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Facolt di Economia
Corso di Laurea in Scienze Economiche e Sociali
Dipartimento di Sociologia
TESI DI LAUREA
Relatore
Candidata
Giovanna Vingelli
________________________________
Anno accademico 1994-95
SOMMARIO
Pagina
INTRODUZIONE.................................................................................
CAPITOLO 1
I CONTENUTI DELLA LEGISLAZIONE.................................................................
CAPITOLO 2
IL DIBATTITO STORIOGRAFICO SULLE LEGGI........................................
CAPITOLO 3
I PRECEDENTI DELL'ANTISEMITISMO IN ITALIA......................................
CAPITOLO 4
LA PROPAGANDA ANTIEBRAICA NELLA STAMPA NAZIONALE DAL 1933 AL
1938...................................................................................................
CAPITOLO 5
LA PROPAGANDA ANTIEBRAICA NELLA STAMPA NAZIONALE DAL
"MANIFESTO" ALLE LEGGI....................................................................
CAPITOLO 6
UNA POLEMICA COSENTINA SULLE LEGGI RAZZIALI............................141
APPENDICE A.................................................................................176
APPENDICE B................................................................................195
BIBLIOGRAFIA................................................................................204
INTRODUZIONE
Le leggi razziali italiane si inseriscono nel contesto pi ampio della
persecuzione antiebraica in Europa, ma presentano alcune caratteristiche
tali da accentuare la loro portata e causare effetti particolari.
In primo luogo la svolta del 1938 fu improvvisa e traumatica per la
maggior parte della popolazione ebraica, nonostante l'imponente campagna
di stampa orchestrata dal regime. L'integrazione di cui godevano gli ebrei
nella societ italiana ed il contrasto fra la nuova situazione e le precedenti
condizioni di vita resero il trauma ancora pi acuto, accentuando
l'umiliazione di chi si sentiva degradato. L'attacco del fascismo colpiva non
solo le condizioni materiali di vita, il lavoro, la possibilit di ricevere una
normale istruzione, i legami familiari ed affettivi, ma anche la dignit,
l'immagine sociale degli ebrei. Il risultato fu di isolare una minoranza,
sottoponendola ad un rigido controllo e rendendola inerme nei confronti
della successiva deportazione. Questo risultato, bene ricordarlo, fu
ottenuto attraverso il coinvolgimento di un gran numero di persone che,
all'interno della macchina statale, dovevano far applicare le leggi.
Nonostante molti italiani si siano opposti al razzismo, gli apparati
legislativi del regime hanno potuto lavorare e produrre i risultati che si
erano prefissi. Pochissimi intellettuali hanno levato la voce contro i
provvedimenti razziali, molti anzi hanno apertamente approvato, mentre la
4
Chiesa si chiusa nel silenzio, salvo offrire un contributo sotterraneo
durante la persecuzione.
Il 15% degli ebrei residenti in Italia durante la guerra (pi di 6800
persone) venne sterminato, nonostante la presenza della Santa Sede, la
mancanza di una forte tradizione antisemita, il ritardo nell'inizio dei
rastrellamenti.
Il ruolo della propaganda nella costruzione e nella riproposizione di
pregiudizi antisemiti stato fondamentale. Attraverso l'analisi di tre
quotidiani a diffusione nazionale - "Corriere della Sera", "Giornale
d'Italia", "Popolo d'Italia" -, oltre alla rivista "La Difesa della Razza", e
della stampa cosentina negli anni 1933-1938 ho inteso rilevare come la
persecuzione non inizi temporalmente con la legislazione, ma virtualmente
con il processo di condizionamento dell'opinione pubblica. Nelle
campagne di stampa antiebraiche si voluto insinuare un "cancro" nella
societ italiana, sfruttando e riproponendo l'antisemitismo sopito, con lo
scopo di rendere gli italiani "complici" dell'azione persecutoria.
In particolare l'analisi della stampa cosentina mi ha permesso di
individuare le caratteristiche di una campagna propagandistica che
ripropone il paradosso di un "antisemitismo senza ebrei", ma soprattutto
mi ha consentito di analizzare i contenuti e le modalit della polemica che
contrappose una parte del clero cittadino alla Federazione provinciale
fascista.
Questa situazione specifica conferma il dato generale per cui
l'antisemitismo fascista stato un rifiuto dell'ebraismo ancora prima che un
rifiuto dell'ebreo, e che quindi il razzismo italiano stato funzionale alla
dottrina fascista in quanto razzismo soprattutto politico. L'elemento
principale della propaganda fascista risulta infatti essere la battaglia contro
5
una diversa concezione del mondo, quella ebraica, cui si attribuivano
modelli di disgregazione morale e materiale. Il regime fascista ha utilizzato
l'antisemitismo per proporre una nuova organicit nazionale contro ogni
forma di opposizione e per riaffermare la monoliticit dello Stato e delle
istituzioni. Questa volont di totalitarizzazione, attraverso la dissoluzione
dell'individuo nella comunit, fa s che il rifiuto dell'ebraismo si traduca in
rifiuto dell'universalismo.
Furono certamente anche ragioni di politica estera a spingere
Mussolini verso la svolta razzista, cos come non pu essere negata
l'influenza di una antica tradizione di antisemitismo cattolico e di una pi
recente di stampo nazionalista. Ma ci fu soprattutto la volont di
cancellare, limitando la presenza degli ebrei nella societ, ogni gruppo
dotato di una certa autonomia culturale o ideologica; l'intenzione di
"mettere in riga" ancora di pi la scuola ed il mondo culturale; la
riaffermazione dell'autorit del regime in tutti gli ambiti della vita sociale.
Spesso inoltre la legislazione segu istanze che provenivano dal basso, da
chi non esitava a speculare sullo spazio lasciato libero dagli ebrei, da
gruppi di pressione che perseguivano interessi personali.
L'antisemitismo non rimase quindi un atteggiamento delle alte sfere
del regime, ma fu una dimensione della realt italiana che attravers
orizzontalmente la societ e che tutti i gruppi sociali dovettero affrontare di
riflesso. Fra la solidariet e l'aperta persecuzione si delinea cos un'enorme
"zona grigia", il silenzio e l'indifferenza dei pi.
Ed questo forse il punto pi dolente e pi attuale della storia delle
leggi antiebraiche in Italia.
CAPITOLO 0
I CONTENUTI DELLA LEGISLAZIONE
Le Leggi di Norimberga del 1935 avevano escluso gli ebrei dal rango
di cittadini e quindi dalla vita sociale: gli ebrei non potevano accedere al
pubblico impiego ed alle forze armate, frequentare, se non con un numero
chiuso, le "scuole ariane", era loro limitato l'esercizio delle libere
professioni. Inoltre, durante il 1938, vennero emanate norme che miravano
a rendere gli ebrei un gruppo estremamente riconoscibile, attraverso
1E.
Mendelson, Gli Ebrei dell' Europa Orientale tra le due guerre mondiali, in La
legislazione antiebraica in Italia e in Europa. Atti del Convegno nel cinquantenario
delle leggi razziali, Roma, 17-18 ottobre 1988, Edizioni della Camera dei Deputati,
1989, pag. 350.
2Cfr. M. Sarfatti, Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell'elaborazione delle leggi del
1938, Torino, Silvio Zamorani Editore, 1994, pp. 81-86.
7
l'imposizione di nomi obbligatori, documenti contrassegnati con lettere
distintive, mentre venivano censiti i beni e le imprese per il successivo
esproprio. Sarfatti ha notato che queste ultime norme e quelle sulla scuola
vennero emanate in Germania solo alla fine del 1938, quando le
corrispettive leggi italiane erano gi in azione .
3
8
tra le righe l'annuncio del mutato corso del regime . In primo luogo, si
5
il governo fascista non pens mai, n pensa adesso, a prendere misure politiche,
economiche, morali, contrarie agli ebrei in quanto tali, salvo, beninteso, nel caso in
cui si trattasse di elementi ostili al regime.
Ma soprattutto:
Il Governo fascista si riserva tuttavia di vegliare sull'attivit degli ebrei di recente
giunti nel nostro paese e di fare in maniera che la parte degli ebrei nella vita
d'insieme della Nazione non sia sproporzionata ai meriti intrinseci individuali ed
all'importanza numerica della loro comunit.
posizioni
ufficiali,
ma
attraverso
una
continua
campagna
5Cfr.
Documento 1 in Appendice B.
R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1988,
4a ed., pag. 277.
6Cfr.
9
Ha notato Guido Fubini che, nei confronti delle confessioni religiose,
il regime fascista stato il regime dei ritorni . In effetti il fascismo cancell
7
le conquiste
liberali dei
dopo
nascita.
Le
limitazioni
alla
capacit
giuridica
derivanti
10
Il documento noto come Manifesto degli scienziati razzisti venne in
realt pubblicato con il titolo Il fascismo ed i problemi della razza il 14
luglio 1938 su "Il Giornale d'Italia". Il Manifesto non era firmato; l'unica
nota lo definiva redatto da "un gruppo di studiosi fascisti, docenti delle
Universit italiane...sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare". Il
Manifesto, si diceva inoltre, rappresentava "la posizione del fascismo nei
confronti dei problemi della razza".
Secondo Giuseppe Bottai, Galeazzo Ciano e Giorgio Pini, lo stesso
Mussolini avrebbe in realt redatto il documento, ma questa affermazione
contestata sia da Renzo De Felice che da Michele Cortellazzo, secondo i
quali il duce in realt lavor su di un testo gi pronto, non contribuendovi
concettualmente .
8
Il
Manifesto,
nei
suoi
10
paragrafi,
sosteneva
11
La sua protesta non ebbe per seguito dopo la minaccia di ostracismo nei
confronti delle sue pubblicazioni ventilata dal Ministero della Cultura
Popolare. Secondo Eucardio Momigliano, Pende non firm affatto il
Manifesto ed in seguito espresse il suo dissenso . In realt non c' traccia
10
12
Al Manifesto fecero seguito i primi provvedimenti che miravano ad
eliminare gli ebrei dalle scuole ed a colpire gli ebrei stranieri. Soprattutto il
Ministero dell'Educazione Nazionale assunse un ruolo di primo piano nella
nuova campagna del regime. Vennero esclusi dalle scuole di ogni ordine e
grado gli insegnanti e gli alunni di razza ebraica, mentre i membri ebrei di
accademie ed istituti di cultura vennero allontanati. I nuovi orientamenti
miravano alla "difesa della razza nella scuola italiana" .
13
13R.
D. L. 5 settembre 1938.
G. Turi, Ruolo e destino degli intellettuali nella politica razziale del fascismo,
in La legislazione antiebraica in Italia e in Europa, cit., pag. 95.
15Cfr. R. De Felice, Storia degli ebrei italiani, cit., pag. 282.
16Cfr. G. Turi, op. cit., pag. 101.
14Cfr.
13
In realt la limitazione della capacit giuridica, anticipata dalle leggi
che eliminavano gli ebrei dalle scuole, venne perseguita capillarmente in
una serie di circolari che, nella loro minuziosit, influirono non poco non
solo sulla qualit della vita degli ebrei, ma sulla stessa possibilit di vivere
per chi venne in seguito improvvisamente escluso dal mercato del lavoro.
Queste prese di posizione indicano una nuova impostazione della
politica antiebraica di Mussolini. Il carattere non pi quantitativo
(secondo quindi un criterio proporzionale), bens qualitativo. Gli ebrei
italiani vennero divisi in due categorie: i possessori di "benemerenze", e
coloro che non ebbero la possibilit di essere esclusi dalla persecuzione.
La nuova politica del regime quindi una politica di separazione fra gli
ebrei con "meriti" e gli ebrei senza. Questa discriminazione favoriva meriti
patriottici,
combattentistici
fascisti,
ed
era
riconosciuta
17G.
14
sulla Razza del 6 ottobre, approvata dalla riunione del Gran Consiglio a
Palazzo Venezia.
Come ha notato Antonio Spinosa,
le giustificazioni scientifiche avanzate dal Manifesto non potevano trovare
smentita migliore se non nella Carta della Razza. In meno di tre mesi - dal 14
luglio al 6 ottobre 1938 - il fascismo scopr scioccamente il suo gioco, rivelando
che non si trattava di una lotta ad un determinato gruppo razziale..., ma ad
un'ideologia politica in contrasto con quella del regime .
18
antitetico
quella
che
la
psicologia,
la
politica,
18A.
15
2. Sono vietati i matrimoni misti e sottoposti a controlli i matrimoni
con stranieri di razza ariana.
3. E' confermata l'espulsione degli ebrei stranieri.
4. Sono definiti di razza ebraica: gli individui nati da genitori
entrambi ebrei; gli individui nati da padre ebreo e madre ariana; gli
individui nati da matrimoni misti che professino la religione ebraica.
5. Le discriminazioni, che comunque non sono valide per
l'insegnamento, saranno applicate agli ebrei appartenenti a famiglie di:
caduti, volontari o veterani della Prima Guerra Mondiale, o libica, etiopica
o spagnola; caduti e feriti per la causa fascista, iscritti al partito dal 1919 al
1922 o nel secondo semestre del 1924; ex legionari fiumani; famiglie con
eccezionali benemerenze da accertarsi per mezzo di un'apposita
commissione.
6. Gli altri ebrei non possono: essere iscritti al P.N.F.; possedere o
amministrare aziende con 100 o pi dipendenti; possedere pi di 50 ettari
di terreno; prestare servizio militare.
7. Come ultimi provvedimenti, riconosciuto il diritto di pensione per
chi ha dovuto lasciare l'impiego pubblico; vietato ogni tentativo di
pressione sugli ebrei per ottenere abiure; mantenuta la legislazione sulle
Comunit ebraiche; sono costituite scuole elementari e medie per gli
studenti ebrei.
I pochi diritti rimasti agli ebrei sono minacciati dal ricatto: "Le
condizioni fatte agli ebrei potranno essere annullate o aggravate a seconda
dell'atteggiamento che l'ebraismo adotter nei riguardi dell'Italia fascista".
Gli ebrei, privati anche della possibilit di opposizione, vennero quindi
suddivisi in tre categorie: gli ebrei stranieri, espulsi dal paese; quelli
16
italiani "meritevoli", esclusi dalla persecuzione; tutti gli altri, duramente
discriminati.
Le decisioni del Gran Consiglio vennero trasformate in legge dai
provvedimenti del novembre 1938 e dalle innumerevoli circolari e
disposizioni burocratiche che contribuirono a peggiorare sempre di pi la
vita quotidiana degli ebrei. La capillarit di queste azioni amministrative
favor non solo l'emarginazione degli ebrei dalla vita sociale, ma
soprattutto la loro esclusione pressoch totale dal mondo del lavoro. Tutta
la successiva legislazione antiebraica era rivolta ad impedire agli ebrei di
guadagnarsi da vivere, privandoli di ogni reddito da capitale o da lavoro.
Fra il 1938 ed il 1942 fu proibito agli ebrei di essere amministratori o
portieri in case ariane; di esercitare il commercio ambulante; di essere
titolari di negozi di preziosi, di fotografia, di tipografie; di vendere oggetti
antichi e d'arte; di vendere libri; di vendere oggetti usati; di essere titolari
di negozi di ottica, di articoli per bambini, di esercizi pubblici, di raccolta
rottami, di cartoleria; di essere titolari di scuole di ballo, di taglio e di
agenzie di viaggio e turismo.
Furono inoltre vietati: il possesso di licenze di caccia o pesca; la
pubblicazione sulla stampa di necrologi o di pubblicit; l'inserimento negli
elenchi telefonici; la detenzione e la vendita di apparecchi radio. Vennero
sostituiti i nomi ebraici di vie e luoghi; rimosse le lapidi riguardanti ebrei;
fu loro vietato di affittare camere agli ariani, di accedere alle biblioteche
pubbliche, di far parte di cooperative e associazioni, di pilotare aerei, di
avere il porto d'armi, di fare la guida o l'interprete e cos via.
Abbandonata la formula esclusivamente biologica per perseguire
l'affermazione "discriminare non perseguitare", venne introdotta una nuova
17
figura giuridica, quella dell'"arianizzato" . A questo proposito una
20
18
di tutela; l'eliminazione degli ebrei dalla pubblica amministrazione, dagli
enti pubblici e dallo spettacolo.
L'ultimo diritto tolto agli ebrei sar il diritto alla vita, quando i
provvedimenti della Repubblica Sociale considereranno tutti gli ebrei
come stranieri ed appartenenti ad una nazione nemica, disponendone
l'internamento in campi di concentramento. La Carta di Verona del
novembre 1943 stabilir infatti al punto 7:
Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra
appartengono a nazionalit nemica.
21L.
Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall'Italia (19431945), Milano, Mursia, 1991, pag. 810.
19
CAPITOLO 0
IL DIBATTITO STORIOGRAFICO SULLE LEGGI
Nel 1952 Antonio Spinosa spiegava il razzismo italiano come una
necessit della politica estera di Mussolini, vedendolo quindi come
direttamente importato dalla Germania . Autori successivi hanno
1
20
Giovanni Preziosi o Telesio Interlandi, che si preoccuparono di diffondere
3
21
nella sua attuazione concreta, anche il razzismo fascista fu di tipo
biologico.
Dal primo annuncio dell'imminente campagna razziale fino al varo
legislativo dei provvedimenti, Mussolini si impegn nell'elaborazione di
parole d'ordine e concetti razzisti che fossero coerenti con le
caratteristiche del fascismo e che ne affermassero l'autonomia e
l'originalit.
Mussolini si rendeva conto di come un razzismo di marca biologica
potesse risultare impopolare in Italia. Una riproposizione del modello
tedesco era inoltre difficile proprio per le caratteristiche di quest'ultimo,
che non teneva in gran conto le razze mediterranee, considerate inferiori.
Afferma De Felice che, quando la scelta razzista divent obbligata,
Mussolini cerc in tutti i modi di salvaguardare l'originalit della sua
visione ideologica, evitando la mera riproposizione dei concetti e della
legislazione nazista:
La teoria spiritualistica della razza aveva almeno il pregio di non disconoscere del
tutto certi valori, di respingere le aberrazioni tedesche ed alla tedesca e di cercare
di mantenere il razzismo (che, indubbiamente, da Boulanvilliers a De Gobineau e
Renan, da Herder e Kant a Nietzsche, da Fichte a Vacher de Laponge ha avuto un
suo pur discutibile e torbido significato culturale ed etico, oltre che politico) sul
terreno della problematica culturale degna di questo nome .
4
Gi nel 1961
edizione del libro di De Felice aveva criticato questa posizione: gli autori
che cita De Felice possono infatti avere nel loro antisemitismo un limite e
non certo un valore.
In questa prospettiva, secondo De Felice, la teoria che permise a
Mussolini di costruire l'ideologia razziale fascista fu quella che venne in
4Ibid.,
pag. 383.
22
seguito esposta da Julius Evola nella Sintesi di dottrina della razza del
1941. Evola sosteneva, contro la visione biologista del nazismo, l'esistenza
di "razze dello spirito", fra le quali la razza "ario-romana" sarebbe
divenuta egemone.
Il problema di conciliare le concezioni del materialismo biologico e
dell'idealismo spiritualistico era sorto gi nel 1937 con la pubblicazione
del libro di Paolo Orano, Gli Ebrei in Italia. Il libro venne scritto, sembra
sotto suggerimento di Mussolini, per saggiare la reazione dell'opinione
pubblica nei confronti dell'imminente campagna razziale. Un razzismo di
tipo "spirituale" non rispondeva solo all'esigenza di affermare l'originalit
della teoria fascista, ma anche alla necessit di inquadrare il problema
ebraico in un ambito pi vasto. Accanto ai razzisti "biologisti" quali Giulio
Cogni e Guido Landra, firmatari del Manifesto degli scienziati razzisti del
1938, si poneva lo "spiritualista" Julius Evola.
Evola cercava giustificazioni ideali al suo "razzismo dell'anima" che
5
23
semitici sono il mercantilismo, la debolezza, la femminilit, la piet
religiosa, la vigliaccheria; la categoria opposta quella della razza "aria,
olimpica, settentrionale", la cui crisi ha determinato la crisi della civilt
moderna, crisi che si esprime nella democrazia e nella libert. L'uomo
nuovo deve quindi essere l'uomo-guerriero, contrapposto all'uomomercante della tradizione giudaica.
Ancora secondo De Felice, partendo da queste premesse Evola
sostiene che, se anche i Protocolli dei Savi di Sion fossero falsi,
certamente essi sono "veridici", in quanto descrivono il piano messo in atto
dall'ebraismo per distruggere le fondamenta spirituali del mondo .
6
falso dei "Protocolli", culmine della teoria sulla cospirazione ebraica, fu fabbricato
negli ambienti della polizia segreta russa ai primi del '900: secondo il testo i saggi
anziani di Sion, riuniti periodicamente nel cimitero di Praga, avrebbero discusso del
futuro dominio del mondo, che si sarebbero assicurati attraverso la diffusione delle
dottrine liberali e socialiste: cfr. G. L. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origini
all'Olocausto, Roma-Bari, Laterza, 1985, pp. 192-193 e N. Cohn, Licenza per un
genocidio. I "Protocolli degli Anziani di Sion": storia di un falso, Torino, Einaudi,
1969.
