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PREMESSA

Accogliendo le richieste di alcune Amministrazioni comunali aderenti alla Convenzione Valli del Natisone, sono stati
intervistati tre testimoni qualificati, a completamento delle attivit sviluppate nel corso dei tavoli di lavoro.
Le interviste sono state condotte di persona e hanno avuto la durata media di unora e mezza. Non sono state
strutturate, ma realizzate sulla base di una conversazione aperta il cui obiettivo stato far emergere elementi e
riflessioni utili ai fini del processo partecipato sul paesaggio delle Valli del Natisone, pur lasciando spazio alla libera
espressione degli intervistati.
stato scelto questo strumento, in alternativa allallestimento di punti del paesaggio in quanto contiene in s un
elevato potenziale di interazione sociale e rende possibile lemergere anche di elementi importanti non previsti. Di
fatto lallestimento di punti del paesaggio su di un territorio cos esteso come quello della Convenzione Valli del
Natisone, sarebbe stato eccessivamente complesso.

INTERVISTE - persone, date e luoghi


Comuni della Convenzione Valli del Natisone

Intervistatori: Valentino Floreancig, Susanna Loszach


Nome e cognome

Lina Crisetig

Et

96 anni

Data dellincontro

Luned 09 Maggio 2016, ore 17:30

Luogo dellincontro

Postregna (Stregna) presso la propria abitazione

Nome e cognome

Giovanni Coren

Et

72 anni

Data dellincontro

Luned 09 Maggio 2016, ore 20:30

Luogo dellincontro

Ponteacco (San Pietro al Natisone) presso la


propria abitazione

Nome e cognome

Lauro Iacolettig

Et

57 anni

Data dellincontro

Sabato 14 Maggio 2016, ore 14:30

Luogo dellincontro

Brischis (Prepotto presso la propria abitazione)

SINTESI DELLE INTERVISTE


Assumendo una prospettiva di ricerca, gli elementi colti dagli incontri possono essere ricapitolati nei seguenti punti:
(Per facilitare il momento relazionale, le interviste con la signora Lina e con il signor Giovanni si sono svolte
direttamente nel dialetto sloveno locale).

LINA CRISETIG - LIMPORTANZA DI VIVERE NELLA BIODIVERSIT - RACCOLTA E UTILIZZO DELLE


PIANTE OFFICINALI SPONTANEE

Le conoscenze legate alla flora spontanea e ai suoi impieghi, rappresentano un patrimonio culturale che oggi rimane
appannaggio quasi esclusivo delle persone pi anziane che conservano il ricordo di un passato in cui le erbe dei prati
e dei campi erano una componente integrante e insostituibile per il sostentamento delle famiglie.
La signora Lina Crisetig, classe 1920, ha mostrato con orgoglio il proprio orto coltivato su un terrazzamento accanto
alla propria abitazione e ricco di piante officinali. stata la conoscenza delle propriet curative delle erbe che
conserva nel proprio orto a spingerla a non abbandonare le antiche tradizioni. Come lei stessa ha spiegato, molte di
queste erano una costante intorno a tutte le case dei paesi delle Valli del Natisone. Le donne infatti erano solite
scambiarsi consigli su come propagarle, come utilizzarle in cucina o in preparati medicamentosi.
Il suo interesse per le piante officinali matur dopo il matrimonio. Racconta di essere riuscita a curare il gonfiore e le
lesioni da congelamento del marito reduce di Russia proprio grazie a un decotto preparato con le piante reperite in
loco. Ricorda ancora con riconoscenza lepisodio in cui, trovandosi ospite a Grimacco Inferiore dopo che i Tedeschi
bombardarono il paese di Postregna, un partigiano di passaggio le aveva suggerito di preparare un decotto di malva,
sale e sambuco con cui imbibire le garze e trattare le ferite. In poco tempo le ferite del marito guarirono e da allora
Lina ha continuato ad acquisire conoscenze sui possibili usi delle piante spontanee che, come lei stessa conferma con
un certo rammarico, sono sempre pi rare anche a causa delle trasformazioni e a volte del degrado dei paesaggi
naturali e semi-naturali delle Valli del Natisone.
Le piante pi rappresentative del suo orto e che in generale ben prosperano nelle Valli del Natisone sono la
camomilla, la matricale, la malva, le ortiche, il levistico, lerba cipollina, la melissa, la menta, il sambuco, la maggiorana,
la ruta, il finocchio, lassenzio. Queste vengono da lei spesso abbinate ad altri ingredienti come farina di mais, fagioli,
cipolla, aglio, lardo, burro, mele essiccate per ottenere anche squisite zuppe, frittate o infusi.

