accertare inumidendo e poco dopo sag-
giando con l'unghia, particolarmente sulle fasce,dove usavapassarnedi più perché molto
sottili. Ciò contribuiva al processodi indurimento ed inossamento del legno, che a sua
volta facilitava i movimenti ondulatorio e sussultorio del piano armonico e del fondo e
consentiva I'uso di spessori sottili, dai quali in buona parte dipendeva il loro prodursi
con giusto equilibrio e sincronia.
Asciutto il tutto, levigava con tamiso (tessuto di crine che si usava per fare i setacci
90 fini) e prowedeva ad incollare alf intetno della cassala sua etichetta a stampa, comple-
tata con parte della data a penna. Questa veniva sempre applicata sul fondo in corri-
spondenza della f di sinistra, seguendoneI'inclinazione, con la punta inferiore sinistra
toccante la controfascia ed a volte sovîapponentesiad essa. Subito dopo Ia data impri
91 meva il marchio del suo sigillo, intinto in inchiostro da stampa f.atto con olio vecchio di
92 lino e nero fumo e che appare sempre di un nero più intenso di quello della stampa del-
I'etichetta.
Cremonenús
AntoniusStradiuarius
F aciebatAnno rT;i{
Fig. 90 A. Stradiaari: eticbetta originale nella posizione iru cui ueniua apposta.
100
CHIUSURA DELLA C A S S A A R M O N I C A
tit:É,ri;;;;"
Fig. 91 A. Stradi- Fig. 92 Paolo Mantegazza: copia del sigillo di Stadiaari e sua irapronta
uari: sigillo originaie Crernona, Museo Ciaico.
e sua impronta. Cre-
mona, Museo Ciuico.
101
SIMONE F. SACCONI
r02
CHIUSURA DELLA CASSA ARMONICA
103
SIMONE F. SACCONI
cassa.La stessavetnice, sulla quale sono state fatte tante congetturefino ad attribuirle,
per un suo presunto e misteriosopotere, I'esclusivomerito di produrre l'eccellenzadi quel
suono, quasi che di pet se stessapossaessere dotata della capacità di tras{ormare uno
srumento normale in uno eccezionale,pur strettamenteinteressandola qualità del suono
e contribuendo anch'essaa conferirgli vigore e brillantezza, sostarrzialmente assolveràa
due specifichee diverse funzioni: I'una sussidraia dell'acusticadella cassa,l'altta decora-
tiva; ciascunaadempiutada una diversa composizione.Perché in realtà si uatta di due
distinte vernici, date allo strumento sepaîatamente. La prima incolore (per la quale è pir)
coîretto parlare di preparazionedel legno) serviva a completare all'esterno l'accennato
processodi indurimento del legno, iniziato all'interno dello strumento con il composto
collante. Questo indurimento, facilitando ed esaltandoi movimenti del piano e del fon-
do, contibuiva a determinarele condizioni ottime perché si producesserocon quell'am:
piezzae regolarità dalle quali derivava la qualità del suono. Si può quindi affermareche
questa prima pseudo vernice concorreva,unitamente a tutti i rapporti via via acceîtati
nell'esamedelle singole componenti della cassa,alla resa sonoradello strumento. In altri
termini la costruzionedella cassaarmonicain quel modo, con quegli spessorie con quei
rapporti, presupponeI'applicazionesuccessiva di questaprima <(vernice > di preparazione.
La secondavernice colorata, coi riflessí e ffasparenze,donavaallo sffumento la sua
veste decotativ^, senza nulla più aggiungerealle sue possibilità sonore, anche se non
può dirsi ad esseindifierente. Infatti la sua composizionedoveva esseretale da non tur-
bare od alterare i delicati equilibri acusticigià acquisiti dalla cassa.A riprova di tutto ciò
sta il fatto che se le vernici di Stradivari le applicassimoad uno strumento mediocre,que-
sto tale resterebbe;e l'esperimentoè stato fatto, dato che sono state ricostruite le com-
posizioni ed i procedimenti per farle ed applicarle.Ma se ad uno stumento di Stradivari
sostituiamo anche solo la vernice colorata con alra aventequalità diverse, incidiamo no-
tevolmentesulla sua resa sonota e sul timbro del suo suono, non per la sottrazione di
una componentedi esso,bensì per il turbamentoche viene operatonei rapporti descritti.
Tutte le cassearmoniche dei violini di Stadivari, nonostante le diverse misure,
spessori, curvature e piazzamentodelle ft', tolte anima e montatura e percosse legger-
mente con le nocchesul centro del fondo, danno un sl sotto il rigo leggermentecalante,
con lievi vaúazioni a secondadelle misure e dell'altezzadella curvatuta. La sressanora
si produce, sempreaó animae montaturalevate, sofiando in una delle l. È il cosiddetto
suono del volume d'aúa della cassa.
Per valutare giustamentei risultati raggiuntida tutta la produzionedi Stradivari,oc-
corîe ancora tenere presente che al suo tempo il diapasonera più basso e conseguente-
mente più bassal'accordaturadegli strumenti. Inoltre le corde avevanouno spessoremeno
costantee regolare e venivano meno tese. Per questo sbalordisceLa capacitàche hanno
tutti i suoi strumenti di sopportare la innegabile forzatuta derivante dalle montature mo-
derne, senzaaltetazionealcuna dei vari delicati equilibri esaminati; al contrario, questi
104
CHIUSURA DELLA CASSA ARMONICA
ne risultano esaltati in tutte le caratteristiche,quasi che detti sffumenti siano stati creati
con possibilità illimitate.
Il massimo pregio di queste cassearmoniche consiste nella prontezzadi rispondenza
alle sollecitazioni delle corde e nelf immedratezzadi emissione del suono. La prontezza{.a
Fig. 97 A. Stradiuari: interno della tauola del uiolino <<La Pucelle > del 1709 mosnante iI logorio
prodotfo dall'anima.
105
SIMONE F. SACCONI
106
VII
Chiusala cassaarmonica,Ia Iarghezzainterna del bordo tanto del piano quanto del
fondo, delimitata dalla linea delle fasce, andavaridotta da quella provvisoria di 4 mm del
primo taglio alla definitiva, che risultava costante tutt'attorno allo strumento salvo alle
punte, che Stradivan allargavaleggermente.Essa era di mm J scarsinei violini, .J nelle
viole e da 3 a 3,5 nei violoncelli.
La modellatura del contorno dello strumento era avvenutasu una forma dello spes-
sore di If ) citca rispetto all'altezzadelle fasce,per cui queste avevanoassuntouna leg-
gerissimabombatura al centro che, conferendoalle fasceuna particolare morbtdezza,do-
veva essererigorosamenterispettata in tutte 1e successiveoperazioni.Ancora, durante la
montatura delle fascee conrofasce poteva essersi prodotta qualche lieve deformazione
delle curve geometrichedel contorno. Queste eventuali piccole irregolarità Stradivari le
riproduceva neTlariduzione dei bordi dello strumento a Iatghezzadefinitiva; per quesro
effettuava tale openzione solo dopo la chiusura della cassa.Infatti soltanto alIora dispo-
neva di un contorno delle fasce fisse e definitivo, seguendoil quale poteva ottenere un
marginedei bordi perfettamenteparallelo a quello delle fascee conseguentemente una lar-
ghezzadi questi bordi esattamentecostante.Annullava così alla vista le predetteeventuali
deformazioni od irregolarità, che sarebberoal conrario risultate awertibili qualora con-
totno delle fascee marginedei bordi non fosserostati equidistanti. Accorgimenti questi ed
accuratezzadi lavoro che trasformavano anchele piccole asimmetrie in impronte di perso-
nalità, quando per altri liutai sarebberoapparsedifetti.
L'aTlargamentodelle punte iniziava da 5 o 6 mm dalla loro troncatuîa, che veniva 98
pîaticata alla distanza di 2 mm dalla punta delle fasce e risultava di una laryhezza di
mm7-7,5 nei violini. Il taglio di questetroncaturevenivafattoleggermenteinclinatover-
so I'esterno della C, per cui I'angolo da questa parte è sempre meno acuto di quello
verso I'interno. Per viole e violoncelli vale 1o stesso procedimento con misure dettate
dalla larghezza interna del bordo.
I1 filetto, delimitante sull'esternodel fondo e del piano la larghezzadel bordo, che
rispetto a quella interna aumentavadello spessoredelle fasce,olre ad ornare 1o strumen-
to, ha la specificafunzione, speciesul piano armonico, di legarele vene del legno, costi-
tuite dagli anni di accrescimento,per impedire possibili aperture o spaccaturedelle due
t07
\
Ido
109
SIMONE F. SACCONI
gine del bordo. Prima di passaredi nuovo I'atttezzo per il taglio vero e proprio, roncava
le fibre dure (crescita autunnale) del legno nei punti assiali, specie se la tavola era di ve-
natura larga, con colpi di coltello bene affilato, seguendola tracciatuîa.
Questo per evitare che la lama dell'attîezzo al secondopassaggioper il taglio aves-
se a subire deviazioni alf incontro delle vene scure, data la lorc durezza, e per ottenere un
solco assolutamenteregolare e nitido. Col taglio vero e proprio, della profondità di mil-
110
FILETTATURA - SGUSCIATURA - RIFINITURA DEI BORDI
limetri 2,5, non arcivavapiù all'esremo delle punte come con l'incisione di tacciatura, r0t
ma si aftestava a citca un centimeffo da esse, terminando l'ultimo tratto a mano libera t02
e abbandonandola tracciatura, che resta tuttora visibile in molti stiumenti. Questo perché
la direzione di inconro del filetto della curva superiore o in{eriore con quello della C, o
punta del filetto, anzichéessereorientata sul centro della troncattJta, piegavaverso la C.
Ciò conferiva maggior slancio alle punte dello stumento e, pur riscontrandosi anche nei
predecessori(vedi già Andrea Amati), Sradivari ptatícava questa deviazione con tanta
spontaneitàda costituiîe una tipica caratteristicadella sua produzione. Essa si presenta
sempre con lo stesso andamento come se avessediviso la ffoncatura in quatffo parti ugua-
li ed orientato il vertice della punta del filetto in modo che il suo ideale prolungamento
andassea passaresul primo punto della quadripartizione verso la C.
Yio{orzr*f{o
Viof,uno
,ú
Fiss. L01 e 102 Deuiazione del taglio del solco dei filetti rispetto alla linea di tracciatura.
I suoi figli non erano alI'altezza di finire le punte dello strumento e quelle dei fi-
letti con questa grazia, come è dato vedere negli strumenti di loro esclusiva produzione
dopo la morte del padre, i quali hanno sempre punte non allargate e filetti non deviati,
bensì le une e gli alti paralleli al contorno delle fasce. Ciò è awenuto anche prima, da
quando cominciarono a lavorate in bottega, ma in quelle rare volte in cui furono lasciati
liberi di cosffuire interamente uno strumento, questo presentale caratteristichesopraddet-
te. Il loro lavoro consisteva principalmente nell'aiutare il padre, per il quale però non
fecero mai la scultura del riccio, il taglio delle punte, le punte dei filetti e il taglio delle
ll. Tipico e illuminante su tutto questo e sul conributo che essi potevano dare è un vio- t'j
lino del L7I6. Questo presenta un riccio che non ha lo slancio; la ptontezza di modella-
to e la putezza di linea di Antonio; ha punte e filetti paralleli alla linea delle fasce e de-
nuncia nel taglio delle ll chiaramentela mano dei figli, mentre in tutto il resto non si no-
tano apprezzabili differenze col lavoro del padre, che sicuramente non vi ha messo mano.
111
SIMONE F. SACCONI
. 1 . | | 4 - a /
1 0 3 Francesco Stradiaari: utotîno aeL r/ to
-.--
r1.2
FILETTATURA - SGUSCIATURA - RIFINITURA DEI
173
SIMONE F, SACCONI
IT4
FILETTATURA - SGUSCIATURA RIFINITURA DEI BORDI
L1,5
SIMONE F, SACCONI
108
cordo non è più così armonico e regolare, frno a ridursi nel Canto del cigno deI L737 a
semplice smusso,cosicchélo spessoredel piano e del fondo tutto attorno ai margini in-
terni della cassaè rimasto troppo alto. Particolarmenteda questo strumento si desumecon
ceîtezzala successione delle varie operazionidescritte.
r09 Subito dopo sulla tavola armonica, per dare maggiore rilievo alle ff sul lato verso le
110 CC, praticava, iniziando dalla paletta inferiore, un leggerissimosgusciolungo il margine
111 esterno dell'asta, che amivava ad affievolirsi quasi alla paletta superiore, senza però mai
toccare detto margine della f per non abbassarlo,e nuovamente raccordandoverso la sgu-
scia dei filetti. Dava così un'eccezionalefreschezzae morbidezza alla interu f, inconfondi-
bile e mai raggiunta da nessun alro liutaio.
c
{
víolonaello
]-
rf
5t'---.---
h---=----
Fig. 107 Disegno indicante la superficie della tauola armonica interessata dal raccordo della sguscia
sui filetti e da quella alle aste delle fÍ.
TT6
FILETTATURA . SGUSCIATURA RIFINITURA DEI BORDI
-H
Fìg. 108 Disegno in sezione mostrante la raccordatura incompleta nel uiolino < Canto del Cigno >
del 1737 (A) e corne aurebbe d,ouuto essereterminata (B).
'
..
TT7
SIMON E F, SACCONI
il
Fig. 111 Calco in gessodi una f di aioloncello di Stradiuari euiclenzianteIa lieue sguscia lungo il
margine destro dell'asta.
118
FILETTATURA - SGUSCIATURA RIFINITURA DEI BORDI
Restaval'arrotondamento dei due angoli o spigoli del bordo, tanto per il piano quanto
per il fondo, che Stradivari iniziava semprecol praticare una sfaccettatun a 45 gradi sugli
angoli interni, costante e precisa lungo tutto il bordo, della profondità media di mm 1,,3,
operatacon piccolo pialletto piatto, coltello e lima a secondadelle posizioni. Analogamente
procedeva per gli angoli esterni, dando però a quest'alffa sfaccettatuîarrfiaprofondità me-
dia di mm 1,7, un po' più sentita sulle punte perché di maggiore spessore.Col sistema
della sfaccettaturao smusso assicuravala uniformità del successivo amotondamento. In
casocontrario il tondo sarebberisultato irregolare, come è dato vedere nel lavoro molto
meno accurato di Guarneri del Gesù, specialmentenell'ultimo periodo.
I quattro angoli ottenuti venivano quindi arrotondati in una curva armonica, che
sul lato interno si arrestava ad un millimetro scarso dalla fascia, presumibilmente per
evitare di danneggiarla, e sull'esterno si ampliava un po' di più a caus della maggiore
profondità dello smusso. La finitura delle punte veniva efiettuata con coltello, pialletta
piatta,lima e rasiera; attezzi che andavano usati sempre con movimento ciicolare fino
all'uscita dall'esremità della punta, per mantenere la freschezzadel taglio e dell'allarga-
mento, cosicchéI'ideale ptolungamento della punta stessaproseguissein un rotondo armo-
nioso. Per questo Smadivari, nel trasformare l'angolo retto degli spigoli della punta in
tondo, poneva la massima attenzione a non altetzie o intaccare la linea di allargamento
della punta stessa.
t19
VNI
Tru i modelli e i disegni che corredanoogni forma se ne uovano sempîe tre rela-
ll:
riri al riccio, che danno: il primo la linea di contorno delle facce,compresi manico e tal-
Itrne. e Ia ),arghezzamassimadelle orecchiette della chiocciola, che Sradivari disegnava
.rpplicandole regole geomeriche delle spirali di Archimede e del Vignola; il secondo1o
sviluppo del dorso, rappresentatoda uno schema geometrico costituito da tanti diversi
cerchi irr successione,i cui diametri indicano le varie latghezzedel riccio nei corrispon-
Jenti punti, e la profondità dello smussoda praticarsi sui margini; il terzo \a faccia della
{iìnascia,o cassetta,con I'indicazione dell'esatta posizíone dei fori dei bischeri.
Premessoche negli strumenti manico e riccio costituisconoun tutt'uno, ricavato
Ja un solo pezzo di legno, la preparazionedella scultura procedevanel seguenteor-
Jine: scelto un blocco di legno di acero di taglio radiale rispetto al contorno, assairara-
mente di taglio tangenziale,se ne spianavanole facce, portandole a squadro con la larghez-
za. fissata alla esattamisura indicata sul disegnoper quella delle orecchiette.Se 1o stru-
mento sul quale sarebbe stato montato aveva fondo e fasce dí pioppo o di salice, Sradi-
vari intagliava il riccio in legno di pero o di faggio. Usandoaceronon si curava di sceglie-
re per il riccio pezzi aventi la stessamatezzaturadelle fasce e del fondo; al contario ba-
dava semprea sceglierelegno il più possibilecompatto, altrímenti I'acero avrebbeofierto
nella sua struttura più tratti flessibili, atti ad assorbiremaggiormenteI'umidità della mano
e quella dell'aria, con conseguentemaggioremalleabilitàe facilità a torcersio piegarsisotto
i1 continuo tiraggio delle corde. Inoltre una matezzaturamolto marcata avrebbe distur-
bato la plasticità della scultura della chiocciola.Esistono strumenti di Stradivari con ma-
nico-riccio addirittura senza marezzail)taalcuna; tipico 1I Tiziano àel 171,5.
Sovrapposto il primo modello a una, facctadel blocco di legno, riportava il contorno
esternodel riccio e del manico mediante incisione con la punta di un coltello, e quello
interno della chiocciola,segnandolocon una serie di puntini. A difierenzadi Pietro Guar-
neri di Mantova, di G. B. Guadagnini e dí alri, ne1lavoro di sculturabaderàin genetead
eliminare questi puntini di tracciat:uîa,seîza che per aluo qualcuno gli sfugga e resti
visibile su alcuni strumenti. Con I'ausilio di segni di riferimento ripeteva l'opetazionedi
tracciatura sull'altra faccia del blocco di legno, procedendoquindi a ritagliarecon un se-
ghetto da volto, seguendoI'incisione. Il contorno così ottenuto veniva rifinito con pial-
12l
rF #.
SIMONE F. SACCONI
letta a denti, raspa e lima fino a lambire Ia taccia incisa col coltello. Seguiva il riporto
delle varie laryhezzedel dorso del riccio lungo tutto il suo sviluppo. I1 riporto aweniva
con aperture di compasso,che, desunte dal secondo disegno, ripetevano i vaú diameli
dei cerchi dello schema geornetrico alle rispettive distanze, e i centri dei quali dovevano
122
INTAGLIO DEL RICCIO
Fie. 113 Disegno indicante i Fig. 114 A. Stradiuari:riccio della uiola con-
I
tagli con seghettoper la prima tralto <<Paganini> del 1731 con puntini di trac-
sgrossaturadel riccio. ciatur:aal bottone della chiocciola.
cadere sulla linea di mezzeúa. Collegati infine armonicamentei segni delle varie apertu-
re riportate) con due linee continue, la laryhezzadell'intero dorso risultava compiutamen-
te tîacciata. La parte terminale inferiore o coda del riccio, corrispondendo ad una esatta
semicirconfeîenza, veniva sempre ffacciata a compasso.Sulla mezzeriadelf intero sviluppo
123
SIMONE F. SACCONI
Fig. L15 A. Stradiuari: lronte e dorso del riccio della oiola contralto <<Med.icea>> del L690 con
aisibili sulla rnezzeria piccoli fori prodotti dalla punta del compasso usato nel riporto delle larghezze.
115 di molti ricci sono rimasti tuttavia visibili i {ori prodotti dalla punta del compassousato
116 in queste operazioni e successivamente riempiti di vernice.
La fase successivainiziava con la sbozzatutadelle ganascefino all'attaccatura della
chiocciola. Per agevolare I'asportazione del legno e ridurre al minimo il pericolo di scheg-
giature, Stradivari pîaticava con colpi di seghetto tagli rasversali alla distanza di circa
l l3 3 cm l'uno dall'alto. La profondità di questi tagli era dettata dalle linee delimitanti le lar-
ghezzedel dorso del riccio. In alcuni strumenti dove la mano è scappatae qualche taglio
124
INTAGLIO DEL RICCIO
Fig.116 A. Stradiaari: lronte e dorso del riccio della uiola contlalto <<Paganini> del 1731 con
uisibili sulla mezzeria piccoli fori prodotti dalla punta del conxpassousato nel riporto delle larghezze.
125
SIMONE F. SACCONI
126
INTAGLIO DEL RICCIO
mona, recano lettere di contrassegno.Queste letterei che dovevano ffovarsi su tutti gli
srumenti, oggi non esistono più a seguito della sostituzione dei manici, i cui innesti al
riccio originale interessanola parte su cui esse stavano scritte.
