romantico nella letteratura, quale sconvolgimento ha promosso nella coscienza letteraria e nelle forme espressive, quali polemiche e dibattiti e problemi d'interpretazione ha sollevato. Prima di arrivare agli aspetti pi legati alle teorie artistiche e alla pratica della scrittura, bisogna per prendere atto del contesto culturale, dell'ampiezza di un fenomeno storico che ha generato idee e comportamenti, mentalit e atteggiamenti psicologici. Piuttosto che di un unico e omogeneo romanticismo--termine assai discusso-- opportuno parlare di tanti romanticismi diversi, con diverso sviluppo secondo i periodi e secondo i paesi. Gli stessi studiosi della letteratura della Germania, il paese d'origine del romanticismo, distinguono fra una prima scuola romantica, il gruppo di Jena, che ebbe il proprio organo nella rivista Athenum e fu costituito dai fratelli August Wilhelm e Friedrich von Schlegel e da Ludwig Tieck, Friedrich Schelling, Novalis (che si ritrovarono appunto a Jena fra l'inverno e la primavera 1799-1800), e due successivi gruppi romantici: il gruppo di Heidelberg, costituito da Clemen Brentano, Ludwig von Arnim, Joseph von Eichendorff, Johann Gorres, i fratelli Jacob Wilhelm Grimm, che ebbe come centro la cittadina universitaria di Heidelberg fra il 1804 e il 1808; e il gruppo di Berlino, che fu rappresentato da Arnim, Heinrich von Kleist e Adam Mller e si riun attorno alle riviste Phoebus e Berliner Abendblatt e alla societ Christliche Deutsche Tischgesellschaft (Tavolata cristiano-tedesca) Il gruppo di Jena era unito da una comune ricerca filosofica e poetica, che si esprimeva sul piano dei sentimenti (l'amicizia), delle idee (una concezione spiritualistica e mistico-panteistica del mondo) e soprattutto delle teorie letterarie (una teoria della poesia, una riscoperta in chiave romantica della tradizione letteraria europea, un cambiamento nel sistema dei generi). Invece i gruppi di Heidelberg e di Berlino si chiusero in una visione letteraria molto pi ristretta, volta al recupero di tradizioni popolari germaniche, e in una visione politico-sociale spesso nettamente reazionaria, ispirata al cattolicesimo medievale. Quello che circol subito e rapidamente in tutta Europa, adattandosi e modificandosi nelle varie situazioni nazionali, fu il romanticismo di Jena. Il tramite principale di tale diffusione fu A. W. von Schlegel (17671845), il quale lasci la Germania nel 1804 e and a vivere presso Madame de Stal, a Coppet, come precettore dei figli di lei. Germaine Necker (1766-1817), figlia di un banchiere
ginevrino che era stato ministro delle finanze di Luigi XVI
e moglie del barone de Stal-Holstein, dopo esser vissuta a Parigi e avervi tenuto un salotto politico-letterario, se ne era allontanata per ostilit a Napoleone, trasferendosi ad abitare sulle rive del lago di Lemano, nel castello di Coppet, dove rimase dal 1800 al 1814. Era una donna di grande prestigio, grande assimilatrice e divulgatrice delle idee correnti, scrittrice di successo, capace di creare e orientare opinioni. Le visite a Coppet di numerosi scrittori, tutti liberali e antinapoleonici, e i molti viaggi della Stal e di Schlegel, costruirono le fila di un largo movimento, che pu essere indicato convenzionalmente come il romanticismo europeo. Testi fondamentali furono il romanzo della Stal, Corinne ou l'Italie (Corinna ovvero l'Italia, 1807), frutto di un viaggio italiano del 1804-805, il suo volume De l'Allemagne (La Germania, 1810) e le lezioni tenute da Schlegel a Vienna su argomenti d'arte e letteratura, pubblicate in Italia