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lUnit 30.11.12 Onu, voto sulla Palestina.

Anche lItalia dice s La Ue divisa, Usa contrari, favorevoli Russia e Cina Monti al telefono con Netanyahu e Abu Mazen Lirritazione dIsraele: Decisione che ci ferisce di U.D.G. Mahmud il moderato ha vinto la battaglia della sua vita. La Palestina ha dalla sua la maggioranza dei Paesi, sar Stato non membro delle Nazioni Unite. Un voto storico, quello che era atteso ieri nel tardo pomeriggio (notte in Italia) al Palazzo di Vetro. Tra i s c quello dellItalia. Una decisione sofferta, maturata in extremis, quella di Roma. A comunicarla, con una telefonata, al presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) Mario Monti. Nel sostenere la Risoluzione per lo status di Stato non membro dellOnu alla Palestina, lItalia, in coordinamento con altri partner europei, ha in parallelo chiesto al Presidente Abbas di accettare si legge in una nota di Palazzo Chigi il riavvio immediato dei negoziati di pace senza pre-condizioni. E, ancora, di astenersi dallutilizzare lodierno voto dellAssemblea Generale per ottenere laccesso ad altre Agenzie Specializzate Onu, per adire la Corte Penale Internazionale o per farne un uso retroattivo. IN EXTREMIS La decisione parte integrante dellimpegno italiano a rilanciare il Processo di Pace con lobiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento. Al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, Monti ha ribadito che la decisione italiana non implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti di Israele. Ed ha garantito il fermo impegno italiano ad evitare qualsiasi strumentalizzazione che possa portare indebitamente Israele, che ha diritto a garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte Penale Internazionale. Ma le rassicurazioni del Professore non cancellano lirritazione israeliana. qualcosa che non ti aspetti dai tuoi migliori amici e alleati, rimarca Naor Gilon, ambasciatore dIsraele a Roma. Quando un amico a fare qualcosa di inatteso, ti ferisce di pi, insiste Gilon. Secondo lambasciatore, il via libera allOnu sbagliato perch sancisce uniniziativa unilaterale e controproducente. Uniniziativa che non produrr

alcun cambiamento sul terreno e deluder le attese degli stessi palestinesi, con il rischio di unescalation di violenze. Il voto sulla Palestina, avverte Netanyahu, non modificher alcunch sul terreno e neppure avviciner la costituzione di uno Stato palestinese vero: Anzi la allontaner. Perch si arrivi ad uno Stato di Palestina, ribadisce il premier, ci sono da parte israeliana almeno tre condizioni fondamentali: il riconoscimento di Israele come Stato del popolo ebraico; la proclamazione della fine del conflitto; lok alladozione di misure di sicurezza per Israele. Di tutto ci taglia corto Netanyahu non si fa menzione nella risoluzione sottoposta allOnu. Per cui ci opponiamo. Di segno opposto la reazione palestinese. Abu Mazen ha espresso il proprio ringraziamento al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Mario Monti dopo lannuncio del voto italiano favorevole allo status di Stato non membro osservatore della Palestina allOnu, dichiara allAnsa Nemer Hammad, consigliere dello stesso leader dellAnp. La storica giornata della Palestina al Palazzo di Vetro, si apre con lappello di Abu Mazen allAssemblea generale dellOnu perch faccia un investimento nella pace, votando a favore del riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro. Restiamo impegnati per una soluzione a due Stati e le nostre mani restano tese per la pace, afferma Abu Mazen in una dichiarazione letta dal ministro degli Esteri palestinese Riad Malki, alincontro che segna il Giorno internazionale di solidariet con il popolo palestinese. Un investimento sulla pace: il concetto che Abu Mazen riaffermer poche ore dopo, quando il presidente palestinese legger, visibilmente emozionato, il testo della risoluzione. Il fronte del s vede la presenza di tre Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza: Russia, Cina e Francia. Per il no si pronunciano gli Stati Uniti. LEuropa si divide: Italia, Francia, Spagna, Grecia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Austria, Belgio, Svizzera e Portogallo per il s; Germania, Gran Bretagna, Olanda, Ungheria, Estonia, Lituania optano per lastensione; la Repubblica Ceca vota no. In ordine sparso, come sempre. lUnit 30.11.12 Yasser Abed Rabbo