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in cui questo appellativo a sua volta ci parla rimane esso stesso oscuro.
Eraclito si chiama lOscuro . Ma egli il Chiaro. Giacch
dice ci che apre-illumina, in quanto cerca di chiamare il suo risplendere
(Scheinen) nel linguaggio del pensiero. Laprente-illuminante (das
Lichtende) dura in quanto apre-illumina. Questo suo aprire-illuminare,
noi lo chiamiamo lo slargo (die Lichtung). Che cosa lo costituisca,
come e dove esso accada cosa che resta da considerare. La parola
licht significa: luminoso, radioso, lucente. Laprire-illuminare permette il risplendere (Scheinen), libera un risplendente perch esso appaia in una manifestazione (gibt Schei-nendes in ein Erscheinen frei).
Questa libert (das Freie) lambito della disvelatezza (Unverborgenbeit). Questo ambito dominato dal disvelare. Che cosa appartenga
necessariamente a questo disvelare, se e fino a che punto il
disvelamento e lo slargo siano lo stesso quanto rimane da cercare
col nostro domandare.
Rifarsi al significato della parola non ci fa fare alcun
passo avanti e non ci fornisce niente di utile. Indeciso resta anche
necessariamente il problema se ci di cui si parla nel commercio
quotidiano con termini come verit , certezza , obiettivit ,
realt abbia il minimo rapporto con quello verso cui il pensiero
richiamato dal disvelamento e dallo slargo . Probabilmente, per il
pensiero che segue un tale richiamo, in gioco qualcosa di pi alto che
lassicurazione (Sicherstellung) della verit obiettiva nel senso di
enunciati validi. Da cosa dipende il fatto che ci si affretta costantemente
a dimenticare la soggettivit che appartiene a ogni obiettivit? Come
mai succede che, anche quando se ne rileva la connessione, si cerca di
spiegarla sulla base di uno dei due termini in gioco, oppure si introduce
un terzo termine che dovrebbe abbracciarli entrambi? Da che cosa
vorrebbe forse dire soltanto che non si vede alcuna possibilit che il
rapporto del fuoco del mondo agli dei e agli uomini possa mai essere
diverso da quello per cui essi appartengono allo slargo non solo
come penetrati dalla luce e contemplati in essa, ma anche come quegli
inapparenti che nel loro modo contribuiscono ad apportare
lilluminazione-apertura e la custodiscono e trasmettono nel suo durare?
In questo caso, la sentenza interrogante potrebbe esprimere la
meraviglia del pensiero che si ferma stupito di fronte al rapporto con s
in cui lo slargo porta e trattiene lessenza degli dei e degli uomini. Il
dire interrogante corrisponderebbe a ci che sempre e rimane degno
della meraviglia del pensiero e che da questa meraviglia rimane colto
nella sua dignit.
Non possibile giudicare fino a che punto e a quale livello di
chiarezza il pensiero di Eraclito sia riuscito a intravedere, in modo
anticipante, lambito di tutti gli ambiti. Che per la sentenza si muova
nellambito dello slargo cosa che non lascia adito a dubbi, solo che
si consideri sempre pi chiaramente questunico fatto: il principio e la
fine della sentenza designano il disvelare e il nascondere, e li designano
nel loro rapporto. Non occorre dunque nemmeno un richiamo specifico
al frammento 50, in cui nominato il disvelante-albergante riunire il
quale si volge ai mortali in tal modo, che la loro essenza si dispiega
proprio in questo, nel fatto di corrispondere o no al .
Noi crediamo troppo facilmente che il segreto del da-pensare sia
ogni volta qualcosa di remoto, e giaccia profondamente celato sotto
strati di occultamento difficilmente penetrabili. Eppure esso ha il suo
luogo essenziale nella vicinanza che avvicina ogni essere presente che
av-viene e che custodisce ci che avvicinato. Ci che costituisce
lessere della vicinanza, per il nostro modo di rappresentazione abituale
egli pianse, senza che gli altri lo notassero. Allo stesso modo,
traduciamo la nota esortazione epicurea , con: vivi nel
nascondimento . Pensata in modo greco, questa espressione dice:
rimani in quanto colui che conduce la sua vita (in ci) nascosto . Il
nascondimento definisce qui il modo in cui luomo deve essere presente
tra gli uomini. Mediante il modo del suo dire, la lingua greca ci fa noto
che il nascondersi, e cio, nello stesso tempo, anche il rimanere nonnascosto, ha una posizione predominante rispetto a tutti gli altri modi in
cui lessere presente presente. Il tratto fondamentale dellesserpresente stesso determinato dal restare nascosto e non-nascosto.
