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di Laura Da Valle
Introduzione
Dal lancio del primo satellite artificiale, quasi cinquant’anni fa, lo spazio è diventato sempre
di più, una realtà importante e per certi aspetti decisiva dell’economia e parte del comune modo di
vivere della società contemporanea.
Da allora è il luogo dove si applica e si sperimenta la più alta tecnologia, ma dove si esercita
anche, spinta da crescenti interessi economici, una forte competizione internazionale.
Finita l’era dei programmi spaziali realizzati per ragioni di prestigio e di dimostrazione di
potenza militare, lo spazio, grazie al contributo che le attività spaziali apportano in campo
scientifico e tecnologico, ha assunto un’importanza strategica.
I benefici conseguiti con lo sviluppo spaziale sono rilevanti e coinvolgono vari settori che
riguardano: la ricerca scientifica, le telecomunicazioni, il trasporto spaziale, l’osservazione della
terra, le infrastrutture abitate, le basi le operazioni operative, studi e tecnologie.
Anche l’Italia al pari delle altre potenze internazionali ha avuto un ruolo di primo piano, in
questa esplorazione.
A partire dagli anni sessanta ha investito considerevoli risorse nel settore spaziale
partecipando ai programmi europei dell’ ELDO (European Launcher development organization) e
ESRO (European Space Research Organization) e promovendo iniziative nazionali quali ad
esempio la realizzazione del satellite S. Marco.
Con il presente contributo si vuole fornire una breve panoramica sul ruolo dell’Agenzia
Spaziale italiana (ASI) nella politica spaziale nazionale, facendo riferimento, in modo particolare,
alla sua organizzazione e programmazione.
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1.1. Origini, motivazioni e funzioni
La vita dell’Agenzia Spaziale non è stata semplice, è stata caratterizzata da una serie di
modifiche istituzionali che non sono altro che il riflesso della perturbazione economica che, negli
ultimi anni, ha colpito il settore spaziale.
I mezzi economici necessari per lo sviluppo dei programmi spaziali sono stati forniti
prevalentemente dal sistema pubblico, determinati annualmente dalla legge finanziaria, con
previsione triennale e con aggiornamento annuale per scorrimento.
(1)
L’ESA è stata istituita con la convenzione 30 maggio 1975 ratificata dall’Italia con la L. n. 358/1977.
(2)
GU, 8 giugno 1988, n. 133
(3)
Il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, ai sensi dell’art. 55 del D.LGS, 30 luglio 1999, n.
300 è stato soppresso e sostituito con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR).
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Tuttavia, a partire dal 1991 le risorse messe a disposizione dalla legge finanziaria non sono
state più corrispondenti a quelle previste dal Piano Spaziale Nazionale (PSN) per la realizzazione
dei programmi e degli impegni sempre più consistenti a causa di una partecipazione più massiccia
all’ESA.
L’Agenzia si è trovata, quindi, in una situazione gestionale e finanziaria non adeguata, che
nel tempo l’ha portata ad una crisi profonda.
Le ragioni di tale crisi sono da individuarsi essenzialmente: nel divario tra il contributo
ordinario dello Stato e le risorse necessarie per il completamento dei programmi in corso; negli
impegni sempre maggiori assunti dal Governo e nella svalutazione della nostra moneta.
Ciò ha comportato danni alla comunità scientifica nazionale, alle industrie del settore e
all’immagine del nostro paese nello scenario europeo e internazionale.
Inoltre, non ha consentito di avviare le fasi di sviluppo delle linee ritenute strategiche per le
attività spaziali.
Con la legge del 31 maggio 1995, n. 233, recante: “Disposizioni urgenti di risanamento
dell’Agenzia”, si è cercato attraverso un esame critico delle attività spaziali che fino ad allora erano
state svolte, di acquisire gli elementi conoscitivi e di valutazione necessari per una sua
riorganizzazione.
Ai sensi dell’art. 4, L.186/1988, è stata nominata la commissione dei cinque che ha tracciato
le linee di un possibile riassetto che si articolano su due livelli: il primo di indirizzo strategico, di
coordinamento e controllo prevede la creazione di un Comitato Interministeriale dello Spazio con il
supporto di una Commissione Spazio; il secondo operativo e gestionale prevede la creazione di un
direttore dei programmi scientifici nazionali e internazionali (DPS) e un direttore dei programmo
applicativi industriali nazionali ed internazionali (DPA).
