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n 26

Marzo 2015
Genova

Fischi di carta
POESIA DI CINQUE GIOVANI FISCHIANTI

IN QUESTO NUMERO

oi siamo liberi, liberi di vivere,


proprio come ci piace, e tuttavia siamo
sempre pronti a fronteggiare qualsiasi
pericolo.
Tucidide, La Guerra del Peloponneso

Editoriale | Erri de Luca - I mille risvolti della parola contraria


- A. Mantovani
Poesia del mese | Poesia senza titolo - E. Canfora
Poesie dei lettori | Poesia senza titolo - M. Rosagni
Zona franca | Biografia (in prosa) della Poesia - M. Croce
Prossa Nova
Editoriale - A. Moro
Gramsci a Turi - M. Karoli
bout de sauce - M. Valentini

www.fischidicarta.it

Che cosa deve fare uno scrittore di meglio


nella sua vita se non affermare le sue convinzioni, difenderle, difendere la parola sua
e anche quella degli altri? C' una frase
nei Proverbi dell'Antico Testsamento che dice:
apri la tua bocca per il muto. Ecco, questo
credo sia il compito di uno scrittore. cos
brilla il volto di Erri de Luca il 28 gennaio,
giorno della sentenza per la frase rilasciata
all'Hufflington Post il primo Settembre
2013, accusato dalla LTF, azienda in capo
ai lavori Tav, di istigazione alla violenza.
Si indigna lo scrittore napoletano, poi
rinviato a giudizio proprio il 16 di questo
mese, nel sentirsi paragonato alle vittime
del Charlie francese, morte il 7 Gennaio,
sostenendo che la strage avvenuta non
potrebbe essere comparabile con qualche
anno di carcere. Eppure, se il punto su
cui si dibatte non la conseguenza, ma il
movente, allora qualcosa in comune c'
davvero.
Sia i vignettisti francesi che lo scrittore

ERRI DE LUCA I MILLE RISVOLTI DELLA PAROLA


CONTRARIA

EDITORIALE
del tutto escluso che, salito alla ribalta
col titolo di istigatore, De Luca non possa
godere di quel riconoscimento letterario ancora mancante alle fila della sua
carriera e di cui il lamento, sotto sotto, si
sente anche tra le pagine del libro.
Gli accusatori, dal canto loro, tentano
di intessere un filo tra le dichiarazioni
dell'autore e i concreti atti di sabotaggio,
sostenendo che la risonanza pubblicitaria
alla vicenda derivi proprio dalla strage
francese, i cui fatti hanno provocato il risveglio del dibattito sul tema della libert
e numerosi articoli, che, come questo,
identificano analogie tra le due situazioni. Maurizio Bufalini, il leader dell'LTF
in Italia, ha dichiarato che De Luca
una persona importante, i cui commenti
possono avere conseguenze pericolose.
libero di pensare ci che vuole e di chiamare a protesta, ma il sabotaggio un'altra cosa, senza evidentemente pensare
al risvolto semantico della parola usata
dallo scrittore: ''impedire'', ''ostacolare''.
La questione che torna sotto il riflettore,
dunque, la potenza della parola detta,
per chi la prende nel suo senso ideologico, ispirante, e chi, come gli accusatori,
nel suo senso pi concreto e pragmatico.
Ci che delude di pi non tanto l'attacco del mondo del profitto, del mondo del
s Tav, di chi ci lavora, quanto la decisio