Segretario del Comitato esecutivo dellOlp, con lex ministro israeliano, Yossi Beilin, stato promotore dellIniziativa di Ginevra Scelta storica dalla parte della legalit di U.D.G. Palazzo di Vetro, New York, 29 novembre 2012. Luomo che abbiamo al telefono uno dei protagonisti di quella intifada diplomatica che ha segnato ieri alle Nazioni Unite un passaggio cruciale. Per il popolo palestinese quel voto ha una portata storica che va al di l della stessa formula della risoluzione: la comunit internazionale, nel suo consesso pi rappresentativo, riconosce lesistenza dello Stato di Palestina a fianco dello Stato dIsraele. Ad affermarono Yasser Abed Rabbo, segretario generale del Comitato esecutivo dellOlp. Rabbo fa parte della delegazione ufficiale palestinese al Palazzo di Vetro. Quanto alla decisione assunta dallItalia di votare a favore della richiesta palestinese, Rabbo dice a lUnit: una scelta importante che fa onore allItalia e al suo impegno per raggiungere una pace giusta e duratura. Una pace tra pari. E sullaccusa rilanciata da Israele e fatta propria dagli Usa di un atto unilaterale, il dirigente palestinese ribatte: In questi anni di unilaterale c stata la volont dei governanti israeliani di vanificare sul campo la possibilit di realizzare una soluzione due Stati. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a riprendere il negoziato sulle direttrici indicate dalla stessa risoluzione votata alle Nazioni Unite. Per noi, il dialogo non ha alternative. Quale il segno politico del voto dellOnu? il segno dellaffermazione della legalit internazionale; un segno di giustizia e di responsabilit. Si tratta di un voto che rafforza quanti si battono, in Palestina e nel mondo, per una pace fondata sul principio due Stati per due popoli. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che non cambier nulla...

Ma fosse davvero cos perch Netanyahu e Lieberman (il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, ndr) hanno fatto di tutto per convincere quanti pi Stati possibile a votare contro? Per i falchi israeliani si tratta di una sconfitta politica bruciante. Insisto: per Netanyahu la forzatura palestinese allontana la ripresa dei negoziati. vero il contrario. Perch il voto delle Nazioni Unite rafforza la leadership del presidente Abbas (Abu Mazen, ndr) che ha fatto della trattativa una scelta strategica. Ma forse proprio questo ci che brucia a Netanyahu e a Lieberman, che hanno sempre puntato alla delegittimazione di ogni controparte. Molti Paesi, tra cui lItalia, che hanno sostenuto la richiesta palestinese chiedono al presidente Abbas di tornare al tavolo negoziale senza pregiudiziali. una sollecitazione che accogliamo, ma con una puntualizzazione. Quale? Quando chiediamo al primo ministro dIsraele il blocco degli insediamenti non poniamo una pregiudiziale ma chiediamo il rispetto di accordi sottoscritti. In Israele anche quei politici favorevoli ad una pace a due Stati sostengono che irrealistico tornare ai confini del 67, perch non si pu far finta che la realt non sia cambiata in questi 45 anni. Il riferimento ai confini del 67 un punto di partenza e non di arrivo di un negoziato. Al tavolo negoziale possibile trattare una modifica, circoscritta e su una base di reciprocit, delle linee di confine. Limportante che sia chiaro che quello a cui ambiamo e che viene indicato dalla risoluzione votata oggi (ieri, ndr) uno Stato vero, non un suo simulacro. Uno Stato indipendente con una sovranit totale sul tutto il suo territorio nazionale, senza insediamenti israeliani al proprio interno. Uno Stato con Gerusalemme Est sua capitale. La vittoria diplomatica di Abu Mazen una sconfitta di Hamas? No, perch alla fine anche Hamas ha sostenuto liniziativa del presidente Abbas. A vincere lunit dei palestinesi, realizzata su una linea chiara: quella di una pace tra pari. Una linea che esce rafforzato dal voto allOnu. lUnit 30.11.12 Chi ha coraggio e chi no di Umberto De Giovannangeli ALLA FINE, MARIO MONTI HA OFFERTO UNA LEZIONE DI SAGGEZZA. E DI CORAGGIO POLITICO, DI CUI GLI VA DATO ATTO. stata una decisione sofferta, quella presa dal Professore, ma che va nella direzione giusta: quella di rafforzare la leadership moderata del presidente palestinese, Mahmud Abbas (Abu Mazen). A dar conto di una scelta difficile anche il fatto che il s italiano sia arrivato solo poche ore prima del voto allAssemblea generale delle Nazioni Unite sul