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derivata dx derivata dv
x = x(t) v= a=
→ dt → dt
Si consideri una legge oraria definita da un polinomio di I grado, cioè del tipo:
x = At + B
con A, B costanti.
a) Dall’analisi dimensionale della legge oraria, segue che le unità di misura delle costanti sono, rispettivamente:
dx dv
v= =A ; a= =0
dt dt
x(0) = B
Pertanto, B rappresenta la posizione iniziale. Per ricordare più facilmente questo significato, spesso al posto di
B si usa il simbolo xo.
− Dall’equazione che esprime la velocità, si deduce che A rappresenta la velocità costante del moto. Per ricordare
più facilmente questo significato, spesso al posto di A si usa il simbolo vo.
In termini dei nuovi simboli, le leggi che descrivono il moto rettilineo uniforme si scrivono quindi:
x = vot + xo
v = vo
a=0
Nel seguito, sono riportati i grafici di x(t), v(t) e a(t) per la legge oraria x = vot + xo , con xo > 0, vo > 0.
Siccome la legge oraria è espressa da un polinomio di I grado, il grafico x (t) è una retta con intercetta xo e coefficiente
angolare vo. I grafici di v, a esprimono rispettivamente il fatto che la velocità è costante e pari a vo, e che
l’accelerazione è nulla.
− Nel moto rettilineo uniforme, la velocità media ha lo stesso valore della velocità istantanea. Per convincersene, è
sufficiente ad esempio pensare al significato geometrico di vm e v nel piano x-t.
∆x = v o ∆t
il che implica la proporzionalità tra intervalli di tempo e spostamenti corrispondenti. In altri termini, si dice
talvolta che nel moto rettilineo uniforme il punto materiale percorre spazi uguali in tempi uguali.
1
Nei termini dell’Analisi matematica, il prodotto v ∆t è pari al differenziale dx della funzione.
Il moto rettilineo uniformemente accelerato
Si consideri ora una legge oraria definita da un polinomio di II grado, cioè del tipo:
x = At2 + Bt + C
a) Dall’analisi dimensionale della legge oraria, segue che le unità di misura delle costanti sono, rispettivamente:
dx
v= = 2 At + B
dt
dv
a= = 2A
dt
x(0) = C
Pertanto, C rappresenta la posizione iniziale. Per ricordare più facilmente questo significato, al posto di C si
userà il simbolo xo.
v(0) = B
− Infine, dall’equazione che esprime l’accelerazione, si deduce che l’accelerazione è costante. Un polinomio di II
grado descrive pertanto la legge oraria di un moto uniformemente accelerato.
1
Detto ao il valore costante dell’accelerazione, si ricava altresì che A = a o .
2
In termini dei nuovi simboli, le leggi del moto uniformemente accelerato si scrivono quindi:
1
x= a o t 2 + vo t + x o
2
v = a o t + vo
a = ao
Siccome la legge oraria è espressa da un polinomio di II grado, il grafico della funzione x (t) è una parabola. I rebbi
sono rivolti verso l’alto se a > 0 e verso il basso se a < 0. Nell’istante t = 0, la parabola passa per x = xo. La tangente al
grafico, in t = 0, ha coefficiente angolare pari a vo.
La funzione v(t) è data da un polinomio di I grado; il grafico è una retta, con intercetta vo e coefficiente angolare a.
Il grafico di a esprime infine il fatto che l’accelerazione è costante.
Nel seguito sono riportate alcune considerazioni aggiuntive e alcune applicazioni fondamentali delle leggi orarie del
moto rettilineo uniforme e del moto rettilineo uniformemente accelerato.
In moltissimi problemi pratici è possibile, almeno approssimativamente, assumere che il punto materiale si muova
nell’uno o nell’altro modo, per cui è importante padroneggiare la descrizione e l’applicazione delle leggi cinematiche
di questi moti. Attenzione, però, a non commettere l’errore, piuttosto comune, di usare queste leggi per qualunque
moto vario!
