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IN SUPREME DIGNITATIS

Per la storia dell’Università e dell’Ospedale di Pisa


Edizione, traduzione e commento
della bolla di fondazione dello Studio generale (1343)
e un nuovo documento di età medicea sull’Ospedale (1476-1559)

a cura di
Paolo Pontari
La bolla In supreme dignitatis di papa Clemente VI
per la fondazione dello Studium generale di Pisa
(Villeneuve-lès-Avignon, 3 settembre 1343)
Paolo Pontari

Poco più di un anno dopo la sua elezione (7 maggio 1342), e per la precisione
il 3 settembre 1343, nel palazzo papale di Villeneuve-lès-Avignon, una ridente
bastide regia fondata sulla riva del Rodano opposta alla città di Avignone e
divenuta luogo di villeggiatura estiva per i cardinali e i pontefici della Sede
apostolica transalpina, papa Clemente VI, al secolo Pierre Rogers, originario
di Rosiers-d’Égletons nel Limosino, quarto in successione tra i pontefici del
periodo della cosiddetta ‘cattività avignonese’, emanava la bolla In supreme
dignitatis, con la quale veniva ufficialmente decretata e ordinata la fondazione
di uno Studium generale nella città di Pisa1.
Il documento papale è di particolare importanza, non solo in quanto costi-
tuisce l’atto fondativo ufficiale della nascita dell’Università di Pisa, ma anche
perché esso è uno dei più antichi privilegi concessi in territorio italiano dall’au-
torità pontificia per l’istituzione di uno Studium generale, ossia di un centro
universitario nel quale il titolo di studio rilasciato (licentia) potesse avere valore
legale universale, secondo lo ius ubique docendi2.

1
Sulle origini dell’Università di Pisa e sulla bolla In supreme dignitatis si veda Stefano Maria
Fabrucci, Excursio historica per subsequens vicennium, ab eo primum tempore, quo certior Pisanae
Universitatis epocha constituta fuit, in Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, opusc. XXIII, In Venezia,
appresso Simone Occhi, 1741; Flaminio Dal Borgo, Dissertazione epistolare sull’origine della Università di
Pisa, In Pisa, Francesco Polloni Libraio, 1765; Angeli Fabronii Historia Academiae Pisanae, Pisis 1791;
C. Fedeli, I documenti pontifici riguardanti l’Università di Pisa, Pisa, F. Mariotti, 1908; N. Caturegli,
Le origini dello Studio di Pisa e G. Picotti, Lo Studio di Pisa dalle origini a Cosimo Duca, entrambi
in «Bollettino Storico Pisano», n.s., 11-13 (1942-44), rispettivamente alle pp. 1-16 e 17-56, volume
monografico per il sesto centenario dell’Università di Pisa dal titolo Studi sulla storia dell’Università di
Pisa, rist. anast. Pisa, ETS, 1994; e soprattutto M. Tangheroni, L’età della Repubblica dalle origini al 1406,
in Storia dell’Università di Pisa, vol. I, a cura della Commissione rettorale per la storia dell’Università di
Pisa, Pisa, Edizioni Plus, 20002 (prima ed. Pacini, 1993), pp. 5-32.
2
Sul concetto giuridico di Studium generale cfr. G. Ermini, Il concetto di ‘Studium generale’, in
«Archivio giuridico», s. V, 7 (1942), pp. 3-24 (poi in Id., Scritti di diritto comune, Padova, CEDAM, 1976,
pp. 213-237); G. Arnaldi, Sul concetto di ‘Studium generale’, in «La cultura», 18 (1980), pp. 411-415; J.

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Paolo Pontari La bolla In supreme dignitatis di papa Clemente VI per la fondazione dello Studium generale di Pisa

La facoltà di rilasciare titoli di studio universalmente validi era stata inizial- aumentato a seguito di una migrazione di studenti provenienti dallo Studium
mente riconosciuta in tutta Europa in modo esclusivo (benché giuridicamente generale di Bologna, le cui attività erano state interdette dal predecessore di
inespresso) alle due più antiche Università di Bologna e Parigi, fondate tra l’XI Clemente VI, papa Benedetto XII. Proprio a causa dell’esodo bolognese, per ci-
e il XII secolo, alle quali il riconoscimento ufficiale di Studia generalia si ap- tare un caso significativo, il famoso giurista Ranieri Arsendi da Forlì era giunto
plicò formalmente molto più tardi: ciò avvenne infatti solo nel 1292, per volontà a Pisa per insegnare ius civile, portandosi dietro un folto numero di studenti, i
di papa Niccolò IV, il quale aveva già rilasciato questo stesso privilegio per la quali avevano iniziato a fruire delle sue lezioni nello Studio felsineo4. È certo
prima volta allo Studium di Montpellier il 26 ottobre 1289 con la bolla Quia Sa- dunque che un sistema di insegnamento pubblico a Pisa fosse già stato avviato
pientia, all’Estudo Geral di Coimbra fondato dal re Dionigi Alfonso il 9 agosto prima della bolla clementina, grazie alla quale fu più che altro ‘riconosciuta’
1290 con la bolla De statu Regni Portugalliae e allo Studio di Gray, nella contea la presenza di uno Studium di fatto già attivo e funzionante, ma che occorreva
di Borgogna, con la bolla Sollicite considerationis indagine del 7 marzo 1291. regolamentare e rendere ufficiale attraverso un privilegium papale e soprattutto
La prassi dell’attribuzione del privilegio papale di Studium generale alle Uni- sostenere economicamente, considerato l’alto esborso che comportava per il
versità di antica e nuova fondazione si consolidò nella prima metà del XIV seco- Comune la gestione finanziaria complessa delle attività di docenti e studenti. In
lo, a partire da Bonifacio VIII, il quale concesse questo particolare privilegio allo questo senso, infatti, il conte Fazio di Donoratico della Gherardesca, principale
Studio di Pamiers con la bolla Dum sollicite considerationis (18 dicembre 1295) e promotore della nascita di uno Studio a Pisa, aveva già inviato ambasciatori ad
a quello di Roma con la bolla In supreme preminentia dignitatis (20 aprile 1303). Avignone perché ottenessero da Benedetto XII l’imposizione di una decima ai
Sotto il pontificato di Clemente V furono istituiti invece gli Studia generalia di benefici ecclesiastici pisani, introito utile per stipendiare i lettori dello Studio:
Perugia con la bolla Super specula militantis (8 settembre 1308)3, di Dublino con la missione aveva avuto però esito negativo, in quanto il pontefice aveva netta-
la bolla Apertis glorie sue (13 luglio 1311) e di Cambridge con la bolla Inter sin- mente rigettato la richiesta. Immediatamente dopo l’elezione di Clemente VI,
gula (10 luglio 1318); lo stesso privilegio toccò poi allo Studium di Cahors con la seguì una seconda ambasciata del Comune di Pisa ad Avignone, questa volta
bolla Sedes Apostolica (7 giugno 1332) di Giovanni XXII e a quello di Grenoble promossa dall’arcivescovo di Pisa Dino da Radicofani.
con due bolle del 12 maggio e del 30 settembre 1339 di Benedetto XII. Dopo aver Il successo di questa seconda richiesta del Comune di Pisa al pontefice fu
conferito a Pisa il titolo di Studium generale nel 1343, fu lo stesso Clemente VI determinato con ogni probabilità dalla più forte influenza che ebbe in seno
ad attribuire nel 1346 il privilegio allo Studium di Valladolid, su richiesta di re alla corte papale avignonese proprio l’arcivescovo Dino da Radicofani, elet-
Alfonso XI di Castiglia, e all’antico Studium di Padova; un anno dopo il privile- to alla cattedra episcopale pisana il 7 ottobre 1342, la cui carriera brillante
gio fu concesso allo Studium di Praga, su sollecitazione di Carlo IV di Boemia, nelle gerarchie ecclesiastiche lo aveva visto ricoprire il ruolo di patriarca di
e infine a quello di Firenze con la bolla In suprema dignitatis apostolice specula Grado e dal 1336 quello di arcivescovo di Genova5. A ciò si aggiunga anche la
constituti (31 maggio 1349). maggiore munificenza di Clemente VI, il quale rispetto al suo predecessore si
In Italia, dunque, se si eccettua il caso dello Studium di Bologna, che ebbe mostrò particolarmente aperto ad accogliere richieste di benefici e concessioni
di fatto sin dalla sua antichissima fondazione il privilegio di concedere ai suoi inoltrate a vario titolo durante tutto il suo pontificato. Ma al di là della generosa
laureati la licentia ubique docendi, Pisa fu la terza città, dopo Roma e Perugia, predisposizione del pontefice limosino, la concessione di uno Studio generale
a ricevere dal papa il titolo di Studium generale. al Comune di Pisa avrà certo avuto anche ragioni di natura politica, soprattutto
Già dal 1338, però, il Comune di Pisa aveva iniziato a stipendiare docen- per il vantaggio che avrebbe procurato la garanzia di obbedienza e di fedeltà dei
ti di diritto e di medicina e il numero dei discenti in città era notevolmente

4
Sull’insegnamento di Ranieri Arsendi a Pisa si veda F. Martino, Dottrine di giuristi e realtà
Verger, Patterns, in A History of the University in Europe, vol. 1. Universities in the Middle Ages, ed. by H. cittadine nell’Italia del Trecento: Ranieri Arsendi a Pisa e a Padova, Catania, Tringale, 1984; N. Carranza,
de Ridder-Symoens, Cambridge, Cambridge University Press, 1992, part. pp. 35-37; P. Nardi, Le origini del Lo Studio pisano e una provvisione degli anziani di Pisa in materia universitaria del 20 dicembre 1382,
concetto di ‘Studium generale’, in «Rivista internazionale di Diritto comune», 3 (1992), pp. 48-78. in Studi filologici, letterari e storici in memoria di Guido Favati, a cura di G. Varanini e P. Pinagli, vol. I,
3
Se ne veda l’edizione critica con traduzione italiana a cura di M.A. Panzanelli Fratoni, Due Padova, Antenore, 1977, pp. 177-203, alle pp. 181-183.
papi e un imperatore per lo Studio di Perugia, con un saggio di A. Bartoli Langeli, Perugia, Deputazione 5
Cfr. D. Stiaffini, Dino da Radicofani, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XL, Roma,
di Storia Patria per l’Umbria, 2009, pp. 54-55. Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1991, pp. 165-167.

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Paolo Pontari La bolla In supreme dignitatis di papa Clemente VI per la fondazione dello Studium generale di Pisa