nostra libert di dire, cosa che, lamenta


Jelloun, non vale allo stesso modo per gli
scrittori in medio oriente, la cui professione
certo pi ostacolata. La questione di De
Luca affonda dunque le radici nella storia
della parola censurata: nel novecento, ad
esempio, furono molti gli imputati (Pasolini, Moravia, Busi), ma tutti condannati
per accuse di oscenit; per ottenere un
caso simile infatti bisogna ridiscendere fino
agli intellettuali del Manifesto Antifascista,
al Montale che a Firenze si occulta dalle
brigate nere, o ancora pi indietro a Silvio
Pellico. Ma oggi tutto il nostro mondo
culturale tace, la notizia entra sgomitando
all'interno dei quotidiani, ma oltre non va.
Assurdo. Talmente assurdo che persino il
Guardian, alla vigilia del processo, decide di
parlare della faccenda.
Nel suo opuscolo De Luca, recitando per
filo e per segno la storia della sua vicenda (allegando anche documentazioni), si
definisce, proprio all'inizio della sezione
centrale chiamata appunto ''Istigazione'',
istigatore di un sentimento di giustizia
che esiste, ma che non ha ancora trovato
le parole. Citando a modello l'Orwell
dell'Homage to Catalonia, l'animo dello scrittore vorrebbe ricoprire la sua stessa carica
di valore paradigmatico attraverso la
parola scritta e trasmessa alle generazioni
di ''combattenti pi giovani'', ma il suo

partenopeo sono colpevoli di aver detto,


sebbene con le dovute differenze, riguardo
temi differenti, ma che hanno certamente
colpito l'opinione pubblica: i primi ispirati
da quella critica irriverente, intrisa di pansessualismo vitalista, volta alla distruzione
di tutti i simboli, il secondo prendendo
posizione su un preciso tema politico-sociale. Entrambi accusati, chi da una parte,
chi dall'altra, di istigare: istigare il sabotaggio, istigare gli estremisti religiosi. I primi,
impantanati nel ginepraio degli assiomi
religiosi, il secondo, nella responsabilit
di un'affermazione libera e laica. Riluce
ampiamente come, fatte le dovute differenze, ci sia un sostrato comune alle vicende e
come l'apparente misura di De Luca nelle
dichiarazioni forensi (non poi cos tanto
trattenuto, invece, nel suo libro) non sia
che il riflesso di una pi o meno genuina
modestia.
De Luca, di cui, specifico, parlo in elogio,
ma senza un particolare amore, ha affidato
la sua difesa a un piccolo pamphlet, La parola contraria, suo j'accuse personale, tradotto
e uscito l'8 gennaio, per l'appunto, anche
in francese per Gallimard; in Italia, il 15
per Feltrinelli; queste le sue vere dichiarazioni, nient'altro da aggiungere, nessun
ricorso.
Certo, essere condannati, lo dice lui stesso,
come vincere un premio letterario, e non

ne di processo senza assoluzione e il


mancato sostegno da parte di chi, come
l'imputato, si trova ad essere custode
della parola, parlante per i muti: nessuno scrittore o presunto tale ha ancora
imbracciato la penna su qualche quotidiano o in maniera autonoma, in ausilio
all'imputato e al mestiere di libert nel
dire, che ogni uomo di lettere ha il dovere
di perseguire. questo dunque anche
un altro grosso problema: quello della caratura morale degli scrittori, della parola
osannata finch corretta, ossequiosa,
retta, ma quando essa diventa sghemba,
fuori dalle convenzioni, contraria, ecco
sollevarsi le polveri dei fuggitivi: quanti,
anche nel loro (anche nostro) piccolo,
sono in grado di assumersi il peso di ci
che dicono? E quanti scrittori, richiamati
al loro dovere di coscienza, prendono
posizioni nette su determinati temi?
Tahar Ben Jelloun ha giustamente detto,
durante la manifestazione letteraria
''L'altra met del libro'' a Genova, che
il compito necessario di ogni scrittore
affrontare la crisi morale (ben peggiore
di quella economica) che tocca i tempi
moderni, svincolandosi dalla bandiera
dell'ignavia (che ricordiamo, per Dante,
non esser neppure degna dell'Inferno);
ha affermato che proprio noi occidentali dovremmo ritenerci fortunati per la
Alessandro Mantovani