Ora, data la sua invidiabile et, sta tramandando al figlio Danilo le sue conoscenze, le esperienze di vita vissuta che
testimoniano lefficacia delle erbe officinali, i nomi con i quali queste erano conosciute dalla comunit locale, le ricette
e le pratiche di conservazione delle essenze. Nonostante non possa occuparsene pi in prima persona, osserva
ancora attentamente dalla finestra di casa quanto accade in quellorto dove ogni stelo ha una sua ragione di essere.
Lina con le sue semplici parole ci dice che unattenta conoscenza di quanto naturalmente ci circonda la leva che
pu trasformare ogni crisi in opportunit: questo il testo del post-it che Lina ci ha voluto affidare.

GIOVANNI COREN - IL PAESAGGIO DELLE VALLI DEL NATISONE: UN PAESAGGIO NATURALMENTE ARTIFICIALE

Dallintervista con il signor Giovanni Coren emerso come sia stato lequilibrio tra le attivit antropiche e la naturalit
dei luoghi, lelemento determinante nel plasmare il paesaggio delle Valli del Natisone cos come lo abbiamo imparato
a conoscere. evidente che tale equilibrio pazientemente consolidato nel corso dei secoli, venuto a mancare e le
conseguenze sono oggi quanto mai visibili. Una delle priorit in questo momento storico sarebbe pertanto quella di
ripristinarlo almeno nelle fasce di territorio subito a ridosso dei paesi, compatibilmente cio con i cambiamenti che ci
distanziano dallorganizzazione sociale delle comunit della prima met del XX secolo.

I TERRAZZAMENTI e il mojstar
I terrazzamenti sono lelemento pi rappresentativo dellinterazione delluomo con la natura, in quanto conciliano le
necessit di sfruttamento del suolo a fini alimentari con la morfologia del territorio e con le risorse disponibili.
Venivano realizzati usando materiale reperibile in loco e ottenuto dallo spietramento dei campi. In ogni paese veniva
riconosciuto un mojstar, un uomo di mestiere che era depositario delle tecniche costruttive tramandategli dai padri. Il
mojstar dava indicazioni ad esempio su come posizionare e trasportare le pietre di dimensioni maggiori, su come
costruire le fondamenta, la scarpa e la testa del muro secondo delle regole precise la cui valenza stata confermata
da secoli di stabilit. Il mojstar aveva anche una visione estetica dellopera e discriminava le facce delle pietre avendo
cura che quella pi regolare rimanesse a vista mentre le altre restavano nascoste allinterno dei muretti a secco.
Questa disposizione degli elementi litici favoriva anche il drenaggio delle acque. I terrazzamenti venivano colmati

prevalentemente da terra di riporto, leggera, adatta a colture specifiche come ad esempio patate, rape, carote,
fagioli.
Oggi non raro vedere come i muretti risistemati dalle imprese edili convenzionali, presentino problemi di stabilit
gi nel breve periodo in quanto parte di questa importante arte costruttiva viene oggi considerata impropriamente
folklore, mentre in realt possiede una validit tecnica inconfutabile da qualsiasi moderna concezione delledilizia.

PRATI STABILI E BOSCHI


Le componenti del paesaggio delle Valli del Natisone pi sensibili al degrado e la cui persistenza assolutamente
legata alle attivit antropiche, sono certamente i prati stabili. La maggior parte delle cosiddette sanoeti (prati da
sfalcio) stata abbandonata da ormai pi di quarant anni e con esse sono andati perduti anche gli antichi punti di
riferimento che ne segnalavano il confine rispetto alle propriet adiacenti.
La etina, una sottile fascia di erba selvatica mai falciata rappresentava ad esempio una linea di confine. In altri casi
i confini erano invece marcati da lastre poste verticalmente nel terreno o da filari di vite.
La contrazione degli spazi aperti, ha sicuramente avuto notevoli ripercussioni sulla biodiversit in generale. Molte
erbe officinali e molte peculiarit micologiche locali (ovuli ecc.) tipiche dei prati, oggi possono considerarsi di raro
reperimento.
Il bosco di invasione che ha rimpiazzato i prati stabili sta mettendo a rischio anche gli antichi castagni che non
riescono a competere con il vigore vegetativo degli alberi di recente insediamento.
Solitamente, infatti, questi erano immersi in un contesto prativo ed erano oggetto di coltivazione. Da non confondere
quindi i castagneti con gli attuali boschi di castagno di neoformazione in cui crescono prevalentemente castagni
selvatici in commistione ad altre specie. In tali boschi sono rinvenibili spesso le antiche piante di castagno (innestate
con variet locali) soffocate da altre specie arboree, compresi i castagni selvatici. Giovanni ha fatto inoltre notare
come nelle Valli del Natisone non siano generalmente presenti vere e proprie formazioni forestali pure, bens miste.
Luomo stesso favoriva una certa mescolanza di specie anche in virt degli utilizzi dei diversi legni.
LE SORGENTI NATURALI
Molte delle storiche sorgenti alle quali si attingeva un tempo, si sono perse o hanno ridotto notevolmente la loro
portata in seguito al terremoto del 1976. Il terreno circostante alle sorgenti era considerato sempre una zona sensibile
e dunque veniva mantenuto generalmente a prato. Del resto lacqua era ed lelemento pi importante per la