Pisani al papato in situazioni di emergenza militare, considerata la posizione piuttosto facile nel caso di Pisa, dove già dal 1338 il Comune aveva stipendiato
strategica della città toscana, il suo porto e la sua tradizione navale: non a caso, docenti di diritto e di medicina, chiamati a tenere le loro lezioni davanti a un
infatti, il 15 febbraio 1346 Clemente VI, facendo leva sulla gratitudine di Pisa crescente numero di studenti migrati soprattutto dallo Studium di Bologna, a
per i privilegi che le erano stati appena concessi e assicurando il conseguimen- seguito della scomunica di Benedetto XII che la città felsinea aveva subìto e
to delle indulgenze, inviò una bolla con la quale esortava il Comune pisano che aveva provocato l’interruzione delle attività universitarie.
a soccorrere con uomini, navi e denaro Ugo re di Cipro e i cavalieri gerosoli- Secondo la bolla clementina di fondazione, lo Studium di Pisa avrebbe po-
mitani, il doge di Venezia e Umberto delfino di Vienna, generale dell’esercito tuto dotarsi delle Facoltà di Teologia, Diritto canonico e civile, Medicina «et
cristiano in Terrasanta contro i Turchi6. qualibet alia licita Facultate»8. Di grande interesse, in particolare, è la volontà
Dietro la formularità che caratterizza il testo della bolla In supreme dignita- di Clemente VI di concedere proprio allo Studium di Pisa, primo in assoluto in
tis, e in particolare nel passaggio che sottolinea la fidei puritas e la devotio exi- Italia, la facoltà di rilasciare la licentia ubique docendi in teologia9. Come è stato
mia che Pisa ha sempre apertamente dimostrato nei confronti della Sede apo- notato, oltre a costituire un primato temporale in Italia, l’istituzione a Pisa di
stolica, si può cogliere in modo neppure troppo velato un obiettivo strategico di una Facoltà di Teologia è il riflesso precoce di una politica di ‘decentramento
alleanza e di obbedienza della città toscana al papato, essenzialmente fondato teologico’ universitario che il papato di Avignone avviò alla metà del XIV secolo.
sulla gratitudine per i privilegi a essa ora concessi, insieme con l’auspicio di La presenza di scuole teologiche domenicane in città, e in particolare il presti-
una subordinazione ancora maggiore del Comune alla Chiesa, tramontato ormai gio assunto dal Convento pisano di Santa Caterina, dove era attivo uno Studio
da tempo il periodo più aspro delle lotte tra guelfi e ghibellini e con esso anche di filosofia e uno Studio di logica, dovette influire non poco sulla decisione di
il forte impulso filoimperiale della città7. Clemente VI di attivare una Facoltà di Teologia nello Studium generale di Pisa10.
La positiva condizione politica e il vantaggioso ‘sito naturale’ della città di Condizione perentoria imposta dalla bolla In supreme dignitatis era che i do-
Pisa, con la sua ricchezza e adeguatezza di strutture ed edifici, perfetti per ac- centi autorizzati a insegnare nello Studio generale di Pisa avessero acquisito il
cogliere le attività di docenti e studenti («pensantes quoque quietem et pacem, titolo di dottore o di magister a Bologna, a Parigi «aut aliis famosis generalibus
victualium et hospiciorum insignium fertilitatem et alias commoditates pluri- studiis». Il nuovo Studio generale di Pisa, in definitiva, entrava a far parte di
mas quas civitas ipsa tam per mare quam per terram studentibus opportunas una ‘rete’ di Atenei privilegiati, ai quali il papato aveva imposto un preciso ‘re-
habere dinoscitur»), sono allo stesso tempo dunque non solo un elemento topico golamento’, che rispondeva ai princìpi e ai requisiti fondamentali di identità e
della tradizione diplomatica universitaria, che verrà ribadito anche in età lau- attività degli Studia generalia. Il testo esprimeva infatti la volontà che i docenti
renziana nella prolusione per la riapertura dello Studio pronunciata nel 1473 e gli studenti dello Studio generale di Pisa potessero godere e servirsi di tutti i
dall’umanista Lorenzo Lippi e nel poemetto latino di Carlo Massimo, ma an- privilegi, i permessi e le esenzioni previsti negli altri Studi generali istituiti e
che la dichiarazione implicita di una conveniente aggregazione al papato di un riconosciuti fino ad allora dal papato («docentes et studentes ibidem omnibus
avamposto strategico in Toscana e più in generale in Italia e nel Mediterraneo. privilegiis, libertatibus et immunitatibus concessis doctoribus, legentibus et
Clemente VI era certo insomma che la fondazione ufficiale di uno Studium a scolaribus in Studiis generalibus commorantibus gaudeant et utantur»)11. Di-
Pisa avrebbe migliorato notevolmente la situazione politica ed economica del- ritti e doveri, insomma, che erano stati applicati ai più famosi Studia d’Europa
la città toscana e del suo contado e assicurato un vantaggio bilaterale per lo e che in sostanza costituivano l’essenza giuridica delle Università capaci di
stesso Comune e per il papato. Riconoscere un’attività universitaria di fatto rilasciare la licentia ubique docendi.
già esistente ed elevarla alla condizione di Studium generale era un’operazione In questo senso, non solo la certificazione del ‘curriculum’ dei docenti chia-
mati a insegnare nello Studio, ma anche le modalità dell’esame finale per il

6
La pergamena originale della bolla clementina ai Pisani per la richiesta di soccorso militare in
Terrasanta è conservata presso l’Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico, Atti pubblici, 15 febbraio 1346. 8
Cfr. infra il testo dell’ed. critica della bolla, § 4.
7
Cfr. infra l’edizione critica del testo della bolla, § 2: «Igitur, considerantes fidei puritatem 9
Su questo primato si veda soprattutto G. Fioravanti, La filosofia e la medicina (1343-1543), in
et devotionem eximiam quas civitas Pisana ad nos et apostolicam sedem gerere noscitur et quod illas Storia dell’Università di Pisa, cit., pp. 259-287.
ad Sacrosanctam Romanam Ecclesiam, matrem cunctorum fidelium et magistram, eo amplius debeat 10
Cfr. a questo proposito Tangheroni, L’età della Repubblica, cit., pp. 20-24.
augmentare quo per nos et sedem ipsam se prospexerit gratiis apostolicis specialius honorari». 11
Cfr. infra il testo dell’ed. critica della bolla, §§ 4-5.

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Paolo Pontari La bolla In supreme dignitatis di papa Clemente VI per la fondazione dello Studium generale di Pisa

conseguimento del titolo di dottore o di maestro rispondevano a regole fon- loro idoneità («absque approbatione alia»): un’attestazione molto forte dell’e-
damentali appositamente prescritte per gli Studi generali. All’arcivescovo di quipollenza dei titoli rilasciati dallo Studium di Pisa, spendibili dunque per la
Pisa la dispositio papale attribuiva il diritto esclusivo di consegnare le insegne carriera universitaria presso tutti gli Studi, compresi cioè quelli elevati a Studi
dottorali e prescriveva con esattezza le modalità del conferimento della laurea, generali dall’autorità pontificia14.
contemplando anche l’eventuale temporanea impossibilità o assenza dell’arci- Per la città di Pisa l’ambìto privilegio papale con l’elevazione dello Studio
vescovo, sostituibile nella cerimonia di proclamazione dei laureati da un suo a Studium generale rappresentò sotto ogni aspetto una straordinaria conqui-
delegato o, nel caso di vacanza della sede episcopale, dal vicario del Capitolo sta, frutto della diplomazia comunale che seppe cogliere al momento opportuno
della Chiesa pisana («Auctoritate apostolica statuentes ut quotiens aliqui in l’atteggiamento propizio del nuovo pontefice, la stessa diplomazia che reputò
aliqua vel aliquibus Facultatum ipsarum in eodem Studio fuerint doctoran- altrettanto opportunamente di far seguire all’ottenimento del privilegio una
di presententur archiepiscopo pisano qui pro tempore fuerit vel ei sufficienti supplica a nome del governo cittadino (regimen) e del conte Ranieri di Donora-
tamen et ydoneo quem ad hoc idem archiepiscopus duxerit deputandum vel, tico, divenuto capitano delle città di Pisa e di Lucca: la giurisdizione nell’orbita
Ecclesia Pisana pastore carente, vicario dilectorum filiorum Capituli ipsius Ec- pisana della città di Lucca, infatti, aveva comportato un esborso notevole delle
clesie qui erit pro tempore»). disponibilità finanziarie del Comune di Pisa, che avrebbe di certo ostacolato
Rientra in questo stesso ambito dispositivo del testo della bolla la raccoman- l’avvio delle attività della nuova istituzione universitaria.
dazione a selezionare e promuovere i candidati idonei al conseguimento del Qualche mese più tardi, alla bolla In supreme dignitatis ne seguirono altre
titolo con la massima neutralità e trasparenza di giudizio: l’arcivescovo di Pisa due, entrambe datate Avignone 2 dicembre 1343 e vergate dal notaio Albertino
(o il suo vicario pro tempore), alla cui coscienza veniva demandata la responsa- da Parma: la prima Attendentes provvide, con la quale Clemente VI, aderendo
bilità di laureare o respingere gli aspiranti al titolo di dottore o di maestro, si alla supplica fatta pervenire dal Comune di Pisa, confermava tutti i privilegi
sarebbe dovuto avvalere di un giudizio preventivo e istruttorio formulato gratu- all’Università dei dottori, maestri e scolari dello Studio di Pisa e concedeva ai
itamente, liberamente e con garanzia di imparzialità («gratis, pure et libere ac docenti e agli studenti, durante il loro periodo di attività presso lo Studium, di
omni dolo, fraude et difficultate cessantibus») da una commissione di dottori e conservare tutte le rendite dei benefizi ecclesiastici goduti altrove senza obbli-
maestri dello Studio, i quali a loro volta avrebbero dovuto giurare di tenere se- go di residenza per un quinquennio, e la seconda Attendentes provvide, indiriz-
greto l’esito della loro valutazione («petito secrete, pure et bona fide eorundem zata agli abati di San Paolo a Ripa d’Arno e di San Michele in Borgo, con la
doctorum et magistrorum consilio, quod utique consilium in ipsorum consulen- quale il pontefice chiedeva ai due prelati di versare le rendite dei benefici dei
tium dispendium vel iacturam sub debito iuramenti super hoc prestandi tam ab più importanti monasteri pisani ai docenti e agli studenti, in modo da garantire
archiepiscopo et deputando ab eo ac vicario et singulis doctoribus et magistris l’incrementum dello Studium di Pisa15. La debolezza finanziaria del Comune di
huiusmodi revelari quomodolibet districtius prohibemus»)12. Pisa trovava dunque un’immediata risoluzione, finalizzata, almeno per un lu-
Anche i requisiti di idoneità da verificare durante l’examinatio ricordati nel stro, a garantire la partenza delle attività accademiche e soprattutto l’affluenza
testo della bolla rivelano il rigore di giudizio raccomandato dalla Sede apo- di docenti e studenti forestieri, come raccomandato dalla bolla di fondazione
stolica: la commissione infatti avrebbe dovuto analiticamente esprimersi «de («Ad hunc itaque universalem profectum, non solum incolarum civitatis ipsius
sciencia, facundia, modo legendi et aliis que in promovendis ad doctoratus seu et circumposite regionis, sed etiam aliorum qui, preter hos, de diversis mun-
magistratus honorem et officium requiruntur», ossia sulle conoscenze e sulle di partibus confluent ad eandem»16), grazie a due provvedimenti papali che
abilità comunicative e didattiche che erano richieste per l’acquisizione del ti- iniettavano nell’economia dello Studium risorse di fatto già erogate in seno alle
tolo di dottore o di maestro13. Significativa infine è la concessione ai laureati istituzioni ecclesiastiche: non si trattava dunque della auspicata imposizione di
a Pisa di poter ricoprire ruoli direttivi e didattici anche in altri Studi generali
(regendi et docendi libera facultas), senza sottoporsi ad altra valutazione della
14
Cfr. ibid. § 8.
15
Gli originali delle due bolle clementine sono conservati presso l’Archivio di Stato di Pisa,
12
Cfr. ibid. § 7. Diplomatico, Atti pubblici, 2 dicembre 1343.
13
Cfr. ibid. § 7. 16
Cfr. infra il testo dell’ed. critica della bolla, § 4.

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Paolo Pontari

una decima in favore dello Studio, quale aveva sperato di ottenere la delegazio- Un nuovo documento dell’età medicea (1476-1559):
ne a suo tempo inviata dal Comune di Pisa a Benedetto XII, ma di un piccolo
incentivo al decollo dello Studium generale pisano, favorito dall’interesse spe-
Lorenzo il Magnifico e l’Ospedale di Pisa
cifico che la Chiesa aveva maturato per la politica universitaria. tra XV e XVI secolo
Aveva così ufficialmente inizio la gloriosa storia dell’Università di Pisa, il Paolo Pontari
cui testo fondativo è ancora oggi, dopo quasi sette secoli, la bussola che orienta
l’eccellenza che questo Ateneo ha conquistato nel mondo con la sua innovazio-
ne nell’ambito di tutte le scienze e in linea di continuità con quella tradizione
che affonda le sue radici nell’eroico passato medievale di una città che non si
è adagiata sui fasti della Repubblica marinara, ma ha saputo individuare nella
sua Università, riprendendo le parole della bolla clementina, una “fonte ine-
sauribile di conoscenza”, alla cui abbondanza avrebbero davvero attinto tanti Al mosaico complesso della storia della città di Pisa, del suo antico Ospedale
uomini dotati di maturità di giudizio, virtù e conoscenza in ogni campo della e della sua Università tra XV e XVI secolo, ricostruito nel suo insieme e nel
scienza e della cultura, come profeticamente auspicava la stessa bolla, primo dettaglio da pregevoli studi di riferimento, è possibile aggiungere una piccola
fra tutti Galileo Galilei, il pisano più illustre nel mondo e padre della scienza ma significativa tessera documentaria: un fascicolo pergamenaceo, parzialmen-
moderna, che di questa Università fu studente e docente e che continua a rap- te ancora cucito e sopravvissuto allo smembramento di un’antica unità codi-
presentare il punto più elevato della ricerca di un’armonia tra saperi scientifici cologica, che restituisce con chiarezza il contesto storico-politico, sociale ed
e saperi umanistici. economico di uno dei periodi più travagliati della città toscana e delle sue due
più importanti istituzioni in età medicea1.
Il documento, del tutto ignoto fino a oggi, recuperato sul mercato antiquario fio-
rentino dal notaio Angelo Caccetta e da lui spontaneamente donato all’Università
di Pisa, si configura sotto il profilo della tipologia giuridico-notarile come una tra-
scrizione e relativa convalida di tre atti che il notaio pisano Mariano del fu Giuliano
di Mariano Dal Campo, eletto dagli Anziani del Comune Operaio della Chiesa di
Santa Maria del Pontenovo di Pisa (Santa Maria della Spina) e gestore delle rendite
dell’Ospedale di San Iacopo e di Sant’Anna (sito nell’antica via del Pontenovo, oggi
via Sant’Antonio)2, ricopiò interamente di suo pugno il 13 novembre 1559 (1560 stile
pisano), apponendo in calce al secondo atto il suo elegante signum tabellionatus.
Il primo, ma anche il più articolato e il più importante dei tre atti copiati da
Mariano Dal Campo certifica il trasferimento nel 1476, sotto forma di permuta al
cittadino e mercante fiorentino Francesco di Antonio Nori, di 54 appezzamenti
terrieri a uso agricolo di proprietà dell’Ospedale Nuovo di Pisa e localizzati
nell’area delle Colline pisane. Il trasferimento è autorizzato da Pietro di Niccolò

1
Sulla storia delle istituzioni ospedaliere di Pisa si vedano soprattutto i volumi di M. Vaglini,
La storia dell’Ospedale di S. Chiara di Pisa: dalle origini fino al 1771, Pisa, Felici, 1994; A. Patetta,
Gli ospedali di Pisa. Sanità e assistenza nei secoli XI-XV, Pisa, ETS, 2001; A. Patetta - A. Martinelli,
L’Ospedale di S. Chiara, Pisa, ETS, 2004.
2
Su Mariano Dal Campo cfr. L. Tanfani, Della Chiesa di S. Maria del Pontenovo detta della Spina
e di alcuni uffici della Repubblica pisana, Pisa, Nistri, 1871, pp. 72-78, 221-223.

