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Luigi MALERBA LA GENIALE ARTE DELLA MENZOGNA

Pubblichiamo parte del "ricordo" dedicato a Luigi Malerba letto da Umberto Eco in
occasione di due giornate di studio organizzate sullo scrittore dalla Casa delle
Letterature di Roma Non tanto nella critica italiana ma in quella anglosassone sono
stato alcune volte avvicinato a Malerba come autore postmoderno. Non ho mai capito
bene che cosa significhi postmoderno, ma certo che se Malerba stato postmoderno
lo stato ante litteram, se si considera che l' identificazione di Malerba come
postmoderno inizia almeno da Il serpente che del 1966, mentre le prime
teorizzazioni del postmoderno negli Stati Uniti iniziano, da Charles Jenks a John Barth o
a Leslie Fidler, solo negli anni successivi; e, quanto ai narratori postmoderni americani,
le opere di Barthelme sono coeve a quelle di Malerba (....), e praticamente coeve a
quelle che di John Barth sono state considerate come gli incunaboli del postmoderno.
(....). L' iscrizione di Malerba al postmoderno stata dovuta pi tardi a critici
anglosassoni e ricorder tra tutti il Postmodern Italian Fiction di JoAnn Cannon del 1989
(...). Il modernismo, dal futurismo a Dada e a Webern, voleva distruggere, sfigurare il
passato. Le Demoiselles d' Avignon sono il gesto tipico del modernismo; poi viene la
sfigurazione della figura, poi l' astrattismo, l' informale, sino alla tela bianca, lacerata,
bruciata; e nel teatro si andr dal linguaggio disarticolato al silenzio, alla scena vuota;
in musica il passaggio dall' atonalit al rumore, in letteratura dalla dissoluzione del
cosiddetto romanzo ben fatto in un flusso di flussi di coscienza, sino alla pagina
cancellata o alla pagina bianca (...) La narrativa postmoderna ritorna a una parvenza
di trama cos come la pittura ritornaa parvenze di figurativit (in fondo il processo
inizia con la pop art). Il postmoderno accetta dal modernismo il rifiuto della nozione
tradizionale di racconto ben fatto ma non ne rifiuta le modalit, salvo che prende in
contropiede, falsificandole, nullificandole, mentre il lettore crede che siano state
ancora messe in opera per dilettarlo. Prendete una pagina qualsiasi di Salto Mortale o
de Il Serpente: isolate dal contesto potrebbero sembrare pagine di un racconto ben
congegnato dove al massimo l' autore si concede qualche piacevole divagazione.
alla fine della lettura di tutte le pagine del romanzo che il lettore si accorge che gli era
stato mentito, per molte ragioni e in molti modi. Come diceva Guglielmi (in Vero e
falso) a proposito del Serpente: Il lettore che entrato in una libreria trovasse su un
bancone questo libro di Malerba e prendesse a leggiucchiarlo saltando liberamente da
una pagina all' altra, avrebbe l' impressione trattarsi di un libro che si sviluppa sec
ondo una narrazione scorrevole, compatta, organizzata secondo una successione
logica e temporale ineccepibile. (...) Ma la trama del Serpente non sono i fatti che
vengono raccontati.... Tanto pi nel nostro caso in cui i fatti che vengono raccontati
per esplicita dichiarazione del protagonista che li racconta non sono veri o meglio
tanto pi che i fatti raccontati, nel momento stesso in cui vengono affermati, vengono
anche negati. La trama del romanzo di Malerba, il plot, non altro che la struttura del
romanzo stesso (... ) Il serpente attua una delle pi integrali distruzioni della fattualit
che io abbia presente, giacch non una distruzione attuata per soppressione, per
spostamento violento, ma per nullificazione, indolore. Io vedo il Serpente come quel
pesce di Yellow Submarine che a poco a poco divora se stesso sino a svanire del tutto,
e sarei stato disposto a dire che Malerba a quel pesce pensava, se non fosse che il suo
