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L’INTERAZIONE TAGLIO-MOMENTO

NEI CONTROVENTI DEL TIPO “KNEE”


MOMENT-SHEAR INTERACTION IN
KNEE BRACED FRAMES

Maria Antonietta Conti, Luigi Mastrandrea, Vincenzo Piluso


Università degli Studi di Salerno
Dipartimento di Ingegneria Civile
Salerno, Italia
maconti@unisa.it, lmastrandrea@unisa.it, v.piluso@unisa.it

SOMMARIO
L’interazione taglio-momento è generalmente trascurata nello studio del comportamento post-
elastico delle strutture in acciaio. Com’è noto infatti, nella maggior parte dei casi di interesse
tecnico, le zone dissipative sono soggette a collasso per flessione pura. D’altro canto, man
mano che lunghezza della membratura diminuisce, gli effetti di interazione taglio-momento
assumono una certa rilevanza. Questo effetto è ben noto nel caso dei link dei controventi
eccentrici, tuttavia si verifica, con modalità analoghe, anche nel caso dei controventi del tipo
knee.
La presente memoria illustra una procedura per il calcolo delle resistenze ultime di taglio e
momento, nonché delle corrispondenti deformazioni plastiche, nel caso dei controventi del
tipo knee. Due differenti approcci sono stati sviluppati per la definizione delle condizioni
ultime di knee intermedi, per i quali l’interazione taglio-momento non è trascurabile:
l’approccio di tipo cinematico e l’approccio di tipo statico, in accordo ai teoremi dell’analisi
limite. Le soluzioni ottenute risultano coincidenti, dimostrando la validità dell’analisi
condotta.
Infine, con riferimento al caso monopiano, vengono presentati i requisiti di progetto da
soddisfare al fine di scongiurare le modalità di collasso indesiderate per un controvento del
tipo knee.
ABSTRACT
The interaction between bending moment and shear force is usually neglected in evaluating
the post-elastic behaviour of steel structures. In fact, in general, yielding is governed by cyclic
bending. On the other hand, as far as the length of the dissipative member decreases, the
interaction with the shear force becomes more and more important and cannot be neglected,
until the element becomes so short that only the shear action governs both the yielding
condition and the ultimate resistance. This effect is well known in the case of links in
eccentrically braced frames (EBFs). A similar design issue occurs in the case of knee braced
frames (KBFs).
In this paper, a procedure for evaluating the ultimate shear and moment resistances and the
corresponding plastic deformations is developed in the case of KBFs. With reference to
intermediate knees, where shear-moment interaction cannot be neglected, two approaches
have been adopted to completely define the ultimate limit state of the knee element: the
kinematic approach and the static approach, according to the theory of plastic collapse. The
resulting solutions are obviously coincident, validating the goodness of the theoretical
analysis.
Finally, with reference to one-storey KB-frames, the design requirements to be fulfilled to
prevent undesired mechanism typologies are provided.
1 INTRODUZIONE
I controventi eccentrici rappresentano probabilmente la più nota tipologia strutturale per la
quale il meccanismo di interazione taglio-momento diventa rilevante ai fini del
comportamento ultimo delle zone dissipative. In particolare, nel caso dei link intermedi
l’incidenza dell’interazione taglio-momento, la cui influenza dipende dalla lunghezza e della
membratura e dalla sua sezione resistente (link corti per e ≤ 1.6 Mp/Vp; link intermedi per
1.6 Mp/Vp ≤ e ≤ 3.0 Mp/Vp; link lunghi per e ≥ 3.0 Mp/Vp), è ben descritta dal dominio plastico
di interazione espresso mediante le seguenti relazioni [1]:
V = Vp per |M| ≤ Mf (1)
2 2
 V   M −Mf 
  +  =1 per Mf ≤ |M| ≤ Mp (2)
Vp   M p − M f 
   
