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n. 34
14 gennaio 2020
Camera dei deputati
XVIII LEGISLATURA
n. 34
14 gennaio 2020
Il dossier è stato curato dall’UFFICIO RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA
( 066760.2145 - cdrue@camera.it)
________________________________________________________________
I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di
documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La
Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o
riproduzione per fini non consentiti dalla legge.
INDICE
SCHEDE DI LETTURA..................................................................................... 1
09:00 - 09:30 Welcome Address - New Green, Industrial and Geopolitical Ambitions for Europe in Space
09:30 – 11:15 Plenary Session I - The future of the European Space Ecosystem: from Access to Space to
the new EU Industrial Strategy
Debate with:
12:00 – 13:15 Plenary Session II - Space and Defence: New Challenges in a changing International Context
Guest Speakers:
Debate with:
14:45 – 16:15 Plenary Session III Building Bridges: Giving new meaning to International Space
Cooperation in the new decade
Guest Speaker:
Roundtable Discussion:
14:45 – 16:15 Plenary Session IV - Space to serve the European Green Deal: A Look at the Future
Guest Speaker:
Debate with:
Guest Speaker:
• Carlo Massagli, Vice-Admiral, Military Advisor to the President of the Council of Ministers, Italy
Roundtable Discussion:
Guest Speaker:
• Magdy Tantawy, Director of the Technical Steering Committee, Egyptian Space Agency
• Islam Abou El-Magd, Advisor on African Affairs, Ministry of Higher Education and Science Research,
Egypt
• Ambroise Fayolle, Vice-President, European Investment Bank
• Driss El Hadani, Director, Royal Centre for Remote Sensing (CRTS), Morocco
• Christine Leurquin, Vice-President, Institutional Relations, SES
• Aboubakar Mambimba, Director-General, Gabonese Agency for Space Studies and Observations
• Tidiane Ouattara, Coordinator, GMES & Africa Support Programme, African Union
• Matthias Petschke, Director Space, DG DEFIS, European Commission
• Giulio Ranzo, CEO, Avio
• Kyle Whitehill, Vice-Chair, ESOA – CEO Avanti Communications
Focus Sessions 3 - Human and Robotic Exploration and Exploitation: Commercial and Economic
Opportunities for Europe
Roundtable Discussion:
• Mariya Gabriel, Commissioner for Innovation, Research, Culture, Education and Youth, European
Commission
09:15 – 10:45 Plenary Session V - New Space, R&D and Innovation: Towards a Paradigm Shift
Guest Speakers:
Debate with:
10:45 – 11:45 - Plenary Session VI - Security in Space: a European or International approach to Space
Traffic Management, SST/SSA and Cybersecurity?
Debate with:
12:15 – 13:30 - Plenary Session VII - The Keys to the Future: European Strategic Autonomy in AI, Quantum
Technology, Data, the Cloud, 5G and Cybersecurity
Debate with:
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LA POLITICA SPAZIALE INTERNAZIONALE ED EUROPEA
Introduzione
L’uso dello spazio esterno sta assumendo una crescente importanza
sotto il profilo non solo economico ma anche strategico/militare.
Sebbene gli Stati Uniti rimangano la principale potenza spaziale al mondo e
abbia gli strumenti per mantenere il loro primato, due nuove potenze, Cina e
Russia, stanno dedicando crescenti risorse per la supremazia nello spazio
attraverso programmi di ricerca ed esplorazione, commerciali e militari.
Il 21 dicembre 2019. il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha
ufficialmente inaugurato la US Space Force, il primo nuovo servizio militare
statunitense in oltre 70 anni.
La US Space Force farà capo alla US Air Force e conterà circa 16.000
persone tra militari e civili.
La creazione della US Space Force fa parte di un pacchetto che prevede una
spesa complessiva di 1.400 miliardi di dollari. Per il primo anno la Space Force
riceverà un finanziamento di 40 milioni di dollari, una cifra contenuta rispetto ai
738 miliardi di dollari di spesa militare stanziati per il 2020, di cui 635miliardi
sono assegnati al Pentagono.
Il progetto della Space force si innesta su quello dello Us Space Command,
altrimenti detto Spacecom, creato nell’agosto 2019 per gestire le operazioni
americane nello spazio. Il ruolo di questa forza militare, infatti, sarà quello di
proteggere gli asset degli Usa nello spazio, in primis le centinaia di satelliti che
vengono utilizzati per le telecomunicazioni oppure per la sorveglianza.
Contribuendo a ridurre le minacce alla sicurezza nazionale a stelle e strisce.
Lo stesso Trump ha descritto la nuova forza militare come un «deterrente alle
aggressioni. Tra le gravi minacce alla nostra sicurezza nazionale - ha detto il
Presidente -, la superiorità americana nello spazio è assolutamente vitale. Noi
siamo i leader, ma non lo siamo ancora abbastanza».
La Cina considera lo spazio esterno fondamentale per la sua sicurezza e gli
interessi economici futuri. La Cina ha specifici programmi che riguardano non
solo la semplice esplorazione dello spazio, ma anche il predominio industriale.
Tra gli obiettivi del Governo cinese, la costruzione di una stazione di ricerca
lunare intorno al 2025 e una base di ricerca e sviluppo lunare intorno al 2050
che sarà principalmente robotica.
Inoltre, l’accelerazione impressa dal presidente Donald Trump ai piani della
Nasa per un ritorno sul la Luna entro il 2024 ha provocato reazioni da parte dei
competitor internazionali, in particolare della Cina, che negli ultimi anni, ha definito
una tabella di marcia impressionante in ogni segmento spaziale. Sul programma
lunare la Cina ha trovato il sostegno della Russia, che accetta una cooperazione
alternativa a quella consolidata negli anni con l’Occidente sulla Stazione spaziale
internazionale.
