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ARCHITECTURE AND PARTICIPATION ARCHITECTURE AND PARTICIPATION

Stalker e i Grandi Giochi del Campo Boario Stalker e i Grandi Giochi del Campo Boario

Francesco Careri and Lorenzo Romito for stalker Francesco Careri and Lorenzo Romito for stalker
(ON/osservatorio nomade > Roma) (ON/osservatorio nomade > Roma)

Stalker non è un gruppo, ma un sistema aperto interrelato e in Stalker is not a group, it is an inter-related open system which is
divenire che si esplica attraverso il suo aver luogo, un accadere growing and emerging through its actions and through all the
scatenato dall’esser presenti di quanti operano con (per, tra..) stalker. individuals that operate with (for and among) Stalker. It is a collective
E’ un soggetto desiderante e dissipativo che si adopera per subject which engages actions and researches to catalyse creative
catalizzare fenomeni creativi, per produrre luoghi, ambienti e motions in time and space, to produce self-organised places,
situazioni auorganizzanti. environments and situations.
Stalker non è incarnato in nessuno, tantomeno in ‘noi’ che abbiamo Stalker does not have one physical body, not even the one of the
contribuito a far si che divenisse, visto che questo ‘noi’ ha sempre persons who gave life to it. ‘We’ has always been an entity which
compreso ‘altri’ che senza la pretesa di essere noi hanno partecipato comprises ‘others’, who, without pretending to be us, participated to
a far si che stalker accadesse, di fatto risultando anch’essi dei ‘noi’. the activities becoming ‘us’ in their/our actions.

After exploring for a few years the Actual Territories, in 1999 Stalker
Dopo alcuni anni passati ad esplorare i Territori Attuali, il laboratorio – Urban art lab 1[1] has begun to interact with the nature of spaces
stalker1 nel 1999 ha cominciato a intraprendere un lavoro di and with their inhabitants in a more structured way. The work has
maggiore interazione con la natura di questi spazi e con i suoi developed through a phase of observation and listening, which has
abitanti. É passato da una fase di osservazione e di ascolto ad una brought to the assumption of responsibility towards the
assunzione di responsabilità nei confronti della loro trasformazione, transformations of these spaces, carrying on a research to develop
alla ricerca di una possibile modalità di prendersene cura e di methods and operative tools to take care and partecipate to the
partecipare alle loro mutazioni spontanee. Il laboratorio di questa spontanous transformations which characterize them. This new
nuova esperienza è stato il Campo Boario dell’ex mattatoio di experience has beaen carried out in Campo Boario in the premises
Testaccio, a Roma, un’area rimasta senza destinazione dal 1975, of Testaccio’s ex-slaughter-house, in Rome, an area which has had
anno della sua dismissione, e in cui il sedimentarsi del tempo e no land use destination since 1975. Since then , the sedimentation
l’assenza di progetto hanno prodotto un esempio di auto- of time and the absence of any kind of design project have made this
organizzazione e di convivenza tra diverse culture assolutamente area an example of self-organisation and cohabitation of different
inedito. Il mattatoio si trova in una zona centrale all’interno delle mura cultures. The slaughter house is placed in a central area, within the
della città ma è nascosto tra il fiume Tevere, i binari ferroviari e ancient walls of the city, but it is hidden by the Tiber river, the
l’antica discarica delle anfore romane chiamata Monte dei Cocci: il railtracks, and an ancient dumping place of roman amphorae called
perfetto cul de sac dove l’incerto e l’instabile riescono ad annidarsi Monte dei Cocci. The area is the perfect cul de sac where uncertainty
fuori dagli sguardi. Il Campo Boario è un cortile rettangolare di circa and instability manage to settle away from sight. Campo Boario is a
tre ettari in cui abitano diverse comunità sostanzialmente estranee rectangular courtyard measuring about three hectares. Here ,
alla vita “normale” della città: in un grande piazzale stazionano per different communities, extraneous to the “normal” life of the city, live
quasi tutto l’anno le rulottes dei Rom Calderasha, nomadi italiani together: in this large space, the caravans of the Rome Calderasha
specializzati nella lavorazione dei metalli e che risultano presenti in community are settled for almost the entire year. The Rom
questa zona fin dal 1500; un lungo bordo contenente le stalle è stato Calderasha are an Italian nomad community, specialised in working
occupato dai cavallari, i conduttori dalle carrozze che portano in giro raw metals , and they have been present in the area since 1500; the
i turisti, e dai loro circa trecento cavalli; in un altro bordo c’è il Villaggio stables have been occupied by the cavallari and their three hundred
Globale, uno dei centri sociali occupati autogestiti più noti a Roma horses, the conductors of the horse carriages which permit tourists
per quanto riguarda le attività interculturali e in generale la cultura to have a different perspective of the city of Rome; on the opposite
antagonista; il resto dello spazio è abitato da diverse comunità side there is Villaggio Globale, the most famous roman social centre,
straniere in gran parte di senegalesi e nordafricani, da italiani senza which has been occupied and self-managed and in which
fissa dimora, e da tutto ciò che non riesce a farsi spazio altrove. Il intercultural activities take place during the year; other parts of the
risultato é uno strano universo cosmopolita e multiculturale che abita space are inhabited by different foreign communities, especially from
quella Roma infangata e surreale dei film di Pasolini e di Fellini e che Senegal and north Africa, by Italian homeless men and women, and
mai ci si immaginerebbe di trovare al centro della moderna Roma by anyone who cannot find a place somewhere else. The result is a
Turistica. strange cosmopolitan and multicultural universe which lives in the
surreal city of Pasolini and Fellini, a universe which no one would
Nel maggio del 1999 stalker, invitato alla Biennale dei Giovani Artisti imagine to find in the centre of the modern Touristic Rome.
che si svolgeva in un area adiacente, propone di inserire nel contesto
multiculturale del Campo Boario la comunità dei rifugiati Curdi Stalker was invited to partecipate to the Biennale dei Giovani Artisti
provenenti dalla Turchia. Giunti in massa per la presenza del loro in may 1999. The art exhibition took place in an area adjacent to the
leader Ocalan venuto a Roma a chiedere asilo e a deporre le armi, i Campo Boario. In that occasion, Stalker proposed to integrate the
curdi avevano offerto alla città un indimenticabile incontro con la loro Kurd refugees’ community coming from Turkey in the already
cultura e avevano generato una gara di solidarietà e di accoglienza existing multicultural context of Campo Boario. The Kurd community
mai vista prima in città. In seguito, dopo l’arresto di Ocalan, i curdi arrived in Rome when their leader Ocalan came to Italy to ask for
rimasti si costruirono nei pressi del Colosseo, una villaggio di cartone political asylum. The Kurds offered the chance for an unforgettable
chiamato appunto “cartonia”, che si offriva ai romani come un luogo encounter between their culture and the city of Rome, whose citizens
ospitale e di incontro, ma che ben presto fu smantellato disperdendo showed solidarity and welcomed the Kurd community as it had never
i curdi in vari anfratti della città. Attraverso un workshop dal titolo “da happened before in Rome. After Ocalan was arrested, the Kurds
Cartonia a Piazza Kurdistan” svolto con gli studenti di architettura, which remained in Rome built a small paper village near the
l’associazione Azad e i rifugiati curdi, stalker decide di occupare e Colosseum, the village was called “cartonia” (in Italian ‘cartone’
ristrutturare l’edificio dell’ex veterinario del Campo Boario means paper). Cartonia was a place of encounter, where the citizens
ribattezzandolo “Ararat”, il nome della montagna sacra ai curdi, dove of Rome were always welcome. Cartonia had a short life, and it was
dopo il Diluvio approdò l’arca di Noé. Nei mesi successivi Ararat soon dismantled. The Kurds were dispersed to different locations
diventa il luogo di ritrovo della comunità curda e di un laboratorio di throughout the city.
artisti, architetti, ricercatori e semplici cittadini invitati a condividere Stalker organised a workshop titled “from Cartonia to Piazza
esistenzialmente l’esperienza di questo spazio. É il luogo ideale par Kurdistan” which involved the students of the school of architecture
avere un punto di osservazione su tutto il Campo Boario, e si offre of Rome, the organisation Azad and the Kurd refugees. During the
naturalmente come porta che permette l’ingresso a chi prima non vi workshop Stalker decided to occupy and restore the building which
si sarebbe mai avventurato, un luogo che invita comprenderne le sue had housed the veterinary of Campo Boario in the past. The building
complesse dinamiche e a renderne più permeabili i confini fisici e was named “Ararat”, which is the name of the sacred mountain
culturali in cui è relegato. where Noè landed after the Flood. During the following months ,
Ararat became the gathering place of the Kurd community and a
Senza alcun finanziamento pubblico e senza alcun aiuto working space for artists , architects, researchers, and citizens which
dall’amministrazione, lo spazio antistante Ararat si trasforma cosi’ in were invited to existentially share the experience of such a space.
un grande tavolo di gioco, una lavagna su cui disegnare in assoluta The Ararat is the ideal look out place on Campo Boario, and
libertà azioni di interazione con le comunità e dove cercare di represents the entrance door to a space which many would not have
produrre uno spazio pubblico fondato sull’accoglienza e la gone into. It is a place which invites to comprehend the complexity of
solidarietà. In tre anni di attività, dal 1999 al 2002, il grande piazzale its dynamic changes and allows to permeate through the physical
di asfalto diventa il teatro dove si svolgono i grandi giochi collettivi: and cultural boundaries which enclose it.
la Carta di Non Identità distribuita a tutti gli abitanti per il Clandestino
Day, il Pranzo Boario, una grande tavolata circolare in cui il cibo Without any public financing and any help from the city
curdo si mescola al gulasch zingaro e alle alghe giapponesi administration, the space in front of Ararat was transformed into a
preparate dall’artista e architetto Asako Iwama; il Globall Game, dove giant play ground, a blackboard used to freely draw actions and
vengono lanciati duemila palloni da calcio su cui scrivere le interactions among the different communities who live around it.
testimonianze di vita al Campo Boario; il Transborderline, spazio a During three years, from 1999 to 2002, the large asphalt space
spirale, simbolo di una frontiera permeabile ed abitabile poi installato became the play ground for big collective games: the Carta di non
illegalmente sul confine tra Italia e Slovenia; il Tappeto Volante, un identità ( Non-ID Card) which was distributed to all the inhabitants in
soffitto itinerante che ricalca in corda e rame le mucarnas della the occasion of the Clandestino Day, the Pranzo Boario (Boario
cappella Palatina di Palermo, e altri giochi e azioni senza nome e Lunch), a big circular dining table where Kurdish food, gypsy gulash
che non hanno lasciato tracce ma che hanno contribuito and japaneese seaweeds (cooked by Asako Iwama, japaneese
all’emancipazione di questo spazio. Questa lavagna di asfalto é stata arctist and architect) were served together, the Globall Game, during
attraversata da workhop, feste e interventi di artisti e architetti. Oggi which two thousand soccer balls were thrown and were used to write
Ararat è diventata la tappa obbligata per tutti i rifugiati curdi in transito and collect stories of Campo Boario; the Transborderline, a spiral
per l’Europa,se ne sono stati contati più di tremila, ed é il centro di space which symbolically represented a permeable and inhabitable
ritrovo per tutta la comunità curda cittadina. Parte dell’asfalto, dopo border, which was then illegally installed on the Italian Slovenian
alcune contrattazioni con i cavallari, é stato trasformato in Ortoboario, borderline; the Tappeto Volante (Flying Carpet), an itinerant ceiling
un giardino pubblico di girasoli e alberi da frutta, e nel piazzale ogni which traces the mucarnas of the Palatine Chapel in Palermo using
anno si celebra il Newroz, la festa del capodanno curdo in cui la ropes and copper. Many other games and actions without names
comunità si ritrova a danzare in cerchi concentrici intorno ad un were played and left no traces but surely contributed to the
altissimo fuoco, in ricordo della cacciata dell’invasore assiro- transformation and emancipation of this space. This asphalt
babilonese avvenuta nella notte dei tempi e dell’attuale lotta di blackboard has been the place for workshops, parties and
liberazione dei cinquanta milioni di curdi divisi tra quattro nazioni in interventions by artists and architects.
guerra, il più grande popolo senza stato. Today Ararat is a mandatory stop for all Kurd refugees who pass
through Europe, more than three thousand until now. It is the main
Ci sono voluti molti passaggi e un grande dispendio di energie per gathering place of the entire Kurd community in Rome.
riuscire ad accedere al Campo Boario, per trovare la giusta via di Part of the asphalt has been negotiated with the Cavallari and
relazione con i suoi abitanti e con i curdi con cui stalker ha condiviso transformed into the Ortoboario, a public garden where sunflowers
lo spazio di Ararat. Il primo passo è stato quello oltrepassare molte and fruit trees were planted; in the common space the Newroz
barriere culturali per mettersi a disposizione di quello che risulta celebration takes place every year, it is the new year Kurd party
difficile comprendere, vincere paure e complessi etici per trovare la during which the entire community gathers around a fire and dances
serenità di non giudicare, di non voler determinare e di non cercare to remember the time when Babylonians were chased out from the
certezze. Per cambiare il punto di vista è stato necessario guardarlo territory of Kurdistan, and to remember today’s liberation fights
da abitante, quindi condividere con gli altri la condizione di illegale carried on by fifty million Kurds who live divided between four
occupante, assumerne la responsabilità quotidiana, e quindi different nations, the largest stateless people.
comprendere e osservare gli equilibri e le regole, ma anche le visioni.
Osservandolo dal di dentro questo luogo sembra infatti capace di Many passages in time have been needed and many energies have
una autoregolazione e di una inventiva senza le quali sarebbe been spent to be able to arrive inside Campo Boario, to find the right
esploso già da tempo. Non ci leggi né sono regole scritte e seppure way to relate to its inhabitants and the Kurds, which shared the Ararat
tutto sembra essere abbandonato a se stesso in realtà ogni with Stalker for a period of time. The first step taken was to overcome
situazione é il frutto di un accordo. Ovunque ci sono confini invisibili, many cultural barriers, to open up to what seemed difficult to
mai tracciati e al tempo stesso pronti a modificarsi in ogni momento. comprehend, to win over fear and ethical complexes , to find peace
Tutto si regge in un equilibrio instabile e sembra che da sempre la and serenity to avoid any judgements, to run away from
storia di questo luogo, in cui nessuno è proprietario e in cui nessuno determination and certainty.
ha veri diritti, sia stata una sequenza di accordi temporanei capaci di We had to change our usual point of view and look at the world as an
inglobare, senza mai produrre gravi traumi, ogni arrivo ed ogni inhabitant of that particular space, share the illegal conditions of
partenza, ogni recinzione ed ogni possibilità di passaggio. Stalker é occupants of the space itself, take on ourselves daily responsibilities,
stato accolto con quell’indifferenza con cui si accoglie l’ultimo comprehend and observe the equilibrium, the rules, and the visions.
arrivato, un atteggiamento che presto si è trasformato in curiosità per We realised and recognised, from the inside, the ability of the space
questa strana tribù di architetti e di artisti che non intendevano and its inhabitants to self-organise itself avoiding this way its own
disegnare progetti o creare opere, che non erano propriamente explosion. There were no laws and no written rules, every existing
attivisti politici né assistenti sociali ne inviati una qualunque situation was produced by negotiations between communities and
istituzione pubblica. Questa costante ambiguità nel rivestire un ruolo individuals, even though everything seemed to be abandoned.
é stata la chiave per assumere quasi naturalmente quello del In every corner there are invisible boundaries, never marked and
organizzatore dei giochi collettivi e per ottenere dagli abitanti la always ready to be changed. Everything lives in equilibrium, an
disponibilità a giocare e a mettersi in gioco. Stalker ha lentamente unstable state which has developed in time through the history of the
trovato le modalità con cui operare e con cui collocarsi all’interno dei space itself, where no one is the owner, no one has real rights. This
processi di trasformazione in atto, nel tentativo di non proporre un equilibrium has been found in time through temporary negotiations
vero e proprio progetto partecipato, per come oggi lo si intende nelle which never caused deep traumas, through arrivals and departures
sue peggiori inclinazioni, ma una modalità ludica capace di dare voce , through borderlines and new passage ways.
a tutta la complessità di cui quello spazio é portatore. Stalker was received with much indifference, like the last one arrived
there, but this behaviour soon changed and became curiosity to
Il Campo Boario é una zona simile a tante altre che si vanno understand this strange tribe of artists and architects , who didn’t
formando in tutto il mondo in seguito ai processi di globalizzazione. want to draw or design and create something, who were not political
Sono aree che sembrano estranee alla nostra cultura ma che ne activists nor social service or public institution representatives. This
fanno oramai parte integrante e che lentamente cominciano ad ambiguity of roles was the key to naturally become the organiser of
emergere nelle nostre mappe mentali. Zone in cui la città si toglie la collective games and to obtain the availability of the inhabitants to
maschera e si mostra nuda per quello che ancora non sa di essere, play and to challenge themselves playing. Stalker has slowly found
che rifiutano i progetti omologanti e che ogni giorno trovano l’energia the way to operate and to become part of the on going transformation
e l’intelligenza per autodefinirsi inventando le regole delle sue processes , trying to propose playful activities and methods to take
convivenze interculturali e delle proprie relazioni spaziali. Qui gli out and live the complexity carried by that space, instead of
architetti possono lasciarsi alle spalle le certezze dei loro progetti per proposing a participated project, as it is intended today in its worse
mettersi a disposizione di processi di cui non si conosce l’esito, che meanings.
prevedono più attori, più piani di operatività e più livelli di lettura.
Sono zone che aprono nuove possibilità e che si potrebbero Campo Boario is an urban area produced by the globalization
trasformare in aree pubbliche di sperimentazione urbana, cercando process as many others in different cities and countries of the world.
di preservarne la loro identità molteplice. È lavorando in questi luoghi, These are areas which seem extraneous to our culture even though
dove il progetti sulla carta si scontra contro le complessità della they are part of it by now. They are beginning to emerge in the way
realtà, che una ibrida disciplina a cavallo tra l’architettura e la public we perceive our cities, in our mental maps. In these places the city
art, e che si potrebbe cominciare a chiamare “arte civica”, sta forgets all its masks and becomes naked, showing what the city itself
cominciando ad inventarsi strumenti e modalità con cui fare doesn’t know. No traditional projects are accepted, the energies and
“autorappresentare” le realtà indagate e operare senza produrre né the intelligence to redefine itself are found in its ability of self-
veri e propri oggetti né veri e propri progetti, ma cercando di organising , to invent new and different intercultural rules and
costruendo percorsi, relazioni. relationships in space and time. Here architects can leave behind
Il Campo Boario non ha bisogno né di opere d’arte e nè di their certainty and their projects, finding the way through unknown
architettura pubblica se pensati come luoghi di rappresentazione di processes, involving many different actors, many different levels of
una presupposta chiara identità. Le sue caratteristiche sono piuttosto perception and action. New possibilities open the way to
l’incertezza, l’indeterminatezza e la sua capacità di autodefinizione, transformation of public spaces and to innovative urban
e la scommessa è che sia possibile produrre spazio pubblico a experimentation, preserving their multiple identities. Here we are
partire da questi elementi. L’interesse dell’operare in questi luoghi beginning to define new tools and methods to develop the self-
sta infatti nel cercare di coinvolgere il maggior numero di componenti representation of these realities producing neither objects nor
possibili stimolandone la creatività e l’inventiva, cercare di produrre projects, producing only paths and relationships. The discipline
spazi condivisi che siano il frutto di un vero incontro tra culture, in cui becomes hybrid, moving from architecture to public art, something
quella estetica è solamente una tra le culture in gioco. E qui non we can start calling “civic art”.
intendo dire che bisogna chiedere a chi ha ben altri problemi di Campo Boario needs neither art works nor public architecture to
trasformarsi in artista, ma piuttosto di rendersi disponibile ad define its clear identity. Its characteristics are the uncertainty, the
assumere un ruolo attivo all’interno di un gioco di trasformazione in indefiniteness and the self-organisation of its own physical and
cui tutti partecipano per costruire le regole, cercando di non sprecare relational spaces. The challenge is to produce a public space starting
nessuna competenza e nessuna qualità umana. from these premises.
L’obbiettivo deve essere quello di costruire un terreno comune in cui In fact, the interest in operating in these areas consists in trying to
differenti culture accettano di mettersi in gioco. È un obbiettivo non involve the inhabitants’ creativity and inventiveness to share areas
facile e che prevede, come negli esperimenti scientifici, una serie di coming from a real melting pot of cultures, where architecture and
tentativi falliti, errori di calcolo e di impostazione, ma anche successi urban art is only one of the cultures at stake. I don’t mean that we
inaspettati e a volte inspiegabili. Le difficoltà stanno infatti tutte nel have to ask those who have different problems to turn into urb-artists,
riuscire a costruire un campo di interazione, nel fare emergere i but they should be prepared to assume an active role inside a
termini del problema e nell’individuare i processi trasformativi in atto. transformation game where everyone participates to build up rules
Il processo creativo che stiamo cercando di spiegare é infatti molto and shares the general aims attempting not to waste any
simile ad un processo di trasformazione biochimica in cui agiscono competence and human quality.
molte forze differenziate. Bisogna cercare di “catalizzare” dei The aim is to manage to build up a meeting point where different
processi evolutivi, istigando il loro “aver luogo”, di disinnescare il identities accept to be put at stake. Even this action, as the one of
pregiudizio ed il conflitto, fattori inerziali e involutivi, così da overcoming the first wall, is not an easy one. As any scientific
indirizzare le energie utili al cambiamento, attraverso dispositivi ludici experiment, it’s an experience that involves a series of unsuccessful
– che sono il fulcro dell`attivita` “progettuale” – affinche` attempts, miscalculations or wrong approaches, but also unexpected
l`autorganizzarsi delle relazioni scatenate proponga nuove and sometimes inexplicable successes. The real difficulty is, in fact,
configurazioni di senso e quindi di spazio. to manage to build up the right interactions and to stimulate the
Condizione necessaria anche se non sempre sufficiente per questo arising of the problem, to define the transformation processes in
accadere è la “presenza”, intesa quale osservazione progress.
compassionevole, non giudicante, ma vigile sul processo, in grado di This creative process is very similar to a biochemical transformation
leggere e interpretare il dinamico emergere del senso, il creativo process where differentiated forces work. It is necessary to catalyse
configurarsi delle relazioni in campo, proteggendolo dalle involutive the ongoing transformation processes, trying to eliminate any idle
relazioni inspirate alla competizione e al conflitto tentando di prejudice and conflict, and to address any useful energy towards
disinnescarle. change by means of playful devices – the heart of the design process
Questa condizione di presenza attiva quel processo unitario che and activity – seeking the definition of new configurations of sense
vede indissolubilmente legati l`atto di osservare la realta` per and space by means of the self-defined relationships which arise in
conoscerla con quello di contribuire alla sua trasformazione. the process.
Secondo questa concezione (2), conoscere vuol dire coesistere e Being ‘present’ is often necessary to operate according to the
partecipare alla trasformazione delle realta` indagate, inserendosi mentioned steps. Being ‘present’ means to sympathetically observe,
nel sistema di relazioni sotteso a tale realta`e quindi contribuire, to have no judgement, to pay attention to the processes trying to read
coscienti del proprio esserci, alla sua evoluzione. and interpret the dynamic emerging sense and the creative definition
Tale evoluzione non e` un processo né graduale e continuo, né of relations, leaving behind competition and conflict.
prevedibile, è per questo che l`attivita` progettuale non si concentra Being ‘present’ activates a unitary process which binds the
sulla determinazione di un obiettivo ma piuttosto nell`istigare un observation of the world and the contribution to its transformation.
cambio di stato della realtà illuminandola di inedite prospettive. According to this conception (2), the ‘knowledge’ of a place is the
“Deturnements” con cui tentare di far perdere l`equilibrio inerte alla coexistence and the participation in the transformation of the
realta` indagata, spingendola verso una inquietudine creativa che analysed realities, being part of the system of relations which are
porti i soggetti coinvolti a reinventare, per gioco, la propria posizione present in such realities, contributing to their development and
in campo, il proprio sguardo sulla realta` quotidiana, così che evolution.
abbiano luogo inedite forme di realtà. The evolution is not a gradual and continuous process, it cannot be
Nell’istigazione di questo processo Stalker può essere chiunque. foreseen. For this reason any planning activity cannot be structured
Stalker è una comunità desiderante dove non vi è appartenenza ma on the definition of a clear objective, but it instigates to a change of
singolarità che si incontrano. Quindi necessariamente è una realtà perspectives of reality, trying to loose any idle equilibrium by means
instabile e una comunità provvisoria che si fonda sul possibile, sul of ‘deturnements’. This creative restlessness brings all involved
desiderio e sull’intenzione, sulla promessa e sulla attesa(3). Tanta actors to redefine their own position, their own vision of daily life, by
potenza desiderante è l’ipotesi di stalker, ‘eccitazione trasgressiva, playing.
tensione mobilitante, investimento energetico verso il futuro’, This way Stalker could be anyone. Stalker is a desiring community
disponibilità al dono e alla dissipazione. Perché tale potenza si where no one belongs and where individuals encounter each other.
dispieghi senza calcolata determinazione, ma disegnando una vitale It is an unstable entity, a temporary community which is founded on
geometria dinamica, stalker non potrà che generare sempre un possibilities, on desire, on intention, on promise and waiting (3).
continuo dissipamento di energie, e perché tale disponibilità non si Such desiring power is Stalker’s hypothesis, ‘transgressive
traduca in depressione, tale flusso entropico di energie non può non excitement, tension in motion, energetic investment in the future’.
generare vitali flussi neg-entropici e creativi che consentano appunto Stalker will always generate dissipation of energies drawing a
al divenire di stalker di aver luogo, di tirare il fiato, di non consumarsi dynamic vital geometry, in order to make this power come to life
nel proprio desiderio né di perderlo, ma di vederlo, non soddisfatto without any determination. Such entropy, this flux of energies, will
(evitiamo il compiacimento), ma diventare altro da stalker: realtà generate vital neg-entropic and creative fluxes, in order to avoid the
autonoma, sottratta al chaos, non generata per determinazione ma transformation of the available energies into depression. Stalker will
per desiderio, non voluta ma istigata ad accadere. then come to life, without consuming its own desire, without losing it,
Tale aver luogo genera uno spazio, che è assieme etico, politico ed and become something else, an autonomous entity, living away from
estetico, ma soprattutto è uno spazio reale, autonomo e vivente, un chaos. It will be generated by desire itself and not by determination.
territorio fatto di ambienti, situazioni e luoghi, materia sottratta al By ‘coming to life’ it generates a space, which is an ethic, political,
chaos non per consegnarla morta, in cambio di denaro, al dominio and aesthetic space, a real, autonomous, living space, a territory
del banale e dell’omologante, ma per contribuire all’affermarsi di un made up of environments, situations and places, which have been
mondo che riesca a farsi spazio tra distruttori e distruzione, operando taken away from chaos, from idle and ratified dominions, finding its
per ristabilire quella circolarità creativa prostrata oggi way away from destruction and destructors, re-establishing a creative
dall’unidirezionale metabolizzazione della vita in merce, della realtà circularity which has been taken away from us by the transformation
in denaro. In tale necessità è l’etica, la politica e l’estetica di stalker. of life into merchandise.
In mancanza di tali presupposti i giochi di stalker rischiano di risultare This is Stalker’s necessary ethical, political and aesthetic approach.
truccati.. Without these premises, Stalker’s games run the risk of turning out
fixed games......
(2) Si veda F.J. Varala, E.Thompson, E. Rosch The Embodied Mind.
Cognitive Sience and human experience M.I.T.1991 trad. It. La via di
mezzo della conoscenza Felli, Milano 1992 e H. Maturana, F.J.
Varala El arbol del conoscimento Santiago, 1984 Trad. it. L’albero (2) see F.J. Varala, E.Thompson, E. Rosch The Embodied Mind.
della conoscenza Garzanti, Milano 1992, 1999. Cognitive Sience and human experience M.I.T.1991 trad. It. La via di
(3) Franco Berardi Bifo Felix, narrazione dell’incontro con il pensiero mezzo della conoscenza Felli, Milano 1992 e H. Maturana, F.J.
di Guattari, cartografia visionaria del tempo che viene, pp.20 e 23. Varala El arbol del conoscimento Santiago, 1984 Trad. it. L’albero
Luca Sassella Editore, Roma 2001. della conoscenza Garzanti, Milano 1992, 1999.
(3) Franco Berardi Bifo Felix, narrazione dell’incontro con il pensiero
di Guattari, cartografia visionaria del tempo che viene, pp.20 e 23.
Luca Sassella Editore, Roma 2001.
CAMPO BOARIO CAMPO BOARIO

8 anni nella città degli altri 8 years in the city of others

CRONOLOGIA ATTIVITA’ CHRONOLGY OF ACTIVITIES


21 maggio 1999: occupazione dell’edificio abbandonato dell’ex May 21, 1999: occupation of the abandoned Campo Boario ex-
veterinario del Campo Boario (ex-mattatoio) a Roma. veterinary in the former Roman slaughterhouse.
4 – 8 giugno 1999 al Campo Boario: Workshop Da Cartonia a Piazza June 4 – 8, 1999 at the Campo Boario: Workshop From Cartonia
Kurdistan all’interno della Biennale dei giovani artisti dell’Europa e (Cardboard city) to Piazza Kurdistan presented within the Biennial
del Mediterraneo. L’edificio del ex-veterinario viene denominato of Young Artists from Europe and the Mediterranean. The building of
“Ararat” come la montagna curda dove approdò l’arca di Noè dopo il the ex-veterinary is named "Ararat" after the Kurdish mountain where
diluvio universale. In una fase di ascolto delle storie della migrazione Noah's Arc landed following the Universal Flood. In a first phase of
curda, con gli studenti di Reggio Calabria vengono realizzati la contacts with the Kurds and the students of Reggio Calabria in which
cucina, la sala da tè, il barbiere, la biblioteca e gli ambienti abitativi the Kurds recall their migrations, a kitchen, tea room, barber shop,
per accogliere il centro socio-culturale gestito da Stalker, ORMA e la library and living spaces are established to house the social-cultural
comunità curda di Roma. Nei quattro giorni del workshop hanno center run by Stalker, ORMA and the Kurdish - Rome community.
partecipato: Stefano Boeri, Enzo Fileno Carabba, Franco la Cecla, Stefano Boeri, Enzo Fileno Carabba, Franco la Cecla, Cesare
Cesare Pietroiusti, Luca Vitone. Pietroiusti, Luca Vitone participated during the four-day workshop.
Programma workshop: Workshop Program:
4 giugno: il tema: festa di accoglienza 4 June: Theme: Welcoming Party
5 giugno: il tema: il viaggio; la storia: l'Ararat (l'Ararat, oltre ad essere June 7: Theme: differences (confrontation between men and women
la montagna curda è anche il nome della nave che nel 1997 and Kurds, Iraqis and Turks); History: Diyarbakir and Sulaimaniya
raggiunse le coste della Puglia stracolma di profughi); lo spazio: la (histories of Iraqi and Turkish Kurdistan cities); Space: The barber
biblioteca (realizzazione di una biblioteca che si arricchirà di volumi on Henné Street (the barbershop hosts and evokes the city of origin,
su e di diverse culture oggi oppresse e costrette all'esilio). Henné Street is a project of Estia together with the Kurdish women
Conferenza di Stefano Boeri (architetto – urbanista) towards the creation of a space for the treatment of women's
5 June: Theme: the voyage; History: l'Ararat (besides the Kurdish bodies.). Conference: Enzo Fileno Carabba (writer).
mountain Ararat is also the name of the ship that in 1997 reached
the coast of Puglia overflowing with refugees). Space: the library, June 8: Theme: Identity of an oppressed and divided people; History:
(creation of a library that will collect books on oppressed and exiled from piazza Kurdistan to Cardboard City; Space: the atrium and
cultures); Conference: Stefano Boeri (architect – urbanist). communal spaces (encounter with the Italian delegation returning
from the Ocalan trial). Concluding party.
6 giugno: il tema: l'ospitalità; la storia: Badolato (Badolato, un paese
della provincia di Catanzaro abbandonato e fatto rivivere da una July 2, 1999 at the Ararat, Campo Boario: Meeting: The House of the
comunità curda sbarcata dall'Ararat); lo spazio: il convivio (luogo Refugee. The Ararat as a public space of encounter and socialization
dove scambiare storie, esperienze, problemi e speranze). between refugees and the city. The following associations
Conferenza di Franco la Cecla (architetto – antropologo). participated: Azad, Arci, ICS, Osservatorio sui rifugiati, Stalker and
June 6: Theme: hospitality; History: Badolato (Badolato, a provincial CSOA: Corto Circuito, Forte Prenestino, la Srada, Snia Viscosa and
town abandoned e revived by a Kurdish community transported by Villaggio Globale. Membership Party: Music DJ Zippetta.
the Ararat.); Space: the cohabitation, (a place to exchange stories,
experiences, problems and hopes); Conference: Franco la Cecla July 5, 1999 at the Ararat Campo Boario: Meeting: Public space of
(architect – anthropologist). welcoming, place of listening and exhibitions of differences, With
interventions by Cesare Pietroiusti, Bartolomeo Pietromarchi, Stalker
7 giugno: il tema: le differenze (confronti tra donne e uomini e tra e Luca Vitone.
curdi, iracheni e turchi); la storia: Diyarbakir e Sulaimaniya (storie di
città del Kurdistan iracheno e del Kurdistan turco); lo spazio: il July 8-23, 1999 at the Adriano Olivetti Foundation: Exhibition:
barbiere e la via dell' henné (il barbiere ospita le evocazioni delle MoltepliCittà Three Rrepresentations, crossings and visions of the
città di origine, la via dell'henné è un progetto di Estia assieme alle contemporary city through the works of young artists and Italian
donne curde per la realizzazione di uno spazio per la cura del corpo writers. Artists: Fabrizio Basso, Cesare Pietroiusti, Stalker, UnDo.Net
delle donne). Conferenza di Enzo Fileno Carabba (scrittore). e Luca Vitone. Exhibition curated by Bartolomeo Pietromarchi.
8 giugno: il tema: l'identità di un popolo diviso e oppresso; la storia: July 8, 1999 at the Ararat: Kurdish dinner and membership drive in
da piazza Kurdistan a Cartonia; lo spazio: l'atrio e gli spazi comuni occasion of the inauguration of the Exhibition at the Olivetti
(l'incontro con la delegazione italiana al ritorno dal processo Ocalan. Foundation.
Festa conclusiva.
9-11, luglio at the Ararat: Transversal laboratory between dance
2 luglio 1999 all’Ararat, Campo Boario: Incontro: La casa del theater and architecture: In the space of the body, anthropometrics
rifugiato. L'Ararat come spazio pubblico di incontro e socializzazione and cartography of possible crossings. Curated by Marialuisa
dei profughi e tra essi e la città. Partecipano le associazioni: Azad, Palumbo.
Arci, ICS, Osservatorio sui rifugiati, Stalker e i CSOA: Corto Circuito,
Forte Prenestino, la Srada, Snia Viscosa e Villaggio Globale. Festa July 21, 1999 at the Ararat Campo Boario: Encounter: A nomad
a sottoscrizione. Musica: Dj Zippetta. space in the city of diversity. Towards the creation of a space
dedicated to the transit of Nomads within the Campo Boario. With
5 luglio 1999 all’Ararat Campo Boario: Incontro: Lo spazio pubblico interventions by Arci, Comunità Capodarco, Villaggio Globale e
dell'accoglienza, luogo dell'ascolto e dell'esposizione delle Stalker. After: Concert with gypsy music.
differenze. Intervengono: Cesare Pietroiusti, Bartolomeo
Pietromarchi, Stalker e Luca Vitone. July 23, 1999: Concert with Tetes de Bois
8-23 luglio 1999 alla Fondazione Adriano Olivetti: Esposizione, July 27, 1999: launching of the construction of an inter-ethnic library.
MoltepliCittà Tre Rappresentazioni, percorsi e visioni della città
contemporanea nelle opere dei giovani artisti e autori italiani. Artisti: September 24, 1999 at Campo Boario: Public intervention: Non-
Fabrizio Basso, Cesare Pietroiusti, Stalker, UnDo.Net e Luca Vitone. Identity Card. Distribution of the Card to the Kurdish, Rom-
Mostra a cura di Bartolomeo Pietromarchi. Caldarasha and Senagalese communities.
8 luglio 1999 all'Ararat: cena curda a sottoscrizione in occasione November 1999 at the Ararat: editing of the on-line magazine Lo
dell'inaugurazione della Mostra alla Fondazione Olivetti. Sciacallo – trimester on culture, writings and responsibility –
renovation of a room in the Ararat to house the magazine offices.
9-11 luglio all'Ararat: Laboratorio trasversale tra danza teatro scrittura With the participation on the Lo Sciacallo of Rocco Carbone, Carola
e architettura Nello spazio del corpo: antropometrie e cartografie di Susani, Carlo Bersano, Tommaso Giartosio, Francesca Venuto.
possibili viaggi a cura di Marialuisa Palumbo.
November 14, 1999 at the Campo Boario: With the Intervention of:
21 luglio 1999 all’Ararat Campo Boario: Incontro: Uno spazio Pop-up café Boario Lunch (Xenobia project). Kurdish-Japanese-Rom
nomade nella città delle diversità. Per la realizzazione di uno spazio Lunch an encounter between the citizens and the communities of the
dedicato al transito dei Nomadi all'interno del Campo Boario. Campo Boario. Created with Asako Iwama and Fabrizio Gallanti.
Intervengono: Arci, Comunità Capodarco, Villaggio Globale e Stalker. Video by Andrea Bassi, texts by Jaime d’Alessandro for the
A seguire: Concerto di musica zingara. magazine Diario and Gabriele Mastrigli for the newspaper Il
. Manifesto.
23 luglio 1999: Concerto dei Tetes de Bois
November 30, 1999 h 12.00 at the Olivetti Foundation: Presentation
27 luglio 1999: avvio della costruzione di una biblioteca interetnica. of "Project Xenobia: the City, Foreigners and the becoming of Public
Space" curated by Bartolomeo Pietromarchi and Lorenzo Romito,
24 settembre 1999 al Campo Boario: intervento pubblico: Carta di and sponsored by the Academie de France and the Olivetti
non identità. Distribuzione della Carta alle comunità Curda, Rom Foundation in collaboration with the American Academy, the British
Caldarasha e Senegalese del Campo Boario. Academy, l'ARC (Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris), l'IFYA-
Novembre 1999 all’Ararat: la redazione della rivista on line Lo France, l'In/Arch (Istituto Nazionale di Architettura), PS1
Sciacallo - trimestrale di cultura, scrittura e responsabilità – ristruttura (Contemporary Art Center, New York) and the Venice Biennial.
una stanza di Ararat come sede della rivista. Partecipano a Lo
Sciacallo: Rocco Carbone, Carola Susani, Carlo Bersano, Tommaso November 30, 1999 h 18.30 at the Villa Medici: Conference with
Giartosio, Francesca Venuto. Stefano Boeri and Gabriele Basilisco on the occasion of the
exhibition: Sections of the Italian Landscape Round Table with
14 novembre 1999 al Campo Boario: Intervento: Pop-up café Pranzo Francesco Moschini and Lorenzo Romito (project: Xenobia).
Boario (progetto Xenobia). Pranzo curdo-giappo-rom di incontro tra
la cittadinanza e le comunità del Campo Boario. Realizzato con December 4, 1999 at Campo Boario: with the public intervention of:
Asako Iwama e Fabrizio Gallanti. Video di Andrea Bassi, testi di Boario Lunch (project Xenobia), slide projections against the
Jaime d’Alessandro per Diario e Gabriele Mastrigli per Il Manifesto. buildings of Monte Testaccio with photos taken on the occasion of
the Japanese artist Asako Iwama's Pop up Café. Followed by a
30 novembre 1999 h 12.00, alla Fondazione Adriano Olivetti: Kurdish dinner and Ararat Party (Music: DJ Zippetta).
Presentazione del Progetto Xenobia: la città, gli stranieri e il divenire 5 dicembre 1999 all'Ararat: Living Theatre – Spettacolo itinerante
dello spazio pubblico, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Lorenzo nell’area del campo Boario alle 21.30
Romito, e promosso dall'Academie de France e dalla Fondazione December 5, 1999 at the Ararat: Living Theater – Itinerant Spectacle
Adriano Olivetti, in collaborazione con l'Accademia Americana, in the Campo Boario quarters at 21:30.
l'Accademia Britannica, l'ARC (Musée d'Art Moderne de la Ville de
Paris), l'IFYA-France, l'In/Arch (Istituto Nazionale di Architettura), il December 7-14, 1999 at the Olivetti Foundation: Exhibition: Situation
PS1 (Contemporary Art Center, New York), la Biennale di Venezia. Room Boario Lunch (Project Xenobia), video installation created for
30 novembre 1999 h 18.30 a Villa Medici: Conferenza di Stefano the Festival Media und Arkitectur 1999 from Graz (Austria),
Boeri e Gabriele Basilisco in occasione dell’esposizione “Sezioni del presented subsequently at the Musée Ziem in Martigues (Marseilles).
paesaggio italiano”. Tavola rotonda con Francesco Moschini e
Lorenzo Romito (progetto Xenobia). .December 9-12, 1999 at Campo Boario: Workshop: Rom/a 01 The
city of Nomads: what cohabitation. In search of a solution for the
4 dicembre 1999 al Campo Boario: Intervento pubblico: Pranzo nomad populations in the city. Projects in rest areas, identifying urban
Boario (progetto Xenobia), diaproiezione sugli edifici del Monte strategies for the transit of the community of Calderasha Rom in the
Testaccio delle foto realizzate in occasione dell’intervento al Campo city. Workshop on the cohabitation among Gypsies and Romans
Boario dell’artista giapponese Asako Iwama Pop up Café – Pranzo curated by Stalker, Villaggio Globale, ORMA and Creola in
Boario del 14/11/99. A seguire cena curda e Ararat party (musica: DJ collaboration with: Arci solidarietà, Casa dei diritti sociali, Comunità
Zippetta). di Capodarco e Unirsi. The problems of the nomad community
settlements are analyzed in relation to Campo Boario and the city of
7 – 14 dicembre 1999 alla Fondazione Olivetti: esposizione: Situation Rome and the promotion of site surveys of several unused areas
Room Pranzo Boario (progetto Xenobia), video installazione around the city that could be identified for alternative camps
realizzata per il Festival Media und Arkitectur 1999 di Graz (Austria), locations. Presentation of the book Out of Place by Marco Revelli.
presentata successivamente anche al Musée Ziem a Martigues Inauguration of the exhibition The Walkers, Sicilian Gypsies curated
(Marsiglia). by the Creola association. Lessons in Gypsy dance, music and
9-12 dicembre 1999 al Campo Boario: workshop: Rom/a 01 La città tastings of typical dishes. Inauguration curated by Association. Stage
dei nomadi: quale convivenza. In cerca di una soluzione per le about gypsy dance.
popolazioni nomadi in città. Progettazione di aree di sosta,
individuazione di una strategia urbana per il transito in città della Program:
comunità Calderasha. Workshop sulla convivenza tra zingari
e romani a cura di Stalker, Villaggio Globale, ORMA e Creola in Thursday 9
collaborazione con: Arci solidarietà, Casa dei diritti sociali, Comunità 10.00 – 13.00 Workshop presentation. Alfonso Perrotta (Villaggio
di Capodarco e Unirsi. Sono analizzate le problematiche insediative Globale), Mauro Masi (IACP), Sergio Giovagnoli (Arci solidarietà),
della comunità nomade in relazione al Campo Boario e alla città di Aldo Hudorovic (Unirsi).
Roma e vengono individuati attraverso sopralluoghi alcune aree 15.00 – 18.00 Mapping of the movements and stops of the
vuote dove realizzare campi di sosta alternativi. Presentazione del Calderasha community in Italy and Rome.
libro Fuori luogo di Marco Revelli. Inaugurazione dell'esposizione I
Camminanti, zingari siciliani a cura dell'associazione creola. Stage di Friday 10
danza zigana, concerti di musica tzigana e degustazioni di cibi tipici. 10.00 – 13.00 Encounter Transit Camps for everyone? Identifying
parking or places for stop-overs in the city and other living solutions.
Programma: 15.00 – 18.00 Project on a rest-areas and on the Academica of Arts,
Crafts, and the gypsy culture at Campo Boario.
Giovedì 9
10.00 – 13.00 Presentazione del workshop. Alfonso Perrotta Sunday 12
(Villaggio Globale), Mauro Masi (IACP), Sergio Giovagnoli (Arci 10.00 – 17.00 Conclusion of works, round table with the participating
solidarietà), Aldo Hudorovic (Unirsi). associations.
15.00 – 18.00 Mappatura dei movimenti e delle soste della comunità 13:00 Social Lunch at the Campo Boario
Calderasha in Italia e a Roma.
December 12, 1999
Venerdì 10 19.00 at the Olivetti Foundation: Incounter with the Group Paysans
10.00 – 13.00 Incontro: Campi di transito per tutti? Individuazione di Montreuil, Paris (Xenobia Project).
delle aree di sosta in città e di altre soluzioni abitative.
15.00 – 18.00 Progettazione dell’area di sosta e dell’Accademia December 13-14, 1999
d’arte, mestieri e cultura zingara al Campo Boario. On the Ararat building terrace, Campo Boario: Public intervention:
construction of the Anti-Toll work of the Paysans Group, a new porta
Sabato 11 of entry of an estraneous and foreign space but that wants to be free
10.00 – 13.00 Sopralluogo delle aree sosta individuate. and public. Removable cover in Bamboo and plastic canvass on the
15.00 – 18.00 Incontro con Leonardo Piasere, Stalker e Rita Ararat. (Xenobia Project).
Mirabella.
Saturday 11 December 15, 1999
10.00 – 13.00 Site survey of selected rest-areas. At the Olivetti Foundation: Encounter with Officine (Catania) and The
15.00 – 18.00 Encounter with Leonardo Piasere, Stalker and Rita Gate (Turin) associations that interweave cultural and urbanistic
Mirabella. interventions in their respective cities. Presentation of projects and
documents.
Domenica 12
10.00 – 17.00 Conclusione dei lavori: tavola rotonda con le December 18, 1999
associazioni che partecipano al progetto. At Villa Medici with Piero Zanini at 19:00. Borders and public spaces
13.00 Pranzo sociale al Campo Boario. with a conference with Franco La Cecla and Piero Zanini

12 dicembre 1999 Febrary 3, 2000 at the Olivetti Foundation: presentation of the book
h 19.00 alla Fondazione Olivetti: Incontro con il gruppo Paysans di by Jean Loup Amselle, half cast logics. Anthropology of identity in
Montreuil - Parigi (progetto Xenobia). Africa and elsewhere. Presentation by the author and Prof. Fabio
Viti.
13 e 14 dicembre 1999
sulla terrazza dell'edificio dell'Ararat, Campo Boario: Intervento February 17 2000 at Campo Boario: Towards a City of Diversity
pubblico: costruzione dell' Antidogana ad opera del gruppo Paysans, Public presentation of LaboratoryBoario and project workshop on the
la nuova porta d'ingresso di uno spazio estraneo e straniero ma che Campo Boario area. Day of work and public encounters. Production
vuole essere libero e pubblico. Copertura rimovibile in bambù e teli of the paper.
di plastica sulla terrazza di Ararat. (progetto Xenobia)
February 18, 2000 at the Foundation Olivetti: Exhibition: Sislej Xhafa,
15 dicembre 1999 Inauguration of exhibit.
h 19 alla Fondazione Olivetti: Incontro con Officine (Catania) e The
Gate (Torino) associazioni che intrecciano intervento culturale a February 20, 2000 at Campo Boario: at 12:00 Good Sunday.
intervento urbanistico nelle rispettive città. Presentazione di progetti Presentation by Sislej Xhafa; at 15.00 Gilles Clement e Guy Tortosa,
e materiali. (progetto Xenobia). Promenade Impermanence Presentation within the context of
Laboratoire Jardin in collaboration with La Ville, la Mémoire, le
18 Dicembre 1999 a Villa Medici: Confini e spazi pubblici, conferenza Jardin, Academy of France, Villa Medici.
di Franco La Cecla e Piero Zanini alle 19.00
March 20 – 21, 2000 at the Ararat: Newroz: Kurdish New Year at
3 febbraio 2000 alla Fondazione Adriano Olivetti: presentazione del Campo Boario.
libro di Jean Loup Amselle, Logiche meticce. Antropologia
dell’identità in Africa e altrove. Intervento dell’autore e del Prof. Fabio April 19, 2000 from Campo Boario to Teatro India: A walk towards
Viti. the Teatro India (Xenobia project) following a string of red wool that
goes from Campo Boario that unrolls through the Slaughterhouse,
17 febbraio 2000 al Campo Boario: Verso una città delle diversità the abandoned areas and the Tiber, ending up at the Teatro India.
Presentazione pubblica del Laboratorioboario e workshop di
progettazione sull’area del Campo Boario. Giornata di lavoro e di May 5 – 8, 2000 at the Ararat, Campo Boario: Workshop: Borders
confronto pubblico. Produzione della carta degli usi degli abitanti e Explorations and interventions around the new headquarters of the
delle comunità del Campo Boario. Faculty of Architecture Roma III up to the ex-slaughterhouse;
workshop curated by Francesco Careri. Temporary urban
18 febbraio 2000 all'Ararat: discoteca: Ararat Sound System. interventions by the students of Laboratory 2B, Professor Alessandro
February 18, 2000 At the Ararat: discoteca, Ararat Sound System. Anselmi
18 febbraio 2000 alla Fondazione Adriano Olivetti: Esposizione:
Sislej Xhafa, inaugurazione mostra. Conference Program set on the terraces of the Ararat in occasion of
the Workshop:
20 febbraio 2000 al Campo Boario: alle ore 12.00 Buona domenica,
intervento di Sislej Xhafa; alle ore 15.00 Gilles Clement e Guy May 5: Stalker from Vivilerive to LaboratorioBoario, talk by Lorenzo
Tortosa, Promenade Impermanence. Intervento nell’ambito del Romito.
Laboratoire Jardin in collaborazione con la mostra La Ville, la
Mémoire, le Jardin, Accademia di Francia Villa Medici. May 6: Recycling landscapes, from Chandigarh to the West Coast
talk by Luca Montuori. Followed by a Kurdish dinner and Ararat Pop-
20 e 21 marzo 2000 all'Ararat: Newroz: capodanno Curdo al Campo up Disco.
Boario
May 7: Art and Autoconstruction: the Radical Experience Talk by
19 aprile 2000 dal Campo Boario al Teatro India: Intervento pubblico: Annarita Emili.
Un percorso verso il Teatro India (progetto Xenobia) seguendo un
filo di lana rosso che dal Campo Boario si snoda attraverso il May 13 and 14, 2000 at the Ararat, Campo Boario: Public
Mattatoio, le aree industriali dismesse ed il Tevere, fino al Teatro intervention: Serenades. Relating the Sonorous A project by Matteo
India. Fraterno (Xenobia project) 48-hour event with simulations of a
cinematographic set with typical wedding music and dance in a
5 - 8 maggio 2000 all’Ararat, Campo Boario: Workshop: Bordi nomads Camp. Curated by Viviana Gravano e Bartolomeo
Esplorazioni ed interventi intorno alla nuova sede della Facoltà di Pietromarchi. Directed by Daniele De Plano and Enzo Tagliatatela.
Architettura di Roma III fino all’ex-mattatoio; workshop a cura di Actors: Marco Poloni and Elvira Pirozzi. Sounds by Antonio De Luca.
Francesco Careri. Interventi urbani temporanei degli studenti del Music by Cesare dell’Anna and Nuova Compagnia della Tammorra.
Laboratorio di Architettura 2B, titolare Alessando Anselmi. With the participation of Salvo Arnone, Antonio Soranno, Mario
Avallone, Roberto Federici, Silvia Zaccaria, Mara Memo, Lello
Programma delle conferenze realizzate sulla terrazza dell'Ararat in Ruggero, Lorenzo Caracciolo, Claudio Salerno, Antonio Pezzuto.
occasione del workshop:
May 20, 2000 At the Ararat: a year of activity at Campo Boario:
5 maggio: Stalker, da Vivilerive al Laboratorioboario conferenza di presentation of Transborderline; representation of the spectacle:
Lorenzo Romito Pinocchi e lucignoli from the actor's research company Nastro
Adesivo 43 - Teatro; presentation of the Sciacallo on-line trimester
6 maggio: Riciclare paesaggi, da Chandigarh alla west coast magazine about writings, culture and responsibilities; Kurdish dinner;
conferenza di Luca Montuori. A seguire cena curda e Ararat Pop-up Ballerina Night; with Prozac Middle Weight Sound System; Ararat
disco. pop-up disco.

7 maggio: Arte e autocostruzione, l'esperienza radicale conferenza June 2000 at the Ararat: Laboratory: 10 days for the auto recovery of
di Annarita Emili. the slopes of the Mount Ararat (10 evenings at the Ararat with DJs.)
Auto recovery, formation and work at the Ararat social center,
13 e 14 maggio 2000 all’Ararat, Campo Boario: Intervento pubblico: sustainable construction with the assistance and coordination of the
SERENATE. Relazionare il Sonoro progetto di Matteo Fraterno Cooperativa Ecotecnica and the participation of Laboratorioboario.
(Progetto Xenobia). Evento di 48 ore con simulazione di un set
cinematografico con musiche e danze tipiche di un matrimonio in un June 1, 2000 at Campo Boario: Public Presentation of the Boario
campo nomadi. A cura di Viviana Gravano e Bartolomeo Thermae, a summer at Campo Boario. Appointments and events
Pietromarchi. Regia di Daniele De Plano ed Enzo Tagliatatela. Attori organized by Laboratorioboario in the period June-September 2000,
Marco Poloni e Elvira Pirozzi. Suoni di Antonio De Luca. Musiche di with the urban practice of listening and welcoming, of auto-
Cesare dell’Anna e Nuova Compagnia della Tammorra. Con la organization and auto-production, of cultural interactions, of research
partecipazione di Salvo Arnone, Antonio Soranno, Mario Avallone, and artistic experimentation, of conviviality and games.
Roberto Federici, Silvia Zaccaria, Mara Memo, Lello Ruggero,
Lorenzo Caracciolo, Claudio Salerno, Antonio Pezzuto. The Program:

20 maggio 2000 all'Ararat: Un anno di attività al Campo Boario: Villaggio Globale Etno 2000 (June 2000) Ethnic and popular music,
presentazione delle iniziative da svolgersi per il riuso di Campo images and performing arts.
Boario; presentazione del Transborderline; rappresentazione dello
spettacolo Pinocchi e lucignoli della Compagnia di ricerca di attori Di passaggio (giugno - settembre 2000) Artists in transit to Rome
detenuti Nastro Adesivo 43 - Teatro; presentazione de Lo Sciacallo hijacked to Campo Boario.
rivista online trimestrale di "scrittura, cultura e responsabilità"; cena
curda; "Notte ballerina" con i Prozac Middle Weight Sound System; Festival of social auto-gestation and auto-organization (June- July
Ararat pop-up disco 2000)

giugno 2000 all’Ararat: Laboratorio: 10 giornate per l’autorecupero Off Academies (June - September 2000) Foreign Academy Fellows
alle pendici del monte Ararat (10 serate all’Ararat con DJs). at the Campo Boario.
Autorecupero, formazione, e lavoro nel centro socio culturale di
Ararat, ristrutturazione in chiave bioedile del centro, con l’assistenza Ararat is calling (July 2000) First international laboratory for the
e il coordinamento della Cooperativa Ecotecnica e la partecipazione transformation of frontiers in experimental public spaces.
del Laboratorioboario.
Sea Port (July 2000) Catania, Napoli, Palermo…
1 giugno 2000 al Campo Boario: Presentazione pubblica del
programma Boario Thermae, un’estate al Campo Boario. Loosing oneself (September 2000) between books.
Appuntamenti ed eventi organizzati dal Laboratorioboario nel periodo
giugno-settembre 2000, per una pratica urbana dell’ascolto e June 1, 2000 – September 2000: Competition for ideas (Boario
dell’accoglienza, dell’autorganizzazione e dell’autoproduzione, Thermae) Competition promoted by Laboratorioboario with the
dell’interazione tra culture, della ricerca e della sperimentazione support of the Olivetti Foundation. A call for projects that plan to
artistica, della convivialità e del gioco. reflect on the ex-Slaughterhouse complex in rome as a public space
as a city open to cultures and peoples from the world over, and to
Programma: encourage the study and the exchange between professionals,
operators and students in art, architecture, engineering, urbanism
Villaggio Globale Etno 2000 (giugno 2000) Musica etnica e popolare, and landscape from all nationalities. (Exhibition and presentation of
immagini e arti performative. projects from September 6 to 30).

Di passaggio (giugno - settembre 2000) Artisti in transito a Roma June 2, 2000 at the Ararat h 19:00: Public presentation, Elsewhere
dirottati al Campo Boario in Italy. Act of Information - Raafat Abdou Mohamed Shatta thanks,
(Boario Thermae), curated by Mauro Folci and Francesco Leonetti.
Fiera dell’autogestione e dell’autorganizzazione sociale (giugno – Text by Francesco Moschini.
luglio 2000)
June 3, 2000 at the Ararat: Spectacle, Etno 2000, Festival of Ethnic
Fuori dalle Accademie (giugno – settembre 2000) Borsisti delle and popular Music: Projection of the video One world, one voice by
accademie straniere al Campo Boario AA.VV. film Intolerance (AA.VV., Italy); at 23:00 a concert by Stella
Chiweshe (Zimbabwe)
Altrove (luglio 2000) Africa, Balcani, Cuba e altrove in Italia Italy.
June 9, 2000 at the Ararat, Campo Boario (Intercultural Center
Ararat is calling (luglio 2000) 1° laboratorio internazionale per la Laboratory of Urban Art Ararat): Off site (Away from the Boario
trasformazione dei confini in spazi pubblici sperimentali. Academies-Boario Thermae) Event sponsored by the Swiss institute
in Rome. Party/Opening in which the fellows of the Swiss Institute
Porto di mare (luglio 2000) Catania, Napoli, Palermo… present poster size manifests that will be put up around different sites
around Rome. Curated by Viviana Gravano.
Perdersi (settembre 2000) tra i libri
. June 10, 2000 at the Ararat 18.30: Passing Through (Boario
1 giugno 2000 – settembre 2000: Concorso di idee (Boario Thermae) Thermae). Presentation of the book Oreste alla Biennale. Introduced
Concorso promosso dal Laboratorioboario con il patrocinio della by Giancarlo Norese.
Fondazione Olivetti. Sono richiesti progetti che prevedano una
riflessione sul complesso dell’ex-Mattatoio di Roma come spazio June 10-11, 2000 Campo Boario: Globall Game (Ararat is calling-
pubblico della città aperto alle culture e ai popoli del mondo, Boario Thermae) public intervention, 2000 soccer balls seek histories
incoraggiando lo studio e lo scambio tra professionisti, operatori e of refugees at Campo Boario to take to Venice and Lubliana, to
studenti d’arte, architettura, ingegneria, urbanistica e paesaggio, di collect stories, messages and desires from those who live across
tutte le nazionalità. (Mostra e presentazione progetti dal 6 al 30 borders. From the windows of the Ararat 2000 balls will be launched
settembre 2000) after they have been drawn and written over, and then gathered
inside the structure of the Transborderline during its third construction
2 giugno 2000 all’Ararat h 19.00: Intervento pubblico, Altrove in Italia. test at the ex-slaughterhouse.
Atto di informazione - Raafat Abdou Mohamed Shatta ringrazia,
(Boario Thermae), a cura di Mauro Folci e Francesco Leonetti. Testo Program June 10: preparation of the balls, h: 21:30, Kurdish dinner,
di Francesco Moschini. h: 23:00 Ararat pop-up disco.

3 giugno 2000 all'Ararat: Spettacolo, Etno 2000, festival di musica Program June 11: a day (lunch included) to collect the stories of
etnica e popolare: proiezione del video One world, one voice di immigrants at Campo Boario.
AA.VV. film Intolerance (AA.VV., Italia); alle 23 concerto di Stella
Chiweshe (Zimbabwe) June 2000: The itinerant installation, Globall Game/Transborderline;
realized at the Campo Boario, is a ludic space traversable and
9 giugno 2000 all’Ararat, Campo Boario (Centro Interculturale inhabitable, prototype of a future public space for the free circulation
Laboratorio di Arte urbana Ararat): Fuori sede (Fuori dalle of peoples. Installed at Golo Brdo, on the border between Italy and
Accademie-Boario Thermae). Evento proposto dall’Istituto Svizzero Slovenia, Transborderline went from the exhibition “La ville, le jardin,
di Roma. Festa/vernissage in cui i borsisti dell’Istituto Svizzero di la memoire” at the French Academy in the Villa Medici, Rome, to the
Roma presentano manifesti di dimensioni pubblicitarie che vengono VII Biennial of Architecture “Less esthetics, More ethics” in Venice
affissi in diverse zone di Roma. A cura di Viviana Gravano. (1 June 2000 - 29 October 2000) and then on to the contemporary art
Biennial “Manifesta 3” (23 June 2000 - 24 September 2000) in
10 giugno 2000 all’Ararat h 18.30: Di passaggio (Boario Thermae). Ljubljana (Slovenia). All the materials from this project were exhibited
Presentazione del libro Oreste alla Biennale. Introduce Giancarlo at the show “Expérimenter le réel” (30 March 01 - 25 June 01) at the
Norese. Moulins Albigeois a Albi (France).
10 e 11 giugno 2000 al Campo Boario: Globall Game (Ararat is June 15-10 July 2000 at the Olivetti Foundation: Exhibition Archive
calling-Boario Thermae) Intervento pubblico, 2000 palloni cercano in progress: November 1999 - June 2000. Documentary exhibtion on
storie di rifugiati al Campo Boario per portarle a Venezia e Lubiana, Project Xenobia. On the day of the inauguration the artist Antonio
per raccogliere storie, messaggi e desideri di chi vive attraversando Colantoni presented the performance The Manifestation of Desires
confini. Dalle finestre dell’Ararat vengono lanciati 2000 palloni che in Piazza di Ponte Umberto I.
dopo essere stati scritti dagli abitanti del campo, vengono raccolti
nella struttura del Transborderline al suo terzo tentativo di prova di July 7 2000 at the Ararat: Evening encounter with Officine (a
costruzione al mattatoio. cooperative of young Catanese) + Ethical Bros (duo of Catanese
. artists); video by Jem Cohen: Catania Portrait; at 21:30, Kurdish
Programma 10 giugno: preparazione dei palloni; h 21.30 cena curda; dinner and following Ararat pop-up disco.
h 23 Ararat pop-up disco
July 9, 2000 at the Ararat: Party: No one can judge me party, in
Programma 11 giugno: una giornata (pranzo incluso) per raccogliere occasion of World Pride 2000 and the CD with remix of "no one can
le storie dei migranti a Campo Boario judge me".

