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C.T.A.

Collegio dei Tecnici dell’Acciaio


GIORNATE ITALIANE DELLA COSTRUZIONE IN ACCIAIO
Isola di San Giorgio Maggiore _ Venezia: 26 _ 27 _ 28 Settembre 2001

PROGETTAZIONE A COLLASSO CONTROLLATO DI


CONTROVENTI ECCENTRICI SISMO_RESISTENTI

FAILURE MODE CONTROL OF SEISMIC RESISTANT EB_FRAMES

L. Mastrandrea 1, R. Montuori 1 e V. Piluso 1

1
Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Salerno

SOMMARIO

In questo lavoro viene presentato un metodo per la progettazione di controventi eccentrici sismo-resistenti finalizzato al
conseguimento di un meccanismo di collasso di tipo globale. Questo risultato riveste una grande importanza nella
progettazione sismica, perché meccanismi di collasso di tipo parziale sono responsabili di un peggioramento della
capacità di dissipazione dell’energia sismica e, pertanto, danno luogo ad un maggiore rischio di collasso in occasione di
eventi sismici distruttivi.
Il metodo proposto si basa sull’assunzione che le sezioni delle membrature orizzontali siano note, in quanto
progettate in funzione dei carichi verticali e dei taglianti sismici di progetto, mentre le sezioni delle colonne e delle
diagonali costituiscono le incognite di progetto.
In particolare, il metodo di progettazione presentato include anche l’influenza degli effetti del secondo ordine.
Questi ultimi, giocando un ruolo non trascurabile nella progettazione delle strutture in acciaio, sono tenuti in conto a
mezzo delle curve di equilibrio dei meccanismi di collasso analizzati. I requisiti di progetto vengono determinati
attraverso l’estensione del teorema cinematico del collasso plastico al concetto di curva di equilibrio del meccanismo di
collasso. In particolare, le sezioni delle colonne e delle diagonali vengono determinate imponendo che la curva di
equilibrio corrispondente al meccanismo di tipo globale giaccia al di sotto di quelle corrispondenti a tutti i meccanismi
cinematicamente ammissibili indesiderati entro un campo di spostamenti compatibile con le risorse di duttilità locale.
Ciò assicura, secondo il teorema cinematico, che entro il campo di spostamenti prescelto non si possa sviluppare alcun
meccanismo cinematico se non quello globale.
Inoltre, attraverso l’introduzione del concetto di momento equivalente presentato in una memoria parallela
(Mastrandrea & al. (2001a)), il metodo proposto risulta del tutto generale in quanto è in grado di trattare in maniera
unitaria i casi di link corti, link intermedi e link lunghi.

ABSTRACT

A design methodology aiming at the development of a collapse mechanism of global type is presented in this paper.
This result has a primary importance in earthquake resistant design, because partial and local failure modes are
responsible of the worsening of the energy dissipation capacity leading to an increased risk of collapse under destructive
ground motions.
The proposed method is based on the assumption that horizontal member sections are known, as they are
designed to resist internal actions due to vertical loads and design horizontal forces. Conversely, the column and
diagonal sections constitute the unknowns of the design problem.
In particular, the presented approach includes also the influence of second order effects which are accounted for
by means of the concept of mechanism equilibrium curve. The design requirements are derived by means of the
kinematic theorem of plastic collapse. In particular, column and diagonal sections are obtained by imposing that the
mechanism equilibrium curve corresponding to the global mechanism has to lie below those corresponding to the
undesired mechanisms within a displacement range compatible with the local ductility supply.
Moreover, the introduction of the equivalent moment concept presented in a companion paper (Mastrandrea &
al. (2001a)) provides the proposed method with the ability to deal with short, intermediate and long links in a single
shot.
1. INTRODUZIONE

Nell’ambito delle tipologie strutturali sismo-resistenti, i controventi eccentrici rappresentano una valida soluzione che
costituisce un compromesso tra i telai con nodi resistenti a flessione e i controventi concentrici. Essi si ottengono
irrigidendo le maglie intelaiate, dotate di nodi resistenti a flessione, a mezzo di diagonali che suddividono la trave in
due o più parti delle quali quella di dimensione minore, denominata link, ha il compito di dissipare l’energia sismica in
ingresso mediante la formazione di cerniere plastiche che esibiscano cicli di isteresi a taglio e/o flessione.
La presenza delle diagonali consente di superare l’inconveniente principale dei telai, costituito dalla significativa
deformabilità laterale. L’azione delle diagonali contiene gli spostamenti laterali entro valori accettabili nell’ottica delle
verifiche allo stato limite di servizio, similmente a quanto avviene nei controventi concentrici. Allo stesso tempo, i
meccanismi di dissipazione dell’energia sismica a taglio e flessione, che si sviluppano nei link, sono caratterizzati da
ampiezza e stabilità soddisfacenti, similmente a quanto accade nelle sezioni di estremità delle travi nei telai con nodi
resistenti a flessione. In definitiva, in termini di duttilità globale i controventi eccentrici possono essere assimilati ai
telai mentre in termini di rigidezza laterale possono essere assimilati ai controventi concentrici.
Le parti non dissipative dei controventi eccentrici devono essere progettate in modo da consentire la piena
plasticizzazione delle parti dissipative, ossia dei link. Pertanto, essi devono essere dimensionati sulla base delle massime
sollecitazioni interne che i link plasticizzati ed incruditi sono in grado di trasmettere. Ciò garantisce che le parti non
dissipative rimangano in campo elastico. Questo criterio si basa sulla strategia generale di progettazione delle strutture
sismo-resistenti comunemente denominata capacity design.
L’obiettivo della metodologia di progetto illustrata nel presente lavoro è quello di progettare una struttura con
controventi eccentrici in controllo di meccanismo, ossia che sviluppi, al collasso, un meccanismo desiderato prescelto. I
meccanismi che possono innescarsi per un controvento eccentrico sono riportati in Figura 1 e Figura 2. In particolare,
nella prima sono indicati i meccanismi caratterizzati dalla plasticizzazione del link (meccanismi di tipo A); nella
seconda sono rappresentati, invece, i meccanismi caratterizzati dalla plasticizzazione, nel nodo di confluenza trave-
diagonale, della trave esterna al link e della diagonale (meccanismi di tipo B). I meccanismi di tipo B non sono da
auspicare, in quanto ad essi è associata una duttilità certamente più bassa rispetto a quella che si può ottenere dalla
concentrazione delle deformazioni inelastiche nel link, in un elemento cioè che è progettato appositamente per assolvere
al compito di zona dissipativa.

