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MODELLAZIONE AGLI ELEMENTI FINITI DI PROFILI SCATOLARI

IN LEGA DI ALLUMINIO SOGGETTI AD INSTABILITA’ LOCALE


SOTTO COMPRESSIONE UNIFORME

FEM SIMULATION OF ALUMINIUM ALLOY BOX MEMBERS


SUBJECTED TO LOCAL BUCKLING UNDER UNIFORM
COMPRESSION

Luciano De Mita Vincenzo Piluso Gianvittorio Rizzano


Università degli Studi di Salerno Università degli Studi di Salerno Università degli Studi di Salerno
Dip.to di Ingegneria Civile Dip.to di Ingegneria civile Dip.to di Ingegneria civile
Fisciano (SA), Italia Fisciano (SA), Italia Fisciano (SA), Italia
ldemita@unisa.it v.piluso@unisa.it g.rizzano@unisa.it

SOMMARIO
Le membrature metalliche sono in grado di esibire elevate deformazioni plastiche, a
condizione che sia impedito lo sviluppo dell’instabilità locale in campo elastico. Di
conseguenza, il comportamento ultimo delle membrature metalliche è influenzato dalla
snellezza locale degli elementi che costituiscono la sezione trasversale, espressa dai rapporti
ampiezza-spessore. Tale snellezza governa la possibilità che l’instabilità locale si sviluppi in
campo elastico o in campo plastico.
Al fine di investigare la resistenza ultima e la capacità di deformazione plastica di profili
scatolari quadri in lega d’alluminio soggetti a compressione uniforme, è stato calibrato un
modello di simulazione agli elementi finiti sulla base delle prove sperimentali condotte da
Faella et al. su profili scatolari in lega d’alluminio della serie 6000. Il confronto tra i risultati
sperimentali e quelli numerici è stato utilizzato per identificare una relazione tra l’entità delle
imperfezioni iniziali e la snellezza locale.
A partire dal modello numerico calibrato, è stata eseguita un’analisi parametrica con
riferimento alle leghe 5083, 6060, 6082 e 7020 con lo scopo di evidenziare l’influenza del
tipo di lega sulla capacità di deformazione plastica di profili scatolari quadri soggetti ad
instabilità locale.

ABSTRACT
Metal members are able to exhibit large plastic deformation capacity, provided that the
occurrence of local buckling in the elastic range is prevented. Therefore, the plastic behaviour
of metal members is influenced by the local slenderness of the plate elements constituting the
member section. Depending on the values of the width-to-thickness ratios of such plate
elements local buckling can occur in the elastic or in the plastic range.
In order to investigate the ultimate resistance and the plastic deformation capacity of
aluminium alloy box members subjected to uniform compression, a FEM-model has been
calibrated on the basis of the experimental tests carried out by Faella et al. on box sections
made of 6000-series aluminium alloys. The comparison between the FEM-model and the
experimental test results has been used in order to identify a relationship between the
magnitude of initial imperfections and the local slenderness.
Starting from the calibrated FEM-model, a numerical simulation has been executed with
reference to 5083, 6060, 6082 and 7000 aluminium alloy, in order to investigate the influence
of the material properties on the ultimate resistance and the plastic deformation capacity of
aluminium alloy members subjected to local buckling.