riconoscimento della Palestina come Stato non membro dellOnu. In questo modo, lItalia ha rafforzato il suo legame con gli altri Paesi euromediterranei, Francia e Spagna, che gi avevano espresso nei giorni scorsi il loro sostegno alla richiesta di Abu Mazen. La Francia del socialista Hollande e la Spagna del popolare Rajoy: segno di una condivisione dintenti che unisce larghe parti delle maggiori famiglie politiche europee. Una convergenza che si registrata anche in Italia, dove limpegno del Pd e quello del leader dellUdc, Pierferdinando Casini, hanno contribuito e molto nella decisione assunta dal presidente del Consiglio. In questa convergenza c il meglio della tradizione politica della sinistra e di quella cattolica, che hanno sempre puntato a valorizzare la vocazione mediterranea del nostro Paese. Il sostegno alla richiesta palestinese dello status di Stato non membro Onu un incoraggiamento sulla strada del dialogo e contro ogni estremismo: la nascita di uno Stato di Palestina membro a pieno titolo Onu potr arrivare solo ed esclusivamente con il negoziato e l'intesa diretta tra le parti. La nota di Palazzo Chigi un investimento sul dialogo e su una pace che pu nascere solo da un negoziato tra le parti. Senza pregiudiziali. In questo non c nulla di anti-israeliano. Semmai vero il contrario. Perch il diritto alla sicurezza dIsraele potr affermarsi in pieno solo se si legher ad un diritto egualmente fondato: quello dei palestinesi a uno Stato indipendente, a fianco, e non

contro, dello Stato ebraico. Essere amici dIsraele, veri amici, significa anche esercitare un diritto di critica su singoli atti compiuti dal governo di Gerusalemme, senza che ci travalichi mai in un antisemitismo travestito da antisionismo. Una distinzione fondamentale, una linea di confine invalicabile. Monti ha compreso, agendo di conseguenza, che la questione palestinese il nodo cruciale da sciogliere per una svolta di pace e stabilit in Medio Oriente. E per aiutare Israele a uscire dalla trincea per conquistare la vittoria pi importante: quella di poter essere finalmente un Paese normale. Era questo, a ben vedere, il sogno dei padri fondatori dello Stato dIsraele. Quella praticata da Monti stata una politica di equivicinanza alle ragioni e alle aspirazioni di due popoli. Una scelta che Matteo Renzi ieri, nel confronto tv con Bersani, ha sorprendentemente contestato, usando argomenti della destra americana, come il primato della questione iraniana su quella israelopalestinese. Speriamo che si corregga perch in gioco la percezione dellinteresse nazionale, non solo di quello del centrosinistra. Corriere 30.11.12 La decisione presa da Monti. Bersani: Ho contribuito Per il Pdl sconcertante di Maurizio Caprara ROMA La scelta compiuta ieri da Mario Monti di far votare all'Italia s all'innalzamento di livello della delegazione palestinese all'Onu stata dettata, dal punto di vista della politica estera, soprattutto dalla voglia di non rimanere isolati dai partner europei mediterranei in buoni rapporti con i Paesi arabi. In particolare, dopo che le cosiddette primavere del 2011 hanno fatto fuori in quelle nazioni vecchi e collaudati interlocutori. Dal punto di vista interno, la decisione, adottata tenendone del tutto informato Giorgio Napolitano, conferma la tendenza a un rafforzamento del ruolo del presidente del Consiglio nei confronti del ministro degli Esteri. In mattinata Giulio Terzi, che era propenso per l'astensione, dichiarava: La posizione dell'Italia la si vedr al momento del voto. Prima delle 15, in anticipo sulla pronuncia dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Palazzo Chigi ha annunciato che il nostro Paese avrebbe appoggiato la proposta di risoluzione volta a far passare la rappresentanza palestinese all'Onu da delegazione di ente invitato al rango di Stato osservatore: Monti ha telefonato al presidente Mahmoud Abbas (il palestinese Abu Mazen, ndr) e al primo ministro (israeliano, ndr) Benjamin Netanyahu per spiegare le motivazioni della decisione. Una mossa malvista dal governo d'Israele. A Roma sono saliti i decibel della polemica politica interna. Tuttavia, pur essendo stati pi numerosi gli applausi nel centrosinistra, pu essere sommario ridurre i contrasti a uno scontro tra una parte e l'altra dello schieramento politico. Credo di aver avuto qualche voce in capitolo in questa scelta, ha rivendicato il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Buona