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A settembre 2019, Cina e Russia hanno annunciato il loro intento a collaborare nel campo
dell’esplorazione lunare, attraverso un reciproco contributo per la sonda orbitante russa Luna-26 e
per la missione cinese Chang’e-7, che invece prevede l’approdo sul polo sud lunare. Entrambi i
programmi sono previsti per la prima metà del 2020, e saranno comunque preceduti da un data
center condiviso che le due agenzie si sono impegnate a realizzare con hub in entrambi i Paesi.
La Cina contesta il quadro normativo internazionale esistente, ritenuto
inadeguato (v. paragrafo successivo)..
Ad aprile 2018, la Cina ha affermato di aver firmato 121 accordi di
cooperazione spaziale con 37 paesi e quattro organizzazioni internazionali,
per sostenere la leadership spaziale cinese nell’area dell'Indo-Pacifico.
Cina e Russia hanno dimostrato di poter colpire satelliti in orbita con i loro
missili. Secondo la Defense Intelligence Agency (Dia) 1, La Cina è seconda solo
agli Usa per numero di satelliti operativi. La Cina sta cercando di aumentare
rapidamente la sua presenza militare nello spazio, malgrado gli organi ufficiali
dichiarino ufficialmente di promuovere un «uso pacifico dello spazio». Entro il 2020
si prevede che Pechino metterà in campo un’arma laser in grado di neutralizzare i
sensori posizionati nella bassa orbita spaziale.
Il quadro internazionale
Il quadro normativo
Il trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di
esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e
gli altri corpi celesti, anche detto Trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer
Space Treaty) è il trattato internazionale che costituisce la struttura giuridica di
base del diritto internazionale aerospaziale.
Il trattato, aperto per la sottoscrizione degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito,
e dell'Unione Sovietica (i tre governi depositari) il 27 gennaio 1967, è poi entrato
in vigore il 10 ottobre 1967.
Le norme del trattato, tra i principi di base, pongono il divieto agli Stati firmatari
di collocare armi nucleari od ogni altro genere di armi di distruzione di massa
nell'orbita terrestre, sulla Luna o su altri corpi celesti, o, comunque, stazionarli
nello spazioextra-atmosferico.
La norma di cui all'articolo 4 del trattato consente l'utilizzo della Luna e degli
altri corpi celesti esclusivamente per scopi pacifici e ne proibisce invece
espressamente l'uso per effettuare test su armi di qualunque genere, condurre
manovre militari, o stabilire basi militari, installazioni o fortificazioni.
Il trattato, inoltre, proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare
risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché
1 Per Approfondimenti:
https://www.dia.mil/Portals/27/Documents/News/Military%20Power%20Publications/Space_Threa
t_V14_020119_sm.pdf
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considerate «patrimonio comune dell'umanità»: l'articolo 2 del trattato afferma,
infatti, che «lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione
nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro
mezzo».
I principi espressi dal trattato sullo spazio extra-atmosferico sono stati
successivamente ripresi e riaffermati da altre norme internazionali ed in
particolare dall'Accordo che presiede alle attività degli Stati sulla Luna o sugli altri
corpi celesti del 1979 che era inteso come il seguito del trattato sullo spazio extra-
atmosferico.
Le altre norme e dei principi di diritto internazionale che regolano il regime
giuridico dello spazio, degli oggetti lanciati nello spazio, dei corpi celesti e delle
attività ad esse collegate.
Tra le principali fonti del diritto cosmico o aerospaziale figurano:
• La Convenzione relativa ai diritti degli astronauti e i diritti sugli oggetti posti
nello spazio extra-atmosferico (1968).
• La Convenzione sulla responsabilità dei danni causati da oggetti spaziali
(1972)
• la Convenzione sulla immatricolazione degli oggetti spaziali (1975)
L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari spaziali (The United Nations Office
for Outer Space Affairs - UNOOSA) fornisce informazioni e consulenza, su
richiesta, ai Governi, alle organizzazioni non governative e al pubblico in generale
sulla legge spaziale al fine di promuovere la comprensione, l'accettazione e
l'attuazione degli accordi internazionali sulla legge spaziale conclusi sotto gli
auspici delle Nazioni Unite. L'Ufficio offre un quadro per la discussione sugli aspetti
internazionali delle attività spaziali. L’Ufficio funge altresì da segreteria del
Comitato delle Nazioni Unite sugli usi pacifici dello spazio esterno (UN
Committee on the Peaceful Uses of Outer Space - COPUOS). Lo spazio esterno
è oggetto di dibattito nell’ambito primo comitato (disarmo e sicurezza
internazionale) e del quarto comitato (politica speciale e decolonizzazione)
dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
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La legge spaziale può essere descritta come il corpo della legge che regola le
attività legate allo spazio. La legge spaziale, proprio come il diritto internazionale
generale, comprende una varietà di accordi internazionali, trattati, convenzioni
e risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nonché norme e
regolamenti di organizzazioni internazionali.
La legge spaziale affronta una varietà di questioni, come, ad esempio, la
conservazione dello spazio e dell'ambiente terrestre, la responsabilità per danni
causati da oggetti spaziali, la risoluzione delle controversie, il salvataggio degli
astronauti, la condivisione di informazioni su potenziali pericoli nello spazio, l’uso
delle tecnologie spaziali e cooperazione internazionale. Numerosi principi
fondamentali guidano lo svolgimento delle attività spaziali, compresa la nozione di
spazio come provincia di tutta l'umanità, la libertà di esplorazione e l'uso dello
spazio da parte di tutti gli Stati senza discriminazione e il principio di non
appropriazione dello spazio
Il Comitato per gli usi pacifici dello spazio (The Committee on the Peaceful
Uses of Outer Space) è il centro per lo sviluppo della legge spaziale
internazionale. Il Comitato ha concluso cinque trattati internazionali e cinque serie
di principi sulle attività legate allo spazio.
