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Ballester Convalier
Atene 1954
(I Pietro 3, 15)
AL
NASCENTE MOVIMENTO ORTODOSSO
ITALIANO DEDICO
A. B. K.
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INDICE
________________
I primi dubbi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
I consigli del Confessore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
La Monarchia del Papa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
Tu sei Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
Il principato della disputa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Esci da essa, o popolo mio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
Verso la luce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
Lincontro con la verit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
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INVECE DI PREMESSA
Ora, il molto Rev. Paul Fr. Ballester Convalier ex Frate Francescano in Spagna
ora Presbitero Ortodosso abbandon anchegli il Cattolicesimo Romano e
scrisse poi in greco un opuscolo intitolato La mia conversione allOrtodossia
in cui espone con molta chiarezza il dramma della sua anima a tale riguardo. Egli
spirito studioso, occasionalmente veniva messo in seri dubbi circa la verit di
alcune dottrine fondamentali della Chiesa Romana a cui apparteneva ed ha
cercato sinceramente e ad ogni costo e sacrificio di arrivare al fondo della
questione. Ed riuscito a trovarne, da solo, luscita dal cieco vicolo in cui
inconsciamente si trovava. Il dramma spirituale esposto dal Rev. Convalier ,
senza dubbio, il dramma di numerosissime altre anime incapaci di trovare luscita
dal cieco vicolo. Per venire incontro a tale stato e specialmente a tutti i
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Infine ringrazio il mio carissimo figlio in Cristo Sig. Augusto Scrino dellaiuto
letterario prestatomi per la sollecita traduzione del presente.
Festa dellAnnunziazione di M. V.
Durante la lettura dei capitoli che seguono, il lettore, avr loccasione di seguire
devotamente, passo per passo, il cammino contestato di questo monaco
Francescano dai suoi primi timidi dubbi fino alla pi decisiva confessione della
Ortodossia, quale vera Chiesa di Cristo. Confessioni di tal genere, sempre pi in
maggior numero e pi frequenti, costituiscono anche un severo monito per quella
Chiesa, la quale ha perduto ormai la sua medioevale occasione di mutarsi in un
centro dittatoriale di un mostruoso impero politico-ecclesiastico. Costituiscono
anche la pi espressiva delle istruzioni per quei gruppi cristiani, i quali camminano
ancora nel buio, per il ritrovamento del vero gregge. Ma, innanzitutto, sono una
delle pi incoraggianti lezioni, che oggi possiamo ricevere noi che siamo gi
ortodossi; una oggettiva ed appassionata testimonianza per la purezza della
nostra eredit religiosa, una devotissima resa donore alla fedelt con la quale i
nostri progenitori seppero conservarla illesa, e in mezzo alle dure prove storiche e
alle pi sfavorevoli epoche.
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Uomini, come lautore del presente studio, i quali sanno cosa credono e perch, ed
in qual modo sono giunti alla pienezza di questa fede e che sono pronti a dare
testimonianza ed a fare apologia di essa con la stabilit di una certezza assoluta e
con lentusiasmo dei figli della Verit, sono chiamati in primo luogo a trasmettere
la luce dellOrtodossia al buio delle non Ortodosse filosofie cristiane con la
potenza ed il successo con cui sar possibile un giorno la realizzazione di quella
Ecumenica brama di un solo gregge ad un solo Pastore, Ges Cristo, per la quale
il Signore preg con tanta perseveranza, verso il Padre Celeste.
Stanislao Jedeezewsky
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I PRIMI DUBBI
Confesso che se avessi rinvenuto nella biblioteca del monastero un libro messo
allIndex[2] non mi sarei maggiormente meravigliato. Naturalmente non
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ignoravo gli eccessi ai quali erano incorsi i Tribunali della Santa Inquisizione nel
Medio Evo e nei tempi posteriori in fatta di temi dogmatici. Era quella unepoca
in cui cercavano con ogni sacrificio di macchinare una giustificazione teologica
delle ambizioni imperialistiche del papismo. Per la riuscita di tale progetto Roma
aveva dato ordini espliciti ai teologi e predicatori onde dimostrare con ogni
mezzo che i Papi avevano ricevuto da Dio il potere di regnare come Cesari
sullintera Chiesa Ecumenica, quali eredi del presunto primato dellApostolo
Pietro. In tal modo sintraprese in Occidente una vera campagna di diffamazione
teologica dellinsegnamento Ortodosso relativo al detto presunto primato
dellApostolo Pietro con il doppio scopo di essere messo il fondamento a qualche
giustificazione teologica del Cesarepapismo da una parte e dallaltra
minimizzare lautorit dei Patriarchi dOriente di fronte alle pretese del loro
confratello romano. Uno dei mezzi principali per ladempimento di questo
progetto fu una sorprendente moltitudine di pubblicazioni delle opere dei Santi
Padri, opere falsificate o semplicemente apposta erroneamente interpretate. In
queste opere falsificate si cercava intelligentemente e con laiuto di una errata
interpretazione di alcuni passi evangelici[3] di far apparire il famoso Primatus
Petri come un eccezionale privilegio che Dio concesse allApostolo Pietro e in
seguito ai suoi supposti successori, i romani Pontefici, in virt del quale, questi,
avevano il diritto di esercitare una dittatura praticamente assoluta sulla Chiesa
Universale, di fronte alla quale lOrtodossa veniva descritta come ribelle. Cos,
una grande moltitudine di Antologie e di Catene[4] di passi patristici relativi
al primato papale, gran parte dei quali sono assolutamente falsi ed il resto di essi
contraffatti e con una base minima di contenuto autentico, uscirono dalle
tipografie dei conventi dei principali ordini Monastici dellOccidente circolando
in sbalorditiva abbondanza nellEuropa Mediterranea[5]. Per, se i fedeli avessero
meditato sul fatto che lApostolo Paolo e gli altri Apostoli non erano sottoposti
al potere assoluto del cos detto Primo Papa Simone Pietro, allora lintero edificio
dellalterata dottrina del Papismo sarebbe crollato da per s. Per questo motivo
i Vescovi di Roma non smisero mai di condannare, scomunicare e terrorizzare
con minacce di castighi spirituali e doltretomba, i fedeli che avessero tentato di
manifestare il bench minimo dubbio in proposito.
Tale inattesa risposta non fece altro che ingrandire maggiormente il mio
turbamento spirituale. Avevo creduto sempre che la parola di Dio era
esattamente quellunica cosa che nessuno poteva mettere da parte. Secondo la
mia concezione la Scrittura ci che determina la retta posizione delle nostre
credenze[29] e non sono le nostre credenze a determinare lortodossia della Santa
Scrittura. E per dire con precisione, proprio dalla Santa Scrittura deriva a noi
lobbligo di esaminare noi stessi se perseveriamo nella retta fede o no[30]. Non
voglio sentire ci che dici tu e ci che dico io dice S. Agostino ma tutti e due
dobbiamo ascoltare ci che dice il Signore. Indubbiamente esistono libri del
Signore, allautenticit dei quali tutti e due ubbidiamo e ci sottomettiamo. In tali
libri dunque dobbiamo cercare di trovare la vera Chiesa e solo in essi dobbiamo
poggiare la nostra discussione[31].
Il mio Confessore, senza per nulla darmi tempo a proporre la bench minima
obiezione aggiunse: Vi dar in cambio un elenco di nostri scrittori, nelle cui opere
potrete trovare di nuovo la vostra calma spirituale, perch in questi libri, che
senza la minima difficolt, potrete ritrovare linsegnamento della nostra Chiesa.