Tuttavia, nonostante questo tentativo di risanamento, l’ASI - nella gestione della attività spaziali
- non era riuscita ad acquisire elementi d’innovazione e di modernità, essenziali per un’Agenzia
che, secondo la volontà del legislatore, avrebbe dovuto coordinare in modo decisamente
manageriale la complessa e diversificata materia spaziale; necessitava, quindi, di un piano di
riassetto e di una modifica istituzionale.
Il processo di riforma del settore spaziali ha inizio nel 1997 e si inserisce nel movimento di
riordino che coinvolge l’intero sistema della ricerca. Il Governo ai sensi dell’art. 11, primo comma
lettera d) della legge 15.3.1997, n. 59, aveva il compito di emanare un decreto diretto a riordinare e
a sostenere il settore della ricerca scientifica e tecnologica nonché gli organismi di questo settore,
attenendosi ai principi e i criteri direttivi indicati nell’art. 18, comma 1, L. 59/1997.
Dopo un inteso dibattito durato circa due anni, il 30.1.1999 è stato approvato il D.LGS. n.
27(4) recante “Riordino dell’Agenzia Spaziale Italiana”.
Tale decreto ha fornito una più puntuale definizione dei compiti dell’ASI, con particolare
riguardo alla predisposizione, al coordinamento di programmi di ricerca nel settore aerospaziale e
alla sua ricaduta sul sistema industriale.
Ne consegue che l’ASI ha aggiunto la sua sfera di intervento anche al settore aerospaziale
data a livello della ricerca la stretta compenetrazione che sussiste tra aeronautica e spazio.
Inoltre si è previsto uno coordinamento delle politiche, dei programmi e delle attività
aerospaziali con quelle delle altre amministrazioni dello Stato ed, in modo particolare, il
collegamento delle attività dell’ASI, del Piano Spaziale Nazionale e delle relative procedure di
approvazione con il Programma nazionale della ricerca (PNR) previsto dal D.LGS n. 204/1998(5).
(4)
GU, 16 febbraio 1999, n. 38
(5)
GU, 1 luglio 1998, n. 151
3
Una delle novità di maggior rilievo introdotte dalla novella del 1999 è quella stabilita dall’art.
2, comma 2, D.LGS n. 27/1999, che attribuisce all’ASI maggior autonomia. A tal fine l’Agenzia, ha
la facoltà di fornire servizi a terzi in regime di libertà negoziale, promovendo la costituzione di
società, consorzi, fondazioni, nonché convenzioni e accordi con enti ed organismi pubblici e privati,
nazionali ed internazionali.
In conclusione il decreto di riordino ha predisposto le basi per trasformare l’ASI in una
struttura di moderna e di alta amministrazione.
(6)
E. CROCI, M. FREY, A. MALOCCHI – Agenzie e governo per l’ambiente, Milano, FrancoAngeli, 1994, p. 17 e ss.
(7)
V. CERULLI IRELLI- Le autorità amministrative indipendenti, in, Corso di diritto amministrativo, Torino,
Giappicchelli editore, 1994, parte I e II, p.214; AA.VV., Le autorità amministrative indipendenti, in Monduzzi editore,
Bologna, 1993, p. 549.
(8)
F. PATRONO GRIFFI, Tipi di autorità indipendenti in I garanti delle regole e del mercato, a cura di S. Cassese e C.
Franchini, Bologna, il Mulino, 1996, p. 37 e ss.
(9)
N. MARZONA - Il potere normativo delle autorità indipendenti, in I garanti delle regole, cit, p. 94.
(10)
G. PETRONI - Nuovi profili organizzativi nell’evoluzione del sistema amministrativo pubblico, Le Agenzie,
Padova, CEDAM, 1988, p. 37 e ss.
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consenta di riunire le attività che fino ad allora erano state svolte da vari enti che operavano nella
ricerca spaziale; dall’elevato grado di competenza dei membri dei suoi organi, scelti tra persone con
qualificata esperienza manageriale o comprovata competenza tecnico scientifica.