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La bolla di fondazione
dell’Università di Pisa
Nota al testo

Le testimonianze manoscritte
La bolla In supreme dignitatis di papa Clemente VI per la fondazione dello Stu-
dium generale di Pisa del 3 settembre 1343 è tramandata dalla pergamena ori-
ginale confezionata presso la cancelleria papale di Avignone e conservata oggi
nell’Archivio di Stato di Pisa (O) e da due copie coeve, esemplate a Pisa e ivi
conservate oggi nello stesso Archivio di Stato (A) e nell’Archivio Arcivescovile
(B). Secondo la consuetudine della cancelleria papale dell’epoca, il testo della
bolla spedita in pergamena originale da Avignone a Pisa venne parallelamente
trascritto, per la sua registrazione e inventariazione presso la sede pontificia,
prima in forma di minuta in un volume cartaceo, e quindi accuratamente rico-
piato in un volume pergamenaceo: entrambe le copie di cancelleria della bolla
In supreme dignitatis si leggono infatti oggi all’interno dei cosiddetti Registra
Avenionensia (RA) e Registra Vaticana (RV) conservati presso l’Archivio Apo-
stolico Vaticano1.
Il testimoniale manoscritto è pertanto composto dai seguenti 5 esemplari
trecenteschi:

O Pisa, Archivio di Stato, Diplomatico, Atti Pubblici, 3 settembre 1343.


A Pisa, Archivio di Stato, Comune, Divisione A, reg. 29, ff. 93v-94v.
B Pisa, Archivio Arcivescovile, Dottorati, 1, ff. 11r-12r n.n., 126r-127r v.n.
RA Città del Vaticano, Archivio Apostolico Vaticano, Registra Avenionensia, 76, ff. 65r-66r.
RV Città del Vaticano, Archivio Apostolico Vaticano, Registra Vaticana, 159, ff. 227v-228r.

Per tradizione indiretta, il testo della bolla è altresì tramandato dalla bolla di
Urbano V indirizzata il 10 novembre 1364 al doge, agli Anziani, al Consiglio e
al Comune di Pisa (U), che sanzionava il privilegio clementino riportandone al
suo interno il testo completo2.

1
Sulla consuetudine della cancelleria pontificia di ‘registrare’ le bolle e le lettere in appositi
volumi e sulle vicende che hanno portato all’attuale composizione dei Registra Avenionensia e dei
Registra Vaticana si veda soprattutto M. Giusti, Studi sui registri di bolle papali, Città del Vaticano,
Archivio Vaticano, 1968. In particolare, sui Registra Vaticana si veda Id., I registri vaticani e le loro
provenienze originarie, in Miscellanea archivistica Angelo Mercati, Città del Vaticano, Biblioteca Apo-
stolica Vaticana, 1952, pp. 384-459; Id., I registri vaticani e la loro continuazione, in «La Bibliofilia»,
60 (1958), pp. 131-140.
2
Il testo completo della bolla di Urbano V del 10 novembre 1364 è stato edito da Fedeli, I docu-
menti pontifici, cit., doc. V, pp. 99-102.

83
Paolo Pontari La bolla di fondazione dell’Università di Pisa

Le edizioni a stampa datatio, è appositamente spaziata per il rispetto dello specchio di scrittura, secondo le
norme stabilite dalla cancelleria pontificia5. Sotto la plica, a sin., il nome del taxator,
Il testo della bolla In supreme dignitatis è stato stampato cinque volte nelle preceduto, in colonna, dall’indicazione della tassa: «.9 [nota tironiana per computantur
seguenti edizioni: o computavi] / C [scil. 100 grossi turonensi] / m. [scil. mattheus] paschalis»6. Nella plica
si osservano i quattro fori attraverso i quali passava il filo a cui era appeso il perduto
Fabrucci Stefano Maria Fabrucci, Excursio historica per subsequens vicennium, ab eo primum sigillo plumbeo di Clemente VI, sicuramente un filo di seta intrecciato di colore rosso
tempore, quo certior Pisanae Universitatis epocha constituta fuit, in Raccolta d’opusco- e giallo (è ancora visibile sulla plica un leggero alone di colore rosso lasciato dal filo
li scientifici e filologici, opusc. XXIII, In Venezia, appresso Simone Occhi, 1741, cap. che attraversava i foramina a contatto con la pergamena), come era d’uso per i privilegi
I. De prima dote Pisani Publici Gymnasii, eiusdemque Privilegiis, pp. 6-11. solenni e come è confermato dalla descrizione delle bolle papali ricopiate dal copista di
Fabronius Angeli Fabronii Historia Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp. 404-406. B (cfr. infra), il quale descrive appunto tre privilegi di Clemente VI per lo Studium di
Tronci Paolo Tronci, Annali Pisani, III, Lucca, Giusti, 1829, pp. 179-181. Pisa, due con filo di canapa, corrispondenti alle bolle del 2 dicembre 1343 (una delle
Fedeli Carlo Fedeli, I documenti pontifici riguardanti l’Università di Pisa, Pisa, F. Ma- quali ancora oggi infatti conserva il piombo clementino e il filo di canapa) e uno «cum
riotti, 1908, pp. 85-88. bulla plumbea in filis serici more Romane curie bullata». Sulla plica, a dx., è trascritto
SUP Storia dell’Università di Pisa, vol. I, a cura della Commissione rettorale per la il nome del copista, «P[etrus] de Vigono», ossia il magister Pietro Ponzilii da Vigone,
storia dell’Università di Pisa, Pisa, Edizioni Plus, 20002 (prima ed. Pisa, Pacini, già canonico di Novara e della cattedrale metropolitana di Torino, divenuto scrittore
1993), pp. 691-692 (ripubblica il testo dell’edizione Fedeli). apostolico della Curia avignonese nel 1310, estensore di molte bolle e lettere pontificie
sotto Giovanni XXII e anche tassatore sotto i pontificati di Benedetto XII e Clemente
VI7. Sul verso, di mano antica: «Concessione di studio generale / in pisa»; nel mg. sup.
Descrizione dei testimoni manoscritti sin. del verso è disegnato a penna uno stemma, uno scudo gotico in campo bandato;
nello stesso mg. sup. del verso, al centro, nota registrationis senza numero («R»); sul
O Pisa, Archivio di Stato, Diplomatico, Atti Pubblici, 3 settembre 13433 verso si legge anche «N° 67» e la data del documento secondo lo stile pisano («1344»).
Vecchie segnature: in inchiostro rosso e in cifre romane nel mg. sup. sin. del recto
Pergamena originale della bolla In supreme dignitatis di Clemente VI (Villeneuve-lès-Avi- («XXXVI»); essa è ripetuta a numeri arabi («N. 36») sul verso, dove si leggono anche,
gnon, 3 settembre 1343, cfr. la datatio: «Datum apud Villamnovam Avinionensis dioce- sul mg. dx. e in verticale, l’indicazione del fondo («Atti pubblici») e la data moderna del
sis iii Nonas Septembris»), mm 499×621, 28 linee di testo, la prima delle quali, con le documento («1343 settembre 3»). Tagliandino moderno legato con filo alla pergamena
formule di intitulatio e di perpetuatio, è trascritta, secondo la consuetudine delle litterae
sollemnes, in litterae elongatae e con iniziale C del nome del pontefice in carattere
onciale, di altezza doppia rispetto alle altre litterae elongatae e ornata (fessa nell’ar-
co e negli elementi terminali ingrossati con lo stesso inchiostro del testo; sobriamente parte dictionis vitande sunt abreviationes nisi in certis dictionibus que non debent extense scribi, sicut sunt
filigranata nelle estremità con pallini e filetti: il filetto sup. è allungato sopra l’intero ‘subscripta’ et plura alia, que non recolo pro presenti: ‘Ihus’, ‘Xpus’, ‘Scs’, ‘Spus’, ‘pp.’, ‘eps.’, ‘dioc.’».
nome del pontefice); le altre lettere del nome del pontefice e l’iniziale A della formula
5
Una norma molto chiaramente illustrata anche per le lettere della Penitenzieria nei Notabilia de
modo scribendi di Walter di Strasburgo, cfr. ed. Göller, I, 2, p. 81: «Quotitas seu numerum kalendarum,
di perpetuatio (inchiostrata, come prescritto dalle regole di cancelleria: repleta encausti)
nonarum et yduum […] et ipse kalende, none et ydus ac mensis debent esse in eadem linea […], item in
sono in maiuscola gotica; così anche l’iniziale I dell’incipit dell’arenga, l’iniziale N della ultima linea ad minus debent esse quatuor dictiones et ille proportionabiliter et equaliter collocari debent
formula di prohibitio («Nulli ergo omnino hominum…») e l’iniziale S della seguente in dicta linea […] et prima ipsarum dictionum ponatur in principio eiusdem linee et ultima concludant
formula di comminatio («Siquis autem…»); il resto del testo è scritto in una bella minu- lineam, sic quod sint inter lineas collaterales».
scola gotica rotunda con poche abbreviazioni4, alcuni svolazzi e la tipica legatura estesa 6
Secondo l’uso specifico raccomandato nelle regole della cancelleria. Ancora una volta molto
delle litterae cum filo serico ‘a ponte’ per i nessi -ct- e st; l’ultima riga, contenente la chiara è l’indicazione che ne dà Walter di Strasburgo per la stessa consuetudine che vi era nelle lettere
della Penitenzieria, cfr. ed. Göller, I, 2, p. 85: «Distributor litterarum maioris officii debet taxare litteras
[…] et in litteris apertis scribere taxam subtus plicam a parte sinistra intra lineam collateralem ad distan-
tiam grassitudinis unius digiti vel duorum aut circa a scriptura littere». L’incarico di distributor-taxator
3
Eccetto alcune scarne informazioni sulle vicende relative alla storia della sua conservazione pre- era affidato dalla cancelleria per la durata di un solo mese a uno degli scriptores, appositamente eletto dai
senti in Fedeli, pp. 65-66, la pergamena originale della bolla In supreme dignitatis di Clemente VI non è mai colleghi per ricoprire questo ruolo.
stata descritta in precedenza, sicché se ne offre qui per la prima volta una descrizione analitica e completa. 7
Cfr. B. Barbiche, Les ‘scriptores’ de la chancellerie apostolique sous le pontificat de Boniface VIII
4
L’uso morigerato di abbreviazioni nella stesura dei documenti papali è un precetto particolare del- (1295-1303), in «Bibliothèque de l’École des chartes», 128 (1970), pp. 115-187, alle pp. 165-166; Jean
le Regulae della cancelleria. Si veda a questo proposito la restrizione dell’uso di abbreviazioni a pochissimi XXII (1316-1334). Lettres communes analysées d’après les registres dits d’Avignon et du Vatican par G.
e particolari casi indicata da Walter Murner di Strasburgo, scriptor della Penitenzieria e autore di una serie di Mollat, vol. VII, Paris, E. de Boccard, 1919, passim. Nel 1343 Pietro da Vigone fu procuratore alla corte
precetti per la formalizzazione delle lettere ufficiali, composti intorno al 1382: cfr. Walter de Argentina, No- papale di Giacomo di Savoia, principe di Acaia, in una controversia con il marchese del Monferrato: cfr. C.
tabilia de modo scribendi litteras Penitentiarie, in E. Göller, Die päpstliche Pönitentiarie von ihrem Ursprung Cipolla, Clemente VI e Casa Savoia. Documenti vaticani trascritti da F. Cerasoli e pubblicati da C. Cipolla,
bis zu ihrer Umgestaltung unter Pius V, Roma, Loescher, 1907, vol. I, 2, pp. 79-80: «Item in medio et in omni Appendice, in «Miscellanea di Storia italiana», s. III, 5 (1900), doc. XIIIbis, pp. 163-168.