nel 1817 con il titolo Corso di letteratura drammatica. La risonanza europea di queste opere e la penetrazione del loro contenuto fu vasta e per ondate successive: pi superficiale, come vero influsso diretto, in Inghilterra, dove per era in corso un movimento locale che possiamo dire romantico, anche se ha caratteristiche sue peculiari (con i romanzi storici di Walter Scott, con le liriche e le prefazioni e i saggi di William Wordsworth e di Samuel Taylor Coleridge); pi profonda in Italia, a partire dal 1816, quando fu pubblicato dalla rivista Biblioteca Italiana l'articolo della Stal Sulla maniera e l'utilit delle traduzioni, che apriva un vivacissimo dibattito attorno ai caratteri della nostra letteratura; a intermittenza in Francia, dove nel 1813 furono tradotte le lezioni di Schlegel e dove nel 1830 scoppi la battaglia attorno al poema romantico Ernani di Victor Hugo. Quali le caratteristiche comuni fra tutti questi movimenti? E' abbiamo detto, quasi impossibile definirle con rigidit. Fissiamo alcune tendenze, tutte, non a caso, intimamente contraddittorie. --I romantici, per una evidente reazione ai progetti sociali e al fallimento dell'illuminismo, preferiscono formare piccoli gruppi, coltivare il sentimento dell'amicizia, isolandosi da una societ che spesso vedono estranea e nemica (a causa del dominio politico di un tiranno o di un popolo straniero, a causa dei processi in corso di trasformazione e di industrializzazione); e tuttavia si considerano spesso investiti di una missione sociale, dotati di una voce profetica, chiamati a combattere battaglie di giustizia; e sono spesso divisi fra chi sostiene in pieno la restaurazione (e anzi ne fonda il supporto
ideologico, proponendo teorie sull'origine divina della
societ e della sovranit e coltivando la memoria del passato) e chi invece appoggia entusiasticamente l'idea di un mondo che cambia, le prospettive rivoluzionarie. --I romantici vivono, in tutta la loro portata psicologica e letteraria, i temi dell'irrequietezza, dell'insoddisfazione, del ripiegamento malinconico, recuperando anche molti dei turbamenti conosciuti ed espressi dalla sensibilit settecentesca. Uno dei sentimenti nuovi da essi pi profondamente conosciuto la Sehnsucht, che non vuol dire nostalgia, desiderio di ci che si avuto e non si ha, ma, letteralmente, male del desiderio, cio desiderio che non pu realizzarsi perch solo desiderio, e non conosce il proprio oggetto, anelito indeterminato a vivere una vita vera, male che quasi una malattia psico-fisica, il male del secolo. E tuttavia essi cercano e si costruiscono un sistema di consolazioni e di certezze, valorizzando la capacit consolatrice della fantasia, della finzione e delle illusioni, o pi spesso tornando a filosofie spiritualistiche e apertamente religiose. --I romantici coltivano all'estremo gli atteggiamenti individualistici, anche sul piano del costume, ed esaltano la solitudine, la forza interiore, l'energia eroica, il sacrificio personale. Ma al tempo stesso si costruiscono i miti del popolo, dello spirito collettivo di un'intera nazione. In letteratura possono sostenere posizioni contrastanti, per esempio la teoria della lirica intesa come espressione soggettiva assoluta o la teoria della poesia come specchio della societ. Esistono, nell'insieme di queste antinomie, dei numerosi sviluppi storici, delle moltissime soluzioni individuali, alcuni tratti comuni che ci consentono di riconoscere la cultura romantica? Uno pu essere il vitalismo, una concezione della natura, della storia, e dell'arte stessa come