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l r unt.
Fig. 1-17 Sezionidel riccio ricaaateda quello di un uioloncello,ualeaoliper ogni riccio di Stradioari.
r27
SIMONE F. SACCONI
Fig. 1-18 A. Stradiaari: manico originale proaeniente dal aiolino < Soil >> del 1714 con lettera G
autograla, indicante la lorma con la quale fu costruito. Cremona, Museo Ciaico.
119 Rimaneva la sgusciatura del dorso e della fronte. L^ pafie centrale del fondo delle
t20 due sguscieStradivari la faceva risultare sempre piuttosto píana, mai a tutto tondo. Per
ottenere ciò, eseguiva su ciascunametà della larghezza del riccio due scanalature con
sgorbia stretta semicircolare,una aderente alla mezzetia, I'altra allo smusso, asportando
poi con sgorbia semipiatta il legno tra le due scanalature.Rifiniva infine con raspa, lima,
coltello a lama stetta e raschietti sagomati, levigando con pelle di palombo e asprella.
Lavorando di coltello per la rifinitura delle sgusciesotto alla goladel riccio, gli avveniva
spesso,e molto più accentuatamente nell'ultimo periodo, di intaccarelo smussosul mar-
gine sinistro, resringendolo, a caúsa della maggiore dificoltà nel taglio dal centro verso
l'esterno, che non dall'esterno verso il centro. Per riparare, fiallargava1o smusso,con la
conseguenzaperò di alterare da questa parte leggermente la regolarità della linea della
chiocciola,che appare sempreun po' schiacciata.
Alffa piccola irregolarità si può riscontare nell'ampiezza delle due sgusciedel dorso,
una delle quali, e precisamentesempre quella di desra, si presentaun po' più sretta, e
qualche volta anche sensibilmente,come ad esempionel riccio del violino Cadiz del1722
t22 e in quello del violoncello Piatti deI 1720. Probabilmenteciò gli accadevaper effetto del-
I'incidenza della luce, che poteva ingannarghl'occhio durante il lavoro di sgusciatvta, tîa-
scinandolo inawertitamente ad allargaremaggiormentela sgusciain ombra, che visivamente
appaîe sempre più sffetta di quella in luce. I1 fondo quasi piatto di queste sgusciarure,
facendone risaltare la curvatura ai lati, conferiva spontaneavivacità al riccio, che non si
awerte invece nel lavoro dei figli, che facevano sguscie più rotonde e così ínanimate.
A partire dal 1688 tutti i ricci di Sradivari presentano1o smusso annerito con in-
chiosffo. Verniciato lo strumento, asportavaraschiandola sola vernice colorata sulla su-
1,28
INTAGLIO DEL RICCIO
perficie dello smusso,che contornail riccio; vi passavaquindi inchiosuo nero, che, appena
essiccato,ricopriva con una nuova stesuradi vernice colorata" Questa, essendoalquanto
trasparente,IasciavainffavvedereI'orlatura scura, smorzandoperò la crudezzadell'inchio-
sto. Otteneva in tal modo una morbida contoÍnatura,che esaltavala plasticità del riccio.
t. ' i
".. i
$*
Fig. 119 Calcbi in gesso del riccio della uiola <<Medicea > d.el 1690.
129
SIMONE F. SACCONI
130
INTAGLIO DEI, RICCIO
13')
SIMONE F. SACCONI
1.32
INTAGLIO DEL RICCIO
133
SIMONE F. SACCONI
r34
x
MANICO - TASTIERA - CORDIERA - PONTICELLO
135
SIMONE F. SACCONI
Fig. 123 Corrispondenza tra la linguetta del riccio e la nocetta del fondo.
136
MANICO - TASTIERA - CORDIERA - PONTICELLO
L) I
SIMONE F. SACCONI
1.38
MANICO . TASTIERA CORDIERA - PONTICELLO
Figg. 124, 725, 726, 127 e 128 A. Stradiuari:tastieralastronatain ebano e filettata in auorio, retnt
della stessain salice bordato in acero. Modello in acero della tastiera della lorma G; altro modello t,i
carta con grafito disegno per intarsio. Modello per la cordiera intarsiata della uiola tenore ",\[eit-
cea >>;traloro in carta per l'intarsio dell'arnorino della stessa.Cremona, Museo Ciuico.
139
SIMONE F. SACCONI
127 viva di modelli e disegni predisposti per ciascunaforma unitamente a tutti gli altri delle
128
singole parti di uno strumento. Dalle pochissimesupeîstiti, quale quella della grande viola
tenore medicea del 1690, oîn^t^ con un amorino ad intarsio, e dai numerosi modelli con
o senza disegni per intarsio, conservati nel Museo di Cremona,risulta qluantacuîa e quale
impegno Stradivari mettesse nella esecuzioneanche di questi semplici accessorie come
sapessefarli magisralmente concorrere, con eleganzadi linee o preziosità di ornato, alla
armonia estetica del tutto.
Di particolare importanza eîa comunque l'accertare I'esatta conispondenza delle
mezzeriedel manico con tastiera, del ponticello e della cordiera fino al bottone sottostante.
Probabilmente Smadivari controllava l'allineamento nel più antico e più semplicedei modi,
ossia mediante uno,spago retto da una punta irtfrlata nel foro del manico al cento del
capotasto. Solo questa corrispondenzapoteva assicurareil perfetto tiraggio centrale delle
quatro corde dal quale deriva la loro giusta ed equilibrata tensione.
Figg. 129;130 e 13L A. Stradiuari:ponticelloper uiola tenore. Mod.elli per ponticelli di aiolon-
celli e aiolini. Cremona. Museo Ciaico.
140
MANICO - TASTIERA - CORDIERA - PONTICELLO
Nel ponticello vanno oss€rvate due essenziali camtteristiche per la giusta traÉilnb
sione delle vibrazioni delle corde alla tavola arrnonica.
Primo, i piedini Stradivari li teneva- to aIti, in modo che la pres-
sione di questi sulla tavola-armòiìi-à iffisse unifoiinementedistribuita;-oggl-qi-cpq-
per cui la pressionesi restringe alla sola parte
- --€;'----- -'
--r--*.+._
centfale.
Secondo, il traforo del ponticello era sempre studiato in modo da non indebolirne
maila giusta rigidità, necessariapef una prcnta trasmissionedelle vibrazioni-delle corde.
Ciò che non awiene, o awiene con ritardo, nei casi di movimenti laterali del ponticello,
dovuti ad indebolimento pet traforo sbagliato.
t4L
X
Nella montatura moderna, da applicarsi anche agli strumenti antichi, vanno date
alle tastiere le seguenti misure: per violino mm 270 di lunghezza, pet mm 25 di lar-
ghezzaal capotasto e mm 42 al maryine inferiore, uno spessorecostante ailati di mm 4,5
e una curvatura della superficie data da un arco di 42 mm di raggio; pet le viole si ha
solo un allungamento conforme alle dimensioni dello stumento; per i violoncelli not-
mali con diapasondi 42 centimeti, cm 57,9, per cm 3,3 per cm 6,4.Lalunghezza può
variarc in rapporto a quella del diapason dello strumento, dovendo comunque Ia distanza
tra iI ponticello e I'inizio della tastiera risultare pati ad L/6 dellalunghezza delle cotde
dal ponticello al capotasto. Il margine inferiore della tastiera viene così a comispondere
nelle viole con il re diesis e nei violoncelli col mi.
Esse si cosuuiscono interamente in ebano con uno scavo sottostante, parallelo alla
curvatura, limitato alla sola parte terminale della tastiera a púthe da 6 mm dall'inca-
smo del manico. Sotto ai lati della parte scavatava lasciato un bordo piatto di circa un
millimetro di larghezza. Sul piano superiore, nel senso della lunghezza, va ptatic ta
una leggeraconvessitàal cenmo di mm 0,75,da risultare anchesui lati. Sui margini late-
rali superiori della tastiera va praticato uno smussoe, degli angoli risultanti, vanno amo-
tondati solo gli inferiori per raccordarli coi fianchi della tastiera, mantenendosivivi quelli
superiori. Questo smusso nei violini ha la larghezzadi un millimetro, nelle viole è leg-
germente più ampio, nei violoncelli raggiunge il millimetro e mezzo.
Di grande importanza è che la tastiera risulti più leggera possibile, perché tastiete
pesanti fanno da sordina agli strumenti. Si ricordi che Stadivari per questo motivo le
Íaceva in salice, legno leggetissimo,riducendoI'uso di legni pesanti,comeI'ebano,a sem-
plice lastronatura.
Essendola tastiera moderna di spessorecostante e non a cuneo come le antiche,
f inclinazioneverticale (verso l'alto) è data esclusivamentedall'inclinazione del manico,
come pure quella orizzontale, che si ottiene con I'aspoftazione dal piano di incollatura
del manico di una stiscia di legno da zerc sul lato del sol a mm 0,75 su quello del mi.
L'inclinazione orizzontale però va data solamentealle tastiete per violino, perché le corde
acute, esercitandouna pressionemaggioresulla tavola di quelle gravi, devono avere al
ponticello un angolo meno acuto. Di contto quelle gtavi, ptemendo meno, abbisognano
r43
SIMONE F. SACCONI
di un angolo più acuto, che ne aiuti la spinta. Di riflesso questa inclinazione orizzontale
rende anche più agevoleI'uso dello strumento,col presentateil piano della tastiera incli-
nato verso la mano che teggeI'archetto. Non si dà invece alle tastiere per viole e violon-
celli in quanto, aumentandoil distanziamentodelle corde da1latastiera con progressione
aritmetica, la diversificazionedegli angoli delle corde al ponticello è già prodotta da que-
sta progressione.Se si desseloro ancheI'inclinazione orizzontale come nel violino, oltre
agli squilibri che si verificherebberonella resa sonoîa delle quatro corde, si renderebbe
più dificoltoso I'uso dello strumento, perché l'archetto, passandosulla corda di Ia, an-
drebbe facilmente ad urtare contro il bordo della C.
Il manico va tagliato sulle misure della tastiera; I'altezza del piede si determina
tenendo conto dell'altezzadella fascia superiore, più 1o spessoredel bordo della tavola
armonica,più la sporgenzadel manico al disopra della tavola stessa,che deve risultare
di mm 6 nei violini, mm 8 nelle viole e millimetri 20 nei violoncelli. Queste misure pos-
sono variare di un millimetro in più o in meno a secondadella maggiore o minore
altezza della curvatura della tavola. La laryhezza deIla base del piede del manico, supe-
riormente è data da quella della tastiera, inferiormente nel punto di inconro con la
nocetta, deve risultare di mm 27 nei violini, mm 23 nelle viole e mm 30 nei violon-
celli. La curva di arresto del pollice va fatta piuttosto sentita, per evitare incenezzadi
posizione, quando si suona 1o srumento. Infine la linea dell'asta del manico tra questa
curva e la gola del riccio non va tenuta perfettamenteretta, perché in tal caso l'efietto
ottico la farebbe apparire gonfia al centro, ma leggermenteconcavadi quel tanto neces-
sario perché all'occhio appaiadiritta.
A questo punto si incolla la tastíeraaI manico come pure il capotasto, facendo
avveftenza di mettere questo bene a squadro con la parte frontale del riccio.
L'incastro del manico si effettua prima segnandole misure del piede sulla fasciasupe-
riore e sullo spessoredel bordo della tavola; poi praticando una incassaturanel blocco
di testa, seguendoquesti segni, nella quale il piede vada a penetare provvisoriamente
fino a circa )/4 dalla nocetta. Dalla perfetta esecuzionedell'incastro e dalla sua esatta
profondità, derivano la precisa lunghezzadel manico, la sua centatuîa e le giuste incli-
nazioni. Una buona esecuzionedel lavoro si ottiene sporcandocon gessola basedel piede
del manico in modo che, facendolo scorrerenell'incastro,restino i segni sul suo fondo e
sui lati degli eventuali punti non piani. Questi vanno eliminati con scalpello e coltello,
facendo risultare in questa operazione,con le opportuneinclinazionidel taglio del fondo
dell'incassatura,quelle da darsi al manico-tastien.L'operazionesi ripete fino a che non
risultino più comezioni da fare. L'inchnazioneverticale del manico si controlla ponendo
una riga longitudinalmente sul centro della tastiera e verific ando Ia distanzaintercomente
tra di essae il piano armonico nel punto di piazzamentodel ponticello.Nei violini dovrà
oscillareda 26 a 27 mm, nelle viole da 30 a 32, nei violoncellida 77 a 79, a seconda
della bombatura della tavola atmonica. L'inclinazione orizzontale nei violini si controlla
invece medianteun fac-similedi ponticello, riproducente sulla parte superiore la curva
r44
MONTATURA MODERNA PER STRUMENTI
ANTICHI
I
sffumenti la cenffatura, dovendo i suoi lati corrispondere, "ltr.rì
uaguardando, ai bordi della
tastiera' Dopo questi
r
fi
t
_contolli, sempre operando col sistema d.i gerso
I'incassatura, si completa il taglio, per spingere il piede
nel definitivo incasffo non ffoppo facilmenr., -"
la nocetta' si danno quindi forma e spessori all'asta
*rei víolini di mm 1,8,5in alto e mm 20 in basso,
del manico, che"n.h.
sui lati del-
deve peneffare
àon .*u leggera resistenza,fin conlo
del manico, che dovranno risultare
i nelle viole di mm 1.9,5 emm 21, nei
t violoncelli di mm 29 e 32. Riconffollate infine le
'l
inclinazioni, la cenratura e la lun-
I ghezza del manico, si prowede alla definitiva
incollatura. Nel lavoro di rifinitura la
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nocetta va fatta risultare leggetmente ovale e perfettamente
corrispondente alla parte
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terminale del piede del manico.
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XI
ORNATO
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Fig. 132 A. Stradiuari: riccio intarsiato del uiolino <<Lo Spagnolo
> del 1 6 8 7 .
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SIMONE F. SACCONI
748
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Fig. 134 A. Stradiuari: disegni a penna per l'intarsio di fasce e ricci di aiolini. Crernona, Museo
Ciuico.
1.49
SIMONE F. SACCONI
134
Per l'esecuzione degli intarsi Stradivari creavaa penna il disegno dell'ornato a gran-
dezza naturale. Ripetuto a ricalco su un foglio di cata, ne forava con un ago i contorni
135 e, dopo averlo sovrapposto alla parte dello strumento da decorare, 1o smofinava con un
tamponcinocontenentepolvere di carbone,che, passandoattraverso i {ori, lasciava una
ttaccia inintemotta di puntini neri, riproducenti i contorni del disegno. È 1o stessoproce-
dimento cosiddetto a spolvero usato dai pittori per l'afiresco. L'intarsio sulle fasce awe-
niva prima che queste fosseropiegatee montate sulla forma, perché in caso conrario la
pressione necessariaper I'incisione dei contorni del disegno ne avrebbe sfondato il sot-
tile spessore.
Fig. L35 A. Stradiuari: disegnolorato per il riporto a spoluerosulla lascia di un aiolino della trac-
cia dell'ornatoda eseguirsiad intarsio. Cremona,Museo Ciuico.
Tagliati a misuta i vari tratti di Íascia, Stradivari cominciava col fissadi a supporti
di legno ben livellati ed a riportare, col procedimentodello spolvero, su ognuno Ji.rri
il relativo disegno. Quindi, seguendoneil contorno, pîaticavail taglio con sgorbiedi varia
misura e grandezzae con coltello. L'uso di questi attrezzi risulta incontovertibilmente
dall'esame dei contorni delf intarsio, il cui taglio riproduce sempre la precisione delle
sgorbie. È pertanto efiata l'opinione comune ch'egli- procedessecol sistema del cesello
\
quando ormai avevachiuso lo suumento.
Tolto il legno di mezzo, otteneva uno scavo.pulito di mezzomillimetro di profon-
dità, riproducente nitidamente il disegno. A causadel sottile spessoredella fasciae della
profondità della marezzatúra, a volte avveniva che, nella asportazione del legno per lo
scavo, si producesseroin qualche punto delle pipite passantifin sull'alto lato. In tai caso
úpamva la piccola rottura con pezzettini di tela incollati sul reto.
136 Probabilmente per verificare I'armonia delf insieme dell'arabescoe la sua propor-
zionata disffibuzione sull'intera superficie da ornare, si supponeusassepraticare una prova
dell'intero scavo su un pezzo di legno d,a strapazzo,prima della sua esecuzionesulle varie
parti dello strumento. Con questa pîova, usata come stamponeo clíchet, titava a torchio
delle bozze su catta con inchiostro da stampa, alcune delle quali si conservano tuttora
nel Museo. Queste infatti riproducono a grandezzanaturale il disegno in bianco su fondo
nero (ossia in negativo), che a sua volta lascia inrawedere nitidamente le venature del
legnousatoed ai margini f impronta del contorno,prodotta dalla pressionedi un torchietto.
150
ORNATO
tu iì:
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A strumento ultimato, Sradivari riempirà gli scavi con stucco di polvere di ebano
ímpastatacon colla forte, che, una volta essiccato,levigherà accuratamente,ottenendo un
arabesconero sul fondo chiaro del legno. La preziosità di questo ornato eta data dall'ar-
monia del disegno, dalla sua equilibrata distribuzione su tutta la parte ornata e dalla
precisione del taglio dei margini dello scavo,dalla quale derivavala nitidezzadell'opera
frnita. Questo arabescoad intarsio) come già detto, si disuibuiva sulle fasce, correndo
tutt'attorno allo suumento; ricopriva le due facce del riccio e il piede del manico e si
avvolgevalungo il dorso dalla coda al viluppo della chiocciola.
I5T
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Fig. 137 A. Snadiuari: uiolino intarsiato < Hellier > del 1-679
r52
ORNATO
Sulla tavola e sul fondo, per non compromettere i loro movimenti di vibrazione e
di rimando, I'ornato si limitava ai margini dove non poteva interferire sui suddetti mo-
vimenti. Qui raddoppiavala filettatura e tolto il legno fra I'una eI'altta, incollava nello
scavo risultante una successioneininterrotta di losanghe alternate a tondini in avorio,
riempiendo poi gli interstizi collo stesso stucco nero. Per la levigatura, trovandosi questo
ornato sul fondo della sgusciaed essendole parti in avorio alquanto dure, probabilmente
doveva servirsi di piccole lime curve, come quelle che usano gli scultori, stando alle
minutissime graffiautre osservabili sull'avorio.
Su alcuni strumenti I'ornato delle fasce e del riccio, anzichéad intarsio, risulta ese- 139
guito a pennello con vernice nera sottostante alla normale verniciatura dell'intero stru-
mento. Tra questi si citano: una viola del L696, un violoncello del 1700 ed il violino
Rode del !722, che è l'ultimo strumentoornato che si conosca.Per questadecorazione 140
il disegno predisposto in carta, anzichéforato sulle linee dei contorni, veniva raforato
con I'asportazíone delle parti interne, che nelf intarsio avrebbero corrisposto allo scavo
del legno. Usandolo come stampo, 1o sovrapponevaalla pate da decorate, riproducendo
f impronta della decorazione,che eseguivapoi a pennello con inchiosto indelebile, dopo
f impermeabilizzazionedel legno, per evitare che I'inchiosro si spandesse.Ciò si deduce
dal traforo in carta, conservato nel Museo di Cremona,che servì per l'ornato di un ffatto
di fascia di un violoncello.
fu"
Fig. 139 A. Snadiuari: decorazione ad incbiostro dei dae lati del ponticello della aiola tenore
<<Medicea > del M9A.
L53
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154
ORNATO
Fig. 140 A. Stradiuari: striscia tralorata per la decorazione a pennello della lascia di un uiolon-
cello. Cremona,Museo Ciuico.
155
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156
ORNATO
r57
SIMONE F. SACCONI
l4l Oltre che intarsiatore Smadivari fu ancheabile intagliatore, come dimostrano i ricci
r42 dei suoi strumenti e le eleganti volute a scudo con le quali terminava i manici delle viole
r43 da gamba alla francese. Ma più ancora lo si awerte nelle sculture di putti, satiri, ma-
scheroni, teste e busti femminili, poste sulle arpe da tavolo dei Conservatori di Musica di
Paúgi e di Napoli, o a coronamentodel manico della cera o citara del 1700. Qualche
dubbio è stato afracciatosull'autenticità di queste sculture, ritenute applicate alla cetra
in epoca successiva.Ciò lo escluderei, perché non risulta traccia di innesto ed ancor più
perché la vernice ad essesovrappostarisulta la stessadello strumento senzasoluzionedi
continuità. Per le arpe poi si conserva nel Museo di Cremona Io schizzocompleto, con
l'abbozzo delle sculture, per l'esecuzione dei modelli delle varie parti, che servirono a\la
loro cosruzione. L'autenticità infine di questi tre srumenti è fuori dubbio e per la citaru
anchedell'etichetta.