in cui V ed M rappresentano le sollecitazioni di taglio e momento flettente; Vp ed Mp
rappresentano la resistenza plastica per solo taglio e solo momento, rispettivamente, della
sezione; Mf rappresenta il contributo al momento plastico delle sole flangie. Alla forma del
suddetto dominio può essere ricondotta anche quella relativa al dominio ultimo,
corrispondente alle condizioni di pieno sviluppo dell’incrudimento del materiale, responsabile
di incrementi di resistenza dell’ordine del 50% [2]. Tale dominio ultimo è infatti
semplicemente ottenuto per espansione omotetica del precedente, ovvero sostituendo ai valori
plastici delle resistenze nelle (1) e (2) i rispettivi valori ultimi (Vu = 1.5 Vp; Mu = 1.5 Mp ;
Mfu = 1.5 Mf) [3].
Di più recente introduzione, i controventi del tipo knee presentano molteplici analogie con i
controventi eccentrici. Da un punto di vista geometrico, essi sono caratterizzati da una maglia
strutturale simile a quella di un controvento concentrico del tipo a “D” o a “V”, in cui però le
diagonali principali non convergono nei nodi trave-colonna, ma sono collegate ad elementi
denominati knee che si estendono trasversalmente da un lato all’altro del nodo trave-colonna
stesso (Fig. 1). In ambito sismico, l’azione trasmessa dalla diagonale determina la
deformazione trasversale dello knee, il quale, mediante cicli di isteresi a taglio e/o flessione,
consente l’assorbimento dell’energia sismica in ingresso, svolgendo così il compito di zona
dissipativa.
Conseguentemente, il meccanismo di funzionamento dell’elemento knee è per molti aspetti
simile a quello del link di un controvento eccentrico. In particolare, poiché la diagonale
suddivide lo knee in due parti (di lunghezza uguale o meno in funzione della configurazione
geometrica scelta), l’effetto del comportamento ciclico dell’intero knee può essere assimilato
a quello di due elementi link (Fig. 1). Per le suddette analogie, risulta lecito assumere che il
comportamento a taglio e/o flessione delle due porzioni di knee sia riconducibile a quello di
un link. In altri termini, in assenza di studi specifici, nel presente lavoro si assume valida per
ciascuna porzione di knee la stessa classificazione precedentemente introdotta per i link,
nonché lo stesso dominio plastico di interazione espresso mediante le eq. (1) e (2). Per quanto
concerne l’incrudimento, studi sperimentali specifici suggeriscono che tale effetto sia
responsabile di incrementi di resistenza dell’ordine del 70% circa [4]. Pertanto, nel presente
lavoro si assume un coefficiente di incrudimento pari a 1.7, e il dominio ultimo di interazione
è ottenuto per espansione omotetica del dominio plastico sulla base del suddetto coefficiente
(Vu = 1.7 Vp; Mu = 1.7 Mp; Mfu = 1.7 Mf).

2 IL MECCANISMO DI COLLASSO PER UN CONTROVENTO DEL TIPO KNEE


In Fig. 1 è illustrato il meccanismo di collasso per un controvento del tipo knee nella
configurazione a “D”. I criteri geometrici di progetto adottati sono i seguenti: l’asse della
diagonale converge nel nodo trave-colonna; la diagonale suddivide l’elemento knee in due
parti uguali, conseguentemente lo knee stesso e la diagonale non sono generalmente tra loro
perpendicolari, mentre lo knee presenta la medesima inclinazione della diagonale rispetto
all’orizzontale. Tale proprietà geometrica consente una maggiore uniformità di
comportamento delle due porzioni di elemento, a vantaggio del comportamento ultimo
dell’intero sistema strutturale.
q
d θbr.4
αF
γkt2 x θb
γkb2
γkt1 θb
θbr.3
γkb1 e
θ θbr θ
H θbr.2