E chiedendomi se avessi qualcosa di pi interessante da riferirgli, dette
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Ma a mano a mano che avanzavo nella lettura e nello studio dei testi che mi
avevano suggerito, cominciai, in principio piano e timidamente, con maggiore
sicurezza poi, a persuadermi che fino allora ignoravo quasi completamente la
vera natura e composizione organica della mia Chiesa. Dopo essere stato
annoverato nel Cristianesimo e battezzato, verso la fine dei miei studi ginnasiali,
seguii le lezioni di filosofia e allora mi trovavo ancora sulla soglia della teologia
Cattolico-romana, cio di una scienza che allora costituiva per me qualcosa di
assolutamente nuovo e che mi compariva per la prima volta. Fino allora
Cristianesimo e Chiesa Romana costituivano per me due idee, le quali
esprimevano la medesima e indivisibile realt. Nella mia vita Monastica che
trascorreva tranquillamente ed indisturbatamente mi assorbiva soltanto
laspetto puramente soprannaturale della questione, e poich la mia attenzione
era attratta dai miei studi filosofici, non mi si era presentata loccasione di
esaminare profondamente le ragioni e le basi della composizione organica della
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E cos il Papa sembra incarnare quel fantastico Sovrano, nel sollecito avvento del
quale credeva Cicerone, e per il quale scriveva che gli uomini avrebbero dovuto
riconoscerlo per salvarsi[51]. E, sempre secondo il dogma Romano, dato che il
Papa, ha il diritto dintervenire e giudicare su tutte le questioni spirituali di tutti e
di ogni singolo cristiano, a maggior ragione ancora, pu intervenire nelle loro
questioni terrene e materiali[52]. Per questa ragione egli pu limitarsi soltanto
alla imposizione di pene spirituali ed alla privazione della salvezza dellanima di
coloro, i quali negano di sottomettersi a lui, ma similmente ha il diritto di
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Tradizione, dato che gi esiste un Dio sulla terra col potere di. rendere inutili o
anche di proclamare ancora come errati gli insegnamenti di Dio dei Cieli[61].
Dipende soltanto dalla volont e dal piacere di Sua Santit scriveva il Cardinale
Baronius che lintera Chiesa creda sacro e santo ci che lui desidera[64] e bisogna
che le sue Epistole Pastorali siano considerate, credute e ubbidite come scritture
canoniche[65]. Come logica conseguenza di tale infallibilit, risulta, che gli
insegnamenti papali devono essere osservati con una tale cieca obbedienza che
lo stesso Cardinale Bellarmino, il quale stato proclamato santo dalla Chiesa
Romana, nella sua celebre Theologia[66] espone tale supposizione con la pi
grande naturalezza: Se qualche giorno il Papa avesse errato, consigliando
peccati e proibendo virt, la Chiesa, sottopena di peccato contro coscienza,
sarebbe stata obbligata a credere che in realt i peccati sono buoni e le virt
cattive. Il Cardinale Zabarella va ancora oltre e assicura che: Se Dio e il Papa si
radunano in un Concilio... il Papa pu fare (col) quasi tutto ci che fa Dio... e il
Papa fa tutto ci che desidera, sia pure illegalit e in ci, egli, qualcosa pi che
Dio[67].
Noi dice S. Agostino, uno dei pi grandi Padri della Chiesa Romana noi, che
siamo cristiani e che con le nostre parole e opere, non crediamo a Pietro, ma a
Colui che lo stesso Pietro aveva creduto... Colui, il Cristo, il Maestro di Pietro il
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quale lo catechizz alla strada che conduce alla vita eterna, Colui anche il nostro
unico Maestro[68].
Non solo a Simone Pietro, ma a tutti insieme gli Apostoli e ai suoi discepoli il
Signore disse: Chi ascolta voi ascolta me[90]. Daltra parte, durante il corso della
storia della Chiesa antica, dallepoca della sua istituzione fino al grande scisma,
non v neppure il minimo precedente di un qualche disaccordo o qualche
questione di fede di grande importanza che fosse stato risolto dai Vescovi di
Roma. Cosa, secondo me, inspiegabile se questi ultimi, in effetti, fossero stati
realmente riconosciuti ed ammessi quali veri Capi assoluti e di pi infallibili
della Chiesa Ecumenica. universalmente noto che nessuna delle grandi eresie
fu mai debellata dai Papi di Roma, ma, esse, furono combattute, sconfitte ed
estirpate per mezzo di un Concilio Ecumenico o da un Padre della Chiesa o da
qualche santo Teologo. Larianesimo, per esempio, era condannato dal Concilio
di Nicea e non dal Papa, che era egli stesso seguace di Ario. Il Concilio di Efeso
neutralizz il nestorianesimo. S. Epifanio fu colui che sconfisse gli gnostici, S.
Agostino fu il grande confutatore del pelagianesimo e cos di seguito.
Ancora di pi: i Vescovi di Roma, non furono giudici in nessuna di queste grandi
questioni ecclesiastiche, ma, viceversa, pi delle volte, ne erano imputati,
accusati e perfino giudicati da altri Vescovi, Patriarchi, Sinodi e Concili. Cos, il
Sinodo di Arelate decide sul dissidio sorto tra il Vescovo di Roma e quelli dAfrica
circa la questione dellanabattesimo[91]. Anche la Chiesa Africana scrisse al
Vescovo di Roma come a quello di Alessandria esortandoli severamente a
pacificarsi[92]. Il Patriarca dAlessandria con i Vescovi Orientali scomunic Papa
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Teologi confermano che i libri Sacri della Bibbia costituiscono una oscura nube,
un recinto ove anche gli atei ancora possono trincerarsi[100]. La fede nella
chiarezza delle Scritture costituisce un dogma eterodosso[101] dicono i nostri
infallibili Capi. Riguardo poi alla Tradizione, non ritengo necessario ricordare alla
Reverenza Vostra, che dobbiamo seguire innanzi tutto il Papa quando si tratta di
questioni di fede anzich a migliaia di Santi Agostini, Girolami, Gregori,
Crisostomi, ecc.[102]. E quando abbiamo la interpretazione dataci da Roma
riguardo a qualsiasi testo della Bibbia se pure tale interpretazione pu sembrare
assurda e contraria allo stesso concetto del testo bisogna che noi crediamo di
essere in possesso della Verit della parola di Dio[103].
Questo fu il mio ultimo contatto che ebbi col mio Confessore. Dopo di ci non
credetti opportuno continuare la nostra corrispondenza e non gli scrissi pi.
Nemmeno lui da allora in poi cerc di sapere di me, preferendo non impicciarsi
oltre del mio spiacevole caso dato che indubbiamente ci avrebbe potuto
danneggiarlo nelle sue splendide possibilit che aveva per essere ordinato
Vescovo Apostolicae Sedis Gratia che tanto fedelmente aveva servito in ogni
momento.
Io, per, non mi fermai. Avevo cominciato a deviare dal deviamento della mia
Chiesa, seguendo una strada per la quale non era possibile fermarmi se non
prima daver trovato un luogo sicuro, almeno teoricamente. Il dramma che vissi
in quei giorni era che, mentre sentivo me stesso allontanarmi sempre pi dal
papismo, dallaltro canto, non mi sentivo di avvicinare a nessunaltra realt
ecclesiastica. LOrtodossia, il Protestantesimo e lAnglicanesimo non
costituivano allora per me che delle idee abbastanza confuse, e non era ancora
giunta n lora n loccasione di pensare al come avrebbero potuto avere la
bench minima relazione col mio caso personale. Ciononostante amavo la mia
Chiesa che mi aveva fatto cristiano e della quale indossavo la tonaca. Era perci
necessario approfondirmi e occuparmi sempre pi largamente dello studio della
questione, per giungere piano piano e con tristezza alla accorata certezza, che
questa Chiesa in realt era inesistente, e non occupava nessun posto entro il
regime papista. E difatti, innanzi al potere dittatoriale del Papa, lautorit della
Chiesa e del corpo episcopale praticamente nulla. Perch secondo la loro
teologia lautorit della Chiesa autentica ed efficace solo quando si armonizza
con la volont del Papa. In caso contrario lautorit della Chiesa non ha
assolutamente nessun valore[123]. Perci, quindi, il medesimo valore ha il Papa
essendo assieme con la Chiesa e il Papa senza la Chiesa; con altre parole, il Papa
il tutto e la Chiesa non nulla. Giustamente, quindi, scriveva con dolore il
Vescovo More: Mutando la sintesi della Chiesa, mutiamo anche il di lei dogma.
E da ora innanzi sarebbe pi retto salmodiare nella divina Liturgia : Credo al
Papa anzich dire: Credo in Una, Santa, Universale e Apostolica Chiesa[124].