I cinque trattati riguardano questioni come:
• la non appropriazione dello spazio esterno da parte di un singolo paese;
• il controllo degli armamenti;
• la libertà di esplorazione;
• la responsabilità per i danni causati da oggetti spaziali;
• la sicurezza e il salvataggio di veicoli spaziali e astronauti;
• la prevenzione di interferenze dannose con le attività spaziali e l'ambiente;
• la notifica e la registrazione delle attività spaziali;
• l'indagine scientifica e lo sfruttamento delle risorse naturali nello spazio;
• la risoluzione delle controversie.
La politica spaziale in UE
In Europa le collaborazioni tra gli Stati membri a partire dagli anni sessanta
hanno portato nel 1975 alla creazione dell'Agenzia spaziale europea (ESA).
L'Unione europea ha iniziato a essere coinvolta nel settore spaziale negli anni
novanta, in particolare attraverso la progettazione di programmi spaziali
Galileo, per la navigazione satellitare, e Copernicus per l'osservazione della terra,
attuata in collaborazione con l'ESA. A questi due programmi, si è aggiunto
successivamente il programma EGNOS.
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Il settore dei servizi satellitari riveste grande importanza per l'economia dell'UE in
quanto trasforma gli investimenti nelle infrastrutture spaziali in applicazioni e
servizi concreti a beneficio dei cittadini.
All’interno del Consiglio dell’Unione Europea le attività spaziali sono state fino
ad oggi in carico al Consiglio di Competitività e al Consiglio Trasporti e sono trattate
all’interno del Gruppo Consiliare Spazio (Space Working Party – SWP) e del
Gruppo Consiliare Trasporti Intermodali e Reti (Working Party on Transport
Intermodal Questions and Networks, dove viene discusso il programma Galileo).
I tre programmi spaziali faro dell'UE, realizzati in cooperazione con l’ESA, sono:
• Copernicus, il più avanzato sistema di osservazione della terra a livello
mondiale (regolamento (EU) n.377/2014);
• Galileo, il sistema globale europeo di navigazione satellitare che fornisce
dati di posizionamento globale estremamente accurati (regolamento (EU)
n. 1285/2013);
• EGNOS, che mette a disposizione degli utenti nel settore dei trasporti aerei,
marittimi e terrestri, in gran parte dell'Europa, servizi di navigazione per la
salvaguardia della vita umana (regolamento (EU) n. 1285/2013).
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Il programma spaziale dell’Unione europea e l’Agenzia dell’Unione
europea per il programma spaziale 2
Il 6 giugno 2018, la Commissione europea ha presentato la proposta di
regolamento che istituisce il Programma spaziale dell'Unione e l'Agenzia
dell'Unione europea per il programma spaziale e che abroga i regolamenti (UE)
n. 912/2010, (UE) n. 1285/2013 e (UE) n. 377/2014 e la decisione n.541/2014/UE
(COM/2018/447 - 2018/0236/COD).
Il programma spaziale dell'Unione per il periodo 2021-2027 riunirebbe i
programmi esistenti Galileo, EGNOS e Copernicus in un unico programma,
aggiungendo due nuove iniziative, vale a dire il sostegno per la sorveglianza dello
spazio e il monitoraggio di oggetti e detriti spaziali (SSA) e Govatscom, l'iniziativa
governativa per le telecomunicazioni via satellite.
La proposta di regolamento istituisce altrsì l'Agenzia dell'Unione europea per
il programma spaziale ("Agenzia"), che sostituisce e succede all'Agenzia del
GNSS europeo (GSA), istituita dal regolamento (UE) n. 912/2010, che stabilisce
le norme di funzionamento dell'Agenzia e gli assegna più compiti e risorse.
La missione dell'Agenzia sarebbe quella di contribuire al programma, in
particolare per quanto riguarda l'accreditamento di sicurezza, lo sviluppo del
mercato e le applicazioni a valle. Alcuni compiti relativi a questi settori sarebbero
pertanto affidati all'Agenzia.
Attualmente, l’Agenzia del GNSS europeo gestisce gli interessi pubblici riguardanti i
programmi dei sistemi europei di navigazione via satellite (GNSS), il sistema europeo di
copertura per la navigazione geostazionaria (EGNOS) e Galileo. Il direttore è Carlo des
Dorides, e ha come partner la Commissione europea e l’Agenzia spaziale europea (ESA).
L'agenzia sostiene l’obiettivo dell’UE di massimizzare il ritorno sugli investimenti in sistemi
globali di navigazione via satellite (GNSS) in termini di:
• benefici per gli utilizzatori
• crescita economica
• competitività.
Le sue funzioni principali sono:
- gestire la fornitura dei servizi EGNOSEN e Galileo;
- fare in modo che i servizi basati sul GNSS rispondano alle esigenze degli utenti;
- - migliorare i servizi e le infrastrutture GNSS.
L’Agenzia ha sede a Praga.
La proposta di regolamento della si pone i seguenti obiettivi:
– fornire o contribuire alla fornitura di servizi, informazioni e dati spaziali
aggiornati e di alta qualità;
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– massimizzare i benefici socio-economici;
– migliorare la sicurezza dell'Unione e dei suoi Stati membri;
– promuovere, nel settore spaziale, il ruolo guida dell'Unione sulla scena
internazionale.
Il programma, oltre a semplificare e a armonizzare le norme contenute in
regolamenti o decisioni separati, offre maggiori garanzia per il bilancio destinato
al settore spaziale che sarà in grado di sostenere e svolgere tutte le attività
previste con particolare riferimento ai programmi Galileo, EGNOS, Copernicus e
SSA e per avviare l'iniziativa Govsatcom. Inoltre, la proposta uniforma il quadro
di sicurezza per il programma, evidenziando i principi da rispettare, le procedure
da seguire e le misure da adottare.