158
XII
VERNICIATURA
La vernice che ricopre gli srumenti di Stradivari per la sua particolarc bellezza,
derivante da una vasparcnza e cangiabilità di colore mai più ottenute in epoche succes-
sive, ha sempre colpito ed accesola Íantasiadi liutai ed appassionatidi liuteria. Quando
poi si pensò di porla in relazionecol suono, di cui non si riusciva a ripetere struttural-
mente la qualità, apparverole più svariate,strane e perfino assurdeipotesi, dalle ricette
spacciateper autentiche, alle ciarlatanerie da alchimia, fino alla creazionedei mito del
<(segreto inconoscibile>>che consacta il fallimento di tanti sforzi.
Ma se di segreto si voleva parlare, nel sensodi ingredienti che non si riusciva ad
individuare e di composizioneche non si poteva, o meglio non si sapeva,ú{arc, sarebbe
stato quanto meno più proprio parlare di < segretodelle vernici antiche ctemonesi>>in
'500,
quanto esserisultano in uso a Cremonagià dall'origine della liuteria, prima metà del
'700.
e sono comuni a tutti i maesmi del periodo classico frno alla secondametà del
InÍatti dopo Guarneri del Gesù la loro qualità si impoverisce, divengono via vía più tor-
bide e fanno la loro appatizionecomposizionitotalmente diverse. Lo stessoGiovan Bat-
tista Guadagnini, che doveva conoscerlemolto bene, perché il padre Lorenzo le aveva
sempreusate, se ne serve ormai saltuariamente,abbandonandole infine per quelledi nuova
introduzione. Queste ebbero ben presto il sopravventoe il nuovo sistemadi verniciatura
- e quanto nuovo fosse, oltre che per sostanzeusate, proprio come sistema risulterà
chiaramentein seguits - fsqs caderenell'oblio quello antico di cui si perseogni nozione.
Ora vien fatto di chiedersi come mai, a paîte i ciarlatani, non abbia avuto successo
la serietà di molti ricercatori. L'etrote sta nel punto di panenza.Tutti coloro che si occu-
parono del problema, ebbero il torto di partire da una base sbagliata,ossia di pensare
che le vernici classichecostituissero,se così si può dire, le antenatedi quelle dell'Otto-
cento e moderne,e a queste andasseroin qualchemodo collegate.Risultata vana qualsiasi
ricostuzione a ritroso di una presunta evoluzionedelle vernici antiche fino a que1lemo-
derne, perché a nulla si approdavache assomigliasseloro anche lontanamente, I'atten-
zione si spostò su quegli scrittori del passatoche avevanoparlato di vernici, riportando
anche ricette varie. Si ridiseppellirono in tal modo dall'oblio le indicazioni contenute
negli scritti e ricettari di autori del Cinque, Sei e Settecento,come Alessio il Piemon-
tese ( L550); il Fioravanti (1564); i tedeschiZahn e Kunckel (prima del 1685); Padre
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VERNICIATURA
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VERNICIATURA
lo di incidenza dei raggi della luce. Verso il tramonto o al matrino, anche con cielo
co-
perto, il colore si accentua,acquistapiù intensità, profondità e luminosità, diviene
vi-
brante come se la vernice si accendesse;a luce difiusa o indiretta tende a spegnersi.Si
ha quindi una diffrazionedella luce. Inoltre osservandoal microscopio,6u ,.ugliu di ver-
nice non si riscontrano tracce di colore giallo addizionato,eppure tutta la vernice vista
sullo sffumento ha magnifici riflessi dorati; questi le devono esseredati anche dal legno,
che colla prepanzione ha assuntoper ossidazionequella tonalità. Se osserviamoil com-
poîtamento di tutte le vernici usuali a base di resine colorate, quali la gomma gutta, il
sanguedi drago ecc' e aniline solubili in alcooled olii essenziali,risconliamo comenessu-
na di esseè in grado di produrre questi effetti, perché formano un amalgamaimpenela-
bile, che impediscela difrrazione.Infatti il lucido che essedanno prò anch. esseresupe-
riore, ma freddo e limitato alla superficie,mai morbido e caldo; il colore sempre uguale
e piatto; il legno sottostantesenzairidescenze;la luce riflessae non difrrarca.
Da questeprime constatazioniscaturisconoi seguentipunti fermi: primo, siamoin presen-
za di sostanzeche nulla hanno a che vedere con quelle contenutenelle vernici posteriori
e modetne; secondo,il risultato finale di tutto il procedimentodi verniciaturaè dato dal
combinato concorsodella preparazionee della vernice, che, sotto I'aspetto estetico,si in-
tegrano a vicenda; tetzo, questo procedimentoè totalmente differente da tutti quelli che
posteriormenteal periodo classicosono stati praticati in liuteria; quarto, solo dall,esame
dei requisiti e del comportamentodi questa vernice si può risalire alle sostanze che la
compongono.
Partendoda questi dati di fatto verrò esponendole varie osservazionied esperienze
da me fatte, fino alle conclusioniche ho creduto di doverneffarre.
Esponendouno strumento al calore estivo, la vernice subiscetuttora un rammorbi-
dimento a causadella sua bassaresistenzaal calore, che fa lasciaresu uno straccioumido.
passatovisopra, traccecolor ambra, mai traccedi coloredella vernice,anchequandoè mol-
to tossa. Sulle parti di uno stîumento soggettead un continuo contatto delle mani, il 1o-
goramentoassumel'aspetto di consunzionesfumata.Quando per urti su superficiruvide si
verifica al centro del fondo la caduta di particelle di vernice, queste ,o.ro p., lo più mi-
nutissime e mai continue, ma distribuite in un mosaicoirregolare,come fosseprodotto da
sbriciolamento.Perdurandoil processodi logoramento,I'area interessata,i allarga sem-
pre più, seguendoperò l'andamentodella marezzatutadel legno. In altri termini sul fondo
non si verifica mai lo staccodi scagliecompatte,come nelle vernici dure, ma lo sgretola-
mento in particelle piccolissime.Questo fenomenoè dovuto, per quanto riguarda lo sbri
ciolamento, alla friabilità della vernice, mentre l'andamentodel logorio riflette il maggio-
re o minote assorbimentodella preparuzione da parte del legno,perchéla vernice,non amal-
gamandosi con la preparazione,cede più o meno facilmente a secondache sia più o meno
ancotata. Infatti salta via maggiormente sulle parti chiare del legno in quanto, essendome-
no porose,ofirono alla verniceminori ancoraggi.Sulle parti scure avvieneil contrario, per-
ché, presentandosiil legno di testa, risultano più porose.Inoltre i margini de11escrepola-
r67
SIMONE F. SACCONI
ture o delle rotture della vernice non sono mai nitidi e precisi, ma appaiono sempîe am-
morbiditi e quasi sfumati. Altrettanto awiene per i margini di particellecadute.Osservan-
do al microscopiouna piccola scagliadi vernice appena staccata,i suoi margini, ancorché
di spessoresottilissimo, appaiono nitidi ed acuti come quelli di un vetro spezzaro,m
ripetendo I'osservazionecon lo stessoframmento dopo qualche giorno, specie d'estate,
questi si sono ammorbiditi ed arrotondati.Per tutto questo il logoramento della vernice,
specieal cento del fondo degli strumenti, non è mai duro e brutto come di cosatovinata,
come si vede negli stumenti con vernici a spirito elacca,al contrarioè diun cosìbell'effet-
to che qualcuno ha persino pensato che sia stato Stadivari stessoa volerlo e provocarlo.
I profani restanopiù ammirati di fronte ad un fondo di strumentodi Stadivari così pitto-
ricamenteconsunto,che non davanti ad un oggetto con vernice integra. Quando da uno
strumento, per evento eccezionale,salta via un pezzettodi vernice di una certa amprezza,
il fondo sottostante appare all'inizio opaco, por gradatamenteacquista il caratteristico lu-
cido morbido e grasso,speciese leggermentesrofinato. Ciò non può esseredovuto ad
altro se non a maccedella composizionedella vernice, timaste sulla preparazione,che rin-
vengono e si espandono.Non può derivare dalla preparazíone,perché, come visto, è
dura, insoiubile ed inalterabile.
Allo stato naturale questa vernice è piuttosto opaca,ma se ruvvivata con una goccia
d'olio di essenzeo di vaselinae leggermentestrofinatacon uno stracciomorbido, subito si
accendee brilla di una particolare luminosità, perché I'olio, filtrando tra le porosità, ne
aumentail distaccodal fondo di*preparazione,che le fa da specchioriflettente. Se passata
con uno straccioleggermenteimbevuto di alcool,si scioglie,lasciandosu di essouna specie
di sporcobrunasro, mentre la sua superficieda liscia diviene porosa. Essa inolte riceve e
trattiene 1o sporcocon grande facrhtà,ciò che non awiene con tutte le altre vernici. Infine
1o strato steso sugli strumenti risulta sempîe finissimo, quasi senzaspessoree su un nu-
mero considerevoledi essi ho osservatoframmenti di peli di pennello, ricoperti dalle va-
rie maní di vernice. Per inciso ricorderò di aver visto quasi tutti gli strumenti di Sradivari
oggi conosciutie di averneriparati ckca 350.
Una ulteriore conferma delle proprietà e qualità di questa vernice, può desu-
mersi da una lettera di Suadivari datata 12 Agosto 1708, nella quale si dice: compatirà
I'tardanzadel uiolino che è statto Ia causaper la uerniceper le gran Crepateche il sole non
le lacia aprire, dove si afretmachiaramenteche il ritardo nella consegnadi un violino si
doveva alla vernice, che, prima dell'essiccamento, andavaespostaad un forte sole perché
si rammorbidissee distendesseuniformementein modo da annullarele suiature del pen-
nello. Se però fosse rimasta espostatroppo a lungo al sole si sarebbeeccessivamente ram-
mollita tanto da aprirsi e concentrarsipoi in grumi o isole, come è awenuto su un vio-
lino del L7L8. Qui si è prima apeîta,poi ristretta, quindi concentrata in lunghe isole
distanti tra loro frno a J mm. Anche in qualchealtro raro casoil fenomenosi è verificato,
in forma però non così vistosa ed appariscente,quando la vernice è stata data a mani
troppo dense. Infine al mícroscopio,quando non vi sono mischiate sostanzecoloranti,
168
V E R N IC I A T U R A
appaîedi un colore ambra; quando contiene colore questo è sempre concenffatoin mi-
nute particelle brillanti, disseminateirregolarmentein una massalegantedi color ambra-
to. Sotto i raggi della lampada di V/ood nel primo caso appare di un aranciato lattigi-
noso, come se sopra vi fosse uno strato di polvere biancastra; nel secondoassumeuna
tonalità salmone grigiastra; dove invece è saltata via, il fondo di preparazioneè sempre
di un bruno verdasro.
Le caratteristicheproprie di questa vernicesi possonocosì tiassumere:
sostanzache non sofioca 10 strumento, che si sovrappone alla pteparuzione senza in-
taccarla
fragilissima all'urto, perché tenera, friabile e aderentealla preparazíoneper ancoramento
e non per penetîazione o incorporazione;
sottile e porosa, tanto da fat frlttarc I'olio e tîattenere lo sporco;
malleabile al punto da risultare sensibilissimaalle varie temperatureatmosferiche,specie
d'estate, e suscettibiledi rammollirsi alquantocol semplicecaloredella mano.
Essa inolre presenta:
lucidità morbida e grassa,che non possiedeper se stessa,ma acquista per sfregamentol
colore ambrato, quando non vi sono aggiunte sostanzecoloranti;
buona ttaspatenza.tanto da lasciarpassarela luce e riflettere il fondo sottostante.
Ora, codestaseconìa, o nera e propria uernice, risulta compostadi semplici e note
sostanzenaturali e cioè: propoli, balsamoresinoso che le api ricavano principalmente
dalle gemme dei pioppi; il Tommaseocosìla definisce: <<materiaresinosa,odorosa,dut-
tile, di color fosco, con la quale dalle api s'intonacaintetnamentel'alveare, o alffo luogo
che loro serve di stanza)prima di impiegarc Ia ceta nella formazíone dei favi >>; resina
di trementina di larice, detta di Venezia; olio di spigo; olio di trernentina;alcool etilico.
Che la propoli fossenon solo conosciuta,ma usata da tempo nella composizionedi
vernici per usi svariati lo attesta FrancescoAgricola nell'operaTrattenimenti sulle uernici
ed altre materie utili e diletteuoli spnrsenelle opere di rnolti accreditatiautori, partico-
larmente nel trattato assaistimato del P. Fitippo Bonanni: raccolti ed ordinati da Fran-
cescoAgricola. Rauenna 7788. Libro ch'io rintacciai in una biblioteca romana, quando
a 15 anni già mi appassionavodi ricerche sui liutai antichi. In una nota a pag.55 è detto:
< quella materia glutinosa, tenace, molle da prima, ma che poi s'indura,la quale è stata
nominata propoli, che raccolgonole api e si rova nelle arnie, può servire ottimamente
per alcunevernici... che la propoli discioltanello spirito di vino e nell'olio di ffementina.
polebbe sostituire alla vernice, che impiegasiper dare il colore d'oro..' Se per esempio
s'incorporassecol masticeo con la sandracca,essasarebbebuona >>.
La propoli veniva usata allo stato naturale,mentre la resina di ffementina di larice
andava pîepavrta.Quest'ultima essendoall'esmazionedalla piantavischiosae contenendo
terpeni ed olii, che vanno eliminati per poterla solidificare,si facevacuocerea fuoco lento
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170
VERNICIATURA
1,71
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per ore e ore (almeno sei) in acqua, da cambiarsiogni tanto, fino a ridurla, all'atto del
rapprendimento,a consistenzacallosa.In occasionedei cambi dell'acqua era bene mani-
polarla energicamente,per facilitarne il processo di rapprendimento, coll'avvertenzadi
usare sempre,qui e altrove, acqua piovana o distillata per evitare ossidi.
Altto sistema per pîepararla, consistevanel cuocerla senz'acquain recipiente di
rame, maí di fetto, sempre per non assorbireossidi, fino a che fosse polverizzabile dopo
il rafireddamento. Per l'eliminazione di qualsiasi eventuale residuo di vischiosità era in
uso di ricuocere a fuoco lento pet pochi minuti la resina già bollita in acqua e decantata
o quella cotta direttamente senz'acquanel recipiente di rame, con l'aggiunta dell'8Vo
circa di calce spenta in polvere. Nell'analisi chimica e spetrografica si è sempre rinve-
nuta una notevole quantità di calce.
La propoli conferiva alla vernice una colorazioneambra dotata;la resinadi Venezia
ne aumentavae migliotava la {.orzalegante; gli olii essenzialie l'alcool ne costituivano
il solvente, come pure ne aiutavano la trasparenza.
Per fare la vernice, propoli e resina, in ragionedi 415 e I 15 rispettivamente,veni-
vano sciolti ed amalgamatia bassatemperaturacon alcool etilico, quindi si filuava con
tessuto di tela fine. Rimesso a fuoco il filrato, andava concentîato frno alla densità di
pasta molle. A questo punto veniva nuovamentesciolta con gli olii suddetti.
Quando la ptopoli era di qualità troppo magîa, ossia contenevapoca o niente cera
(ciò aweniva assai raramente perché si usavaquella raccolta in pezzi e non quella raschia-
ta dall'arnia) vi si addizionava ceta vergine precedentemente cotta con ossido di piombo
(cerussa)in ragione del 4Vo circa rispetto alla quantità delle resine. L'ossido di piombo
serviva a facilitame I'essiccamentoe I'indurimento. L'olio di spigo veniva usato nella fase
iniziale della diluizione, onde sciogliere le sostanzecomponenti la vernice non solubili in
alcool e olio di tementina; continuandosipoi la diluizione con olio di trementina,fino ad
ottenere la fluidità necessatiaper una facile stesuraa pennello.Non si poteva usare tutto
olio di spigo perché, sciogliendoquesto anche le resine, sarebbe risultata dificile, per
non dire impossibile, l'applicazione allo strumento di più mani di vernice, ridiscioglien-
dosi colle successiveanche le precedenti.Alrettanto non si doveva eccederenella quan-
tità di olio di trementina, perché la vernice si sarebbedisunita. Se ciò si verificassesi
può ripristinarc l'amalgama aggiungendoancora un poco di olio di spigo. Tanto la propoli
quanto la cera eventualmenteaddizionata,essendousateallo stato naturale,ossianon raf-
finate, contenevanoanche nettare e polline, che contribuivano alla colorazione ambtata.
Ancora oggi rammorbidendo la vernice degli srumenti con alcool puro, si può sentire
il caratteristico aroma della propoli. L'analisi chimica ha accertatola presenzadi tutte Ie
componenti di queste sostanze.Quella di ossidodi ferro, che provocavaun imbrunimento
per ossidazionedella vernice, proveniva dal recipienteusato per la cottuîa e la manipo-
lazione, come pure poteva essere presente nella propoli, se staccatada pati in femo
delle arnie.
1.72
VERNI CIATURA
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VERNICIATURA
colore non totalmente fissato, per cui è rimasta una parte di alizarina, che può ancor
oggi reagire se messaa contatto con un sale metallico in ambiente alcalino. Ciò mi è
capitato durante Ia riparuzione di uno strumento. Avendo dovuto provvisoriamente in-
collare sulla tavola armonica il lembo di un foglio di carta copiativa per il rilievo di una
controparte, alI'atto della sua rimozione, dovetti constatareche, dove s'era verificato il
contatto, la vernice aveva assunto una intensa colonzione rossa) probabilmente dovuta
alla presenzadi sali di alluminio nella catta o nella colla.
Questo sistema di colorazionenon fu inrodotto in liuteria da Stradivari,bensìrisul-
ta in uso già da tempo; soltanto prima di lui si metteva nella vernice meno colorante.
Guarneri del Gesr) verso l'ultimo periodo ne aumentò ulteriormente la dose. Come vio-
lento e capricciosoera il suo lavoro, così componendole sue vernici eccedevanella dosa-
tura del colore, menre Stradivari ci apparesemprecostantenel metodo. Non va dimen-
ticato inoltre che, trovandoci in presenzadi fissanti metallici, come pure di recipienti'di
manipolazionee cottura o spatole a volte di metallo, questi colori erano suscettibili di
reazioni chimiche secondarie,che li potevano modificare profondamente. Ad, esempio
I'ossido di ferro eventualmentepresente nella propoli o prodottosi nei recipienti di cot-
tura in feno provocava un imbrunimento più o meno pronunciato a seconda della sua
quantità. Da qui, oltre che dal dosaggiodel colorante e dal metallo usato per il suo fis-
saggio,la grande varietà di tonalità, che in ogni caso non risulta mai cruda, ma sempre
di una eccezionalecalda morbtdezza.
Se però il colore fosse venuto a diretto contatto con la prepanzione data al legno
si sarebbeverificata una sua alteruzione.A ciò si owiava dando allo strumento sopra alla
prepamzionedel legno e prima di procedere alla vera e propria verniciatura, un com-
posto isolante. L'analisi chimica ha rivelato anche la presenzadi albumina e zucchero,
che non entrano nella composizionedella vernice colorata sopra desctitta. Evidentemen-
te questi ingredienti non possono che Íar parte della sostanza isolante. Anche questo
risulta accertato ove si osservino sugli strumenti i margini delle zone di vernice logo-
ruta-.Al centro della logoratur^, dove questa è più marcata, appaîe sempre la prepara-
zione di fondo del legno coperta da una sottilissimae molto aderentepellícola lucida ed
ai margini di questa logoratura una speciedi alone costituito dalla sedimentazionedelle
resine (propoli - cera) e dell'olio di tementina, che, durante il processodi essiccamento,
sotto I'azione del calore tendono a precipitare,lasciandoin superfrcieIa lacca di robbia.
Due Snadivari del periodo migliore hanno un colore bruno scuro dovuto ptobabilmente
ad ossidazione,o perché è stato omessoI'isolamento,oppure è stato dato in misura insuf-
ficiente. Anche in strumenti dal colore normale, nei punti dove il legno di acero è di
testa, resi ruvidi dalla rasiera e per questo non totalmente isolati, I'intero tratto non
liscio si presentamolto scuro come se vi avesseropassato dell'inchiostro. Ciò accadeva
più frequentementea Vincenzo Ruggeri, che ha strumenti sui quali l'ossidaziones'è pro-
dotta con tale intensitàda passaîeanchelapreparazioneecoinvolgereilsottostantelegno.
t77
SIMONE F, SACCONI
Fig. 147 A. Stradiuari: aiola contralto <<Mac Donald > del 1701.