Giugno 2000: Installazione itinerante, Globall Game/Transborderline July 17-23, 2000 at Campo Boario: International workshop, Ararat is
realizzato al Campo Boario, si tratta di uno spazio ludico, calling, for the transformation of borders in experimental public
attraversabile e abitabile, prototipo di un futuribile spazio pubblico spaces for welcoming, exchange, conviviality and games.
per la libera circolazione delle persone. Installata a Golo Brdo, sul
confine tra Italia e Slovenia, il Transborderline è passato per la Program:
mostra “La ville, le jardin, la memoire” all’Accademia di Francia a
Villa Medici a Roma, la VII Biennale di architettura “Less estethics, From Tuesday July 18 to Sunday July 23: Workshop Campo Boario
More ethics” a Venezia (1/06/2000-29/10/2000) e la Biennale di arte and the civic uses of the III milenium: the agora, the baths and the
contemporanea “Manifesta 3” (23/06/2000-24/09/2000) a Lubijiana caravansary
(Slovenia). I materiali dell’intera operazione sono stati esposti alla
mostra “Expérimenter le réel” (30/03/01 -25/06/01) al Moulins From Tuesday July 18 to Friday 21: Selection of video/installations,
Albigeois a Albi (Francia). videoboario

15 giugno – 10 luglio 2000 alla Fondazione Adriano Olivetti: July 18: Passing Through: with NJIT (Newark) students: Conference
esposizione Archivio in progress: Novembre 1999-giugno 2000. by Peter Lang, Abandoned America Videoboario Adel Abdessemed
Mostra documentaria del progetto Xenobia. Nella giornata di "Zen", L. Guglietta + Carola Spadoni, UGGLEPP.
inaugurazione l’artista Antonio Colantoni ha realizzato la
performance La manifestazione dei desideri, in piazza di Ponte July 19: Conference by Philippe Ram Architecture de l'immanence
Umberto I. videoboario: Roberto Nanni, Adel Abdessemed "Zen", L. Guglietta +
Carola Spadoni, UGGLEPP
7 luglio 2000 all'Ararat: Incontro, serata con Officine (cooperativa di
giovani catanesi) + Ethical Bros (duo di artisti catanesi); video di Jem July 20: Works in Progress July 20-23: Boario Terme, Turkish/Kurdish
Cohen Catania portrait; alle 21.30 cena curda e a seguire Ararat pop- baths at Campo Boario; Tour: Contemporary and ancient roman
up disco. suburbia (bus trip across the Roman peripheries with Peter Lang and
the students of NJIT; round table: the program for the transformation
9 luglio 2000 all'Ararat: Festa, Nessuno mi può giudicare party, in of the areas around Campo Boario participants: Arch. Mauro
occasione del world pride 2000 e del CD con i remix di "nessuno mi Veronesi (Urbanistica Legambiente Lazio), Arch. Francesca Sartogo
può giudicare" (president Eurosolar), Arch. Massimo Bastiani (lEASW), Ing. Mario
Gamberale, Doctor Laura Albani (Legambiente Naz. RSU), Leonardo
17-23 luglio 2000 al Campo Boario: workshop internazionale, Ararat Rinaldi (president coop Ecotecnica), Roberto Folatti (AMA).
is calling, per la trasformazione dei confini in spazi pubblici Confernce by Matteo Fraterno Craters and criteria Conference by
sperimentali per l’accoglienza, lo scambio, la convivialità ed il gioco. Guido Morandini the masterplan of children e The city of Gitanti
Video: S. Savona Rosbash Badolato, Videozero, workshop in
Programma: Pristina; videoboario: Stalker, Roberto Nanni, Adel Abdessemed,
UGGLEPP.
da martedì 18 a domenica 23 luglio: workshop Campo Boario e gli usi
civici del III millennio: l'agorà, le terme e il caravanserraglio July 21: Works in Progress July 21-23: Didier Fiuza Faustino, A 12,
Alice Imperiale + Quinto Polli, IaN+; conference: Point of View by
da martedì 18 a venerdì 21 luglio: Rassegna di video/installazioni, Wait Stratmann; videoboario: Stalker, Didier Fiuza Faustino,
videoboario UGGLEPP; h 20.30 Kurdish dinner; intervention: Roberto Paci Dalò;
intervention: Scanner; h 24 Ararat pop-up disco & video Zippetta,
18 luglio: di passaggio: NJIT students; conferenza di Peter Lang Lady Zed e Andrea Lisi Djs + Andrea Ciucci, Carola Spadoni e
Abandoned America videoboario Adel Abdessemed "Zen", L. Andrea Terrosu Vjs.
Guglietta + Carola Spadoni, UGGLEPP.
July 22: Workshop A12; conference: Without fixed address Fiuza
19 luglio: conferenza di Philippe Ram Architecture de l'immanence Faustino Body in transit h 24: Prozak middle weight sound system+
videoboario: Roberto Nanni, Adel Abdessemed "Zen", L. Guglietta + Daje pure tea.
carola Spadoni, UGGLEPP.
July 23: Boario Terme: A day at the sea in Campo Boario with a picnic
20 luglio: lavori in corso 20-23 luglio: Boario Terme, un bagno on Mount Ararat.
turco/curdo al Campo Boario; Tour: Contemporary and ancient
roman suburbia (in autobus attraverso le periferie romane con Peter July 27, 2000: Exhibition, Ararat showcase, show/selection: video
Lang e gli studenti del NJIT; tavola rotonda: il programma di from the inside of the operation: Transborderline-infrastruttra
riqualificazione per l'area del Campo Boario Partecipano: Arch. transfrontiers for the free circulation of people from Campo Boario to
Mauro Veronesi (resp. Urbanistica Legambiente Lazio), Arch. Venice and Lubljanjan together with, interventions at Campo Boario
Francesca Sartogo (presidente Eurosolar), Arch. Massimo Bastiani created in the workshop at the conclusion of the summer phase of
(laboratori EASW), Ing. Mario Gamberale,Dott.ssa Laura Albani Ararat is Calling, international laboratory for the transformation of
(resp. Legambiente Naz. RSU), Leonardo Rinaldi (presidente coop frontier spaces. A seguire in serata Ararat pop-up disco: Zippetta,
Ecotecnica), Roberto Folatti (capo circ. terr. AMA). Conferenza di Lady Zed e Andrea Lisi - electro, fat disco, chill moods + special
Matteo Fraterno Crateri e criteri Conferenza di Guido Morandini Il guest Sydney Rome.
piano regolatore dei bambini e La città dei gitanti Video: S. Savona
Rosbash Badolato, Videozero, workshop a Pristina; videoboario: July 28: Party Ugho, ballerina night from h 23:00, DJs in movement
Stalker, Roberto Nanni, Adel Abdessemed, UGGLEPP supporting Radio Onda Rossa.

21 luglio: Lavori in corso 21-23 luglio: Didier Fiuza Faustino, A 12, The tribes that talk to each other. From Scenario Zero to Participatory
Alice Imperiale + Quinto Polli, IaN+; conferenza: Punti di vista di Wait project. Hypothesis laboratory work and participant project.
Stratmann; videoboario: Stalker, Didier Fiuza Faustino, UGGLEPP;
h 20.30 cena curda; intervento: Roberto Paci Dalò; intervento: Saturday September 23 at the Ararat: Conference Architecture of
Scanner; h 24 Ararat pop-up disco & video Zippetta, Lady Zed e trasgression interventions by Gil M. Doron, from the Bartlett
Andrea Lisi Djs + Andrea Ciucci, Carola Spadoni e Andrea Terrosu University London for the conclusion of Competition for Ideas for the
Vjs. transformation of Campo Boario organized by Laboratorioboario in
collaboration with French Embassy the Teatro India/Teatro of Roma
22 luglio: workshop A12; conferenza: Tany Cambott Senza fissa + aperitivo on the terrace.
dimora, conferenza: Didier Fiuza Faustino Body in transit h 24:
Prozak middle weight sound system+ Daje pure te. Sunday 24, September at Campo Boario/Teatro India: H 10.00 -
18.00 site survey of the area and meetig of the jury at the French
23 luglio: Boario Terme: una giornata al mare nel Campo Boario con Academy Villa Medici for the Competition for ideas for Foro Boario.
pic-nic sul Monte Ararat. Presentation of the competition results and open discussion with the
jury composed of Emanuela De Cecco, Gil M. Doron, Franco La
27 luglio 2000 all'Ararat: Esposizione, Ararat showcase, Cecla, Yves Nasher, Renato Nicolini, Hans Ulrich Obrist, Stefan
mostra/rassegna video dell'intera operazione Transborderline- Tischer, Guy Tortosa, Franco Zagari.
infrastruttra transfrontaliera per la libera circolazione delle persone
dal Campo Boario a Venezia e a Lubiana, insieme agli interventi al October 16-19, 2000 at the Architecture Faculty and the Ararat: The
Campo Boario realizzati nel workshop a conclusione della fase estiva labrynths of the metropolis, symposium organized by Fabio
di Ararat is Calling, laboratorio internazionale per la trasformazione Martellino and Francesco Careri with the Olivetti Foundation and the
degli spazi di confine. A seguire in serata Ararat pop-up disco: Laboratorioboario at the Faculty of Architecture of Roma III
Zippetta, Lady Zed e Andrea Lisi - electro, fat disco, chill moods + University.
special guest Sydney Rome.
October 21, 2000 at the Ararat: Performance by Gordon Higginson
28 luglio: Festa, Ugho, serata ballerina dalle h 23, DJs in movimento at 21:00 and the beginning of the model Palatine Chapel in Palermo,
a sostegno di Radio Onda Rossa. followed by Ararat Pop-up disco with Dj Zippetta and Lady Zed.

Settembre 2000 al Campo Boario: Le tribù che si parlano. Dallo October 27 to 29: Workshop of Arte Urbana curated by Francesco
scenario zero al progetto partecipato. Ipotesi di lavoro laboratorio Careri and Fabio Martellino for the Labrynths of the Metropolis. The
progettazione partecipata. artists Luca Vitone and Veit Stratmann present their work at the
September 2000 at Campo Boario: Olivetti Foundation and conduct two workshops at Campo Boario
. with architecture students.
Sabato 23 settembre all'Ararat: Conferenza Architecture of
trasgression intervengono Gil M. Doron, della Bartlett University Program:
London per la conclusione del Concorso di idee per la trasformazione
del Campo Boario organizzato dal Laboratorioboario in October 27 Olivetti Foundation: 18:00 opening of the workshop and
collaborazione con l'Ambasciata di Francia ed il Teatro India/Teatro conference by Luca Vitone and Veit Stratmann, at 19:00 inauguration
di Roma + aperitivo in terrazzo. of the video exhibition: Luca Vitone, Usuale, 1995; Veit Stratmann,
Èlements pour la rue, 1996.
Domenica 24 settembre al Campo Boario/Teatro India: h. 10.00 -
18.00 sopralluogo sull'area e riunione della giuria all'Accademia di October 28 at the Ararat: from 10:00, works from the workshop; at
Francia Villa Medici per il Concorso di idee per il Foro Boario. 22:00, music by DJ Zippetta and Lady Zed.
Presentazione dei risultati del concorso e discussione aperta con la
giuria composta da Massimiliano Fuksas (presidente), Emanuela De October 29 at the Ararat: works form the workshop; 19:00: public
Cecco, Gil M. Doron, Franco La Cecla, Yves Nasher, Renato Nicolini, opening; 21:00 Italian dinner.
Hans Ulrich Obrist, Stefan Tischer, Guy Tortosa, Franco Zagari.
October 28 22:00 at the Ararat: inauguration of Modular Shell by
16-29 ottobre 2000 alla Facoltà di Architettura e Ararat: I labirinti della Annarita Emili, Pamela Ferri and Aldo Innocenzi. Projections of Sans
metropoli, convegno organizzato da Fabio Martellino e Francesco papiers. Followed by Ararat pop-up disco (Dj Zippetta).
Careri con la Fondazione Adriano Olivetti e il Laboratorioboario alla
Facoltà di Architettura di Roma III. October 29, Ararat: Exhibition Luca Vitone/Veit Stratmann at the
conclusion of the workshop The Labrynths of the Metropolis.
21 ottobre 2000 all'Ararat: performance di Gordon Higginson alle 21 Followed by an Italian dinner.
ed inizio di lavori per il modello della Cappella Palatina di Palermo,
a seguire Ararat Pop-up disco con Dj Zippetta e Lady Zed. November 2000: Exhibition and publication of the catalogue In
between. Reportage inside the cultures del Foro Boario. Il Centro
Dal 27 al 29 ottobre: Workshop di Arte Urbana a cura di Francesco Interculturale Laboratorio d’arte contemporanea Ararat con l’Istituto
Careri e Fabio Martellino per I labirinti della metropoli. Gli artisti Luca Europeo di Design di Roma con il patrocinio della Fondazione
Vitone e Veit Stratmann presentano il loro lavoro alla Fondazione Olivetti. Fotografi espositori: Andrea Apolloni, Monica de Marinis,
Olivetti e svolgono due workshop al Campo Boario con gli studenti Manuel del Castillo, Martin Edwards, Angelo Tundis, Marta Valenti,
di architettura. Agostino Vertucci.

Programma: December 13-29, 2000 at the Olivetti Foundation: Ararat Darkroom-


2000 audio Installation by Federico del Prete. In a partially obscured
27 ottobre alla Fondazione Adriano Olivetti: alle ore 18.00 apertura room it is possible to listen to the conversations between the
del workshop e conferenze di Luca Vitone e di Veit, alle ore 19.00 inhabitants of the Campo Boario, diffused by speakers hidden under
inaugurazione della mostra video: Luca Vitone, Usuale, 1995; Veit their seats.
Stratmann, Èlements pour la rue, 1996
Stratmann. November - December 2000: Flying Carpet; itinerant installation:
recreation in rope and copper of the ceiling of Palatine Chapel in
28 ottobre all'Ararat: alle ore 10.00, lavori del workshop; alle ore Palermo, on commission by the Ministry of Foreign Affairs and the
22.00, musica di DJ Zippetta e Lady Zed. Orestiadi Foundation of Gibellina (Sicily). Constructed at the
Multicultural laboratory Ararat with the communities of the Campo
29 ottobre all'Ararat: alle ore 10.00 lavori del workshop; alle ore 19.00 Boario. Premiere exhibition at Olivetti Foundation
apertura al pubblico; alle ore 21.00 cena italiana. (21/December/2000 – 07/January/01) in the exhibition The Flying
Carpet - from Ararat to Tunisia, and to be followed by an itinerant
28 ottobre h 22 all'Ararat: inaugurazione di Modular Shell di Annarita exhibtion Islam in Sicilia inaugurated at Dar Bach-Hamba Palace in
Emili, Pamela Ferri e Aldo Innocenzi. Proiezione di Sans papiers. A Tunisia (16/February/01-20/April/01), at I.U.A.V. Venice (June 2001)
seguire Ararat pop-up disco (Dj Zippetta). M.A.C. (Mine Action Center) in Sarajevo (21/July/01- August 2001),
at Chinese Pavillion in Tirana Biennial (September-October 2001),
29 ottobre all'Ararat: Esposizione Luca Vitone/Veit Stratmann a and in Thessaloniki Forum 2001, (December 2001), Alatza Imaret,
conclusione del workshop i Labirinti della metropoli. A seguire cena Centro of Arts Akhnaton del Cairo (28/April/02-20/May/02), at City
italiana. Hall di Amman, Damascus (10/July/02-25/July/02).

Novembre 2000: esposizione e pubblicazione del catalogo In February 26 – March 11 2001 at the Ararat, Campo Boario:
between. Reportage nelle culture del Foro Boario. Il Centro Cornell@Stalker Workshop with the students from Cornell University.
Interculturale Laboratorio d’arte contemporanea Ararat con l’Istituto At the close of the workshop at the Ararat exhibition of works followed
Europeo di Design di Roma con il patrocinio della Fondazione by a party with dj Zippetta and Lady Zed.
Olivetti. Fotografi espositori: Andrea Apolloni, Monica de Marinis,
Manuel del Castillo, Martin Edwards, Angelo Tundis, Marta Valenti,
Agostino Vertucci. March 20-21, 2001: Newroz, Kurdish New Years at Campo
Boario (Laboratorio Boario).
13-29 dicembre 2000 alla Fondazione Adriano Olivetti: Ararat
Darkroom-2000 Installazione audio di Federico del Prete. In una May 5, 2001 at the Ararat: Presentation of electrourban
stanza parzialmente oscurata è possibile assistere al dialogo tra gli improvisation, Bring the Noise Ararat pop-up disco, a huge
abitanti del Campo Boario, diffusa da altoparlanti nascosti sotto le table prepared to produce sounds, collective noises, rumors,
sedie. voices.

Novembre - Dicembre 2000: Tappeto Volante; installazione 2001 at the Ararat, Campo Boario: Workshop in collaboration
itinerante: rielaborazione in corda e rame del soffitto ligneo della with the l’Ecole Nationale Supérieure de Valence.
Cappella Palatina di Palermo, su commissione del Ministero degli
Affari Esteri e della Fondazione Orestiadi di Gibellina. Costruito al July 25-28, 2001: Public intervention Orto Boario, the creation
laboratorio multiculturale Ararat con le comunità del Campo Boario. of a Public Boario Garden in an asphalted center area facing
Esposto in anteprima alla Fondazione Adriano Olivetti (21/12/2000 – the Ararat. The planting of fruit trees (apricot, persimmon,
07/01/01) nella mostra Il tappeto volante - da Ararat a Tunisi, ed in pomegranate, hazelnut, two olive trees, a peach and a sour
seguito alla mostra itinerante L'Islam in Sicilia inauguratasi al Palazzo cherry, donated by Greenhouses in Rome). A garden evoking
Dar Bach-Hamba a Tunisi (16/02/01-20/04/01), all’I.U.A.V. di Venezia the principle cultivations in the Kurdistan cities. Inauguration
(giugno 2001) al M.A.C. (Mine Action Center) di Sarajevo (21/07/01- Saturday July 28 at 20:00.
agosto 2001), al Padiglione Cinese della Biennale di Tirana
(settembre-ottobre 2001), e al Thessaloniki Forum 2001 di Salonicco October 26-28, 2001 h 10:00-18:00: Orto Boario 2, two Palm
(dicembre 2001), Alatza Imaret, al Centro delle Arti Akhnaton del trees are planted from the Garden offices, cobblestone
Cairo (28/04/02-20/05/02), alla City Hall di Amman, a Damasco designs on the ground, Public Seeding of Leguminosae for
(10/07/02-25/07/02). the Newroz Ashura. With the participation of Matteo Fraterno,
Lorenzo Caracciolo, Luca Gemma, Gustavo Miracolo,
26 febbraio - 11 marzo 2001 all’Ararat, Campo Boario: Claudio Salerno, Antonio De Luca. Sunday 28 at h 13:00
Cornell@Stalker Workshop con gli studenti della Cornell University. Public Lunch with the band of the orte (garden) - Romanian
A chiusura del workshop all'Ararat mostra con i lavori realizzati ed a musicians - presentation of the Video Pranzo Boario by
seguire festa con dj Zippetta e Lady Zed. Andrea Bassi and the new web site on the voyage to Ext by
Stalker.
20 e 21 Marzo 2001: Newroz, Capodanno Kurdo al Campo Boario
(Laboratorio Boario) March 1, 2002 at the Ararat, Campo Boario: Urban co-
existence. Postcards to London - Workshop in collaboration
5 maggio 2001 all'Ararat: Intervento di improvvisazione with Greenwich University and The Italian Cultural Institute.
elettrourbana, Bring the Noise Ararat pop-up disco, With Gil Doron, Atelier 2: Trasgressive Architecture, Silvia
un'improvvisazione sonora collettiva, un grande tavolo allestito per Cioli and Luca d’Eusebio.
produrre suoni, rumori e voci.
March 20 - 21, 2002: Party, Kurdish New Year Newroz at
2001 all’Ararat, Campo Boario: Workshop in collaborazione con Campo Boario. Millenary Party for Spring. Created with the
l’Ecole Nationale Superieure de Valence. Kurdish artists and the students of the Faculty of Architecture
Roma III from the Fire Map, a huge map of Kurdistan painted
25-28 luglio 2001: Intervento pubblico, Orto Boario, realizzazione di on the asphalt area facing Ararat. Intervention by Luciano
un orto pubblico nell’area asfaltata prospiciente l’Ararat. Trina. Dinning on the ashrua with vegetables from the
Piantumazione di alberi da frutta (albicocco, cachi, melograno, Ortoboario. Conference by Silvio Marconi. Concert with Koma
nocciolo, due olivi, un pesco e un visciolo, donati gratuitamente da Sheridan, Mesopotamia and Koma Arin. Organized by Ararat,
vivai romani). Un giardino attorno al quale evocare la memoria delle UIKI (Office of Information on Kurdistan in Italy), the Masters
principali coltivazioni nelle città del Kurdistan. Inaugurazione sabato in Politics of Encounter at the University Roma III and
28 luglio alle ore 20.00 Laboratoryboario.

26-28 ottobre 2001 h 10-18: Orto Boario 2 vengono piantate le palme Program:
dell’ufficio giardini, disegno sul suolo con sampietrini, Semina
pubblica delle leguminose per l’Ashura del Newroz. Con la March 14 h 10.00: Presentation of the Kurdistan Map cut into
partecipazione di Matteo Fraterno, Lorenzo Caracciolo, Luca the asphalt of the Campo Boario with the Student committee
Gemma, Gustavo Miracolo, Claudio Salerno, Antonio De Luca. of architecture Roma III.
Domenica 28 alle h 13 pranzo pubblico con la banda dell'orte - i
musicisti rumeni dell’8 - presentazione del video Pranzo Boario di March 16, h 15:00: Encounter between Kurdish refugees and
Andrea Bassi e delle nuove pagine web sul viaggio ad Ext di Stalker. the students of the Masters in Politics of Encounter and the
DAMS of the University Roma III.
1 marzo 2002 all’Ararat, Campo Boario: Urban co-existence.
Postcards to London - Workshop in collaborazione con la Greenwich March 21, h 17.00: NEWROZ Conference: The Saladino Kurd
University e The Italian Cultural Institute. Con Gil Doron, Atelier 2: in 14th century poetry.
Trasgressive Architecture, Silvia Cioli e Luca d’Eusebio.
H 18:00: Project of the film from the videoteca dedicated to
20 e 21 Marzo 2002: Festa, Newroz, Capodanno Kurdo al Campo the Poet Musa Anter.
Boario. Festa millenaria della primavera. Realizzazione con artisti
curdi e gli studenti della Facoltà di Architettura di Roma TRE della Fotograf by Kazim Oz (in Turkish)
Mappa dei Fuochi, una grande mappa del Kurdistan pitturata
sull’asfalto prospiciente l’Ararat. Intervento di Luciano Trina. Voyage towards the Sun by Yesim Ustaoglu (in Italian).
Consumazione della ashura con i legumi di Ortoboario. Conferenza The Wind Will Take Us Away by Abbas Kiarostami (in Italian)
di Silvio Marconi. Concerto di Koma Sheridan, Mesopotamia e Koma
Arin. Organizza Ararat, UIKI (Ufficio di Informazione del Kurdistan in A Song for Beko by Nizamettin Aric (in Kurdish, subtitled in
Italia), il Master in Politiche dell’Incontro dell’Università degli Studi di Italian)
Roma TRE, Laboratorioboario.
H 19.00: Live via Satelite from Medya-tv the Newroz
Programma: spectacles on a giant screen.

14 marzo ore 10.00: realizzazione della mappa del Kurdistan incisa H 20.00 Theater: Payman, Kurdish Woman by Annet
sull’asfalto del campo boario con il comitato studentesco di Henneman
architettura di Roma III. (from the theater-reportage of the Hidden theater from
Volterra)
16 marzo ore 15.00: incontro fra i profughi kurdi e gli studenti del
Master in politiche dell’incontro, della Facoltà di Architettura e del H. 21:00: Kurdish dinner prepared by the artist Alma Sulevic
DAMS dell'universita' di Roma III. for ashura, traditional inaugural dish with all the Spring herbs
and vegetables harvested at the Ortoboario.
21 marzo ore 17.00: NEWROZ conferenza Il curdo saladino nella
poesia del trecento H 21.30: Concert: From Turkey the Sas, ancient
Mesopotamian lute, accompanied by the great singer Re_o
Ore 18.00: proiezione di film dalla videoteca intitolata al poeta Musa who revisits in modern key the traditional Zoroastrian melodies
Anter of the Dersim and from Italy the Koma Serhildan, the musical
group born in the center of Ararat.
Fotograf di Kazim Oz (in turco)
May 30-31, 2002 at Testaccio: Noantri Curdi of ’Testaccio.Two
Viaggio verso il sole di Yesim Ustaoglu (in italiano) days of encounters among the Kurdish communities and the
neighborhood in occasion of the third anniversary of the
Il vento ci portera' via di Abbas Kiarostami (in italiano) Social-Cultural Center Ararat.

Un canto per beko di Nizamettin Aric (in kurdo, sottot. italiano) Noah's Arc lands on Mount Ararat performance with the
children of Testaccio, in piazza S. Maria Liberatrice. Kurdish
Ore 19.00: diretta via satellite da Medya-tv le manifestazioni del tea at the Elderly Center at the ex-Slaughterhouse. Concert
Newroz su schermo gigante by Koma Sheridan. With Luciana Trina, the students of the
Architecture Faculty at Roma III and Laboratorioboario.
Ore 20.00: teatro: Payman, una donna kurda di Annet Henneman
(dal teatro-reportage dell' Hidden theatre di Volterra) October 2 2002 at Campo Boario: October 2 1187-2002. The
Kurd Salah Ad-Din and multiculturism in Jerusalem and
Ore 21.00: cena kurda l’artista Alma Sulevic prepara l’ashura, beyond.
tradizionale pietanza augurale con tutte le erbe di primavera e legumi
raccolti all’ Ortoboario. H 17.00: Conference by Silvio Marconi on "The Multicultural
Dimension and the Kurd Salah Ad-Din, and Jerusalem in the
Ore 21.30: Concerto: dalla turchia il Sas, l'antico liuto mesopotamico, reflections of Italian culture of Dante and Boccaccio".
e la voce del grande cantante Re_o che rivisita in chiave moderna le
melodie della tradizione zoroastriana di dersim e dall'italia i Koma H 18.00: presentations by Kurdish and Palestinian
Serhildan, il gruppo musicale nato nel centro Ararat. representatives on Al Quds-Gerusalemme.

30 e 31 maggio 2002 a Testaccio: Noantri Curdi de’Testaccio. Due H 19.30: Video projection on Kurdistan and Palestine.
giornate di incontro tra la comunità curda e il quartiere in occasione
del terzo anniversario del centro socio-culturale Ararat. H 21.00: Kurdish and Palestinian dinner.

Operazioni: H 22.00: Kurdish and Palestinian Musical spectacle.


Come sa di sale lo pane altrui al mercato di Testaccio distribuzione
simbolica di pane prodotto nel forno di Campo Boario, e avvolto in March 20-21, 2003 at the Ararat: Newroz, Kurdish New Year
carta con sopra i versi di esilio di Dante Alighieri. at Campo Boario (Laboratory Boario).
L’arca di noè si è fermata sul monte Ararat performance con i bambini
di Testaccio in piazza S. Maria Liberatrice. Tè curdo al Centro Anziani Program:
del mattatoio. Concerto dei Koma Sheridan. Con Luciano Trina, gli
studenti della facoltà di Architettura di Roma TRE e H 9.00: Ortoboario, Trans:plant: planting in the Kurdish
Laboratorioboario. community garden at Ararat of the Olive trees for Trans:plant,
Operations: installation created on the occasion of the exhibition Construct
How does the Bread of the Others Taste at the Testaccio market; the City of Man. Reflections from the Experiences of Adriano
symbolic distribution of bread produced in the ovens of the Campo Olivetti (1930-1960) at the Olivetti Foundation in November
Boario, wrapped in paper printed with verses on exile by Dante 2002. The planting of the Olive trees is the final phase of the
Alighieri. project conceived by four architecture offices (2A+P, IaN+ il
molino, ma0), produced during a workshop promoted by the
2 ottobre 2002 a Campo Boario: 2 ottobre 1187-2002. Il curdo Salah Adriano Olivetti Foundation, a device for the confrontation
Ad-Din e la multiculturalità, a Gerusalemme e oltre. among different cultural practices within the territory.

h 17: conferenza di Silvio Marconi su "la dimensione multiculturale ed H 10.00: at the Testaccio Market, tastings of Kurdish tea and
il curdo Salahad-Din, e Gerusalemme e nei riflessi della cultura sweets.
italiana di Dante e Boccaccio".
H 20.00 at the Ararat: Social Dinner with typical Kurdish
h 18: interventi di rappresentanti curdi e palestinesi su Al Quds- dishes.
Gerusalemme
H 22.00 at the Big Tent at the Villaggio Globale: Concert of the
h 19.30: proiezione di video su Kurdistan e Palestina. group Koma Serhildan; theater and folklore from Kurdistan.

h 21: cena Kurda e Palestinese. H 23.00 at the Ararat: The lighting of the Great Fire for Newroz,
Songs and Dances.
h 22: spettacolo di musica Kurda e palestinese.
April - May 2003 From Ararat to Ararat, travel stories
20 e 21 Marzo 2003 all’Ararat: Newroz, Capodanno Kurdo al Campo of kurdish refugees.
Boario (Laboratorio Boario). Collected at the Campo Boario for the project "Egnatia, a path
of displaced memories" (www.egnatia.net). The project had
Programma: the sustain of the European Union program Culture 2000.
Program: Stalker - Osservatorio Nomade with Oximoron, Athens and
Atelier d'Architecture Autogereè, Paris.
h 9.00: Ortoboario, Trans:plant: nel giardino della comunità Curda di
Ararat vengono piantati gli ulivi che erano parte di Trans:plant, January 27 2004 Samundaripen. Day in memory of the Rom
allestimento realizzato in occasione della mostra Costruire la città holocaust.
dell’uomo. Riflessioni dall’esperienza di Adriano Olivetti (1930-1960) For few weeks the "nomadic Library" toured the "Nomads
alla Fondazione Adriano Olivetti, nel novembre 2002. La Camps" to collect memories on the holocaust and understand
piantumazione degli ulivi è la fase finale di un progetto concepito da the today situation of discrimination of the Rom people. In the
quattro studi di architettura (2A+P, IaN+ il molino, ma0), prodotto in Campo Boario we found Milka and Toma, two constricted in
un workshop promosso dalla Fondazione Adriano Olivetti, un the italian concentration camp of Agnone from 1940 to 1943.
dispositivo per un confronto tra pratiche differenti di coltura del Project done by Stalker - Osservatorionomade with the sustain
territorio. of : European Roma Rights Center. Budapest, Centro Studi
Zingari. Roma, Fondazione Theater und Kunst. Roma / Berlin.
h 10.00: al mercato di Testaccio degustazione di tè e dolci Curdi. Biblioteche di Roma, Roma. Fondazione Adriano Olivetti,
Roma. Zone Attive, Roma. Grandi Stazioni, Roma.
h 20.00 all’Ararat: Cena Sociale con piatti tipici Curdi. ErsatzStadt with the german federal cultural foundation in
cooperation with the Vollsbuehne am rosa luxemburg platz.
h 22.00 al Tendone Villaggio Globale: Concerto del gruppo Koma Berlin, Goethe Institut – Inter Nationes. Roma
Serhildan; teatro e folklore dal Kurdistan.
December 2, 2004 Forced Evacuation of the shacks of the
h 23.00 all’Ararat: accensione del Grande Fuoco di Newroz, balli e Campo Boario.
canti. Map of the Campo Boario, before, during and after the
evacuation. Produced by T- Spoon, Lens, and the students of
Aprile -Maggio 2003 Da Ararat a Ararat, storie di viaggio dei the Architectural Faculty, Roma TRe University, for the project
rifugiati curdi. "Egnatia, a path of displaced memories" (www.egnatia.net). The
raccolte al Campo Boario all'interno del progetto "Egnatia, un project had the sustain of the European Union program Culture
percorso di memorie disperse" (www.egnatia.net). Realizzato con il 2000. Stalker - Osservatorio Nomade with Oximoron, Athens
sostegno della Unione Europea. Programma Cultura 2000. Stalker - and Atelier d'Architecture Autogereè, Paris.
Osservatorio Nomade con Oximoron, Atene e Atelier d'Architecture
Autogereè, Paris. March 10 - 13 2005 The Rom Kalderasha from Campo Boario:
culture, memory and traditions
27 gennaio 2004 Samundaripen. Giornata della memoria Three days of encounters with the Rom Kalderash community.
in ricordo dell'olocausto dei Rom. Inside the school of Architecture, Roma TRe University, in the
Per alcune settimane la "biblioteca nomade", ha girato i "Campi former slaughterhouse, has been installed a traditional metal
Nomadi" di Roma per conoscere le condizioni attuali dei Rom in città laboratoryand a photography and traditional objects exhibition.
e raccogliere memorie legate allo sterminio nazista. Al Campo A project by: Comunità Rom Kalderasha di Campo Boario,
Boario viene raccolta la storia di Milka e di Toma, internati dal 1940 Associazione Unirsi, Osservatorio Nomade
al 1943 ad Agnone. The project has the sustain of: Dipartimento della Sicurezza del
Progetto realizzato da Stalker - Osservatorionomade con il sostegno Comune di Roma in collaboration with Faculty of Architecture,
di : European Roma Rights Center. Budapest, Centro Studi Zingari. Roma TRe University, Villaggio Globale.
Roma, Fondazione Theater und Kunst. Roma / Berlin. Biblioteche di
Roma, Roma. Fondazione Adriano Olivetti, Roma. Zone Attive, April 11 2005. Milka. A journey with the testimony, from Campo
Roma. Grandi Stazioni, Roma. ErsatzStadt with the german federal Boario to the former concentration camp in Agnone where the
cultural foundation in cooperation with the Vollsbuehne am rosa Rom Kalderasha community was segregated from 1940 to
luxemburg platz. Berlin, Goethe Institut – Inter Nationes. Roma 1943.

2 Dicembre 2004. Sgombero dei baraccati all'interno del Campo April 3 2007 Forced evacuation of the Rom Calderasha
Boario. Community from the Campo Boario after 25 years of
Mappatura della realtà del Campo realizzata prima durante e dopo permanency.
lo sgombero. Realizzata all'interno del progetto Egnatia, un percorso Collection of testimonies of the action. Produced for the project
di memorie disperse, da t-spoon, lens e gli studenti della Facoltà di "I Letti del Fiume" by Stalker Osservatorio Nomade with the
Architettura di Roma Tre, all'interno del progetto Egnatia, un percorso course of "Civic Art", Faculty of Architecture Roma Tre
di memorie disperse. University.

10 - 13 marzo 2005 I ROM KALDERASHA DI CAMPO BOARIO: September 29 2007 Opening of the "city of the alternative
CULTURA, MEMORIA E TRADIZIONI economy".
Tre giorni di incontri con la Comunità Rom Kalderasha di Campo The project includes a pavillion for the Rom Kalderasha
Boario. community arts and crafts, the pavillion is not opened jet.
All’interno degli spazi della Facoltà di Roma Tre, nell’ex Mattatoio, è
stata allestito un laboratorio ed una mostra di fotografie e di oggetti, ...to be continued.
le attività tradizionali di lavorazione e restauro dei metalli.
Un progetto ideato da: Comunità Rom Kalderasha di Campo Boario,
Associazione Unirsi,
Osservatorio Nomade
sostenuto da: Dipartimento della Sicurezza del Comune di Roma
con la collaborazione di: Università Roma Tre, Villaggio Globale.
.
11 Aprile 2005. Milka. Viaggio dal Campo Boario ad Agnone con la
testimone nei luoghi dell'internamento della comunità Rom
Calderash tra il 1940 e il '43.

3 aprile 2007 Sgombero della Comunità Rom Calderash dal


Campo Boario dopo 25 anni di permanenza.
Raccolta di testimonianze e storie realizzata all'interno del progetto
Sui Letti del Fiume di Stalker - Osservatorio Nomade con il corso in
"Arte Civica", della facoltà di Architettura dell'Università Roma Tre.

29 settembre 2007 Inaugurazione della Città dell'Altra Economia. Il


progetto include un padiglione per le arti e i mestieri dei Rom
Kalderasha del Campo Boario. Il padiglione non è stato ancora
assegnato.

...continua.
volume:

CB.CAMPO BOARIO
Dove anticamente era il porto fluviale, in un angolo del centro storico di Roma, stretto tra le mura aureliane, la ferro-
via e il Tevere si trova il complesso dismesso del Mattatoio, assieme al Monte Testaccio e al cimitero acattolico.Questo
complesso edilizio d'inizio secolo è diviso in due grandi aree, il Mattatoio vero e proprio e il Campo Boario.

Quest'ultimo, è un territorio urbano interstiziale e di frontiera. Seppur recintato, ha visto succedersi una quanti-
tà di usi e di appropriazioni dello spazio - i conducenti delle carrozze hanno occupato alcune stalle per i cavalli,
chiamate botticelle, i Calderasha, nomadi italiani che lavorano il metallo, l'hanno usata come area di transito...

folder:
CB.Campo Boario/Index

Volume:
CB.01.AR.01/ARARAT. Centro socio-culturale kurdo
Folder:
CB.01.AR.01/Da Cartonia a Ararat

Volume:
CB.02.PG.01/Playground 1. I giochi del Campo Boario
Folder:
CB.02.PG.01/01.Carta di Non Identità
CB.02.PG.01/02.Pranzo Boario
CB.02.PG.01/03.Serenate
CB.02.PG.01/04.Globall Game & Transborderline

Volume:
CB.03/Laboratorio Boario
Folder:
CB.03/01.Boario Thermea
CB.03/02.Concorso
CB.03/03.Saggi critici

Volume:
CB.04.AR.02.IS.01/Il Tappeto Volante
Folder:
CB.04.AR.02.IS.01/Il Tappeto Volante

Volume:
CB.05.PG.02.AR.03/Playground 2.Ararat e il quartiere Testaccio
Folder:
CB.05.PG.02.AR.03/01.Newroz
CB.05.PG.02.AR.03/02.Orto Boario
CB.05.PG.02.AR.03/03.Noantri Curdi di Testaccio

Volume:
CB.06.ROM.01/Rom Calderasha
Folder:
CB.06.ROM.01/01.Samudaripen.Campo Boario e la storia di Milka
CB.06.ROM.01/02.Laboratorio di Arti e Metalli

Volume:
CB.07.AR.04.EG.01/Egnatia
Folder:
CB.07.AR.04.EG.01/Le storie dei viaggi dei rifugiati curdi di Ararat

Volume:
CB.08.SG.01/Sgomberi
Folder:
CB.08.SG.01.EG.02/01.Sgombero 2004
CB.08.SG.01.LF.01/02.Sgombero 2007
volume:

CB.CAMPO BOARIO

folder:
CB.Campo Boario/Legenda

Testi

CR Cronologia e programmi attività. Italiano e inglese


La cronologia riporta tutti gli eventi realizzati dal 21 maggio 1999 al 1 ottobre 2007. All'interno sono
riportati anche i programmi, può capitare che attività programmate non abbiano avuto la partecipazione di
tutti gli iscritti, così come possono aver partecipato persone che non erano in programma

NWS Notizie. articoli in lingua originale


Sono articoli di giornali che riportano eventi e situazioni che fanno da contesto e spesso da fattore scate-
nante delle attività poi svolte.

Txt TP Testi teorico programmatici. Italiano e inglese


Sono i testi di lancio o di promozione delle attività svolte, sono testi di Stalker e di Osservatorio Nomade,
con riportato il nome dell'autore del testo.

Txt TN Testi di testimonianza e narrazioni. Lingua originale


Sono testi scritti e testimonianze orali sbobbinate realizzati nel periodo dello svolgersi delle diverse
attività, da stalker da altri partecipanti ai lavori e da abitanti del Campo Boario. Nel caso di testimo-
nianze raccolte è indicato anche chi le raccolglie.

Txt CT Testi critici italiano e inglese


Sono saggi sritti negli anni di lavoro da autori che possono essere stalker o altri, alcuni pubblicati, nel
qual caso è riportata la data e il titolo della pubblicazione, altri inediti perche raccolti nel 2001 per una
pubblicazione sul Campo Boario mai realizzata (Xenobia, la città,gli stranieri e la trasformazione dello
spazio pubblico).

Txt 07 Situazione al 2007


Eventuale descrizione dello stato al 2007 dei processi e delle realtà attivate nel tempo al Campo Boario.

Immagini

IMG RO, AN, AL, FJ, GC, LNS, AR, ES


Foto e servizi fotografici di autore. Sono immagini realizzate da fotografi professionisti quali: Romolo
Ottaviani, Alberto Novelli, Armin Linke, Francesco Jodice, Giorgio Cosulich, Andrea Rocca, Lens, Emilia Serra

IMG S.ON
Foto documentarie facenti parte dell'archivio di Stalker Osservatorio NOmade, realizzate dai partecipanti ai
lavori e dagli studenti dei workshops

VS Video Stills

VS AI, AB, FC, AV, MF


Video stills esportate da riprese di cui è indicato l'autore: Aldo Innocenzi, Andrea Bassi, Francesco Careri,
Alex Valentino, Michela Franzoso

Grafiche

GRF AI, FDG, PDT, VR, EL, TS


Flyers, volantini, grafiche per pubblicazioni e web realizzati da Stalker con riportato il nome del grafico:
Alberto Iacovoni, Fortunato della Guerra, Pia di Tardo, Valerio Romito, Ellelab, T-Spoon
volume:

C B . 0 1 . A R . 0 1 / A R A R A T. C e n t r o s o c i o - c u l t u r a l e k u r d o
La nascita di Ararat nel maggio 1999,nell'edificio dell'ex veterinario, è l'inizio della presenza di
Stalker e dei rifugiati curdi di nazionalità turca nel Foro Boario, all'interno dell'ex mattatorio di
Roma. Una strana convivenza che dura fino al dicembre 200, dopodichè Stalker libera i propri ambienti
per dar spazio al numero sempre crescente di rifugiati.

The birth of Ararat in may 1999, in the former veterinary building, is the beginning of the presence
of both, Stalker and the kurdish refugees in the Foro Boario, inside the former slaughterhouse of Rome.
A strange coexistence that last untill december 2000 when Stalker frees his spaces to make room to the
growing number of refugees.

folder:
CB.01.AR.01/Da Cartonia a Ararat

21 maggio 1999: occupazione dell’edificio abbandonato dell’ex veterinario del Campo Boario (ex-
mattatoio) a Roma.

May 21, 1999 occupation of the abandoned Campo Boario veterinary in the former Roman slaughterhouse.

4 – 8 giugno 1999. Workshop "Da Cartonia a piazza Kurdistan" tenuto da Stalker in collaborazione con
l'ass. Azad
la comunità di profughi Curdi e l'ass. Casa dei Diritti Sociali in occasione della Biennale dei gio-
vani artisti del Mediterraneo, nella sezione architettura a cura de In/Arch. Lazio. Roma Foro Boario,
edificio ex veterinario.
Nei quattro giorni del workshop hanno partecipato: Stefano Boeri, Enzo Fileno Carabba, Franco la
Cecla, Cesare Pietroiusti, Luca Vitone.

June 4-8 1999. Workshop: From "Cartonia (cardboard city) to Piazza Kurdistan" presented within the
Biennial of Young Artists from Europe and the Mediterranean. By Stalker in collaboration with the
association Azad, the kurdish refugees community, the association Casa dei Diritti Sociali, for the
"Biennal of Young Artists from Europe and the Mediterranean". Architectural section curated by
In/Arch. Lazio. Roma Foro Boario, former veterinery building.
Stefano Boeri, Enzo Fileno Carabba, Franco la Cecla, Cesare Pietroiusti, Luca Vitone participated
during the five day workshop.

8-23 luglio 1999 alla Fondazione Adriano Olivetti: Esposizione, MoltepliCittà Tre Rappresentazioni,
percorsi e visioni della città contemporanea nelle opere dei giovani artisti e autori italiani. Arti-
sti: Fabrizio Basso, Cesare Pietroiusti, Stalker, UnDo.Net e Luca Vitone. Mostra a cura di Bartolomeo
Pietromarchi.

July 8-23, 1999 at the Adriano Olivetti Foundation: Exhibition: MoltepliCittà Three Rrepresentations,
crossings and visions of the contemporary city through the works of young artists and Italian wri-
ters. Artists: Fabrizio Basso, Cesare Pietroiusti, Stalker, UnDo.Net e Luca Vitone. Exhibition cura-
ted by Bartolomeo Pietromarchi.

8 luglio 1999 all'Ararat: cena curda a sottoscrizione in occasione dell'inaugurazione della Mostra
alla Fondazione Olivetti.

July 8, 1999 at the Ararat: Kurdish dinner and membership drive in occasion of the inauguration of
the Exhibition at the Olivetti Foundation.
Programma workshop:
Workshop Program:

4 giugno: il tema: festa di accoglienza

4 June: Theme: Welcoming Party

5 giugno: il tema: il viaggio; la storia: l'Ararat (l'Ararat, oltre ad essere la montagna curda è
anche il nome della nave che nel 1997 raggiunse le coste della Puglia stracolma di profughi); lo
spazio: la biblioteca (realizzazione di una biblioteca che si arricchirà di volumi su e di diverse
culture oggi oppresse e costrette all'esilio). Conferenza di Stefano Boeri (architetto – urbanista)

5 June: Theme: the voyage; History: l'Ararat (besides the Kurdish mountain Ararat is also the name
of the ship that in 1997 reached the coast of Puglia overflowing with refugees). Space: the library,
(creation of a library that will collect books on oppressed and exiled cultures); Conference: Stefa-
no Boeri (architect – urbanist).

6 giugno: il tema: l'ospitalità; la storia: Badolato (Badolato, un paese della provincia di Catanza-
ro abbandonato e fatto rivivere da una comunità curda sbarcata dall'Ararat); lo spazio: il convivio
(luogo dove scambiare storie, esperienze, problemi e speranze). Conferenza di Franco la Cecla
(architetto – antropologo).

June 6: Theme: hospitality; History: Badolato (Badolato, a provincial town abandoned e revived by a
Kurdish community transported by the Ararat.); Space: the cohabitation, (a place to exchange sto-
ries, experiences, problems and hopes); Conference: Franco la Cecla (architect – anthropologist).

7 giugno: il tema: le differenze (confronti tra donne e uomini e tra curdi, iracheni e turchi); la
storia: Diyarbakir e Sulaimaniya (storie di città del Kurdistan iracheno e del Kurdistan turco); lo
spazio: il barbiere e la via dell' henné (il barbiere ospita le evocazioni delle città di origine,
la via dell'henné è un progetto di Estia assieme alle donne curde per la realizzazione di uno spazio
per la cura del corpo delle donne). Conferenza di Enzo Fileno Carabba (scrittore).

June 7: Theme: differences (confrontation between men and women and Kurds, Iraqis and Turks);
History: Diyarbakir and Sulaimaniya (histories of Iraqi and Turkish Kurdistan cities); Space: The
barber on Henné Street (the barbershop hosts and evokes the city of origin, Henné Street is a
project of Estia together with the Kurdish women towards the creation of a space for the treatment
of women's bodies.). Conference: Enzo Fileno Carabba (writer).

8 giugno: il tema: l'identità di un popolo diviso e oppresso; la storia: da piazza Kurdistan a Car-
tonia; lo spazio: l'atrio e gli spazi comuni (l'incontro con la delegazione italiana al ritorno dal
processo Ocalan. Festa conclusiva.

June 8: Theme: Identity of an oppressed and divided people; History: from piazza Kurdistan to Car-
dboard City; Space: the atrium and communal spaces (encounter with the Italian delegation returning
from the Ocalan trial). Concluding party.
AR.01.01/Txt TP
Ararat
La piazza delle diversità nel villaggio globale

E’ lo spazio “tra” che va gestito, lo spazio dei confini tra le


differenze che va gestito in maniera equanime e con l’idea
che è sul confine che le differenze si possono confrontare, ma
che altresì il confine difende dalla pretesa di una differenza
di estinguere l’altra.
(Franco La Cecla)

Ararat è il progetto di trasformare un confine in uno spazio


pubblico. Il confine è quell’insieme di distanze e differenze
che ci dividono da chi arriva in città dopo essere stato
costretto ad abbandonare il proprio Paese di provenienza. Tali
distanze e differenze non trovano ancora in questa città luoghi
dove dispiegarsi, restando perlopiù impercorribili. Per chi vive
in città e necessariamente si confronta con l’evidenza dei
fenomeni di immigrazione, non esiste un percorso di
avvicinamento, ci si ritrova sotto gli occhi la presenza
dell’“altro” senza aver coperto alcuna distanza nel tentativo di
avvicinarsi e di comprendere. Questa evidenza,
accompagnata dalla banalizzazione che ne fanno spesso i
media, rende tale confine trasparente e allo stesso tempo
insormontabile, condannando all’emarginazione e al silenzio
culture compresenti in città ma che non si può dire che
convivano in assenza di spazi di rappresentazione della
propria identità ma soprattutto di relazione e di confronto con
il resto della cittadinanza. Nel tentativo di dare spazio a
questo dispiegarsi di differenze, vorremmo dare a questo
confine la visibilità e la consistenza e la vivibilità di uno spazio
pubblico. L’Ararat intende essere uno spazio promiscuo dove
si possa, attraverso spazi e comportamenti conviviali, di
ascolto e di espressione, frequentare e abitare quelle distanze
e quelle differenze.

Verso una Città delle diversità

Una serie di incontri e seminari promossi da Ararat e dal


Villaggio Globale, prepareranno la strada alla costruzione di
un laboratorio attraverso il quale si intende trasformare
l’intero Campo Boario nella “Città delle diversità”, territorio
dell’accoglienza e dell’ascolto dell’altro, dell’esposizione e
dell’espressione del sé. Qui si intende elaborare le possibili
architetture sociali e spaziali della convivenza multiculturale,
attraverso i diversi linguaggi delle arti, delle scienze umane,
della politica e della solidarietà. E’ un progetto che prevede il
coinvolgimento dell’associazionismo sociale, culturale e
ambientale nel procedere all’autorecupero del Campo Boario
e alla definizione di un programma di attività no profit,
attraverso cui elaborare un paradigma della possibile
evoluzione, sotto il profilo culturale urbanistico ed economico,
dello spazio pubblico in una società multiculturale. Uno spazio
da fruire, abitare e trasformare in progress.

La realizzazione di tale progetto non può che essere


autogestita dalle associazioni e dai diversi soggetti coinvolti.
Nondimeno si dovrà provvedere ad un serrato confronto con
l’amministrazione cittadina e con le istituzioni nazionali
internazionali alle quali si chiede il riconoscimento e un
necessario supporto alla realizzazione del progetto.

Lanciamo un pubblico invito

A partecipare e a sostenere la realizzazione di questo


progetto/laboratorio a tutte le associazioni e gli operatori del
settore, nonché agli intellettuali e a tutta la cittadinanza
affinchè confluiscano nella articolazione di un tale ambizioso
progetto la creatività, la solidarietà e l’impegno necessari.
AR.01.02/NWS AR.01.03/NWS
la Repubblica (24 febbraio 1999) CNN.com

Tremila persone si sono ritrovate a piazza Vittorio Thousands in Rome protest Kurdish leader’s arrest
Dopo l’arresto di Ocalan chiedono una mediazione europea
February 24, 1999
Un corteo blindato per i curdi a Roma Web posted at: 3:43 p.m. EST (2043 GMT)
ANKARA, Turkey (CNN) — An attorney for jailed Kurdish activist
ROMA - Arrivando sulla piazza la prima immagine è quella di Abdullah Ocalan said Wednesday that two of his lawyers had
Abdullah Ocalan bendato e in manette, mentre una scritta been granted permission to travel to the remote prison island
recita “grazie Europa”. Si apre così la manifestazione a Roma where the Kurdish leader is being held.
dei curdi in favore del loro leader in carcere in Turchia. A piazza
Vittorio, quando poco dopo le 11 parte il corteo, ci sono circa “We received the decision,” said attorney Ahmet Zeki Okcuoglu.
tremila persone, tra le quali un migliaio di curdi che vestono “We shall travel tomorrow (Thursday).”
nei loro abiti tradizionali, gridano slogan per la liberazione di
“Apo” e contro la Turchia. Tutta la zona intorno è blindata da Turkish authorities had previously barred Ocalan’s attorneys
polizia, carabinieri e guardia di finanza. Negozi chiusi, come è from meeting with him, and even prevented them from attending
chiuso anche il mercato del popolare quartiere romano. Sul the hearing Tuesday at which he was formally charged with
percorso previsto per arrivare a piazza Celimontana identica treason for leading a 15-year battle for Kurdish autonomy.
blindatura delle forze dell’ordine per evitare possibili incidenti.
Kurds and their supporters from across Europe poured into
Poco prima delle 10 dal palco i promotori italiani della Rome on Wednesday in a show of support for Ocalan, who was
manifestazione avevano dato il benvenuto ai curdi giunti dagli captured in Kenya last week by Turkish special forces.
altri Paesi d’Europa e ringraziato di aver scelto Roma “per
questa grande manifestazione pacifica di massa”. Dal palco Police said between 30,000 and 35,000 people took part in the
era stato ricordato che le organizzazioni sindacali, le Rome demonstration, many carrying the red flags of Ocalan’s
associazioni di solidarietà, i partiti, i centri sociali e le Kurdistan Workers’ Party (PKK) and posters bearing his portrait.
organizzazioni di base, hanno raggiunto l’accordo su un protests
programma che prevede l’avvio imediato, in sede europea, di Thousands of Kurds and their supporters march through the
una conferenza internazionale per la pace in Kurdistan, alla streets of Rome
quale partecipino tutte le organizzazioni del popolo curdo e il At the demonstration, Kurdish leaders appealed to Pope John
blocco del commercio delle armi con la Turchia. Paul II to save Ocalan from a possible death sentence.

In particolare, per quanto riguarda la detenzione di Ocalan i Oxford Journals


promotori della manifestazione chiedono che sia Journal of refugee studies
immediatamente consentito l’accesso nel carcere dove è abstract
detenuto ai suoi avvocati e a osservatori internazionali,
chiedono che il parlamento europeo mandi una delegazione e Refugees, Institutional Invisibility, and Self-Help Strategies:
auspicano che Ocalan riceva risposta positiva alla sua Evaluating Kurdish Experience in Rome
richiesta di asilo politico in Italia. Infine, si chiede il ripristino Raffaela Puggioni
delle libertà democratiche e la liberazione dei prigionieri politici
in Turchia. Queste dichiarazioni sono state accolte dai curdi London Centre of International Relations, University of Kent
con lo slogan “solidarietà internazionale”. Intanto continuano r.puggioni@tiscali.co.uk
ad affluire manifestanti sulla piazza. Molti acquistano un
cappellino di carta con i tre colori della bandiera del Kurdistan The article investigates the way in which asylum reception has
e l’immagine del loro leader. been organized in Italy in response to Kurdish refugees. The
analysis suggests that Italy, as compared to northern European
countries, has failed to develop a public system of reception,
which has been counterbalanced by the parallel development
of a private one. The abandonment of the vast majority of
asylum seekers to their own survival strategies should read as
an institutional failure to develop adequate reception policies
and serious protection plans. The ‘Kurdish crisis’ has exposed
the importance of state intervention in providing reception, which
could no longer be left to local NGOs, self-help strategies and
migrants‘ networks. In particular, the article looks at the way in
which Italy, during the 1990s, has organized refugee reception;
the (non) reception system in the municipality of Rome; and
finally some private survival strategies that Kurdish asylum
seekers have resorted to once no public help was made
available to them.
AR.01.04-08/IMG
AR.01.09-13/IMG S.ON
AR.01.14/Txt TP AR.01.15/Txt TP
Uno spazio di legittimazione, poche centinaia di metri quadri A space of legitimacy, few hundred square meters to exist, not just as
per esistere non solo come individui ma soprattutto come individuals but most as a civil society. This way hundreds of Kurds
società civile, così centinaia di Curdi in esilio hanno costruito in exile built in the last few months Cartonia, two steps away from
nei mesi scorsi Cartonia, a due passi dal Colosseo. the Coliseum.
Cartonia era uno spazio architettonicamente inconsistente, Cartonia was an inconsistent architectonical space, all made by
interamente fatto di baracche di cartone, eppure un raro shacks in cardboard, nevertheless a rare example of contemporary
esempio di spazio pubblico contemporaneo. C’era un piccolo public space. There was a little restaurant, a tea room, two barber
ristorante, una sala da tè, due barbieri e degli spacci shops, and a food store. Here the “stranger” that has the courage to
alimentari. Qui lo “straniero” che aveva il coraggio di get close was wellcome and treated like a guest, offering tea,
avvicinarsi veniva accolto e trattato come un ospite, al quale explaining him their political concerns, narrating about them self and
offrire tè, spiegare le proprie motivazioni politiche, raccontare their culture. Cartonia now has been demolished, but this cannot
la propria storia e cultura. Cartonia è stata ora smantellata, mean that the kurdish question got erased.
ma questo non può voler dire aver fatto sparire il problema Rebuild Cartonia, even better build a kurdish public space, a space
dei Curdi. of visibility for the Kurds and their cause. A place where to allow the
Ricostruire Cartonia o meglio piazza Kurdistan, uno spazio di refugees to meet, and where to dialogue and exchange with the
visibilità per la causa curda, un luogo dove sia consentita roman citizens. A public place that could enrich the city and give
l’aggregazione sociale dei profughi in esilio e che costituisca hope to an entire population.
un luogo di scambio e di dialogo con la cittadinanza, è questo An space have been detected inside the Foro Boario in the
lo scopo del workshop. Una piazza che costituisca una abandoned slaughterhouse, where the Biennale dei Giovani Artisti
ricchezza per la città e una speranza per un intero popolo. del Mediterraneo” will take place, is the former veterinary building.
E’ stato individuato uno spazio abbandonato all’interno del Here Stalker, some guests and the students who participates in the
Foro Boario, l’ex “veterinario”, area inserita all’interno della workshop, will design several rooms starting from the tales the
Biennale dei giovani artisti e da sempre caratterizzata dal kurdish refugees will narrate about their mythology, displacements,
Villaggio Globale. Qui Stalker con la collaborazione degli crafts and hopes.
studenti iscritti al workshop e di alcuni ospiti ha progettato una
serie di ambienti che sono stati realizzati da diversi gruppi di
lavoro, partendo dai racconti - di miti di viaggi, di speranze,
di mestieri, di prospettive - fatti dagli stessi curdi.
AR.01.16/Txt TN

Quando mi chiamarono in quel pomeriggio di giugno per dirmi che stavamo


occupando l’edificio dell’ex-veterinario pieno di spacciatori, subii una spinta di
elevatissima energia. Per noi architetti della scena romana il fare è come un
miraggio remotissimo. Questa fu una delle opportunità che ci siamo regalati.
L’intenzione era di rendere agibile l’edificio per ospitare i rifugiati kurdi, ed
insieme un workshop con giovani architetti. Non potete capire la monnezza
che abbiamo raccolto con le nostre candide manine di giovani professionisti in
carriera. Lo scenario era da conati di vomito ogni volta che attraversavamo
un ambiente. Topi e insieme tocchi di fumo uscivano dai maglioni riposti
nell’armadio dell’ultimo spacciatore da poco arrestato. Escrementi misti a rifiuti
di cibo depositati in angoli dove a pochi metri c’era il giaciglio dove dormivano.
Con immensa fatica e atti liberatori come scaraventare dalle finestre pezzi di
mobili impiallacciato, sanitari rotti, vestiario sudicio abbiamo quotidianamente
partecipato a un idea che senza convinzione sarebbe scaduta nella
realizzazione dell’evento fine a stesso. E invece ripulito il casermone, anche
se ancora oggi soffre delle crepe ancora a vista sono spuntate le amache.
Appese a dei ferri innocenti già presenti, ci hanno visti, romani, kurdi, senegalesi,
americani, svizzeri, francesi, abbruzzesi, giamaicani e quant’altro di umano c’è,
a naso all’insù a goderci l’estate romana, … e che stelle. Non facile
vedere le stelle e la luna a Roma, data l’illuminazione di sicurezza notturna, e
dall’Ararat lo spettacolo è indicibile.Di giorno lo spettacolo continua e non è
soltanto visivo panoramico ma soprattutto umano e speriamo anche domani.
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AR.01.26/Txt TN

ARARAT E LE SUE ERRE

Ararat, con tutte queste erre, io non l’ho mai saputo pronunciare. (Ho
la erre alla francese). Dove vai? Ad Ararat.
Doveeee? Forse a causa di tutte le sue erre, e¹ stato sempre per
me un posto strano. Era nato con lo spirito della nouvelle cousine,
della minestra maritata, della pasta alla carrettiera. Diversi fattori
conicidenti che ne erano stati gli ingredienti. a) avevamo
incontrato i curdi che vivevano a Cartoonia, le capanne di cartone al
colle oppio; b) la biennale giovani identificandoci
ineluttabilmente come non più giovani ci invitava a tenere un
workshop; c) si diceva che le studentesse di Piccio fossero molto
carine; d) a dispetto del suo nome il villaggio globale si sentiva
isolato; infine c’erano tanti amici di passaggio in città.
Avevamo convinto una quindicina di studenti inizialmente
perplessi e a muso lungo, a partecipare ad una sorta di gioco di ruolo,
quello dell’architetto clandestino. Si era partiti abitando il luogo,
notte e giorno, dalla colazione alla cacca. Poi una famiglia
kurda, cui la parola workshop era totalmente esotica aveva raccontato
l’esperienza del viaggio, della strada, della vita di chi è clandestino
davvero. Insieme agli studenti avevamo dedotto che bisognava
imparare ad usare tutto ciò che capitava a tiro, cercare di sopravvivere
senza mai dimenticare che “signori si nasce”. In poche ore era
nato Ararat ed era diventato bellissimo. Con una vera stanza
araba addobbata da pregiati sacchi di tela e cuscini di biada, la sala da
bagno decorato da henne e foglie di palma, la biblioteca nomade fatta
di assi recuperate. Un palazzo orientale, poverissimo al centro di
Roma. La cena finale del workshop, con decine di fiaccole, un
soffio di vento, il cibo buonissimo ci aveva trasportato tutti in una
dimensione da mille e una notte.
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Nefye

Ad Ararat avevo conosciuto Nefye. Aveva 17 anni e un volto che era la summa del suo popolo.
Ciao Anna. Non so se ti ricordi di me: sono Nefye. Ci siamo conosciute il 5 giugno in quella
casa dove abbiamo ricordato la cultura curda. Ti andrebbe di venire a trovarmi nella casa in
cui abito? Mi farebbe molto piacere rivederti. Io non ti ho telefonato perché dato che lavori non
so quando trovarti. Se torni nella casa curda, posso venire con te? Io sto sempre a casa, mi
sveglio tardi, esco poco e sono un pò triste perché qui non ho amici. Rosh bash Anna,
chiamami, ciao. Ricevetti questa lettera due settimane dopo la fine del workshop e la chiamai.
M’invitò a pranzo nella grande casa dove abitava a Centocelle, una casa del comune dove
c’erano famiglie di tutti i colori. Impreparata all’incontro, avevo optato per il galateo culturale
che mi apparteneva. Avevo portato fiori alla mamma e un paio d’orecchini alla mia nuova amica.
In casa c’erano solo le donne, la mamma, le sorelle: mi avevano fatto levare le scarpe,
accomodare su un tappeto e rimpinzato di cibo. La comunicazione al femminile aveva presso
immediatamente una piega d’intimità. Avevamo chiacchierato a lungo di regole di
corteggiamento, di cibi e cucina, di acconciature. Sono tornata altre volte in quella casa.Le
bambine andavano a scuola e parlavano abbastanza bene l’italiano. Nefye stava sempre a casa,
aiutava la mamma ed era triste. Avevo provato a riportarla all’Ararat ma non ci veniva
volentieri. Mi spiegava pazientemente da noi gli uomini e le donne non siedono insieme. Così
facevamo altre cose. La nostra amicizia si sviluppava in una sorta di zona franca dove lei mi
raccontava del suo paese, mi insegnava rudimentali frasi in kurdo, mi confidava i suoi
batticuore, io la portavo in giro in motorino (non lo aveva mai fatto e le piaceva tantissimo),
alle inaugurazioni di mostre, a vedere le vetrine, a cena a casa mia. Nefye aveva conosciuto
anche Elisa e Giovanna. Tutte insieme provavamo a ipotizzare un modo per coinvolgere le
donne curde, che trovassero in Ararat un luogo dove incontrarsi, lavorare, chiacchierare,
almeno una volta alla settimana, una sorta di stanza delle donne. Proprio in quei giorni Nefya
è scappata. Io ho avuto un mezzo saluto, una mezza confidenza, che ho capito solo dopo. Per
molto tempo nessuno, nemmeno la famiglia, ha saputo niente di lei. Poi un giorno è tornata,
per poco. Mi ha raccontato, misteriosa, che adesso lavora per il suo popolo, in giro per
l’Europa. A volte mi telefona ancora, non mi dice mai da dove. Con Giovanna ed Elisa ci siamo
dette che forse l’incontro con noi l’aveva aiutata a scegliere la sua via. Chissà. In una notte
d’estate - baciavo un ragazzo nel mezzo del Campo Boario - ho’incontrato lo sguardo
infinitamente triste di un ragazzo kurdo, che ci guardava sospirando. Infinita solitudine di
uomini che vivono senza donne. Non sono più tornata volentieri all’Ararat.
AR.01.39/GRF AI
AR.01.40/Txt CT
Costruire, abitare, pensare: the zone

E’ difficile dire chi siano il gruppo “Stalker”. Al di là dei nomi delle


facce oramai note, pubblicate in Francia e negli States, sul
“Manifesto” e su “Amica” al di là dei loro eventi e delle loro
performances, o meglio “installazioni” tutti coloro che provano a
collocarli sudano, si dannano, poi rinunciano. Tutti coloro che
vogliono criticarli al contrario, hanno vita facile “non sono architetti”
urlano alcuni integralisti disciplinari, “non sono artisti” fanno loro eco
critici d’arte miopi, e loro se la ridono, continuano la loro ricerca
leggera e scanzonata (ma poi mica tanto) e a chi, ansioso di questa
collocazione, necessaria più a chi li osserva che a loro stessi, ne
chiede conto, rispondono semplicemente: “siamo transurbanauti”.
Tutta colpa, o merito, di Andrej Tarkowskij. Non fosse stato per quel
film del 1979, tratto da “Picnic sul ciglio della strada” di Arkadij e Boris
Strugackij, che racconta di questo “Stalker”, sorta di esploratore
autorizzato a penetrare nella “zone”, cuore della città proibita, ove
non è dato conoscere ciò che avviene ed ove si possono seguire
solo itinerari monodirezionali, mai a ritroso, il loro fascino per i territori
marginali forse sarebbe rimasto frustrato.
Tutta colpa, o mento, della cosiddetta “Pantera” universitaria del ‘90,
quando in un nebuloso rifiorire di istanze contestatrici, di tam tam
fatti di fax, loro iniziarono a percorrere una strada espressiva di
successo immediato, una palestra di avviamento utilissima, il cui
contributo ha avuto l’effetto di una spinta iniziatica non più frenata.
Francesco (Piccio) Carreri, Lorenzo Romito, Romolo Ottaviani, Aldo
Innocenzi e tutti gli altri del gruppo, assieme ad un sempre maggiore
manipolo di “fiancheggiatori”, non solo italiani, hanno profanato più
di una “zone” nel loro itinerario oramai quasi decennale, in senso
fisico, quando si è trattato ad esempio della esplorazione romana
attraverso i cosiddetti “territori attuali” nel 1995, o delle “Rotte
d’abbandono attraverso l’arcipelago milanese” nel 19% ancora nel
clamoroso “Gran Tour, 100 campeggi per Roma” del 1997, nel
complicato e ansioso “Sorti de Paris” dello stesso anno ecc.
Ma hanno simbolicamente profanato “Zone” altrettanto concrete pur
se più impalpabili nelle performance fatte di “Installazioni” che ne
hanno rafforzato la presenza nel panorama culturale italiano ed
europeo dall’esperienza del “Vivilerive” in cui viene restituita alla città
una zona di parco ridotta a siringopoli, al “Walkabout Pasolini” in cui
trecento metri di via del Mandrione vengono dipinti in blu in omaggio
ad una poesia di Pasolini, o nelle più divertite esperienze de “Apollo
13 attraverso la galassia Roma” in cui un tram allestito con luci e
suoni, attraversa per tre e la ‘galassia” Roma esplorandone la
struttura frattale, o in “Stalker attraverso Milano attraverso Stalker”
dove una galleria diviene una pisana piena di fotocopie spiegazzate
in cui il visitatore nuota, od ancora nella spettacolare “Alberovia” di
ciniglia costruita sui pini di Villa Medici.
L’architettura è per Stalker un evento in movimento,
un’appropriazione dinamica della città e dei suoi territori: “una ricerca
nomade, tesa a conoscere attraversando, senza irreggimentare,
omologare e definire l’oggetto del conoscere, per non impedirne il
divenire...”, come dire, appunto “siamo transurbanauti”.
In questo quadro, la partecipazione di Stalker alla “Biennale dei
giovani artisti del Mediterraneo”, se da una parte si rendeva
imprescindibile, proprio per l’originalità del loro percorso, dall’altra
era di difficile gestione in un panorama piuttosto canonico e
irreggimentato, in cui gli elementi di contaminazione disciplinare
erano piuttosto sacrificati, preferendo al contrario, la mostra,
presentare un quadro di contributi bloccato e “disciplinare”.
Ed allora, ana una volta Stalker, trova il suo “margine”.
Il workshop da loro organizzato non è all’interno del mattatoio, ma in
un annesso, marginale appunto, avuto in “dono” da coloro che Io
occupavano e fisicamente rimesso a posto dal gruppo e da una serie
di studenti di varie Facoltà italiane, i “fiancheggiatori” appunto, che
con loro hanno condiviso l’esperienza e, soprattutto, i contenuti di
questa.
Già perché questa volta la performance aveva un ulteriore motivo di
interesse, l’iniziativa av un nome che chiaramente ne individuava il
portato: Piazza Kurdistan.
In una situazione che, alle prese con la situazione balcanica, aveva
totalmente rimosso il problema curdo in generale, e della forte
presenza di curdi a Roma, in particolare, rimasti anche dopo la
deludente vicenda del tentato rifugio del loro leader Ochalan, Stalker
ripropone l’attualità di una presenza “diversa”, marginale, perché
rifiutata.
Nata dall’osservazione di quanto in città i curdi avevano realizzato
per riorganizzare una spazialità a loro familiare, Stalker con piazza
Kurdistan, crea una sorta di villaggio curdo, in cui sono evidenti e
riconoscibili gli ambiti del quotidiano più consueti nella vita di questo
popolo: il barbiere, il ristorante, ecc.
Il margine si organizza e fa della “diversità” un elemento di
organizzazione dello spazio, non ideologico ne, tanto meno,
pietistico, ma semplicemente reale, attivo, coinvolto: non a caso
istallazione ha come protagonisti primi, proprio i rifugiati curdi che, da
tutta Roma, si concentrano in questo luogo che riconoscono come
loro.
In una kermesse che sembra anche molto piena di autoreferenzialità
sterile e salottiera, la presenza di una diversità così ingombrante
diviene un sostanziale contributo culturale, prima che civile, e sul
terreno della cultura vince una importante battaglia, se è vero, com’è
vero, che il workshop è molto visitato e apprezzato da Bassolino, da
Zaha Hadid, da Montalban, da tutti.
Nasce, sulla scia di questa esperienza, il progetto Ararat, un
ambizioso proposito di trasformare l’area marginale del mattatolo in
una sorta di città nella città, di “zone”, non proibita, questa volta, al
contrario motore dell’integrazione, del dialogo, spazio aperto a tutte
le marginalità etniche, religiose, sociali che hanno voglia di
relazionare i propri spazi con quelli degli atti, un villaggio transetnico,
unico e molteplice.
Questo ambizioso progetto creerà le basi per una cultura della
diseguaglianza dialettica, in cui il confronto fungerà da motore
sociale ma anche culturale, artistico; architettonico persino.
Stalker non rinuncia con ciò al nomadismo, i transurbanauti
continueranno ad interpretare nel movimento, nel camminare la loro
idea di spazio e di architettura, con Ararat si aggiungerà un luogo ai
mille luoghi, una globalità spaziale, volutamente “altra” si aggiungerà
alla molteplicità spaziale meta dei loro “sconfinamenti”, solo, e non
è poco, con Ararat non ci saranno recinzioni da scavalcare, steccati
da saltare.
Nel febbraio 2007 avviene l’assegnazione definitiva da parte del Comune di Roma all’Associazione Ararat, quale centro
socio - culturale. In questi anni migliaia di rifugiati curdi passano per questo che diviene anche il principale centro
informale di prima accoglienza a Roma, dove non esiste una tale struttura. L’edificio è in attesa di un recupero.

