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COLLAUDI E CONTROLLI

FISICI E FUNZIONALI
Fondazione ITS A. Volta Nuove Tecnologia della Vita

Ing. Angelo Russi


Polygon Spa
3443893400
a.russi@polygon.eu

APPARECCHIATURE PARTE II
APPARECCHIATURE IN ESAME 2

Fondazione ITS A. Volta Nuove Tecnologia della Vita


 ELB ELETTROBISTURI
 MON MONITOR MULTIPARAMETRICO
 DEF DEFIBRILLATORE
 ANS APPARECCHIO PER ANESTESIA
 ECG ELETTROCARDIOGRAFO
 ECT ECOTOMOGRAFO
 ENDOSCOPIA
 SPECIALIZZAZIONI CHIRURGICHE
DEFIBRILLATORE 3

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I defibrillatori sono dispositivi usati per applicare scariche elettriche di elevata intensità
e breve durata attraverso il torace del paziente, al fine di riattivare il normale ritmo
cardiaco
DEFIBRILLATORE 4

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Cardioversione:
scariche di energia in sincro con
l’attività cardica con ritardo max di
30ms in corrispondenza dell’onda R
evitando il periodo vulnerabile
dell’onda T

-> regolarizzare il ritmo cardiaco in caso di


tachicardie ventricolari e fibrillazioni atriali.

PROCEDURE DI NON EMERGENZA


DEFIBRILLATORE 5

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La defibrillazione si utilizza in procedure di
assoluta emergenza di fibrillazione ventricolare:
tachiaritmia cardiaca, caratterizzata da una
condizione di attività elettrica e meccanica del
cuore caotica e disorganizzata, che determina
contrazioni ventricolari di elevata frequenza,
irregolari e non coordinate sia nel tempo, sia
nell‘intensità.

PROCEDURE DI EMERGENZA
DEFIBRILLATORE 6

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Scariche ad alta energia [200 ÷ 300 joule] applicate tramite gli elettrodi
esterni in grado di depolarizzare completamente il miocardio, abolendone
ogni attività elettrica per un breve intervallo di tempo.
In tal modo si permette al nodo seno atriale di riprendere il controllo del
ritmo cardiaco, ripristinando un’attività coordinata ed efficace.
DEFIBRILLATORE 7
TIPOLOGIA DI DEFIBRILLATORI:

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MANUALE Erogazione della scarica sul torace del paziente tramite due elettrodi sotto la
responsabilità del suo utilizzatore

SEMIAUTOMATICO Funzionamento in modo semi autonomo, effettuando uno o più


elettrocardiogrammi del paziente per permettere agli operatori di intervenire o
meno

Collegamento diretto al paziente per procedere in autonomia e intervenire


AUTOMATICO
erogando lo shock al paziente in caso di arresto cardiaco

Impianto diretto nel muscolo cardiaco con stimolazione autonoma alimentata


IMPIANTABILE
da batteria e sincronizzata con le anomalie registrate
DEFIBRILLATORE: ELETTRODI 8

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Si distinguono in:
 Piastre esterne: sono costituiti da 2 piastre metalliche montate su manici isolanti sui quali sono
presenti 2 interruttori che permettono di erogare la scarica; hanno una superficie minima di 50 cmq
per adulti , 15 cmq pediatrico;
 Piastre interne: da applicare direttamente sul miocardio. Sostanzialmente differiscono per dimensioni
ed inoltre quelli interni devono poter essere sterilizzati.
 Elettrodi monouso
DEFIBRILLATORE: ELETTRODI 9
Posizionamento Posizionamento anteriore-
anterolaterale posteriore

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Effetto di posizionamento corretto Effetto errato posizionamento
(la corrente circola attraverso i ventricoli) (la corrente manca parte dei ventricoli)
DEFIBRILLATORE 10

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Energia accumulata nella carica di un condensatore di elevata
capacità in tensione continua attraverso un diodo raddrizzatore
Scarica in qualche ms attraverso gli elettrodi applicati sul petto
del paziente
Resistenza offerta dal torace e dal muscolo cardiaco del paziente.
Induttanza limita la corrente di scarica

R del torace per defibrillazione esterna 25 – 150 ohm


R del muscolo cardiaco per defibrillazione interna 20 – 40 ohm
DEFIBRILLATORE 11

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DEFIBRILLATORI MONOFASICI

Risalente agli anni ‘50.


La scarica elettrica transita in una sola direzione tra le due placche.
Due tipi di forma d’onda monofasica:
sinusoidale smorzata - esponenziale troncata
DEFIBRILLATORE 12

DEFIBRILLATORI BIFASICI

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L’onda bifasica è stata introdotta negli anni 80 per i defibrillatori impiantabili.
Rilascio dell’energia avviene in due fasi:
La prima fase, nella porzione positiva, rappresenta un flusso di corrente che entra dallo sterno e va verso la piastra
apicale. La seconda fase indica un flusso di corrente nella direzione opposta.
Ottimizzazione della defibrillazione per ogni paziente adattando la durata della prima e della seconda fase dell'onda,
dai 5 fino ai 20 ms, in base all'impedenza riscontrata.
DEFIBRILLATORE 13

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DEFIBRILLATORI MONOFASICI VS BIFASICI

Stessa efficacia di quelli monofasici, ma richiedono minori livelli di energia.


