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FEDERICA FAVINO

UNIVERSITÀ E SCIENZA
LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA
DI BENEDETTO XIV *

Con il chirografo del 14 ottobre 1748 papa Benedetto XIV Lam-


bertini conferiva valore di legge alle trasformazioni impresse alla
Sapienza dal rettore Clemente Argenvilliers. L’atto ufficiale intende-
va reintrodurre ordine e disciplina nel funzionamento dell’ateneo e
pertanto ordinava che i lettori – salvo eccezioni per chiara fama –
fossero assunti solo per concorso; che i salari fossero fissati in base
all’anzianità di servizio e non in base alla dignità gerarchica delle
cattedre; che venisse rispettata la consuetudine di puntare e multare
le assenze ingiustificate dei lettori e l’obbligo per il rettore di fissare
anticipatamente il calendario accademico e di visitare settimanal-
mente la Sapienza e le scuole rionali. Soprattutto, il rilancio del-
l’istituzione veniva affidato al miglioramento e al potenziamento
dell’offerta didattica. Il chirografo riduceva le letture da ordinarie a
quotidiane – a cominciare dalla Sacra Scrittura, la filosofia naturale,
la logica, la medicina teorica, la matematica, gli istituti di botanica,
l’anatomia e la chirurgia –, provvedimento indispensabile per resti-
tuire ai padri di famiglia fiducia nell’ateneo, riduceva da 9 a 6 più un
supplente «jolly» le cattedre della classe legale, da 9 a 6 le letture
della classe medica che veniva però dotata di un ostensore di botani-
ca pratica; vincolava in perpetuo la somma di 480 scudi allo scopo
di stipendiare un pubblico incisore anatomico e un macchinista pre-
paratore e di migliorare la dotazione del gabinetto di fisica speri-
mentale e dell’orto medico1. Solo qualche giorno prima, inoltre, con
la bolla Quanta Reipublicae commoda, papa Lambertini aveva isti-

* Elenco delle abbreviazioni : ASR : Archivio di Stato, Roma; ASV : Archi-


vio Segreto Vaticano; BANLCR : Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei
e Corsiniana, Roma; BMV : Biblioteca Marciana, Venezia; DBI : Dizionario Bio-
grafico degli Italiani, Roma, 1961 – (Istituto dell’Enciclopedia Italiana).
1
Il chirografo del 14 ottobre 1748, è pubblicato in G. Carafa, De Gymnasio
romano et de ejus professoribus, I, Romae, 1751, p. 643 e s., F. Renazzi, Storia del-
l’Università degli studi di Roma, Roma, 1805, IV, p. 453-454.

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tuito una cattedra di chimica per la classe medica ed una cattedra


quotidiana di matematica superiore da affiancare a quella degli ele-
menti di geometria per la classe delle Arti, entrambe da finanziarsi
«a parte» con le entrate di una privativa concessa ad uno stampato-
re avignonese sulle gazzette locali 2.
Questo pacchetto di provvedimenti costituisce ciò che, unani-
memente dai contemporanei e dai posteri, è stato celebrato come la
«grande» riforma settecentesca dell’università di Roma. La più re-
cente storiografia ha notevolmente ridimensionato l’originalità di
tali provvedimenti e il tenore di una riforma votata all’insuccesso
per il fatto di non intaccare, in via preliminare, il potere arbitrario
del collegio degli avvocati concistoriali sull’amministrazione dell’Ar-
chiginnasio 3. Il più notevole elemento di originalità che, però, gli
studi più recenti concordemente riconoscono alla riforma sta pro-
prio nel mutamento di importanza assegnato alle materie insegnate
alla Sapienza, a tutto vantaggio di quelle scientifiche. Secondo Ma-
ria Rosa Di Simone, ad esempio, autrice della ricostruzione tuttora
più autorevole e più completa di quei fatti, la riduzione del numero
delle cattedre legali deve venire interpretata non tanto con la volontà
del pontefice di comprimere il potere dei lettori di giurisprudenza e
riuscire cosı̀ a controllare meglio le loro velleità innovative che tanto
scompiglio avevano suscitato negli anni precedenti, ma piuttosto de-
ve essere letta nel contesto delle variazioni operate in altre facoltà e,
in particolare, deve essere collegata strettamente alla creazione dei
due corsi scientifici di chimica e di matematica superiore 4. Anche
Marina Formica, che per ultima ha riesaminato il «dossier» relativo
alla riforma lambertiniana e che dissente in più punti dalla valuta-
zione di Di Simone, giudica la creazione di un corso di matematica
superiore l’unica innovazione di rilievo che, a livello istituzionale, la
nuova normativa istituiva relativamente alla classe delle Arti e giudi-
ca del tutto nulli gli incentivi messi a punto a favore delle belle lette-
re a fronte delle strutture stabilite per imprimere un nuovo slancio
scientifico ad alcune cattedre 5.
L’esame della ricca documentazione conservata nel fondo «Uni-
versità» presso l’Archivio di Stato di Roma, esame che ho ancora so-

2
F. Renazzi, Storia dell’Università... cit., p. 459-460. Una minuta della bolla
in ASV, Fondo Benedetto XIV, b. 12, cc. 428r-434r. Indicazioni per redigere la mi-
nuta, ivi, cc. 435r-438v.
3
M. R. Di Simone, La «Sapienza» romana nel Settecento. Organizzazione
universitaria e insegnamento del diritto, Roma, 1980, p. 169 e s.
4
Ibidem.
5
M. Formica, Il Settecento, in L. Capo, M. R. Di Simone (a cura di), La facol-
tà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Roma «La Sapienza», Roma,
2000, p. 376-77.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 493

lo intrapreso e di cui intendo dare qui solo i primi parzialissimi ri-


sultati, credo che consenta di precisare meglio questo giudizio. Es-
sa, infatti, permette di ricostruire più da vicino la cronologia degli
eventi che si susseguirono nella realizzazione dell’aspetto scientifico
della «grande» riforma della Sapienza e di apprezzare meglio il ruo-
lo e il significato che la scienza ricoprı̀ nel complesso di quella vasta
operazione. La documentazione manoscritta, inoltre, mi sembra che
lasci intravedere, nella laboriosa gestazione dell’innovazione, l’in-
treccio delle intelligenze che cooperarono a progettarla prima anco-
ra che a realizzarla. Nel presentare i primi risultati di un lavoro an-
cora solo agli esordi, ho scelto di concentrare l’attenzione sul caso
della fisica, non solo perché si tratta dell’aspetto più vicino alle mie
proprie competenze, non tanto per la ricca messe di documentazio-
ne inedita che gli archivi offrono ma soprattutto per il ruolo cardine
che, come sembra, la fisica ebbe nel progetto complessivo di riforma
dell’ateneo.

1. Una riforma «di fatto»


Iniziamo col dire che la «grande» riforma lambertiniana, prima
che de iure, fu una riforma di fatto avviata in via sperimentale dal
rettore Clemente Argenvilliers già all’indomani della sua nomina –
avvenuta il 19 agosto 1746 6 – per cosı̀ dire «a colpi di editto» 7. In col-
laborazione con gli altri due membri del Collegio degli avvocati con-
cistoriali che si era affiancato nella magistratura, Niccolò De’ Vec-
chis e Filippo Pirelli (quest’ultimo vera mente occulta, secondo il
Renazzi, della sua nomina) 8, l’Argenvilliers aveva immediatamente
messo in atto alcune norme per restituire disciplina e dignità all’isti-
tuzione da lui presieduta. Tra i primi atti compiuti dal neo rettore
era stata la riduzione a quotidiana della cattedra di istituzioni di bo-
tanica teorica – da tenersi nel periodo compreso tra l’inizio dell’anno
scolastico e la Pasqua con l’obbligo di leggere «l’Instituta botanica
secondo il Turnefort» e quindi di dettare «il trattato de’ minerali,

6
La data esatta della nomina dell’Argenvilliers si desume dalla Rubricella dei
titoli dell’Indice alfabetico delle materie contenute in questo quarto tomo del Camer-
lengato dal 1738 al 1774, in ASV, Avvocati Concistoriali, 5 (D.a.IV), c. 66r. La Ru-
bricella fornisce il calendario puntuale delle delibere relative all’Archiginnasio
emanate dal Collegio degli Avvocati Concistoriali, contribuendo considerevol-
mente a ricostruire la cronologia di questi eventi, altrimenti assai sfuggente.
7
Nota infatti il Renazzi : «era inveterata consuetudine, che alcuni Editti sco-
lastici, annualmente soliti a pubblicarsi, si promulgassero col nome in fronte, e
per autorità del Cardinal Camerlengo. Riparato con lo scudo del Pontificio favo-
re, e forse anche con l’intelligenza del Papa stesso, Monsig. Argenvilliers nel pri-
mo anno del suo Rettorato pubblicolli ex abrupto col solo suo nome, e di propria
autorità» (F. Renazzi, Storia dell’Università... cit., IV, p. 213).
8
Ivi, p. 211 e s.

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che non si era mai dato in Sapienza» 9 – e quindi la nomina a lettore


dell’insegnamento di botanica pratica dell’abate vallombrosano Gio-
francesco Maria Maratti10, il quale entrava in organico con lo stipen-
dio «standard» assegnato ai chierici11.
Proprio in quell’atto, compiuto ex abrupto senza rispettare nes-
suna delle procedure consolidate dalla consuetudine, il Renazzi ve-
deva il simbolo del «gran colpo» intentato dal Collegio degli av-
vocati concistoriali «di porre il giogo ai lettori» e «di togliere di mez-
zo l’autorità del camerlengo sull’università», secondo un piano nel
quale il pontefice avrebbe avuto, secondo lo storico, una partecipa-
zione minima e tutta da verificare12. Al contrario, come è stato op-
portunamente rilevato, con la bolla Inter conspicuos del 1744 pro-
prio Benedetto XIV aveva riconfermato la preminenza del gruppo
corporativo che era a capo della Sapienza13. Gioverà inoltre ricorda-
re che Clemente Argenvilliers era già stato uditore di papa Lamberti-
ni e uomo di sua assoluta fiducia14, circostanza che occasionalmente

9
Rappresentanza del Rettore della Sapienza Alla Santità di N. S. Benedet-
to XIV sulla Riforma Della Università degli studi pubblici, ASR, b. 84, Acta pro di-
rectione et reformatione Archigymnasii, Tomo II, c. 26v. Joseph Pitton de Tourne-
fort (1656-1708), professore di botanica al Jardin du Roi di Parigi, negli Éléments
de botanique ou Méthode pour reconnaître les plantes (1694) – edite nuovamente
nel 1700 in versione latina ampliata – applicava una semplice classificazione ba-
sata sul concetto di genere, che ebbe grande successo in tutta l’Europa.
10
Il piano di riforma sottoposto dai triumviri al pontefice e da questi appro-
vato il 24 giugno 1747, prevedeva in proposito che : «all’incontro il botanico pra-
tico legga ed faccia le sue ostensioni nell’orto medico, che si è notabilmente mi-
gliorato, dal maggio per tutte le domeniche, e giovedì, ed altre vacanze fino alla
Maddalena». A quella data, il provvedimento aveva già dato i suoi risultati. I
triumviri annotavano infatti : «il che attualmente sta facendo il Padre abate Ma-
ratti con sommo profitto, e frequenza degli scolari, i quali sono cresciuti fino al
numero di sessanta incirca; quando che prima appena questa scienza si studiava
da quattro o cinque» (ivi, c. 26v-27r). Cenni biografici sul Maratti in F. Renazzi,
Storia dell’Università... cit., p. 262
11
Maratti compare per la prima volta nei ruoli nel 1747, anno in cui, nel pe-
riodo successivo alla Pasqua, mostra i semplici presso l’orto botanico nella secon-
da ora serale (E. Conte, I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787 : i Rotuli
e altre fonti, Roma, 1991, II, p. 674). Nel 1751, egli è l’unico titolare della cattedra,
con lo stipendio di 80 scudi per il quarto anno di insegnamento (ivi, p. 688), com-
penso lievitato a 120 scudi per l’anno 1758 (ivi, p. 721). In realtà, nel chirografo
del 1748 si diceva che il Maratti, in qualità di ostensore, «non dovrà mai passare
ad una delle cattedre di medicina e accontentarsi dello stipendio di 150 scudi»
(F. Renazzi, Storia dell’Università... cit., p. 453).
12
Ivi, p. 213.
13
M. R. Di Simone, La Sapienza romana... cit., p. 94-95.
14
Per la figura dell’Argenvilliers e per i suoi rapporti con Benedetto XIV si
veda U. Coldagelli, ad vocem, in DBI, 4, 1962, p. 125-126 e L. von Ranke, Il papato
da Sisto V a Pio IX, Milano, 1966, II, p. 514-515. Una ricca documentazione relati-
va alla famiglia del rettore, raccolta in occasione della sua cooptazione tra gli Av-
vocati Concistoriali, si trova in ASV, Avvocati Concistoriali, 8 (D.e.IV).

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aveva creato un raccordo organico tra potere di governo e università


e aveva messo la giurisdizione della Sapienza sotto il controllo diret-
to del sovrano assoluto. Ma sembrerebbe, infine, che il papa fosse
tutt’altro che estraneo anche alla sostanza delle innovazioni che i
triumviri andavano imponendo all’ateneo romano.
Già molti mesi prima dell’istituzione della botanica quotidiana,
infatti, il neo rettore Argenvilliers aveva iniziato a macchinare, di
concerto con il pontefice o più probabilmente dietro sua pressione,
per sostituire la lettura di philosophia ordinarie con un insegnamen-
to di «fisica sperimentale». Era, questa, una decisione cruciale, ben
più di quanto lo sarebbe stata, oramai alla vigilia del chirografo, l’in-
troduzione di una cattedra di «matematica sublime» che di fatto
istituzionalizzava l’insegnamento di matematiche «miste» già am-
piamente praticato a Roma da decenni e che legittimava quella cat-
tedra soprannumeraria attiva, oramai continuativamente, dal 169915.
Lo stesso passaggio nella titolazione del corso da philosophia ordina-
rie a «fisica sperimentale» riassumeva bene e simboleggiava il balzo
in avanti che la Sapienza si apprestava a compiere dall’insegnamen-
to di una scienza dogmatica e aprioristica ad una moderna didattica
che riconosceva e legittimava il ruolo fondamentale dell’esperienza
nello studio e nella comprensione della natura. Pur rimanendo una
sola, giacché una era rimasta dal 1714 la cattedra di filosofia natura-
le che essa ereditava16, la lettura di fisica nella pratica si sdoppiava
in un insegnamento teorico quotidiano, da integrare, ogni due setti-
mane, con la pratica dell’osservazione e della sperimentazione dei
fenomeni introdotti ex cathedra17. In questo modo, nonostante gli
scarsi mezzi, anche l’ateneo romano avrebbe realizzato quella bipar-

15
Sulle vicende della cattedra di matematica in Sapienza si veda, di chi scri-
ve, Matematiche e matematici in Sapienza. Un’introduzione, in A. Romano (a cura
di), Roma e la scienza. Figure, istituzioni, dibattiti, numero monografico di RMC,
7, 1999, p. 380-420; Id., Matematiche e matematici alla «Sapienza» romana (XVII-
XVIII secolo), in MEFRIM, 116, 2004, p. 423-469.
16
La seconda cattedra era stata infatti soppressa alla morte del lettore Fran-
cesco Nazari (Cfr. Informazione del Rettore al Card. Camerlengo per sopprimere co-
me inutile una delle due cattedre di Fisica della «Sapienza» vacata per morte del
P. Nazari (1714), ASR, Università, b. 83, Nota delle letture della «Sapienza» da 70 o
80 anni innanzi al detto anno 1662, c. 86r-v). Sulla cattedra di filosofia si veda:
C. Carella, L’insegnamento della filosofia alla «Sapienza» di Roma nel Seicento. Le
cattedre e i maestri, Firenze, 2007.
17
ASR, b. 84, Acta pro directione et reformatione Archigymnasii, t. II, c. 163r,
Regolamento tenuto per la cattedra di Fisica Esperimentale (1749) : «Si è stata ri-
dotta a quotidiana; si è distribuito tutto il corso di fisica in modo, che sarà dato
compito per la fine dell’anno; si vanno facendo li esperimenti ogni quindici gior-
ni nel Teatro Anatomico, ora con la machina pneumatica, poi si faranno con altre
machine, et istromenti fatti fare a Posta da Monsignor Rettore con li denari, che
teneva riservati a questo solo effetto [...]; Si fanno dieci diversi esperimenti per
volta [...]».