In February 2007 the city of Rome assigns the building to the Ararat Associacion, to host a refugee information, social
and cultural centre. In those years thausends of kurdish refugees passed by Ararat, that becomes the main, informal,
center for the first wellcome of refugees in Rome, where such an official place does not exist. The building is waiting
for a renovation.
AR.01.41/IMG S.ON

AR.01.42/IMG S.ON
AR.01.43/IMG FJ
volume:
C B . 0 1 . A R . 0 1 / A R A R A T. C e n t r o s o c i o - c u l t u r a l e k u r d o

folder:
CB.01.AR.01/Da Cartonia a Ararat

File list:

code typology author title pubblisher date

CB.01.
AR.01.01 Txt TP Lorenzo Romito Ararat
AR.01.02 NWS La Repubblica
24.02.99
AR.01.03 NWS CNN
24.02.99
Raffaella Puggioni Oxford Journals 24.02.99
AR.01.04-08 IMG Manifestazione a Roma 24.02.99
AR.01.09-13 IMG S.ON Colle Oppio, Roma
AR.01.14 Txt TP Workshop Da Cartonia a Piazza Kurdistan 4-8.06.99
AR.01.15 Txt TP Workshop From Cartonia to Piazza Kurdistan 4-8.06.99
AR.01.16 Txt TN Giovanna Ripepi
AR.01.17-25 IMG S.ON Sandro Carbone Foto Polaroid 21.05.99
lavori di recupero dell’edificio
AR.01.26 Txt TN Anna Lombardi Ararat e le sue erre
AR.01.27 IMG S.ON Agata Buscemi
AR.01.28 IMG S.ON
AR.01.29 IMG Harry Borden Amica n.38,pp.60-6115.09.99
AR.01.30 IMG RO Romolo Ottaviani
AR.01.31 IMG S.ON
AR.01.32 IMG S.ON
AR.01.33 IMG RO Romolo Ottaviani
AR.01.34 IMG RO Romolo Ottaviani
AR.01.35 IMG S.ON Agata Buscemi
AR.01.36 IMG RO Romolo Ottaviani
AR.01.37 IMG S.ON Agata Buscemi
AR.01.38 Txt TN Anna Lombardi Nefye
AR.01.39 GRF AI Aldo Iacovoni
AR.01.40 Txt CT Salvatore Santuccio Costruire, abitare, pensare: the zone
AR.01.41 IMG S.ON Ararat 1999
AR.01.42 IMG S.ON Ararat 2007
AR.01.43 IMG FJ Francesco Jodice

Partecipants:

Ernesto Casara, Giovanna Ripepi, Alberto Iacovoni, Sandro Carbone, Valerio Romito, Romolo Ottaviani, Aldo Innocenzi,
Lorenzo Romito, Francesco Careri, Cristina Ventura, Carlotta Ristuccia, Gianluca Peciola, Maurizia Russo Spena, Luca
La Torre, Fortunato Della Guerra.
Bilal, Hassan, Omer, Pamela Ferri, Chiara Possenti, Maria Grazia Cianciarelli, Heri Dilara, Cengiz Ferhat, Mahemet
Yuksel.
volume:

C B . 0 2 . P G . 0 1 / P L AY G R O U N D 1
Il piazzale di fronte all'Ararat su cui girano le carrozzelle romane dirette alle stalle diviene il
luogo da cui Stalker inizia un processo di relazione con le altre realtà presenti nel campo boario, con
il quartiere di Testaccio e con la città. Vengono attivati una serie di "dispositivi ludici di relazio-
ne", vengono celebrate feste e realizzato infine un giardino.

The Square in front of Ararat, where the tourists carriages turn directed to their stables, becomes the
place where Stalker starts a process of relationship with the other realities present in the area, with
the neighborhood and the city. A series of "ludic relational devices" get activated, becomes the place
for celebrations and finally a garden get done.

folder:
CB.02.PG.01/Playground 1.I giochi del Campo Boario

CB.02.PG.01/01.Carta di Non Identità

24 settembre 1999 al Campo Boario: intervento pubblico: Carta di non identità. Distribuzione della
Carta alle comunità Curda, Rom Calderasha e Senegalese del Campo Boario.

September 24, 1999 at Campo Boario: Public intervention: Non-Identity Card. Distribution of the Card
to the Kurdish, Rom-Caldarasha and Senagalese communities.

CB.02.PG.01/02.Pranzo Boario

14 novembre 1999 al Campo Boario: Intervento: Pop-up café Pranzo Boario (progetto Xenobia). Pranzo curdo-
giappo-rom di incontro tra la cittadinanza e le comunità del Campo Boario. Realizzato con Asako Iwama e Fabrizio
Gallanti. Video di Andrea Bassi, testi di Jaime d’Alessandro per Diario e Gabriele Mastrigli per Il Manifesto
.
November 14, 1999 at the Campo Boario: With the Intervention of: Pop-up café Boario Lunch (Xenobia
project). Kurdish-Japanese-Rom Lunch an encounter between the citizens and the communities of the
Campo Boario. Created with Asako Iwama and Fabrizio Gallanti. Video by Andrea Bassi, texts by Jaime
d’Alessandro for the magazine Diario and Gabriele Mastrigli for the newspaper Il Manifesto.

CB.02.PG.01/03.Serenate

13 e 14 maggio 2000 Ararat, Campo Boario. Intervento pubblico: "SERENATE. Relazionare il Sonoro"
progetto di Matteo Fraterno (Progetto Xenobia). Evento di 48 ore con simulazione di un set cinematogra-
fico con musiche e danze tipiche di un matrimonio in un campo nomadi. A cura di Viviana Gravano e Barto-
lomeo Pietromarchi. Regia di Daniele De Plano ed Enzo Tagliatatela. Attori Marco Poloni e Elvira Piroz-
zi. Suoni di Antonio De Luca. Musiche di Cesare dell’Anna e Nuova Compagnia della Tammorra. Con la par-
tecipazione di Salvo Arnone, Antonio Soranno, Mario Avallone, Roberto Federici, Silvia Zaccaria, Mara
Memo, Lello Ruggero, Lorenzo Caracciolo, Claudio Salerno, Antonio Pezzuto.

May 13 and 14 2000.Ararat, Campo Boario. Public intervention: Serenades. Relating the Sonorous. A
project by Matteo Fraterno (Xenobia project) 48 hour event with simulations of a cinematographic set
with typical wedding music and dance in a nomads Camp. Curated by Viviana Gravano e Bartolomeo Pietro-
marchi. Directed by Daniele De Plano and Enzo Tagliatatela. Actors: Marco Poloni and Elvira Pirozzi.
Sounds by Antonio De Luca. Music by Cesare dell’Anna and Nuova Compagnia della Tammorra. With the par-
ticipation of Salvo Arnone, Antonio Soranno, Mario Avallone, Roberto Federici, Silvia Zaccaria, Mara
Memo, Lello Ruggero, Lorenzo Caracciolo, Claudio Salerno, Antonio Pezzuto.

CB.02.PG.01/04.Globall Game & Transborderline

10 e 11 giugno 2000 al Campo Boario: Globall Game (Ararat is calling-Boario Thermae) Intervento pub-
blico, 2000 palloni cercano storie di rifugiati al Campo Boario per portarle a Venezia e Lubiana, per
raccogliere storie, messaggi e desideri di chi vive attraversando confini. Dalle finestre dell’Ararat
vengono lanciati 2000 palloni che dopo essere stati scritti dagli abitanti del campo, vengono raccol-
ti nella struttura del Transborderline al suo terzo tentativo di prova di costruzione al mattatoio.

June 10-11, 2000 Campo Boario: Globall Game (Ararat is calling-Boario Thermae) public intervention,
2000 soccer balls seek histories of refugees at Campo Boario to take to Venice and Lubliana, to col-
lect stories, messages and desires from those who live across borders. From the windows of the Ararat
2000 balls will be launched after they have been drawn and written over, and then gathered inside
the structure of the Transborderline during its third construction test at the ex-slaughterhouse.
PG.01/01.01 GRF S.ON
PG.01/01.02-03 IMG RO
PG.01/01.04 IMG RO
PG.01/02.01 GRF AI
PG.01/02.02 NWS
il Manifesto - 18 novembre 1999 Il Manifesto - 18th of november 1999

CAMPO BOARIO ROMA CAMPO BOARIO ROME


Pop-up, la festa è qui Pop-up, the party is here

Incontro multietnico con l’artista giapponese Asako Iwama Multiehnical meeting with japanese Asako Iwama
- GABRIELE MASTRIGLI - ROMA GABRIELE MASTRIGLI – ROME

Cos’è un Pop-up Cafè? A Tokyo, metropoli “consumata” più che What is a Pop-up cafe? In Tokyo, a metropolis “consumed” more than
vissuta dai suoi abitanti, è una pratica relazionale che alcuni artisti lived by its inhabitants , it is a relational practice some japanese
giapponesi hanno messo in atto nel 1998. Il Pop-up è di fatto artists started in 1998. Pop-up is actually the illegal occupation of a
l’occupazione abusiva di uno spazio dove viene eretta una grande wide space where a big tent is raised and an opened, “public” dinner
tenda e organizzata una cena aperta, “pubblica”, durante la quale is set, an occasion to introduce videos and music and to show
vengono presentati video, musica e si proiettano diapositive. La slides. People meet in an inusual frame and have an oportunity to
gente si incontra in una dimensione inusuale e ha un’opportunità di share out of the absolutely stricht japanese social rules.
scambio al di fuori dalle rigidissime regole sociali giapponesi. In Rome, a capital certainly more used to convivial realities and
A Roma, capitale certamente più avvezza alla dimensione conviviale indeed far from “Blade Runner” ‘s metropolitan scenaries (in spite of
e di fatto lontana da scenari metropolitani alla “Blade Runner” its extreme complexity and confusion), it is the chance to discover
(malgrado la sua estrema complessità e caoticità), è l’occasione per the sense and value of collective culinary rite as it is experienced by
scoprire il senso e la ricchezza del rito culinario collettivo quando communities with different languages and cultures. Presented at the
questo sia sperimentato da comunità di lingue e culture Adriano Olivetti Foundation as the first of a series of meetings on
assolutamente differenti. Presentata alla Fondazione Adriano Olivetti public art, the “contaminated” version of Pop-up organized in
come primo di una serie di incontri sull’arte pubblica, la versione collaboration with the group Stalker and Fabrizio Gallanti last sunday
“contaminata” del Pop-up che l’artista giapponese Asako Iwama ha in Campo Boario by the japanese artist Asako Iwama, has been, first
organizzato in collaborazione col gruppo Stalker e Fabrizio Gallanti of all, a lesson of civilization. In the big “piazza” of the ex-
al Campo Boario domenica scorsa è stata, innanzitutto, una lezione slaughterhouse where stand Rom’s caravans, horsekeepers’ stables
di civiltà. Nella grande “piazza” dell’ex-mattatoio dove affacciano le and the Multiethnical Cultural Center Arar, a big round table has been
roulotte del campo Rom, le stalle dei cavallari, e il Centro Culturale organized where more than a hundred people could choose between
Multietnico Ararat è stato approntata una grande tavolata circolare japanese, kurdish and rom dishes the artists had prepared together
intorno al quale più di cento persone hanno potuto scegliere tra piatti with Campo’s “inhabitants”.
giapponesi, curdi e rom che gli artisti hanno preparato insieme ai This gastronomic chance turned out to be, as well as delicious,
tanti “abitanti” del Campo. wonderful in revealing the extraordinary posibilities of one of the most
L’occasione gastronomica, oltre che ghiotta, si è rivelata formidabile central and, at the same time, hidden places of the capital. A place
nel rivelare le straordinarie possibilità di un luogo tra i più centrali e rich of ever growing realities, always thought, paradoxically, from
nascosti allo stesso tempo della capitale. Un luogo vivo di realtà in above, as an empty, free (often also from sense) space, available,
continua crescita al quale, paradossalmente si è sempre pensato, perhaps, for a new “City of Science, rather than for the long-desired
dall’alto, come a uno spazio vuoto, libero (spesso anche di senso) e Auditorium.
disponibile, magari, per una nuova “Città della Scienza” piuttosto che A table with plenty of gulasch, kurdish pancakes and japanese fried
per il sospirato Auditorium. algas has gathered together for an afernoon not just artists,
Una tavola con tanto di gulasch, frittelle curde e alghe fritte architects and intellectuals, but also a nourished representation of
giapponesi, ha raccolto per un pomeriggio non solo artisti, architetti all those “diverse”communities. Communities with whom, after all,
e intellettuali ma anche una nutrita rappresentanza di tutte quelle we’ve always dealed (first Roms setteled in Testaccio in 1500) and
comunità “diverse”. Comunità con le quali facciamo i conti, in fondo, whom now urgently resume the integration issue as the distinctive
da sempre (i primi rom si stanziano a Testaccio nel 1500) e che oggi feature of the challenge for a more aware metropolis. On these
ci sottopongono nuovamente e con urgenza il problema issues Rome is nowadays involved like ever before, and the Campo
dell’integrazione come la cifra distintiva della scommessa per una Boario area, the widest city’s labyrinth of industrial archeology, is an
metropoli più consapevole. Su questi temi oggi Roma è chiamata in exceptional goldmine of possibilities. This is the reason why the work
causa come mai prima, e l’area del Campo Boario, il più grande that Ararat Center is doing together with Villaggio Globale, joining
labirinto di archeologia industriale della città, è una straordinaria together kurdish comunity, Roms and horsekeepers, seems
miniera di possibilità. Ecco perché il lavoro che il Centro Ararat sta necessary before than interesting. The appointments are several and
facendo con il Villaggio Globale, mettendo insieme la comunità in procwss of arrangement: first of all the installation “Campo Boario”
curda, i Rom e i cavallari, appare necessario prima ancora che is going to be presented, realized by Stalker for the Graz Media and
interessante. Gli appuntamenti sono numerosi e in via di Architecture festival (which is going to be visible in the Olivetti
preparazione: innanzitutto sarà presentata l’installazione “Campo Foundation spaces in via Zanardelli). It is scheduled a workshop with
Boario” realizzata da Stalker per il Festival di Media e Architettura di Roms about the possibility to realize a little stopping place in Campo
Graz (che a Roma sarà visibile negli spazi della Fondazione Olivetti Boario and to verify its sustainability (apart of the 41 caravans that at
a via Zanardelli). E’ in progetto un workshop con i Rom sulla present occupy the central space).
possibilità di realizzare un piccolo centro di sosta al Campo Boario e Moreover the intention is to involve young architects, italian or not, to
verificarne la sostenibilità (al di là delle 41 roulotte che occupano give their contribution on the tough but essential issue of the projects
adesso il piazzale centrale). on transformation of some parts of the complex (in december it is
Inoltre l’intenzione è quella di coinvolgere giovani architetti, italiani e going to be invited the french artists and architects group Paysans).
non, a dare il proprio contributo sul difficile ma fondamentale tema There is in the end the intention to show the city what of a richness
dei progetti di trasformazione di alcune parti del complesso (per it keeps and hides besides the firstnineteenhunded stuctures,
dicembre è invitato il gruppo di architetti e artisti francesi Paysans). crumbling and suggestives, by the architect-engeneer Gioacchino
C’è in conclusione l’interesse di mostrare alla città quale ricchezza Ersoch, and demonstrate how this richness, far from becoming a
essa conserva e nasconde dietro le strutture primonovecentesche, mere resource of metres (square or cubic), is lied in the possibility of
fatiscenti e suggestive, dell’architetto-ingegnere Gioacchino Ersoch establishing new and unusual relations with whom, because of social
e dimostrare quanto questa ricchezza, lontano dal concretizzarsi nei or cultural condition, dwells and gives form to these spaces.
semplici metri (quadri o cubi) disponibili, risieda nella possibilità di
stabilire nuove e inedite relazioni con chi, per condizione sociale o
culturale, abita e dà forma a questi spazi.
PG.01/02.03 VS AB
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PG.01/02.05 VS AI
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PG.01/02.09 NWS
Diario n°50 dicembre 1999 Diario n°50 December 1999.

INDOVINA CHI VIENE A PRANZO DO YOU GUESS WHO IS COMING FOR LUNCH?

Sembra un gioco di strategia diplomatica. Una sorta di Risiko It seems like a diplomatic strategy game. A sort of non-violent
incruento dove non si deve combattere ma tessere rapporti Risiko where one does not fight but creates relations with the
con gli altri giocatori. In questo caso il campo di battaglia other players. Instead of a table top, in this case the battlefield
invece di occupare un tavolo copre trentatremila metri quadrati consists of an area of thirty-three thousand square meters in
al centro di Roma, fra il quartiere Testaccio e la sponda destra the centre of Rome, between Testaccio end the left bank of the
del Tevere. E’ un cortile enorme chiamato Campo Boario, parte Tiber. A huge courtyard, called Foro Boario, that is part of the
di una struttura progettata dall’architetto Gioacchino Ersoch structure designed by the architect Gioacchino Ersoch at the
alla fine del secolo scorso. Prima del 1975, quando il Campo end of the 19th century. Before 1975, when the Campo Boario
venne abbandonato, ci vivevano cavalli e mucche destinate (cattle field) was abandoned, it was home for the horses and
all’adiacente mattatoio. Di quei tempi sono rimasti i recinti di the cattle, waiting to go to the neighbouring slaughter house.
ferro, l’insegna “Veterinario” sulle torrette vicino ai due archi What’s remained from those times are the iron fences, the sign
d’entrata e le stalle sotto i portici. E’ rimasta anche la puzza e that says “veterinary’ on the towers near the entrance arches,
le mosche, ma solo perché uno dei giocatori possiede dei and the stables under the porticoes. The stench and the flies
cavalli. Tutti e cinque le comunità, i giocatori, controllano una have also stayed, but only because one of the players ones
parte del cortile e fino ad oggi per lo più si sono ignorati l’un horses. All of the five communities, the players, control one
l’altro. Un insieme eterogeneo di popoli e culture: nomadi part of the courtyard and have mostly ignored one another. A
calderash, vetturini, Curdi del P.K.K., un centro sociale heterogeneous group of populations and cultures: Calderash
autogestito e Stalker, gruppo di architetti. nomads, carriage drivers, PKK Kurds, a self-managed social
Non tutti si divertono a questo gioco della convivenza. C’è chi centre, and Stalker, a group of architects.
ci tiene a partecipare e chi invece se ne sarebbe andato da Not everybody enjoys this game of cohabitation. There are
tempo ma non ne ha mai avuto la possibilità. those who want to take part and who would have left a while
Il centro sociale e Stalker appartengono alla prima categoria. ago, but didn’t have the means to do so.
Loro vorrebbero preservare il patrimonio multietnico dell’area, The social centre and Stalker belong to the first category. They
ma si scontrano con la diffidenza delle altre comunità e con would like to preserve the multiethnic richness of the area, but
una serie di fattori esterni. Di qui l’idea degli architetti have to face the distrust of the other communities and various
appoggiata dal centro sociale: organizzare un pranzo all’aperto other external issues. The architects had an idea, supported by
per far incontrare tutti i giocatori. Questo l’obiettivo della partita. social centre: organise a open air lunch so that all the players
Tempo: una settimana. could meet. This is the goal of the game. Time available: one
Assieme ai Curdi del P.K.K., Stalker è l’ultima comunità ad week.
essere entrata al Campo Boario in ordine di tempo. L’azione Together with the PKK Kurds, Stalker is the most recent
più famosa del gruppo di architetti dediti all’arte community to have entered the Campo Boario. The most
contemporanea è stato il giro di Roma a piedi. Settanta famous event that this group or architects, involved in the
chilometri in cinque giorni e quattro notti attraverso la “Città contemporary art scene, was the circumnavigation of the city
Invisibile”, come loro la chiamano, spazi abbandonati o in of Rome on foot. Seventy kilometres in five days and four
disuso che rappresentano più del 50% della capitale. Da allora, nights, crossing through the “Invisible City” as they call it,
era il 1995, l’obiettivo di Stalker è rimasto grosso modo lo abandoned or unused areas that make up over 50% of the
stesso: svelare la parte invisibile delle città. capital city. Since then, it was 1995, Stalker’s goal has stayed
Al Campo Boario gli architetti sono arrivati in occasione della more or less unchanged: to reveal the invisible parts of the city.
Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo At the Campo Boario this group of architects arrived for the
tenutasi quest’anno nell’ex Mattatoio. Il Padiglione di Biennale of Young European and Mediterranean Artists, event
Architettura li aveva invitati per un workshop e loro hanno that was held 1999 in the former slaughter house.
occupato l’ambulatorio veterinario dell’adiacente Campo The Architecture Pavilion had invited them for a workshop, and
Boario per farne un centro culturale curdo, con la they decided to occupy the veterinarian ambulatory in the
collaborazione dell’Osservatorio sui Rifugiati e gli Immigrati neighbouring Campo Boario, to transform it into a Kurdish
(ORMA). Oggi Stalker occupa il primo piano dell’edificio cultural centre with the collaboration of the Observatory for
all’entrata del Campo Boario davanti al Monte dei Cocci. I Refugees and Immigrants (ORMA).
Curdi invece stanno al pian terreno. Today Stalker occupies the first floor of the building at the
Il portavoce del gruppo è Lorenzo Romito, architetto di entrance of the Campo Boario, in front of the Monte dei Cocci.
trentaquattro anni specializzato in installazioni e performance The Kurds are located on the round floor of the building.
artistiche a volte spiazzanti. E’ lui che gestisce i rapporti con le The spokesperson of the group is Lorenzo Romito, thirty-four
diverse comunità ed è lui che è andato in giro a proporre l’idea year old architect, that is specialised in installations and artistic
del pranzo, l’obiettivo di questa partita. “Quale occasione performances that sometimes are astonishing. It is he that
migliore di un bel pranzo per iniziare a collaborare?”, chiede manages the relations amongst the different communities, he
Lorenzo Romito. “Un pranzo curdo perché ci sono i Curdi e who went over to each group proposing the idea of the open
rom perché ci sono i Rom. Poi in questi giorni è venuta a air lunch, the goal of this game. “What is better than a great
trovarci un’artista giapponese, Asako Iwama, e l’abbiamo lunch as a start for cooperating amongst each other?” asks
coinvolta nel progetto. Di qui il menu curdo-rom-giapponese.” Lorenzo Romito. “A Kurdish lunch because of their presence
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L’incontro con Lorenzo Romito avviene attorno al tavolo da te and Rom because they to are here. The in these days a
al piano terra dell’ex ambulatorio. I Curdi presenti sono tutti Japanese artist, Asako Iwama, has come to visit us, and we
uomini, alcuni giovani altri più anziani. I pochi che parlano involved her in the project. So it’s become a Kurdish-Rom-
italiano hanno poco più di vent’anni. Gli “anziani”, ermetici, si Japanese menu”.
fanno tradurre. Vengono da città della Turchia orientale come The meeting with Lorenzo Romito is around a tea table on the
Hamed (Diarbakir), Riha (Urfa), Merdin (Mardin), arrivati in ground floor of the former ambulatory. All the Kurds present
Italia alla spicciolata per Ocalan o semplicemente scappati per are men, some young others older. The few of them who speak
via della repressione turca. Inizialmente ascoltano l’idea di Italian are no more than twenty years old. The “elders”, are
Stalker con aria inquieta, pensano toccherà a loro cucinare enigmatic and have our conversation translated to them. They
giapponese. Poi Lorenzo chiarisce l’equivoco: ci sarà Asako come from cities in the eastern part of Turkey like Hamed
Iwama, loro dovranno occuparsi solo dei piatti curdi. Coro di (Diarbakir), Riha (Urfa), Merdin (Mardin), they arrived in Italy in
“ahhh”, risate, sorrisi. small groups because of Ocalan of because they fled the
Bilal Ormanguran è uno di quelli che conosce meglio la nostra Tukish repression. Initially they listen to Stalker’s idea with a
lingua ed è lui che in genere fa da interprete e da collegamento worried look, they fear that they might have to cook Japanese.
fra gli “anziani” e l’esterno. Ha ventidue anni ed è arrivato un Then Lorenzo solves the misunderstanding: Asako Iwama will
anno fa a Lecce a bordo di un mercantile. Nella stiva erano in do the Japanese part, they would be in charge of the Kurdish
310, quasi tutti Curdi della Turchia o dell’Iraq. Ha pagato dishes. Unanimous chorus of “ahhh’s”, laughter, smiles.
quattromila marchi per quel viaggio di nove giorni a pane e Bilal Ormanguran is one of those who better speaks Italian and
fetha. Poi Lecce e da lì Roma. “Quand’ero piccolo pensavo di it is he who generally acts a an interpreter and mediates
essere turco”, dice Bilal. “Ho compreso che le cose stavano in between the “elders” and the outside world. He is twenty two
modo diverso crescendo, a forza di essere trattato come and arrived a year ago, in Lecce, on a cargo ship. In the hold
un’idiota e un reietto”. Arrestato a quindici anni per aver they were 310, nearly all of them Kurds form Turkey or Iraq. He
distribuito volantini a favore dell’indipendenza del Kurdistan, è paid four thousand Deutsche Marks . for that trip that lasted
stato torturato per cinque giorni con l’elettricità e tizzoni di nine days on bread and feta cheese. Lecce then from there
brace ardente. Non si è mai completamente ripreso da Rome. “When I was a small boy I thought that I was Turkish”,
quell’esperienza. says Bilal. “I figured out that things were quite different as I
E’ stato uno dei primi fra la sua gente a mettere piede al was growing up, as I was constantly treated like an idiot or like
Campo Boario e vorrebbe trasformare il piano terra dell’ex a second class citizen”. He was arrested when he was fifteen
ambulatorio veterinario in un vero centro culturale. Gli “anziani” for having distributed leaflets in favour of the independence of
però hanno deciso di utilizzarlo come dormitorio. Di qui alcuni Kurdistan, he was tortured for five days with electricity and
dissapori. burning fire coals. He never recovered completely from that
Bilal dorme nel centro sociale autogestito Villaggio Globale experience.
dove cucina curdo tutti i mercoledì e dove si è fatto parecchi He was one of the first amongst his people to live at the Campo
amici. Si trova sul lato apposto rispetto a quello dell’ex Boario and would like to transform the round floor of the former
ambulatorio, il lato che confina con le sponde del Tevere. Fino veterinary ambulatory in a real cultural centre. The “elders”
ad oggi è stata l’unica comunità visibile per il resto della città decided otherwise, using it as a dormitory. For this reason
grazie al ristorante, al bar, ai concerti e alle varie iniziative che there is some contrast between them.
organizzano. La gente che lavora al centro sociale crede da Bilal sleeps in the Villaggio Globale - Global Village - social
nove anni al gioco della convivenza. “Nove anni di centre where he cooks Kurdish plates every Wednesday and
occupazione, autogestione, lotte e intercultura per un mondo where he’s made some good friends. It is on the opposite side
senza padroni” recita il loro opuscolo. L’incontro con Lorenzo of the Campo Boario, the side that borders with the Tiber. Until
infatti è breve. Avviene il giorno dopo la riunione con i Curdi. today it has been the only community visible to the rest of the
Sandro Schiavoni, operatore ecologico di trentotto anni, city, thanks to the restaurant, a bar, the concerts and other
Alfonso Perrotta ex insegnante sulla cinquantina e Enrico events that they organise. Those who work at the social centre
Colajocco, impiegato trentaquattrenne, discutono con Lorenzo have believed in the cohabitation game for the last nine years.
di tavoli e sedie, di cibo e bevande. Si vede subito che in quella ‘Nine years in which we have (illegally) occupied this place,
partita Stalker e il Villaggio sono alleati. self-managed it, fought battles in the name of multiculturalism
In seguito, seduti in una sala zeppa di Pc, i tre del centro and for a world without masters” says their leaflet. The meeting
sociale hanno il tempo per qualche riflessione with Lorenzo is brief. It takes place the day after the one with
sull’atteggiamento del Comune nei confronti del Campo Boario the Kurds. Sandro Schiavoni, a thirty eight year old sanitation
e dell’ex Mattatoio. “L’area è stata letteralmente bersagliata di worker, Alfonso Perrotta a former school teacher in his fifties
progetti tanto improbabili quanto assurdi”, dice Alfonso. “Sede and Enrico Colajocco a thirty four year old employee, discuss
per il mercato dei fiori, per quello del pesce, per Porta Portese. with Lorenzo about tables and chairs, food and beverage. It is
Poi auditorium e museo delle scienze. In seguito la giunta clear, straight away, that in this game Stalker and the Villaggio
Rutelli ha deciso che il recupero dove avvenire a costo zero, Globale are allies.
quindi a carico dei privati e per un certo periodo si sono fatti i Later, sitting in a room full of computers, the three form the
nomi di Cecchi-Gori, Berlusconi, Agnelli”. L’ultimo progetto in social centre have time to comment the Municipality’s policy
ordine di tempo risale al 1998 ed è stato messo a punto and attitude towards the Campo Boario and the former
dall’Agenzia delle Risorse per Roma: trasformare il Campo slaughter house. ‘The area has been literally been bombarded
Boario e l’ex Mattatoio in un centro multifunzionale, con with all sorts of incredible and absurd projects’, says Alfonso.
parcheggi, ristoranti, bar, cinema, teatro, alcune strutture “The premises for the flower market, for the fish market, for
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universitarie, un’area per concerti e altre attività commerciali. Porta Portese – the flea market. Then for an auditorium and a
I privati otterrebbero in concessione l’uso degli spazi per 90 Science Museum. Then when Rutelli was mayor he decided
anni in cambio degli investimenti necessari per la that the renovation had to happen with zero costs, therefore
ristrutturazione, stimati attorno ai 101 miliardi. through private investments for a while names like Cecchi-
Al Villaggio Globale sono convinti che il progetto non verrà Gori, Berlusconi and Agnelli were made”.
realizzato. “Qualsiasi ipotesi sul futuro dell’area deve partire The most recent project is dated 1998 and was drafted by the
dal presente e dai soggetti che già vi operano”, conclude Agency for the Resources of Rome: transform the Campo
Sandro. Boario and the former slaughter house in a multifunctional
Nel frattempo Lorenzo Romito ha raggiunto i nomadi calderash centre, with parking areas, restaurants, bars, cinemas, a
che vivono con le loro roulotte in una parte del cortile, theatre, some university faculties, an area for open air concerts
accampati fra il Villaggio Globale e l’ex ambulatorio veterinario. and various shops. The private investors would have the right
Il grande spiazzo è infatti tagliato in due da un muretto basso, to use the area for 90 years in exchange for the investments
una sorta di camminamento protetto da due balaustre di ferro. made for the general renovation that was estimated around
Al centro dell’area c’è una costruzione ottagonale dove il 101 billion lira or 500 million euro.
Villaggio sta mettendo in piedi un archivio-biblioteca. Entrando At the Villaggio Globale they are sure that the project will never
nel Campo Boario dalla parte di Monte dei Cocci, i vetturini take place. “Any thought on the future of the area must
sono a sinistra del muretto, i Calderash a destra. Sono nomadi originate from the present and from the people who are already
italiani fin dal 1914, quando abbandonarono Fiume per migrare involved here”, concluded Sandro.
nella penisola. 3000 persone sparse fra la capitale, la In the meanwhile Lorenzo Romito had joined the Calderash
Lombardia, il Veneto. Si fermano periodicamente nell’area nomads that live in their camper vans on one side of this huge
dell’ex Mattatoio 1986. Cinquanta famiglie che lavorano il courtyard, their camp is between the Villaggio Globale and the
rame, l’acciaio e l’alluminio rabberciando pentole e lucidando former ambulatory. This vast field is divided in two by a small
argenteria. low wall, a sort of pedestrian walkway protected by iron
Il loro portavoce è Aldo Tudorovich, un uomo serafico e dai railings. At the center of the area there is and octagonal
modi cordiali. Non vuole rivelare la sua età, ma potrebbe avere construction, where the Villaggio Globale is setting up a library
approssimativamente fra i quarantacinque e cinquantacinque and archive. As one enters the Campo Boario from the Monte
anni. Vive con la moglie e i quattro figli. Il Villaggio Globale dei Cocci side, the carriage drivers are on the left of the low
spesso li aiuta quando si tratta di fare una richiesta al Comune. wall, while the Calderash are on the right side. They are Italian
Loro però non sono contenti di stare lì. O meglio, vorrebbero nomads since 1914, when they left the city of Fiume to migrate
un piccolo campo di sosta attrezzato e la possibilità di potersi in the peninsula. 3000 people scattered in Rome, Lombardia
muovere attorno alla capitale come facevano un tempo. Per and Veneto. They periodically stop in the area of the former
adesso invece il Comune li muove solo quando si tratta di slaughter house since 1986. Fifty families work copper, steel
utilizzare l’area per qualche concerto. Li fa spostare altrove and aluminium mending pots and polishing silverware.
per i giorni necessari, poi li fa rientrare. Their spokesperson is Aldo Tudorovich, a calm and gentle
Camminando fra le roulotte in cerca di quella di Aldo man. He doesn’t want to reveal his age but he must be
Tudorovich, Lorenzo si ferma a parlare con un gruppo di between forty five and fifty. He lives with his wife and four
uomini che chiacchierano vicino ad una Mercedes nuova di children. The Villaggio Globale often helps them out when they
zecca. Nell’aspetto, per quel che vale come parametro di have to file a request to the Municipality. They are not happy
giudizio, sono assolutamente “normali”. Camice a quadretti to be there. Or let’s sat that they would like a small camp with
ben stirate, pantaloni sportivi e telefonino alla cintura. Oppure basic facilities and would like to be authorised to be able to
giacca e cravatta. move around different areas in Rome, like they used to do
Dopo i saluti e le strette di mano, Lorenzo parte con la once. Now the Municipality only moves them out when they
proposta: “Vorremmo fare un pranzo con i Curdi, il Villaggio, i need the area for some concert. They’re moved somewhere
vetturini, noi e voi. Un pranzo per la gente che vive qui nel else for a few days then asked to go back.
Campo Boario”. Attimo di silenzio. “Bè, allora portiamo i Walking in the middle of their campers, looking for Aldo
coltelli”, rispondono i Calderash. L’architetto è sbalordito ed Tudorovich’s one, Lorenzo stop so talk to a group of men that
esita a trovare una risposta. “Ma no, che hai capito? E’ per are chatting near a brand new Mercedes. Looking at them they
tagliare la carne”, ridono divertiti i nomadi. E aggiungono: seem absolutely “normal”, whatever that means, Nice checked
“Magari portiamo anche le armi per ammazzare le bestie”. and well ironed shirts, sporty pants with a cell phone dangling
Altre risate. Ma dietro quest’ironia tagliente si nasconde una from their belts. Others in suits and ties.
diffidenza reale molto radicata nei confronti dei “gajé”, gli After the greetings and hand shaker, Lorenzo starts explaining
stanziali e per tutti quelli che non sono rom. his proposal: ‘We would like to organise a lunch with the Kurds,
Una diffidenza che Aldo Tudorovich spiega in questo modo: the Villaggio Globale, the carriage drivers, you and us. A lunch
“Se restiamo fermi perdiamo tradizioni e identità, e verremmo for the people who live here in the Campo Boario”. Moments
immediatamente assimilati da voi, dai gajé, e questo non è of silence. “Well then we’ll bring our knives”, answer the
possibile. Tanto più oggi che non ci permettono di muoverci Calderash. The architect is astonished by their reaction and is
come un tempo. Fino alla metà degli anni Ottanta potevamo uneasy in finding an appropriate answer. “What where you
andare e venire da Saxa Rubra, Spinaceto, dallo Stadio thinking? The knives are for cutting the meat”, say the nomads,
Flaminio e da altre zone di Roma. Adesso invece ti viene having a laugh and add: “We could also bring our weapons to
assegnato un posto e lì devi stare. Tutto perché cinque anni fa kill the animals”. More laughter. But behind these ironic
Rutelli ha fatto fare un censimento dei Rom, includendo anche phrases one can tell a deep mistrust in anyone who is “gajé”,
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noi che siamo cittadini italiani a tutti gli effetti e che in quanto the permanent ones, for them anyone who isn’t Rom.
tali siamo già censiti, per cercare di assegnare ad ognuno uno A mistrust that Aldo Tudorovich explains like this: “If we stay in
spazio”. Scuote la testa Tudorovich per nulla contento. Non one place we lose our traditions and identity, and we would be
che ce l’ha a male con gli altri nomadi, solo che i Calderash assimilated to you guys, the gajé, and such a thing is not
vorrebbero essere riconosciuti per quello che sono: Rom possible. Even more so that now we are not allowed to move
italiani. Al pranzo, malgrado la diffidenza, parteciperanno around freely as we used to. In the mid Eighties we could go
perché ci tengono ai buoni rapporti con le altre comunità del and come to areas like Saxa Rhubra, Spinaceto, the Flaminio
Campo Boario e vorrebbero far capire ai romani che da loro stadium and other areas in Rome. Now we are assigned one
non hanno nulla da temere. Cucineranno uno spezzatino, spot and have to stay put. All this because when Rutelli (former
assicura Aldo Tudorovich e porteranno tavoli e sedie. “Certo, mayor of Rome) commissioned a census of all Rom people,
abbiamo bisogno della carne e delle pentole…” Lorenzo including us, Italian citizens, and so therefore already included
prende nota. in the national census, in order to assign each of us a place in
Il giorno dopo, a metà pomeriggio, è la volta dei vetturini. Rome”. Tudorovich shakes his head, not happy. I’m not against
Momento critico della partita in corso, dato che si tratta della other nomads, it’s that the Calderash want to be recognised
comunità più chiusa e isolata fra quelle presenti nel Campo for what they are: Italian Rom. They will join you for the lunch
Boario. Occupano il lato sinistro del cortile, divisi dai Calderash because they want to maintain good relationships with the
dal muretto basso. Sono stati i primi ad arrivare, quando l’area other communities of the Campo Boario and would want to tell
venne abbandonata nel 1975. Non hanno rapporti con all the Roman citizens that they must not be feared. “We will
nessuno. Anzi, neanche fra di loro vanno d’accordo. Le liti cook a roast”, assures Aldo Tudorovich, “we will bring our own
sono all’ordine del giorno e scoppiano spesso per motivi futili, tables and chairs, though we will need the meat and pots…”
invidie, gelosie. Oltre ai vetturini ci sono anche i commercianti Lorenzo takes notes.
di cavalli che lavorano con animali provenienti dall’ippodromo The day after, mid afternoon it is the carriage drivers turn.
di Tor di Valle. Delle 120 carrozze esistenti nel 1980, oggi ne Critical moment since they are the most isolated and closed
rimangono solo 43. Come quella di Marco Stazzi, community amongst all the ones at the Campo Boario. They
quarantaquattro anni e parlata romana da film anni Cinquanta. are located on the left hand side of the yard, separated from
Nella sua famiglia fanno i vetturini da generazioni. “Ce vo’ the Calderash by the low wall. They were the first “inhabitants”
passione, artrimenti sto mestiere nun lo fai. Eppoi sostengono of the area, arrived when it was abandoned in 1975. The do
che maltrattiamo i cavalli!”, dice risoluto. Da quando ha iniziato not have relations with anybody else. They do not even get
a fare il vetturino le cose sono cambiate parecchio e la along. Fights happen often, and most of the time spark on futile
situazione si è fatta difficile. E’ un lamento continuo, dove ogni reasons, jealousy and envy. With the carriage drivers there
tanto c’è spazio per una maledizione per quel consigliere also are the horse merchants that work with the animals that
comunale, per quel partito, per il sindaco ovviamente, per la come from the Tor di Valle Hippodrome. In 1980 there were
sorte, per qualche collega. Salvatore Cucchiara, classe 1943, 120 tourist carriages, today there are only 43 left. Marco Stazzi
prima di salire in carrozza ha lavorato per diciotto anni ai is one of those left, forty four and speaks with a roman accent
Mercati Generali. Anche lui, come il suo amico Marco Stazzi like a character from a 1950 movie. His family has driven
parla di una situazione insostenibile. Fosse per loro se ne carriages for generations. “You need passion, otherwise you
andrebbero domani dal Campo Boario, gli serve però un posto can’t do this job, they even accuse us of mistreating our
non lontano dal centro, altrimenti sarebbero costretti a far fare horses!”, he says firmly. Since he started the job things have
ai cavalli chilometri e chilometri per raggiungere il Colosseo, changed a lot, now things are really hard. He complains the
Piazza di Spagna e Fontana di Trevi. Il problema è che non whole time, and every now and again, he inveighs against
hanno un rappresentante, non vanno d’accordo su nulla e some politician in the Municipality, for a political party and
appena possono si danno fregature a vicenda. Quando obviously for the Mayor, some colleague, or the gods.
Lorenzo Romito accenna al pranzo, Salvatore Cucchiara e Salvatore Cucchiara, born in 1943, worked in the central
Marco Stazzi borbottano qualcosa. “E’ n’idea” dicono, ma è grocery market for 18 years before working as a carriage
evidente che non parteciperanno. La prima sconfitta che però driver, he also depicts an impossible situation. If it was up to
non intacca lo spirito del gruppo di architetti. them they would leave the Campo Boario right away, but they
Gli ultimi preparativi vengono fatti sabato e domenica mattina need a place to keep the horses that is not to far from the city
tutto è pronto. Nello spiazzo antistante l’ex ambulatorio centre, otherwise they would have to force the horses to cover
veterinario una serie di tavoli sono stati messi in circolo. “Non long distances to reach the Colosseum, Piazza di Spagna and
un semplice cerchio”, sostiene Lorenzo serio. Asako Iwama, Fontana di Trevi.
l’artista giapponese di ventiquattro anni, conferma: “Nel kangi The problem is that they don’t have a representative, they don’t
“en” significa cerchio e coincidenza allo stesso tempo”, dice agree on anything and as soon as they have a chance they try
mentre di affanna ai fornelli assieme alle donne calderash e ai and cheat on each other. When Lorenzo Romito suggests his
Curdi. lunch idea, Salvatore Cucchiara and Marco Stazzi mutter
Verso l’una arrivano gli ospiti, la maggior parte dei quali è stata something. “It might be a good idea…” they say though it is
invitata dagli architetti. Alla fine ci sono più o meno cento, clear that they will never take part. The first defeat, but is
centocinquanta persone. I bambini rom corrono da una parte doesn’t dent the spirit of the group of architects.
all’altra giocando nello spiazzo. I Curdi invece siedono in Saturday morning the last arrangements are made and by
disparte. Pochi di loro parlano italiano e quando si tratta di Sunday morning all is ready. In the area in front of the former
dialogare con gli invitati lo fanno a gesti. Anche gli uomini veterinary ambulatory tables are organised in a circle. “It is not
calderash, che non sono accorsi in massa, stanno un po’ sulle a simple circle”, says Lorenzo with a serious look on his face.
loro. Nonostante ciò l’atmosfera è rilassata. Si parla, si Asako Iwama, the twenty-four year old Japanese artist,
chiacchiera, si cammina in su e in giù fra una zuppa agrees: “ In Kangi “en” means circle and coincidence at the
giapponese, lo spezzatino rom, i piatti tradizionali curdi. Vino same time”, she says while cooking away with the Kurdish and
rosso per i grandi, cocacola per i più piccoli. Calderash women.
Un gruppo di persone incredibilmente eterogeneo che pranza At about one o’clock the guest start arriving, most of which
assieme. Una scena irreale, specchio fedele degli equilibri have been invited by the architects. By the end there are about
interni dell’area con tanto di vetturini che passano con le one hundred, one hundred and fifty people. The Rom children
carrozze lanciando occhiate rapide alla tavolata e ai caroselli run around playing in the courtyard. The Kurds instead sit on
dei bambini nomadi, ma senza fermarsi. L’elemento Kusturica one side. Few of them speak Italian and when it is time to
arriva verso le due: una berlina scura viene portata vicino al interact with the other guests they cope with hand gestures.
piazzale e dallo stereo parte una sorta di tecno-pop gitano a Even the Calderash men, that haven’t come in big numbers,
tutto volume. Le donne calderash, che a differenza degli are not very social. Though generally there is a relaxed
uomini sono riconoscibili dall’abbigliamento, aprono le danze atmosphere. Some talk, chat, some walk back and forth trying
seguite da qualche ospite intraprendente. Il vino rosso del a Japanese soup, a Rom roast, and the traditional Kurdish
resto disinibisce. Sandro Schiavoni e altri del Villaggio Globale dishes. Red wine for the adults, Coca-Cola for the kids.
guardano divertiti la scena mentre giocano a scacchi. An incredible heterogeneous group of people having lunch
A conti fatti la partita è vinta e il miracolo di vedere tutti i together. An unreal scene, faithful reflection of the areas
giocatori assieme sembra riuscito. Difficile però stabilire se sia internal balance. Some of the carriage drivers pass by with
un semplice episodio dove alcune comunità diverse fra loro si their horses casting a quick glance at the tables and at the
sono appena sfiorate, oppure se al contrario è l’inizio di una Rom children playing, though they don’t stop.
collaborazione più stretta e duratura. The Kusturica factor arrives around two pm: a dark car is driver
Per Stalker e per il Villaggio Globale è una prima tappa, l’inizio into the courtyard and from the car stereo a loud sort of gypsy
di una nuova fase per l’area intera. Entrambi vorrebbero tecno-pop blasts out. The Calderash women, that are
sistemare e regolare la situazione esistente. Il Villaggio recognisable by their clothing, open the dance followed by
Globale con il progetto “Città dei Popoli”, Stalker con “Xenobia: some courageous guest. The red wine helps. Sandro
la città, gli stranieri e il divenire dello spazio pubblico”. Progetti Schiavoni and the other people form the Villaggio Globale
che coincidono e diventano un’unica cosa per quanto riguarda watch the scene amused while playing a game of chess. It is
il Campo Boario e la salvaguardia del suo patrimonio difficult to figure out whether this is a moment in which the
multietnico. “Xenobia” è anche sostenuto dalla Fondazione different communities just brush ones shoulders or if it is the
Olivetti e dall’Accademia di Francia, che per una volta hanno beginning of a long lasting cooperation amongst them.
incredibilmente abbandonato l’arte e la cultura ufficiale. For Stalker and the Villaggio Globale this is a first step, the
Su una cosa non ci sono dubbi: rispetto alle tante iniziative beginning of a new phase for the entire area. They both would
pietistiche e caritatevoli a favore degli immigrati o dei rom, si want to arrange and regulate the existing situation. The
è trattato di un bel passo avanti, un confronto alla pari senza Villaggio Globale through the project “Città dei Popoli” – the
vittime né missionari. Non è cosa da poco. City of People, Stalker with “Xerobia: the city, the foreigners
and the transformation of public space”. Projects that coincide
and that become one at the Campo Boario and the safeguard
of it’s multiethnic richness. “Xenobia” is also supported by the
Fondazione Olivetti and the Academy of France, that for once
have incredibly abandoned art and main stream cultural
projects.
On one thing there are no doubts: compares to the many pious
and charitable initiatives that are done in favour of immigrants
or Rom, this has been a great step forward, a confrontation on
equal levels with no victims or missionaries. This is not a small
achievement.
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Accademia di Francia a Roma Fondazione Adriano Olivetti

comunicato stampa

Xenobia
La città, gli stranieri e il divenire dello spazio pubblico

sabato 13 e domenica 14 maggio 2000

Ararat Campo Boario


via Monte Testaccio 21 Roma

SERENATE
relazionare il sonoro

progetto di Matteo Fraterno


a cura di Viviana Gravano e Bartolomeo Pietromarchi
organizzazione Stalker

regia di
Matteo Fraterno
attore
Marco Poloni Elvira Pirozzi
musicisti
Nuova Compagnia della Tammorra (Antonio Matrone, , Simone Carotenuto, Fortunato Carotenuto, Fedele Avino,
Vincenzo Vindice, Monica Neri, Elia Ciricillo, Albino Rosa, Luigi Panico)
Cesare dell’Anna e Admir Shkurtaj
scultura sonora di Antonio de Luca

con la partecipazione di
Museo del Somaro di Nello Teodori
La Stanza del Gusto
Istituto per la Diffusione e la valorizzazione delle scienze naturali

riprese video
Enzo Taglialatela,Daniele De Plano,Aldo Stalker
fotografo di scena
Stephen Roach
tecnico del suono
Salvo Arnone
cuochi
Antonio Soranno Mario Avallone, Roberto Federici

antropologa
Silvia Zaccaria
sociologa urbana
Mara Memo

infermiere
Lello Ruggiero
elettricista
Lorenzo Caracciolo
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L’area urbana “occupata” del Campo Boario, nella sua particolarità e nella speciale convivenza di più realtà, rilancia il tema dell’autodifesa delle
minoranze in rapporto all’adattamento alla globalizzazione. Le varie etnie, pur convivendo in uno stesso spazio, non stabiliscono naturalmente
una normale relazione, indicando comunque la presenza di un’area di confronto e a tratti di conflitto. Intorno a questa situazione il “mondo
esterno” continua a considerare lo “straniero” solo come potenziale economico, come mano d’opera clandestina. Tutto questo non fa che
confermare la scomparsa del pensiero come modello di sviluppo della conoscenza.
La presenza di diverse etnie nell’area del Mattatoio dimostra, attraverso l’attivazione della relazione, come sia possibile restituire autonomia,
alle diverse culture, evidenziando i processi comuni di autodifesa, conservando quel patrimonio di appartenenza che riconosce la memoria e
in genere le tematiche di vita, senza per questo isolarsi dal contesto, accettando le continua modificazioni interne allo stesso concetto di etnia
proprio in relazione e in rapporto con il mondo, ma anche opponendosi alla cultura dominante a cui spesso si attribuisce opportunisticamente
un carattere di universalità. La palazzina prima “occupata” dagli Stalker ospita le attività di una comunità Curda. Un gruppo di architetti ha
utilizzato le proprie potenzialità per produrre cultura, per favorire e generare una relazione.
Il progetto SERENATE interessa il campo nomadi che occupa l’area antistante la palazzina, che viene preso come spunto per un’opera che
usa come pretesto il luogo comune che ogni nomade è un delinquente, fino a dilatare questo preconcetto, non tanto insistendo sull’opposta
opinione, quanto relativizzando la questione fin alla sua scomparsa. Sabato 13 e domenica 14 maggio si costruirà la scena di un film che
riprende musiche e danze di un finto matrimonio nel campo. Il film in realtà non verrà mai prodotto, perché ha come solo scopo di mettere in
relazione, attraverso la telecamera, quest’area urbana che, nella Roma del Giubileo pare seguire un tempo solo apparentemente estraneo, e
che invece non è altro che lo specchio delle condizioni di vita di molti uomini che vivono nella città ai limiti. La simulazione del film servirà quindi
a creare una situazione di festa e di incontro, ma anche di confronto tra sonorità, abitudini e rituali, legati a un ipotetico matrimonio nell’area
del Foro Boario. Per questo motivo, tutti i partecipanti, e chi vorrà unirsi all’evento, staranno insieme e lavoreranno insieme, per 48 ore, in
modo da trasformare l’evento in una sorta di piccolo ritaglio di vissuto che comprende anche il passare insieme la notte, il mangiare, il riposo
e quant’altro. La cucina, così come la musica, nata e coltivata in un grande laboratorio all’aperto, saranno gli elementi base della relazione che
si costruirà momento per momento. Nessuno dei partecipanti ha un copione definito ma ha come unica indicazione dell’ideatore dell’iniziativa
Matteo Fraterno, quella di relazionare il sonoro: cioè di costruire a mano a mano un percorso tra i suoni, i rumori e gli eventi del Campo Boario
nell’arco di due giorni.

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TRANSBORDERLINEInfrastruttura transfrontaliera abitabile di TRANSBORDERLINEInfrastrucrure habitable to support the free


supporto alla libera circolazione delle persone circulation of people
Campo Boario (Roma), Villa Medici (Roma), Ljubljana, Venezia - Campo Boario (Roma), Villa Medici (Roma), Ljubljana, Venezia -
June/October 2000 June/October 2000
Una impenetrabile spirale di filo di ferro rappresenta da sempre il Un uncrossable spiral of barbed wire is always being the only
confine, costituendone l’unica terrificante visione tridimensionale. E’ threedimensional rapresentation of the border.
nostra intenzione proporre oggi una nuova tipologia di confine che The transborderline is a proposal for a new kind of border, that
conservi la forma sinuosa di una spirale, ma che perdendo le “spine” manteins the spiral shape, but, with loosing the thorns and getting
e dilatandosi si trasformi in uno spazio ludico, attraversabile e nel wider, could be transormed in a ludic space, crosseble and at the
contempo abitabile. Prototipo di un futuribile spazio pubblico che same time habitable. Prototype of a possible future public space born
nasca proprio dal dispiegarsi dei confini, riconosciuti come luogo from the ‘unfolding’of borders, creating an ideal place for exchance
ideale di confronto, di scambio e di approccio all’alterità. and to approach to diversity.
Un’infrastruttura che funge da struttura portante e da condotta per Un infrastructure that can be the structure and the conduct for a free
una libera urbanizzazione transitoria, lungo la quale possano transit urbanization. Along the transborderline could sediment traces
sedimentare le tracce dei passaggi, dove possa trovare prima of passengers, where the stranger could find wellcome, where could
accoglienza lo straniero in transito, dove realizzare spazi per be spaces for meetings and public confrontation and ludic spaces
l‘incontro e il confronto pubblico e spazi ludici per tutte le età. Uno for all ages. A public space to relate with diversity, where to play with
spazio pubblico di relazione con la diversità, dove mettere in gioco i the borders, with their simbolic value and the reality of their being
confini, il loro valore simbolico e la realtà della loro impenetrabilità. uncrosseble. A space that allowes the crossing and the exeeding of
Uno spazio che renda possibile l’attraversamento e il superamento the borders without cancel them. The transborderline will be done by
dei confini con “l’altro” senza per questo rimuoverli. Il transborderline Stalker in different sites, where to experiment the potentiality of the
sarà realizzato da Stalker in diversi luoghi, in cui si sperimenteranno structure as a ludic space for interaction and confrontation.
le potenzialità della struttura quale spazio ludico di relazione, di In Villa Medici and at the Campo Boario in Rome, the structure will
aggregazione e di confronto. A Villa Medici e al Campo Boario a be given to all the researchers who wants to experimentate it’s
Roma, la struttura verrà messa a disposizione di quanti ricercatori possible applications. In the threee contemporary manifestations of
vorranno sperimentare sue possibili applicazioni. In occasione delle Venezia (Biennale), Ljubljana (Manifesta3) e Wien (Wiener
contemporenee manifestazioni di Venezia (Biennale) e Ljubljana Festwochen) it will be placed a bit of transborderline along the border
(Manifesta3) verrà collocato un tratto di transborderline lungo il in between the three nations, at the same time other bits of structure,
confine tra i due Paesi, mentre altri tre pezzi di tubo, idealmente ideally connected, will be placed in the three cities.
collegati tra loro e con il tratto al confine, caratterizzeranno la The installation rapresent an imaginary infrastructure that crossing
presenza di Stalker alle tre manifestazioni. the borders in between East and West, transfers in the hart of
L’installazione rappresenta un’infrastruttura immaginaria che Ljubljana, Venezia and Wien, thousends of soccer balls, on wich
travalicando i confini tra Est ed Ovest trasferisce nel cuore di there will be written the names, the tales and the desires of people
Ljubljana e Venezia migliaia di palloni da calcio, con su i nomi le who goald the borders of Europe. This project want to contribute to
storie e i desideri di altrettante persone che hanno bucato i confini agevolate the confrontation and the exchange with the ‘other’ and
d’Europa. Questo progetto vuole contribuire ad agevolare il confronto the free circulation of people Stalker.
e lo scambio con gli altri e la libera circolazione delle persone.
Ljubljanab - Manifesta3
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Parla, monta; riparla, smonta un po’; e parla ancora, -senegalesi-, rimonta, piccola pausa che dura molto; un grazie
ai beni di conforto; parte la riflessione; qualche stalker, le carrozze e -i conducenti-: “ma che state a ffà?”,
parla tanto, ripensa a come montare, -gli zingari-: “cos’è”, tratta un po’; notte: groviglio di tubo, ararat, campo boario,
cavi di metallo, roulotte: “e come se regge sta robba?”; “vabbè a domani mattina presto che ffà caldo”.
Pomeriggio, tanti beni di conforto, “oohh... si regge!”, “si, ma è un po’ storto”, “cosi si regge meglio!”; parla; “quasi c’è
soddisfazione” zingari-: “cos’è? A che serve?” Groviglio di tubo, ararat, campo boario, cavi di metallo, roulotte e
tanta tensione. -Senegalesi - zingari - cavallari - villaggio globale- cani, monnezza e stalker. “Va bè! deve scorrere
il sangue?”, no! ingrassa la situazione, “come? tu hai capito!”, “forse si, non vogliamo!”, “deve scorrere il sangue!”, ma
non succede, è solo voglia di possesso di territorio, “alla fine appartiene un po’ a tutti!”. “Sarà così per qualche mese,
e poi…“, “ci piace, si regge e...”, “avete mai fatto una partita di calcio con duemila palloni?” -zingari - kurdi -
senegalesi - stalker - campo boario e tutto quello che riesce ad entrarci dentro.