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VERNI CIATURA
Sulla scorta dell'esamevisivo, delle risultanze delle analisi chimiche e della prarica
degli antichi lavoranti del legno, ritengo che questasostanzadi isolamentosi componesse
di: albume o chiara d'uovo, gomma arabicao di ciliegio scioltain acqua,un po' ài miele
per assicurarneI'elasticità e zucchero candito. Lo zuccheroper le sue proprietà riducenti
si può ritenere che si presti bene a proteggerelo strato di vernicedalla preparazionesot-
tostante, perché neutralizza Ie eventuali sostanze ossidanti presenti in quest'ultima.
A basso calore si scioglievanoin acquagr. 25 di gomma arubicao di ciliegio, mezzo
cucchiaiodi miele e un quarto di cucchiaiodi zuccherocandito o cristallino.Filtrato e raf-
freddato, vi si aggiungeva ciò che deposita la chian fruIlata di un uovo.
La consistenzadi questo compostodoveva esserepiuttosto bassa,per evitare il for-
marsi di una pellicola troppo spessa,che avrebbepotuto influire sul suono, smorzandone
la brillantezza. All'atto della sua applicazioneanch'essodoveva esseredi fresca prepara-
zione, altimenti avrebbe perso il necessariopotere adesivo.
Una volta essiccatoil composto collantedi isolamentoassumeuna notevole dutezza
e trasparenza,direi quasi che diventa cristallino, per la presenzadello zucchero e del-
l'albumina, per cui qualche volta è stato usato come preparazioneanche esterna del le-
gno in luogo del silicato di potassio, che è stato omesso.Gli antichi lo chiamavanouer-
nice bianca.
Era pure in uso per la consetvazionedi manoscritti cartacei, ttattarli con una solu-
zione di seta liquida, ricavatadai vasi setosi deibozzoli. Nella giàcitata raccoltadi Francesco
Agricola degli scritti di precedenti autori sui tattamenti delle vernici, si legge: <<si aprano
parecchibachi da seta, si tîagganoprontamentedal loro corpo i vasi setosi, e si gettino
subito nell'acqua calda,affinchénon si secchino,e si schiaccinoquesti vasi per spremerne
il liquore e fate che si dilati nell'acqua stessa;la detta sostanzasetosavi rimamà liquida.
Dopo una sufficiente evaporuzionedell'acqua,ed aver ammassatocon tal mezzouna pic-
cola quantità di essoliquore, si dia sopra una carta stampata;îestaquestainverniciatacon
una coperta giallastta,ma trasparenteper si fatto modo, che non nascondei caratteri al
pari del vemo più fino, e che l'acqua non può alterure.Sarebbequesto un segretoper di
fendere le carte di importanzacontro I'umidità, 7a mufra, e le tignole, che corrodono,
giacchénon si conosconoinsetti, che divorino la seta>>.Non è esclusoche di questaespe-
rienzasi avvalesseroanchei liutai, per la composizionedella sostanzaisolante, da inter-
porre tra la preparazionedel legno e la vernice colorata. Si ricordi con che semplicitàdi
mezzi lavorassetoe come sapesserosapientementefar uso di tutto ciò che la natura of-
friva loro.
Stradivari inoltre, per assicutareulteriormente I'isolamento del colore dalla prepa-
tazione, usava dare allo stîumento una prima mano di vernice senzapigmento colorante,
aggiungendoquest'ultimo a quella per le passatesuccessive.Infatti le particelle di lacca
di robbia si osservanosemprein superficie,vuoi per la sedimentazionedella cera e de1la
resina durante il processodi distensionedella vernice sotto il calore del sole, ma anche
179
SIMONE F. SACCONI
per il distaccodel colore dal fondo dovuto alla prima mano di vernice non colorata.Non
si dimentichi che la passatasuccessivaandavadata dopo l'asciugamentodella precedente,
che non doveva mai reimpastarsi.
Preparuzionedel legno e vernice bianca di isolamento potevano esseredate anche a
pennello, ma più generalmenteè da supporsi che 1o fosserocon tampone di pezzao con
spugna,perchéin questomodo si ottiene un migliot risultato, stantela bassaviscositàdelle
due sostanze.La vernicecoloratainveceveniva certamentestesaa pennello,data I'omogenei-
tà e plasticitàdella stesurae considerandola lentezzadi essiccamento tra una mano e I'altra.
La presenzadi peli di pennello ricoperti da vernice colorata potrebbe indurre a ritenere
il contrario (con pennello le prime due e con tampone 7a tetza), ma questo lo si deve pre-
sumibilmentealle successive passatee più ancorc alla levigaturae lucidatura frnah che, in
certa qual misura, riamalgamavanola vernice, avviluppandoi peli. Il pennello usato, per
la sua forma, era detto a codadi merluzzo,ed era fatto con peli di bue, assaimorbido alle
punte perché non tagliate, e suficientementerigido per assicurareuna omogeneaspalma-
tura e produrre quelle belle sfumaturesul piano armonico nel tratto sotto i bordi della
tastiera.
L'interno della cassettadei piroli non risulta mai verniciato,perchénon 1osi riteneva
necessarioe probabilmenteper non rovinate le punte del pennello, come pure non è mai
verniciato il piano armonico sotto la tastieîa.Eventuali successive mani, mai più di una o
due, venivano date allo stessomodo e solo quandola precedentefossebene essiccata,per
evitare che si rimuovesse.Per questo Stradivari non ha mai usato alti olii essenzialio
alcool nella diluizione o emulsione,perché a differenzadell'olio di trementina, avrebbe ri-
disciolto la vernice applicata con la passataprecedente.
OsservandoI'intera produzione stradivariana,desta meraviglia f infinita varietà in
cui ci appaiono le sue vernici, pur avendoessesemprele stesseproprietà e caratteristi-
che. Si può dire che nessunstrumento si presentauguale all'altro: tonalità di colore, con-
sistenzadella pasta, suo spessoreche a volte si riduce addirittura ad un velo.
Da tutto quanto è stato accertatoe descritto riguardo la preparazionedel legno, il
composto collante di isolamento, la vernice vera e propria, la sua colorazione,risulta
come I'intero procedimentodi verniciaturanon fossecostituito da una segretaricetta frssa
ed immutabile, da seguirsi pedissequamentenelle componenti e nelle dosi, rigidamente
osservatanella prepatazionee nell'applicazione,bensì consistessein un sistemae in una
esperienzasecolari, di volta in volta tadotti in pratica con duttilità e cognizione.In pa-
rallelo, è la stessaunità di concezionee molteplicità di soluzioni, che abbiamo risconrato
nella tecnica costruttiva degli strumenti di Stradivari.
Per coloro che fossero interessati allacomposizionedella vernicecolotata,sulla base
della mia esperienzae dei risultati conseguiti, suggeriscoi seguenti metodi pratici di
preparazione:propoli in pezzi ben scelti ed asciutti, gr 30; trementinadi larice cotta alla
calceo sandraccain poluere, gr 20; radicedi robbia in poluere, gr 75 radice di curcuma
in poluere,gr 8-70; alcool etilico fino a 95', cc.700.
180
V E R N I CI A T U R A
Fig. 148 A. Stradiaari: uiola contralto < Paganini > del 1731
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Fig. 149 A. Stradiuari: aiolino <<Il Cremonese 7775 >>ex f oachirn, Hill, \X/uylitzer. Cremona, Pa-
lazzo Comunale.
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V E R N I CI A T U R A
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SIMONE F. SACCONI
riante di qualità più ordinaria veniva fatta con solo legno di pernambuco,noto anche
col nome di verzino. Questo rosso venezianopiù ordinario era detto falso carminio ed
era soggetto col tempo a scolorire, lasciando le vernici di un colore bruno giallastro
d'apparcnzaleggermentesporca. A Cremona fu usato da Guarneri del Gesù sui suoi
primi sffumenti e dai figli di Carlo Bergonzi. Appare anche su slumenri di G. B. Gua-
dagnini, fatti nell'anno di residenzaa Cremona (1758) e subito dopo nel decennio di
permanenzaa Parma' A quell'epoca si estraevail colore rosso anche da altti vegetali
(petali di fiori, frutti, bacche,ecc.), che però risultava sempremolto fugace.
Essendo gli sffumenti musicali ad arco costruiti in legno, è da supporsisi sia all'ori-
gine semplicementepensato di verniciarli comegli intarsiatori verniciavanole loro tarsie.
Il procedimentorisulta pertanto assai antico e non d'invenzionedei liutai. Recenti esami
delle tarsie di un armadio conservatonel Museo Civico di Cremona e di quelle del Coro
della Cattedraledi questa città, entambi opera di G. M. Platina tra il tiTl ed il 1490,
mi hanno rivelato la stessacomposizionedella preparazionedel legno e della vernice;
solo che questa non contiene colorante, per non alterare la cromia dei legni impiegati.
Laprepanzione avevalafunzione di isolare il legno dalla vernice vera e propria, perché
non I'assorbissee consetvassela massima freschezzae Timpidezza.Inoltre la dorututa
che acquistavaper ossidazione , esaltavala policromia dei legni della composizione.Infine
questo sistemadi verniciatura conferiva alf intem tarsia un lucido morbido e profondo.
Rividi le stesseÚasparenze,le seriche cangiabilità e i dorati riflessi che erano propri
degli strumenti degli Amati, quando questi usavano vernice senza addjzione di colore.
Dopo Guarneri del Gesù 7a qualità di questa vernice si impoverisce fino a scom-
parire nella secondametà del '700. Con la sua scomparsacessaancheIa prepanzionedel
legno, cosicchéè tutto il sistemache viene abbandonatoper le nuove ,..rri.h" totalmente
differenti, che entano in uso.
In Stradivari raggiunse il vertice della bellezza, non per vaianti sostanziali nelle
composizioni, ma perché sapeva preparare ed applicare queste vernici con superiore
maesffia' Solo nell'ultimo periodo esse appaionoun po' torbide ed applicate con incer-
tezza, ptobabilmente a causa della tarda età, giacchéquesto lavoro lo ha sempre curato
personalmente.
Circa le ripercussioni di queste vernici su1laresa sonoradegli srumenti e sulla qua-
lità del suono, già s'è detto della grande importanzadi quella di preparazionedel lejnc.
Della vernice vera e propria, con o senzacolorante,basterànotare .h", proprio in quello
che in seguito sarà ritenuto un suo difetto e costituirà la ragione prirna d.l ,.ro abban-
dono, consisteil suo più grande pregio. Essendofragile, friabile, pÀroru, non sofioca 1o
strumento e consentea tutti i delicati equilibri della cassaarmonicail massimodi esores-
sione. Le nuove tecniche, abbandonandola prepatazionedel legno, distruggerannola pos-
sibilità di ricreare quelle casse,con quei rapporti e con quegli spessori;ínloducendo ver-
nici dure e compatte, soffocherannoil respiro dello sffumento. Conosco un bellissimo
violino di Stradivari del periodo migliore, che a seguito di totale riverniciatura con com-
186
V E R N I CI A T U R A
posizione moderna, è divenuto irriconoscibile, sia nel suono, come nelle caratterisriche
estetiche.
Forse neppure gli stessi liutaí classiciche le usarono erano pienamenteconsci del-
l'influenza che queste vernici, e più ancora I'inossamentodel legno, avevano sul suono
degli sttumenti. All'origine avevano acquisito il procedimento dagli intarsiatori unica-
mente perché i loro strumenti erano di legno; i risultati si erano dimostrati ottimi ed
il sistema era divenuto uadizionale e di uso comune. Constatandocon quanta esattezza
Stradivari sapessevalutare i rapporti intercorrenti tra le varie componenti della cassa
armonica,è pensabileche egli partisse per i suoi calcoli dall'accettazionedella prepara-
zione del legno come un dato di fatto necessariopiù che applicarla per ottenere quella
determinata qualità di suono. Il legno andrva isolato dagli agenti atmosferici; indurito
perché 1o strumento avessemaggior durata; impermeabilizzato perché 7a verniciatura
risultasselimpida e tîasparente.Erano le stessevalutazionidegli intarsiatori e degli arti-
giani del legno, che quel procedimento avevanocreato. Con questo però il legno veniva
ad acquistarecerte proprietà di cui Stradivari sapevatenere ben conto neIla deterrnina-
zione degli equilibri delle sue cassearmoniche.In questo si difierenzia dagli altri liutai
e non per una sua particolare ed esclusivavernice.
Ma anche quel vigore, che gli efietti della preparazionedel legno, sapientemente
combinati con i rapporti"dello srumento, conferivano alle sue creazioni,non era piena-
mente appîezzato,se dobbiamo credere all'opinione riferita dal conte Cozio di Salabue
di un maggior favore inconrato dagli strumenti degli Amati, perchédi suono meno esu-
berante. Ancor meno venivano comunementeapprezzati quelli di Guarneri del Gesù,
che, sempre in base alle notizie del Salabue,sarebbetoaddirittura stati considerati stru-
menti di terz'ordine, per la voce troppo robusta ed aggressiva.Se tutto ciò rispondessea
verità, dovremmo concludere che Stradivari, sommandoalla dolcezzadegli Amati la pre-
potenzadei Guarneri, precorreva di un secoloil gusto musicale.
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SIMONE F. SACCONI
lini, uno di Stradivari e l'aluo di Guarneri del Gesù, e nella quale, pur ammirando gli
strumenti, ne lamenta come grave difetto la fragiTitàr
della vernice. Uguale giudizio nega-
tivo darà più tardi ancheil Villaume.
Come spiegarepoi il fatto che il Salabue,così diligente e quasi fanatico nel racco-
gliere tutto di Suadivari: strumenti, fotme, disegni.modelli e schizzi,atftezzida lavoro, ma-
teriale vario di bottega,perfino un frammentodell'insegnadella medesima,non abbiaripor-
tato nel suo carteggioil vero sistemadi verniciatuîa usato da Stadivari? Se ne è effetti-
vamente interessatoa fondo e non è riuscito a rintracciarlo? Oppure, ritenendolo di
scaîsaimpottanza, si è limitato a raccoglieresenzatroppo entusiasmofalse ricette, spac-
ciate per autentiche?
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VERNICIATURA
L89
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190
VERNICIATURA
COLORI DI FLUORESCENZA
Sotto i raggi della lampada di \X/ood le aarie sostanze usate nella composizione
della preparazionedel legno, del composto collante di isolantento e d.ella aernice colorata,
nonché quelle impiegate nelle operazioni di leaigatura e lucidatura della aernice e nelle
puliture aarie anche attuali, appaiono dei seguenti colori:
191
A Stradiuari: Violino De Fontana ex Oistrakh d.el 1702. Ing. Paolo Peterlongo, Mi.lano.
192
CATALOCO
cimeli stradivariani del Nlu..eo Civictr
Servivano per modellare lo smumento mediante la curvatura delle fasce e loro incollatura ai
blocchi di testa, di fondo e delle punte. Tutte le forme di Stradivari sono contraddistinte
con una o due lettere autogîafe dell'alfabeto, ripetute su tutti i disegni e modelli per la cosrru-
zione delle singole parti dello strumento, che le coredavano. Su ognuna è segnata con due
aperture di compassol'altezza delle fasce, che ad eccezionedelle forme S e G, risulta sempre
di mm 30 per il tratto superiore e di mm 32 per tutti gli altri. Le distanze invece intercor-
renti tra le linee parallele, ffacciate trasversalmente alla forma in corispondenza delle punte,
danno il raggio per la loro curva, come pure risultano importanti per costruire geometricamente
la forma.
195
Dal n. 16 al n. 20 Forma di A. Stradivari in legno di noce per violino sette ottavi, conrrassegnau
con la lettera Q (Quarta). Lunghezza, compresi i blocchi di testa e di fondo, cm 33,1,; larghezza mas-
sima superiote, cm 1,4,5; infetiore, cm 18,3; al centro delle CC cm 9,5; raggio per la curva delle
punte cm 2,5; altezza delle fasce rispettivamente cm 2,85 e cm 3; spessoredella forma cm 1,4. Essa
è conedata dei modelli in legno di acero per il taglio dei blocchi di testa, mm 66 X 11; di fondo,
mm46XI2,5; delle punte superiori, mm9,5X26 e di quelle inferiori, mm 8,5 125,5.
196
Dal n. 28 al n. 32 Forma di A. Stradivari in legno di noce contrassegnatacon le lettere SL (.ie-
cond.a lunga). Porta la data, con incisione originale, 9 novembre 1691. Lunghezza, cempresi i blocchi
di testa e di fondo, cm 35; larghezzamassima superiote, cm 15,3; in{eriore cm 1,9,4; al centro delle
CC cm 10; raggio per la curva delle punte superiori cm 2,5 e di quelle inferiori cm 2,4; spessoredella
forma cm 1,3. Essa è corredata dei modelli in legno di acero per il taglio dei blocchi di testa,
mm 59,5 X 14; di fondo, mm 46 X 13,5; delle punte superiori, mm 11,5 X 25 e di quelle infe-
riori, mm 13 X 24 (fig. 26, pag. 32).
197
Il Creruonese1715 ex Joachim, ora conservato nel Palazzo Comunale
di Cremona. Lunghezza
compresii blocchi di testa e di fondo, cm 35,4; larghezzamassimasuperiore,
cm Ló,1; inferiore
cm 20,1; al centrodelle CC, cm 10,3; taggio per la curva delle punte superiori
cm 2,5 e di quellein-
feriori cm 2,4; altezzadelle fasce rispettivamentemm 29,5e mm 3r,5; spessore dellaforma cm L,45.
Essa è corredatadei modelli in legno di acero per il taglio dei blocchi
ài testa, mm 63 X 14; di
fondo, mm 38,5 X 13; delle punte superiori,mm l0 x 26 e di quelleinferiori,
mm lJ X T (fig.25,
pag.30).
198
N. 54 Forma di A. Stradivari per violino un quarto in legno di pioppo. Con essa fu costruito
l'Aiglon del 1734. Ha il manico terminante con una voluta a scudoin luogo del riccio, come le viole
soprano. Lunghezza,compresi i blocchi di testa e di fondo, cm 26; larghezzamassima superiore,
cm ll,7; inferiore, cm 74,4; al centro delle CC, cm 7,7; raggio per la curva delle punte superiori
cm 2,2 e di quelle inferiori cm 1,8; altezzadelle fascerispettivamente
cm 2,6 ecm 2,4; spessore della
foima cm I,2 (fig. 30, pag. 34).
Dal n. 55 al n. 58 Forma di A. Stradivari per viola contralto in legno di salice.Servì per la costru-
zione della sua ptima viola contralto del L672, che resta I'unica che si conoscafatta con questa
forma. Le successiveprovengonotutte dalla forma del 1690, costruita per la contralto Medicea.
Lunghezza,compresii blocchi di testa e di fondo, cm 40,3; latghezzamassima superiore cm 18,4;
inferiore, cm 24,1; al centro delle CC, cm 12,4; taggio per la curva delle punte superiori cm 3,03
e di quelle inferiori cm 3; altezzadelle fasce rispettivamentecm 3,8, cm 4 e cm 43; spessoredella
forma cm I,6. I tagli longitudinali servivanoper I'impugnatura.Essa è corredatadei modelli in legno
tdi aceroper il taglio dei blocchi di testa, mm
60 X 15; di fondo, mm 59 x L4,5 e delle punte infe-
riori mm I3,5 X 3I (frg. 34, pag. 36).
L99
Dal n. 92 al n. 97 Sei controparti convesse in legno di salice, di mm 85 X 1,9, contraddistinte
con la lettera T.
N. 100 e n. 101 Due controparti concave in legno di tiglio, di mm 27 X 4I (fig. 50, pag. 51).
Dal n. 102 al n. 107 Sei píoli in legno di noce di lunghezza variabile da mm 86 a ll7 (fig. 50,
pag.5I).
Dal n. 108 al n. 111 Modelli in legno di acero, contraddistinti da una croce per il taglio dei blocchi
di testa, mm 52,5 X 13; di fondo, mm 47 X 11; delle punte superiori, mm L0 X 26 e di quelle in-
feriori. mm 12 x 26.5.
Dal n. LI2 al n. ll4 Modelli in legno di aceto conttaddistinti da tre puntini, per il taglio dei bloc-
chi di testa, mm 65 X 10,5; di fondo, mm 45 X XI3; e delle punte superiori, mm I0 x 26.