Fns Fns Fns Fns

Fk Fk Fk Fk hns

im im i m h im
F2 F2 F2 F2

h2
F1 F1 F1 F1

h1

MECCANISMO GLOBALE MECCANISMO TIPO 1 MECCANISMO TIPO 2 MECCANISMO TIPO 3

Figura 1: Tipologie di meccanismi a link plasticizzato (tipo A)

Fns Fns Fns Fns

Fk Fk Fk Fk hns

im im i m h im
F2 F2 F2 F2

h2
F1 F1 F1 F1

h1

MECCANISMO GLOBALE MECCANISMO TIPO 1 MECCANISMO TIPO 2 MECCANISMO TIPO 3

Figura 2: Tipologie di meccanismi a trave e diagonale plasticizzate (tipo B)

Nella realtà, comunque, le tipologie possibili sono molto più numerose, pensando a meccanismi misti
caratterizzati dalla plasticizzazione dei link ad alcuni livelli e delle travi e diagonali ad altri. Tuttavia, nell’ottica di
evitare i meccanismi energeticamente meno efficienti, è possibile escludere i meccanismi misti imponendo che ad ogni
piano la plasticizzazione avvenga in corrispondenza del link e non delle altre membrature.
Nella metodologia di progettazione proposta nel presente lavoro, si assume che le sezioni dei link siano note a
priori, in quanto progettate in funzione dei taglianti sismici di piano e dei carichi verticali. Pertanto, le incognite di
progetto sono rappresentate dai momenti plastici delle colonne e delle diagonali da dimensionare in modo che sia il
meccanismo globale a governare il collasso. A tale scopo, i suddetti momenti plastici delle diagonali e delle colonne
vengono definiti in maniera tale che la curva di equilibrio corrispondente al meccanismo globale giaccia al di sotto della
curva di equilibrio di tutti gli altri meccanismi cinematicamente ammissibili entro tutto il campo di spostamenti
compatibile con le risorse di duttilità locale. Pertanto, nello spirito del teorema cinematico del collasso plastico, si
garantisce che l’effettivo meccanismo che si innesca è quello globale.
Nel prosieguo si farà, in particolare, riferimento alla tipologia di controvento a split-K, simmetrica rispetto alla
mezzeria. Questo non va comunque ad inficiare la generalità del metodo, valido per qualsiasi configurazione di
controvento eccentrico. L’estensione alle altre tipologie è infatti immediata, a patto di tenere opportunamente in conto
le singolarità geometriche di ciascuna di esse.
Ai fini del calcolo del lavoro virtuale interno, i link vengono schematizzati mediante elementi che si
plasticizzano per flessione pura e sono dotati di un momento plastico equivalente. Tale momento equivalente, introdotto
dagli stessi Autori (Mastrandrea et al. (2001a)), risulta fornito dalle seguenti relazioni:
Ve
M eq = u (1)
2
e 
M eq =  4(M u − M fu ) β + Vu (L − βe ) + 2βM fu 
2 2 2 2
(2)
2L  
Meq = Mu (3)
rispettivamente per link corti, intermedi e lunghi relativamente alla tipologia di controvento eccentrico a split K, dove il
parametro β è dato da:
 4(M − M )M 4M u (M u − 2M fu ) + Vu2 e 2 + Vu e 
β = Vu L
u fu fu
 (4)
 4(M u − M fu )2 + Vu2 e 2
 
Sebbene la procedura di progettazione proposta sia del tutto generale, nel seguito, per semplicità, si fa
riferimento al caso più frequente in cui la controventatura sia limitata ad un’unica campata.

2. CURVE DI EQUILIBRIO DEI MECCANISMI ANALIZZATI

Simbologia:
• ns numero di piani;
• nc numero di colonne per piano (n c = 2);
• nd numero di diagonali per piano (nd = 2 per configurazione a split K);
• k indice di piano;
• i indice di colonna e di diagonale;
• j indice di campata;
• im indice di meccanismo;
• L lunghezza della campata;
• ek lunghezza del k-esimo link;
• Mc,ik momento plastico, ridotto per la presenza dello sforzo normale, della i-esima colonna del k-
esimo piano;
• Md,ik momento plastico, ridotto per la presenza dello sforzo normale, della i-esima diagonale del k-
esimo piano;
• Mb,k momento plastico, ridotto per la presenza dello sforzo normale, della trave del k-esimo piano;
• Meq,k momento equivalente del link del k-esimo piano;
• qk carico verticale uniformemente distribuito sulla trave del k-esimo piano;
• Rl,k coefficiente legato alla partecipazione del link del k-esimo piano al meccanismo di collasso:
esso è pari ad L/ek se il link corrispondente è impegnato nel meccanismo, 0 altrimenti;
• Rc,ik coefficiente legato alla partecipazione della i-esima colonna del k-esimo piano al
meccanismo di collasso: esso è pari ad 1 se la colonna corrispondente è impegnata nel
meccanismo, 0 altrimenti;
• Rd,ik coefficiente legato alla partecipazione della i-esima diagonale del k-esimo piano al
meccanismo di collasso: esso è pari ad 1 se la diagonale corrispondente è impegnata nel
meccanismo, 0 altrimenti;
• Dv,k coefficiente legato al lavoro esterno dei carichi verticali agenti sulla trave del k-esimo piano
(nullo per le configurazioni a split K ed a V);
• F vettore delle forze orizzontali di progetto:
{
F T = F1 , F2 , , F ,, F }
k ns (5)
dove Fk è la forza orizzontale applicata al k-esimo piano;
• h vettore delle quote di piano:

{
h T = h1 , h 2 ,  , h , , h }
k ns (6)

dove hk è la quota del k-esimo piano;


• H0 somma delle altezze di interpiano dei piani coinvolti nel meccanismo;
• s vettore forma degli spostamenti virtuali orizzontali:
{
s T = s1 , s 2 , , s , , s }
k ns (7)
• V vettore dei carichi verticali totali di piano:
{
V T = V1 , V2 , , V , , V }
k ns (8)
dove Vk è il carico totale agente sul k-esimo piano:
Vk = qk L (9)
• L vettore di ordine ns, i cui elementi Lk sono costituiti dai momenti equivalenti dei link (Lk =
Meq,k);
• C matrice di ordine nc × n s, i cui elementi Cik sono costituiti dai momenti plastici delle colonne
(Cik = Mc,ik);
• Br matrice di ordine nd × ns, i cui elementi Br,ik sono costituiti dai momenti plastici delle
diagonali (Br,ik = Md,ik);
• Rl vettore di ordine ns dei coefficienti R l,k;
• Rc matrice di ordine nc × ns dei coefficienti R c,ik;
• Rd matrice di ordine nd × ns dei coefficienti R d,ik;
• Dv vettore di ordine ns dei coefficienti D v,k;
• Mck vettore dei momenti plastici delle colonne del k-esimo piano, ridotti per la presenza dello
sforzo normale:
T
M ck {
= M c,1k , M c,2k , , M ,, M } c,ik c, n c k (10)
• Mdk vettore dei momenti plastici delle diagonali del k-esimo piano, ridotti per la presenza dello
sforzo normale:
T
M dk {
= M d,1k , M d,2k ,  , M , , M }
d,ik d,n d k (11)
• q vettore di ordine ns dei carichi verticali uniformemente distribuiti sulle travi.
Facendo riferimento alle tipologie di meccanismo illustrate in Figura 1, è immediato riconoscere che, per una
rotazione virtuale dθ delle colonne e delle diagonali che partecipano al meccanismo, il lavoro virtuale interno può
essere espresso come:
[( ) (
L i = tr C T R c + tr B Tr R d + 2LT R l dθ) ] (12)
dove tr indica la traccia della matrice. Il lavoro virtuale esterno, dovuto alle forze orizzontali e ai carichi verticali, può
essere espresso come:
( )
L e = F T s + q T D v dθ = F T sdθ (13)
essendo il vettore Dv un vettore nullo nel caso dei controventi a split K ed a V.
Con riferimento ai controventi a K, il moltiplicatore cinematicamente ammissibile relativo al meccanismo
considerato è:

α=
( ) (
tr C T R c + tr B Tr R d + 2LT R l ) (14)
F Ts
In forma vettoriale compatta il lavoro del secondo ordine dovuto ai carichi verticali può scriversi come
(Mazzolani & Piluso (1996)):
δ
L v = V Ts dθ (15)
H0
da cui la pendenza della curva di equilibrio del meccanismo risulta:
V Ts
H0 (16)
γ= T
F s
La Eq. (14) e la Eq. (16) consentono di ricavare la curva di equilibrio del meccanismo nella forma:
αc = α – γ δ (17)
Per indicare i parametri della curva di equilibrio del generico meccanismo si userà la seguente simbologia:
• αg e γg sono rispettivamente, il moltiplicatore delle forze orizzontali (teoria rigido-plastica), e la pendenza
del ramo discendente della curva α–δ, corrispondenti al meccanismo di tipo globale;
• α i(mt ) e γ (i mt ) hanno lo stesso significato dei simboli precedenti, ma sono riferiti al meccanismo im-esimo della
t-esima tipologia (t = 1,2,3).

Meccanismo globale
Nel caso di meccanismo globale, il vettore forma degli spostamenti orizzontali è dato da s(g) = h. Inoltre, poiché il
meccanismo coinvolge tutti i piani, tutti i link risultano plasticizzati, cosicché il vettore Rl coincide con il vettore unità
di ordine n s (Rl = I).
Pertanto, il moltiplicatore cinematicamente ammissibile corrispondente al meccanismo globale è fornito dalla
relazione:
nc nd ns M eq,k
M I + M I + 2L R
T T T (g) ∑ M c,i1 + ∑ M d,i1 + 2L∑ ek
i =1 i =1 k =1
α (g) = c1 d1
T (g)
l
= ns
(18)
F s
∑ Fk h k
k =1
in cui si è indicato con I il vettore unità, indipendentemente dal suo ordine (nc per l’aliquota relativa alle colonne, n d per
quella relativa alle diagonali).
Poiché tutti i piani partecipano al collasso, risulta H0 = h ns , e la pendenza γ(g) assume il valore:
ns
1 T (g ) 1
h ns
V s
h ns
∑ Vk h k
k =1
γ (g)
= T (g)
= ns
(19)
F s
∑ Fk h k
k =1

Meccanismi di tipo 1
Con riferimento all’im-esimo meccanismo di tipo 1, il vettore forma degli spostamenti orizzontali può essere scritto
come:
{
s (i1m) = h 1 , h 2 , h 3 , , h im , h im , h i m } T
(20)
dove il primo elemento pari ad h im corrisponde all’im-esima componente.
Il moltiplicatore cinematicamente ammissibile corrispondente all’im-esimo meccanismo di tipo 1 è dato dalla:
M Tc1I + M Td1 I + 2LT R (1)
li + M ciT m +1 I + M diT m +1 I
α (1)
im = m
=
F T s (1)
i m
nc nd im M eq,k nc nd