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Dopo la lettura di tutti questi testi cominciai ad intuire qualche cosa che fino a
quel momento mi era rimasto incomprensibile, che i Vescovi cattolici romani di
tutte le contrade del mondo, radunati il 1896 in Sinodo nel Vaticano avevano
aderito alla riduzione della loro autorit ed alla loro tramutazione in muti servi
del Vescovo di Roma ammettendo il dogma dellinfallibilit papale. Il Papa era
ivi semplicemente il Dittatore del Sinodo, dal giorno del suo inizio fino al
termine di esso, di modo che era impossibile non realizzarsi ivi ci che egli
desiderava come pure era impossibile stabilirsi nel Sinodo qualcosa senza la
volont del Dittatore. Infatti, cos viene dimostrato dalle dichiarazioni del
Vescovo Tedesco Strosmayer, uno dei membri del Sinodo la cui retta coscienza
si scandalizz dinanzi allo spettacolo che presentarono i Vescovi privi di autorit
e di libera volont di fronte ad un onnipotente Papa: Nel Sinodo del Vaticano
egli disse non avevamo la necessaria libert; a causa di ci esso non pu essere
chiamato un vero Sinodo n pu avere diritto di emettere dei canoni che
potessero imporre lubbidienza alle coscienze dellintero mondo cattolico. Tutto
ci che avrebbe potuto assicurare la libert della parola e di pensiero venne
escluso con molta accortezza... e come se tutto ci non fosse bastato, questo
Sinodo comp la pi scandalosa violazione dellantico detto ecclesiastico: quod
semper, quod ubique, quod ab omnibus cio: infatti cattolico quello che
sempre, da per tutto e da tutti stato creduto[144]. In una parola il pi evidente e
disgustoso uso della presunta infallibilit papale stato necessario prima ancora
che linfallibilit stessa venisse proclamata quale dogma.
Durante tutto questo periodo di tanta violenta mia crisi spirituale, avevo quasi
abbandonato i miei studi. In tutte quelle ore che il regolamento del mio Ordine
mi concedeva libere, approfittavo della solitudine e compunzione della mia cella
per aumentare le mie cognizioni e approfondire una tanto ampia materia. Mesi
interi studiai la sintesi e lorganizzazione della Chiesa dei primi secoli da fonti
Bibliche, Apostoliche e Patristiche. Ma questa fatica non si sviluppava
completamente di nascosto: il mio aspetto esteriore sembrava fortemente
influenzato dalla mia grande inquietudine, che gi aveva assorbito tutto il mio
interessamento. Non esitavo a cercare fuori dal monastero i libri e le persone che
avrebbero potuto contribuire in qualche modo ad offrirmi nuovi lumi per il mio
problema. Pi tardi osavo gi rivelare in parte le mie condizioni bench con la
pi grande attenzione e prudenza, accennandole confidenzialmente a diversi
dotti ecclesiastici, amichevolmente legati a me. In tal modo ebbi consigli, pareri
ed opinioni sul mio caso, sempre di grande importanza per me. Intanto, trovavo
i pi dei miei confidenti, pi fanatici di quanto non avessi supposto. Per quanto
riconoscevano con me lassurdo dellintera dottrina papista si aggrappavano
disperatamente allidea, che la sottomissione dovuta al Papa esige un cieco
consenso della mente[146] e quellaltro detto di Ignazio Loiola, fondatore
dellOrdine dei Gesuiti secondo cui per avere in tutte le cose la verit, per non
deludersi in nulla, bisogna avere sempre come principio fermo, che ci che vediamo
come bianco, in realt nero, se tale lo determina la gerarchia della Chiesa[147].
TU SEI PIETRO...
Universale era precisamente del tutto il contrario. Poche cose, infatti esistono
nella S. Scrittura cos chiare ed evidenti quanto quello che precisa che nessuno pu
porre altro fondamento che quello che stato posto, il quale Ges Cristo[157].
Ges Cristo il solo fondamento della Chiesa, dice S. Attanasio[158]. Il Signore
lunico fondamento, di cui lApostolo Paolo orgoglioso perch laveva messo,
quando insieme con lo stesso S. Pietro istitu la Chiesa di Roma[159] ** perch solo
il Signore Ges Cristo il fondamento di tutte le parti della Sua Chiesa[160]; ogni
qual volta nelle Sacre Scritture si parla di un fondamento dice S. Gregorio il
Grande non si accenna a nessun altro che al Signore[161]. Sembra impossibile
che uno possa osare di negare che Ges Cristo la pietra e il fondamento della
Chiesa, se legger sia pure una sola volta, i libri canonici del Vecchio[162] e Nuovo
Testamento[163] ***.
Le parole del Signore Tu sei Pietro e su questa Pietra edificher la mia Chiesa
riportate dallEvangelo di Matteo, non sono riferite da nessun altro Evangelista.
Non si ha il minimo cenno di esse n in Giovanni nonostante che questi fa
testimone oculare della confessione di Pietro, n in Luca e neppure in Marco, il
quale, anzi, stato discepolo, compagno, interprete dello stesso Pietro e scrive
il suo Evangelo secondo linsegnamento e lo spirito di questo Apostolo. Tutte
queste cose precisamente non ci presentano gli Evangelisti come seguaci e
sostenitori del primato papale dato che dimenticarono di notare nelle loro Sacre
Opere ci che, secondo la dottrina papista costituisce il pi importante
elemento del Cristianesimo[164], la sostanza e il totale di esso[165]. O sarebbe pi
retto attribuire la responsabilit di tale ingiustificata omissione allo stesso
Spirito Santo, sotto la guida del quale sospinti parlarono[166].
Nei diretti discepoli degli Apostoli, nella seconda generazione cristiana, non
troviamo ugualmente traccia di una allusione circa il passo di cui si tratta. Difatti
nelle Opere dei Padri Apostolici le quali comprendono 412 citazioni delle S.
Scritture, manca completamente qualunque cenno relativo alla confessione di
Pietro, riportata solo da Matteo. Lo stesso precisamente succede anche con gli
altri passi evangelici che vanno citati a favore del primato papista. N nella
Didach (= Dottrina) dei dodici Apostoli, n in Clemente, n in Ignazio, n in
Policarpo, n in Barnaba, n nellepistola a Diognito, n nei frammenti di Papia,
ancora meno nel Pastore di Erma, dove solo si fa menzione circa la
organizzazione e costituzione della Chiesa, possibile trovare la minima traccia
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circa il passo famoso encomiato dai papisti Tu sei Pietro.... I due primi secoli,
quindi, si presentano indiscutibilmente ignari di quello elemento nella base del
quale si regge completamente il cristianesimo[167].
Il primo cenno del passo evangelico circa la famosa confessione di Pietro non si
presenta fino alla seconda met del 2 secolo; quando verso lanno 160 fu scritto
il dialogo al Giudeo Trifone da Giustino Martire. Lo stile semplice e indifferente
con cui Giustino narra la confessione dellApostolo, chiaro. Egli dice: Ges ad
uno dei suoi discepoli che si chiamava Simone il quale per rivelazione divina, Lo
dichiar quale Figlio di Dio, glimpose il nome di Pietro[171]. Verso la fine dello
stesso secolo appare per la prima volta nella Grammatologia Ecclesiastica, una
citazione, anche se non tanto fedele, del predetto passo. Il testo, che contiene
tale citazione, appartiene allEvangelo Diatessaron del Siriaco clerico Tatiano.
Questa opera di tale importanza, che nella Chiesa Siriaca sostitu
completamente i Vangeli canonici, almeno fino alla met del IV secolo. La
citazione la seguente: Beato sei Simone. E le porte dellAdes non ti
vinceranno[172]. Dal senso dellespressione orientale le porte (pyle) possiamo
solo supporre la vittoria di Pietro sulla morte[173], secondo quel medesimo senso
che il Signore Risorto utilizz, parlando di Giovanni Se voglio che rimanga
finch io venga?[174].