N. 116 Disegno a compasso di A. Stradivari delle CC del violino della forma P, su foglio di carta
di cm LJ,6 X 24. Vi è tracciato lo schema per le misure delle ll di risonanza e loro giusto piazza-
mento. Diamero degli occhielli superiori mm 7; di quelli inferiori mm 9; distanz ra i centri dei
fori superiori mm 46; distanza tra quelli inferiori mm 120; distanza tra le linee parallele mm 7,5.
N. 117 Disegno a compasso di A. Stradivari delle CC del violino della forma G, su {oglio di carta
di cm 28,7 X 22. Vi è ttacciato lo schema per le misure delle ll di risonanza e loro giusto piazza-
mento. Diametro degli occhielli supedoti mm 8; di quelli inferiori mm 10; distanza tra i centri dei
fori superiori mm 49; distanza ra quelli inferiori mm 119; distanza tra le linee parallele mm 8. Sul
retro è tracciato il disegno delle CC del violino della forma P, descritto al numero precedente (fig. 81,
pag. 85).
Dal n. 118 al n. I23 Tre coppie di modelli in cafta di aste delle ll per violini di A, Stradivari del-
l'altezza di mm 70 e della larshezza al cento di mm 7.
200
N. 124 e \. I25 Coppia di modelli in carta di aste delle ll di violini di A. Stradivari dell'altezza
di mm 77 e della larghezza al centro di mm 6,5.
t{. 128 Manico originale di A. Stradivari proveniente dal violino Soil àel 1,114 di crn 12,2 dt
lunghezza. Sulla parte superiore si legge la lettera autogtaif^ G, indicante la forma con la quale fu
costruito ed è ancora visibile il piccolo foro per il chiodino di mezzeria, che reggeva 1o spago di cen-
tîamento. Non è più totalmente allo stato originale, essendo stato assottigliato e incavato all'arresto
del pollice (frg.93, pag. 102 e fig. 118, pag. 128).
N. 130 Modello di tastiera di A. Stradivari in legno di noce per violino grande, della lunghezza
di cm 21,3. Vi sono indicati gli spessori al capotasto, in basso, e alla linea d'inizio dello scavo sotto-
stante. La scritta: M": Ta. (modello tappa) più longa e più grande L715 è a calligrafradi Cozio di Sala-
bue. Larghezza al capotastomm 27, in basso mm 41; linea di scavo a mm 91 dal basso.
N. 1r1 Modello di tastiera di A. Stradivari in legno di aceroper violino della forma P. Lunghezza
cm 20,7; larghezzaal capotastomm 25, in bassomm 39; linea di scavoa mm79 dal basso;spes-
sorein questopunto mm 17,5.
N. 132 Modello di tastiera di A. Stradivari in legno di aceroper violino della forma G. Lunghezza
cm 20,7; laryhezzaal capotastomm 26, in bassomm 40; linea di scavoa mm 78 dal basso;spes-
sorein questopunto mm 18 (fig. 125, pag. 139).
N. 134 Modello di tastieradi A. Stradivariin legno di aceroper violino della forma PG. Lunghez-
za cm 2l,2,Latghezzaal capotastomm 26, in bassomm 40; spessorealla linea di scavomm 15,5.
N. 135 Modello di tastiera di A. Stmdivari in carta con graffito un disegno per intarsio decorativo.
Lunghezza cm 19; latghezza al capotasto mm 26,5; in basso mm 37 (frg. 1,26,pag. 139).
N. 116 Blocchetto di fondo originale di A. Stradivari proveniente dal violino Phipps del 1722
(frg. 28, pag. 33).
201,
N. 137 Modello di cordiera di A. Stradivari in legno per violino della forma MG, della \unghezza
di cm 10,9, con indicazionedegli spessori,dei fori di attacco delle corde e di quelli per il budello
reggicordiera.Latghezzasuperiore mm 4L, inferiore mm 22.
N. 138 Modello di cordiera di A. Stradivari in legno per violino della forma B. Lunghezzacm 10,9;
latghezzasuperioremm 40, inferiore mm 20.
N. 139 Duplicato in legno del modello precedentedi cordiera della forma B con graffito un dise-
gno per intarsio decorativo.
N. 140 e n. 141 Due asticelle in legno di acero: I'una della lunghezzadi cm 12,2 con scritra a
calligrafradei figli di Sradivari: Longezzadel capotastosina al mollo abasso,per controllarcl'altezza
del manico di un violino dal capotastoalla fasciasuperiore;l'altra di cm 12 con la scritta, pure a cal-
ligrafra dei figli, <<altezzadal ponticello>.
N. 142 Modello di ponticello di A. Stradivari in legno di acero per violino, da servire anche per
viola d'amore, con scritta autognfa di Stradivari Pe Ia niola da liìt. ATtezzaal cento mm 32; lar
ghezzaalla basemm 41.
N. 145 Modello di ponticello di A. Stradivari in cafta; akezza al centro mm 25, larghezza alla
basemm 36.
N. 146 Modello di ponticello di A. Stradivari in cafta; akezza al centro mm 24, larghezza alla
base mm 37.
Dal n. 1'47 aI n. 152 Sei fac-simili in legno di ponticelli di A. Stradivari per il conrollo dell'alli
neamentodel manico e dell'inclinazionedella tastiera. N. 147 - di mm 42 di laryhezza alTabase
per mm 22 di altezzaal cenftol con scritta autografa: rnodello da scoderela corda. N. 148 - di
mm 39,5 X 20, contrassegnato con le lettere PA. N. I49 - di mm 38 X 19, contrassegnato con le let-
tere FG. N. 150 - di mm 38 x 19. N. 151 - di mm 38 x 18,5. N. 1i2 - di mm 29 x 1.6.
202
CORREDO PER LA COSTRUZIONE DI UN PICCOLO VIOLINO
Dal n. 153 al n. 157 Forma di A. Stradivari in legno di pioppo con puntati i blocchetti grezzi. Lun-
ghezza,compresii blocchi di testa e di fondo, cm 15,7; latghezzamassimasuperiore cm 6,3, infe-
riore cm 8,9, al centro delle CC cm 4,8; raggio per le curve delle punte superiori mm 14 e di quelle
inferiori mm 1L,5; altezzadelle fascerispettivamentemm 16,5 e mm 18; spessore della forma mm 8.
Essa è corredatadei modelli in legno per il taglio dei blocchi di testa, mm 24,5 X 8; di fondo,
mm 23,5 X7,5; delle punte superiori,mm 5 XI4,5 e di quelle inferiori mm 6,5 X lI,5 (fr.g.45,
pag. 49).
N. 166 Modello in carta della tavola armonica di cm 15,9 X 4,9, con traforate le ff di risonanza.
N. 168 Modello in carta del manico con riccio di cm 2,1X 18,9. Altezza del riccio a partire dal
capotasto cm 6,3; del manico dal tallone al capotasto cm 1'2,6.
N. 169 Sviluppo geometrico del riccio, tracciato a compassosu striscia di carta di cm 4,6 X 11,9.
Serviva per determinare le varie larghezze del dorso.
N. 170 Modello in carta di una parte del fianco del riccio dell'altezza di mm 67,5, con indicata
la posizione dei fori dei bischeri.
N. 171 Modello in cafta della tastiera: lunghezza cm 14,5; larghezza al capotasto mm 24; in basso
mm 34; spessore alla linea di scavo mm 16.
N. 172 Modello in catta della cordiera: lunghezza mm 46; larghezza all'attacco delle corde mm 24,
al fondo mm 15.
203
Dal n. 173 al n. 185 e dal n. 186 al n. 204 Due serie complete in legno delle quinte di curva-
tura della tavola armonica e del fondo. interno ed esterno, ricavate dal conte Cozio di Salabue: I'una
da un violino di Niccolò Amati deI 1654, già appartenuto al violinista Alessandto Rolla; l'altra da un
violino di Antonio Stradivari del 1710. Stradivari però usava solo quinte di curvatura esteîne, serven-
dosi poi per lo scavo delle parti interne di appositi spessimeui, coi quali ne controliava la riduzione
agli spessori voluti.
Tutti i singoli pvzi che compongono il corredo sono contrassegnatida Stradivari con le lettete
C.Y. (Contralto oiola). Con questi modelli furono costruite le più celebri viole tra cui: laTo-
scana de| L690; la MacDonald del 1701 e la Paganini del I7)I (frgg. I e 2, pagg. 2 e 3).
Dal n. 205 al n. 209 Forma in legno di noce con apposta la sctitta autograÍ.a di Stradivari, ripe-
tuta dal conte Cozio di Salabue: 1690 Forma nuoua per il contralto fatta ha posta per il lllus*" Gran-
de Principe di Fiorcnza. Lunghezza, compresi i blocchi di testa e di fondo, cm 40,3i larghezza mas-
sima della parte superiore cm L7,7, di quella inferiore cm 2),3, al centto delle CC cm L1,8; raggio
per la curva delle punte superiori cm 3,2 e di quelle inferiori crn 2,9; altezza delle fasce cm 3,7 e
cm 3,9; spessore della forma cm 1,7. Essa è corredata dei modelli in legno di acero per il taglio dei
blocchi di testa, mm 60,5 X 15; di fondo, mm 54 X L5,5; delle punte superiori, mm 12 X 3I,5 e
di quelle inferioti mm 1.3 X 29.
N. 213 Modello in carta del manico con riccio di cm 4,7 X 28, con segnate a compasso L'ampiezza
massima delle orecchiette della chiocciola, mm 52, e la profondità dello smusso sui bordi, mm. 2.
.Lltezza del riccio dal capotasto cm L6; del manico dal tallone al capotasto cm 12.
N. 214 Sviluppo geometrico del riccio, tracciato a compasso su striscia di carta di cm 9,6 X 28,6,
con scritta autogtafa Misura per il scartozzo del contrato adì 4 ottobre L690. I diametri dei cerchi
che compongono lo sviluppo indicano Ie laryhezze del dorso nei corrispondenti punti.
204
N. 215 Modello in cafta di una parte del fianco del riccio dell'altezza di cm 12,4, con segnara la
posizione dei fori dei bischeri.
N. 217 Modello della tastiera in legno di acero di cm 23,6 di lunghezza, con indicazione degli spes-
sori. Larghezza al capotasto mm 24, in basso mm 46; spessore allalinea di scavo mm 23.
N. 218 Modello in acero della cordiera della lunghezza di cm 13,9, con indicazione degli spessori,
dei fori di attacco delle corde e di quelli pet il budello reggicordieru. Larghezza superiore mm 51, in-
feriore mm 26.
N. 219 Modello in carta della cordiera, avente le stesse misure della precedente n. 218, con gtaf-
fito un disegno per intarsio decorativo.
N. 220 Modello in caîta del ponticello della larghezza alla base di mm 45 e dell'altezza al centro
d1 mm J/.
N. 222 Campioni delle quattro corde, puntate su un rettangolo di carta di cm 14,9 X L0,4, sul
quale è scritto a calligtafradei figli di Sttadivati: Ad.ì 70 agosto L727 queste qaattro cord.esono la
grosezzaper finire la uiola a quattro corde ciouè il contrald.o.Sul reto del foglietto sono tracciati al-
cuni righi musicali,autografidi Stradivari, con numeri al posto delle note.
Dal n. 224 al n. 227 Modelli in legno di acero probabilmentedei figli di Sradivari per il taglio
dei blocchi di una viola contralto. N. 224, blocco di testa di mm 85 X 16,5; N. 225, blocco di
fondo di mm 56 X 14; N. 226, blocchidelle punte superioridi mm 1,3X 24; N. 227, blocchi delle
punte infqriori di mm 12 X 29.
N. 228 Asticellain legno di acerodi cm 48,4 X 1,8 per la misura delle fasce della viola. Vi si
legge: Longezzadella lassadella oiola C.
205
CORREDOPER LA COSTRUZIONEDELLA VIOLA TENORE
del 4 ottobre 1690
Tutti i singoli pezzi che compongono il corredo sono contrassegnati da Sradivari con le let-
tere T.V. (Tenore aiola). Con questi modelli fu costruita la grande viola tenore del 1690 detta
Medicea (figg. 18 e 19 pagg. 20 e 2l).
Dal n. 229 al n. 233 Forma in legno di noce con apposta la scritta autografa di Stradivari, cor-
retta e ricopiata dal conte Cozio di Salabue, 7690 Forma ltoua per il contralto (tenore) latta ha posta
per il lll* Gran Principe di Fiorenza. Lunghezza, compresi i blocchi di testa e di fondo, cm 46,8;
larghezza massima della pane superiore cm 20,7, di quella inferiore cm 25,7, al cenro delle CC,
cm 13,7; raggio pet la cuwa delle punte superiod cm 3,1 e di quelle inferiori cm J,05; altezza delle
fasce cm 3,95 e cm 4,2; spessoredella fotma cm 1,7. Essa è corredata dei modelli in legno di acero
per il taglio dei blocchi di testa, mm 70 X 16,5; di fondo, mm 57 X 16; delle punte superiori,
'1,3,5
mm 12 X )2 e di quelle inferiori, mm X 31.
N. 214 Disegno a compasso delle CC della viola su foglio di carta di cm 36 X 23,7. Vi è tracciato
lo schema per le misure delle ll di tisonanza e loto giusto piazzamento, con scritta autogtafa; Mesura
giusta per il Tenore de occbi latte ba posa per ill Gran Principe de Toscana adì 4 ottob L690 T V.
'12,4;
Diametto degli occhielli superiod mm 9,5; di quelli inferiori mm distanza ra i centri dei fori
superiori mm 65,5; distaLnzatra i centti di quelli inferiori mm 152,5; distanza tra le linee parallele
mm 8,5.
N. 217 Modello in cafta del manico con riccio di cm 4,8 X 28,8 con segnate a compasso I'ampiezza
massima delle orecchiette della chiocciola, mm 53,3, e la profondità dello smusso sui bordi, mm 2.
Altezza del riccio dal capotasto cm 12,8; del manico dal tallone al capotasto cm 16.
N. 238 Sviluppo geometrico del riccio, tracciato a compasso su suiscia di carta di cm 8 X 28,2,
con scritta autografa: Misura per il scartozzo del tenole fatto adì 4 ottob 1690, da!,quale risultano i
vari spessoti del dorso.
N. 239 Modello in caîta di una parte del fianco del riccio dell'altezza ài mm 130, con segnata la
posizione dei fori dei bischeri.
206
N. 241 Modello della tastiera in legno di acero della lunghezza di cm 25,1, con indicazione degli
spessori. Larghezza al capotasto mm 30, in basso mm 46; spessore alla linea di scavo mm 23.
N. 242 Modello in carta della tastiera delle stesse misure della precedente, con grafito un disegno
per intarsio decorativo.
N. 243 Modello in legno di acero della cordiera della lunghezza di mm 15, con indicazione degli
spessori, dei fori di attacco delle corde e di quelli per il budello reggicordiera. Latghezza superiore
mm. 54,5, inferiore mm 28.
N. 244 e n. 245 Due modelli in carta della cordiera, aventi le stesse misure della precedente, di cui
uno con graffito un disegno pet intarsio decotativo.
N. 247 Fac-simile in legno di ponticello, per l'allineamento del manico e l'inclinazione della tastiera,
della larghezza alTabase di mm 64 e dell'altezza al centro di mm 33.
N. 249 Ponticello originale per una viola tenore della larghezza allabase di mm 57,5 e dell'altezza
al centro di mm al 69. I29, pag. I40).
Trattasi di viola a cinque corde, con fondo bombato, punte da violoncello e manico con riccio.
N. 250 Modello in carta del manico con riccio di cm L6,3 X 55,4, con segnata a compasso I'am-
piezza massima delle orecchiette della chiocciola, mm 73,5, e la posizione dei cinque fori dei bischeri.
Vi si legge a calligrafra di Stadivari: Misura d.el rnanico della aiola da gamba fatta il adì 23 lebbraio
1684 per la Sig* III*" Sig.* Contessa Sola de Bergno. .hltezza del riccio dal capotasto cm 22; del
manico dal tallone al capotastomm 33,4 (frg. L53, pag. 208).
207
N. 251 Sviluppo geometrico del riccio," tracciatoa compassosu striscia ói carta di cm 8,6 X 31,8,
con scritta aatografa;Misura della uoluta d.el ntanico della uiola da garnbafatta li 23 febbraio L684,
dal quale risultano le varie latghezzedel dorso (frg. 153, pag. 208).
N. 252 Misura su striscia di carta di cm 2,2 X 32,5 della lunghezza del manico dalla fascia supe-
riore al èapotarto,cm 32,5, con indicata la distribuzione delle cinque corde e con la scritta: Misura
della lunghezzadel rnanicodalle fassesino al ca.potastodaVa",acalligrafradeifigli (frg.t53,pag.208).
208
N. 253 Modello in legno di acero per il taglio der blocco del manico di mm l2r
x 65, con scritta
autogra{^'.La tnusuradel mol- per la uiola da Gamba con la goba 23 : 1684 per il manico.
N. 254 Modello in legno di acero per il taglio del blocco del manico di mm Il7
x 2g, da servire
quando la stessafotma veniva vsata per la costruzionedi un violoncello. Vi è apposta
la scdtta au-
tografa: V D G rnollo per lar il uioloncello.
N' 255 Modello in cafta della tastiera di cm 49,5 dilunghezza, con grafito un intarsio
decorativo
e con la scritta autognÍa: Viola da Gamba 23 1684. Larghezza al capotasto mm
4I,5; in basso
mm 68.5.
Dal n. 259 al n' 265 Modello in catta per la costruzione della forma in legno di
altra viola da
gamba di A. Stradivari di cm 67 x 21,4. Lunghezza, compresi i blocchi di testa
e di fondo, cm 69,1;
Targhezzamassima della parte supetiore cm 32,6, di quella in{eriore cm 40,3, al centro
del petto
cm 21,4; akezza del blocco superiore cm 5; linea della gobba a cm9,I dal blocco. Esso
è corredato dei
modelli in legno di acero per il taglio dei rispettivi blocchi: fronte del blocco di testa,
mm. 140 X 50;
retto del blocco di testa, mm 116 X 50; pianta del blocco di testa, mm 72 g2, vi si legge a calli-
x
grafia dei figli: La largezza del ntollo detla gobba di sopra doae ua piantata
iI rnanicho ha coua d.i
rondena; blocco di fondo, mm 86 X 21; blocco delle punte superiori, mm 1.3
X 32; blocco delle
punte inferiori, mm 14 X 34 (fig. 154, pag. 210).
N. 266 }lodello in carta di cordiera dell'altezza di cm I5,4; larghezza all'attacco delle corde
mm 88, al fondo mm 40.
209
Fig. 154 A. Stradiaari.:rnodelli per uiola da garnba; nn. 259-265.
2I0
CORREDO PER LA COSTRUZIONE DEI VIOLONCELLI DI FORMA B
Probabilmente del 1709, con esso furono costuiti parecchi celebri strumenti tra cui: iI Gore
Booth del 1710; iI Duport del 1711,;il Batta del tTt4; il Piatti del fizo e ilVaslin deI1725.
Dal n. 268 al, n. 27L Modelli in legno di aceroper il taglio dei blocchi di testa, mm 120 X 1-9;
di fondo, mm L13,5 X 20,5; delle punte superiorimm !2 X 36; delle punte inferiori, mm t3 X 36.
La rcLativaforma è da identificarsi in quella in legno di salicecon tagli longitudinali di impugnatum
e di alleggetimentoconservatanel Museo del Conservatoriodi Parigi. Essa non è più allo stato ori-
ginale, essendostata ridotta dai figli di Stradivari per la costruzionedi violoncelli più piccoli.
N. 272 Dìsegno a compassodelle CC del violoncello su {oglio di cata di cm 21,3 X 31,2, con
scritta autograf.adi Sttadivari; Musura per la lorma B per lar li occhi d.el aioloncello.Yi, è tracciato
lo schemaper le misure delle ll di risonanzae loro giusto piazzamento.Diametro degli occhielli supe-
riori mm 14; dr quelli inferiori mm 19; distanzatra i cenri dei fori superiori cm 8,8; distanzaffa i
centri di quelli in{eriori cm 20,2; distanzatta le linee parallele mm 1.1: Sul remo del foglio vi è
tracciato lo stessoschemacon misure diverse e con la scritta dei figli di Stradivari: Per lar li occhi
della lorrna B picola del uioloncello.Deve ritenersi la ielaboruzione dello schemadopo la riduzione
della forma, operata dai figli. Diamero degli occhielli superiori mm L4; di quelli in{eriori mm L6,5;
distanzatra i centri dei fori superiori cm L0,4; distanzatra i centri di quelli inferiori cm 21,6; di-
stanzatta le linee parallelemm 10,5 (frg.37, pag. 39 e fig. 41, pag."46).