Luca Guglietta
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21_06_2000: transborderline tra Italia e Slovenia 21_06_2000: a transborderline between Italy and Slovenia

In concomitanza con l’apertura di Manifesta 3 Stalker esplora il During the opening of Manifesta 3 Stalker is exploring the border
confine tra Italia e Slovenia per installarvi un tratto di Transborderline. between Italy and Slovenia through the installation of a piece of the
L’intera giornata sarà dedicata alla ricerca di un punto del confine Transborderline tube. The day is dedicated to the search for a spot
per dilatarlo in uno spazio che non sia più il luogo di attraversamenti on the border that we can stretch into a new space. This site is then
clandestini e illegali, ma il luogo simbolico di contatto, sosta e dedicated not just to illegal crossings, but it will become a symbolic
scambio per tutti coloro che vorranno abitarlo. place for encounters, relaxing and exchanges among anybody willing
L’azione conclude l’operazione transborderline realizzata in diversi to inhabit it.
luoghi, dove sperimentare la potenzialità della struttura come spazio The action concludes the Transborderline operation that has been
ludico per l’interazione e il confronto. done by Stalker in different sites to explore the potentiality of the
Nel Campo Boario a Roma, spazio in abbandono oggi vissuto ed structure as a ludic space for interaction and confrontation.
attraversato da nomadi e migranti, la struttura è a disposizione di tutti The action started in the Campo Boario in Roma, a former
i ricercatore che vogliano sperimentare le sue possibili applicazioni slaughterhouse which today is an abandoned space where nomads,
per creare un luogo di incontro tra le diverse culture dell’area. La gypsies and immigrants live.
struttura è stata costruita a Roma anche a Villa Medici, e con i tratti The Transborderline spiral has been built and opened to all the
costruiti a Venezia (VII Biennale di Architettura) e Lubiana (Manifesta searchers who want to experiment with it’s various uses to create a
3) stabilisce una connessione ideale tra est e ovest. meeting place among the different cultures in the area.
Pieces of the Transborderline have also been built in Villa Medici in
Roma (La ville, le jardin, la memoire), in Venezia (VII Biennale di
Architettura) and Lubiana (Manifesta 3) to establish a connection
from west to east.
21. 6. 2000: transborderline med Italijo in Slovenijo

Stalker v času odpiranja Manifeste 3 raziskuje mejo med Italijo in


Slovenijo s postavitvijo kosa cevi iz projekta Transborderline. Dan je
posvečen iskanju točke na meji, ki bi jo lahko raztegnili v nov prostor.
Ta kraj nato ne bo posvečen le ilegalnim prehodom, temveč bo postal
simbolični prostor srečevanj, sprostitve in menjave med vsemi, ki ga
bodo pripravljeni naseliti. Akcija sklepa projekt Transborderline, ki ga
je Stalker razvil v več mestih, da bi raziskal možnosti te strukture kot
ludičnega prostora za interakcijo in konfrontacijo.
Akcija se je začela na Campo Boario v Rimu, v nekdanji klavnici, ki
je zdaj zapuščen prostor, kjer živijo nomadi, Romi in priseljenci.
Spirala Transborderline je bila zgrajena in odprta vsem iskalcem, ki
želijo eksperimentirati z njenimi različnimi rabami, da bi tako nastal
prostor srečevanja različnih kultur na tem področju.
Deli Transborderlina so bili zgrajeni tudi v Vili Medici v Rimu, v
Benetkah (VII. Bienale arhitekture) in v Ljubljani (Manifesta 3), da bi
se vzpostavila vez med zahodom in vzhodom.
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21_06_00
Si parte alle 10: Luca e Carola nel camion con Augustin che conduce, gli altri quattro con Antonella di A12 e la sua Uno. Decidiamo di partire
per Nova Gorica/Gorizia e andare a vedere com’è questo confine dentro la città e poi magari proseguire verso nord alla ricerca di un posto
tranquillo dove piazzare il tubo.
In realtà nessuno di noi ha mai visto un confine aldilà della dogana e facciamo diverse ipotesi su come sarà.
Piccio scherzando mi chiede di dire qualcosa di interessante alla sua videocamera - è un’ora che riprende i cartelli dell’autostrada - e io gli
rispondo che forse è un po’ stupido andare a cercare un confine come quello tra due stati quando ce ne sono di ben + netti ed evidenti
all’interno di uno stato stesso. E’ una banalità, ma anche un dubbio legittimo.
Muniti di piantina della città lasciamo macchina e camion e andiamo alla ricerca del confine dove niente (muri, fili spinati, guardie di vario
tipo) sembra annunciarlo.
Siamo evidentemente alla periferia della città: case basse, grandi prati ormai ingialliti dal sole cocente, un centro commerciale etc.
Chiediamo informazioni qua e là finché uno sloveno ci indica il confine: è un cippo di fronte ad un vecchio muro di una villa con indicate le
direzioni del confine prima e dopo di esso.
Procediamo lungo la linea che porta al fiume e ci troviamo di fronte al giardino di una casa dove una signora sta dando da mangiare alle sue
galline: lei è in Italia, noi in Slovenia e c’è solo una rete a separarci. Ci racconta che un tempo non c’era neppure quella e che l’ha messa
perché nel suo giardino c’era un po’ di traffico di cinesi e non ricordo bene quali altri immigranti clandestini. Ci racconta anche di quando
hanno deciso di far passare il confine proprio lì perché in tal modo le pompe dell’acqua sul fiume Isonzo/Soca sarebbero rimaste in Slovenia
e anche di altre cose, della guerra, di come era bello essere austriaci, delle spie comuniste che passavano davanti al suo giardino, e delle
SS che erano terribili però delle persone serie, non come quelli di oggi.
Proseguiamo quindi giù per il bosco che ci porterà al fiume cippo dopo cippo dove il bagno nudi è una meraviglia ghiacciata e turchese e
dove brindiamo a questa deriva sul confine.
Risaliamo alla ricerca di una dogana e la prima che troviamo è chiusa da entrambi i lati, nel senso che le due casettine sono sprangate e si
può tranquillamente fare avanti e indietro. I due agricoltori che lavorano lì ci raccontano che ogni tanto arriva una macchina della polizia e si
ferma per un po’, ma che in fondo gli immigrati clandestini passano in altri punti e prima o poi li beccano.
Non è un buon posto per il transborderline, troppe case, area poco interessante e poi andremmo a creare dei problemi agli agricoltori.
Ripartiamo verso nord seguendo il confine su una strada che per un tratto passa in territorio italiano fiancheggiata con nostro stupore da
altissime reti filospinate e da cartelli che proibiscono di fare fotografie... Apparentemente la dogana e le barriere sono solo lungo e attraverso
le strade, mentre altrove si può tranquillamente fare avanti e indietro, sempre che si riesca ad evitare una pattuglia della polizia.
Quando ormai disperiamo di trovare un luogo adatto e dopo innumerevoli telefonate di Francesco Bonami che ci chiede dove siamo e se ci
hanno già arrestati e che se non filmiamo tutto lui non ci crede, arriviamo in una valle dove il torrente che vi scorre coincide con il confine a
Golo Brdo - strana assonanza con colabrodo -. Il luogo ideale è un’ansa del torrente sul cui greto vediamo due famiglie a fare il bagno e
prendere il sole. Il confine e proprio lì, a cinque metri dalla sponda opposta alla nostra e i bagnanti arrivano alcuni dall’Italia e altri dalla
Slovenia. Una signore che dice di lavorare all’ufficio immigrazione di Gorizia (!) ci sconsiglia di procedere, alla fine adducendo anche reati
relativi alla violazione della proprietà privata.
Ma non possiamo tirarci indietro, il camion toccherà pagarlo lo stesso, siamo arrivati fin qui e tornare indietro senza averlo fatto ci sembra più
che un onta un’occasione mancata.
Mentre scarichiamo i palloni vediamo arrivare una macchina con un lampeggiatore sul tetto che sembra proprio una macchina in borghese
della polizia: ricarichiamo tutto sicuri dell’arresto imminente e invece è seguita da un veicolo agricolo di dimensioni spaventose, da cui il
lampeggiatore eccetera eccetera.
Il camion torna indietro, scarichiamo tutto e infine la matassa. Toccherà farla rotolare giù per una scarpata con il rischio di abbattere qualche
albero e il disastro ecologico ci preoccupa. Ma nonostante si incastri subito su un alberello sottile sottile riusciamo a farla ad arrivare sul
greto del fiume senza danni.
Piazzare il tubo sul greto stesso sarebbe una bellissima opera di land art ma forse anche perché sotto lo sguardo perplesso dei bagnanti
decidiamo di non commettere questo danno ambientale e spingiamo il tubo aldilà del torrente e poi sopra il greto, al fianco di uno spiazzo
erboso dove passa il confine e che sembra essere usato oltre che come parcheggio anche come area per fare il fuoco, mangiare etc... e
dunque ci sembra molto appropriata al transborderline.
Montiamo tutto a tempo di record e ripartiamo come si suol dire stanchi ma molto felici.
Più che stanchi distrutti e poi non abbiamo avuto il coraggio di fermarci un po’ sul fiume e fare un bagno rigeneratore spaventati più che da
un arresto imminente dall’essere costretti a smontare tutto e riportarcelo indietro, ma non abbastanza distrutti per non pensare a come
raccontare tutto questo e migliorare quella specie di tunnel da luna park al Graphic Center.

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Giornata interamente dedicata a scaricare foto e fotogrammi per l’installazione al Graphic Center mentre lo Cankariev Dom si riempie di
artisti e curatori venuti per l’inaugurazione e la conferenza stampa. Arriva anche Lorenzo!
Stampiamo tutto in serata con le solite difficoltà hardware/software e poi tutti al buffet di inaugurazione.

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Finalmente mettiamo mano all’installazione: apriamo le finestre (il tubo con la luce naturale è molto + bello) e allarghiamo i passaggi che da
dentro il tubo ti permettono di uscire nella stanza, e dato che il videoregistratore + monitor non ce lo danno giriamo i proiettori diapo verso il
muro: le immagini, piccole come cartoline sono cosi luminose da vedersi perfettamente.
Dall’altro lato della stanza le stampe della sera prima raccontano del transborderline, dal Campo Boario fino al torrente al confine tra Italia e
Slovenia.
Gli ultimi confini da superare sono quelli dell’ex palazzo lubianense del maresciallo Tito oggi residenza estiva del ministro della cultura
sloveno, che ci accoglie con un meraviglioso buffet, e della sua piscina dove con Adel, Francisco e molti altri scateniamo una devastante
partita a pallanuoto con un pallone del globall game, infine lasciato a galleggiare nella piscina, dono/ringraziamento/invasione di campo per il
ministro (ma ci mancavano i Ferrero Rocher!).
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volume:

C B . 0 2 . P G . 0 1 / P L AY G R O U N D 1

folder:
CB.02.PG.01/Playground 1.I giochi del Campo Boario

CB.02.PG.01/01.Carta di Non Identità


File list:

code typology author


CB.02.
PG.01/01.01 GRF VR Valerio Romito
PG.01/01.02-04 IMG RO Romolo Ottaviani

CB.02.PG.01/02.Pranzo Boario
File list:

code typology author title pubblisher date


CB.02.
PG.01/02.01 GRF AI Alberto Iacovoni con Asako Iwama Invito
PG.01/02.02 NWS Gabriele Mastrigli Pop-up, la festa è qui Il manifesto 18.11.99
(trad. inglese Azzurra Muzzonigro)
PG.01/02.03 VS AB Andrea Bassi Pranzo Boario
PG.01/02.04 IMG RO Romolo Ottaviani
PG.01/02.05 VS AI Aldo Innocenzi Pranzo Boario
PG.01/02.06 IMG RO Romolo Ottaviani
PG.01/02.07 VS AI Aldo Innocenzi
PG.01/02.08 IMG RO Romolo Ottaviani
PG.01/02.09 NWS Jaime d’Alessandro Indovina chi viene a pranzo (Ita/En)Diario n.50 12.99
PG.01/02.10-16 IMG GC Giorgio Cosulich Diario n.50

CB.02.PG.01/03.Serenate
File list:

code typology author title


CB.02.
PG.01/03.01 Txt TP Programma dell’iniziativa
PG.01/03.02 Txt TC
PG.01/03.03 IMG S.ON Foto del lavoro di Matteo Fraterno
PG.01/03.04-05 VS Stills Aldo Innocenzi, Enzo Taglialatela, Daniele De Plano
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PG.01/03.07 VS Stills Aldo Innocenzi, Enzo Taglialatela, Daniele De Plano

CB.02.PG.01/04.Globall Game & Transborderline


File list:

code typology author title


CB.02.
PG.01/04.01 Txt TP Transborderline (Ita/En)
PG.01/04.02 GRF AI Alberto Iacovoni Flyer iniziativa
PG.01/04.03-05 GRF AI Alberto Iacovoni Render Transborderline
PG.01/04.06-10 IMG RO Romolo Ottaviani Campo Boario
PG.01/04.11 Txt TN Luca Guglietta
PG.01/04.12 VS AI Aldo Innocenzi Campo Boario
PG.01/04.13 VS AI Alberto Iacovoni Globall Game
PG.01/04.14-21 IMG S.ON Pia Livia Di Tardo Villa Medici, Roma
PG.01/04.22 GRF S.ON
PG.01/04.23-32 IMG S.ON Pia Livia Di Tardo VII Biennale di Architettura, Venezia
PG.01/04.33-34 IMG S.ON Giovanna Ripepi VII Biennale di Architettura, Venezia
PG.01/04.35 Txt TP Transborderline tra Italia e Slovenia (Ita/En/Slo)
PG.01/04.36-38 GRF S.ON
PG.01/04.39-62 IMG S.ON Pia Livia Di Tardo Manifesta 3, Lubiana
PG.01/04.63-74 IMG S.ON Pia Livia Di Tardo Nova Gorica
PG.01/04.75 Txt TN
PG.01/04.76-91 IMG S.ON Pia Livia Di Tardo Golo Brdo
volume:

C B . 0 3 / L A B O R AT O R I O B O A R I O
Laboratorioboario è un laboratorio istituito tra tutte le realtà presenti nell'area: il centro sociale
Villaggio Globare, i rifugiati curdi di Ararat, Stalker, I Rom Calderasha e tutte le altre presenze
associative o informali. Il laboratorioboario autopromuove nell'estate del 2000 una manifestazione
estiva che si chiama Boario Thermae e il concorso internazionale di idee per il Foro Boario.

Laboratorioboario is a laboratory that includes all the associacions and the communities at the time
present in the area: the Villaggio Globale social centre, the Ararat refugees, Stalker, the Rom Calde-
rasha community and all the other formal and informal realities. Laboratorioboario in the summer 2000
selfpromotes a festival, Boario Thermae and the international competition for the Foro Boario.

folder:
CB.03/Laboratorio Boario

CB.03/01.Boario Thermea

1 giugno 2000
al Campo Boario: Presentazione pubblica del programma Boario Thermae, un’estate al Campo Boario.
Appuntamenti ed eventi organizzati dal Laboratorioboario nel periodo giugno-settembre 2000, per una
pratica urbana dell’ascolto e dell’accoglienza, dell’autorganizzazione e dell’autoproduzione,
dell’interazione tra culture, della ricerca e della sperimentazione artistica, della convivialità e
del gioco.

june 1, 2000
At Campo Boario: Public Presentation of the Boario Thermae, a summer at Campo Boario. Appointments
and events organized by Laboratorioboario in the period June-September 2000, with the urban practice
of listening and welcoming, of auto-organization and auto-production, of cultural interactions, of
research and artistic experimentation, of conviviality and games.

CB.03/02.Concorso

1 giugno 2000 – settembre 2000:


Concorso di idee (Boario Thermae). Concorso promosso dal Laboratorioboario con il patrocinio della Fonda-
zione Olivetti. Sono richiesti progetti che prevedano una riflessione sul complesso dell’ex-Mattatoio di
Roma come spazio pubblico della città aperto alle culture e ai popoli del mondo, incoraggiando lo studio
e lo scambio tra professionisti, operatori e studenti d’arte, architettura, ingegneria, urbanistica e
paesaggio, di tutte le nazionalità.
(mostra e presentazione progetti dal 6 al 30 settembre 2000)

June 1 2000, September 2000:


Competition for ideas (Boario Thermae). Competition promoted by Laboratorioboario with the support of the
Olivetti Foundation. A call for projects that plan to reflect on the ex-Slaughterhouse complex in rome as
a public space as a city open to cultures and peoples from the world over, and to encourage the study and
the exchange between professionals, operators and students in art, architecture, engineering, urbanism
and landscape from all nationalities.
(Exhibition and presentation of projects from September 6 to 30)

CB.03/03.Saggi critici

Saggi scritti negli anni di lavoro da autori sul lavoro di Stalker al Campo Boario. Alcuni testi
sono stati già pubblicati altri sono inediti perchè raccolti nel 2001 per una pubblicazione sul Campo
Boario mai realizzata.
CV.03/01.01 Txt CT
L’incontro con Stalker e alla nascita del Laboratorio Boario.

Un incontro proficuo che ci ha permesso di focalizzare meglio


alcune idee sull’utilizzo diverso degli spazi, della loro trasfor-
mazione, a chiarire meglio quanto già stavamo sperimentando. E
specialmente in un momento decisivo a contrattare meglio con l’am-
ministrazione comunale. Il Laboratorio Boario per noi deve avere
alcuni filoni di intervento. Il primo è quello dell’impresa solidale, cioè
la sperimentazione di una forma di economia solidale e quindi del
lavoro solidale. Il secondo è il progetto urbanistico, l’uso della
grande piazza del Campo Boario come elemento centrale di un sis-
tema verde che va dal parco della Resistenza, al Monte dei Cocci,
al Tevere. L’altro filone è eco-sostenibilità del progetto, per esempio
per quanto riguarda la fornitura di energia elettrica pensiamo che ci
siano gli spazi per utilizzare i pannelli solari in modo da permettere,
almeno alla parte associativa, di essere autosufficiente dal punto di
vista energetico.
L’anno scorso è stata approvata la Delibera che disegna in linee
generali la destinazione e il recupero del Mattatoio. Sappiamo
benissimo innanzitutto che quella Delibera non corrisponde
all’ipotesi che noi abbiamo presentato con il progetto del Campo
Boario. Pensiamo che quel punto di mediazione politica ci può stare
anche bene, però nello stesso tempo siamo convinti che dal punto
di vista progettuale avevamo ragione noi. Per accontentare diversi
interessi, necessità ed esigenze si è creato qualcosa d’indefinito. Lo
riconosce anche una relazione dell’agenzia Risorse per Roma.
Quel luogo ha una forte identità dovuta principalmente alla nostra
attività. E nonostante alcune operazioni effimere di questi ultimi anni
finanziate dal Comune, il fatto che la gente chiami Villaggio Globale
tutto il Mattatoio ne è la prova più evidente.
Però a questo punto noi vogliamo che la Delibera venga applicata.
Vogliamo che si avvii il recupero e la restituzione alla città del
Campo Boario; che si passi all’assegnazione degli spazi attual-
mente occupati; che si sostenga finanziariamente il Laboratorio
Boario .
Inoltre se si vuole effettivamente recuperare il Mattatoio non si può
avere una politica di tempi indefiniti. A questo punto, noi chiediamo
la cantierizzazione in tempi certi del progetto, vogliamo sapere che
da questo mese a quest’altro si fa questo, e così via. Vogliamo resti-
tuire il Campo Boario alla città. Siamo ben coscienti che lì attorno si
è creata una situazione di marginalità urbana molto forte con grossi
rischi e con situazioni incompatibili con un uso pubblico dell’area.
Però bisogna intervenire con una forma di ambientalismo sociale, in
modo che gli immigrati, regolari o irregolari che siano non ha impor-
tanza, e disoccupati italiani siano inseriti in un progetto di inclusione
sociale, di recupero quindi non soltanto ambientale ma di recupero
umano. Villaggio Globale ha già fatto molto, ha ottenuto dei risultati
veramente eccezionali ma da soli oggettivamente non ce la possi-
amo fare.
Raccontare la storia del Villaggio Globale non è semplice. Ci sono
tante sfaccettature e tante storie. Principalmente tante storie di per-
sone, tutte storie importanti. Persone che adesso mancano perché
sono purtroppo morte o gente che è che ha trovato un posto per
avere una opportunità, un momento di riflessione e poi di nuovo a
cercare la propria strada. Ognuno trova qualcosa e lascia il segno,
lascia il seme di un’idea che da qualcun altro sarà curato e svilup-
pato. Si crea una identità forte, formata da una molteplicità di lin-
guaggi. Villaggio Globale è uno scalo per molti, sognatori e
naufraghi di tutto il mondo.
Alfonso Perrotta
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Laboratorio boario: verso una città delle diversità. Campo
Boario, febbraio 2000.

L’idea era aggregare l’insieme di associazioni presenti nell’area


intorno a un progetto ampio, per costruire un soggetto collettivo che
potesse candidarsi alla gestione della produzione culturale del-
l’area… Detto nella lingua complessa del burocratese da centro
sociale!
Era necessario un grosso lavoro di coordinamento, una segreteria,
un segretario.
Mi ero proposto: senza sapere bene cosa avrebbe significato.
Cosa voleva dire fare il segretario del laboratorio boario?
A distanza di un anno direi… attraversare continuamente il campo
boario !
Da Ararat al Villaggio, dal Villaggio a Ararat, da Ararat al Villaggio,
dal Villaggio a Ararat,…………………….e così via !!!! Con qualche
ulteriore deviazione qua e là, Casa della Pace, Blue Cheese…
Un continuo avanti e indietro, disegnando geometrie di percorsi
delimitate dai personaggi del campo, veri punti d’incontro di un inin-
terrotto gioco dell’oca: bambini e donne, cani e cavalli, carrozze e
mercedes, sterco fumante in autocombustione da settimane, ban-
chetti di compleanno di bimbi rom, senegalesi che preparano pran-
zi e costruiscono capanne africane con il bambù del lungotevere
Testaccio, kurdi che giocano a ping pong e organizzano tornei, “er
Pugliese”, egocentrico e intrattabile personaggio tuttofare che cari-
ca e scarica tutto quello che trova con la sua vespa elaborata a
sidecar con gancio di traino e rimorchio; Giuseppe il turco, barba
lunga e cappellino, la sua missione è combattere l’eroina, parla ita-
liano, turco, arabo, tedesco, inglese e francese, fa il parcheggiatore
e il traduttore per i kurdi (se gli fossero riconosciute le sue reali com-
petenze sarebbe un ottimo mediatore culturale). Maschi rom con
grande pancia e microtelefonino alla cinta che non appena offri la
tua umana disponibilità per aiutarli a risolvere problemi logistici di
acqua e corrente elettrica ti propongono immediatamente di fare un
cid insieme (constatazione amichevole di incidente)….e allora tu,
sguardo sicuro e determinato gli dicevi: “…MAI..?, non mi interessa,
non lo farò MAI !!!!!”.. simpatici, anche se il fondo della mentalità è
quella insopportabile logica dell’arrogante prepotenza del maschio
medio latino. La loro reazione al primo accenno di conflitto ?? Molto
semplice: quanto costa la benzina ? niente costa la benzina !!! pren-
di tanica, 20.000 lire, accendi e tutto è finito… e tu a dirgli: “..noo,
daai, non fare così !!!..”
Miriadi di suggestioni, fiumi di parole, intrecci di storie… suoni e
odori e a volte sapori sovrapposti. E ancora concerti da organizza-
re, comunicati da scrivere, riunioni interminabili, emergenze di tutti i
tipi, di tutti i colori…
Il segretario si è liquefatto nei 40.000mila nodi del Tappeto Volante.
Sarà che e’ stato un momento topico, un’esperienza zen, un
momento di raccoglimento, nel lento ritmo del taglia le corde, pun-
zona il rame, infila le corde, annoda le cime.
Il segretario Giorgio
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…alle pendici del monte Ararat
programma di autorecupero del centro di aggregazione sociocultu-
rale Ararat

Il riuso è innanzi tutto un processo che coinvolge la collettività. La


motivazione per il riuso di una struttura così importante va ricercata
nei fenomeni realmente nuovi che hanno investito negli ultimi anni
la nostra città: il più eclatante è senz’altro quello dell’immigrazione,
così come quello del nuovo protagonismo dei giovani, che più di
altri meglio sanno cogliere la ricchezza di questi cambiamenti …

L’aria è ancora fresca, sono le nove di mattina, ai margini della città


i raggi del sole passano radenti sui campi e ne ritagliano il profilo
fino a sbattere contro la lamiera dei capannoni industriali; ho carica-
to sul motorino novanta metri di cavo elettrico appena acquistato in
uno di questi grossi distributori: stiamo facendo i lavori ad Ararat,
oggi ci portiamo la corrente; il caro ente gestore ci ha sistemato la
colonnina a “due passi” dal fabbricato, così dovremo far passare il
cavo sopra un cornicione per un’ottantina di metri, un lavoro da
acrobati!.
Piego la fattura e la metto in tasca: mi sembra di giocare a scacchi,
pedone in … buona uscita!, magari un giorno qualcuno ce li chiede-
rà questi conti; sì, ecco l’assessore ics in una di quelle convention
nazional popolari pseudo scientifiche che ci allunga la mano, trafe-
lato e sudaticcio: “…bé ragazzi, in fondo siete buoni, dobbiamo rico-
noscere il vostro lavoro, così …“; all’improvviso mi sale una tristez-
za infinita, alla fine del tunnel non c’era l’uscita ma un muro con su
scritto “hey chicken!”, mi sento debolissimo, senza forze, vorrei bru-
ciare quel foglietto e dimenticarmi delle ultime serate che abbiamo
organizzato in quel posto; già! La terrazza di Ararat.
Economicamente un disastro questa chiusura di Maggio, le uscite
stanno raddoppiando le entrate, oltre a quello che dobbiamo dare
all’elettricista e a tutti i lavoratori, ma non sono solo. Ararat è uno
spazio occupato e autogestito, un centro di aggregazione sociocul-
turale, dove diverse persone, soggetti con esperienze e modi diffe-
renti, sono approdate e stanno sperimentando un luogo per l’acco-
glienza, un modo per stare insieme che facilita la comunicazione e
lo scambio tra culture; è uno spazio aperto, internazionale, dove
portare e dar vita ad iniziative che si mescolano e si confrontano
con chi ci vive, trasformando un luogo marginale della città, Campo
Boario, in una soglia. Qui s’incontrano rifugiati, nomadi, migranti,
gente di passaggio, piccole comunità organizzate che vivono man-
tenendo un equilibrio costituitosi nel tempo, recuperando un luogo
dimenticato dalla città, hanno creato un’isola di speranza per il viag-
giatore solitario che non trova posto, che non trova pace: quanto fa
comodo un posto così all’amministrazione, attutisce il malessere,
un cuscinetto per i colpi dal basso; ma uno spazio occupato è anche
l’espressione di una nuova identità che agisce e si muove facendo
un suo percorso, le sue mosse, le sue azioni.
Non so dove mettere i piedi, il cavo poggiato sulla slitta del vespo-
ne occupa tutto lo spazio, trasborda da tutte le parti come un boa
arrotolato su se stesso: non avevo la minima idea di quanto potes-
sero essere ottanta metri di cavo, immaginavo che fossero tanti, ma
se ti devi spostare in città rapidamente puoi usare solo un mezzo,
devo farcela per forza; fatti piccolo bello mio, devo portarti alle pen-
dici di Ararat!.
Venerdì sera, come tutti i fine settimana, da un po’ di tempo a que-
sta parte, abbiamo trasformato la terrazza in un piccolo discopub e
stavolta sono venuti a mettere musica una coppia di Djs londinesi
che il giorno dopo avrebbero fatto un concerto in un altro posto ben
più famoso; l’iniziativa è stata lanciata molto poco, la sapevamo in
quattro gatti, ma quei quattro c’erano tutti e sono stati bene. La
situazione, l’atmosfera, mi hanno ricordato un locale di Lisbona
molto frequentato, dove una Dj angolana metteva musica facendo
avanti e indietro da Londra portando nuovi pezzi, nuovi diischi,
nuova tendenza; probabilmente mentre io ero lì a fare il fachiro
volante con un cavo elettrico su due ruote di gomma, la Dj era su
un aereo con i biglietti della Virgin o di qualche altra compagnia
super economica, trasportando musica, travasando cultura come
un traghettatore. La strada per tornare in città è una sola, le mac-
chine vi scorrono una ad una in fila indiana; riesco a mantenere
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un’andatura continua anche se a volte sono costretto a superare
zigzagando tra le vetture; poi, prima di entrare nel centro abitato
svolto e imbocco la rampa del viadotto, il serpentone accenna a
muoversi ma lo controllo con sicurezza, stai buono piccino, siamo
almeno in due qui sopra e dobbiamo attraversare questa metropo-
li; mi torna un po’ di buonumore, anch’io forse mi sento un po’
Caronte.
La serata in sé è stata bella, ma per noi è da dimenticare se pen-
siamo di pagarci i lavori di ristrutturazione. Sotto la tangenziale non
ci sono più gli orti, i canneti, i campi incolti e i campi sportivi, ci sono
le ruspe della ditta ics che si agitano furiosamente nel Campo
Boario spalando cumuli di terra; dai camion una serie di gru alzano
tonnellate di tegole a una velocità impressionante; un manipolo di
operai, sotto la guida di un geometra che da basso gl’impartisce
ordini, in quattro e quattr’otto sistema i pezzi sul tetto delle pensili-
ne; l’architetto sceso dalla macchina viene assalito dalla folla delle
associazioni e di quanti vogliono sapere quando verranno in pos-
sesso del loro pezzetto; lui bofonchia qualcosa e alzandosi legger-
mente gli occhiali da sole cerca uno sguardo di conferma dalla
segretaria dell’assessore parcheggiata nella sua vettura, poi inter-
pretando l’insofferenza di lei guarda l’ora, ribofonchia qualcosa, sci-
vola in maccina e se ne va; e noi siamo lì, ci sono i Curdi, i
Senegalesi, qualche Marocchino, i due Rumeni; seduti sul muretto
del camminamento centrale gambe all’aria, braccia appoggiate alla
balaustra, occhi puntati; delusi di poter imparare qualcosa, illusi di
poter fare qualcosa con tutti quei mattoni ammassati nei camion e
caricati dalle gru nelle reti; ma non sono mattoni, sono capitali, pac-
chetti di banconote freschi freschi, fiumi di denaro che si muovono,
su e giù. “…Sai Omàr questo venerdì è stato uno sfascio, non ci
sono soldi in cassa, però con la prossima…“; il boa comincia ad agi-
tarsi ora me lo sento alla gola; qual è la differenza tra la visione e
l’illusione? Forse solo la distanza del punto di vista, il diverso livello
di coinvolgimento, il visionario vive trasformando il peso della pro-
pria illusione, mentre l’illuso viene soffocato dal peso della propria
visione.
Il sole comincia a salire e si porta dietro tutto il caldo, gli edifici
monumentali che dominano la sopraelevata sembra che mi osser-
vino con un’aria severa e di monito, il fiume sotto, scorre placido e
tranquillo, vorrei starmene sdraiato sul prato della Villa a quest’ora!
una leggera brezza si alza tra i fili d’erba, sale per la collinetta sol-
leticando i tronchi dei pini mediterranei carezzandogli le chiome, in
cima vedo le pale dei mulini che iniziano a muoversi; si ricaricano i
generatori eolici, gli ingranaggi ricominciano a girare, le pompe tira-
no l’acqua dal fiume, si riempiono le vasche e gli irrigatori innaffia-
no di nuovo i giardini; a Campo Boario inizia una nuova giornata.
Muoviti che ti stanno aspettando, ogni minuto vale un giorno di
rispetto, sì ma l’asfalto fa male, l’uscita è sempre intasata, poi se
t’inchiodano davanti…, quanti soldi dobbiamo al nostro elettricista?
un operaio ne guadagna un terzo! però ci paga i contributi, la pen-
sione, l’assicurazione…c’è un cassonetto della spazzatura in
mezzo alla strada, nooo… oh cazzo! contributi? c’è mancato poco.
Scalino, Il limite che passa tra la strada e il marciapiede. Da noi è
bianco su fondo nero, di solito un blocco di marmo tagliato netto a
filo radente, anche questo dipende da dove lo guardi, può essere
uno spigolo dall’angolo letale, o una semplice soglia.
Il nostro elettricista è più giovane di me, ha la pelle nera perché è
d’origine Senegalese ma da com’è spigliato sembra più romano di
me. Vuole sbrigarsi perché tra poco deve partire, accompagnerà
bambini in una colonia estiva per un’associazione ambientalista con
la quale collabora. Sul lavoro si comporta da professionista, parla
pochissimo e solo per indirizzare i Curdi che lavorano con lui; parla
perfettamente l’Italiano e quando s’innervosisce balbetta in dialetto;
a lui piace lavorare con i Curdi ma gli piace anche lamentarsi con
me. I Curdi non sono elettricisti, c’è chi ha fatto il cuoco, il murato-
re, il sarto, l’impiegato, il commerciante, lo studente, l’autista, ci
sono tutti e tutti di passaggio, Germania, Belgio, Gran Bretagna,
l’Italia più ricca, arrivano dall’aldilà per andare altrove, sembrano
usciti dalla tana dopo esser passati per una lunga galleria, e ricono-
sci quello che intorno ha trovato il deserto e si sente scoperto; quel-
lo che ha trovato la boscaglia e non lo vedi più; quello che non ha
trovato l’uscita e ha chiuso solo gli occhi; ma io non provo questa
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roulette di sensazioni tutte le mattine?… ora devo frenare di colpo
prima di schiantarmi contro il tir che ho davanti, il cavo rimbalza da
tutte le parti ma riesco a contenerlo tra le braccia allungate sul
manubrio, contemporaneamente punto i piedi per terra e cerco di
rimanere in equilibrio, quando alzo la testa sembra che nessuno si
sia accorto di niente, ma se mi fossi sfracellato quanto ci avrebbe-
ro messo a raccogliermi? …non perdere mai la speranza nell’altez-
za…, io sul passaporto ho scritto: altezza centottanta cm, i Curdi
non hanno il passaporto ma sono dignitosi, fieri, lottano per la
sopravvivenza difendendo i loro villaggi, scappano per non fare il
servizio militare in un esercito nemico, scappano perché se li piglia-
no non li stanno certo a sentire, e arrivano qui, sperano di tornare
nella loro terra liberi, sperano di salvare le loro famiglie, sperano
d’immaginare almeno un’idea di futuro, e io che idea ho del futuro?
Mio padre alla mia età era già padre, io non ho neanche una ragaz-
za, ma se mi fossi schiantato qui sarebbero stati in molti a saperlo,
perché questo pezzo di gomma non sarebbe mai arrivato; se moris-
si altrove invece non se ne accorgerebbe nessuno, o forse qualcu-
no magari, leggendo per sbaglio il necrologio sul giornale. Non è
macabro è la stessa sensazione che provo se penso alla differenza
che c’è tra il lavorare con qualcuno, o il lavorare per qualcuno; nes-
suno ricorderebbe la mia fatica, piuttosto il mio sorriso. Questa è
anche e soprattutto la differenza che c’è tra una semplice ristruttu-
razione di un appartamento e il progetto di autorecupero dell’Ararat:
è uno sforzo collettivo che si muove su piani diversi, io sono qui con
l’elettricista Senegalese a spiegare ai Curdi quale materiale impie-
gare, quale tecnica applicare, quale prodotto comprare, cercando
anche di usare quello che la tradizione c’insegna e la bioedilizia ha
recuperato; qualcun altro è in qualche galleria di Lubiana, piuttosto
che alla biennale di Venezia, a raccontare quello che stiamo facen-
do, portando anche pezzi e immagini di questo posto; qualcun altro
ancora al piano superiore, lavora allo sportello, finanziato con un
progetto Europeo, per rifugiati ed immigrati offrendo un servizio di
prima accoglienza; qualcuno prepara i volantini per la prossima
serata di autofinanziamento, qualcun altro li sta già distribuendo. E’
una comunità che si regge su equilibri delicatissimi, dove sono forti
le differenze, le singole identità, ma anche la voglia di comunicare,
la curiosità di conoscersi e di condividere un’esperienza unica, di
gioco, di aggregazione, di scambio. Sono quasi arrivato, dietro gli
archi delle mura romane s’intravede l’ammasso archeologico del
Monte dei Cocci, tra scultura del paesaggio e antica discarica; lungo
il muro dell’ex mattatoio invece ci sono i ragazzi già al lavoro che
stanno disponendo la scala e studiando il percorso più semplice
dove far passare il cavo. C’è Moussà, Turner, Aladin, forse stavolta
riusciamo a portare la corrente ad Ararat!. Fermo il motorino, ho
fatto un po’ tardi, il nostro elettricista vede il cavo e non dice niente,
s’avvicinano lui e i due Curdi che si sono proposti di darci una
mano, sorrido: roj baj…ci salutiamo stringendoci la mano, poi tutti
insieme ci carichiamo il rotolone e cominciamo a scioglierlo per
terra.
Iacopo Gallico
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Documentare

Eravamo di fronte all’edificio dell’ex-veterinario, e i ragazzi del


Villaggio Globale ci stavano dando i primi ragguagli sulle comples-
se dinamiche che mantenevano in pacifico equilibrio i numerosi
soggetti, dai gruppi fino ai singoli individui, che vivevano all’interno
del grande cortile quadrato “il Campo Boario”.
Ero venuto come sempre con il mio supergrandangolare pronto a
documentare le azioni, le percezioni, le visionarie interpretazioni dei
luoghi che il lavoro di gruppo andava producendo mentre si proce-
deva a piedi.
Ma questa volta non riuscivo a sentirmi a mio agio, non stavamo più
sezionando il territorio con le nostre derive, stavamo elaborando,
non senza timori, la scelta di un punto di osservazione fisso, e que-
sto, pur non cambiando i temi di fondo della nostra ricerca (il Campo
Boario era un’area blu), delineava un problema di rappresentazio-
ne tutto da elaborare.
Se prima, immersi negli spazi vuoti, abbandonati e in via di trasfor-
mazione, che avevamo chiamato ‘territori attuali’, il mio problema
era documentare tenendo sempre d’occhio la non riconducibilità ai
luoghi reali che stavamo praticando e più ancora la non riconoscibi-
lità dei soggetti che vi vivevano, per ovvi motivi di privacy, ora il
punto di vista fisso necessitava la definizione esplicita del conteni-
tore-scenario. il set, su cui in primo piano agivano gli attori dell’ uso
dello stesso scenario.
Mettere a punto queste viste preferenziali fisse era ormai il mio
cavillo, ma non ero solo:
l’elaborazione di gruppo mi avrebbe dato le indicazioni necessarie.
Per quanto riguardava gli attori si stava aprendo un nuovo capitolo:
i gesti rappresentavano la relazione, la relazione il territorio.
Cogliere la realtà come osservatore partecipante in quel territorio
faceva sì che io, timido come spesso accade a chi si nasconde die-
tro un obiettivo, non potessi più far ricorso a un rassicurante rego-
lamento ideologico: non potevo essere nel gruppo e a dieci passi di
distanza dagli altri a osservare, aspettare l’attimo.
Iniziava una nuova stagione di sezioni di un paesaggio, fatto di per-
sone, in cui fare cose assieme significava costruire l’architettura, la
legittimazione alla rappresentazione.
E così che, dopo un anno di lavoro, esperienze forti, di cooparteci-
pazione attraverso la decontestualizzante intimità di Curdi, Nomadi,
Senegalesi al Campo Boario, sul treno Roma-Venezia, in quel clima
di uomini d’affari e telefonini, mi si parano davanti tre anziane donne
rom che mi chiedono: “ti osserviamo da un po’, sei una faccia cono-
sciuta, non sappiamo se sei uno della televisione o del Campo
Boario”.
Io le riconosco e le saluto e allora (come se la loro presenza lì fosse
più normale) mi chiedono: “che ci fai qui?”
“sto portando le foto delle cose che abbiamo fatto assieme al
Campo Boario alla Biennale di Venezia”
E loro: “ma allora in quelle foto ci si vede pure a noi?”
“si, certo”
“faccele rivedere”.
La loro felicità e il loro orgoglio mi hanno regalato la sensazione di
aver superato un esame
Romolo Ottaviani
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Stalker punto arch

Ok, si è iniziato, si sono dette parole grosse, si è tirato in ballo


Michelangelo e la complessità, l’essere intellettuali o carrieristi….
insomma mi sembra un buon inizio, anche se è alquanto impressio-
nante vedere posizioni cos’ distanti –apparentemente- vivere sotto
lo stesso tetto. Ma forse questo è un buon segno… forse le oppo-
ste posizioni gli indizi da cui partire per definire un denominatore
comune –che non sia minimo per carità- che sia terreno fertile per
una progettualità futura.
Però così mi sembra che non possiamo andare avanti: se si conti-
nua ad opporre Michelangelo e l’amore per il segno alla comples-
sità del reale e alla superficiale semplificazione che opera inevitabil-
mente l’architetto nella sua interpretazione, per quanto appassiona-
ta, se iniziamo mescolando piani del discorso ed epoche storiche o
stiamo facendo un’operazione ad hoc per smuovere la melma dal
fondo, oppure la buttiamo in caciara
Credo che nessuno di noi possa negare che tutte le critiche all’ar-
chitettura e all’urbanistica mosse da un analisi dei fenomeni territo-
riali come dinamiche complesse all’interno delle quali l’architetto sta
veramente ormai, come dicevano i situazionisti, come la pubblicità
alla coca-cola, senza perdipiù alcuno scrupolo nell’ inserire proprio
quelle critiche ad un livello da Tempi moderni –trasmissione di
mediaset condotta da quella simpaticona della Bignardi- come punti
di partenza per operazioni di pura cosmesi di lusso.

> riprendere la critica su new babylon a partire dalle due citazioni in


apertura e dalla frase di Tafuri, per evidenziare come un rischio di
detournement inverso –ovvero il destino del lavoro delle avanguar-
die- è sempre in agguato, e non esclude certo il lavoro dell’artista
relazionale o chi per lui, tantopiù se osserviamo da vicino l’attività di
Stalker e il suo pressappochismo (ma quali gli effetti sul reale? non
sono forse più forti gli echi aldiquà del limite del campo boario che
al suo interno? e comunque quante volte ci si è mai fermati a chie-
dersi quali tracce ha lasciato il nostro passaggio oltre le gallerie,
fnac e frac? Sicuramente dalla transurbanza romana al Campo
Boario c’è stata una crescita enorme, una fuga da un’atteggiamen-
to in gran parte gentrificatore – anche se involontariamente- ad uno
più attivo, più complesso –l’osservatore che interagisce e non rie-
sce a scindersi da ciò che è osservato-.)

> Di fatto siamo costretti ad un continuo spostamento, come inse-


guiti da una marea lenta e placida ma inarrestabile che tutto inghiot-
te e appiattisce…. Debord sulle teorie

> Tornando ai due piani del discorso: possiamo affermare che l’ar-
chitettura, il manufatto come si diceva una volta, ovvero l’edificio,
piazza panchina superficie mattone pietra vetro che prima o poi,
nonostante qualsiasi condanna o assoluzione andrà a modificare
un certo spazio ha un qualche potere autonomo [cfr. il concetto di
autonomia dell’architettura] di modificazione del reale? O meglio,
per non porre domande cui le risposte potrebbero essere ovvie
quanto deludenti: possiamo affermare che l’architettura può avere
un qualche potere sull’ambiente in quanto spazio di relazioni e pas-
sioni? [Un esempio: il mio lavoro nel ma0,l’idea di agire sull’archi-
tettura come dispositivo confinante]
D’altro canto: possiamo affermare che nell’interazione con la com-
plessità del reale escluda di fatto che uno strumento di costruzione
di spazi complessi sia la pratica dell’architettura –intesa non morri-
sianamente come qualcosa di più del puro deserto, ma come pro-
duzione di forme- o meglio se è possibile intravedere una ridefini-
zione di tale pratica?
Ovvero: esisteranno mai delle aree di sovrapposizione tra una pra-
tica complessa del territorio con la produzione di manufatti che
almeno per qualche annetto, a meno di particolare imperizia da
parte del progettista o catastrofi naturali, inevitabilmente opporran-
no una qualche resistenza alla modificazione?

> Esplorare questi luoghi di sovrapposizione…. con lo stesso piace-


re con cui si sono esplorati i terrains vagues
“De fait, nous entrons dans une période de profonde instabilité des
populations qui va bientot aboutir dans toute l’Europe, à la venue
d’un nouveau type de mobilité sociale ou la precarité de l’emploi ira
de pair avec un véritable “nomadisation intérieure” du prolétariat
(...).

“We are concerned that some might read into our work the implica-
tion that architectural design can have a causal effect on social inte-
ractions. Architecture operates more in the area of “influence” than
control.”

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L A B O R A T O R I O B O A R I O
Verso uno sviluppo sostenibile
percorso di riqualificazione ambientale a Campo boario

-Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.


-Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? –chiede Kublai Kan
-Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra –risponde
Marco- ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo poi soggiunge – Perché mi
parli delle pietre?
È solo dell’arco che m’ importa. -Polo risponde – Senza pietre non
c’è arco.–
(Italo Calvino - Le città invisibili)

Parallelamente ed in continuità con le iniziative di carattere cultura-


le promosse dal Laboratorio Boario, da Maggio, in collaborazione
con Legambiente e AMA, abbiamo avviato sull’area dell’ex mattato-
io un periodo d’osservazione in tema di riqualificazione ambientale.
Con la volontà di dare a questo spazio un’uso pubblico abbiamo
affrontato l’emergenza igienico-sanitaria, realizzando a Campo
Boario una serie d’interventi tra le due manifestazioni internaziona-
li di pulizia, organizzate a livello nazionale da Legambiente
(Spiagge Pulite e Puliamo il Mondo):

con la partecipazione dei volontari, degli abitanti del quartiere, ma


soprattutto degli immigrati e degli occupanti dell’area, sono stati rac-
colti più di cinque tonnellate di rifiuti, tra materiale ferroso, legnoso,
vetro, spazzatura;
il Villaggio Globale ha attivato un servizio interno di pulizia periodi-
ca autofinanziato creando dei posti di lavoro;
l’AMA, oltre ad aver fornito materiali ed attrezzature per la pulizia e
la manutenzione dell’area, ha provveduto alla bonifica dei due piaz-
zali antistanti (Monte dei Cocci, Lungotevere Testaccio) e alla rimo-
zione del rifiuto stallatico accumulato nel piazzale interno (circa 35
tonnellate);

Inoltre sulle possibilità di sviluppo sostenibile legate all’area è stata


realizzato un intervento di autorecupero dell’Ararat con la ristruttu-
razione di alcuni ambienti utilizzando materiali ecocompatibili e tec-
niche di bioedilizia ed è stato organizzato un workshop sulla riqua-
lificazione energetica dell’ex mattatoio con la partecipazione dell’as-
sociazione Eurosolar.

A conclusione di questo periodo di sperimentazione si è arrivati a


definire alcuni obiettivi prioritari:

necessità di garantire un servizio di pulizia interno per la raccolta e


la gestione periodica dei rifiuti;
necessità di attivare una raccolta differenziata per il rifiuto stallatico
con ritiro periodico e reimpiego in agricoltura;
necessità di recuperare e riqualificare gli ambiti d’accesso all’area
dell’ex mattatoio, in primo luogo la zona ripariale (Lungotevere
Testaccio), per ripristino di una fascia verde
Dedicato a Murad.

Dedicato a Murad è il progetto per trasformare il tratto terminale del


Lungotevere Testaccio, la fascia ripariale compresa tra il ponte della
ferrovia e ponte Testaccio, in un parco pubblico.

Quest’area, periodicamente invasa da immondizia e vegetazione


infestante, non ha possibilità di essere vissuta se non durante le ore
notturne, quando la strada a vicolo cieco, priva d’illuminazione,
diventa un luogo ideale per lo spaccio e situazioni a rischio sociale
ed igienico-sanitario. Invece, sia per la presenza d’interessanti
preesistenze di epoca romana, risalenti al sistema difensivo delle
Mura Aureliane e rimaneggiate in epoca medievale, sia per la sua
appartenenza al sistema fluviale, questo tratto ha un grosso valore
archeologico e naturalistico soprattutto in virtù di uno sviluppo
sostenibile del complesso industriale dismesso e al recupero di una
fascia verde che arrivi fino al Monte dei Cocci.
Il progetto tenendo conto del contesto storico ambientale, nonché
dei vincoli urbanistici, si limita ad un recupero ambientale e di
restauro, ma al fine di provvedere alla gestione di questa piccola
porzione di città prevede l’inserimento di alcune attività tra cui un
servizio di affitto scooters e biciclette, un’area coperta per il gioco
dei bambini, uno spazio per il mercatino eco-solidale e di artigiana-
to non professionistico, un piccolo punto di ristoro.
Un intervento che mira quindi a ricreare una frequentazione urbana
dei luoghi, predisponendo sia il recupero ambientale che archeolo-
gico, creando servizi per il quartiere ed un’economia legata a picco-
le attività commerciali.

Il Villaggio Globale ed il Laboratorio Boario, in collaborazione con


Legambiente si propongono dunque per la gestione e la manuten-
zione della nuova area, e utilizzando gli incassi ricavati dalle picco-
le attività si farebbero carico del programma di recupero ambienta-
le, garantendo:

un controllo e la sicurezza dell’area;


una manutenzione ordinaria con costi ridotti;
la ripiantumazione di essenze tipiche;
il ripristino di percorsi;
attività culturali educative;
l’attivazione di servizi ecocompatibili;

Ottenendo così:
la fruizione pubblica dell’area;
la riqualificazione ambientale e sociale;
la riappropriazione collettiva con iniziative culturali ed educative;
la creazione di posti lavoro;
la creazione di un piccolo indotto economico;
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CV.03/01.24 Txp CT
The diagram

See fig. 1, diagram: “simultaneous outbursts of non-equivalent


values”

Inside the large courtyard of the Mattattoio slaughterhouse a haze


of dust is kicked up every time someone or something drives
through the large gates at the entrance. Carriage horses gallop by,
cars pulling wagons purposefully find parking out in the middle of
the wide empty spaces. In my first week at this
refugee/workshop/squatter/forum the horse manure burned out of
control while gypsy kids played games in the shade of the large trail-
er homes. A strange assortment of activities, comprising Kurdish tea
ceremonies, exploding techno beat sounds, conceptual art installa-
tions, distressed tourists, transsexuals and lots of marginal others
inhabit the Mattattoio compound or frequent the larger Campo
Boario district, which fits nicely into the surrounding area of Rome
like a desert oasis fits in the tropics.

Beads of descriptive thoughts:


It just seems impossible to produce a coherent depiction of the
Mattattoio/Boario/Rome environment without physically writing sen-
tences one literally on top of the other like graffiti scrawled over the
centuries on the stones of the Coliseum.
The Campo Boario landscape seems to accumulate multivalent lay-
ers of cultural detritus that collect within the thinly elastic boundaries
of the site creating in the process an unseen mountain of memories
and future possibilities, a conceptual mountain growing as tall as the
clay shard hill of Testaccio next door.
Here the pre-industrial activities employed in the 1st century BC
bizarrely reappear in the 21st century AD while satellite dishes and
cell phones cast an unseen microwave aura above the compound’s
low horizon.
Productive work and careless leisure bleed through the protective
bubble that encapsulates this strange peripheral world located at
the center of modern Rome.
The Mattattoio’s inhabitants, nomads, illegal aliens, unsettled fami-
lies and the travelling homeless move from inside this precinct to
the outside or go backwards and forwards through these slaughter-
house gates without trace or record, forgotten by institutional agen-
cies and the uniformed vigilantes.
The river Tiber flows silently below cutting slowly into the banks
overgrown with weeds and organic growth, while the traffic winds
around the slaughterhouse bouncing tires against the cobblestone
roads.
Assignment #1:
We asked our students to understand the deep sediments of the site
and the many faces of the community and they were quickly drawn
into this world like drops of water on a dry dusty plane.
Student Projects:
Bright orange Emergency ribbons were wrapped around the site
and disturbed the gypsies at the river’s edge while water fountains
and tents were collaged onto the aerial photos downloaded from the
Ararat website. Noises recorded from running video camera’s
played footsteps across the dirt fields interrupted by motorscooters
squealing slowly by. Sleeping uninvited in the open starry night
many of these young adventurers joined their dreams and imagina-
tions to this timeless world for the first time.
Nothing is so shocking as the sketch from a black notebook captur-
ing thoughts before they escape the atmosphere.
Competition Campo Boario:
Federal Express packages sent from across an ocean sat against
the wall in the Villa Medici while jurors walked back and forth elimi-
nating uninterpretable fantasies. Several entries won, others lost. It
is the story again and again of the Campo Boario.
Peter Lang
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CV.03/01.26 Txp TP
BRING THE NOISE > ARARAT POP UP DISCO
improvvisazione elettrourbana
sabato 5 maggio 2001> Ararat, via di Monte Testaccio

Ci si lancia, si rischia un’improvvisazione. Ma improvvisare, rag-


giungere il Mondo o confondersi con esso. (1)
I musicisti professionisti non sono ignoranti nei confronti della musi-
ca, e dunque non possono essere innocenti nei suoi confronti... la
musica non è nient’altro che rumore organizzato. Puoi portare quel-
lo che vuoi-suoni della strada, noi che parliamo, tutto quello che
vuoi- e farne della musica. Questa è ancora la nostra idea, per
dimostrare che quella cosa che voi chiamate musica è molto più
vasta di quello che potete pensare. (2)
Sabato 5 maggio all’Ararat il laboratorio di arte urbana Stalker invi-
ta ad una notte di improvvisazione sonora collettiva, un grande
tavolo allestito per produrre suoni, rumori e voci.
INGREDIENTI:
3 computer [Zippetta + lady Zed + Claudio]: basi in progress
3 mixer, 1 radio am/fm e 1 microfono collegati ad una macchina del-
l’eco obsoleta, un campionatore da L. 68.000, un sintetizzatore
Roland d’epoca
un microfono radio (attivo fino a 300 mt) collegato ad un multieffet-
to, minimo due ingressi audio per strumenti eventuali liberi
OPZIONI:
- a spasso per il campo boario con il microfono radio a captare
suoni, storie, musiche
- un festival di poesia interurbana
- suonare la radio
- girare manopole (sull’eco)
- credersi un bassista e collegarsi ad uno dei plug liberi
- alzare o abbassare cursori (sui mixer), ovvero diventare maestri di
cerimonia/direttori d’orchestra
- cantare (perché no)
- campionare 6 secondi di quello che sta accadendo e ripeterlo,
suonarlo, manipolarlo finché qualcun’altro al mixer non vi abbassa
il volume
- ballare
- percuotere, agitare o far vibrare qualsiasi cosa che si trovi nei
paraggi che emetta un suono (mentre qualcuno all’eco rende il tutto
irriconoscibile) è un esperimento!

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Un insieme unico vissuto da una bolla di sapone

Il mio camper è abbastanza alto sulle ruote ed è per questo che ho


sempre l’impressione di trovarmi dentro una bolla di sapone da
dove guardo il mondo attorno a me, ed è una prospettiva piacevo-
le. Però è una bolla dalla quale posso guardare fuori ma dentro la
quale non posso essere guardato. E per questo ti senti nello stesso
tempo molto protetto e a casa.

Grazie ad un insieme di casi mi sono, da quasi un anno ormai, ritro-


vato dentro il cortile del mattatoio di Campo Boario che oggi è dive-
nuto un insieme particolare di elementi di vari orizzonti. E questo è
una garanzia per un esperienza particolare.

Come ingegnere lavoravo da anni nel mondo dello sviluppo dei


progetti nel terzo mondo, soprattutto nel Senegal. Oggi sono occu-
pato in un campo ben diverso che è quello del restauro dei beni cul-
turali a Roma e così mi trovo a lavorare al plastico in legno e gesso
del Colosseo che si trova sotto uno dei suoi archi. Lì è abbastanza
fresco per lavorare prima di mezzogiorno, ed è per questo che
comincio presto. Col motorino o la bici ci arrivo in un attimo.

Mario, il patriarca dei cavalli

Svegliarsi per il clepclep degli zoccoli dei cavali e non per il casino
delle macchine o dei clacson nel centro d’una capitale Europea già
è un bel lusso.
La vita di questa comunità particolare si mette in marcia abbastan-
za presto. Meno male che anch’io devo alzarmi a quest’ora.

Col suo sigaro grande, il suo bastone, e sempre affiancato dal suo
dobberman, Mario sembra il direttore d’un circo. Lui è uno dei primi
ad alzarsi e osserva con occhio critico l’uscita di diecine di carroz-
zelle turistiche che si mettono in marcia verso il centro storico per
un altro giorno di lavoro.
Il cortile dove mi trovo col mio camper sembra in un certo senso un
maneggio. Regna questa atmosfera particolare che incontri spesso
ai circoli ippici. Cani con un aspetto aggressivo tengono i visitatori
incuriositi a distanza. L’odore tipico del sudore e la cacca dei caval-
li completa il quadro.
Non tutti i cavalli che dormono qui, sono attaccati per portare in giro
i turisti. Alcuni rimangono semplicemente nella stalla ed escono un
po’ durante la giornata tirando un calesse e facendo i giri del cor-
tile. Questo fa sì che durante tutta la giornata c’è un via vai inten-
so di cavalli per cui questi fanno quasi sempre parte del panorama.

I curdi che ballano in fila

Nella vecchia casa del veterinario i curdi hanno trovato il loro posto.
La moschea che hanno organizzato lì dentro è un polo d’attrazio-
ne abbastanza importante. Per questo la piccola comunità di Turchi
è spesso visitata da compatrioti che non vivono nel Campo. E’
abbastanza difficile comunicare con loro visto che non parlano
quasi altro che la loro lingua. Però comunicare con mani e piedi con
gente simpatica è sempre un’attività piacevole. Appena trovano una
ragione per festeggiare mettono le braccia sulle spalle del vicino
facendo così una fila lunghissima. La fila ondeggia al ritmo del
canto d’un solista capofila. Spesso sono invitato per una tazza di tè
e in modo regolare il loro BBQ organizza una carne buonissima sul
piatto della cena.

Sfilata di principesse
I 300 Rom che costituiscano la comunità degli zingari si occupano,
secondo loro, con la lavorazione dei metalli preziosi. Questo fa sì
che ogni tanto senti in giro il rititi del martellino del cesellatore e una
volta Nino piantò una tenda davanti casa mia dentro cui rimise a
posto una cinquantina di pentoloni in ottone d’un albergo di lusso.
Pero il massimo divertimento era ogni volta che le signore andava-
no al supermercato dietro l’angolo. Uno delle caratteristiche di que-
sta comunità Veneta è sicuramente la loro fierezza che si esprime
nell’apparenza raffinatissima. Non solo vivono in queste roulotte di
altissima qualità, che sono trainate da grandi BMW e Mercedes
decappottabili, ma anche gli abitanti sono sempre molto eleganti. Le
signore si presentano con vestiti fatti su misura e sono affiancati da
signorine in tacco a spillo e gonne lunghe e movimentate. In gene-
rale hanno un aspetto molto pulito.
Dal mio camper vedo allora ogni tanto passare questa sfilata di
donne verso il supermercato. Una sfilata di principesse.
E’ una comunità abbastanza chiusa , e per questo non ho un con-
tatto tanto stretto con loro. Nino, che ha un grande bisogno di alco-
ol e un mancanza cronica di sigarette, mi invita ogni tanto per un
caffè nella sua lussuosa Tabert e mi fa scoprire così questa famiglia
sconosciuta.

I Senegalesi sotto il cielo aperto

Grazia al mio intervento in Senegal e il fatto che parlo correntemen-


te la loro lingua Oulof mi è facile integrarmi nel loro nucleo. Imparo
abbastanza velocemente che esiste una gerarchia consistente
all’interno di questo gruppo eterogeneo di Africani dell’Ovest arriva-
ti in cattive acque. Come vuole la tradizione Senegalese, il senti-
mento di gruppo è molto forte e la privacy quasi inesistente.
Malgrado l’assenza delle donne, il loro mondo somiglia molto un
compound tradizionale Senegalese dal quale escono in modo rego-
lare gli odori tipici di una grande pentola sul fuoco di legna. Ogni
occasione è buona per consumare una mega-bottiglia di vinaccio
bianco e di far sentire un po’ il sabar in vibrazione, ma l’attività prin-
cipale di questi ragazzi si svolge sopra tutto la notte come parcheg-
giatore o al lavoro in uno dei tanti locali.

Faits-divers d’origine varia

Quello che mi è sempre piaciuto di questa esperienza nel Campo


Boario è che ci succedeva sempre qualcosa, anche le cose più
inimmaginabili. Una volta appariva un gruppo di giovani disegnato-
ri dell’accademia per immortalare su carta quel posto fatato degli
anni trenta, un’altra i giocolieri del centro sociale che si allenavano
per una performance. Durante settimane intere c’erano i preparati-
vi di uno spettacolo teatrale con gli zingari ambientato in questo
mattatoio fuori uso. Un’altra volta abbiamo vissuto una performan-
ce all’aria aperta d’un gruppo di architetti stranieri. Era divertente e
nello stesso tempo strano essere un elemento come tanti altri in un
panorama composto da un’atmosfera e una serie di persone in un
ambiente unico al centro d’una capitale Europea.