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Paolo Pontari La bolla di fondazione dell’Università di Pisa

nel mg. inf. sin. con indicazione a penna della data e del fondo («1343 / settembre 3 Pax cum Comuni Pistorii; f. 37rv: Treugua cum rege Roberto; ff. 39r-42r: Pax inter Comunem
/ Atti pubblici»); al filo di questo tagliandino è stato di recente incollato l’adesivo del Pisanum et regem Aragonum; ff. 43r-48v: Treugua cum Comuni Ianue; ff. 49r-50r: Absolutio
SIAS con indicazione del numero di inventario («SIAS / N° 4454»). Secondo il Tronci, domini pape; ff. 51r-52v: Pax confirmata cum domino rege Roberto; ff. 53r-55v: Pax nova cum
p. 179, e secondo il Fedeli, p. 66, la pergamena originale fu custodita durante il prin- Comuni Senarum; ff. 56r-58r: Societas facta inter Comunem Pisanum et Comunem Masse Ma-
cipato mediceo nell’Archivio delle Riformagioni di Firenze; venne poi riportata a Pisa ritime; f. 59rv: tregua con il Comune e il distretto di Lerici; ff. 61r-63v: Compromissum inter
sotto i Lorena per poi tornare ancora una volta a Firenze; solo nel 1865 venne definiti- Comunem Pisanum et Comunem Senarum; ff. 63v-67r: Pax facta inter Comunem Pisanum et
vamente restituita alla città di Pisa e conservata nell’Archivio di Stato. Comunem Senarum; ff. 67v-68r: instrumentum di tregua con i Genovesi; f. 68v: instrumentum
del notaio Corrado di Credenza, cancelliere del Comune di Genova; f. 69r: instrumentum del
notaio Bonifacio da Camogli, cancelliere del Comune di Genova; ff. 69v-70v: instrumentum
A Pisa, Archivio di Stato, Comune, Divisione A, reg. 29 del notaio Bonifacio da Camogli relativo agli armamenti navali di Genova e di Pisa per la
difesa comune dei mari e dei litorali8; ff. 75r-79v: tregua tra i Comuni di Genova e di Pisa; f.
Codice pergamenaceo, della seconda metà del XIV-inizi del XV sec. (cfr. a f. 171v l’ultimo 80rv: Lega cum Luchino Vicecomiti; f. 81rv: lega con Luigi Gonzaga; ff. 82r-93r: trattato di pace
atto copiato con data 9 agosto 1399), mm 290×445, ff. II, 172, I’ (cartacee le guardie; bian- tra Pisa, Firenze e Lucca del 13439; ff. 97r-103r: Pax inter Pisanos et Lucenses; ff. 103v-108v:
chi i ff. 23rv, 36v, 38rv, 42v, 50v, 58v, 60, 152v, 155v, 159v, 167v). La numerazione, antica Pax facta inter dominum Luchinum et dominum Galeaz et Comunem Pisanum; ff. 109r-112v:
e apposta nel mg. sup. dx. del recto, conta 171 ff., ma salta per errore dopo il f. 92 un foglio, Pax inter Comunem Pisarum et Luce; f. 113r: Pax inter dominos Anthianos pro Comuni Pisano
che è stato numerato modernamente a lapis come f. 92bis. Vergato da diverse mani: la pri- et Alioctum quondam Iohannecti de Modino, procuratorem nobilis viri Neri de Montecarullio
ma, una cancelleresca della metà del XIV sec., copia i ff. 1r-67r, con particolare accuratezza [Neri da Montegarullo, vicario di Barga per Firenze]; ff. 113r-116v: instrumenta di Giorgio
grafica e decorazioni delle iniziali in inchiostro rosso e blu (cfr. infra); la seconda, simile alla di Odoardo da Chiavari, cancelliere del doge di Genova Simone Boccanegra; ff. 117r-119r:
prima, copia i ff. 67v-79v, dove sono trascritti instrumenta relativi ai rapporti tra Pisa e Ge- Renovatio lige, societatis, unionis et fraternitatis inter Comunem Pisanum et Comunem Luca-
nova, alternandosi forse ancora con la prima mano, che potrebbe aver copiato i seguenti ff. num pro viginti annis; ff. 119v-120r: Pax facta inter Comunem Pisarum et Luce ex una parte et
80r-81v; una terza, più simile alla seconda, copia i ff. 82r-93r; una quarta copia i ff. 93v-96v, Corteçiam de Montegarulleo ex altera; ff. 120v-127v: Pax facta inter Comunem Pisarum et Co-
ossia la bolla In supreme dignitatis e i due successivi privilegi di Clemente VI; una quinta munem Florentie; ff. 128rv: instrumentum degli Anziani di Lucca sulla pace con il Comune di
copia i ff. 97r-112v; seguono varie mani, della seconda metà del XIV sec., che si alternano Pisa; ff. 129rv: trattative di pace tra Giovanni dell’Agnello doge di Pisa e il Comune di Firenze;
con maggiore evidenza nei seguenti intervalli: ff. 113r-120r; ff. 120v-128v; ff. 129r-130v; ff. ff. 130r-138r: Instrumentum concordie inter Karolum Quartum imperatorem et Comunem Pi-
131r-138r; ff. 138v-151v; un’altra mano, infine, degli inizi del XV sec., copia i ff. 153r-171v. sarum, copie di lettere ufficiali e instrumenta di pagamenti; ff. 138v-151v: Instrumentum con-
Iniziali filigranate e rubricate in inchiostro rosso e blu, titoli e notabilia rubricati da f. 1r a cordie, convenzioni e patti tra il Comune di Firenze e il Comune di Pisa, rogati dal notaio ser
f. 63r; iniziali fesse, filigranate o semplicemente ingrossate in inchiostro nero a partire dal Bonaccorso di Benvenuto di Ciampolo da Pisa; ff. 153r-155r: patto di amicizia tra il Comune
f. 63v. Coperta originale (mm 310×550): assi in legno semirivestite in cuoio, con fibbie in di Pisa e il Comune di Siena; ff. 156r-159r: Pax inter regem Tunithii et Comunem Pisarum10;
cuoio e metallo: sul piatto post. «XV». Il codice si trova attualmente in restauro. ff. 160r-163v: Tregua decennalis inter ducem Mediolani et suos et ducem Venetiarum et suos
colligatos; ff. 164r-165r: Ratificatio dicte tregue facta per Comunem Pisanum; ff. 165v-171r:
concessioni e disposizioni del duca Gian Galeazzo Visconti per il Comune di Pisa).
Contiene:
Bolle pontificie (ff. 71r-74v: bolla di papa Bonifacio VIII Super reges et regna del 4 aprile
(ff. 93v-94v) Privilegium Studii concessum Comuni Pisanorum (copia della bolla In su- 1297 per l’investitura di Giacomo II d’Aragona a re di Sardegna e di Corsica; ff. 94v-95r:
preme dignitatis di Clemente VI per la fondazione dello Studio generale di Pisa). bolla di Clemente VI Attendentes provvide ai dottori, ai maestri e agli scolari dello Studio
di Pisa del 2 dicembre 134311; ff. 95v-96v: bolla di Clemente VI Attendentes provvide agli
Contiene inoltre: abati di San Paolo a Ripa d’Arno e di San Michele in Borgo del 2 dicembre 134312).

Instrumenta vari del Comune di Pisa, relativi soprattutto a trattative di pace, tregua, com-
promesso e alleanza databili tra il 1316 e il 1399 (ff. 1r-8v: Pax cum rege Roberto del 12 8
O. Banti, I trattati tra Genova e Pisa dopo la Meloria fino alla metà del secolo XIV, in Id., Scritti di
agosto 1316; ff. 9r-13r: Pax cum Comunibus Tuscie; f. 13rv: Pax cum Comuni Vulterrarum; storia, diplomatica ed epigrafia, a cura di S.P.P. Scalfati, Pisa, Pacini, 1995, pp. 351-364, p. 362 e nota 28.
ff. 13v-14r: Pax cum Comuni Masse Maritime; ff. 14v-15v: Pax cum Comuni Sancti Miniatis;
9
Edizione in F. Baldasseroni, La pace tra Pisa, Firenze e Lucca nel 1343 (per le nozze Schiapa-
relli-Vitelli), Firenze, Tipografia Galileiana, 1904.
f. 16rv: Pax cum castris vallis Arni; ff. 16v-18r: Pax inter Comunem Lucanum ex una parte et 10
Cfr. O. Banti, I trattati tra Pisa e Tunisi dal XII al XIV secolo, in L’Italia ed i Paesi Mediterranei,
extrinsecos de Luca ex altera; ff. 18v-19r: Pax cum Comuni Pistorii; f. 19v: Pax cum Comuni Pisa, Nistri-Lischi e Pacini editori, 1988, pp. 43-74, a p. 73.
Prati; f. 20r: Pax cum Comuni Sancti Geminiani; f. 20v: Pax cum Comuni Collis Vallis Else; 11
Cfr. supra P. Pontari, La bolla In supreme dignitatis di papa Clemente VI per la fondazione dello
ff. 21r-22v: Pax cum Pannocchieschis; ff. 24r-33v: Pax inter plures facta in Castro Montis Studium generale di Pisa, nota 15.
Tepori; f. 34r: Pax cum Comuni Vulterrarum; ff. 34r-35r: Pax cum Comuni Masse; ff. 35r-36r: 12
Cfr. ibid.

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Paolo Pontari La bolla di fondazione dell’Università di Pisa