animo battagliero tradisce dei legami con


un tempo interiore ancorato ad un tempo
storico che non questo. Le due questioni
(Guerra di Spagna e Tav) non sono evidentemente la stessa cosa e il momento storico
differente a tal punto da non permettere
confronti. Nonostante ci il problema
permane in quanto lo scrittore napoletano stato incriminato in quanto ha detto,
non fatto. Fino a quando dunque, la parola
contraria e la parola carica, potente, dovr
subire una repressione? Fino a quando,
nell'era delle marce solidali, dovremo
ancora temere di dire? Fino a quando, i
valori di libert ed espressione, riscoperti
solo sotto il segno della morte, dovranno
essere acclamati a parole (ossequiose), ma
negati con i fatti? Fino a quando la libert
di parlare, anche in maniera responsabile,
verr accusata di produrre fatti che non la
riguardano?
Se il logos (parola, ragione, pensiero) ci
che ci rende umani, impedirne l'espressione significa snaturare il pensiero libero
di cui, specialmente negli ultimi giorni, ci
imbellettiamo, ma che dobbiamo difendere
nella pratica, per non diventare semplicemente latori di un'idea muta.

PLIC

LA BANDIERA

Sotto lalbero in fresche indipendenze


i rami neofiti
di generazioni allungose
ombreggiavano luci;
la tovaglia in-quadrata, i corpi ammollati,
il torpore aulente delle foglie
staticizzate e caldezzanti.

sicuro dal porto!


ecco cosa viene:
un mugghio forte lontano,
boato per due volte
fra gli arbusti tramontanti

Piovane1

(O CRONACA DELLA LIBERTA)

Il sole terico2 incuriosiva nel guardare


quel piccolo amore coltivato a muscoli
inesperti, bovari inaspettati
per la mandria della vita.
-Il lavoro mi manda sei mesi in Pianuraesordisce lui, mortolento
in tensioni brachicardiche,
ed poi lo sciorinare mordicchioso
delle paure osteorosive
il pianto di lei.
-Ma no, non piangere- la assale
delicatamente lui, ercolico e benigno
-il tempo invecchia facilmente
come acqua va via lieve.
Tu non versar lacrime per fecondare
queste zolle dissodande,
a quel compito penser qualcun altro,
ci che nostro non gettiamo alla terra.Fu al termine del discorso
ottimizzatore e rassicurando
che comparve una nube
silenziabonda e insospettabile,
e sulle palme aperte che lei fissava,
come quelle di chi confessa pentificato,
come di chi accetta la grazia cristologizzato,
cadde fredda la prima goccia,
antica di apocalisse.

la mia testa verso il Nord:


gli occhi bianchi
come le Alpi, ancora bieco
soffonde il mare un rossore
nascosto di terre ombre
s che non si vede sole,
n vedo io le strade
reclino
come la mia vita
un gelido giardino
met del mio corpo al cielo chino,
laltra ancora qui,
tra ulivi e navi
e lancipite boato
della terra, bestia dei giorni;
tra i picchi aguzzi senza fiato
si gusta questa libert
rapace foglio caldo
araldo famiglia tremula
rossa bandiera una spiaggia dinfanzia

che muore e vegeta

Silvio Magnolo

Alessandro Mantovani

1 Le poesie Piovane, sono frammenti di una storia tra un Lui e una Lei irrimediabilmente separati per cause
ignote in uno stato che si chiama Italia, in cui forse il governo una dittatura e in cui, di certo, piove sempre.
Questo componimento ne il preludio.
2 Primaverile, da theros stagione calda in greco.
4

Fischi di carta

OCCHIO BIONICO

Per una rifondazione steampunk della critica leopardiana 1


Ranieri mio, sapete
quantio abbia in dispregio
le sorti progressive.
Giacomo, so bene.
E pur vorrei contarvi
linsolita cagione
che porta locchio morto
rinato nel vapore.
Ebbene dite, avanti!
Sedevo al mio caff,
e sempre in via Toledo,
non molto in l da me,
mapparve la bottega
pensai fosse francese
...A vender qualche arnese
da franchi affeminati!
Antonio, dite bene!
Ma posso qui giurarvi:
giammai moda francese
fu tanto bene accolta
quanto a aprir la porta
la femmina olandese.
Dunque, amico...! Bene!
Sento che voi entraste...
dite... che faceste?
Potremmo andarvi insieme?
Antonio, no! Che dite?!
Smettetela di fare
di queste scortesie:
fu donna assai virtuosa,
lontana dalle vostre
erotiche manie! ...
Dicevo: la fanciulla
maccolse gentilmente
e il volto s suadente
a me fu gran conforto.
Molto seppe dirmi
sul male di mia vista:
mostrommi le conquiste

di nuova scienza nostra.