Le porte invisibili

Grazie al fatto che questo insieme si sviluppa all’interno di questo


mattatoio, lo spazio è ben definito. L’entrata è sempre aperto e ci
puoi penetrare o uscire come voi, passando sotto due archi monu-
mentali. Appena fuori delle mura si trova un quartiere pieno di loca-
le molto vivace che si trasforma ogni weekend in una vera pentola
di streghe. Sembra un formicaio di festaioli alla ricerca dell’introva-
bile posto per la macchina. Dentro il mattatoio però c’è una marea
di spazio e le porte sono sempre spalancate. Tuttavia a nessuno
viene in mente di parcheggiare qui dentro. E’ come se due porte
enormi te impedissero di entrare.
Spesso dopo il lavoro ci godiamo una birretta nel “giardino” davanti
alla roulotte di Carlo, il vicino di casa. Come ex-membro del movi-
mento olandese di occupazione di case, lui si ritrova in un ambien-
te molto familiare. Come in un campeggio, tutti quanto si ritirano per
la cena a “casa” propria. I cavalli sono ritornati nelle stalle. I
Senegalesi si preparano per una lunga notte di lavoro e il piccolo
restauratore belga si addormenta col casino d’un altro concerto nel
Villaggio Globale.
Han Theyssens - Roma, il 12 06 2003
CB.03/02.01 Txt TP

CONCORSO D’IDEE PER IL FORO BOARIO IDEAS COMPETITION FOR THE FORO BOARIO
estate-autunno 2000 Summer-autumn 2000

Il concorso di idee nasce come una delle iniziative promosse The competition originated as one of the initiatives promoted by the
all’interno del Laboratorio Boario, realtà quest’ultima che si era Laboratorio Boario, a “forum” which formed spontaneously among
formata spontaneamente quale “forum”, durante un serrato scambio who had developed a link, of different natures, with the site of the
di idee, tra coloro che avevano stabilito un legame, di natura diversa, former abattoir. Such debate grew within the Villaggio Globale,
con i luoghi dell’ex mattatoio a Roma. Questo “forum” nato intorno pioneer association in the area, and the Ararat as a common project
al Villaggio Globale, realtà pioniera sull’area, e ad Ararat, intendeva for the transformation of the area to be developed by non-traditional
costruire un progetto comune, sperimentale, sulle forme di means.
convivenza delle differenti realtà associative, culturali ed i popoli The competition appeared to be a useful instrument for a wider
presenti nell’area e conseguentemente per la trasformazione fisica investigation and participation to the theme of the former
dell’area con modalità innovative. slaughterhouse as a typical example of urban transformation
Il concorso sembrò essere uno degli strumenti adatti di indagine e di common to many other big cities where an industrial suburban area
apertura per un coinvolgimento più ampio intorno al tema ex- becomes later a wide black hole in the town’s heart. The site is also
mattatoio: un tipico caso di trasformazione urbana in negativo, very fascinating for the presence of the Mons testaceus, it’s tradition
comune a tante altre grandi città, dove una consistente area, che for trade and the great amount of unrealized projects for it. The local
una volta costituiva la periferia industriale della città, diventa un associations promote most of the initiatives either permanent or
enorme buco nero nel tessuto urbano e sociale nel cuore del centro temporary that take place. Among the associations there are: the
cittadino. L’ex-mattatoio è anche un luogo di grande capacità Testaccio Music School and the Elderly Home; the horse dealers
suggestiva, per la presenza del Mons testaceus, la tradizione di and chariot drivers together with the associations Casa della Pace,
luogo di scambio e, infine, la stratificazione di numerosi progetti di Villaggio Globale, Ararat and foreign communities. The introduction
trasformazione rimasti sulla carta. All’interno della struttura hanno of cultural events and the presence of numerous small foreign
luogo attività, sia permanenti sia temporanee di carattere communities have modified the site’s use. As a consequence the
prevalentemente culturale, svolte dalle associazioni e dagli “abitanti” Foro Boario has become something quite unique in Rome’s
presenti. Tra questi vi sono: la Scuola popolare di musica di panorama: a permanent laboratory of art, architecture, urban
Testaccio e il Centro anziani; i “cavallari” (commercianti di cavalli) e planning, music, theater, solidarity and cultural exchange. In the last
le “botticelle” (carozze turistiche), la Casa della Pace, il Villaggio years many temporary events have had a strong urban impact on
Globale, Ararat e numerose comunità internazionali. Queste attività the district of Testaccio.
hanno modificato l’uso dell’area facendo del Foro Boario un luogo The competition launched on June 2000 on internet, received great
unico nel panorama romano di incontro laico tra le differenti culture. attention and actually became the first architecture competition
Negli ultimi anni è venuto affermandosi un uso temporaneo dei about Rome entirely on line. The 230 subscriptions were invited to
manufatti con eventi di diversa natura che hanno avuto un forte design a project in terms of a challenge: to reflect upon the mattatoio
impatto urbanistico nel quartiere di Testaccio: la Biennale dei Giovani (former abattoir) complex in Rome in terms of a public space of the
artisti dell’Europa e del Mediterraneo, il Festival dell’Unità, city open to different cultures and people of the world. The objective
l’insediamento dei nomadi e la Fiera delle attività ginniche e non was to focus the multicultural issue within the complexity and the
ultima la prevista riunione del Roma Social Forum. strategical unicity of the area of the city of Rome.
Il concorso venne lanciato nel giugno 2000 su internet, e trovò una Many participants have answered to the call from Italy and abroad
grande risposta tanto da costituire il primo concorso di architettura from almost all the continents. The presentation of the competition’s
su Roma completamente on-line. I 230 iscritti erano invitati a results within an open assembly with the Panel of Jury held on
redigere un progetto che contribuisse a una riflessione sull’area September 2000 in Villa Medici, has selected eight among the fifty
dell’ex mattatoio di Roma, inteso come spazio pubblico della città, subscriptions, currently exhibited on the web site, that give a wide
aperto alle culture e ai popoli del mondo, con l’obiettivo di ampliare range of solutions to the extremely up-to-date theme concerning one
il coinvolgimento e l’attenzione sia nei confronti di quest’area of the major areas in transformation in Rome.
estremamente strategica e complessa per la città, sia sui temi della The competition’s site included the Foro Boario part of the slaughter
convivenza tra culture, incoraggiando lo studio e lo scambio tra house but the participants could expand their projects to a larger
professionisti, operatori e studenti di arte, architettura, ingegneria, area for landscaping and urbanistic reasons. Aspects that need to be
urbanistica e paesaggio, di tutte le nazionalità. pursued were the following:
La risposta è stata ampia e ha visto la partecipazione di molti giovani -design of open air spaces as public areas open to the citizens in
italiani e stranieri provenienti da tutti i continenti. La presentazione order to allow the interaction between the local realities and it’s
dei risultati del concorso con discussione aperta tra gli “abitanti”, i context;
concorrenti e la giuria è avvenuta nel settembre 2000 a Villa Medici, -creation in harmony with the specific existing association’s reality,
ed ha visto, tra i cinquanta progetti consegnati, la selezione di otto of places (architectural structures, existing or non) for production,
progetti, attualmente in mostra sul sito, che rispondono in maniera use, playgrounds, education, welcome and encounter grounds in a
complessa e assai diversa al tema. multicultural situation.
Il perimetro dell’area a concorso comprendeva la parte del mattatoio The planning of the open spaces had to take into consideration the
detta Foro Boario, ma i concorrenti potevano individuare un position of the river Tiber and the Mount Testaccio. The project
perimetro più ampio d’inquadramento paesistico e urbanistico del should propose solutions in respect of the urban relations existing
progetto. Gli aspetti che il concorso intendeva perseguire erano: between the neighboring districts. Specific attention had to be given
- la progettazione delle aree esterne quali spazi urbani aperti alla to the accessibility: pedestrian routes, bike routes, roads and
cittadinanza che consentano l’integrazione delle realtà locali con railways. The plan of a new railroad station could acquire, therefore,
quelle del contesto territoriale; particular relevance.
- la creazione, legata alla specificità associativa, di luoghi di In order to connect the city sections divided by the mattatoio area,
produzione, consumo, formazione, accoglienza, gioco, incontro delle participants already have at their disposal as “materials to be used”
culture presenti, italiane e straniere. the existing green along the Tiber, the Walls, the main axial roads
Nella predisposizione degli spazi aperti era suggerito di considerare and the wide green square of the Foro Boario. Attention should be
anche le relazioni con il fiume e il monte Testaccio. L’idea progettuale given to the ecological aspects such as the specific spontaneous
doveva rispondere con soluzioni che tenessero presenti le relazioni vegetation and environmental characteristics. Recycling materials,
urbane con i quartieri limitrofi. Particolare attenzione doveva essere bioarchitecture and landscaping is recommended.
posta al tema dell’accessibilità attraverso i percorsi pedonali, le piste The hypothesis of a closed “thematic park” had been discarded. The
ciclabili, le strade carrabili e su ferro. idea of connecting several functions in the planned area was
I “materiali” suggeriti, con cui lavorare per unire le parti di città privileged. The target was to create a low-density territory where
separate dal mattatoio, erano il verde lungo il Tevere, le mura, gli recreational activities, cultural research and performances could
assi viari principali e la “grande piazza” verde del Foro Boario, integrate with the nearby inhabited areas. The Foro Boario should be
prestando attenzione agli aspetti ecologici, vegetazionali e seen as an open space where activities should take place all day
ambientali attraverso il riciclaggio dei materiali, la bioedilizia e le round. The required flexibility, from the point of view of its use and its
piantumazioni. realization time (or phases), demanded particular attention to be
L’ipotesi di un “parco a tema”, chiuso in se stesso, fu scartata per given to the ways of access, getting across and intersections within
privilegiare il ruolo di connessione tra funzioni diverse sul territorio the Foro Boario enclosure.
dell’area di progetto. Il concorso si proponeva come obiettivo la Fields of intervention:
formazione di un territorio a “bassa densità” dove si integrassero la -the open space, i.e. the Foro Boario itself. The theme for the
ricreazione, la ricerca e la produzione culturale con l’abitare dei vicini intervention is to create multifunctional contemporary enclosure;
quartieri di Testaccio, Ostiense e Marconi. Il Campo Boario doveva open to many activities tied to culture, welcoming, education and
essere inteso quale spazio aperto all’interno del quale dovevano community life. A three hectares park meant to be point of encounter
essere presenti attività durante tutte le ore del giorno. La flessibilità and orientation in the green territory connecting the river and the
richiesta, in termini di usi e tempi di realizzazione, doveva portare a Walls with Ostiense, Testaccio and Marconi district.
sviluppare una particolare attenzione per gli attraversamenti -constructions in the Foro Boario. The theme for the intervention is
all’interno del Campo Boario intesi come ingressi, percorsi e nodi di free, within the frame of the principles ruling the competition and the
relazione. potentialities for re-use belonging to the constructions already built
Gli ambiti di intervento proposti erano: by the associations. To facilitate activities in the outdoors with
- lo spazio aperto, il Campo Boario vero e proprio. Il tema da movable structures should be planned.
affrontare era quello di uno spazio pubblico contemporaneo -the context. Links, routes, connections of all sorts with the Foro
flessibile, con molteplici attività legate alla cultura, all’accoglienza, Boario’s surroundings must be taken into consideration. We like to
alla formazione e alla convivialità. Un parco di tre ettari come luogo mention at this point the pedestrian bridge on the Tiber, planned by
di incontro e snodo del tessuto connettivo verde che collega the Municipality, to connect the two banks of the Ostiense Park. The
attraverso il fiume e le mura i quartieri di Ostiense, Testaccio e possibility to build a new station along the railway bordering the
Marconi; complex is also worth of being considered.
- i manufatti esistenti del Foro Boario; il tema di intervento era libero
tenuto conto dei principi ispiratori del concorso e delle potenzialità di
“autorecupero” dei manufatti edilizi delle associazioni; altrettanto
importante era il tema delle architetture effimere da inserire nello
spazio del Campo Boario per l’adempimento di attività e funzioni
all’aperto;
- il contesto, affrontando il tema dei legami, percorsi e relazioni di
sorta con ciò che circonda il Campo Boario. Si rammentava il
progetto del Comune di Roma per un ponte pedonale sul Tevere di
collegamento tra le due sponde del “parco” Ostiense. Inoltre poteva
essere sviluppata l’ipotesi che prevedesse la realizzazione di una
fermata della linea su ferro che affianca il complesso.

Concorso di idee per il Foro Boario Ideas Competition for the Foro Boario
indetto da Stalker per il LABORATORIOBOARIO (Laboratorio Promoted by Stalker for the LABORATORIOBOARIO (International
internazionale per la trasformazione degli spazi di confine) Workshop for the transformation of borderline spaces)

Coordinamento: S. Cioli, L. D’Eusebio, L. Romito Coordination: S. Cioli, L. D’Eusebio, L. Romito


Ricerche e studi: V. Romito, I. Rossi Doria Research: V. Romito, I. Rossi Doria
Grafica e sito web: E. Berardi, F. Della Guerra, A. Iacovoni Graphics and web site: E. Berardi, F. Della Guerra, A. Iacovoni
Foto e riprese video: R. Ottaviani, A. Innocenzi Photos and video: R. Ottaviani, A. Innocenzi
Giuria: M. Fuksas, E. De Cecco, G. M. Doron, F. La Cecla, Y. Nasher, Panel of Jury: M. Fuksas, E. De Cecco, G. M. Doron, F. La Cecla, Y.
R. Nicolini, H. U. Obrist, S. Tischer, G. Tortosa, F. Zagari Nasher, R. Nicolini, H. U. Obrist, S. Tischer, G. Tortosa, F. Zagari
con il patrocinio della Fondazione Adriano Olivetti, Villa Medici e Patronized by the Adriano Olivetti Foundation, Villa Medici e French
l’Ambasciata di Francia Embassy
CB.03/02.02 IMG S.ON
CB.03/02.03 GRF

MAPPA DEL CAMPO BOARIO

1.VillaggioGlobale 2.Giardino 3.Botticelle 4.Cavallari 5.Ararat 6.Senegalesi 7.Casa della pace


8.Palestra 9.Moglie del guardiano 10.Senegalesi 11.Arabi 12.Calderasha 13.Rumeni 14.Clean up
87 15.Il pugliese, Carlo, Haan 16Vecchio mattatoio 17.Polacchi
CB.03/02.04-11 GRF

SELECTED PROJECTS

1. motto EPISODE, M. Zurmuehle con C. Fernandez, E. Zurmuehle, M. Schenk, R. Bigler, C. Wicki-Wyss, D. Wittwer (Switzerland);
2. motto NEUE SACHLICHKEIT, M. Darò con B. Apolloni, F. Bottalico, S. Ciulo, D. De Conca, F. Parboni, C. Prati, S. Pieretti, V. Serafini
(Roma); motto
3. motto NONOSTANTEIMURI, R. Secchi con D. Musmeci (Firenze);
4. motto BPCC, A. Ciofi degli Atti (Roma);
5. motto WATERBOY, N. Paraskevaides (USA);
6. motto ALI’ DAGLI OCCHI AZZURRI, S. Antonello con G. Biasi, T. Bisani, C. Zaccaria, S. Zanardi (Venezia);
7. motto EMPTYSPACEPUBLICSPACE - H. Galvez con I. A. Bocanegra, A. C. Serrano, F. Q. Malagon (Mexico).
8. CINERA, P. V. Aureli con S. Roveroni, M. Tattara, S. Tattara (Venezia);
CB.03/02.12-18 GRF

ALTRI PROGETTI
motto EX_
motto SUOLO FERTILE
motto FUSIONS 203
motto SATANTANGO
motto CAPRINUS BOARIUS
motto CITTA’ NOMADE
motto ARARATA

CB.03/02.19 VS AI
CV.03/03.01 Txp CT
Muri
Il Grande Muro Temporaneo di Genova, goffo e inutile, sembrava
fatto apposta per attirare il salto, per generare lo scavalcamento. A
ben pensarci, il Muro non proteggeva nulla, se non la discutibile
pretesa di isolare un evento creato apposta per essere comunicato.
Di separarlo da quel “fuori” a cui pure si rivolgeva.
E così il salto c’è stato, ma non oltre il Muro, bensì nello “stile” del
messaggio; per qualcuno bisognava urlare, urlare, uccidere e farsi
uccidere, per farsi sentire. Perché le Fortezze non sono l’assenza
di messaggi. Piuttosto suscitano risposte estreme.
Quello della Protezione è infatti una sindrome paradossale e crude-
le. Lo Scudo Spaziale, i fili spinati di Gibilterra contro gli immigrati,
le cancellate elettricizzate delle villette del nord est non proteggono
più nulla. Svuotate da ogni efficacia, le Fortezze fungono semmai
da detonatori di gesti disperati, follie criminali, con i quali condivido-
no lo stesso codice autistico, autoreferenziale.
Nell’epoca della globalizzazione i Muri non sono barriere, ma tagli;
voragini destinate ad allargarsi.

Distanze
Siamo architetti, e di questi tempi sembra davvero difficile capire
quale sia la nostra utilità sociale. Nessuno ci interpella più; neppu-
re per commentare la cronaca quotidiana che scorre quotidiana-
mente nei nostri territori di vita.
Anche se in realtà siamo vicini, più di qualunque altro, al mondo
delle cose fisiche e ne possiamo seguire le mutazioni. Usandole
come sensori. Vedendo come su di esse si riverberano i comporta-
menti e i costumi.
Ad esempio sappiamo bene come funzionano nella città un muro o
un recinto. Sappiamo che oltre che separare, muri e recinti legano
spazi. Che circoscrivere non significa isolare, che non basta chiude-
re uno spazio per impedire che esso comunichi. Che al contrario la
storia delle città è densa di vicende di grandi Muri che hanno aiuta-
to la comunicazione e recinti che hanno accolto le differenze. E di
edifici chiusi e rigidi che sono stati capaci di impreviste metamorfo-
si.
Sappiamo soprattutto che ogni nuovo manufatto comunica entro un
discorso di cui si fa parte. Che nella città non esistono monologhi.
Ma è un sapere che resta chiuso nei nostri studi.

Campo Boario
Nel bel mezzo di vaghi vani vari discorsi intimi o professionali, com-
pressi o lenti, di impegno o di svacco, “CampoBoario” ha sempre
suonato strano. Compariva e compare, col suo nome buffo, da
acqua minerale, per indicare un luogo che minerale, fisico, lo è per
davvero . Non un progetto, un esempio lontano, un testo scritto, un
proposito; no: un luogo fatto e finito, a Roma, tra i binari e l’ex
macello, vicino a ciò che resta delle antiche scuderie. Qualcosa che
si può visitare, percorrere, lasciarsi alle spalle. Campo Boario è un
posto costruito da Stalker; un brusco generoso innesto di una espe-
rienza di comunità nella prima periferia romana. Chi ci è andato ha
visto un piccolo edificio abitato da famiglie curde e giovani romani,
dove accade sempre qualcosa, dove si incontrano visitatori, curio-
si, amici.
Un nodo di passaggi. Un’architettura senza disegni e rendering. Un
dispositivo di idee a trottola. Di questi tempi, a volte, basta pensar-
ci per sentirsi meglio.

Stefano Boeri
CV.03/03.02 Txp CT
Confine vs confidenza
Sono due parole che hanno diverse lettere in comune, se fossero
persone verrebbe da dire che si somigliano anche se si tratta di una
somiglianza del tutto casuale visto che evocano due condizioni
molto differenti.
Il confine allude ad una separazione, suggerisce un limite che a
volte può essere rischioso oltrepassare, una linea qualche volte
immaginaria altre drammaticamente materiale che stabilisce una
differenza. Stare di qua o di là non è mai la stessa cosa.
La confidenza al contrario suggerisce la possibilità di avere fiducia
in qualcuno o in qualcosa, lasciarsi andare, ridurre le distanze, non
avere paura perché si sa quel che si sta facendo, avvicinarsi, sape-
re dove mettere i piedi senza cadere nelle trappole. Il lavoro degli
Stalker sin dagli inizi c’entra col confine. Non a caso, in uno dei primi
lavori, il gruppo individua una linea di demarcazione del paesaggio
urbano (i pieni e i vuoti) sul quale non era ancora stata posta l’atten-
zione: un confine strano disegnato in un territorio familiare che ne
altera la percezione; negli anni l’attenzione si sposta e si concentra
sui confini delle relazioni umane all’interno di un’area che, grazie ai
suoi abitanti, è a sua volta un’area di confine.
La costante è il desiderio di mettere in collegamento ciò che è sepa-
rato, provare ad attraversare le separazioni fisiche o di pensiero,
ricavare uno spazio interstiziale di confronto da abitare.
Le parole confine e confidenza riviste nel contesto del lavoro degli
Stalker acquisiscono di fatto un senso ben preciso che nella pratica
ne chiarisce la loro somiglianza.
Si tratta di un percorso che si snoda attraverso la confidenza col
confine, attraverso la confidenza con il territorio. Una modalità attra-
verso la quale è in corso la costruzione di un progetto che ha come
elemento centrale l’ampliamento dei luoghi di confine di pari passo
con l’ampliamento della confidenza con il territorio ma nella forma
ancor più mobile del terreno delle relazioni.

Cartografia
A scuola si studia che le mappe servono a non perdersi.
Non appena ci si muove si capisce che sono solo uno strumento
utile ad attutire il senso di smarrimento che si prova di fronte a ciò
che si conosce. Di fatto è evidente che ciò avviene solo parzialmen-
te, l’orientamento è efficace ammesso che si riesca a decifrare il
codice della mappa stessa. La presunta oggettività che le si attribui-
sce trae in inganno facilmente chi vi si affida con troppa ingenuità.
Il territorio cambia velocemente, cambiano anche i termini per
descriverlo.
L’indicazione forte che le mappe ci danno veramente non riguarda
l’oggetto che trattano, ma lo sguardo di chi le ha disegnate.
Il biglietto da visita di una pizzeria alla periferia di Milano, come
tante, riporta una mappa sintetica della zona dove i punti di riferi-
mento indicati sono i due supermercati più vicini e l’imbocco della
tangenziale.
Questione di parametri, questione di sguardi. La mappa, si sa,
occulta e legittima poteri, in definitiva conta solo quel che si vede,
quel che può essere rappresentato, quello che serve rendere visibi-
le.
A Sarajevo si vende una mappa con disegnate le postazioni dei
carri armati e delle zone più seriamente danneggiate dai bombarda-
menti. Il risultato è un oggetto ibrido, una carta mutata genetica-
mente dove convivono indicazioni da turisti, la storia recente degli
anni della guerra, la grafica di un videogame.
La mappa, costruita e disegnata dagli Stalker, somiglia a una carta
spaziale che racconta la presenza degli spazi vuoti in una città. Una
mappa insolita dove il blu non è il mare né il cielo, ma è il colore che
consente di individuare lo spazio vuoto in una città. Una carta dove,
a scelta, il blu di fondo sembra descrivere la disposizione delle iso-
lette che formano un arcipelago remoto o una galassia, ma in real-
tà si tratta di un territorio molto più vicino, uno spazio solitamente
troppo vicino per essere considerato interessante.
La sorpresa nell’ordinario, esercizi di attenzione. Macro e microsca-
la che coincidono. Una carta per percorrere passo passo un territo-
rio e una mappa che allo stesso tempo restituisce uno sguardo
sconfinato. Il piccolissimo, il dettaglio locale convivono con uno
sguardo aperto al mondo e oltre. Una metafora che riconferma
un’attitudine precisa, la capacità di mantenere aderenza al territorio
dove si vive e si lavora, dare corpo a un’attività radicata in esso e
allo stesso tempo farla viaggiare, comunicarla altrove.

Camminare
Elogio dei piedi
“Perché i piedi sono lontani dalla testa. Perché conoscono il suolo,
le spine, i serpenti, l’aspro e lo sdrucciolo. Perché sono tutto l’equi-
librio. Perché sono la superficie che spetta quando si sta in una folla
e si sopporta un gomito altrui in una costola, un braccio sotto il
naso, una cartella nell’addome, ma non si permette a nessuno di
calpestarceli. Perché sono il minimo e inviolabile confine.
Perché reggono l’intero peso. Perché sanno tenersi in appoggi e in
appigli minimi. Perché sanno correre sugli scogli e neanche i caval-
li lo sanno fare. Perché sono la parte più prigioniera di un corpo
incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a
camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello schele-
tro non ci sono ali. Perché scalzi sono belli. Perché sanno piantarsi
nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al can-
cello di una fabbrica. Perché sanno giocare con la palla e sanno
nuotare (…).
Perché non sanno accusare e non impugnano armi. Perché sono
stati crocefissi. Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel
sedere a qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’ap-
poggio. Perché come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto
di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.
Estratto da Erri De Luca, Altre prove di risposta, Napoli, Libreria
Dante & Descartes, 2000.

Processo, tempo
Innescare consapevolmente un processo significa avere fiducia nel
tempo, non avere fretta o meglio non spaventarsi di pause e tempi
morti, aspettare che l’altro sia in condizione di dare un contributo,
accogliere. Lavorare su una doppia distanza, la prima brevissima a
che fare con il coinvolgimento nell’immediato, nel mettere in moto
una macchina di gesti apparentemente piccoli, come scrivere un
messaggio su un pallone da mandare lontano dopo averci giocato
tutti insieme, la seconda, lunghissima, dove si sa che il proprio agire
è una parte per il tutto e l’obiettivo a lungo termine è dare forma a
una modalità altra di relazione, sostanzialmente la possibilità di con-
vivere nello stesso spazio consentendo a tutte le voci presenti e a
quelle che arriveranno la possibilità e il diritto di farsi sentire, esse-
re in grado di portare e ricevere un contributo.

La teoria del caos e il territorio


“Se un’area comincia a crescere, deve essere perché un certo
gruppo di persone si rende conto che essa ha qualcosa da offrire:
che, modificando la propria ricerca, potranno ottenere una ricom-
pensa molto grande. Per me il caos è come un sogno. Esso offre la
possibilità, purché si accetti di giocare questo gioco, di imbattersi
nel filone principale”.
Joseph Ford, Book Review, “International Journal of Theoretical
Psysics,” 1986, n.1.

Disciplina, discipline
Ancora oggi ogni tanto tocca sentire la voce di chi si sporge a dibat-
tere sulla questione annosa delle discipline: ma è arte o architettu-
ra? Ma cosa fanno gli architetti che non progettano case, scuole e
ospedali? Ancora? Ancora. Difficile ritrovarsi a tracciare linee di
demarcazione quando non se ne ritrova il senso. Progettare il terre-
no per lo sviluppo delle relazioni tra soggetti eterogenei sembra di
fatto una scommessa più urgente. Molti grandi architetti che in que-
sti anni hanno firmato i più arditi progetti di musei d’arte contempo-
ranea, oggi sono stati invitati a rivedere la disposizione degli spazi
della moda. Ancora mattoni, ancora progetti, ancora piante, model-
li e assonometrie. Tutto è finalizzato ad attirare l’attenzione dell’uni-
co vero soggetto universale in circolazione che è il consumatore.
Spazi per consumare che diventano spazi per stare. La minoranza
vera è composta da chi cerca di confrontarsi criticamente con que-
sta equazione.
Il senso più profondo che personalmente intravedo a monte di tutto
il lavoro svolto dagli Stalker ad Ararat è essere quanto più distanti
possibile da questa sirena.
Progettare e far vivere uno spazio dove si gioca una dimensione
altra, non quantificabile, non commerciabile, non legata al consumo
quanto piuttosto alla produzione di un bene immateriale quale l’ac-
coglienza. Progettare uno spazio dove le diversità possano convi-
vere pacificamente senza aver bisogno di omologarsi. Ragionare
sull’utopia è il modo più efficace per fare emergere una visione sulla
realtà.

Emanuela De Cecco
CV.03/03.03 Txp CT
The Dead Zones and the Architecture of Transgression

Look at their Western Lands. What do they look like? The houses
and gardens of a rich man. Is this all the Gods can offer? Well, I say
then it is time for new Gods who do not offer such paltry bribes. It is
dangerous even to think such things. It is very dangerous to live, my
friend, and few survive it. And one does not survive by shunning
danger, when we have a universe to win and absolutely nothing to
lose. It is already lost. After what we know, there can be no forgive-
ness. Remember, to them we are a nightmare, Can you trust the
peace offers, the treaties and agreements of an adversary who con-
siders you in the dark? Of course not.
We can make our own Western Lands.
We know that the Western Lands are made solid by fellaheen blood
and energy, siphoned off by vampire mummies, just as water is
siphoned off to create an oasis. Such an oasis lasts only so long as
the water lasts, and the technology for its diversion. However, an
oasis that is self-sustaining, recreated by the inhabitants, does not
need such an inglorious vampiric life-line.
We can create a land of dreams.
“But how can we make it solid?”
“We don’t. That is precisely the error of the mummies. They made
spirit solid. When you do this, it ceases to be spirit. We will make
ourselves less solid”.
Well, that’s what art is all about, isn’t it? All creative thought, actual-
ly”.

(William S. Burroughs, The Western Lands)

In my global derive, I happened to cross Campo Boario, the zone of


death, and the alleged dead zone. I said I happened to cross, but
such transgressive spaces, like the Room of Tarkovsky‘s Stalker,
sometimes cross your way.

The derive in the Dead Zones started back in 1988 while working as
a journalist in Tel-Aviv. In the middle of campaigning against new
plans to build luxurious housing along the shore of the city, I got an
invitation to lunch from a fisherman, Aaron, in the Dead Zonei.
Striking name for a restaurant, I thought, but I could not recall any
restaurant with that name. “Is it a new place?” I asked. “Sort of, but
you won’t find it in the yellow pages. The name of the place is writ-
ten only on the city maps in the planning department”. And then he
whispered “By the way, it is not a restaurant”. So, I thought, a home-
cooked meal, sounds promising. But when I arrived I saw that it was
neither.

After paying him a visit (the meal was excellent, thank you) I decid-
ed to take a visit to the planning department. To seek the Dead
Zone. Being there, I asked one planner to show me the void. He
pointed out a white mark on the city map, that covered Ha’Yarkon
estuary, on the boundary of downtown Tel-Aviv. The white mark con-
cealed the place where a few days ago I had eaten lunch in a
charming hut, rebuilt from the ruins of an Arab fisherman village, by
a few of its descendants, Aaron and his sons. In other huts, a few
squatters had been celebrating something, and Aaron told me that
in a few days they were going to be evacuated. The case of Tel Aviv
municipality against Aaron and his sons was still going on in court.

The sun was setting. On the other bank of the river, where it meets
the sea, a few nudists were about to leave, and a few kids were tak-
ing their place, preparing a bonfire. Further on, between the dilapi-
dated industrial ruins of the Orient Fair (which attracted half a mil-
lion visitors to Israel in the 30s and was one the masterpieces of the
international and constructivist style) I saw a few cars. I cross the
river. In one car there were a couple of teenagers, maybe having
their first kiss, in another car old men and a young Philippine
woman. I went down to the river bank again. 60 years ago there was
a Bedouin tribe here; in a few hours, I knew, new nomads of con-
sciousness, on Ecstacy and acid, would be dancing while the city
slept. And while they danced, in the sunrise, Aaron would start his
day again. And all of this happened, in a place smilingly detached
from the city, but actually only 500 hundred metres away. But now
this place is marked as a Dead Zone, its days are numbered before
the bulldozers come...

The derive in the Dead Zones.


Hearing that these words, Dead Zones, Wasteland, derelict areas,
urban voids etc. are commonly used by planners and architects, I
went on a de’rive in 21 European, American and Asian cities
between 1998 and 2001.

The goal: finding the “Dead Zone”.

Photographing the “Void”.

Searching the “Nothingness”.

Investigating the “no man’s land”.

Locating the “Free Spaces”.

Mapping the “Terrain Vague”.

Outlining the “Wastelands”, and “Derelict areas”.

seeking the “Residuum”.

Looking for the white Zone.

Although this zone was clearly marked on the planning maps, I was
carrying with me, I was unable to find it. This zone in the act of its
disappearance became truly otherii. This was the zone that never
existediii. The zone contained lost histories, ethnic and economic
wars and transformations, the ruins aesthetic which gave “Piranesi-
sensations in the real world”, in Harbison’s wordsiv; and a creation
of mutated nature which permeated what was part of the city. The
zone was the place of the fairy, the witch, the iron man, the scare-
crow, the beast, the woman and the child. A no man’s land, where
the all mighty (man), was helpless, and unmasked. I think this place
wasn’t Kansas any more, but I did not want to go back home.

The old Harbour of Amsterdam, which was used as an example of


a “void” in the Dutch publication “Concurring the Void”, was a
sprawling squatter’s colony, with several cultural centres that were
world famous and had been the inspiration for the New-York squat-
ting “movement”. Gays and Sado-masochists explored new sexual
spaces in the most notorious club that could not be found in the
established gay quarter in the heart of the city. Boat dwellers creat-
ed floating villages in the centre of the bustling city.

In London, King’s Cross’ area in the centre of London, was


described as having “a smell of dereliction” by its owners, and as “a
hole in the city fabric” by one of the firms that was supposed to re-
plan it in the 80’s. There, wild nature reclaimed its place and the
neighbours, among them squatters, established it as a natural
reservation; rave parties took place in giant warehouses, it was a
working place for prostitution, and a home for homeless people.

The heart of Berlin, where the wall used to stand, in an area which
was described by Koolhaas as “void”v and by Sola-Morales as
“Terrain Vague”vi, was a village where hundreds of people lived in
converted port-a-cabins, circus wagons, caravans and trucks, cre-
ating community gardens and artvii. Also in this area, buildings were
squatted in by punks, anarchists and immigrants.

Amidst the “residuum” that lay at the edge of downtown Los


Angeles, in the beginning of the 80s, in an ex-industrial area, a new
community of artists dwelled illegally, without the knowledge of the
planning department, and opened galleries, cultural centres and
shops. Today a big road sign indicates that this part of the city is an
“Art district”. Still, on the planning maps it is an industrial area,
although the planners say that it is unviable for modern industryviii.

In the old harbour of San Francisco, in China Basin and Mission Bay
area, labelled by a new plan as a “no man’s land”, there was a com-
munity of boat dwellers; people lived in vehicles; homeless people
found rest in a homeless shelter that viewed the downtown financial
area, immigrants dug pits in the vast empty lots which looked like
meadows and lived there, and the “abandoned” rail yard was a dis-
reputable brothel.
Chicago’s “Blighted Vacant Area” of the legendary neighbourhood
of Maxwell Street was a loaded “void” of history for Jewish and black
communities, and Blues and Jazzix. On the verge of “constructive
destruction” the place was inhabited by a small squatter colony of
artists, beautiful community gardens, and a recycling centre that
gave work to the deprived community of the area. On Sundays, jazz
performances were still taking place on the street, while the fight to
expunge the new plan, which would erase the past and present
being of this place.

Near the Twin Towers, the highest building in the world, in Kuala
Lumpur, next to a cemetery, under a high way, and behind the “New
World” Hotel immigrants from the countryside build a replica of their
village. The area that had been derelict for years, became a prime
location. Every egg which one of the chickens laid in this place, was
wroth its weight in gold.

In down town Detroit, during the last ten years many local initiatives
by community activists have started to change the cityscape.
Squatting on and cultivating the many empty lots in the centre of the
city, the deprived communities have created rural landscapes and
village communities on an urban infrastructure. This urban and
social phenomenon is so striking that Kyong Park, the founder of
Storefront for Art and Architecture, New York, believes that it could
become a new urban paradigmx.

I did not expect to see similar community gardens in Beijing, like I


saw in Detroit and New-York Lower East Side. The reconstruction of
the city, and the tight policing of the space, I thought, would prevent
such activity. But on an empty lot, in what was the most industrial
area in southwest Beijing, there was one. The area, which belonged
to the village that used to be near by, was sold 10 years ago to a pri-
vate developer. As he could not develop the land it was taken by the
city government. The latter has not implemented a new plan and in
the last 5 years the site has been used to growing trees. Some pen-
sioners in the area decided to start growing organic vegetables
among the trees. They do it as a hobby to fill their time.
All of these places, like the area of the “disused” slaughter house
were doomed by new projects(ions) to “revitalize” these zones.
These re-development plans were about to erase the evidence of a
war that caused these areas to appear dead. This architecture dis-
places the victims of other wars ( or more precisely the same wars
but in other places) who found refuge in these dead zones. These
plans destroy an alternative future that was already there. This
architecture comes to extinguish an architecture of (an)other kind.

The Architecture of Transgression xi


“Transgression is neither violence in a divided world (in an ethical
world) nor a victory over limits (in a dialectical or revolutionary
world); and exactly for this reason, its role is to measure the exces-
sive distance that it opens at the heart of the limit and to trace the
flashing line that causes the limit to arise”. (M. Foucault, ‘A Preface
to Transgression’)

“Rather than stepping outside, breaking the law by breaking the line,
it is a question of “opening” a space within the old one, where open-
ing is not understood as a new space that can be occupied but as
an opening in the very idea of space, a loophole that is precisely not
a hole with its own borders, but a kind of pocket secreted within the
old sense of border”. (M Wigley, ‘The Architecture of
Deconstruction; Derrida’s Haunt’)

The “dead zones”, among them Campo Boario, have been squatted
in various ways. The transgressive act of squatting, of “taking
place”, is also “making a place” which is architecture’s constitutive
act. This latter act involves the disciplining of space and the creation
of a proper place by stabilizing it and giving it defined boundaries.
Differently, the act of squatting is such that it always takes place in
an improper place, and for itself always stays placeless. Squatting,
like de Certeau’s everyday tactics, is an action “which cannot count
on a “proper” place (a spatial or institutional localisation)…” and
“insinuates itself into the other’s place, fragmentarily, without taking
it over in its entirety.”xii
Squatting always takes place outside the constitutive space of the
law, the economic system and the (planning) maps. But if squatting
is outlawed activity, the acts it consists of inhabitation, commerce,
entertainment or political actions, for themselves are not illegal, and
they are part of the space of planning, law and social systems. Only
the act of “taking place” puts squatting outside the law. But, as the
law itself is what constitutes the interiority and exteriority “being out-
side the law is always to remain in its space”xiii. Squatting as a
transgressive activity actually maintains the space of the law and at
the same time transgresses it.
The operation that “take place” on the limit/boundary is what
Foucault named ‘Transgression’xiv. Transgression “is not related to
the limit as black to white, the prohibited to the lawful, the outside to
the inside, or as the open area of a building to its enclosed spaces.
Rather, their relationship takes the form of a spiral which no simple
fraction can exhaust”. Taking place in the boundary, which was sup-
posed to be a two dimensional concept, and making space in it, the
squatting forms an architecture of transgression.

The transgressive act of squatting identified the boundary of the law


of Campo Boario, which is of occupation, occupation not by some-
thing but by nothing, occupation which is a void. This law of the
space (written by global capitalism, by changes in the manufactur-
ing sector, and by urban planning methodologies and more) shifted
the place of the abandoned slaughterhouse from its physical, histor-
ical and social site, into the bank safes, to the virtual sphere of eco-
nomical maps where it became a lucrative space. This law of the
voided place also shifts the place from present (non)existence to
un- present future, to a suspended time. The transgressive act of
squatting in this zone, created a movement in this suspended place,
in this void.
However, the movement was not of a return to real space and time
but a movement that dislocated the void, from the actual space of
the Campo Boario to the virtual space of the economic system and
planning maps, which after, like waves or echo returned to haunt the
“Dead Zone” and strip it from its assumed identity. This act of trans-
gression, which opens the space to another and another space is a
generative act. Infected by the feedback which its movement cre-
ates the squatting itself is effected by its transgressive act. The
squatting, an act of leaning, or seating down, of grounding,
becomes a perpetuate movement, of nomadism. It must take place
over and over again.
Suspension
“I will be your mirror’: this is the formula of the subject. ‘We shall be
your favourite disappearing act!’: this is the slogan of the object. Yet
that disappearance also has to be the ‘appearing act’ of the Other.
For that is the only way for him to exist. What you engender in the
mode of production will never be anything but the image of yourself.
Only what comes to pass in the mode of disappearance is truly
other”.

What enabled the transgressive act of squatting was the production


of Campo Boario as a dead zone by the economic, social and plan-
ning systems. Intriguingly, what generates the act of transgression,
i.e. movement is a space of suspension which was opened by sys-
tems that constructed the urban space. At the same time a suspen-
sion that occurred inside these systems. Suspensions are not
unique to the time and space of the Campo Boario or to other dead
zones, which are present anywhere, not only at city edges, disused
industrial areas or bleak inner city neighborhoods. Actually, spaces
of suspension are never geographical zones. The Dead Zones
exists only, and are integral parts of planning and architectural prac-
tice. These suspensions are the distance that is opened up between
the architects intention and final project, between the drawing and
the building, between the architectural object and its users or mis-
users, between the site conditions and the global economic
demands, between the building and its media representations,
between the building and its ruins, and so on and so forth. Those
suspensions generate and even enable the profession to exist.
Suspension “at once institutes (an) architecture” but also “under-
mines it”xv.

1And in this . (point), the sign which does not have any spatiality,
and under(what is) mine, in what does not belong to me, and in
what is under the mine, the non-place, which is under the threshold
of digging, under any recognisable space, at the point where spac-
ing occurs, in this suspended space, in this boundary, where the
language betrays - transgression operates.

Gil Doron is a lecturer at UNL and UEL Schools of Architecture;


founder of Transgressive Architecture group
(http://www.geocities.com/transgressivearchitecture) and a member
of INURA. The ARTICLE is based on his Ph.D. thesis “The Dead
Zone & the Architecture of Transgression”. Part of it was first pub-
lished in Archis (04/2000). G_doron@yahoo.com

1Lorenzo, the last paragraph should be designed from right to left.

i Hebrew synonym for “wasteland”, “derelict area” or “void”, that is


used in the planning jargon.

ii Free adaptation form Jean Baudrillard, ‘The Perfect Crime’, Verso,


1994, pp. 85 “Objects in This Mirror”.
iii On the elusiveness and even non existence of the Dead Zones
see The Dead Zone and the architecture of transgression, Gil M.
Doron, Archis, April 2000, pp. 48
iv Robert Harbison, ‘The Built, the Unbuilt & the Unbuildable’,
Thames and Hudson, 1991, pp. 121

v “S,M,L,XL”, Rem Koolhaas and Bruce Mau, The Monacelli Press,


1995, pp. 206

vi In AnyPlace, The MIT Press, 1995. Morales defines the term as


void, absent, and also vague – However in the photograph of
Postdammer Platz, which illustrates his argument one can notice
clearly that the place which he refers to as a Terrain Vague is occu-
pied by, among others, caravan dwellers.

vii See also in “Island in a coded urban space” by Arch. Renate


Berg, in Possible Urban Worlds, Birkhauser, Zurich, 1998

viii From a conversation with J. Y. Tokunaga, Department of City


Planning, L.A.

ix Maxwell street Historic Preservation Coalition, see


http://www.openair.org/maxwell/preserve.html

x For more general discussion about the Architecture see ‘The


Dead Zone & The Architecture of Transgression’, City, Vol.4, No 2,
2000. ISSN 1360-4813
xi M de Certeau, ‘The Practice of Everyday Life’, University of
California Press, 1992.

xii M Wigley, ‘The Architecture of Deconstruction; Derrida’s Haunt’,


The MIT Press, Cambridge/London, 1996. p. 185
xiii Lack of proper place, placelessness, and repetition, the charac-
teristics of Transgression embody Deridda’s concept of “spacing”.
“Spacing is precisely not space but what Derrida describes as the
“becoming space” of that which is meant to be without space (pres-
ence, speech, spirit, ideas, and so on). It is that which opens up a
space, both in the sense of fissuring and established structure,
dividing it or complicating its limits, but also in the sense of produc-
ing space itself as an opening in the tradition”. Ibid. p. 73.

xiv The same effect Wigley refers to Spacing, ibid. p. 219.

Gil Doron
CV.03/03.04 Txp CT
Mettersi in Campo

Viene chiamato mattatoio, monte dei cocci, campo nomadi, ararat,


scuderia dei cavallari, campo profughi, o villaggio globale …per-
tanto tutte queste realtà sociali, economiche, politiche, coesistono
in un luogo dove le regole di coabitazione non sono stabilmente
definite.
Quest’ « altra città », o territorio incerto, è uno dei luoghi che stalker
esplora percorrendoli. E’ uno dei luoghi dove stalker si è momenta-
neamente fermato per mettersi in campo. Dopo aver svelato, con,
tra le altre cose, il viaggio intorno a Roma nel 95, questi « territori
attuali », instabili ed invisibili, percorribili in continuo attorno alla città
consolidata, stalker ha interrotto il suo cammino per iniziare un
nuovo percorso. Si è fermato in uno spazio di non-diritto, dove l’abi-
tare ed il vivere insieme si negoziano di nascosto. Ed ha iniziato un
laboratorio aprendo uno spazio pubblico di dialogo e di mediazione
creativa senza prescindere da regole consolidate.

Perchè parlare di stalker piuttosto che del campo boario? Per chi
scrive, queste due realtà sono intimamente legate in quanto Stalker,
nel mettersi in campo, interferisce con cio’ che accade in quel
mondo di mondi. Queste interferenze prendono diverse forme tutte
forse ricongiungibili ad un lavoro relazionale e communicativo che
non si schiera ma « gioca » con le tensioni e le rappresentazioni che
abbiamo gli uni degli altri e del mondo nel quale dobbiamo convi-
vere. Forse da quando ha cominciato il suo lavoro stalker ha sem-
pre e solo lavorato su Roma svelandone i processi di trasforma-
zione. Cio’ agendo su questi processi attraverso una strategia adat-
tiva di inter-azione, nella quale il coinvolgimento di attori e lo svela-
mento alla società di realtà rimosse, tramite media diversi, sono
strumenti di provocazione.

Perchè allora questo processo puo essere chiamato laboratorio?


qual’è l’oggetto della sperimentazione, quali sono le ipotesi, quali
sono i risultati attesi, quali sono le modalità di osservazione e valu-
tazione? Questi quesiti non vengono, a mia conoscenza, predefiniti
da chi agisce nel laboratorio. Ed è forse con questo atteggiamento
di stalker che il laboratorio boario si apre alla città, nel modo in cui
ci si relaziona, ci si ascolta e anche in cui si agisce. Feste, tappeto
volante, work-shops internazionali, conferenze,…, sono i materiali e
gli strumenti con i quali lavorano questi architetti contemporanei.
Produttori di spazio, di luoghi di abitazione e coabitazione, iniziatori
di processi. La tecnica dell’iniziare, l’arche techne quale possibile
interpretazione etimologica del lavoro di architettura.

Nel luglio 2000, nell’ambito del work-shop « ararat is calling », ci fu


una discussione sull’interesse di fare una « casa della città » a
campo boario. Questa poteva prendere diverse forme : un luogo di
informazione sui progetti previsti in quel luogo, uno spazio esposi-
tivo sui progetti della città che dal mattatoio andava a rinnovarsi, un
laboratorio locale sul campo boario. Non so cosa sia diventato
questo progetto, ma metteva in campo , proprio in queste diverse
forme possibili, delle culture urbane radicalmente diverse. Il lavoro
di stalker non è rimasto sospeso nell’aspettativa della decisione di
una di queste forme, e cio’ proprio perchè veniva preso un’atteggia-
mento di permanente ascolto, nel quale le forme prodotte vengono
in continuo rimodellate a seconda delle vicende. Il costruirsi del pro-
getto si iscrive allora in una temporalità del fra-tempo e non in quella
del disegno di un futuro pianificabile. In questo senso, il fermarsi di
stalker a campo boario fa eco al lavoro di esplorazione dei territori
attuali.

Proprio in quel territorio dove le leggi di coesistenza non sono


consolidate, si possono e si devono, in una situazione contrastata e
conflittuale, trovare accordi e modi di vivere che si adattino al tras-
formarsi delle circostanze.
Allora l’identificare, in campo boario, un insieme di circostanze che
esprimono molte delle questioni in gioco nella società contempora-
nea, è un gesto progettuale che apre forse ad una nuova genera-
zione di progetto.
La poietica e la poesia, che stalker sembra ricercare, è libera dalla
tensione verso una forma compiuta. L’orizzonte del progetto si dise-
gna lungo il percorso e si deforma a seconda delle vicende che
sono in campo. La realtà dei Kurdi, e degli altri profughi ed ospiti di
quel luogo, richiamano la città consolidata all’ascolto, all’ospitalità,
alla scoperta di mondi che si possono aprire in noi. Questo non cor-
risponde ad un qualsiasi esotismo, ma interroga proprio la cultura,
cioè quello che cresce, come viene cresciuto ed accompagnato
nella crescita.

La geografia scoperta in campo boario si disegna su frontiere a


geometria variabile, quelle delle lingue, delle religioni, delle condi-
zioni sociali, politiche, economiche. Tutto passa per un periodo, in
una mappa spazio temporale singolare fatta di transumanze stagio-
nali, di migrazioni storiche, di flussi diurni e notturni che partecipano
alla trasformazione di questo mondo.

Il seguire il proprio percorso artistico, politico, filosofico, confrontan-


dosi in permanenza con le situazioni nel quale viene prodotto, legit-
tima il lavoro su campo boario quale laboratorio di stalker e su stal-
ker. Le discipline e i saperi vi si confrontano, coinvolti in un’atto
communicativo e generativo. Arte e scienza sono coinvolti nel pro-
getto quale atto trasformativo del mondo e del modo in cui ci perce-
piamo e ci rappresentiamo il nostro esserci.
Allora l’opera di stalker si compie, forse, nell’arte di mettere, nel
mentre si produce, tutto il proprio lavoro in campo.

Alain Guez – LabAU – Parigi, 10 settembre 2001.


CV.03/03.05 Txp CT
What is architecture?

For Stalker, architecture is not a reliance to standardization and rep-


etitions, a psychosis for normality that — no matter how exotic and
bending their forms may be — dominates the psychology of its prac-
titioners. You could say that the recent formal (computer aided) or
materialistic (plastic or composite-based) freedom is merely illusion-
ary, if not, a big cover up of architecture’s absence of purpose and
meanings, a period of stasis in architecture.

Instead, Stalker explore abnormalities of architecture, especially


when it is about cities. They find the objects and spaces that are
incomplete or inconsistent, or things that are wrong or unexplain-
able. In short, architecture, for Stalker, is about examination on the
uncertainties in the built life, against the architecture that tries to
raise more certainties through their economic responsibilities, for an
example.
Stalker is also free from another psychosis in architecture; its over
dependency to buildings. Perhaps to illustrate that architecture is
not just about the designing and constructing buildings, their work is
physically ephemeral, functionally temporary, and process inten-
sive. Their walk through the hardly seen parts of Rome is an archi-
tecture in action, devoid of any construction, yet connecting the con-
structed edifices and, therefore, carving an elongated and intricate
passage through the architecture called Rome; a cinematically artic-
ulated landscape of social history. They see architecture as design
and construction of culture, in which buildings and spaces are mere-
ly the projections and documents of ever evolving social spaces.

Further, in appreciating the ordinary more than extraordinary, their


walk through Rome is a peaceful demonstration against the monu-
mentality of architecture, like a stroll after a dinner through the vil-
lage streets or the Zapatistas marching from Chiapas to Mexico
City. It is about the little people living with little things, like in Ararat,
an abandoned site occupied by abandoned people. In the new mil-
lennium for colonialism, domestic and international alike, Ararat is
where the non-participants of globalism must self-experiment with
the given territorial and cultural frictions, managing daily in this tiny
and walled space of simultaneity and compromises. From the sand-
wiches sold to the visitors and lectures, to a small cash bar for the
dance parties on their balconies, Stalker helps to generate an econ-
omy for the Kurdish refugees, whom that they share a building with.
For here architecture is about constructing a self sufficient and inde-
pendent space where an alternative state of existence is being real-
ized. No matter how miniscule and out of site this may be, it, never-
theless, is a seedling of something large and future.
Discontent with the authority of normality, their walking tour is like a
knife that cuts through the developments of urban defaults— the
prosperity of boredom— into the bleeding wound of a city, or cities,
that has yet to embrace everyone. Like their Transborderline
Project, Stalker’s urban hike suggests piercing, breaking, climbing
and under passing a web of 21st century feudalism, political or eco-
nomic, which has been established or denied by the practice and
buildings of architecture. Like the Disneyfication of urban develop-
ments, the illusions of “everything is all right” is spreading like AIDS,
from cities to cities, continents to continents, the disease of Generic
City. In presenting the neglected and discarded landscapes of cities,
Stalker’s journey bring forth the tension between official and unoffi-
cial, global and local, and control and chaos of urban landscape, a
contradiction that exists simultaneously, not singular, as we have
been made to believe. Cities for Stalker are always a bit out of
synch, layered over the other infinitely, always changing and never
being certain, mixing and blending into each other, like some kind of
electronic music. It is a space that is constantly fleeting, often in a
flash, and surprisingly more emotional than ever imagined. For
Stalker, city is a cinema and architecture is its montage. It’s no sur-
prise that they borrowed their name from a film.

Kyong Park
CV.03/03.06 Txp CT
STALKER E L’ORNITORINCO

Gli Stalker mi seccano. Cioè mi seccano alla maniera dell’ornitorin-


co che ha seccato la comunità scientifica dell’Ottocento, impelaga-
ta nella sua conclusiva necessità di sistemare tutto, di classificare
tutto. Pieni di razionalità, i naturalisti del British Museum non crede-
rono ai loro occhi quando ricevettero dall’Australia nel 1798 un ani-
male impagliato, patchwork improbabile di anatra (per il becco), di
castoro (per la coda) e di talpa (per il mantello), senza orecchie
apprenti, dalle zampe munite d’artigli e di pinne, presunto scavare
delle tane, fare delle uova e allattarre i suoi cuccioli. In un primo
tempo, si credette che si trattasse di uno scherzo di tassidermista
(la nostra solita e comoda tendenza a scartare dal campo del reale
ciò che non conosciamo), poi per ottantasei anni, si derivò dal
pesce all’uccello, dal mammifero al rettile... prima di creare alla fin
fine per questo puzzle una categoria quasi tutta sua, l’ordine dei
Monotremi che lui divide con la sua compatriota la echidna tanto per
non sentirsi solo.
Eppure quel povero ornitorinco non era responsabile. Gli Stalker
invece giocano consapevolmente a nascondino con le classi, gli
ordini, le famiglie e altri generi, specie e sottospecie. Giocano con
le etichette, un gioco che richiede molta abilità perché a voler esse-
re in ogni luogo si finisce a volte con l’essere in nessun luogo. In un
primo tempo si sono chiamati architetti in un paese e in un momen-
to in cui ci voleva una bella sfacciataggine per, sfidando apertamen-
te le barriere dell’accademismo e delle baronie (quelle degli incari-
chi, dell’università e del dibattito generale sulla città e sull’architet-
tura), affermare di fare gli architetti proprio esplorando Roma con lo
zaino in spalla per ridisegnarne una mappa mentale più forte anco-
ra di qualsiasi altra convenzione planimetrica del reale. Come
anche la veduta aerea fu sintomaticamente ideata nell’Ottocento
prima che l’aereo e la fotografia fossero inventati (si immaginava e
si ricostruiva mentalmente un punto di vista sperimentabile per il
solo pensiero), gli Stalker praticavano il pensiero critico come tecni-
ca cartografica per la quale il superare le palizzate e i muri favoriva
la trasgressione dei codici di lettura della città e del territorio.
“Territori attuali” era allora la loro parola d’ordine, la smania compul-
siva di muoversi la loro arma (dopo Roma, Berlino, Parigi o ancora
Miami li hanno visti passare). nella mia tassonomia personale, io
sistemavo quindi l’ornitorinco-Stalker nelle categorie incrociate
“architetti” (pressappoco) e “specie furtiva”.
Da allora, benché cercherebbero di riassicurarmi in tutti i modi, non
mi ci ritrovo più (o non li ritrovo più). Uno: dalle derive urbane sono
passati alle tesi socio-politico-umanitarie alla maniera del fenomeno
francese autoconsacrato degli “intellectuels”. Due: da spettatori colti
si sono trasmutato in produttori culturali, un salto quantico che meri-
terebbe un po` di riflessione. Tre: le loro mutazioni hanno generato
un effetto mediatico esponenziale (o il contrario? la solita storia
della gallina e dell’uovo...). Infatti, corteggiati, adulati meno dagli
ambienti dell’architettura (non dimenticare che hanno tradotto l’orto-
dossia) che da quelli dell’arte (dove la parola “architettura” si vende
bene, in tutti i sensi del termine), vengono spinti a produrre del
materiale visuale esponibile per gallerie, del discorso stampabile
per cataloghi, dell’ennesimo racconto di tale o tal’altra azione for-
mattabile per conferenze. Le istituzioni si interessano a loro,
l’Istituzione li interessa: fatto sta che hanno sostituito le loro valigie
di esploratori con quelle di artisti che alcuni vorrebbero ufficiali, e
che saltano senza tregua da un aereo all’altro, da un vernissage o
da un gabinetto ufficiale ad un altro. Dopo la strategia di conquista,
la guerra di posizione o delle posizioni: mi piacciono quando sono
mobili su territori rugosi, li vedo ora intenti a dimenarsi sul dorso dei
tappeti – che non volano tutti. Dal territorio al politico-sociale, dalla
clandestinità come credo e tecnica alla gestine mediatico-PR, non
è criticabile cambiare o evolversi, può anche rivelarsi necessario:
ne pagò il prezzo Darwin contro le intolleranze dell’immobilismo. Ma
l’evoluzione darwiniana corrispondeva ad una logica vitale, ad un
progetto implicito. Che gli Stalker chiariscano il loro (sarò il lettore
più attento di questo libro) e saprò allora dove sistemarli nella mia
nevrosi classificatrice che, da amici, mi perdoneranno. E così, da
naturalista, sarò forse meno seccato.
Yves Nacher
CV.03/03.07 Txp CT
THE ITALIAN MIRACLE

During the past few months, two interdisciplinary young Italian col-
lectives, STALKER and A12, have taken the European scene by
storm with their ever-increasing feverish activities. The collectives'
urban projects combine architects, landscape architects, scientists
and artists, to name a few. Stalker's current project, Xenobi.
City of Strangers, is "a project about the intrinsic energy of the dia-
spora city , which triggers collaborations with nomads, immigrants,
passers-by, migrant monks, spectators, tourists."
The point of departure for this project with "inquiet borders" as puts
it poet Meena Alexander is Campo Boario, a unique place in Rome.
Stalker's urban interventions seldom need a commissioner; rather,
they are self-organized, and operate in a place "which does not
need a tabula rasa to be recuperated." Instead of the tabula rasa,
Stalker perceives at Campo Boario the need for attentive and
responsive interaction with the existing context. Its activity adds
layers of growth, choice and change to the complex, dynamic
system of the city. Campo Boario is a vast vacant area in Rome,
used for special events, and appropriated at different times by diffe-
rent communities. Its function reflects Stalker's interest in empty
spaces that are abandoned and/or undergoing transformation.
The Campo Boario project was initiated when the 1999 Biennial of
Young Mediterranean Artists opened in the nearby Mattatoio area.
Initially, Stalker temporarily transformed Piazza Boario into Piazza
Kurdistan, allowing for an exchange of ideas among/about?? the
Kurdish community in Rome. Among the numerous exciting events
organized by Stalker in recent months in Campo Boario, a very
important event took place on November 13, 1999. It was a presen-
tation by Asako Iwama who, together with Stalker, had arranged a
dinner party. Iwama is the founder of the Pop Up Cafe, a roving
venue which in recent years has invaded urban in-between-spaces
in Tokyo with street concerts, meals, conferences, projections??.
Like their A12 colleagues who work in-between Geneva and Milan,
Stalker too is setting up laboratories for urban research focusing on
the city's interstitial spaces. This interest in urban interstices and the
interdisciplinary approach link this new generation to experimental
architects of the 1960s, such as Cedric Price, or even earlier, Alison
and Peter Smithson. In an interview I conducted a few weeks ago
with Peter Smithson, he emphasized that urban in-between spaces
and interstices are now more important than they have ever been:
"I think that the critical thing to work through now is the space bet-
ween. Most of the world out there is a nightmare.
Last winter I worked in Montreal, and on the way from the interna-
tional airport to the city there was one factory after another, one
group of dwellings. it was unbelievable. And it happened so fast:
within twenty years, a generation has practically wiped out the
notion of architecture. But there is no sense of the collective, of the
space in-between: all the buildings are constructed as if they existed
only in and of themselves." (Peter Smithson, interviewed by the
author). After writing this text, I had the opportunity to see the work
of Cliostraat, another very interesting group from Italy, which deser-
ves a separate review.
Hans Ulrich Obrist
CV.03/03.08 Txp CT
XENOBIA. La città, gli stranieri e il divenire dello spazio pubblico.

Nella storia dell’arte contemporanea si è fatto particolare riferimen-


to al contesto nella prospettiva delle opere cosiddette site specific.
Tale concezione è oggi oggetto di ridefinizione critica: il contesto
non è più solo il luogo dove l’opera viene realizzata (quindi in una
accezione prettamente geografica e spaziale), ma si configura
anche in base alle relazioni sociali che in quel luogo preesistono o
che l’opera contribuisce a creare. Fondendo l’aspetto sociale con
quello spaziale, la relazione con il luogo, queste nuove strategie
estetiche riformulano l’approccio al contesto, non più visto come
semplice ‘contenitore’ o ‘area’, ma come elemento su cui si costitui-
sce l’identità stessa dell’opera d’arte, degli artisti e dei loro spazi di
intervento. La società, calata nella sua dimensione metropolitana,
diviene allora la materia da modellare e il campo in cui agire, tenen-
do conto della sua complessità e delle sue stratificazioni. Si defini-
sce così una nuova coscienza estetica orientata ad intervenire atti-
vamente nel contesto, assumendosi la responsabilità di costruire e
progettare – l’arte, la città, la società.
A differenza dalle operazioni situazioniste che utilizzavano il gioco,
il nomadismo o l’avventura come pratiche dirompenti a servizio di
un progetto rivoluzionario e ideologico (Debord), che vedeva nell’ur-
banistica unitaria, con la New Babylon di Constant, lo strumento per
realizzare una nuova società, nelle pratiche contemporanee il pro-
getto ha caratteri ben più pragmatici. Oggi ci troviamo di fronte ad
una proposta concreta, ad un progetto politico e culturale alternati-
vo, che individua nelle situazioni critiche di fatto e nelle zone d’om-
bra dell’abbandono e del confine l’ambito del proprio agire, secon-
do modalità di intervento non individuali, che trovano una propria
definizione e legittimità nella collettività stessa.

In questa prospettiva si inserisce il progetto Xenobia, progetto che


si fonda sulla sperimentazione di pratiche che utilizzano l’arte, la
progettazione e la pianificazione di luoghi e di spazi a scopo di inte-
grazione sociale e di riflessione. Principio cardine di questa ricerca
è la nozione di ‘attraversamento’, intesa come passaggio e supera-
mento di confini, identità, culture. In particolare, e in riferimento alla
città, ciò che si vuole attraversare sono i pregiudizi, le categorie pre-
definite, le gabbie concettuali che impediscono di superare la soglia
della diffidenza e della ghettizzazione, le categorie di identificazio-
ne geografico-spaziale (i confini), sociale (identità) e culturale, ma
anche quelle che si è soliti utilizzare per la definizione di pratica arti-
stica.
In questo senso, più che un progetto, Xenobia è definibile come un
‘processo’, che si è innescato e che prosegue al di là della sua ori-
ginaria delimitazione.