B Pisa, Archivio Arcivescovile, Dottorati, 1 conserva la documentazione universitaria di pertinenza dell’arcivescovo pisano, al quale
sin dalla istituzione dello Studio, per volontà dello stesso Clemente VI, spettava il diritto
Codice cartaceo, composito, mm 228×291, ff. IV, 11+2, IV’, con un fasc. interno, rifilato, esclusivo di conferire le insegne dottorali ai laureati.
della metà del XIV sec. (post 15 maggio 1344: cfr. la datazione del primo atto al f. num.
modern. 8r; bianchi i primi tre ff. di questo fasc. e il f. 10v num. modern.), un ottavo più Contiene:
tardo, del terzo quarto del XV sec., utilizzato per comporre le guardie ant. e post. lasciate
bianche (cfr. infra la filigrana rilevata per le guardie), e una pergamena originale cin- (ff. 11r-12r num. moderna, ff. 126r-127r num. ant.): Copia della bolla In supreme digni-
quecentesca (datata 15 dicembre 1504) di papa Giulio II, piegata a metà e cucita tra la tatis di Clemente VI per la fondazione dello Studio di Pisa.
fine del fasc. trecentesco e le guardie post. Numerazione moderna, nel mg. sup. dx. del
recto, a lapis, che considera i fogli nei quali si succedono i testi e procede da f. 8 a f. 15,
numerando anche di seguito come f. 16 la metà del verso del privilegio di papa Giulio II Contiene inoltre (secondo num. moderna):
piegato e rilegato prima delle quattro guardie post.; numerazione antica, in cifre arabe,
nello stesso mg. sup. dx. del recto, che numera i ff. 1 e 6-10 rispettivamente come ff. 122 (ff. 8r-10r) Privilegi relativi allo Studio di Pisa copiati per volontà del rettore Gugliel-
e 126-130. Fascicolazione: 18 (a formare le guardie), 216-5 (fasc. interno rifilato: tagliata la mo Marzi il 15 maggio 1344; (ff. 12v-15v) Privilegi pontifici di Clemente VI in favore
metà ant. del primo bifolio e le metà ant. dei bifoli dal terzo al sesto che componevano un dello Studio di Pisa, ossia le due bolle Attendentes provvide del 2 dicembre 1343; (ff.
originario sedicesimo; al centro del fasc. il filo si scorge all’interno di lembi superstiti di 16v-[17r]) Privilegio emesso da papa Giulio II il 15 dicembre 1504 in favore della Stu-
un ulteriore bifolio), 32 (pergamena piegata e cucita per formare un bifolio). Filigrane: la dio pisano e indirizzato all’arcivescovo di Pisa.
prima, rilevabile nell’ottavo che compone le guardie, monts dans un cercle del tipo Briquet
11931 (Pisa, 1479); la seconda, rilevabile nel fasc. interno, tête de boeuf del tipo Bri- Bibliografia:
quet 14119 (Pisa, 1343); la terza, ancora rilevabile nel fascicolo interno, deux clefs poseés L. Carratori, Inventario dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, vol. I. Secoli VIII-XVI, Pisa,
parallèlement del tipo Briquet 3813 (varie provenienze, 1340-60). Scrittura di tre mani Pacini, 1986, p. 62.
diverse: a) cancelleresca di piccolo modulo, che verga i ff. num. modern. da 8r a 10r con
inchiostro marrone chiaro; b) altra cancelleresca che verga i ff. num. modern. da 11r a 15v
con inchiostro scuro; c) corsiva cinquecentesca minuta ed elegante, che verga la pergame-
na piegata e cucita tra la fine del fasc. interno e le guardie post. La prima mano (a) è del RA Città del Vaticano, Archivio Apostolico Vaticano, Registra Avenionensia,
notaio Leopardo Orlandi, che si sottoscrive («Leopardus filius Orlandi Ursi») con il suo vol. 76
signum tabellionatus ai ff. 8v e 9v; la seconda mano (b) è del notaio pisano Giovanni del
fu Martino da Covinaia, che si sottoscrive a f. 15r con il suo signum tabellionatus (seguito Codice cartaceo, della metà del XIV sec., facente parte della serie dei Registri Avigno-
a f. 15v dalle convalide di altri due notai, Francesco di ser Iacopo di Simone dal Borgo e nesi, che contengono le originali minute, bozze e copie di lettere spedite dalla cancelle-
Francesco di ser Guidone di Cavalca da Vicopisano, entrambe accompagnate dai rispetti- ria avignonese: si tratta di 349 registri completi e 4 registri ricostruiti unendo materiale
va signa tabellionatus) e annota a f. 11r in testa alla copia esemplata della bolla In supreme sparso. I registri avignonesi sono stati compilati dalla Cancelleria papale di Avignone
dignitatis e con riferimento a tutti e tre i privilegi clementini per il Comune di Pisa da lui tra il 1316 e il 1378 e da parte del papato scismatico tra il 1379 e il 1418. Nonostante
copiati le seguenti parole: «In eterni Dei nomine amen. Hoc est exemplum quorundam non contengano tutte le copie delle lettere ricevute o inviate, la Cancelleria le conside-
litterarum apostolicarum <concessarum Communi Pisanorum add. in interl.>, una vero rava registrazioni effettive e da questi quaderni si ricavavano le copie in pergamena che
[cum sigillo pendente del.] cum bulla plumbea in filis serici more Romane curie bullata, oggi costituiscono la serie dei Registra Vaticana (cfr. infra, RV). Essendo andati perduti
altera cum bulla plumbea in filis serici etiam more Romane curie bullata et altera vero alcuni dei Registri Avignonesi, le due serie sono complementari, sebbene non tutte le
cum bulla plumbea in cordulis canapis more eiusdem curie bullata. Cuius quidem prime registrazioni siano in realtà approdate alla copia pergamenacea nei Registri Vaticani.
tenor de verbo ad verbum sequitur et est talis». Coperta in cartoncino rivestito in pergame-
na, sul recto della quale si legge «Privilegia vniversitatis pisarvm», di mano antica, e sotto,
Contiene:
aggiunto a penna da mano moderna, «6 Febbraio 1882. / Questo Libro dei Privilegi dello
Studio di Pisa / è entrato o rientrato nell’Arch<ivio> della Curia / il soprascritto giorno
per cura del prof<essor> / P. Paganini / (Da tenersi unito ai Registri dei Dottorati)»; sulla (ff. 65r-66r) Minuta del testo della bolla In supreme dignitatis di Clemente VI eseguita
stessa coperta, in basso, due tasselli cartacei incollati: il primo della Curia arcivescovile di presso la cancelleria papale di Avignone.
Pisa, con l’attuale segnatura e la datazione dei contenuti (Dottorati / N. 1 / 1343-1504); il
secondo dell’Archivio Diocesano di Pisa (2001), che ripete il numero «1» corrispondente Bibliografia:
all’attuale segnatura, ma colloca anche il documento nella «Attività degli arcivescovi / AAV, Indici 642-669, inventario analitico dei Registri Avignonesi intrapreso per volontà
48». Il volumetto fa parte del fondo “Dottorati” dell’Archivio Arcivescovile di Pisa, che di papa Clemente XI e stilato nel 1711 ad Avignone da Joseph de Martin.

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Paolo Pontari La bolla di fondazione dell’Università di Pisa

RV Città del Vaticano, Archivio Apostolico Vaticano, Registra Vaticana, vol. delle litterae elongatae del primo rigo ( ) e il più comune triplice punto con
159 svolazzo verso il basso al termine dell’ultimo rigo (:,); si sono inoltre mantenuti
l’omografia u per u e v, la forma allungata di i (j), la scriptio continua di alcune
Codice pergamenaceo, della metà del XIV sec., facente parte della serie dei Registri parole e l’uso delle maiuscole secondo la precisa volontà del copista. Una barra
Vaticani, che contengono il nucleo più consistente e completo di testimonianze di registri
verticale ( | ) segnala gli a capo del manoscritto.
di lettere papali, le più antiche delle quali risalgono al V secolo, al pontificato di Leone I.
Ad oggi la più antica e rilevante testimonianza è la serie di 314 lettere di Giovanni VIII Nell’edizione critica, il testo della bolla In supreme dignitatis di Clemente
(872-82), conservate nella copia redatta a Montecassino nell’XI secolo. Il primo registro VI è offerto sulla base della lezione tràdita dalla pergamena originale conser-
originale di lettere papali è invece quello di Gregorio VII (1073-85), anche se la serie vata presso l’Archivio di Stato di Pisa (O), collazionata con quella offerta dalle
continua di registri inizia col pontifcato di Innocenzo III nel 1198. Nonostante si ritenga copie coeve. In una fascia di apparato critico negativo sono state dunque regi-
che ogni lettera importante emanata dalla cancelleria papale fosse redatta in due copie,
una per essere spedita ed una per essere conservata, in realtà di molte lettere inviate
strate tutte le varianti (escluse quelle puramente grafiche) e le correzioni inter
non esiste l’equivalente copia nei registri. L’ordinamento attuale dei Registri Vaticani scribendum della minuta e della copia in pulito eseguite presso la cancelleria
riflette quello originario di inizio XVII sec. quando, alla formazione dell’Archivio Segreto papale rispettivamente nei Registri avignonesi e vaticani (RA e RV) e delle
Vaticano, questi registri vennero riuniti insieme indipendentemente dall’ufficio di pro- due copie trecentesche prodotte a Pisa (A e B), nonché le varianti di tradizione
venienza (Cancelleria o Camera). Limitatamente al periodo avignonese, nella serie dei indiretta di U e gli errori di lettura dei precedenti editori (Fabrucci, Fabronius,
Registra Vaticana si ritrova spesso la trascrizione in pulito delle minute copiate nei Regi-
stra Avenionensia. La bolla In supreme dignitatis è registrata con il numero M.C.XXX.II.
Tronci, Fedeli).
Rispetto all’edizione primonovecentesca del Fedeli, ritenuta non a torto ‘la
Contiene: migliore’ tra quelle eseguite in passato e per tale ragione ripubblicata nel 1993
e nel 2000 in Appendice ai volumi della Storia dell’Università di Pisa (SUP), è
(ff. 227v-228r): Copia in pulito della minuta eseguita presso la cancelleria papale (cfr. stato necessario restaurare il testo sulla base della lezione tràdita dall’originale
supra, RA). in quattro casi: si è innanzitutto reintrodotta nella intitulatio la formula di perpe-
tuatio «Ad perpetuam rei memoriam», omessa dal Fedeli e invece chiaramente
Bibliografia: leggibile nella pergamena, formula che risulta presente anche nelle due copie
M. Giusti, Inventario dei registri Vaticani, Città del Vaticano, Archivio Vaticano, 1981 dei registri della cancelleria papale (RA e RV), nelle copie trecentesche pisane
(Collectanea Archivi Vaticani, 8); G. Battelli, Schedario Baumgarten. Descrizione di-
plomatica di Bolle e Brevi originali da Innocenzo III a Pio IX, Città del Vaticano, Archi-
A e B e nelle edizioni del Fabrucci, del Fabronius e del Tronci; si è restaura-
vio Segreto Vaticano, 1965-66. ta al § 2 la lezione originale «quas», erroneamente trascritta come «quam»
dal Fedeli, lezione confermata dal testo ricopiato nei registri della cancelleria
papale (RA e RV) e dalle copie trecentesche A e B, e correttamente trascritta
Criteri editoriali dell’edizione diplomatica e dell’edizione critica dai precedenti editori Fabrucci, Fabronius e Tronci; si è recuperata al § 7 la
Nell’edizione diplomatica della bolla clementina In supreme dignitatis, che lezione originale «fuerit», omessa già prima del Fedeli anche dal Fabrucci e dal
pubblica il testo della pergamena originale conservata presso l’Archivio di Sta- Fabronius; e si è infine restaurata la lezione originale «consciencias» in luogo
to di Pisa, le 28 righe del testo sono state numerate in ordine progressivo e in della lettura erronea «coscientiam» del Fedeli.
cifre arabe, indicate a inizio di ogni riga tra parentesi quadre; la trascrizione Per quanto riguarda la veste grafica adottata nell’edizione critica, in consi-
riproduce gli elementi della scripta leggibili per esteso e, tra parentesi tonde, derazione della sopravvivenza del testo originale della bolla (O), rispetto alle
gli scioglimenti delle abbreviazioni usate dal copista. In conformità alla pras- precedenti edizioni nelle quali era stata prediletta una veste classicistica nor-
si delle edizioni diplomatiche, nel testo non è stata introdotta alcuna punteg- malizzata, si è ritenuto ora adeguare l’ortografia ai criteri conservativi in uso per
giatura moderna e si è cercato di riprodurre il sistema interpuntivo originale, le edizioni dei testi mediolatini, mantenendo nel testo critico i tratti distintivi
che si presenta piuttosto scarno, con la canonica distinctio tra comma, colon della grafia mediolatina dello scriptor della cancelleria avignonese Pietro da
e periodos, rispettivamente resi dal copista con una verghetta (/), un punctus Vigone: oltre a rispettare la totale e caratteristica assenza dei dittonghi, si sono
planus (.) e un punto molteplice, ossia tre punti allineati in verticale al termine conservati a testo il nesso -ci- in luogo di -ti- (e.g. § 1: intencio; §§ 1 e 3: scien-

90 91
Paolo Pontari

ciarum; §§ 6 e 7: licenciam; § 7: consciencias), l’assenza o l’erroneo posiziona-


mento dell’h (e.g. § 3: auriant in luogo di hauriant; § 4: scolaribus in luogo di
scholaribus e hanelantes in luogo di anhelantes), l’uso peculiare di y in luogo di
i (e.g. §§ 5 e 7: ydonei, ydoneo e ydoneos) e la cosiddetta Regola di Prisciano
e di Giovanni da Genova («ante c, d, t, q, f non est scribenda m sed n»). Non è
invece stato mantenuto il raddoppiamento consonantico dell’aggettivo suppreme
nella formula incipitaria dell’arenga (§ 1) che dà il nome alla stessa bolla13. In
ossequio a criteri di leggibilità e interpretazione, nel testo critico si è applicata
la divisione tra parole che figurano nell’originale in scriptio continua (e.g. § 4:
non solum rispetto all’originale nonsolum; § 4: de cetero in luogo dell’originale
decetero; § 9: si quis anziché siquis dell’originale), è stata introdotta coerente-
mente la distinzione moderna tra u e v e si è uniformata con i la distinzione tra
i e j. Anche l’interpunzione e l’impiego delle maiuscole rispondono nel testo
critico a criteri logici e interpretativi moderni.
Richiamato con note esponenziali al testo, è altresì offerto in questa edi-
zione un essenziale commento esegetico e illustrativo, in cui sono decifrati
e corredati di eventuale bibliografia specifica gli elementi storici, politici e
culturali nonché i tratti formulari e stilistico-linguistici più interessanti del
testo della bolla.
L’edizione della bolla In supreme dignitatis è infine arricchita dalla prima
traduzione italiana del testo, che schiude finalmente a un pubblico di lettori più
Edizione diplomatica
ampio, e non più confinato ai soli specialisti e studiosi del Medioevo, l’accesso
al documento più importante della gloriosa storia dell’Università di Pisa.

13
Questo raddoppiamento non si ritrova nella minuta (RA) e nella trascrizione in pulito (RV) del
testo della bolla eseguite presso la cancelleria apostolica, e si configura come un peculiare influsso foneti-
co nella grafia dello scriptor Pietro da Vigone (che è stato rispettato anche nelle copie trecentesche pisane
della bolla, A e B). Il fenomeno della geminazione della labiale sorda davanti alla liquida è un tratto fone-
tico caratteristico già del latino imperiale (cfr. M. Lindsay, Die lateinische Sprache, Leipzig, Hirzel, 1897,
p. 129), rimasto particolarmente vivo nel latino merovingico e carolingio, e trasferitosi, a livello grafico,
nei testi latini medievali: cfr. ad es. J. Pirson, Le latin des formules mérovingiennes et carolingiennes, in
«Romanische Forschungen», 26 (1909), pp. 837-944, a p. 929.