notizia, ha definito il s Nichi Vendola di Sinistra ecologia e libert. Un errore, perch dall'autorit palestinese non venuta mai in questo periodo una reale volont di pace, ha commentato invece il capogruppo del Popolo della libert alla Camera Fabrizio Cicchitto. Sconcertante, ha giudicato il s il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, mentre Andrea Ronchi definiva la politica estera appaltata a Bersani. L'ex missina e ex An Roberta Angelilli per ha dato voce a un'altra linea nello stesso partito: Bene il s. Era stato Franco Frattini, di sicuro amico di Israele, il 20 novembre in Parlamento, a segnalare nel Pdl una disponibilit a valutare ipotesi diverse se non si fosse realizzato il proposito condiviso da Terzi e Monti di convincere tutti i 27 Paesi dell'Unione europea all'astensione: Astenersi vuol dire non decidere. Palazzo Chigi ha avuto contatti con l'ambasciata degli Stati Uniti a Roma e il consigliere di Netanyahu per la Sicurezza nazionale Jacob Amidror, entrambi per il no. Poi la nota sul s e Monti: A Netanyahu il presidente, nel ribadire che questa decisione non implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti di Israele, ha garantito il fermo impegno italiano a evitare qualsiasi strumentalizzazione che possa portare indebitamente Israele,

che ha diritto a garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte penale internazionale. Appoggi ai palestinesi furono garantiti da Aldo Moro, Giulio Andreotti, Bettino Craxi. Nella scelta di Monti paiono aver contato pi crescita del consenso sulla risoluzione e desiderio di rafforzare Abu Mazen che la tradizione. Repubblica 30.11.12 Per anni atteggiamento opportunista di Roma, ieri la svolta Quel rifiuto dellastensione il voto senza ambiguit di un Paese rispettabile di Bernardo Valli DOVE era allordine del giorno la mozione palestinese. Lastensione era stata decisa, sia pure tra mille esitazioni, e comunque data per quasi certa alla Farnesina, fino alla vigilia del voto. Prima di diventare definitiva la decisione per fortuna rimbalzata da un palazzo romano allaltro: e a conclusione del percorso lastensione si trasformata in un dignitoso s alla richiesta di promuovere la Palestina da semplice osservatore a Stato osservatore, presso le Nazioni Unite. Non pochi diplomatici attribuiscono la salutare correzione al Quirinale. La prima osservazione che in questa occasione il voto di un Paese rispettabile, che non fa della furbizia la sua arma principale, non poteva che essere chiaro, netto: S oppure No. Lastensione era consentita a un Paese come la Germania, che ha tragici problemi storici con lo Stato ebraico, e che quindi doveva tenersi in disparte, per non urtare Gerusalemme, ribadendo al tempo stesso la validit del principio dei due Stati, lisraeliano e il palestinese. Principio da realizzare, come pensano anche gli americani, attraverso dei negoziati, e non con il tentativo unilaterale e disperato di Abu Mazen alle Nazioni Unite. I responsabili della nostra politica estera, pur non avendo lItalia unimpronta tedesca, hanno pensato di poter assumere la stessa posizione. Lastensione era un espediente per non dispiacere del tutto alla superpotenza, arroccata con Israele in un irrinunciabile No, e al tempo stesso per salvare la faccia (e la coscienza) non opponendo un netto rifiuto alla Palestina e quindi al mondo arabo. Ma come accade nella vita dei comuni mortali leccessiva furbizia slitta spesso nellambiguit. La quale stretta parente della vilt. Una politica estera acquista valore, prestigio, quando prende decisioni che possono essere sgradite alle superpotenze, comprese quelle alleate e amiche, ma che rivelano un carattere e sono ancorate a dei principi. Lastensione in questo caso equivaleva a una rinuncia. Meglio un No. Sarebbe stato pi dignitoso. Non pochi esperti in diplomazia sorrideranno. Ma per nostra fortuna su uno dei colli romani non si sorriso. stato corretto il tiro, e salvata la nostra dignit. Il voto dellAssemblea generale di New York non rappresenta una minaccia alla sicurezza di Israele. senzaltro un severo colpo al suo comportamento politico, e uno schiaffo alla diplomazia americana. La simbolica promozione della Palestina a Stato osservatore dellOnu, dunque a uno Stato che resta senza diritti sovrani e che non cambia la situazione, pu servire a ricordare due punti essenziali. 