romanzo del 1966 e il film dei Beatles appare solo nel 1968... Lo stesso avviene con
Salto Mortale, di cui Maria Corti ( Il viaggio testuale) diceva: La novit dell' impianto
sta, per cos dire, nella costruzione di un giallo sul giallo: vi un primo livello,
conforme al codice tematico del genere, in cui compare il solito assassinato (il libro si
apre con un cadavere sul prato)ei soliti indiziati; ma vi un secondo livello, in cui lo
scarto dominante, i fatti vengono legati, incatenati, correlati per una nuova funzione
sulla base di un piano calcolatissimo da cui si generano la struttura e il significato del

libro; qui c' davvero una sorta di sfida al lettore, il quale si trova trasformato in un
commissario Maigret di nuovo tipo, assai impegnato per tutto il libro a districare non le
intenzioni e i fini di un criminale, bens le intenzioni e i fini di uno scrittore, i
trabocchetti del suo grottesco,e magari un po' intellettualistico, gioco di invenzione. E
in un altro saggio Angelo Guglielmi osservava che Salto mortale.., racconta... no, non
racconta un bel nulla; non ha niente da riferirci, giacch nel momento in cui si
appresta a farlo l' oggetto del resoconto tendea mutarsi, a spostarsi, a diventare un'
altra cosa. Salto mortale ha una gran voglia di raccontare, ma non ci riesce; non per
questo per si scoraggia; e ci riprova, ma ancora fallisce; e sempre ricomincia e
sempre non ci riesce. (...) L' autore postmoderno, nel distruggere il racconto che sta
raccontando, mette in opera molte strategie metanarrative che al limite fanno dell'
intero racconto un discorso su se stesso - come accade col Serpente, dove alla fine ci
si accorge che il romanzo intero altro non che il rapporto steso dal protagonista
inattendibile per un funzionario di polizia. La metanarrativit non esclusiva del
postmoderno: anche Manzoni ne I promessi sposi ha molti interventi metanarrativi nei
quali discute del suo romanzo e dei suoi lettori. Ma la metanarrativit postmoderna si
presenta in modo ironico, mettendo decisamente a repentaglio la narrazione di cui sta
parlando. Nel Pianeta azzurro addirittura un personaggio, il commissario, che si
incarica di dire che quello che lo sta mettendo in scena non un romanzo, o almeno
non un romanzo serio (...). Un' altra caratteristica del postmoderno il ricorso
costante al dialogismo intertestuale attraverso forme di citazionismo che in certi autori
raggiungono dimensioni orgiastiche. Ora Malerba certamente citae basterebbe seguire
Francesco Muzzioli ( Malerba, Bagatto Libri, 1988) che individua in Malerba varie forme
di citazione, da Dante a Pinocchio, per non dire della lunga citazione dell' Eneide nel
capitolo 22 di Salto Mortale, di cui JoAnn Cannon dice che appare come una riscrittura
dell' episodio virgiliano fatta da Mad Magazine - e leggere che Enea e Didone in una
notte di tempesta in una grotta si rotolano per terra come due scatenati si sarebbe
tentati di darle ragione. E non parliamo della presenza ossessiva, anzi della
triplicazione del falso Dimitri ne Il pianeta azzurro. Solo che il citazionismo di Malerba
non pare aver nullaa che fare con il citazionismo del postmoderno. Perch ci possa
essere citazionismo postmoderno, con tutta la rivisitazione ironica della letteratura
passata che rappresenta, ci deve essere, cos almeno credo, anche la tecnica del
double coding, ovvero del doppio destinatario o della doppia possibilit di lettura. Mi
spiego. Il double coding viene definito per la prima volta per quanto concerne l'
architettura da Charles Jenks. E viene poi esteso alla letteratura da Linda Hutcheon e
altri. Per Charles Jenks, l' architettura postmoderna parla su almeno due livelli allo