1 INTRODUZIONE
La capacità di deformazione plastica delle membrature metalliche e, con essa, la possibilità
che l’instabilità locale si sviluppi in campo elastico o in campo plastico discende dai rapporti
ampiezza-spessore degli elementi che compongono la sezione, dall’interazione tra i parametri
di snellezza, dalle condizioni di vincolo delle singole piastre che compongono la sezione, dal
legame costitutivo del materiale, dalla distribuzione delle caratteristiche della sollecitazione
interna e dalla eventuale interazione con fenomeni di instabilità globale.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Salerno ha recentemente sviluppato, in sinergia con il
Prof. F.M. Mazzolani, chairman del CEN-TC250 SC9, un esteso programma di ricerca
teorico-sperimentale [4,7,8] a supporto della redazione dell’Eurocodice 9, sulle strutture in
alluminio, per quanto concerne le problematiche connesse alla classificazione delle sezioni ed
alla valutazione della capacità di deformazione plastica delle membrature in lega d’alluminio.
La presente memoria si inserisce nella scia dei lavori precedenti con l’obiettivo di sviluppare
un affidabile modello numerico di simulazione, implementato mediante il software per
l’analisi strutturale non lineare agli elementi finiti STRAUS 7, calibrato sulla base dei risultati
delle prove sperimentali condotte da Faella et al. [4]. In particolare, viene presentato lo
sviluppo di un modello di imperfezioni iniziali e la sua applicazione ai fini dell’analisi
dell’influenza del tipo di lega sul comportamento post-critico di scatolari quadri in lega di
alluminio. A tale scopo l’analisi è stata condotta considerando un legame costitutivo σ-ε
secondo il modello di Ramberg-Osgood ed assumendo per i parametri f0.2 ed n i valori
suggeriti dall’Eurocodice 9 per le leghe 5083, 6060, 6082 e 7020.

2 SVILUPPO DEL MODELLO FEM E DEFINIZIONE DELLE IMPERFEZIONI


INIZIALI
Ai fini della definizione di un adeguato modello di imperfezioni iniziali, è stata effettuata la
simulazione numerica delle prove sperimentali condotte da Faella et al. [4] su 12 profili
scatolari quadri in lega di alluminio della serie 6000 soggetti a compressione uniforme.
Le analisi sono state condotte mediante il software di analisi strutturale non-lineare STRAUS
7.
Il modello FEM sviluppato si basa sulle dimensioni geometriche misurate direttamente sui
campioni testati, mentre per il materiale è stata adottata la legge di Ramberg-Osgood con i
valori dei parametri f0.2 ed n direttamente desunti dalle prove di trazione. Per la definizione
della mesh sono stati adottati elementi finiti del tipo plate/shell ad otto nodi (QUAD8), con la
densità di discretizzazione mostrata in Fig.1(a). Studi preliminari sul livello di affinamento
della mesh sono stati condotti al fine di raggiungere una densità tale da garantire la stabilità
della soluzione.
Per quanto riguarda le condizioni di vincolo, gli spostamenti dei nodi appartenenti alla base
inferiore risultano impediti, mentre i nodi appartenenti alla base superiore hanno libera la sola
traslazione in direzione parallela all’asse longitudinale del modello.
Mediante il solutore di linear buckling del codice di calcolo STRAUS 7, è stata
preliminarmente effettuata la determinazione degli autovettori che definiscono le possibili
configurazioni deformate post-critiche ed i corrispondenti moltiplicatori critici (autovalori)
per la condizione di carico considerata. La configurazione deformata post-critica
corrispondente al primo autovalore è stata assunta come forma della configurazione
geometricamente “non-perfetta” iniziale. L’entità dell’imperfezione iniziale è definibile
semplicemente scalando gli spostamenti ottenuti dall’analisi di buckling mediante un
moltiplicatore comune k.

vmin

umin umax

vmax
x
(a) (b) (c)
Fig. 1: (a) Modello FEM - (b) Forma di buckling - (c) Imperfezione iniziale
La forma di “buckling” ottenuta dall’analisi suddetta (Fig. 1(b)) risulta in accordo con il
comportamento post-critico esibito durante le prove sperimentali. L’imbozzamento laterale,
con riferimento alla sezione trasversale, è schematizzabile così come riportato in Fig. 1(c).
I profili scatolari reali, a causa delle imperfezioni, presentano generalmente quattro lati con
larghezze e spessori diversi. Pertanto, è stato valutato il massimo spostamento fuori piano tra
quelli esibiti da ciascun lato:
δ max = max {u min ,u max , v min ,v max } (1)
cosicché la configurazione deformata post-critica viene caratterizzata attraverso un parametro
k definibile nel modo seguente:
δ max
k= (2)
b
dove b rappresenta la larghezza del lato che esibisce lo spostamento massimo. Tale parametro
viene quindi assunto anche per caratterizzare l’entità dell’imperfezione iniziale.