∑ M c,i1 + ∑ M d,i1 + 2L∑ ek


+ ∑ M c,i(im +1) + ∑ M d,i(i m +1) (21)
i =1 i=1 k =1 i =1 i =1
= im ns

∑ Fk h k + h im ∑ Fk
k =1 k =i m +1

dove R (l1i ) è il valore di Rl per l’im-esimo meccanismo del primo tipo.


m

Inoltre, poiché solo i primi im piani partecipano al meccanismo di collasso, si ha H0 = h im ; pertanto, la pendenza
γ i(1m) della curva di equilibrio si scrive come:

1  i m ns 
V T s (i 1m) ∑ Vk h k + h im ∑ k 
1 V
h im h i m  k =1
( )  k = i m +1

γ i 1m = (1 ) = ns
(22)
T im
F s im
∑ Fk h k + h im ∑ Fk
k =1 k = i m +1

Meccanismi di tipo 2
Con riferimento all’im-esimo meccanismo di tipo 2, il vettore forma degli spostamenti orizzontali può essere scritto
come:
s (i2 ) = 0,0,
m
{ ,0, h im − h i m −1 , h i m +1 − h i m −1 , , h ns − h i m −1 } T
(23)
dove il primo elemento non nullo è quello di ordine im.
Pertanto, il moltiplicatore cinematicamente ammissibile corrispondente all’im-esimo meccanismo di tipo 2 è dato
da:
nc nd ns M eq,k
M T
I+M T
I + 2L R T (2) ∑ M c,iim + ∑ M d,ii m + 2L ∑ ek
cim dim l im i =1 i =1 k =i m
α (2)
im = = (24)
∑ Fk (h k − h im −1 )
T (2) ns
F s im
k =i m

essendo R (li2 ) il valore di Rl per l’im-esimo meccanismo del secondo tipo.


m
Per quanto riguarda la pendenza della curva di equilibrio del meccanismo risulta:

∑ Vk (h k − h im −1 )
ns
1 1
V T s (i m2 )
h ns − h i m −1 h ns − h i m −1
γ i(m2 ) =
k=im
(2 ) = (25)
∑ Fk (h k − h im −1 )
T ns
F s im
k=im

essendo H0 = h n s − h im −1 .

Meccanismi di tipo 3
Infine, con riferimento all’im-esimo meccanismo di tipo 3, anche detto meccanismo di piano, il vettore forma degli
spostamenti orizzontali può essere scritto come:
s (i3 ) = { 0,0,
m
,0,1,1,1,,1} (h T
im − h i m −1 ) (26)

dove il primo elemento non nullo è quello di ordine im.


Il moltiplicatore cinematicamente ammissibile corrispondente risulta pari a:
M ciTm I + M diT m I + 2LT R (3)
li + M ciTm +1 I + M diT m +1 I
α (3)
im = m
=
F T s (3)
i m
nc nd nc nd
L
∑ M c,iim + ∑ M d,iim +2
ei m
M eq,im + ∑ M c,i(im +1) + ∑ M d,i(im +1) (27)
i =1 i =1 i =1 i=1
=
(h )∑ F
ns

im − h im −1 k
k =i m

in cui R (l3i ) è il valore di Rl per l’im-esimo meccanismo di piano.


m

Inoltre, risultando H0 = h im − h i m −1 , la pendenza della curva di equilibrio si specifica nella seguente relazione:
ns
1
V T s (im3 ) ∑ Vk
(3 ) h im − h i m −1 k =i m
γ im = = (28)
F T s (im3 )
(h )∑ F
ns

im − h i m −1 k
k =i m

3. CONDIZIONI DI PROGETTO PER IL CONTROLLO DEL MECCANISMO

Il teorema cinematico del collasso plastico suggerisce di dimensionare colonne e diagonali in modo che il moltiplicatore
cinematicamente ammissibile delle forze orizzontali corrispondente al meccanismo globale sia il più piccolo tra tutti i
possibili moltiplicatori cinematicamente ammissibili. Questa condizione è sufficiente ad assicurare che il meccanismo
globale sia proprio quello che si innesca al collasso, almeno nelle ipotesi che il comportamento del materiale strutturale
sia di tipo rigido-plastico, ovvero che gli spostamenti orizzontali siano nulli fino al completo sviluppo del meccanismo.
L’ipotesi di comportamento rigido-plastico non è, tuttavia, soddisfacente. Infatti, il legame costitutivo effettivo
del materiale è meglio rappresentato da un modello di tipo elasto-plastico. Pertanto, l’attivazione del meccanismo è
preceduta da spostamenti orizzontali significativi che non possono essere trascurati. Le condizioni di progetto devono
essere determinate imponendo che la curva di equilibrio relativa al meccanismo globale giaccia al di sotto delle curve
relative agli altri meccanismi, almeno fino ad un valore δu fissato dello spostamento (Figura 3), compatibilmente con le
risorse di duttilità locale. Le condizioni di progetto risultano, così, le seguenti:
α (g ) − γ (g )δ u ≤ α i(mt ) − γ i(mt ) δ u im = 1, 2, …, ns; t = 1, 2, 3 (29)

La possibilità di soddisfare la Eq. (29) si giova della circostanza, facilmente dimostrabile, che la pendenza della
curva di equilibrio del meccanismo globale è minore rispetto a quelle degli altri meccanismi (Mazzolani & Piluso
(1996)). Lo spostamento δu deve essere compatibile con la capacità di rotazione plastica delle zone dissipative, ed esso
assume dunque il significato di spostamento di progetto. Ne consegue, pertanto, che la metodologia di progettazione
proposta conduce non solo al controllo del meccanismo di collasso, ma anche al controllo della duttilità locale.
Per un controvento a ns piani sono dunque necessarie 3n s condizioni di progetto. A queste vanno poi affiancate le
ns condizioni di controllo che il meccanismo effettivo sia di tipo A (Figura 1), e non di tipo B (Figura 2), in
corrispondenza di ogni piano del controvento. Esse consistono nel soddisfacimento della seguente relazione
(Mastrandrea et al. (2001a):
Meq < Mb + Md (30)