Le equazioni del moto uniformemente accelerato appena presentate esprimono la posizione e la velocità del punto
materiale in funzione del tempo. In alcuni problemi, però, risulta utile una relazione che leghi direttamente la velocità
alla posizione. Si procede allora eliminando il tempo t tra le due equazioni del moto uniformemente accelerato:
1 2
1 2 x = 2 a o t + v o t + x o
x = a o t + vo t + x o
2 ; ;
v = a o t + vo
t = v − vo
ao
2
1 v − vo v − vo 1 v 2 − 2 v v o + v o2 v − vo
x − xo = ao + v o ; x − xo = ao + vo ;
2 a o ao 2 2
ao ao
v 2 − 2 v v o + v o2 v v o − v o2 v 2 − 2 v v o + v o2 + 2 v v o − 2v o2
x − xo = + ; x − xo =
2 ao ao 2 ao
Infine, sommando i termini simili e indicando per semplicità col simbolo s lo spostamento:
s = x - xo
v 2 − v o2
s=
2 ao
v 2 − v o2
v 2 − v o2 = 2 a o s ; ao =
2s
Attenzione! Ovviamente queste formule valgono esclusivamente per un moto rettilineo uniformemente accelerato.
Applicarle a casi diversi è un errore piuttosto comune, certamente da evitare.
Una formulazione più generale di questo problema richiede un approccio completamente diverso, che sarà presentato
più avanti, in termini di lavoro ed energia cinetica.
Condizioni iniziali assegnate all’istante t 1 ≠ 0
Di consueto, le condizioni iniziali sono assegnate all’istante to = 0. Come già osservato, si può immaginare che in
questo istante venga fatto partire il cronometro che segna il tempo t.
In alcuni problemi, tuttavia, le condizioni iniziali devono essere assegnate a un istante t 1 ≠ 0 . Ciò capita, ad esempio,
se la legge oraria è data in forme diverse in diversi intervalli di tempo; per esempio, se il punto materiale si muove di
moto uniformemente accelerato nell’intervallo 0 ≤ t < t 1 e di moto uniforme nel seguito. In questo caso, la condizione
iniziale per la seconda fase del moto, uguale alla condizione finale della prima, va assegnata all’istante t1.
Per fissare le idee, il procedimento da adottare è presentato in riferimento al caso specifico. Si può procedere in questo
modo:
a) Per descrivere la prima fase, si fa partire come di consueto il cronometro che segna il tempo t nella condizione
iniziale; le condizioni iniziali xo, vo sono quindi assegnate a t = 0. Le leggi cinematiche del moto sono dunque:
1 2
x = 2 a o t + vot + x o
v = a o t + vo
a=a
o
1 2
x1 = a o t1 + v o t1 + x o
2
v1 = a o t 1 + v o
c) All’istante t1 si fa partire un secondo cronometro, che segnerà il tempo t’. Le leggi cinematiche del moto rettilineo
uniforme, in termini del tempo t’ e delle nuove condizioni iniziali x1, v1, sono:
x = v1 t ' + x 1
v = v1
a=0
t’ = t – t1
x = v1 (t − t 1 ) + x1
v = v1
a=0
Per il caso particolare in cui vo = 0, xo = 0, si ottengono le relazioni seguenti, cui corrisponde il grafico in figura.
1 2
x = 2 aot 0 ≤ t < t1
v = aot
1
x = a o t 1 (t − t 1 ) + a o t 1
2
2 t1 ≤ t
v = a o t1
Lo stesso procedimento2 può essere seguito del tutto in generale. Se, ad esempio, nella seconda fase il punto materiale
si muovesse di moto uniformemente accelerato, con accelerazione a1, si avrebbero per t > t1 le relazioni:
1 2
x = 2 a 1 (t − t 1 ) + v1 (t − t 1 ) + x1
v = a 1 (t − t 1 ) + v1
a=a
1
Nei problemi in cui compaiono due distinti punti materiali, è particolarmente utile rappresentare le leggi orarie nello
stesso diagramma; ciò permette infatti di desumere rapidamente molte informazioni qualitative sulla situazione fisica
che si determina istante per istante.