7Regio Decreto legge 17 novembre 1938-XVII, n. 1728, Art. 8.
24
difficilmente accettato il posto inferiore che il razzismo gerarchico tedesco
attribuiva loro, per cui l'unico riscatto poteva essere cercato nello spirito.
La volont di creare un nuovo "uomo fascista" traeva spunto anche
dalle vicende etiopiche, che avevano mostrato l'attitudine degli italiani a
confondersi con le popolazioni locali invece di dominarle. Gli italiani
dovevano invece assumere una "dignit razziale" che li rendesse razza di
conquistatori ed estranei alle tentazioni del meticciato.
Fra le cause minori De Felice, escludendo il motivo economico,
individua le posizioni antifasciste di singoli ebrei durante la guerra
d'Etiopia e di Spagna e le critiche alla politica autarchica da parte di alcuni
industriali ed uomini d'affari ebrei. Alle tre cause principali lo stesso autore
ne ha recentemente aggiunta una quarta: i mutati assetti internazionali
fecero preferire a Mussolini l'alleanza con il mondo arabo piuttosto che
con i sionisti, in funzione antinglese .
8
8Cfr.
25
del regime proprio attraverso la notazione che pi di mille iscritti al P.N.F.
vennero espulsi per pietismo.
Ha per notato Roberto Finzi che questo dato non sufficiente, in
quanto potrebbe nascondere altre ragioni, come la realizzazione di
vendette politiche . Queste contraddizioni non possono certo assolvere la
9
Gli ebrei italiani, soprattutto quelli che nel fascismo avevano creduto,
subirono la svolta antisemita come una ferita morale pi che materiale.
Anche per i meno assimilati la scelta conseguente non fu comunque subito
l'antifascismo. Per De Felice non si pu parlare di un antifascismo ebraico
prima e dopo il 1938, quanto piuttosto di antifascisti ebrei , i quali spesso
12
R. Finzi, Gli Ebrei nella societ italiana dall'Unit al fascismo, in "Il Ponte",
nov.-dic. 1978, pag. 1407.
10Cfr. A. Spinosa, Le persecuzioni razziali in Italia. L'azione della stampa, in "Il
Ponte", 1952, n. 11, III; R. De Felice, op. cit., pag. 387.
11Cfr. R. De Felice, op. cit., pag. 328.
12Ibid., pag. 433 e sgg.
26
fra gli altri da Meir Michaelis, che rileva come la percentuale di ebrei nelle
file dell'antifascismo, anche prima del 1938, fosse preponderante rispetto
alla popolazione generale . Ma lo stesso autore nota che anche questa alta
13
27
Nel 1968 lo storico marxista Abram Lon proponeva un'analisi degli
aspetti economico-sociali per spiegare la svolta antisemita del fascismo.
Gi Delio Cantimori, nella citata Prefazione al libro di De Felice, aveva
suggerito che "forse non sarebbe stata inutile una maggiore attenzione ai
nessi economico sociali" .
16
28
sociale. A questo scopo era indispensabile trovare un nemico che potesse
essere facilmente battuto. Questo nemico si materializz nell'ebreo, i cui
interessi potevano ben collidere con quelli della piccola borghesia
scontenta,
dei
commercianti,
dei
professionisti,
degli
impiegati.
pag. 22.
Caffaz, Introduzione in Assimilazione e persecuzione degli Ebrei nell'Italia
fascista, Firenze, Giuntina, 1988, pag. 11.
21Cfr. M. Michaelis, Mussolini e la questione ebraica, cit.
20U.
29
prova dell'"asservimento" italiano al Terzo Reich. Tale sospetto non
suffragato da prove concrete. Piuttosto Michaelis nota che Hitler si astenne
dall'interferire nella politica italiana, per cui la decisione di Mussolini
deriv dalla presa di coscienza del mutato quadro internazionale e dalla
necessit di eliminare l'unico contrasto che ormai lo separava dalla
Germania. Lo stesso Hitler aveva in precedenza pi volte rifiutato di
condannare apertamente il filosemitismo di Mussolini, ed aveva impedito
ai suoi collaboratori di criticare le scelte del regime fascista. Hitler
comprendeva infatti le difficolt di Mussolini nell'imporre il problema
ebraico ad una realt che non lo conosceva. In Germania l'antisemitismo
era invece un movimento di massa gi negli anni '20 e la scelta di Hitler di
individuare nell'ebreo il nemico assoluto del Terzo Reich era stata in
questo senso semplice. Per Mussolini si trattava al contrario di creare
quasi dal nulla un capro espiatorio, un oggetto da denigrare e, come ha
notato Hannah Arendt, la propaganda non pu scegliersi arbitrariamente il
proprio oggetto . Se il razzismo fascista non fu una creazione originale, n
22
una mera imitazione del modello tedesco, l'influenza della Germania senza
dubbio spinse Mussolini a fare riferimento ad una legislazione straniera
che non poteva adattarsi alla realt italiana senza opportuni correttivi.
Se pressioni tedesche ci furono, esse si limitarono all'influenza nella
campagna di stampa e ad un incoraggiamento verso gli antisemiti italiani,
cui venne fornito materiale propagandistico. Gli stessi osservatori tedeschi
in Italia ricevettero, anche durante la guerra, istruzioni di non intervento
nelle questioni interne italiane. Mussolini decise di ricambiare questa
solidariet con l'ultimo pegno sull'altare dell'alleanza italo-tedesca: la
persecuzione degli ebrei.
22Cfr.
30
In polemica con De Felice, Michaelis inoltre si propone di correggere
la dicotomia troppo semplicistica fra razzismo tedesco materialista e
razzismo italiano idealista. Egli sposta l'attenzione sulla peculiarit
dell'antisemitismo nazista, notando che il razzismo nazista non appare
esclusivamente biologico. Nel programma ufficiale del partito nazista
possiamo infatti leggere: "L'antisemitismo , per cos dire, la base
emozionale del nostro movimento". Lo stesso Hitler scriveva nel Mein
Kampf: "Noi usiamo il concetto di razza ebraica come termine di
convenienza, ma in realt, dal punto di vista genetico, non esiste una tale
razza...La razza ebraica prima di tutto una razza astratta dello spirito" .
23
31
giustificata solo in base all'alleanza con la Germania, in quanto cos non si
evidenzierebbero abbastanza le corresponsabilit storiche e morali del
regime, ma anche l'indifferenza di vasti settori dell'opinione pubblica. La
scelta autonoma del fascismo fu determinata in primo luogo dal cinico
opportunismo di Mussolini e dal suo senso tattico. La contemporaneit
della svolta totalitaria sul piano interno e della creazione dell'Asse su
quello internazionale produsse la politica antiebraica del fascismo. I nuovi
obiettivi del regime potevano ora essere soddisfatti dall'alleanza col
nazismo, per cui la carta sionista appariva superata. Michaelis non prende
in considerazione gli equilibri interni al regime fascista che potevano
essere influenzati sia da scelte antisemite che dall'avvicinamento alla
Germania .
24
24Cfr.
32
Bisogna dire che la massa del popolo italiano si rivelata quella "zona grigia" di
cui parla Primo Levi. Ancora oggi si dice che le leggi razziali per furono una
buffonata. Non furono una buffonata. Ci fu gente che moriva di fame, ci furono
dolori tremendi, ci furono suicidi.
27
Si voluto far credere in Italia che tutto fosse facile, un fascismo sorridente, una
popolazione che non ha sentito. Io devo dire che vero: la popolazione non ha
sentito, e non ha sentito fino all'ultimo momento. E non ha sentito al punto tale
che, dopo la guerra, quando sono arrivate le notizie di Auschwitz, quando si
sapeva che gli ebrei erano stati venduti per 3000 lire dal portiere, dal vicino di
casa, si disse: "Beh, ma adesso tutto finito, non pensiamoci pi, dimentichiamo".
Questo non giusto, perch chi dimentica pu commettere le stesse cose .
28
Alle elementari avevo avuto una maestra fascista che mi diceva "Fuori di classe,
brutta ebrea", quindi sapevo benissimo cosa era la "diversit"...Rimane il fatto che
nessuna compagna di scuola, n mia, n di mia sorella, si fatta viva per dire
"Come mi dispiace!". Se ne fregavano. Se ne fregavano totalmente: non le
interessava, oppure erano imbarazzate, nel migliore dei casi .
30
Poi c' un fatto. Anni, secoli di educazione a vedere l'ebreo come una persona,
magari religiosamente, inferiore o diversa, di cancellazione, di deturpazione della
tradizione e della cultura ebraica, questo rende la gente infinitamente pi
insensibile .
31
Mio padre, vice primario al Regina Elena, in 24 ore fu cacciato dall'ospedale. Non
volle mai pi rimettere piede in una struttura pubblica, perch ricordava sempre
27Intervista
33
come era stato mandato via...Il problema per la mia famiglia non fu di natura
economica, ma psicologica. Ci fu un senso di insicurezza, perch si sentivano
molto forti a Roma .
32
34
basterebbe, se si trattasse di puro ossequio all'hitlerismo o di un atto di politica
estera, una persecuzione blanda e formale. Quel che un dato di fatto positivo
che Mussolini personalmente partito per l'antisemitismo" .
37
37La
35
Sarfatti utilizza questa nuova documentazione archivistica sia per
contestare la classica tesi di De Felice, sulla distinzione fra il razzismo
italiano spiritualista e quello tedesco biologistico, sia per confutare l'idea
che la persecuzione fascista sia stata "varata ma non attuata". Sarfatti ha
infatti notato che da pi parti prevale la definizione di antisemitismo
"all'italiana", ovvero blando ed inapplicato, per la legislazione fascista .
39
David
Bidussa
ha
richiamato
l'attenzione
sulla
36
politica . E' stata anche affermata l'irriducibilit del fenomeno italiano a
40
quello
tedesco,
la
mancanza
in
Italia
di
una
"vocazione
molti
autori
collocano
proprio
nel
1938
l'inizio
40Cfr.
37
razziali ruppero il grande consenso popolare che Mussolini aveva
guadagnato con la vittoria in Etiopia. Dopo il 1938 la popolarit del Capo
del Governo continu a declinare" .
47
nonostante
la
maggioranza
dell'opinione
pubblica
non
47S.
38
La stessa giurisprudenza aveva elaborato una "nuova concezione del
diritto", basata sul principio politico-giuridico della razza, per cui tutto era
subordinato all'appartenenza ad una stirpe piuttosto che ad un'altra.
Alessandro Galante Garrone ricorda che quelle leggi furono "a prescindere
da ogni considerazione morale e politica, una lacerazione dei principi
generali dell'ordinamento (che) balzava agli occhi di un qualsiasi giurista in
buona fede non sprovveduto" .
48
48A.
39
atteggiamento ben rappresentato dall'esempio che Fausto Coen porta
citando le prime righe de Le Metamorfosi di Kafka:
Una mattina Gregorio Sansa, destandosi da sogni inquieti, si trov mutato in un
insetto mostruoso .
51
Nella variet
(dalla
40
matrimoni misti, che aumentarono dall'Unit in poi in maniera
considerevole :
54
disinvoltamente tale tesi . Nello stesso articolo del 1919 egli afferma che
60
41
conoscer mai", ma allo stesso tempo preciso l'attacco contro il
sionismo: "Speriamo che gli ebrei italiani saranno abbastanza intelligenti
per non suscitare antisemitismo nell'unico paese dove non c' mai stato".
La sua prima dichiarazione specificamente razziale non riguarda per gli
ebrei: "Per il fascismo la questione razziale ha grande importanza. I
fascisti devono preoccuparsi della salute della razza perch la razza il
materiale col quale intendiamo costruire anche la storia" .
61
61Cfr.
42
Il trasformismo di Mussolini nei confronti degli ebrei testimoniato
in maniera emblematica dal suo colloquio con il giornalista ebreo Emil
Ludwig del 1932. Il Duce respinge il razzismo tedesco e sottolinea
l'inesistenza di un problema ebraico: "Razza: questo un sentimento, non
una realt; il 95% un sentimento....L'antisemitismo non esiste in
Italia....Gli ebrei italiani si sono sempre comportati bene come cittadini, e
come soldati si sono battuti coraggiosamente" .
62
62Cit.
43
Cesare, Virgilio e Augusto" . Tuttavia gi nel 1934 Camillo Berneri aveva
63
notato:
Se l'antisemitismo diventasse necessario al fascismo italiano, Mussolini, peggio di
Machiavelli, seguirebbe Gobineau, Chamberlain e Woltmann, e parlerebbe, anche
lui, di razza pura .
64
63Cit.
44
minaccia per gli ebrei, ma solo dopo l'avvicinamento alla Germania il
pericolo per loro diventa attuale.
Mentre De Felice e Michaelis affermano che il comportamento degli
ebrei verso il fascismo non si differenzi da quello degli altri italiani, una
posizione diversa assume Guido Lodovico Lozzatto. Lozzatto sostiene che
la maggioranza degli ebrei, agli albori del fascismo, era decisamente
contraria ad esso. La decisione di non assumere una posizione netta di
dissenso, che era del resto difficile con la graduale "totalitarizzazione"
dello Stato, sfoci nel "quieto vivere" di cui parla De Felice, per poi
produrre un sentimento di smarrimento e di sorpresa negli anni '37-'38 . Lo
67
richiama alle posizioni di Hannah Arendt, che, nel 1963, aveva accusato
parte della classe dirigente ebraica di essersi resa colpevole di complicit
nella "distruzione del (suo) stesso popolo" . Anche secondo Katz la
69
45
l'accusa di Katz contro quei dirigenti che, sia prima, ma soprattutto dopo
il 1938, avviarono un'instancabile opera di compromesso al fine di
mantenere intatte le loro istituzioni.
In conclusione possiamo dire che molti degli ebrei italiani fino al
1938 nutrivano fiducia per il fascismo. Se segnali preoccupanti di un
mutamento di rotta da parte del regime c'erano stati, si confidava
comunque nell'azione del Re (essendo l'ebraismo filomonarchico per
tradizione), del Papa (che si sarebbe opposto, si pensava, ad ogni
persecuzione) e dell'opinione pubblica in generale, immune nella
maggioranza dall'antisemitismo. Ma proprio queste speranze lasciarono
spazio allo sgomento ed alla sorpresa che furono i sentimenti tipici con cui
gli ebrei accolsero le leggi razziali.
46
CAPITOLO 0
I PRECEDENTI DELL'ANTISEMITISMO IN ITALIA
Lo scrittore e storico inglese Hilaire Belloc parla di un "ciclo tragico"
delle comunit ebraiche in Europa:
Cordiale accoglienza di una colonia ebraica, quindi disagio, seguito da un'acuta
insofferenza, che esplode in persecuzioni, esili, e persino massacri...seguiti da una
reazione e dalla ripresa del processo ciclico ricordato .
1
Belloc, Gli Ebrei, Milano, 1934, cit. in V. Marchi, L' "Italia" e la "questione
ebraica" negli anni '30, in "Studi Storici", n.3, 1994.
2G. Fubini, La legislazione razziale nell' Italia fascista in Dalle leggi razziali alla
deportazione, cit., pag. 12.
47
forze armate risale al 404, mentre del 425 il primo divieto di esercizio
della professione di avvocato. Nel 438 fu proibito agli ebrei l'ingresso nelle
pubbliche amministrazioni. La limitazione delle propriet fu sancita a
Padova nel 1423, a Firenze nel 1437, a Roma nel 1555, in Piemonte nel
1706 e riconfermata a Torino nel 1814. La non ammissione degli ebrei
nelle scuole si ritrova nella Costituzione del Ducato di Modena del 1771.
Solo la Rivoluzione francese, il '48 e il Risorgimento avevano sancito la
libert e l'uguaglianza dei diritti per i non cattolici, mentre a Roma solo nel
1870 veniva chiuso l'ultimo ghetto europeo.
Questi precedenti sono stati utilizzati per sostenere che la svolta
antisemita di Mussolini aveva un importante retroterra storico-culturale e
che l'antisemitismo, nonostante il cammino percorso dai regimi liberali
dell'800, non era completamente estraneo alla tradizione italiana .
3
assimilazione.
Nel
pensiero
48
Ogni cosa deve essere negata agli ebrei come nazione, tutto deve essere loro
concesso come individui. Essi sono obbligati a diventare cittadini. Alcuni dicono
che essi non lo vogliono essere. Che lo dicano pure essi stessi e li espelleremo.
Non possono costituire una nazione entro la nazione .
4
4Cit.
49
Opportunamente il sionista e studioso di ebraismo Dante Lattes
rispondeva:
Stupisce questo consiglio dato agli ebrei di decidersi a scomparire e a mettere fine,
dopo tanti secoli di resistenza e martirio, alla loro esistenza, alla loro idea, alla loro
fede e alla loro storia. E' un consiglio che Benedetto Croce non darebbe a nessuna
altra religione, a nessun altro gruppo etnico nazionale...Stando al suo
ragionamento gli ebrei non sono i martiri, ma i colpevoli delle iniquit commesse
contro di loro .
5
50
Agostino aveva paragonato il rapporto fra cristiani ed ebrei a quello fra
Caino ed Abele. Il figlio primogenito, che si macchiato di un delitto
verso il minore, segnato da Dio ed allontanato dalla comunit. Il
secondogenito sar quindi il figlio amato, ed il primogenito dovr esserne
dominato. Gli ebrei vivranno quindi fra i cristiani, costituendo per
l'esempio negativo di chi non ha riconosciuto il vero Messia. Tutta la storia
dei rapporti fra ebrei e cristiani caratterizzata dalle accuse di "deicidio" e
di "perfidia" rivolte ai primi, con l'espressione di pregiudizi ed accuse che
vedevano gli ebrei avvelenatori di pozzi o praticanti omicidi rituali.
L'ebraismo sarebbe stato portatore di un odio irrinunciabile verso i
cristiani, quindi proteso alla loro eliminazione. Per questo motivo gli ebrei
dovevano rimanere tali, ovvero vivere separati dai loro naturali avversari.
L'"Osservatore Romano", alla fine del XIX secolo, domandava per gli
ebrei uno status particolare, a causa della "naturale ripugnanza che ognuno
sente per il popolo deicida" .
7
7Cit.
51
il '300 rappresenta una soglia significativa non solo per la storia della presenza
ebraica, ma anche per quella della costruzione e del consolidamento del
pregiudizio antisemita .
8
ebrei non sono pi posti di fronte alla scelta fra morte e conversione: il
male che essi rappresentavano non poteva essere cancellato neppure dal
battesimo. La loro naturale malvagit diventava turbamento dell'ordine
naturale cristiano, per cui la "contaminazione" non era pi provocata dal
loro errore, ma dalla loro natura.
Attraverso questa costruzione di uno stereotipo fisico si consolida un
senso di angoscia irrazionale che vede nel "diverso" il maligno:
Questo simbolismo, questa cornice di significanza di cui l'ebreo stato rivestito, fu
almeno fino all'et moderna...opera della religione cristiana. Cos la Chiesa, che
pure era stata in grado di elaborare una teoria della presenza ebraica che la
garantiva e la rendeva stabile, ha anche fornito gli elementi culturali e simbolici per
trasformare questa presenza in un'oscura minaccia, contro cui era necessario
scendere in guerra .
10
52
a quella ebraica e il presupposto dell'esistenza della prima si realizzava solo nella
costante opposizione alla seconda .
11
Picciotto Fargion, Per ignota destinazione. Gli ebrei sotto il nazismo, Milano,
Mondadori, 1994, pag. 15.
12Ibid., pag. 16.
13Cfr. N. Cohn, op. cit.
53
utilizzato alcuni argomenti, ma ha potuto contare su di un'opinione
pubblica cattolica che non ha opposto resistenza. Per De Felice la cultura e
la forma mentis degli italiani sono state essenzialmente cattoliche o laiche,
orientamenti entrambi avversi al razzismo, ma allo stesso tempo l'autore
sottolinea che l'Italia conobbe un antisemitismo cattolico di stampo
teologico che, soprattutto negli ultimi anni dell'800, prese nuovo vigore .
14
54
un corpus separato dai cristiani fra cui vivevano, e che quindi ogni aumento di
ricchezza per gli ebrei rappresentava un corrispondente impoverimento per i
cristiani .
15
ambienti
cattolici
verso
il
regime.
Questo
consenso
fu
55
e gli unici attacchi diretti riguardavano il razzismo biologico come
fondamento di amoralit nella vita collettiva, e la condannaverso il
razzismo non mostrava un particolare interesse per la sua specificit
antisemita. Giovanni Miccoli pu al riguardo affermare:
Vi insomma....tutta un'antica storia cristiana di polemica e persecuzione
antiebraica che impedisce, sul piano operativo, una contrapposizione frontale che
impone, per dir cos, ammissioni, distinzioni, riconoscimenti .
16
Miccoli, Santa Sede e Chiesa italiana di fronte alle leggi antiebraiche, in "Studi
Storici", n. 3, 1988, pag. 826.
17A. Spinosa, Le persecuzioni razziali in Italia, cit., L' atteggiamento della Chiesa,
(II), n. 8, 1952, pag. 1088.