θbr.1
α
L
Fig. 1: Meccanismo di collasso del portale (tipologia “a”) Fig. 2: Meccanismo globale
L’analisi del meccanismo di collasso in esame consente di individuare, per un’assegnata
rotazione θ delle colonne al piede, le rotazioni rigido-plastiche attinte per ciascuna
membratura coinvolta nel meccanismo. Analiticamente, le suddette rotazioni, in accordo alla
simbologia introdotta in Fig. 1, sono le seguenti:
H − e senα
θ br = θ (3)
2 H − e senα
H 2 H (H − e senα )
γ kb1 = θ γ kb2 = θ (4)
e senα e senα (2 H − e senα )
H 2H 2
γ kt1 = θ γ kt 2 = θ (5)
e senα e senα (2 H − e senα )
L
θb = θ (6)
L−d
Con riferimento all’elemento trave, la Fig. 1 illustra la posizione delle due cerniere plastiche
per effetto dell’azione sismica e dei carichi verticali. Infatti, dalla sovrapposizione dei
diagrammi del momento flettente relativi ai carichi verticali ed alla forza sismica orizzontale,
amplificata del moltiplicatore α, risulta evidente che, al crescere della forza sismica, una
cerniera plastica è posizionata sicuramente all’estremo destro della trave, mentre l’altra
cerniera plastica può trovarsi in una posizione intermedia, a distanza d dal primo estremo
della trave stessa [6]. In particolare, data la configurazione del controvento, la distanza d è
data dalla somma del tratto di trave di lunghezza e cosα sotteso dall’elemento knee e di una
quantità x (Fig. 1), la quale risulta pari a 0 se il carico verticale nella combinazione di tipo
sismico soddisfa la seguente condizione [6]:
4M b
q ≤ qlim = (7)
(L − e cosa )2
in cui Mb rappresenta il momento plastico della trave. In alternativa, se la condizione (7) non è
rispettata, la quantità x assume, nel caso in esame, il seguente valore [6]:
x = (L − e cosa ) − 2
Mb
(8)
q
Inoltre, con riferimento al meccanismo di collasso globale di un controvento multipiano
(Fig. 2), è opportuno osservare che la rotazione plastica fornita dalla eq. (3) rappresenta la
rotazione della diagonale al primo piano rispetto alla configurazione indeformata. È facile
osservare che, mentre le rotazioni assolute delle diagonali a tutti i piani coincidono, le
rotazioni plastiche delle diagonali dei piani superiori al primo devono tener conto della
rotazione rigida θ della maglia di controvento. In particolare, la rotazione plastica della
generica diagonale ai piani superiori al primo risulta pari a:
hi
θ br.i = θ (9)
2hi − ei senα i
dove hi è l’altezza di interpiano, mentre ei ed αi sono la lunghezza dello knee e l’inclinazione
della diagonale al piano i-esimo.