Essa è inoltre, sottoposta alla Autorità politica che esercita: un controllo sugli uomini, (infatti
la nomina dei suoi membri avviene con decreto del presidente del consiglio dei ministri su proposta
del Ministro competente); un controllo sui i programmi di attività (infatti, ai sensi dell’art. 4 del
D.LGS n. 27/99, il Piano Spaziale nazionale è approvato dal MIUR).
Va altresì considerato che, sebbene l’ASI sia dotata, come gli enti che rientrano nella prima
categoria, di potere normativo, a differenza di questi, si tratta di regolamentazione interna: infatti, ai
sensi dell’art. 6, comma 1, delibera il regolamento d’amministrazione e contabilità, il regolamento
d’organizzazione e funzionamento, il regolamento concernente lo stato giuridico e lo speciale
trattamento economico del personale
Tuttavia, se continuiamo a prendere in esame l’art. 1, della D.LGS n. 27/99, ci accorgiamo
ben presto che la situazione potrebbe apparire diversa.
Il primo comma attribuisce all’ASI la personalità giuridica di diritto pubblico e prevede che
gli atti da essa compiuti, per l’attuazione dei suoi compiti istituzionali, sono disciplinati dalle norme
di diritto privato (la sua attività è soggetta alle norme del diritto civile ove applicabili).
Questo farebbe presumere che l’Agenzia spaziale italiana sia dotata d’una situazione
giuridica assimilabile a quella degli enti pubblici economici(11), definiti come quelli enti che
gestiscono imprese industriali o commerciali, usando mezzi del diritto privato e svolgendo attività
in concorrenza almeno potenziale con i soggetti privati.
Al pari di questi, l’Agenzia Spaziale realizza i suoi compiti istituzionali, agendo
nell’ordinamento mediante l’uso di poteri privatistici, anche se la maggior parte delle sue facoltà
sono oggetto di una normativa speciale, inderogabile (pubblica); per tutto il resto l’organizzazione
opera con la stessa libertà e alle medesime condizioni di qualsiasi altro soggetto che gode della
capacità di diritto privato.
Quindi il suo inquadramento come ente pubblico economico sembra più conforme alla nuova
prospettiva d’utilizzazione commerciale dello spazio.
(11)
R. ANCILLOTTI – L’Agenzia spaziale italiana, in Il regime internazionale dello spazio, a cura di F. Francioni e F.
Pocar, Milano, Giuffrè, 1993, p. 343.
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qualificata esperienza professionale di gestione aziendale o amministrativa o di comprovata
competenza tecnico-scientifica.
Al Consiglio viene conferito il potere decisionale e delibera sui regolamenti interni di cui
all’art. 6, sul bilancio e sugli atti di gestione determinati dai medesimi regolamenti.
Il Collegio dei revisori dei conti è l’organo che esercita il controllo amministrativo e contabile
sugli atti dell’ASI. È composto da un presidente e da due membri effettivi e da due supplenti, iscritti
al registro dei revisori contabili, nominati con decreto del MIUR. Il presidente, un membro effettivo
ed uno supplente sono designati dal Ministro dell’economia e delle finanze. I revisori durano in
carica cinque anni e possono essere confermati una sola volta. Il collegio dei revisori conti esercita
le funzioni di cui all’art. 2403 c.c. in quanto applicabili.
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Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, entro il 30 giungo di ciascun anno,
trasmette al Ministro dell’economia e delle finanze l’elenco analitico degli oneri per il successivo
esercizio derivanti dalle predette obbligazioni internazionali.
L’attività dell’ASI ai sensi dell’art. 9, comma 5, del D.LGS n. 27/1999 è soggetta al controllo
della corte dei conti che è esercitato unicamente sui conti consuntivi ai soli fini della relazione al
Parlamento con esclusione del controllo amministrativo di regolarità e sui singoli atti di gestione.
A partire dagli anni 70, il programma d’interventi pubblici nello spazio ha avuto
un’impostazione strategica e razionale con la costituzione di un piano, il Piano Spaziale Nazionale
(PSN) che indica le linee programmatiche e gli aspetti finanziari delle attività spaziali nazionali.
Inizialmente il PSN è stato affidato al CNR, in seguito con l’approvazione della legge
30.5.1988 n.186, la sua predisposizione è avvenuta ad opera dell’Agenzia Spaziale Nazionale.
