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Disarmo
1 Dal discorso alla sessione riunita del Congresso, 25 maggio 1961. Citato in Alan Parsons, Apollo, dall'album "On Air".
2 Da un discorso alla Rice University, 12 settembre 1962.
1
Con queste due dichiarazioni Kennedy diede ufficialmente inizio alla corsa
allo Spazio che portò gli astronauti statunitensi Armstrong e Aldrin
sulla Luna il 20 luglio 1969.
2
other peaceful purposes shall not be prohibited. The use of any
equipment or facility necessary for peaceful exploration of the
Moon and other celestial bodies shall also not be prohibited. »
3
dell’Assemblea Generale in particolare sulla “Declaration of Legal Prin-
ciples Governing the Activities of States in the Exploration and Use of
Outer Space”, adottata come risoluzione 1962 (XVIII) datata 13 dicembre
1963. Che a sua volta risponde alle risoluzioni dell’Assemblea Generale
numerate come: 1472 (XIV), 1721(XVI) e 1802(XVII). La risoluzione 1962
(XVIII) contiene un primo set di principi relativi all’esplorazione pa-
cifica dello Spazio Extraatmosferico e alle attività in esso svolte,
mentre nella risoluzione successiva la 1963 (XVIII) l’Assemblea Generale
stese i primi principi relativi ad una cooperazione pacifica negli uti-
lizzi dello Spazio Extraatmosferico. Tutte queste risoluzioni sono poi
state codificate nel Trattato sullo Spazio Extra-atmosferico3; venne fir-
mato a Londra, Washington e Mosca il 27 gennaio 1967, ed entrò in vigore
il 10 ottobre dello stesso anno.
Come già accennato precedentemente l’articolo 4 del Trattato impone ai
firmatari il divieto di posizionare armamenti nucleari in orbita o altre
armi di distruzione di massa; oltre che a specificare l’esclusivo uso a
carattere pacifico della Luna e degli altri corpi celesti. L’articolo 3
invece enuncia il dovere per gli Stati parte del Trattato di portare
avanti le attività e l’esplorazione dello Spazio, inoltre mentre conducono
queste attività sono obbligati a seguire il diritto internazionale ed in
particolare la Carta delle Nazioni Unite e tutto il diritto internazionale
avente natura consuetudinaria.
Relativamente agli sforzi per il disarmo sono due gli organi ausiliari
all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si sono occupati e si
stanno occupando di evitare una corsa agli armamenti nello Spazio e di
mantenere principalmente pacifica la situazione nello Spazio Extraatmo-
sferico; questi due sono l’UNIDIR (United Nation Institute for Disarmament
Research) e il CD (Committee on Disarmament), che è stato designato come
l’organo principale per la discussione e le trattative del processo di
disarmo nello Spazio e per la prevenzione di una corsa agli armamenti
nello Spazio Extraatmosferico.
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quest’ultimo si è dimostrato estremamente utile per la conduzione di
operazioni militari anche di larga scala. La più grande dimostrazione
della validità del supporto spaziale alle operazioni a terra e nei cieli
è stata l’applicazione di satelliti per coordinare i muovimenti, facili-
tare le comunicazioni delle forze statunitensi e procurare immagini sa-
tellitari delle forze ostili tramite “Satellite Imagery” durante la prima
guerra in Iraq (Agosto 1990 – Febbraio 1991). Mentre un'altra dimostra-
zione dell’utilizzo di armi ASATs (sistemi d’arma anti-satellitari) ha
avuto luogo nel gennaio 2007, quando il Governo cinese ha eseguito con
successo l’abbattimento di un suo satellite con l’impiego di un arma
anti-satellitare ha creato un enorme quantità di detriti spaziali (che
rappresentano un problema a sé stante per l’ambiente spaziale e per gli
Stati che sfruttano questo ambiente), ma ha significato un aumento dei
potenziali rischi di militarizzazione dello Spazio Extraatmosferico di-
mostrando la capacità di usare un sistema d’armi ASAT. Riportando l’at-
tenzione su queste armi dopo la guerra fredda e l’entrata in vigore del
Partial Test Ban Treaty che ha proibito il testaggio di ASAT e armi
nucleari nello Spazio Extraatmosferico, seguito dal Comprehensive Test
Ban Treaty creando un’Organizzazione per vigilare sull’effettivo rispetto
da parte dei Membri del divieto di non intraprendere test nucleari.