92
[1] Clemens ep( iscopu ) s seruus seruorum dei Ad perpetuam rei memoriam |
[2] In suppreme dignitatis specula superni dispositione consilij constituti
ad uniuersas fidelium regiones n(ost)re uigilantie creditas / tanquam
pastor uniuersalis gregis dominici aciem ap(osto)lice |
[3] considerationis extendimus / ad ear(um) profectum quantum nobis ex
alto permittitur intendentes / sed ad id precipue n(ost)ra uersatur in-
tencio et affectus aspirat ut ubicunq(ue) |
[4] terrar(um) ip(s)or(um) fidelium scienciar(um) fructus continuum auctore do-
mino suscipiat incrementum. Igitur considerantes fidei puritatem et deuotio-
nem eximiam quas Ciuitas Pisan(a) ad nos et ap(osto)licam sedem gerere |
[5] noscitur et q(uo)d illas ad sacrosanctam Roman(am) eccl(es)iam ma-
trem cunctor(um) fidelium et mag(ist)ram eo amplius debeat augmen-
tare quo per nos et sedem ip(s)am se prospexerit gratijs ap(osto)licis
specialius honorari / |
[6] pensantes quoq(ue) quietem et pacem uictualium / et hospiciorum in-
signium fertilitatem / et alias co(m)moditates plurimas quas Ciuitas
ip(s)a tam per mare qua(m) per terram studentibus oportunas habere |
[7] dinoscitur / feruenti non i(m)merito desiderio ducimur q(uo)d ip(s)a
Ciuitas / quam diuina bonitas tot gratiar(um) dotibus insigniuit / scien-
ciar(um) etiam fiat fecunda muneribus / ut uiros producat consilij matu |
[8] ritate conspicuos / uirtutum redimitos ornatibus ac diuersar(um) facul-
tatum dogmatibus eruditos / sitq(ue) ibi fons scienciar(um) irriguus de
cuius plenitudine auriant uniuersi litteralibus cupientes imbui |
[9] documentis. Ad hunc itaq(ue) uniuersalem profectum nonsolum inco-
lar(um) Ciuitatis ip(s)ius et circumposite regionis sed etiam alior(um)
qui preter hos de diuersis mundi partibus confluent ad |
[10] eandem studio paterne solicitudinis hanelantes / et dilector(um) fi-
lior(um) Co(m)munis et populi dicte Ciuitatis deuotis in hac parte sup-
plicationibus inclinati / auctoritate ap(osto)lica presentium |
[11] tenore statuimus et etiam ordinamus ut in Ciuitate ip(s)a decetero sit
Studium generale / illudq(ue) perpetuis futuris temporibus in ea uige-
at / in sacra pagina / iure canonico et ciuili / |
[12] et in medicina et qualibet alia licita facultate / ac docentes et studen-
tes ibidem omnibus priuilegijs libertatibus et immunitatibus conces-
sis doctoribus legentibus et scolaribus in Studijs ge |
[13] neralibus co(m)morantibus gaudeant et utantur. Uolumus tamen q(uo)d
ad docendum et regendum in ip(s)o Studio / doctores qui in Bononien(si)
uel Parisien(si) aut alijs famosis generalibus |

95
Paolo Pontari La bolla di fondazione dell’Università di Pisa

[14] Studijs honorem doctoratus uel mag(ist)ratus receperint et alias exper- [27] presumpserit indignationem omnipotentis dei et beator(um) Petri et
ti et ydonei in nouitate huiusmodi Studij assumantur / ita q(uo)d Ciui- Pauli Ap(osto)lor(um) eius se nouerit incursurum. Dat(um) apud Uil-
tas ip(s)a tanto insignita honore dotibus fulgeat | lamnouam Auinionen(sis) dioc(esis) iij Non(as) Septembr(is) |
[15] honori correspondentibus memorato. Insuper Ciuitatem et Studium [28] Pontificatus n(ost)ri Anno Secundo:, |
prefata / ob profectus publicos quos exinde prouenire speramus am-
plioribus honoribus prosequi intendentes / auctori |
[16] tate ordinamus eadem / ut siqui processu temporis in eodem Studio
fuerint qui sciencie facultatis in qua studuerint brauium assecuti sibi
docendi licenciam ut alios erudire ualeant |
[17] petierint impertiri / possint examinari diligenter ibidem et in eisdem
facultatibus titulo doctoratus seu magisterij decorari. Auctoritate
ap(osto)lica statuentes ut quotiens aliqui in aliqua uel |
[18] aliquibus facultatum ip(s)ar(um) in eodem Studio fuerint doctorandi
/ presententur Archiep(iscop)o Pisan(o) qui pro tempore fuerit uel ei
sufficienti tamen et ydoneo quem ad hoc idem Archiep(iscopu)s |
[19] duxerit deputandum uel eccl(es)ia pisan(a) Pastore carente / Uicario
dilector(um) filior(um) Capituli ip(s)ius eccl(es)ie qui erit pro tempore
/ qui omnibus doctoribus seu mag(ist)ris facultatis seu |
[20] facultatum in qua uel quibus examinatio fuerit facienda / in Studio
ip(s)o actu regentibus presentibus / conuocatis eos gratis pure et libere
ac omni dolo fraude et difficultate cessa(n)tibus |
[21] de sciencia facundia / modo legendi et alijs que in promouendis ad
doctoratus seu mag(ist)ratus honorem et officium requiruntur exami-
nare studeant diligenter et illos quos ydoneos reppererit |
[22] petito secrete pure et bona fide eor(un)dem doctor(um) et mag(ist)
ror(um) consilio / quod utique consilium in ip(s)or(um) consulentium
dispendium uel iacturam sub debito iuramenti super hoc prestandi tam |
[23] ab Archiep(iscop)o et deputando ab eo ac Uicario et singulis doctori-
bus et mag(ist)ris huiusmodi reuelari quomodolibet districtius prohi-
bemus / approbet et admittat / eisq(ue) petitam licenciam largiatur |
[24] alios minus ydoneos / postpositis gratia odio uel fauore nullatenus ad-
mittendo super quibus Archiep(iscop)i et deputandi ab eo ut premitti-
tur / ac Uicarij predictor(um) consciencias oneramus. Uolentes |
[25] ut illi qui in prefato Studio doctorati seu mag(ist)rati fuerint / in eo
et alijs generalibus Studijs regendi et docendi absq(ue) approbatione
alia liberam habeant facultatem. |
[26] Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam n(ost)ror(um) Sta-
tutor(um) ordinationum uoluntatum et prohibitionis infringere uel ei
ausu temerario contraire. Siquis autem hoc attemptare |

96 97
Edizione critica
Clemens episcopus, servus servorum Dei.
Ad perpetuam rei memoriam1

[1] In supreme dignitatis specula superni dispositione consilii constituti2, ad


universas fidelium regiones nostre vigilantie creditas, tanquam pastor univer-
salis gregis dominici, aciem apostolice considerationis extendimus, ad earum

Intit. ad … memoriam] Ad P.R.M. Fabrucci Fabronius om. Fedeli SUP  1. constituti]


instituti U  creditas] creditur Tronci  earum] eorum Tronci

1
L’intitulatio, con il nome del papa, tradizionalmente privo del numerale relativo alla sequenza
dei nomi pontificali e accompagnato dall’epiteto di episcopus, cioè di vescovo della città di Roma e vescovo
supremo di tutta la Chiesa, e con la definizione di “servo dei servi di Dio”, è formulare sin dai tempi di
Gregorio I, come rilevava anche Tangheroni, L’età della Repubblica, cit., p. 9. In particolare, la formula
servus servorum Dei, è un’espressione di umiltà mutuata dal linguaggio biblico in riferimento alla parabola
evangelica dei figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni (Mt. 20.27: «Qui voluerit inter vos primus esse, erit
vester servus» e Mc. 10.44: «Qui voluerit in vobis primus esse, erit omnium servus») e più in generale in
riferimento al celebre motto di Cristo “gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi” (Mt. 19.30;
20.16; Lc. 13.30). Accanto a alla formula dell’intitulatio, altrettanto tipica è l’espressione Ad perpetuam rei
memoriam, che nell’edizione Fedeli era stata omessa per errore e che invece appare chiaramente leggibile
nella pergamena originale del notaio Pietro da Vigone (O) così come in tutti gli altri testimoni manoscritti:
si tratta della tipica formula di perpetuatio dell’atto pontificio (una variante della quale è l’espressione ad
futuram rei memoriam), fissata nella tradizione dei documenti di fondazione delle Università sin dalla
bolla di Pamiers del 1295. Il protocollo iniziale delle cosiddette litterae sollemnes, così come stabilito
dalle Regulae cancellariae apostolicae sin dal pontificato di Alessandro IV (1254-1261), prevedeva di
norma sia la formula di intitulatio sia quella di perpetuatio.
2
Ha inizio qui la cosiddetta arenga, con l’incipit che convenzionalmente dà il nome alla
stessa bolla: In supreme dignitatis. Il medesimo incipit era stato usato da Bonifacio VIII nella bolla
di fondazione dello Studium Urbis il 6 giugno 1303 e divenne poi formulare per i testi fondativi delle
Università: lo si ritrova infatti ad esempio nella bolla per la fondazione dello Studio di Perugia (1308)
e nella bolla dello stesso Clemente VI del 31 maggio 1349 per la fondazione dello Studio fiorentino,
ma anche per le fondazioni degli Studia di Valladolid (1346) e di Praga (1347), continuando a figurare
poi in bolle trecentesche di fondazione più tarde, come ad esempio in quella dello Studium di Pavia
(1389) e di Ferrara (1391) e ancora in molte bolle del XV secolo. Nella tradizione formulare dei
privilegi papali la nomina a pontefice e il potere che ne deriva vengono simbolicamente raffigurati
come una ‘elevazione alla specola della suprema dignità’ (in supreme dignitatis specula … constituti,
formula altrove variata come in eminentis dignitatis specula … constituti oppure come in suppreme
preheminentia dignitatis … constituti nella bolla di fondazione dello Studium Urbis): il punto più alto
della gerarchia ecclesiastica (la ‘specola’, appunto, chiamata anche Petri specula), che si conquista
per effetto di una volontà divina (superni dispositione consilii, anch’essa espressione formulare,
altrove ricorrente anche come disponente Domino), permette di esercitare ex alto il potere della
Chiesa sul popolo dei fedeli. Nella bolla di fondazione dello Studium di Pisa è assente l’espressione
licet immeriti, tipico topos humilitatis ricorrente nella formulazione dell’elevazione al pontificato delle
arenghe, suggerita nel Liber cancellarie apostolice di Tommaso di Capua del 1380 (cfr. ed. M. Tangl,
Die päpstlichen Kanzleiordnungen von 1200-1500, Innsbruck, Wagner, 1894, Formulae, pp. 234,
250).

