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Letteratura & vita A differenza di Hofmannsthal o Nabokov, per Gershom Scholem il linguaggio e le passioni non possono essere separati

Come nasce il potere delle parole: la grande trama degli affetti umani
di CLAUDIO MAGRIS

el famoso romanzo di Nabokov, Humbert-Humbert dice: Oh, Lolita mia, io ho soltanto parole con cui giocare. Soltanto parole le quali dunque non dicono, non contengono la vita, bens possono solo alludere alla sua assenza, dire la mancanza dellessenziale e ridursi a frantumi con cui dolorosamente giocare. Gran parte della letteratura moderna caratterizzata da questo malinconico divario fra la parola e la vita, dallinsufficienza della parola a dire la vita. Lingua mortal non dice /

quel chio sentiva in seno, o, prima ancora, Shakespeare: Words, words, words. Il racconto che apre il Novecento letterario, la Lettera di Lord Chandos di Hofmannsthal, la storia di uno scrittore che si vota al silenzio perch le parole segni astratti e convenzionali, funghi ammuffiti non dicono il fluire dellesistenza. C una tradizione, tuttavia, in cui soltanto, a proposito delle parole, non una limitazione negativa, non indica insufficienza e aridit, come per il protagonista di Nabokov. la tradizione chassidica, la corrente mistica e gioiosa dellebraismo orienta-

Gershom Scholem

le, in cui parabole e leggende sono preghiere, racconti di verit. In una di queste parabole, riportata da Gershom Scholem, il pi grande storico di mistica ebraica, si narra che quando Bal-shem, il santo e maestro, doveva assolvere un compito difficile per il bene delle creature, andava in un posto speciale e segreto del bosco, accendeva magicamente un fuoco, diceva preghiere particolari e otteneva da Dio ci che chiedeva. Una generazione dopo, un suo successore, il Maggd di Meseritz, quando si trovava dinanzi allo stesso compito, si recava in quel posto segreto del bosco e diceva quella

speciale preghiera, ma non conosceva pi il modo di accendere il fuoco, e otteneva ci che chiedeva. Ancora una generazione dopo, un altro grande maestro non sapeva pi n come accendere il fuoco n quale preghiera dire, ma si recava in quel luogo nascosto del bosco, ottenendo ci che chiedeva. Ma, ancora una generazione dopo, un altro maestro che aveva la stessa esigenza, diceva di non conoscere pi n larte di accendere quel fuoco n le formule di quella preghiera e nemmeno dove si trovasse quel luogo nel bosco, ma aggiungeva che di tutto questo poteva raccontare la storia e, raccontandola, otteneva ci che chiedeva. E ogni volta che, nella cerchia dei chassidim, il narratore narra la storia di questa progressiva perdita, il suo racconto ottiene da Dio il dono richiesto; di quella realt restano soltanto le parole, ma le parole che narrano la storia di quella perdita la su-

perano, perch hanno la stessa efficacia delle azioni compiute da quei santi nel passato. Le storie, in questo senso, assomigliano alle preghiere: stabiliscono legami religione deriva da religio, ci che collega trasmettono valori, dicono il senso delle errabonde vicende umane. Poche cose infatti uniscono, creano legami e amicizia, come raccontare storie, accadute a noi stessi o a qualche altro, ma che sono divenute parte di noi e che, rinarrate, diventano anche di altri, entrano nella loro vita. La cerchia chassidica in cui si raccontano storie un coro in cui una voce si riconosce nelle altre, distinguendosi, ma anche confondendosi con le altre, in un epico scambio fra il mio e il tuo. Anche fra noi amici, talora non sappiamo bene cosa accaduto alluno o allaltro. Ma abbiamo le storie; le parole, non soltanto le parole.
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