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tizione tra insegnamento di fisica generale o teoretica e di fisica spe-


ciale o sperimentale secondo il modulo che si andava affermando,
seppure problematicamente, in altri atenei italiani18.
Anche questa disposizione, per la verità, era stata attuata «d’au-
torità» senza rispettare le procedure consolidate. In deroga alla con-
suetudine inveterata di non rimuovere mai i lettori dall’incarico do-
po la nomina19, infatti, le autorità di ateneo avevano chiesto ed otte-
nuto che il lettore filosofo – il domenicano e futuro cardinale
Giuseppe Agostino Orsi – rassegnasse il suo mandato proprio «per
dar luogo alle innovazioni, che Benedetto XIV voleva effettuare in-
torno i filosoficj studi» 20.
Le dimissioni dell’illustre domenicano, che ricopriva la congiun-
zione delle cariche di lettore e di Segretario dell’Indice ereditata dal
predecessore 21, erano il solo tassello che ancora mancava per com-

18
Cfr. M. Cavazza, Fisica generale e fisica sperimentale nelle istituzioni scien-
tifiche emiliane del Settecento, in Studi settecenteschi, 18, 1998, p. 321-342 oltre a
F. Baldelli, Tentativi di regolamentazione e riforme dello studio bolognese nel ‘700,
in Il Carrobbio, 10, 1984, p. 9-26. Per l’università di Pisa, N. Carranza, Monsignor
Gaspare Cerati provveditore dell’Università di Pisa nel Settecento delle Riforme, Pi-
sa, 1974 e S. Contardi, Visibilità e autoapprendimento. Aspetti della didattica della
Fisica nella Toscana di Pietro Leopoldo, in Studi settecenteschi, 18, 1998, in parti-
colare p. 346-356. Sulla riforma dell’insegnamento della fisica attuato nel 1739
dall’ateneo patavino M.L. Soppelsa, Itinerari epistemici e riforme istituzionali nel-
lo Studio di Padova tra Sei e Settecento, in L. Olivieri (a cura di), Aristotelismo ve-
neto e scienza moderna, Padova, 1983, II, p. 961-992 e Id., Le scienze teoriche e spe-
rimentali tra Sei e Settecento, in G. Arnaldi, M. Pastore Stocchi (a cura di), Storia
della cultura veneta : il Settecento, Vicenza, 1988, p. 271-345 (in particolare p. 329-
345). Per la situazione napoletana, cfr. F. Palladino, La riforma dello studio napo-
letano nella prima metà del Settecento e l’istituzione della cattedra di fisica speri-
mentale, in Rendiconti dell’Accademia Nazionale delle scienze detta dei XL, 9, 1985,
p. 333-336. Per le riforme nello studio lombardo : U. Baldini, L’insegnamento
fisico-matematico a Pavia alle soglie dell’età teresiana, in A. De Maddalena,
E. Rotelli, G. Barbarisi (a cura di), Economia, istituzioni, cultura in Lombardia
nell’età di Maria Teresa, Bologna, 1982, III, p. 863-886. Per le singole realtà loca-
li si veda, ora, lo spoglio degli annali di storia delle università italiane
[URL : www.cisui.unibo.it/frameiannali.htm.]
19
M. R. Di Simone, La Sapienza romana... cit., p. 54.
20
Ivi, p. 99. Secondo il Renazzi, l’Orsi assunse la lettura di philosophia ordi-
narie nel 1733 in sostituzione di un altro fiorentino, Niccolò Ridolfi, il cui nome
compare nei ruoli dei lettori fino a tutto il 1746 (cfr. E. Conte, I maestri della Sa-
pienza... cit., alla voce Philosophia, Physica). Il Ridolfi, in realtà, già vescovo di
Recanati e di Loreto, poi Segretario della Congregazione dell’Indice e infine Mae-
stro del Sacro Palazzo per volontà di Clemente XII, era già morto nel 1744 (F. Re-
nazzi, Storia dell’Università... cit., p. 97).
21
«Niccolò Ridolfi fu da Benedetto XIII nominato vescovo di Recanati e di
Loreto. Ma avendo costantemente ricusato di reggere anime, il che ha sempre
spaventato gli uomini più virtuosi e più santi; fu invece da quel papa costituito
segretario della Congregaizione dell’Indice, e Lettore di Fisica dell’Università. Fi-
nalmente Clemente XII creollo Maestro del Sacro Palazzo Apostolico, nell’eserci-

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 497

pletare il progetto al quale il papa lavorava fin dal 1745. In quell’an-


no, il duca Vittorio Amedeo II aveva offerto la cattedra di Fisica spe-
rimentale presso la Facoltà delle Arti di Torino al padre François
Jacquier, l’insigne matematico e fisico newtoniano che risiedeva da
anni presso il convento di Trinità dei Monti 22. Per evitare, allora, che
il Minimo francese potesse cedere alla «concorrenza» piemontese,
infatti, negli ambienti francesi romani ci si era attivamente adopera-
ti affinché il chierico fosse dotato di una pensione in grado di soste-
nerlo «sin tanto che – scriveva il papa al suo amico Tencin – si è
aperta a Noi la strada di conferirgli la cattedra in Sapienza» 23. Pre-
parato cosı̀ il terreno, il 26 novembre 1746 Clemente Argenvilliers
poteva finalmente assegnare la nuova cattedra al Jacquier 24 e solo
un mese dopo la sua nomina, il papa cosı̀ scriveva al cardinale suo
confidente :
Godiamo che a lei sia piaciuto l’editto di Monsignor Argenvilliers
fatto da lui come rettore della Sapienza sopra l’ordine de’ studi. Que-
sto posto di rettore della Sapienza [...] noi in minoribus, l’abbiamo

zio della qual carica cessò di vivere nel 1744. Per tal guisa a poco a poco venne ad
introdursi per uso, che la Lettura di Fisica andasse unita alla Segreteria del-
l’Indice. Su tale uso fondandosi Giuseppe Agostino Orsi fiorentino, destinato a
quell’impiego in luogo del Ridolfi, riuscì ad esso di superare ogni ostacolo, che si
era cercato frapporgli. Così nell’anno 1733 entrò egli in possesso della sudetta let-
tura» (ivi, p. 96-99).
22
M. Ciardi, Medicina, tecnologia civile e militare, filosofia naturale. L’inse-
gnamento della fisica nel Regno di Sardegna, in Studi settecenteschi, 18, 1998,
p. 217-247, in particolare p. 217-228. Cenni biografici relativi al Jacquier in
A. M. Galluzzi, P. Francesco Jacquier. Un erudito nella Roma del ‘700, in Bolletti-
no Ufficiale dell’ordine dei Minimi, 7, 1971, p. 29-65. A proposito del suo magistero
in Sapienza, F. Favino, Minimi in «Sapienza». François Jacquier, Thomas Le Seur
e il rinnovamento dell’insegnamento scientifico allo «Studium Urbis», in P. Du-
bourg Glatigny e A. Romano (a cura di), La Trinité-des-Monts dans la République
romaine des sciences et des arts, in MEFRIM, 117, 2005, p. 159-187. Sul significato
culturale ed ideologico del suo reclutamento Id., Scienza ed erudizione nei collegi
degli ordini religiosi a Roma tra Sei e Settecento, in Cheiron, 1, 2006, p. 84-98.
23
Cfr. lettera di Benedetto XIV a Tencin, Roma, gennaio 1747 : «Il Re di Sar-
degna lo voleva per la sua università di Torino, ed esso, non avendo che una mi-
serabile cattedra in Propaganda, non sarebbe stato lontano dall’accettare l’impie-
go : ma avendo mons. di Bourges sovvenuto col suo proprio sin tanto che si è
aperta a Noi la strada di conferirgli la cattedra in Sapienza, senza levargli l’altra
di Propaganda, che non l’occupa che due dopopranzi della settimana, il vantag-
gio che oggi ha la Sapienza è in gran parte dovuto al dotto prelato» (in Le lettere
di Benedetto XIV a Tencin, I, 1740-47, a cura di E. Morelli, Roma, 1955, p. 397-
398). Sul Collegio Urbano di Propaganda Fide cfr. G. Pizzorusso, I satelliti di Pro-
paganda Fide: il Collegio Urbano e la Tipografia Poliglotta, in MEFRIM, 116, 2004,
2, p. 471-498.
24
U. Coldagelli, Clemente Argenvilliers... cit., p. 126.

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avuto cinque o sei anni, ed essendone usciti, la Sapienza divenne una


birberia [...]. Ora, per grazia di Dio, la cosa non è né sarà cosı̀; e già si
è data ad uno di questi padri minimi della Trinità de’ Monti, bravissi-
mo filosofo, che il re di Sardegna voleva per l’accademia di Torino,
una competente cattedra filosofica in Sapienza ove ha molti scolari 25.
La fiducia che l’«entourage» papale nutriva del carattere qualifi-
cante della nomina del fisico traspare chiaramente già da questa let-
tera, peraltro notissima. Ma anche i progetti di riforma conservati
nell’archivio dell’Archiginnasio mi sembra che confermino il ruolo
cardinale che la nuova cattedra aveva avuto nel ripensare l’intero as-
setto dell’università e nel redistribuire le risorse finanziarie.
È certamente vero che la riduzione della classe legale avviata in
Sapienza nel 1748 si uniformava ad una tendenza riscontrabile su
scala internazionale 26. È altresı̀ vero, però, che erano proprio i 560
scudi risparmiati sul «budget» della classe legale a permettere di as-
segnare al Jacquier lo stipendio iniziale di 200 scudi, una cifra in-
concepibile ancora nella gerarchia socio-retributiva delle cattedre
che il lettore Sante Lanucci prospettava nei suoi progetti di «Statu-
ti» in quello stesso 1746 27. Rimanendo finanziariamente autosuffi-
ciente la classe medica per compensare le nuove figure del botanico
quotidiano, del pubblico incisore per le ostensioni anatomiche 28 e

25
Le lettere di Benedetto XIV a Tencin... cit., p. 382-3.
26
M. Formica, Il Settecento... cit., p. 97-98.
27
Nel Progetto per riformare l’Università presentato da Sante Lanucci all’Ar-
genvilliers, il fisico compariva ancora al fondo della gerarchia dei lettori. Così
egli scriveva infatti : «Nelle pubbliche funzioni, o comparse dell’Università si re-
golerà la precedenza de’ Lettori secondo la dignità delle loro rispettive catedre col
seguente ordine. L’espositore della Sagra Scrittura, il lettore dell’Ecclesiastica
Istoria e Controversie; il lettore della Teologia dogmatica; il lettore della Teologia
scolastica di San Tommaso; e di Scoto; i Legisti del Ius Canonico; e del Ius Civile
[aggiunto a margine : gl’Istituti Criminale, Canonico e Civile; i Medici di pratica,
e teorica]; l’Anatomista e il Semplicista; i Filosofi Metafisico, Fisico, Morale e Lo-
gico; il Matematico, il Retorico; i Lettori di lingua Ebraica, Greca, Siriaca, e Ara-
bica» (ASR, b. 83, Direzione e Riforma dell’Archiginnasio, c. 402v).
28
Cfr. il Piano adattato allo stile della nostra cattedra di Notomia sotto la cor-
rezione, et altro intendimento di Monsignor Ill.mo e Rev.mo Rettore dall’Avvocato
Niccolò Maria de Vecchi, in ASR, b. 84 Acta pro directione et reformatione Archi-
gymnasii Tomo II, c. 19v e s. : Regole per l’incisore : «Per il tempo passato sono
stati presi l’incisori dagli pubblici spedali : Ab immemorabili li ha somministrati
S. Spirito, da dove un professore avendo ricevuto de’ sgarbi, fu costretto abban-
donarli, e prevalersi di quelli di S. Giovanni, che per molti anni hanno servito.
Presentemente serve l’ospedale di S. Spirito. Ma perché non è credibile quante
suppliche, e quante promesse debba il professore Anatomico impiegarci per cote-
sti, perciò stimarei, che l’Ill.mo Rettore ne destinasse uno continuo, e publico, e
questo scegliersi per concorso, il quale debba stare sotto li ordini del publico ana-
tomico, e servirlo nelle sue fatiche con quell’apparato di parti, che sarà necessa-
rio, nelle sue dimostrazioni. E perché questo incisore non è possibile persuadersi,
che per la sola gloria fatichi, lo alletterei colla promessa, che egli sarà considera-

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 499

del distillatore (figura, quest’ultima, voluta, a quanto pare, dal retto-


re in persona) 29, erano ancora i giuristi a fare indirettamente le spese
dell’orto medico e dell’istituto di fisica, i primi insegnamenti, cioè,
che il papa in persona aveva spinto per rinnovare e potenziare 30. E

to nelle vacanze, che potranno darsi, di posto di chirurgo primario negli ospedali,
e che l’occupazione di questa carica gli renderà più facile il conseguimento del
posto».
29
Quanto all’aspetto finanziario della riforma della classe medica, i triumviri
consideravano che : «La classe medica ha avuto finora sette lettori, cioè tre di
medicina pratica, due di medicina teorica, l’anatomico, ed il botanico teorico.
Per le stesse ragioni potrebbe riformarsi a sole sei letture cioè 1. Istituzioni teori-
che 2. Istituzioni pratiche 3. Trattato teorico 4. Trattato pratico 5. Anatomia 6.
Botanica. Gli stipendij di questa classe potrebbero regolarsi secondo la legale,
cioè : a due anziani sc. 800; a due meno anziani sc. 600; a due giovani sc. 400.
L’avvanzamento agli emolumenti di questa classe si potrebbe regolare colle stes-
se condizioni della classe legale. Poiché però Vostra Santità si è degnata di erig-
gere la cattedra di Botanica Pratica, il di cui Lettore avrà sempre l’ultimo luogo di
questa Classe, senza poter pretendere altro avanzamento, si può aggiungere agli
stipendj, che riguardano la classe stessa quello del botanico pratico in scudi 120.
Perché altresì credesi necessario di destinare un certo, e pubblico Incisore per
l’Anatomia, per assegnamento del medesimo, e per le spese che si fanno per le di-
mostrazioni Anatomiche si potrebber dare scudi 60. E perché ancora si stima uti-
lissimo il destinare un pubblico distillatore, come vi è nelle migliori università
d’Europa secondo il progetto che il Rettore umilmente proporrà a voce a Vostra
Santità, al medesimo potrebbero assegnarsi altri scudi 60. Sicché in questa Casse
resterebbero impiegati 2040 scudi, che sono quelli, che attualmente gode, come
Vostra Santità si degnerà osservare in uno specchio generale, che se le presenta
per maggior chiarezza del sistema» (Rappresentanza del rettore della Sapienza alla
Santità di N.S. Benedetto XIV sulla Riforma della università degli studi Pubblici [la
minuta reca la scritta «Foglio di mons. Pirelli», datata 2 giugno 1747, ASR, b. 84,
cit., cc. 32v-33r]). L’attuazione del piano (in dettaglio alle cc. 43v-44r), prevedeva
la giubilazione dei due costosissimi lettori di Medicina Pratica (Alessandro Pa-
scoli e Nicola Michelangeli, pagati, rispettivamente, 640 e 414 scudi annui), e,
con il ricavato, la messa a concorso di un posto di anatomista con il compenso di
120 scudi. Il tutto veniva compiutamente realizzato nel 1751 (E. Conte, I maestri
della Sapienza... cit., II, ad annum 1751).
30
Nel piano di riforma elaborato dai «triumviri», si prevedeva la riduzione
delle cattedre legali da 9 a 6. In questo modo, a fronte dei 2360 scudi e 50 neces-
sari a stipendiare i lettori, ne sarebbero serviti solo 1800, con un risparmio di 560
scudi. Si proponeva di recuperare 240 scudi dalla giubilazione del lettore Balsari-
ni di Pandette e del lettore Torre secondario di diritto canonico (ivi, cc. 20r), co-
me puntualmente avvenne (E. Conte, I maestri della Sapienza... cit., II, ad annum
1751). I 240 scudi così recuperati, proponevano i riformatori, «potrai dividersi a i
sei lettori che restano, e con questo aumento obbligargli alla quotidiana. Qualora
poi vacherà qualche intero stipendio o per morte de giubilati o per altra occasio-
ne, allora quel denaro si distribuirà per rata secondo questo nuovo Piano, e così
in appresso fin che il Piano sarà interamente eseguito, nel qual caso, il denaro
che soverchierà, s’impiegherà secondo il Piano Generale della università, e prima
d’ogni altra cosa nell’assegnamento per l’Istituto [di fisica]» (Rappresentanza del
rettore della Sapienza alla Santità di N.S. Benedetto XIV... cit., c. 18r).