Ma quindi che faceste?
Fecemi firmare
e fecemi pagare
Dunque mi mentiste!
Ah! Ranieri basta!
Lasciatemi finire!
Leopardi, siate chiaro!
Chetate per capire.
Fuvvi un gran rumore
di macchine a vapore:
forgiarono questocchio,
mi tolsero il mio vecchio,
fu messo a punto tutto,
e apposero uno specchio
facendomi indicare
il numero seriale.
Vedete Antonio caro
che non vi faccio burla:
nelliride notate
le ruote dentellate.
Il vostro dir nuovissimo
mi giunge, inusitato:
pensavo ingenue cose
del luogo visitato,
pensavo ingenti petti
di pulcre femminette
pensavo voi s dotto
un poco circospetto,
e invece locchio bionico!
Un meccanismo logico!
Vedo grande luce
nellocchio ingranaggissimo!
Antonio mio carissimo,
da oggi fisso il sole!
Ahi superbe fole
del tempo eccellentissimo!
Federico Ghillino

1 Mi giunge notizia di una pagina sconosciuta dello Zibaldone (lultima), ritrovata per caso dallagenzia di
pulizie che si occupa di Casa Leopardi a Recanati, dove Giacomo racconta del dialogo avuto con Ranieri
riguardo al suo nuovo occhio. Sotto una gamba dellimponente ed antico tavolo della sala da pranzo, pare
fosse stata posta la suddetta pagina ripiegata in quattro. Tutto fa pensare che il padre Monaldo, innervosito dal
traballio del tavolo, necessitasse di uno spessore, e trovasse nello scritto del figlio il supporto pi adatto. Ora
possiamo solo porre fiducia nella baldanza ed audacia della nostra folta schiera di filologi italiani.

Fischi di carta

BUCATO

ANIMA CARSICA

A volte pu essere che siamo


solo i panni che stendiamo
fuori ad asciugare un poco
a gocciolare dalle corde
tirate tese per nessun altro
nessun equilibrista cerchiamo
ma per noi, in equilibrio noi
tra un giorno ed un altro,
le spalle senza niente a tenerle.

Oggi non posso pensare


n scrivere, n mangiare
tutto un vago ricordo
un vano status di piombo.
La loro morte una scheggia
caduta tonante metri in basso.
Pezzi del selciato a fare massetto
corpo dopo corpo,
tonfo dopo tonfo,
sparo in fronte e pulizia fatta.
La pietra che frana,
il pozzo che si ingrossa,
la guerra che festeggia.
Tutto ragione e costrutto
nellocchio dun carnefice
azzurro come linverno.
Luomo non la firma su dun trattato,
luomo stato la morte che avete infoibato,
la pietra che nel pozzo avete dimenticato.

Siamo anche profumati lucidati


ammorbiditi, forse sar bello
tenerci addosso quando laria
avr finito dasciugarci:
ma adesso siamo del vento
del tempo, somigliamo a bersagli
girato langolo del palazzo alto
di fronte, ci trover anche il sole.
E uno di fianco allaltro
altro non aspettiamo che i suoi raggi,
aspettavamo in silenzio appesi
ad asciugarci, unaltra bella
giornata, appesi senza conoscerci.

Andrea Pesce

Non pi bagnati, siamo rattrappiti


spiegazzati, non siamo pronti
ad essere indossati, ad uscire:
manca una mano che ci accarezzi,
come un regalo ci dia la forma.
Aspettiamo fino ad allora
appallottolati in un cesto: da soli
non ci possiamo indossare.
Emanuele Pon

Fischi di carta

Emanuele Canfora

Nella classe in cui sono


Vedo, sento, immagino
Ma non vivo
Che il bianco dun lavagna.