Il Piano spaziale, infatti, ai sensi dell’art. 5 della legge istitutiva, veniva elaborato dall’ASI,
sottoposto al Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica per eventuali sue
osservazioni e infine approvato dal CIPE.
Tuttavia questa procedura di approvazione, a seguito del D.LGS n. 27/99 ha subito alcune
modifiche.
Più precisamente, ai sensi dell’art. 4 del D.LGS n. 27/1999, il Piano spaziale nazionale
nonché gli eventuali aggiornamenti sono approvati dal MIUR, previo esame della commissione
della ricerca istituita presso il CIPE ai sensi dell’art. 2, comma 2, del D.LGS n. 204/1998 e sulla
base delle linee guida stabilite dal Programma nazionale per la ricerca.
Inoltre, il PSN non ha più durata quinquennale ma pluriennale (di solito triennale)
determinata dal PNR.
In sostanza le attività spaziali devono essere programmate secondo precise priorità strategiche
che indicano alla comunità scientifica e all’industria nazionale chiare direzioni di sviluppo e
definendo una strategia coerente per conseguire efficacia ed efficienza nell’uso delle risorse
destinate a questo settore.
Giuridicamente il Piano Spaziale, può essere visto come la pianificazione del settore spaziale.
Infatti, prevede gli obiettivi che si intendono realizzare in un arco di tempo e ne dispone le risorse
necessarie.
Si tratta di una programmazione pluriennale in quanto i programmi spaziali necessitano di
previsioni a larga prospettiva.
È un atto complesso in quanto viene predisposto dall’Agenzia che stabilisce i vari obiettivi
della politica spaziale, è sottoposto al parere della commissione per la ricerca istituita presso il CIPE
ed infine è presentato all’autorità vigilante (MIUR) per l’approvazione.
Inoltre, il Piano spaziale nazionale, sembra rientrare tra gli atti di indirizzo politico in quanto,
dal punto di vista soggettivo, i titolari del potere di emanazione sono gli organi di vertice
dell’amministrazione e per il fatto che è un atto libero nei fini.
Quindi il Piano, a voler adottare una classica espressione aziendalistica, diventerà la premessa
dei più concreti “business plan”, come è ormai necessario in ogni organismo pubblico che voglia
essere un’amministrazione per risultati.
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2.3. Sintesi dei Piani spaziali
I piani spaziali che si sono succeduti dal 1979 (1979-1983; 82-86; 84-88; 87-91; 90-94) sono
stati elaborati nell’ottica di dotare il Paese di capacità scientifiche, tecnologiche ed industriali, tali
da colmare il “gap” inizialmente esistente con gli altri paesi europei impegnati nello spazio oltre che
con gli Stati Uniti.
Fino al 1990-1991 il settore spaziale si è sviluppato in perfetta armonia tra la direttiva politica
espressa attraverso le delibere del CIPE e il coordinamento delle attività spaziale da parte del PSN.
Infatti, seguendo le linee di politica internazionale del Governo è stato possibile sviluppare in
modo equilibrato le attività in ESA, quelle nazionali e far diventare lo spazio uno dei campi delle
attività degli Stati.
Il primo Piano Spaziale predisposto dall’ASI è quello 1990-1994, che per diversi anni ha
rappresentato l’ultimo Piano approvato: riflesso della grave crisi gestionale e finanziaria che ha
colpito l’Agenzia.
Successivamente, con la delibera del CIPE, 3 dicembre 1997, è stato approvato il Piano
Spaziale Nazionale che contiene le linee programmatiche e finanziarie dell’attività spaziali per il
quinquennio 1998-2002.
Recentemente, con D.M. 1.8.2002(13), è stato approvato il nuovo Piano Spaziale 2003-2005
che sulla base delle linee guida(14) del Programma Nazionale di Ricerche definisce le scelte
strategiche del nostro Paese in materia spaziale per i prossimi anni.