3 L’INTERAZIONE TAGLIO-MOMENTO NELL’ELEMENTO KNEE


Le (4) e (5) mostrano che, per l’assegnato meccanismo di collasso (Fig. 1), le rotazioni
calcolate per l’elemento knee sono differenti non solo tra le due porzioni di membratura, ma
anche tra le estremità delle stesse. Nel caso di comportamento a taglio puro (meglio sarebbe
definirlo a “taglio dominante”, essendo il taglio sempre accompagnato da momento flettente)
delle due porzioni di knee di lunghezza e/2, (ovvero nel rispetto della condizione
e/2 ≤ 1.6 Mp/Vp), le suddette rotazioni sono ovviamente da interpretarsi come distorsioni
angolari da taglio. D’altro canto, poiché per una membratura soggetta a taglio uniforme la
distorsione angolare è costante (ovvero le rotazioni risultanti alle estremità sono uguali), lo
sviluppo di un cinematismo per il quale i valori delle rotazioni risultano diversi alle due
estremità suggerisce che in realtà solo una parte della deformazione sia effettivamente da
intendersi come deformazione angolare da taglio, mentre la rimanente aliquota sia da
interpretarsi come rotazione plastica da momento.
In quest’ottica, anche per uno knee corto (e/2 ≤ 1.6 Mp/Vp) si manifesta un meccanismo di
interazione taglio-momento, il quale, per quanto detto, è fisiologico in virtù delle condizioni
di compatibilità cinematica del controvento stesso. D’altra parte, l’eq. (1) trascura di fatto gli
incrementi di resistenza a taglio che si verificano nel range proprio degli elementi corti [5].
Pertanto, sembra razionale assumere come valore univoco della distorsione angolare da taglio
di ciascuna porzione di knee il valor medio tra le rotazioni totali alle relative estremità:
γ +γ H (4 H − 3 e senα )
γ kb = kb1 kb2 = θ (10)
2 e senα (4 H − 2 e senα )
γ kt1 + γ kt 2 H (4 H − e senα )
γ kt = = θ (11)
2 e senα (4 H − 2 e senα )
Al contrario, nel caso dello knee intermedio (1.6 Mp/Vp ≤ e/2 ≤ 3.0 Mp/Vp) l’interazione taglio-
momento diventa significativa e, pertanto, le rotazioni plastiche espresse mediante le (4) e (5)
possono essere effettivamente interpretate come sovrapposizione di una distorsione angolare
da taglio e una rotazione plastica da momento. A tal proposito, il modello cinematico di
riferimento per la generica porzione di knee al collasso è quello indicato in Fig. 3, in cui lo
stesso knee è schematizzato come un doppio pendolo, che tiene conto della plasticizzazione
per taglio, alle cui estremità sono disposte due cerniere plastiche, che tengono conto della
deformazione plastica da momento. Pertanto, alle due estremità di ciascuna porzione di knee,
indicate genericamente con gli indici “1” e “2”, devono essere rispettate le seguenti
condizioni di compatibilità cinematica:
γ 1 = φ p1 + γ v γ 2 = φ p2 + γ v (12)
v p1 + v p 2
γv = (13)
e2
in cui vp1 e vp2 rappresentano gli scorrimenti plastici da taglio delle sezioni di estremità, dove
viene raggiunta la condizione di plasticizzazione, della porzione di knee; φp1 e φp2
rappresentano le rotazioni plastiche delle stesse sezioni; γv è la distorsione angolare da taglio;
e/2 è la lunghezza della porzione di knee (Fig. 3).
Con riferimento a ciascuna porzione di knee, le coppie (vp1, φp1) e (vp2, φp2) geometricamente
compatibili con il cinematismo in esame sono infinite (in termini strettamente matematici il
cinematismo ammette ∞2 soluzioni compatibili con la rotazione plastica θ delle colonne, ossia
con un prefissato valore dello spostamento orizzontale). Analogamente, il dominio di
interazione plastico definito mediante le (1) e (2) stabilisce il legame che intercorre tra il
taglio e il momento nella generica porzione di knee nelle condizioni di plasticizzazione, ma
non consente di individuare in modo univoco i suddetti valori di resistenza plastica. Per
individuare le deformazioni plastiche (vp1, φp1) e (vp2, φp2) e le corrispondenti resistenze
(V1, M1) e (V2, M2) che definiscono in modo univoco il cinematismo e lo stato di
sollecitazione per ogni singola porzione di knee intermedio in condizioni plastiche, è
necessario soddisfare le seguenti condizioni:
• le condizioni di plasticizzazione delle sezioni di estremità della singola parte di knee
(ove le sollecitazioni sono massime), le quali esprimono l’appartenenza dei punti
(V1, M1) e (V2, M2) alla frontiera del dominio di plasticizzazione espresso dall’eq. (2):
2 2
V   M1 − M f 
F (V1 , M 1 ) =  1  +  −1 = 0 (14)
Vp  Mp −Mf 
   