Nella condizione in cui sono


Sento le stagioni passare
Assieme al tempo che non torna pi

Nella condizione in cui sono


Immagino il canto di quel gabbiano
Risuonare sul sibilo tagliente

Nella condizione in cui sono


Vedo il celeste immenso
Regnare sul verde tremolante

POESIA SENZA TITOLO

ra tutte le poesie che ci avete inviato per mail abbiamo deciso di farne emergere una
in particolare, di mese in mese, che ci abbia colpito per originalit o interessato per qualsiasi
altro motivo, staccandola da Le poesie dei lettori. Per scoprire liter che ha portato a questa
rubrica andate a leggere la Zona Franca dello scorso numero, a pagina 10. Chiunque abbia
voglia di inviarci le sue poesie lo faccia senza timore, leggeremo e vi risponderemo!

F
LA
POESIA
DEL
MESE

LE
POESIE
DEI
LETTORI
Matteo Rosagni nasce a Genova, nel
1988. Nel 2007 si diploma al Liceo Classico e
lo stesso anno si iscrive alla Facolt di Farmacia
della sua citt natale. La scrittura sua passione da
sempre, il comporre versi valvola di sfogo. Gestisce un
blog (con relativa pagina Facebook) chiamato Psiche
e Amore, dove pubblica propri scritti:matteorosagni.
tumblr.com. Redattore pressosampdorianews.net.
Ama viaggiare e ascoltare musica. Ha collaborato con
articoli a carattere scientifico per Mercurio, periodico
di Farmacia. Autore supyrgi-piantedellasalute.eu.
Crea suoni elettronici, a tempo perso, con lo pseudonimo 01001101.

Matteo Rosagni

il formicolante agire
dunumanit impazzita
non pi padrona
del proprio tempo
ebete e apatica
chiusa in un velo
troppo pesante per toglierlo
troppo leggero per vederlo
strozzata dallaffanno
felice nellinganno
e ancora moti impazziti
vortici e sensazioni
sperdute nel crepuscolo
e
poi
un rintocco lontano
cosera? da dove veniva?

idea di Le poesie dei lettori nata dalle richieste di collaborazione che


abbiamo ricevuto da amici, conoscenti e sconosciuti che ci hanno fatto pensare ad uno
spazio dove raccogliere tutte le loro poesie. Quindi, ringraziando coloro che senza timore si sono mostrati e si mostreranno, speriamo che la nostra idea possa farvi piacere
ed invitiamo chiunque sia interessato a scriverci!

POESIA SENZA TITOLO


tra le fila del tempo
si stagliava vigoroso
un rintocco lontano
cosera? da dove veniva?
materia inesplorata
buco nero che tutto
o nulla

e
ancora echi lontani
paesaggi bucolici
che si facevan lunari
strane brezze
perlacei spiriti
annidati in rotti anfratti
spiavano di soppiatto
timidi e curiosi
spaventati dallesistenza

INTERLUDIO
Perch dopo le nostre e quelle dei lettori non una poesia di qualche autore conosciuto?

LE ROSE VERDI DEL POETA

Poesie scelte da Emanuele:


La prima poesia per il fulminante
ritratto di poeta, del poeta che contiene. La
seconda un esempio dello stile di questo
grande poeta polacco, ingiustamente dimenticato rispetto ai due grandi Nobel di quel
paese (Milosz e Szymborska): una semplicit scarna e meditata, una ricerca quasi
ungarettiana sul valore primo della parola,
che con la sua forza primordiale pu scavare
per far emergere da qualche parte quella
verit che il Male (la guerra in specie) e la
Malinconia tendono a nascondere.