18Cit. in L. Preti, I miti dell' Impero e della razza nell' Italia degli anni 30, Roma,
Editoriale Opere Nuove, 1965, pag. 67.
56
dedic mai particolare risalto all'antisemitismo tedesco. Persino numerosi
discorsi di Pio XI, e varie prese di posizione di personalit ecclesiastiche
vennero completamente ignorati dalla stampa italiana, e persino dai
bollettini diocesani, anche se in essi era difficilmente citato il problema
ebraico. Le uniche parole esplicite di Pio XI furono quelle espresse in un
udienza privata ad alcuni pellegrini belgi : "No, non possibile ai cristiani
partecipare all'antisemitismo...l'antisemitismo inammissibile; noi siamo
spiritualmente dei semiti". La resistenza del Papa e di una parte dei
cattolici irrit non poco il regime fascista, che ben presto si premur di
apparire, in materia di ebraismo, il vero interprete della dottrina cristiana.
Nella conferenza "La Chiesa e gli ebrei", dell'8 novembre 1938, Farinacci
precisava:
Cos' avvenuto che la Chiesa ufficiale si sente oggi non pi antisemita, ma
filosemita?...Noi non possiamo nel giro di poche settimane rinunciare a quella
coscienza antisemita che la Chiesa ci ha formato lungo millenni. Ma supereremo
questa nostra tragedia, coscienti della nostra missione politica. Noi ricordiamo che
lo spirito cristiano l'energia pi alta che sostiene gli uomini e i popoli europei e li
conduce al combattimento per il servizio di Dio .
19
pag. 70.
57
negli atteggiamenti dei singoli. Se non ci fu una netta risposta dell'opinione
pubblica, il silenzio delle alte gerarchie ecclesiastiche non fin neppure di
fronte alla razzia del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943.
Dalla parte opposta aumentarono invece le prese di posizione
favorevoli alla legislazione razziale. Oltre all'esplicito antisemitismo dei
gesuiti della "Civilt cattolica", spesso citati ed elogiati nella rivista "La
Difesa della Razza", nella battaglia antiebraica si schier anche
l'Universit Cattolica attraverso la sua rivista "Vita e Pensiero" e
soprattutto il suo Rettore. Nel 1939 infatti padre Agostino Gemelli avrebbe
affermato:
Tragica, senza dubbio, e dolorosa, la situazione di coloro che non possono far
parte, e per il loro sangue, e per la loro religione, di questa magnifica Patria;
tragica situazione in cui vediamo, una volta di pi, come molte altre nei secoli,
attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di s e per la
quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace in una Patria, mentre le
conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo .
20
20Cit.
21Cit.
58
Possiamo quindi affermare che in parziale reazione all'emancipazione
ebraica vi furono nel nostro paese non insignificanti manifestazioni di
antisemitismo "laico", ma soprattutto cattolico.
Se la tradizionale polemica cattolica anticip, soprattutto alla fine
dell'800, alcuni motivi destinati ad entrare "nel bagaglio dell'antisemitismo
dei nazionalisti e dei fascisti" , i nuovi temi antisemiti erano strettamente
22
22R.
59
solo non hanno conosciuto il razzismo, ma "non ne hanno portato in s
neppure i germi" .
25
razzismo .
26
rappresentarono
Le
stesse
l'unica
correnti
eccezione,
nazionaliste
non
accolsero
futuriste,
il
che
razzismo
60
proposito l'esempio del deputato liberale Pasqualigo che nel 1873 si
oppose alla nomina di un ministro ebreo alle finanze con la giustificazione
che "gli ebrei servono due patrie".
Anche Vivanti sottolinea le manifestazioni di antisemitismo liberale e
radicale, le cui tradizioni invocano religioni non confessionali ma
nazionali e, come Cantimori, evoca le affinit fra le manifestazioni di
30
ad
esso
dato
dal
nazionalismo,
dal
futurismo,
dal
30Cfr.
61
Gian Paolo Romagnani sostiene che spunti antisemiti erano presenti
nella cultura italiana, e proprio su questi elementi, in parte inconsci, punt
la campagna propagandistica che precedette l'emanazione delle leggi.
Come abbiamo visto la prima e pi importante matrice antiebraica,
si ritrova nella tradizione cattolica. I pregiudizi cattolici sono sfruttati dal
fascismo sin dall'inizio della campagna antisemita. Soprattutto Farinacci
richiam pi volte la Chiesa alle sue responsabilit in materia, ricordando i
trascorsi dei Padri della Chiesa, di numerosi papi, dei gesuiti. La seconda
fonte dell'antisemitismo italiano nella tradizione nazionalista: gli ebrei ed
i loro principi internazionalisti sono accusati di complotto, insieme alle
principali correnti transnazionali, quali il socialismo e la massoneria. La
propaganda
contro
complotti
"giudaico-comunista",
"giudaico-
G. P. Romagnani, "Il veleno di una fede feroce". L' Italia di fronte alle leggi
razziali del 1938 in Dalle leggi razziali alla deportazione, cit., pag. 27.
62
cattolico e della polemica "antisionista" dei nazionalisti e dei fascisti, cos
come non si possono neppure sottovalutare i limiti della concezione laicoliberale.
63
CAPITOLO 0
LA PROPAGANDA ANTIEBRAICA NELLA STAMPA NAZIONALE
DAL 1933 AL 1938
Il regime fascista sin dalle origini attribu grande importanza al ruolo
della propaganda come mezzo per convincere ed indirizzare l'opinione
pubblica.
L'ideologia fascista era comunicata e diffusa dai mass-media
attraverso "slogans" e parole d'ordine semplici e dirette. La comunicazione
del fascismo apparve fin dall'inizio vera e propria "comunicazione di
massa", in quanto si rivolse a tutta la popolazione, non a determinati
settori.
Per le sue campagne propagandistiche il fascismo si serv della radio,
(l'E.I.A.R., l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, fondato nel 1928 e su
cui vigeva uno strettissimo controllo); dell'Istituto Luce, in ambito
cinematografico e dell'Agenzia Stefani, che controllava l'editoria in
generale.
Il ruolo della propaganda nel riprodurre e diffondere il pregiudizio
antisemita fu naturalmente fondamentale. Su essa l'ebreo diventa il
prototipo di ogni aberrazione, anticonformismo, diversit, un'entit
spersonalizzata ed astratta:
64
Io non ricordo esattamente quali potessero essere i termini di lettura della
propaganda fascista...per ricordo esattamente le illustrazioni di certi giornali.
Ecco che avevamo il classico ebreo obeso, rapace, col naso adunco, col piede di
pollo, che poi corrisponderebbe ad una natura diabolica, demoniaca. All'ebrea
piuttosto puttana, con la quale il rapporto umiliava il maschio .
1
Violenza
65
diffuso in pochi mesi. Non vennero utilizzati espedienti provocatori o
violenti. L'accusa agli ebrei di pericolosit sociale non avrebbe potuto
funzionare per la loro limitata presenza sul territorio. L'ebreo doveva
essere "psicologicamente" sentito come avversario, ed assumere il ruolo di
"capro espiatorio" . Anche le pretese "scientifiche" del Manifesto degli
5
Y. Chevalier, L' antisemitismo. L' ebreo come capro espiatorio, Milano, IPL,
1991.
66
Gli argomenti preferiti dalla propaganda possono essere riassunti
come segue:
altri paesi;
67
in Italia l'unica fonte consistente di pubblicistica antisemita. L'ebreo era il
nemico della Chiesa per eccellenza, con la sua negazione del Cristo ed il
suo materialismo. L'antitesi tra mondo ebraico e mondo cattolico poteva
fornire quindi una base di consenso popolare essenziale.
Ma allo stesso tempo il fascismo aveva bisogno di un'autonomia
ideologica, che si esplic in accuse generiche contro l'ebraismo in generale
ed in accuse pi propriamente politiche di "infedelt" verso il regime.
Le accuse generiche furono, a pi riprese, violentissime: esse
dovevano far apparire l'ebreo il pi spregevole possibile, utilizzando le
notizie sempre pi frequenti della cronaca nera. Questi attacchi indiretti
venivano poi affiancati, apparentemente senza soluzione di continuit, da
riferimenti polemici che avevano il compito di evidenziare la pericolosit
degli ebrei per tutte le classi sociali.
Ricorda Ugo Caffaz:
Il clima di incertezza e di miseria imperante sotto il regime fascista rischiava di
essere uno dei nemici peggiori del regime stesso, nella misura in cui la
disperazione popolare poteva (come in parte fu) trasformarsi in protesta di massa
e in resistenza organizzata. Ecco che il capro espiatorio doveva, per essere efficace
e consistente, avere caratteristiche ben precise, doveva cio suscitare invidia e
timore per la sua innata arte di arrangiarsi..., timore in quanto, dato che non va
mai a fondo, ha sempre da guadagnare da qualunque situazione, anche, e
soprattutto, da quelle disastrose come la guerra, la carestia, le pestilenze che, in
fondo, sempre lui a provocare. In queste situazioni l'ebreo si salva sempre, lui da
solo, quindi l'unico a trarne vantaggio. E chi altri, se no?
7
Caffaz, L' antisemitismo italiano sotto il fascismo, Firenze, La Nuova Italia, 1974,
pag. 23.
68
riferimento, secondo la propaganda, numerosi ebrei. Il motivo del
complotto trovava le sue ragioni nel tentativo di giustificare la crisi
economica con l'attribuzione di responsabilit ad un'entit potente ed
incontrollabile che agiva nell'ombra. Il malcontento poteva essere quindi
rivolto verso un soggetto diverso dal fascismo, che non era quindi
responsabile del disagio e della crisi.
Il meccanismo psicologico fondamentale che la propaganda si
propose di utilizzare fu quindi quello di stimolare il conflitto e
l'aggressione verso un gruppo ritenuto privilegiato, da parte di chi si
riteneva pi svantaggiato e colpito da fenomeni di "proletarizzazione" .
8
69
poteva essere sopportata. In un primo momento, per mantenere buoni
rapporti con entrambe le parti, il duce si propose come mediatore. La
politica di compromesso si rivel da una parte nella pubblica condanna
della politica razziale tedesca, dall'altra parte nell'inizio della prima
campagna antisemita su una parte della stampa fascista. Per De Felice la
campagna "prese le mosse...fuori dall'entourage di Mussolini", fra i
fascisti che non approvavano la politica filosemita del Capo del Governo,
mentre Michaelis sostiene che la campagna venne ispirata dal duce stesso .
9
quegli
argomenti
sui
quali
Mussolini
non
voleva
R. De Felice, Storia degli ebrei italiani, 3a ed., cit., pag. 122; M. Michaelis,
Mussolini e la questione ebraica, cit., pag. 467.
10Cfr. A. Lyttelton, La conquista del potere. Il fascismo dal 1919 al 1929, Bari,
Laterza, 1974, pag. 642.
70
momento di massima vicinanza tra il fascismo e l'ebraismo, n la
propaganda aveva assunto un carattere marcatamente razzista. Alcuni
articoli attribuibili a Mussolini apparsi nel 1932 sul "Popolo d'Italia"
affrontano la questione dell'"alta banca" ebraica, ma sono il frutto di luoghi
comuni piuttosto frequenti in quel periodo a livello internazionale, e non il
sintomo di un antisemitismo gi maturo. Anche nel 1934, quando pi dura
fu la polemica antisionista, preoccupazione di Mussolini, che pure era
avverso all'internazionalismo ebraico, fu quella di stabilire buone relazioni
con il movimento sionista, soprattutto in funzione antinglese. Mentre "Il
Tevere" attaccava il sionismo, sul "Popolo d'Italia" appariva un commento
positivo sul congresso sionista di Praga, nel corsivo Saggezza dell'8
settembre: "Il problema degli ebrei non pu avere che una soluzione: lo
Stato ebraico in Palestina. Le affermazioni di Praga, nelle quali si
condannata ogni assimilazione e si proclamato nettamente che l'ebraismo
non una religione ma un popolo, spingono sempre pi verso questa
soluzione". Gi il 17 febbraio sullo stesso giornale era apparso un articolo,
Una soluzione, che caldeggiava la creazione in Palestina di uno Stato vero
e proprio, e non solo di
71
una differenza troppo netta sulla questione ebraica. Mussolini, come si
detto, cerc di assumere il ruolo di mediatore imparziale nella controversia
tra Hitler e gli ebrei, con l'illusione di poter assumere un ruolo guida verso
il suo antico allievo. Gli articoli del "Popolo d'Italia" dell'estate 1933
oscillano fra il tentativo di giustificare le posizioni tedesche, motivandole
con la particolare situazione storico-culturale, e gli attacchi nei confronti
degli ebrei tedeschi, accusati di vittimismo e di colpe innegabili. Sul
"Giornale d'Italia" il 7 maggio 1933 appare l'articolo La verit sulla lotta
contro gli ebrei, che recensisce la pubblicazione su "Gerarchia" di notizie
di "pretese" atrocit che sarebbero state commesse contro gli ebrei. Le
violenze sarebbero state in realt inventate dalle socialdemocrazie europee
per poter mettere in cattiva luce il nuovo corso tedesco. Nei recenti
avvenimenti si doveva vedere non un tentativo di "pogrom", ma una
legittima difesa da parte della Germania.
Il giovane nazismo ed i suoi eccessi avrebbero tuttavia trovato la
giusta misura sotto la guida del maturo fascismo.
I giornali non ufficialmente di partito tennero in generale un
atteggiamento apertamente contrario al razzismo nazista, mentre la stampa
cattolica assunse una vasta gamma di posizioni. Se la condanna nei
confronti del razzismo nazista, dai presupposti anticristiani e pagani, fu
netta, non altrettanto chiara fu la presa di posizione contro l'antisemitismo.
Soprattutto l'organo dei gesuiti, "La Civilt Cattolica", si fece portavoce,
come gi era accaduto alla fine dell'800, di temi di propaganda antisemita,
che riproponevano le antiche accuse di deicidio, di omicidio rituale e di
immoralit.
Un particolare ruolo assunse ben presto il quotidiano pi diffuso in
Italia, "Il Corriere della Sera", che fin dal 1933 si avvalse della
72
collaborazione di Lidio Cipriani, razzista convinto, che sar uno dei
firmatari del Manifesto nel 1938. In numerosi articoli Cipriani sostenne
prima l'inferiorit delle popolazioni di colore ed in seguito quella degli
ebrei. Secondo alcuni autori nella campagna antisemita del quotidiano
milanese si distinse soprattutto la pagina di cronaca, controllata dalla
federazione cittadina, mentre le altre pagine del giornale, esclusi gli articoli
di Cipriani, sembrano mantenere un tono prudentemente cauto: la
redazione del "Corriere" avvert l'impopolarit dei provvedimenti, e riusc
a non confondersi con i sostenitori pi fanatici del razzismo . In realt
11
La
collaborazione
di
Cipriani
favor
al
contrario
11Cfr.
73
Hitler ha saputo ridare al popolo la coscienza e la coesione. Per ricostruire la
nazione tedesca egli ha cominciato a ricostruire la famiglia tedesca, facendo leva
sulle tendenze peculiari della stirpe...La sua appassionata lotta per la "Razza" va
interpretata come una lotta per la "grande famiglia" della nazione. Le esagerazioni,
gli stridori, i contrasti che le nostre equilibrate menti romane riconoscono in
alcune realizzazioni hitleriane non sono che accentuazioni delle caratteristiche
fondamentali di quel popolo.
Questo concetto era ribadito dallo stesso Mussolini nel suo discorso
alle Camicie Nere fiorentine del 24 ottobre, ripreso dal "Corriere della
Sera". Oltre alla priorit ed inconfondibilit della dottrina fascista, il duce
ribadisce che la questione della razza deve essere affrontata
assumendo...questa parola non gi nel senso strettamente etnico, come si fa in
certi Paesi, ma piuttosto in senso storico, come giusto e scientifico fare. Nessuna
razza pi composita dell'italiana per mescolanza di sangue, ma nessuna pi
omogenea per il complesso di vicende storiche.
74
superiorit nordica: se questa teoria fosse corretta, i lapponi, che sono la
razza pi settentrionale, dovrebbero anche essere la razza pi elevata.
La polemica antiebraica raggiunge il culmine nel marzo 1934, quando
16 antifascisti, tra i quali 14 ebrei, vengono arrestati a Torino. Il "Giornale
d'Italia" titola in prima pagina 20 propagandisti antifascisti dei quali
diciotto israeliti arrestati a Torino dall'O.V.R.A dopo il sequestro di un
abbondante materiale di propaganda presso il confine con la Svizzera. I
primi fermi risalgono al giorno 11, quando Sion Segre e Mario Levi
vengono trovati in possesso di stampati e libelli antifascisti. Nell'articolo si
pone in particolare risalto la frase che Mario Levi avrebbe pronunciato
fuggendo in territorio svizzero: "cani di italiani vigliacchi". I successivi
arresti sarebbero avvenuti grazie a documenti ed appunti ritrovati in
possesso del Segre. L'occasione venne subito sfruttata per attaccare il
sionismo antitaliano e l'antifascismo degli ebrei, proprio attraverso la
sottolineatura dell'origine ebraica della quasi totalit dei sovversivi. La
polemica sulla stampa, soprattutto sul "Tevere", fu durissima. Soprattutto il
giornale personale di Mussolini riprese un articolo apparso il 31 marzo
sul giornale di Interlandi, L'anno prossimo a Gerusalemme. Quest'anno al
Tribunale Speciale:
L'ebreo non si assimila, perch nell'assimilazione vede una diminuzione della sua
personalit e un tradimento della sua razza;...l'ebreo esige una doppia nazionalit diciamo pure una doppia patria - per rimanere "elemento produttivo", cio per fare
i suoi affari e avere oltre i confini un centro d'attrazione e di propulsione
supernazionale.
75
nuovo governo tedesco, e la sua arroganza nella questione razziale. I
provvedimenti antisemiti vengono definiti intempestivi ed eccessivi, una
manifestazione di paganesimo nazista inaccettabile.
Il 19 maggio, nell'articolo Il movimento antisemita in Germania e le
sue nuove manifestazioni, apparso sul "Giornale d'Italia", si analizza
l'attivit dello "Sturmer" di Streicher, che aveva assunto un ruolo
fondamentale all'interno del movimento antisemita, le cui manifestazioni
prendevano forme sempre pi violente.
Mentre la polemica fra Italia e Germania sull'Austria diventava pi
aspra, il 26 maggio 1934 sul "Popolo d'Italia" si sottolineava la profonda
differenza tra le due ideologie in materia di razzismo nell'articolo
Teutonica, il cui obiettivo polemico era il pangermanesimo in quanto
razzismo al cento per cento. Contro tutto e contro tutti: ieri contro la civilt
cristiana; oggi contro la civilt latina; domani, chiss, contro la civilt di tutto il
mondo! Ma una politica di questo genere, una politica che non pu essere
oscurantista, cos come gi esclusivista, sciovinista e imperialista, non pu essere
politica da ventesimo secolo...questo razzismo nazionalsocialista, cos carico di
bellicosit appiccicaticce.
76
settembre Mussolini riprendeva la polemica con l'articolo Razza e
razzismo, in cui si attribuiva alla degenerazione razziale in atto in
Germania l'ossessione razzista di Hitler. Traspare, da parte di Mussolini, il
compiacimento per il fatto che le leggi razziali , per ci che si riferiva alle
sterilizzazioni, erano state accolte con ostilit dal popolo tedesco. Il duce,
in polemica con chi in Italia avrebbe potuto ammirare la legislazione
tedesca, conclude: "E' bene che tutto quanto precede sia conosciuto in
Italia". Il 2 dicembre Mussolini decide di firmare il suo articolo Stato e
Chiesa, in cui denuncia apertamente l'anticristianesimo della nuova
religione tedesca del sangue:
Nel concetto fascista di Stato totalitario, la religione assolutamente libera e, nel
suo ambito, indipendente...Uno Stato che non voglia seminare il turbamento
spirituale e creare la divisione fra i suoi cittadini, deve guardarsi da ogni intervento
in materia strettamente religiosa.
77
Non esiste una razza, ma solo un popolo ed una nazione italiane; non esiste una
razza, n una nazione ebrea, ma un popolo ebreo; non esiste - errore pi grave di
tutti - una razza ariana (o meglio aria), ma esistono solo una civilt ed una lingua
ariane.
Una nuova fase nei rapporti fra ebraismo e fascismo, e quindi una
nuova campagna antiebraica sulla stampa, si apr nel 1936, in occasione
della guerra d'Etiopia. Le sanzioni imposte dalla comunit internazionale
vennero accolte come una sfida dell'"ebraismo internazionale" da parte di
Preziosi ed altri corifei dell'antisemitismo italiano. La polemica sulle
sanzioni, che, oltre a non essere efficaci, aumentarono la popolarit di
Mussolini in Italia , assunse subito connotazioni antiebraiche. Durante la
13
L. Salvatorelli e G. Mira, Storia d' Italia nel periodo fascista, Torino, Einaudi,
1964, pp. 863-8.