Da Giustino dobbiamo passare al secolo doro della Chiesa, per trovare altre
citazioni del nostro passo. In principio la prima cosa che notarono i SS. Padri
che il Signore soprannomin il suo Apostolo Pietro nel genere maschile,
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mentre disse che avrebbe edificato la sua Chiesa Sulla Pietra adoperando il
genere femminile, la cui distinzione chiara ed esclude cos completamente
lidentificazione di Pietro con la pietra. Tale distinzione guid i Padri e gli
altri scrittori ecclesiastici, nel credere che la pietra sulla quale venne edificata
la Chiesa, non era la personalit di S. Pietro, perch in tal caso il Signore avrebbe
adoperato lespressione su questo Pietro[175].
Il grande Agostino scrive nelle sue Retractationes che leggendo questo passo
evangelico superficialmente ebbe la impressione che la Pietra si potesse
identificare con lApostolo; ma pi tardi, studiando con attenzione comprese che
la retta interpretazione , che la Pietra sulla quale la Chiesa edificata non che
Colui il quale lApostolo Pietro confess come Figlio di Dio[180]. S. Agostino
insegnava sempre questo insegnamento come risulta da innumerevoli passi delle
sue Opere. Egli espone i motivi di tale interpretazione e cos si esprime: Siccome
la parola Pietra prototipo: perci il Pietro prende il nome dalla Pietra, e non la
Pietra dal Pietro; come anche noi stessi cristiani assumiamo questo nome da
Cristo e non Cristo dai cristiani. Tu dice Cristo sei Pietro su questa Pietra che
hai confessato, dicendo Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, edificher la mia Chiesa,
cio in me stesso il Figlio di Dio vivente[181]. Lo stesso concetto ripete S. Agostino,
quasi con le stesse parole nella sua la Omelia sulla festa dei due
(Protocorifei) Apostoli Pietro e Paolo[182]. Lo stesso fa anche nella sua 5a Omelia
sulla Pentecoste, in cui dice ancora pi chiaramente: Su questa Pietra edificher
la mia Chiesa; non sopra Pietro (Petrum) il quale sei tu, ma sulla Pietra (Petram),
la quale tu hai confessato[183]. Ed aggiunge nel Tractatus 124 sullEvangelo di
32
Lo studio degli insegnamenti dei Padri relativo a questo passo della S. Scrittura,
stato molto vantaggioso per me; perch, come scrive S. Vincenzo:
necessario, per evitare difficolt ed i labirinti dellerrore, che il modo della
spiegazione della S. Scrittura sia consono con la nota regola secondo il senso della
tradizione ecclesiastica[194].
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Dopo queste indagini sui Padri, non avevo pi alcun dubbio riguardo al fatto che
linsegnamento cattolico-romano sul primato papista dellApostolo Pietro, era
del tutto contrario al chiaro ed evidente senso della S. Scrittura e gli
insegnamenti degli Apostoli ed alle interpretazioni dei SS. Padri e in genere al
costante ed ecumenico insegnamento, secondo la tradizione della chiesa di
Cristo[195].
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Non tard anche a divulgarsi la diceria che i miei superiori ecclesiastici, avevano
deciso per il caso di interporsi onde fosse impedita la mia ordinazione a
Diacono[196]. Giunsero ad invocare il voto dellubbidienza e della disciplina
monastica, per costringermi ad abbandonare coscientemente le mie
convinzioni. Secondo loro dovevo ubbidire ciecamente e smettere doccuparmi
di altro in quanto il diritto dellesame delle questioni di fede, laveva soltanto
lalta Gerarchia della Chiesa. Se credevo nella Chiesa Apostolica, mi dicevano,
dovevo seguire, secondo loro, in tutti i legali successori degli Apostoli. Ma, la
grazia del Signore permise che rimanessi fermo nelle mie convinzioni tenendo
dinanzi a me i detti di S. Ireneo riguardo agli eterodossi. Dal solo e semplice
fatto che hanno lApostolica successione, non possono avere la pretesa di essere
loro seguaci: bisogna che seguiamo i buoni successori degli Apostoli, ma anche
bisogna dividerci dai cattivi[197].
Nulla poteva ormai farmi cambiare idea. Perci quando un prete, il quale dallora
non cess di parlarmi con cattiveria, mi chiam pubblicamente ingrato figlio
della Chiesa Cattolica, mi permisi di esprimere i miei dubbi se lappellativo di
cattolico saccordasse realmente al papismo, che caratterizzai come empia
innovazione[199], mentre la vera fede cattolica quella dellantico ed universale
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continuare lalterare. E cos essendo snaturate in fine tutte le parti del retto-
insegnamento, alterano, il tutto con lo stesso modo[204].
Non per nulla strano se personalit distinte, dal punto di vista spirituale, nella
Chiesa romana, cominciavano a dare il segnale dallarme, sebbene gi tardi, con
dichiarazioni pubbliche tanto espressive come la seguente: Chi sa, se i piccoli
mezzi di salvezza che ci assediano ci guidarono nel dimenticare lunico Salvatore:
Ges!...[205]. Oggi la nostra piet si presenta come un albero con tanti rami
intrecciati e con tanto fitto fogliame, dove le farfalle svolazzano col pericolo di non
sapere pi dove si trova il tronco il quale contiene il tutto e dove si trovano le radici
che abbracciano la terra[206]. Aggiungiamo anche questa pi opprimente frase:
Abbiamo decorato e supercolmato il quadro in tal modo, che limmagine di Colui
che lunico necessario scomparso sotto gli ornamenti[207].
Ero, quindi, persuaso che anche la stessa vita spirituale della Chiesa romana
potesse riuscirmi seriamente pericolosa; perch nella Chiesa di Dio, costituisce
grande tentazione per i fedeli, lerrore di coloro, i quali li conducono, e maggiore e
pi grave la tentazione, quando quelli che insegnano lerrore occupano gradi
molto elevati[212]. Colui che affida la sua anima ad una Chiesa, che diretta e
governata da eterodossi, corre il pericolo che gli accada ci che accadde ai fedeli,
che si trovavano sotto lautorit pastorale di Origene, per il quale i Padri dicono:
Infatti, non semplice tentazione, ma molto grave fu la cattiva influenza di questo
maestro della Chiesa a lui affidata..., che nulla sospettava, nulla temeva da lui e
cos fu da esso condotta, a poco a poco ed incoscientemente, dalla originale
religione ad una empia innovazione[213].
E quando, dopo mesi, scrissi il primo capitolo del mio studio Storia
dellOrtodossia Spagnuola, nel quale scientificamente mi occupavo della
fondazione delle prime Chiese Iberiche dallApostolo Paolo[218] ho constatato che
ero precisamente lunico che non aveva tradito ancora la vera e antica Tradizione
Spagnuola, dato che la Chiesa della mia Patria era infatti Ortodossa durante i
primi quattro secoli dalla sua fondazione e non papista e non dominata dal
Vaticano come oggi[219].
In tal modo abbandonai la Chiesa di Roma, il cui Capo dimenticando che il regno
del Figlio di Dio non di questo mondo[221] e che colui il quale stato chiamato
alla dignit Episcopale, non lo stato per investirsi di unautorit umana, ma per
servire intera la Chiesa[222], imit colui che nella sua superbia desiderando
essere come Dio, perdette la vera felicit per guadagnare una falsa gloria[223];
imit colui che sedette al Tempio di Dio, per credersi Dio[224]. Salir fino ai cieli
ed innalzer il mio trono al disopra delle stelle di Dio: sieder sulla montagna, ove
seggono gli Dei... e somiglier allAltissimo[225].
In un tale stato di cose, non potevo fare altro che ci che ho fatto, ubbidendo
alla voce della mia coscienza, la quale ripeteva il comandamento dello stesso Dio
al popolo eletto: Esci da essa, o popolo mio: affinch non sii partecipe dei suoi
peccati e non abbi parte alle sue piaghe[234].