(t)
αi
m
γ (t)
im
meccanismo generico
(g)
α γ (t)

meccanismo globale

δu δ

Figura 3: Curve di equilibrio dei meccanismi

Condizioni per evitare i meccanismi di tipo 1


Con riferimento ai meccanismi di tipo 1, le ns condizioni espresse dalla Eq. (29) si scrivono:
M Tc1 I + M d1
T
I + 2LT R (g) V Ts (g ) δ
T (g)
l
− T (g) u ≤
F s F s h ns
(31)
M Tc1I + M d1 I + 2LT R (1) + M ciT m +1 I + M diT m +1 I V T s (i1 ) δ
T
li
≤ m
T (1)
− T (1m) u
F s im
F s im h im
La Eq. (31) può essere scritta in forma più compatta introducendo alcuni parametri aventi un chiaro significato
fisico. Si introducono le seguenti posizioni:
ns
L
µ (g ) = 2LT R (g)
l = 2∑ M eq,k (32)
k =1 ek
ns
1 T (g ) 1
ν (g ) = V s = ∑ Vk h k (33)
h ns h ns k =1

Con riferimento al meccanismo di tipo globale, µ(g) rappresenta il lavoro interno sviluppato dai link, quindi
considerati nella loro totalità, mentre ν(g) rappresenta il lavoro del secondo ordine dei carichi verticali. Entrambi questi
parametri costituiscono delle quantità note, essendo note a priori la sezione e la geometria di tutti i link, nonché i carichi
verticali agenti.
Con riferimento al meccanismo im-esimo del primo tipo, invece, è conveniente definire le seguenti funzioni
adimensionali:
im M eq,k
2L R T (1)
2L R T (1) 2L∑
li li k =1 ek
ξim = m
= (g )
m
= (34)
2L R T (g)
µ ns M eq,k
l
2L∑
k =1 ek
im ns

F T s (i1m) ∑ Fk h k + h im ∑ Fk
k =1 k =i m +1
λ im = T (g ) = ns
(35)
F s
∑ Fk h k
k =1
La ξ im rappresenta il rapporto tra il lavoro interno sviluppato dai link nell’im-esimo meccanismo di tipo 1 e
quello sviluppato dai link nel meccanismo globale; la funzione λ im rappresenta invece il rapporto tra il lavoro esterno
che le forze orizzontali compiono nell’im-esimo meccanismo di tipo 1 e quello sviluppato nel meccanismo globale.
Anche queste quantità sono note, perché funzioni di quantità note. I momenti equivalenti dei link sono, infatti,
calcolabili a partire dalle (1)–(3), essendo note tutte le quantità geometriche e meccaniche necessarie, mentre i carichi
orizzontali e verticali costituiscono dati di progetto.
Per tener conto degli effetti del secondo ordine, infine, è opportuno introdurre la funzione seguente:
1 1 1 1  im ns 
(g )
V T s i(1m) V T s i(1m)  ∑ Vk h k + h i m ∑ Vk 
 k =1 
T
F s h 1 h h λi  k = i m +1 
∆(i1m) = T (1) m = = m m
i im i
( ) (36)
F s im 1 λ im ν g
1 ns
V T s (g ) ∑ Vk h k
h ns h n s k =1
che rappresenta il rapporto tra la pendenza della curva di equilibrio del meccanismo im-esimo di tipo 1 e quella del
meccanismo globale.
Grazie all’introduzione delle suddette quantità, le n s condizioni che bisogna rispettare per evitare meccanismi di
collasso di tipo 1 possono essere espresse dalle seguenti relazioni:
     ξ 
M Tc1 I 1 −
 λi
1  + M Td1 I 1 − 1
  λi
 + µ (g ) 1 − i m
  λi 
(
m
λ im m
) (
 + ν (g )δ u ∆(i1) − 1 ≤ 1 M ciT +1 I + M diT +1 I
m
) (37)
 m   m   m 
da applicare per i m = 1, 2, …, n s – 1.
Infine, risulta conveniente introdurre il parametro:
nc nd

M T
I+M T
I ∑ M c,iim + ∑ M d,iim
ρi = = i =1 i =1
cim di m
(38)
m M I+M I
T T nc nd
c1 d1
∑ M c,i1 + ∑ M d,i1
i =1 i =1
che è il rapporto tra la somma dei momenti plastici delle colonne e delle diagonali, ridotti per la presenza dello sforzo
normale, dell’im-esimo piano e quella relativa alle colonne e alle diagonali del primo piano. Poiché colonne e diagonali
rappresentano le incognite del problema, i parametri ρ im possono essere assunti, nella notazione compatta utilizzata,
proprio come le incognite di progetto, e dunque tutte le condizioni di progetto possono essere espresse in funzione di
essi. In particolare, indicando con ρ (i1m) i valori dei parametri forniti dalla Eq. (38) necessari per evitare l’im-esimo
meccanismo della tipologia in esame, la Eq. (37) si riscrive come:
  nc   nd  ξ 
 1− 1  M 1− 1  M (g ) 1− im  + ν ( g ) δ  ∆ (1 ) − 1 
 λ im ∑ c,i1 +  λ im ∑ d,i1 + µ  λ im  u 
 im


(1 )   i =1   i =1  
ρ i m +1 ≥ (39)
1  n c nd 

∑ c,i1 ∑ M d,i1
λ i m  i =1
M +

i =1

che risulta valida per im = 1, 2, …, ns – 1. Non è possibile invece associare al piano 1 il corrispondente valore ρ1(1) del
parametro ρ, poiché ρ i(1m) è funzione di grandezze relative al livello precedente im – 1. Pertanto si pone per convenzione
ρ1(1) = 0 in quanto ininfluente ai fini della procedura di progettazione proposta.