Approccio hard-law contro una corsa agli armamenti nello Spazio Extraat-
mosferico
Sono molteplici gli uffici, i comitati e le organizzazioni esterne alle
Nazioni Unite che si occupano di disarmo, per l’obiettivo del presente
articolo mi concentrerò sugli ultimi sviluppi e sulle ultime proposte che
sono state vagliate e vengono vagliate al momento presso il Committee on
Disarmament, presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e presso
l’UNIDIR.
Il Comitato per il Disarmo fu la prima struttura nella quale vennero
discussi le prime bozze di trattati di hard-law in materia di controllo
degli armamenti. In una proposta presentata dall’Italia nel 1979 si voleva
creare uno strumento accessorio al Trattato relativo specificatamente
alla materia della prevenzione di una corsa agli armamenti nello Spazio
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Extraatmosferico (Prevention of an Arms Race in Outer Space - PAROS); in
particolare con restrizioni più pesanti sull’articolo IV.
Nel 1981 l’USSR sottopose il “Draft Treaty on the Prohibition of the
Stationing of Weapons of any kind in Outer Space” davanti all’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite. In questa prima bozza venivano apportati
modifiche sostanziali agli articoli III e IV, in particolare un’obbliga-
zione di non-intervento relativa agli oggetti spaziali appartenenti ad
altri Stati insieme ad un divieto categorico di distruggere, danneggiare,
o interferire in qualsiasi modo con il normale funzionamento dei satelliti
presenti in orbita. Questo divieto, così formulato, era inteso come se
assumesse la proibizione dell’utilizzo di armi anti-satellitari. Un altro
inserimento importante in questo draft erano i cosiddetti “National Tech-
nical Means of verification” intesi come la possibilità per uno Stato
firmatario di richiedere un controllo qualora avesse motivazioni fondate
di credere che un altro Stato firmatario non stesse rispettando gli
accordi presi. Di questa proposta sovietica fu presentata un’altra bozza
davanti all’Assemblea Generale e al Comitato per il Disarmo nell’1983.
Questa portò all’adozione della prima risoluzione in materia di PAROS4
dell’Assemblea Generale5, stabilendo la creazione di un Comitato ad-hoc.
Questo comitato ha tre doveri: esaminare e considerare ogni problematica
rilevante per la PAROS, esaminare e considerare gli accordi esistenti in
materia di PAROS e infine esaminare e considerare le proposte esistenti
e future relativamente alla PAROS.
La bozza successive venne presentata (nel 1988) dal Venezuela al CD e
all’comitato ad-hoc dell’Assemblea Generale. Questa bozza contiene una
revisione completa dell’articolo IV del Trattato aggiungendo la dicitura
“all kinds of Space Weapons or similar weapons systems” alla dicitura
armi di distruzione di massa contenuta nel Trattato; insieme all’obbli-
gazione per i firmatari del nuovo articolo di sviluppare, produrre e
detenere armi a carattere spaziale. A questo punto la bozza si preoccupò
di definire cosa sarebbero “armi a carattere spaziale”, queste sarebbero
dispositivi dalla natura offensiva, sia terra-spazio, spazio-terra che
spazio-spazio, i loro componenti e i sistemi ausiliari. Questo approccio
ha tre figure distintive: l’inclusione del carattere offensivo (spazio-
6 Documento Committee on Disarmament: CD/1679 (28 giugni 2002); si concentrava principalmente sulla creazione di
un framework adatto a favorire l’implementazione nazionale del Trattato, favorendo le “Confidence Building Measu-
res” e la sistemazione delle controversie.
7 Documento Nazioni Unite, rapporto Comitato per il Disarmo: CD/1839 (12 febbraio 2008)
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spaziale (riferiti nel trattato come “Space-faring States”); in futuro
questi due fattori è probabile che non cambieranno, rendendo di fatti
impossibile la creazione di uno strumento di hard-law adatto alla rego-
lamentazione delle armi nello Spazio Extraatmosferico.