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500 FEDERICA FAVINO

varrebbe forse la pena di indagare meglio se non fosse stato proprio


il rifiuto da parte del papa di ridurre il numero delle cattedre teolo-
giche 31 – come suggerito dai triumviri – a creare la necessità di repe-
rire quelle risorse «fuori budget», che il cardinale camerlengo Va-
lenti Gonzaga avrebbe individuato nella privativa sulle gazzette di
Avignone, per pagare l’insigne matematico voluto dal papa e quel-
l’insegnamento di chimica anch’esso oramai indispensabile per ade-
guarsi agli «standard» europei 32.

31
Ivi, c. 34v : «Alle cinque religioni con toglier loro le cattedre che ora godo-
no, si potrebbe dare qualche compenso, con crear cinque censori della università
dalle medesime religioni, come sono in Sorbona, ovvero Teologi della Università,
colla graduazione ed onore di cattedratico, e con qualche impiego particolare,
come si potrà stabilire, quando la santità Vostra si compiaccia di accettar beni-
gnamente questa proposta, nel qual caso si considererà la maniera di eleggergli, e
le obbligazioni, che avranno in servigio della sede apostolica, e della Università
stessa. A questi cinque censori potrebbero assegnarsi scudi 60 per ciascheduno,
che in tutto sarebbero scudi 300. Né tale assegnamento farebbe verun pregiudi-
zio a Professori, poiché già questi cinque religiosi, parte colle loro provisioni, e
parte con gli aumenti che si procuravano, assorbivano molto di più, ed all’incon-
tro ciò riuscirebbe un partito molto più onorevole per le religioni stesse, alle qua-
li non sarà per altro impedito di venirsi a guadagnar le cattedre della università
per la via legittima dei concorsi». In coda al fascicolo il rescritto del pontefice,
datato 24 giugno 1747 : «Veduto da N. S. il presente piano, non ha approvato che
si faccia mutazione rispetto alle letture assegnate agl’ordini regolari o per conces-
sioni pontificie o per lunga consuetudine, nel rimanente ha avuto la benignità di
approvarlo». Di conseguenza, la minuta del Piano veniva corretta come segue :
«Questi censori non possono avere più luogo, non facendosi mutazione circa le
cinque cattedre de’ regolari».
32
Al di là del risvolto istituzionale, infatti, alla manovra del Valenti non era
stato forse estraneo il desiderio di trovare fondi per immettere in ruolo con uno
stipendio adeguato ai suoi meriti anche Tomas Le Seur, confratello, maestro ed
amico «germano» di Jacquier e anch’egli allora modesto lettore di teologia mora-
le presso il collegio urbano di Propaganda Fide. Rafforza l’impressione che le cat-
tedre fossero state istituite ad personam il fatto che già il 12 ottobre, giorno suc-
cessivo alla bolla, giungessero al pontefice le suppliche del padre Le Seur per la
lettura di matematiche miste e quella di Luigi Giraldi – che si presentava come
dottore all’Università di Parigi, membro dell’Accademia dell’Istituto delle scienze
di Bologna e dell’Accademia botanica fiorentina – per la cattedra di chimica, en-
trambe prontamente accolte (Cfr. F. Favino, Minimi in «Sapienza»... cit., p. 179-
180 e nota). Sul modo in cui il denaro delle gazzette avignonesi veniva impiegato
per retribuire le cattedre di matematica e chimica e per allestire il laboratorio di
chimica, fa luce il dettagliato registro dei conti legato in ASR, b. 118. A c. 112, ad
esempio, è registrata la situazione al 1750 : «Da agosto 1748 sino al presente si
contano depositati 1110 scudi e di tre mesi in tre mesi ne vengono di Avignone
scudi 186. Ne sono stati pagati agli artefici scudi 200 di questi, oltre li sommini-
strati a parte dall’E.mo Valenti nella somma in tutto di scudi 241 : 42. Li due let-
tori ne anno avuto sino ad ora contandovi anche la terziaria di Pasqua prossima
scudi 668 : 66. Sommano 866 : 66. Si detraggono dalli 1110 li detti 866 : 66. Resta-
no 243 : 34 delli quali si può disporre per preparare, e suppellettile e materiali
per gli esperimenti dell’anno corrente 1750, e intanto il rimanente va venendo per
le altre spese».

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 501

2. Istanze dal basso


Come che sia di ciò, l’introduzione di una cattedra di fisica spe-
rimentale tra gli insegnamenti, sebbene imposta d’arbitrio, non co-
stituiva una «rivoluzione passiva» della didattica scientifica imposta
all’ateneo da una «moderna» dirigenza. Si trattava, al contrario, del-
la risposta alle concrete, molteplici domande che maturavano in
quegli anni in seno alla società romana. Da una parte il dilagare
«dell’uso sociale dell’esperimento» 33, dall’altra parte, il necessario
adeguamento della Sapienza agli «standard» della didattica scienti-
fica che si andavano affermando nelle scuole degli ordini religiosi,
principalmente quelle dei gesuiti e degli scolopi 34. Soprattutto, però,
l’introduzione della cattedra di fisica sperimentale alla Sapienza era
la risposta ad una concreta esigenza che maturava da decenni tra i
docenti e gli studenti della cattedra di matematica in relazione all’e-

33
M. P. Donato, Accademie romane. Una storia sociale, Napoli, 2000, p. 132.
Sull’aspetto pubblico della scienza sperimentale, oltre alle osservazioni di
P. Brenni, Alcune considerazioni sulle collezioni di strumenti scientifici nell’Euro-
pa del XVIII secolo, in G. Barsanti, V. Becagli, R. Pasta (a cura di), La politica del-
la scienza. Toscana e stati italiani nel tardo Settecento, Firenze 1996, p. 295-304,
S. Schaffer, Natural Philosophy and Public Spectacle in the Eighteenth Century, in
History of Science, 21, 1983, p. 1-43, J. Heilbron, Domesticating Science in the
Eighteenth Century, in W. Shea (a cura di), Science and Visual Image in the En-
lightenment, Canton MA, 2000, p. 163-177 e P. Bertucci, Viaggio nel paese delle
meraviglie : scienza e curiosità nell’Italia del Settecento, Torino 2007.
34
Presso il Nazareno, l’insegnamento della fisica sperimentale era stato in-
trodotto da Urbano Tosetti, lettore dal 1747 e fondatore dell’Accademia di Fisica
Sperimentale presso il medesimo Collegio. Cenni biografici sul Tosetti in O. To-
sti, P. Urbano Tosetti d. S. P. (1714-1768), in Ricerche, 15, 1986, p. 37-86. Ferri de
Saint Costant, nel suo rapporto sull’Istruzione pubblica (1812), ricordava che il
Collegio Nazareno era dotato di «un cabinet de physique pourvu des meilleurs in-
struments et qui avait été formé et était entretenu par une contribution des élèves
[...]» (P. Alvazzi del Frate, Università napoleoniche negli stati romani : il Rapport
di Giovanni Ferri de Saint-Constant sull’istruzione pubblica (1812), Roma, 1995,
p. 38. Nel «teatro di macchine» del Nazareno erano confluiti nel frattempo anche
gli strumenti appartenuti al Chelucci (U. Baldini, Chelucci, Paolino, in DBI, 24,
p. 420). L’illustrazione di alcune delle macchine tuttora conservate presso il col-
legio si trova in T. Caruso, Fatti e personaggi del Nazareno, in A. Negro (a cura di),
Il ritratto segreto. Miti e simboli nella quadreria dell’Accademia degli Incolti al Col-
legio Nazareno. Una collezione sconosciuta del Sei e Settecento romano. Catalogo
della mostra, Campisano (Roma), 2004, p. 140-142. Prime indagini sull’insegna-
mento della fisica sperimentale presso il collegio romano degli Scolopi in F. Favi-
no, Scienza ed erudizione... cit. Per il ruolo della sperimentazione nell’insegna-
mento presso il Collegio Romano, cfr. U. Baldini, L’attività scientifica nel primo
Settecento, in G. Micheli (a cura di), Storia d’Italia. Annali. III. Scienza e tecnica
nella cultura e nella società dal Rinascimento a oggi, Torino, 1980, p. 519-526; Id.,
Boscovich e la tradizione gesuitica in filosofia naturale, in P. Bursill-Hall (a cura
di), R. J. Boscovich, Vita e attività scientifica. Atti del convegno, Roma, 23-27 mag-
gio 1988, Roma, 1993, p. 98-113 e J. Casanovas, Boscovich’s Early Astronomical
Studies at the Collegio Romano, in ibidem, p. 81 e s.

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502 FEDERICA FAVINO

voluzione stessa della disciplina. Malgrado l’anacronismo delle nor-


me statutarie, infatti, anche a Roma l’adeguamento «strisciante»
della didattica accademica alla ricchezza e ai contenuti della ricerca
scientifica che avanzava fuori delle istituzioni tradizionali, era stato
più agevole nelle cattedre matematiche che in quella filosofica 35.
Cattedra, quest’ultima, da cui, a quasi sessant’anni dalla prima edi-
zione dei Principia di Newton, il lettore (per di più domenicano), era
ancora tenuto a leggere la sola Fisica di Aristotele e di quando in
quando il De coelo et mundo, il De anima, i Parva naturalia, il De ge-
neratione et corruptione, o i Metereologica, secondo la classica parti-
zione della tradizione aristotelico-scolastica tra fisica generale e fisi-
ca particolare 36. Sulla cattedra di matematica, al contrario, dall’ini-
zio del secolo la lettura dei testi canonici era divenuta secondaria
rispetto all’insegnamento degli aspetti applicativi delle matemati-
che, come l’ottica, l’architettura militare, la geografia, la gnomonica,
la cosmografia e, dall’inizio del Settecento, con insistenza la mecca-
nica dei solidi e dei fluidi e le applicazioni dell’astronomia al calen-
dario 37. Già dagli anni Trenta, pertanto, i maestri e gli allievi di tale
disciplina avevano avvertito l’insufficienza di un insegnamento me-
ramente teorico di materie cosı̀ legate alla verifica sperimentale, alla
pratica e ai meccanismi.
Tra il 1730 e il 1734, ad esempio, gli allievi dell’abate lombardo
Diego de Revillas, detentore dal 1727 della cattedra soprannumera-
ria serale, avevano sollecitato dal rettore denaro per acquistare gli
strumenti necessari «per potersi approfittare con osservazioni, ed
esperienze» delle lezioni domenicali tenute dal Revillas nelle sue
stanze presso il convento di s. Alessio 38.

35
Di «adeguamento strisciante» parla U. Baldini, L’insegnamento fisico-ma-
tematico... cit., p. 867.
36
Per la pubblica lettura di filosofia a Roma si veda : C. Carella, I lettori di fi-
losofia della «Sapienza». I. Francesco Nazari, in Nouvelles de la République des Let-
tres, 1-2, 2004, p. 7-35.
37
F. Favino, Matematiche e matematici... cit., p. 423-469.
38
Cfr. Università, b. 69, Teatri anatomici e cattedre, c. 34r, Supplica delli stu-
denti di Mattematica della Sapienza a Clemente XII perché gli avesse proveduti de-
gl’Istromenti necessari per le loro osservazioni, ed Esperimenti, rimessa al Rettore
Cavalchino : «Gli scolari della Mattematica della Sapienza di Roma qui sotto-
scritti Umilissimi Oservatori della S.V. riverentemente l’espongono essere soliti
ragunarsi ogni domenica mattina in S. Alessio nelle stanze del P. Abate Revillas
loro lettore per ivi discorrere, e conferire sovra materia appartenenti al loro stu-
dio : e poiché mancano loro gli stromenti necessarij per potersi approfittare con
osservazioni, ed esperienze. Umilmente ricorrono alla somma clemenza della
S.V. acciò si voglia degnare dar qualche sovvenzione affine di poter provvedere le
cose più bisognevoli per il sudetto loro letterario congresso». L’indice in apertura
del volume ritiene la lettera databile agli anni 1730-34. Cenni biografici sul Revil-
las in F. Renazzi, Storia dell’Università... cit., p. 101.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 503

Dieci anni più tardi era il coadiutore e poi sostituto del Revillas,
il monaco olivetano bolognese Cesare Pozzi, ad insistere affinché ve-
nisse istituita, seppure informalmente, una vera e propria lettura di
fisica-matematica sperimentale. Pozzi, che durante il triennio filoso-
fico era stato allievo a Bologna di Gabriele Manfredi e successiva-
mente a Roma per qualche tempo anche dei padri Jacquier e Le
Seur 39, avanzava al rettore proposte concrete :
Insistendo alle sagge e paterne idee di NS sul punto di rimettere
lo studio publico della Sapienza di Roma, espone umilmente il Pozzi
che si ritrova debole professore di Matematica in quell’Archiginnasio,
come affinché li scolari possino approfittarsi di quella scienza, la
quale presentemente si dà in astratto, sarebbe necessario avere gl’In-
strumenti fisici per fare le dimostrazioni delle rispettive parti delle
Matematiche che si vanno d’anno in anno dettando, servendo questo
infinitamente a tutti quelli che s’aplichano a qualche sorta di Mecha-
nismo. L’esempio degl’uomini illustri che si ritrovano nell’Accademie
di Parigi, Londra, Padoa, Bologna etc. non anno avuto altro fonda-
mento e sussidio, che l’esperienza, aplicando la Geometria, ed alge-
bra alle parti fisiche della matematica, con conoscere coll’esperimen-
to la verità. S’offre pertanto il Pozzi a fare ogni giovedı̀ una lezione
del’esperimenti in quella parte che d’anno in anno verrà dettando,
ogni qualvolta vi sieno gli Istrumenti, i quali si potrebbero avere col
radunare nella Sapienza quelli di Monsignor Leprotti, e Monsignore
Lancisi, gl’ultimi dei quali stanno inutili allo Ospitale di S. Spirito 40.