101
Paolo Pontari La bolla di fondazione dell’Università di Pisa

profectum, quantum nobis ex alto permittitur, intendentes3; sed ad id precipue producat consilii maturitate conspicuos, virtutum redimitos ornatibus ac diver-
nostra versatur intencio et affectus aspirat, ut ubicunque terrarum ipsorum fide- sarum Facultatum dogmatibus eruditos, sitque ibi fons scienciarum irriguus,
lium scienciarum fructus continuum auctore Domino suscipiat incrementum4. de cuius plenitudine auriant universi litteralibus cupientes imbui documentis7.
[2] Igitur, considerantes fidei puritatem et devotionem eximiam quas civitas [4] Ad hunc itaque universalem profectum non solum incolarum civitatis
Pisana ad nos et apostolicam sedem gerere noscitur et quod illas ad Sacrosan- ipsius et circumposite regionis, sed etiam aliorum qui, preter hos, de diversis
ctam Romanam Ecclesiam, matrem cunctorum fidelium et magistram, eo amplius mundi partibus confluent ad eandem, studio paterne solicitudinis hanelantes
debeat augmentare quo per nos et sedem ipsam se prospexerit gratiis apostolicis et dilectorum filiorum Communis et Populi dicte civitatis devotis in hac parte
specialius honorari5; [3] pensantes quoque quietem et pacem, victualium et hos- supplicationibus inclinati, auctoritate apostolica presentium tenore statuimus
piciorum insignium fertilitatem et alias commoditates plurimas quas civitas ipsa et etiam ordinamus ut in civitate ipsa de cetero sit Studium generale illudque
tam per mare quam per terram studentibus opportunas habere dinoscitur6, fer- perpetuis futuris temporibus in ea vigeat in Sacra pagina, Iure canonico et civili
venti non immerito desiderio ducimur quod ipsa civitas, quam divina bonitas tot et in Medicina et qualibet alia licita Facultate, ac docentes et studentes ibidem
gratiarum dotibus insignivit, scienciarum etiam fiat fecunda muneribus, ut viros omnibus privilegiis libertatibus et immunitatibus, concessis doctoribus legen-
tibus et scolaribus in Studiis generalibus commorantibus, gaudeant et utantur8.
incrementum] incrementum post corr. interscr. B  2. quas civitas] quam civitas Fabrucci
Fabronius Fedeli SUP  per nos] om. Fabrucci Fabronius Tronci  augmentare] maturitate conspicuos] maturitate pro conspicuos ante corr. sed postea pro del. B Facultatum
augumentare Tronci  prospexerit] prospexit RV  3. victualium] victualium abundantiam dogmatibus] facultatum corr. in mg. RA  dogmatibus facultatum U  facultatum dignitatibus
Fabrucci Fabronius Tronci  insignium] insignem Fabrucci Fabronius Tronci  terram] Fabrucci Fabronius  sitque] fitque Fabrucci Fabronius Tronci  auriant] haurirent Fabrucci
terram post corr. RA  dinoscitur] dignoscitur edd. Fabronius Tronci  universi] universa Fabrucci Fabronius  litteralibus] liberaliter Fabrucci
Fabronius Tronci  imbui] imber Tronci  4. et circumposite] et tam circumposite ante
corr. sed postea tam del. RV  hanelantes] athelantes Tronci  et populi] ac Populi Fabrucci
Fabronius Tronci  et etiam] ac etiam Fabrucci Fabronius Tronci  futuris] futurisque Fabrucci
3
Il segmento formulare ricorre in maniera esattamente identica nella bolla di fondazione dello
Fabronius Tronci  iure] in jure Fabrucci Fabronius  et studentes] ac studentes Tronci  et
Studium Urbis. L’acies apostolice considerationis che il papa è in grado di estendere a tutte le terre dei fedeli
affidate alla sua vigilantia costituisce il campo d’azione della legge apostolica della Chiesa romana: si tratta immunitatibus] et om. Fabrucci Fabronius Tronci  scolaribus] secularibus Fabrucci
di un concetto politico e giuridico, che determina il potere esecutivo sovranazionale del papa in tutti i
domìni territoriali in cui la Chiesa agisce localmente per regolamentare le Istituzioni sottoposte direttamente
o indirettamente al governo e ai benefici ecclesiastici. Il pontefice è infatti pastore di tutto il gregge di Dio
(pastor universalis gregis dominici), e in quanto tale detiene il potere di guida suprema del popolo cristiano. 7
Il passaggio testuale risulta identico a quello della bolla di istituzione dello Studium Urbis
4
Il fine primario dell’azione papale è favorire l’incrementum del frutto delle scienze nelle terre dei ed è dunque parte del formulario della cancelleria apostolica utilizzato per la stesura di questo tipo
fedeli: incrementum è espressione idiomatica tipica dell’arenga e introduce concettualmente all’oggetto di documenti. In particolare, l’espressione fons scientiarum, esemplata sulla scorta del fons sapientiae
della petitio (§§ 2-3). di matrice scritturale (Eccl. 1.5 e Proverb. 18.4), diventa formulare in tutte le bolle di istituzione delle
5
Ha qui inizio la petitio, con la dichiarazione dell’oggetto specifico della bolla, favorire cioè Università fino agli esordi del XV secolo: con ogni probabilità il formulario mutuava questa espressione e
la fecondità dello Studio di Pisa, con motivazioni qui apertamente dichiarate, introdotte dai participi l’aggettivo irriguus da Is. 58.11: «Erit quasi hortus irriguus, et sicut fons aquarum». L’origine dell’immagine
considerantes e pensantes, di tradizione formulare nella tipologia delle bolle di fondazione delle Università: il dei cupientes che attingono alla plenitudo del fons irriguus può essere individuata ancora una volta nella
privilegio di istituzione di uno Studio generale a Pisa viene infatti concesso come premio alla purezza della tradizione biblica: cfr. Gn. 24.25 e Is. 12.3. Obiettivo primario della fondazione di uno Studium è che
fede e alla devozione singolare (devotio eximia è espressione formulare ricorrente anche nel formulario del gli studenti possano diventare viros consilii maturitate conspicuos, capaci cioè di maturità di giudizio,
Liber cancellarie apostolice: cfr. ed. Tangl, cit., p. 341) che la città toscana ha sempre mostrato nei confronti formula ripresa con qualche piccola variante in molte bolle di fondazione: in particolare, la bolla di Pisa
della Sede apostolica e in prospettiva di una crescente gratitudine verso la Chiesa. ricalca esattamente le capacità e le virtù auspicate per gli allievi dello Studium descritte nella bolla di
6
Il topos del locus amoenus et aptus, tipico nella tradizione delle bolle di istituzione degli Studi, trova Roma, archetipo formulare di una lunga tradizione, con l’accostamento delle due espressioni virtutum
qui specifica applicazione per la città di Pisa, di cui è elogiato lo stato di pace e di tranquillità e l’abbondanza di redimitos ornatibus e diversarum Facultatum dogmatibus eruditos. Quest’ultima espressione introduce
vettovaglie, di alloggi e di varie altre comodità, legate sopprattutto alla sua posizione naturale strategica, facilmente alla dispositio e anticipa la concessione di uno Studium generale articolato in tre Facoltà, Teologia, Diritto
raggiungibile sia per mare sia per terra. La medesima descrizione della qualità del sito sarà ripresa due secoli più e Medicina, e la possibilità di aprirne anche altre (et qualibet alia licita Facultate).
tardi, quando Lorenzo Lippi, umanista della corte laurenziana, pronuncerà nel 1473 l’orazione per la riapertura dello 8
Il testo della bolla procede con la dispositio, nucleo giuridico del documento con cui viene stabilita e
Studium di Pisa, paragonata per la sua centralità nel mondo accademico a una ‘nuova Atene’: cfr. qui il saggio di G. ordinata con autorità la fondazione di uno Studium generale (auctoritate apostolica presentium tenore statuimus
Albanese, Lorenzo il Magnifico e la riapertura dello Studio di Pisa (1473): l’orazione inaugurale di Lorenzo Lippi, con et etiam ordinamus). I privilegi, i diritti e le immunità di cui i docenti e gli studenti dello Studium di Pisa
ed. critica, traduzione e commento dell’orazione del Lippi. Sulla topica dell’adeguatezza delle città e l’abbondanza di dovranno godere sono elencati secondo una rigida e formulare espressione giuridica che si ritrova in moltissime
vitto e alloggi per gli studenti cfr. M. Bellomo, Studenti e «Popolus» nelle città universitarie italiane dal secolo XII al bolle di fondazione, a partire da quella dello Studium Urbis fino alle bolle di inizi Quattrocento (privilegiis,
XIV, in Università e società nei secoli XII e XVI, Pistoia, Centro Italiano di studi di storia e d’arte, 1982, pp. 61-78. libertatibus et immunitatibus … gaudeant et utantur).

102 103
Paolo Pontari La bolla di fondazione dell’Università di Pisa

[5] Volumus tamen quod ad docendum et regendum in ipso Studio doctores qui examinatio fuerit facienda in Studio ipso actu regentibus presentibus convocatis, eos,
in Bononiensi vel Parisiensi aut aliis famosis generalibus Studiis honorem docto- gratis pure et libere ac omni dolo fraude et difficultate cessantibus, de sciencia, facun-
ratus vel magistratus receperint et alias experti et ydonei in novitate huiusmodi dia, modo legendi et aliis, que in promovendis ad doctoratus seu magistratus honorem
Studii assumantur, ita quod civitas ipsa tanto insignita honore dotibus fulgeat et officium requiruntur, examinare studeant diligenter11.
honori correspondentibus memorato9. Et illos quos ydoneos reppererit, petito secrete pure et bona fide eorundem
[6] Insuper civitatem et Studium prefata ob profectus publicos quos exinde doctorum et magistrorum consilio – quod utique consilium in ipsorum con-
provenire speramus amplioribus honoribus prosequi intendentes, auctoritate sulentium dispendium vel iacturam sub debito iuramenti super hoc prestandi
ordinamus eadem ut, si qui processu temporis in eodem Studio fuerint qui, tam ab archiepiscopo et deputando ab eo ac vicario et singulis doctoribus et
sciencie Facultatis in qua studuerint bravium assecuti, sibi docendi licenciam magistris huiusmodi revelari quomodolibet districtius prohibemus –, approbet
ut alios erudire valeant petierint impertiri, possint examinari diligenter ibidem et admittat eisque petitam licenciam largiatur, alios minus ydoneos, postpositis
et in eisdem Facultatibus titulo doctoratus seu magisterii decorari10. gratia odio vel favore, nullatenus admittendo; super quibus archiepiscopi et
[7] Auctoritate apostolica statuentes ut, quotiens aliqui in aliqua vel aliquibus deputandi ab eo ut premittitur ac vicarii predictorum consciencias oneramus12.
Facultatum ipsarum in eodem Studio fuerint doctorandi, presententur archiepi-
scopo pisano qui pro tempore fuerit vel ei sufficienti tamen et ydoneo quem ad fuerit facienda] fuerit om. Fabrucci Fabronius Fedeli SUP regentibus] legentibus Fabrucci
Fabronius  et libere] ac libere Fabrucci Fabronius  dolo fraude] fraude dolo Fabrucci
hoc idem archiepiscopus duxerit deputandum vel, Ecclesia Pisana pastore caren-
Fabronius Tronci  legendi] elegendi ante corr. sed postea e- del. B  requiruntur] requirantur
te, vicario dilectorum filiorum Capituli ipsius Ecclesie qui erit pro tempore, qui, Fabrucci Fabronius  studeant] studeat A  reppererit] corr. in mg. RA  respexerint Fabrucci
omnibus doctoribus seu magistris Facultatis seu Facultatum in qua vel quibus Fabronius  petito secrete] partito secreto Fabrucci Fabronius Tronci  quomodolibet]
quomolibet B  prohibemus] prohibentur Fabrucci Fabronius Tronci  licenciam largiatur]
5. tamen] autem Fabrucci Fabronius Tronci Fedeli  regendum] gerendum ante corr. scientiam largiantur Fabrucci Fabronius Tronci  consciencias] conscientiam Fedeli SUP
sed postea gerendum del. et regendum suprascr. B  legendum Fabrucci Fabronius
Tronci  huiusmodi] huius Fabrucci Fabronius  correspondentibus] corrispondentibus
Tronci  6. prefata] prefatus ante corr. sed postea -us del. et -a suprascr. ex ras. RA  praefatum 11
Gli aspiranti candidati all’acquisizione del titolo di dottore, una volta superato l’esame con
Fabrucci Fabronius  prefatae Tronci  exinde] inde Fabrucci Fabronius  eadem] eodem
i docenti, dovranno presentarsi al cospetto dell’arcivescovo pisano (oppure di un suo delegato oppure
Tronci  si qui] si om. Fabrucci Fabronius Tronci  fuerint … facultatis] quique scientiae ancora del vicario capitolare in caso di vacanza dell’autorità pastorale nella Chiesa pisana), affinché
et facultatis Fabrucci Fabronius Tronci  studuerint] studuerit Fabrucci Fabronius possano ricevere ufficialmente il titolo di dottore o di magister e di conseguenza la licentia ubique docendi.
Tronci  licenciam] licentia Tronci  impertiri … examinari] ut impertiri possit examinati Questa parte dispositiva della bolla definisce con esattezza le modalità della prova finale da parte dei
Fabrucci Fabronius Tronci  magisterii decorari] Magistratus decorati Fabrucci Fabronius dottorandi: è infatti precisato che l’arcivescovo (o in alternativa un suo delegato o il vicario del Capitolo),
Tronci  7. statuentes] statuimus Fabrucci Fabronius Tronci  quotiens] quostiens sentito il parere dei docenti, promuova i candidati reputati idonei in modo assolutamente imparziale. Il
RA  quosciens RV  quoties Fabrucci Fabronius Tronci  aliquibus] in aliquibus potere del conferimento del titolo è derogato totalmente alla coscienza dell’arcivescovo, il quale agirà in
Fabrucci Fabronius  presententur] praetendeatur Fabrucci Fabronius Tronci  quem] piena fede, obbiettività e trasparenza; allo stesso modo, i docenti ai quali è richiesto un giudizio finale
quam Fabrucci Fabronius  archiepiscopus] om. Fabrucci Fabronius Tronci sui candidati dovranno esprimersi in modo disinteressato, giurando di tenere segreto il loro parere. Le
medesime disposizioni in materia di conferimento del titolo saranno enunciate anche nella bolla per la
fondazione dello Studium generale di Firenze.
12
Nel testo si osserva una costruzione anacolutica: al soggetto qui e al verbo studeant della
proposizione precedente, riferiti a tutti i potenziali soggetti (l’arcivescovo, un suo delegato o il vicario
9
La condicio sine qua non per l’istituzione di uno Studium generale a Pisa è che a reggere e del Capitolo), seguono qui i verbi coniugati alla terza persona singolare reppererit, approbet e admittat,
a insegnare presso questo Studio siano chiamati coloro che abbiano conseguito il titolo di dottore o di concordati ad sensum con un soggetto ‘unico’ tra quelli prima espressi. Sebbene la lezione studeat di A
magister e la licentia ubique docendi presso gli Studi di Bologna, di Parigi e di altri famosi Studi generali, (cfr. l’apparato critico) risolva l’anacoluto conformando tutti i verbi alla terza persona (non crea difficoltà
per garantire l’alta qualità sia della gestione amministrativa sia dell’offerta didattica. La medesima il pronome qui, che può esprimere anche un soggetto singolare), tuttavia il sospetto di una emendatio o
condicio verrà fissata sei anni più tardi anche per lo Studium generale di Firenze. della caduta di un compendio nasale (studeant > studeat) inducono a rifiutare questa lectio singularis,
10
Le disposizioni giuridiche relative alla licentia ubique docendi sono qui illustrate per le modalità che si oppone a tutta la tradizione, ivi inclusi l’esemplare originale della bolla e le autorevoli copie di
di acquisizione del titolo attraverso un esame che potrà essere sostenuto a Pisa da parte di coloro che cancelleria. Nelle bolle di conferma degli Studia di Roma e di Perugia (ed. Panzanelli Fratoni, cit., pp.
avranno ottenuto il bravium (dal lat. tardoant. e bibl. brabeum, e a sua volta dal gr. βραβεῖον, che indicava 62-69) il testo formulare risulta identico, sebbene più articolato: la proposizione «et illos quos ydoneos
il premio destinato ai vincitori dei giochi pubblici: cfr. ad es. Prud. Περὶ στεφ. 5, 538; Tert. Adv. Marc. reppererit […] approbet et admittat […]» ricorre infatti più in basso, preceduta da alcune disposizioni
3; Bibl. Vulg. 1 Cor. 9, 24), ossia il diploma di laurea, in una delle Facoltà dello Studium. La medesima particolari, assenti sia nella bolla pisana sia in quella fiorentina, che furono dunque sunteggiate senza
disposizione si ritrova nella bolla fiorentina. badare alla durezza sintattica che l’accostamento delle due proposizioni produceva.