processi dinamici, aperti, creativi, e intimamente compenetrati. Perci i romantici furono generalmente inclini a vagheggiare la spontaneit, individuale e collettiva; a polemizzare contro regole e generi precostituiti; a interessarsi di miti e simboli; a esplorare il sogno e altre manifestazioni dell'inconscio. Le formazioni storiche, i popoli, furono considerati come grandi organismi, corpi viventi. Interpretazioni del romanticismo. Tra Settecento e Ottocento fu creato il concetto di romanticismo da Friedrich von Schlegel, dal fratello August Wilhelm e da altri scrittori militanti, che per primi applicarono l'aggettivo romantico non pi a certi
paesaggi o a certi stati mentali ma al carattere della
letteratura moderna, cio dell'intera epoca cristiana, contrapposto a quello classico della letteratura antica. Il concetto ebbe fortuna e venne subito usato generalmente, sempre per conservando una certa imprecisione e ambiguit di significato, che induceva gi i contemporanei a discussioni interminabili sulla difficolt di determinare che cosa fosse romantico. Dopo aver visto nel romantico un orientamento della sensibilit, un modo moderno di percepire il mondo, si pass a parlare di poesia e musica romantica, e anche di una filosofia, di una scienza romantica. Questa ampiezza di usi, insieme con la variet disparata dei gruppi di letterati e intellettuali che si definivano romantici, ha posto molti problemi d'interpretazione agli studiosi che si sono in seguito occupati del romanticismo. Alcuni, come Ren Wellek (nato a Vienna, vissuto in America, teorico e critico della letteratura), hanno ristretto il romanticismo al solo insieme dei movimenti letterari europei che si richiamarono a questo nome nella prima met dell'Ottocento; altri, come Mario Praz, l'hanno collegato a un mutamento del gusto e della sensibilit avvenuto alla fine del Settecento e vivo ancor oggi; altri addirittura, riprendendo la distinzione di Schlegel fra classico e romantico (e quella successiva di Nietzsche fra apollineo e dionisiaco), l'hanno considerato uno dei due poli fra cui oscilla continuamente la sensibilit dell'uomo nei diversi momenti storici, il controllo razionale da un lato e dall'altro l'impulso al disordine delle passioni, l'espressione caotica dell'esistenza. La differenza principale , dunque, fra chi tende a un'interpretazione estensiva e generica del romanticismo, facendolo coincidere con una categoria atemporale dello spirito o almeno con le caratteristiche di un'intera epoca, e chi invece ne d una valutazione pi rigorosamente storica e filologica. Inoltre le opinioni variano anche sulla omogeneit europea del fenomeno: mentre Wellek sostiene la sostanziale omogeneit, altri, come Arthur O. Lovejoy (tedesco-americano, storico delle idee), insistono sulla molteplicit e diversit delle manifestazioni nazionali. Sembra comunque opportuno distinguere fra le posizioni di gruppi che esplicitamente elaborarono i presupposti teorici e i programmi del romanticismo, e la vasta circolazione di temi connessi con una nuova sensibilit e mentalit. E' significativo il caso di Ugo Foscolo e di Giacomo Leopardi. Entrambi furono coinvolti dal generale sommovimento, e tuttavia rimasero estranei allo schieramento romantico. Il romanticismo che possiamo dire ufficiale nella prima met dell'Ottocento fu rappresentato in Italia dagli scrittori che fondarono la rivista milanese Il Conciliatore, dal gruppo dei moderati toscani che si riunivano attorno a L'Antologia, da Alessandro Manzoni e dalla cerchia dei
suoi amici e seguaci, da Niccol Tommaseo.