78
pubblicava un editoriale del direttore Virginio Gayda, in cui si rifiutava
l'affermazione inglese per cui l'Italia avrebbe fomentato i disordini in
Palestina. La causa dei disordini era individuata da Gayda nella doppiezza
inglese, che avrebbe promesso la Palestina agli arabi ed agli ebrei,
rendendosi colpevole di un
progressivo accaparramento terriero...nelle mani ebraiche, di una crescente
concorrenza ineguale economica e culturale fra le due razze e di una compressione
dei tradizionali diritti arabi...Ma non soltanto l'entit numerica degli ebrei che
pesa sugli arabi. Sono anche le loro risorse economiche e le loro capacit
commerciali che creano la concorrenza ineguale e l'urto fatale degli interessi fra le
due razze.
79
1936, che vede le violente requisitorie di Goebbels e Rosenberg contro il
pericolo giudaico-bolscevico. Tutti i giornali italiani danno ampio risalto
alla notizia, anche se nei titoli ancora non compaiono riferimenti
antiebraici. Ma il 12 settembre "Il Regime fascista" di Farinacci,
prendendo spunto dai discorsi dei ministri di Hitler, dava il via alla
seconda campagna antiebraica sulla stampa. Gli attacchi, a differenza di
quelli del 1934, non erano diretti solo contro il sionismo, ma
indistintamente contro tutti gli ebrei, e per la prima volta i rappresentanti
dell'ebraismo italiano decisero di controbattere personalmente le accuse.
L'obiettivo principale era ancora l'internazionale ebraica, con le sue
derivazioni massoniche e bolsceviche, ma per la prima volta si ventilava
l'idea di provvedimenti legislativi contro quegli ebrei che avessero
partecipato attivamente alle campagne sioniste ed alle riunioni del
Congresso ebraico internazionale. I principali giornali italiani non
parteciparono attivamente a questa fiammata antisemita, ma questa
operazione di pressione ebbe il risultato di mantenere viva nell'opinione
pubblica la questione ebraica, ed in molti casi di crearla dal nulla. Nel
frattempo, anche se i provvedimenti legislativi non erano ancora stati
decisi, Mussolini iniziava un'"epurazione" nel "Popolo d'Italia". In un
primo momento rifiuta la collaborazione del corsivista Adriano Grego,
perch ebreo, in seguito quella dello storico A. Levi. Il 31 dicembre lo
stesso Mussolini si inserisce personalmente nella campagna antisemita, in
un articolo apparso anonimo sul "Popolo d'Italia", Il troppo storpia, cui
abbiamo gi accennato:
L'antisemitismo inevitabile laddove il semitismo esagera con la sua esibizione, la
sua invadenza e quindi la sua prepotenza. Il troppo ebreo fa nascere
l'antiebreo...L'annunciatore e il giustificatore dell'antisemitismo sempre e
dovunque uno solo: l'ebreo. Quando esagera e lo fa sovente.
80
81
libro conteneva un attacco sia ai sionisti che agli ebrei fascisti. Secondo
Orano non ha senso parlare di ebrei "ottimi italiani" perch fedeli al
regime. Gli ebrei non hanno il diritto alla separazione, dovrebbero
rinunciare alla loro identit comunitaria, mantenendo esclusivamente la
loro individualit religiosa. Tutti i giornali ripresero e recensirono
positivamente il libro di Orano, alcune volte auspicando provvedimenti
legislativi in base alle conclusioni dell'autore. Il "Giornale d'Italia", il 20
aprile 1937, nell'articolo di Nosari Gli ebrei in Italia, rinviava al libro di
Evola, Il mito del sangue, come portavoce di un antisemitismo "eticosociale" che Orano riproponeva:
Assurdo, dunque, il sionismo da noi; criminoso il legame con l'ebraismo dei paesi
liberali, democratici e socialisti; intollerabile l'attivit delle comunit e del
giornale "Israel" che mirano a tener vivo il senso della razza e della tradizione
ebraica...; deplorevole l'ospitalit che specialmente nel Veneto si d ad ebrei
tedeschi fuoriusciti.
82
lettere che proponevano la soppressione delle Comunit, lo scioglimento
delle
organizzazioni
la
soppressione
della
stampa
ebraiche.
83
riportate sempre pi frequentemente notizie sulle leggi antisemite
approvate in altri paesi, quali l'Ungheria e la Romania in primo luogo. Lo
stesso Mussolini ordina che sulla stampa non vengano pi pubblicate
dichiarazioni di fedelt da parte di ebrei fascisti, perch "non sul piano
politico o religioso che il problema va impostato, ma nettamente sul piano
razziale" . In aprile vengono date disposizioni perch scompaiano dalla
14
G. Pini, Filo diretto con Palazzo Venezia, Bologna, 1950, cit. in M. Michaelis,
Mussolini e gli ebrei, cit., pag. 124.
15Manuale di educazione fascista, a cura di D. De Masi e R. Runcini, Roma, Savelli,
1977, pag. 279.
14
84
Mussolini voleva dare l'impressione che il movimento antisemita
fosse spontaneo, in modo da giustificare eventuali provvedimenti
legislativi. La posizione ufficiale era di far passare la campagna di stampa
come espressione delle opinioni personali dei giornalisti, ma evidente
che in uno Stato totalitario nessuna macchina propagandistica pu essere
messa in moto senza il consenso ed il controllo del governo. Questa
funzione di indirizzo venne assunta dall'Ufficio centrale della stampa, poi
Ministero della Cultura Popolare. Pi volte al giorno i direttori dei giornali
ricevevano dall'Ufficio centrale le "Note di Servizio", in cui si impartivano
istruzioni precise sulla collocazione ed il rilievo da dare alle notizie,
spesso stabilendo lo spazio da attribuire ed i caratteri da utilizzare. Molte
volte veniva suggerita la tecnica di impaginazione, come nel caso della
risposta di Mussolini a Pio XI del 30 luglio 1938. La Nota stabiliva infatti
che
la Stefani da Forl con le parole del Duce va messa in palchetto, con grande
evidenza; titolo su otto colonne e soltanto sulla prima frase: Noi tireremo diritto
sulla questione della razza. Non citare nel titolo la seconda frase: Non abbiamo
imitato nessuno. Nessun commento .
16
discriminazione;
16F.
Flora, Stampa dell' era fascista, Milano, Mondadori, 1945, pp. 8-9.
85
si
doveva creare
italiani sono i diretti discendenti, sia fisici che spirituali, degli antichi
romani;
nessuna
allusione
era
permessa
all'antitesi
fra
latinit
germanesimo.
In definitiva la campagna razziale appare la logica conclusione delle
posizioni culturali del fascismo. L'antisemitismo rafforz infatti l'idea
dell'identit nazionale, il culto della romanit, accentu la polemica
esterofoba e antiborghese all'interno di una visione "rivoluzionaria".
L'espulsione dell'"altro" diventa quindi riaffermazione di s, per cui la
"razza italica" avrebbe potuto ritrovare la purezza dei suoi antenati,
eliminando le influenze "non ariane" che avevano provocato la decadenza
di Roma antica. Il regime fascista cre una stretta connessione tra cultura e
propaganda, al punto da confondere i due fenomeni . Fra l'altro, l'annuncio
17
delle leggi razziali innesc la polemica sul confronto fra arte moderna e
tradizionale, fra cultura internazionalista e nazionale. L'attacco che ne
segu al modernismo, visto come prodotto decadente
dell'ebraismo,
17Cfr.
86
L'intenzione di rappresentare gli ebrei in modo cos astratto, quasi
definendoli ideologicamente, veniva compensata da una propaganda che si
valeva di elementi concreti su cui porre il confronto e soprattutto lo
scontro. In questa prospettiva gli elementi culturali (la musica, l'arte, la
letteratura) sono oggetto privilegiato. La manomissione della cultura latina
da parte dell'ebraismo infatti uno degli argomenti preferiti della
propaganda:
Pi pernicioso dell'ebreo l'ebraismo; pi dell'ebraismo l'ebraizzazione .
18
87
secondo l'autore occorre limitare l'infiltrazione, tipicamente di marca
ebraica, che da un ventennio rende "impuro" il clima musicale. I musicisti
ebrei - Schnberg, Ravel, Honegger, Milhaud - hanno delle caratteristiche
comuni, quali il "primitivismo asiatico anti-lirico e anti-romantico". La
musica ebraica entrata anche in Italia, ma non conforme alle
caratteristiche della razza italiana. Questa musica "asiatica" avrebbe come
caratteristica principale la povert melodica e con "i suoi elementi di
violenza e brutalit, con la barbarie dei suoi ritmi, e delle sue dissonanze,
non solo non pu definirsi italiana, ma non pu considerarsi nemmeno
europea". Il carattere razziale italiano invece incline alla melodia, per cui
diventa indispensabile la conservazione ed il potenziamento del teatro
lirico nazionale. La sensibilit musicale del popolo italiano, e la sua
sensibilit spirituale, sembrerebbero quindi legate al principio della razza.
Ed al principio della razza deve uniformarsi anche il cinema italiano.
Nell'articolo del 28 settembre sul "Giornale d'Italia" di Domenico Paolella,
Giudaismo e cinematografia, si esalta il cinema quale arma di propaganda
formidabile, ma anche mezzo di formazione dello spirito. Il cinema
giudaico, proprio per questo motivo, rappresenta un costante pericolo per
lo spirito italiano. Nel dopoguerra gli ebrei tedeschi erano i padroni
incontrastati del mercato cinematografico: lo spirito e la mentalit degli
ebrei erano ben rappresentati dal nuovo genere di produzione
dell'"espressionismo", caratterizzato dalle atmosfere terrificanti, sensuali,
incestuose, agitate da delitti terrificanti. La Germania era mortificata in
questo modo dallo spirito ebraico, che affiancava alle produzioni
espressioniste produzioni "frivole", un genere che "tende, con l'ironia, la
piacevolezza, l'equivoco, le sue storie di adulteri e donne facili, la sua
malsana aria di falso gran mondo, a esaltare la mentalit piccolo-borghese,
88
a indebolire nello spirito il senso della forza, dell'onest, della famiglia, del
vivere sano". Dietro le quinte di questo "complotto" si agitava sempre la
figura di Lubitsch. Negli anni 30 gli ebrei hanno rivolto la loro attenzione
all'Italia, utilizzando lo schema applicato con successo in Germania:
"produzione di un genere leggero, piccolo-borghese, falso, mirante con
l'arguzia e l'ironia ad indebolire gli spiriti", allo scopo di creare un
ambiente ed una societ inesistenti in Italia. Se l'autarchia ha migliorato la
situazione, l'allontanamento dei giudei contribuir senza dubbio a schiarire
definitivamente l'orizzonte. Le pellicole italiane, il connubio di autarchia e
razzismo, dovranno infatti contribuire ad esaltare la forza millenaria della
razza.
Anche la letteratura italiana deve trovare il riscatto nei confronti
dell'invadenza ebraica. Il 2 maggio sul "Popolo d'Italia" Ezio Camuncoli
pubblica un articolo, Romanzo italiano e giudaismo, che insieme una
smentita ed una dichiarazione di intenti. Sulla rivista "Termini" dell'Istituto
di Cultura fascista di Trieste, nota l'autore, era comparsa una recensione di
un suo libro, L'agenzia Felsner, che si prestava a numerose contestazioni.
Secondo la recensione Camuncoli si sarebbe perfezionato "alla tecnica del
romanzo europeo - vale a dire giudaico - ...ed oggi, per arrivare al grande
romanzo, quasi impossibile prescindere dagli apporti culturali ed artistici
di queste varie letterature a carattere internazionale". Questo commento,
quasi eretico per i tempi, soprattutto in considerazione della provenienza,
non piace molto a Camuncoli, che rifiuta il paragone con Moravia e
contesta che il grande romanzo debba essere giudaico. Pi in sintonia con
il periodo, l'autore considera questa posizione un'offesa per il genio
letterario italiano. Il modello giudaico non pu essere universale, perch
espressione dello spirito meno universale che esista:
89
I caratteri
90
fare di Ulisse un ebreo, abile trasformista. Ancor meno originale si
dimostra Prampolini nel citare il contributo dato dagli ebrei alle ideologie
rivoluzionarie ed alle societ segrete: il loro destino storico li spingerebbe
a disgregare l'ambiente in cui vivono, a trasformare il mondo e
promuovere, con le idee ed il denaro, la riunificazione della loro stirpe.
Anche la filologia deve avere ben presente l'aspetto razziale. Il 2
novembre il "Popolo d'Italia" pubblica l'articolo di Antonino Pagliaro,
Linguaggio e razza, in cui si afferma la fondamentale affinit fra la
nozione di lingua e quella di razza. Ogni lingua ha delle caratteristiche
specifiche, cos come ogni popolo ha caratteristiche fisiche e spirituali
uniche. Il linguaggio profondamente legato alla specificit di un popolo
ed il risultato delle diverse maniere di organizzazione del pensiero. Vi
sono dei momenti della vita di un popolo in cui esso si accorge della sua
missione storica, e proprio in questo momento le caratteristiche fisiche ed
il patrimonio spirituale vengono ricondotti ai suoi tratti essenziali. La cura
della lingua assume quindi valore fondamentale, in quanto sintesi degli
aspetti fisici e psichici di una razza.
Anche personalit importanti della cultura non restano insensibili al
"fascino" del rinnovamento culturale che la nuova battaglia del fascismo
sembra proporre. Un intellettuale come Guido Piovene non mancher di
recensire con toni entusiastici il libro di Interlandi Contra Judaeos,
esaltandone le argomentazioni e lo stile narrativo . Secondo Piovene il
19
91
variamente si defin idealistico o storico e che si traducono in "una affermazione
tutta retorica e letteraria di romanit senza radici", in un "imperialismo spirituale"
in un rifiuto della parola "razza" per quella meno impegnativa di "stirpe"...Gli ebrei
possono essere solo nemici e sopraffattori della nazione che li ospita...Come
stranieri, essi tentano di ottenere il trionfo sulla cultura nazionale altrui, portandola
a "forme europeistiche", staccandola dalle "radici popolari dell'arte" come
accaduto in Italia.
92
ebrei provenienti da altri paesi. Ma questo atteggiamento rischia di
rivelarsi un grande errore per gli ebrei, perch la prova del loro essere
associati "all'internazionalismo della frammassoneria, all'estremismo delle
correnti di sinistra e delle speculazioni che uniscono gli affari con la
politica". La Romania si accinge, attraverso la difesa economica, alla sua
difesa spirituale e politica. Secondo Gayda questo l'inizio di "una nuova
grande esperienza storica". Virgilio Lilli, sul "Corriere della Sera" del 3
febbraio, coniuga l'antisemitismo con il nazionalismo. L'articolo Il
nazionalismo romeno come antisemitismo, primo di una lunga indagine
sulla situazione in Romania, propone un parallelo fra il fascismo ed il
movimento nazionalista in Romania, protagonisti entrambi della battaglia
contro il liberalismo, del quale gli ebrei costituiscono "il lato democratico
e massonico, il lato per eccellenza dissolvitore". La reazione romena
appare perfettamente legittima, perch diretta contro il monopolio degli
ebrei nei settori pi importanti della vita del paese: "Ebrea in Romania la
cosiddetta classe dirigente, la borghesia che traffica senza produrre, la
finanza, il magazzino, l'impiego privato, la libera professione", per cui "il
riacceso antisemitismo romeno d'oggi deve considerarsi come il primo
decisivo passo verso lo Stato totalitario". Se uno Stato totalitario ha quindi
bisogno dell'antisemitismo, uno Stato cristiano non pu certamente
accettare la presenza dell'ebraismo, come suggerisce lo stesso autore
nell'intervista al fondatore del Partito nazional-cristiano romeno . Secondo
20
Lilli, Il signor Cuza l' antisemita, "Corriere della Sera", 19 febbraio 1938.
93
comunismo". Il mese seguente Virgilio Lilli si dimostrer accanito
sostenitore dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, pubblicando un breve
racconto di una sua visita personale in un ghetto romeno in cui scopre che
"la lotta antisemita una diabolica finzione dei capi ebrei che la dirigono,
e la miseria coltivata come propaganda bolscevica" .
21
della
stampa
ebraica-massonica-bolscevizzata,
della
94
attacco a chi compiange la sorte di "questa povera gente", che in realt ha
sempre osteggiato il regime fascista e sparso calunnie durante la guerra in
Etiopia.
Anche l'Ungheria viene presentata come modello di legislazione
antisemita nell'articolo del 20 maggio pubblicato sul "Giornale d'Italia".
Franco Vellani-Dionisi riferisce della scelta ungherese per il criterio
proporzionale, che avrebbe istituito il numerus clausus per gli ebrei.
Secondo l'autore infatti non importante il numero complessivo degli
ebrei, ma necessario limitare il controllo dei punti nevralgici dello Stato
che essi hanno assunto. Questa una minaccia che non valida solo per
l'Ungheria, ma per tutta l'Europa: il capitalismo ebraico rappresenta un
pericolo attuale e concreto perch gli ebrei "vantano diritti anzich offrire
meriti, falsano la storia,...minacciano boicottaggi".
95
CAPITOLO 0
LA PROPAGANDA ANTIEBRAICA NELLA STAMPA NAZIONALE
DAL "MANIFESTO" ALLE LEGGI
96
rilevazione del numero esatto degli ebrei italiani, ottenuto grazie alla
richiesta degli elenchi alle comunit ed al censimento del 22 agosto; in
secondo luogo si era formata una struttura, la Demorazza, che procedeva
all'identificazione degli ebrei su base strettamente "biologica" ed alla
verifica
delle
"arianizzazioni".
Questa
burocratizzazione
della
97
popoli nativi. D'altra parte numerosi articoli sottolineano l'odio atavico fra i
due popoli, che spingerebbe gli arabi a disprezzare i "parassiti" ebrei, per
motivi religiosi, tradizionali ed anche di razza. Lo stesso Maometto aveva
definito gli ebrei il vero ed unico nemico dei musulmani, ancora pi
pericoloso a causa della mentalit sacrilega, della caratteristica doppiezza
e scaltrezza . Quando mancano le citazioni "letterarie", la stampa fa
2
98
Razza Italiana, Indirizzo Nordico. Il termine Ariano o Indoeuropeo
designa un gruppo di genti collegate fra loro da vincoli razziali, linguistici
e culturali. Queste popolazioni sono state creatrici della moderna civilt
europea, nonostante il contatto con "genti molto diverse", quali i mongoli, i
semiti, i camiti, i negroidi ecc. La Razza Italiana stata immune da incroci
con genti straniere, per cui "si venuto formando nell'ambiente particolare
della nostra Penisola, e ancora di pi si former nell'avvenire, un tipo
razziale con caratteristiche fisiche e psicologiche, nel loro complesso,
inconfondibilmente italiane". Il termine Nordico non ha significato
geografico, ma indica l'Uomo Europeo, che corrisponde fisicamente agli
ideali di bellezza classica degli artisti greci, latini e italiani, e
psicologicamente all'"ideale eroico" dell'uomo . Indirizzata in questo modo,
3
99
L'affermazione che il razzismo non fosse un problema nuovo per il
fascismo sar l'argomento principale dell'enorme numero di articoli che, da
luglio in poi, avrebbero trovato spazio sulla stampa. Il "Corriere della
Sera", nell'articolo anonimo del 21 luglio, Razza e razzismo, dichiara che
gli italiani, avendo assunto una funzione mondiale ed imperiale, non
possono pi trascurare argomenti che potevano essere in precedenza
lasciati in disparte senza danno. Il fatto che gli ebrei abbiano sempre
rifiutato di assimilarsi la prova migliore della loro non appartenenza alla
razza italiana. Il comunicato del P.N.F. del 25 luglio, pubblicato il giorno
seguente dal "Popolo d'Italia", ribadisce che
il Fascismo fa da 16 anni praticamente una politica razzista che consiste attraverso l'azione delle istituzioni del Regime - nel realizzare un continuo
miglioramento quantitativo e qualitativo della razza...Anche in questo campo, il
Regime ha seguito il suo indirizzo fondamentale: prima l'azione, poi la
formulazione dottrinaria, la quale non deve essere considerata accademica, cio
fine a se stessa, ma come determinante una ulteriore precisa azione politica.
Colla creazione dell'Impero la razza italiana venuta in contatto con altre razze:
deve quindi guardarsi da ogni ibridismo e contaminazione...Quanto agli ebrei essi
si considerano da millenni dovunque e anche in Italia, come una "razza" diversa e
superiore alle altre ed notorio che malgrado la politica tollerante del Regime, gli
ebrei hanno in ogni nazione costituito - coi loro uomini e coi loro mezzi - lo stato
maggiore dell'antifascismo.
100
Dirsi ariani, significa dichiararsi appartenenti a un gruppo storicamente
determinato di razze: al gruppo indo-europeo e precisamente a quelle che hanno
creato la civilt mondiale. Senza una chiara, definita, onnipresente coscienza di
razza, non si tengono gli Imperi. Ecco perch taluni problemi che erano prima in
una zona d'ombra sono diventati dal 3 ottobre del 1935 di bruciante attualit.
101
Gayda gli imperi potenti sono infatti quelli capaci di allontanare gli
elementi estranei che corrompono le qualit originali di un popolo.