Non occorre affatto una preliminare ricostruzione etimologica,
apparentemente arbitraria, della parola , per rendersi conto
che, dovunque, la presenza delle cose presenti viene ad espressione
solo nel risplendere, nel manifestarsi, nello star-dinnanzi, nellemergere,
nel pro-dursi, nellapparire (Ausseben).
Tutto questo sarebbe impensabile nella sua tranquilla armonia
allinterno dellesistenza greca e della sua lingua, se restare nascosto
restare non-nascosto non vigesse come ci che non ha affatto
bisogno di venire esso stesso anzitutto espressamente alla parola,
perch proprio da esso il linguaggio stesso viene.
Conformemente a ci, il modo di esperire greco, nel caso di
Ulisse, non pensa secondo una prospettiva per cui i convitati presenti
vengano rappresentati come soggetti che nel loro comportamento
soggettivo non colgono Odisseo piangente inteso come oggetto della
loro percezione. Invece, per lesperienza greca, domina intorno al
piangente un nascondimento che lo sottrae agli altri. Omero non dice:
Odisseo nascose le sue lacrime. Il poeta non dice neppure: Odisseo si
nascose in quanto piangente; ma dice: Odisseo rimase nascosto.
designa il fuoco sacrificale, il fuoco del focolare, il fuoco
del bivacco, ma anche il bagliore delle fiaccole, il rilucere degli astri.
Nel fuoco vige la luminosit dellaperto, lincandescenza, il divampare, il risplendere tranquillo, ci che di-stende una estensione nella
luminosit. Ma nel fuoco vige anche il danneggiare, il rompere,
il chiudere ed estinguere. Quando Eraclito parla del fuoco egli pensa
precipuamente al vigore aprente-illuminante, alla forza direttiva che da
e toglie le misure. Secondo un frammento scoperto da Karl Reinhardt
(in Hermes , voi. 77, 1942, p. 1 ss.) in Ippolito, e abbastanza certamente autentico, per Eraclito nello stesso tempo ,
il pensoso (das Sinnende). A ognuno esso mostra la direzione, a ognuno
presenta il luogo in cui questi ha il suo posto. Il pensoso presentante
fuoco raccoglie tutto e lo alberga nella sua essenza. Il fuoco pensoso il
raccoglimento pre-sentante (nella presenza) ed es-sponente (Feuer ist
die vor- [ins Anwesen] legende una darlegende Versammlung).
. La sua pensosit il cuore, cio lilluminante-aprente e
albergante estensione del mondo. Nella molteplicit di nomi diversi,
, , , , , , , Eraclito pensa la
pienezza essenziale del Medesimo.
questo il luogo da cui viene e verso cui ritorna lespressione
con la quale comincia il frammento 16: , il pur tuttavia
mai tramontare. Ci che qui designato, dobbiamo sentirlo come
compresente in tutti i termini fondamentali del pensiero eracliteo che
abbiamo ora citati.
Intanto si fatto chiaro che il non mai entrare nel nascondimento
Siccome lanimale non parla, disvelarsi e nascondersi e lunit di
essi hanno negli animali un tuttaltro tipo di dispiegarsi essenziale nella
vita (ein ganzanderes Lebe-Wesen).
Pure, e dicono lo stesso: significa ,
significa: .
La parola nel frammento 30 segue a , fuoco, non
tanto come un aggettivo qualificativo quanto piuttosto come un nome
nuovo che si introduce, per indicare come il fuoco debba essere pensato,
e cio come continuo sorgere. Con la parola fuoco Eraclito designa
ci che , ci che n qualcuno
degli dei n degli uomini ha pr-dotto , ci che invece gi sempre,
prima degli dei e degli uomini e per essi riposa in s stesso come ,
in s permane e cos preserva ogni venire. Questo per il . Noi
diciamo il mondo , e lo pensiamo in maniera inadeguata fino a che ce
lo rappresentiamo esclusivamente o anche solo in via principale
secondo prospettive cosmologiche o di filosofia della natura.
Il mondo fuoco perdurante, perdurante sorgere. Se si parla
qui di un eterno bruciare del mondo non ci si dovr immaginare che
ci sia anzitutto un mondo per s che inoltre sia in preda a un continuo
incendio che imperversa in esso. Invece, il mondeggiare del mondo (das
Welten der Welt) , , sono la stessa
cosa. Di conseguenza, lessenza del fuoco che Eraclito pensa non cos
immediatamente evidente come potrebbe farci credere limmagine di
una fiamma che divampa. Occorre solo che facciamo attenzione alluso
della lingua che adopera la parola fuoco sotto rispetti molteplici e
fornisce cos unindicazione circa la pienezza essenziale di ci che si da
per via di allusione nel dire pensante della parola.
luce che il domandare che cosa sia ci che Eraclito chiama quello che
mai tramonta superfluo. Come pu venire in luce questo? Come
possiamo sfuggire al pericolo di andar troppo lontano nel nostro
domandare?
