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2 antonella papa
Immediatamente al di sotto di questo strato di finitura si raggiunge
la pellicola dello stucco originale che è caratterizzata da un
colore leggermente rosato; la presenza di un pigmento costituito
da grani rosso-brunastri di granulometria fine e medio-fine in
miscela con materiale di natura carbonatica è, infatti, confermata
dalle indagini condotte sui campioni prelevati. Forse la finitura
finale della lavorazione in stucco prevedeva un’applicazione sul
manufatto non ancora completamente asciutto di un leggero
strato di colore acquoso utile per le ultime fasi di modellazione
dei rilievi seguita poi da una stesura a pennello di un leggero
velo di latte di calce o grassello che avrebbe dovuto conferire a
tutto l’insieme una tonalità di bianco non del tutto freddo (isolati
grani di pigmento medio-fine rosso-brunastri sono comunque
presenti in questo strato finale).
I volti dei cherubini mostrano una superficie irregolare, sono
infatti visibili i tratti delle pennellate dovuti alla stesura del “latte
di calce” finale.
L’impasto dello stucco, come descritto nelle indagini condotte
sui campioni prelevati e di seguito allegate, è composto molto
presumibilmente da una miscela di calce e polvere di marmo.
Le indagini sono state effettuate da C. Falcucci del Laboratorio
M.I.D.A.
3 antonella papa
Le decorazioni a foglia d’oro presenti su tutte le superfici in
aggetto, modanature, cornici, specchiature, fogliami, ali e capelli
dei cherubini, nella cupola, lanterna e nel sottarco sono condotte
su una preparazione costituita da colla e solfato di calcio di colore
ocraceo giallo scuro di aspetto opaco, mediante “missione”; questo
strato di doratura si sovrappone a un precedente intervento di
1 2 doratura sicuramente originale coevo alla realizzazione dell’intero
apparato ornamentale. Evidenti tracce debordanti della tinta giallo
scura atta ad accogliere la nuova doratura sono state tinteggiate
con una coloritura bianco grigiastra come ultima operazione nel
corso dello stesso intervento manutentivo.
E’ stato possibile rilevare, infatti, dei frammenti di un altro strato
di doratura molto delicato che affiora dalle lacune della foglia
d’oro sulle modanature lisce delle cornici. La doratura sottostante
Sulla modanatura liscia appare opaca e annerita a causa delle polveri grasse sedimentate
a sinistra della cornice (1) sotto una sostanza di natura proteica (colla) utilizzata per la
è visibile la doratura originale successiva applicazione della foglia d’oro. Pulendo delicatamente
annerita da sporco e dalla la foglia d’oro originale si può notare che questa è applicata su
sostanza usata per la seconda uno strato di bolo rosso, forse con la tecnica a guazzo, ipotesi che
doratura. A destra (2) sulla potrebbe spiegare la notevole fragilità della doratura originale
decorazione ad “ovolo” la foglia rispetto ad una doratura eseguita a missione, e in questo caso la
d’oro, di maggiore spessore, poca resistenza nel tempo.
appartiene al successivo
intervento di manutenzione.
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Da queste osservazioni convalidate dalle indagini diagnostiche
condotte su diversi campioni si può quindi dedurre che tutte le
superfici in stucco in oggetto hanno subito interventi manutentivi,
di difficile datazione al momento, non essendo purtroppo presenti
negli archivi documenti inerenti ai lavori svolti nella Cappellina. Si
potrebbe trattare forse di un unico intervento di tinteggiatura
volto a ripristinare il cromatismo e la ricchezza degli ornamenti
seicenteschi così come progettati in origine.
La coloritura a gesso e colla di colore bianco/grigio chiaro è
stata applicata a pennello come ultima operazione successiva alla
realizzazione del nuovo intervento di doratura, al fine di rendere
cromaticamente omogenee tutte le superfici della volta e della
lanterna, coprire adeguatamente le zone “sporche” e correggere
le sbavature della tinta gialla di base di quest’ultima. La nuova
foglia d’oro, di spessore leggermente maggiore di quella originale,
nelle zone deteriorate sopra l’altare è andata completamente
perduta mentre nelle zone adiacenti presenta sollevamenti a
scaglie e porta dietro di sé frammenti di quella originale.
Nelle altre zone protette, la doratura è abbastanza resistente e la
sostanza oleosa/cerosa mista a polvere che la ricopre, si rimuove
con facilità mediante l’uso di una soluzione leggermente basica.
Si procede, inoltre, con la rimozione meccanica dello strato di
scialbo e si testano diversi metodi per rimuovere e/o alleggerire
Volta della lanterna: lo strato di sporco senza intaccare ove possibile la stesura di
volto del cherubino dopo calce di finitura dello stucco.
la rimozione della tinteggiatura
grigiastra a gesso e colla.
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L’utilizzo di uno strumento laser, preceduto dall’esecuzione di
saggi opportunamente calibrati di prove di pulitura, potrebbe
rivelarsi la soluzione migliore in un caso del genere, laddove
la pulitura chimica si dimostra non del tutto risolutiva. Il laser
consentirebbe il conseguimento di risultati migliori proprio per
l’asportazione selettiva dello strato nero senza danneggiare il
substrato originale. A una determinata lunghezza d’onda molti tipi
di sporco assorbono una quantità elevata di radiazione, mentre
la superficie chiara di diversi tipi di pietra e stucco riflettono le
radiazioni per scarso assorbimento. Il forte grado di selettività
inerente al processo di pulitura, dove il raggio laser è in grado
di discriminare tra superficie sporca e pulita, garantisce che il
processo di rimozione si arresta quando la superficie pulita viene
a trovarsi esposta. Una pulitura così precisa e puntuale donerebbe
un nuovo volto ai rilievi in stucco e potrebbe evitare la stesura
di un nuovo scialbo, necessario per uniformare cromaticamente
tutte le superfici. Purtroppo la struttura poco spaziosa e agibile
dell’impalcatura non permette un utilizzo sicuro del macchinario,
senza contare poi le relative spese economiche, non indifferenti.
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Le quattro specchiature rettangolari che alternano le quattro
grandi riquadrature con cherubini alati e cartigli, presenti nella
volta, pur mantenendo la medesima struttura, mostrano diversi
dettagli differenti; le decorazioni a girale, le foglie e i fiori si
diversificano per forma e andamento, suggerendo una cura
maggiore di tutta l’esecuzione e forse una rifinitura in situ
dell’elemento decorativo.
Curioso il particolare di un girale in corrispondenza della parete
dell’altare a destra, che termina con la testa di un aquila o falco.
Forse una firma o uno “scherzo” dello stuccatore?
Firmato
anton digitalmente da
antonella papa
ND: cn=antonella
papa c=IT
Data: 2018.06.25
13:55:49 +02'00'
7 antonella papa