Lo vidi
seminava il vento
con fare stupendo
come un fiore
che spande i semi
Andandosene
non raccolse tempeste
ma una bracciata di rose
e ciascuna era verde.
Tadeusz Rozewicz
(Il Guanto Rosso e altre poesie, Scheiwiller, traduzione di
Carlo Verdiani)

LA PORTA
I muratori andandosene
hanno lasciato nel muro unapertura
verticale
A volte io penso
che il mio appartamento sia convenzionale
troppo
ci entrano come niente
i tipi pi diversi

entrano le faccende di questo mondo


non ci si fermato mai
un melo in fiore
n un puledrino
dallocchio umido
n una stella n unarnia doro
n un torrente con i pesci
e i ranuncoli

Se i muratori non avessero lasciato


quellapertura nella parete
io sarei un eremita

tuttavia non murer quella porta


chi sa non ci si fermi
un uomo buono
e mi dir chi sono.

purtroppo
trascorro il mio tempo
uscendo e rientrando
ultimamente mi hanno messo una porta
girevole
attraverso quella porta

Tadeusz Rozewicz
(Il Guanto Rosso e altre poesie, Scheiwiller, traduzione di Carlo Verdiani)

Fischi di carta

In seguito alla pubblicazione del numero di dicembre 2014, un


lettore, Massimo Croce, ci ha contattati ed inviato una risposta alleditoriale Cos la poesia? scritto da Federico. Avendo trovato il suo
scritto interessante abbiamo deciso di condividerlo con tutti, perch si
legga e si rifletta e, perch no, si dica la propria.

ZONA FRANCA

BIOGRAFIA (IN PROSA) DELLA POESIA


di Massimo Croce
La poesia un medium comunicativo che si distingue dalla prosa per il fatto di essere maggiormente estetizzato, cio
studiato e lavorato in modo da apparire pi bello rispetto a ci che reale e naturale. Non facile stabilire cosa sia
bello, ma abbastanza facile stabilire cosa prossimo alla realt e cosa no.
Nella poesia si allontanano dalla realt (dalluso quotidiano):
1. Il suono; la poesia cerca la musicalit, usando versi, metri e figure retoriche; la prosa non lo fa, limitandosi a
replicare le strutture del parlato; la prosa procede come un flusso continuo, e se ha delle suddivisioni, queste sono
tematiche, non sonore;
2. La sintassi; spesso alterata per soddisfare il punto 1.; non a caso nelle poesie in cui il metro pi libero anche la
sintassi si normalizza; per contro, la prosa impiega quasi sempre lordine regolare;
3. Le parole; si impiegano parole poco comuni per soddisfare la metrica (magari pi lunghe o pi brevi delle parole
standard), ma non di rado si ricercano termini inconsueti per un gusto tutto poetico del raro, dellantico, del sorprendente, del suggestivo o dellevocativo; la prosa impiega pi spesso parole duso comune;
4. Il contenuto; sia che il testo sia narrativo sia che non lo sia (e consista quindi in una descrizione, unanalisi dei
sentimenti, un ragionamento filosofico o morale, ecc.), esso ltera le forme classiche dellesposizione (cio quelle della
prosa, finalizzate ad avere ordine gerarchico, chiarezza, sintesi e semplicit), con un allontanamento dalla linearit
in nome di un abbellimento, che si realizza di solito nelle figure retoriche di contenuto (in primis la metafora e la
similitudine).
Nelle culture antiche (in primo luogo quella greca, radice prima dellodierno Occidente) la differenza tra prosa e