2 2
V   M2 − M f 
F (V2 , M 2 ) =  2  +   −1 = 0 (15)
 Vp   M p − M f 
   
• la legge di normalità del flusso plastico, secondo la quale i vettori rappresentativi
delle deformazioni plastiche alle estremità della singola parte di knee sono ortogonali
al dominio di plasticizzazione nei punti (V1, M1) e (V2, M2) rappresentativi dello stato
di sollecitazione in condizioni plastiche:
 ∂F   ∂F 
v p1 = λ&1   φ p1 = λ&1   (16)
 ∂V 1  ∂M 1
 ∂F   ∂F 
v p 2 = λ&2   φ p 2 = λ&2   (17)
 ∂V  2  ∂M  2
• la condizione che all’effettivo meccanismo di collasso corrisponda il minimo lavoro
interno della porzione di knee:
Li = V1 v p1 + M 1 φ p1 + V2 v p 2 + M 2 φ p 2 = minimum (18)
• le condizioni di compatibilità cinematica espresse dalle (12) e (13):
v p1 + v p 2 v p1 + v p 2
γ 1 = φ p1 + γ 2 = φ p2 + (19)
e2 e2
Il sistema di equazioni (14)-(19) nelle incognite vp1, φp1, vp2, φp2, V1, M1, V2, M2, λ&1 e λ&2
risulta determinato e risolvibile in forma chiusa. Infatti, si tenga presente che, sfruttando le
altre equazioni, la condizione (18) può essere espressa in funzione di due soli parametri, ad
esempio vp1 e vp2 (il lavoro interno è così interpretato come una superficie nello spazio delle
suddette variabili: Li = f(vp1, vp2)). La condizione (18) può allora essere esplicitata mediante le
seguenti due equazioni (che individuano il punto di minimo della superficie rappresentativa
del lavoro interno):
∂Li ∂Li
=0 =0 (20)
∂v p1 ∂v p 2
Un siffatto procedimento di calcolo, nell’ottica del calcolo a rottura, corrisponde ad un
approccio di tipo cinematico. Infatti, la soluzione è ricercata tra le soluzioni cinematicamente
ammissibili come quella che minimizza il lavoro interno nel rispetto delle condizioni di
plasticizzazione e delle condizioni cinematiche imposte dal meccanismo. Un approccio
ulteriore è quello di tipo statico, in cui la soluzione è ricercata tra le soluzioni staticamente
ammissibili nel rispetto delle condizioni di plasticizzazione e delle condizioni di equilibrio. In
definitiva, la soluzione in termini di sollecitazioni plastiche può essere ottenuta imponendo,
oltre alle condizioni di plasticizzazione espresse dalle (14) e (15), le equazioni di equilibrio
alla traslazione e alla rotazione per ciascuna porzione di knee, espresse rispettivamente dalle:
V1 = V2 = V (21)
V e/2 = M1 + M2 (22)
Le soluzioni determinate mediante i due approcci coincidono. In altri termini, la soluzione
deve essere valida sia da un punto di vista statico che cinematico e, in tal caso, in accordo con
i teoremi fondamentali del calcolo a rottura, essa costituisce la vera e unica soluzione del
problema. In particolare, nell’ipotesi γ1 ≥ γ2, la soluzione analitica è la seguente:
(
V pe M p − M f ) ( )
V p2 e 2 + 16 M p2 − 2 M f M p − 16 M f M p − M f ( )2
M1 = M 2 = M = + M f (23)
(
V p2 e 2 + 16 M p − M f )2
V1 = V2 = V = 4 M / e (24)

v p1 =
γ 1eV p2(M 1 − M f )+ 2(γ 1 − γ 2 )(M p − M f ) V1 (M p − M f ) V1
2 2

V p2 e (M 1 − M f ) + 4 (M p − M f )2 V1 (M1 − M f )V p2
(25)

v p 2 = v p1 −
(M p − M f )2V2 (γ − γ )
(M 2 − M f )V p2 1 2
(26)

v p1 + v p 2 v p1 + v p 2
φ p1 = γ 1 − φ p2 = γ 2 − (27)
e2 e2
Si ricordi che nelle equazioni (23)-(27) si è indicata con e la lunghezza dell’intero knee. Tali
equazioni possono essere utilizzate per il calcolo delle deformazioni plastiche e delle
rispettive sollecitazioni per ciascuna delle due porzioni di knee, avendo cura di sostituire ai
valori γ1 e γ2 i valori γkb1 e γkb2 per la parte collegata alla colonna, e γkt1 e γkt2 per la parte
collegata alla trave. Inoltre, per la determinazione delle deformazioni e delle sollecitazioni
allo stato limite ultimo, anziché allo stato limite plastico, è sufficiente, per quanto anticipato
nei paragrafi precedenti con riferimento al dominio ultimo espanso, sostituire nelle (23)-(26)
ai valori plastici delle resistenze (Vp, Mp, Mf) i rispettivi valori ultimi (Vu, Mu, Mfu).
Infine, è interessante osservare che la procedura di calcolo illustrata è stata già sviluppata, con
gli opportuni accorgimenti, nel caso dei link intermedi dei controventi eccentrici, per i quali le
condizioni precedenti risultano semplificate poiché le rotazioni plastiche totali alle estremità
sono uguali [3]. In effetti, come ulteriore verifica della validità della procedura di calcolo
proposta, è possibile verificare che per γ1 = γ2 si ottengono le medesime condizioni relative al
caso di link intermedio, e che le soluzioni (23)-(27) risultano coincidenti con le soluzioni già
ottenute in quel caso [3] (con l’accorgimento di operare il confronto a parità di lunghezza, e
dunque di ridefinire la lunghezza e del link mediante la quantità e/2).