sopravvivenza. Da notare che cerano sorgenti con portata minima, ma che erano considerate leggere e venivano
pertanto date agli ammalati, si pensava avessero anche effetti diuretici. Altre potevano invece avere effetti positivi
per gli occhi. Al giorno doggi molte sorgenti si vanno perdendo, oltre che per la diminuzione di portata, anche a
causa della traspirazione degli alberi, le cui radici si insinuano lungo il corso delle stesse. Gli abitanti del paese
sapevano perch andare a bere da una determinata sorgente e non presso unaltra. In alcuni luoghi per esempio
lacqua risultava essere indigesta.
Quasi in tutti i ruscelli vi sono le condizioni ottimali per la sopravvivenza dei gamberi di fiume, specie molto sensibile
alle alterazioni ambientali. Esistono comunque ancora luoghi, microambienti delicati che sono stati utilizzati come
discarica per molti anni in passato. In alcuni luoghi purtroppo una bonifica sembra spesso non realizzabile.
LA FAUNA SELVATICA
Per quanto riguarda la fauna selvatica, un tempo quando lambiente era totalmente differente da adesso, era
tuttaltro che raro incontrare cotorni, coturnici, pernici e lepri. Ora predominano i grandi ungulati come cervi e
cinghiali mentre stanno diminuendo i caprioli anche in conseguenza dei mutamenti ambientali in corso. Le volpi
sembrano essere in aumento.
Nelle Valli del Natisone non sussiste al momento il problema cinghiali che altrove causano seri danni allagricoltura e
conseguentemente anche al paesaggio. Questi ungulati sono prevalentemente di transito, soprattutto dopo il calo di
produzione dei castagni a seguito della comparsa del cinipide del castagno, insetto dannoso giunto nelle Valli del
Natisone meno di dieci anni fa. Fra non molto sar la volta dei grandi predatori come lince, orso e lupo che sono gi
in transito per il nostro territorio. Bisogna tener presente, infatti, che sono gli stessi animali ad imporsi in funzione dei
cambiamenti ambientali in atto.

LAURO IACOLETTIG - BENI STORICO-CULTURALI - TOPONOMASTICA COME STRUMENTO


CONOSCITIVO DEL PAESAGGIO

uscito recentemente, pubblicato dalla Societ cooperativa a.r.l., il libro curato da Maurizio
Puntin e Lauro Iacolettig dal titolo Lantica Pieve di Prepotto, toponomastica e onomastica Starodavna prafara v Prapotnem, toponomastika in onomastika.
Cultori della storia locale, Maurizio e Lauro hanno raccolto ed esaminato in questo volume i
processi di denominazione locale del territorio di Prepotto ricercandone etimi e riferimenti
storici. La gestione delle numerose propriet in cui suddiviso tutto il territorio
pedemontano in genere, ha prodotto infatti nel corso dei secoli una raccolta ricca e preziosa
di toponimi che descrive non solo le consuetudini agricole dei luoghi, ma lorganizzazione
stessa del paesaggio agrario e naturale.
Per quanto riguarda il territorio di Prepotto, la biodiversit culturale tipica delle terre di
confine raggiunge la sua massima espressione nella commistione linguistica dei dialetti sloveni delle Valli del
Natisone (nediko) e del Collio/Brda (briko) con la lingua friulana.

Dallincontro con Lauro Iacolettig sono emerse segnalazioni riconducibili alla gestione e valorizzazione
dellidroecosistema, alla viabilit lenta, a elementi naturalistici e riferimenti al patrimonio storico-culturale di Prepotto.
LIDROECOSISTEMA DEL JUDRIO
Per quanto riguarda il torrente Judrio Lauro sottolinea come la storia delluso pubblico dellacqua rappresenti una
parte importante del paesaggio passato. I mulini ad esempio erano regolarmente distribuiti lungo tutto il corso del
torrente, proprio in funzione della costante disponibilit di acqua e della forza idraulica garantita dal suo flusso
tuttaltro che laminare. Poco rimane oggi di queste antiche strutture di captazione e utilizzo delle acque, ad
eccezione di alcuni casi di ristrutturazione (il mulino di Ponte Clinaz) o altri casi in cui sono visibili ancora dei ruderi
risparmiati dallo scorrimento del Judrio.
Lauro cita: il mulino di Melina, il mulino di Molin Vecchio, il mulino inferiore di Prepotischis. In molte frazioni di
Prepotto sono inoltre ancora presenti i vecchi abbeveratoi militari della Prima Guerra Mondiale.
Per quanto riguarda invece lo stato attuale del torrente Judrio, la saturazione delle aree golenali, destinate alla