41
VERSO LA LUCE
inviato dallAzione Cattolica come ultimo passo per farmi desistere dalla mia
eretica ostinazione. Lo studio in parola, di carattere apologetico, portava il
titolo espressivo: Il Papa Vicario di N. S. Ges Cristo sulla terra, ed il suo
riassunto era presso a poco il seguente: In virt dellinfallibilit di Sua Santit i
cattolici-romani sono, oggi, i soli cristiani che possano essere sicuri di ci che
credono. Dalle colonne della Rassegna portoghese Critica dei Libri, risposi
loro senza alcuna riserva: Pi obiettivo , per virt precisamente di tale
infallibilit, il fatto che oggi siete in realt i soli cristiani... i quali non possono
essere sicuri... di ci che Sua Santit li obbligher a credere domani. Il mio
commento terminava con queste parole: ancora un po di pi, e riuscirete a
mutare N. S. Ges Cristo in Vicario del Papa nei cieli.
Poco tempo dopo posi termine alla nostra disputa con la pubblicazione a Buenos
Aires di un triplice studio, che esauriva completamente il tema nel modo pi
obiettivo[235]. Questo studio consiste in una raccolta di tutti i passi delle opere
dei SS. Padri dei primi quattro secoli, che alludono direttamente o
indirettamente ai cos detti Testi del Primato che, come noto, sono: Matt. 16,
16-19; Giovan. 21, 15-17; Luc. 22, 31-32. In tal modo dimostravo che la dottrina
papista assolutamente contraria alla interpretazione che danno i SS. Padri su
questi passi del Vangelo, interpretazione che costituisce precisamente lunica
regola della spiegazione della parola di Cristo.
43
Durante tali relazioni, non tardai a discernere il parallelismo esistente fra la mia
negativa posizione e la dottrina Ecclesiologica dellOrtodossia dinanzi al
papismo. Mentre io combattevo ci che non doveva esistere lOrtodossia
parallelamente, offriva tutto ci che deve esistere. Riferii questo parallelismo a
quel venerabile prelato, dato i nostri reciproci rapporti convenne meco su tale
punto, anche se con qualche riserbo dovuto al fatto della mia permanenza fra
Protestanti. Qui devo osservare che i rappresentanti dellOrtodossia in
Occidente non sinteressano per nulla del proselitismo perch il proselitismo tra
cristiani contrario alla loro concezione circa la situazione ecclesiastica in
Europa ed alla loro attivit strettamente pastorale fra i Greci ed i Russi, la di cui
spiritualit stata loro affidata.
Quando la nostra corrispondenza era ormai molto avanzata e per mezzo di essa
le mie relazioni erano estese fino allo stesso Patriarcato Ecumenico, solo allora,
fu deciso di consigliarmi lo studio della preziosa opera di Sergio Boulgakoff
LOrtodossia[238] e la non meno profonda opera del Metropolita Serafino di
Berlino, la quale porta il medesimo titolo[239]. Dal principio della lettura di queste
opere, sentii il mio essere identificarsi con lo spirito dei loro autori. Nessun
paragrafo vi incontrai da non potere ammettere e abbracciare coscientemente.
Tanto in tali opere, quanto in molte altre che cominciai a ricevere dalla Grecia
accompagnate da lettere incoraggianti, mi sorprendeva levangelica purezza
dellinsegnamento Ortodosso, i di cui fedeli sono oggi, indubbiamente, gli unici
cristiani del mondo i quali credono quello che credevano anche i cristiani delle
catacombe; gli unici e veramente fedeli, i quali hanno ragione di ripetere con
legittimo orgoglio la patristica frase: Crediamo a tutto ci che ricevemmo dagli
Apostoli, a tutto ci che gli Apostoli ricevettero da Cristo, e a tutto ci che Cristo
ricevette dal Padre. O a queste parole di Tertulliano: Solo noi siamo in
comunione con le Chiese Apostoliche, perch la nostra dottrina la sola, che non
si differenzia dalla dottrina loro. Questa la testimonianza della nostra
verit[240].
Durante questo periodo scrissi il mio studio Concetto della Chiesa secondo i
Padri dellOccidente e lo studio Dio nostro, Dio vostro, e il Dio[241], la cui
pubblicazione, nel Sud America, fui costretto di sospendere, per non offrire
unarma tanto maneggevole quanto pericolosa alla propaganda protestante.
45
e del suo prestigio, fecero proposte di convertirsi con ogni costo al papismo), le
parole dico di lui mi persuasero circa la fede dellOrtodossia sulle verit
sostanziali del primo Cristianesimo. Questo mio amico diceva agli Uniti: Mi
consigliate che devo rinnegare la fede Ortodossa per diventare perfetto cristiano:
E bene; la mia fede Ortodossa, costituita dai seguenti elementi: Ges Cristo,
Vangelo, Sinodi e SS. Padri. Chi o quali di questi elementi devo rinnegare, per
diventare, come dite, perfetto cristiano?. E quando, modificando la loro politica,
gli proposero di non rinnegare nulla di ci, ma almeno riconoscere il Papa come
infallibile Capo della Chiesa, rispose semplicemente: Riconoscere il Papa? Ci
sarebbe come rinnegare tutti i sopraccennati elementi!.
LOrtodossia quellunica Chiesa, che come fedele custode della fede Evangelica
giammai mut in essa nulla, n tolse n aggiunse nulla[244] non tolse nulla di
sostanziale n accumul degli accessori, n smarr qualcosa di suo, n rap nulla
di estraneo, sempre fedele e prudente verso ci che eredit[245], perch sa che nella
fede, che originariamente le fu affidata una volta per sempre[246], non permesso
47
Quando, arrivato alla piena convinzione di tutte queste cose, compresi che non
mi restava nullaltro che agire in conseguenza. Scrissi quindi, una lunga
esposizione del mio caso e del suo sviluppo al Patriarcato Ecumenico come pure
a Sua Eminenza lArcivescovo di Atene a mezzo della Direzione della Diaconia
Apostolica ( ) della Chiesa di Grecia. Allo stesso modo
esposi chiaramente la mia risoluzione alle Gerarchie e ad altri membri delle varie
Chiese, con le quali ero in relazioni. E sentendomi come colui che possiede gi
la perla preziosa per la quale vale la pena di sacrificare qualunque cosa che ha[253],
pur di custodirla, abbandonai la mia Patria a mi recai in Francia dove venni in
pieno contatto con gli Ortodossi miei fratelli appena conosciuti. Preferii, per,
di lasciare passare ancora del tempo, prima di entrare regolarmente come
membro della Chiesa Ortodossa, avendo ancora intenzione di maturare a poco
a poco la mia tanto importante risoluzione.
Disprezzando le continue molestie da parte dei membri del fosco Ordine papista
dei cos detti Greci uniti poco numerosi in Grecia, la fantasia dei quali non si
esaurisce mai quando si tratta di macchinare ogni specie di calunnie mi sento
felice perch circondato dallaffetto, dalla simpatia, e dalla comprensione da
parte della SS. Chiesa Greca e della venerabile Gerarchia, come pure da parte
delle diverse Organizzazioni religiose ed in genere di tutti coloro che fin oggi mi
onorano con la loro spirituale conoscenza.
Da tutti questi, miei padri e fratelli nella fede, e da quelle persone che a mezzo
dei miei scritti benevolmente hanno appreso di me e di tutta la mia Odissea,
chiedo il soccorso delle loro preghiere per ricevere la grazia del Cielo, onde
mantenermi degno e costante verso il grande ed eccellente beneficio di Dio.
50
IL CONSENSO DELLAUTORE
Al molto Rev.
NAPOLI (Italia)
Molto Reverendo,
Con grande gioia ho ricevuto tempo fa il Vostro libro: I Sacramenti nella Chiesa
Ortodossa, per linvio del quale desidero esprimerVi i miei pi sentiti
ringraziamenti. Lho letto e studiato con molta attenzione e dopo di ci sento
profondamente, come ortodosso Occidentale, la riconoscenza per la Vostra
attivit illuminatrice e missionaria in Occidente, attivit e opera, alle quali, io,
personalmente, debbo tanto, come attuale Cristiano Ortodosso.
La seria obiettivit che usate nei vostri studi, la profonda scientifica dignit e la
fervente dedizione ai principi dellinalterata eredit dellOrtodossia, presentano la
Vostra Opera Apostolica quale veramente unica.