N. 275 Modello in legno di acerodi mm 38 X 75per l'ingrossamentoe la rifinitura delle punte della
tavola armonicae del fondo, con scritta autograîadi Stradivari: Musura per la Ie p'ontealli aioloncelli.
N. 276 Modello in carta del manico con riccio di cm 15,8 X 47,4, consegnatea compassol'am-
piezzamassirnadelle orecchiettedella chiocciola,mm 68, e la profondità dello smussosui bordi, mm 2,5.
Altezza del riccio dal capotastocm 18,8; del manico dal tallone al capotasto cm 28,6 (frg. 155,
pag. 213).
N. 277 e n. 278 Due sviluppi geometrici uguali del riccio, tracciati a compassosu strisce ói cata
di cm 8,4 X 29, dai quali risultano le varie larghezze
del dorso (frg. 1.55,pag.2l3).
2LL
N. 280 Modello in carta della tastiera della lunghezza di cm 42,4, con indicato lo spessore allalinea
di scavo in mm 29 circa. Latghezza al capotasto mm 35, alla base mm 65,5. Sopra vi è graffito un
disegno per intarsio decorativo.
N. 281 Modello in legno di acero della cordiera della lunghezza di cm 24,2, con indicazione degli
spessori; dei fori di attacco delle corde e di quelli per il budello reggicordiera. Latghezza superiore
mm 78, inferiore mm 38.
N. 282 Altro modello in carta della stessa cordiera con disegnata a penna la decorazionead intar-
sio, eseguita sulla cordieta del <Toscano> del 1690 (frg. I27,pag. I39).
N. 283 Rettangolo di carta di cm 4,7 X II,6 con uaforato I'amorino intarsiato sulla cordiera del
<<Toscano o (fig. 128, pag. 139).
N. 284 Modello in cafta del ponticello della latghezza alla base di mm 18 e dell'altezza al centro
di m m 7 1 .
N. 285 Modello in carta del ponticello della larghezza alla base di mm 85 e dell'altezza al centro di
mm 72. con scritta MO.BO (modello bono).
N. 286 Modello in cafta del ponticello della larghezza alla base di mm 87 e dell'altezza al centro
di mm 75, con le lettere BO (bono) (fr,g. 130, pag. 140).
N. 287 Fac-simile di ponticello in legno di salice della larghezza alla base di mm 10L e dell'altezza
al centro di mm 59, con scritta autografa di Stradivari: B Musura per scoderela corda - Bono 1709.
Sul retro vi è tracciato ad incisione il disegno del ponticello. Serviva per I'allineamento del manico e
I'inclinazione della tastiera.
N. 289 Frammento di fascia in legno di acero di cm 20,9 X ),6, con segnate tre misure. Le due o
compassoindicano l'altezza delle fasce, cm'1.2,7 e 12,25; l'altra a riga di mm 1L,5 si suppone indichi
!'altezza delle controfasce. Vi si legge a calligrafra dei figli di Stradivari: B Misura dell'altezza del
aioloncello e grocezza del fondo del oioloncello.
N. 290 Blocco originale del fondo in legno di salice di cm 12,25 X 1.0,2X 1,8 circa di spessore,
proveniente dal violoncello di Suadivati Tbe Pawle del1711. Si notano la linea di centramento della
forma e i segni dei morsetti applicati durante I'incollatura delle fasce (frg.27, pag. 33).
21,2
Fig. 155 A. Stradiaari: modelli per manico
e riccio dei aioloncelli di lorrna B; nn. 276
e 277.
21,3
MODELLI PER ALTRI VIOLONCELLI E BASSETTI
Dal n. 291 al n. 306 Quattro serie complete dei modelli in legno di acero per il taglio dei blocchi
di testa, di fondo e delle punte, contrassegnatirispettivamente con le lettere Q, P, T, FN, probabil-
mente per violoncelli le cui forme sono andate perdute.
- Serie Q (Quarta): modello per il taglio del blocco di testa, mm 109 X 20; per il blocco di fon-
do, mm 89 X 2l; per le punte supeîioti, mm 12 X 34,5; per le punte inferiori, mm 16 X 3L
- Serie P (Prima): modello per il taglio del blocco di testa, mm 120 X 24; per il blocco di fon-
do, mm II8X22,5; per le punte superiori, mm 13,5X34,5; per le punte inferiori, mm 14,5X34,5.
- Serie T (Terza): modello per il taglio del blocco di testa, mm 121 X 23; pet il blocco di fondo,
mm 120 X 22,5; per le punte superiori, mm 12 X 32,5; per le punte inferiori, mm 1.4 X 32.
- Serie FN (Forrua nuoua): modello pet il taglio del blocco di testa, mm 11J X 23; pet il blocco
di fondo, mm 112 X 22,5; per le punte superiori, mm II ,5 X 35,5; per le punte in{eriori,
mm 15 X 16.
N. 307 Modello in legno di acero di mm 95 x 2I per il taglio del blocco di un violoncello o viola
da gamba.
N. 108 Modello in catta del manico con riccio di cm 15,6 X 46,4 con indicata a compasso l'am-
piezza massima delle orecchiette delta chiocciola, mm 7).Vi si legge a calligrafra di Stradivari; Musura
del manico del aioloncello ordinari e ancota Manico della longezza della uiola della Sig."' Cristina Vi-
sconta t'atta li 7707. Altezza del riccio dal capotasto cm 19,5; del manico dal tallone al capotasto
cm 26,9 (fig. ll2, pag. 122).
N. 109 Campioni di tre corde per violoncello con indicazione di come andavano lavorate. Sono pun.
tate su un rettangolo di carta di cm 14,4 x 9,4, sul quale è scritto a calligtafia dei figli di Sradivari:
Queste sono le mostre del tre corde grosse quella mostra che sono, di budello ua filata è aidalba.
Trattasi di violoncello grande o bassetto del l696,la cui forma servì per la cosrruzionema gli
ahri dell'Aylesford dello stesso anno.
N. 110 Disegno a compasso delle CC del violoncello su foglio di carta di cm 47,5 X 36,3. Vi è
tracciato lo schema per le misure delle ll di risonanza e loro gitrsto piazzamento. Diametro degli oc-
chielli supetiod mm 15,5; di quelli inferiori mm 1,9; distanza tra i centri dei fori superiori mm 120;
distanza tra i centri di quelli inferiori mm 249; distanza tra le linee parallele mm 12,5 (frg. 156,
pas.215).
214
Fig. L56 A. Stradiaari:disegnoper il piazzafttento
delle ff di bassetto;n. 3L0.
N. 311 Modello in cafta del manico con riccio di cm I5,7 X 50,8, con indicata a compasso l'am.
piezza massima delle orecchiette della chiocciola, mm 72,5. Vi si legge a calligrafia di Stradivari:
Musura del manicbo del uioloncello d.e Venesia. Altezza del riccio dal capotasto cm L9.6: del manico
dal tallone al capotasto cm 31,2.
N. 312 Sviluppo geometrico del riccio, ttacclaÍo a compassosu striscia di carta di cm 7,8 X 29,3,
dal quale risultano le varie larghezze del dorso. Vi è indicata la profondità dello smusso sui bordi
in mm 2,5 (fig. Il2, pag. I22).
N . 3 1 3 Modello in carta di un fianco del riccio della lunghezza di mm 198, con segnata ra poslzlone
. 1
215
N. 314 Fac-similein legno di salice di ponticello per I'allineamentodel manicoe I'inclinazionedella
tastiera,della larghezzaalla base di mm 101 e de1l'altezza
al centro di mm 66.Vi si leggea calligrafia
di Stradivad: 1696 adì 4 decembreMusura d,el aioloncelloda scodereL - Corda.
N. 315 Modello in cafta del ponticello della larghezzaalla base di mm 123 e dell'altezzaal centro
di mm 102.
(
N. lte Modello in legno di acero di ponticello della larghezza alla base di mm 93 e dell'altezzaal
centro dt,mm 72.
MODELLI E MISURE
LA COSTRUZIONEDELLA VIOLA DA GAMBA ALLA FRANCESE
"ER del28settembre
1701
Eta a sette corde con fondo piatto, gobba, punte come la viola d'amore e manico con voluta
terminante a scudo in luogo del riccio.
N. 318 Modello in cartadel manicocon voluta di cm 11,2 X 57,3, con segnate:la posizionedei fori
dei bischeri per le sette corde; la linea del capotastoe le larghezzeper lo scudo, cm 8,4 e 6,2. Vi si
legge a calligrafiadi Stradivari: Maruico Della Bassaalla francesada sette Corde Adì 28 setternbre
1707. Altezza della voluta dal capotastocm 2t,4; del manico dalla- fascia superiore al capotasto
cm 33,'L; dell'incasmodel tallone del manico cm2,8 (frg. L57,pag,2L7).
N. 319 Modello in carta del manico con voluta uguale al precedente,'conscritta avtograÍ.aiMa-
nico della uiola da sette corde ala Írancese1-701Adì 28 settenbre.
N. 320 Modello in cafia dello sviluppo della voluta del manico di cm 28,9 di altezzaper 5,9 di lar-
ghezzaalla sommità, dal quale risultano le varie larghezzedel dorso (frg. L57, pag. 217).
N. 321 Modello in carta dello scudo con il quale termina la voluta, di cm 1,0,4di altezzaper 7,2
di laryhezzaalla sommitàe 6,4 al centro (frg. 157, pag. 217).
21.6
Fig. L57 A. Stradiuari: modelli per manicoe aoluta di aiola da gamba alla francese;nn. 378, 324,
323, 321 e 320.
N: 322 Modello in cafia dello scudo per voluta più piccola, di cm 9 di altezza, per 6,6 drlarghezza
alla sommità e 5,3 d. cenffo.
21,7
N. 321 Modello in carta pet I'inclinazionedel piede del manico di cm 8,1 x 23,5, con scitta auto-
grafa: Musura da squadrareiI nanìco della oiola alla lrancese1701 28 setternbre(frg. I57,pag.2L7).
N. 324 Modello in cafia della pianta del tallone del manico di cm 15,9 di lunghezzaper 10,8 e 5,7
di laryhezz4 con scritta autogtafa: Musura della largezzad.el rnanicodella ai.olaalla francesae sul re-
tro Misura doae uai sopra Ia tappa. Yi sono indicati i vari spessoridel tallone del manico dall'incastro
a coda di rondine all'incavo in{eriore (frg. 157, pag. 2L7).
(
N. 325 Rettangolo di fascia in legno di acero di cm 8,1 X 2,2 con indicata la larghezzadel bordo
della tavola e del fondo. Vi si legge a calligrafradi Snadivari: Muswa del oradello della Bassaalla
francesa.
N. 326 Rettangolo di fascia in legno di acero di cm 6,3 x 2,4 con indicato il probabile spessore
del legno della tavola armonica prima della scultura. Porta la scritta autograÍa:Grcsezzaper lar il
Coperto d.ellaBassaAlIa lranceseda set cord.e.
N. 127 Frammento di asticella in legno di acero della lunghezzadi cm 32 con probabile indica-
zione della drstanzatra i tasti. Vi si legge a calhgrafradei figli di Suadivari: Longezzade| nanicbo
alla Francesaà tasti.
N. l2B Modello in caîta del manico con voluta, di cm 6I,7 X ll,L. Altezza della voluta dal ca-
potasto cm 33,8; del manico dalla fascia superiore al capotasto cm 25,9; dell'incastro del tallone del
manico cm 2.
N. 129 Modello in cafta della fronte del blocco del manico con incastro a coda di rondine. Lar-
ghezza alla base cm 13,5, alla sommità. cm 6,7; altezza cm 5; pro{ondità dell'incastro cm L,8 circa.
2I8
N. ,30 Modello in cafia del rctro del blocco del manico con incastroa coda di rondine. Larghezza
alla base cm 11,9; alla sommità cm 4,6; altezzacm 5,t; profondità dell'incastrocm L,8 circa.
N. 331 Modello in carta per il taglio dei blocchi delle punte superiori di mm 16 X 39.
N. 332 Modello in cafia per il taglio dei blocchi delle punte inferiori di mm t4,5 X 39.
{-
N. 333 Modello in caîta della tastieta della langhezza di cm 48,4 e della larghezza di cm 6,4 ù
capotastoe cm 9,2 alla base. Vi sono indicate: la distanzatra i tasti; la linea d'inizio dello scavo
sottostantea cm L6,7 dal fondo e gli spessorial capotasto,al bassoe alla linea di scavocm 3,5. Vi
si legge di traverso: Tappa per il medemomanicbo della Bassade aiola alla fruncesa,in testa: Lar-
gbezzaqui dent : ro da questi segni per i tanto uno cornelartro, sul retro: Largezzadi fondo a.qile-
sto segno.
N. 336 Modello in catta della cordiera di cm 2I,6 X 9,2 X r, con indicazione dell'attacco delle
corde e del budello reggicordieta.Vi si legge; Misura della tappetaà sette corde alla francesa.
N. 337 Modello in carta del ponticello dellà latghezzaalla base di cm 9 e dell'altezza dicm 7,8.
Vi si legge: Misura del caaalettoa sette corde alla francesa.
N. 339 Asticella in legno di acero di cm 12,6 x 3,7, con le misure degli spessoridalla gobba al
manico. Vi si legge: Altezza della uiola à sette corde - Altezia sixa alla scaaizza- Altezza doue aa
piantato il rnanicbo.
Dal n. 340 aI n. )42 Modelli in legno di acero per il taglio dei blocchi di fondo, mm 61 X 14;
delle punte superiori, mm L2 X 33 e delle punte infedori, mm L3 X.29, per altra viola da gamba
più piccola.
N. 343 Modello in carta di cotdiem di cm L4 X 6,5 X 3,6 di viola da gamba piccola a sei corde.
219
CORREDOPER LA COSTRUZIONEDELLA VIOLA D'AMORE
a dodicicordedel1727
220
N. 344 Disegni su foglio di cata di cm 60 X 43,4 pet la costruzione della viola e precisamente:
Disegno della forma dello strumento. Lunghezza dal fondo al bottone cm 39,3; lunghezza dal retro
del bottone cm 2;7aryhezza massima della parte superiore, cm 18,1; di quella inferiore, cm 23,L; al
centîo, cm l2). Vi sono segnate le altezzedelle fasce in cm 5,5 e 5,7 e appostele indicazioni: Botone
'Fasse 'al 'mollo.
al manico di sotto; Altezza del à basso; Altezza de la Fassa alla Goba
Disegni del manico con tastiera: a) di cm 15,7 X 4) X 3,4 elaindicazione: Questo aa incastrato nel
mollo e Longezza e larghezzatanto di sotto, qaanto di sopra dell'Immanigadura; b) di cm 19,8 X
x 3,4 x 4,9 e I'indicazione Longeza della bisolaPiroli d,odisicioue sei corde de Budella, e' sei da spi-
netta, e' le corde da spinetta si taccha alla Couetta di sotto e' la se passa di sotto alla Tapa la quale
Tapa di sotto è tperta 25: Genaro 1727; c) di cm 3,6 X 4,9 X 5,2 e l'indicazione: Testa Groseza.
Schizzo del manico con riccio della lunghezza totale di cm 39 (fig. 158, pag.220).
N. 345 Modello in cafta di cm 11,7 X 3,3 per iI piazzamento dei fori dei bischeri delle corde di
risonanza.(fig. 1)8, pag.220).
N. 146 Tastiera originale di cm 2I X 2,6 X 4,2 in legno di salice con bordatura in acero e lastro-
natura superiore in ebano.
N. 347 Modello in catta della tastiera dí cm 24,3 x 3,5 X 5,2.Vi si legge: Longeza e'Largeza tanto
di sopra quanto di sotto,25: Genaro 1727 (fr,g.I58, pag.220).
N. 348 Modello in carta della cordiera di cm I2,3 di lunghezza al centro pet cm 4 e cm 2,7 rispet-
tivamente di laryhezza; con I'indicazione Tappetta, e distribuzione dei sei fori d'attacco delle corde
(fig. 158, pag.220).
N. 349 e n. 350 Modelli in cafta della lunghezza di cm 9 per il taglio dei fori di risonanza a forma
di verme (fig. 158, pag. 220).
N. 351 Modello in carta del pontícello di cm 5,1 di larghezza alla base e di cm 4 di altezza al
centro, con f indicazione Bono (fig. 158, pag.220).
N. 152 Fac-simile di ponticello in legno di aceto di cm 5,4 di laryhezza alla base per cm 4 di al-
tezza al cento, per I'allineamento del manico e l'inclinazione della tastiera, con I'indicazione: M D
V da More.
N. 353 Modello in cafta per fac-simile di ponticello di cm 5,2 X 3,2 con indicazione autografa di
Stradivari: Musura da scodere la corda (fig. 158, pag. 220).
Dal n. 354 al n. 359 Sei controparti piatte in legno di pioppo di cm 8,2 X 2, per la tenuta delle fa-
sce contro i blocchi delle ounte durante l'incollatura.
221,
N. 360 Modello in legno di acero di cm 9,4 e 3,6 per cm 3,2 di altezzaper il taglio del blocco del
manicosulla parte frontale. Vi si legge: L728 27 gennaioModello del Copercbiodella uiola d'Amore.
N. 361 Modello in legno di acero di cm 8,6 e 2,6 per cm 3,2 di altezzaper il taglio del blocco
del manicosul retro. Vi si legge: 1728 27 gennaioModello del fondo della aiola d'Atnore.
N. 362 Modello in cafta di cordiera per altra viola d'amore di cm 15 di lunghezzaal centro per
cm 5 all'attaccodelle corde, per 3,4 al fondo.
N. 16l Modello in cafta di cm 14,1 X 3,6 per 1l piazzamentodei fori dei bischeri delle corde di
risonanzaper viola d'amore di quattordici corde.
Avevano sei corde e caratteristiche da violino, con punte, fondo piatto, gobba e manico con
voluta terminante a scudo. Ad una di queste viole a fondo piatto Villaume ha {atto il fondo
bombato e sostituito la voluta a scudo con un riccio dei fratelli Antonio e Gerolamo Amati. Le
ff sono molto distanziate perché avevano 6 corde invece di 4. Nessuno di questi strumenti si
conserva allo stato originale, essendo stati tutti trasformati per ricavarne violini.
N. J64 Modello in carta per la costuzione della forma in legno della lunghezza di cm 37,2, bloc-
chi compresi di laryhezza massima nella pate superiore di cm 16,9; di cm 21,7 in quella inferiore e
di cm Il,2 al cenro delle CC. Vi sono segnate l'altezza delle fasce di cm 5,9; lalinea della gobba a
cm 2,6 dal blocco supetiore; le punte superiori e inferiori uguali di mm LL X 24 e il blocco di testa
di cm 3) di altezza per L1,4 e 4,8 di larghezza.Il blocco di fondo vi è tagliato e risulta di mm 15
di altezza per mm 62,5 di larghezza (fig. 159, pag.223).
N. 3ó5 Modello in carta per la costruzione della forma in legno di altra viola della htnghezza di
cm 37,2 blocchi compresi; di laryhezza massimanella parte superiore di cm L6,2; in quella inferiore
di cm I9,7 e di cm 11 al centro delle CC. Vi sono segnate: la linea della gobba a cm 3,I dal blocco
superiore; le punte superiori ed inferiori uguali di mm 12 X 6, e il blocco di testa di cm 2 di altezza
per 6,6 e 5,4 diTarghezza(frg. 159, pag.22)).
N. 366 Modello in carta di uno scudo di testa della voluta deTl'altezzaal cenro di cm 1.9 e della
larghezza alla sommità di cm 4,2 e al centro di cm 3,6.
222
N. 167 Disegnosu foglietto di cata di cm L0,5 X 11 del piede di un manico della profondità di
cm 5,1. Vi si leggea calligtafra di Stradivari: Musura del pianta de manico.
MODELLI E DISEGNI
PER LA COSTRUZIONEDI PICCOLE VIOLE SOPRANO DA BRACCIO
Come le precedenti, ma senza punte, con gobba e fondo piatto o senzagobba e fondo bom-
bato. Anche questi strurnenti sono stati tutti trasformatr.
Fig. 159 A. Stradiuari: modelli per uiole sopranocon punte; nn.364 e 365.
zz)
. - .
1) /1
N. 368 Modello in cafta per la costruzionedella forma in legno della viola con gobba della lun-
ghezzadi cm 37,2 blocchi compresi; della larghezzamassimanella parte superiore di cm 16,6; in
quella inferiore di cm 20; al centro dello strumento di cm L2,4. Vi è tagliato il blocco inferiore che
risulta di cm 1,7 X 6,2 e tracciati a penna; il bloccosuperioredi cm 3,65 di altezzaper cm LL,2
e cm 4 di larghezzae lo schemaper iI piazzamentodelle lf di risonanza.Diametro dei fori superiori
delle ll mm 6, di quelli inferiori mm 9, distanza tra i centi dei fori superiori cm 6,4, tra i centri di
quelli inferiori cm Ll, distanzatra le parallelemm 6 (fig. 160, pag.224).