È, quella del Pozzi, una lettera importante sotto diversi punti di
vista. In primo luogo essa costituisce un documento, certo non con-
fortante e che consegniamo agli storici della medicina, dello stato in
cui, a quasi cinquanta anni dalla sua istituzione, versava la ricca colle-

39
Così si presentava il Pozzi alle magistrature universitarie per ottenere la
coadiutoria del Revillas (ASR, Università, b. 91, Lettori concorsi ed elezioni,
c. 29r). Diversamente, il Fantuzzi attribuisce un ruolo di primo piano nella for-
mazione fisico-matematica del Pozzi al monaco olivetano bresciano Ramiro
Rampinelli, poi lettore a Pavia, che egli frequentò durante gli anni del noviziato
presso il convento di S. Michele in Bosco (G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolo-
gnesi raccolte, VII, Bologna, nella stamperia di S. Tommaso d’Aquino, 1789,
p. 90-93). Monaco dal 1734, negli anni romani il Pozzi fu anche bibliotecario del-
la biblioteca Imperiali (dal 1763) ed esaminatore dei Vescovi (1764). Dopo la giu-
bilazione dall’insegnamento (1769), fu dapprima ambasciatore presso l’imperatri-
ce Maria Teresa d’Austria per conto dell’ordine (1771) e poi in Spagna al seguito
del nunzio Nicola Colonna di Stigliano (1778-1781). Di grande interesse, tra le no-
tizie riportate dal Fantuzzi, quella relativa alla adesione del Pozzi al sistema hal-
leriano dell’irritabilità animale, tema frequentato negli stessi anni anche dai pa-
dri scolopi della casa di San Pantaleo, a Roma, a cominciare da Tosetti (D. Ar-
mando, Gli scolopi e la repubblica giacobina romana : continuità e rotture, in
Dimensioni e problemi della ricerca storica, 1, 1992, p. 244-247).
40
ASR, Università, b. 88, Miscellanea lettori 1736-1797, Memoria per Monsi-
gnor Pirelli Avvocato Concistoriale.

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504 FEDERICA FAVINO

zione di strumenti matematici che Giovanni Maria Lancisi aveva rac-


colto nel vestibolo della sua famosa biblioteca ad uso dell’Istituto
scientifico di medicina, chirurgia e anatomia da lui fondato nel 1714 41.
In secondo luogo perché essa, come anche le lettere indirizzate
nel 1748 alle magistrature accademiche per caldeggiare l’istituzione
di un laboratorio chimico 42, incrinano l’immagine costruita dal Re-

41
Ricca si presentava la collezione di strumenti al momento della fondazio-
ne della biblioteca : «Nell’atrio o vestibolo della libraria, un credenzone con ai la-
ti due sfere armillari di metallo, una del Barocci, l’altra di Giordani, ambidue di
finissimo lavoro, e di raro prezzo. Nella parte inferiore in due credensette difese
da tamate d’ottone sono distribuiti in buona ordinanza molti instromenti mate-
matici, anatomici e chirurgici. I matematici sono : un pantometro, o sia squadro
lavorato in Parigi, due compassi di proporzione del Galileo, un semicircolo, squa-
dro placatile, et archipendolo. Diversi tubi ottici, e miscroscopii, cioè uno per-
pendicolare, uno per i solidi, e liquidi, altri da teatro, e da oggetti, et altri micro-
scopii d’Inghilterra. Bilance tanto da pesare i liquidi, quanto i solidi. L’orologio
solare detto Sciatericon. Cannocchiali lunghi. La lanterna ottica nominata came-
ra oscura, e finalmente anche sei sorti di forme d’ottone di nuova invenzione da
imprimere caratteri. In proporzionata distanza da i cerdenzoni in mezzo alla
stanza sopra una base, o piedistallo capriccioso si posa una bella tavola riquadra-
ta scorniciata d’ebano formata a foggia di cassa coperchiata, dentro di cui sta
scolpita il lavagna la pianta d’una fortezza in pentagono, fatta dal celebre mate-
matico Vitale Giordani maestro in tal scienza di monsignor Lancisi, a cui egli
stesso donolla. Quivi con tutte le regole di Trigonometria, e Architettura militare
si scorgono le varie maniere di fortificare una piazza, cioè le sue fortificazioni in-
feriori, esteriori, e campali, baloardi, cortine, scarpe, controscarpe, pivellini, lu-
ne, e mezze lune, controguardie, con simetria amirabile di quel valent’uomo. Non
lungi da questa tavola in mezzo al vestibolo sta rilevato un gran bancone di noce,
che sì sopra, come ne i suoi lati aprendosi, serve di cassa, e custodia all’antlia di
Roberto Boyle, facilitata e ridotta a miglior’uso dal dottor Pirro Gabrielli fonda-
tore dell’Accademia fisiocritica di Siena, dove la machina è fabbricata. Sta dun-
que ben fermata co’ i piedi internati nel pavimento una base, o tavola lunga, so-
pra di cui posano raccomandati da forti legaccie di ferro il sifone, embolo, ruote,
viti, e chiavi tutte di metallo, le quali cose vanno a terminare ad un piedistallo, o
capitello di marmo, su cui si collocano gli stromenti destinati per le esperienze fi-
losofiche del vuoto dell’aria, sua pressione, comunicazione, gravezza, e forza ela-
stica. Questi stromenti concernenti all’uso di detta machina sono : campane di
vetro di diverse figure, globi, tubi, e cannelli d’ottone per varij esperimenti. Il Ba-
rometro col mercurio, l’archibugio pneumatico, cilindri, et emisferi d’ottone per
varie prove, patine, globi, semiglobi, et altri molti grandi, e piccoli stromenti ne-
cessarij al perfetto uso dell’antlia, li quali in ottima ordinanza si conservano in
faccia alla porta della libraria dentro un armario, che serrato da vaghissima bus-
sola di noce con grandi cristalli, corrisponde con proporzione d’architettura alla
porta sudetta, fingendo la continuazione dell’appartamento di Monsignor com-
mendatore [...]» : C. Carsughi, La biblioteca Lancisiana overo distinto ragguaglio
della pubblica libreria eretta l’anno 1714 nel sacro pontificio ospedale di S Spirito di
Roma, Roma 1718, p. 4-5.
42
Si vedano, a tale proposito, i due memoriali indirizzati nel 1749 da Miche-
le Pinelli al cardinal Valenti Gonzaga e al rettore Argenvilliers per l’istituzione del
laboratorio di chimica in ASR, b. 87, Teatri Anatomici e cattedre, cc. 82 (Appendi-
ce, documento 1).

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 505

nazzi di una riforma attuata senza alcuna considerazione per le


istanze dei lettori, lettori presso i quali era evidentemente molto for-
te l’esempio delle innovazioni che si andavano attuando nei centri
italiani ed europei all’avanguardia della ricerca scientifica.
Inoltre, ed è ciò che qui principalmente interessa, la missiva del
Pozzi offre una traccia importante per ricostruire la fisionomia del
nucleo più antico del gabinetto fisico della Sapienza e, al tempo
stesso, per documentare appieno quell’interesse e quella competen-
za di monsignor Antonio Leprotti in materia di fisico-matematica
che emergevano già dalle lettere pubblicate da Marina Caffiero nel
suo pionieristico lavoro su Celestino Galiani 43.

3. Il nuovo gabinetto di fisica sperimentale


Accogliendo il suggerimento del Pozzi, nel marzo 1747 il ponte-
fice acquistava per 250 scudi dagli eredi testamentari le macchine
appartenute al gabinetto fisico del Leprotti, suo medico personale
scomparso nel gennaio 1746 44 e ne faceva perpetua ed irrevocabile
donazione all’Archiginnasio della Sapienza di Roma per «uso e co-
modo dello studio della Fisica sperimentale» 45. Non sorprende tro-

43
M. Caffiero, Scienza e politica a Roma in un carteggio di Celestino Galiani,
in Archivio della Società romana di Storia patria, 101, 1978, p. 311-344.
44
Secondo Renazzi, il Leprotti aveva avuto parte anche nella rinascita del-
l’orto medico. Egli, infatti, si era preoccupato di trovare il semplicista che si oc-
cupasse dell’orto botanico, secondo i desideri del pontefice. Lo aveva individuato
in certo Francesco Bertoldi da Padova, il quale era stato assunto in Sapienza con
lo stipendio di 7 scudi al mese (F. Renazzi, Storia dell’Università... cit., p. 220).
Sulla figura dell’archiatra pontificio, si vedano : E. Setti, Elogio storico di monsi-
gnor Antonio Leprotti, Carpi, 1806; F. Nicolini, Tre amici bolognesi di monsignor
Celestino Galiani : Benedetto XIV, il cardinale Davia, monsignor Leprotti, in Atti e
memorie della R. Deputazione di Storia patria per le province di Romagna, 4-6,
1930, p. 87-138; M. Caffiero, Scienza e politica... cit.; V. Ferrone, Scienza, natura
e religione. Mondo newtoniano e cultura italiana nel primo Settecento, Napoli 1982,
p. 103 e passim.
45
ARS, Università, b. 69, Teatri anatomici e cattedre, Copia autentica del-
l’instromento, col quale il Procuratore del Card.l Silvio Valenti Gonzaga [...] dona
ad alcuni Avvocati Concistoriali [...] tutte le Machine comperate dal medesimo
Pontefice dall’eredità di Monsignor Leprotti per uso della Cattedra di Fisica speri-
mentale (c. 35r e s., Appendice, documento 2). Gli eredi del Leprotti facevano
quietanza al procuratore del Valenti Gonzaga per la riscossione dei 250 scudi a
fronte delle macchine il 17 marzo 1747. Con un chirografo siglato il 17 luglio se-
guente, il pontefice incaricava il cardinal Valenti di fare irrevocabile donazione
in perpetuo delle macchine acquistate all’Archiginnasio della Sapienza «in cui
vogliamo, che sempre si ritengano, e si conservino per uso, e comodo dello Stu-
dio della Fisica sperimentale» (c. 36r). Fatto questo, il 7 agosto 1747 il Segretario
di Stato donava gli strumenti al collegio degli Avvocati Concistoriali nelle perso-
ne deputate di Tommaso Antamori, decano del collegio, di De Vecchis e Pirelli, i
quali «le medesime sei machine con tutti, o singoli loro annessi, come sopra do-
nati hanno per ora consegnati al Molto Rev. Pre Francesco Jacquier dell’Ordine

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506 FEDERICA FAVINO

vare il cardinale Silvio Valenti Gonzaga nel ruolo di mediatore della


transazione. Infatti, segretario di stato e in quel momento anche ca-
merlengo, il cardinal Valenti, allievo in gioventù di Celestino Galia-
ni, era rimasto sempre legato a questi e agli amici romani – tra i
quali proprio Antonio Leprotti – che avevano condiviso con Galiani
il programma dei cattolici illuminati per riannodare le fila del dialo-
go tra scienza moderna e cultura cattolica all’ombra del newtoniane-
simo e della teologia naturale. Più di recente, egli aveva svolto un
ruolo probabilmente determinante nel riorientare in asse con la po-
litica di Benedetto XIV la linea editoriale del Giornale de’ Letterati,
periodico che dal 1745 al 1746 aveva annoverato Antonio Leprotti tra
i più attivi redattori in materia di scienza 46. Già ai primi di agosto
del 1747, dunque, gli avvocati concistoriali potevano dare in custo-
dia al padre Jacquier un primo corredo per gli esperimenti che egli
era tenuto a compiere – dieci per volta – ogni due settimane di fron-
te ai suoi studenti presso il teatro anatomico dell’Archiginnasio.
È possibile ricostruire un’immagine piuttosto fedele del primo
teatro fisico della Sapienza sulla base delle informazioni fornite dal-
la quietanza dell’atto di acquisto 47, dall’atto di donazione e dal Cata-
logo manoscritto delle Machine destinate per l’uso della fisica speri-
mentale nell’Archiginnasio della Sapienza di Roma, redatto dal primo
macchinista e preparatore del gabinetto, l’abate Agostino Ruffo, al
momento di prendere in custodia gli strumenti, l’11 ottobre 1748 48.
Nel catalogo, per cominciare, sono ancora ben distinguibili le
sei «machine solide» – come le definiva il Ruffo – che costituivano il
nucleo della collezione di Leprotti, una collezione che, evidentemen-

di S. Francesco di Paola del Convento alla Santissima Trinità de’ Monti lettore
pubblico della Fisica sperimentale della Sapienza di Roma, quali detto Padre let-
tore promette di bene, e fedelmente conservare, e custodire, e di renderne buono,
e stretto conto al suddetto Ill.mo Collegio, ad ogni semplice, ed estragiudiciale ri-
chiesta di essi Ill.mi Sig.ri Avvocati Concistoriali» (ivi, c. 43r).
46
Per un profilo biografico del Valenti cfr. C. Todeschi, Elogio del Cardinale
Silvio Valenti Gonzaga dedicato alla Santità di N. S. P. Pio VI, Roma, 1776 e
L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VIII, Ro-
ma, Pagliani, 1794, p. 291-295. Per l’attività di diffusione del newtonianesimo
messa in atto dal Galiani di concerto anche con il Leprotti, il riferimento è ai cita-
ti lavori di M. Caffiero e V. Ferrone. Per l’attività del Leprotti in connessione con
quella di Galiani : F. Nicolini, Tre amici bolognesi... cit. Per il ruolo del Valenti
nel periodo di Giornale de’ letterati M. P. Donato, Gli «strumenti» della politica di
Benedetto XIV: il Giornale de’ Letterati (1742-1752), in Dimensioni e problemi della
ricerca storica, 1, 1997, p. 39-61.
47
Copia autentica dell’instromento, col quale il Procuratore del Card.l Silvio
Valenti Gonzaga [...] dona ad alcuni Avvocati Concistoriali [...] tutte le Machine
comperate, cit., in Appendice, documento 2.
48
Catalogo delle machine destinate per l’uso della Fisica sperimentale nell’ar-
chiginnasio della Sapienza di Roma l’anno 1748, in ASR, Università, b. 69, Teatri
anatomici e cattedre, cc. 45r e sgg. Cfr. Appendice, documento 3.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 507

te, doveva molto ai rapporti tra l’archiatra pontificio e il matematico


veneto Giovanni Poleni.
La prima delle macchine dell’eredità Leprotti era «una machina
di Boile fatta da Mossombroech con suo manubrio» 49. Non altri-
menti descritta, né in quello del 1748 né in alcuno dei cataloghi delle
macchine della Sapienza a questo successivi 50, ed oggi perduta, non-
dimento si ritiene – forse per somiglianza con la copia fatta costrui-
re nel 1820 circa da J. Newman di Londra per sostituirla – che la
macchina fosse una pompa pneumatica di ottone a due pistoni fab-
bricata da Peter van Musschenbroek nel 1720 sul modello ideato da
Francis Hauksbee ai primi del Settecento 51. In tal caso, la pompa do-
veva essere del tutto simile a quella che il Poleni aveva acquistato
per il suo «teatro di filosofia sperimentale» di Padova dal patrizio
veneto Cristino Martinelli ai primi del Settecento 52.
Nella quietanza degli eredi del Leprotti, di seguito alla macchina
di Boyle era menzionata una «macchina in legno per le forze centra-
li» 53. Della macchina per studiare gli effetti della forza centrifuga
esistevano in commercio a metà del XVIII secolo due modelli : quel-
lo descritto da Jean Antoine Nollet nelle sue Leçons de Physique Ex-
perimentale 54 di cui esiste un esemplare presso il Museo di Storia
della Scienza di Firenze 55, e il tipo descritto dal Gravesande nella
terza edizione dei Physices Elementa Mathematica Experimentis Con-
firmata 56. Quest’ultimo modello era stato recentemente riadattato