Queste affermazioni sono riprese dall'articolo pubblicato il giorno
seguente, Politica di razza politica di Nazione, secondo il quale la perdita
delle caratteristiche spirituali di una nazione significa la perdita degli
interessi nazionali e internazionali. Il controllo della Nazione si perde
quando le razze si lasciano dominare dai componenti di un'altra razza che
non partecipano ai suoi "istinti originari, i suoi valori essenziali, le sue
autentiche capacit". E' stato questo il caso della rivoluzione russa,
suscitata dalla minoranza ebraica. Il semitismo ha conquistato il popolo
slavo, primitivo ed ignaro, ed allo stesso modo razze estranee cercano di
infiltrarsi in Europa, soprattutto nel mondo della cultura, creando
corruzioni intellettuali, aberrazioni morali e disfattismo. Questo processo
lento e nascosto pu esplodere in brevissimo tempo, sovvertendo il destino
dei popoli. Il fascismo giunto a porre la questione della razza perch non
vuole trovarsi impreparato verso questa minaccia all'ordine europeo. La
decadenza europea iniziata con la vittoria dei Fronti Popolari e della loro
mentalit, portatrice di elementi, interessi ed indirizzi che non rispecchiano
quelli autentici delle Nazioni. La principale responsabilit di questa
situazione ricade sull'ebraismo mondiale, attraverso la coalizione del
sovietico Litvinov, del francese Blum e del britannico Hore Belisha.
Il 27 luglio ancora Gayda che interviene sulle colonne del suo
giornale con l'articolo Individualit italiana per riaffermare la completa
autonomia del fascismo nelle sue scelte interne, rispondendo cos alla
polemica della stampa estera ed antifascista secondo la quale il Manifesto
era una mera riproposizione dei concetti razziali tedeschi. Secondo la
concezione italiana la razza un fatto biologico, ma anche mentale. La
102
razza italiana si rivelata storicamente nella sua individualit prima ancora
che l'antropologia e la biologia ne definissero i caratteri. La razza e la
mentalit italiane non possono cos confondersi con quelle germaniche,
nonostante i numerosi e proficui contatti e le reciproche influenze dei due
popoli. L'unit della razza deve essere preservata per diffondere le sue
conquiste ed affermare la sua forza, per cui l'intento del fascismo non
disprezzare le altre razze, ma differenziare la razza italiana da ogni altra,
per non inficiarne la qualit e l'originalit. Per questo motivo il fascismo
deve liberare l'Italia dal dominio spirituale di altre razze che lo hanno
sempre combattuto.
Il 31 luglio vede la comparsa sulla stampa della polemica a distanza
fra Santa Sede e Mussolini, il quale risponde alle prudenti critiche del
Vaticano con il perentorio Anche nella questione della razza noi tireremo
diritto. Il 29 luglio l'"Osservatore Romano" aveva infatti pubblicato un
discorso di Pio XI che conteneva la seguente affermazione: "Ci si pu
quindi chiedere come mai, disgraziatamente, l'Italia abbia avuto bisogno di
andare ad imitare la Germania". Come indicato dalla "Nota di Servizio"
del Ministero, tutti i quotidiani dedicano alla frase del duce l'apertura. La
difesa dell'autonomia ideologica del fascismo affidata a Nicola Pende,
che dalle colonne del "Popolo d'Italia" dedica il suo articolo La purezza
della progenie di Roma a quello che sarebbe il principio direttivo del
fascismo: il riconoscimento di un tipo italico come tipo spirituale su basi
biologiche. In maniera piuttosto confusa Pende cerca di districarsi fra
razzismo biologico e spiritualista, proponendo una difficile fusione tra i
due aspetti: nega il metodo misurativo, quindi "scientifico puro", ma
introduce la biologia politica che "contrappone ai dettagli della pura
morfologia o della pura investigazione psicologica, la sintesi di tutti i
103
caratteri di un grande aggregato umano - caratteri morfologici, dinamici,
psicologici, nelle loro interrelazioni naturali". Il tipo italiano sarebbe
quindi fisicamente e psicologicamente definibile come la progenie di
Roma, e non avrebbe bisogno di incroci con altre razze, n per crescere di
numero, n per migliorare la sua qualit. In questa prospettiva il razzismo
diventa la pi grande delle autarchie, "l'autarchia dei valori etnici". Il
pensiero di Pende sar poi chiarito ulteriormente in un'intervista rilasciata
al "Corriere della Sera":
Scopo del regime fascista nella battaglia che esso ingaggia su questo fronte interno
o internazionale di rivendicare i nostri diritti storici agli occhi del mondo e di
infondere nel popolo italiano d'oggi l'orgoglio del sangue e la sicura coscienza di
non avere nulla da invidiare, nulla da copiare dai popoli d'oltre Alpe e d'oltremare.
104
ma in maniera pi indiretta. La situazione demografica degli stati totalitari
imporrebbe a questi ultimi la ricerca di uno "spazio vitale", in modo da
favorire una pi equa distribuzione della ricchezza e delle colonie.
Il presunto razzismo degli stati democratici sar uno degli argomenti
polemici preferiti della propaganda nella seconda met del 1938. Gli Stati
Uniti farebbero del razzismo attraverso la limitazione dell'immigrazione; la
Gran Bretagna attraverso il ripopolamento delle sue colonie con britannici
o comunque di sangue affine; la Francia sarebbe sensibile al problema
razziale in seguito alla caduta demografica ed allo spopolamento delle
campagne; la Svizzera e l'Argentina sarebbero prossime a legislazioni
razziali. Allo stesso tempo per le democrazie sarebbero dominate da
elementi ebrei: la Francia sotto il controllo dell'ebreo Blum, mentre una
presunta origine ebraica di Roosevelt argomento de La dittatura ebraica
di Roosevelt di Mario Intagliato del 28 agosto 1938. Pubblicato sul
"Giornale d'Italia", l'articolo mira a spiegare gli atteggiamenti antifascisti
del presidente americano, che avrebbe favorito un clima liberale e
massonico per favorire la diffusione del "morbo ebraico-sovietico".
Attraverso la difesa della democrazia in campo internazionale, Roosevelt
non farebbe altro che perpetuare l'odio della sua razza, avvalendosi di
collaboratori ebrei e di legami politici ed economici con le famiglie ebree
pi potenti che gli assicurerebbero la rielezione.
Anche di fronte alle democrazie quindi l'Italia ha il "diritto" di porre
la questione razziale e le sue conseguenze. L'articolo Prestigio di razza di
Carlo Giglio, pubblicato il primo agosto sul "Popolo d'Italia", riafferma
l'importanza del razzismo per la politica colonizzatrice. Compito del
regime perfezionare il senso di superiorit ed affermare il prestigio di
razza degli italiani, in modo che questi indossino "l'abito mentale" del
105
colonizzatore. Sempre sul "Popolo d'Italia" Giorgio Pini pubblica il 3, 4 e
5 agosto tre articoli (Coscienza di razza, Difesa della Razza, Orgoglio di
razza) che riassumono la posizione ufficiale del regime. Si ribadisce che la
razza italiana appartiene al gruppo ariano, e che non si imbastardita nei
secoli. Gli Imperi che hanno costituito il nucleo di una civilt sono infatti
sempre formati da un'unica razza. L'azione razzista stata impostata
proprio perch gli italiani prendano coscienza della propria missione e si
comportino di conseguenza. Le minacce odierne per la razza italiana, cos
come lo furono per la cultura romana, sono l'internazionalismo ed il
cosmopolitismo, che la razza ebraica utilizza per affermare il suo dominio.
La cultura il terreno da cui si deve iniziare un'opera di bonifica,
cancellando tutti gli atteggiamenti "esterofili". Bisogna quindi cominciare
dalla scuola e dall'universit, "invase da professori ebrei".
Un trafiletto in prima pagina del 4 agosto annuncia appunto il primo
provvedimento del governo contro gli ebrei, l'espulsione degli ebrei
stranieri dalle scuole, cui seguir ben presto l'allontanamento di tutti gli
studenti ed insegnanti ebrei italiani.
Il 3 agosto ancora Gayda nell'articolo L'universalit e la razza aveva
polemizzato con i critici che avevano rilevato l'antitesi fra il principio
d'universalit, tipico della civilt romana, ed una politica di protezione
della razza. Secondo Gayda proprio la forza dell'universalit che
spingerebbe gli italiani ad allargare il proprio dominio spirituale, pur senza
alterare i confini etnici e politici. Per secoli l'Italia ha fatto valere il suo
dominio morale e spirituale anche nell'inesistenza di un'unit politica: il
fondo unitario che ha permesso che questo avvenisse proprio la Razza.
Gli studi biologici e genetici sulla razza non sono sufficienti: c' una
106
personalit pi complessa ed una "forma della mente" che risultano pi
caratteristiche.
Il 5 agosto Lidio Cipriani, nell'articolo Unit spirituale degli italiani,
afferma che la razza il fulcro dello Stato, in quanto "della millenaria
commedia recitata al cospetto della storia, ogni generazione l'attore del
momento, la razza l'attore permanente". Per Mussolini sono gli uomini che
fanno la storia, ma solo in quanto godono di predisposizioni ereditarie che
permettono loro di rendersi vittoriosi. Alterare queste predisposizioni vuol
dire cambiare a proprio danno il corso della storia: nessun provvedimento
quindi eccessivo se mira ad evitare che questo avvenga.
In tutti i suoi articoli pubblicati sul "Corriere della Sera", Cipriani si
propone di costruire l'immagine di un ebreo "antieroe", una sorta di
"superuomo negativo" le cui qualit innegabili, e spesso esaltate
dall'autore, sono utilizzate per riproporre e rinforzare il pregiudizio.
Nell'articolo Il problema semitico del 13 agosto, Cipriani rileva che il
gruppo semitico, cui appartengono gli ebrei, ha numerosi motivi di vanto
per quanto riguarda i "prodotti della mente": l'invenzione dell'alfabeto e del
sistema decimale, le civilt dei Fenici, degli Assiro-Babilonesi, degli
Egiziani, dei Cartaginesi. I semiti "mostrano un'immaginazione male
equilibrata, ma eccellono nell'astrazione e nelle doti musicali". Tuttavia, a
causa del carattere "essenzialmente mercenario" della civilt ebraica, non
si pu parlare di vero genio, il cui linguaggio pu essere solo la passione.
Per Cipriani,
si pu vedere in ci un carattere di razza, bench difficile sia parlare di una razza
ebrea: gli ebrei sono una lega religiosa, e quindi nemmeno una Nazione. Il loro
vivere separati e la loro endogamia pi che millenaria ha per favorito il
conservarsi di alcune caratteristiche somatiche riconoscibili...assieme a gesti ed
attitudini particolari.
107
Nel corso dei secoli gli ebrei si sono cos specializzati in attivit
sedentarie fra cui il commercio, in cui si dimostrano insuperabili: denotano
un tenace spirito di adattamento, l'attitudine ad inserirsi velocemente in
ogni ambiente, il restare uniti indissolubilmente anche di fronte alle
avversit peggiori. La precocit infantile, tipica degli ebrei, avrebbe
prodotto uomini di genio (Spinoza ed Einstein, fra gli altri), ma
confermerebbe l'attitudine semitica a vivere in un mondo di idee. Per
questo motivo la tendenza verso i movimenti sovversivi, caratteristica
giudaica irrinunciabile, non accompagnata da un eguale coraggio delle
azioni. L'ebreo, infatti, "quando pu, schiva il compito che magari lui
stesso, con arti subdole, ha scatenato, e si mantiene armeggiatore
nell'ombra per profittare". All'atavismo, e quindi a puri fattori biologici pi
che alla loro stessa cultura e religione, sarebbe da attribuirsi la millenaria
persistenza delle qualit e dei difetti che hanno caratterizzato gli ebrei in
qualunque paese del mondo. Secondo Cipriani non v' da sperare che
queste caratteristiche si attenuino o si modifichino: esse "tutte convergono,
pu dirsi, in un medesimo punto: il denaro".
Le posizioni del Manifesto vengono quindi confermate. I prodotti
dello spirito dipendono essenzialmente dall'ereditariet di razza, ed una
legittima scelta che i popoli si salvaguardino dai contatti con altre razze,
anche se si tratta di "culture elevate". L'influsso degli ebrei in Italia, se
ancora non si avverte nella struttura biologica, ben presente nel campo
delle arti e della letteratura.
L'Informazione diplomatica n. 18 del 6 agosto aveva nel frattempo
sottolineato come il razzismo italiano fosse nato nel 1919 come base
fondamentale dell'idea fascista e riaffermato l'assoluta continuit del
pensiero di Mussolini in ambito razziale. Caratteristico corollario di questa
108
pubblicazione, come delle precedenti, era stato lo spazio dedicato ai
commenti della stampa straniera, oscillante fra la puntuale cronaca degli
entusiastici consensi degli alleati ed il sarcasmo nei confronti delle critiche
degli avversari.
Gi il
109
"totalitari". La politica di Mussolini, razzista da sempre, si sviluppata
con gradualit e saggezza. La nuova fase legislativa inizia oggi perch la
situazione interna ed internazionale l'ha resa di stretta attualit. Le tre
cause principali sono state: la creazione dell'Impero, che include il contatto
fra la razza italiana e razze dissimili ed inferiori ed il problema del
meticciato, fenomeno deleterio per la civilt. Ma soprattutto l'ostilit degli
ebrei
nei
confronti
dell'Italia
ha
provocato
un
cambiamento
110
anche allora...si erano rivelati, per ingorda voglia di lucro, sovvertitori dell'ordine
e crudelmente ostili agli altri popoli e che appunto perci avevano fatto
condannare Ges per non aver saputo essi accettare il nuovo precetto dell'amore
evangelico, giacch, come dice Leopardi, "lo spirito della legge giudaica non
contempla l'amore, ma l'odio verso chiunque non fosse giudeo".
111
d'Ungheria, tollerante verso le minoranze, ma non verso gli ebrei, che non
volle riconoscere come cittadini . Ricorda inoltre che la Chiesa ha respinto,
8
I santi della Chiesa e gli ebrei, s.f., "Giornale d' Italia", 21 agosto 1938.
La Chiesa e gli ebrei, s.f., 24 agosto 1938.
112
L'8 novembre Farinacci a richiamare la Chiesa alle sue
responsabilit, nel suo discorso per il nuovo anno dell'Istituto di cultura
fascista riportato dal "Popolo d'Italia". Per Farinacci "se come cattolici
siamo diventati antisemiti, lo dobbiamo agli insegnamenti che ci
provengono dalla Chiesa". L'atteggiamento della Chiesa verso il razzismo
desta quindi sorpresa, perch in antitesi con tutta la storia del
cattolicesimo. La Santa Sede non pu schierarsi con i nemici del fascismo,
perch quest'ultimo "cattolico e romano", ed allo stesso tempo dovrebbe
stare attenta a "non perdere la sua integrale missione educativa
occupandosi di questioni politiche che spettano al fascismo".
La posizione dell'Informazione diplomatica, che aveva introdotto il
criterio proporzionale per la discriminazione degli ebrei, aveva nel
frattempo ravvivato la polemica sull'essenza del razzismo italiano.
Accanto alle dure posizioni di Gayda e Pende, trovano spazio sui
giornali anche visioni pi "blande", che si ricollegano alla disposizione
"discriminare, non perseguitare". Il 12 agosto compare ad esempio sul
"Giornale d'Italia" l'articolo di Carlo Cecchelli, Valore spirituale dell'idea
di razza, che immediatamente riconducibile, pur nella sua confusione, ad
una visione di stampo cattolico. Secondo Cecchelli il problema della razza
si pone all'interno delle posizioni antimaterialiste proprie del fascismo,
dimenticando che la legislazione si muoveva sulla strada del
"riconoscimento" biologico. Tuttavia per l'autore dell'articolo non si pu
parlare di razze inferiori e superiori (in netto contrasto con Gayda), per cui
l'azione razzista non pu essere di sopraffazione, ma di tutela. Il razzismo
sarebbe infatti doveroso quando una razza vuole imporsi su un'altra, come
ha storicamente tentato di fare l'ebraismo. La dottrina cristiana riconosce la
pluralit delle razze, ma ci non esclude che ogni nazione non debba
113
affermare la sua individualit etnica, perch solo attraverso la forza della
razza si potr arrivare ad un elevato "grado" spirituale. Anche per Leone
Franzi, il cui articolo Il mito di Roma pubblicato il giorno seguente sul
"Popolo d'Italia", non esistono razze inferiori e superiori, ma
semplicemente differenti. La superiorit non si afferma su postulati, ma si
basa sull'altezza della missione che una razza portata a compiere
"nell'unica grande famiglia umana". L'essenza della dottrina fascista
includerebbe un razzismo di "difesa", che non nutre disprezzo per chi non
appartiene allo steso ceppo, un razzismo che
non un imperialismo razziale, ma che invece un razzismo imperiale, razzismo
che ha origine e fine in Roma, in quella Roma che fu sempre vividissima fiamma di
luce, fiamma che illumin, che abbagli, come ci insegna la storia, senza mai
bruciare o distruggere.
114
Nella battaglia contro le categorie professionali si distingue
soprattutto il "Corriere della Sera" nella sua pagina milanese. A partire dal
primo settembre, ogni giorno viene pubblicato un articolo sull'"invasione
giudaica" fra i professori, gli avvocati, i commercialisti, gli ingegneri, gli
agenti di cambio, gli industriali, i commercianti. Si vuole altres sfatare il
luogo comune dell'intelligenza ebraica, che permetterebbe la presenza di
ebrei nei posti pi importanti della vita nazionale. Gli ebrei in realt
occupano i posti pi elevati perch pi utilitaristi e capaci di organizzarsi
in societ di mutuo soccorso come la massoneria.
Ancora il "Corriere della Sera" promuove una delle numerose
inchieste sulla questione ebraica. L'indagine si sviluppa alla fine del mese
di agosto, sulla base delle "rivelazioni" di due giornalisti inglesi sulla
guerra di Spagna. Il libro Arena Spagnola, cui il quotidiano fa riferimento,
ha il "merito" di riproporre e schematizzare gli argomenti antisemiti pi
diffusi anche dalla propaganda fascista. Gli autori del libro, W. Foss e C.
Gerhaty, considerati due eroi per le vicissitudini che avrebbero
accompagnato il loro lavoro, attribuiscono tutti i mali del mondo all'Idra
dalle mille teste: gli ebrei . Forse in onore dei due giornalisti britannici,
10
115
L'antisemitismo non esiste per se stesso, ma una naturale reazione che si
manifesta dove e quando si sviluppa il semitismo.
116
un'"alleanza satanica" che non agisce allo scoperto, ma assume diverse
immagini secondo le circostanze .
11
117
Il 3 settembre il "Popolo d'Italia" dedica l'intera prima pagina
all'esclusione dei professori e degli studenti ebrei dalle scuole statali e
private. L'attenzione all'aspetto educativo e culturale sembra confermare
l'intenzione del regime fascista di completare la totalitarizzazione dello
Stato. Con il pretesto di liberare il mondo della cultura da ogni influsso
"giudaico" si vuole infatti dare alla scuola "un carattere ed una funzione
assolutamente e perentoriamente nazionali, epurandola di ogni elemento
equivoco e facendone uno strumento all'esclusivo servizio della patria
imperiale". Il "Corriere della Sera" parla di Decisa azione razzista contro
l'invadenza giudaica, riprendendo un articolo del "Tevere" sulla possibilit
eventuale di assimilare gli ebrei. Per gli ebrei la cittadinanza " una falsa
carta d'identit". Infatti l'ebreo deve dimostrarsi cittadino del paese che lo
ospita, altrimenti perseguito dal Codice. Ma un ebreo non pu essere
italiano perch
la partecipazione dell'ebreo ai fatti della Nazione che lo ospita sempre
occasionale, fortuita e in ogni caso ispirata a motivi che non si identificano mai,
ma soltanto coincidono, coi fini che la Nazione persegue .
13
118
Dichiarazione sulla Razza del 6 ottobre salutata con entusiasmo da tutta
la stampa italiana. La nuova politica trova naturalmente in Virginio Gayda
uno dei pi accesi sostenitori. Nell'articolo Separazione dell'8 ottobre,
Gayda sottolinea la decisione e la risolutezza del fascismo, i cui ultimi
provvedimenti sono il logico coronamento di una lunga e tenace politica
demografica. I caratteri generali della legislazione sono individuati
nell'assenza di qualsiasi carattere persecutorio, ma allo stesso tempo
nell'intransigente volont di preservare la razza italiana dal contatto con
altre razze. Le misure italiane, "separando nettamente i rappresentanti
della razza ebraica dalle funzioni dello Stato e dal corpo della vita della
Nazione italiana, non importano alcuno spirito offensivo e alcuna pratica
persecutoria". Il commento del "Popolo d'Italia" riassume la posizione del
regime fascista in materia di razza. L'articolo Tavole fondamentali del
razzismo fascista precisa che il problema ebraico non che un aspetto di
un problema di carattere pi generale. La razza ebraica l'unica razza non
italiana di una certa entit ed influenza presente nella penisola, a diretto
contatto con il popolo italiano. Nonostante l'ebraismo sia sempre stato
l'animatore dell'antifascismo, le decisioni del Gran Consiglio sarebbero
improntate alla massima umanit e giustizia. Il fascismo avrebbe come
unico obiettivo la difesa della razza italiana dall'influenza deleteria della
razza ebraica, la cui concezione politica-religiosa-sociale contrasta con
quella fascista. L'ipocrisia di queste affermazioni viene rilevata perfino dal
Ministero, che, con una nota del 10 ottobre, comunica: "I giornali hanno
usato troppo sentimentalismo nei confronti dei provvedimenti razziali del
Gran Consiglio. Riprendere un tono pi sostenuto" . Merito di questi
14
119
"concezione" di vita ebraica contrasta con quella fascista, allora la
"psicologia" ebraica appare pericolosa perch diversa da quella dominante:
(Al di l) della concorrenza economica, del disagio...noi ci preoccupiamo
innanzitutto del pericolo spirituale e dell'insidia politica che il movimento giudaico
rappresenta .