225
N. 369 Modello in carta pet la costruzione della forma in legno di viola senza gobba deila lunghezza
di cm 30,3 compresi i blocchi e delle latghezze massímedi cm 13,1 nella parte superiore, di cm 15,9
in quella inferiore e di cm 9,8 al centro dello strumento. Vi sono tagliati i blocchi di testa e di fondo,
che risultano rispettivamente di mm 55 X 8 e di mm 40 X 9 (fig. 160, pag.224).
N. 370 Schizzo non finito su {oglio di carta di cm 47 X 25 pet altro modello, con indicazione del
piazzamento delle ll e dell'altezza delle {asce. Latghezza massima della parte inferiore cm 20,8 e al
centto cm 13,2; diametro dei fori superiori mm 8,5 e di quelli inferiori mm 12; distanza tra i centri
dei fori superiori cm 5,2 e ua quelli infetiori cm 12,6; altezza delle fasce cm 4,2 e 4,7 con indica"
zione autografa Altes de Cor.
Sul rero dello stesso foglio è ttacciato a penna uno schizzo autografo per viola d'amore con blocco
superiore, altezza delle fasce e filettatura, delle seguenti misure: lunghezza cm 4I,3; latghezza massima
della pate superiote cm 19, di quella inferiore cm 23,5, al cenro delle CC cm 12,8; altezza del blocco
di testa cm 5,2; altezza delle fasce rispettivamente cm 4,4,7 e cm 5.
N. 371 Modello in carta del manico con voluta di cm 30,2 X 6,2 con indicazione del piazzamento
dei fori dei bischeri e della larghezza dello scudo e scritta autografa: Manicho Giusto. Laryhezza dello
scudo cm 4,2 e cm 2,8 (fig. 160, pag. 224).
N. 372 Modello in carta del manico con voluta di cm 31 X 6,1 con indicazione del piazzamento
dei fori dei bischeri e delle latghezze dello scudo, cm 5 e cm 3,7 (fig. 160, pag.224).
N. 373 Modello in carta di uno scudodi testa della voluta di cm 5,4 di altezzaper cm 4,1 e 3,2
di Tatghezza(fig. 160, pag. 224).
N. 174 Modello in catta per chitama con manico-tastiera e ponticello reggicorde. Misure: lunghezza
cm 49,6; latghezza massima della parte superiore cm23,I , di quella inferiore cm28,7, al centro dello
strumento cm 19,5; diametro del foro di risonanza cm 8,5; altezza delle fasce segnata in cm 12,3 e
cm 10; altezza del manico cm )6,3; latghezze cm 5,5 e 4,8 (fig. 164, pag. 228).
226
Dal n. 376 al n. 381 Cinque modelli in legni diversi e uno in carta per il taglio delle palerte, per
chitarre, delle rispettive lunghezzedi cm 17,8, cm r5,7, cm 16,1, cm 14, cm 15 e cm 17,g.
N. ls2 Disegnosu foglio di carta dtcm74,7 x 34 di una grossa chitarra con manico, dalla strana
ed insolita forma allungata, con ffacciatala posizionedelle ll di risonanzae indicata l'altezza delLe
fasce. LunghezzadelTosmumento,cm 65,8; latghezzamassima della parte superiore, cm 17,4; di
Fig. 163 A. Stradiaari: rnod.elliper grossachitarra di lorrna insolita; nn. 382, j8j e jB5
227
quella inferiore cm 23,5, al centro, cm 15,6; altezzadel bottone cm 2,6; altezzadelle fasce,con scrirta
autografa: Altezza del corpo dell Bassa cm 8,4 e 7,3; dtamero dei fori superiori delle ff mm 10 e di
quelli inferiori mm 13; lunghezza del manico cm 46,5, sue Targhezzecm 8,2 e cm 5,8 (fig. 163,
pag.227).
N. 383 e n. 384 Due modellini in carta delle aste dellell di dsonanzadi cm 12 di lunghezzaper
cm 1 di laryhezza(fig. 163, pag. 227).
228
N. 385 Modello in cafta di manico-tastierae paletta di cm 80,1 X 5,3 per un chitarrone, con distri-
buzione delle sette corde al capotasto e loro descrizione. Vi si legge a calTigrafradei figli di Stradi-
vati naisura della longezza e largezza della tratta di Citara Tiorbata et in su la detta tratta ge uanno
susa sette bassi e Questa in Cima deue essere ufta quúrta da uiolino e' il restando deae da chinara
tutte sette (frg. 163, pag. 227).
"*
t
229
Fig. L66 A. mod.elliper arpd; nn. 386 e 387.
230
Stradiuari 1 { \,
23r
DISEGNI PER LA COSTRUZIONEDI UN'ARPA
N. 386 Schizzo in penna su carta per la costruzione di un'arpa da tavolo a ventisette corde, con
segnati i relativi attacchi, dell'altezza di cm 96 circa per cm 40 círca di larghezza. Vi si legge a calli-
gtafi,adi Stradivari l'indicazione dell'altezzain braccia cremonesi:Brasaduo - 2 lungo (fr,g.166,pag.230).
N. 187 Disegno su striscia di catta di cm 70 X 16,5 X 9 della tavola armonica con indicazione della
misura e posizione di due fori di risonanza a torma di cuore e dell'attacco di ventisette corde. Altezza
cm 67,I X 14,7 e 5,7 dilarghezza (frg. 166, pag.230).
N. 388 Modello in cafia di cm 63,6 di lunghezza per cm 36,1 dilatghezza massima e di cm 7 al-
l'incastro del manico per la costruzione di un arciliuto, con indicazione della posizione del ponticello
reggicorde.Diametro del foro di risonanzacm 8,1.. Vi si trova inciso a punta d'argenro un riccio per
violino. Sul retro è tracciato a sanguigna lo schizzo per alro liuto più piccolo, con relativo manico-
tastiera (disegno del riccio di violino ^ p^g. II, fr.g. 7).
N. 189 Modello in carta di cm 48,8 di lunghezza per cm 28,8 di larghezza massima per la costru-
zione di un liuto alla francese a 12 coppie di corde, eon disegno del manico-tastiera.Vi si legge a
calligrafra di Stradivari: Musure per il manico del liuto al lrancesa deae de dudece ordine doppio.
Misure del manico: cm 3I,l X LI,4 X 9 (fig. 168, pag. 233).
N. 191 Modello in carta di cm 49,4 dilunghezza per cm 29,3 dilaryhezza massima per la costru-
zione di un liuto a undici coppie di corde. Vi sono disegnati il blocco di testa di cm 4,9 di altezza
per cm l2,l e 4,9 di latghezzae il ponticello reggicorde con distribuzione delle stesse. Diametro del
foro di risonanzacm 7,5. Sul retro è indicata la profondità dello srumento con annotazioneautografa:
La lorma dai alta due onze e' nzezza.
232
:
I
;
N. 393 Modello in carta di cm 23,7 X 8,6 X 2,L di paletta con distribuzionedei fori dei bischeri
e annotazioniautografe: bisola per far la bisola de liuto alla fruncesae sul retro: Altezza per lar li
busi delli Piroli.
N. 394 Modello in cafta di cm J3,8 X 8,1 X 3 di paletta per liuto, con aîflotazione dei figli di
Stradivari: La largezzaet Longezzadella bissoladel Liutto alla francesa.
233
N. 395 Misuta in carta di cm 33,8 X 2,8 X 2,L per la lunghezza di una paletta di liuto con distri.
buzione dei fori dei bischeri ed annotazione dei fieli di Stradivari: La altezza della bissola Delli ord.ini
dodici Doppi del Liutto alla francesa.
N. 196 Ponticello reggicorde in legno di pero di cm 18,8 di htnghezza, con scritta dei figli di Stra-
divari: Scagnello del Liutto alla lrancesa de ordini 12 e il detto scagnello deue esserefatto di Pere.
Fig. 169
zt+
N. 197 Frammento in legno di ponticello reggicorde della lunghezza di cm 16,5.
Fig. 170 Cassa arrnonica di un liuto di Magnus Tiefenbrunner con tauola rifatta da Stradiuari
nel 1.695 .
N. 198 Modello in carta per mandola grande di cm 46 di lunghezz^ peî cm 20,6 di laryhezza
massima,con blocco di cm 4,1 di altezzaper cm 7 e cm 2,1 dilaryhezza (fr,g.I7I,pag.236).
N. 399 Modello in carta per mandola di cm 40 dilunghezza per cm 20,4 dilarghezza massima e di
cm 7 ,3 di laryhezza al piede del blocco. Vi sono segnate a compasso misure varie probabilmente
per la profondità dello strumento, risultanti di cm 17,9,cm 17,1,cm 4,9 ecm4,l (fr.g.173,pag.237).
235
N. 400 Modello in carta per mandolino di cm 35 di lunghezzapet cm 23 di laryhezzamassima.
Blocco di cm 5 di laryhezzaal piede; profondità dello strumentoindicataa compassoin cm L2,6.
N. 402 Modello in cartaper mandolino piccolo di cm 25,3 di Tunghezza per cm lI,2 dt larghezza
massima,con blocco di cm 2,7 di larghezzaal piede (fig. I74, pag.237).
N. 403 Modello in cartone di manico con voluta a testa piatta della lunghezzadi cm 37,5 e della
larghezzaal centro di cm 1,8, con I'indicazionea compassodi due misure, cm 4,7 e cm 4,1, probabil-
mente le larghezzeal capotastoe in bassodella tastiera,e della posizionedei tasti. Vi si legge a calli-
grafradi Stradivari: Masura Del Mandola Granda e sul remo, con una linea di accorciamento del ma-
nico, cm 29,8: Musura della mandolapicola (frg. 1,72,pag. 236).
f
Figg. L71 e 172 A. Stradioari: rnod.elloper nandola n. 398 e rnodelli per manici di nzandolee
rnandolini;nn. 403, 404, 407 e 406.
2J6
Figg. L73 e 174 A. Stradiaari:rnodelli per rnandolee noandolini;nn.399 e 402.
N. 404 Sviluppo in catta del dorso della voluta del precedentemanico mancantedella pare termi-
nale di cm 19,6 dilunghezzaper le larghezzemassimadi cm.3,7 e minima di cm L, con l'annotazione
autogtafaMusura della bisola de manico (frg. I72 pag. 236).
N. 405 Modello in cartone di manico con voluta a testa piatta della lunghezzadi cm 28,L per
cm 1,5 dt latghezzaal centro. Vi sono segnatela posizionedi dieci fori per i bischeri e due misure a
compasso,cm 5,1 e cm 4,7, probabilmenteindicanti le larghezzedella tastiera,con annotazioneauto-
grafa: Musura Del Mandolino più Grand.o.
N. 406 Sviluppo in cafta del dorso della voluta del precedente manico di cm 20,8 di lunghezza
per le larghezzedi cm 3,9,I,6 e 2,4 (frg. I72, pag. 236).
237
N. 407 e n. 408 Due modelli uguali in cartone di manico con voluta a testa piatta della lunghezza
di cm 25,8 per cm 1,5 di larghezzaal centro.Vi sono segnatela posizionedi otto fori per i bischeri;
la distanzatra i tasti e a compassole probabililaryhezzedella tastiera,cm 4,6 e cm 3,9; con annota-
zione dei figli di Stradivari: Misura del manicbo del mandolino della lorma noua. F. N. (frg. 172,
pas. 236).
.'
N. 409 Sviluppo in caîta contrassegnatodalle lettere F.N. del dorso della voluta del precedentema-
nico di cm 18,4 dilunghezzae delle larghezzedi cm. 3,5,I,5 e 2,7.
N. 410 Modello in cartone di manico con voluta a testa piatta della lunghezzadi cm 32,1 per
cm 1-,6di laryhezzaal centro. Vi sono segnate:la posizionedi otto fori per i bischeri; la distanzatra
i tasti e a compassole probabili laryhezzedella tastiera, cm 4,8 e cm 4,1, con annotazionedei figli
di Stradivari:Misura del rnanicbodella Mandoladella Secondaforna. S.F. (fig. 16, pag. 18).
238
N. 411 Modello in cartone di manico con voluta a testa piatta della lunghezzadi cm 29 per cm 1,6
di laryhezza al centro. Vi sono segnate: la posizione di nove fori per i bischeri; la distanza fra i tasti
e a compasso le ptobabili laryhezze della tastiera, cm 4,7 e cm 4, con annotazione dei fisli di
Sradi-
vaú Misura del manicbo della mandola detta Terzia forma. T.Í. (frs.16, pag. 1g).
N. 412 Modello in cartone di manico con voluta a testa piatta della lunghezza dicm24 per cm 1,6
di laryhezza al cenÚo. Vi sono segnate: 1a posizione di otto fori dei bischeri; la distanza tra i tasti
e
le probabili larghezze della tastiera, cm 4,5 e cm ),9, contrassegnatodai figli di Stradivari:
for: S.
N. 413 Sviluppo in carta del dorso di una voluta di cm 2I,6 dilunghezza per le larghezze rispet-
tivamente di cm 4,1, cm 2 e cm J,1.
N. 414 Sviluppo in carta del dorso di akta voluta di cm 20,6 di lunghezza per le latghezze rispet-
tivamente di cm 1,7, cm 2 e cm ),2.
N. 415 e n. 416 Due teggicorde in legno dí pero della rispettiva lunghezza di cm 10,3 e cm 7,5.
N. 420 Modello in carta di mandolino soprano con manico-tastiera della lunghezza totale di cm 37,j.
Vi è Úacciato a penna lo schizzo del ponticello reggicorde con la disribuzione delle stesse.Misure della
cassarmonica:lunghezza cm 22,3,latghezza massima cm 13,2; del manico-tastiera: lunghezza cm 15,
Targhezzacm 6,6 al piede del blocco e cm 5 al capotasto (fig.175, pag.23g).
239
N. 4D Modello in catta di mandolino sopranocon disegno alf interno del manico-tastiera.Cassar-
monicadi cm 2L,8 dihnghezza per cm L!,4 dilarghezzamassima;manico-tastiera di cm 17,3 di lun-
ghezzaper cm 4,8 di latghezzaal piede del manico e cm 3,9 al con
capotasto, autografa
annotazione
Musura dele rnano.
Fig. L76 A. Stradiuari: modelli per pocbettes;nn. 432, 434, 424 e 430.
240
w
ffi
t
i
: i
Tffi
ffi il
'Jtnnl,
ffi
A. stradiaari: artri rnodeuiper pochettes;nn.
456, 4i3, 43L,42g, 429,447,443, 44i
241
N. 427 Modello in cartone della cassarmonica di altra pochette della hnghezza di cm 23,6.
N. 428 Modello in carta della parte inferiore di una pochette della lunghezza di cm 16,3, con tagliati
i fori di risonanza a forma di CC (fig. I77 , pag. 241).
N. 429 Modello in carta della cassarmonicaper pochette della lunghezzadí cm 30,6, con annotazione
dei figli di Stradivari: 1733: Ultima (frg. 177, pag.24l).
N. 410 e n. 431 Modello in cartone di pochette con manico della lunghezza totale di cm 48,8,
con segnato il capotasto e annotazione autografa: Questa è la musura del Canino. Lunghezza della cas-
s a r m o n i c ac m 2 4 , 9 ; l a r g h e z z a ' .i n f e r i o r e c m 7 , 5 e s u p e r i o r e c m 5 , 7 ( f i g . 1 7 6 , p a g . 2 4 0 ) .
Modello in cartone della parte inferiore dello stesso smumento, di cm 19,9 di ltnghezza, con tagliate
le lf di risonanza (frg. 177, pag. 241).
N. 432 e n. 433 Modello in cartone di pochette con manico e bottone della lunghezza totale di
cm 50. Vi sono segnate: la linea del capotasto; \'altezza delle fasce, cm 3,7, e la filettatura. Misure
della cassarmonica:lunghezzacm 28,7,latghezzacm 6,3 e cm 4,3 (frg. 176,pag.240).
Modello in cafta della parte inferiore dello stesso strumento di cm 14 di hnghezza, con tagliati i fori
di risonanzaa forma di CC (fig. 177, pag. 241).
N. 434 e n. 4)5 Modello in catta di pochette con bottone e manico della lunghezza totale dr cm 51,2.
Vi sono segnate la linea del capotasto e l'altezza delle fasce, cm 3,5. Misure della cassarmonica:
cm 28,9 dí lunghezza per cm 6,5 e 4,8 di laryhezza (frg. 176, pag. 240).
Modello in cafta della pate inferiore dello stesso strumento di crir 16,9 dilunghezza, con tagliatele ff
di risonanza.
N. 436 Modello in carta di pochette con manico e bottone della lunghezza di cm 49,4, conla data
1733 a calligrafia di Cozio di Salabue.Misure della cassatmonica:lunghezza cm 26,6,laryhezza cm 7
e cm 5,8.
N. 437 e n. 418 Modello in cartone di pochette con manico e bottone della lunghezza totale di
cm 43,5: Vi sono segnate: la linea del capotasto ele altezzedelle fasce,cm J,1 e cm 2,1. Misure della
cassarmonica: lunghezza cm 27,6; latghezza cm 4,7 e cm 3.
Modello in carta della parte inferiore dello stesso srumento della lunghezza ói cm 15,3, con tagliati i
fori di risonanza a fotma di CC.
N. 439 Modello in carta dí pochette di cm 38,6 di lunghezza per cm 6,2 e cm 5,1 di larghezza, con
traforute le ll di risonanza.
242
N. 440 e n. 441 Modello in cartone di pochette della lunghezza di cm 28,7X7 e cm 5,4 dilarghe,za.
Modello in carta della parte inferiore dello stesso strumento di cm 14 dilunghezza, con traforati i fori
di risonanza a forma di CC.
N. 442 Modello in cartone di pochette con bottone ú. cm 30,2 di langhezza per cm 7,4 e cm 5,5
di laryhezz4 con annotazione dei figli di Stradivari: 7733 Ultirna.
N. 443 Modello in cartone di manico con voluta terminante a scudo di cm t6,3 X 1,35 con se-
gnato il capotasto e quattro foti per i bischeri (frg.177, pag.24l).
N. 444 Disegno su frammento di cartone di cm22,2 X 4,2 di manico con voluta terminante a scudo
della lunghezza di cm L9,1 per cm 1,3 di larghezza.
N. 445 Modello in carta di uno scudo di testa di cm 3,1 dí altezza per cm 3,5 di laryhezza alla
sommità (fig. I77, pag. 24I).
N. 446 Modello in carta di uno scudo di testa di cm 3,1 di altezza per cm 3 di latghezza alla
sommità.
N. 447 Modello in carta di scudo di testa di cm2,6 dialtezza per cm 2,4 dilaryhezzaalla sommità
(fr,g. 177, pag. 24t).
N. 448 Modello in cartone di manico con voluta a testa piatta e tallone di incastro di cm 21,1 di
lunghezza per cm 1,6 di larghezza, con segnato il capotasto e quattro fori per i bischeri (frg. 177,
pag. 24t).
N. 449 Modello in cartone di manico con voluta a testa piatta di cm 19,8 di funghezzaper cm L,5
di larghezza,con segnatiil capotastoe i fori per i bischeri.
N. 450 Modello in cafta di manico con voluta a testa piatta e tallone di incastro di cm 18,7 di lun-
ghezza per cm 1,1 di larghezza, pet pochette più piccola, con segnati il capotasto e i fori dei bisched.
N. 452 Modello in legno di acero di manico con voluta mancante della pate terminale e tallone di
incastro di crn 2I,7 dilunghezza per cm 1,5 di larghezza; con segnati il capotasto e i fori dei bischeri.
Le misure segnate sul manico si riferiscono probabilmente alle larghezze della testa.
24)
N. 453 Modello in cafia di una voluta a tesra piatta di cm 7,'!. di lunghezza.
N' 454 Disegno su frammento di cartone di cm 21,,5 X 3,5 di un manico con volura a testa piatta
e tallone di incastro.
N. 455 Quadrato di cartone di cm 8,9 di lato con traforate tre coppie di Í:f di risonanza dell'altezza
rispettivamente di cm 5,2, di cm 4,5 e di cm 3,6.
N. 456 Modello in cafta della parte centrale di una pochette di cm 14 x 4,2, con traforati i fori
di risonanza a forma di CC (frg. t77, pag. 24L\,
N.457 R e t t a n g o ldoi c a t t a d i c m 1 2 X 3 , 2 c o l d i s e g n o d i u n a f c o m p l e t d
ai c m 4 , g d i a h e z z a .