Un problema classico è quello dell’incontro tra due punti: assegnate le leggi orarie, determinare in che istante e in
quale posizione essi si incontreranno. L’incontro implica che i due punti occupino la stessa posizione x nello stesso
istante di tempo t; pertanto le t, x sono ottenute mettendo a sistema le due leggi orarie.
2
In particolare, la posizione t’ = t – t1
A titolo di esempio, si considerino le seguenti leggi orarie.
1
x= aot2
2
x = vo t
1 2
x = aot
2
x = vo t
a o t 2 − 2v o t = 0
Risolvendo l’equazione (spuria di II grado) si trovano due soluzioni; la prima è t = 0 (i punti sono partiti insieme; la
seconda è data da:
2v o
t=
ao
2 v o2
x = vo t =
ao
A causa dell’attrazione gravitazionale della Terra, tutti i corpi pesanti (detti talvolta “gravi”) si muovono con
accelerazione costante3, detta accelerazione di gravità. Il valore dell’accelerazione di gravità è uguale per tutti i corpi;
essa cambia lievemente con la latitudine e con la quota, determinata rispetto al livello del mare.
Lasciando ai prossimi capitoli lo studio del caso più generale, ci si limiti ora ai moti che hanno luogo lungo la
verticale; cioè quelli che si determinano quando l’oggetto è lanciato cadere liberamente, oppure è lanciato verso l’alto
o verso il basso, ma non obliquamente.
In un sistema di riferimento con asse y orientato verso l’alto, l’accelerazione è negativa e pari a:
a = -g
3
Naturalmente, questo è vero solo se la resistenza dell’aria è trascurabile, come implicitamente assunto nel seguito.
con g costante positiva. A una latitudine intermedia e al livello del mare, si ha.
g = 9.8 m s-2
Partendo dalle equazioni di un generico moto uniformemente accelerato, con le sostituzioni x → y e ao = -g, si
ottengono le equazioni:
1 2
y = − 2 gt + v o t + y o
v = − gt + v o
a = −g
Attenzione ai segni! Scegliendo un sistema con asse di riferimento y orientato verso il basso (il che è altrettanto lecito),
l’accelerazione è positiva e pari a g; si hanno così le equazioni:
1 2
y = 2 gt + v o t + y o
v = gt + v o
a=g
A patto di assegnare correttamente le condizioni iniziali, i risultati ottenuti nell’uno o nell’altro sistema di riferimento
sono equivalenti. Questo è un primo esempio di un principio molto generale: la descrizione fisica di un sistema non può
cambiare se si cambia il sistema di riferimento.4 Nel seguito, se non è esplicitamente affermato il contrario, si assumerà
sempre l’asse y orientato verso l’alto.
Caduta libera
Se il corpo viene lasciato cadere da un’altezza h, partendo da fermo (vo = 0), le equazioni diventano:
1 2
y = − gt + h
2
v = − gt
Il tempo necessario perché il punto materiale tocchi il suolo (y = 0) è la soluzione positiva dell’equazione:
1 2
0=− gt + h
2
4
Questo tema verrà affrontato in maggior dettaglio a proposito della I legge della dinamica.
e quindi:
2h
t=
g
2h
v = −g =− 2gh
g
Per avere un’idea degli ordini di grandezza, si consideri che un corpo, cadendo dall’altezza di 5 m, tocca il suolo dopo
1 s alla velocità di 10 ms-1.
Altezza massima
Se il corpo viene lanciato verso l’alto con velocità vo, a partire da una quota nulla (yo = 0), le equazioni diventano:
1 2
y = − gt + v o t
2
v = − gt + v o
Durante la salita, la velocità è positiva; durante la discesa, è negativa. Alla quota massima la velocità deve essere
nulla. Ponendo v = 0 si ricava il tempo necessario:
vo
t=
g
2
1 1 v v 1 v
2
h = − gt 2 + v o t = − g o + v o o = − + 1 o
2 2 g g 2 g
e infine:
v o2
h=
2g
Attenzione a un errore banale, ma frequente: il segno dell’accelerazione non cambia se il corpo procede verso
l’alto! Ricordando il significato del segno dell’accelerazione, restando sempre a = -g, il corpo rallenta se procede
verso l’alto e va sempre più in fretta se procede verso il basso.