Fig. 2: Influenza dell’imperfezione iniziale Fig. 3: Determinazione di k*


Successivamente, mediante analisi non-lineari in controllo di spostamento eseguite al variare
del parametro di imperfezione (Fig. 2), è possibile definire il valore k* di k, ossia l’entità
dell’imperfezione iniziale, che restituisce un valore del carico massimo, ottenuto dal modello
FEM, pari a quello rilevato per via sperimentale (Fig. 3).
L’analisi descritta è stata effettuata per tutte le prove sperimentali disponibili, riguardanti
profili scatolari quadri, pervenendo alla definizione del valore ottimale k* del parametro di
imperfezione.
A titolo esemplificativo, nelle figure 4 e 5 viene proposto il confronto tra le curve
sperimentali carico-spostamento complete e le curve ottenute dal modello FEM. Tale
confronto mostra l’accuratezza del modello FEM non soltanto in termini di carico massimo,
ma anche di previsione del comportamento post-critico.

Fig. 4: Confronto curva sperimentale-curva FEM Fig. 5: Confronto curva sperimentale-curva FEM
*
I valori del parametro di imperfezione k sono stati utilizzati per la definizione di un modello
di imperfezione iniziale dipendente dalla snellezza locale. Infatti, ricordando che il
comportamento post-critico di profili scatolari quadri soggetti a compressione semplice è
governato principalmente dal parametro di snellezza della sezione, definito come:
b f 0.2
λ= (3)
t E
è stata effettuata una analisi di regressione tra i valori assunti dal parametro di imperfezione k*
e la snellezza λ (Fig. 6), ottenendo la seguente relazione:
k * = 2 ,15 × 10 −4 ⋅ e 1,77 λ (4)

Fig. 6: Legge di definizione dell’imperfezione iniziale

3 ANALISI PARAMETRICA
Il modello agli elementi finiti precedentemente descritto e la suddetta legge di definizione
dell’imperfezione iniziale funzione del parametro di snellezza della sezione sono stati
impiegati ai fini dello studio dell’influenza che il tipo di lega esercita sul comportamento
post-critico di profili scatolari quadri. Ricordando che l’interpretazione del comportamento
inelastico ed incrudente delle leghe di alluminio viene comunemente descritta mediante il
modello di Ramberg-Osgood, i cui parametri caratteristici sono la tensione al limite elastico
convenzionale f0.2 ed il parametro di incrudimento n, l’analisi condotta ha mirato ad
evidenziare l’influenza che tali parametri esercitano sul comportamento post-critico di profili
scatolari quadri soggetti a compressione uniforme.
A tale scopo il modello FEM proposto è stato applicato ad una membratura con profilo
scatolare quadro di lato pari a 150 mm ed altezza pari a 450 mm. Le dimensioni globali della
membratura sono state mantenute costanti per tutte le simulazioni svolte, mentre gli spessori
delle quattro piastre costituenti il profilo sono stati variati al fine di ottenere valori prefissati
del rapporto (b/t) oppure del parametro λ. In particolare, mantenendo costante il rapporto (b/t)
è possibile evidenziare l’influenza dovuta alle caratteristiche meccaniche delle leghe
considerate, mentre mantenendo costante il valore della snellezza è possibile isolare l’effetto
dovuto al solo parametro di incrudimento n.
L’analisi parametrica è stata condotta con riferimento alle leghe 5083, 6060, 6082 e 7020, con
i relativi valori dei parametri f0.2 ed n, riportati nell’Eurocodice 9.
3.1 Analisi con (b/t) costante
Le analisi svolte coprono un intervallo di variazione della snellezza geometrica che spazia dal
campo dei profili localmente snelli (b/t=40) al campo dei profili localmente tozzi (b/t=15), in
modo da avere sia casi in cui lo sviluppo del fenomeno dell’instabilità locale si verifica in
campo elastico che casi in cui tale fenomeno si sviluppa in campo plastico.
Per quanto riguarda la definizione dell’imperfezione iniziale, affine alla prima forma di
“buckling”, l’entità è stata tarata in funzione della snellezza iniziale in accordo con la (4).
Le figure 7-12 mostrano le curve carico-spostamento (N-δ) ottenute dalla simulazione
numerica poste in forma adimensionale, essendo:
N δ /h
N= ε= (5)
A f 0.2 ε 0.2
dove h è l’altezza della membratura.
Le analisi condotte non mostrano una dipendenza diretta del comportamento post-critico dal
parametro n, ma semplicemente il passaggio dello sviluppo del fenomeno di instabilità locale
dal campo elastico al campo plastico al diminuire del rapporto (b/t).