15
continua
negazione,
un'intolleranza,
lungo
andare,
un
15Logico
120
clamore l'annuncio dell'arresto di Renato Sacerdoti, pubblicato dalla
stampa il 7 ottobre. Sacerdoti, personalit di spicco della capitale,
accusato di essere a capo di un'organizzazione specializzata nel
contrabbando di valuta. L'amore per il lucro e la propensione alla truffa
degli ebrei sono ovviamente messi in risalto dagli articoli che seguono,
giorno dopo giorno, l'evolvere della vicenda. Oltre alle imprese della
"banda Sacerdoti", ben presto vengono segnalati altri traffici di valuta fra
l'Italia e la Svizzera, "colpi di mano" di commercianti ebrei fuggiti in
Palestina, truffe ai danni di "ingenue signore", costituzioni di societ
anonime per aggirare la legge, scoperte di "criminose sedi giudaiche" in
cui si fabbricano passaporti falsi e persino la notizia di un furto di ebrei ai
danni di altri ebrei. Il 17 ottobre viene dato molto rilievo all'arresto di
Eugenio Colorni, definito il "tipico rappresentante dell'ebraismo
internazionalista" dal "Popolo d'Italia". Colorni era colpevole di essere alla
testa di "cellule antifasciste" e di mantenere "rapporti di natura politica con
altri ebrei residenti in Italia e all'Estero". Uno di questi contatti era
individuato nell'ex deputato Dino Philipson, "losca figura" e complice della
"criminosa attivit" di Colorni a Trieste. In realt i due arresti, avvicinati
per dimostrare l'esistenza di un complotto ebraico antifascista, erano
indipendenti fra loro, essendo il primo avvenuto l'8 settembre a causa
dell'attivit socialista di Colorni. La Nota del Ministero tuttavia
comunicava:
I giornali commentino il comunicato Stefani sull'arresto del prof. Colorni ponendo
in rilievo che le attivit svolte da lui e dagli altri rimontano ad un periodo
antecedente a quello nel quale fu agitato in Italia il problema della razza. Il Colorni
e gli altri non meritano quindi alcuna piet .
18
18Cit.
121
L'indicazione dell'esistenza di un complotto ebraico antitaliano
giustificava a posteriori l'emanazione delle norme previste dalla
Dichiarazione sulla Razza e nello stesso tempo permetteva al "Popolo
d'Italia" di ammonire, lo stesso 17 ottobre, che alcune concessioni fatte
agli ebrei
potevano
essere
"annullate
aggravate
seconda
122
L'azione fascista resta fedele a se stessa. Essa arriva, talora con qualche ritardo,
ma arriva sempre.
19
19I
123
"scientifico" della propaganda razziale, usciva nelle edicole il 5 agosto
1938.
Sin dall'inizio la rivista si propone di dimostrare che "la scienza con
noi", sottolineando l'interesse per un razzismo "biologico" pi che
"spirituale". Tuttavia il primo numero si dibatte in una serie di
contraddizioni. La prima preoccupazione quella di smentire i pretesi
atteggiamenti filosemiti del regime. Il fascismo in realt seguirebbe una
politica razzista da sedici anni, ma solo la conquista dell'Impero avrebbe
posto in essere la necessit di provvedimenti legislativi che evitassero la
confusione fra la "razza" italiana, appartenente al gruppo degli
indoeuropei, e le altre razze, fra cui gli ebrei. Gli stessi ebrei sono stati da
sempre promotori del razzismo, considerandosi razza diversa e superiore
rispetto a tutte le altre. Malgrado la politica tollerante del regime, essi
hanno costituito lo stato maggiore dell'antifascismo. Proprio questa accusa
ripresa per giustificare il diverso atteggiamento di Mussolini rispetto ai
suoi colloqui con Ludwig del 1932. In quella occasione il duce aveva
affermato che l'antisemitismo non esisteva in Italia, ma dal 1932 sarebbe
sorto il "semitismo" nel mondo, che avrebbe dimostrato in pi occasioni, a
partire dall'appoggio alla politica sanzionistica, la sua avversione per il
fascismo ed il nuovo "Impero di Roma". L'Italia fascista diversa
dall'Italia di ieri, che poteva ignorare l'antisemitismo: secondo Interlandi
bisogna chiarire agli italiani l'"irrevocabile necessit" del razzismo, contro
la minaccia degli ebrei per la societ umana.
I primi articoli della rivista sembrano chiaramente abbracciare la tesi
del razzismo biologico. Guido Landra, uno dei firmatari del Manifesto, in
Eredit biologica e razzismo afferma che gli uomini non sono
biologicamente tutti uguali fra di loro, mentre Marcello Ricci scrive che
124
"l'eredit biologica consiste nella trasmissione dei caratteri morfologici e
fisiologici delle specie degli ascendenti". Citando le leggi di Mendel, Ricci
afferma che tutte le caratteristiche di un individuo sono gi presenti
nell'uovo fecondato,
Ricci, Eredit biologica e razzismo, "La Difesa della Razza", anno I, no. 1.
ivi, La borghesia e la razza, s.f.
125
italiano, propone la distinzione fra popoli ariani/indoeuropei e
camito/semitici. Tale distinzione ha le sue basi in differenze culturali, ma
soprattutto in differenze razziali. Gli Arii avrebbero occupato l'Italia al
primo apparire della civilt dei metalli, e da allora la composizione
razziale non avrebbe subito grandi mutamenti perch i movimenti
migratori, anch'essi di origine ariana, erano facilmente assimilati. Gli ebrei
hanno caratteristiche ben precise della razza semita: naso, sporgenza della
faccia, occhi a mandorla, capelli scuri e spesso crespi o ricci, statura
mediocre, modo inconfondibile di muoversi e di parlare. Compito del
razzismo fascista, che si propone come differenzialista e non gerarchico,
essendo "contrario alla distinzione fra razze inferiori e superiori", reagire
contro tutte le forme di alterazione della civilt italiana. Gli elementi
razziali eterogenei, come gli ebrei, contribuirebbero infatti a rompere la
perfetta armonia di una razza pura.
I caratteri fisici peculiari di ogni razza sono ripresi da varie tabelle,
che si propongono di dimostrare le differenze razziali gi presenti nei
primissimi mesi di vita embrionale. Appare chiara l'intenzione di
condizionare anche il razzismo italiano al rispetto delle leggi
dell'ereditariet.
Nel terzo numero tuttavia si ripropone la sostanziale diversit di
vedute fra il direttore Interlandi e Guido Landra. Interlandi infatti,
dedicando il suo editoriale alle leggi sulla scuola, sottolinea come il
problema razziale sia una necessit biologica ma allo stesso tempo
un'esigenza spirituale. La scuola e la cultura sono stati i tradizionali canali
della conquista ebraica dell'Italia, per cui la "difesa della razza" comincia
dal fronte dello spirito, sul terreno della cultura. La razza italiana ha i suoi
tratti biologici inconfondibili, ma deve anche lottare per riacquistare le
126
qualit spirituali che gli ebrei le hanno fatto smarrire. Nello stesso numero
Landra continua la sua analisi dei tratti fisici della razza italiana, attraverso
lo studio della capacit cranica ("Naturalmente esiste una differenza nelle
capacit tra l'uomo e la donna, e questo in tutte le razze"), e dei tratti
somatici, concludendo che il tipo italiano pi caratteristico risulta essere
biondo con gli occhi chiari. Giuseppe Lucidi, a sua volta, propone una
"dottrina del sangue" con caratteristiche diverse da quella evoliana, perch
intesa come "affermazione della materia sullo spirito, rinascita selvaggia
dell'oscura voce dell'istinto, ed affermazione di un nuovo paganesimo".
Secondo Lucidi il concetto di razza puramente biologico ed quindi
basato "su altre considerazioni che non i concetti di popolazione e nazione,
fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose".
I mesi successivi vedono "La Difesa della razza" schierarsi in modo
sempre pi netto su posizioni pseudo-scientifiche di stampo tedesco.
Attraverso lo studio delle malattie ereditarie, scale metriche e statistiche si
vuole dimostrare che il miglioramento della razza italiana potrebbe essere
inficiato da "incroci ed imbastardimenti", secondo l'affermazione del Gran
Consiglio. Ancora Lucidi afferma, nell'articolo Purezza ed unit di sangue
nella razza italiana, apparso nel numero 6 della rivista, che il sangue viene
ereditato secondo leggi ben determinate: "Il substrato biologico
dell'individuo ha caratteristiche definite individuali e di razza". L'identit
fondamentale del sangue la legge da cui nascono "le misteriose affinit
elettive che uniscono i singoli in un popolo e fanno veramente di pi
individui una nazione".
Appare in queste parole sempre pi evidente l'artificiosit della
distinzione tra razzismo dello "spirito" e materialista, e soprattutto la
127
difficolt di sostenere una dottrina italiana autonoma in materia di
antisemitismo.
Accanto agli articoli "scientifici", ben presto la rivista utilizz gli
usuali luoghi comuni antiebraici. Spunti antisemiti vennero ricercati nella
romanit classica, mentre gli stessi scrittori ed artisti italiani vennero
tacciati di antisemitismo, con evidenti forzature e distorsioni. Accadde
allora che Benedetto Croce venisse definito antisemita perch aveva
rimproverato ad alcuni filosofi ebrei di sostenere l'illuminismo razionalista
del 700 e di non aver compreso lo storicismo; Leopardi, poeta razzista, in
quanto in qualche passo dello "Zibaldone" avrebbe criticato alcuni aspetti
della mentalit ebraica; Leonardo, pittore antisemita, dato che nell'"Ultima
cena" avrebbe attribuito a tutti i visi degli Apostoli i tratti "ebrei tipici ed
inconfondibili".
Sulla base dello spoglio analitico della stampa fascista che abbiamo
sin qui condotto, cerchiamo ora di trarre qualche conclusione generale
sulle caratteristiche della propaganda antisemita sui giornali fascisti.
Durante la campagna antiebraica, la stampa fascista si riconferma
strumento di un progetto politico funzionale agli interessi dello Stato. Tutti
i giornalisti si sentono impegnati in prima linea nella nuova battaglia del
regime, si considerano militanti di un importante servizio pubblico,
responsabili all'interno di un meccanismo unitario.
Le caratteristiche del giornalismo fascista sembrano essere la
selezione acritica delle notizie e la loro manipolazione essenzialmente
128
politica, mentre il linguaggio si caratterizza per il carattere rituale, la
ripetitivit delle espressioni e la retorica degli slogans. Proprio questa
particolare forma di linguaggio ci consente di analizzare il risultato delle
propaganda in termini di rapporto fra coazione e consenso. Come ha infatti
sottolineato Mario Isnenghi,
non spiegheremo e non ci daremo ragione del grado di riuscita di questa campagna
pedagogica di stato dichiaratamente intesa a fare gli italiani o a rifarli in senso
storicamente rinnovato, tenendoci fuori dai parametri che sono loro propri:
massificazione, semplificazione, formalizzazione, ritualizzazione, traduzione in
linguaggio catechistico e chiesastico .
22
129
24M.
25Ibid.,
130
La pubblicistica periodica mantiene invece, pur nei limiti
dell'adesione al regime, una sua relativa autonomia, soprattutto nei giornali
giovanili e nelle riviste letterarie:
Quanto al rapporto tra quotidiani e riviste si pu formulare l'ipotesi che la
pubblicistica periodica, folta e dispersa, sia il gran sottobosco che il regime
conserva come valvola di sicurezza per le esercitazioni ideologiche, le nostalgie, le
istanze, i dibattiti di categorie emarginate dal potere reale, per motivi sociali,
politici o di generazione...; mentre ai quotidiani verrebbe richiesta una maggiore
compattezza e ufficialit, in vista delle diverse funzioni, che per un quotidiano
sono di aggregazione di pi larghe masse tramite una forma di educazione
collettiva degli adulti. Schematizzando: a) le riviste servono il regime
organizzando il dissenso; b) i quotidiani lo servono organizzando il consenso .
26
pag. 190.
M. Addis Saba, Giovent italiana del Littorio. La stampa dei giovani nell'Italia
fascista, Milano, Feltrinelli, 1973, pag. 200.
27Cfr.
131
extraterritorialit...(L'antisemitismo) si adattava cos bene a tante problematiche
locali perch non era causalmente connesso con nessuna di esse .
28
creazione
dell'immagine
di
un
"italiano
nuovo",
in
132
la
la
razziale.
Attraverso questo modello l'ebreo poteva essere rappresentato
come incarnazione di tutto ci che veniva avversato, temuto o disprezzato. Egli
risultava un portatore del bolscevismo, ma, abbastanza curiosamente, era nello
stesso tempo un difensore dello spirito liberale delle corrotte democrazie
occidentali. Sul piano economico era contemporaneamente capitalista e socialista.
Veniva accusato di indolente pacifismo ma, per una starna coincidenza, era anche
un eterno fomentatore di guerre .
30
133
propaganda nazionalista, fungono da monito per la loro condizione di
"eterni" perseguitati.
Lo stereotipo che si diffonde con pi facilit quello della
"cospirazione internazionale" che mira al dominio ebraico mondiale. La
raffigurazione degli ebrei quella tipica di
un lite sovranazionale, un potere invisibile mimetizzato dietro tutti i poteri
visibili, un burattinaio nascosto responsabile di giochi del destino .
31
31Z.
134
135
principale della propaganda fascista risulta quindi essere la battaglia contro
questa concezione del mondo, inconciliabile con la propria.
Se H. Arendt ha sostenuto che l'antisemitismo stato utilizzato
politicamente per combattere lo Stato , l'analisi della propaganda fascista
34
34Cfr.
35T.
136
Secondo R. Bastide, il pregiudizio appare sempre "come un atto di
difesa" di un gruppo dominante contro un gruppo dominato o di
giustificazione di uno sfruttamento" . Solo attraverso l'identificazione
36
36Cit.,
137
essere efficace, da un corpus di norme legislative che approfondissero la
separazione fra gli ebrei ed il resto della popolazione, ma che soprattutto
dimostrassero che le misure restrittive colpivano gli Altri, non avendo
nessuna influenza sulla vita quotidiana della maggior parte della
popolazione. Per questo motivo il fascismo si dedic in modo accurato alla
precisazione di chi fosse realmente ebreo, anche attraverso contraddizioni
e ripensamenti: l'affermazione cos netta della "diversit" consentiva infatti
una presa di coscienza per i restanti cittadini italiani, razzialmente "puri" e
con alcune sicurezze morali in pi.
In ogni caso la propaganda stata essenziale per lo sviluppo di un
antisemitismo funzionale alle necessit del regime, soprattutto perch i
suoi meccanismi hanno permesso l'accettazione acritica da parte,
presumibilmente, di larghi strati della popolazione. Per raggiungere questo
risultato la propaganda ha spesso utilizzato processi inconsci ed
emozionali, facendo appello a pregiudizi diffusi e creandone di nuovi. Gli
stereotipi sono generalmente ripetuti e "sacralizzati", mentre il linguaggio
propone immagini contraffatte. In questo modo, per raggiungere un
obiettivo concreto (la totalitarizzazione dello Stato, la dissoluzione
dell'individuo in un'entit collettiva, l'assolutizzazione della comunit
d'appartenenza), il fascismo non esita ad utilizzare concetti irrazionali.
In
definitiva
dell'universalismo.
il
rifiuto
degli
ebrei
si
traduce
in
rifiuto
138
CAPITOLO 0
UNA POLEMICA COSENTINA SULLE LEGGI RAZZIALI
Nelle pagine che seguono cercher di dimostrare come la stampa
locale, nel caso specifico quella cosentina, abbia avuto un ruolo importante
nella costruzione e nella diffusione del pregiudizio antisemita. La prima
impressione che la propaganda locale abbia utilizzato temi altrettanto
rozzi e plateali di quelli della stampa nazionale, quasi ad alimentare il
paradosso di un "antisemitismo senza ebrei" di cui la storiografia si
ampiamente occupata. Ma un'analisi pi accurata permette di individuare
posizioni pi sfumate, che culminano in un caso di opposizione aperta alle
posizioni del regime. La stampa cattolica locale, soprattutto, si distingue in
un primo momento per la sua condanna decisa del razzismo fascista, salvo
poi a convertirsi ad una linea di imbarazzati silenzi e stentate deplorazioni.
Il giornalismo calabrese degli anni '30 non offre un panorama
particolarmente vivace. I quotidiani sono sempre pi simili a fogli d'ordine,
e l'assoluta assenza di dialettica caratterizza la stampa locale in modo
ancora pi accentuato di quanto non avvenga a livello nazionale. Tuttavia
un primo spoglio dei tre pi importanti fogli cosentini del periodo - "Parola
di Vita", "Cronaca di Calabria" e "Calabria fascista" - e del "Bollettino
Ufficiale dell'Archidiocesi di Cosenza", offre alcuni spunti interessanti, e
139
soprattutto rivela una polemica accesa fra il primo periodico, organo della
Curia arcivescovile, e la federazione provinciale del fascio, che ha in
"Calabria fascista" la sua diretta espressione. Bisogna sottolineare inoltre
che il GUF di Catanzaro ebbe un ruolo di primo piano nell'appoggiare la
campagna razzista del regime, riconosciuto dalla stessa stampa nazionale .
1
140
impegnato nella campagna antiebraica. Nonostante Ruggero Zangrandi
abbia visto in quest'ultimo giornale un'espressione di anticonformismo ,
3
sembra piuttosto che "Calabria fascista" sia in prima linea nella polemica
antisemita, e che il suo tono pesantemente squadristico ed intimidatorio
abbia seguito l'orientamento della stampa nazionale pi radicale.
Il "Bollettino", redatto personalmente dall'Arcivescovo del periodo,
mons. Roberto Nogara, condanna esplicitamente le teorie razziste del
nazionalsocialismo, e la politica del Terzo Reich verso la Chiesa in
Germania. Il mensile pubblicher integralmente, nel maggio 1937,
l'enciclica Mit Brennender Sorge di Pio XI, sottolineando in questo modo
l'immagine negativa del nazismo negli ambienti ecclesiastici. Ma accanto a
queste posizioni manca, anche sulla stampa cattolica cosentina, ogni
riferimento diretto all'antisemitismo ed alle persecuzioni naziste nei
confronti degli ebrei. La polemica spesso rivolta verso i fondamenti
biologici del razzismo nazista, mentre la questione ebraica rimane in
secondo piano. Il nazismo veniva attaccato nella sua pretesa di sostituirsi
alla Chiesa cristiana, diventando esso stesso una religione. Tuttavia il
razzismo nazista si manifest soprattutto come antisemitismo, ma la
Chiesa sembr non accorgersene. E' in questa prospettiva che risalta la
figura di don Nicoletti, che riserver a tale questione uno spazio non
marginale, con toni lontani da ogni cautela. L'appoggio personale
dell'Arcivescovo, che aveva affidato a don Nicoletti importanti incarichi
nonostante le sue palesi posizioni antifasciste, sar inutile proprio in
occasione della polemica sulle leggi razziali, ancora a sottolineare
l'importanza che il regime attribuiva a tale svolta politica. Nicoletti
rappresentava un pericolo non solo come direttore di un giornale, la cui
3Cfr.
141
diffusione era comunque limitata, ma soprattutto come tramite fra il clero
ed il laicato, in quanto dirigente dell'Azione Cattolica e soprattutto del
Movimento Laureati, nel quale, come ha notato Pietro Scoppola,
"soprattutto...and maturando questo nuovo antifascismo di ispirazione
religiosa" .
4
142
materiali ed ideali, pratiche e spirituali, da quegli intrugli di razze incrociate che
lanciano per il mondo gli ibridi che si chiamano mulatti e meticci, i quali nella
razza umana rappresentano una sottospecie che mina alle basi ogni legittimo e
necessario orgoglio di supremazia biologica ed etnica della razza che ebbe da Dio
la sublime missione del suo eterno progredire.
143
Nathan e il ceto dei numulari", ovvero gli ebrei, detentori ormai indiscussi
del potere finanziario.