Luogo di sperimentazione e di ricerca è stato il Campo Boario, non


distante dal centro di Roma, una zona apparentemente abbandona-
ta dove, invece, convivono pacificamente alcune comunità di stra-
nieri in modo abusivo. Il Campo Boario è una di quelle aree sottrat-
te alle normali logiche economiche che regolano tutti gli spazi nelle
città, dove si è creata una situazione spontanea di convivenza paci-
fica tra diverse comunità di clandestini.
Il progetto ha visto la partecipazione di artisti, architetti, critici italia-
ni e stranieri, e in primo luogo del gruppo Stalker, a cui si deve l’in-
dividuazione dell’area e la responsabilità di esserne divenuti i pro-
motori e coordinatori culturali (oltre che autori di molti degli interven-
ti). La riflessione degli artisti si è concentrata su un’idea di città inte-
sa come complesso di relazioni sociali, che si generano e si svilup-
pano spontaneamente, piuttosto che come ambiente urbano piani-
ficato, organizzato e gestito da istituzioni pubbliche, o da interessi
privati, dettati da esigenze di controllo e di profitto, e legittimato da
criteri come l’efficienza e la bellezza. Categorie che a loro volta deri-
vano da una struttura giuridica e sociale che utilizza i metodi della
classificazione e della divisione per gruppi e aree ai fini del control-
lo e della sicurezza sociale. A questo proposito, il progetto degli
Stalker della Carta di non identità, solo per citare un esempio, oltre
che affrontare il problema dei diritti degli stranieri clandestini privi di
qualsiasi riconoscimento, pone l’accento sul concetto di identità e
sulla sua classificazione giuridica, che nella società contemporanea
è la base di ogni discriminazione sociale. Secondo quanto enuncia-
to da Jean-Loup Amselle, “lasciando ad ogni individuo la libertà
identitaria, cioè rinunciando ad assegnare a un individuo qualunque
una identità data”, si rinuncerà a classificare gli individui in gruppi
sociali, evitandone la discriminazione. Siamo di fronte ad un’idea di
autodeterminazione che si estende anche al diritto di decidere col-
lettivamente della destinazione e dell’utilizzo di luoghi, non seguen-
do necessariamente le logiche di economia urbana.
Così facendo l’arte acquisisce una valenza sociale ed estetica, che
vede nell’intervento sul sito una condizione di scambio reciproco tra
il contesto e l’opera d’arte, che interviene sull’identità di entrambi,
oltrepassando i limiti tra culture e aprendo la strada per un’arte che
abbia la possibilità e la facoltà di partecipare in pratiche sociali e
culturali più ampie. In questa prospettiva, progetti come Serenate di
Matteo Fraterno, che ha visto la messa in scena, in un immaginario
set cinematografico, di un matrimonio Rom con la partecipazione di
tutte le comunità del Campo Boario (rom, curdi, senegalesi, stallie-
ri e un gruppo di suonatori napoletani), o il Pop Up Cafè di Asako
Iwama, grande banchetto pubblico con piatti di varie provenienze
(giapponese, curda e rom), fino al Tappeto Volante degli Stalker,
realizzato in collaborazione con la comunità curda del Campo
Boario e con le stesse tecniche artigianali dei tappeti orientali, sono
tutti progetti che tendono a “far scomparire le frontiere e le barriere
tra i gruppi, mescolandoli socialmente: questo sembra essere il solo
modo di contrastare la razzializzazione in atto nel quadro della glo-
balizzazione” (Amselle, 1999).
Bartolomeo Pietromarchi
CV.03/03.09 Txp CT
La réinvention du monde

‘Qu'est ce qu'un cours d'histoire ou de philosophie comparés à la


discipline qui consiste à toujours regarder ce qui est à voir’ (Henry
David Thoreau)

Pendant longtemps, les hommes observaient, ils écoutaient, ils


sentaient ce qui était autour d'eux. D'abord, ils firent comme les
animaux. Comme eux, ils étaient aux aguets. Souvent, ils avaient
peur. Parfois, ils admiraient. Le pius souvent, ils admiraient les
animaux qui leur faisaient peur. La terreur éveillait en eux le
sentiment du beau. Puis vint le temps de l'inventaire. Peu à peu, les
étres humains se mirent à comprendre. Progressivernewr;\5
prévoyèrent. Et parce qu'ils comprenalent, parce qu'ils prévoyaient,
ils devenaient de plus en pius humains et ils prenaíent avec eux,
non pius seulement mentalement mais physiquement, les animaux
qui leur sembialent bons pour eux. Et puis les hommes eurent de
moins en moins peur de ce qui les entourait. Ils regardèrent toutes
choses de haut. Il leur sembialt que le monde entier était entré dans
leurs livres, dans leurs ménageries et dans leurs musées. Et ils
crurent que cela suffisait. Des quantités de mots et d'images se
mirent peu à peu à prendre la piace des créatures qu'ils avaient
d'abord servies à désigner. C'était le temps des grands récits et des
théories. Les hommes n'avaient pius peur. Il leur sembiait que les
mots et les images avaient une vie propre, qu'un nouveau monde,
mille fois pius vertigineux que l'autre, s'était mis à exister. Pendant
ce temps, le monde réel s'abImait. Ceux qui auraient dú en prendre
soin s'occupaient d'autres choses. La vie était livrée à la convoitise
des moins cultivés. Et un grand nombre d'étres vivants qu'on ne
connaissait pas encore commenga à disparaltre, emportant avee
soi de précieux secrets. Pendant ce ternps, les musées et les livres
révéiaient leurs limites. Il y en avait trop, on ne savait plus quoi en
faire. On réalisa alors que le monde ne contiendrait jamais ni dans
les livres, ni dans les musées. On réalisa que les choses ne
seraient jamais elles mémes hors de l'espace dans Iequel elles se
piaisent à inventer naturellement des formes, des couleurs, des
histoires, des musiques et des odeurs nouvelles. On réalisa que le
monde était ce grand roman auquel on avait révé et qu'on avait cru
réaliser dans les livres. Alors, l'homme se mit à regarder de
nouveau autour de lui. Comme un enfant prodigue, il revint jusqu'à
sa maison. Et sa maison c'était la terre. Ce qu'il avait voulu ciasser
et enclóre dans les jardins, dans les musées et dans les livres, il
désira lui rendre la liberté. Ce qu'il avait souhaité immobile, il le
voulait à présent mouvant. Après avoir été reproduit, de nouveau le
monde allait se reproduire. Certes, queiques hommes réalisèrent
encore des actes immodestes comme de signer le ciel ou de
construire un socie pour la terre,, mais c'était comme pour aider
leurs sembiabies à ouvrir les yeux. Désormais, on n'avait pius
besoin de bátir de nouveaux musées, on n'avait plus besoin de
dessiner les limites de nouveaux jardins. Le regard des hommes
était devenu le pius beau et le plus grand des musées. Et la terre,
la mer et le ciel en constituaient les richesses.
Guy Tortosa
CV.03/03.10 Txp CT
Rifare terra comune

Ci sono ancora nelle nostre città luoghi che conservano nei sedi-
menti più profondi della loro storia, nelle loro più antiche topografie
culturali, le tracce di usi dello spazio ormai desueti e dimenticati.
Luoghi che ci rivelano la difficoltà, l’incapacità (a volte, semplice-
mente il rifiuto) che abbiamo di pensare e immaginare gli spazi dove
abitiamo in altri modi, di riconoscerne altre possibili configurazioni.
A Roma, la nemesi storica innescata dalla creativa necessità di
coloro che negli ultimi anni, ciascuno seguendo propri percorsi,
hanno occupato l’area dell’ex mattatoio lungo il Tevere ha riportato,
forse dovremmo dire richiamato, in quella parte di città che antica-
mente era conosciuta come il “prato dei popoli” alcune delle molte
popolazioni che oggi abitano o transitano per la città. Questo «gran-
de vuoto», come lo definisce nel suo progetto il comune di Roma, è
pieno di persone e di storie diverse: ci sono i rom Calderasha che
qui sostano per una parte dell’anno; i “Cavallari” con le loro caroz-
zelle; un gruppo di Senegalesi; singoli occupanti come Ornella, pro-
fuga giuliana; associazioni culturali aperte al quartiere e alla città
come il Villaggio Globale e il centro curdo Ararat. Insomma, un
«vuoto» piuttosto affollato. Entrare al Campo Boario sapendo che
nei suoi sostrati c’è ancora la memoria (i semi?) di un “prato dei
popoli” ci può allora aiutare a completare la topografia del luogo
«con le sue associazioni umane» a «intensificare il senso di noi
stessi come abitanti non solo di un paese geografico, ma di un
paese della mente». (S. Heaney)

Ci troviamo dentro uno di quei margini urbani che per molto tempo
la città ha percepito e trattato come estraneo ad essa, qualcosa che
da un lato le apparteneva profondamente e dall’altra rifiutava e
rigettava come uno scarto, un avanzo lasciato a se stesso, abban-
donato. Ma come spesso accade con gli scarti, con gli avanzi – il
monte di Testaccio è là fuori - anche questo resto di città ha avuto,
proprio perché a lungo dimenticato, un’altra vita. Dentro l’area del-
l’ex mattatoio si sono così sedimentati nel tempo differenti usi socia-
li, si sono sperimentate delicate dinamiche di convivenza e di auto-
organizzazione. Si è creato, in altre parole, lo spazio per qualcosa
di nuovo e allo stesso tempo di molto antico: un piccolo, concreto e
difficile tentativo di rifare «terra comune» dentro lo spazio della città.
Questo mi sembra uno degli aspetti più interessanti dell’esperienza
portata avanti negli ultimi anni al Campo Boario, assieme alla volon-
tà di riallacciare i fili con quella tradizione civica delle città italiane
che a lungo ha assicurato l’ospitalità agli stranieri.

Questa idea di «terra comune» ha radici profonde e si rifà a un’im-


portante fenomeno un tempo diffuso ampiamente in tutta Italia, dal
Trentino Alto Adige alla Sardegna, e in gran parte dell’Europa: la tra-
dizione degli «usi civici», dei Commons inglesi, delle Gemeinheit
tedesche, tutte antiche forme di proprietà collettiva con aspetti
diversi a seconda dei luoghi, dei tempi e delle vicende storiche. Dal
punto di vista giuridico, gli usi civici costituiscono l’insieme dei dirit-
ti che una collettività di persone, una comunità di cittadini, esercita
su una parte dei terreni (anche di quelli privati) del comune o della
frazione a cui appartiene. Senza distinzioni tra chi è originario di
quel luogo e chi no, ma solo in quanto suo abitante e residente. Si
tratta, in generale, di diritti d’uso che, senza investire la proprietà del
fondo, rimandano a un uso comune dell’ambiente che si abita e alla
condivisione tanto dei suoi beni in natura, delle sue «utilità», quan-
to delle responsabilità necessarie per mantenerle. Nel passato,
questi diritti avevano un ruolo fondamentale nella sopravvivenza
della maggior parte delle popolazioni, che abitavano in campagna o
in montagna. Le utilità, gli usi, che le persone potevano trarre dalla
terra comune per il proprio sostentamento erano molteplici: si anda-
va dal diritto di pascolare il bestiame sui terreni non lavorati a quel-
lo di tagliarne l’erba; dal diritto di raccogliere la legna per riscaldar-
si in un dato bosco fino a quello di ottenere una parte del legname
o delle pietre necessario per la costruzione della propria casa; dal
diritto di passaggio su un particolare fondo (per esempio nei casi di
allevamento itinerante) fino a quello di potervi seminare, cacciare
oppure pescare, etc. Col tempo questi diritti d’uso subirono notevo-
li influssi, a volte adattandosi a nuove situazioni e concetti, più spes-
so subendo l’aperta ostilità e condanna, fino a quando con la nasci-
ta del liberalismo la maggior parte delle terre comuni furono circon-
date e rinchiuse dietro le recinzioni. E’ a questo punto della storia
che l’ambiente cambia statuto e si trasforma in una risorsa econo-
mica, ora però esclusa a quella maggioranza di persone che fino ad
allora vi aveva fondato la propria «economia morale della sopravvi-
venza» (Illich).

E oggi? Come possiamo recuperare e allargare gli usi civici, adat-


tandoli a un contesto molto cambiato? Nonostante la loro origine sia
legata al mondo agrario, gli usi civici conservano ancora un senso
e possono offrirci stimoli importanti anche per ripensare il futuro di
molti degli spazi interni o intorno alle città. Nuove utilità possono
essere trovate, mentre immutata rimane la loro capacità di umaniz-
zare l’ambiente in cui si vive. C’è infatti nell’idea di terra comune
una possibilità connessa alla sopravvivenza sociale e culturale delle
persone (anche di quella legata alla loro territorialità, al loro avere
luogo), che si scontra con l’idea di una città chiusa su se stessa, che
rinuncia e cancella – anche concretamente, recintandoli – tutti i suoi
spazi di connessione e di raccordo, le sue soglie, i suoi margini: la
strada innazitutto, ma anche le piazze, i mercati, i giardini, le stazio-
ni, molte aree marginali e abbandonate che potrebbero essere sot-
tratte alla speculazione. Insomma, tutti quei vuoti che rendono una
città abitabile.

Sapremo recuperare luoghi aperti all’alterità che sempre più nume-


rosa si rifugia o transita attraverso le città? Spazi comuni dove
«essere se stessi senza chiudersi agli altri e dove aprirsi agli altri
senza perdere se stessi?» (Glissant) Sapremo trovare, come si
augurava qualche anno fa Colin Ward in un seminario alla London
School of Economics, spazi «per il dissenso e l’anticonformismo»?
Tanto per quello che si manifesta nei modi di insediamento come in
quello che tocca altri aspetti della vita? Spazi dove una società ege-
mone sia capace di aprirsi, senza dominarle, anche a quelle comu-
nità e popoli che viceversa non hanno nessuna intenzione di diven-
tare subalterni?

Queste sono, in fondo, alcune delle questioni che nascono di fron-


te alla complessa geografia umana che incontriamo nel Campo
Boario: profughi, nomadi, immigrati, gruppi marginali, riuniti in uno
spazio “scomodo” che sfugge a qualunque criterio pianificatore.
Questa è, in fondo, la grande qualità insita nella terra comune, quel-
la di costituire spazi permeabili in grado di accogliere e ospitare cul-
ture diverse, accomunandole però nello stesso paesaggio. Luoghi
da usare per vivere e esercitarsi in quella difficile pratica dell’esse-
re assieme, della conoscenza di una verità del mondo altrove
rimossa, conoscenza fatta di osservazione e ascolto, di passi avan-
ti, esitazioni e ripensamenti, di esperienze che si scambiano a par-
tire dalla vita quotidiana.

Rifare terra comune diventa allora una forma per rimettere al centro
del nostro interesse le persone e le loro necessità. E’ la possibilità
di ricostituire quegli spazi che rendono vivibile uno spazio e possi-
bile il sostare, l’incontrarsi, il condividere, il godere, l’abbandonarsi.
Usi “antichi” che oggi invece sembrano spaventare terribilmente.
Forse, come ci ricorda Agamben (La comunità che viene, Bollati
Boringhieri, 2001), «agio è il nome proprio di questo spazio irrapre-
sentabile, [...] lo spazio accanto (ad-jacens, adjacentia), il luogo
vuoto in cui è possibile per ciascuno muoversi liberamente, in una
costellazione semantica in cui la prossimità spaziale confina col
tempo opportuno (ad-agio, aver agio) e la comodità con la giusta
relazione». Sono questi gli spazi che più mancano oggi nelle città.
Sono questi gli spazi che rifare terra comune può aiutarci a ritrova-
re.

ps: Accade spesso che immagini, esperienze e stimoli che appar-


tengono a un luogo preciso si intreccino con altri che provengono o
rimandano a geografie differenti. Questo breve testo sul Campo
Boario nasce così anche dal rimescolamento delle presenze di altre
due città che un giorno di luglio si sono ritrovate riunite nello stesso
discorso. Queste città sono la Genova del G8 ascoltata da Sarajevo
pensando a Roma. La terra comune, che consentiva l’essere assie-
me degli abitanti di Sarajevo senza costringerli o ridurli entro un’ap-
partenenza specifica, è stata devastata e bruciata da quattro anni di
assedio. E oggi, dopo sei anni di una pace molto presunta, la città
rimane sotto l’invisibile assedio delle mine che ancora la circonda-
no. A Genova, la terra comune è stata cancellata dall’arroganza di
un potere che concepisce lo spazio della città solo in termini di zone
di pericolosità e come strumento di controllo politico.
Piero Zanini
volume:

C B . 0 3 / L A B O R AT O R I O B O A R I O

folder:
CB.03/Laboratorio Boario

CB.03/01.Boario Thermea
File list:

code typology author title

CB.03/01.01 Txt CT Alfonso Perrotta L’incontro con Stalker e alla nascita del laboratorio Boario
CB.03/01.02 GRF AI Alberto Iacovoni
CB.03/01.03-05 IMG AL Armin Linke
CB.03/01.06-07 GRF AI Alberto Iacovoni Ararat is calling
CB.03/01.08 Txt CT Il segretario Giorgio Laboratorio Boario: verso una città delle diversità
CB.03/01.09 VS AI Aldo Innocenzi
CB.03/01.10 Txt CT Jacopo Gallico ...alle pendici del Monte Ararat
CB.03/01.11-14 IMG AL Armin Linke
CB.03/01.15-16 IMG RO Romolo Ottaviani
CB.03/01.17 Txt CT Romolo Ottaviani Documentare
CB.03/01.18-19IMG S:ON
CB.03/01.20 Txt CT Stalker.arch
CB.03/01.21 IMG S.ON
CB.03/01.22 Txt CT Laboratorio Boario, verso uno sviluppo sostenibile
CB.03/01.23 IMG AL Armin Linke
CB.03/01.24 Txt CT Peter Lang The Diagram
CB.03/01.25 GRF Peter Lang
CB.03/01.26 Txt TP Programma ‘Bring the Noise. Ararat Pop-up Disco’
CB.03/01.27 GRF S.ON ‘Bring the Noise’
CB.03/01.28 IMG AL Armin Linke
CB.03/01.29 GRF AI Alberto Iacovoni
CB.03/01.30 Txt CT Han Theyssens Un insieme unico vissuto da una bolla di sapone

CB.03/02.Concorso
File list:

code typology author title

CB.03/02.01 Txt TP Bando di concorso d’idee per il Foro Boario (Ita/En)


CB.03/02.02 IMG S.ON Immagine aerea Campo Boario
CB.03/02.03 GRF Mappa del Campo Boario
CB.03/02.04-18 GRF Illustrazioni dei progetti selezionati
CB.03/02.19 VS AI Aldo Innocenzi Lavori della giuria

CB.03/03.Saggi critici
File list:

code typology author title

CB.03/03.01 Txt CT Stefano Boeri Muri


CB.03/03.02 Txt CT Emanuela De Cecco Confine vs confidenza
CB.03/03.03 Txt CT Gil Doron The Dead Zone and the Architecture of Transgression
CB.03/03.04 Txt CT Alain Guez Mettersi in campo
CB.03/03.05 Txt CT Kyong Park What is Architecture?
CB.03/03.06 Txt CT Yves Nacher Stalker e l’ornitorinco
CB.03/03.07 Txt CT Hans Ulrich Obrist The Italian Miracle
CB.03/03.08 Txt CT Bartolomeo Pietromarchi Xenobia. La città, gli stranieri e il divenire dello spazio pubblico
CB.03/03.09 Txt CT Guy Tortosa La Reinvention du Monde
CB.03/03.10 Txt CT Pietro Zanini Rifare terra comune
volume:

CB.04.AR.02.IS.01/IL TAPPETO VOLANTE


Tappeto Volante; installazione itinerante: rielaborazione in corda e rame del soffitto ligneo
della Cappella Palatina di Palermo, su commissione del Ministero degli Affari Esteri e della
Fondazione Orestiadi di Gibellina.

Flying Carpet; itinerant installation: recreation in rope and copper of the ceiling of Palatine
Chapel in Palermo, on commission by the Ministry of Foreign Affairs and the Orestiadi Foundation
of Gibellina (Sicily).

folder:
CB.04.AR.02.IS.01/Il Tappeto Volante

CB.04.AR.02.IS.01/Il Tappeto Volante

Novembre - Dicembre 2000:


Costruito al laboratorio multiculturale Ararat con le comunità del Campo Boario.

November- December 2000:


Constructed at the Multicultural laboratory Ararat with the communities of the Campo Boario.

I Viaggi del Tappeto Volante 2000-2006/Flying Carpet’s travels 2000-2006:

Roma, Fondazione A. Olivetti, 20 dicembre 2000 – 20 gennaio 2001.


Tunisi, Palazzo Dar Bach-Hamba,15 febbraio - 15 marzo 2001.
Venezia, Tolentini (IUAV), 6 - 8 giugno 2001.
Sarajevo, Mac (Mine Action Center), 16 -18 luglio 2001.
Tirana, Chinese pavillion, 20 settembre 20 ottobre 2001.
Salonicco, Alatza Imaret, 8 dicembre- 8 gennaio 2001.
Roma, Accademia d’Egitto, 5 -15 aprile 2002.
Cairo, Galleria Akenathon, 28 Aprile - 28 Maggio 2002.
Amman, Hall Center,10 – 25 luglio 2002.
Damasco, Beit Nizam,18 maggio - 18 giugno 2003.
Sana’a, Centro fieristico, 29 dicembre 2003 – 10 gennaio 2004.
Ryad, King Abdoul Aziz Foundation, 25 gennaio – 25 febbraio 2004.
Doha, Doha cultural Festival, 18 marzo – 7 aprile 2004.
Abu Dhabi, Abu Dhabi Culture Foundation, 18 ottobre- 11 novembre 2004.
Karachi, Frere Hall, 28 aprile - 20 maggio 2005.
Islamabad, Faisal Mosque Campus, 25 maggio - 25 giugno 2005.
Muscat, Culture Festival, 12 gennaio - 11 febbraio 2006.
Otranto, Castello Aragonese, 27 luglio – 15 settembre 2007.
AR.02.IS.01/01 Txp TP

Un tappeto che volerà su e giù per la storia e la geografia del Mediterraneo


tessendo nuovi e antichi legami sociali e culturali tra le due sponde.
E' una rielaborazione in corda e rame del soffitto ligneo della Cappella
Palatina di Palermo, accompagnata da un viaggio sonoro alla ricerca delle
origini iraniche del manufatto.

41472 corde di canapa con terminali in rame calando da un


telaio sospeso avvicineranno le articolate geometrie del soffitto ligneo
della Cappella Palatina.
1710 sezioni di 24 corde ciascuna sono state elaborate per dare
una approssimazione quanto più vicina al reale profilo del soffitto ligneo.
AR.02.IS.01/02-03 IMG S.0N
AR.02.IS.01/04 Txp CT
..eppur si muove

A ripensarlo oggi a 7 anni di distanza, sembra un po’ un miraggio, tra


tutto il rumore dei tanti falsi movimenti di questa stagione di
devozione alla confezione.

Eravamo nel 1999 e mi trovavo a essere il filo di congiunzione tra


una serie di soggetti istituzionali , che non si conoscevano bene,
parlavano lingue diverse, agivano su scale diverse e avevano deciso
di darsi un obiettivo comune.
Fu la Fondazione Orestiadi di Gibellina ( storica fondazione siciliana
che dalla dislocazione drammatica e forzata dopo il terremoto del
Belice, ha cercato la chiave della rinascita di una comunità nella la
ricerca artistica e nell’ospitalità di nuovi linguaggi ) a darmi l’incarico
di integrare la sua attività con quella degli uffici culturali del MAE e
di un pletorico comitato scientifico di nomina ministeriale , in vista
della produzione di quella che sarebbe dovuta essere la grande
mostra : Islam in Sicilia, destinata a diventare ambasciatore italiano
in tutti i paesi del bacino mediterraneo.
Oltre i due protagonisti principali, convergevano in quella iniziativa le
principali e differenti scuole di studiosi del mondo islamico ,
numerose sovrintendenze, musei, e altrettanti organismi che
sostenevano finanziariamente l’operazione.

Pur non essendo estranea alle fatiche e alle capriole della tessitura
istituzionale, la mia lunga esperienza professionale si impigliò ben
presto nella rete dei tiri incrociati delle diplomazie, non prima però –
con una intuizione che sarebbe stata piena di rivelazioni – di aver
intravisto un interstizio inesplorato su cui potersi applicare e lasciare
un segno.
Mi ero voluta trattenere la ricerca di una soluzione a un problema
che ritenevo un nodo davvero sensibile per il risultato della mostra
( che si annunciava troppo ambiziosa) e che rappresentava una mia
sfida personale.
La questione riguardava come integrare un linguaggio artistico
contemporaneo a una serie di reperti e espressioni creative
tradizionali, con una modalità che non si affidasse alle nuove
tecnologie e a immagini spettacolari da fruire passivamente ( che,
per mia diretta esperienza, stavano bombardando e seducendo tutti
quei paesi del Mediterraneo, recenti alleati di Bruxelles nel
programma MEDA , nato dalla Conferenza di Barcellona) .
L’interrogativo riguardava il soffitto ligneo a muqarnas della Cappella
palatina di Palermo - opera di maestranze di origine indoeuropee-
persiane – e le modalità con cui si sarebbero potute tradurre quelle
geometrie e i volumi dipinti con terre naturali. Ma soprattutto come si
sarebbe riusciti a riproporre il significato profondo di quel magnifico
risultato , frutto della sapienza di un’epoca che aveva saputo
accogliere, scambiare, far fiorire i semi maturi della diversità
culturale, esibendoli come avventura di conoscenza, allargamento
dei confini, nuova geografia culturale che conosceva l’arte
dell’innesto.

Non si tratta di tanto tempo fa. Ma a Roma in quella stagione (in un


soffio sarebbe deflagrato l’11 settembre! ) serpeggiava un’ atmosfera
di fluidità, si poteva venire a contatto con situazioni dinamiche in
luoghi di aggregazione, di sperimentazione, di curiosa attenzione
non ideologica verso insorgenti dinamiche sociali o accadimenti
nevralgici che occupavano la cronaca .
Molti di questi segnali sarebbero presto scomparsi o si sarebbero
ingessati dentro più obbedienti recinti.
Fu dunque abbastanza semplice per la mia bussola individuare gli
Stalker, un gruppo di giovani architetti-urbanisti-geografi romani che
in modo ludicamente provocatorio – non per questo meno profetico-
della città attraversavano a piedi le smagliature, i lembi scuciti , le
superfetazioni
impresentabili, lasciando sul terreno segni non monumentali,
piuttosto incontrando, ascoltando, trattenendo, rivelando storie di
conflitti attuali, di incurie complici, di rimozioni sepolte. Molto
recentemente avevano intercettato la comunità kurda accorsa a
Roma intorno a loro leader Ocalan, inaugurando a Campo Boario
una stagione di accoglienza e di ospitalità , che avrebbe operato con
quegli strumenti e pratiche, che sono poi il filo conduttore del
racconto di questo libro ancora aperto.

La soluzione che cercavo si affacciò poeticamente e


pragmaticamente al primo incontro con Lorenzo, in un caffè
all’aperto.
E’ stata una convergenza virtuosa di urgenze, aspirazioni,
scommesse comuni che produsse quel tasso di adrenalina,
necessario a far soffiare il vento dell’intesa e che suggerì l’ipotesi
che si sarebbe potuto provare a tradurre la meraviglia del manufatto
ligneo di Palermo attraverso la valorizzazione del patrimonio di
relazioni consolidate da Salker con l’esperienza in corso con la
comunità curda - fragilmente istallata a Campo Boario e la cui
sopravvivenza era drammaticamente a rischio - semplicemente
utilizzando la prerogativa più originale della loro abilità manuale:
quella di annodare tappeti.
Con un ulteriore salto immaginifico arrivammo a intravedere come
dal simbolico significato primordiale del tappeto inteso come casa,
si poteva passare a costruire un’architettura nomade, che potesse
continuare a produrre quell’incontro enzimatico tra culture differenti
, rappresentato magistralmente dalla cappella palatina e reso
attuale dalla collaborazione con il lavoro della comunità kurda, che
poteva così trovare una sua occasione di dignitosa e creativa parità
remunerata.

La velocità dei passaggi successivi, rispetto poi alla complessità della


sfida, mi pare oggi ancora stupefacente.
Le nuove tecnologie entrarono e come! nella fucina del progetto. Ma
in modo efficacissimo e discretamente invisibile. Permisero la
ricostruzione di quelle geometrie volumetriche, con cui si è potuto
poi arrivare al modello , su cui procedere manualmente.
Non meno stupefacente fu l’organizzazione del cantiere.
Per una stagione affrettata e miracolosa di incroci e coincidenze , la
terrazza assolata dell’Ararat , affacciata su Campo Boario, si
trasformò in atelier operoso di km di corde e di ciondoli di rame (
porto di arrivo o di partenza?), telaio di geometrie che rinascevano
da mani esperte, viaggio a casa di gente che ritrovava i nodi della
propria memoria.

Si saliva all’Ararat, attraversando stanze a colori vivaci dove la vita,


densa di generazioni e materassi, cercava in una lingua aspra un
posto di dignità. A quei tempi , in modo solo apparentemente casuale
e scanzonato, su quella terrazza passavano ondate elettriche di
sperimentazioni di frontiera, di modalità di (ri)conoscersi e stare
insieme, germe di una rete internazionale di affinità , ancora oggi
attiva .
Ogni tanto una pausa musicale, un accenno di danza, i bambini
irrompevano, i bicchieri si riempivano. E il lavoro procedeva, fino al
compimento della sua sfida spericolata.
Un tappeto-tenda-casa-tempio-giardino-piazza-porto-teatro, di
dimensioni enormi, aveva preso forma, cominciava a ..volare in
casse di legno in tappe sempre più lontane e, sfuggendo spesso alla
rigidità della sua missione di rappresentanza, è approdato in paesi
e città ferite recentemente , o offese nella memoria, lambendo a
volte l’epicentro del grande disastro del MO. In ogni tappa ha aperto
nuovo spazio di incontro , si è imbevuto di lingue e suoni, ha
accolto storie di erranza che hanno contribuito a scrivere e a
disegnare anche le regioni di una geografia emozionale.

Si doveva arrivare al 2007, compimento di un ideale anno sabbatico


e , con l’invito del MACRO a partecipare alla mostra La città che
sale, addirittura avere l’occasione di riportare il Tappeto
Volante..vicino alla casa d’origine , perché Stalker-ON trovasse lo
slancio per compiere il proprio viaggio di riflessione e proporre i
materiali dell’attività di questi 7 anni a Campo Boario, affiancando al
Tappeto un voluminoso libro aperto e due inediti video, a
testimonianza anche di come il luogo sia cambiato.

Come se , anche di fronte alle profonde trasformazioni di Roma, sia


emerso chiaro che, proprio dai viaggi di quei fili annodati, si è
andata sviluppando un’esperienza di ricerca più complessa ( Via
Egnatia, Corviale, Campagnaromana, Sui letti del fiume, per
ricordare solo gli impegni più densi) e controversa, più eccitante e
spesso insieme frustrante , meno lieve e più sollecitata da domande
e urgenze. Come se le giovanili transurbanze, oggi possano essere
considerate la precoce palestra delle successive e attuali ben più
complesse , drammatiche fratture. E come se , gli interlocutori e gli
alleati di oggi, in grado di coinvolgersi con i processi complessi di
ascolto dei bisogni e di lettura delle trasformazioni , siano diventati
molto più rari e le occasioni di poter sperimentare proposte
praticabili, una vera scommessa.

Celeste Nicoletti
AR.02.IS.01/05-19 IMG S.ON
AR.02.IS.01/20 Txp TN

sicilia
in sicilia il 1°ottobre il tappeto non esisteva fisicamente
la sua immagine comunque gia volava tra le nostre teste, senza soffermarsi per
piu di tanto in nessuna, quasi volesse sfuggire ai legami con la gravità che gli
stavamo creando.
solo al suggerimento di lasciarlo appeso,come fosse un compromesso, pare si
sia voluto fermare per un istante,
quello che ci è bastato per salirvi sopra e farci trasportare sul mare di sicilia
a nuotare sotto un sole ancora leonino e, in un batterdocchio, approdare alla
medina di tunisi, ritrovando, un po piu decisi, gli odori, i sapori, i volti, appena
lasciati sull'isola.
la costruzione del tappeto
i materiali per la costruzione del tappeto si sono presentati in forma lineare
chilometri lineari di corda di lino
chilometri lineari di tubo di rame
è stato come essere riforniti da oltre l'orizzonte, senza sosta
fino al taglio dell'ultima spanna di corda e centimetro di rame,
da fantomatici filatori ed estrusori.
quando ce ne serviva un altro po,bastava tirare dal nostro capo....
connessi con il resto del mondo da questo cordone ombelicale.
le nuvole, lo spazio del tappeto.
ce ne sono passate sulla testa rovesciandoci addosso acque torrenziali
ma sono sparite quando serviva e, al loro posto, il sole del mediterraneo
e le notti di lune piene
il tempo del tappeto,quello del lavoro.
quando la mattina arrivi di cattivo umore ma c'è qualcuno che ti sorride
e quando,di fronte alle tue ansie di non farcela a rispettare i termini della
consegna, trovi cinque persone che sono fuggite da un luogo di persecuzioni
che ballano come forsennati.
quello che mi ha permesso di stringere la mano ad uno di quei curdi
e,finalmente, riconoscerlo
AR.02.IS.01/21 IMG AL
AR.02.IS.01/22 GRF S.ON
AR.02.IS.01/23 Txt TC
The Flying Carpet of Ararat/Stalker

In Ruggero II's Norman palace there is a royal chapel, called


Cappella Palatina, that is the most ecumenical in the world. This
chapel was built with the collaboration of Persian workers, who
realized a ceiling that is considered one of the most beautiful
artworks at the crossing between Eastern and Western cultures.
The Stalker group -constituted by young architects coming from
Rome University who pushed their discipline towards a radical
direction- together with a group of Kurds duplicated the ceiling of the
Cappella Palatina, creating a structure made of hemp ropes and
copper rings. A ceiling and a flying carpet at the same time, it protects
the spectators' heads while also inviting them to travel through the
reference to "One thousand and one nights". The Flying Carpet more
than a title is the successful cultural combination between East and
West, between thinking and making, between figuration and
decoration. The group of young architects proposes the political issue
of cultural integration as the tool to give the Kurdish community their
memory back, while also recuperating for the group itself a
conceptual role, typical to our culture. East and West, in this way,
generate the intermingling of a cultural exchange where no hierarchy
exists between the intellectual and the manual acts. It rather
suggests the active participation to the collective gesture of a
community that is able to transform the double extremism of
globalization and tribalization into the creative position of the art
object.
in this particular case, the art object has the signs on an architectural
form that is able to create an encounter between two cultures while
enabling us to fly into the 3rd millennium in a creative way.

Achille Bonito Oliva

AR.02.IS.01/24-29 IMG S.ON


AR.02.IS.01/30 IMG S.ON
AR.02.IS.01/31 GRF S.ON

AR.02.IS.01/32 Txt TP
Viaggi del Tappeto Volante

Roma. Ararat- Campo Boario, ottobre - dicembre 2000,


Realizzazione. Fondazione A. Olivetti, 20 dicembre 2000 - 20
gennaio 2001 Presentazione al pubblico. Tunisi, Palazzo Dar
Bach-Hamba,15 febbraio - 15 marzo 2001. Venezia, Tolentini
(IUAV), 6 - 8 giugno 2001. Sarajevo, Mac (Mine Action
Center), 16 -18 luglio 2001. Tirana, Chinese pavillion, 20
settembre 20 ottobre 2001. Salonicco, Alatza Imaret, 8
dicembre- 8 gennaio 2001. Roma, Accademia d'Egitto, 5 -15
aprile 2002. Cairo, Galleria Akenathon ,28 Aprile - 28 Maggio
2002. Amman, Hall Center,10 - 25 luglio 2002. Damasco,
Beit Nizam,18 maggio - 18 giugno 2003. Sana'a, Centro
fieristico, 29 dicembre 2003 - 10 gennaio 2004. Ryad, King
Abdoul Aziz Foundation, 25 gennaio - 25 febbraio 2004. Doha,
Doha cultural Festival, 18 marzo - 7 aprile 2004. Abu Dhabi,
Abu Dhabi Culture Foundation, 18 ottobre- 11 novembre 2004.
Karachi, Frere Hall, 28 aprile - 20 maggio 2005. Islamabad,
Faisal Mosque Campus, 25 maggio - 25 giugno 2005.
Musqat, Culture Festival, 12 gennaio - 11 febbraio 2006.
Otranto, Castello Aragonese, 27 luglio - 15 settembre 2007.
AR.02.IS.01/33 Txt TP
VIAGGIO AD EXT
A journey of listening to a changing, fragmented and offended
territory.
An itinerary through the Balkans in the occasion of the Venice,
Sarajevo and Tirana Biennial Art Exhibits, which to us became sites
of reception, opportunity of encounters and exchange between artists
and civil society, beyond the ideological and political barriers which
cross this racked region. A unique occasion to point out to artists and
cultivated men a pathway along which art could contribute to "recover
and rebound those ancient submerged ropes, broken or wrenched by
ignorance and intolerance".
(Matvejevic)
A trip under the shade of the Flying Carpet, an ideal open port
between Mediterranean's seashore, a sphere of encounter and
interchange, a half-breed and a migrant, an ear devoted to listening
to the territory it crosses and to the stories it meets.
Viaggio ad Ext Venezia-Sarajevo-Tirana-Salonicco
The Flying Carpet through the Mediterranean
The Flying Carpet represents to us a laic peace altar.
An extraterritorial space, round which to gather, build and imagine
the history, reality and possibilities of a common identity on the
Mediterranean seashores.
A great listening "ear" walking about the Mediterranean, collecting
stories, be it ancient or contemporary, of cultural exchanges and
crossings,.
A "tent" spanning the Mediterranean, under which to let meet those
people whose art, sensitiveness and culture, are still available to
listen, to face the "other", even when he or she seems irretrievably
too close and too different.
These stories will progressively animate the network of a "common
territory". A "Virtual Mediterranean", a freely accessible sphere,
where to collect stories of the cultural crossings witnessed by this
Sea.
The intention is to animate a net of sensory knots, sited within the civil
societies of the different Mediterranean Nations, their interconnection
will be possible thanks to the Flying Carpet's journey in the
Mediterranean.
The process of constructing such sphere will be undertaken by a
research structure, animated by Stalker Laboratory, which we called
the "Nomad University".
AR.02.IS.01/34 NWS
AR.02.IS.01/35 Txt TP
L'Islam in Sicilia
Un giardino tra due civiltà
8 installazioni per riscoprire le relazioni tra la Sicilia e il mondo islamico
L'Islam in Sicilia è un dispositivo narrativo costituito da installazioni, ognuna
delle quali è un lavoro autonomo dal forte carattere comunicativo e con un
profilo estetico affatto mimetico ma anzi fortemente attuale.
Sono installazioni realizzate su basi documentarie, ideate per un pubblico di
lingua araba anche se comprensibile anche da un pubblico di lingua italiana.
L'ambivalenza linguistica della mostra è continua occasione di interazione
con il pubblico e di confronto culturale, attraverso modalità anche giocose.
Ciò nel convincimento che il gioco sia una pratica efficace ed utile nel
confronto tra le diversità.
L'autonomia di ciascuna installazione permette di considerare l'esposizione
un lavoro in progress, così che altri tasselli di questo mosaico possano
aggiungersi strada facendo visto che le tre previste edizioni della mostra al
Cairo, ad Amman e a Damasco sono solo l'inizio di un lungo viaggio
attraverso il Mediterraneo.
La mostra non ha un apparato di allestimenti che la sottragga al rapporto con
il contesto, perciò in ogni edizione la mostra verrà "reinventata" in funzione
degli spazi in cui viene ospitata, stabilendo con ognuno di essi relazioni di
simbiosi, al fine di arricchirsi delle specificità dei contesti ambientali in cui andrà
a collocarsi.
Ciascuna installazione è introdotta da brevi interviste video in cui studiosi e
ricercatori presentano in maniera colloquiale le tematiche affrontate.
La mostra è introdotta da una animazione video che ripropone le vicende
storiche della conquista musulmana dell'Isola e della successiva conquista
normanna, oltre a fornire elementi di conoscenza del lascito di tale presenza
nella cultura siciliana.
A convogliare il pubblico verso l'ingresso è la voce del poeta Adonis, diffusa
nei giardini d'accesso all'esposizione, nell'interpretazione di alcune poesie di
autori arabi siciliani che parlano della loro terra. All'ingresso degli spazi
espositivi un teppeto di benvenuto con su stampata la carta della Sicilia con
indicati i toponimi di origine araba, leggibile per chi legge da destra verso
sinistra in arabo, per gli altri in italiano.
Campeggia all'interno dell'esposizione una grande tenda, dove la descrizione
della Sicilia fatta dal geografo arabo Idrisi nel "Sollazzo per chi si diletta di
girare il mondo", diviene la traccia sonora su cui realizzare un viaggio visivo
nella Sicilia contemporanea. Un intero periplo dell'Isola all'interno di una
grande tenda circolare su cui sono proiettate panoramiche video a 360° dei
luoghi descritti da Idrisi così come appaiono oggi.
Un grande peso è stato dato alle testimonianze documentarie che ci
forniscono oggi importanti elementi di conoscenza della Sicilia islamica. Si
tratta di descrizioni testuali in arabo dal forte carattere evocativo, per il
contenuto descrittivo dei luoghi e delle usanze della Sicilia araba e normanna.
E' stato allestito uno spazio, che abbiamo chiamato la Biblioteca, ricco di
stimoli visuali anche se privo di immagini, interamente dedicato a questi
documenti. Lo abbiamo realizzato con l'idea di stimolare alla lettura in un
ambiente dove il carattere descrittivo dei testi potesse esser lasciato alla
immaginazione del visitatore senza essere condizionato dal supporto di
immagini. Un tentativo di interpretare il rapporto immagine / testo proprio delle
culture islamiche.
Il complesso soffitto ligneo a muqarnas della Cappella Palatina di Palermo
sarà visualizzato dal Tappeto Volante opera già realizzata, per una prima
edizione della mostra presentata a Tunisi nel marzo 2000, da Ararat/Stalker
e presentata da un intervento di Achille Bonito Oliva in questo volume.
Lo stretto legame tra giardino musica e poesia, tema portante del ricco
apparato iconografico del soffitto della cappella, è riproposto attraverso la
stampa di alcune miniature del soffitto su dei cuscini che ospitano i visitatori
all'interno del Tappeto Volante e dalla colonna sonora che si diffonde
nell'ambiente.
Un personaggio buffo, stupido e geniale tramandato dalla tradizione popolare
araba a quella siciliana, un personaggio ancora vivo nelle due culture. Le
sette storie di Giuhà / Giufà, riportate in questo volume, sono uguali nelle due
tradizioni e vengono narrate in arabo e in siciliano in un dialogo traAlessandra
Costanzo e Sandy Hilal che si svolge attraverso due grandi schermi
contrapposti.
A concludere questo racconto un confronto sonoro. Esistono delle forti
relazioni tra alcune cantate e sonorità popolari tra il mondo islamico e la Sicilia,
quali i canti dei carrettieri o dei venditori del mercato. Una selezione di pezzi
di repertorio viene offerta in ascolto in una sala dedicata.
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volume:

CB.04.AR.02.IS.01/IL TAPPETO VOLANTE

folder:
CB.04.AR.02.IS.01/Il Tappeto Volante

CB.04.AR.02.IS.01/Il Tappeto Volante

File list:

code typology autor title

CB.04.
AR.02.IS.01/01 Txt TP Descrizione progetto
AR.02.IS.01/02-03 IMG S.ON
AR.02.IS.01/04 Txt CT Celeste Nicoletti Eppur si muove
AR.02.IS.01/05-19 IMG S.ON Giovanna Ripepi
AR.02.IS.01/20 Txt TN Sicilia
AR.02.IS.01/21 IMG AL Armin Linke
AR.02.IS.01/22 GRF S.ON Sezioni Cappella Palatina e dettagli
per la costruzione del tappeto
AR.02.IS.01/23 Txt CT Achille Bonito Oliva The Flying Carpet Ararat/Stalker
AR.02.IS.01/24-30 IMG S.ON
AR.02.IS.01/31 GRF I viaggi del Tappeto
AR.02.IS.01/32 Txt TP I viaggi del Tappeto
AR.02.IS.01/33 Txt TP Viaggio a Ext
AR.02.IS.01/34 NWS Articolo giornale locale Oslobodenje 30.07.01
AR.02.IS.01/35 Txt TP L’islam in Sicilia. Un giardino tra due civiltà
AR.02.IS.01/36-45 IMG S.ON
volume:

C B . 0 5 . P G . 0 2 . A R . 0 3 / P L AY G R O U N D 2
Il piazzale di fronte all'Ararat su cui girano le carrozzelle romane dirette alle stalle diviene il
luogo da cui Stalker inizia un processo di relazione con le altre realtà presenti nel campo boario, con
il quartiere di Testaccio e con la città. Vengono attivati una serie di "dispositivi ludici di relazio-
ne", vengono celebrate feste e realizzato infine un giardino.

The Square in front of Ararat, where the tourists carriages turn directed to their stables, becomes the
place where Stalker starts a process of relationship with the other realities present in the area, with
the neighborhood and the city. A series of "ludic relational devices" get activated, becomes the place
for celebrations and finally a garden get done.

folder:
CB.05.PG.02.AR.03/Playground 2.Ararat e il quartiere Testaccio

CB.05.PG.02.AR.03/01.Newroz

20 e 21 Marzo 2002: Festa, Newroz, Capodanno Kurdo al Campo Boario. Festa millenaria della primavera. Rea-
lizzazione con artisti curdi e gli studenti della Facoltà di Architettura di Roma TRE della Mappa dei
Fuochi, una grande mappa del Kurdistan pitturata sull’asfalto prospiciente l’Ararat. Intervento di Luciano
Trina. Consumazione della ashura con i legumi di Ortoboario. Conferenza di Silvio Marconi. Concerto di
Koma Sheridan, Mesopotamia e Koma Arin. Organizza Ararat, UIKI (Ufficio di Informazione del Kurdistan in
Italia), il Master in Politiche dell’Incontro dell’Università degli Studi di Roma TRE, Laboratorioboario.

March 20 - 21, 2002: Party, Kurdish New Year Newroz at Campo Boario. Millenary Party for Spring. Crea-
ted with the Kurdish artists and the students of the Faculty of Architecture Roma III from the Fire
Map, a huge map of Kurdistan painted on the asphalt area facing Ararat. Intervention by Luciano Trina.
Dinning on the ashrua with vegetables from the Ortoboario. Conference by Silvio Marconi. Concert with
Koma Sheridan, Mesopotamia and Koma Arin. Organized by Ararat, UIKI (Office of Information on Kurdi-
stan in Italy), the Masters in Politics of Encounter at the University Roma III and Laboratoryboario.

CB.05.PG.02.AR.03/02.Orto Boario

25-28 luglio 2001:


Intervento pubblico, Orto Boario, realizzazione di un orto pubblico nell’area asfaltata prospiciente
l’Ararat. Piantumazione di alberi da frutta (albicocco, cachi, melograno, nocciolo, due olivi, un
pesco e un visciolo, donati gratuitamente da vivai romani). Un giardino attorno al quale evocare la
memoria delle principali coltivazioni nelle città del Kurdistan. Inaugurazione sabato 28 luglio alle
ore 20.00

July 25-26 2001:


Public intervention Orto Boario, the creation of a Public Boario Garden in an asphalted center area
facing the Ararat. The planting of fruit trees (apricot, persimmon, pomegranate, hazelnut, two olive
trees, a peach and a sour cherry, donated by Greenhouses in Rome). A garden evoking the principle
cultivations in the Kurdistan cities. Inauguration Saturday July 28 at 20:00.

CB.05.PG.02.AR.03/03.Noantri Curdi di Testaccio

30 e 31 maggio 2002 a Testaccio:


Noantri Curdi de’Testaccio. Due giornate di incontro tra la comunità curda e il quartiere in occasio-
ne del terzo anniversario del centro socio-culturale Ararat.
Operazioni: “Come sa di sale lo pane altrui” al mercato di Testaccio distribuzione simbolica di pane
prodotto nel forno di Campo Boario, e avvolto in carta con sopra i versi di esilio di Dante Alighie-
ri. L’arca di noè si è fermata sul monte Ararat performance con i bambini di Testaccio in piazza S.
Maria Liberatrice. Tè curdo al Centro Anziani del mattatoio. Concerto dei Koma Sheridan. Con Luciano
Trina, gli studenti della facoltà di Architettura di Roma TRE e Laboratorioboario.

May 30-31 2002 at Testaccio:


Noantri Curdi of ’Testaccio.Two days of encounters among the Kurdish communities and the neighborhood
in occasion of the third anniversary of the Social-Cultural Center Ararat.
Operations: "How does the Bread of the Others Taste" at the Testaccio market; symbolic distribution of bread
produced in the ovens of the Campo Boario, wrapped in paper printed with verses on exile by Dante Alighieri.
PG.02.AR.03/01.01-02 GRF AI
PG.02.AR.03/01.03 Txt TP
NEWROZ 2002 - ARARAT - CAMPO BOARIO

21 marzo festa della primavera


Il 21 marzo la comunità curda del centro socioculturale
autogestito Ararat invita l’intera cittadinanza al Campo
Boario (ex-mattatoio di testaccio) per celebrare il
Newroz, la festa del grande fuoco che saluta l’inizio della
primavera e il capodanno curdo, simbolo della mitica
rivolta del fabro Kawa che nella notte dell'equinozio del
612 a.C. liberò il popolo dei Medi dall’oppressore assiro.
Il Newroz - il nuovo giorno - che quest’anno per la prima
volta dopo l’oppressione talebana sarà festeggiato
anche in Afganistan, viene celebrato ogni anno dalle cul-
ture di ceppo indo-iranico che onorano danzando intor-
no al grande fuoco perenne il Dio Ahura Mazda, dio della
prima religione monoteista che si diffuse attraverso il
profeta Zarathustra in tutta l’area anatolica. Oggi il
Newroz è per l’intera comunità curda il simbolo della
lotta contro l'oppressione di quei peasi che non permet-
tono a 35 milioni di persone di cultura curda di avere una
patria e di esistere come popolo. La festa vuole essere
anche un'occasione di incontro tra le associazioni che
da diversi anni operano come mediatori interculturali
all’interno del Campo Boario (Villaggio Globale, Stalker,
Ararat, Azad) e quelle facoltà dell’Università degli Studi
di Roma Tre che prossimamente andranno ad insediar-
si nell’area (DAMS, Facoltà di Architettura). Il Newroz
avrà l'attiva partecipazione degli studenti del Master in
Politiche dell’Incontro dell’Università degli Studi di Roma
Tre e del Comitato Studentesco della facoltà di architet-
tura di Roma Tre.
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PG.02.AR.03/02.01 GRF AI

PG.02.AR.03/02.02 Txp TP
Progetto di un giardino mediterraneo
Con la realizzazione del giardino nel piazzale, l’edificio dell’ex vete-
rinario diventa interamente della comunità curda che ha avuto nuovi
sbarchi e nuovi arrivi. Stalker lo propone come giardino pubblico e
vi si trasferisce utilizzandolo come il luogo delle riunioni e teatro di
nuove azioni. Il progetto si svolge in due tempi a cavallo dell’11 set-
tembre, nell’estate Ortoboario e nell’autunno Ortoboario 2.
Nell’inverno quel pezzo di piazzale era stato interamente recintato
e scavato per sondaggi archeologici, l’asfalto era sparito e la terra
smossa era apparsa subito un ottimo terreno fertile. Il progetto
viene disegnato sulla terra li per li da alcuni ragazzi curdi e poi si
procede a occhio piantando disordianatamente le piante mano
mano che arrivano.

ortoboario
materiali recinzione con il tubo del transborderline da
tempo arrotolato e in abbandono, palme prestate permanentemen-
te dal serivizio giardini, alberi da frutta regalati da diversi vivai
della zona, donazioni di piante dai partecianti, compost di sterco di
cavallo e paglia fornito dai cavallari, acqua dalla fontanella utilizza-
ta solitamente dai rom.

CHI C'E' Stalker, laboratorio di arte urbana, che già da alcu-


ni anni è coinvolto nell'area con il progetto Ararat (un centro di inter-
cultura multietnico che attualmente ospita un centinaio di rifugiati
curdi).

CHE C'E' La complessità dell'area data dalla presenza e con-


vivenza di molteplici comunità: rom Calderasha, Curdi, "Cavallari",
Senegalesi, singoli occupanti, associazioni e gruppi che nel tempo
vi si sono stanziati, oggi rappresenta un delicato equilibrio che il
nostro intervento vorrebbe rafforzare creando uno spazio utile sia a
quanti già lo usano attualmente, sia a quanti vorrebbero riappro-
priarsene, in primo luogo il quartiere.
Lo spazio in questione é il piazzale antistante al centro culturale,
attualmente si presenta come una superficie sterrata e pietrosa di
circa 350mq; oggi quest'area non ha un utilità specifica, se non
quella di essere attraversata dal passaggio delle carrozzelle desti-
nate alle stalle. L'assenza di vegetazione e zone d'ombra rende
impossibile, soprattutto in estate, una frequentazione di questo
luogo scoperchiato che ha liberato una terra grigia e soffocata che
potrebbe rinascere.

COME Trasformando parte dell'area in un giardino mediterraneo.


Consultando le diverse comunità interessate all'intervento, abbiamo
realizzato un progetto di sistemazione dello spazio in questione che
tiene conto delle necessità emerse.
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LISTA DEGLI ALBERI DA FRUTTA E DELLE PIANTE DI TIPO DIF-
FUSO IN EUROPA MERIDIONALE

ALLORO (Laurus Nobilis) Cresce in fretta e non supera i 6


metri di altezza diffuso in Europa meridionale e Asia sud-occidenta-
le. Ha foglie aromatiche e proprietà medicinali è un toccasana per
lo stomaco: favorisce la digestione, calma i dolori, tonifica e in gene-
rale ne rinforza le pareti e ne protegge le mucose gastriche. Con 20
foglie si fa un infuso contro l'influenza. Gratis.

ANICE VERDE (Pimpinella Anisum L.) Spontanea nel bacino del


Mediterraneo, coltivata in Africa e Asia. Ottima per i terreni pietrosi.
In medicina si usa anche come spasmolitico, da altre parti ci fanno
l'ouzo (!)

ARANCIO DOLCE (Citrus aurantium dulcis Pers) 3-5 metri


d'altezza, teme il gelo e non cresce su terreni argillosi e
calcarei...OK per terra permeabile. Le arance infilzate con chiodi di
garofano, tengono lontane le formiche (metodo utilizzato in
Argentina)

BERGAMOTTO (Citrus bergamia Risso) Dall'arabo beg


armudi. Importato in Italia nel XVIII sec, coltivato in Calabria e da lì
diffuso. Profuma molto. L'essenza di bergamotto è cicatrizzante.
(NB. Per fare le essenze bastano alcool puro, un filtro e qualche
barattolo)

CARRUBO (Ceratonia Siliqua) Citato nella Bibbia e originario del


Mediterraneo orientale. E' molto diffuso in Palestina, grande circa
come un Pero, con foglie sempre verdi e fiori rossi; la conformazio-
ne dei rami è tale che la chioma riesce a fare ombra persino a un
piccolo gregge, sicché l'albero ha ispirato il simbolo della paternità.
In aprile e maggio produce numerosi baccelli (i frutti chiamati
appunto "Pane di S. Giovanni") somiglianti ai baccelli dei piselli.
Sono molto nutritivi e al palato risultano dolciastri. Servivano come
cibo degli animali, soprattutto i cavalli ne sono ghiotti. Poiché i bac-
celli sono a forma di corno sulla punta, venivano chiamati in greco
"Keràtion", cioè piccolo corno; dal greco "kéras", corno, attraverso
una probabile contaminazione con il nome greco del fulmine,
"keraunòs"

CILIEGIO (Prunus avium, prunus cerasus Variante dell'Europa sud-


orientale). Originario Asia sud-occidentale, ha il fusto piuttosto alto
(fino a 20 m).

FICO (Ficus carica L.) in epoche lontane era una pianta sacra ai
Greci e fondamentale per la loro alimentazione di base al punto che
il commercio di fichi era regolato da un'apposita autorità i cui rap-
presentanti erano iSicofanti, incaricati di denunciare chi contravve-
niva alla legge...cosa dalla quale il termine si è evoluto come sino-
nimo di delatore.

LIMONE (Citrus limonum Risso) Oltre ad essere bello ha


una quantità di applicazioni cosmetiche ed officinali che ci vorreb-
bero 20 pagine. Ragginge max 5 metri.

MANDORLO (Prunus amygdalus L.) Arriva sino a 10 m, nelle


leggende ebraiche è un albero che simboleggia la "vigilanza", per-
ché essendo il primo a fiorire annuncia l'arrivo della primavera.

NOCCIOLO (Corilyus avellana) Circa 4 m. Le foglie sono antin-


fiammatorie, se usate in decotto o infuso, con i frutti ci si fa la
Nutella...

NOCE COMUNE (Juglans regia) Lo coltivano anche in Iran


e diventa piuttosto alto (10-25 metri). Nei riti nuziali degli antichi
romani, gli sposi lanciavano noci ai più giovani per indicare che per
loro era finito il tempo dei giochi.

ROSMARINO Tipico delle zone temperate calde, cresce con poca


cura e le foglie si possono usare per impacchi cicatrizzanti.
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PG.02.AR.03/02.15 GRF AI

PG.02.AR.03/02.16 Txp TP
Ceci , fave, fagioli, lenticchie, piselli e soprattutto cicerchie, legumi
in via di estinzione, in vista di una grande minestra primaverile e per
arricchire di azoto il terreno del Campo Boario, mentre continua la
messa a dimora di alberi da frutta; fino ad oggi sono stati piantati un
Albicocco, un Cachi, un Melograno, un occiolo, due Olivi, un Pesco
e un Visciolo.

Dal Salento arriverà Antonio De Luca con un carico di pietre lecce-


si per allestire il giardino, e sembra che il servizio giardini ci darà
due grandi palme, degli agrumi e soprattutto un camion di terra.
Animati da Matteo Fraterno arrivano da Napoli Gustavo Miracolo,
Claudio Salerno e Lorenzo Caracciolo, e da Mantova Luca Gemma.

Dall'8 all'orto i musicisti rumeni che suonano sul tram 8 allieteranno


il pranzo conclusivo di domenica, insieme al video di Andrea Bassi
sul Pranzo Boario finalmente pronto dopo due anni di montaggio.

Non presentatevi a mani vuote, portate piante per estendere il primo


orto pubblico cittadino, portate alberi da frutto, piante officinali ecce-
tera eccetera.

Programma
ven 26/sab 27/dom 28 ore 10-18

> si dissoda venerdì 26

> si piantuma sabato 27

> si semina domenica 28. Alle ore 13.00 pranzo pubblico con la
Banda dell'0rto -i musicisti rumeni dell'8- , presentazione del video
Pranzo Boario di Andrea Bassi e delle nuove pagine web sul
Viaggio ad Ext di Stalker
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PG.02.AR.03/02.19-20 IMG AL
PG.02.AR.03/02.21 Txp TP
: trans:plant
2003-04 | allestimento e intervento urbano | progettazio-
ne preliminare definitiva ed esecutiva | design team:
ma0, IaN+, 2A+P/nicole_fvr, il molino | workshop pro-
mosso dalla Fondazione Adriano Olivetti per l’allesti-
mento della mostra Costruire la città dell’uomo.
Riflessioni dall’esperienza di Adriano Olivetti (1930-
1960)

Trans:plant è un sistema operativo che innesca due


azioni concrete: un bosco di alberi che muoverà dalle
sale della galleria verso l’Orto Boario, il giardino della
comunità Kurda di Ararat, e un dispositivo di protezione
per i futuri spostamenti del materiale esposto.
Trans:plant è un allestimento che propone nella sua
operatività un confronto tra le pratiche attuali di coltura
del territorio con quelle narrate in mostra e, allo stesso
tempo, uno spazio di risonanza nella galleria e un inter-
vento diretto sullo spazio pubblico.

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Noantri Curdi
25 - 31 maggio 2002 – l’Ararat incontra il quartiere Testaccio

“Tu lascerai ogni cosa diletta


più caramente e questo è quello strale
che l’arco dello essilio pria saetta.
Tu proverai si come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro callea
lo scendere e il salir per l’altrui scale”
(Dante, Paradiso XVII 55 – 60)

A tre anni dalla nascita del Centro Socio – culturale Ararat, la comu-
nità dei Curdi e le associazioni che la coadiuvano sentono forte
l’esigenza di incontrarsi e di conoscersi con la cittadinanza del quar-
tiere di cui vivono.
Dopo il grande successo della festa del Newroz, il capodanno curdo
che ha visto il 21 marzo scorso all’Ararat la partecipazione curiosa
di centinaia di cittadini romani, oggi la comunità curda vuole propor-
si per un momento di scambio e di confronto con il quartiere. Far
conoscere le proprie usanze e la propria cultura ma anche, attraver-
so la mediazione creativa di artisti e delle associazioni, far com-
prendere quanto sia salato “lo pane altrui” (Dante) e quanto è
importante per loro il ruolo della comunità cittadina che li ospita.
Oggi la storia di questa comunità di rifugiati inizia ad essere un
pezzo di storia del quartiere Testaccio. Questo momento di festa
vuole costituire un dono della comunità curda al quartiere che li
accoglie nella speranza che questo’ultimo si renda consapevole di
questa realtà umile ma dignitosa. Una comunità desiderosa di esse-
re accettata e rispettata e di partecipare con la propria cultura e le
proprie tradizioni alla vita sociale e culturale del quartiere.
PG.02.AR.03/03.02 GRF AI
PG.02.AR.03/03.03 GRF
PG.02.AR.03/03.04-12 VS AI
volume:

C B . 0 5 . P G . 0 2 . A R . 0 3 / P L AY G R O U N D 2

folder:
CB.05.PG.02.AR.03/Playground 2.Ararat e il quartiere Testaccio

CB.05.PG.02.AR.03/01.Newroz

File list:

code typology autor subject

CB.05.
PG.02.AR.03/01.01 GRF AI Alberto Iacovoni Invito al Newroz.Capodanno kurdo/fronte

CB.05.PG.02.AR.03/02.Orto Boario

File list:

code typology autor subject

CB.05.
PG.02.AR.03/02.01 GRF AI Alberto Iacovoni Invito Orto Boario 1
PG.02.AR.03/02.02 Txt TP Descrizione iniziativa
PG.02.AR.03/02.03-05 IMG S.ON
PG.02.AR.03/02.06-11 IMG ES Emilia Serra
PG.02.AR.03/02.12 Txt TP Lista delle essenze utilizzate
PG.02.AR.03/02.13-14 IMG RO Romolo Ottaviani
PG.02.AR.03/02.15 GRF AI Alberto Iacovoni Invito Orto Boario 2
PG.02.AR.03/02.16 Txt TP Descrizione iniziativa
PG.02.AR.03/02.17-20 IMG AL Armin Linke
PG.02.AR.03/02.21 Txt TP Descrizione inziativa Trans:plant
PG.02.AR.03/02.22 GRF AI Alberto Iacovoni Invito Trans:plant
PG.02.AR.03/02.23 IMG S.ON
PG.02.AR.03/02.24-27 IMG S.ON
PG.02.AR.03/02.28 IMG RO Romolo Ottaviani
PG.02.AR.03/02.29 IMG AL Armin Linke

CB.05.PG.02.AR.03/03.Noantri Curdi di Testaccio

File list:

code typology autor subject

CB.05.
PG.02.AR.03/03.01 IMG Txt TP Descrizione iniziativa
PG.02.AR.03/03.02 GRF AI Alberto Iacovoni Invito iniziativa
PG.02.AR.03/03.03 GRF Carta per avvolgere il pane curdo
volume:

CB.06.ROM.01/ROM CALDERASHA
Il piazzale di fronte all'Ararat su cui girano le carrozzelle romane dirette alle stalle diviene il
luogo da cui Stalker inizia un processo di relazione con le altre realtà presenti nel campo boario, con
il quartiere di Testaccio e con la città. Vengono attivati una serie di "dispositivi ludici di relazio-
ne", vengono celebrate feste e realizzato infine un giardino.

The Square in front of Ararat, where the tourists carriages turn directed to their stables, becomes the
place where Stalker starts a process of relationship with the other realities present in the area, with
the neighborhood and the city. A series of "ludic relational devices" get activated, becomes the place
for celebrations and finally a garden get done.

folder:
CB.06.ROM.01/Rom Calderasha

CB.06.ROM.01/02.Samudaripen. Campo Boario e la storia di Milka

27 gennaio 2004 Samundaripen. Giornata della memoria in ricordo dell'olocausto dei Rom.
Per alcune settimane la "biblioteca nomade", ha girato i "Campi Nomadi" di Roma per conoscere le con-
dizioni attuali dei Rom in città e raccogliere memorie legate allo sterminio nazista. Al Campo Boario
viene raccolta la storia di Milka e di Toma, internati dal 1940 al 1943 ad Agnone. Progetto realizza-
to da Stalker - Osservatorionomade con il sostegno di : European Roma Rights Center. Budapest, Centro
Studi Zingari. Roma, Fondazione Theater und Kunst. Roma / Berlin. Biblioteche di Roma, Roma. Fonda-
zione Adriano Olivetti, Roma. Zone Attive, Roma. Grandi Stazioni, Roma. ErsatzStadt with the german
federal cultural foundation in cooperation with the Vollsbuehne am rosa luxemburg platz. Berlin,
Goethe Institut – Inter Nationes. Roma

January 27 2004 Samundaripen. Day in memory of the Rom holocaust.