4 CALIBRAZIONE DELLA LUNGHEZZA DELL’ELEMENTO KNEE


Le equazioni (4) e (5) rivelano che l’impegno in campo plastico delle zone dissipative knee è
funzione della geometria del controvento (per tramite di H, L ed α) e della lunghezza e dello
knee stesso. Pertanto, per valori assegnati di H ed L, ovvero di α, è a priori possibile calibrare
un valore della lunghezza e dello knee che soddisfi determinati requisiti progettuali.
A tal proposito, con riferimento alla porzione di knee collegata alla colonna (equazioni (4)), in
Fig. 4 sono riportati alcuni diagrammi che possono risultare utili nella progettazione di un
elemento knee generico. In particolare, il primo quadrante mostra, al variare di e/L e per
diversi valori di H/L, come varia il rapporto γkb1/θ, rappresentativo della rotazione plastica
richiesta allo knee nel meccanismo di collasso. Nel secondo quadrante, invece, viene
illustrato, al variare del rapporto γkb1/θ, come varia il rapporto k = γkb2/γkb1, rappresentativo
dell’impegno plastico relativo tra le due estremità dello knee (il quale, peraltro, risulta
indipendente dal parametro H/L). Infine, nel terzo quadrante viene rappresentato, al variare
del suddetto parametro k, il rapporto vp2/vp1 tra le deformazioni plastiche da taglio alle
estremità dell’elemento (equazioni (25)-(26)) nel caso degli knee intermedi. Tale rapporto è
inoltre coincidente con quello tra le relative rotazioni plastiche da momento φp2/φp1 (equazioni
(27)).

γk2 vp1
φp2
vp2 γv

γk1 φp1

Fig. 3: Modello dello knee intermedio

Fig. 4: Abaco di progetto dell’elemento knee


Il primo parametro di controllo nella calibrazione della lunghezza dell’elemento knee è la
duttilità locale richiesta alla zona dissipativa, da minimizzare per evitarne la prematura
frattura. A tal proposito, la Fig. 4 rivela che, a parità di θ, la rotazione plastica dello knee
cresce al decrescere della sua lunghezza. D’altro canto, per garantire un comportamento più
uniforme dello knee al collasso è opportuno che il parametro k si avvicini il più possibile al
valore unitario. Questa condizione si verifica al crescere del rapporto γkb1/θ, ovvero al
decrescere di e/L. A ciò va aggiunto che, come è intuitivo, al crescere della lunghezza
dell’elemento knee si osserva anche una riduzione della rigidezza laterale del controvento.
Conseguentemente, l’obiettivo da perseguire nel progetto dell’elemento knee deve essere il
compromesso tra la necessità di ridurre le richieste di impegno plastico, che diminuiscono al
crescere della lunghezza dello knee, e le esigenze di uniformare le suddette richieste lungo la
membratura nonché di garantire un’adeguata rigidezza strutturale, le quali vengono viceversa
perseguite al decrescere della lunghezza e. L’abaco riportato in Fig. 4 costituisce un utile
strumento in tal senso poiché, fissati i valori di H ed L, consente al progettista di stimare a
priori le richieste di deformazione plastica e lo squilibrio in termini di impegno plastico al
collasso per la porzione di knee per ogni prescelto valore di e. Un abaco perfettamente
analogo a quello illustrato in Fig. 4 può essere definito anche per la porzione di knee collegata
alla trave.

5 CONTROLLO DEL MECCANISMO DI COLLASSO


La tipologia di meccanismo illustrata in Fig. 1 (denominata tipologia “a”) non è l’unica
possibile per un controvento del tipo knee. In Fig. 5 e Fig. 6 sono infatti riportate altre due
possibili tipologie di meccanismo (denominate “b” e “c”, rispettivamente). Le tipologie “b” e
“c” sono tuttavia da scongiurare nell’ottica del Capacity Design, poiché responsabili della
partecipazione al meccanismo di zone non dissipative in aggiunta o in luogo delle zone
dissipative. Con riferimento alla simbologia introdotta in Fig. 5 e Fig. 6, le rotazioni rigido-
plastiche attinte in ciascuna membratura per gli assegnati meccanismi sono riportate in
Tabella 1.
γkt2 θb2
γkb2 γkt1 θ θ' γkt2
γkt1 θb1
γkb1
θbr
θ' θ θ