Il bilancio del programma sarà finalizzato solo una volta raggiunto un accordo
sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027. La proposta della Commissione
suggerisce di assegnare al programma una dotazione complessiva pari a 16
miliardi di euro a prezzi correnti per il periodo 2021-2027, ripartita
indicativamente come segue:
- 9,7 miliardi di EUR per Galileo ed EGNOS;
- 5,8 miliardi di EUR per Copernicus;
- 0,5 miliardi di EUR per SSA e Govsatcom.
La proposta di regolamento è uno degli elementi che danno seguito alla strategia
spaziale per l'Europa, lanciata dalla Commissione europea con la comunicazione del 26
ottobre 2016 (COM(2016)705). La nuova strategia spaziale europea ruota attorno a quattro
obiettivi strategici:
- massimizzare i benefici del settore spaziale per la società e l'economia dell'UE;
- promuovere la competitività e l'innovazione del settore spaziale europeo;
- rafforzare l'autonomia strategica dell'Europa nell'accesso e nello sfruttamento
dello spazio in ambiente sicuro;
- rinsaldare il ruolo dell'Europa come attore globale e promuovere la cooperazione
internazionale.
Nella comunicazione, la Commissione ha annunciato, tra le altre cose, l'iniziativa
Govsatcom ed ha posto l’accento sul ruolo fondamentale dei partenariati tra la
Commissione, gli Stati membri, l'Agenzia del GNSS (che gestisce i programmi dei sistemi
europei di navigazione via satellite), l'Agenzia spaziale europea (ESA) e tutte le altre
agenzie e i portatori di interessi coinvolti nell'attuazione della politica spaziale europea,
sottolineando l'importanza cruciale di istituire una governance efficace per realizzare il
programma spaziale dell'Unione
Sulla comunicazione si è espresso favorevolmente il Consiglio nelle sue conclusioni
adottate il 30 maggio 2017 e il Parlamento europeo nella sua risoluzione del 12 settembre
2017.
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La Commissione propone inoltre di modificare il nome dell'attuale Agenzia
europea per i sistemi satellitari di navigazione globale (GNSS) in Agenzia
dell'Unione europea per il programma spaziale e di assegnargli più compiti e
risorse. La missione dell'Agenzia sarebbe quella di contribuire al programma, in
particolare per quanto riguarda l'accreditamento di sicurezza, lo sviluppo del
mercato e le applicazioni a valle. Alcuni compiti relativi a questi settori sarebbero
pertanto affidati all'Agenzia. La sede dell'Agenzia sarebbe situata a Praga. A
seconda delle esigenze del programma, l'Agenzia può istituire uffici locali.
Il 27 novembre 2018, la Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia ha
approvato la relazione sulla proposta di regolamento (relatore: Massimiliano
Salini).
Il 13 marzo 2019, gli ambasciatori presso l'UE, riunitisi in sede di Coreper,
hanno confermato la posizione comune raggiunta il 29 febbraio 2019 dalla
presidenza rumena con i rappresentanti del Parlamento europeo sul progetto di
regolamento. La posizione comune esclude gli aspetti finanziari e orizzontali del
programma, che dipenderanno dal futuro accordo globale sul prossimo quadro
finanziario pluriennale.
Il 17 aprile 2019, il Parlamento ha approvato una risoluzione legislativa sulla
proposta.
La posizione del Parlamento europeo, adottata in prima lettura nell'ambito della
procedura legislativa ordinaria, ha modificato la proposta della Commissione.
Al fine di rimanere competitivi in un mercato in rapida evoluzione, il testo
modificato ha sottolineato l'importanza per l'Unione di continuare ad avere accesso
a infrastrutture di lancio moderne, efficienti e flessibili e adeguati sistemi di lancio.
Pertanto, fatte salve le misure adottate dagli Stati membri e dall'Agenzia spaziale
europea, il programma può sostenere gli adattamenti dell'infrastruttura spaziale
terrestre, compresi i nuovi sviluppi, necessari per l'attuazione del programma,
nonché gli adattamenti, tra cui sviluppo tecnologico i sistemi di lancio necessari
per il lancio via satellite, comprese le tecnologie alternative e i sistemi innovativi,
per l'implementazione dei componenti del programma.
Per il budget, il Parlamento ha proposto che la dotazione finanziaria per
l'attuazione del programma per il periodo 2021-2027 sia fissata ad un importo
superiore a quello stabilito dalla Commissione, vale a dire 16,9 miliardi di euro a
prezzi correnti suddiviso nel modo seguente:
• - Galileo ed EGNOS: 9,7 miliardi di EUR;
• - Copernicus: 6 miliardi di EUR;
• - SST / GOVSATCOM: 1,2 miliardi di euro.
Il testo approvato dal Parlamento, ribadendo il ruolo della Commissione
europea, cui è conferita la responsabilità generale dell'attuazione del programma,
anche nel settore della sicurezza, fa salve le prerogative degli Stati membri nel
settore della sicurezza nazionale.
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Nel testo, si sottolinea l’opportunità che la Commissione europea concluda con
l'Agenzia e, tenendo conto dell'accordo quadro del 2004, con l'Agenzia spaziale
europea un accordo relativo al partenariato finanziario quadro, in conformità
con il regolamento finanziario. Tuttavia, poiché l'Agenzia spaziale europea non è
un organismo dell'Unione e non è pertanto soggetta al diritto di quest'ultima, nel
testo emendato si sottolinea l’importanza di prevedere che l'Agenzia spaziale
europea adotti misure adeguate per garantire la tutela degli interessi
dell'Unione e dei suoi Stati membri e, per quanto riguarda l'esecuzione del
bilancio, i compiti ad essa affidati dovrebbero essere conformi con le decisioni
adottate dalla Commissione. L'accordo dovrebbe contenere anche tutte le clausole
necessarie per salvaguardare gli interessi finanziari dell'Unione.
Il 29 maggio 2019 si è svolta l’ultima discussione del Consiglio.