For few weeks the "nomadic Library" toured the "Nomads Camps" to collect memories on the holocaust
and understand the today situation of discrimination of the Rom people. In the Campo Boario we found
Milka and Toma, two constricted in the italian concentration camp of Agnone from 1940 to 1943.
Project done by Stalker - Osservatorionomade with the sustain of : European Roma Rights Center. Buda-
pest, Centro Studi Zingari. Roma, Fondazione Theater und Kunst. Roma / Berlin. Biblioteche di Roma,
Roma. Fondazione Adriano Olivetti, Roma. Zone Attive, Roma. Grandi Stazioni, Roma. ErsatzStadt with
the german federal cultural foundation in cooperation with the Vollsbuehne am rosa luxemburg platz.
Berlin, Goethe Institut – Inter Nationes. Roma

La storia di Milka

11 Aprile 2005. Milka. Viaggio dal Campo Boario ad Agnone con la testimone nei luoghi dell'internamento
della comunità Rom Calderash tra il 1940 e il '43.

April 11 2005. Milka. A journey with the testimony, from Campo Boario to the former concentration camp
in Agnone where the Rom Kalderasha community was segregated from 1940 to 1943.

CB.06.ROM.01/02.Laboratorio di Arti e Metalli

10 - 13 marzo 2005 I ROM KALDERASHA DI CAMPO BOARIO: CULTURA, MEMORIA E TRADIZIONI


Tre giorni di incontri con la Comunità Rom Kalderasha di Campo Boario.All’interno degli spazi della
Facoltà di Roma Tre, nell’ex Mattatoio, è stata allestito un laboratorio ed una mostra di fotografie
e di oggetti, le attività tradizionali di lavorazione e restauro dei metalli. Un progetto ideato da:
Comunità Rom Kalderasha di Campo Boario, Associazione Unirsi, Osservatorio Nomade. sostenuto da:
Dipartimento della Sicurezza del Comune di Roma con la collaborazione di: Università Roma Tre, Vil-
laggio Globale.

March 10 - 13 2005 The Rom Kalderasha from Campo Boario: culture, memory and traditions
Three days of encounters with the Rom Kalderash community.Inside the school of Architecture, Roma
TRe University, in the former slaughterhouse, has been installed a traditional metal laboratoryand
a photography and traditional objects exhibition.A project by: Comunità Rom Kalderasha di Campo
Boario, Associazione Unirsi, Osservatorio Nomade. The project has the sustain of: Dipartimento della
Sicurezza del Comune di Roma in collaboration with Faculty of Architecture, Roma TRe University,
Villaggio Globale.
ROM.01/01.01 GRF S.ON
ROM.01/01.02 Txt TP
L'altrove che è sempre stato qui e che non abbiamo mai voluto
accettare

Gli zingari come gli ebrei rappresentano l'altrove qui da tempo


immemorabile, ben prima degli immigrati e dei clandestini, gli
"extracomunitari" di oggi.
Come gli ebrei, gli zingari hanno pagato l'altrui ipocrisia e vissuto
sulla propria pelle il violento e criminale rifiuto di chi non accetta che
qui si possa vivere altrimenti.
Oggi nel permanere condiviso del rifiuto e della criminalizzazione
degli zingari è nascosta la paura di quell'altrove così vicino e così
sconosciuto.
Un rifiuto che nei confronti degli zingari è ancora vivo, socialmente
condiviso ed accettato dai più e che tiene alte le mura del ghetto
attorno a loro, mura di silenzio dietro le quali ancora oggi uno zingaro
può essere impunemente spogliato dei propri diritti fondamentali.

Il progetto che abbiamo intrapreso per questa Giornata della


Memoria consiste nel semplice gesto di andare nei campi ad
ascoltare la realtà zingara così come oggi appare a Roma, senza
pregiudizi e con disponibilità. In questo giro per i "campi nomadi"
abbiamo raccolto la testimonianza di un sopravvissuto ad un campo
di prigionia per zingari gestito dal Governo italiano durante gli anni di
guerra ad Agnone, con il conforto di un riscontro documentario.
Siamo davanti al configurarsi di una enorme responsabilità di cui
come italiani sentiamo di farci carico, di dover chiedere scusa, un
atto dovuto sul quale reimpostare una relazione con gli zingari.

Il giorno della memoria serve a ricordare queste responsabilità, ma


anche i diritti di chi qui vuole essere altrimenti, senza dover essere
costretto nei ghetti dell'altrove.
Ma come ciò può essere reso possibile?
Ovvero come si può provare a tracciare quella sinuosa e complessa
linea fatta di leggi e diritti, ma anche di attenzioni e conoscenze che
potrebbero permettere di vivere qui anche altrimenti?
Una linea che non sia il muro di un ghetto, ma un percorso lungo un
fiume sulle cui sponde abitare insieme, con tanti ponti su cui poter
attraversare le coscienze dei cittadini di una metropoli veramente
cosmopolita.

Invitiamo tutti a fare cento piccoli passi verso una possibile


convivenza.
ROM.01/01.03 Txt TC
La giornata della memoria rappresenta un momento di condivisione
e apertura verso le culture di popoli che hanno subito e continuano
a soffrire per le discriminazioni, la segregazione razziale, la
violazione dei diritti dell'individuo, per manifestare un impegno
concreto a mantenere viva la memoria e trasmettere la conoscenza
e la consapevolezza della storia dei popoli, un impegno attivo contro
tutte le forme di violazione dei diritti umani, che non potrà essere e
non sarà confinato al giorno della commemorazione.
Ricordando Samudaripen, un evento per non dimenticare le
persecuzioni razziali subite dal popolo zingaro durante il nazismo e
nei campi di concentramento, è un progetto che rappresenta un
momento di celebrazione della memoria e della cultura del popolo
zingaro.
Oggi, la maggior parte degli zingari in Italia vive in una condizione di
isolamento , in certi casi sono segregati, in condizione di estrema
povertà e degrado, privi delle minime infrastrutture.
Ancora oggi non fruiscono dei diritti e servizi di cittadini erogati dallo
Stato.
Le condizioni di vita degli zingari a Roma e nei suoi dintorni sono
pericolosamente precarie.
La maggioranza dei "campi" che accolgono la quasi totalità di queste
genti sono sovraffollati con successive ondate di profughi giunti dalla
Bosnia-Erzegovina prima e dalla Romania poi.
La vita in alcuni campi e` durissima. Sia per la precarietà delle
condizioni socio-economiche, sia per la precarietà degli
insediamenti, spesso definiti illegali o abusivi.
A questo si aggiunge il problema della integrazione sociale e
culturale. La discriminazione verso la cultura del popolo zingaro è
fortemente sentita. Manca un'adeguata tutela della lingua e delle
memorie storico-culturali di questi popoli che ancora oggi non
vengono riconosciuti quali minoranze.
In questo contesto, il progetto Ricordando Samudaripen è finalizzato
alla condivisione, alla apertura e alla sensibilizzazione collettiva
verso la cultura zingara; un passo verso la intergazione socio-
culturale di questo popolo nella realtà della città di Roma.

La biblioteca nomade
Osservatorio nomade/stalker
Gli Zingari amano chiamarsi figli del vento, sono un popolo che ha
consegnato al vento le proprie memorie e forse è anche per questo
che stentano ad essere riconosciuti come un popolo. Questa
concezione della propria memoria è il punto di partenza del progetto.
Con il progetto di biblioteca nomade si è dato alle comunità zingare
uno strumento di pubblico accesso teso alla raccolta, conservazione
e divulgazione delle memorie scritte e orali.Il progetto ha previsto la
realizzazione di una unità mobile che ha fatto da biblioteca del popolo
zingaro e da raccoglitore delle memorie orali. Tale strumento è stato
messo a disposizione dalle Biblioteche di Roma.

La Biblioteca Nomade, attrezzata per la consultazione di testi e


immagini e musiche, è stata portata negli insediamenti zingari della
capitale con un viaggio che ON/Stalker ha realizzato dal 10 al 20
gennaio 2004.

La Biblioteca Nomade è anche uno strumento spettacolare per


catalizzare l'attenzione delle comunità, stimolandole alla
frequentazione delle proprie memorie e coinvolgendole nel processo
di raccolta delle memorie orali. KIOSK
Anselm Franke
Nel quadro delle attività che ruotano intorno alla "Giornata della
Memoria" di Roma in Italia, il progetto del KIOSK mira a dare visibilità
al dibattito sulla situazione nel territorio di Roma e dintorni.
I dialoghi prodotti e visualizzati in tale contesto mirerebbero a inserire
la situazione attuale di Roma in Italia nel più ampio contesto della
loro memoria culturale, dei modelli di storia orale e del loro rapporto
con lo spazio, il luogo ed il territorio. Durante un periodo di 3-5 giorni
vorremmo produrre una serie di dialoghi intorno alle condizioni di vita
dei Rom in Italia. Saranno organizzati 1-2 dialoghi al giorno per
mettere a fuoco la discussione sull'integrazione culturale, sull'identità
e sulla geografia dei campi. Un certo numero di dialoghi più corti con
i membri della Comunità Rom, degli attivisti locali, dei politici, degli
artisti, degli operai sociali e dei giornalisti raccoglieranno e
dibatteranno le numerose storie e le esperienze personali,
regolandoli in rapporto agli eventi politici recenti e storici.

La serie non soltanto desidera generare una migliore comprensione


dell'identità culturale dei Rom all'interno della politica corrente della
segregazione, ma mira a colmare la lacuna concettuale fra le forme
politiche e comunali dell'organizzazione ed il loro rapporto con le
varie pratiche della memoria culturale e delle relative manifestazioni
spaziali. Se l'identità culturale e politica è sviluppata sulle forme
tradizionali della narrazione, che cos'è che fa definire i Rom come "gli
Altri" e com'è che la Comunità stessa definisce la sua identità
culturale e politica? Che idee ed immaginazioni di spazio comunale
e territorio politico sono sottolineate e moventi queste definizioni sia
sulla maggioranza politica che corrente principale culturale e la
minoranza Rom? Quali sono le conseguenze della politica corrente
della segregazione e come sono sfida nomade di pratiche
l'immaginazione comune della cittadinanza ed identità nazionale?
Questi sarebbero alcune delle domande da essere indirizzate e
dibattute pubblicamente nel contesto della comparsa del KIOSK a
Roma nell' occasione del "giorno della memoria".

ROM.01/01.04 GRF S.ON


ROM.01/01.05 TxT TN
Gentile Sindaco della città di Roma
Walter Veltroni,

Siamo la comunità Rom Calderasha, una comunità che in tutta Italia Laboratorioboario, potrebbe prevedere anche il permanere di un'area
comprende all'incirca 3000 persone perlopiù distribuite a Roma, di transito per noi Calderasha sebbene ridotta e ben altrimenti
nella provincia di Bergamo e nel Veneto. organizzata, magari legata alla presenza di una accademia di arti e
La comunità è presente in Italia dagli anni '40, a Roma dagli anni mestieri, siamo comunque coscienti della transitorietà della nostra
cinquanta dove ha sostato in diverse aree libere della città: alla Fiera permanenza al Campo Boario e quindi pronti ad affrontare soluzioni
di Roma, sulla Tiburtina, a Cinecittà, allo stadio Flaminio, alla Pineta alternative in merito alla nostra ricollocazione sul territorio comunale.
Sacchetti, a Tor Sapienza, a Tor Bella Monaca, al Torrino ad Ostia ed Per questo chiediamo a Lei un incontro con un delegato da lei
Acilia. designato perché si confronti con la nostra comunità per trovare una
Fino all'inizio degli anni '90 abbiamo potuto girare liberamente per soluzione che consenta alla nostra Comunità di transitare per il
l'Italia e nella città di Roma. periodo invernale nella città di Roma e di poter lasciare la città nel
Dall'89 siamo al Campo Boario, divenuto nostra sede di sosta periodo estivo senza la paura di non poter più rientrare.
invernale, anche perché a Roma da qualsiasi altra parte verremmo La proposta che noi facciamo è che vengano garantite alla nostra
cacciati. Qui al Campo Boario, negli anni, abbiamo costruito e comunità delle aree di transito attrezzate nella città, che queste
consolidato un rapporto di fiducia con il quartiere Testaccio. vengano individuate congiuntamente con l'amministrazione, così
Crediamo peraltro che la nostra situazione in città rappresenti, pur come facemmo in un laboratorio con gli artisti e architetti di Stalker
nelle sue contraddizioni, un "modello" sia sotto il profilo delle alcuni anni fa. Delle aree con la disponibilità di servizi igenici
caratteristiche igeniche del campo, interamente autogestito, che adeguati e di erogazione di acqua e di luce, che non siano
sotto il profilo del mantenimento delle tradizioni culturali, delle completamente isolate e lontane dal contesto urbano a cui siamo
relazioni con il quartiere e della scolarizzazione dei nostri ragazzi. legati da sempre e così da poter mandare i figli a scuola.

Il drammatico sopraggiungere di profughi - tra cui molti zingari Ricordandole che siamo cittadini italiani, residenti a Roma e
dall'ex-Jugoslavia in seguito alle guerre del '92/'95 e a quella del '99 conoscendo la Sua sensibilità verso la ricchezza e la diversità
in Kossovo - il loro ambiguo statuto giuridico (profughi?, rifugiati? culturale che sempre più caratterizza la nostra città, in occasione di
"nomadi"?) e la loro dispersione sul territorio, in drammatiche questo giorno della Memoria dell'Olocausto nazifascista, vorremmo
condizioni sociali e sanitarie, ha stravolto i già delicati rapporti tra assieme a Lei costruire un percorso di dialogo e nel reciproco
non zingari e zingari in Italia. rispetto, con cui contribuire a costruire solide basi per una città
multiculturale e combattere il permanente e diffuso pregiudizio
In risposta a questa ondata migratoria senza una vera cognizione di razzista verso gli Zingari.
causa, è stata revocata a tutti gli zingari, in un modo o nell'altro, la
libertà di transito praticamente su tutto il territorio nazionale. In Fede la comunità zingara di Campo Boario

La libertà di circolazione è un tratto fondamentale della nostra


identità culturale nonché l'unica possibilità di continuare le nostre
tradizionali attività economiche legate alla lavorazione, pulizia e
lucidatura dei metalli. Queste attività pur evolvendosi hanno
permesso alla nostra comunità di sopravvivere nel rispetto di usi e
costumi tradizionali.

Nel 1995 è stata emessa un'ordinanza con la quale è stata censita


la presenza della comunità qui al Campo Boario. Eppure con ciclicità
riceviamo esponenti sempre diversi dell'Amministrazione o di
soggetti che in qualche modo si ritengono investiti
dall'amministrazione, che vengono a comunicarci il prossimo
sgombero del campo senza mai una chiara proposta alternativa e
soprattutto senza l'attenzione di discutere con noi eventuali proposte
alternative, a volte con intimidazioni a volte, spinti dall'urgenza,
proponendoci somme di denaro - convinti che questa sia l'unica
relazione possibile con gli zingari - per liberare l'area. Non abbiamo
intenzione di barattare con il denaro il diritto inalienabile a vivere
secondo le nostre tradizioni in qualità di minoranza linguistica e
culturale, pur essendo tutti cittadini italiani e residenti a Roma.
.
Pur convinti che un progetto di grande respiro culturale che preveda
la trasformazione dell'area del Campo Boario nella piazza delle
culture e dei popoli, così proposto alcuni anni fa dal
ROM.01/01.06 GRF S.ON
ROM.01/01.07 Txt TN
ANTONELLA
…a 16 anni ho conosciuto Massimo...lavoravo in un negozio di
parrucchiere a Capaccio e la sorella di Massimo veniva sempre lì a
farsi i capelli, è così che abbiamo fatto amicizia ed io ho cominciato
a frequentare il campo dove loro abitavano...così dopo un mese io e
Massimo ci siamo fidanzati, ma di nascosto…i miei genitori non
dovevano saperlo perché erano prevenuti nei confronti dei rom...
Già quando li vedevano per strada li disprezzavano…quando ho fatto
18 anni sono andata via di casa per stare con Massimo...i miei
genitori hanno sporto denuncia così ogni volta che ci fermavano mi
portavano in caserma, mi prendevano le impronte digitali come una
criminale…non potevano riportarmi a casa perché ero
maggiorenne…dopo un po' visto che non tornavo si sono rassegnati
ed hanno ritirato la denuncia, ma da allora non ho più visto né loro
né i miei fratelli…ho due figli ed i miei genitori non li hanno mai
conosciuti

CHARLOTTE
Ho 17 anni…vi racconto come ho fatto a prendere la terza media,
che è una cosa molto difficile perché da noi le ragazze vanno a
scuola solo fino alla quinta…dopo che ho fatto la quinta è arrivato un
signore di Opera Nomadi e mi ha proposto di studiare a casa per
prendere la terza media..mi ha portato i libri e ho studiato...poi gli ho
restituito i libri, ma al momento di sostenere l'esame non si è fatto più
vivo. L'anno successivo è venuta Monica di Opera Nomadi e ha fatto
iscrivere mio fratello alle elementari: io lo accompagnavo perché
spesso aveva paura ad andare a scuola...era abituato solo a stare
con gli altri bambini rom al campo non sapeva come rapportarsi con
i compagni...il preside della scuola di mio fratello mi ha iscritto alle
medie così ho preso la prima media, la mattina lavoravo come
mediatrice culturale alla scuola di mio fratello ed il pomeriggio
studiavo…l'anno dopo ho studiato per fare seconda e terza insieme
ma al momento di sostenere l'esame sono dovuta partire perché mio
nonno stava male…anche l'anno dopo non ho potuto fare
l'esame...infine l'anno scorso Emiliano di Capodarco mi ha reiscritto
e ho sostenuto l'esame portando una tesina sui rom…La mia è una
storia speciale perché le ragazze rom non possono frequentare la
scuola dopo la quinta elementare. E’ come una legge, una tradizione
infatti anche qui nel campo all'inizio ero vista un po' male perché ero
l'unica ragazza grande che studiava.

ROM.01/01.08-12 IMG S.ON ROM.01/01.13 GRF S.ON

Janko Asbini Sandro


Ianghetto
Bambo Claudio Aldo
Jimmy
Sandro Mila
Bruno
Milena Massimo Popetto
Ghigo
Elvis
Nero Cico Tili Nino

Tommaso
ROM.01/01.14 Txt TN
12 gennaio 2004 : IL CERCHIO SI CHIUDE

L'altro ieri al campo nomadi dell’ex Mattatoio a Roma, stavamo


raccogliendo delle interviste, sulle condizioni del campo e
comunicando della iniziative previste per il 27 gennaio, ricorrenza
della memoria e dello sterminio di migliaia di zingari, durante l'ultima
guerra. Chiediamo ad Aldo, il rappresentante del campo nomadi, di
accompagnarci nella tenda del più anziano per farci raccontare la
sua esperienza, quando da bambino, fu rinchiuso in un campo di
concentramento; aveva nove anni quando, insieme ai genitori e ai
fratelli fu rinchiuso in un convento ad Agnone, venivano da Zagabria,
ci spiega le condizioni di vita del luogo e dello stato di detenzione
forzata. Dalla data del suo arrivo in Italia nel 1939, entra in questo
luogo e ci resta per 4 anni. Ci racconta che sicuramente in prefettura
ci saranno dei documenti archiviati...
Racconta ancora tantissimi particolari, prendiamo appunti, ma siamo
tranquilli perché uno di noi, Anselm, sta registrando tutto con la sua
telecamera, grazie all'accordo che la storia rimanga solo in audio,
senza usare immagini o pubblicizzarla. il racconto é molto intenso L
'uomo ispira serenità attraverso questa vicenda triste e violenta; da
giovane doveva essere un tipo molto lesto, si vede dal suo sguardo
diretto. E' un capo nel campo essendo il più anziano, 75 anni portati
benino. Alla sua destra Giovanna, la moglie, attenta a tutto quello
che racconta il marito, gli ricorda a tratti dei particolari che gli
sfuggono.
Giovanna è "Italiana" e ci racconta di quando si sono conosciuti a
Cosenza, del suo matrimonio nel '52, ostacolato dal padre, un
venditore di cavalli; poi "apre una parentesi" sulla figura del suocero
e il racconto assume un tono particolare, molto bello, perché ci parla
dei suoi 12 figli, 9 femmine e 3 maschi. Intorno alla tenda, con
discrezione si affacciano prima le donne del campo e poi i maschi,
incuriositi e attenti, veramente tutti molto belli. L'anziano parla della
sua cittadinanza, mai riconosciuta anche se sposato in chiesa, di non
avere una pensione, mentre la moglie Giovanna riceve la minima,
sulla impossibilità di poter espatriare perché sulla carta d'identita il
timbro non è valido per l'espatrio e questo rimanda ancora alla
contraddetta questione di riconoscere la posizione degli zingari in
Italia. Ci congediamo con la parola di inoltrare l'intervista sul tavolo
del sindaco di Roma.
La sera, nel campo, all'aperto, abbiamo visto tutti insieme il video
“Serenate”, un lavoro che effettuai nel 2000 in quello stesso posto,
era un'opera di relazione; durò due giorni nei quali furono predisposti
i preparativi per realizzare un "matrimonio", fra un italiano e una
giovane nomade. Matrimonio di culture e situazioni che per
incontrarsi nella scena si sono dovute conoscere..... Ci divertimmo
tantissimo.
Alle 21 e 30 Lorenzo mi comunica che Anselm, non ha registrato il
sonoro e che tutta l'intervista é compromessa. Ci resto malissimo e
amareggiato, ripeterla non ha senso; resto
sospeso, le cose che ci aveva raccontato Tommaso Bogdan erano
intense, anche la sua storia era narrata come solo gli zingari sanno
raccontare... e tutta la notte non penso che questa storia, con il
dubbio sulla sua completa veridicità...
La mattina seguente, alle 9,00 chiamo il municipio di Agnone, chiedo
della Biblioteca, parlo con il direttore, che gentilmente ascolta la
vicenda e la mia richiesta di avere un riscontro sulla storia di
Tommaso. inizia una seconda fase di questa "chiusura del cerchio";
il direttore mi parla di un libro uscito da poco, del prof. F.Tanzj, poi
dice che comunque, lì ad Agnone, era una "residenza forzata" e non,
come intende il prof, un campo di concentramento,. Mi metto sulle
tracce di Francesco Tanzj, dopo un'ora tra, tra il numero del Liceo
dove insegna e la casa, riesco a recuperare il suo telefonino; lo
chiamo e gli racconto......
Capisce subito ed entriamo in confidenza, ci facciamo un sacco di
domande. Lui mi racconta di aver scritto questo libro con l'aiuto dei
suoi allievi raccogliendo testimonianze e verifiche di questo campo
di concentramento, di cui ormai si era persa memoria e si rende
subito disponibile a collaborare.
Ci scambiamo telefoni e E-mail, e ci raccomandiamo di sentirci
presto. Ritorno nel pomeriggio al campo boario, alla tenda di Bogdan,
e gli racconto di questo prof. che ha scritto un libro sul campo di
concentramento di Agnone; devo gridare, perchè è sordo da un
orecchio, così incuriositi, i membri numerosi della sua famiglia si
radunano per capire cosa sta succedendo al padre che ormai si
sente protagonista; mi accorgo che gli piace essere a centro della
storia, si accende una sigaretta, con la Giovanna che prova a
rimproverarlo ma i ruoli tra gli zingari sono precisi, e racconta ancora
della sua "residenza forzata" gli dico se vogliamo andare la prossima
settimana ad Agnone, mi guarda e mi dice SI. Giovanna lo
rimprovera affettuosamente, dicendogli che non sta bene in salute e
che ormai alla sua età cosa glie ne importa più? Tommaso si
preoccupa sulla divulgazione della sua storia, per colpa del fatto che
nella sua vita, qualche scaramuccia, qualche bidone, qualche piccola
truffa, l'ha fatta....., ma ci tiene a dire che però, non è mai stato in
galera. Ci lasciamo, con la promessa che quando torno da Napoli gli
porto un vassoio di sfogliatelle riccie.
La sera tardi mi risento con Tanzj, ormai in confidenza, mi chiede
alcuni particolari: ad esempio, se Tommaso mi avesse parlato della
maestra di Agnone, che insegnava ai bambini nomadi durante la loro
"residenza forzata".
Ora aspetto che arrivi il libro di Tanzj e la casetta con le interviste
fatte dai suoi studenti agli abitanti di Agnone che ricordano questa
epoca, aspetto che si maturi la possibilità di far incontrare Tommaso,
il professore e Agnone, per chiudere il cerchio dei ricordi con la
memoria, altro non vi posso raccontare, spero che per il 27 si riesca
a raccontare, per tirare le file di questa vicenda.

Dal taccuino di Lorenzo:


Tommaso Bogdan
Arriva nel '39 a Udine (il governo fascista aveva chiuso le frontiere nel
'26). Viene portato ad Agnone nel convento trasformato in centro di
detenzione. Il campo vine aperto nel 1943
Avevano 100gr. Di pane al giorno, solo gli adulti. Racconta di 15
persone morte di stenti in quattro anni tra cui una donna vista da lui
morta nel cortile vicino la fontana
Sono morti della sua famiglia il padre Adamo Bogdan morto già fuori
dal campo in seguito agli stenti, la madre Liuba Bogdan, quattro
fratelli di cui dice Tommaso 2 nel campo (Yorska ed Emilio) e due in
seguito agli stenti (Stefan e Yanko).

Da: "Tanzj" <tangei@interfree.it>


A: "Matteo Fraterno" <ubub@libero.it>
Oggetto: Campo di Concentramento ad Agnone
Data: Gio, 15 gen 2004 15:56
Caro Matteo,
la cosa più veloce, per adesso, è che tu vada sul sito:
www.autonomiascolastica-csa-ar.it/sconfinando e quindi su Identità
e differenza, poi su Identità, e infine su La memoria, che ho curato
io. Intanto ti invio in allegato una sintesi del libro che andrà in un altro
volume sullo stesso argomento. Domani ti spedirò da scuola il libro
in originale e la videocassetta. Fammi sapere se tutto va bene.
A presto, Francesco Paolo

Il campo di "San Bernardino" ad Agnone


da convento a luogo di internamento
di Francesco Paolo Tanzj
I campi di confino nel Molise

“...Non ci sono dubbi, ne' possibili fraintendimenti, : l'antisemitismo fu


al centro della politica del governo fascista che, sulla scia della
Germania nazista, emanò nel 1938 le cosiddette "leggi razziali", con
le quali gli ebrei venivano discriminati nel lavoro, esclusi dagli uffici
pubblici, dal servizio militare e dalla scuola, obbligati a non contrarre
matrimoni "misti". A pochi anni di distanza, a guerra iniziata, le
conseguenze di tale politica furono l'istituzione nel territorio nazionale
di una cinquantina di Campi di concentramento, nei quali vennero
internati ebrei, zingari, oppositori politici e cittadini di potenze
straniere ostili all'Italia.
I luoghi d'internamento non potevano trovarsi nelle vicinanze di
grandi città o di zone ritenute "di importanza militare". Per questa
ragione l'Italia settentrionale e le isole maggiori rimasero interdette ai
campi istituiti nel 1940, e la maggior parte degli internati venne
concentrata delle regioni centro-meridionali che, secondo le
convinzioni politico-strategiche allora in auge, sarebbero state
scarsamente interessate alle operazioni belliche. A favore di tale
scelta influivano probabilmente anche altri motivi, quali l'impervietà
dei luoghi, la scarsa concentrazione abitativa e la minore
politicizzazione degli abitanti di tali zone.
Ed è per questo che durante gli anni 1940-43 anche in Molise furono
in funzione dei campi di concentramento per ebrei stranieri fuoriusciti
in Italia, istituiti dal regime in cinque Comuni (Agnone, Isernia,
Boiano, Vinchiaturo e Casacalenda) della allora provincia abruzzese
di Campobasso. Il Molise, come altre zone marginali nell'Italia centro-
meridionale, fu scelto come luogo di confino poiché garantiva
l'isolamento ai detenuti, e perché l'opinione pubblica era schierata a
sostegno del regime e non vi erano gruppi di forte opposizione al
potere fascista.
Complessivamente gli ebrei internati furono circa trecento, di loro
alcuni trattenuti momentaneamente in previsione di ulteriori
spostamenti. La loro detenzione non fu certo paragonabile a quella
dei lager nazisti, ma resta il fatto che si trattò comunque di una
situazione di costrizione, di completo isolamento dall'esterno e di
assenza di rapporti con i famigliari.
Quasi la totalità dei molisani ignora l'esistenza dei campi di confino,
a causa delle misure adottate per assicurare la segretezza e
l'isolamento dei campi stessi. Invece, grazie all'opera di molti scrittori,
l'esperienza del confino è abbastanza nota: per esempio in Cristo
si è fermato ad Eboli di Carlo Levi, cosi’ come ne Il prete giusto di
Nuto Revelli, viene narrata proprio la vita in esilio dei cosiddetti
internati liberi, di coloro cio che non erano segregati in strutture
appositamente costruite, ma risiedevano presso famiglie in piccoli
centri isolati, e che avevano l'obbligo - come in virtù dei risultati della
nostra ricerca ci permettiamo di dire - per lo più formale, di non
tenere alcun rapporto con la popolazione locale.
L'ex convento di San Bernardino Agnone aveva quindi tutte le "carte
a posto" per diventare un luogo di confino: era sufficientemente
isolata, non vi erano focolai di gruppi antifascisti e, soprattutto , si
poteva contare sul seminario estivo della diocesi di Trivento, San
Bernardino appunto, di cui il Vescovo si privava facilmente
rendendolo disponibile al regime.
L'edificio risale al 1451, quando, oltre all'antico convento di San
Francesco, oltre all'austero monastero di Santa Chiara, gli Agnonesi
vollero costruire un convento per i Frati Minori Osservanti. Fu fondato
dal Beato Gianfrancesco d'Aragona un anno dopo la canonizzazione
di San Bernardino da Siena, il quale insieme a San Giovanni da
Capestrano, svolse la sua predicazione ad Agnone per due
Quaresime consecutive "i quali coll' esempio, e colle parole
quietarono gli animi turbati de' Cittadini, e posero meta a quelle
contese, che sotto colore di buon governo, fomentavano implacabili
inimicizie"( P. Arcangelo da Montesarchio, Cronistoria della riforma
della provincia di S. Angelo).
L' edificazione fu allora concessa da Papa Niccolò V con la bolla
"Sincerae devotionis affectus" ( 3 luglio 1451). In un anno il convento,
grosso modo, era fatto; ci volle qualche tempo per rifinirlo, ma è
certo che nel 1459 i frati già vi abitassero.

Nei primi anni dalla sua fondazione fu destinato ad infermeria (


"stabilito per luogo di infermeria") (ivi), e in seguito adibito allo studio
di filosofia e teologia. Il convento poteva ospitare 25 religiosi, che
potevano passeggiare in un "delizioso" giardino e in un bosco,
oppure servirsi della ricca libreria. La chiesa era ad una sola navata,
a destra dell'altare maggiore vi era un tumulo in arenaria molle,
alquanto sfaldata, dove si conservava il corpo di San Benedetto da
Cremona che ivi morì nel 1535.La tradizione vuole che al Santo di sia
manifestato il Cristo e gli si sia posato sulle vesti dando così loro la
facoltà di compiere i miracoli, ed questo il motivo per cui il mantello
è stato più volte rubato. Nell'atrio di entrata vi erano bellissimi
affreschi, ora sciupati dal tempo e dall'incuria.
Da un documento si apprende che il convento era usato, nei tempi
andati, come lazzaretto nel caso di epidemia. Infatti, nel 1817, fu
adibito a luogo di sepoltura dei 1078 agnonesi deceduti per tifo e
carestia.
In seguito alla soppressione piemontese dei benefici ecclesiastici
del 1866, il convento di San Bernardino rimase per diverso tempo in
abbandono. Il vescovo Geremia Pascucci lo fece restaurare
destinandolo a sede estiva del Seminario Diocesano (1927). Dopo la
guerra, dal 1950 fu adibito a Convitto Vescovile, con oltre 150 giovani
provenienti da ogni parte d'Italia. Dal 1970 infine, sotto la direzione
di Don Gennaro Di Nucci, inizio a funzionare come Casa di Riposo
per le Anziane. La continue ristrutturazioni hanno purtroppo
irrimediabilmente modificato la struttura soprattutto all'interno. A
tutt'oggi infatti non esiste più il chiostro centrale, che costituiva una
delle principali caratteristiche architettoniche dell'edificio.

Il campo di concentramento di Agnone


Questo edificio era quindi perfetto per essere utilizzato come campo
di confino. Abbastanza lontano dall'abitato per non permettere
l'avvicinamento degli abitanti, le condizioni di stabilità e abitabilità
dell'edificio erano ottime, c'era acqua in abbondanza e un impianto
della luce elettrica. La struttura constava di un piano terra e un piano
superiore, per un totale di una ventina di vani più un refettorio e
quattro vaste camerate della capienza di 150 persone - dopo la
formazione di una sala per infermeria e una per isolamento, la
capacità dell'ex convento scendeva per a 141 persone - oltre
all'alloggio per la forza pubblica.
All'epoca Agnone era sede di comando di sezione e di stazione di
CC.RR; era scalo della tranvia elettrica che per un tratto di 38 Km la
univa a Pescolanciano, che a sua volta era scalo sulla linea Sulmona
- Vairano.

Domenica, 18 gennaio
Insieme a Giorgio sto andando ad Agnone a incontrare, il Prof. Tanzj;
la giornata non è bella, piove, ma in compenso l'autostrada, Roma
Napoli, è sgombra. Anche la macchina che ci ha prestato Gianluca
ci rilassa, perchè è nuova e comoda.
La pioggia ci accompagna fino a Isernia, al trivio prendiamo, la strada
per Vasto, pochi chilometri e siamo al bivio per Pescolanciano; il
vento forte cambia continuamente la luce, poi smette di piovere,
cominciamo a salire e il monte Lupone si presenta sulla destra
avvolto tra le nuvole, il paesaggio ci incuriosisce, un segnale indica
che mancano 18 kilometri per Agnone. Ci fermiamo; guido io, Giorgio
vuole riprendere con la telecamera il paesaggio e sul grande ponte
sul fiume Trigno, di fronte a noi, tra i monti Caraceno e Pizzi, un
arcobaleno si disegna da parte a parte sorprendente per la sua
nitidezza. Decidiamo di fare delle riprese sembra di buono auspicio,
Giorgio si impegna il vento e molto forte, si arrampica sul ponte, e
dopo un pò rientra in macchina soddisfatto, riprendiamo il viaggio
attraversando un paesaggio spoglio di vegetazione ci lasciamo sulla
sinistra la Masseria Capestrino, il monte Montarone e di fronte ecco
l' indicazione Agnone, seguiamo centro. L'appuntamento è nella
piazzetta con l'obelisco, Francesco Tanzj ci raggiunge, non ci
conosciamo ci spunta davanti all'automobile con la sua chioma
brizzolata un viso molto rassicurante, un professore, ci guardiamo in
faccia e ci presentiamo... intanto Giorgio stava riprendendo un effetto
di luce che il vento spostando velocemente le nuvole proiettava sulle
case del paese.
Decidiamo di andare subito al Convento di San Bernardino, è in
fondo al paese un pò isolato, Tanzj ci guida. Eccoci al convento, ci
apre suor Grazia, facciamo fatica a fargli capire chi siamo e cosa
vogliamo fare; ci risponde che stanno pranzando, Tanzj sfodera le
sua eloquenza e mentre racconta la storia del Convento, ci fanno
entrare e una suora ci accompagna per il Convento.
Questo luogo ospita circa 35 donne molto anziane, alcune malate,
alcune vedove, tutte sole. Visitando la struttura mi accorgo che dei
racconti fatti da Tommaso Bogdan, restano pochissime tracce.
L'esterno, la parte che si affaccia sulla valle, conserva ancora
un'architettura originale, si intravedono l'orto e le mura di cinta fatte
di pietra locale, Tanzj continua il suo racconto, anche la suora ci
sorprende per la collaborazione e ricorda che Teresa, una vecchia
signora di Agnone, che viene in visita durante l'estate, gli racconta
di suo marito che i tedeschi rinchiusero.
Continuiamo il giro, chiediamo di poter fare qualche riprese dall'alto
e andiamo con l'ascensore al piano superiore; uscendo ci troviamo
direttamente in uno stanzone luminoso, l'impatto e sconvolgente:
sedute, chi su sedie normali chi su quelle a rotelle le vecchiette erano
silenziose, non un fiato, immobili come se ci stessero aspettando;
una visione triste, tutte avevano superato 90 anni qualcuna anche
con problemi psichici, un silenzio imbarazzante avvolgeva lo
stanzone ,che fare?
Ecco una parentesi, non voluta; mi faccio coraggio e mi relaziono,
comincio a chiedere chi fosse la più anziana mi fanno segno Lei, 95
anni, l'unica che provava a fare l'uncinetto e il resto erano tutte ferme
senza dire una parola; chiedo il nome un pò a tutte, la situazione si
comincia ad animare e continuo a parlare con loro chiedendo
qualche informazione, qualcuna mi risponde un'altra è sorda devo
gridare, adesso sono tutte attente; come ti chiami, da dove vieni, sei
vedova? Restiamo con loro ancora un pò, la visita, per loro
inaspettata di un dopo pranzo era stata gradita.
Attraversiamo un corridoio per giungere sulla terrazza che si affaccia
sulla valle dove il paesaggio acquista una sua armonia di luci e
ombre. Tanzj continua il racconto sulla storia del convento e degli
anni quando fu adibito a campo di concentramento; Giorgio
discretamente riprende con la telecamera è attento a tutto e si
accorge che il minidisc per le registrazione audio, che mi spunta
dalla tasca era finito, erano già trascorsi 80 minuti. Decidiamo che
era sufficiente, ripassiamo a fare un ultimo saluto alle vecchiette ,
attraversiamo il refettorio e tutte e quattro le suore ci vengono
incontro offrendoci un gingerino come aperitivo. Giorgio ancora
riprende qualcosa e ci congediamo.
Ripartiamo in macchina e Tanzj ci mostra quello che resta della
ferrovia, soppressa dopo la guerra, che serviva per trasferire gli
internati; è rimasta solo la stazione che è diventata un'altra cosa.
Pranziamo con la moglie di Tanzj e il loro terzo figlio un pranzo
buonissimo, domenicale e conviviale; ci accordiamo per il 27
gennaio, l'idea è di fare incontrare Tommaso Bogdan,
e Francesco Tanzj, a Roma per la giornata della Memoria; ci
scambiamo doni, libri, cassette video e cd, prendiamo il caffé e
ripartiamo per Roma.

Martedi 20 gennaio Roma


SCUSA
Sono al cantiere di Elisabetta per il pranzo; l'architettura della chiesa
di Sant'Eligio ti avvolge in uno spazio equilibrato asciutto senza inutili
decori, sembra fatta apposto per gli orefici. Il ponteggio nasconde
l'affresco in restauro, ci vado volentieri a fare visita per tre motivi: 1)
L'amore che mi lega ad Elisabetta, 2) Un esempio di progetto e
disegno di Raffaello Sanzio, 3) L'affresco che Elisabetta sta
restaurando è di Matteo da Lecce;
Sono le 14 e 30, mi chiama TanzJ sul telefonino, un pò emozionato
mi da notizia che ad Agnone ci sono in archivio i nomi di tutta la
famiglia di Tommaso Bogdan, anzi, sottolinea che il suo vero nome
è Tomo, nell'elenco c'è il nome di tutti gli Zingari che sono stati
rinchiusi duranti gli anni del fascismo. Ecco il riscontro che cercavo,
rimango sbalordito e commosso, Tanzj mi dice che continuerà a fare
ricerche, la conversazione, poi perde il campo, esco fuori dalla
chiesa, Tanzj al telefono mi rinnova l'intenzione di incontrare Tomo il
27, nel giorno della Memoria. Promettendoci di sentirci via e-mail, gli
dico dell'idea di fare un libro, in forma di diario, con il materiale che
stà venendo fuori, è daccordo e scriverà anche lui. Ci congediamo,
col desiderio di continuare ad occuparci di questa storia così
drammatica e triste. Sono mortificato, e penso che devo tornare al
Campo Boario per portare le scuse a Tomo, finisco di pranzare con
Elisabetta e parto per il Testaccio ho messo in macchina due bottiglie
di vino rosso del mio giardino al Vesuvio per "festeggiare" con lui la
notizia. Al Campo chiedo dove é, una bambina mi indica con la mano
la direzione; è seduto nella sua automobile come se fosse una
postazione per il controllo del campo... ci vediamo e lui si accorge
che c'é qualcosa di importante, con un gesto mi apre la portiera, per
farmi entrare, commosso gli racconto della telefonata urlando
(perchè è un pò sordo) e mi accorgo che i suoi pensieri sono tutti al
Convento di Agnone, gli racconto che domenica sono stato a
visitarlo, mi guarda e un pò mi rimprovera, dicendomi: "te la avevo
detto"..., a questo punto gli chiedo SCUSA, perché in quel momento
ho capito la differenza tra le culture, il modo di pensare di agire e di
come da bambini ci hanno educato convincendoci che gli zingari
sono...Mi guarda e sorride come se avesse avvertito questi miei
pensieri sulla diversità che noi gagé abbiamo e che lo sforzo va fatto
e che siamo differenti e questo è bellissimo. Ora Tomo mi racconta
delle montagne di Agnone e con un gesto della mano mi fa capire
che si ricorda tutto, mi dice che gli sembra ieri, mi descrive il
paesaggio adiacente al Convento e avverte la mia emozione; prova
ad accendersi una sigaretta, offrendomene una, gli rispondo che non
fumo e così non fuma nemmeno lui, sono contento. Gli regalo le
bottiglie di vino, gradisce, mi guarda e mi chiede come si deve
comportare, con questa storia è disarmante, gli rispondo che deve
decidere lui cosa e meglio fare, "hai ragione" mi risponde, fammi
riflettere, chiederò consigli a Giovanna mia moglie, ai miei figli e
all'avvocato dei Rom; e il 27 facciamo l'incontro con il prof. Tanzj che
ormai lo considera un suo punto di riferimento, e dice che in quella
data prenderemo una decisione. Va benissimo, usciamo in macchina
dal campo per andare al bar a prenderci una bibita un pò per
"festeggiare"......

Da: "Tanzj" <tangei@interfree.it>


A: "Matteo Fraterno" <ubub@libero.it>
Oggetto: Tommaso Data: Mar, 20 gen 2004 23:21
Caro Matteo, volevo dirti che ho visto il video e che Tommaso è
veramente un tipo incredibile! Le cose intanto vanno avanti:
stamattina sono stato in archivio e ho trovato gli elenchi, anche se poi
dovrò tornarci per avere altre notizie... Dunque, credo che ci siano
almeno due famiglie Bogdan. Nel 1941 (settembre) c'erano Danitza,
Draga, Iosko, Irma, Milan e Tomo. Nel 1943 (gennaio) c'erano ben 23
Bogdan, tra i quali Adamo, Liuba, Stefan e Tomo, anche se c'è un
po' di confusione tra capo-famiglia, mogli e figli vari,
Una vera tribù!! Comunque ci siamo. Il cerchio si chiude (come dici
tu). Parlane con Tomo e fammi sapere. Che dice lui? Ha visto i vari
filmati?
A presto, Francesco
ROM.01/01.15-16 VS S.ON

ROM.01/01.17 NWS
da Il manifesto del 13 Aprile 2005

RIMOZIONI
La memoria di nonna Milka

Milka ha 83 anni, l’espressione fiera e cammina incerta. Fa fatica


quando sale sul pulmino, ma la maschera con una domanda: «dove
stiamo andando?». E’ quello che si chiedono molti qui, all’alba, nel
campo nomadi di Foro Boario, quartiere Testaccio di Roma, dove i
rom si stanno svegliando. Mentre qualcuno prepara il caffè altri
guardano stupiti il furgone sul quale c’è scritto «Osservatorio
Nomade di Roma», anche se quasi tutti sanno che si tratta di uno
strano gruppo di artisti e amici che da qualche anno frequenta questo
luogo mettendo in relazione storie e persone diverse che oggi
partono insieme. Quelli dell’Osservatorio usano la loro arte per
creare spazi di comunicazione e lo fanno soprattutto nei luoghi di
confine, sul mare, lungo i fiumi, nei campi sosta, perché, spiegano,
«in un mondo occupato quasi esclusivamente dalla solitudine
mediatica è soprattutto lì che le persone si spostano con le loro vite
e culture da raccontare e mettere a confronto». Cosa che ormai
avviene sempre più nella marginalità in cui si muovono masse di
immigrati e nomadi.

Anche per questo Milka sale sul pulmino dell’Osservatorio che,


intanto, si riempie: ci sono Aldo, un altro rom, Osama, un operatore
cinematografico egiziano, Matteo, Silvia e Lorenzo. E qualcuno
risponde subito a Milka: «Stiamo andando ad Agnone». Lei sorride,
guarda fuori dal finestrino e, con l’aria di chi la sa lunga, dice: «Ma
sì, lo sapevo. Ci andiamo per raccontare. Perché io ci sono stata ad
Agnone, tanto tempo fa. Ma allora datemi un po’ di soldi». Tutti ridono
e finalmente si parte.

Sconosciuto a torto

Agnone è un paesino arroccato sulle montagne del Molise, a nord fra


Isernia e Campobasso, non molto conosciuto. Dovrebbe invece
esserlo soprattutto per la storia che si trascina dietro da più di mezzo
secolo: perché ad Agnone, durante il fascismo, c’era uno dei tanti
campi di internamento italiani. Un campo in cui, almeno da un certo
punto in poi, erano imprigionati soltanto «zingari».

Mentre la storia ufficiale è ancora lenta e ritarda a raccontarlo, lo fa


Milka scendendo dal furgone, con i suoi 83 anni e la sua fatica,
davanti all’ex convento di San Bernardino. Fa freddo, è stanca
perché nel frattempo ha già parlato per due ore a un centinaio di
studenti attentissimi, ma si incammina, decisa a ritrovare la memoria
di quei luoghi e di quei tempi. E si arrabbia subito perché il cancello
non è più lo stesso: «Non si entrava di qua, forse da là dietro», dice
al sindaco e al professor Francesco Paolo Tanzi, che con le sue
ricerche e i suoi studenti ha ricostruito tutta la storia di Agnone in un
libro. L’edificio, una specie di cascinale fuori dal paese, a più di 800
metri d’altezza, adesso è un ricovero per anziane povere, prima e
dopo la guerra era dei frati (ma il vescovo non ebbe dubbi a cederlo
ai fascisti) dal 1940 al 1943 campo di concentramento. E,
sicuramente a partire dalla seconda metà del 1941, c’erano rinchiusi
solo rom e sinti di varie nazionalità: donne, uomini e bambini.

Dai documenti finora ritrovati si capisce che nel luglio del 1942 erano
almeno 250 e che nel gennaio successivo era stata anche allestita
una scuola per i bambini rom o, come si legge, per la loro
«educazioneintellettuale e religiosa» che doveva «toglierli dalle loro
abitudini randagie e amorali». «Io la scuola non me la ricordo», dice
Milka un po’ seccata, «però avevo già 18 anni quando sono entrata
qua dentro. Ero con mio marito e i miei figli. E poi c’era tutta la
famiglia, la mamma, mio padre, che è morto dalla fatica due mesi
dopo che siamo usciti, il nonno e gli altri, zii e cugini miei e di mio
padre. Due sono morti, li hanno portati all’ospedale di Isernia. Anche
il nonno è morto e il corpo non lo abbiamo più visto. Insomma c’erano
tutti i parenti stretti e poi altri rom. Eravamo più di 100. Noi Goman
stavamo al piano di sotto e i Bogdandi sopra. E quando siamo arrivati
molti erano già qui, dal Veneto. C’erano le guardie intorno e non
potevamo mai uscire. La mattina facevano l’appello, come
succedeva in Germania. Ma i nostri erano italiani. Però non
chiedetemi che anno era, io gli anni non me li ricordo. Ci sarà ben
scritto. So che qui sono diventata maggiorenne, ho compiuto 21 anni
in questo posto, perché allora mi hanno dato il sussidio. Prima non
me lo davano, mi davano qualcosa per il bambino che avevo al seno,
ma morivamo di fame. Mio marito andava in cucina a rubare le bucce
delle patate mentre quelli che avevano il sussidio qualche volta
uscivano a comprare qualcosa. Con due carabinieri, uno per parte.
Compravano anche dai contadini che venivano con le ceste di frutta.
Ma noi non avevamo soldi. La mattina ci davano il caffè che era
acqua e poi sempre la minestra con le patate e la bieta. E con i vermi.
Tutti i giorni c’erano i vermi, verdi e grossi che mi viene ancora da
vomitare. Ma dovevamo mangiare per non morire. Ci davano 100
grammi di pane e la gente cascava per terra. Li ho visti entrare come
leoni e diventare scheletri. Un signore si metteva contro il muro per
non cadere. Era un omone, è diventato come un pezzo di legno. Così
ci avevano ridotto. Per fortuna non ci hanno fucilato anche se tanti
sono morti».

Milka sa che i rom non erano solo ad Agnone. C’erano altri campi di
internamento in Italia e c’erano altri prigionieri «zingari»: di sicuro,
per quanto se ne sa fino a oggi, erano rinchiusi a Ferramonti in
Calabria, in Sardegna, alle isole Tremiti, a Tossicia in Abruzzo, a
Boiano e Vinchiaturo, altri due campi del Molise. In base a un ordine
fascista del settembre 1940 i rom venivano rastrellati nei loro
accampamenti, portati in carcere e nei vari campi: «A noi ci hanno
preso in un prato vicino a Pisa - continua Milka - mi sembra fosse
estate ma non chiedetemi quando perché se non ricordo bene io non
dico niente. Stavamo in quel prato, molti lavoravano il rame, anche
mio marito. Eravamo giovani con i nostri figli, ma sono arrivati i
carabinieri, e ci hanno detto di lasciare tutto perché ci portavano in
un posto migliore. Ma ci hanno portato con il treno fin qua giù, hanno
aperto il portone e ci hanno buttato dentro. C’erano i letti di ferro,
materassi vecchi e due coperte a testa. E i pidocchi dappertutto che
per me erano la cosa peggiore: li vedevi anche sul pavimento, grossi,
e ci toglievamo i pezzi di carne per grattarci. A me è venuta una
malattia che avevo tutti i buchi sulla faccia. D’inverno faceva molto
freddo, non c’era il riscaldamento e l’umidità era terribile. Ti
marcivano le ossa. Ancora adesso cammino male e questo me lo
sono guadagnato qua dentro».

Milka comincia a girare dentro l’edificio, cerca di ricordare e ritrovare


la sua stanza. Cammina traballante e con le mani sempre davanti.
Non riesce ad entrare, si aggrappa al braccio di chi le è vicino,
guarda restando sulle porte e dice che ormai tutto è diverso. «Le
stanze - ripete - le stanze, le stanze». Va verso un balcone ed esce:
«Qui si veniva e guardavamo fuori. Stavo qui e guardavo», sospira.
Poi va verso il cortile: «Ecco la fontana, questa è rimasta uguale.
Sono arrivata a vederla. Mi tremano le gambe come una foglia». La
fontana è di ferro battuto, al centro del cortile. Milka si siede per
riposare un po’. E piange: «Per mio marito - dice - lui soffriva più di
me e dopo la guerra non è mai stato bene. Il signore se l’è preso 25
anni fa. Ma sai come piangevamo quando siamo usciti di qua? Io ci
sono stata 3 anni ma eravamo tanti, non solo italiani, anche tedeschi,
jugoslavi e spagnoli, che la sera qualche volta suonavano. E’ l’unico
ricordo bello. Il resto è tutto buio. Un giorno sono arrivati i tedeschi,
hanno spalancato il portone. Per fortuna c’erano i Campos, madre e
figlio, che parlavano tedesco. Gli hanno raccontato come stavamo
male e loro ci hanno aperto e ci hanno lasciati uscire. Lo so che i
tedeschi hanno fatto male al mondo, l’ho visto alla televisione,
eppure a noi ci hanno lasciato andare, senza mitragliarci. Siamo
fuggiti subito, come fanno i conigli quando scappano dalle gabbie.
Davvero - sorride - è la santa verità davanti a Dio. Poi abbiamo
ricominciato a girare e battere il rame, abbiamo comprato un
carrettino, anche un cavallino e siamo arrivati a Roma. Adesso voglio
essere pagata per quello che abbiamo sofferto. Ora che ci sono i
documenti c’è scritto, non si può più dire che non è vero».

Gli elenchi degli internati

Negli archivi della prefettura, infatti, il professor Tanzi ha trovato due


elenchi di rom internati e anche altri documenti che raccontano la
storia di Agnone. Milka chiede un risarcimento che le sarebbe
dovuto. Come a tutti gli ex internati, come per qualcuno è stato fatto.
Non per i rom, vittime negate prima ancora che dimenticate.

Un po’ più tardi, nella sala del consiglio comunale, il sindaco di


Agnone, Gelsomino De Vita, area centrodestra, le chiede
ufficialmente scusa. Dice: «Io chiedo scusa a Milka, a Tomo Bogdan
che era con lei e oggi è rimasto a Roma perché sta male, al marito
di Milka che non c’è più e a tutti gli altri rom internati qui nella nostra
città. Ci sono silenzi che pesano sul popolo di Agnone. Lo abbiamo
capito tardi, ma oggi la cittadinanza vuole chiedere scusa. Se accetti,
Milka, io ti chiedo scusa». E lei: «Ma prego, prego signor sindaco,
non mi dica così, non faccia così. Io le sono riconoscente. Io però
vivo in una roulotte che è grande come questo tavolo, con i buchi e
non ho niente. Nemmeno la cittadinanza, solo il permesso di
soggiorno. Sono ancora straniera, dopo la prigionia e più di 60 anni
in questo paese. E non ho mai staccato uno spillo da una siepe, anzi
ho tolto il pane dalla mia bocca per darlo agli altri. Qui ad Agnone
sono stata male e non si guarisce più. Vorrei una sistemazione e
forse lei, signor sindaco, può aiutarmi».

Milka chiede un posto dove vivere, e dice che con lei lo chiedono
molti altri rom. Il sindaco risponde che la aiuterà e le consegna un
attestato: oltre alle scuse c’è scritto che è cittadina d’onore. Lei,
uscendo, dice che non sa leggere, ma «mi ha fatto piacere vedere
dove ho sofferto». Nessuno ha parlato di fascismo e di responsabilità
politiche, ma almeno, come voleva l’Osservatorio, qualcosa è stato
fatto mettendo insieme persone e luoghi diversi, testimoni e
documenti. Un atto di verità unico e importante per il nostro paese:
il riconoscimento di una persecuzione che diventa strumento di
conoscenza contro l’indifferenza e i revisionismi. E le scuse di una
città a una donna rom che, con i suoi 83 anni, ha fatto un po’ meno
fatica a risalire sul furgone per tornare a Roma. Almeno per una
notte.
ROM.01/01.18 VS S.ON
ROM.01/02.01 Txt TP
I ROM KALDERASHA DI CAMPO BOARIO:
CULTURA, MEMORIA E TRADIZIONI

Tre giorni di incontri con la Comunità Rom Kalderasha di Campo


Boario, per conoscerne la cultura e le tradizioni.
Nei giorni 10, 11 e 12 Marzo all’interno degli spazi della Facoltà di
Roma Tre, nell’ex Mattatoio, sarà allestita la prima esposizione
dedicata alle tradizioni e alla cultura materiale del popolo Rom:
saranno illustrate, attraverso un laboratorio allestito in loco ed una
mostra di fotografie e di oggetti, le attività tradizionali di lavorazione
e restauro dei metalli, accanto ad una presentazione della storia di
questo popolo.
Nei primi due giorni della mostra saranno organizzate alcune attivi-
tà didattiche per i bambini delle scuole elementari; il terzo giorno
insieme ai bambini saranno invitati anche alcuni rappresentanti
della Curia e delle Istituzioni.

Laboratorio per la lavorazione ed il restauro dei metalli


I Rom sono da sempre grandissimi esperti nella lavorazione dei
metalli. I Rom Kalderasha del Campo Boario sono da cento anni gli
artigiani che lavorano per riportare a nuova luce candelabri, croci,
calici, pissidi, ostensori e altri oggetti sacri delle chiese di Roma.
All’interno degli spazi della mostra sarà allestito per tre giorni un
Laboratorio per la Lavorazione ed il Restauro dei Metalli, interamen-
te gestito dai referenti della Comunità Rom Kalderasha di Campo
Boario. Tre artigiani faranno la dimostrazione di come si spazzola
l’oggetto, di come lo si ripulisce e quindi di come viene messo a
bagno nel metallo fuso per fargli riacquistare il suo originale splen-
dore.
I visitatori della mostra ed i ragazzi delle scuole potranno non solo
osservare direttamente gli strumenti e le modalità di lavorazione e
di restauro di antichi oggetti sacri, ma anche partecipare direttamen-
te a queste stesse attività, portando da casa un oggetto di metallo
(chiavi, candelabri o altri oggetti arrugginiti) che potrà essere pulito
e lucidato all’interno del laboratorio stesso: un modo semplice e
coinvolgente per ammirare da vicino la magia di questo lavoro e di
questo popolo.

Mostra delle tecniche e degli strumenti di lavorazione dei


metalli
All’interno della mostra alcuni pannelli illustreranno storia, cultura e
tradizioni della Comunità Rom Kalderasha. Attraverso una serie di
fotografie montate su pannelli sospesi sarà allestito un percorso
espositivo che mostrerà in dettaglio diversi oggetti prima e dopo la
lavorazione. Accanto alle fotografie saranno esposti alcuni oggetti
sacri restaurati, insieme agli strumenti utilizzati per la lavorazione.
Un video, realizzato appositamente, documenterà il processo di
restauro e pulizia attraverso tutte le sue diverse fasi.

Attività didattiche
Lo scopo del progetto è soprattutto quello di creare lo spazio per un
reale momento di scambio e di incontro fra i bambini Rom e Gagé,
momento particolarmente importante proprio in considerazione del
processo di scolarizzazione dei bambini Rom che è stato recente-
mente avviato. Realizzare la possibilità di condivisione e trasmissio-
ne di alcuni aspetti della cultura Rom non solo consente ai bambini
Rom di invertire le modalità di scambio, divenendo loro stessi “por-
tatori di cultura e valori”, ed uscendo quindi da un ruolo di pura rice-
zione, ma costituisce anche un importante passo verso l’integrazio-
ne dei bambini stessi all’interno della realtà scolastica. Creando le
condizioni per una conoscenza dei Rom in generale e dei Rom
Calderasha in particolare, si contribuisce all’eliminazione dei pre-
giudizi che ancora oggi riguardano il popolo zingaro e che possono
impedire una serena e fruttuosa convivenza fra Rom e Gagè.
Gli incontri nelle classi pertanto saranno focalizzati, oltre che su cul-
tura, abitudini e tradizioni dei Rom in generale, proprio sull’indivi-
duazione degli elementi di diversità e comunanza fra Rom e Gagé,
in modo da stimolare i bambini al dialogo e al confronto e, in gene-
rale, all’apertura verso l’altro.

In collaborazione con le scuole elementari e medie interessate


(Istituto Comprensivo Elsa Morante, Scuola Elementare Statale
E.Gianturco, Istituto Comprensivo Madonna dell’Orto), saranno
condotti alcuni incontri con le classi (indicativamente 12 per un tota-
le di 300 bambini circa) in vista della partecipazione dei ragazzi alle
attività organizzate per i giorni della mostra In tali incontri, della
durata di circa un ora ciascuno, esponenti della Comunità Rom e
operatori didattici, con il supporto di una presentazione multimedia-
le, introdurranno gli studenti alla storia del popolo Rom ed in parti-
colare alla comunità dei Rom Calderasha del Campo Boario.
Attraverso una modalità ludico-creativa i bambini saranno stimolati
a scoprire uguaglianze e differenze tra abitudini e costumi Rom e
Gagè. Le suggestioni raccolte saranno rielaborate dai ragazzi nei
giorni successivi con l’aiuto dei docenti e presentate quindi l’ultimo
giorno della mostra (12 Marzo).
Nei giorni 10 e 11 Marzo sono previste visite guidate alla mostra per
circa 150 studenti alla volta. Durante le visite, gli studenti potranno
sperimentare direttamente le tecniche di pulizia dei metalli portando
da casa un oggetto che sarà ripulito nel laboratorio allestito nella
sede della mostra. Al termine della visita alla mostra è prevista una
breve passeggiata attraverso il Campo Rom.

Scuole e classi che partecipano all’iniziativa

Istituto Comprensivo Elsa Morante, Via A. Volta, 41:


classe III B, insegnante D.ssa Napoletano.
Altre due classi sono in attesa di conferma.
Totale dei bambini coinvolti: 75

Scuola Elementare Statale E.Gianturco, Via Palombella, 4:


3 classi da confermare
Totale dei bambini coinvolti: 75

Istituto Comprensivo Madonna dell’Orto,


3 classi da confermare
Totale dei bambini coinvolti: 75

Programma

14 Febbraio – 4 Marzo incontri con le classi:

presentazione del progetto alle maestre e distribuzione di materiale


didattico relativo alla storia della Comunità Kalderasha di Campo
Boario e della sua attività;
incontri con le classi, strutturati in tre momenti:
proiezione: una presentazione multimediale avvicina i bambini al
mondo dei Rom e al loro modo di vivere.
ascolto: un esponente della comunità Rom racconterà la storia del
“Popolo del Vento” e del suo arrivo a Roma e a Testaccio;
confronto: i ragazzi saranno invitati a porre domande per scoprire
quali siano le differenze e le somiglianze tra i modi Rom e i modi
Gagé di vivere la casa, la famiglia, la musica, il tempo libero, l’edu-
cazione, il gioco, le feste tradizionali…

10 Marzo inaugurazione della mostra e dello spazio-laboratorio;

10-11 Marzo visite degli studenti:

mattina
visite guidate alla mostra con gli studenti delle scuole elementari e
medie del comune di Roma, accompagnati da esponenti della
comunità Rom e da operatori didattici;
dimostrazione delle tecniche di lavorazione dei metalli: gli studenti
verranno condotti dai maestri ramai della comunità Rom
Kalderasha attraverso un laboratorio che proporrà tutte le fasi della
loro tradizionale lavorazione dei metalli.
12 Marzo giornata conclusiva:

mattina
visite guidate alla mostra e al laboratorio destinate ai rappresentan-
ti delle Istituzioni e della Curia;
incontri con i rappresentanti della Comunità Kalderasha di Campo
Boario presso la sede della mostra;
esposizione dei lavori elaborati dagli studenti delle scuole che
hanno partecipato alle attività didattiche;
intrattenimento per gli studenti: musica e piccoli spettacoli;
pranzo - buffet con specialità Rom.

OSSERVATORIO NOMADE/STALKER

L’Osservatorio Nomade è un soggetto collettivo, composto da arti-


sti ed architetti, che compie ricerche e azioni sul territorio con parti-
colare attenzione alle aree di margine e ai vuoti urbani in via di tra-
sformazione. Stalker è attivo a Roma dal 1995, ha effettuato alcune
azioni di “transurbanza” attraversando a piedi le zone interstiziali di
Roma, Milano, Torino, Parigi, Berlino e Miami, per sviluppare una
metodologia di analisi e di intervento su quelle parti di territorio
urbano in continuo divenire inconscio che ha denominato “territori
attuali“.
Dal maggio del 1999 al 2002 Stalker ha dato vita, insieme alla
comunità kurda di Roma, al centro culturale curdo Ararat, all’interno
dell’edificio dell’ex veterinario del Campo Boario (ex mattatoio), per
sperimentare una nuova forma di spazio pubblico contemporaneo
fondata sull’accoglienza e l’ospitalità. Un territorio dove verificare,
attraverso l’ascolto e l’interazione con lo spazio vissuto, le potenzia-
lità di relazione tra l’attività artistica e la solidarietà civile.
Stalker indaga, attraverso azioni, progetti, concorsi, mostre, wor-
kshop e diverse altre forme di mappatura e riciclaggio del territorio,
possibilità alternative alle tradizionali modalità dell’intervento urba-
no, e ha dato vita, insieme ad altri architetti ed artisti, ad una nuova
forma di laboratorio di ricerca multidisciplinare – “Osservatorio
Nomade”.