La recensione del libro di Paolo Orano, Inchiesta sulla Razza, del 27
dicembre, offre l'occasione anche a "Cronaca di Calabria" di riprendere i
consueti luoghi comuni del razzismo fascista, la cui intransigenza deriva
dalla necessit di combattere il sionismo. L'antisemitismo sarebbe infatti
un'"inevitabile necessit", risultato dell'arroganza del semitismo. Questa
arroganza rivolta anche verso la vita, la storia, la civilt di quegli stati in
cui gli ebrei hanno vissuto, profittandone e assicurandosi il predominio
economico, intellettuale, culturale e finanziario.
Il numero del 31 dicembre si apre con l'articolo di Alfio Pisani Il
problema razziale. Secondo l'autore
la Rivoluzione fascista Rivoluzione spirituale, che ripristina i valori della gente:
morali, fisici, etnici e religiosi...In questa palingenesi di un popolo, che ha ritrovato
se stesso e si svolge nella coscienza alta, forte e profonda del suo destino, non
possono rimanere elementi eterogenei allo spirito, al genio, alla mentalit di esso,
elementi cio che non possono essere assimilabili in questo rinnovamento stesso. E
tali sono gli elementi giudaici.
144
un razzismo originale negli intenti, nel processo e nei limiti...fenomeno di
Romanit contro ogni tentativo di imbastardimento della stirpe. Ne uscir l'italiano
puro, erede di Roma: l'italiano di Mussolini.
145
risultato di tendenze diverse e di varia solidit, che solo in piccola parte si
possono ricondurre su un terreno scientifico. Nel libro di Evola la storia
concepita dinamicamente
non come lo sviluppo dell'umanit al singolare, ma come scopo e lotta fra la
"verit delle diverse razze umane e soprattutto come una vicenda movimentata, al
centro della quale sta il destino della razza "aria" originaria...Il razzismo si
trasforma in mito sociale e nazionale.
146
confermato dalla vittoria in Russia del comunismo, formato al 99% da
ebrei, dalle insurrezioni bolsceviche in tutto il mondo, dalla prepotenza
delle democrazie, dalla recessione economica, dal ritorno dell'ebraismo in
Palestina, dalla creazione del "supergoverno" della Societ delle Nazioni,
controllato da ebrei e massoni. Il pericolo dell'ebraismo definito
"gravissimo" ed il contenuto dei Protocolli "ed il loro carattere davvero
profetico ne fanno lo specchio fedele dell'essenza e della volont ebraica".
Profeticamente Carratelli conclude:
In Italia l'ebraismo non desta serie preoccupazioni e ci perch il fascismo fa
buona guardia e se domani dovesse accorgersi che i 40000 ebrei residenti nel
Regno fossero strumento dell'internazionale ferocemente coalizzata contro di noi,
non tarderebbe a spezzarne ogni azione con audacia ed impeto rivoluzionario.
147
biologico. Dal momento che esiste una razza italiana, mantenutasi inalterata
durante almeno dieci secoli, evidente che abbiamo il dovere di difenderla e
presidiarla e, insieme,...il diritto di andarne orgogliosi.
148
reazione suscitata in quegli ambienti il segnale pi evidente che il
fascismo ha colto nel segno:
Una Rivoluzione, infatti, non sopporta ostacoli sul suo cammino e molte volte i
suoi scopi e i suoi bersagli si precisano attraverso la polemica dei suoi avversari.
149
E' opportuno notare che, paradossalmente, la stessa pagina
dell'articolo ospita in un riquadro la frase "La questione del razzismo in
Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza
intenzioni filosofiche o religiose".
L'intero mese di agosto di "Calabria fascista" comunque dedicato,
in osservanza alle direttive del Ministero, alla ripresa di discorsi e scritti di
Mussolini sulla questione razziale ed alla promozione de "La Difesa della
Razza". Il conformismo del giornale, e la sua pronta adesione alla battaglia
antisemita, sono premiati dal "compiacimento del Duce", espresso da un
telegramma di Alfieri pubblicato il 28 agosto. "Calabria fascista", secondo
il ministro, "ha dimostrato bene interpretare superiori direttive circa
problema razziale". Le superiori direttive stimolano articoli sempre pi
grotteschi in cui il razzismo fascista visto come necessit di "legittima
difesa" del regime. Si citano infatti brani del Talmud e di scrittori ebrei che
confermerebbero l'odio di Israele verso gli altri popoli, mentre i minacciati
boicottaggi degli ebrei di altri paesi sono l'occasione per sottolineare che il
fascismo "ha avuto ragione" .
5
monolitica
dello
Stato,
la
realt
di
una
completa
150
carte migliori, di un peso che diveniva sempre pi pericoloso...Il fascismo uno
col concetto di Patria e coll'espressione del popolo; Patria, Popolo e Fascismo
formano cio delle unit inscindibili. Non come il bolscevismo che tenta tutte le
infiltrazioni e tutti i processi dissolvitori...Ecco perch tra noi e gli ebrei, i quali
rappresentano un nucleo precipuo del settarismo sovietico, doveva fatalmente
intervenire una resa dei conti.
151
regime che si proponeva come obiettivo l'assoluta identit fascista/italiano,
liberarsi dagli ebrei significava quindi curare una "malattia sociale" pi
che una ferita alla purezza della razza.
Ma l'8 ottobre soprattutto il giorno dell'attacco alle posizioni
antirazziste di "Parola di Vita", impersonate dal direttore Luigi Nicoletti.
La rubrica Faretra ospita un durissimo articolo, che prende spunto dal
mancato rilievo dato dal giornale della Curia agli avvenimenti di Monaco,
ed al ruolo svolto da Mussolini nella Conferenza. L'articolo Mentalit
antifascista un nuovo attacco politico contro un presunto oppositore del
regime: l'autore rileva, "senza per alcuna meraviglia", che nel numero del
30 settembre di "Parola di Vita" non si "sentito il bisogno" di parlare
dell'opera del duce per la salvezza della pace. Il "giornaletto cattolico",
attraverso una "prosa a doppia faccia" e titoli ambigui, "ha voluto tacere di
proposito" dell'opera "geniale" di Mussolini, che al contrario avrebbe
riscosso l'ammirazione dei pi alti prelati cattolici. Don Nicoletti avrebbe
relegato in seconda pagina persino il messaggio del Papa ed in fondo ad
una rubrica, dal titolo ambiguo Alla rinfusa, i risultati della conferenza di
Monaco. Secondo "Calabria fascista" in questo modo Nicoletti ha rivelato
lo stesso spirito e gli stessi fini dei compagni bolscevichi. Dimostrando
per pi astuzia: mentre comunisti ed ebrei, ancora una volta sconfitti,
sfogano la loro rabbia, il direttore di "Parola di Vita" minimizza la portata
degli eventi e la vittoria di Mussolini con il silenzio. Cos prosegue
l'attacco a Nicoletti:
Ma ci che noi oggi vogliamo rilevare non soltanto l'ipocrita solidariet
dimostrata dal direttore di "Parola di Vita" coi lividi guerrafondai delle varie
internazionali comuniste, giudaiche, massoniche che sperano, attraverso la guerra,
di distruggere il Fascismo...ma anche il fatto non trascurabile che alla direzione di
un giornale cattolico che si pubblica nel tempo fascista, di un giornale che
dovrebbe portare nelle famiglie la parola serena della concordia, della pace, della
152
giustizia, vi sia un uomo a tutti noto per il suo passato di avversario del Fascismo,
un uomo che si dimostra contrario alla stessa morale cattolica, un uomo che,
sentendosi sicuro sotto la veste di religioso, continua tuttora a svolgere attraverso
il giornale che gli stato affidato dalle autorit ecclesiastiche opera settaria e di
denigrazione all'indirizzo di quel Regime che ha posto la religione di Cristo
all'apice della vita nazionale e ha fatto del popolo italiano un popolo di credenti e
di devoti.
6Fra
gli articoli apparsi nel 1935, i pi importanti sono sicuramente L' iniqua parabola
di F. Sorbaro (1 marzo); Il neo-paganesimo germanico, non firmato (11 marzo); Neopaganesimo di L. Nicoletti (23 marzo); Apoteosi di forti dello stesso Nicoletti (29
maggio).
153
Lo stesso Ricci, nell'articolo Il Vaticano ed il Terzo Reich del 10
marzo 1936, richiama le parole di S. Paolo ("non v' pi n Giudeo n
Greco, n servo n libero") per affermare che
le distinzioni etniche e nazionali non possono rivestire un carattere assoluto e che
perci ridicolo parlare di superiorit e di privilegi di razza.
8L.
154
Dio ha dato i suoi comandamenti in maniera sovrana, comandamenti indipendenti
da tempo e spazio, da regione e razza ...Rivelazione in senso cristiano significa la
parola di Dio agli uomini. Usare questo stesso termine per suggestioni provenienti
dal sangue e dalla razza, per le irradiazioni della storia di un popolo , in ogni
caso, causare disorientamento .
9
10
Nel giugno 1937 appariva sul "Bollettino" il testo del decreto con cui
si inseriva nell'Indice dei libri proibiti Il razzismo di G. Cogni, seguito dal
commento dell'"Osservatore Romano". Una nota dell'Arcivescovo chiariva
che tale commento veniva riportato perch "i nostri Sacerdoti conoscano
sempre meglio l'aberrazione di certe dottrine". L'atteggiamento di mons.
Nogara appare chiaro: non potendosi schierare direttamente contro il
fascismo e la sua politica, manifesta comunque il suo dissenso attraverso
la pubblicazione di articoli dell'"Osservatore Romano" e degli scritti del
Papa, autorevoli ed inattaccabili persino dal regime. Questo accorgimento
sar utilizzato anche nel 1938:
Affinch i nostri sacerdoti conoscano le aberrazioni a cui giunge la nuova teoria
germanica della razza e del sangue, riportiamo dall'"Osservatore Romano" il
seguente articolo che preghiamo di leggere seriamente .
11
9La
155
Gli attacchi di "Parola di Vita" e del "Bollettino" non cambiano
quindi tono neppure quando l'alleanza fra il fascismo ed il nazismo diventa
pi solida.
Il richiamo pi frequente rivolto al pericolo che il cattolicesimo
corre in Germania, a causa delle espressioni sempre pi diffuse di
materialismo nella politica culturale nazista, materialismo che richiama
direttamente le riforme bolsceviche . Lo spazio concesso dal "Bollettino" e
13
156
religione nella sua sfera di competenza. Ma il cattolicesimo non pu
ridursi alla sola liturgia: se vero che il cristianesimo non deve
confondersi con la politica, anche vero che
non si pu fare della Chiesa un dicastero coreografico dello Stato...Se lo Stato
fosse cristiano ed agisse da cristiano, non ci sarebbero conflitti possibili.
157
Un cristiano non pu in coscienza accettare la persecuzione degli ebrei
perch
l'antisemitismo nato dall'odio, dalla gelosia e dall'ignoranza, sentimenti che
ciascun cristiano deve condannare, principi che non possono costituire una base
razionale per una politica nazionale.
dallo
sgomento
per
la
diffusione
di
"dottrine
16Otto
158
Anche dopo la pubblicazione del Manifesto non si placa la polemica
di Nicoletti e del suo giornale. Il 30 luglio un trafiletto afferma che la
kultur tedesca
scesa al ruolo del pi disonesto ciarlatanismo, la dottrina del primo popolo del
mondo un'impostura, una specie di stupefacente che stordisce e inebetisce gli
spiriti, creando automi.
159
riferimenti specifici alla situazione italiana, venne pronunziato da Pio XI il
29 luglio del 1938 di fronte agli alunni di Propaganda Fide, in cui il Papa
affront il tema del razzismo affermando che il genere umano era "una
sola, grande, universale razza umana...Ci si pu quindi chiedere come mai,
disgraziatamente l'Italia abbia avuto bisogno di andare ad imitare la
Germania" . I ministeri dell'Interno e della Cultura Popolare vietarono la
17
17La
parola del Santo Padre agli alunni del Collegio di Propaganda Fide: la Chiesa
Cattolica nella vita e nell'azione, ibid., settembre 1938, pp. 266-7.
18Cfr. G. Miccoli, op. cit., pag. 185.
19Sentire cum Ecclesia, in "Bollettino Ufficiale dell'Archidiocesi di Cosenza",
settembre 1938, pag. 276.
20Circa il discorso del S. Padre sulla Chiesa Cattolica nella vita e nell'azione, ibid.,
pag. 286.
160
Ancora non compare un'esplicita condanna dell'antisemitismo
fascista: gli accenni alla persecuzione antiebraica sono pochi e
generalmente ambigui, mentre risalta la preoccupazione di non confondersi
con la propaganda dell'"ebraismo internazionale" . Il Papa avrebbe fatto
21
21Cfr.
161
Nicoletti del 30 settembre, nel suo attacco alle teorie razziste, ben poco
reticente:
Gli Ariani esistono allo stesso grado di consistenza degli Iperborei, dei Lillipuziani
e dei Giganti danteschi: sono, cio, spiritose invenzioni di poeti e di altri sapienti
fantasiosi.
162
dato all'accordo di Monaco, motivo di censura per "Calabria fascista", era
dovuto al fatto che il giornale era stato gi composto: anche in questo
frangente, tuttavia, "Parola di Vita" avrebbe dato prova di "indiscutibile
ortodossia cattolica e fascista". Quasi a confermare queste parole la prima
pagina del giornale era dedicata Al geniale artefice di quest'opera
salvatrice, Benito Mussolini, (al quale) dovuta la riconoscenza
dell'Italia e del mondo.
Questa autodifesa non evidentemente sufficiente per l'articolista di
"Calabria fascista", il quale ricorda il passato di Nicoletti e
la sua attivit politica ai tempi - non cos lontani da essere gi dimenticati - di Don
Sturzo, di Miglioli, delle leghe bianche e dei segretariati del pip.
163
compiuta da Mussolini in favore della pace e scrive che " stata l'opera del Santo
Pontefice che ha frenato e stroncato l'impeto cieco delle passioni e degli odi"
cosa che ci fa immensamente piacere, ma arriva troppo tardi sia per noi che per i
suoi lettori.
Che fosse davvero troppo tardi per Nicoletti si capisce dalla parte
finale dell'articolo, in cui si ricorda al "vecchio e acceso esponente del
Partito Popolare" che gli accordi del 1931 hanno fatto divieto a coloro che
avessero militato in partiti avversi al regime di occupare posti direttivi
nelle organizzazioni cattoliche. In questa prospettiva l'articolista si chiede
se Nicoletti
non ritenga opportuno lasciare la direzione di "Parola di Vita". Per fare della
buona propaganda cattolica ci sono tanti bravi sacerdoti, immuni da vincoli coi
vecchi partiti antifascisti, degli altri sacerdoti che, per la loro indubitabile buona
fede, potrebbero lavorare pi efficacemente e senza dar luogo a sospetti. Lasci
stare la politica il sacerdote professore Luigi Nicoletti. E' un terreno molto
pericoloso per lui.
24Don
Eugenio Romano, che ringrazio per avermi concesso la visione del suo archivio
personale, ebbe un significativo scambio epistolare con don Nicoletti. In una lettera del
20 dicembre 1938 don Romano esprime al suo predecessore la sua "viva, profonda,
filiale devozione e...forte solidariet". Nella stessa lettera don Romano sottolinea
l'importanza della presenza, anche scomoda, di un giornale come "Parola di Vita",
perch, a suo giudizio, " sempre preferibile - nonostante i tempi e appunto per i tempi
che corrono - (che)vi sia una voce che, seppure in sordina, faccia sentire una nota di
verit, apra qualche raggio di luce alle coscienze". La risposta di don Nicoletti, datata
21 dicembre 1938, insieme un'esortazione ed un avvertimento: "L'efficacia della tua
opera dipender dal motivo che ha determinato la Federazione ad attaccarmi. Se
volevano eliminare me per un ripicco personale, tutto andr bene, se invece miravano
all'opera allora bisogna temere che non ti lasceranno far nulla. Spero che la seconda
164
Galatina, in provincia di Lecce. Da questo momento "Parola di Vita"
assumer un tono pi prudente, in linea con le posizioni del regime.
Un articolo del 31 dicembre, Persecuzione e persecutori, estratto di
un discorso del Rettore dell'Universit Cattolica di Washington, giunger
ad affermare che la condanna dei sistemi di governo che ledono i diritti
della persona umana lecita, ma l'opinione pubblica dovrebbe anche tener
conto
delle altre persecuzioni che si fanno per odio antireligioso e dovrebbe condannare
anche quelle. Quando si ignorano le persecuzioni contro i cattolici nella Russia,
nel Messico e nella Spagna e si esterna invece tanta indignazione contro
l'antisemitismo tedesco, si commette non solo un'ingiustizia di palese parzialit, ma
si dimostra anche che chi protesta vuole condannare pi gli autori del male, che la
sostanza del male.
165
sull'educazione e sulla fede dei cristiani. Ma la Chiesa non ha mai inteso di
perseguitarli e non ha mai perseguitato gli ebrei perch di stirpe ebrea...La Chiesa
non ha mutato per nulla la sua disciplina riguardo agli ebrei...La Chiesa da questo
lato tratta gli ebrei come gli eretici e gli scismatici di qualunque genere: anche
questi vuole che per quanto possibile siano isolati dai cattolici: disapprova che essi
contraggano con essi matrimonio, abbiano a coabitare con loro o ad affidare ad
essi l'educazione dei loro figli...La Chiesa vietando al possibile i contatti dei suoi
figli con gli ebrei, li ha sempre benevolmente accolti, se sinceramente bramosi di
convertirsi alla vera fede di Cristo, e, convertiti, sebbene di stirpe ebrea, li ha
sempre trattati come tutti gli altri figli, perch anch'essi creature di Dio, membri di
Cristo, eredi del Cielo .
25
Gli ebrei hanno sempre scatenato i popoli gli uni contro gli altri,
favorendo i dissidi religiosi e dividendoli per mezzo di dottrine miranti alla
distruzione della civilt.
Lo stesso giorno l'articolo Neo-pipismo di Fez Nero riprende la
polemica nei confronti di Nicoletti, ma obiettivo dell'attacco stavolta il
suo articolo Gli Ariani ed il loro inventore. Fez Nero non entra nel merito
delle argomentazioni di Nicoletti, piuttosto riafferma che
sotto il pretesto di una buffissima dissertazione dottrinaria intorno alla parola
"ariano", ancora una volta il giornaletto cattolico tenta di sminuire il pensiero e
l'azione del Fascismo.
25Direttive
166
l'articolista
ribadisce
come
questo
termine
sia
ormai
167
168
Il 5 novembre compaiono sul settimanale altri attacchi, dal tono e dai
contenuti sempre pi volgari. L'articolo Conoscerli bene riprende i
concetti dei Protocolli, auspicando misure sempre pi drastiche contro gli
ebrei italiani, a partire dall'imposizione di un nome comune che
contraddistingua la loro razza. La polemica contro quegli ebrei che
"incautamente" hanno italianizzato il proprio nome: un sotterfugio che non
ha sortito effetti per gli ebrei "perch la puzza l'ha rivelato subito".
Il 12 novembre l'uccisione a Parigi del diplomatico tedesco Van Rath
da parte di un ragazzo ebreo definito "assassinio rituale":
La cricca giudaica, battuta in pieno dalla politica razziale della Germania e
dell'Italia, ricorre alla violenza per sfogare il suo pieno livore. Ancora una volta
Israele si pone contro la pace europea.
169
politica razziale dell'Italia e della Germania, ricorrono alla violenza ed al
delitto...Chi non l'ha ancora capito lo capir presto a proprie spese.
170
L'allarmismo della stampa e dei circoli cattolici sarebbe quindi
ingiustificato, anzi la Chiesa dovrebbe essere grata al fascismo perch
quest'ultimo ha garantito al cattolicesimo un beneficio indiretto in quanto
per essere veramente e profondamente cattolici occorre soprattutto sanit di
mente, quella sanit di mente che precisamente alla base della politica razziale
del Regime.
171
"un giornaletto cattolico della nostra citt". La minaccia, non tanto velata,
quindi per il successore. Si scrive infatti in riferimento a Nicoletti:
Dicono che siamo stati noi a tirargli i piedi. Non vogliamo crederci...Comunque
attenti alla successione.
172
APPENDICE 0
INTRODUZIONE
Le interviste qui riportate, presentate integralmente, sono due
testimonianze
dirette
del
periodo
delle
leggi
razziali,
ma
attualmente
in
pensione,
dopo
aver
guidato
per
oltre
173
174
partecipazione italiana molto importante, e questo arrivava dopo
secoli di discriminazione per cui si credeva di aver trovato un "porto
sicuro", in cui ognuno aveva una Patria con la P maiuscola. Era
molto forte questo sentimento, senza arrivare al nazionalismo
spinto dei fascismi, ma l'idea di sentirti a casa tua nel paese in cui
stai. E la prova di questo che in ogni paese l'ebraismo, pur
mantenendo delle basi identiche, dappertutto sviluppa dei propri
costumi.
Per quello che lei pu ricordare, in famiglia parlavate di quello che
sarebbe potuto succedere?
175
visto. La cosa non era cos facile, e non lo stata fino alla fine della
guerra. Non sar poi facile andare in Palestina, niente mai facile.