α α

Fig. 5: Meccanismo di collasso tipologia “b” Fig. 6: Meccanismo di collasso tipologia “c”
È possibile stabilire un criterio di progettazione che consenta di escludere a priori le tipologie
di meccanismo “b” e “c”. Tale criterio, ricavato per il portale controventato, può poi essere
esteso al caso di controventi multipiano, per i quali le configurazioni “a”, “b” e “c” possono
alternarsi in qualsiasi modo ai diversi livelli, originando configurazioni di meccanismo di tipo
misto. In accordo al teorema cinematico del collasso plastico, il suddetto criterio viene
individuato imponendo che il moltiplicatore cinematicamente ammissibile delle azioni
sismiche corrispondente alla tipologia “a” di meccanismo sia inferiore a tutti quelli
corrispondenti alle tipologie “b” e “c”. Per brevità, nel prosieguo il calcolo viene presentato
nel caso di knee corto. Con le dovute particolarità, un procedimento analogo può essere
sviluppato nel caso di knee intermedio.
In particolare, il lavoro virtuale interno per le tre tipologie di meccanismo è il seguente:
 (a ) e e
L(ia ) = 2M cθ + M dθ br(a ) + 2 M bθ b(a ) + Vu  γ kb + γ kt(a )  (28)
 2 2
 (b ) e e
L(ib ) = M cθ + 2M cθ '(b ) + M d θ br(b ) + M bθ b(b ) + Vu  γ kb + γ kt(b )  (29)
 2 2
L(ic ) = M cθ + M cθ '(c ) + M bθ b(1c ) + M bθ b(c2) + Vu γ kt(c )
e
(30)
2
in cui Mc ed Md rappresentano i momenti plastici di colonna e diagonale ridotti per la
contemporanea presenza dello sforzo normale, ed Mb rappresenta il momento plastico della
trave.
Tabella 1: rotazioni plastiche per meccanismi tipo “b” e tipo “c”
meccanismo tipo “b” meccanismo tipo “c”
H
diagonale θ br = θ θbr = 0
2 H − e senα
H 2H 2
γ kb1 = θ γ kb 2 = θ γkb1 = 0 γkb2 = 0
e senα e senα (2 H − e senα )
H 2 H (H − e senα ) H 2H
γ kt1 = θ γ kt 2 = θ γ kt1 = θ γ kt 2 = θ
e sen α e senα (2 H − e senα ) e sen α e senα
H (4 H − e senα )
knee
γ kb1 + γ kb 2
γ kb = = θ γ kb = 0
2 e senα (4 H − 2 e senα )
γ kt1 + γ kt 2 H (4 H − 3 e senα ) γ kt1 + γ kt 2 3H
γ kt = = θ γ kt = = θ
2 e senα (4 H − 2 e senα ) 2 2e senα
H2 2 H − e sen α
trave θb = θ θ b1 = θ θ b2 = θ
e senα (H − e senα ) H − e senα
H H
colonna θ'= θ θ'= θ
H − e senα e sen α