49
Copia autentica dell’instromento... cit., c. 37r, cfr. Appendice, documento 2.
50
Nel Catalogo delle Machine destinate per l’uso della Fisica Sperimentale nel-
l’Archiginnasio della Sapienza di Roma, redatto dal 1771 in avanti dal macchinista
Nicola Fagiuoli, la macchina era conservata in un armadio D, ed era così descrit-
ta : «Machina Pneumatica di Bojle fatta in Inghilterra custodita con sua armatu-
ra di legno di noce, e coperta di corame rosso. Seguono le cose spettanti alla me-
desima [...]» (ASR, b. 289, c.n.n.). Nell’Inventario redatto nel 1794, la macchina,
collocata nella stanza d’ingresso, era così descritta : «Una machina pneumatica
fatta da Musschenbrack inglese con sua coperta di corame e barometro» (Catalo-
go delle Machine destinate per l’uso della Fisica Sperimentale nell’Archiginnasio del-
la Sapienza di Roma esistenti nel teatro Fisico, conservato nel fondo manoscritti
del Museo di Fisica di Roma).
51
M. G. Ianniello, La storia dell’Istituto di Fisica della Sapienza attraverso le
sue collezioni di strumenti, Roma, 2003, p. 74-75.
52
Cfr. G. A. Salandrin, M. Pancino, Il «teatro» di filosofia sperimentale di
Giovanni Poleni, Padova, 1987, p. 149-150. L’apparecchio è visibile presso il sito
www.unipd.it/vallisneri/strumenti/18.html.
53
ASR, Copia autentica dell’instromento... cit., c. 37r (Appendice, documen-
to 2).
54
J.-A. Nollet, Leçons de Phisique expérimentale. Tome second, Parigi, Gue-
rin, 1745.
55
M. Miniati (a cura di), Museo di Storia della Scienza di Firenze. Catalogo,
Venezia, 1991, p. 290-291.
56
W. J.’s Gravesande, Physices elementa mathematica experimentis confirma-

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508 FEDERICA FAVINO

dal Poleni in un dispositivo particolarmente complesso che rappre-


sentava il gioiello del suo teatro 57, in modo da adattarvi anche gli ac-
cessori inventati dal Nollet.
Seguiva nella quietanza una «machina dell’invenzione del mar-
chese Poleni per dimostrare il moto dei nervi e dei muscoli del corpo
umano» 58. L’estensore dell’atto di donazione descriveva il dispositivo
come opera del «celebre» abate Ud, a noi altrimenti noto solo per
aver curato l’imballaggio e la spedizione a Bologna dei dispositivi ot-
tici appartenuti all’officina di Giuseppe Campani ed acquistati in
blocco nel 1742 da Benedetto XIV per l’Istituto delle Scienze 59. La
macchina si trovava descritta nelle due Epistolae indirizzate dal Pole-
ni a Guido Grandi ed edite a Padova nel 1724 in quarum altera propo-
nuntur nonnulla de causa motus musculorum 60 una copia delle quali,
pure, era compresa nell’eredità del medico.
Completavano l’acquisto una «machina agitatoria», ovvero una
«ruota per muovere in giro alcuni globi di cristallo» che serviva per
esperimenti relativi alla forza centrifuga dei fluidi, sia per il funziona-
mento di macchine elettrostatiche a strofinio; quattro specchi cilin-
drici convessi dotati di tavolette dipinte con figure mostruose per gli
esperimenti di «anamorfosi catottrica» e infine da una «machina per
le forze moventi» 61. È difficile dire con precisione a quale delle

ta sive introductio ad philosophiam newtonianam, Lugduni Batavorum, Verbeek,


17423, I, p. 153, art. 157.
57
G. A. Salandrin, M. Pancino, Il «teatro» di filosofia sperimentale... cit.,
p. 205-206.
58
ASR, Copia autentica dell’instromento... cit., c. 37r (Appendice, documen-
to 2).
59
S. Bedini, The Optical Workshop Equipment of Giuseppe Campani, in Jour-
nal of the History of Medecine and Allied Sciences, 16, 1961, p. 18-38, ora in Id.,
Science and Instruments in Seventeenth-Century Italy, Londra, 1994, p. 24-25.
60
Si tratta delle Epistolae duae ad Guidonem Grandium de Telluris forma, de
causa Motus Musculorum, et de Lunae defectu anni 1724, edite a Padova nel 1724.
Fino a questo momento non mi è stato possibile reperire alcuna copia dell’opera.
Quella catalogata nel fondo antico della Biblioteca Marciana è risultata purtrop-
po introvabile.
61
ASR, Copia autentica dell’instromento... cit., c. 37r (Appendice, documento
2). A questa macchina si potrebbe riferire la seguente descrizione riportata nel Ca-
talogo del 1771 : «Una machina rotatoria ad uso di torno con due globi di vetro,
uno armato sopra un cerchio di ferro di diametro circa un palmo, due fusi uno di
legno, il quale si copre con un globo di pasta, e l’altro di ferro dentato armato d’un
globo di pelle di crino per la forza centripeta, e centrifuga. Una tavoletta rotonda
armata con 7 tubi di vetro con viera d’ottone da piedi. Altra Machina rotatoria fat-
ta ad uso di tavolino di legno di noce con sopra altri due tavolini rotondi sostenuti
da 3 colonnette per ciascheduno con rota scannellata con 3 fusi di ferro. Due altre
rote di legno di noce di diametro circa due palmi, e *bd* armate con castello di filo
d’ottone con due carucule per ciascheduno, e due palle d’ebano nere, ed una d’ace-
ro di diametro circa oncie 3. Segue tre altre tavolette rotonde di diametro circa un
palmo con due palle d’ebano, ed una d’avorio di diametro circa un oncia e *bd*.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 509

macchine catalogate dal Ruffo si riferisse questa scarna indicazione


legale. La si potrebbe riferire con altrettanta verosimiglianza sia alla
«cassetta di legno per la misura delle forza vive» che sarebbe stata
collocata nel primo armadio del teatro insieme agli strumenti di
meccanica e di statica – questione, quella delle forze vive, nella qua-
le Poleni ebbe, come noto, una posizione fortemente innovativa 62 –
sia alla «machina del marchese Poleni per misurare i spazi che per-
corrono i gravi nel discendere». Che quest’ultimo dispositivo appar-
tenesse certamente al nucleo originario della collezione è documen-
tato in maniera incontrovertibile dalla lettera di accompagnamento
che Giovanni Poleni indirizzava il a monsignor Leprotti il 16 aprile
1745, lettera contenente le istruzioni per il montaggio di una mac-
china per misurare la velocità dei gravi cadenti del tutto simile a
quella costruita per sé 63. La stessa lettera documenta la provenienza
di due dei grandi tubi di cristallo – questi «per l’esperimento della
Piuma, che cade nello stesso tempo dell’oro, dentro al Vuoto» 64 – ca-
talogati tra il materiale proveniente dalla collezione Leprotti e presa
in custodia dagli avvocati concistoriali 65.
Queste ed altre macchine, sulle quali occorrerà indagare più a
fondo 66, venivano prese in consegna dal macchinista, l’abate verone-
se Agostino Ruffo, e conservate, sotto la sua custodia e responsabili-
tà, in una sala ad esse destinata al piano superiore dell’edificio della
Sapienza sul lato della chiesa di s. Giacomo degli Spagnoli.

4. La fisica tra didattica e spettacolo


Si trattava di un armamentario essenziale, 144 pezzi catalogati
contro i 400 del teatro di Poleni, che andrà comunque confrontato

Una riga di ferro armata con cannelli d’ottone per descrivere l’elissi tutto ciò spet-
tante alla detta Machina delle forze centrali» (ASR, b. 289, c.n.n.).
62
M. Pancino, De viribus vivi set mortuis, in G. A. Salandrin e M. Pancino, Il
«teatro»... cit., p. 79-117.
63
La lettera, conservata presso la Biblioteca Marciana di Venezia (mss. it.,
cl. X, 288 (= 6580), cc. 113-116) e già segnalata da Maria Pancino (Il «teatro» di fi-
losofia sperimentale... cit., p. 69n), è riprodotta integralmente in Appendice, do-
cumento 4. Insieme al dispositivo, come si vedrà, Poleni inviava al suo corrispon-
dente anche alcuni «naturalia» da aggiungere al suo museo.
64
Ibidem.
65
ASR, Università, b. 69, Teatri anatomici e cattedre, c. 35r e s., cfr. Appendi-
ce, documento 2.
66
La corrispondenza del medico pontificio esaminata fino ad ora consente
di documentare anche la presenza nella sua collezione di fisica di un pirometro,
acquistato a Parigi entro il 1743. Il 12 ottobre di quell’anno, infatti, Leprotti scri-
veva a monsignor Bottari che : «Io ho poi avuto il pirometro da Parigi, il quale è
una macchinetta assai semplice ed ingegnosa, e sensibilissima al lavoro della
fiamma attorno al metallo, che vi si applica per far prova della sua dilatazione»
(BANLCR, Ms. 1600, c. 72v).

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510 FEDERICA FAVINO

con la ricca collezione di nuovi strumenti di cui nel 1744 Benedet-


to XIV aveva autorizzato personalmente l’acquisto per le camere di
Fisica dell’Istituto delle Scienze di Bologna nell’ambito del progetto
di rilancio della produttività e del prestigio dell’Istituto 67. Questo ar-
mamentario fu comunque sufficiente – almeno nel breve periodo – a
richiamare numerosi gli studenti alle pubbliche lezioni di fisica e a
far sı̀ che le dimostrazioni bisettimanali di Jacquier nel teatro anato-
mico divenissero immediatamente un’attrazione per il pubblico di
curiosi affascinati, come dovunque, dagli aspetti spettacolari degli
esperimenti magnetici, elettrici e pneumatici. Già nel giugno del
1747, infatti, nel tirare le somme del primo anno di sperimentazione
in vista della riforma definitiva dell’università, il rettore pro tempore
Pirelli poteva annunciare al pontefice :
Soprattutto ha giovato infinitamente la somma beneficienza del-
la S.tà Vostra colla erezione della nuova cattedra di fisica esperimen-
tale quotidiana [...]. Poiché per la prima del fisico, dove che questa
Facoltà affatto non s’insegnava, ora il nuovo lettore ha una scuola di
sessanta scolari in circa; e negli esperimenti, che si fanno ogni 15
giorni nel Teatro anatomico colla machina pneumatica, e cogli altri
Instromenti generosamente donati dalla S.tà V.ra interviene una mol-
titudine di circa 150 persone ogni volta 68.
Pochi e tutti da studiare sono gli elementi che potranno consen-
tirci di analizzare in dettaglio il contenuto dell’insegnamento impar-
tito dal Jacquier dalla cattedre della Sapienza. Assenti le indicazioni
dei programmi sui rotuli, assai povero l’aspetto sperimentale dei
problemi di fisica particolare trattati dal Minimo nel manuale di
matematica e fisica redatto per i suoi allievi del Collegio Urbano di
Propaganda Fide 69 informazioni più dettagliate sulla natura degli
esperimenti svolti nel teatro anatomico nei singoli anni accademici
potranno essere desunte dai circostanziati elenchi degli acquisti e

67
Per una descrizione particolareggiata degli strumenti e delle vicende della
loro acquisizione cfr. S. Belli, Le «camere» di Fisica dell’Istituto delle Scienze di
Bologna (1711-1758), tesi di dottorato in Storia della Scienza, Università degli Stu-
di di Bari, a. a. 1993-94, in particolare p. 127-148, 168-175. Per la «riforma» del-
l’Accademia, divenuta esecutiva nel giugno 1745 : A. Angelini (a cura di), Anato-
mie accademiche. III. L’Istituto delle Scienze e l’Accademia, Bologna, 1993, p. 207-
238.
68
Rappresentanza del rettore della Sapienza... cit., c. 64r.
69
Si tratta delle Institutiones philosophicae, ad studia theologica potissimum
accomodatae, auctore Francisco Jacquier, voll. 5, tomi 4, Romae, Paliarini, 1759-
1762. Per le molte edizioni della fortunata opera cfr. A. M. Galluzzi, P. Francesco
Jacquier... cit., p. 49-50. Nell’edizione del 1778 (Venezia, Pezzana), quella «me-
glio stampata», l’opera è divisa in cinque tomi : I. Logica; II. Metaphysica;
III. pars I, Institutiones physicae; III. pars II, Physica particularis; IV. Ethica;
V. Elementa arithmeticae, algebrae et geometriae institutionibus physicis praemit-
tenda.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 511

dei restauri tenuti di anno in anno da Agostino Ruffo, conservatore


dei macchinari del gabinetto di fisica e preparatore ufficiale degli
esperimenti fin dalla sua istituzione 70.
Benché i fisici fossero ben consapevoli della differenza tra gli
esperimenti curiosi e quelli approntati per la didattica 71, quando la
didattica diveniva spettacolo gli esperimenti della Sapienza non
sfuggivano neppure ai redattori del Diario ordinario. Il 23 dicembre
del 1746, ad esempio, mentre il Jacquier compiva i suoi esperimenti
con la pompa ad aria, il Diario annotava l’arrivo a Roma di un tal
Bindeler di origine sassone il quale per tre giorni consecutivi aveva
tenuto nel teatro anatomico della Sapienza, con l’ausilio di una mac-
china di sua proprietà, pubbliche lezioni teoriche e sperimentali sul-
la forza elettrica sostenendo il contraddittorio del Jacquier 72. Alla

70
ASR, Università, b. 69, Teatri anatomici e cattedre, cc. 45r-69r (anni 1748-
1758). L’attività di macchinista di Agostino Ruffo è altrimenti documentata nella
cronaca cittadina. Il 4 settembre 1751 il Diario ordinario del Chracas registra :
«Avendo il Sig. Abbate Agostino Ruffo Veronese esperimentatore dell’Archiginna-
sio della Sapienza, terminato un quadrante di quattro palmi di raggio con tutti i
moti verticali, e coll’orizontale, con due cannocchiali uno fisso con due oggettivi,
e due micrometri, uno de’ quali serve a rappresentare gli oggetti in qualunque lo-
ro direzzione, e l’altro cannocchiale mobile inserviente alle operazioni orizontali,
di cui debbonsi servire i Padri Boskovich, e Mair per la nuova descrizzione dello
Stato Pontificio, è stato presentato dallo stesso a N. Sig., che glielo ha commesso,
alla presenza dell’Ecc.mo Valenti Segretario di Stato, facendo vedere loro tutti gli
usi, a’ quali può servire, di cui si compiacquero assai sia la S.tà Sua, che Sua
Em.za, attesa la diligenza, con cui è stato travagliato, e ha avuta una ben munifi-
ca ricognizione. Alcuni giorni dopo i Padri sudetti ne fecero le prove sul Torrione
dell’Em.mo predetto a Porta Pia, e lo trovarono di rara perfezzione, e ottimo riu-
scimento». Ad un primo esame, gli esperimenti che dovettero essere condotti da
Jacquier in Sapienza non sembrano trovare rispondenza nelle Institutiones Philo-
sophicae. Nel 1749, ad esempio, Ruffo registra interventi di manutenzione sulla
«machinetta per l’attracione» (ASR, Università, b. 69, Teatri anatomici e cattedre,
ad annum). Nelle Institutiones, i casi particolari di attrazione sono trattati nel ca-
pitolo III, quella «tra corpi duri alla luce del vulgatissimo esperimento del contat-
to tra due lamelle di vetro» (Institutiones... cit., III, p. 24-25). Ancora nel 1749
Ruffo fa riferimento all’uso di «un globo di cristallo, armato con cerchio di ferro
in maniera che mostra la forza centripeta composta, secondo le difese di Carte-
sio». Nella trattazione di Jacquier, la stessa forza è esemplificata in maniera asso-
lutamente elementare : «Virium centripetae et centrifugae exemplum praebet la-
pis funda circumactus; vis autem quae funem tendit, qua scilicet lais conatur re-
cedere a circumferential circuli descripti repraesentat vim centrifugam. Et
requidem ipsa, si manus lapidem deserat, statim lapis abit per tangentem circuli
antea descripti» (Institutiones... cit., tomo II, pars I, sectio I, cap. I, art. III,
p. 32).
71
P. Brenni, La funzione degli strumenti scientifici nella didattica fra Settecen-
to e Ottocento, in Studi settecenteschi, 18, 1998, p. 421-431.
72
Diario ordinario del 23 dicembre 1746 no 4589, p. 7 : «Pervenuto in questa
Dominante un Forastiere Sassone per nome Gio. Pietro Bindeler, e avendo dimo-
strato gli esperimenti della forza elettrica in alcuni Palazzi di questi eminentissi-
mi Sig.ri Cardinali, ha ciò mosso il desiderio a molti letterati di sentir parlare sul-