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Direttore Generale, eletto dal Consiglio ogni quattro anni. Ciascun singolo settore
di ricerca ha un proprio Direttorato che risponde direttamente al Direttore
Generale. L'attuale Direttore Generale dell'ESA è Johann-Dietrich Woerner.
Le attività statutarie dell'ESA (programmi di scienza spaziale e attività generali
di bilancio) sono finanziate con il contributo economico di tutti gli Stati Membri
dell'Agenzia, calcolato in base al prodotto interno lordo di ciascun Paese.
Oltre a ciò, l'ESA conduce un certo numero di programmi opzionali. Ogni Stato
Membro decide a quale programma opzionale desidera partecipare e l'importo con
cui desidera contribuire.
Nel 2018 i tre principali finanziatori ESA sono la Francia, la Germania e l'Italia..
Mediamente, negli ultimi 5 anni il budget italiano in ESA, rispetto al totale delle
contribuzioni di tutti gli Stati membri e del Canada, è stato intorno al 14%. Inoltre,
la contribuzione dell’Italia all’attività mandatorie ed ai programmi opzionali ESA è
mediamente compresa tra il 55% e 65% rispetto alla diponibilità (entrate) dell’ASI.
Per i prossimi tre/quattro anni la rappresentanza italiana ha proposto una
sottoscrizione globale pari a 2.282 miliardi di euro che rappresenta per l’Italia una
quota del 16% del contributo globale dei 22 Stati Membri dell’ESA.
Lo spazioporto dell'ESA è il Centre Spatial Guyanais a Kourou, nella Guyana
francese, un sito scelto, come tutte le basi di lancio, per via della sua vicinanza
con l'equatore. Durante gli ultimi anni il lanciatore Ariane 5 ha consentito all'ESA
di raggiungere una posizione di primo piano nei lanci commerciali e l'ESA è il
principale concorrente della NASA nell'esplorazione spaziale.
Le missioni scientifiche dell'ESA hanno le loro basi all'ESTEC di Noordwijk,
nei Paesi Bassi.
Lo European Space Operations Centre (ESOC), di Darmstadt in Germania, è
responsabile del controllo dei satelliti ESA in orbita.
Le responsabilità dello European Space Research Institute (ESRIN) di
Frascati, in Italia, includono la raccolta, l'archiviazione e la distribuzione di dati
satellitari ai partner dell'ESA; oltre a ciò, la struttura agisce come centro di
informazione tecnologica per l'intera agenzia.
Lo European Astronaut Centre (EAC) è situato a Colonia, in Germania, ed è
un centro per la selezione, l'addestramento, il supporto medico degli astronauti,
oltre al supporto per le preparazioni al lancio e durante le missioni.
Infine lo European Space Astronomy Centre (ESAC), situata a Villanueva de
la Cañada, è il centro ESA per la ricerca astronomica.
Nel 2004, l’ESA ha stipulato un accordo quadro con la Comunità europea
L'ESA non fa parte dell'Unione europea. Infatti non tutti i Paesi dell'Unione
Europea fanno parte dell'ESA, mentre l'organizzazione contiene anche membri
non appartenenti all'Unione Europea (Svizzera e Norvegia). Le due organizzazioni
hanno però molti contatti e spesso lavorano insieme per definire lo status giuridico
dell'ESA nell'UE. L'ESA e UE hanno molti obiettivi in comune e l'ESA ha un ufficio
di collegamento a Bruxelles. L'UE, in particolare, è interessata a mantenere un
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saldo controllo dello spazio in modo da poter consentire agli Stati membri un
accesso sicuro allo spazio, una risorsa vitale per le politiche economiche dell'UE
e per il ruolo che UE vuole svolgere nel mondo. Inoltre, l'UE finanzia l'ESA per il
20% del budget totale.
Il 16 aprile 2019 la Commissione europea e l'Agenzia spaziale europea hanno
firmato un accordo di contributo sulle attività di tecnologia spaziale che consentirà
di fornire al settore spaziale servizi di dimostrazione e convalida in orbita. Tali
servizi consentono alle industrie di testare efficacemente le nuove tecnologie in
orbita, riducendo il tempo necessario per immetterle sul mercato.
L’UE e l’ESA
La collaborazione tra l’Ue e l'ESA per migliorare la politica spaziale europea si
è sviluppata negli ultimi 15 anni. L'accordo firmato tra l'UE e l'ESA nel 2004 ha
fornito un nuovo slancio e i ruoli dell'ESA e dell'UE sono stati separati:
• l'ESA possiede la competenza tecnica per attuare programmi spaziali e le
attività si limitano principalmente settore upstram infrastrutture spaziali .
L'ESA è anche responsabile di sviluppo di programmi spaziali e di
esplorazione spaziale europea;
• l'UE ha la competenza in materia di regolamentazione e può sviluppare l'uso
da parte degli Stati membri di infrastrutture, servizi e dati spaziali dell'UE.
L'UE ha la capacità di coordinare le richieste degli Stati membri, e la capacità
finanziaria di investire in grandi programmi spaziali a lungo termine (come il
Galileo). L'UE fornisce quindi un maggiore sostegno al settore downstream
(applicazioni basate sulle infrastrutture spaziali).
Il ruolo dei principali attori nel settore spaziale europeo (fonte EPRS)
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L’UE e le relazioni internazionali in ambito spaziale
Il Parlamento europeo ha spesso chiesto un maggiore intervento dell'UE nelle
questioni internazionali legate allo spazio. Anche la Commissione persegue questa
direzione.
Le attività spaziali sono regolate dal Trattato sullo spazio esterno del 1967 e da
specifici accordi internazionali. Nel 2008 l'UE ha proposto alla comunità
internazionale un Codice di Condotta (CoC) sulle attività spaziali internazionali. Il
Codice contiene essenzialmente misure sul controllo e la mitigazione dei
frammenti e misure di trasparenza e fiducia tra gli attori, come i meccanismi di
consultazione.