Il lavoro virtuale esterno è quello speso dai carichi esterni, sia verticali che orizzontali. Le
aliquote relative ai carichi verticali, supposti uniformemente distribuiti, sono fornite dalle
seguenti espressioni:
L(ea.q) = qLdθ L(eb.q) = 0 L(ec.q) = qL2θ
1 1
(31)
2 2
Per quanto concerne l’aliquota relativa ai carichi orizzontali, amplificati del moltiplicatore α,
risulta per tutte le tipologie di meccanismo:
Le.F = α F δ = α F H θ (32)
Dalle (28)-(32), mediante l’applicazione del Principio dei Lavori Virtuali, è immediato
calcolare il moltiplicatore cinematicamente ammissibile relativamente a ciascuna delle
tipologie di meccanismo esaminate (t = “a”, “b”, “c”):
(t ) (t ) (t ) (t ) (t ) (t ) L(it ) − L(et.)q
Li = Le.q + Le.F = Le.q + α FHθ (33) α =
F Hθ
Conseguentemente, per evitare le tipologie di meccanismo “b” e “c”, meno efficaci in termini
dissipativi, è necessario imporre le seguenti condizioni, rispettivamente:
α(a) ≤ α(b) α(a) ≤ α(c) (34)
In particolare, dalle condizioni (34) si ricavano i seguenti requisiti di progetto:
H − e senα  L+d e senα 
Mc ≥  Mb − Md (35)
H + e senα  L−d 2 H − e senα 
e senα  H − e senα  H (H + e senα ) L + d  Vu H qL( L − d )  (36)
Mc ≥ M d − Mb  −  − + 
H − e senα  2 H − e senα  e senα ( H − e senα ) L − d  2 senα 2 
Come anticipato, le condizioni (35)-(36) possono essere estese anche al caso di controventi
multipiano. Infatti, per evitare i meccanismi misti, caratterizzati in corrispondenza di uno o
più livelli dall’attivazione delle tipologie di meccanismo “b” o “c”, è sufficiente garantire che
le (35)-(36) siano soddisfatte ad ogni piano del controvento. Con riferimento a controventi del
tipo knee multipiano, le problematiche connesse alla progettazione finalizzata al
conseguimento di un meccanismo di collasso di tipo globale sono comunque esaminate
diffusamente in un lavoro parallelo [7].

5 CONCLUSIONI
Nella presente memoria sono state discusse le problematiche concernenti il comportamento al
collasso di un elemento di tipo knee nell’omonima tipologia di controvento. In particolare, a
valle dello studio particolareggiato del meccanismo di collasso di un controvento del tipo
knee, è stata messa in evidenza l’influenza che il meccanismo di interazione taglio-momento
esercita sul comportamento ultimo della zona dissipativa. In dettaglio, nel caso dei knee
definiti intermedi è stata sviluppata una procedura di calcolo che consente di determinare le
sollecitazioni e le deformazioni che competono a ciascuna porzione di elemento allo stato
limite ultimo. Questo risultato è rilevante per tutte le applicazioni del calcolo a rottura per la
tipologia di controvento in oggetto.
Infine, sono stati determinati i requisiti di progetto che consentono di escludere le tipologie di
meccanismo sfavorevoli in termini di comportamento dissipativo di un controvento del tipo
knee, poiché responsabili dell’impegno plastico di zone non dissipative. Questo risultato è di
notevole interesse nell’ottica dell’applicazione del Capacity Design alla tipologia strutturale
esaminata.

RINGRAZIAMENTI
Questo lavoro è stato condotto grazie al supporto del progetto di ricerca MIUR PRIN 2003
intitolato “Strategie innovative per la progettazione di controventi in acciaio sismo-resistenti”.

BIBILIOGRAFIA
[1] Neal, B. G., Effect of Shear Force on the Fully Plastic Moment of an I-Beam, Journal of
Mechanics and Engineering Science, Vol.3, N.3, p. 258, 1961
[2] Engelhardt, M. D., Popov, E. P., Behavior of Long Links in Eccentrically Braced Frames,
Earthquake Engineering Research Center, University of California, Berkeley, Report N.
UBC/EERC-89/01, January, 1989
[3] Mastrandrea, L., Montuori, R., Piluso, V., Shear-moment interaction in plastic design:
eccentrically braced frames, STESSA 2003: 4th International Conference on Behaviour of
Steel Structures in Seismic Areas, Naples, Italy, 9-12 June, 2003
[4] Clement, D. E., Seismic Analysis of Knee Elements for Steel Frames, PhD Thesis,
University of Oxford, England, 2002
[5] Mazzolani, F. M., Piluso, V., ECCS Manual on Design of Steel Structures in Seismic
Zones, European Convention for Constructional Steelwork, Brussels, First Edition, N.76,
1994
[6] Mazzolani, F. M., Piluso, V., Plastic Design of Seismic Resistant Steel Frames,
Earthquake Engineering and Structural Dynamics, Vol. 26, pp.167-191, 1997
[7] Conti, M. A., Mastrandrea, L., Piluso, V., Progettazione a collasso controllato di
controventi del tipo “knee”, XX Congresso C.T.A., Ischia, Napoli, 26-28 settembre 2005
PAROLE CHIAVE
Controventi del tipo knee, interazione taglio-momento, calcolo a rottura, meccanismo di
collasso, Capacity Design.

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