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512 FEDERICA FAVINO

metà di giugno del 1747, le lezioni di balistica offrivano occasione di


intrattenimento al pubblico di avvocati concistoriali, lettori e stu-
denti che il padre Minimo aveva riunito nel cortile della Sapienza
per assistere al getto «di alcune bombe vuote, né atte a danneggiare,
per vedere, e fermare il livello al tiro delle stesse» 73 eseguito, proba-
bilmente, con il mortaio in dotazione al gabinetto universitario 74.
Ancora nel 1763 le cronache cittadine ricordavano l’effetto che le
prime lezioni sperimentali di Jacquier sulle forze centrali aveva pro-
dotto sulle vendite dei ventilatori di Hales tra i romani 75.
Grazie ad un fortunato concorso di circostanze – un pontefice il-
luminato, un uomo di sua fiducia al rettorato con il quale poter agi-
re per una volta di concerto, un cancelliere/segretario di stato di for-
mazione newtoniana il quale, pur nemico personale dell’Argenvil-

la teorica di essi esperimenti, quale forma l’oggetto della ricerca di molte Univer-
sità d’Europa; onde con le preventive dovute licenze, gli fu permesso, per
maggior comodo de’ letterati medesimi, l’andare in questo Achiginnasio della Sa-
pienza, dove per tre giorni consecutivi, cioè domenica, lunedì, e martedì, sempre
il dopo pranzo, propose alcuni teoremi di elettricità, e dopo aver risposto il suo
sentimento ad alcune obbiezzioni fattele dal celebre padre Jacquier de’ Minimi,
lettore fisico sperimentale di detta università, cercò di provare colle dimostrazio-
ni l’assertiva delle proposizioni, che prima egli stesso aveva fatte; e per vedere, e
sentire tali cose vi fu gran concorso di persone di ogni rango più scelto». Se, co-
me sembra, quello di Bindeler era un gruppo itinerante, lo si potrebbe identifica-
re con quello di «alcuni sassoni viaggiatori» recanti, anch’essi, una macchina
elettrica e di passaggio a Firenze negli stessi anni, l’incontro con i quali fu deter-
minante nella conversione alla fisica di Carlo Alfonso Guadagni, primo lettore di
fisica sperimentale sulla nuova cattedra istituita a Pisa nel 1748 (S. Contardi, La
Casa di Salomone a Firenze. L’Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale
(1775-1801), Firenze, 2003, p. 9-10).
73
Diario ordinario del 17 giugno 1747 (no 4665) : «Sabbato mattina della pas-
sata nell’Archiginnasio della Sapienza, dopo aver fatta il P. Fr. Gio. Francesco da
Vitry dell’Ordine de’ Minimi della solita cattedra la sua lezzione della Fisica speri-
mentale, ne ordinò ancora l’esperimento in quel Cortile, il che seguì col gettarsi
alcune bombe vuote, né atte a danneggiare, per vedere, e fermare il livello al tiro
delle stesse, & a detta esperienza furono presenti alcuni Signori Avvocati Conci-
storiali, i Signori Lettori, e molte Persone, che si portano a studiare nello stesso
Archiginnasio».
74
Catalogo delle Machine destinate per l’uso della fisica sperimentale nell’archi-
ginnasio della Sapienza di Roma l’anno 1748 compare un «mortaro per le bombe
col suo carro» ed un «quadrante d’ottone per uso delle bombe» (ASR, Università,
b. 69, Teatri anatomici e cattedre, c. 46r, cfr. Appendice 3).
75
Diario di Roma del 10 settembre 1763, n. 7206, si annotava : «La macchina
portatile, detta Eolo, o sia ventilatore, di cui si parlò la settimana passata, fu da
molti anni inventata dai Signori Hales et Desquillier, ed è conosciuta da per tut-
to, e venduta in Roma per fin dal primo anno, che il celebre Padre Jacquier de’
Minimi fece gli esperimenti in Sapienza» (il passo è ricordato da A. M. Galluzzi,
P. Francesco Jacquier... cit., p. 40n). Anche in questo caso, nel gabinetto fisico
della Sapienza troviamo registrato un «ventilatore del Sig.re Hales col suo mo-
dello in piccolo» (ASR, Università, b. 69, c. 46r, cfr. Appendice 3).

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 513

liers o forse proprio per questo, operava dall’esterno per lasciare


anche il suo segno sulle trasformazioni in corso – anche Roma aveva
potuto avviare una «riforma» che avrebbe voluto portare l’organiz-
zazione della didattica scientifica del suo ateneo al livello della me-
dia delle altre università italiane. Una «riforma» avviata non tanto,
come avrebbe voluto il Renazzi 76, per venire incontro ai problemi
dello sviluppo delle manifatture e dell’economia, quanto per creare
le competenze necessarie ai bisogni dello Stato pontificio nell’ambi-
to della cartografia, della topografia, dei calcoli geodetici, dell’inge-
gneria idraulica o della statica degli edifici cittadini 77.
Tuttavia, a causa soprattutto della forte concorrenza mossa al-
l’Archiginnasio dalle scuole religiose, ma certamente anche per la
mancanza di una sostenuta domanda di conoscenze tecnologiche da
parte della società, la «grande» riforma scientifica lambertiana non
produsse gli effetti desiderati, quegli effetti che, altrove, sarebbero
stati ottenuti nel secondo Settecento solo attraverso la laicizzazione
e centralizzazione dell’istruzione pubblica 78. Di sicuro quei prov-
vedimenti non risolsero il problema della scarsa affluenza dei giova-
ni all’università. Grazie ai registri delle immatricolazioni, puntual-
mente redatti a partire dal 1735, sappiamo infatti che già intorno
agli anni Sessanta «la facoltà di giurisprudenza continuava, come
per il passato, ad essere molto più frequentata delle altre e che, co-
munque, l’università di Roma non aveva avuto [...] un apprezzabile
incremento delle iscrizioni nelle materie scientifiche» 79. Quelle ma-
terie che pure avevano costituito l’oggetto del particolare interesse
di Benedetto XIV se non la ragione ultima della «grande» riforma
settecentesca della Sapienza.

Federica FAVINO

76
F. Renazzi, Storia dell’Università... cit., p. 277.
77
F. Venturi, Settecento riformatore. I. Da Muratori a Beccaria, Torino, 19982,
p. 113-114.
78
Per cui cfr. M. Roggero, Professori e studenti nelle università tra crisi e rifor-
me, in C. Vivanti (a cura di), Storia d’Italia. Annali. IV. Intellettuali e potere, Tori-
no, 1981, p. 1068-1081; E. Brambilla, Università, scuole e professioni... cit., p. 166-
189. Utili indicazioni in contesto in G. Barsanti, V. Becagli, R. Pasta (a cura di),
La politica della scienza... cit., passim.
79
M. R. Di Simone, L’università romana nel Settecento... cit., p. 146.

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APPENDICE

DOCUMENTO 1

Eminentissimo e Reverendissimo Signore


Michele Pinelli1, oratore umilissimo, riverentemente espone all’E.V. che
avendo notato lo zelo e vigilanza con cui nel governo della Sapienza sotto i
gloriosi auspicij di Nostro Signore si promuovono le scienze, e specialmente
la vera cognizione della medicina colla nuova cattedra di filosofia esperi-
mentale dalla quale la retta maniera del medicar può acquistar quei nuovi
lumi che per prima qui in Roma mancavano alli studenti, ed avendo consi-
derato che per ottener questo fine infinitamente gioverebbe seguir l’esempio
degli Oltramontani in altro punto molto necessario, perciò propone.
L’erezione d’un pubblico laboratorio in quella guisa, che si pratica in
Parigi 2, Germania, Inghilterra ed Olanda, quelle lasciateci dal Boerave, che
hanno illustrata con i loro scritti la medicina sollievo di tante intere nazioni
d’Europa, che godano delle loro scoverte.
Dalla qual erezione restarebbero i giovani istruiti de principij compo-
nenti d’ogni parte interna, ed esterna de’ corpi per avere la vera cognizione
di tutte le malattie. In oltre vederan con gli occhi proprij preparare i medica-
menti chimici, de quali ora la medicina fa tant’uso, e vedranno per mezzo
delle loro analisi i loro veri principij, onde sapranno poi, e distingueranno le
preparazioni vere dalle false, ordinarli nella giusta dose, ed adattarli nel-
l’infermità, oltre ai gran lumi, che acquisteranno dall’aura di qualunque su-
blunar corpo, e specialmente de commestibili per la conservazione de corpi,
e per la loro giusta cura.
Colle quali cose non solo potranno aversi valenti medici, ma ottimi spe-
dali, ove che ora poche sono le spezierie, dove tali medicamenti si prepara-
no, onde gli speziali sono obbligati a comprarne le preparazioni per lo più

1
Michele Pinelli era farmacista ed esercitava la sua attività in una bottega
posta accanto alla sua abitazione, sita in Piazza delle Dogane. Egli aveva preso in
affitto la bottega, a cominciare dall’anno 1709, dal Collegio Romano in cambio di
un affitto di 115 scudi da pagarsi sotto forma di medicinali che lo speziale dispen-
sava ai sacerdoti, ai convittori e agli alunni. Nel 1751, la gestione dei conti aveva
visto il Pinelli e il Seminario Romano fronteggiarsi in una causa importante, per
la quale ci si era appellati finanche al Tribunale del Sant’Uffizio. La documenta-
zione relativa alla causa si trova in ASR, Camerale III, b. 2052, fascicolo 15. Devo
la segnalazione del documento alla dottoressa Luisa Falchi dell’Archivio di Stato
di Roma, che ringrazio.
2
Nella minuta, Pinelli fa riferimento anche alle memorie dell’Accademia del-
le scienze lasciateci dal Lemery (ivi, c. 86r).

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 515

nelle fiere a buon prezzo, dal che son nati infiniti disordini, e specialmente
le spezierie dello stato, come l’autore farà toccar con mano.
Per tanto l’oratore sudetto per impiegarsi in beneficio del pubblico offe-
risce la sua opera, e quella poca perizia, che in tant’anni di sua professione ha
acquistato purché gli si conceda un sito, dove gli sia permesso di eriggere un
publico lavoratorio con tutti gl’istrumenti necessari per una distilleria, che
colle sue mani saranno dal medesimo costrutti. Offerendosi di dar luogo a
giovani che vogliono istruirsi in quest’arte, che è cotanto necessaria e utile al-
la repubblica, il qual sito facilmente si potrà dare, come l’oratore suggeriti a
voce quando VS Ill.ma si degni sentirlo. Come si vede chiaramente dalle
stampe de medici oltramontani, i quali per esser istruiti in somiglianti pubbli-
ci lavoratorij han tanto migliorata, ed accresciuta la medica facoltà.

[ASR, b. 87 : Teatri anatomici e cattedre, cc. 82-83. Altra copia, del tutto
identica, indirizzata al Rettore, alle cc. 84-85. Alle cc. 86-88, la minuta
di tale memoriale].

DOCUMENTO 2

Copia autentica dell’instromento, col quale il Procuratore de Card.l Silvio


Valenti Gonzaga Segretario di Stato, e Camerlengo in esecuzione di un
chirografo di Benedetto XIV dei 27 luglio al medesimo cardinale diretto, e nel-
l’Instromento riportato dona ad alcuni Avvocati Concistoriali deputati dal Col-
legio a stipolare per la Sapienza tutte le Machine comperate dal medesimo Pon-
tefice dall’eredità di Monsignor Leprotti per uso della Cattedra di Fisica speri-
mentale.

In nomine Domini Amen


Praesenti publico Instrumento cunctis ubique pateat evidentett notum-
que sit, quod anno a Salutifera domini Nostri Jesu Christi Nativitate millesi-
mo septingentesimo quadragesimo septimo Indictione Decima, die vero sep-
tima Mensis Augusti Pontificatus autem sanctissimi in eodem Christo Patris,
et Domini nostri domini Benedicti Divina providentia Papae XIV, anno eius
septimo. Avendo L’Em.mo e Rev.mo Sig.r Cardinale Valenti Segretario di Sta-
to, e della Santa Romana Chiesa Camerlengo di special Commissione datale
dalla Santità di Nostro Signor Papa Benedetto XIV felicemente regnante, ac-
quistate dall’eredità del fu Monsignor Leprotti sei machine, e suoi annessi per
lo studio della Fisica sperimentale, per il prezzo di scudi Ducentocinquanta
già sborsati, come dalla ricevuta apposta a piè della nota di esse Machine, che
originalmente si /consegna a Me segretario del tenore seguente : «Nota delle
Machine per lo studio della Fisica sperimentale, comprate dall’eredità del fu
Monsignor Leprotti per ordine di Nostro Signore Papa Benedetto XIV felice-
mente regnante : I. Machina Pneumatica fatta da Moschebroek con cam-
pane, globi, e cilindri di cristallo, e vari pezzi di ottone lavorati, il tutto per uso
di detta Machina; II) Machina per le forze centrali; III) Machina per le forze
moventi; IV) Machina agitatoria, osia ruota per muovere in giro alcuni globi
di cristallo; V) Machina dell’invenzione del Marchese Poleni per dimostrare il
moto de’ nervi, e muscoli del corpo umano; VI) Quattro cilindri di cristallo