coltivazione intensiva della vite anche laddove si indirizzano filoni di corrente attivi durante le piene, rappresenta una
problematica paesaggistica solo in parte risolta dallaggiornamento del Regolamento di Polizia Rurale del comune di
Prepotto.
La manutenzione dellalveo, delle aree ripariali e una gestione sostenibile delle aree golenali sono elementi oggi da
considerarsi imprescindibili in una corretta pianificazione paesaggistica nellambito della quale il torrente Judrio non
pu che avere un ruolo di primo piano.
IL CASTELLO DI ALBANA
Merita particolare menzione, tra gli elementi di pregio paesaggistico, il Castello di Albana che sia per la sua posizione
che per il suo coinvolgimento nelle vicende storiche locali, viene percepito dalla comunit come parte integrante di
una visuale storicamente consolidata del territorio.
Le pertinenze del Castello ospitano gi eventi di degustazione legati alle specialit vinicole della zona, ma lauspicio
che possa essere posto al centro anche di altre iniziative di fruizione del territorio.
IL BORGO DI MARCOLINO
Il borgo di Marcolino, dopo il completo spopolamento seguito al terremoto del 1976, stato ristrutturato negli anni
90 da una coppia trasferitasi da Trieste che aveva in quegli anni avviato unattivit agrituristica e ripristinato
unattivit di allevamento ovicaprino. Dal 2005 tuttavia il borgo, causa le disavventure finanziarie dei proprietari,
suo malgrado nuovamente disabitato. Tuttora, nonostante siano passati undici anni, il borgo di Marcolino viene
indicato (con rammarico per quanto successo) come un pregio paesaggistico, ma allo stesso tempo come un
elemento di criticit in quanto attualmente in balia degli eventi e della natura e si teme per un suo inesorabile
deterioramento.
PONTE CLINAZ e i MANUFATTI DELLA GRANDE GUERRA
Il ponte sul torrente Judrio, un tempo valico di confine, in pessime condizioni strutturali e vige il divieto di transito
ai mezzi. Ai fini turistici sarebbe un ottimo punto di transito per i cultori del trekking o della bicicletta fra lAlta Valle
dello Judrio e la zona slovena di Kambreko, Ajba e Roinj.
La strada comunale che conduce a Melina e a Ponte Clinaz (entrambe localit che dal punto di vista amministrativo
rientrano nei confini del comune di Stregna) oggi si presenta senza il manto bituminoso e con le pietre della
massicciata completamente scoperte e sconnesse. Il transito abbastanza agevole con mezzi pesanti o fuoristrada
ma diventa problematico con le normali autovetture. Venne realizzata durante la Grande Guerra dalle truppe italiane.

Lungo il tragitto, vista la diffusa presenza di fonti dacqua naturali, vennero costruiti degli abbeveratoi per i cavalli e
gli animali da soma nonch per le truppe stesse. Nel tempo, purtroppo, questi abbeveratoi sono stati in parte demoliti
o rovinati. Tra Salamant e Ponte Clinaz attualmente se ne contano quattro: due sono in buone condizioni e sono stati
oggetto di recenti ristrutturazioni, mentre quello pi prossimo a Melina in stato di abbandono. Del quarto
manufatto in localit Nalogu resta solo la sorgente e alcuni brandelli di muratura.
Le segnalazioni puntuali emerse, sono riassunte nelle tabelle seguenti:

Elementi degradati
MANUFATTI ARCHITETTONICI TRADIZIONALI FATISCENTI E/O IN DISUSO
- Mulini/altro - Mulino di Melina, Mulino di Molin Vecchio, Molino inferiore di Prepotischis;
- Fontane/Abbeveratoi - Abbeveratoio tra Salamant e Potclanz, abbeveratorio di ponte Clinaz, abbeveratoio di
Melina, abbeveratoio in localit Nalogu;
- Altro - Ponte napoleonico nei pressi di Marcolino, localit Nalogu (tra Melina e Ponte Clinaz), Ponte Clinaz

Elementi di pregio
ELEMENTI NATURALISTICI
- Punti panoramici/stavoli - Monte del Faet, Moldiaria;
- Torrenti - Judrio;
- Grotte/cavit - Grotta di Molin Vecchio, Grotta di Cladrecis/Brischis.
VIABILIT LENTA
- Sentieri - Strada napoleonica del Ternunich, sentiero rogazionale Oborza-Berda-Ciubiz;
BENI STORICO-CULTURALI
- Patrimonio architettonico - Castello di Albana, Marcolino, Ponte Clinaz.

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