ROMANTICI E RIVOLUZIONARI. In Italia la diffusione del romanticismo e le polemiche tra classicisti e romantici s'incontrarono con il problema dell'indipendenza nazionale e dell'impegno politico. I classicisti difendevano la tradizione, mentre i romantici volevano cambiare la letteratura italiana ispirandosi alle idee che venivano dalla Germania. Sarebbe troppo semplice trasferire immediatamente la contrapposizione letteraria sul terreno politico, identificando nei classicisti senz'altro i conservatori, i sostenitori dello stato delle cose e quindi anche dell'immobilit e dell'ordine imposto dalla restaurazione. Gli studi storici hanno messo in luce da tempo la necessit di abbandonare un'interpretazione cos schematica degli schieramenti ideologici. Il classicismo fu infatti, come il romanticismo, un fenomeno variegato con diverse tendenze e personalit, alcune sicuramente retrive, altre invece orientate verso un progressismo illuminato e laico. Nome significativo quello di Pietro Giordani, il primo grande amico di Giacomo Leopardi. E' vero per che i romantici rappresentavano il nuovo, e il desiderio di novit era di per s un segno temibile di insoddisfazione. I letterati romantici nell'opinione corrente erano patrioti (questo il termine dell'epoca), ed erano addirittura sovversivi per i loro avversari, e per la polizia. In realt i romantici in Italia furono liberali e moderati, spesso cattolici; volevano una letteratura orientata in senso realistico, che fosse espressione della societ; volevano una cultura moderna, che si aprisse alle esigenze dei ceti borghesi e contribuisse anzi a farle crescere e maturare; erano animati da intenti pedagogici. Il romanticismo letterario del primo Ottocento ebbe in Italia caratteristiche limitate e specifiche, che escludevano gli eccessi dell'immaginazione e dell'individualismo (e che lo distinguono nell'ambito europeo). Se si considera la zona rivoluzionaria dei movimenti politici, quella mazziniana, qui possibile trovare forme di sensibilit pi accesa, temi e miti romantici che trapassano nell'azione politica. Il primo esempio Mazzini stesso con la sua storia personale. Il giovane Mazzini (1805-72) ebbe una formazione letteraria basata su Dante, Alfieri, Foscolo. Si schier a favore del romanticismo e prese ad atteggiarsi come un tipo romantico (aveva imparato a memoria il romanzo foscoliano Le ultime lettere di Jacopo Ortis, e vestiva sempre di nero in segno di lutto per la patria: cos
raccont pi tardi nelle Note autobiografiche, stese fra il
1861 e il 1866). Scriveva saggi avvicinandosi ai testi con una preminente passione nazionale: su Dante (Dell'amor patrio di Dante, del 1826-27), sulla letteratura contemporanea (Saggio sopra alcune tendenze della letteratura europea nel XIX secolo, uscito nel 1829 sulla rivista L'Indicatore livornese e D'una letteratura europea, pubblicato nello stesso periodo su L'Antologia), sul dramma storico (Del dramma storico, in due parti, del 1830 e del 1831, su L'Antologia). Mazzini subordinava la letteratura alla politica e, passato l'entusiasmo giovanile, condann con durezza gli aspetti del romanticismo che favorivano la fuga dal presente, il ripiegamento sentimentale, la passivit. Ma furono ispirati dal romanticismo i temi centrali del suo pensiero, che guidarono l'azione sua e di altri giovani. Nella teoria dell'insurrezione, e nelle imprese tentate confidando in un'impossibile solidariet popolare da tipici mazziniani come i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera e dallo stesso Carlo Pisacane, imprese finite subito e tragicamente, erano espressi due valori romantici: la grandezza dell'individuo che esce dalla mediocrit compiendo un gesto eroico, esemplare, e l'importanza del fine che lo trascende, il progresso del popolo e dell'umanit, che giustifica ogni sacrificio personale. Le lettere e gli altri scritti autobiografici dei rivoluzionari danno la misura di un comportamento--di fronte alla natura, alla storia, all'amore, alla morte, alla rivoluzione-- caratterizzato sempre dalla disponibilit a vivere esperienze estreme. Nella situazione italiana il senso storico, la memoria del passato, il tema romantico del ritorno alle origini diventavano funzionali al discorso politico rivolto a costruire l'idea della nazione. Il nazionalismo risorgimentale italiano nasceva dalla letteratura, era nutrito di romanticismo, ed ebbe perci una notevole astrattezza. Dopo il 1840, negli anni dell'esilio, Mazzini continu a occuparsi di letteratura, in particolare di Dante e di Foscolo. Persino Garibaldi, il pi abile e concreto, e il meno intellettuale, dei rivoluzionari mazziniani, si diede a scrivere, e non solo testi politici e memorie autobiografiche, ma versi e romanzi.