104 105
Paolo Pontari

[8] Volentes ut illi qui in prefato Studio doctorati seu magistrati fuerint in eo
et aliis generalibus Studiis regendi et docendi absque approbatione alia libe-
ram habeant facultatem13.
[9] Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrorum statutorum,
ordinationum, voluntatum et prohibitionis infringere vel ei ausu temerario con-
traire. Si quis autem hoc attemptare presumpserit, indignationem omnipotentis
Dei et Beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius se noverit incursurum14.
[10] Datum apud Villamnovam Avinionensis diocesis, III Nonas Septembris,
pontificatus nostri anno secundo15.

8. et aliis] et in aliis Fabrucci Fabronius  regendi] legendi Fabrucci Fabronius


Tronci  habeant] habeant post corr. interscr. B  9. omnino] om. Fabrucci Fabronius
Tronci  omnino … paginam] del. RA  om. RV  voluntatum] voluntatis Fabrucci
Fabronius Tronci  vel … incursurum] del. RA  om. RV  attemptare] aptemptare ante
corr. sed postea aptem- del. et attem- suprascr. B  10. datum] datum Avinionensis ante
corr. sed postea Avinionensis del. B  diocesis] om. Fabrucci Fabronius Tronci  III]
tertio A B  Septembris] Sempt. Fabrucci

13
La conclusione della dispositio è affidata a un’ultima formulazione relativa alla validità del titolo
acquisito presso lo Studium generale di Pisa: è precisato infatti che i laureati possano avere libera facoltà
Traduzione italiana
di reggere e insegnare presso altri Studi generali absque approbatione alia. Si tratta di un’importante
puntualizzazione, che convalida in modo universale il titolo conferito presso lo Studium di Pisa e prospetta
dunque la licentia ubique regendi et docendi, senza alcuna necessità di altra conferma giuridica o esame
supplementare.
14
Nella consuetudine della scrittura giuridica della cancelleria papale ogni bolla si conclude
con la prohibitio, una formula consolidata facente parte delle cosiddette sanctiones che ogni delibera
pontificia prevedeva nel caso di contravvenzione alla dispositio. La bolla è considerata paginam nostrorum
statutorum, ordinationum, voluntatum et prohibitionis, sostantivi corrispondenti ai verbi ‘dispositivi’ che si
trovano all’interno del testo (par. 4: statuimus et etiam ordinamus; par. 5: volumus; par. 6: ordinamus; par. 7:
statuentes, prohibemus; par. 8: volentes), con cui il pontefice stabilisce quindi la precisa volontà, attraverso
un atto legale universale, di fondare lo Studium generale di Pisa. Alla prohibitio segue, come di consueto
nelle litterae sollemnes, la comminatio o clausula comminativa, nella quale la sanctio morale prevista per
coloro che intenderanno infrangere la dispositio papale è l’indignazione di Dio e degli Apostoli Pietro e
Paolo. Sia la prohibitio sia la comminatio saranno riprese in modo identico nella formulazione della bolla
per la fondazione dello Studium generale di Firenze. Nella copia dei Registra Avenionensia parte della
formula di prohibitio e tutta la clausula comminativa sono state depennate e per questo mancano anche
nella copia che fu tratta nei Registra Vaticana (cfr. apparato): si tratta evidentemente di una prassi dei
Registra Avenionensia, come sembrerebbe confermare il documento trascritto subito prima della bolla
In supreme dignitatis nel vol. 76, che nella formula conclusiva depenna allo stesso modo parte della
prohibitio e tutta la comminatio (cfr. f. 65r).
15
La datatio della bolla clementina per la fondazione dello Studium generale di Pisa segue la
consuetudine delle litterae sollemnes, con indicazione del luogo, del giorno (espresso rigorosamente
secondo il sistema del calendario romano) e dell’anno pontificale. La precisazione della località di
Villeneuve nella diocesi di Avignone e la data del 3 settembre confermano la consuetudine dei pontefici
avignonesi di trasferirsi, nel periodo estivo, nel palazzo papale edificato sulla sponda opposta del Rodano.

106
Clemente vescovo, servo dei servi di Dio.
A memoria perpetua del fatto

[1] Elevati alla specola della suprema dignità per disposizione della volontà
divina, in veste di pastore universale del gregge di Dio, estendiamo il campo
d’azione della legge apostolica a tutte le regioni dei fedeli affidate alla nostra
custodia, mirando al loro progresso, per quanto a noi sia concesso dall’alto dei
cieli; ma a questo soprattutto è rivolto il nostro intento e aspira la nostra vo-
lontà, che ovunque nelle terre dei nostri fedeli, per mano di Dio, possa sempre
germogliare il frutto delle scienze.
[2] Pertanto, considerando la purezza della fede e l’esimia devozione che,
come è noto, la città di Pisa ha mostrato verso noi e la Sede apostolica e che
dovrà ancor di più accrescere nei confronti della Sacrosanta Chiesa Romana,
madre di tutti i fedeli e maestra, per procurare di essere onorata in maniera spe-
ciale da noi e dalla stessa Sede con grazie apostoliche; [3] e pensando inoltre
alla quiete e alla pace, alla ricchezza di vettovaglie, di ottimi alloggi e di molte
altre comodità adeguate ad accogliere studenti che la stessa città notoriamente
possiede per mare e per terra, siamo a buon diritto animati da un fervido de-
siderio che questa città, che la bontà divina ha voluto insignire di così tante
qualità, possa divenire anche terreno fecondo dei doni delle scienze, affinché
possa formare uomini dotati di maturità di giudizio, incoronati dell’ornamento
delle virtù ed esperti nelle dottrine delle diverse Facoltà, e affinché vi sia in
essa una fonte che diffonde la conoscenza, al cui flusso abbondante possano
attingere tutti coloro che bramano di essere istruiti sui libri.
[4] Per questo universale profitto, dunque, non solo degli abitanti di que-
sta stessa città e della regione circostante, ma oltre a essi anche di altri che
da diverse parti del mondo vi confluiranno, desiderosi di venire a studiare su
sollecitazione dei loro padri ed esortati con inviti rivolti loro dai diletti figli del
Comune e del popolo della suddetta città, decretiamo con autorità apostolica
ai sensi della presente bolla e di conseguenza ordiniamo che nella stessa città
sia fondato uno Studio generale e che questo Studio ivi rimanga attivo sempre
nei tempi futuri in Teologia, Diritto canonico e civile, Medicina e in qualunque
altra Facoltà riconosciuta, e che docenti e studenti fruiscano e si avvalgano di
tutti i privilegi, diritti e dispense concessi ai dottori, ai lettori e agli scolari de-
gli altri Studi generali. [5] Vogliamo tuttavia che a insegnare e a reggere siano
assunti in questo Studio, nel suo primo avvio, coloro i quali abbiano ottenuto il
titolo di dottore o di maestro a Bologna, a Parigi o in altri famosi Studi generali
e altresì esperti e idonei, cosicché la stessa città, insignita di un così grande
onore, risplenda di adeguate eccellenze.

109
Paolo Pontari

[6] Inoltre, intenzionati a conferire onori ancora più ampi alla città e allo
Studio suddetti per i profitti pubblici che speriamo ne provengano, con la stessa
autorità ordiniamo che, se con l’avanzare del tempo nello stesso Studio vi saran-
no alcuni che, dopo aver conseguito il titolo della Facoltà scientifica nella quale
avranno studiato, chiederanno venga loro concessa la licenza di insegnare per
poter istruire altri, costoro possano essere diligentemente esaminati lì stesso
ed essere insigniti nelle stesse Facoltà del titolo di dottore o di maestro. [7]
E decretiamo con autorità apostolica che coloro i quali dovranno addottorarsi
in una o più Facoltà nello stesso Studio si presentino al cospetto dell’arcive-
scovo di Pisa che sarà in carica in quel momento o al cospetto di chi lo stesso
arcivescovo riterrà pari a sé o quantomeno idoneo a essere designato in sua
vece oppure, nel caso in cui la Chiesa pisana fosse vacante del suo pastore,
si presentino al vicario dei diletti figli del Capitolo della stessa Chiesa a quel
tempo in carica, i quali, convocati nello Studio con uno stesso atto i reggenti in
carica, tutti i dottori o i maestri della Facoltà o delle Facoltà nella quale o nelle
quali dovrà essere fatto l’esame, si impegnino, a titolo gratuito, in modo puro e
libero e desistendo da ogni dolo, frode e difficoltà, a esaminarli diligentemente
sulla scienza, sulla eloquenza, sul modo di leggere e su tutte le altre cose che
sono richieste per essere promossi all’onore e all’onere del titolo di dottore o di
maestro; e quelli che avrà trovato idonei, dopo aver richiesto in modo segreto, Un nuovo documento di età medicea
incondizionato e con buona fede il parere degli stessi dottori e maestri – parere sull’Ospedale di Pisa
che in ogni caso sotto obbligo di giuramento da prestare su questo tema proibia-
mo rigorosamente che venga rivelato in qualsivoglia maniera, a scapito e danno
degli stessi consiglieri, tanto dall’arcivescovo e dal delegato da lui designabile
e dal vicario, quanto dai singoli dottori e maestri – li approvi e li ammetta, e a
essi sia elargita la licenza richiesta, rinunciando fermamente ad ammettere altri
meno idonei, tralasciato ogni debito di riconoscenza e ogni odio o favore; e di
tutto questo facciamo carico di responsabilità alle coscienze dell’arcivescovo,
del suo delegato e del vicario dei predetti. [8] E vogliamo che coloro i quali nel
suddetto Studio saranno insigniti del titolo di dottore o di maestro abbiano libe-
ra facoltà di reggere e insegnare in questo e in altri Studi generali senza bisogno
di alcuna altra approvazione.
[9] A nessun uomo sia permesso di infrangere o contraddire in alcun modo
con temeraria iniziativa questa pagina dei nostri statuti, ordinamenti, volontà e
proibizione. E se qualcuno avrà l’ardire di provarci, sappia che andrà incontro
all’indignazione di Dio onnipotente e dei Santi apostoli Pietro e Paolo.
[10] Villanova, diocesi di Avignone, il giorno 3 settembre, nel secondo anno
del nostro pontificato.

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