Fig. 7: Curve b/t=40 Fig. 8: Curve b/t=35


Fig. 9: Curve b/t=30 Fig. 10: Curve b/t=25

Fig. 11: Curve b/t=20 Fig. 12: Curve b/t=15

3.2 Analisi con λ costante


L’analisi parametrica è stata completata confrontando il comportamento delle differenti leghe
a parità di valori del parametro λ, evidenziando in tal modo l’influenza del parametro di
incrudimento n.
Le figure 13-17 mostrano le curve carico-spostamento (N-δ), adimensionalizzate in accordo
con la (5), ottenute dalla simulazione numerica per fissati valori di λ.
Si osservi che, tra i casi analizzati, solo quelli con valori del parametro λ maggiori o uguali a
1,560 seguono un comportamento congruente con i valori del parametro n, risultando, in
particolare, meno duttili le leghe caratterizzate da valori elevati del parametro di
incrudimento. Per valori della snellezza λ minori di 1,560 si assiste invece ad una progressiva
variazione del fenomeno priva di regolarità.

Fig. 13: Curve λ=1,765 Fig. 14: Curve λ=1,560


Fig. 15: Curve λ=1,342 Fig. 16: Curve λ=1,118

Fig. 17: Curve λ=0,894 Fig. 18: Confronto con la formulazione proposta in [4]

4 CAPACITA’ DI DEFORMAZIONE PLASTICA


L’occorrenza del fenomeno di instabilità locale in campo elastico o in campo plastico delle
membrature soggette a compressione uniforme discende dalla snellezza locale degli elementi
che costituiscono la sezione trasversale che governa, inoltre, la capacità di deformazione
plastica.
Con riferimento alle sezioni trasversali caratterizzate da un unico parametro di snellezza,
Faella et al. [4] hanno fornito una relazione empirica rivolta alla caratterizzazione della
deformazione corrispondente al completo sviluppo dell’instabilità locale:
ε LB C
= C +1C β (6)
ε0 β 2 3

dove ε LB è la deformazione assiale ( ε = δ / h ) corrispondente alla massima capacità portante,