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516 FEDERICA FAVINO

con alcune tavolette di legno per servire agli esperimenti della Luce». Noi sot-
toscritti abbiamo ricevuto dall’Em.mo Sig.r Cardinale Silvio Valenti Segreta-
rio di Stato di Nostro Signore, e Camerlengo di S. Chiesa, per le mani però
dell’Abate Cosimi suo/ Famigliare scudi duecento cinquanta moneta di Paoli
dieci per prezzo delle sopranominate Machine. Quindi è, che colla presente
ricevuta, sottoscritta di nostro proprio pugno gliene facciamo quietanza nella
più ampia forma dalla Reverenda Camera Apostolica. Roma questo dı̀ 17
marzo 1747. Giuseppe Livizzani esecutore Testamentario; Antonio Presi Ese-
cutore Testamentario; ed avendo Sua Santità disposto delle medesime, e con
suo special chirografo segnato li 17 luglio prossimo passato ordinato al pre-
detto E.mo Sig.r Card.l Valenti, che ne faccia a favore dell’Archiginnasio della
Sapienza di Roma per atto di mera liberalità della Santità Sua perpetua, ed ir-
revocabile donazione, che dicesi fare tra vivi ad oggetto, che in detto Archi-
ginnasio sempre vengano ritenute, e custodite per uso, e comodo dello studio
della Fisica sperimentale. Quindi è che : «L’Illmo Sig.r Abbate Antonio Cosi-
mi figliuolo della bo. me. Gio. /Battista da Fermo a me segretario cognito fa-
miliare, ed in questa parte procuratore specialmente costituito dal prelodato
Em.mo et R.mo Sig.r Cardinale Valenti, come apparisce in calce del citato
Pontificio Chirografo [...] Vi ordiniamo [il Papa] che in nome nostro doniate,
siccome noi di nostra mera liberalità doniamo per titolo di donazione irrevo-
cabile, che si fa, e si dice fare tra vivi in perpetuo le suddette numero sei ma-
chine con tutti, e singoli loro instromenti annessi, e connessi all’Archiginna-
sio della Sapienza di Roma, in cui vogliamo, che sempre si ritengano, e si
conservino per uso, e comodo dello studio della fisica sperimentale, e sopra di
ciò, colla precedente esatta descrizione ne stipolarete il necessario instro-
mento colle solite clausole, e ne farete seguire l’effettiva consegna [...]».
Segue strumento di donazione di Valenti alla Sapienza, nelle persone di
Tommaso Antamori decano degli Avvocati Concistoriali e Niccolò Maria de
Vecchis, dell’Uditore e Rettore Argenvilliers sostituito nell’esercizio di essa
carica da Filippo M. Pirelli altro Avvocato Concistoriale «a questo preciso
atto coadunati come deputati per decreto dell’Ill.mo Collegio emanato li 5
Agosto corrente, al qual presenti, ed accettanti per numero [c. 38v], Sei ma-
chine per lo studio della fisica sperimentale comprate dall’eredità del fu
Monsignor Leprotti colli loro annessi minutamente descritti nell’Inventario,
che parimente si consegna a me segretario del tenore seguente : «Inventario
di tutti gl’instromenti e machine della Sapienza per la fisica esperimentale –
Una machina del Boile d’ottone fatta da Mossombroech con suo manubrio;
quattro chiavi di ottone per svitare li pezzi della machina; due pezzi di dente
per il piatto della machina, uno grande, e l’altro piccolo; mercurio per il ba-
rometro di detta machina circa due libbre; un piatto d’ottone sbucato di dia-
metro circa sette oncie, per mettervi la molla per la distesa de’ gravi nel voto;
altro piatto d’ottone sbucato come sopra di diametro circa oncie cinque; la
molla per la distesa de’ gravi nel voto, pure di ottone; tre rubini d’ottone; tre
vite d’ottone per la machina; due emisferi d’ottone di Magdeburgo; / un can-
nello d’ottone lungo oncie cinque, di diametro circa oncie tre per far rom-
pere le lastre di vetro dalla gravità dell’aria; due cannelli d’ottone uno lungo
circa sei oncie, l’altro un palmo, e mezzo di diametro circa mezz’oncia con
sue vite per invitare sopra della machina per impedire l’ingresso de’ fluidi;
una piccola molletta di filo d’ottone; una siringa d’ottone lunga circa un pal-

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 517

mo, di diametro circa un’oncia con suo cannello, che si vita; due cubi d’ot-
tone, uno tutto pieno, e l’altro voto, e empito da cubo di legno, con pometto
d’ottone; un istromento d’ottone fatto a telaro quadro, con suoi piedi, pure
d’ottone, della grandezza circa due oncie; un orologio d’ottone composto di
due cerchi di diametro circa oncie cinque; una bilancia per il voto, con due
pesi uno di cera l’altro di piombo un piede da manometro di piombo con
lastra d’ottone, e mola per reggerlo; un piccolo campanello di ottone, con
piede di piombo /per la differenza del suono nel voto; un siffone di rame,
con sua vite per invitare sopra la machina lungo circa tre palmi; un piano
d’ottone ovale lungo un palmo, e mezzo per la machina, con due pezzi di
pelle di dante; un fodero d’ottone lungo circa tre palmi, con un picciolo
sportello con lastra di vetro; una paletta d’avorio sbucata; un cilindro di lat-
ta con suo imbottatore dentro, ed altro cannello di latta; una siringa d’ottone
lunga un palmo, di diametro oncie due con suo fodero di pelle; un quattro-
piedi di legno, con sopra un telaro d’ottone per sospendere fluidi nel voto;
due vite da legno di ferro con suo cacciavite; una picciola tazza di piombo;
un picciolo cannello di piombo con buchi; un pezzo d’ottone con una co-
lonnetta nel mezzo, e tre vite per metterla perpendicolare; un pezzetto di ca-
nale d’ottone, con due tagli laterali delineati; sette pezzetti d’ottone da adat-
tarsi alle sue parti. Machine di legno : la machina del Sig. Marchese Poleni
per la forza dei muscoli fatta /dall’ingegnosissimo Sig. Abbate Ud completa
con tutte le sue parti. Altra Machina del Sig. Marchese Polleni per misurare i
spazi che percorrono i gravi nel discendere; un trepiedi lungo circa sette pal-
mi, con sua bilancia per li emisferi di Magdeburgo; una piccola machina di
noce con linea parabolica di ottone con tre anelli per la linea inversa, che
descrivono i gravi; due cochlee di pero alte circa tre palmi fatte secondo il
Gravesan fermate sopra d’una tavola una per la forza orizontale, l’altra per
la forza delle traglie; altra cochlea di pero dell’altezza come sopra, pure se-
condo il Gravesan, con quattro cochlee per la forza divisa; il modello del cas-
tello, che fu fatto in Londra per alzare la facciata di San Paolo; un telaio per
montare due prismi; altri quattro telari per regolare il lume di detti prismi;
più altre due tavolette, con in una due lastre d’ottone, e una nell’altra pure
per regolare il lume; Più altro pezzetto di tavola con /due vite di ferro; una
piccola leva, con due pesi di piombo, uno grande l’altro piccolo; tre piccoli
anelli di legno uno entro l’altro; quattro tazze di differente legno per la filtre-
cione de’ liquori; una piccola tazza di legno con una rotella sbuciata; una
machina agitatoria con due pezzi di ellicino torniti per sostenere globi; un
semicerchio di filo di ferro con base di legno per la tensione de’ fili; Machine
vitree : una campana aperta di cristallo d’Inghilterra alta un palmo, e mezzo,
diametro circa un palmo; altra campana aperta dello stesso cristallo alta un
palmo, diametro oncie tre; tre campane aperte dello stesso cristallo alte cir-
ca un palmo diametro circa oncie tre; una campana lunga circa sette palmi,
di cristallo come sopra, e di diametro circa sei oncie, composta di tre pezzi
nella sua cassa di abete, e con il suo telaro di noce per reggerla sopra la Ma-
china. Un cilindro / di cristallo come sopra lungo un palmo, e mezzo di dia-
metro circa due oncie. Una piccola campana di cristallo di Roma, aperta,
che serve anche per maneggiare il mercurio, con suo cerchio di legno scorni-
ciato; una campana chiusa di diametro circa oncie sei, alta circa due palmi
di cristallo d’Inghilterra; altra campana chiusa, alta un palmo, diametro cir-

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518 FEDERICA FAVINO

ca oncie sei, dello stesso cristallo; altra campana dello stesso cristallo cilin-
drale alta un palmo, diametro oncie tre; due campane chiuse lunghe circa
un plamo, diametro oncie quattro dello stesso cristallo; sei picciole campane
chiuse, tre di cristallo, tre di cristallo di Roma, alte circa otto oncie, e di dia-
metro circa sette in otto oncie, e diametro circa sette in otto oncie di cristal-
lo di Inghilterra; un vaso di cristallo d’Inghilterra alto circa /oncie cinque, di
diametro oncie otto. Altro vaso di cristallo di Roma alto circa dieci once, di
diametro circa oncie cinque; li quattro elementi : un termometro senza la ta-
voletta; un manometro senza piede; un globo elettrico di circa un palmo di
diametro con suo rubino per estraere l’aria, e dall’altra parte la fascetta d’ot-
tone ancora per il centro; altro globo elettrico pure sferico, di circa oncie
dieci di diametro, ingrostato al di dentro di cera Spagna. Altro tubo ellettri-
co di circa nove oncie di diametro. Due siffoni, che sempre stano carichi; al-
tri tre sifoni col prispino di sopra; altri due sifoni ordinari; altro sifone colle
due palle; livelli d’acqua tre; sei pesaliquidi; cinque eolipile, due schizzetti,
altri due pesaliquidi colle migliarole; sei caraffette di rarefacione; un imbot-
totorino; una scatola con circa trenta lacrime; soffioni diecinove due bocie
col collo lungo, ed altra boccia al di sopra con anelli di legno rinchiusi; un
manometro, due bicchieri a siffone; due fontane di compressione, una eoli-
pila grande; un cannello conico per la machina alto oncie cinque di diame-
tro due; una fontana di rarefacione con suo piede; una fontana d’Aron con
suo piede; un barometro per il vacuo; un barometro elettrico per il vacuo di
lunghezza circa tre palmi. Altri quattro tubi elettrici lunghi circa tre palmi,
con sue borse di pelle; due globetti con l’asce prolungate; una boccetta per la
pioggia del Mercurio, con suo boccaglio d’ottone; una caraffetta. Qui termi-
nano le machine di monsignor Leprotti. Vi sono due credenze di abeto tinte
color di noce per collocare tutti li vetri colli sportelli di tela bianca, Si ag-
giunge un libro intitolato Johannis Poleni ad R.mum Abbatem D. Guidonem
Grandum Epistolae duae, in quarum altera /proponuntur nonnulla de causa
motus musculorum, datum Patavii anno 1724 [...]. [c. 42v] Quali machine,
ed annessi come sopra donati detti Ill.mi Sig.ri Avvocati Concistoriali hanno
dichiarato, e dichiarano averle già avute e ricevute prima della stipolazione
del presente instromento, e quelle presentemente ritenere, e conservare in
una delle stanze dell’anzidetto Archiginnasio della Sapienza donatario, delle
quali quando faccia di bisogno, ne hanno fatto, e ne fanno quietanza finale
in forma in ogni miglior modo. La presente donazione poi il suddetto signor
Abbate Cosimi nel nome come sopra promette, e si obbliga in alcun futuro
tempo mai revocare [...] E salve le cose suddette, li prelodati Signori Av-
vocati Concistoriali ne’ nomi come sopra /le medesime sei machine con tutti,
o singoli loro annessi, come sopra donati hanno per ora consegnati al Molto
Rev. Pre Francesco Jacquier dell’Ordine di S. Francesco di Paola del
Convento alla Santissima Trinità de’ Monti lettore pubblico della Fisica spe-
rimentale della Sapienza di Roma, quali detto Padre lettore promette di
bene, e fedelmente conservare, e custodire, e di renderne buono, e stretto
conto al suddetto Ill.mo Collegio, ad ogni semplice, ed estragiudiciale ri-
chiesta di essi Ill.mi Sig.ri Avvocati Concistoriali, perché cosı̀ e non altri-
mente [...]».

[ASR, Università, b. 69, Teatri anatomici e cattedre, cc. 35r e sgg.]

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 519

DOCUMENTO 3

Catalogo delle Machine destinate per l’uso della Fisica sperimentale nell’ar-
chiginnasio della Sapienza di Roma l’anno 1748

Meccanica, e statica Armario 1. Verso la finestra

Ordine primo
1. Machina per la scesa dei gravi nelli piani inclinati M.N.
2. Machina fatta in Inghilterra per alzare la facciata di una chiesa M.V.
3. Machina per misurare la forza del cuneo e delle trochlee M.V.
4. Machina per misurare la forza delle trochlee M.V.
5. Machina per dimostrare l’uguaglianza del tempo nella caduta per la
corda del cerchio M.N.
6. Machina circolare per misurare l’urto delli corpi M.N.

Ordine 2o
7. Spira d’Archimede fatta d’ottone
8. Altra spira d’Archimede fatta di legno con due palle d’avorio M.N.
9. Torretta di legno per far vedere la stabilità de’ corpi quando la linea
di direzzione non cade fuori della base;
10. Cono doppio con un piano inclinato per dimostrare la discesa del
centro di gravità;
11. Cono doppio con la sua cassetta d’ottone M.V.
12. Altro cubo di legno con la sua cassetta d’ottone M.V.
13. Machina per misurare la forza della leva semplice e composta M.V.
14. Machina per misurare la forza della leva semplice M.V.
15. Trochlee composte con le loro corde M.N.
16. Machina di ferro per il moto composto M.N.

Ordine 3o
17. Machina del Marchese Poleni per misurare il tempo della scesa de’
gravi il Piede della detta Machina è nuovo M.V.
18. Cassetta di legno per la misura delle forze vive M.N.
19. Machina delle forze centrali M.N.
20. Mortaro per le bombe col suo carro, il quale sta sopra l’Armario M. N.
21. Quadrante d’ottone per uso delle bombe
22. Ventilatore del Sig.re Hales col suo modello in piccolo M. N.

Mechanica, Statica, Hydrostatica


Armario 2o

Ordine 1o
23. Piatto d’ottone per uso della Machina pneumatica M.V.
24. Pezzo d’ottone avanzo di qualche machina M.V.
25. Altro pezzo d’ottone colle sue divisioni avanzo di qualche machina
M.V.

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520 FEDERICA FAVINO

26. Nove recipienti di vetro di varie grandezza M.V.

Ordine 2o
28. Cannello di vetro per la gravità dell’aria M.V.
29. Due bicchieri col mercurio M.N.
30. Bilancie per il peso dei corpi del moto M.V.
31. Nove fontane di diverse sorti M.V.
32. Cinque sifoni di diverse sorti M.V.
33. Tubi diversamente inclinati per il livello dei fluidi M.V.
34. Sifone ricurvo per il livello dei fluidi M.V.
35. Tre fiaschetti di vetro con un tubo aggiuntovi a lato M.V.
36. Bilancia Hydrostatica M.V.
37. Due fiaschetti per far li fosfori di mercurio nel voto M.V.
39. Tre tubetti di acqua nel voto M.V.
40. Un fosforo di mercurio M.V.
41. Un manometro M.V.
42. Piede di manometro di piombo M.V.
43. Machinetta d’ottone per la forza d’attrazione M.V.
44. Machinetta d’ottone, alla quale è attaccato un fiaschetto
45. Due Manometri senza piede M.N.
46. Scatola continente 18 tubetti di vetro per uso di varie esperienze M.V.
47. Dieciotto tubi di Bologna li quali devono rompersi nell’esperienza
M.V.
48. Scatola continente 12 pezzetti di vetro con una Palla d’avorio M.V.
49. Altra scatola continente varie ampolline da scoppiarsi nel fuoco
M.V.

Ordine 3o
50. Due fontane una di compressione l’altra di rarefazione M.V.
51. Machina pneumatica con una scatola di ferri per uso della medesi-
ma con la coperta di corame rosso M.V.
52. Campane per la scesa de gravi nel voto con la sua cassa di legno
M.V.
Hijdrostatica, Hijdraulica, Arometria, Optica

Armario 3o
Ordine 1o
53. Sfera di rame per il peso dell’aria M. N.
54. Piombi con vessiche per far vedere la forza delle vessiche gonfiate
M. N.
55. Gabbia per uso della machina pneumatica M.V.
56. Campanella per il suono nel voto M.V.
57. Due coni inversi per li sperimenti dei colori M. N.
58. Machinetta d’ottone col suo piede di legno M.V.
59. Tubo di vetro, o sia sajoli M. N.
60. Recipiente di vetro incastrato di legno M.V.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 521

Ordine 2o
61. Dieci recipienti di vetro per uso della Machina pneumatica M.V.
62. Due fontane di compressione M.V.
63. Due fiaschetti per li Fosfori nel voto M.V.
64. Quattro pezzi di Legno per la filtrazione dei liquori M.V.
65. Sei bicchieri di vetro M.N.
66. Quattro sifoni, dei quali due sono nuovi M.N.
67. Bocca d’ottone per un recipiente M.V.
68. Tazza di piombo con un pezzetto d’ottone M.V.
69. Li Hemisferi di Magdeburgo M.V.
70. Cannello d’ottone per la compressione dell’aria M.V.
71. Due siringhe per la gravità specifica dei corpi
72. Scatola continente diversi pezzetti d’ottone
73. Fontana d’Herone M.N.
74. Altra fontana M.V.
75. Due fontane di compressione M.V.
76. Eolipila M.V.
77. Due sifoni M.V.
78. Spira d’Archimede di vetro M.N.
79. Fosforo di Mercurio M.N.
80. Li quattro elementi M.V.
81. Tubo lungo per uso della machina pneumatica M.V.
82. Vetri per far vedere l’attrazione dei fluidi M.N.
84. Molla per la caduta de’ gravi attaccata al piatto M.V.
85. Machina di compressione, o sia siringa fatta d’ottone
86. Altra machina di compressione, cioè siringa parimente d’ottone
M.V.
87. Orologio solare fatto d’ottone M.V.
88. Machinetta di metallo armata d’una punta M.V.