1) La condotta politica e militare israeliana non ha per ora contribuito a decongestionare la crisi mediorientale. 2) I propositi degli Stati Uniti per risolverla sono risultati vani. O addirittura non applicati. Un effetto non trascurabile del voto di New York quello che favorisce, o che rialza il malandato prestigio di Abu Mazen, presidente dellAutorit palestinese. Aggiudicandosi, a torto o a ragione, la vittoria nella recente battaglia di Gaza, e pavoneggiandosi per lappoggio ricevuto dalle capitali arabe e dalla Turchia, Hamas ha relegato nellombra il moderato leader dellOlp installato a Ramallah, capitale di Cisgiordania, porzione di una Palestina occupata militarmente. Di fatto i capi di Hamas hanno invaso la scena. Ed opportuno ricordare che essi sono alla testa di un partito islamico con la vocazione ultima di distruggere un giorno, sia pure remoto, lo Stato ebraico, e di instaurare uno Stato palestinese (basato sulla Sharia) su tutto il territorio dellattuale Israele, della Cisgiordania e di Gaza. A New York accaduto che laltra Palestina, quella laica, che non usa n il terrorismo n le armi, abbia vinto una battaglia politica. Era lecito, decente, privarla di questa occasione ? Era dignitoso

sottrarsi, con unastensione, alla responsabilit di contribuire al successo, forse effimero, di Abu Mazen ? Tanto pi che la sua iniziativa ha smosso la rigida posizione di Hamas. Molti suoi dirigenti hanno infatti appoggiato la battaglia politica di Abu Mazen allOnu, sapendo di interpretare i sentimenti di molti palestinesi confinati a Gaza. Anche questo un avvenimento che apre qualche spiraglio. Approvando lazione del laico presidente dellAutorit palestinese, i capi di Hamas hanno implicitamente accettato quello che lui sostiene nel documento presentato a New York. E in quel documento si chiede uno vero Stato palestinese entro i confini del 1967. Questo significa riconoscere, come Abu Mazen, lesistenza di Israele. Non siamo tuttavia ancora a questo. La Palestina una terra di emozioni e tragedie. Dove quel che logico non obbligatoriamente realt. La Stampa 30.11.12 Status di osservatore Adesso lAnp potr ricorrere alla Corte dellAja Nella Carta Onu assente una disciplina sulla partecipazione ai lavori dellorganizzazione di Stati e organizzazioni non statali in qualit di osservatori permanenti. LAssemblea generale ha di volta in volta ammesso e regolato le prerogative e i poteri di nuovi osservatori permanenti. Accedere al rango di Stato osservatore permetterebbe ai palestinesi di essere ammessi ad altre agenzie delle Nazioni Unite, soprattutto alla Corte penale internazionale dellAja. Da oggi, nota il giudice italiano della Cpi Mauro Politi, lAnp potr ricorrere alla Corte penale internazionale, accettandone la giurisdizione per crimini commessi sul proprio territorio. Alcuni commentatori, per, notano che la nuova Palestina diventerebbe rappresentativa di una comunit territoriale palestinese, quella definita dai confini del 1967, e pi difficilmente potrebbe farsi portavoce esclusivo dei diritti del popolo palestinese e della sua diaspora, cos come ha fatto fino a oggi lOlp. il Fatto 30.11.12 Pacifici: Allora noi votiamo in blocco Renzi di Rob. Zun. AMAREGGIATO e sorpreso, Riccardo Pacifici, presidente della comunit ebraica di Roma. Le motivazioni di questa scelta, secondo Pacifici, possono essere due ma di una non vorrebbe parlare perch troppo umiliante. Parte da quella meno dolorosa: Chi ha il potere di decidere sulla questione si subito appiattito sull'agenda del primo ministro in pectore, cio Bersani. Avendo il segretario del Pd risposto, nel faccia a faccia televisivo con Renzi, che a favore della richiesta di Abu Mazen, ecco che subito il premier Monti e il presidente Napolitano gli sono andati dietro. Non ce lo saremmo mai aspettato. Ne consegue che la comunit che rappresento far campagna a favore di Renzi. Parlo di chi orientato ad andare a al ballottaggio del Pd. L'altra possibile verit, per Pacifici insopportabile, che Monti abbia deciso per il s dopo il suo tour nei Paesi del Golfo, pro palestinesi, alla ricerca di investimenti. Se cos fosse saremmo ritornati all'Italietta che negli anni 70 andava a mendicare nei Paesi arabi con le riserve petrolifere. Non voglio crederci. Anche l'ambasciatore israeliano in Italia ha dichiarato che il governo Netanyahu particolarmente deluso per il voltafaccia di uno dei Paesi pi amici.

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