ASSOCIAZIONE U.N.I.R.S.I.
(Associazione nazionale e internazione Rom e Sinti in Italia)

UNIRSI è un’associazione nazionale ed internazionale di volonta-


riato con finalità di natura culturale, sociale e educativa.
Tra le sue diverse finalità, l’Associazione si propone in particolare di
attivare ricerche e strategie e attuazione dei progetti con lo scopo di
determinare sviluppi significativi sul tema dell’integrazione sociale:
delle diverse culture, dei differenti contesti sociali, dei differenti con-
testi giuridici ed economici. UNIRSI si propone inoltre di far sì che
ai Rom sia riconosciuto il diritto di essere protagonisti del proprio
futuro; salvaguardare ed incentivare le risorse etnico-culturali del
popolo Rom e Sinti (usi, costumi e l’esercizio dei mestieri tradizio-
nali); ricreare la cultura, la consapevolezza etnica e la promozione
associativa dei Rom e dei Sinti in ogni forma.
ROM.01/02.02 IMG LNS
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ROM.01/02.10 IMG LNS
volume:

CB.06.ROM.01/ROM CALDERASHA

folder:
CB.06.ROM.01/Rom Calderasha

CB.06.ROM.01/01.Samudaripen. Campo Boario e la storia di Milka

File list:

code typology author title publisher date

CB.06.
ROM.01/01.01 GRF S.ON
ROM.01/01.02 Txt TP L’altrove che è sempre stato qui e che non abbiamo mai
voluto accettare
ROM.01/01.03 Txt TC
ROM.01/01.04 GRF S.ON Media Bus
ROM.01/01.05 Txt TN Comunità Rom Lettera al Sindaco
ROM.01/01.06 GRF S.ON
ROM.01/01.07 Txt TN
ROM.01/01.08-12 IMG S.ON
ROM.01/01.13 GRF S.ON
ROM.01/01.14 Txt TN Il cerchio si chiude
ROM.01/01.15-16 VS S.ON
ROM.01/01.17 NWS Rimozioni Il Manifesto 13.04.05
ROM.01/01.18 VS S.ON

CB.06.ROM.01/02.Laboratorio di Arti e Metalli

File list:

code typology author title

CB.06.
ROM.01/02.01 Txt TP I Rom Calderasha di Campo Boario:
cultura, memoria e tradizioni
ROM.01/02.02-07 IMG LNS Lens
volume:

C B . 0 7 . A R . 0 4 . E G . 0 1 / E G N AT I A
Egnatia, un percorso di memorie disperse
Nell'ambito del progetto Egnatia vengono raccolte storie di dislocamento in diverse città europee.
L'intenzione è realizzare un monumento transnazionale e disperso, dedicato alle memorie delle persone
costrette a lasciare i luoghi di origine. A Roma molte storie sono storie curde raccolte ad Ararat.

Egnatia, a path of displaced memories


Inside the Egnatia project stories of displacement get collected in different european cities. The
intention is to build a transnational and disperse monument dedicated to people forced to leave birth
places. In Rome the most of the stories are kurds and get collected in Ararat.

folder:
CB.07.AR.04.EG.01/Le storie dei viaggi dei rifugiati curdi di Ararat

Aprile -Maggio 2003 Da Ararat a Ararat, storie di viaggio dei rifugiati curdi.
raccolte al Campo Boario all'interno del progetto "Egnatia, un percorso di memorie disperse"
(www.egnatia.net).
Realizzato con il sostegno della Unione Europea. Programma Cultura 2000. Stalker - Osservatorio
Nomade con Oximoron, Atene e Atelier d'Architecture Autogereè, Paris.

April - May 2003 From Ararat to Ararat, travel stories of kurdish refugees.
Collected at the Campo Boario for the project "Egnatia, a path of displaced memories"
(www.egnatia.net).
The project had the sustain of the European Union program Culture 2000. Stalker - Osservatorio Nomade
with Oximoron, Athens and Atelier d'Architecture Autogereè, Paris.
"along via egnatia"

storie su pietra

- osservatorio nomade -
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AR.04.EG.01.02 IMG AR
Ilhami
AR.04.EG.01.01 Txt TN

My name is Ilhami, but it is not my real name, everybody calls me Ilhami. I come
from Bingol, and my family lives there. Before it was ten of us but now two of
my brothers are in Germany and one has been forced to stay and join the
military. He had been hiding for almost a year and a half, he did not want to
serve in the army, he was taken one day and since two months he is in the army.
One of my sisters is married, she lives in a house near by ours. Now at home
are two of my sisters, one brother, my father and my mother. Three years ago I
left Bingol, before that I was in prison.
I was born on December 10th 1977, in Bingol, our town is right among the
mountains, it is a little closed, because all around are the mountains of Bingol
very famous mountains, they are called Sherafehtin they are around, and are
very high. Under the mountain there is a plain and that is where the town has
been founded, it is not a very green place we have been fought a lot so they
have burned all the woods. Our town is not very old like other towns of kurdistan
but it is most important because of its north-western location close to the border
with Turkey and our language is a little different from those of the other sides
because our dialect is tzatzaqi which is spoken only in Bingol and in some other
towns around Bingol. There are two names for Bingol, the kurds called it
Tchevleeq, Tchevleeq means farm, the Turks call it Bingol. There
is also a legend about this name Bingol means a thousand lakes they say there
was one water, the water of life, and if someone would drink from this water he
would never die. One day a hunter was hunting a bird he stripped the bird bare
of its feathers and washed it in the water of a lake but the bird started to fly again
now, he knows this is the water of life he wants to drink but the lake, the water,
separates itself into a thousand lakes so nobody knows where that part of the
water is and they call it Bingol. Before the war, before the destruction of the
villages, there were seventy thousand or eighty thousand but if we look up the
number today it is around three hundred thousand because many people were
forced to leave their villages after they were burned to the ground and destroyed
so everybody has come to the towns. For example, when they took me for the
military service in 1997 I knew many people in Bingol but when I returned in 99
I would look at the people and ask “who are these people? I have never seen
AR.04.EG.01.04 IMG AR
them in Bingol“. It was a small town and we all knew each other, if today I go
back to Bingol, now we are in the year 2003 I do not know anyone, even in our
neighbourhood.I left Turkey on April 13, 2000 from Izmir Ali Aga, I arrived in
Italy on April 18, 2000. The trip lasted five-six days, we were four hundred
people on the ship there were children as well, we had nothing with us so it was
too hard after reaching Italy I tried to go to Germany going through Switzerland,
they stopped me at the German border and sent me back to Switzerland. I was
left in jail for almost 15 days and on may 4, Switzerland sent us to Istanbul it
was two of us .I was together with a friend in Istanbul we were kept for one day
in the police station - and after this person paid 500 euro my father had told
him “pay” we paid 1,200 deutsche marks also and they let us go after one day
we had already decided we wanted to come to Europe because we had to come
and again, on may 13, 2000 we departed again we were together again and
we arrived in Italy, again I tried again to go to Germany first I went to San
Remo because we already knew they take people from there towards
Germany so we got there found the people and one day they loaded us on a van
we were around 30 people and from Ventimiglia they took us to Antibes, a
town in France for one whole day we stayed there out in the open air we slept
outside the day after they gave us the tickets to Marseilles, and then Brussels,
a city in Belgium we got on the train and went to Marseilles by train and from
there we took another train and we arrived in Brussels think this was on may
27 I remember it well it was may 27, 2000 on that same day they loaded us on
another van and they took us to a town in Germany it is called Ahen we did not
know what we had to do one of us already knew a little German now it was only
three of us we were separated from the others since we had arrived in Germany
so he made a deal with a taxi driver and we paid 700 marks to go from Ahen
to Hamburg we arrived in Hamburg at three o o’clock in the morning and my
brother came to take us it was something different for almost a year and four
months I was in Germany in Hamburg, in Essen, also in Bremen I lived there
but on October 24 2001, they sent me back to Italy since then I live in Italy but
it seems that my trip goes on one day an italian told me that the kurds have no
history if someone does not write his history nothing is left his history is lost but
today, the Europeans are not writing their history so they loose.
AR.04.EG.01.05 IMG AR
Irfan
AR.04.EG.01.06 Txt TN

Florian - hi, I am looking for Jacopo, Bauer or Ilhami guy 1 Ilhami?


guy 2 - Ilhami? guy 3 - Ilhami? Florian - is Ilhami
here? all right, thank you, maybe they are at the tent? guy - 1 Ilhami!
Ilhami! Ilhami! Jacopo - here is Bingol, and here is Rome go,
Bingol - Istanbul Ilhami - draw the line Irfan - Bingol -
Istanbul Ilhami - draw the line Irfan - here is Turkey here is
Edirne Irfan - Kapukule barbed wire Komotini Edirne, Komotini,
Greece M.Teresa - departure, 24. 07. 2002 Irfan - Istanbul
we are kurds, so our economic situation is not good even if one works he will
earn less than the minimum wage we were members of Hadep so we were
oppressed Turkey has never taken care of us this is the reason why we left
Bingol, we journeyed for two days on the mountains we met a shephard and he
took us to the police and they took us to their barracks Ilhami they
were lost in Bulgaria and there they found a shephard Irfan - we
told them we are kurds and then the police showed us the way to Greece
Irfan - kadek, Lavrio Ilhami - there is a place of kurds there,
Lavrio Irfan - camp Ilhami - there is a center managed by
kurds there Irfan - there I took part in the activities of the center
Jacopo - how long? Irfan - almost ten months in Greece
Irfan - Thessaloniki, I was there for five months Ilhami - he was
there for almost five months Irfan - there I took part in acitivities as
well then I was for two months in Patras Ilhami - did you come to Italy
from Patras? Irfan - yes, Patras, Igumenitza Irfan - Patras,
we came to Patras Jacopo - we can make it here, Patras
Irfan - Patras, liman Jacopo - liman? Ilhami - liman
means haven Irfan - haven, here is the sea the sea five, six
ships leave this haven every day there we paid a smuggler and he put us into a
container onto a ship and we arrived to Ancona Irfan - I called again
in athens, but nobody answered two friends had given me the telephone number
of the kurdish international office but no one would answer Ilhami -
maybe it was a holiday, that’s why no one would answer Irfan - I
finally arrived at the termini railway station and there I saw a kurd he was from
AR.04.EG.01.07 IMG AR
Mardin, Nussaybin he asked “are you kurd?” and I said yes I asked him where
Ararat was and he took me there Irfan - many of our friends have
been rejected the right for political asylum I also thought I was going to ask for
asylum here, in Italy now I am waiting I have not yet decided to apply I don’t
know what could happen Irfan - if they accept I think I will make the
application this is why I came here many requests have been rejected I don’t
know what to do Irfan - we do not have an identity if we had one,
maybe we would also travel in peace around the world we would be able to go
everywhere if kurdistan had been founded- we would have been able to go
everywhere you know, these things bring sadness to see the American soldiers
on one side the english soldiers in the other and the turkish soldiers as well our
land is under invasion we have long searched for our identity we would like to
go to other places as tourists we think about this but we have no possibilities
nothing is in our hands Jacopo - you have given us this story we
take it now and we make it travel along this road again is there a place where
you would like to place this stone, or deliver it Ilhami - you have
given us this story we take it now and we make it travel along this road again is
there a place where you would like to place this stone, or deliver it
Irfan - they will take this stone? Ilhami - yes Irfan - they will
take this stone? Ilhami - yes Irfan - they can take it to
Lavrio Jacopo - Lavrio Irfan - there is a garden there they
can put it in the garden Jacopo - at the kurdish hospitality camp in
Lavrio Ilhami - yes Jacopo - you want to write it here?
hospitality camp, Lavrio.
AR.04.EG.01.08 Txt TN

Murat
Murat - let’s speak slowly, slowly Florian - they are kurds too ?
Murat - I don’t know. first time I see them maybe Florian – yes,
here guys come from everywhere when they travel they stop here like these
guys arriving with bags Murat - maybe first time, maybe Florence,
maybe Parma. I was born on may 15, 1971 in Kulup the province of Diyarbakar
or Tikranakert Murat - when I was born there were six or seven
thousand people in my city later the turkish government, turkish military, turkish
police they set on fire all our villages Florian - there was in your
AR.04.EG.01.09 IMG AR
village? Murat - yes, you can say it was the peak of the war
Florian - the most important battle, the biggest Murat - yes,
because all around my village were the mountains and thousand of guerrillas,
now around thirty thousand Florian - 30,000? Murat -
yes, in city was 6,000 but later they burned down all the villages and people had
to come into the city many people moved to west Turkey in the provincial city of
Diyarbakar somebody in Europe like me, now I am here many people in great
Britain, Scandinavia, Europe all around the world Florian - you were
working as a journalist you said Murat – yes Florian - what
was your work like? Murat - many villages were burnt we need to
show the world what happened, why I did make articles, I did make pictures I did
make interviews, with many people like you are doing now with me
Murat – off course first in my newspaper the first was hulk gertchehee
Florian - what is the name again? Murat - hulk gertchehee reality
folk reality from folk Florian - from people Murat - from
people or folk Florian - where is it published, in which town?
Murat - in Adana, mostly in Adana because Adana is in the middle of
Turkey you can easily take it to kurdistan and all around Turkey there are many
newspapers in Adana Murat - when I did begin it was Halk Gertchehee
then it was forbidden then the second name was Ülke it means country and then
another time forbidden Florian - so these newspapers have all
been closed Murat - closed, yes and then ozgür Gündem and then
democracy new democracy and then yedindji Gündem every time we were
closed we made a new name and we would go straight, like every time
Florian - how many names have you changed in the last ten years?
Murat - now I did tell you Halk Gertchehee, it’s two words then we did make new
Halk Gertchehee like another newspaper it was the second name not very
different and then was Ülke and we made new Ülke so it was four and then
Gündem and then new Gündem Yeni Gündem and then Ozgür Gündem and
then Yedindji Gündem now in Europe there are Politika and Yedindji Gündem
was also forbidden for two months now I don’t know I think they have a new
name I don’t know yet Murat - I got into the truck in Istanbul and I did
come somewhere Florian - where did you cross the border
AR.04.EG.01.10 IMG AR
Murat - where I did cross the border? Florian - the border
Murat - yes, did come somewhere at night it was probably midnight we changed
the truck Florian - you went through Greece or through Bulgaria?
Murat - I think Bulgaria Florian - but you are not sure because
you were closed in the back Murat - yes, I was closed many times
I was out to go to the toilet I would see the mountains I think Bulgaria and then
ex Yugoslavia maybe Florian - Macedonia Murat - maybe,
I don’t know Florian - Albania maybe Murat - if you stay in
the truck for two or three days you will be deaf Florian - how many
people were there in the truck? Murat - it was me, the driver, and
another man I was the most important, because I had problems I was in safe
place Murat - you have two choices you can choose to go to jail they
will find you somewhere I mean turkish police, they will find you somewhere and
bring you in jail or you must go away somewhere outside Turkey
Florian - what do you hope to do now? Murat - now, I will tell you
honestly what I will do first I want to be free now I am not free because I don’t
speak good Italian after that maybe a little room Florian - you want
to rent an apartment Murat - a little work... then I will be free.
AR.04.EG.01.11 Txt TN

Remzi
Irfan - light my cigarette Jacopo - oh well, let’s smoke this cigarette
Florian - we’ll smoke them all now Bauer - let’s smoke, yes Jacopo -
what is your name? Remzi - Remzi, I’ll write my name
Jacopo - Remzi Remzi - yes Jacopo - how old are you Remzi?
Remzi - 23 Jacopo - a rose Remzi - yes Piccio
- is this a special place? we’ll ask you later Florian - Bitchak (Razor
in turkish) Remzi - Bitchak Jacopo - wait I’ll go and get a
knife Irfan - are you drawing wan? Florian - shall we
take this way or the other Ilhami - you know the place, right?
Florian - yes, I do. it’s right by the metro exit Ilhami - I don’t know it
Florian - I’ll show you glut - who, said? Florian - not said, Remzi
woman at traffic light look at them Ilhami - why did you decide to
leave home? which road did you take? Remzi - first I got the nausea
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from Turkey I looked for smugglers and then we agreed on the price of the trip
and I decided to leave I took the sea route first the smuggler put me on a
container, on to a truck and then I was alone I had no idea how long the trip
would be but it lasted four days I did not know where to go I was not sure if it
would be Italy, or France, or Germany, Rumania after four days in the container
on the ship I was very hungry, very thirsty I was in trance but when I heard the
engine start again I awoke I left Turkey on a container the first place I saw when
I got out of the container was a bar I wanted to drink water I did not know the
language but I asked for water with signs I drank seven glasses of water this is
how I came to Italy Ilhami - do you remember exactly from where
you left Turkey and where you got into Italy? Remzi - yes I remember
November 19, 2002, I left Turkey and on the 23th I arrived in Italy
Ilhami - where did you come out of Turkey? Remzi - the Avdjilar haven
of Istanbul Ilhami - what were the reasons why you made this trip?
Remzi - this trip meant freedom to me I was not sure but I wanted to
try my luck maybe I get my freedom, or maybe the end will be very bad I was
desperate in Turkey I did not know how long the trip would be maybe it lasted
15 days and I could die this is something I would often recall during the trip
Ilhami - what was the reason you wanted to escape from Turkey?
Remzi - the conditions of life in Turkey are miserable we were under torture and
oppression Turkey tortures kurds this is the reason Ilhami - when
you came to Europe, did you find the things you were dreaming off?
Remzi - I have not however the conditions of life are better than in Turkey I
would certainly prefer to be in Turkey with my family, in my town here I am doing
all right but I still haven’t reached my objectives here I have problems but in
Turkey there were more Ilhami - you have already made a drawing on
your stone what did you want to tell with this drawing Remzi - the
adventures of the road Ilhami - where does this road begin, and where
does this end Remzi - it began in one more than three - four years ago
the conditions of life were difficult and I was forced to emigrate before that, in
wan I used to act at the theatre for two and a half years I have participated in
beautiful theatre shows I also took part in the making of a film for television I
even played in lead roles but they have taken away the rights of us kurds so I
AR.04.EG.01.13 IMG AR
lost my passion for this work and I moved to the west so I would be able to
improve my acting and become a good actor I loved theatre but here I have not
found any possibility.

Tahsin
AR.04.EG.01.14 Txt TN

Florian - you told me you have arrived... Tahsin - almost two and a
half years ago Tahsin - six years ago my father owned a company,
a firm it was in Turkey and when the government... how should I say it? when
the government did not let him free to do his work he escaped away he came
here, six years ago and asked for political asylum he got the right of political
asylum and then he called for us he wanted to see us you can’t have half a
family there and the other half over here my father is forced not to go back that’s
why we came here and here is where we are Tahsin - and also my
older brother my little sister mother and father Florian - you want
to tell where were you born Tahsin - yes Florian - when
you were born Tahsin - 05. 04. 1981, in Istanbul. Istanbul is my
city of birth but we are kurds my father even today does not speak turkish well
Tahsin - two years ago when I arrived here... I don’t remember the date
well... I came here in Rome, with my family I saw how many people are here we
don’t understand the languages don’t know where to go and work one has to
work if one wants to live and that is why we have gone to almost all parts of Italy
now we are doing a little better Florian - in which cities have you
been? you remember all the places you have been to? Tahsin -
yes first I went to Napoli from there I passed by Reggio Calabria
Tahsin - I went with a friend of mine we went as guests at a kurdish family they
found a home for us Florian - where was this house? Tahsin - at
Soverato Tahsin - its past Catanzaro but Soverato is in the same
council if you’re in Soverato and you want to do something regular, something
political, you have to go to Catanzaro always in Reggio Calabria there I saw
that people work but they are not given their rights if a person works he should
be living at least a little better but there it was not so who works cannot save
anything let’s say Florian - what kind of work did you do?
Tahsin - in Catanzaro I worked only in the fields, in agriculture I would collect
AR.04.EG.01.15 IMG AR
olives, grapes, this kind I stayed there for three months and then I went to
Ferrara, bologna always as a guest, at a friend of ours, a Kurd
Florian - was it in the town of Ferrara? Tahsin - Migliarino, it was
called Migliarino it was a short trip it was called Migliarino
Tahsin - there I had no home I slept at a friends place it was hard to find a house
there I don’t know I could not stay more than four months as a guest it’s not
possible then I left my job Florian - no, I just followed you to the train
Tahsin - now we have to go, sorry we’ll meet later tonight Florian – bye
Tahsin - he is young, sixteen years old Florian - where Tahsin - in
Izmir Florian - he had an accident with the scooter
Tahsin - yes, with the scooter they called me now to tell me he is doing a little
better Florian - you were telling me before your moves up and down Italy in
the last two years Tahsin - this morning Florian - this
morning so after Ferrara... Tahsin - you remember well Florian -
what was the name of the place? Tahsin - Migliarino we worked
there for almost four months there was a scent that would hurt me this was the
fault of this job Florian - you had to clean the boats Tahsin - yes,
but there was a scent that would make the head hurt I would go round like a
drunkard Florian - it was a solvent you used Tahsin - above
that I was a guest and so I have to go away... how... I have to go away
Florian - where did you go? Tahsin - I came back again to Rome
here, our part has an agreement with a big company that needed workers one
hundred workers I went with these workers we worked for one month but there
was this boss he was very hard he always said “work”, “fast” that’s not the place
where a man goes to work no he gave a house to 40 people 40 people slept in
one house Florian - you remember the name of the street?
Tahsin - yes, yes Grosseto the name of the street no the place was called
Paganico Tahsin - I thought that if I come back to Rome I will be
left without a job there I could not stay he said I had to leave and I did not want
to work anymore I took two other friends with me and then with a few bags, like
this we took a bus then I saw a city it was called sienna sienna, yes we went
there to look for work we did not know anyone I saw there was this party... it was
the trade unions there was a trade union I went there and asked for work he
AR.04.EG.01.16 IMG AR
asked me “where are you staying” I said we have no place he... thanks a lot...
he found a home for me Florian - what’s the name of this man?
Tahsin - Mauro, Donatelli Mauro he was a very nice man
Florian - what did Donatelli Mauro do? Tahsin - he was one of the
responsible people at the trade unions he found a home for me and within a
week he also found a job for me and other friends of mine before starting to
work the owners told us this work is only for three months we cannot give more
work that’s what they told me we worked for three months they told me “you
have to leave, sorry” and this Mauro again found a job for me always in the same
area the first was called catello di ama the other is called fonte di rutoli always
in sienna now I am working at fonte rutoli, castello fonte rutoli
Tahsin - I came back here in Rome and now the farmer of fonte rutoli called to
say come, start the work I am not sure but tomorrow I have to go away tomorrow,
yes Florian - you were telling me that on this stone you would like to send a
message to your friends Tahsin – yes Florian - who are
this friends in Istanbul Tahsin - all these friends they all thought
like I do Tahsin - Ufuk, there was one called Ufuk Otchar
Tahsin - there were many but those that were really close to me... there was
ilhan, furta a little girl called Dilber Tahsin - we have a club I already
said it Florian - where is it? Tahsin - in Qultane, Djihan
Beyli is the name of the neighbourhood and from Djihan Beyli... what’s the
name of the street? Fundek Zahde, it is called Funduk Zahde street, number 2
the apartment was ours all three floors were ours they go there in between
classes in Turkey they study until one from one until four or five they make a
pause and in the evening they go back for three -four more hours during these
pauses they come there Florian - what do you remember of this
place? Tahsin - before we rented it was just an old apartment we took
there all the students and we fixed it with plaster and it came out a pretty place
dear place each and every one helped a little all students brought things we took
a computer and then another tables, chairs slowly they would bring things it
came out a beautiful thing it became a dear thing.
AR.04.EG.01.17 IMG AR
volume:

C B . 0 7 . A R . 0 4 . E G . 0 1 / E G N AT I A

folder:
CB.07.AR.04.EG.01/Le storie dei viaggi dei rifugiati curdi di Ararat

File list:

code typology author collected by

CB.07.
AR.04.EG.01.01-2 IMG AR Andrea Rocca
AR.04.EG.01.03 Txt TN Ilhami Florian Agalliu
AR.04.EG.01.04-05 IMG AR Andrea Rocca
AR.04.EG.01.06 Txt TN Irfan Florian Agalliu, Jacopo Gallico
AR.04.EG.01.07 IMG AR Andrea Rocca
AR.04.EG.01.08 Txt TN Murat Florian Agalliu
AR.04.EG.01.09-10 IMG AR Andrea Rocca
AR.04.EG.01.11 Txt TN Remzi Jacopo Gallico, Francesco Careri,
Floriam Agalliu
AR.04.EG.01.12-13 IMG AR Andrea Rocca
AR.04.EG.01.14 Txt TN Tahsin Florian Agalliu
AR.04.EG.01.15-17 IMG AR Andrea Rocca
volume:

CB.08.SG.01/SGOMBERI
Nel 2004 vengono sgomberati i baraccati abusivi che si erano installati nel tempo a Campo Boario, in
occasione del progetto Egnatia viene mappato il prima il durante e il dopo lo sgombero. Nel 2007 viene
sgomberata anche la comunità Rom che abitava il Campo Boario da 25 anni, testimomnianze ed immagini ven-
gono raccolte all'interno del progetto i Letti del Fiume. Il Foro boario non è più la città degli altri.

In 2004 the shacks inhabitants established in years in the slaughterhouse get removed by police, before,
during and after the police operation get mapped for the Egnatia project. In 2007 also the Rom Calderash
community, that have been living there for 25 years get kicked out from the Campo Boario, testimonies and
images get collected for the project "the beds of the river". Foro Boario is no more the city of others.

folder:
CB.08.SG.01/Sgomberi

CB.08.SG.01.EG.02/01.Sgombero 2004

2 Dicembre 2004. Sgombero dei baraccati all'interno del Campo Boario.


Mappatura della realtà del Campo realizzata prima durante e dopo lo sgombero. Realizzata all'interno
del progetto Egnatia, un percorso di memorie disperse, da t-spoon, lens e gli studenti della Facoltà
di Architettura di Roma Tre, all'interno del progetto Egnatia, un percorso di memorie disperse.

December 2, 2004 Forced Evacuation of the shacks of the Campo Boario.


Map of the Campo Boario, before, during and after the evacuation. Produced by T- Spoon, Lens, and
the students of the Architectural Faculty, Roma TRe University, for the project "Egnatia, a path of
displaced memories" (www.egnatia.net). The project had the sustain of the European Union program Cul-
ture 2000. Stalker - Osservatorio Nomade with Oximoron, Athens and Atelier d'Architecture Autogereè,
Paris.

CB.08.SG.01.LF.01/02.Sgombero 2007

3 aprile 2007 Sgombero della Comunità Rom Calderash dal Campo Boario dopo 25 anni di permanenza.
Raccolta di testimonianze e storie realizzata all'interno del progetto Sui Letti del Fiume di Stalker
- Osservatorio Nomade con il corso in "Arte Civica", della facoltà di Architettura dell'Università
Roma Tre.

April 3 2007 Forced evacuation of the Rom Calderasha Community from the Campo Boario after 25 years
of permanency.
Collection of testimonies of the action. Produced for the project "I Letti del Fiume" by Stalker Osser-
vatorio Nomade with the course of "Civic Art", Faculty of Architecture Roma Tre University.
giovedì 2 dicembre 2004: SGOMBERO DI CAMPO BOARIO
SG.01.EG.02/01.01 CR

CRONOLOGIA DELLO SGOMBERO


6:30 a.m.
Arrivo delle forze di polizia
_ingresso delle forze di polizia (Polizia di Stato, Polizia Municipale e Carabinieri) e degli operatori
dell'AMA nel Campo Boario
_le forze dell'ordine presidiano in massa e chiudono al pubblico gli accessi al Campo Boario
_gli abitanti delle baracche vengono "invitati" ad abbandonare in fretta le proprie case.

8:30 a.m.
Inizio operazioni di smantellamento
_gli operatori dell'AMA iniziano a smantellare pezzo per pezzo la baracca-atelier di Antonio "il
pugliese"
'_iniziano le operazioni di demolizione delle recinzioni abusive delle stalle dei cavallari
_Rom e Kurdi assistono con tranquilla impotenza alla demolizione delle abitazioni dei loro vicini

10:30 a.m.
Entrano in azione le ruspe
_le ruspe cominciano le operazioni di demolizione delle baracche costruite nell'area alle spalle
della torretta centrale
_inizia il via vai di camion dell'AMA e della Nuova Superiride che portano via le macerie
_gli sfollati, raccogliendo in fretta e furia le proprie cose, abbandonano le baracche e
cominciano a radunarsi nel piazzale antistante il Campo Boario

12:00 a.m.
Comincia la disinfestazione
_iniziano le operazioni di disinfestazione delle parti delle baracche già demolite
_le persone sgomberate dalle baracche affollano ormai il piazzale esterno, in attesa di conoscere
la loro nuova destinazione dagli assistenti sociali del Comune
_si cominciano a smantellare anche le baracche costruite a fianco di ARARAT

3:00 p.m.
Le baracche sono rase al suolo
_nel giro di poche ore il grosso delle baracche è ridotto ad un cumulo di macerie
_gli operatori dell'AMA procedono alla disinfestazione completa dell'area demolita
_gli sfollati attendono ancora notizie sulla loro sorte, si prospetta per loro una notte sotto le
stelle

7:00 p.m.
Conclusione delle operazioni
_arrivato il buio si concludono le operazioni di questa prima
giornata di sgombero
_solo grazie all'intermediazione di un gruppo di architetti e studenti si riesce a fornire agli
sfollati un'assistenza alloggiativa provvisoria.
_la polizia rimane a presidiare la zona in previsione delle operazioni di demolizione e bonifica
dei giorni seguenti.
SG.01.EG.02/01.02 Txt TP
Caro Sindaco,
Le scriviamo a proposito delle ultime vicende del Campo Boario di Testaccio,
un luogo a cui teniamo molto e di cui nel tempo abbiamo seguito le
trasformazioni. Per alcuni anni abbiamo condiviso con la comunità curda il
centroArarat, dove con il sostegno della Fondazione Olivetti e di Villa Medici,
abbiamo costruito un luogo di incontro tra le arti, le culture e la società civile,
un progetto di arte pubblica che ha trasformato il Campo Boario in un
importante terreno comune di studio e di confronto. Non abbiamo
mai smesso di monitorarlo, di osservarlo, di stargli vicino. Pochi giorni prima
dello sgombero vi avevamo organizzato un workshop con gli studenti della
vicina Facoltà di Architettura di Roma Tre, insieme a loro abbiamo condiviso
l'esperienza di fotografarne la situazione nel massimo della sua complessità
e di vederla cancellare sotto i nostri propri occhi. Le faremo avere i materiali.

Le mani sul Campo Boario


Eravamo presenti nel momento dello sgombero giovedì 2 dicembre, è stata
una brutta esperienza e siccome crediamo che a lei nessuno lo abbia
raccontato, abbiamo deciso di portarle questa nostra testimonianza insieme
ad alcune riflessioni sul valore e le potenzialità di questo spazio. Premettiamo
di
non essere mai stati strenui difensori dello status quo: un intervento del
Comune era sicuramente auspicabile mentre continuare a lasciarlo allo stato
di abbandono sarebbe stato criminale, come lo è stato in tutti questi anni.
Consideriamo anche l'arrivo dell'Accademia di Belle Arti e del Mercato
dell'Altra Economia dei fatti molto positivi, così come pensiamo che le
condizioni di vita nelle baracche erano assolutamente inaccettabili. La
situazione doveva essere affrontata, lei lo ha fatto, lo sta facendo, e questo è
un suo merito.

Era un momento importante, il primo in cui il Comune entrava al Campo


Boario, e ci sarebbe piaciuto che lei avesse fatto questo primo passo in modo
veramente esemplare, da Sindaco di Tutti, anche di quelle cinquanta persone
che vivevano nelle baracche, non tutti spacciatori come le sarà stato detto, ma
anche richiedenti asilo, rifugiati politici, comunque persone. Ci sarebbe
piaciuto che la richiesta di trasferimento in un'altra abitazione per fare posto
ad altre attività, fosse stata esemplare per il rispetto della persona. Forse fare
una cerimonia di addio sarebbe stato chiedere troppo, ma far sapere a quelle
persone dove sarebbero andati ad abitare, magari qualche giorno prima di
demolirgli casa, questa sarebbe
stata una normale regola di educazione civica.

Esemplari nel demolire le baracche


Vede Signor Sindaco, si può essere esemplari anche nel demolire le
baracche.
Per esempio si può dare qualche giorno di preavviso o almeno aspettare che
tutti gli abitanti siano tornati.Abbiamo visto una signora rumena che è tornata
a casa e non ha trovato più nessuna delle cose che l'avevano accompagnata
per una vita. Si può per esempio aspettare per mettere in moto le ruspe,
evitare di demolire la baracca sotto gli occhi di chi ha faticato a costruirsela,
perché costruirsi una casa, lo spazio intorno a sé, è da sempre un rito, da
millenni, per ogni persona. Con le baracche abbiamo visto
sparire molte altre cose: tanti cavalli, un piccolo maneggio per pony, una
fattoria dove i bambini del quartiere andavano a vedere gli animali, maiali,
galline, conigli, pecore; un'area giochi con cavallino a dondolo, scivolo e tricicli
a disposizione dei figli dei curdi, dei nomadi e dei baraccati; l'atelier improbabile
del "pugliese" un personaggio storico del quartiere; una mostra permanente
allestita in una stalla da un etologo molto cordiale, alcuni tipici cavallari
testaccini che avevano lavorato nel mattatoio e non se ne erano più staccati.
Già soprattutto tante persone: molti erano rumeni, altri senegalesi, alcuni
moldavi, ucraini, marocchini, tunisini, turchi, iracheni, albanesi, bosniaci, uno
era scappato dalla guerra ed arrivato a piedi, dall'Afghanistan fino al Campo
Boario.

Costretti al silenzio
Non c'è stata violenza fisica, è vero, non essendoci stata nessuna resistenza.
Ma noi di violenza ne abbiamo vista molta.Abbiamo visto dividere i deboli dai
più deboli: chi sarebbe rimasto da chi sarebbe dovuto ripartire. I curdi e i
nomadi assistevano muti chiedendosi quando sarebbe stato il loro turno,
quale la loro sorte. Si erano salvati è vero, ma qualche cosa si era rotto, si
stavano macchiando della colpa dell'Homo Hominis Lupus. Costretti a vedere
senza poter parlare.
Costretti al silenzio
Eravamo presenti anche al suo discorso d'inaugurazione dei lavori per il
mercato dell'altra economia, e anche lì c'era un silenzio molto strano. Solo una
ragazza nomade, Charlotte, ha preso il microfono per ricordarle di aver
ricevuto il diploma di terza media dalle sue mani, come prima ragazza
calderasha ad essere riuscita nell'impresa. Charlotte le ha detto di quanto la
sua comunità è integrata nel tessuto sociale di Testaccio e di quanto sarebbe
grave per loro uno spostamento in periferia dove sarebbero semplicemente
"zingari" mentre qui sono persone che vanno al mercato, al bar, nei negozi,
portando la loro cultura a mescolarsi con le altre del quartiere. Dopo
l'intervento di Charlotte nessuno ha più preso il microfono. Nessuno ha parlato
dello sgombero avvenuto pochi giorni prima, nessuno le ha chiesto quale
sarà il proprio destino. Ma soprattutto nessuno ha risposto a Charlotte. Poi il
tutto è passato in sordina, silenzio dei media, della città e degli abitanti del
campo, di quelli che per il momento restano.
Imbarazzo generale.

La Città delle Città


Ci sarebbe piaciuto sentirle dire che per lei il Campo Boario è una Città
Laboratorio, che è il luogo simbolico dove affrontare quelle contraddizionidella
società che di solito si nascondono tra le pieghe delle periferie. Che il progetto
di "riqualificazione" (che brutta parola) prende le mosse dai valori di cui questo
luogo, malgrado tutto, è portatore, e quindi sarà la Città dell'Accoglienza,
dell'Ospitalità e della Solidarietà con l'altro, anche con chi ha diversi modi di
abitare e di vivere la città. Che per lei è onore avere al centro di Roma un
campo nomadi che è un esempio in tutta Europa per il suo livello di
integrazione con il quartiere. Che in memoria delle tante culture che lo hanno
abitato, questa sarà anche la Piazza dei
Popoli, dove genti provenienti da tutto il mondo si incontreranno nei propri
centri culturali e dove si celebreranno le tante festività che non trovano spazio
nella nostra città, come già avviene con i grandi fuochi e balli del Newroz, il
capodanno mesopotamico che ogni anno richiama i curdi da tutta Italia. Che
i tanti mestieri presenti oggi saranno l'anima di quella Città dei Lavori che si
dovrà mettere in piedi per ristrutturare lo spazio. Che insieme ai laboratori
d'arte ci saranno laboratori artigianali, dove i curdi
potranno tessere tappeti e i nomadi lucidare i metalli, trovando sinergie con
l'Accademia e con il mercato dell'altra economia. Che il mattatoio da stanza
della morte degli animali, si trasformerà simbolicamente in Città degliAnimali,
avrà una piccola fattoria e cavalli con cui passeggiare lungo il parco fluviale.
Che il Campo Boario non è una superficie vuota come l'area dei Mercati
Generali - futura Città dei Giovani - ma un mondo eccezionale, quasi surreale,
che mai ci s'immaginerebbe di trovare in pieno centro, nel Primo Municipio.
La Città dell'Altro che convive con la Città del Turismo.

Lei forse non riesce a vedere come tutte queste Città potrebbero convivere
con la Città delleArti, ed è per questo forse che ha fatto un primo passo falso.
Già, ma le arti non dovrebbero essere proprio loro a tentare di comprendere
la realtà, a tradurla, rappresentarla, raccontarla e magari anche a trasformarne
i problemi in risorse? È un atto insensato ripulire una realtà complessa prima
di darla in braccio alle arti, negare alle arti il proprio materiale vitale, la
possibilità di entrare in relazione con le forti contraddizioni della società per
magari comprenderle, forse trasformarle.

È una grande occasione quella che le si presenta. Al Campo Boario si può


inventare un tipo di spazio pubblico che è sicuramente innovativo, inedito,
forse utopico, ma concreto, perché gia esiste.
Un luogo esemplare per l'Europa, un luogo eccezionale per la città: un cortile
aperto che riesce a contenere tanti mondi diversi che coabitano ed
interagiscono tra di loro. Una città fatta di tante città sovrapposte, tutte diverse
e tutte portatrici di importanti valori.

Crediamo che il quartiere sia pronto, è da anni che accoglie i nomadi, i rifugiati
curdi, i ragazzi del centro sociale, il passaggio dei cavalli. Crediamo che anche
l'Università e l'Accademia di Belle Arti e il mercato
dell'Altra Economia e il Centro di Cultura Giovanile, potrebbero con saggezza
accettare questa sfida; per ultimo crediamo anche che una buona fetta del suo
elettorato lo capirebbe.
Ma bisogna avere coraggio, solo un po' più di coraggio.
Roma 6 gennaio 2005
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PRIMA
DOPO
PRIMA
DOPO
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Umid : ho lasciato l'Afganistan perché ero un disertore, sono partito Jenkis: sono stato costretto a lasciare il mio paese per motivi
con quello che avevo indosso, potendo contare solo sui miei piedi. politici nel 1997. il viaggio verso l'Italia che ha visto protagonisti me
Ho viaggiato due anni, durante i quali ho incontrato realtà durissime e molti altri compagni curdi è stato un'esperienza che non
e le ho fotografate. Ho conosciuto la paura e l'incertezza ed una notte dimenticherò mai. Arrivammo ad Istambul con nove pullman, da lì
sono stato derubato della mia borsa e di tutte le mie foto, memorie saremmo partiti la notte stessa sulla nave Ararat, sulla quale ci
di un viaggio che ha segnato la mia vita per sempre. saremmo potuti imbarcare solo al calar del sole. Durante tutto il
giorno i pullman continuarono a girare nella città senza sosta per
Signora chiocciola : il primo a venire in Italia a cercare lavoro è stato eludere il controllo della polizia, l'atmosfera era tesissima e fino
mio figlio. Poi sono arrivata io con mia figlia. Lei non abita con me, all'ultimo non sapevamo se saremmo riusciti a salpare. La sera
io non voglio che abiti qui, frequenta l'istituto professionale per giunse e noi raggiungemmo finalmente l'imbarcazione, molto più
odontotecnici. Io lavoro come donna delle pulizie per farla studiare, piccola di quanto ci aspettassimo e soprattutto già quasi
è importante che studi per garantirsi un futuro migliore. completamente occupata da altri fuggiaschi. Ancora non mi spiego
come fece a contenerci tutti e a traghettarci fino alle sponde della
Serkan : sono un curdo turco, nel mio paese ho lasciato la mia Puglia. È proprio lì che, una volta entrata nel porto cominciò ad
famiglia, ma era l'unico modo per fuggire dal servizio militare. Se affondare. Stremati dalla traversata, abbiamo raccolto le ultime forze
avessi accettato di arruolarmi in marina, oggi sarei sicuramente per metterci in salvo. La nave Ararat cancellava ogni traccia di se e
capitano di una nave. Ho sempre vissuto in mare e proprio il mare mi noi eravamo gli unici depositari della sua impresa e della memoria di
ha portato qui. Niente è semplice qui per uno come me, posso un viaggio che ci portava lontano dalla nostra terra ma forse più vicini
contare solo su me stesso e sulla mia capacità di apprendere, vorrei alla libertà.
poter studiare e diplomarmi.
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Antonio il Pugliese è ormai una leggenda a Testaccio. Da Marcello : la storia del Campo Boario è indissolubilmente legata
molti anni si aggira per il quartiere con il suo inconfondibile sidecar ai cavalli e io qui ci vivo da quando ero un ragazzino. Quando ero
autocostruito, spesso con uno o due dei suoi cani seduto accanto. giovane abitavo nelle baracche che si trovavano dove ora c'è il
Antonio è un artista che fino qualche anno fa, aveva abitato ed campetto, sotto il Monte dei Cocci e per molti anni, prima di fare il
animato con le sue opere il padiglione dei Frigoriferi. Arrivando da macellaio, ho lavorato al mattatoio come garzone…eh, ragazzi miei,
via Galvani e alzando lo sguardo verso l'ingresso del Mattatoio, si sapete quanto pesa una bestia? Il mattatoio era un grande mercato,
vedevano, oltre al Toro, anche le sue creazioni: farfalle, occhi, arrivavi qui, sceglievi gli animali e te li facevi macellare. E come ci
bocche colorate giganti che si arrampicavano sulla facciata, quadri arrivavi qui? a cavallo! Lo lasciavi all'entrata attaccato agli anelli
e tavole dove enunciava le sue teorie cosmologiche e matematiche. fissati al muro che ancora oggi potete vedere.
Il lavoro-missione di Antonio è sempre stata quella di raccogliere Andare a cavallo per Roma ti mostra una città completamente
oggetti, mobili, materiale d'ogni genere, che i più definirebbero diversa. Anni fa, insieme ad un gruppo di altri cavallari organizzammo
"monnezza", e trasformarlo in opera d'arte. Nell'autunno del 2002 il una processione notturna attraverso Roma, a cavallo e con delle
comune decide di sgombrare il suo magazzino-atelier-laboratorio per fiaccole. Il primo anno c'erano una decina di cavalli, alla sesta
avviare dei fantomatici lavori di ristrutturazione dello stabile (in realtà edizione eravamo ben 150 e il comune decise di vietare la
mai iniziati veramente), distruggendo buona parte del materiale manifestazione perché rischiava di danneggiare i monumenti…
raccolto per anni. Parte degli oggetti sono stati salvati da alcuni secondo loro i cavalli danneggiano i monumenti!
studenti della Facoltà di Architettura che li hanno riutilizzati per Ormai sono dodici anni che io e i miei amici siamo qui con i nostri
allestire il padiglione 2B del Mattatoio. Parte sono stati trasportati da cavalli e questo posto è per noi la storia della nostra vita e la storia
Antonio con l'aiuto del suo infaticabile sidecar all'interno del Campo della nostra passione per questi animali meravigliosi.
Boario, dove in questi anni è riuscito a costruire la sua nuova casa-
atelier-laboratorio, somma espressione della sua indomabile
creatività.
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suilettidelfiume
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Suilettidelfiume è un’azione di ricerca condotta tra marzo e giugno 2007 con il corso di Arti Civiche della Facoltà di Architettura dell’Università
Roma Tre, tenuto da Francesco Careri con un numero variabile di circa 50 persone, tra studenti membri di stalker/osservatorionomade e diversi
visitatori del corso. Il corso ha affrontato il fenomeno della recente trasformazione del Tevere in un lungo habitat di nascondigli e giacigli dove
trovano ricovero senzatetto italiani, profughi, famiglie di migranti e comunità rom.
Il percorso si è svolto ogni giovedì pomeriggio, è stato condotto interamente a piedi lungo entrambe le sponde del Tevere partendo da Fiumicino
e da Ostia e si è concluso a Prima Porta e a Fidene. L’ obiettivo è quello di capire che cosa sta succedendo sulle rive del fiume e di osservare
i fenomeni abitativi dall’interno. Attraversando campi, percorrendo strade secondarie e sentieri, per entrare in relazione con gli abitanti e, dove
possibile, immaginare con loro modi alternativi di abitare.

Agli inizi di aprile, durante il corso della ricerca, è avvenuto lo sgombero del Campo Boario che da quasi vent’anni abitava a Campo Boario,
che riportiamo in queste pagine. lo sgombero è avvenuto per far posto alla Città dell’Altra Economia, voluta dal Comune di Roma e ha portato
a una forte divisione interna della comunità che si è trasferita in parte sul lungotevere e in parte nel parcheggio di Saxa Rubra. Il corso ha
interrotto la camminata sul fiume per seguire le vicende della comunità e per raccogliere nel quartiere Testaccio le testimonianze della loro
integrazione. Quersti materiali sono stati presentati il 21 aprile in una installazione sonora, in occasione della mostra “Editing Projects”organizzata
da Zerynthia presso la Facoltà di architettura di Roma TRE.
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Al Sindaco di Roma Walter Veltroni ,

Le scriviamo a proposito dello sgombero della comunità Rom


Calderasha di Testaccio, una comunità particolare che Lei stesso
aveva elogiato consegnando il diploma di terza media a Charlotte, la
prima ragazza calderasha a riuscire ad ottenerlo. La comunità dove
vive l’anziana Milka Bogdan, che negli anni quaranta era stata
internata nel campo di concentramento di Agnone, Comune che le ha
conferito la cittadinanza onoraria nel giorno della memoria. Una
comunità che dopo venti anni è riuscita a integrarsi nel tessuto
sociale di Testaccio e che sa cosa vuol dire lo spostamento in una
periferia dove diventeranno semplicemente “zingari”.
Loro sono rom che non vivono in baracche e container, sono gente
che sta bene e che abita con grandi Caravan, ampie verande e
cucine all’aperto, in un ambiente decoroso e pulito. Qui sono persone
diverse ma rispettate che portano la loro cultura a mescolarsi con le
altre del quartiere. I bambini vanno a scuola e i loro compagni sono
venuti più volte a trovarli al campo, quando le donne entrano nel
mercato con i loro figli nessuno si mette le mani in tasca per
controllare se c’è ancora il portafogli, e quando al bar chiedono kafa
in lingua romanes, il caffè gli viene servito scherzando sui luoghi
comuni e le reciproche differenze. Il loro lavoro è restaurare il metallo
e hanno clienti in tutta Italia perché usano tecniche oramai
scomparse. Nel campo fino a ieri si contavano sei grandi laboratori
di metalli che permettevano una vita onesta e dignitosa a tante
famiglie.

Un esempio di convivenza e integrazione che avrebbe potuto


presentare con orgoglio in risposta a chi specula sulla questione
Rom. Un caso forse unico in Europa da mostrare come un fiore
all’occhiello: un campo nomadi nel cuore del centro storico di Roma,
una città che non scarica i suoi problemi nelle periferie ma li affronta
dentro le mura aureliane. Una rappresentanza nomade qualificata
che potrebbe aggiungere un grande valore alla “città delle arti e
dell’altra economia”. Non farlo sarebbe veramente un’occasione
sprecata

Ma quello che ci sembra ancora più importante è quanto il campo di


Testaccio può fungere da esempio per il resto della comunità rom
cittadina, un traguardo possibile per il riscatto di tutte quelle genti
abbandonate al degrado e alla perdita della propria autostima.

Trovare una sistemazione decorosa e non far regredire la comunità


rom di Testaccio potrebbe essere un importante passo con cui
cominciare ad affrontare il problema rom dal suo interno.

aprile 2007

Stalker/Osservatorio Nomade

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SG.01.LF.01/02.05 NWS
E a Roma Veltroni chiude i campi

da Il Manifesto del 26 aprile 2007

Cinque insediamenti sgomberati in pochi mesi. L’ultimo al


Campo Boario, il più centrale della città e «tollerato» dal ’95.
Risultato? Gli occupanti si sono spostati altrove

Silvia Biagi
Roma

L’ultimo a essere sgomberato è stato il Campo Boario. Era il incontri e trattative tra la comunità rom di Campo Boario e
più centrale tra i campi nomadi della capitale, nel pieno del l’amministrazione comunale, a oggi i Kalderasha non hanno
quartiere di Testaccio, all’interno dell’ex Mattatoio dove da anni ancora ottenuto di potersi insediare in un’area attrezzata e
conviveva con il centro sociale Villaggio Globale. Ma si tratta definitiva.
solo dell’ultimo «sfratto esecutivo» attuato dalla giunta Veltroni. Una parte dei rom del campo si è spostata temporaneamente
Nei mesi passati erano stati chiusi gli insediamenti di Villa a Saxa Rubra già dalla settimana precedente allo sgombero,
Troili, Tor Pignattara, Scalo Tiburtino e Tor Vergata. dopo aver ricevuto garanzie da parte del Comune che
Una lenta marcia di avvicinamento ai rom kalderasha del potranno rimanere là fino a giugno e avere in seguito
vecchio Mattatoio. Dove le forze dell’ordine arrivano martedì 3 finalmente uno spazio assegnato. All’altra metà del campo, a
aprile alle 9.30. E’ una mattinata grigia, umida, lontana da ogni quelli che sono rimasti fino all’ultimo, invece, è stato promesso
primavera. La prima auto della polizia la si incontra già fuori un contributo a famiglia di 2.000 euro e un bonus benzina al
dell’ex Mattatoio, sul piazzale di fronte all’ingresso. Più avanti posto dello scuolabus. Alcuni di loro si sono sistemati sul
ci sono le camionette dei carabinieri, le auto della polizia Lungotevere, poco lontano dal Mattatoio, altri hanno raggiunto
municipale e i primi agenti schierati. familiari o conoscenti installati in altri campi dentro e fuori
Dentro il Mattatoio, nello spiazzo del campo Boario, sono Roma.
rimaste poche roulottes, la metà di quante ce n’erano fino a Ma, quali che siano le buone o cattive intenzioni di si occupa
qualche giorno prima. I vigili sono schierati un po’ in disparte, della «questione rom», non sembrano cambiate né la modalità
poco lontano un gruppetto di donne romnì osserva e né l’ottica delle azioni istituzionali che, nella pratica, non paiono
commenta a bassa voce, tutti sono concentrati su quello che in grado di tradursi in qualcosa di diverso dalla gestione
sta succedendo poco distante, nello spiazzo tra l’ingresso del dell’emergenza. Mentre il ministro Ferrero, in occasione della
campo e le roulottes. Il vicecapo di gabinetto del sindaco, Luca giornata dei rom, l’8 aprile, ha invocato interventi strutturali e
Odevaine, e il direttore del V dipartimento, Franco Alvaro, coordinati, miranti alla soluzione del disagio abitativo e
discutono con i rappresentanti della Comunità rom kalderasha, scolastico, i bambini di Campo Boario sono stati costretti ad
che fino a pochi giorni prima erano i principali abitanti di abbandonare la scuola in cui andavano fino a qualche
Campo Boario. Qualcuno comincia a gridare «noi da qua non settimana fa e ad inserirsi - a 3 mesi dalla fine dell’anno
ce ne andiamo. Portate i bambini, mettete davanti i bambini». scolastico - in una nuova scuola a Saxa Rubra. I loro genitori,
Parla un italiano corretto, e continua: «Io sono cittadino dopo lo sgombero annunciato da mesi, si ritrovano oggi senza
italiano, ho servito la mia patria 12 mesi, pago le tasse, io...» un posto definitivo in cui fermarsi, costretti a vivere in uno stato
La tensione aumenta, per un attimo sembra che davvero la di tollerata e temporanea irregolarità.
polizia stia per intervenire, poi tutto pare risolversi, i funzionari
del Comune conoscono quasi tutti i rom per nome, si
scambiano pacche sulle spalle, il tono di voce è scherzoso e
autoritario insieme: «mannaggia a te, nun me fare scherzi...
allora semo d’accordo?»
Dopo un po’ di trattative - gli uomini si appartano in gruppetti,
poi tornano a discutere tutti insieme - sembrano aver raggiunto
davvero un accordo: se ne andranno tutti, chi nel pomeriggio
(dopo il rientro dei bambini da scuola) chi la mattina dopo. E il
giorno dopo, in effetti, sono rimaste sul piazzale di Campo
Boario solo 3 o 4 roulotte. Due donne stanno finendo di lavare
e mettere via le ultime cose, accanto a loro le macchine
aspettano con le portiere aperte, pronte per partire. Dopo più
di venti anni questo è l’addio dei rom kalderasha a Campo
Boario. Venti anni durante i quali hanno saputo farsi conoscere
e accettare in tutto il quartiere, venti anni che li avevano portati
a essere considerati un esempio di integrazione.
L’insediamento era stato censito per la prima volta nel 1995
dalla giunta Rutelli che, pur definendolo «spontaneo», lo
autorizzò in via temporanea, in attesa dell’individuazione di
una collocazione alternativa e permanente. Collocazione che
però, ad oggi, non è ancora stata trovata. Infatti, nonostante
siano anni ormai che si parla della riqualificazione dell’ex
Mattatoio, nonostante che da almeno tre anni siano in corso
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BREAKING NOISE
SG.01.LF.01/02.11 GRF SG.01.LF.01/02.12 GRF

di Stalker/Osservatorio Nomade

21 giugno 1999 - 3 Aprile 2007


Il laboratorio di arte e convivenza del Campo Boario è stato
chiuso per far spazio alla "città delle arti".
Più che un inizio una fine.

Installazione sonora realizzata con gli studenti del Corso di Arte


Civica della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre. I
rumori sono quelli dello sgombero del 3 e 4 Aprile 2007, le voci
sono quelle degli abitanti di Testaccio.

http://www.stalkerlab.org/campoboario/
http://www.suilettidelfiume.wordpress.com/
SG.01.LF.01/02.13-15 Txt TN
Il macellaio al quartiere Testaccio

Domanda: “I rom creano problemi? Fanno acquisti e pagano


regolarmente?”
Risposta: “Si, si, non hanno mai creato nessun problema.
Hanno i modi loro, che a me, personalmente, danno un po’
fastidio, ma è il modo di essere loro, sono così.” D.:“Non hanno
mai creato nessun problema?”
R.: “ No. Hanno i modi un po’ arroganti, ma è il carattere che
hanno loro. Gli faccio pure credito. Li conosco tutti.”D.:
“All’interno del quartiere come sono considerati?” R.: “Bene.
Per quanto mi riguarda bene, poi non so…”D.: “Quando
entrano nel negozio gli altri clienti si guardano la borsa?” R.:
“No, ormai li conoscono. Può capitare che qualcuno ha
qualche pregiudizio, ma ormai sono abituati a vederli qua.” D.:
“Sa che li hanno sgomberati e che li vogliono trasferire a Saxa
Rubra?” R.: “Se sono in difficoltà mi dispiace. Tante volte
hanno comprato la carne per cucinare le cose loro e poi ce le
hanno portate per farcele assaggiare.”

ragazzo kurdo a Campo Boario

“Io non direi che i zingari e i curdi possono essere uguali,


non parlo da razzista. Io vorrei capire i zingari che lavoro
fanno, come guadagnano, perché io lavoro nel cantiere, mi
faccio un sudore così e loro di qua guadagnano meglio, se
c'è una tecnica io voglio sapere. Come si può fare? Hanno
delle belle macchine. Loro sono come delle lumache, hanno
la casa sulla schiena, possono andare da qualunque parte e
stare bene.”

ragazzi rom a Campo Boario

“Ci hanno proposto un posto qui vicino per le scuole, poi qui a
Testaccio ci conoscono tutti, abbiamo gli amici.
Pensiamo un po' ai bambini che sono cresciuti qui, sono andati
a scuola qui... prenderli e spostarli in un posto dove non
conoscono nessuno è un trauma. C'è una ragazza che va pure
al liceo. Tra tutti i nomadi che ci sono in Italia non trovi nessuno
che vada al liceo, noi che ci siamo inseriti bene, i nostri figli
studiano, siamo bene accettati da tutti... ora vieni qua e dai un
calcio a tutto e mandi tutti via.
Qui a Testaccio andiamo al Bar Linari, da quello che fa le
magliette e fotocopie. Ci aiutano per qualsiasi cosa, ci fanno
credito. Andiamo al mercato a prendere le bistecche, andiamo
da quello del distributore, dal meccanico. Il mio bambino si
mette a giocare pure con i commessi!”

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Aldo Hudorovich,
portavoce della comunità di Rom Kalderasha di Campo
Boario:

“ Siamo cittadini italiani, rom transitanti, noi uomini lavoriamo i dell’Assessorato alle Politiche Sociali molte volte e mi ha detto
metalli, i bambini vanno a scuola, le donne sono casalinghe. Io che non vedeva per noi alternative, che non c’erano aree
sono membro di U.N.I.R.S.I. – Unione Nazionale e disponibili, così aveva pensato ad un risarcimento. Noi
Internazionale di Rom e Sinti Italiani. I Rom sono in Italia dal abbiamo pensato allora di usare i soldi per trovare un campo
1400, sono bravi commercianti. Quando sono venuti 1500 provvisorio, ne avevamo trovato uno sulla Casilina ma il
Rom dalla Bosnia 15-20 anni fa si sono creati dei campi. 30 proprietario non ha accettato perchè eravamo troppi. Il
anni fa una circolare del Ministero dell’Interno investiva 30 risarcimento era di 2000 ? a famiglia. Così per il momento ci
miliardi per fare i campi, poi si è creata Opera Nomade, siamo divisi in due gruppi: alcuni stanno ancora al Campo
presieduta da Massimo Converso che chiedeva quanti Boario dal lato del Tevere, altri invece sono a Saxa Rubra. Poi
effettivamente volessero i campi Rom. Gli stranieri hanno detto per qualche mese si è rimandato tutto fino a Giugno, per dare
sì ed è stata una tragedia. Quando c’era Rutelli ogni tanto modo ai bambini di finire l’anno scolastico. Ora di nuovo dicono
cambiavamo area, oggi questa cosa non esiste. Dentro al che ci sgombereranno da Campo fra una settimana. Dove
raccordo anulare dal 1995 c’è il divieto di campeggio e poi andare? Loro ci proponevano di andare tutti a Saxa Rubra e
anche il divieto di sosta per i nomadi. Rom vuol dire tante che ci avrebbero garantito l’autobus, la scuola, dei buoni
culture, per ogni etnia una cultura: i bosniaci per esempio benzina ed un’area attrezzata, siamo lì già con venti roulotte
vivono in case costruite. L’ultimo campo a Vicolo Savini era un ma io non ho visto nè un’area attrezzata, nè i buoni, nè i
disastro: vivevano come bestie, qualcuno stava bene perchè diplomi per i bambini, sto ancora aspettando.”
avevano traffici illeciti. Penso che cittadini liberi in un paese
libero debbano essere liberi. Sulla Pontina in un campo ci sono
più di mille persone,
ed è quello che è stato preso come modello per i quattro campi
del piano. Noi al Campo Boario ci siamo trovati molto bene
eravamo integrati. Poi per l’Altra Economia ci hanno
sgomberato, promettendoci un’altra area, ce ne saremmo
dovuti andare a Dicembre. Ho parlato con Alvaro

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I. S. I. S. S. “G. Paolo I”
Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore

Corso Vittorio Emanuele, 73 – 86081 Agnone (Is) – Tel. E Fax: 0865.79291


www.isissagnone.it – e-mail: info@isissagnone.it C.F. 80003630946

Preg.mo Dott. Alvaro


Direttore V dipartimento
Assessorato alle Politiche Sociali
Comune di Roma

Agnone, 16 aprile 2007

Preg.mo Dott. Alvaro,


le invio una documentazione sui rapporti intercorsi tra la Città di Agnone (IS) (Comune, scuole superiori, etc…) e
alcuni esponenti della comunità Rom di Campo Boario a Roma, guidati dal sig. Aldo Hudorovich.
Due anziani della comunità, infatti, Tomo Bogdan e Milka Goman, erano stati internati nel Campo di Concentramento
di San Bernardino ad Agnone, dal 1941 al 1943.
Una ricerca da me effettuata su tale periodo mi ha condotto in seguito ad entrare in contatto con Lorenzo Romito e
Matteo Fraterno dell’associazione “Osservatorio Nomade” di Roma, e a seguire le vicende dei Rom di campo Boario.
So che adesso il loro accampamento è stato sgombrato e che alcuni di loro versano in difficili condizioni.
Voglio solo farle presente che la comunità di Agnone è sensibile ai loro problemi e che è testimone delle sofferenze
da loro sopportate, nonché dell’opera di sostegno del sig. Aldo Hudorovich e dei volontari dell’Osservatorio Nomade.
Sono a sua disposizione per ogni evenienza, insieme al Sindaco di Agnone Dr. Gelsomino De Vita e al Dirigente
Scolastico dell’I.S.I.S.S. Dr. Eugenio Silvestre.
Distinti saluti,

Francesco Paolo Tanzj

Tel. 086578072 3297023041 e-mail tangei@intefree.it


volume:

CB.08.SG.01/SGOMBERI

folder:
CB.08.SG.01/Sgomberi

CB.08.SG.01.EG.02/01.Sgombero 2004

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CB.08.
SG.01.EG.02/01.01 CR Cronologia dello Sgombero
SG.01.EG.02/01.02 Txt TP Francesco Careri Lettera al Sindaco 06.01.05
SG.01.EG.02/01.03-08 IMG LNS Lens
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SG.01.EG.02/01.19 GRF Legenda Campo Boario
SG.01.EG.02/01.20 GRF Planimetria Campo Boario
SG.01.EG.02/01.21-26 GRF
SG.01.EG.02/01.27-28 IMG
SG.01.EG.02/01.29 Txt TN Umid
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SG.01.EG.02/01.33 Txt TN Antonio il Pugliese
SG.01.EG.02/01.34 Txt TN Marcello
SG.01.EG.02/01.35 IMG S.ON

CB.08.SG.01.LF.01/02.Sgombero 2007

File list:

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CB.08.
SG.01.LF.01/02.01 Txt TP Sui Letti del Fiume
SG.01.LF.01/02.02 NWS Simona Caleo Sgombero a Campo Boario E polis 4.04.2007
SG.01.LF.01/02.03 Txt TP Francesco Careri Al sindaco di Roma 10.04.2007
SG.01.LF.01/02.04 IMG S.ON Camilla Sanguinetti 6.04.2007
SG.01.LF.01/02.05 NWS Silvia Biagi E a roma Veltroni chiude i campi La Repubblica 26.04.2007
SG.01.LF.01/02.06-10 IMG S.ON Camilla Sanguinetti 6.04.2007
SG.01.LF.01/02.11 GRF Zerinthia Editing Project 21.04.2007
SG.01.LF.01/02. 12 GRF Breaking Noise 21.04.2007
SG.01.LF.01/02.13-15 Txt TN Corso Arte Civica, Interviste a Testaccio 6.04.2007
Università Roma Tre
SG.01.LF.01/02.16-18 IMG S.ON Camilla Sanguinetti
SG.01.LF.01/02.19 Txt TN Aldo Hudorovich Intervento alla conferenza stampa 19.06.2007
SG.01.LF.01/02.20 IMG S.ON Azzurra Muzzonigro Conferenza stampa 19.06.2007
SG.01.LF.01/02.21 Txt TN Francesco Paolo Tanzi Lettera da Agnone 16.04.2007

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