Ordine 3o
89. Trepiede per la bilancia di legno ad uso dell’Hemisferi di Mag-
deburgo M.V.
90. Telaro per uno della scesa de’ gravi nel voto M.V.
92. Due vascelli del Bernulio M.N.
93. Cassa di legno per uso dei Vascelli sta sopra l’armario M.N.
94. Tromba estinguente gl’incendi M.N.
95. Sifone anatomico M.N.

Meccanica, Optica, Musica, Elettrica

Armario 4o
Ordine 1o
96. Instromento a corda per li diversi tuoni di musica M.N.
97. Higrometro M.V.
98. Chorista per accordo dell’Instromenti M.N.
99. Due tavolette per gl’esperimenti delli colori M.V.
100. Altra tavoletta per li medesimi esperimenti M.V.

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522 FEDERICA FAVINO

Ordine 2o

101. Due prismi d’Inghilterra M.V.


102. Tre tavolette per uso delli prismi M.V.
103. Una lente con suo piede di legno M.N.
104. Fettuccie di diversi colori per gl’esperimenti della luce M.V.
105. Scatola con due Prismi di Venezia M.V.
106. Machina per la forza centrifuga M.N.
107. Sfera di vetro per l’Iride M.N.
108. Tubi elettrici colla fodera di pelle M.V.
109. Altri due tubi elettrici dentro la medesima fodera M.V.
110. Sfera elettrica M.V.
111. Sfera elettrica incrostata di cera di Spagna M.V.
112. Sfera per la forza centrifuga M.N.
113. Sfera piccola armata d’ottone M.V.

Ordine 3o

117. Monocordo M.N.


118. Machina elettrica (poi rifatta ed astratta questa vechia)
119. Cinque piombi per le corde musiche M.N.
120. Trombe parlante M.N.
121. Piede di cannocchiale M.N.

Ordine 4o

Meccanica, Optica, Sfera

Armario 5o

Ordine 1o

122. Due globi, e due sfere armillari M.N.


123. Cilindro di latta M.V.
124. Machina per le eclissi M.N.

Ordine 2o

125. Sette specchi sferici, e cilindrici M.N.


126. Due alberi di Diana M.N.
127. Microscopio M.N.
128. Pezzi di vetro dentro una scatola di metalli per gli esperimenti so-
pra la diafanicità M.N.
129. Tubo di vetro con diversi pezzi di legno M.V.
130. Occhio artifiziale M.N.
131. Quattro pezzetti di metallo
132. Sfera colorita per gli esperimenti della luce M.N.
133. Machinetta per la forza elastica M.V.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 523

Ordine 3o
134. Machina per l’azione de’ muscoli del Sig.r Marchese Poleni M.V.
135. Camera optica M.N.
136. Banco per uso della camera optica M.N.
137. Scabelletto per l’esperimento de’ colori M.N.
138. Ci sono di più due armarj voti M.V.
139. Fuori degl’Armarij ci sono tre telai, con un piede M.N.
140. Un tubo di Pascalio
141. Due barometri e due Thermometri M.N.
142. Una machina agitatoria M.V.
143. Il tavolino di noce con suo cassettino chiave, e serratura, che serve
per il lettore dei giorni, che si fano esperienze M.N.
144. Dieci tavole anatomiche dipinte con biacca a olio, e cornici attorno
turchine lumegiate di bianco M.N.
145. Scheletri quattordici di piante, ed alberi M.N.
146. Tre scale una stabile di due gradini, e l’altre a pioli
147. Tre chiavi una dell’antiporta, una della stanza, e l’altra delli creden-
zoni
148. Mercurio libbre sette incirca
149. Machina sistema copernicano, con suoi movimenti d’ottone

Io sotto scritto dichiaro d’haver ricevuto in consegna le machine, ed altri


instrumenti notati nel presente inventario con riportarmi intorno alli piccoli
pezzi, che per brevità non si sono descritti nel presente inventario in tutto, e
per tutto come stanno descritti nell’instromento di donazione fatta a N.ro
Sig.re Benedetto XIV delle machine di Monsignor Leprotti, ed alli miei conti
dati sino a quatro giorni, e con obbligarmi di custodirle fedelmente e mante-
nerle sempre in ottimo stato, e di non estrarle dal Ven. Archiginnasio della
Sapienza ne in tutto, ne in parte senza espressa licenza in scritto di Mons.re
Ill.mo e Rev.mo Rettore pro tempore della medesima, e di renderle ad ogni
sua richiesta esatto conto. Dichiarando però di non esser tenuto riguardo alli
vetri per quelli, che potranno rompersi accidentalmente in occasione degl’e-
sperimenti, o del trasporto per gli esperimenti medesimi, ed in quanto alle
machine solide di non esser tenuto alla loro deteriorazione naturale. Io Agos-
tino Ruffo Machinista come sopra manu propria. Questo dı̀ 11 ottobre 1748

[ASR, Università, b. 69, Teatri anatomici e cattedre c. 45r]

DOCUMENTO 4

A Mons. Ill.mo Antonio Leprotti


Archiatro e Cameriere Segreto di Sua Santità
Roma

Padova, 16 aprile 1745


Tale è stata, e sı̀ impedita la navigazione da Venezia ad Ancona, che si-
no ad ora si è dovuta, per forza di destino, differire la spedizione della con

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524 FEDERICA FAVINO

saputa Cassetta, già apparecchiata da tanto tempo. V. S. Ill.ma, che ben sa


quali siano state le ardue circostanze, in cui fu quella spiaggia, donerà senza
dubbio un benigno compatimento all’accaduta innocente tardanza. Nella
medesima cassetta vi sono due grandi tubi di cristallo per l’esperimento del-
la piuma, che cade nello stesso tempo dell’oro, dentro al vuoto. Vi ci sono va-
rie produzioni naturali di quelle che si ritrovano (ma non obviamente) ne’
nostri colli vicentini, e veronesi; sono scelte : e delle medesime VS Ill.ma tro-
verà racchiusa la nota. Il di lei museo fornito di tante cose di origine lonta-
nissima, abbiano quella buona sorte anche queste coserelle italiane.
Vi ci è la Machina per gli esperimenti della caduta de’ corpi gravi. Per le
parti, e per l’uso della quale ho complicata in questa lettera una picciola
descritione.
Ma mi arrossisco in verità nello spedire a Lei simili bagatelluccie : le
chieggo scusa del mio ardire, nato da’ discorsi fatti costı̀ nel felice tempo,
che aveva io l’onore pretioso di vederla. Le giuro, che / sempre mi riesce di
somma consolatione la rimembranza del tempo medesimo. Melo riaguro,
non per motivi di cose con qualche dannetto e controverse, ma per motivi di
cose perfette, e liete.
Confido, che tra non molto potrò scrivere a VS Ill.ma qualche cosa di
più preciso in riguardo della Storia spettante alla Cupola di San Pietro, che
debbo sommamente avere a cuore, e la ho certamente quanto debbo. Gli ac-
ciacchi di salute, gli indispensabili impieghi si prendono molto del mio tem-
po : ma io ne prendo la parte mia per quel lavoro, che non è senza le sue dif-
ficoltà, di cui le ascose sono maggiori delle polari.
In progresso poi mi converrà de’ lavori fatti nella ristrutturazione
averne una serie esatta, secondo il mio bisogno espresso, e da qualche dise-
gno illustrata; del che spero sarò favorito dal gentile, e valente Sig. Vanvitel-
li, Utinam, in me tutto potesse esser uguale all’ottima mia volontà.
In tempo opportuno è supplicata di bacciare per me, e pel mio figliolo,
li sontuosissimi Pié del Beatissimo Padre, Clementissimo Principe, alla di
cui benignissima degnazione verso di me umilissimo ed ossequiosissimo suo
servo venerata non meno, di quel, che pur sono le somme e vere di lui virtù,
da me ammirate al di là di tutte espressioni. VS Ill.ma mi onori col graziar-
mi di qualche suo pregiato comando, e col continuar a gradire il riverente
leale rispetto, con cui sono, e sempre sarò
Di VS Ill.ma

Descrizione della Machina per gli Esperimenti della Caduta de’ corpi gravi, e
dell’uso della medesima

A. Casselletta con un foretto, per cui deve scorrere l’argento vivo, del
quale deve essere, in tutti gli esperimenti egualmente, riempita detta cassel-
letta, e mantenutovi sempre l’argento vivo allo stesso livello, coll’andar leg-
germente aggiungendovene con tanto va’ scorrer nella tazza sotto indicata.
E. Piatto, in cui deve essere adattata una tazza di Boemia, dentro cui
cadde l’argento vivo, che scorre abbasso il sudetto foretto.
H. Placchetta con un foretto, ferma sotto la cassa.
F. Altra plachetta, mobile, con un foretto applicata alla plachetta H che
resti o chiuso o aperto il foro della caselletta A conforme il bisogno.

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LA «GRANDE RIFORMA» DELLA SAPIENZA DI BENEDETTO XIV 525

Si unisce dunque il brazzetto della plachetta F al brazzetto della pla-


chetta H; onde il foretto della caselletta A resti perfettamente aperto.
N. Piccola balletta con pelli da adattarsi fissamente al foretto della me-
desima placchetta H, sicche otturi il foretto medesimo, ne possa uscire l’ar-
gento vivo.
K. Foro, per cui si passa il ganzo appeso con un cordoncino ad un la-
to della balletta N; onde detto ganzo possi sostentare la detta balletta ca-
dente.
I. Sono due foretti, per i quali si passa, con un ago, il filo attaccato alla
sudetta balletta N, dopo fatto passare il filo medesimo per il foretto della ca-
selletta A.
C. Vida, sotto cui si ferma il sudetto filo, sı̀ che tenghi ben connessa e
fissa la balletta N al foretto della plachetta H; onde resti il foretto perfetta-
mente otturato.
Fatto ciò si venghi all’altra balla.
G. Cordoncino attaccato alla plachetta F
M. Balla con un filo, et un cordone di una data misura; al qual cordone
è attaccato un ganzo. Questo ganzo si applichi al sudetto cordoncino G.
F. Foro, per cui, con un ago, si passa il filo della sudetta balla M. Il qual
filo si fa passare poi per tutti due i foretti I in quella maniera, con cui si è fat-
to passare il primo filo della balletta N.
B. Altra vida sotto cui si ferma questo secondo filo, cioè della balla M; sı̀
che, resti questa appesa vicino alla caccella tanto quanto il centro della balla
sij parallelo al principio del cordone /
L. Punto dove devono esser tagliati li fili.
Cosı̀ preparata la machina si empisca la casselletta A di argento vivo.
Poi si taglino, in un punto medesimo, e nel medesimo momento, ambi li fili
delle due balle al sito sudetto L : e si vada sempre leggermente tenendo l’ar-
gento vivo allo stesso livello, come nel primo articolo si è detto : e ciò, per-
ché graviti sempre il medesimo peso a cacciar fuori l’argento vivo, che è nel
fondo della casselletta.
Tagliati li due fili caderà la balletta N, e libererà il foretto A, per il quale
potrà scorrere l’argento vivo sino a tanto che la balletta M averà scorso lo
spazio del suo cordone e col suo peso traendo seco il brazzetto F, averà chiu-
so il foretto A.
O. Altra balla col suo filo, e col suo cordone di quattro misure ogn’una
delle quali è similmente ugalissima alla data misura della prima balla M.
Queste tre balle devono essere tra di loro, ciascuna di un peso ugualissi-
mo all’altra.
Q et R sono due ballette, le quali si adoperano con le balle O, et P per
solo motivo di maggior celerità nel fare gli esperimenti, schivandosi cosı̀ il
disturbo di preparare ad ogni esperimento la stessa balletta N.
Fatto dunque l’esperimento con la balla M, che percorre lo spazio di
una detta misura, si potrà fare il secondo con la balla O, che percorrerà lo
spazio di quattro misure; poi il terzo con la balla P, che percorrerà lo spazio
di nove misure.
E ciascuna quantità d’argento vivo in ogni esperimento si porrà in un
vasetto a parte : e poi diligentemente si peserà.
Cosı̀ si avranno tre quantità di mercurio, dalle quali potrassi conoscere

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526 FEDERICA FAVINO

che i tempi delle discerse sono come i numeri 1 2 3; quando le corrisponden-


ti discese delle balle I (cioè de’ corpi gravi) le quali erano uguali alle lunghez-
ze de’ cordoni, erano come i numeri 1 4 9 onde cosı̀ si / trovano i tempi,
come le radici quadrate delle discese.
Per aver poi una perfetta cognizione del tempo consumato da ciascuna
balla nel percorrere lo spazio della sua misura, si chiude il foro A con la pla-
chetta F, accostando detta plachetta verso la traglia, si empisca la casselletta
A di argento vivo; si ponga un dito di una mano al brazzetto F, e con l’altra
mano si prendi il cordoncino G, si abbi un perfetto orologio con i minuti se-
condi; e, notato diligentemente un secondo, si accosti con somma celerità il
brazzetto F al brazzetto H, onde resti aperto il foretto, e scorrere possa l’ar-
gento vivo (il quale sarà sempre diligentemente mantenuto allo stesso livello
come pur di sopra si è detto). Quando poi si osserva passato lo spazio, v.g.,
di minuti secondi 5, si tiri con somma celerità il cordoncino G verso l’infuori
della traglia; onde in tal modo resterà chiuso il foretto A; e si averà quanto
mercurio (pesandolo diligentemente) passi per il foretto A nel tempo di 5
minuti secondi.
Confrontando il peso di questa porzione d’argento vivo scorso in 5 mi-
nuti secondi con il peso di ciascuna delle prime avute porzioni di mercurio,
si potranno trovare facilmente i tempi convenienti alli tre fatti esperimenti
cioè alla discesa delle balle (o siano corpi gravi) cadenti per la lunghezza de’
cordoni di 1, 4 e 9 misure /.
1. Piscis Faber Sals
1. An Aurata ejusdem
2. Psetitae Ulis Aldrov M.M.
3. Cochlitae Aldron tang. et aliorum
4. Turbinitae fang.
5. Strembitae Ulj. Aldr.
6. Pruccinita Spad.
7. Cornua Ammonis Spad.
8. Pectinitae ex Schio
9. Chamalitae Aldrov.
10. Pectinitae ex montibus Forojulinsibus
11. Echinitar Ulis. Aldrov.
12. Gaideropus ex Montibus vicentinis
13. Musculitae ex Montibus Veronensibus
14. Osmundus Regalis folium
15. Astroites Uls. Aldr.
16. Fithoxilon Ulys. Aldr.
17. Fithoxilon ex Sinarum Montibus Agri Veronensis

[Biblioteca Marciana, Venezia, ms. ital. X, 288 (=6580), c.n.n.]

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