La sua esperienza scolastica o quotidiana, prima delle leggi razziali,
l'aveva resa consapevole di una sua presunta "diversit"?
176
casa di una conoscente, che tra l'altro una delle pi grandi
scrittrici
femministe
dell'Italia
di
oggi,
tenuta
in
grande
profondamente
italiani,
soprattutto
quelli
che
177
esercitare e naturalmente cosa potevano fare? Tornare a fare i
rappresentanti porta a porta! E quindi gli ebrei, assetati di denaro,
sanno fare solo i commercianti, ma cos'altro avrebbero potuto fare?
Mio padre fu denunciato dalla cassiera di un negozio che disse cha
aveva raccontato una barzelletta, una volta, e in quanto ebreo
aveva riso "sconciamente". Con tutti i guai che aveva ci fu anche
questa denuncia, che poteva venire dalla persona pi inaspettata,
che lo faceva perch pigliava soldi.
Quando ci fu la politica delle "discriminazioni", quale fu la situazione
della sua famiglia?
178
eravamo tutti piuttosto nevrotizzati, spaventati, angosciati), un clima
di studio molto serio ma anche una strana indisciplina, che poi era
quella che in effetti dava maggiore rendimento. La scuola ebraica
stata un bel ricordo.
Queste scuole furono, per tutta la Comunit, una presa di coscienza
antifascista?
179
costretti a subire la loro identit ebraica, senza conoscerla e senza
saperne niente, dice una grande verit. Nella scuola sono arrivati
ragazzi che sapevano di essere ebrei, perch la famiglia faceva il
digiuno il giorno del digiuno, ma che, per esempio, a Pasqua
potevano mangiare le azzime con il prosciutto. Erano digiuni di
tutto, e c' stato per forza di cose un ritorno ad un pensiero ebraico,
un porsi delle domande, un porle a questi professori. C' stata
quindi una presa di coscienza ebraica. Io non ero tra quelli che non
sapevano proprio niente, ma non ero preparata come posso essere
adesso. Il momento speciale ha anche formato delle amicizie che
sono state molto importanti.
Per molti autori le leggi razziali furono il primo momento in cui gli italiani
si allontanarono dal regime, lei cosa ne pensa?
Io
francamente
non
ricordo
grandi
sbalordimenti.
180
Se io vivevo in una famiglia di antifascisti gli amici erano quelli. I
conoscenti extra, anche le bambine con cui giocavo ai giardinetti, le
ex compagne di scuola, tali erano e tali le ho ritrovate dopo. Non
hanno capito prima, durante e dopo. Non erano nemmeno
scatenatamente fascisti, erano la "zona grigia"; gli scatenati fascisti,
i fanatici, o sono rimasti fascisti in maniera incongrua, oppure sono
diventati fanatici comunisti, perch il fanatismo un dato
caratteriale: tu ti aggrappi a quell'ideologia che ti d modo di essere
fanatico. Non fai il fanatico nel Partito d'Azione, che era un
coacervo di cervelli pensanti, ragionanti, che non contemplavano la
possibilit del fanatismo.
Veniamo al '43...
181
persone cosiddette perbene, che io ogni domenica vedevo andare
a Messa con la famiglia nella Chiesa qui vicino.
Quindi ad un certo punto ce ne andammo in campagna e
siamo stati l in relativa tranquillit (molto relativa, io facevo avanti e
indietro per la scuola, mio padre era in grosse difficolt, era un
periodo di cui riesco a ricordare solo grosse difficolt, portate anche
con estrema dignit e col sorriso, riuscendo a non demonizzare in
massa il resto degli italiani). Poi naturalmente dl 25 luglio le cose
cominciarono a cambiare. Mio padre non si fid di quello che
succedeva in giro. Si diceva che con Badoglio le leggi razziali
erano
decadute,
per...I
perseguitati
politici
uscivano
di
182
perch vero che molti conventi hanno aperto le porte, per si
pagava salato.
Quale fu in generale il rapporto con la Chiesa cattolica, prima e dopo le
leggi razziali?
Prima del Concordato, non so. Era lo stesso rapporto che c'era
con gli altri italiani. La gente perbene gente perbene, i fanatici
sono fanatici. Fra gli ebrei c'erano fascisti scatenati come
antifascisti. Io credo che ad un certo punto fra le persone...c' una
linea trasversale che collega le anime delle persone, non il loro
credo. Quindi potevi trovare aiuto e comprensione da uno che
magari in buona fede era fascista e che per non capiva perch
dovevano violentare una ragazzina. Si potevano trovare degli
improvvisi sprazzi di luce, con dei gesti di coraggio incredibili, e poi
persone colte che neppure se ne accorgevano. Era sempre una
sorpresa, una sorpresa anche pericolosa.
Indubbiamente la Chiesa ha molto aiutato, ci sono state delle
figure splendide. Ma, forse perch i conventi erano poveri e non
potevamo pi pagare, ci hanno mandato via, e sapevano benissimo
dove ci mandavano. E le rette dei conventi, dove si moriva di fame,
erano esorbitanti.
E' l'individuo che conta, e specialmente in condizioni di questo
genere, dove ci vuole una coscienza profonda...E poi c'era sempre
questo fatto: io ti salvo, per tu ti converti. Era rarissimo entrare in
un convento dove non ti chiedessero questa tassa. Ci sono
persone che si sono convertite, se per questo anche subito dopo il
183
1938, per "arianizzare" i figli, che poi non serviva. Accampando
cose tremende, che la nonna aveva avuto un figlio con l'autista,
ecc.
Anche l'ultimo rabbino di Roma, nel momento del pericolo, ha
mollato tutto e se n' andato in Vaticano. Ha lasciato la Comunit a
se stessa in un momento come quello e poi si saputo che si era
convertito. Che si volesse convertire dopo, affari suoi; ma se il
Cristianesimo quello che dice di essere, a maggior ragione
doveva essere l.
Come arrivarono le notizie della razzia del ghetto di Roma?
184
come
loro.
Soltanto
metterci
un
segno
di
185
Questo il senso: non potevi essere completamente avulso da
ci che ti circondava, e nello stesso tempo non potevi cedere alla
pazzia che ti circondava. Questa una sensazione che ti marca in
eterno: il fatto che dai la buonanotte ad una persona e metti conto
che puoi non rivederla l'indomani e che il vicino di casa, che
normalmente ti farebbe le condoglianze, non gliene frega niente,
non s accorge nemmeno che sei vestita a lutto.
Come ha vissuto il "dopo", il reintegrarsi nella Comunit e nella societ?
186
187
Questa cosa degli ebrei stata una di queste, mi sembra, per
non stato come in Germania, dove c' stato un massacro. Poi il
fascismo a Cosenza non era fatto da esaltati, era molto all'acqua di
rose. Non era come a Catanzaro, dove era molto forte. Non ricordo
esattamente come era affrontato il problema delle leggi razziali, a
Cosenza non abbiamo mai sentito il problema. Certo "Calabria
fascista" faceva molto rumore, era un giornale battagliero, lo
conoscevano in tutta Italia. Don Nicoletti si occup del razzismo,
ma non so se stato questo il motivo del suo allontanamento. Per
Nicoletti non si pieg mai al fascismo, su "Parola di Vita" le notizie
su Mussolini venivano ignorate. Quando venne trasferito d'ufficio in
Puglia il vescovo gli espresse la sua solidariet, come tutto il clero.
Ricordo una riunione di Azione Cattolica in cui Nicoletti fu dichiarato
"assente giustificato".
Mi criticarono molto quando assunsi la direzione di "Parola di
Vita", dissero che mancavo di rispetto al mio maestro...per ho
dovuto obbedire al mio vescovo, che mi promise il suo sostegno, e
cos fece, anche se si doveva essere cauti, non si poteva
condannare il fascismo chiaramente. Ci fu un certo sostegno
durante la guerra di Spagna, che era contro i comunisti, e poi
soprattutto nella lotta contro la massoneria, che io considero la
rovina della societ.
C'erano delle cose del fascismo che io ho criticato molto.
Anch'io ebbi una polemica con "Calabria fascista" per quello che
era la GIL, perch i ragazzi dovevano dedicarsi ai campi ed alle
adunate fasciste anche il sabato e la domenica, invece di dedicarsi
al giorno del Signore. Appena mor Mons. Nogara, nel 1940, ci fu
188
l'ordine di chiusura per "Parola di Vita", che rest chiuso un anno,
poi riapr.
Perch ci fu quest'ordine di chiusura?
189
erano andati via. I ghetti c'erano in altra citt d'Italia, per anche
quando furono chiusi gli ebrei continuarono a vivere insieme. Sono
una comunit molto forte anche adesso, molto legati alle loro
tradizioni, e c'erano molti pregiudizi, si sono dette tante cose, non
so quali sono vere e quali sono false, non voglio parlarne. E poi ci
sono tanti luoghi comuni...ma la Chiesa al di sopra delle parti,
per dalla parte della verit. Secondo me si dovrebbe tornare a
prima del Concilio Vaticano II, oggi si sono persi i veri valori, si
voluto per forza modernizzare. La Chiesa non era contro gli ebrei,
per bisogna dire le cose come stanno, non c' dialogo, loro
negano il Messia, non hanno accolto il Salvatore, un errore
questo, non vero?
Io sono per il tradizionalismo, oggi la vita diventata
impossibile, non ci sono pi valori. ma tu vuoi parlare di
ebrei...ecco, io non capisco gli ebrei che vivono in Italia. Devi
chiederlo tu che stai studiando queste cose, qual' il loro paese? Io
non sono contro di loro, per non capisco. L'Italia un paese
cattolico, ma oggi non mi meraviglia pi nulla, hanno tolto pure il
crocefisso dalle scuole, nessuno parla di religione, eppure in Italia
c' il Vaticano. E ci sono tante religioni, oggi c' la moda del
buddismo, poi leggevo che a Roma c' la moschea pi grande
d'Europa, proprio a Roma.
Per me gli ebrei sono in errore, ma io non ho mai scritto nulla
contro di loro. Ho fatto tante battaglie con "Parola di Vita",
soprattutto contro il comunismo, vedi ora come finito. Questo era
l'errore pi grande per gli uomini, ora per finito. Non ricordo altre
190
cose molto bene, passato tanto tempo e tante cose sono
cambiate.
191
APPENDICE 0
Riportiamo qui alcuni documenti citati nel capitolo primo, tutti
estratti dal libro di Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il
fascismo, 4a edizione.
DOCUMENTO 1
INFORMAZIONE DIPLOMATICA NO. 14
Le recenti polemiche giornalistiche poterono suscitare in certi ambienti
stranieri l'impressione che il governo fascista stia per inaugurare una politica
antisemita.
Negli ambienti responsabili romani si in grado di affermare che questa
impressione completamente errata e che si considerano le polemiche come
dovute soprattutto al fatto che le correnti dell'antifascismo mondiale
dipendono regolarmente da elementi ebraici.
Gli ambienti responsabili romani ritengono che il problema ebraico
universale pu essere risolto in un solo modo: creando in qualche parte del
mondo, non in Palestina, uno Stato ebraico, Stato nel pieno significato di
questa parola che sia perci in grado di rappresentare e di proteggere per le
normali vie diplomatiche e consolari tutte le masse ebraiche disperse nei vari
paesi.
il fatto che in Italia esistano degli ebrei non comporta necessariamente
che esista un problema ebraico specificatamente italiano. D'altro canto gli
ebrei si contano a milioni mentre in Italia, su una popolazione che raggiunge
ormai i 44 milioni di abitanti, la massa degli ebrei oscilla tra le 50 e le 60 mila
unit.
Il Governo fascista non pens mai, n pensa adesso, a prendere misure
politiche, economiche, morali, contrarie agli ebrei in quanto tali, salvo,
beninteso, nel caso in cui si trattasse di elementi ostili al Regime.
Il Governo fascista inoltre risolutamente contrario a qualsiasi
pressione, diretta o indiretta, per strappare abiure religiose e assimilazioni
artificiose. La legge che regola e controlla la vita delle comunit ebraiche ha
fatto buona prova e rimarr invariata.
Il Governo fascista si riserva tuttavia di vegliare sull'attivit degli ebrei di
recente giunti nel nostro paese e di fare in maniera che la parte degli ebrei
nella vita d'insieme della Nazione non sia sproporzionata ai meriti intrinseci
individuali ed all'importanza numerica della loro comunit.
192
DOCUMENTO 2
193
4. La popolazione dell'Italia attuale di origine ariana e la sua civilt
ariana. Questa popolazione di civilt ariana abita da diversi millenni la
nostra Penisola; ben poco rimasto della civilt delle genti preariane.
L'origine degli italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle
stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo
dell'Europa.
5. E' una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo
l'invasione dei Longobardi non ci sono state in Italia altri movimenti di
popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della Nazione. Da ci
deriva che, mentre per le altre Nazioni europee la composizione razziale
variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue
grandi linee, la composizione razziale di oggi la stessa di quella che era
mille anni fa: i 44 milioni di italiani di oggi rimontano quindi nell'assoluta
maggioranza a famiglie che abitano in Italia da un millennio.
6. Esiste ormai una pura razza italiana. Questo enunciato non basato
sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico
linguistico di popolo e di nazione, ma sulla purissima parentela di sangue
che unisce gli italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano
l'Italia. Questa antica purezza di sangue il pi grande titolo di nobilt
della Nazione Italiana.
7. E' tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera
che ha fatto finora il Regime in Italia in fondo del razzismo.
Frequentissimo stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai
concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata
da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o
religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere
essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuol dire
per introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o
affermare che gli italiani e gli scandinavi sono la stessa cosa. ma vuole
soltanto additare agli italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di
razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca
completamente da tutte le razze extraeuropee. Questo vuol dire elevare
l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore
responsabilit.
194
le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie
ideologiche assolutamente inammissibili.
9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei
secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale
rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato
all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di
assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano
l'unica popolazione che non si mai assimilata in Italia perch essa
costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli
elementi che hanno dato origine agli italiani.
10.I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono
essere alterati in nessun modo. L'unione ammissibile solo nell'ambito
delle razze europee, nel qual caso non si deve parlare di vero e proprio
ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un corpo comune e
differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi
altri. Il carattere puramente europeo degli italiani viene alterato
dall'incrocio con qualsiasi altra razza extraeuropea e portatrice di una
civilt diversa dalla millenaria civilt degli ariani.
195
DOCUMENTO 3
196
ammirevole razzismo. Si sono sempre ritenuti appartenenti ad un altro
sangue, ad un'altra razza, si sono autoproclamati "popolo eletto" ed hanno
sempre fornito la prova della loro solidariet razziale al di sopra di ogni
frontiera.
E qui non vogliamo parlare dell'equazione storicamente accertata, in
questi ultimi vent'anni di vita europea, fra ebraismo, bolscevismo e
massoneria.
Nessun dubbio quindi che il clima maturo per il razzismo italiano.
E' meno ancora si pu dubitare che esso non diventi - attraverso
l'azione coordinata e risoluta di tutti gli organi del Regime - patrimonio
spirituale del nostro popolo, base fondamentale del nostro Stato, elemento di
sicurezza per il nostro Impero.
197
DOCUMENTO 4
DICHIARAZIONE SULLA RAZZA
Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell'Impero,
dichiara l'attualit urgente dei problemi razziali e la necessit di una
coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni e svolge
un'attivit positiva, diretta la miglioramento quantitativo e qualitativo della
razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente
compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e
imbastardimenti.
Il problema ebraico non che l'aspetto metropolitano di un problema di
carattere generale.
Il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce:
a) il divieto di matrimoni di italiane e italiane con elementi appartenenti
alle razze camita, semita e altre razze non ariane;
b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti Pubblici - personale
civile e militare - di contrarre il matrimonio con donne straniere di qualsiasi
razza;
c) il matrimonio di italiani e italiane con stranieri anche di razze ariane,
dovr avere il preventivo consenso del Ministero dell'Interno;
d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio
della razza nei territori dell'Impero.
Ebrei ed ebraismo.
Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che l'ebraismo mondiale - specie
dopo l'abolizione della massoneria - stato l'animatore dell'antifascismo in
tutti i campi e che l'ebraismo estero o italiano fuoriuscito stato - in taluni
periodi culminanti come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica unanimemente ostile al Fascismo.
L'immigrazione di elementi stranieri - accentuatasi fortemente dal 1933
in poi - ha peggiorato lo stato d'animo degli ebrei italiani, nei confronti del
Regime, non accettato sinceramente, poich antitetico a quella che la
psicologia, la politica, l'internazionalismo d'Israele.
Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l'ebraismo
mondiale , in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.
Il divieto d'entrata e l'espulsione degli ebrei stranieri.
Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il
divieto d'ingresso nel Regno, degli ebrei stranieri, non poteva pi oltre essere
198
ritardata, e che l'espulsione degli indesiderabili - secondo il tema messo in
voga e applicato dalle grandi democrazie - indispensabile.
Il Gran Consiglio del Fascismo decide che oltre ai casi singolarmente
controversi che saranno sottoposti all'esame dell'apposita commissione del
Ministero dell'Interno, non sia applicata l'espulsione nei riguardi degli ebrei
stranieri i quali:
a) abbiano un'et superiore agli anni 65;
b) abbiano contratto un matrimonio misto italiano prima del I ottobre
XVI.
Ebrei di cittadinanza italiana.
Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l'appartenenza o meno alla razza
ebraica, stabilisce quanto segue:
a) di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
b) considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da
madre di nazionalit straniera;
c) considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un
matrimonio misto, professa la religione ebraica;
d) non considerato di razza ebraica colui che nato da un matrimonio
misto, qualora professi altra religione all'infuori della ebraica, alla data del I
ottobre XVI.
Discriminazione tra gli ebrei di cittadinanza italiana.
Nessuna discriminazione sar applicata - escluso in ogni caso
l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado - nei confronti di ebrei di
cittadinanza italiana - quando non abbiano per altri motivi demeritato - i quali
appartengano a:
1.
famiglie di Caduti nelle quattro guerre sostenute dall'Italia in
questo secolo: libica, mondiale, etiopica, spagnola;
2.
famiglie dei volontari di guerra nelle guerre libica, mondiale,
etiopica, spagnola;
3.
famiglie di combattenti di guerra nelle guerre libica, mondiale,
etiopica, spagnola, insigniti della croce al merito di guerra;
4.
famiglie di Caduti per la Causa fascista;
5.
famiglie dei mutilati, invalidi, feriti, della Causa fascista;
6.
famiglie di Fascisti iscritti al Partito negli anni '19-20-21-22 e nel
secondo semestre del '24 e famiglie di legionari fiumani;
7.
famiglie aventi eccezionali benemerenze che saranno accertate
da apposita commissione.
Gli altri Ebrei.
199
I cittadini di razza ebraica, non appartenenti alle suddette categorie,
nell'attesa di una nuova legge concernente l'acquisto della cittadinanza
italiana, non potranno:
a) essere iscritti al Partito Nazionale Fascista;
b) essere possessori o dirigenti di aziende di qualsiasi natura che
impieghino cento o pi persone;
c) essere possessori di oltre cinquanta ettari di terreno;
d) prestare servizio militare in pace e in guerra.
L'esercizio delle professioni sar soggetto di ulteriori provvedimenti.
Il Gran Consiglio del Fascismo decide inoltre:
1. che agli ebrei allontanati dagli impieghi pubblici sia riconosciuto il
normale diritto di pensione;
2. che ogni forma di pressione sugli ebrei, per ottenere abiure, sia
rigorosamente repressa;
3. che nulla si innovi per quanto riguarda il libero esercizio del culto e
l'attivit delle comunit ebraiche secondo le leggi vigenti;
4. che, insieme alle scuole elementari, si consenta l'istituzione di
scuole medie per ebrei.
Immigrazione di ebrei in Etiopia.
Il Gran Consiglio del Fascismo non esclude la possibilit di concedere,
anche per deviare l'immigrazione ebraica dalla Palestina, una controllata
immigrazione di ebrei europei in qualche zona dell'Etiopia.
Questa eventuale e le altre condizioni fatte agli ebrei, potranno essere
annullate o aggravate a seconda dell'atteggiamento che l'ebraismo assumer
nei riguardi dell'Italia fascista.
Cattedre di razzismo.
Il Gran Consiglio del Fascismo prende atto con soddisfazione che il
Ministro dell'Educazione Nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza
nelle principali Universit del Regno.
Alle Camicie Nere.
Il Gran Consiglio del Fascismo, mentre nota che il complesso dei
problemi razziali ha suscitato un interesse eccezionale nel popolo italiano,
annuncia ai Fascisti che le direttive del Partito in materia sono da
considerarsi fondamentali e impegnative per tutti e che alle direttive del Gran
Consiglio devono ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente preparate dai
singoli Ministri.
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"Calabria fascista"
1933-1938
"Cronaca di Calabria"
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1933-1938
agosto-dicembre 1938
1933-1938
"Parola di Vita"
1933-1938
Interviste
Signora Anna Blayer
Signora Pupa Garriba
Signora Giacoma Limentani
Signora Lea Sestieri
Don Eugenio Romano
1933-1938