Approccio soft-law contro una corsa agli armamenti nello Spazio Extraat-
mosferico
Questo nuovo approccio è stato intrapreso dopo il fallimento del PPTW nel
2012, ma non è la prima volta che normative di soft-law vengono applicate
nel diritto internazionale per favorire il dialogo tra i Membri della
comunità internazionale. In particolare, è importante la normativa sulle
Transparency Confidence-Building Measures (TCBMs), relativamente al di-
ritto dello Spazio queste misure sarebbero relative alla possibilità di
eseguire ispezioni nel sito di lancio (sia prima che durante), alla
creazione di una figura internazionale (non ancora stabilita) che dovrebbe
controllare e sovrintendere al corretto utilizzo dello Spazio Extraatmo-
sferico, condurre ispezioni e assicurare le Parti che non sarebbero state
posizionate armi in orbita a bordo di satelliti8. Altro compito svolto
tramite soft-law fu quello di creare la “Inter-Agency Space Debris Coor-
dination Committee” (IADC) con lo scopo di tenere sotto controllo la
presenza di detriti spaziali impedendone, per quanto possibile la forma-
zione. Nel 2002 questo ente ha pubblicato la bozza del “Space Debris
Mitigation Guidelines” adottato successivamente nel 2007 dal UNCOPUOS9
che lo sta revisionando ed aggiornando anno per anno. L’ultima versione
è del 2010 e contiene 7 linee guida per mitigare il problema dei detriti
spaziali, trattato lo Spazio Extraatmosferico come un normale ambiente
terrestre che può essere inquinato, distrutto e reso inagibile dall’ec-
cesivo sfruttamento.
Un altro approccio è quello che si ritrova nell’iniziativa dell’Unione
Europea denominata “International Code of Conduct and Best Practice Gui-
delines”. Tramite questo strumento l’Unione Europea mirava a costruire
un consenso internazionale dalla prospettiva della soft-law, visti anche
8 Questa fantomatica organizzazione internazionale avrebbe il pregio indiscusso di possedere un carattere super par-
tes, non essendo legata a nessuno Stato potrebbe rappresentare una via attraverso la quale queste misure possano
essere effettivamente sfruttate in una materia così tanto delicata per gli Stati.
9 United Nations Committee on Peaceful Uses of Outer Space, uno dei comitati ad hoc dell’Assemblea Generale che si
occupa specificatamente di Spazio Extraatmosferico, sia dal punto di vista scientifico che legale.
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i numerosi insuccessi che hanno accompagnato i tentativi di costruire uno
strumento di hard-law per affrontare il problema della militarizzazione
dello Spazio Extraatmosferico. Nel 2007 il Portogallo presentò, davanti
all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un documento dal titolo “Con-
crete Proposals on Outer Space TCBM for the Maintenance of International
Peace and Security and the Promotion of International Cooperation and
PAROS Prevention”10. Con questo documento si richiamò alla creazione di
vari Codici di Condotta a livello nazionale, in modo che le pratiche
spaziali possano uniformarsi col tempo. Le pratiche contenute in questo
codice vanno dalla messa a punto di pratiche più sicure nel controllo del
traffico aereo e spaziale; alla necessità di concedere garanzie relati-
vamente allo scambio di informazioni; alla trasparenza e notificazione
di eventuali situazioni particolari; all richiesta di adottare misure più
stringenti in materia di mitigazione dei detriti spaziali. Comprende
inoltre 8 pratiche volte a migliorare generalmente lo sfruttamento
dell’ambiente spaziale, una di queste è relativa all’obbligo di tratte-
nersi da manovre, che direttamente o indirettamente, potrebbero danneg-
giare o distruggere oggetti spaziali. Successivamente a questo report il
Consiglio dell’Unione Europea ha adottato un documento intitolato “In-
ternational Code of Conduct for Outer Space Activities”, dal 2008 al 2012
è rimasto interno all’Unione Europea che ha provveduto ad aggiornarlo e
a proseguire gli studi in materia fino a quando è stato ufficialmente