Condizioni per evitare i meccanismi di tipo 2


Le condizioni di progetto da soddisfare per evitare meccanismi di collasso di tipo 2 sono espresse da:
T
M c1 I + M Td1 I + 2LT R (g) V T s (g ) δ u M Tcim I + M Tdi m I + 2LT R (2)
li V T s (i m2 ) δu
l
− ≤ m
− T (2 )
(40)
F sT (g) T (g)
F s h ns T (2)
F si F s i m h n s − h i m −1
m
Le ns Eq. (40) possono essere convenientemente riscritte introducendo una nuova serie di parametri
adimensionali:
ns M eq,k
T (2) T (2) 2L ∑
2L R l im 2L R l im k =i m ek
θ im = = (g ) = (41)
2L R T (g)
µ ns M eq,k
l
2L∑
k =1 ek

∑ Fk (h k − h im −1 )
ns

F T s (im2 ) k =i m
γ im = = (42)
F T s (g ) ns

∑ Fk h k
k =1
che costituiscono ancora funzioni note dell’indice di meccanismo im, in quanto i momenti equivalenti del link, le forze
orizzontali e i carichi verticali sono noti.
È da notare, inoltre, che le due funzioni assumono uno specifico significato fisico: θ im rappresenta il rapporto tra
il lavoro interno speso dai link nell’im-esimo meccanismo del tipo 2 e la medesima quantità calcolata con riferimento al
meccanismo globale. Analogamente γ im rappresenta il rapporto tra il lavoro esterno compiuto dalle forze orizzontali nel
meccanismo in questione e il lavoro delle stesse forze nel caso di meccanismo globale.
Per quanto riguarda gli effetti del secondo ordine, la loro influenza può essere portata in conto a mezzo della
funzione:
1
V Ts i(m2 )
h T − h(g )
F s
∆(i2 ) = T (2 ) s
i m −1
=
n
1
F s im V T s (g )
m

h ns
(43)
∑ Vk (h k − h im −1 )
ns
1 1 1
V T s (i m2 )
1 h ns − h i m −1 γ im h ns − h i m −1 k =i m
= =
γ im ν (g ) 1 ns

h ns
∑ Vk h k
k =1

che rappresenta il rapporto tra la pendenza della curva di equilibrio dell’im-esimo meccanismo di tipo 2 e la pendenza
della curva di equilibrio del meccanismo globale.
Utilizzando le suddette funzioni, le ns condizioni che è necessario verificare per evitare meccanismi di tipo 2 si
scrivono come:
 θi 
T
M c1 I + M Td1 I + µ (g ) 1 − m
 γi  m
( γ im m
)
 + ν (g )δ u ∆(i2 ) − 1 ≤ 1 M Tci I + 1 M Tdi I
γ im m
(44)
 m 
per im = 1, 2, …, n s.
Indicando con ρ (im2) i valori dei parametri forniti dalla Eq. (38) necessari per evitare l’im-esimo meccanismo del
tipo 2, la Eq. (44) assume la forma seguente:
 θ im 
+ µ (g )  1 −  + ν ( g ) δ  ∆ ( 2 ) − 1 
nc nd

∑ M c,i1 + ∑ M d,i1  γ im  u
 im 
i =1 i =1
(2 )  
ρ im ≥ (45)
1  n c nd 

∑ c,i1 ∑ M d,i1
γ i m  i =1
M +

i =1

che deve essere applicata per im = 1, 2, …, n s.

Condizioni per evitare il meccanismo di tipo 3


Le condizioni di progetto da soddisfare per evitare meccanismi di collasso di tipo 3 sono espresse dalla seguente
relazione:
M Tc1 I + M d1
T
I + 2LT R (g) V Ts (g ) δ u
l
− ≤
F T s (g) F Ts (g) h n s
T (3 ) (46)
M cim I + M di m I + 2L R li + M ci m +1 I + M di m +1 I
T T T (3) T T
V s im δu
≤ m
− (3 )
T (3)
F sim
T
F s im h i m − h i m −1
Si introducono, anche in questo caso, delle funzioni dell’indice di meccanismo che consentano di esplicitare la
Eq. (46) in forma più compatta:
M eq,im
2L
2LT R (3)
li 2LT R (3)
li e im
ηi m = m
= (g )
m
= (47)
2L R T (g)
µ ns M eq,k
l
2L∑
k =1 ek

(h )∑ F
ns
− h i m −1
F T s (im3 ) im
k =i m
k

β im = = (48)
F T s (g ) ns

∑ Fk h k
k =1
A tali funzioni è ancora possibile associare un’interpretazione fisica: ηim rappresenta il rapporto tra il lavoro
interno speso dall’im-esimo link in corrispondenza dell’im-esimo meccanismo di piano e il lavoro interno compiuto da
tutti i link nel meccanismo globale; β im rappresenta invece il rapporto tra il lavoro esterno delle forze orizzontali
nell’im-esimo meccanismo di piano e il medesimo lavoro relativamente al meccanismo globale. Inoltre definiamo:
1 T (3 ) 1 1 T (3 ) 1 ns
V s V s ∑ Vk
F Ts (g ) h i m − h i m −1 βi m h i m − h i m −1 β i m k =i m
im im
(3 )
∆ i = T (3 ) = (g ) = (49)
m F s im 1 T (g ) ν 1 ns
h ns
V s ∑ Vk h k
h n s k =1
che tiene conto degli effetti del secondo ordine, e rappresenta il rapporto tra la pendenza della curva di equilibrio del
meccanismo relativa all’im-esimo meccanismo di piano e la medesima pendenza relativa al meccanismo globale.
A mezzo dei precedenti parametri, la Eq. (46) si riscrive come:
 ηi  M T I + M diT m I + M ciT m +1 I + M diT m +1 I
M I + M I + µ 1− m
T
c1
T
 βi
d1
(g ) 

( m
)
 + ν (g )δ u ∆(i3 ) − 1 ≤ ci m
β im
(50)
 m 
per im = 1, 2, …, n s. Indicando con ρ (im3 ) i rapporti espressi dalla Eq. (38) necessari per evitare meccanismi del terzo tipo,
le condizioni da soddisfare per evitare che possano attivarsi meccanismi di piano può essere espressa dalla relazione:
 ηim 
+ µ ( g )  1 −  + ν ( g ) δ  ∆ (3 ) − 1 
nc nd

∑ M c,i1 + ∑ M d,i1 β im  u 
 im


i =1 i =1
(3 )   (3 )
ρ im ≥ − ρ i m +1 (51)
1  n c nd 


β i m  i =1
M c,i1 + ∑ M d,i1

i =1

valida per im = 1, 2, …, ns. In particolare la Eq. (51) deve essere applicata dall’ultimo piano (in tal caso ρ (i3m)+1 = 0 )
procedendo verso il basso, come si chiarirà meglio in seguito.