La Russia e la Cina hanno contrastato questa iniziativa con una proposta di trattato
per il non dispiegamento di armi nello spazio.
La proposta dell'UE non è stata ancora adottata.
I dialoghi bilaterali
La Commissione ha avviato dialoghi sullo spazio (congiuntamente con l'ESA e il
Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) con partner internazionali come Stati
Uniti, Russia, Cina, Giappone e Sudafrica. I dialoghi sono in corso anche con altri
paesi terzi. La cooperazione copre il potenziale economico delle questioni relative
allo spazio, alla difesa e alla sicurezza, nonché a negoziati sull'uso di dati e servizi
forniti dai programmi spaziali Galileo e Copernicus dell'UE.
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Si tratta di uno dei più importanti attori mondiali sulla scena della scienza
spaziale, delle tecnologie satellitari, dello sviluppo di mezzi per raggiungere ed
esplorare il cosmo. L'ASI ha oggi un ruolo di primo piano tanto a livello europeo,
dove l'Italia è il terzo paese che contribuisce maggiormente all'Agenzia Spaziale
Europea, quanto a livello mondiale. Ha infatti uno stretto e continuo rapporto di
collaborazione con la NASA, che la porta a partecipare a molte delle più
interessanti missioni scientifiche degli ultimi anni. Uno dei progetti è stata la
costruzione e l'attività della Stazione Spaziale Internazionale.
L'ASI ha dato inoltre importanti contributi all'esplorazione spaziale, costruendo
strumenti scientifici che hanno viaggiato con le sonde NASA ed ESA alla scoperta
dei segreti di Marte, Giove, Saturno. E in tutte le principali missioni pianificate per
i prossimi anni - da Venere alle comete, fino ai limiti estremi del nostro Sistema
solare - ci sarà un pezzo di Italia. Oltre che studiare l'Universo, dallo spazio si può
osservare la Terra per prevedere e prevenire - ad esempio - disastri ambientali,
assicurare rapidi interventi nelle aree di crisi, misurare gli effetti del cambiamento
climatico. Anche in questi campi l'Italia è all'avanguardia con sistemi come Cosmo
Sky-Med, fiore all'occhiello dei programmi ASI rivolti alla conoscenza del nostro
pianeta.
L'Italia, attraverso l'ASI e l'industria italiana, continua anche una tradizione di
ricerca nella propulsione spaziale, in particolare come leader del programma
europeo VEGA, il piccolo lanciatore di progettazione italiana.
Oggi però lo spazio non è solo più un settore della ricerca. È anche
un'importante opportunità economica. Il mercato delle telecomunicazioni e della
navigazione satellitare è in continua espansione e l'ASI, con la sua esperienza
nella costruzione messa in orbita di satelliti, opera perché l'Italia sia pronta a
coglierne le occasioni.
L’importanza e la valenza dei rapporti con l’Unione Europea (UE) sono
richiamati nello Statuto dell’ASI. Tra i suoi compiti quello di promuovere, sostenere
e coordinare la partecipazione italiana a progetti e iniziative dell'Unione
Europea nel campo spaziale e aerospaziale.
L’ASI in ESA
L’Italia è un membro fondatore dell’ESA. L'ASI partecipa attivamente a tutte le
attività dell'ESA, che fanno capo a due tipologie:
- il programma obbligatorio;
- il programma opzionale.
Le prime attività, finanziate con il contributo obbligatorio di tutti gli Stati
membri dell’Agenzia (calcolato in base percentuale rispetto al prodotto interno
lordo di ciascun paese) includono il Programma scientifico, i costi delle
infrastrutture e le attività generali.
Per i programmi opzionali, invece, la partecipazione è facoltativa e la scelta
del livello della contribuzione destinata a ciascun programma è lasciata ai singoli
15
Paesi (esiste però un valore minimo percentuale della sottoscrizione per
partecipare, sempre proporzionale al PIL).
L’ESA opera sulla base di criteri di ripartizione geografica, ovvero garantisce
che gli investimenti realizzati in ciascuno Stato membro, mediante i contratti
industriali per i programmi spaziali, siano proporzionali al suo contributo
(attualmente il valore minimo garantito dei ritorni per ciascun paese è
complessivamente pari a 0.94, mentre per i singoli programmi il valore varia
partendo da un minimo di 0.84).
Tale caratteristica è certamente l’aspetto che ha consentito all’ESA di ottenere
negli anni un budget via via crescente e di far aumentare il numero dei suoi Stati
membri dagli iniziali 11 agli attuali 22.
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Per ulteriori approfondimenti sul tema in oggetto si consigliano i seguenti link:
The myth of the new space race (by Benjamin Charlton) (novembre 2019)
https://www.thespacereview.com/article/3838/1
After 5G, Space Opens a New Frontier in US-China Rivalry (agosto 2019)
https://thediplomat.com/2019/08/after-5g-space-opens-a-new-frontier-in-us-
china-rivalry/
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particolare è quella di istituire un forum di finanza spaziale: riunendo le
competenze delle parti interessate finanziarie, industriali e accademiche, si ritiene
che si potrà essere in grado di esplorare e pilotare nuovi meccanismi di
finanziamento e quindi catalizzare gli investimenti privati nel settore.
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LA PROMOZIONE DELLA INDUSTRIA DELLA DIFESA NELL’UE, CON
PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SETTORE AEROSPAZIALE
19
Fondo europeo per la difesa
La Commissione europea il 19 giugno 2018 ha presentato una proposta di
regolamento relativa all’istituzione del Fondo europeo per la difesa
nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
La proposta ha l’obiettivo di sostenere la competitività e l’innovazione
dell’industria della difesa finanziando progetti collaborativi a livello europeo che
coinvolgano almeno 3 imprese o enti cooperanti stabiliti in almeno tre diversi
paesi membri e/o associati. La Commissione europea ha proposto una
dotazione di bilancio per la proposta per il Fondo europeo per la difesa per il
periodo 2021-2027 è di 13 miliardi di euro, di cui 8,9 miliardi di euro per le
azioni di sviluppo e 4,1 miliardi di euro per le azioni di ricerca.