Da molto tempo avevo grande desiderio di venire in contatto spirituale con Voi,
affinch, da giovane ed inesperto operaio nella Vigna del Signore, approfittassi
dalla Vostra ricca, spirituale e scientifica esperienza missionaria, ma ignoravo il
Vostro preciso indirizzo in Napoli. Ultimamente lho conosciuto durante la mia
permanenza al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ove con piacere ho
constatato la profonda stima di cui l gode la Vostra persona ed il Vostro
Apostolato
Ora, rispondendo alla Vostra ultima lettera, con filiale riconoscenza per lonore
concessomi Vi do pieno il mio consenso per la traduzione in lingua italiana del mio
Devotissimo
NOTE
[1] Editto del Sancti Officii del 24 Gennaio 1647 che fu approvato ed inviato da
Papa Innocenzo X. Vedi il testo in: Du Plessis dArgent, 3, 2/248.
[3] Concretamente: Matt. 15, 18-19, Luc. 22, 31-32, Giov. 21, 15-17.
[5] Tutti questi avvenimenti non possono non essere riconosciuti dagli stessi
storici romani. Vedi p. e. G. Greenen, Dictionnaire de Thologie Catholique,
Paris 1946, XVI, 1, pagg. 745-746; J. Madoz, S. J., Une nouvelle rdaction des
textes pseudopatristiques sur la Primaut, dans loeuvre de Jacques de Viterbe?
(Gregorianum vol. XVII, 1936 pagg. 563-583); R. Ceiller Histoire des Auteurs
Ecclesiastiques, Paris vol. VIII, pag. 272. Ed anche: F. X. Rensch, Die
Falschungen in dem Tractat des Thomas von Aquin gegen die Griechen
(Abhadlungen der K. Bayer, III. cl. XVIII, Bd. III. Munich, 1889). C. Werner,
Der heilige Thomas von Aquin, I, Ratisbone, 1889, pag. 763.
[7] II Corinzi 11, 5 e 12, 11 Io stimo di non essere in nulla inferiore ai sommi
Apostoli e in nulla sono stato da meno dei sommi Apostoli.
[9] Il 23 ottobre 1329, nella Sentenza Licet Iuxta Doctrinam. Ioannis XXII,
Constitutio, qua dammantur errores Marsilli Patavini et Ioannis de Ianduno.
Vedi testo a: Du Plessis dArgent, 1/365.
[12] Il Sinodo del Vaticano, che fu convocato nella Basilica di S. Pietro in Roma
dal 8-12-1869 fino al settembre del 1870, stabil, che il Primato del Papa era la
parte pi importante del Cristianesimo, e conferm la teoria dellInfallibilit del
Papa. Vedi testi a: Conc. Vatic. Const. Dogmat. Sess. 4, Const. 1, Bulla Pastor
Aeternus Cap. 1. (Denzinger, Enchiridion, 139, 1667-1683).
[13] Pio X nellEditto Lamentabili il cui testo trovasi negli: Acta Sanctae Sedis,
40-1907, 470-478. Vedi anche: Concilii Fiorentini Decreta, Decretum unionis
Graecorum, in Bulla, Eugenii IV Laetentur Coeli. Professio fidei Graecae
praescripte a Gregorio XIII per Constitutionen 51 Sanctissimus Dominus
noster; Professio fidei Orientalibus praescripta ab Urbano VIII ed Benedicto
XIV per Constitutionem 79 Nuper ad Nos.
[16] Galati 2, 9.
[17] Galati 2, 2.
[18] Galati 2, 6.
[20] Hoc erant utrique et caeteri Apostoli quod fuit Petrus, pari consortio praediti
et honoris et potestatis. S. Cipriano, De Unitate Ecclesiae IV. S. Basilio, in Isaia,
2. S. Isidoro Hispalensis (di Siviglia), De Officiis Liber II cap. 5, ecc.
53
[25] Martino V. Bolla Inter cunctas, 8 Calend. Martii 1418. Gerson, de Statu
Sum. Pontif. Consid., 1.
[35] Ivi.
[36] Colossesi 2, 8.
[38] Gregorio XVI (Mauro Cappellari, libro circa il Primato del Vescovo di
Roma). Omelia introduttiva, cap. 25.
54
[43] Idem, Prologo, vol. 2. Vedi anche: Marin Ordonez, El Pontificato, vol. I,
cap. 10, p. 30, Madrid 1887. J. Donoso Corts: Obras Completas vol. 2, pag. 27,
Madrid, 1904.
[44] Pio X, Vacante Sede Apostolica del 25-12-1904. Pio XI, Cum Proxime,
del 1 marzo 1922.
[47] Ved. p. e. il Bollettino del Vescovado di Strasburgo, Marzo 1945, vol. 3, pag.
45.
[58] Constit. Dogmat. Conc. Vatic. Sess. 4, Const. 1, Bolla Pastor Aeternus
(Test. in: Denzinger, Enchiridion, 139, 1667-1683).
[63] Devoti, Instit. Canon., Prol. Cap. 2. Pi che in ogni altro caso si addicono
qui le parole di S. Vincenzo: Non finisco di stupirmi dice questo venerabile e
pi antico padre della Chiesa per lestrema empiet del loro cieco cervello, per la
loro insaziabile passione per lerrore ed il male, che non si soddisfano con canone
della fede, dato e ricevuto una volta per sempre da tempi antichissimi, ma cercano
quotidianamente innumerevoli innovazioni e sono continuamente inquieti
volendo aggiungere ancora qualcosa alla religione o cambiare o togliere qualcosa,
come se non fosse dogma divino quello secondo il quale basta agli uomini quello
che stato rivelato una volta, e loro credono che ci sia una legge umana, la quale
non pu essere portata alla sua perfezione se non attraverso una assidua
correzione e revisione. (Commonitorium 21, 1).
[65] Gratianus, Codex juris Canonici, vol. 1, dis. 13, part. 1, cap. 6, pag. 90. Parigi,
1612 e Col. 55, Editio Leipzig., 1839.
[66] Si autem Papa erret, praecipiendo vitia, vel prohibendo virtutes, tenetur
Ecclesia credere vitia esse bona et virtutes mala. Theologia, Bellarmino, De
Romano Pontefice, libr. 4, Cap. 23.
[67] Deus et Papa faciunt unum consistorium... Papa potest quasi omnia facere
quae facit Deus... et Papa facit quidquid libet, etiam illicita, et est ergo plus quam
Deus. Cardinalins Zabarella, De Schism, Innocent. VII.
[71] Vidi che non procedevano con fermo e diritto piede secondo la verit del
Vangelo (Gal. 2, 14).
si trovano ivi tutti i nomi e le date di tutti i vescovi di Roma con la sola eccezione
di Marcello.
[73] generalmente noto che nel Sinodo di Sardica del 342 (343 ?) i Vescovi
dOriente insieme al Patriarca di Antiochia Stefano, di fronte alle pretese
Occidentali di revisionare le sentenze e le particolari disposizioni ecclesiastiche
degli Orientali, scomunicarono Giulio, vescovo di Roma, Osio vescovo di
Cordova (), Protogene di Sardica ed altri (Vedi: Mansi, Summa
Conciliorum, Anche Synod. Sardica, Decreta).
[75] S. Attanasio, Storia Ariana, 73. S. Attanasio dice egualmente, che papa Felice
era tanto scandalosamente eretico che i fedeli di Roma si rifiutavano di entrare
nelle chiese, che egli visitava (Epist. ai Monaci opp. I 861, Parigi 1627). Vedi
anche: Duchesne, Histoire Ancienne de lEglise, vol. II, cap. XIII.