Gli obiettivi che il nuovo piano vuole realizzare possono così sintetizzarsi:
- avanzamento delle frontiere della conoscenza, sostenendo la ricerca di base nell’ambito di un
miglioramento della conoscenza dell’Universo;
- sostegno della ricerca orientata allo sviluppo di tecnologie chiave a carattere multisettoriale,
sostenendo programmi di ricerca “mission oriented”, capaci di ampliare la base di conoscenza e
di sviluppare tecnologie aerospaziali, garantendo un rilevante contributo alla soluzione dei
problemi posti dallo sviluppo sostenibile e dal cambiamento globale, mediante progetti
“application oriented” nei settori dell’Ambiente, delle Telecomunicazioni, dei Trasporti e della
Salute;
- potenziamento delle attività di ricerca industriale e relativo sviluppo tecnologico, finalizzato ad
aumentare la capacità delle imprese e a trasformare conoscenze e tecnologie in prodotto e
processi a maggiore valore aggiunto;
- promozione della capacità di innovazione nei processi e nei prodotti delle piccole e medie
imprese e creazione di aggregazioni sistemistiche a livello territoriale, favorendo lo sviluppo di
accordi di programma a livello territoriale tra l’Agenzia, amministrazioni dello Stato, università,
enti di ricerca, regioni e imprese per quanto riguarda prevalentemente le telecomunicazioni.
Il conseguimento di tali obiettivi richiede l’impiego di notevoli risorse finanziarie, circa 2.776
milioni di euro, ed impone la realizzazione di un modello di gestione delle risorse economiche-
finanziarie più rispondenti alle esigenze operative della Agenzia.
In definitiva, occorre tener presente che la programmazione pluriennale deve continuare a
garantire nel futuro il mantenimento delle capacità scientifiche, tecnologiche e industriali acquisite,
ma deve rappresentare anche un’inversione di tendenza rispetto al passato, prestando attenzione al
mondo dell’utenza scientifica e applicativa. È il momento di dirigere gli obiettivi programmatici su
prodotti e servizi che possono derivare dall’attività spaziale.
Quindi cresce la tendenza verso la commercializzazione dello spazio, il cui forte sviluppo
proverrà dal mercato dei servizi delle telecomunicazioni.
(13)
GU, 30 ottobre 2002, n. 255
(14)
Le Linee guida del Programma Nazionale di Ricerca definite dal Governo si articolano su quattro assi: Ambiente,
Telecomunicazioni, Trasporti e Salute.
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3. Considerazioni conclusive
(15)
Il Governo dà attuazione alla delega conferitagli dal Parlamento con la legge n. 137/2002, recante “Delega per la
riforma dell’organizzazione del Governo e della Presidenza del Consiglio dei Ministri nonché degli enti pubblici, in
GU, 8 luglio 2002, n. 158.
(16)
Le linee guida per la politica scientifica e tecnologica del Governo sono state approvate dal CIPE il 19.4.2002.
(17)
Lo schema del decreto legislativo di riordino dell’ASI sarà sottoposto all’esame della commissione bicamerale per la
riforma amministrativa.
(18)
I settori tecnici sono le unità organizzative con le quali l’agenzia realizza le attività di ricerca applicata al campo
spaziale e aerospaziale. I responsabili dei settori tecnici staranno in carica 5 anni, potranno essere confermati solo una
volta, e saranno scelti con procedure selettive tra soggetti in possesso di alta qualificazione professionale ed esperienza
scientifica e manageriale nel settore spaziale.
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Infine, è prevista l’elaborazione di un piano triennale di attività, aggiornato annualmente e di
un piano di dettaglio. Il piano triennale definirà gli obiettivi, i programmi di ricerca, i risultati socio
economici attesi, nonché le relative risorse in conformità con il PNR, con gli indirizzi del
Parlamento e del Governo in materia spaziale, con il PSN e nonché nel quadro dei fabbisogni
dell’ESA.
Il piano annuale di dettaglio, invece, pianificherà le attività da svolgersi nel corso dell’anno
successivo, contenente gli obiettivi, attività, risorse da impiegare, sia interne che esterne, tempi di
realizzazione, risultati attesi e indicatori di valutazione. Il piano triennale dell’ente e il piano
annuale, deliberati dal consiglio di amministrazione saranno approvati dal MIUR ai sensi del
D.LGS n. 204/1998 con la procedura del silenzio assenso: decorsi 60 giorni dalla loro ricezione
senza che vi siano osservazioni da parte dal MIUR s’intenderanno approvati.
Quindi i prossimi mesi saranno decisivi non solo per il futuro dell’ASI ma anche per
determinare il ruolo del nostro paese nel settore spaziale e aerospaziale che tende sempre di più a
collocarsi in una dimensione europea ed internazionale.
Dicembre 2002
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