Si segnala però che nell’ambito dei negoziati sul quadro finanziario
pluriennale 2021-2027, la Presidenza di turno del Consiglio finlandese ha
presentato lo scorso dicembre una proposta nella quale è provista una riduzione
di circa il 47% dello stanziamento di 13 miliardi di euro destinato al Fondo
europeo di difesa proposto della Commissione europea.
Si ricorda che la proposta sul fondo europeo di difesa sviluppa le iniziative già
attualmente in corso condotte nell’ambito del programma europeo di sviluppo del settore
industriale della difesa 2019-2020 (500 milioni di euro di stanziamento) e dell'azione
preparatoria in materia sulla ricerca in materia di difesa 2017-2019 (90 milioni di euro di
stanziamento).
Sulla proposta di regolamento Parlamento europeo, Consiglio e Commissione
hanno raggiunto il 20 febbraio 2019 un accordo in sede dei negoziati di trilogo.
La proposta, nel testo sul quale è stato raggiungo l’accordo, è poi stata approvata
dal Parlamento europeo il 18 aprile 2019 in prima lettura.
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• i progetti nel contesto della cooperazione strutturata permanente europea
(PESCO), se ammissibili, possono ricevere un'ulteriore maggiorazione del
cofinanziamento del 10%, ma il finanziamento non è automatico;
• i progetti saranno definiti in base alle priorità di difesa concordate dagli Stati
membri nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, in particolare nel
contesto del piano di sviluppo delle capacità (CDP), ma possono anche essere
prese in considerazione priorità regionali e internazionali, ad esempio nel quadro
della NATO;
• di norma sono ammissibili solo i progetti collaborativi che coinvolgano almeno 3
soggetti idonei provenienti da almeno 3 Stati membri o paesi associati;
• una quota della dotazione di bilancio compresa tra il 4% e l'8% sarà destinata
all'innovazione dirompente e ad alto rischio, che darà impulso alla leadership
tecnologica e all'autonomia di difesa dell'Europa a lungo termine;
• in linea di principio solo i soggetti stabiliti nell'UE o nei paesi associati che non
sono controllati da paesi terzi o da soggetti giuridici di paesi terzi sono ammissibili
al finanziamento. Le controllate di società di paesi terzi con sede nell'UE possono,
in via eccezionale, essere ammissibili al finanziamento a determinate condizioni,
per garantire che gli interessi di sicurezza e di difesa dell'UE e degli Stati membri
non siano messi a repentaglio. I soggetti stabiliti al di fuori dell'UE non riceveranno
alcun finanziamento dell'UE ma possono partecipare ai progetti di cooperazione.
L'UE non esclude quindi nessuno dal Fondo europeo per la difesa ma fissa
condizioni per ricevere finanziamenti simili a quelle cui le imprese dell'UE sono
soggette sui mercati dei paesi terzi.
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Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa
Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa sono
stimate* tra 2.000 e 2.500, cosi suddivise per settore:
• 39,6% difesa terrestre;
• 30,5% difesa aerea;
• 18,7% difesa navale;
• 7,8% cyberdifesa;
• 3,4% difesa spaziale.
*Fonte IHS, analysis of defence-related SMEs’ composition in EU, decembre 2016
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POLITICHE DELL’UE IN MATERIA DI CIBERSICUREZZA
3 Per minacce ibride – nozione per la quale non esiste una definizione sul piano giuridico
universalmente accettata – la Commissione europea intende una serie di attività che spesso
combinano metodi convenzionali e non convenzionali e che possono essere realizzate in modo
coordinato da soggetti statali e non statali pur senza oltrepassare la soglia di guerra formalmente
dichiarata. Il loro obiettivo non consiste soltanto nel provocare danni diretti e nello sfruttare le
vulnerabilità, ma anche nel destabilizzare le società e creare ambiguità per ostacolare il
processo decisionale.
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• il rafforzamento dell'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza delle reti
e dell'informazione (ENISA) che si intende trasformare nell'Agenzia UE per
la cibersicurezza;
• l'introduzione di sistemi europei di certificazione della cibersicurezza dei
prodotti e dei servizi TIC nell'Unione (che consisterebbero in una serie di
norme, requisiti tecnici e procedure).
Il quadro di certificazione, tra l‘altro, coinvolge due gruppi di esperti, rispettivamente
formati da autorità degli Stati membri e da portatori di interesse (sule versante della
domanda e dell’offerta) in rappresentanza del settore della cibersicurezza.
Si ricorda infine che, il 17 aprile 2019, il Parlamento europeo ha adottato la propria
posizione in prima lettura circa la proposta di regolamento istitutiva di un centro europeo
di ricerca e di competenza sulla cibersicurezza, affiancato da una rete di centri analoghi a
livello di Stati membri. Tra gli obiettivi della proposta, il miglioramento del coordinamento
dei finanziamenti disponibili per la cooperazione, la ricerca e l'innovazione in tale ambito.
La proposta è in attesa dell'adozione da parte del Consiglio dell'UE. La Commissione
europea ha recentemente esortato le Istituzioni legislative europee a raggiungere
rapidamente un accordo sulla proposta legislativa.
Disposizioni volte alla sicurezza delle reti sono altresì contenute nel Codice delle
comunicazioni elettroniche.
Cibersicurezza e 5G
L'importanza strategica del 5G, sia per le funzioni vitali della società e
dell'economia, come l'energia, i trasporti, le banche e la sanità, sia nel contesto
della protezione del processo democratico contro le interferenze e la
disinformazione, ha indotto l'UE a elaborare strumenti volti a proteggere tale
infrastrutture digitale.