4. CALCOLO DEI PARAMETRI ρ

Le equazioni (39), (46) e (51) costituiscono le 3n s condizioni di progetto da soddisfare, al fine di evitare i meccanismi di
collasso indesiderati, per un controvento eccentrico ad n s piani. Esse sono state ricavate direttamente dall’estensione del
teorema cinematico del collasso plastico al concetto di curva di equilibrio del meccanismo di collasso. Per ogni piano, e
dunque per ogni indice im, esistono 3 condizioni che devono essere verificate contemporaneamente al fine di evitare i
meccanismi di tipo 1, 2 e 3. Pertanto, fissato l’indice di meccanismo, è necessario individuare il valore del parametro
ρ im di progetto come il massimo tra i valori relativi ad ogni tipologia di meccanismo:

= max  ρ (i1) , ρ (i2 ) , ρ (i3 ) 


ρi im = 1, 2, …, ns (52)
 m
m m m 

Il valore di ρ im viene calcolato mediante una procedura di tipo iterativo, descritta nel paragrafo 6, a partire da un
valore di primo tentativo della sommatoria dei momenti plastici ridotti delle colonne e delle diagonali del primo piano.
A convergenza raggiunta, la conoscenza dei valori di ρ im consente, mediante la Eq.(38), di determinare il valore della
sommatoria dei momenti plastici ridotti delle colonne e delle diagonali del piano im. Tale somma deve essere ripartita
tra i diversi elementi in maniera tale da ricavare il momento flettente relativo alla generica membratura, che, unitamente
alla sollecitazione assiale, ne consente il progetto.
In particolare, come si vede osservando la struttura della Eq. (51), la determinazione dei parametri ρ im non è
immediata. Pertanto, è necessario eseguire il calcolo seguendo un preciso percorso logico:
1) calcolo di ρ n s , tenendo conto che la Eq. (51) risulta semplificata poiché la quantità ρ (3) i m +1 , per i m = n s, non

ha chiaramente senso e, quindi, deve assumersi nulla:


ρ n = max  ρ (n1) , ρ (n2 ) , ρ (n3 )  (53)
s  s s s 

2) calcolo del valore di ρ (3)


i m dalla Eq. (51), per i m = ns – 1 e ρ i m +1 noto dal passo precedente;
(3)

3) determinazione del valore di ρ n s −1 mediante la Eq. (52);


4) applicazione dei passi 2 e 3 per im = n s –2, …, 1.
Da quanto detto risulta inoltre coerente la scelta di assumere ρ1(1) = 0, poiché in questo modo esso resta
ininfluente nella ricerca del valore massimo ρ1 .
5. COMPUTO DELLO SFORZO ASSIALE NELLE COLONNE E NELLE DIAGONALI AL COLLASSO

I parametri ρ consentono di determinare la sommatoria dei momenti plastici ridotti delle colonne e delle diagonali per
ogni piano della struttura. Il passo successivo è costituito dalla ripartizione di questa somma tra i diversi elementi e dal
dimensionamento di ciascuno di essi in funzione dell’accoppiamento della suddetta sollecitazione flettente con quella
assiale. A tale scopo è necessario preliminarmente determinare gli sforzi normali al collasso.
In questa fase le sezioni delle colonne e delle diagonali non sono note. Tuttavia, le conseguenti difficoltà
possono essere superate ricorrendo, per quanto riguarda l’aliquota di sforzo normale corrispondente alle azioni
orizzontali, alla procedura proposta da Kasai-Han nell’ambito di una metodologia di progetto semplificata per
controventi eccentrici (Kasai & Han (1997)). Tale metodologia prevede la determinazione delle caratteristiche della
sollecitazione interna delle membrature a mezzo di equazioni di equilibrio semplificate in cui si trascurano le
sollecitazioni flettenti incognite. Per una descrizione dettagliata si rimanda ad un parallelo lavoro dedicato all’esame
comparativo delle procedure di progettazione per controventi eccentrici (Mastrandrea et al. (2001b).
Per quanto riguarda invece l’aliquota di sforzo normale dovuta ai carichi verticali, si assume per semplicità che
sia le colonne che le diagonali assorbano l’aliquota di carico agente sulle semi-campate ad esse adiacenti.