poesia era intesa innanzitutto come il punto 1.
Gli antichi scrivevano in versi quasi tutto; non solo lanalisi dei sentimenti o i bozzetti descrittivi, ma anche la narrativa (poemi epici), la satira, la Storia, i trattati filosofici, ecc., forse perch la musicalit rendeva i generi pi graditi al
popolo (quando erano declamati) e agli aristocratici clti (quando erano letti in privato).
NellEvo Antico e nel Medioevo il tipo di lettura pi diffuso era quello ad alta voce, non quello silenzioso, e ci
permetteva alla poesia di essere goduta al massimo della sua sonorit. Se declamati, molti testi poetici erano accompagnati dal suono degli strumenti: il confine tra musica e poesia non era ben definito.
Col passare dei secoli la prosa guadagn terreno, strappando alla poesia var generi, soprattutto tutto quelli di
argomento pratico ed oggettivo (scienza e tecnica, Storia, filosofia: la prosa permetteva di esporle con chiarezza). Ci
and di pari passo collaumentato rigore delle discipline scientifiche.
Fino al XIX secolo il numero di persone in grado di lggere rest sempre molto basso, e llite dei letterati era sufficientemente istruita per apprezzare il raffinato e complesso genere poetico.
Quando un ceto intellettuale diviene sufficientemente clto pu succedere che la poesia perda il suo accompagnamento musicale e si trasformi in un genere tutto scritto, o vocale; era gi accaduto nel mondo ellenistico, ma in Italia
avvenne nel XIII secolo, quando la Scuola Siciliana abbandon la tradizione dei poeti-cantori provenzali e cominci
a comporre per la sola lettura. Da l in poi la poesia italiana fu un genere quasi esclusivamente scritto.
Se la letteratura diventa appannaggio dei borghesi (il che avviene quando essi prendono il potere), succede invece che
il modello poetico degli aristocratici sia rigettato e prevalga la prosa. I borghesi sono generalmente meno istruiti dei
nobili e, per la loro mentalit produttiva, pi pragmatici; preferiscono dunque una letteratura semplice e immediata
come quella in prosa. Ci spiega il successo della novella nei comuni italiani del Basso Medioevo, e spiegher poi
la fioritura del romanzo nel XIX secolo.
Nel frattempo (grazie anche allo sperimentalismo barocco) la poesia aveva accumulato su di s numerosi strati di
estetizzazione; cio i punti 2., 3. e 4. Nonostante lespansione della prosa, la narrativa, la satira, la descrizione
bozzettistica e lanalisi dei sentimenti erano ancra saldamente controllate dai poeti.
Tutto cambia colla Rivoluzione Industriale e lascesa definitiva delle classi borghesi. La scomparsa della lettura ad
alta voce aveva fatto s che la poesia avesse perso molto della sua musicalit (almeno nella fruizione), e il nascente
positivismo reclamava un realismo che la poesia non poteva pi soddisfare. Su una pagina scritta il bel suono della
poesia pare poco necessario; scrivere in versi sembra ora macchinoso, e dostacolo a una chiara espressione.
La prosa infligge cos alla poesia un colpo mortale e le strappa la narrativa: la novella in versi e il poema epico
scompaiono, sostituiti dalla novella in prosa e dal romanzo.
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Fischi di carta