Moto armonico
L’ultimo esempio di questo capitolo riguarda il moto armonico, che rappresenta il più semplice moto oscillatorio. La
legge oraria è data da una relazione del tipo:
x = A cos (ω t + φ o )
con A, ω, φο costanti.
a) Dall’analisi dimensionale della legge oraria, segue che le unità di misura delle costanti sono, rispettivamente:
In altri termini, A ha le unità di misura di una lunghezza, ω dell’inverso di un tempo, mentre φo è un numero.5
A prende il nome di ampiezza;
(ωt + φo), cioè l’argomento della funzione coseno, prende il nome di fase;
ω prende il nome di pulsazione;
φo prende il nome di fase iniziale.
b) Per semplicità, si ponga nel seguito φo = 0. Eseguendo le derivate per determinare velocità e accelerazione del
moto, si ottiene:
dx
v= = − Aω sen (ω t )
dt
dv
a= = − Aω 2 cos (ω t )
dt
c) Il moto armonico gode di una proprietà particolare. Riordinando le espressioni di x, v, a, si nota infatti che a ∝ x :
x= A cos (ω t )
v = − Aω sen (ω t ) → a = − ω2 x
a = − Aω cos (ω t )
2
5
Come argomento della funzione coseno, si può intendere che (ωt + φo) sia espresso in radianti. I radianti hanno l’unità
di misura dei numeri.
Grafici del moto armonico
Il significato fisico delle costanti A, ω si individua in base allo studio del grafico della legge oraria (primo diagramma
in alto). Dalla relazione:
x = A cos (ω t )
si vede innanzitutto che − A ≤ x ≤ A , essendo il valore della funzione coseno limitato all’intervallo [-1, 1]. Il punto
materiale si muove dunque sull’intervallo [-A, A].
t ωt x = A cos (ω t)
0 0 A
1 π π
0
2 ω 2
π
π -A
ω
3 π 3
π 0
2 ω 2
π
2 2π A
ω
Tabella e grafico chiariscono che il moto armonico è oscillatorio, nel senso che si susseguono gli spostamenti verso
sinistra e verso destra.
Dal secondo grafico, si vede che la velocità è positiva quando il punto procede verso destra, negativa quando procede
verso sinistra; si annulla quindi negli istanti di inversione della direzione, cioè quando il punto raggiunge uno degli
estremi dell’intervallo. E’ massima, in valore assoluto, quando il punto passa per l’origine (x = 0).
Come si vede dal terzo grafico, nei punti di inversione l’accelerazione raggiunge, in valore assoluto, il massimo valore;
si annulla invece quando il punto passa per l’origine, cioè quando il valore assoluto della velocità è massimo.
Moti periodici
x(t + T) = x(t)
Il significato fisico di questa equazione è il seguente: dopo il tempo T, il moto riprende uguale a se stesso.
Periodo del moto armonico
Il moto armonico è un moto periodico. La funzione coseno è infatti una funzione periodica; dalla goniometria
elementare, è noto che essa ha periodo pari a 2π.
L’argomento della funzione coseno, nella legge oraria, è la fase ω t. Come si vede
dallo schizzo a fianco, quando la fase raggiunge il valore 2π, è passato un tempo pari
al periodo T. Quindi vale l’equazione:
ωT = 2π
2π
T=
ω
2π
ω=
T
1 ω
ν= =
T 2π
Dalla definizione, segue il significato fisico di frequenza: ν è pari al numero di oscillazioni compiute nel tempo
unitario.
1
[ν] = = s −1 = Hz
[T]
6
Attenzione all’alfabeto greco! “ν" (si legge “ni” o anche “nu”) è la corrispondente della lettera latina “n”.