[77] Papa Sisto V pubblic intorno al 1590 un testo della Vulgata e proclam
ufficialmente dal perpetuum Decretum che questo sarebbe da allora in poi
lunico autentico e autorevole testo delle Sante Scritture, dato che lui stesso lo
aveva corretto con le sue mani medesime, appoggiandosi sulla potenza della
sovrabbondanza dellautorit apostolica. Il Decretum rendeva ufficialmente
noto ai fedeli che tutte le altre edizioni della Bibbia restavano automaticamente
senza valore e che colui il quale osasse mutare il minimo del nuovo testo o anche
degli insegnamenti e delle altre pubbliche interpretazioni come discussioni
private, ripianerebbe ipso facto scomunicato. Ma questa edizione di Sisto V fu
presentata tanto piena di errori di traduzione, espressione ed insegnamento che
neanche uno scolaro lavrebbe presentata. Ci costrinse a ritirarla subito con il
pi grande scandalo. Il successore di Sisto al papato, Clemente VIII, per far
59
[78] Quando la Santa Inquisizione con le sue torture e i suoi tormenti, per ordine
del Papa Urbano VIII, ordin a Galileo di disapprovare la sua teoria, cio che la
terra gira intorno al sole, questo celebre astronomo, avendo perduto la sua fede
nel Papa e nella Chiesa di lui, sussurr ancora, dopo che aveva gi firmato la
disapprovazione impostagli, quelle parole che la Storia fece celebri: eppur si
muove...!. Urbano VIII pubblic subito, come una vittoria dellautorit papale,
latto della disapprovazione del grande astronomo, costretto a ci tanto
indegnamente dai carnefici della Santa Inquisizione. E cos dal giorno 30 Giugno
1633 tutti furono costretti a credere che la terra non girava intorno al sole per
paura della scomunica per eresia. Ma Iddio, il quale ancora anche in tali tempi
era pi forte del Vescovo di Roma dice con ironia Stanislas Jedrezewky aveva
da dar ragione infine a Galileo. Difatti, posteriormente il progresso della scienza
astronomica fece tanto chiara la teoria eretica di Galileo, in modo che il 1822
Papa Pio VII fu costretto a porre in derisione lautorit papale, correggendo i
decreti della Santa Inquisizione del 1633 contro Galileo, permettendo gli studi
astronomici di Kopernico. Infine, col pi grande scandalo dei fedeli e con
lironico scherno del mondo scientifico, il Vaticano non seppe trovare altro
mezzo onde ristabilire il prestigio della sua autorit che permettendo e
60
[79] Vedi Innovaciones del Romanismo. G. H. C. XIV pag. 202. Madrid 1891.
[80] Unum a te petimus fili clarissime, Doctoribus Sedis Apostolicae non semper
credas, multa illorum passionibus tribua. (Epist. Pii II ad Carolum VII Regem
Galliae. Epistol. CCCLXXIV).
[81] Pio IV spergiur contro le disposizioni del canone VII del Concilio
Ecumenico di Efeso nel quale compresa la sentenza e lanatema contro colui il
quale avrebbe osato comporre e imporre ai fedeli un altro Credo differente da
quello del Concilio di Nicea. Egli compose il Credo che porta il suo nome: Credo
di Pio IV. (Credo Pii Quarti). vero che questo Credo non contrario a quello
di Nicea, ma basta il fatto che differente. Difatti nella V seduta del Concilio
Ecumenico di Calcedonia fu recitato il Credo di Nicea, e in seguito, fu proibito
non solo la compilazione di un Credo contrario a questo ma anche un altro
Credo qualsiasi. (Vedi Mansi, Summa Concil. Act, Concil. Ephes. Can. VII Act.
Conc. Calced. Sess. V).
[82] Ogni Papa, secondo la disposizione dellVIII canone del Sinodo di Costanza
obbligato a fare confessione di fede contenuta al Liber Diurnus durante la
cerimonia della sua intronizzazione. Tale confessione dice: Con la mia bocca e
col mio cuore, prometto di osservare senza mutare in minima parte ci che stato
prescritto e ordinato negli otto Concili Ecumenici e cio: in quello di Nicea, il
primo; di Costantinopoli, il secondo; di Efeso, il terzo; di Calcedonia, il quarto; di
Costantinopoli, il quinto e il sesto, e il 2 di Nicea, il settimo e quello di
Costantinopoli, lottavo. Prometto di stimarle tutte egualmente con il medesimo
onore e rispetto seguendo con sollecitudine tutto ci che in essi stato disposto e
condannando tutto ci che in essi stato condannato.
[94] Honorio haeretico, anathema Mansi, Sum. Concil. Act. VI Concil. Gener.
Sess. XIII.
[103] Cardinalii Hosii, De Expresso Verbo Dei, pag. 623, Edit. 1584.
[118] S. Basilio, Della Fede Cap. I, Confr. anche S. Giov. Crisostomo, Omelia
XIII a II Corinz. 7. Del medesimo Omelia XXI agli Efes.; e Omelia VI del Lazzaro;
S. Cirillo di Gerusal. Catechesi, 12.
[119] S. Basilio, Omelia XXI Contro i Calunniatori della SS. Trinit; Confront.
S. Giovanni Damasceno, Della Fede Ortodossa. Libr. I, Cap. I, S. Teodoreto,
Dial. I.
[122] S. Giov. Crisostomo, Omelia XXXIII circa gli Atti degli Apostoli.
[127] Pii X, Decretum Lamentabili, 50. Acta Sanctae Sedis, 40, 476.
[131] Vedi Martigny, Dictionn. dArchologie Chrstienne, Evques pag. 569: Atti
di Sinodo di Calcedonia.
[136] Ruiz Bueno, Padres Apostolicos, Introd. allEpistola di S. Clemente, pag. 149.
Madrid, 1850.
[139] Benedetto XV, Codex Iuris Canonici, Canon. 222, 1. Hefel, Histoire de
Consiles, Introd. II, 3.
[140] Benedetto XV ivi; Devoti, come sopra, Proleg. 111, 38; Hefel, ivi.
[143] Benedetto XV Codex Iuris Canonici, Can. 227; Leone XIII, Enciclica Satis
Cognitum.
64
[146] Gregorio XVI (Mauro Cappellari), El Triunfo de la Santa Sede, Tavol. Cap.
VI, 10. Madrid, 1834.
[148] Questa dedizione dei Gesuiti alla cattedra papale, non fu mai sincera,
specialmente nei casi in cui si urtavano gli speciali interessi di questo involuto
Ordine. Gli stessi Gesuiti, nonostante la loro solenne promessa di cieca
sottomissione al Papa, a cagione della quale tanto si vantano quali possessori di
una speciale virt di primo ordine, la dimenticarono dun tratto, quando
Clemente XIV ordin lo scioglimento del loro Ordine. Difatti il Papa Clemente
nellanno 1773 eman un Editto Decretum Brevis col quale proclamava lo
scioglimento della Organizzazione dei Gesuiti e lannientamento di essa per
sempre; costoro per invece di sciogliersi si rifugiarono in Prussia e in Russia,
dove il Papa non poteva mettere con la forza delle armi in pratica il suo Editto.
Ivi rimasero organizzati moltiplicandosi fino al 1814, quando riuscirono con le
loro perfide macchinazioni ad ottenere dal Papa Pio VII la emanazione di un
altro Editto con il quale si abrogava il primo e si permetteva di nuovo lesistenza
e il funzionamento dellOrdine.
Matteo 16, 18-19: Tu sei Pietro e su questa pietra edificher la mia Chiesa, e le
porte dellAdes (Ades vuol dire mondo invisibile e designa il soggiorno dei morti)
non la potranno vincere; ti dar le chiavi del regno dei cieli; e tutto ci che avrai
legato sulla terra sar legato nei cieli, e tutto ci che avrai sciolto in terra sar
sciolto nei cieli.
Giovanni 21, 15-17: Ges disse a Simon Pietro: Simon di Giona, mami tu pi di
questi? Egli gli rispose: S, Signore, Tu sai che io tamo. Ges gli disse: Pasci i miei
agnelli. Gli disse di nuovo una seconda volta: Simon di Giona, mami tu? Ei gli
rispose: S, Signore: tu sai che io tamo. Ges gli disse : Pastura le mie pecorelle. Gli
disse per la terza volta: Simon di Giona mi ami tu? Pietro fu rattristato chei gli
65
avesse detto per la terza volta: Mi ami tu? E gli rispose: Signore, tu sai ogni cosa;
tu conosci che io tamo. Ges gli disse: Pasci le mie pecore.