A tal proposito si ricordano:
• la direttiva (UE) 2018/1972 che istituisce il citato Codice delle comunicazioni
elettroniche e prevede che entro il 2020 tutti gli Stati membri dell'UE assegnino
le frequenze necessarie per l'introduzione della rete 5G.
• la risoluzione non legislativa (2019/2575 (RSP), adottata dal Parlamento
europeo il 12 marzo 2019, sulle " minacce per la sicurezza connesse
all'aumento della presenza tecnologica cinese nell'Unione e sulla
possibile azione a livello di Unione per ridurre tali minacce", con la quale si
esprime forte preoccupazione in relazione alla possibilità che le infrastrutture
cinesi per le reti 5G possano avere incorporate delle ‘backdoor' in grado di
consentire a fornitori ed autorità cinesi un accesso non autorizzato ai dati
personali e alle telecomunicazioni nell'UE.
• la comunicazione congiunta "UE - Cina una prospettiva strategica" della
Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari
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esteri e la politica di sicurezza, nella quale si sottolinea la necessità di un
approccio comune per la cibersicurezza delle reti 5G;
• la raccomandazione del 26 marzo 2019, con la quale la Commissione europea
propone un approccio comune dell'UE ai rischi per la sicurezza delle reti 5G,
basato su una valutazione coordinata dei rischi e su misure coordinate di
gestione dei rischi, su un quadro efficace per la cooperazione e lo scambio
di informazioni e su una conoscenza comune della situazione delle reti di
comunicazione;
Il 9 ottobre 2019 gli Stati membri hanno pubblicato la relazione sulla citata valutazione
coordinata, con la quale si individuano le minacce più rilevanti e i relativi autori, le
risorse più sensibili e le principali vulnerabilità. La raccomandazione prevede come
prossimo passo l’accordo tra stati membri sulle misure di attenuazione dei rischi per
la cibersicurezza.
• le conclusioni del Consiglio dell’UE del 3 dicembre 2019 sull'importanza della
tecnologia 5G per l'economia europea e sulla necessità di attenuare i rischi
correlati per la sicurezza.
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presentate e diffuse a scopo di lucro o al fine di ingannare intenzionalmente il
pubblico, compreso l'obiettivo di falsare il dibattito pubblico, minare la fiducia
dei cittadini nelle istituzioni e nei media e destabilizzare i processi democratici
come le elezioni.
In materia si ricordano, in particolare:
• la Task force East StratCom, istituita nel 2015 per contrastare la propaganda
di enti e organismi situati in Stati terzi (in particolare la Russia) volta a
diffondere informazioni fuorvianti o palesemente false, e per sviluppare
prodotti e campagne di comunicazione incentrate sulla spiegazione delle
politiche dell'UE nella regione del partenariato orientale.
Sono incentrate su aree geografiche diverse: la Task Force StratCom per i Balcani
occidentali, e la Task Force South Med Stratcom per il mondo di lingua araba.
• la comunicazione dell'aprile 2018, con la quale la Commissione europea
delinea un approccio comune alla materia e prevede quale misura chiave
l'elaborazione da parte dei rappresentanti delle piattaforme on line, dell'industria
della pubblicità e dei principali inserzionisti di un codice di buone pratiche
dell'UE sulla disinformazione in regime di autoregolamentazione;
Il codice è stato adottato nell'ottobre del 2018 dalle principali piattaforme on line (tra le
quali Facebook, Google, e Twitter), da società di software (in particolare, nel maggio
2019, ha aderito al codice la Microsoft), e da organizzazioni che rappresentano il settore
della pubblicità. Tra gli impegni sottoscritti, la garanzia della trasparenza dei messaggi
pubblicitari di natura politica, la chiusura dei profili falsi, l'etichettatura dei messaggi
diffusi dai "bot" e il miglioramento della visibilità dei contenuti sottoposti a verifica dei
fatti.
• il pacchetto elezioni (presentato dalla Commissione europea in occasione del
discorso sullo Stato dell'Unione del settembre 2018), recante una serie di
misure per garantire elezioni libere ed eque;
Il pacchetto include: una comunicazione della Commissione europea "Assicurare
elezioni europee libere e corrette (COM(2018)637); una raccomandazione
(C(2018)5949) relativa alle reti di cooperazione in materia elettorale, alla trasparenza
online, alla protezione dagli incidenti di cibersicurezza e alla lotta contro le campagne
di disinformazione; orientamenti della Commissione sull'applicazione del diritto
dell'Unione in materia di protezione dei dati nel contesto elettorale; una serie di
modifiche (entrate in vigore nel marzo del 2019) al regolamento relativo al
finanziamento dei partiti politici europei, che introducono in particolare sanzioni
finanziarie ai partiti politici europei e alle fondazioni politiche europee che influenzano
deliberatamente, o tentano di influenzare, i risultati delle elezioni del PE approfittando
di violazioni delle norme in materia di protezione dei dati.
• il Piano d'azione contro la disinformazione, presentato dalla Commissione
europea e dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di
sicurezza nel dicembre 2018.
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Il contrasto alla disinformazione è stato anche oggetto di conclusioni da parte dei
Consigli europei del 13-14 dicembre 2018, del 22 marzo e del 20-21 giugno 2019. In
particolare, nella riunione del 20-21 giugno 2019, il Consiglio europeo ha chiesto un
impegno costante per sensibilizzare sul tema della disinformazione e rafforzare la
preparazione e la resilienza delle nostre democrazie di fronte a tale fenomeno. Oltre ad
accogliere favorevolmente l'intenzione della Commissione di valutare
approfonditamente l'attuazione degli impegni assunti dai firmatari del citato codice di
buone pratiche, il Consiglio europeo ha, altresì, sottolineato la necessità di una
valutazione costante e di una risposta adeguata nei confronti della continua evoluzione
delle minacce e del crescente rischio di interferenze dolose e manipolazioni online,
associati allo sviluppo dell'intelligenza artificiale e di tecniche di raccolta dati.
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