6. ALGORITMO DI PROGETTO

Mediante il teorema cinematico del collasso plastico, sono state ricavate le condizioni di progetto da soddisfare per
evitare i meccanismi indesiderati. Tali condizioni sono espresse mediante il rapporto tra la sommatoria dei momenti
plastici ridotti delle colonne e delle diagonali del k-esimo piano e la medesima sommatoria calcolata in corrispondenza
del primo piano, e sono in numero pari a 3ns. Le relazioni trovate possono allora essere utilizzate per progettare
controventi eccentrici che esibiscano al collasso un meccanismo di tipo globale.
Resta da precisare, passo per passo, la procedura da seguire per ottenere tale obiettivo:
(a). Scelta dello spostamento di progetto (ossia del campo di spostamenti entro il quale si intende garantire che la
curva di equilibrio del meccanismo globale giaccia al di sotto di quelle corrispondenti agli altri meccanismi).
Tale spostamento deve essere compatibile con le risorse di duttilità locale delle zone dissipative (δd = θpu h n s ,
essendo θpu la rotazione della colonna al piede corrispondente alla rotazione ultima del link), e può essere
calcolato mediante la relazione:
e
δ d = γ u h ns (54)
L
in cui γu è la rotazione ultima del link;
(b). Valutazione delle funzioni di piano ξ im , λ im , θim , γ im , ηim e βim fornite dalle (34), (35), (41), (42), (47) e
(48) rispettivamente;
(c). Valutazione dei parametri ∆(itm) relativi all’influenza degli effetti del secondo ordine, ed espressi dalle (36),
(43) e (49);
(d). Valutazione delle pendenze γ (imt ) delle curve di equilibrio dei meccanismi considerati attraverso le (22), (25) e
(28);
(e). Assunzione di un valore unitario di primo tentativo αt del moltiplicatore cinematicamente ammissibile
corrispondente al meccanismo globale (α(g) = 1). Se da esso, a ritroso dalla Eq. (18), discende un valore
negativo della sommatoria dei momenti plastici ridotti delle colonne e delle diagonali al primo piano, si
assume come punto di partenza delle iterazioni che tale somma sia pari al momento plastico ridotto della trave
del primo piano, calcolando ancora dalla Eq. (18) il corrispondente valore del moltiplicatore α(g); in entrambi i
casi si ottiene un valore di primo tentativo del moltiplicatore di collasso che corrisponde al meccanismo
globale e allo spostamento ultimo scelto (αt = α(g) – γ(g) δu);
(f). Valutazione dei valori limite ρ (i1m) , ρ (im2 ) e ρ (im3 ) tramite le (39), (45) e (51) rispettivamente;
(g). Determinazione del valore ρ im di progetto, tramite la Eq. (52) e la procedura descritta precedentemente;
(h). Calcolo dei corrispondenti moltiplicatori cinematicamente ammissibili α (i1m) , α i(m2 ) e α i(3m) forniti rispettivamente
dalle (21), (24) e (27);
(i). Calcolo del moltiplicatore di collasso come il minimo tra tutti i moltiplicatori cinematicamente ammissibili,
tenendo conto dell’influenza degli effetti del secondo ordine per lo spostamento ultimo scelto:
{
α u = min α i(mt ) − γ (i mt ) δ u } im = 1, 2, …, ns; t = 1, 2, 3 (55)
(j). Se è verificata la condizione
|αu – αt| > tolleranza (56)
la procedura non può arrestarsi. In tale caso, si assume il valore αu precedentemente determinato come valore
nc nd
di nuovo tentativo del moltiplicatore. Pertanto, si calcola il valore della somma ∑ M c,i1 + ∑ M d,i1 ad esso
i =1 i =1
corrispondente, e si ripete la procedura a partire dal punto (f). Nel caso contrario, il moltiplicatore può essere
assunto come quello effettivo (αc = α(g) – γ(g) δu), e si può passare al dimensionamento delle sezioni delle
colonne e delle diagonali in accordo con i passi seguenti;
(k). Valutazione dello sforzo assiale nelle colonne e nelle diagonali allo stato di collasso;
(l). Valutazione, per mezzo della Eq. (38), della somma dei momenti plastici ridotti delle colonne e delle
diagonali ad ogni piano. La ripartizione di questa somma è poi eseguita in parti uguali tra gli elementi;
(m). Definizione della sezione dell’i-esima colonna del k-esimo piano, assumendo che il punto (Nc,ik, Mc,ik)
appartenga al dominio di plasticizzazione relativo, la cui frontiera può essere rappresentata, almeno per un
profilo a doppio T, dalla relazione:
N M
+ 0.9 =1 (57)
Af y γ M0 Zf y γ M0
(n). Definizione della sezione dell’i-esima diagonale del k-esimo piano, assumendo che il punto (Nd,ik, Md,ik)
appartenga al dominio espresso dalla Eq. (57), e verifica, tramite la Eq. (30), che il meccanismo di collasso
del piano considerato sia a link plasticizzato e non impegni le travi esterne al link. Qualora tale condizione
non risultasse soddisfatta sarebbe necessario incrementare la sezione della diagonale. Effettuate tali modifiche
è necessario verificare che le condizioni di progetto espresse dalle (39), (45) e (51) risultino ancora verificate;
nc nd
in caso contrario, la procedura riprende dal punto (f) assumendo un valore di ∑ M c,i1 + ∑ M d,i1 che rispetti le
i =1 i =1
suddette relazioni.

7. CONCLUSIONI

La procedura di progettazione illustrata è stata implementata in automatico ed eseguita per il progetto di un numero di
controventi sufficiente ad accertarne l’affidabilità. Rimandando ad un lavoro apposito degli stessi Autori (Mastrandrea
et al. (2001b)) per la presentazione dettagliata degli schemi strutturali analizzati e per il confronto dei risultati ottenuti
con due metodologie alternative, tra le quali le indicazioni fornite dall’Eurocodice 8 (CEN (2000)), si ritiene opportuno
sottolineare fin da ora che gli obiettivi prefissi sono stati raggiunti in pieno in tutti i casi esaminati.
Infatti, i controventi progettati a collasso controllato secondo la procedura proposta hanno consentito la
plasticizzazione di tutti i link, nel pieno rispetto degli obiettivi di progetto.
Inoltre, la procedura di progettazione proposta risulta essere la naturale estensione al caso dei controventi
eccentrici di una metodologia già applicata con risultati eccellenti ai telai sismo-resistenti (Mazzolani & Piluso (1997)).
Pertanto, essa si presenta come una metodologia generale che, in modo formalmente analogo, consente il progetto a
meccanismo globale di qualsiasi tipo di struttura.
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Mastrandrea L., Montuori R. And Piluso V. (2001b). Esame Comparativo delle Metodologie di Progettazione di
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