Luca 22, 31-32: Simon, Simon, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia
il grano; ma io ho pregato per te affinch la tua fede non venga meno; e tu, quando
sarai convertito assicura i tuoi fratelli (del tuo convertimento).
* Nota : Per diretta esperienza acquistata durante i venticinque interi anni in cui
svolgo il mio ministero qui in un paese per eccellenza Cattolico posso affermare
che potete trovare il 90% dei cattolici-romani digiuni delle pi elementari
nozioni circa la religione e il loro rito ma non trovereste nemmeno uno che non
conosca il passo Evangelico Tu es Petrus ecc. A. B. K.
[151] Vedi, per esempio, Knabenbauer, S. J., Cursus Scripturae Sacrae, Paris, 1903,
Comment. in Ev. Matthaeum, pars altera, pag. 60 e seguenti. I Knabenbauer,
Cornely e Hummelauer dellOrdine dei Gesuiti hanno la temerit di sostenere
nel loro Cursus Scripturae Sacrae che quei dei SS. Padri, i quali non
riconoscono sulla base del su riferito passo il primato papale, lo fanno perch
hanno sbagliato, prestando bene attenzione al vero senso di tutto il testo: Si
Sanctus Doctor recogitasset scrive Knabenbauer parlando del S. Agostino
Christum locutum esse aramaice, vel si hanc et totum conteaeum perpendiset,
probaeto priore sua interpretatione stetisset (Ivi pag. 61).
[152] Bernardino Llorca, S. J. Historia de la Iglesia Catlica. Vol. I, Cap. 1, pag. 49.
Madrid, 1850.
[155] Leone XIII, Enciclica Satis Cognitum (il testo in: Jos Madoz, S. I.
Enquiridion sobre el Primado Romano, 361).
Riguardo al passo di Eusebio citato dal Rev. autore osserviamo che esso proviene
da Papia Vescovo di Gerapoli che scrisse verso il 140 una Esegesi dei detti del
Signore, andata perduta ma di cui Eusebio di Cesarea (340) nella sua Storia
Ecclesiastica ed altri scrittori ci hanno conservato qualche frammento. Papia
nel proemio del suo libro diceva che si basava, per la raccolta dei detti del
Signore sopratutto sulla tradizione orale degli anziani e specialmente di
Aristione e di un certo anziano Giovanni che non pu essere lApostolo Giovanni
per molte altre ragioni e perch egli certamente sarebbe gi morto quando Papia
scriveva. Papia poi come risulta dalla sua narrazione non era nemmeno il diretto
ascoltatore del detto anziano Giovanni, ma ha ricevuto i suoi detti di seconda
mano, dimodoch questi possono essere andati soggetti a due successive
alterazioni, per opera dellinformatore di Papia e di Papia stesso. Le informazioni
non sicure di Papia che interessano il nostro argomento dicono: Lanziano
Giovanni diceva anche questo: Marco divenuto interprete di Pietro, scrisse
accuratamente quanto ricordo... e intorno a Matteo poi dice (chi dice lanziano o
Papia?) Matteo raccolse per scritto i discorsi in lingua ebraica (Eus. III 16, 4).
Ireneo vescovo di Lione (180) attingendo anche egli come Eusebio da Papia la
stessa frase lha manipolata cos: Matteo scrisse il Vangelo fra gli Ebrei, nella loro
stessa lingua, quando Pietro e Paolo evangelizzavano in Roma e fondavano la
Chiesa. Dopo la loro morte poi Marco, lo scolaro e linterprete di Pietro... (Ireneo,
Adversus Haereses III l, 1-3). Il tratto specifico in cui Papia riferiva: Marco
divenuto interprete di Pietro... e Ireneo con identiche parole: Marco lo scolaro
e linterprete di Pietro ci mostra come Ireneo debba avere Papia per fronte.
Siccome le notizie di Papia non hanno nessun fondamento solido cos anche le
67
notizie che attinge da lui Ireneo non possono avere di storicamente apprezzabile
nulla riguardo alla fondazione della Chiesa romana n da S. Pietro, n da S. Paolo
e tanto meno lhanno fondata insieme. Lo stesso vale per Tertulliano e per
Clemente di Alessandria (200) con i quali giungiamo fin entro il terzo secolo.
assurdo ammettere che S. Pietro andasse attorno nel mondo ellenico-latino,
predicando in aramaico e che Marco un suo figlio (I Pietr. 5, 13) (certamente non
lEvangelista Giovanni Marco) gli facesse da interprete. A. B. K.
[160] Homiliae Aelfric., Passio SS. Apostoli Petri e Pauli (London, 1844 pagg. 369-
371).
*** Nota: Non affatto certo che lEvangelista Marco era stato discepolo,
compagno e interprete dello stesso Pietro e meno ancora che egli scrisse il suo
Evangelo secondo linsegnamento e lo spirito di questo Apostolo. Eusebio
Vescovo di Cesaria (340) nella sua Storia Ecclesiastica (III, 15) riporta un
brano della perduta opera di Papia Vescovo di Gerapoli (140) Esegesi dei detti
del Signore in cui Papia scrive che egli ebbe linformazione da un individuo che
non determina, ma che definisce un certo anziano Giovanni diceva che
Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse accuratamente quanto ricord....
Dalla detta Opera di Papia prese tale notizia, come abbiamo visto nella nota
precedente, Ireneo di Lione (180) e da Ireneo altri successivamente fino ai
nostri giorni. Ma chi sarebbe questo Marco? Papia e da lui Ireneo gli altri studiosi
posteriori, sapendo che esiste un Vangelo secondo un certo Marco supposero
che potevano identificare il Marco Evangelista con il Marco menzionato nella I
Pietro (5, 13) come figliuolo di Pietro. E partendo essi da questa ultima notizia
hanno supposto che il Marco della epistola di Pietro sarebbe il Marco
68
[165] Idem, Prologo, vol. 2. Marin Ordnez, El Pontificado, vol. I, Cap. 10, pag. 30.
Madrid, 1887.
[168] Visione 3, 5, 1.
[169] Visione 2, 2, 6.
[170] Visione 3, 5, 1.
[191] (Il Signore), preferendo Pietro fra tutti gli altri Apostoli lo costitu quale
Capo dellUnit della Chiesa e quale fondamento visibile di essa, sulla saldezza del
quale edific leterno edificio della Chiesa. Bulla Pastor Aeternus, Constit. I,
Introduct. (Denzinger, Enquiridion, 1667).
[207] Le Camus, LOeuvre des Aptres, vol. II, pag. 29, Barcelona, 1909.
[214] Haberliam non potest Deam patrem, qui Ecclesiam non habet matrem. S.
Cipriano, De Unitate Ecclesiae VI.
[215] Hanc unitatem qui non tenet, Dei legem non tenet, non tene Patris et Filii
fidem, vitam non tenet et salutem. Ivi.
[216] Nec parentum nec maiorum nostrorum error sequendus est, sed autoritas
Scripturarum et Dei docentis imperium. S. Girolamo. In Ierem., 1, 12.
[219] Vedi: Relazioni tra le Chiese Iberiche e le Chiese dAfrica, dal S. Cipriano a S.
Agostino. Lux, Lisbona, 1950. Anche: Arcivescovo Inan B. Cabrera: La Iglesia en
Espana, (Desde la Edad Apostolica hasta la invasione de los Sarracenos) Madrid,
1910.
[220] per vero che oggi le cose sono fortunatamente molto differenti e
possiamo prevedere che, con laiuto di Dio, nel prossimo futuro altre conversioni
sicuramente saranno realizzate a cagione dellinteresse e dellamore
allOrtodossia, per le quali continuamente combattiamo per aumentarle in
Occidente.
[224] II Tessalonicesi 2, 4.
[236] Vedi p. e. lApologetica di Juan Ruano Ramos, per uso degli alunni delle
Scuole Medie, Barcellona, 1948.
[243] Quod semper, quod ubique, quod ab omnibus S. Vincenzo, Comm. 23, 16.
[245] Ivi.
[247] Galati 1, 8.