stesso tempo, ovvero si rivolge simultaneamente a un pubblico minoritario di lite
usando codici "alti", e ad un pubblico di massa usando codici popolari. In architettura
abbiamo tutti presenti esempi di cosiddetto postmodernismo che abbondano in
citazioni rinascimentali o barocche, o d' altra epoca, cos strizzando per cos dire l'
occhio ai conoscitori, mentre l' utente comune vede in un timpano un bel timpano, in
una voluta una bella voluta, senza pensare alla citazione classica, e gode gli spazi per
quello che gli danno consentendogli di viverli (...) Questo accade ovviamente anche in
molte opere letterarie. Si badi che un' opera pu abbondare in citazione di testi altrui
senza per questo essere un esempio di ironia intertestuale. Tanto per fare un esempio,
The Waste Land di Eliot richiede pagine e pagine di note per individuare tutti i suoi
rinvii all' universo non solo della letteratura, ma della storia o dell' antropologia
culturale. Ma Eliot mette le note apposta perch non riesce a concepire un lettore
ingenuo che possa godere in modo accettabile del suo testo senza cogliere nessun
riferimento. Direi che le note sono parte integrante del suo testo. I casi di ironia
intertestuale sono invece diversi, e proprio per questo caratterizzano forme di

letteratura che, per quanto dotta, pu ottenere anche successo popolare (...) Il double
coding, ponendo in gioco la possibilit di una doppia lettura, non invita tutti i lettori a
uno stesso festino. Essa li seleziona, e predilige i lettori intertestualmente avveduti,
salvo che non esclude i meno provveduti. Il lettore ingenuo, se per caso l' autore
mette in scena un turista ingenuo che, sbarcando al Charles De Gaulle, dice Parigi a
noi due!, non individua il richiamo balzacchiano, e tuttavia pu appassionarsi
ugualmente alla spavalderia di quella figura comica. Il lettore informato "becca" invece
il riferimento, e assapora la citazione che in quel caso produce un effetto di
abbassamento. Ora Malerba compie una curiosissima operazione. Rif l' incontro di
Enea e Didone, ma alla fine avverte che si tratta di una ripresa da Virgilio. Infittisce il
Pianeta Azzurro di citazioni filosofiche dottissime ma si premura sempre di far sapere
al lettore che ha preso i brani da Plotino o da Locke. Chiama Dimitri i due e forse i tre
protagonisti dello stesso romanzo ma a pagina 333 spiega anche a chi non lo avesse
ancora capito che stava proprio pensando alla vicenda del falso Dimitri. Prende a
prestito qualcosa da Michel Tournier ma denuncia il suo pseudo plagio a pagine 122,
dove avverte anche che l' idea di una Supermassoneria l' ha presa da articoli de La
Repubblica, sembra avere inventato un Manuale dell' assassino ma nella stessa pagina
dice di averne trovato la recensione su L' Espresso e su Panorama; a pagina 244
appare una conchiglia fossile ma non ci lascia il piacere di riconoscere Zanella che
subito cita la fonte. (...) Mi sono chiesto perch mai Malerba, cos ironicamente
malizioso, quando cita inclini per cos dire a spiegare la barzelletta, crimine massimo
tra i raccontatori di storie e anche di controstorie. Ma chiaro che cosa questa
strategia comporta: eliminando il double coding si esclude una lettura ingenua del
testo e si coinvolge decisamente il lettore in una lettura problematica. questa una
caratteristica del modernismo piuttosto che del postmodernismo? Permettetemi, per
non farmi nemici, di non decidere. Certamente questa tecnica rende la storia ancora
pi ambigua perch tutti questi svelamenti della fonte sono segnali di veridicit o di
verisimiglianza, e i n t e r v e n g o n o p e r t a n t o a confondere ancora pi le idee in
una storia che continuamente si dichiara intessuta di menzogna.
UMBERTO ECO

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