pubblicato come un’iniziativa e un impegno a guida Europea. L’articolo
IV mira a regolare le ASATs in modo da garantire una maggior sicurezza
nell’ambiente spaziale minimizzando così i rischi di incidenti (vietando
espressamente la distruzione di satelliti usando ASAT, come fece la Cina
nel 2007), senza però affrontare la problematica di altre tipologie di
difese missilistiche. Un’altra importante parte dell’ICoC è la prescri-
zione della creazione di un meccanismo di consultazioni attraversi in-
formative e report degli Stati Membri o altri Stati firmatari dell’ICoC
(usando una struttura dell’Unione Europea come punto di incontro e con-
tatto), come previsto dall’articolo VII, il quale specifica che funziona
solo nella misura in cui non violi direttamente l’articolo IX del Trattato
sullo Spazio Extraatmosferico. Importante è anche l’articolo III che
11
Tale iniziativa è stata per la prima volta compresa in un documento
ufficiale delle Nazioni Unite con la risoluzione dell’Assemblea Generale
denominata A/RES/70/27 adottata il 7 dicembre 2015. In questo documento
si riafferma l’importanza di garantire la non-militarizzazione dello Spa-
zio Extraatmosferico, chiedendo agli Stati che hanno le capacità per
accedervi di sostenere un appropriato impegno politico per non essere la
prima Nazione a posizionare armamenti nello Spazio Extraatmosferico.
Nella sessione successiva dell’Assemblea Generale in data 5 dicembre 2016,
è stata adottata la risoluzione 71/32 che riafferma il principio della
70/27 insieme all’importanza di evitare una corsa agli armamenti dello
Spazio Extraatmosferico che costituirebbe un grave ostacolo al manteni-
mento della pace e della sicurezza internazionale.
Il principio di “no first use” generalmente si applica all’utilizzo di
armi nucleari, e prende la forma di una dichiarazione politica e piena-
mente discrezionale da parte del governo di uno Stato che possiede l’abi-
lità di utilizzare armamento nucleare. In particolare, si riferisce alla
dichiarazione che tali armi non vengano impiegate per prime; generalmente
non è ritenuto uno strumento attendibile di politica internazionale ma
rappresenta un primo passo verso lo stabilimento della necessaria fiducia
nella creazione di una società internazionale pacifica. Per quanto ri-
guarda il presente articolo questo principio di soft-law potrebbe trovare
applicazione nella progressiva messa al bando delle armi anti-satelli-
tari. Ma questo potrà avvenire solo se verrà raggiunto un elevato livello
cooperazione e fiducia tra gli Stati della Comunità Internazionale.
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singoli, e una nuvola di altri residui composta da circa 35000 pezzi. Per
questo motivo l’UNOOSA (United Nations Office for Outer Space Affairs)
ha redatto un documento intitolato “Space Debris Mitigation Guidelines
of the Committee on the Peaceful Uses of Outer Space”. In questo documento
sono contenute le principali linee guida per garantire che lo spazio
Extraatmosferico non divenga eccessivamente inquinato permettendo il suo
sfruttamento alle generazioni successive. Queste riguardano principal-
mente la formazione di Space Debris a carattere accidentale, la necessità
di minimizzare le probabilità di collisione in orbita e di potenziali
rotture durante le fasi operative e/o dovute ad eccessivo accumulamento
di energie. Inoltre, l’intenzionale distruzione e altre attività che
andrebbero a danneggiare il corretto funzionamento di un satellite do-
vrebbero essere evitate. Infine, le linee guida si concentrano sulla
necessità di limitare la presenza a lungo termine di oggetti spaziali sia
nell’orbita bassa che in quella geostazionaria11.
Conclusione
11 Documento del Comitato di coordinamento inter-agenzia sugli Space Debris (IADC), A/AC.105/C.1/L.260
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garantisca il disarmo nucleare e una effettiva prevenzione di una corsa
agli armamenti nello Spazio Extraatmosferico.
Bibliografia:
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