I maggiori responsabili di questa trasformazione sono Alessandro Manzoni, che impone il romanzo come forma
narrativa per eccellenza, e Giacomo Leopardi, che afferma il primato della lirica sulla poesia narrativa, condannandola cos allestinzione.
La poesia entra cos in una crisi testimoniata dal fatto che essa impiega molto pi tempo della prosa a riformare (con
Pascoli) il suo linguaggio.
Intanto, nel tentativo di rinnovare le strutture, i poeti sperimentano il verso libero; la metrica tradizionale si disarticola e la poesia perde gran parte della sua musicalit: il verso non pi ununit sonora, ma varia di ritmo e lunghezza
assecondando il suo contenuto. La poesia si avvicina molto pi alla prosa di quanto non abbia mai fatto nei secoli
precedenti.
E questo la porta in un vicolo cieco: tormentata da un bisogno di prosaicit, ma non pu diventar prosa a meno di
non sparire. Manca, insomma, di una propria identit.
Cos sar anche la poesia del Novecento, cos la poesia odierna.
Queste, nella maggior parte dei casi, le sue odierne caratteristiche:
1. Ha perso quasi tutta la musicalit (il metro classico sentito come una prigione, non come un meccanismo sonoro), ma mantiene la scansione in versi (irregolari) e gli a capo per mettere in risalto le singole parole o frasi,
2. Dissolto il verso, la sintassi si fatta pi regolare;
3. Ha mantenuto un gusto elitario per le parole inconsuete, anche se oggi meno che in passato;
4. Ha conservato molte figure retoriche. Quale che sia il suo contenuto, lo esprime sempre in modo vago, evocativo
(eredit di Leopardi?) pi attento a creare impressioni che a comunicare messaggi; il suo andamento non raziocinante e quando narra o descrive, impiega simboli, dettagli o figure enigmatiche.
Altri caratteri:
A. breve. Ogni poesia spesso non pi lunga di una pagina, e molto pi breve di un racconto;
B. Non si occupa quasi pi di narrativa, se non per descrivere situazioni molto semplici, e raramente fa satira.
Tratta ancra di morale, descrizioni e analisi sentimentale (che per molti coincide colla poesia), ma non pu farlo
in modo lucido perch offuscata dal peso delle figure retoriche e dal gusto per lindefinito. I poeti preferiscono
suggerire, piuttosto che dire, sognare, piuttosto che ricordare.
Riguardo al punto B., va detto che non sempre stato cos. Le poesie del Dolce Stil Novo, ad esempio, avevano
spesso laspetto di riflessioni filosofiche in versi a proposito dellamore.
La poesia oggi dunque un genere difficile, clto, spesso ambiguo ed enigmatico, povero di contenuti e non di rado
pi attento alla forma. In una parola: elitario.
E questo un problema: non solo perch avendo pochi lettori, poco lucrativo e non d la fama, ma anche perch
essendo coltivato da pochi cervelli ha scarse possibilit di evolversi. Non c nulla di quanto si dice in poesia che non
possa essere detto anche in prosa, e viceversa. La differenza nel modo: semplice e razionale vs. musicale ed ornato.
Nella societ di massa attuale la maggior parte delle persone non ha una cultura sufficiente per apprezzare un testo
poetico. Il proletariato e laristocrazia sono scomparsi: siamo tutti borghesi, e i borghesi non hanno mai veramente
capto le poesie. Amiamo le storie, e come si detto, la poesia di storie non ne racconta pi.
I temi non-narrativi attirano poco. Anche i testi in prosa che se ne occupano (per esempio le prose darte; artistiche
e non-narrative) godono di scarso successo.
Aggiungasi a ci il fatto che i media narrativi dominanti di questepoca non sono pi romanzi e racconti, ma i loro
omologhi visivi, film e telefilm.
La narrativa in prosa non sembra correre il rischio di esser soppiantata dal cinema (la distanza tra film e romanzo
maggiore di quella tra romanzo e poema), ma indubbio che oggi molti scrittori tendano a scrivere romanzi simili
a film. Il pubblico non vuole pi che la storia gli sia raccontata, vuole vederla, e lo scrittore fa il possibile perch il
lettore abbia questillusione. Per esempio dando limpressione che il narratore sia invisibile, che i fatti siano raccontati in diretta, minuto per minuto (luso del passato ormai solo un vezzo tradizionale, e infatti esistono autori che
scrivono al presente).
In questo scenario leventualit che rinasca una narrativa in versi (lontanissima dal cinema!) quasi impossibile.
La poesia dunque condannata a esser scritta da pochi e letta da pochissimi?
In parte, s.
Certamente la poesia potrebbe recuperare qualcosa del suo significato se ripristinasse unattenta musicalit del verso.
Riadottando antichi metri, o inventandone di nuovi (purch rigidi e sistematici); per fare ci i poeti dovrebbero smettere di modellare i versi in base al contenuto, e studiare invece come snaturare il contenuto in modo da renderlo
musicale. Ma non basterebbe.
Al popolo piacciono le storie, come si detto, ma non solo: al popolo piace anche la musica. Era cos ai tempi dei
Greci, cos ancra oggigiorno.
In conclusione, lunica poesia che non mai entrata in crisi la canzone. Essa non diventata libro, rimasta accompagnata dal canto e dallo strumento, gode ancor oggi di popolarit, specialmente in a quegli autori che dedicano
al testo una forte attenzione, come Fabrizio DeAndr, Francesco Guccini, Bob Dylan, i Cantacronache ecc. ecc.

Fischi di carta

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