β = (b/t ) ( f 0 .2 /E ) è il parametro di snellezza delle piastre che compongono la sezione ed
ε 0 = f 0.2 / E .
Le costanti Ci sono state ottenute dai risultati sperimentali per mezzo di una analisi di
regressione basata sul metodo dei minimi quadrati. Un successivo lavoro eseguito dal gruppo
di ricerca dell’Università di Salerno e rivolto alla caratterizzazione del comportamento dei
profili a “C” in lega di alluminio, ha poi consentito di introdurre, attraverso le costanti Ci
dell’espressione (6), la dipendenza dalle proprietà del materiale [7].
Nel presente lavoro, la relazione (6) è stata applicata alle simulazioni svolte al fine di
verificarne la validità. In particolare, è stato dapprima effettuato il confronto tra le
deformazioni ε LB lette sulle curve del modello FEM ed i valori della deformazione ottenuti
applicando la (6) con i valori delle costanti calibrate da Faella et al. [4] (Fig. 18).
Successivamente, a partire direttamente dai dati delle simulazioni FEM sono state ricalibrate
le costanti Ci (Fig. 19), mantenendo inalterata la struttura della (6), ed, infine, è stata applicata
la formulazione proposta da Mazzolani et al. [8] la cui struttura analitica è analoga alla (6)
mentre le costanti Ci, ricalibrate sulla base delle analisi FEM, contengono una dipendenza
lineare dalle proprietà del materiale f0.2 ed n (Fig. 20):
f f f
C1* = C1 + C 2 0.2 + C 3 n C *2 = C 4 + C 5 0.2 + C6 n C 3* = C7 + C 8 0.2 + C 9 n (7)
E E E
I confronti proposti mostrano un leggero miglioramento, rispetto alla formulazione originale,
quando si assumono i valori delle costanti Ci funzione delle proprietà del materiale, come
evidenziato dal valore della funzione obiettivo (pari alla radice quadrata della media degli
scarti quadratici) che varia da 0,283, nel caso di costanti indipendenti dalle proprietà del
materiale, a 0,214. Poiché l’introduzione delle proprietà meccaniche del materiale nella
formulazione (6) produce solo lievi miglioramenti nella previsione della capacità di
deformazione plastica, è da ritenersi che, almeno nel caso dell’instabilità locale per
compressione semplice, l’influenza dei parametri f0.2 ed n che caratterizzano il
comportamento post-elastico delle leghe d’alluminio sia in pratica trascurabile.

Fig. 19: Ricalibrazione delle costanti Ci Fig. 20: Ricalibrazione con inclusione delle
proprietà del materiale

5 CONCLUSIONI
Nel presente lavoro è stato sviluppato un modello numerico di simulazione agli elementi finiti
calibrato sulla base delle prove sperimentali condotte da Faella et al. [4]. Il modello proposto
è stato utilizzato ai fini dell’identificazione di un modello di imperfezioni iniziali e
dell’analisi dell’influenza del tipo di lega sul comportamento post-critico di scatolari quadri in
lega di alluminio soggetti a compressione uniforme. In particolare, l’analisi dell’influenza del
tipo di lega è stata condotta per valori prefissati del rapporto (b/t) oppure del parametro λ. In
entrambi i casi le analisi svolte hanno evidenziato una piccola dipendenza della capacità di
deformazione plastica dalle proprietà che caratterizzano il comportamento post-elastico del
materiale. Tale osservazione giustifica, allo stato attuale, criteri di classificazione delle
sezioni, quali quello adottato dall’Eurocodice 9, indipendenti dal parametro di incrudimento
n.
BIBLIOGRAFIA
[1] Catenazzo B., Piluso V., Analisi del comportamento post-critico di profili scatolari in
alluminio soggetti ad instabilità locale sotto compressione semplice, CTA Giornate
Italiane della Costruzione in Acciaio, Genova 2003.
[2] Catenazzo B., Piluso V., Analisi della capacità rotazionale di travi in alluminio soggette a
flessione non uniforme, CTA Giornate Italiane della Costruzione in Acciaio, Genova
2003.
[3] CEN prEN 1999-1-1: 2004, Eurocode 9: Design of aluminium structures.
[4] Faella C., Mazzolani F.M., Piluso V., Rizzano G., Local buckling of aluminium members:
testing and classification, Journal of structural engineering, ASCE, Vol. 126, No. 3, March
2000, pp. 353-360.
[5] Mazzolani F.M., La progettazione delle strutture in leghe di alluminio, Liguori editore
1986.
[6] Mazzolani F.M., Aluminium Alloy Structures, E&FN Spon, an Imprint of Chapman &
Hall, 1995.
[7] Mazzolani F.M., Piluso V., Rizzano G., Experimental analysis of aluminium alloy
channels subjected to local buckling under uniform compression, CTA Giornate Italiane
della Costruzione in Acciaio, Venezia 2001.
[8] Mazzolani F.M., Piluso V., Rizzano G., Local buckling of aluminium alloy angles under
uniform compression: experimental analysis, CTA Giornate Italiane della Costruzione in
Acciaio, Genova 2003.

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