Forse la del del frammento 123 e la
del frammento 54 sono la stessa cosa, posto che la commessura in virt
della quale svelare e nascondere si connettono reciprocamente deve
rimanere linapparente di ogni inapparente, poich essa che dona ad
ogni apparire il suo splendore.
Ci possibile soltanto se ci rendiamo conto di come
lespressione da gi abbastanza da pensare, solo che
illustriamo quello che essa dice.
Il richiamo a , , ha ridotto un po
lindeterminatezza in cui da principio ci apparso , il
pur tuttavia uai tramontare. Con tutto ci, difficilmente possiamo
ulteriormente reprimere il desiderio che al posto dei discorsi, privi di
riferimenti intuitivi e di ana precisa collocazione, fatti finora su svelare e
nascondersi possa subentrare una precisazione che ci permetta di
vedere dove ci di cui si parla trovi il suo posto. Con questa domanda,
invero, noi arriviamo troppo tardi. Perch? Perch , per
il pensiero delle origini, designa .ambito (Bereich) di tutti gli ambiti.
Esso non tuttavia il genere supremo, a cui si subordinino diverse
specie di ambiti. Esso ci in cui, lei senso di una contrada, risiede ogni
possibile dove in quanto avere un posto . Di conseguenza,
lambito nel senso del , dal punto di vista della sua
vastit raccogliente, unico. In esso vien su e cresce insieme
(concrescit) tutto ci che trova posto nellevento del divelare esperito in
modo giusto. Esso il concreto puro e semplice (das Zonkrete
schlechthin). Ma come pu, questo ambito, venir rappresentato ti modo
concreto sulla base delle spiegazioni che precedono? La domanda
La parola guida . Essa connessa a , che significa
avvolgere, immergere. vuoi dire: entrare in qualcosa: il sole entra
nel mare, vi si tuffa; significa: verso il sole
tramontante, verso sera; significa: andare sotto le nuvole,
sparire dietro le nuvole. Il tramontare pensato in modo greco accade
come un entrare nel nascondimento.
facile vedere, anche se per ora solo in modo approssimativo,
che le due parole reggenti, in quanto sostanziali, della sentenza, con le
quali essa comincia e termina, e , parlano della stessa
cosa. Resta per da stabilire in che senso questo vale. Intanto, per, arriviamo gi a qualcosa se ci rendiamo conto che la sentenza si muove
interrogando nellambito del nascondimento. O non accade piuttosto
che, appena ci riflettiamo, cadiamo in preda a una grossolana illusione?
Sembra effettivamente che sia cos, giacch la sentenza nomina
, quello che pur sempre mai tramonta. E chiaro che questo
ci che non entra mai in un nascondimento. Il nascondimento rimane
escluso. La sentenza interroga bens circa un restare nascosto. Ma la
possibilit di un nascondimento viene posta in questione cos
decisamente, che il domandare equivale a una risposta. Questa
nascimento).
Eraclito pensa il mai tramontare. Pensato in senso greco, questo
equivale al non mai entrare nel nascondimento. In quale ambito si
muove, conseguentemente, il dire della sentenza? Nel suo senso, essa
parla del nascondimento, cio del mai entrare in esso. La sentenza ha di
mira, nello stesso tempo e in modo diretto, il continuo sorgere, il sempre
perdurante disvelamento. Lespressione: , il pur tuttavia mai tramontare, significa entrambe le cose: disvelamento e
nascondimento, non come due avvenimenti distinti e semplicemente
giustapposti, ma come una sola e medesima cosa. Se badiamo a
questo, non ci sar permesso di porre alla leggera al posto di
. O invece questo pur sempre possibile, se non
addirittura inevitabile? In questultimo caso, non potremo per pi
pensare la solo come sorgere. Del resto, questo essa non lo ,
fondamentalmente, mai. Proprio Eraclito stesso lo dice, in un modo che
insieme chiaro e misterioso. Il frammento 123 suona:
Non ci soffermeremo qui a esaminare in dettaglio se la traduzione lessenza delle cose ama nascondersi serva anche remotamente a
orientarci verso lambito del pensiero eracliteo. Probabilmente non
lecito attribuire a Eraclito un simile luogo comune, a prescindere dal
fatto che una essenza delle cose comincia a pensarsi solo a partire
da Piatone. Altro ci a cui dobbiamo fare attenzione: e
, sorgere (disvelarsi) e nascondersi, sono nominati nella
vicinanza pi stretta. Questo pu a prima vista apparire strano. Poich
se c qualcosa a cui la come sorgere volge le spalle e anzi