N' 463 Modello in legno di acerodi cordieradi cm 5,6 di lunghezzaper cm 2,6 e cm L,5 di lat-
ghezza,con fori di attaccodelle corde e del budello reggicordiera.
MATERIALE VARIO
Dal n. 465 al n. 473 Nove piroli o bischeri non finiti in legno di giuggiolo,di cui cinque con botton-
cino di avorio.
244
N. 474 e n. 475 Due piroli o bischeri in legno di pero non finiti di cui uno con bottoncino e ghiera
d'avorio,I'altro rinto in nero.
%ffiffiffi
Fig. 178 A. Stradiuari: alcuni tra i nzodelliper naselli e punte di arcbetti; dat n. 479 al n. 50j. e
arcbettooriginale;n. 476.
Dal n. 479 al n. 498 Venti modelli in legno di acero di naselli per archetti, di cui uno con traforo
per intarsio a forma di cuore(fig. 178, pag.245).
N' 499 Modello in legno di aceroper la costruzionedella testa degli archetti, di cm I4,2 dilunghezza.
N. 500 e n. 501 Due campioni in legno di pioppo di testa d'archetto della lunghezza ispettiva di
cm 12,7 e di cm 8,8 (fig. 178, pag. 245).
Dal n' 502 al n. 504 Modello in legno di un probabile congegno di sordina, applicato su cordiera di
cm L2,6 di lunghezza per cm 4,8 e 2,6 di larghezza e relativi modelli in legno di acero delle parti
soprastanti, con annotazione autografa: Questa e quella che si tacca la Cordina.
Dal n. 505 al n.508 Tre modelli in cartone e uno in caftanon identificati delle misure rispetti
vamente di cm 16,2 X 6,7 e cm 3,8; di cm 1,3,6X 6,9 e cm 3; di cm 6,6 X 4,g; di cm 6,9 X 4,g.
N. 509 Stampino originale in legno di bosso per la apposizione del marchio sulle etichet te. .Lltezza
cm 3,8; diametro del marchio cm 1 (fig. 9L, pag. L}l).
N. 510 Copia dello stampino originale, di cui al precedente numero, fatta da Carlo Mantegazza, del-
di cm 5 (frg. 92, pag. 101).
7'aTtezza
245
DISEGNI PER ORNATO AD INTARSIO DI VIOLINI VIOLE E VIOLONCELLI
N. 513 Bozza in negativo su carta di cm 12,1 X 3,Iatta da Stradivari a inchiostto per stampa ri-
producentef intarsio delle fasce del < Greffuhle> (fig. 136, pag. 1,5L).
N. 514 Campionesu legno di acero di cm 5,4 X 4,5 delf intarsio del grifone (fig. 138, pag. 1,53).
N. 515 Bozza in negativo su carta di cm 11,8 X 3,8, fatta da Stradivari a inchiostro per stampa
riproducentel'intatsio delle fascedi altro violino (fr,g.t36, pag. 151).
N. 517 Borzainnegativo su carta di cm 16,7 X J,8, f.aita da Stradivari a inchiostro pet stampa ri-
producentel'intarsio delle fasce di altto violino (frg. 136, pag. I5D.
N. 518 Disegno autografo a penna su carta di cm 14,5 X 11,5 per la decorazionead intarsio delle
due facce di un riccio di violíno (fig. 134, pag. 149).
N. 519 Disegno autografo a penna su modello in cafta di cm 14,5 X 1,9 e cm 8,8 del dorso del
ad intanio (fig. l34,pag. t49).
riccio di violino di cui al precedenten. 518, per la suadecorazione
N. 520 Disegno autografo a penna su carta di cm 14,8 X 5,4, per la decorazionead intarsio delle
fascedel violino di cui al numeto 518 (fig. I34,pag. 1,49).
N. 521 Disegno autografo a penna su carta di cm 29 X 20, per la decorazionead intarsio delle
fascedi una viola (frg. 134, pag. 149).
N. 522 Disegno autografo a penna su carta di cm 20 X 14,8, per la decorazionead intarsio delle
fascedi altra viola (fi1. t34, pag. 1,49).
246
N. 523 Dsegno {orato su carta di cm L8,7 x 2,9, per la decorazionead intarsio delle fasce di un
violino. serviva per il riporro a spolvero del disegno(frg. 135, pag. 150).
Dal n. 525 al n. 527 Tre stampini in legno di pioppo per arabeschiad impronta.
N' 528 Ornato in madrepetladi cm 4,7 x 4 per stemmagentilizio da inserire ad intarsio su una
tastierada violoncello.
I
t
f
f
t
ri
I
MODELLI PER LE FERRATUREDELLE CASSETTEDI CUSTODIA
i
i Dal n. 529 al n. 518 Dieci modelli in carta di varie {ogge e dimensioni per cerniere in fego delle
i
cassettedi custodia degli strumenti, di langhezzavariabile rra cm ll,6 e cm 24 e di larghezz^ tta
cm 1,5 e cm 3,3 (frg. 119, pag.247).
+r+
247
N. 540 Modello in cartone di un grilletto dell'altezza di cm 6,5 con scritta autografa <<Griletti >.
Dal n. 54I al n. 546 Sei modelli in legno di acero di varie fogge e dimensioni per bocchette in ferro
delle serrature delle cassette.
Dal n. 547 al n. 592 Quarantasei modelli in catta e cartone di varie fogge e dimensioni per boc-
chette di serrature e ferrature. Su alcuni è tracciato a penna lo schizzo del congegno di chiusura a
catenaccio con molla. Su uno Sradivari ha scritto í1 cognome Ghisolf., presumibílmente di un com-
mittente (frg. I79, pag. 247).
Dal n. 5% al 599 Sei modelli in carta e uno in legno di acero per stemmi e imprese gentilizie da
eseguirsiin ferro sulle cassette(frg. 179,pag.247).
N. 600 Modello in carta per guarnizione di sematura di cm 8,4 X 5,7, ricavato da uno scritto au-
tografo di Stradivari con firma.
N. 601 Nota spesesu foglio di cata di cm 25,L X t7 ,1, del 25-5-1698 in occasionedella morte della
prima moglie di Stradivari, con sua firma alrtografa (fig. 182, pag.25l).
Dal n. 602 al n. 631, Trenta involti di carta per custodia di piccoli modelli, contrassegnati da Stra-
divari con le stesse lettere dei modelli che contenevano. Su alcuni sono anche annotazioni dei figli o
di Cozio di Salabue (fi5. L5, pag. 18).
N. 612 Etichetta originale di Niccolò Amati di cm 7,8 X I,7, proveniente da uno strumento del 1681.
N. 6ll Stampino originale in ferro di Giovanni Battista Guadagnini, per la apposizionedel suo mar-
chio sulle etichette degli strumenti. Diametro dell'impronta cm 1,5.
ATTREZZI DA LAVORO
Dal n. 634 aL n. 638 Cinque grandi morse a vite in legno, di cui quattro di cm 32,2 e una di cm 24
di altezza.
Dal n. 639 al n. 649 Undici morsetti in ferro, di cui otto di cm 7 di altezza,due di cm 8,4 e uno
di cm 9,2.
248
Fig. 180 A. Stradiuari:due piallettini in bronzoe uno in ferro; dal n. 655 al n. 660.
Dal n. 65I al n. 654 Quattro morse ad angoloin legno,di cui tre di cm 26,2 e una di cm 36,6 di
alfezza,per tenere le catenedurante I'incollatura ai piani armonici..
Dal n. 655 al n. 660 Sei pialletti curvi in scaladi varia misurae curvatura,quattro in ferro e due
in bronzo, per la lavorazionedei piani armonici e dei fondi (fig. 180, pag. 249).
Dal n. 661 al n. 663 Tre spessimetri per interno in ferro temperato di cm 36,5 X 13, per il con-
trollo degli spessori dei piani armonici e dei fondi (frg.75, pag.79).
Fig. 181
249
N. 666 Spessimerograduatoin legno di cm 41,6 X 1.2,8.
Dal n. 667 al n. 673 Cinque sgorbie e due scalpellida legno di varia misura.
N. 678 Svasatorein ferro forgiato per i fori dei bischeri dei violoncelli.
N. 679 e n. 680 Due grafietti con lama regolabileper il taglio del canaledei filetti. Uno per l'in-
terno e I'altro per I'esterno(fig..99 e L00, pag. 110).
Dal n. '683 al n. 690 Otto ferri vari a {ustelle per il taglio e la lavorazionedella pelle di rivesti-
mento delle cassettedi custodiadegli strumenti.
Dal n. 691 al n. 697 Sette rasiere variamentesagomateper rifinituta, ricavate da lame di sciabole
e stiletti.
N. 700 e n. 701 Due squadrea cappello in legno, di cui una con incise le lettere C.8., probabil-
mente di Cado Bergonzi.
N. 706 Piccolo tornio in ferro forgiato di cm 18 circa di apertura massima tra le punte, per minu-
terie. Veniva azionato da uno spago teso su archetto di osso di balena, col sistema ancora in uso
presso gli orologiai. È comedato di undici pulegge in legno in scala da cm 3,2 a cm L,5 di diametro
e dell'archetto per azionarle (fig. l8l, pag. 249).
N. 707 Punta-trapano a lancia con supporto in fero forgiato per la foratura dei bischeri al7'attacco
delle corde. La puleggia veniva azionata con l'archetto di cui al precedente numero (fig. 181, pag.249).
250
N' 708 Grafietto-compassoregolabile di cm 8,3 di altezzae cm 3,1.di apertura massima(fig. 106,
pag. ll5).
N. 709 Cassettinain legno di salicedi cm ll,L dialtezza per cm 14,7 dtlaryhvza e cm 6,8 di p--
fondità a due scompartie due coperchi,pet la custodiadegli involtini, contenentipiccoli modelli, con
scritta originale a stampatello:I nzodelliper Ii aioloncelli 7776, tipetuta dal conte Cozio di Salabue
sull'altro coperchio.
251.
Ii\DICI
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
nel testo
255
Fig. 35 - A. Stradivari: viola contralto del 1,672 pag. 37
FiS. 36 - Ricosruzione della forma B per violoncelli di Stradivari > 3 8
Fig. 37 - A. Stradivari: disegno per il piazzamento delle I f nei violoncelli della forma B >> 39
Fig. 38 - A. Stradivari: violoncello <<Duport > del 1711 > 4 0
Fig. 39 - A. Stradivari: violoncello < Piatti > del 1720 >> 42
Fig. 40 - Francesco e Omobono Stradivari: violoncello <<Stuart >> >> 44
Fig. 4L - Francesco e Omobono Stradivari: disegno per i7 piazzamento delle I f nei vio-
loncelli della forma B ridotta >> 46
Fig. 42 - A. Sttadivati: forma MB per violini > 4 8
Fig. 43 - A. Stradivari: forma PG per violini > 4 8
Fig. 44 - Curvatura del piano armonico nei violini di N. Amati e A. Stradivari >> 48
Fig. 45 - A. Stradivari: forma per piccolo violino >> 49
Fig. 46 - Disegno dei rinforzi dr tela sull'interno delle fasce dei violoncelli di Sradivari >> 49
Fig. 47 - Ptesumibile forma del ferro per curvare le fasce > 5 0
Fig. 48 - Sistema di serraggio delle fasce > 5 0
Fig. 49 - Giunto delle fasce in corrispondenza delle punte > 5 0
Fig. 50 - A. Stradivari: controsagomee pioli per il serraggiodelle fasce >> 5r
Fig. 5I - A. Stradivari: interno del violino < Il Delfino > del tZt4 >> 53
Fig. 52 - A. Stradivari: interno del violino <<Kreisler > del 1711 >> 53
Fig. 5l - Albero di abete maschio delle Dolomiti >> 56
Fig. 54 - Disegno di sezioni di tavole armoniche a venatura perpendicolare ed inclinata >> 5J
Fig. 55 - Blocco di abete coi tagli di quarto e di scorza >> 5J
Fig. 56 - Acero tagliato di scorza >> 57
Fig. 57 - A. Stradivari: violoncello del t726 con fondo in salice > 5 8
Fig. 58 - A. Stradivari: particolare del fondo del violino <<Soil >>del I7I4 > 6 0
Fig. 59 - Sistema di sgrossamento della tavola e del fondo >> 62
Fig. 60 - Quinte di curvatura del fondo di violino >> 61
Fíg. 61 - Quinte di curvatura del fondo di violoncello >> 64
Fig. ó2 - Quinte di curvatura del fondo di viola contralto >> 65
Fig. 63 - Curve di livello del fondo di violino >> 66
Fig. 64 - Curve di livello del fondo di viola contralto >> tJl
256
Fig. 75 - A. Stradivari: spessimetri vari pag. 79
Fig. 83 - A. Stradivari: particolare dell'interno della tavola di un violoncello del 1726 )> 87
Fig. 84 - Disegno delle f t' di vari maestri >> 88
Fig. 85 - Grafico dell'interno della tavola armonica del violoncello <<Servais> del 1701 > 9 0
Fig. 8ó - Disegno per la posizione ed inclinazione delle tacche delle I I >> 92
Fig. 87 - A. Stradivari: particolare della tavola del violoncello <<Dupott > del 1711 >> 9i
Fig. 88 - Catene originali di N. Amati e A. Guarneri >> 96
Fig. 39 - A. Stradivari: interno della tavola del violino < Il Delfino > del 1714 >> 97
Fig. 90 - A. Stradivad - etichetta originale nella posizione in cui veniva apposta )> 100
Fig. 9I - A. Stradivari: sigillo originale e sua impronta > 101
Fig. 92 - Paolo Manregazza: copia del sigillo di Stradivari e sua impronta > 101
Fig. 93 - A. Stradivari: manico originale proveniente dal violino < Soil > deI I7I4 >> 102
Fig. 94 - A. Stradivari: chíodo originale proveniente dal manico di un violino >> 102
Fig. 95 - A. Stradivari: blocchetto di testa proveniente dal violoncello < Vaslin >>del 1725 >> 102
Fig. 96 - Disegno della I di destra di un violino con tratteggiato il ritocco alla paletta >> ]02
Fig. 97 - A. Sradivari: interno della tavola del violino <<La Pucelle > del 1709 > 105
Fig. 98 - Disegno per la costruzione delle punte )> 108
Fig. 99 - A. Sradivari: attrez.zoper il taglio esterno del solco dei filetti > 110
Fig. 100 - A. Sradivaîii ^ttrezzo per il taglio interno del solco dei filetti > 110
Fig. 101 - Disegno della deviazione delle punte dei filetti nei violini > 111
Fig. I02 - Idem nei violoncelli >> 111
Fig. 103 - Francesco Stadivari: violino del 1716 >> II2
Fig. 104 - Francesco Stradivari: violino del 1707 >> TL3
Fig. 105 - A. Stadivari: ingrandimento di una punta del violino <<Soil > del 1714, mo- 'J,15
strante il riempimento a stucco >>
Fig. 106 - A. Sradivai: graÍfietto graduabile >> lI5
Fig. 107 - Disegno del raccordo della sguscia sui filetti e di quella delle aste delle ll > 116
Fig. 108 - Disegno in sezione della tavola del violino <<Canto del Cigno > del 1737 mo-
strante il raccordo incompleto e come avrebbe dovuto essere terminato >> 117
Fig. 109 - Calco in gesso di I di violino di Stradivari mostrante la sguscialungo I'asta >> 1r7
Fig. 110 - Idem di viola contralto >> rl7
Fig. 111 - Idem di violoncello > 118
Fig. lL2 - A. Sradivari: modelli per manico e riccio della viola da gamba del 1707, vale-
voli anche per i violoncelli di forma B >> r22
257
Fig. 113 - Disegno mostrante i tagli con seghettoper la prima sgrossaturadel riccio pag. I23
-
Fig. 114 A. Smadivari: riccio della viola contralto <<Paganini> del 1731 > 723
Fig. 115 - A. Suadivari: fronte e dorso del riccio della viola contralto <<Medicea> del 1690 >> 124
Fig. 116 - A. Smadivari:fronte e dorso del riccio della viola contralto <<Paganini>>del173L >> 125
Fig. 117 - Sezionidi un riccio di violoncello di Smadivari >> L27
Fig. 118 - A. Sttadivari: manico originale provenientedal violino < Soil > del nU con G
autogtafa >> l2g
Fig. 119 - Calchi in gessodel dccio della contralto <<Medicea> del 1690 >> I2g
Fig. 120 - Idem di un violoncello del 1720 > 110
'1,32
Fig. L21 - A. Stradivari: riccio del violoncello <<Gore Booth >>del 1710 >>
Fig. t22 - A. Stíadivari: dorso del riccio del vióloncello <<Piatti > del 1720 >> 134
Fig. 123 - Corrispondenzatîa linguetta e nocetta >> 136
Fig. 1,24 - A. Stradivari: fronte e retro di una tastiera odginale > 138
Fig. 1.25 - A. Stradivari: modello in acero di tastieraper violino di forma G >> L3g
Fig. L26 - A. Stradivari: modello in cafta di tastiera per violino con graffito un disegno
per intarsio >> r3g
Fig. 127 - A. Sradivari: modello per la cordieîa della viola tenor-e<<Medicea>> >> 139
Fig. 128 - A. Stadivari: traforo in cafta per I'intarsio dell'amorino òulla stessa >> l3g
Fig. 129 - A. Suadivari: ponticello per viola tenore > 140
Fig. 130 - A. Suadivari: modelli di ponticelli per violoncelli )> 140
Fig. 131 - A. Sttadivari: idem per violini > 140
Fig. 132 - A. Stradivari: riccio intarsiato del violino <<Lo Spagnolo> del 1ó87 >> 1,47
Fig. I33 - A. Stadivati: violino intarsiato <<Lo Spagnolo> del 1687 > 149
Fig. $4 - A. Sradivari: disegni a penna per intarsi su suumenti >> r4g
Fig. 135 - A. Sradivari: disegnofotato per il suo riporto su una fasciadi violino da intarsiare > 150
Fig. 136 - A. Sradivaú bozzea torchio riproducenti ornati vari ad intarsio >> 151,
Fig. 137 - A. Stradivari: violino intarsiato < Hellier >>del L679 >> 752
Fig. 138 - A. Stradivari: prova di intarsio >> 153
Fig. 1,39 - A. Stradivati: ponticello della viola tenore <<Medicea>>decorato ad inchiostro >> 153
Fig. 140 - A. Stradivari: striscia tîaforuta per la decorazionead inchiostro di una fasciadi
violoncello >> 154
-
Fig. 141 A. Stradivari: manico scolpito della cetra del 1700 >> r55
Fig. 142 - A. Sradivari: sculturedella parte superioredell'arpa del 1681 >> L56
Fig. 143 - A. Stradivari: idem della parte inferiore >> 157
Firg. 144 - A. Stradivari: violino <<Cessol> del L716 >> 166
Fig. 145 - A. Stadivari: bassetto< Aylesford >>del 1696 > 170
Fig. 146 - Micografia di una scheggiadi vernice di Stradivari >> 176
Fig. 147 - A. Stadivari: viola contalto <<N{ac Donald > del 1701 > 179
Fig. 148 - A. Stradivari: viola contalto <<Paganini> del 1731 >> 181
Fig. 149 - A. Stradivari: violino <<Il Cremonese1715 >> > 194
Fig. 150 - Simone F. Sacconi: violino stradivarianointarsiato > 190
258
nel catalogo
tavole a colori
259
INDICE GENERALE
V _ CATENA pas. 9j
CATALOGO
dei cimeli stadivariani
FORME pag.195
260
CORREDOPER LA COSTRUZIONEDELLA VIOLA TENORE MEDICEA
DEL 4 ott. 1690 pag. 206
261.
La rcalizzazione del presente volume è stata curata
dal dr. Bruno Dordoni
Hanno alttesì collaborato al testo, oltre al dr. Bruno Dordoni, al prof. Alfredo Fuerari e al
prof; Andtea Mosconi, la prof.sa Dorella Molo Azzolini per la descizione delle costruzioni geome-
triche della forma G per violini e il dr. Federico Gennari quale consulente per la parte chimica
inerente ai procedimenti di verniciatum.
Le fotografie del materiale originale conservatonel Museo Civico di Cremona sono state eseguite
dal Sig. Stefano Bonvini; q-uelledegli snumenti sono state gentilmente fomite dalla Casa\Turlitzer di
New Yotk; i fotocolors per le tavole dal dr. ing. Paolo Peterlongodi Milano e dall'Ente Provinciale
per il Turismo di Cremona.