 minore probabilità di danneggiarne le cellule e minori traumi per il paziente;
 maggiore durata delle batterie e quindi possibilità di realizzare dispositivi più piccoli e
maneggevoli
DEFIBRILLATORE 14

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DEFIBRILLATORI SEMIAUTOMATICI

Una volta effettuata l’analisi del segnale ECG e rilevata la necessità della defibrillazione, lo strumento,
avviando una procedura con cui attiva degli allarmi visivi o sonori, abilita l’operatore a effettuare la
scarica.
Possono essere usati anche da personale paramedico in situazioni di emergenza
DEFIBRILLATORE 15

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DEFIBRILLATORI AUTOMATICI DAE

Analisi di ampiezza, frequenza e forma del segnale ECG su più segmenti del segnale; se si rileva la
necessità, una scarica è prodotta dall’unità dai 5 ai 15 secondi dopo l’avvio della procedura
DEFIBRILLATORE: RISCHI 16

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ELETTROLOCUZIONE

 dagli elettrodi verso l’operatore a causa di presenza di pasta elettroconduttrice sulle mani
dell’operatore;
 contatto con il paziente mentre si effettua la defibrillazione;
 contatto con altre apparecchiatura, compreso il telaio del letto e i conduttori di segnale
ettrocardiografico.
DEFIBRILLATORE: RISCHI 17

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USTIONI

Si può verificare, occasionalmente, un’ustione sul paziente sul punto di applicazione degli
elettrodi come conseguenza di una eccessiva densità di corrente.
 quantità insufficiente di pasta elettroconduttrice applicata tra gli elettrodi e il paziente
 quantità eccessiva di pasta elettroconduttrice applicata sul torace del paziente tra gli
elettrodi, che può dar luogo a corti circuiti o archi tra gli elettrodi stessi; traspirazione o
eccessiva umidità sul petto possono produrre lo stesso effetto
 uso di una pasta con bassa conduttività fra gli elettrodi del defibrillatore e il paziente (per
es. gelatine lubrificanti, o gel costituito essenzialmente da glicerolo o tipo per ultrasuoni)
 essiccamento della pasta elettroconduttrice interposta tra gli elettrodi del defibrillatore e il
paziente
DEFIBRILLATORE: CONTROLLI 18

Strumenti necessari: VSE e tester DEF

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Dispositivi di comando e controllo visivi ed acustici
integrità chassis ed accessori
PA flottanti (BF / CF)
scadenza batterie
indicatori di carica
selettore tracciato ECG
selettore energia con massimi selezionabili
protezione da liquidi
connessioni paziente
test giornaliero
switch funzionalità
allarmi
Verifiche di dispersione elettriche
Verifiche energie in uscita a batteria
tolleranza 15%
DEFIBRILLATORE: VIDEO 19

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https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/multimedia/video/v31772057_it
APPARECCHIATURE IN ESAME 20

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 ELB ELETTROBISTURI
 MON MONITOR MULTIPARAMETRICO
 DEF DEFIBRILLATORE
 ANS APPARECCHIO PER ANESTESIA
 ECG ELETTROCARDIOGRAFO
 ECT ECOTOMOGRAFO
 ENDOSCOPIA
 SPECIALIZZAZIONI CHIRURGICHE
APPARECCHIO PER ANESTESIA 21

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Anestesia: "mancanza della facoltà di sentire»

Fornitura di una miscela di aria e O2 con l’introduzione


graduale dell’agente anestetico nel flusso
L’operatore può controllare in ogni istante il livello di
coscienza del paziente.
Se necessario, l’apparecchiatura è in grado di forzare
ossigeno e aria nei polmoni del paziente che non è in grado
di respirare autonomamente.
APPARECCHIO PER ANESTESIA 22

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Per l’intubazione del paziente sia in rianimazione sia in sala operatoria si utilizza il laringoscopio o
videolaringoscopio.
APPARECCHIO PER ANESTESIA 23

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Intubazione broncoscopio-guidata per pazienti con vie aeree difficili sia su paziente sveglio che in anestesia
generale
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APPARECCHIO PER ANESTESIA
FORNITURA GAS
MEDICALI
APPARECCHIO PER ANESTESIA 25

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ARIA bianco e nero I gas (solitamente O2 e aria) sono forniti all’apparecchio per
anestesia dall’impianto centralizzato ospedaliero
OSSIGENO bianco (alimentazione primaria) e/o da bombole fissate al carrello
dell’apparecchiatura (alimentazione secondaria)
I connettori dei diversi tipi di gas sono di tipo non
PROTOSSIDO blu intercambiabile
Filtrazione attraverso valvole unidirezionali e riduzione ad
una pressione inferiore a quella di rete (4 bar), tale da essere
VUOTO giallo
prossima ai valori fisiologici (max 30cmH2O – 30mbar)

1 atm = 1,01325 bar = 1013,25 mbar = 1013,25 hPa = 760 Torr = 760 mmHg
APPARECCHIO PER ANESTESIA 26

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SCHEMA A BLOCCHI
ANESTETICO

FORNITURA GAS
Aria/O2/N2O MISCELATORE VAPORIZZATORI

CIRCUITO
VENTILATORE
MANUALE

VALVOLA DI CIRCUITO
PAZIENTE
EMERGENZA 02 RESPIRO PAZIENTE

CIRCUITO DI
SCARICO
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MISCELATORE GAS

Regola la quantità di flusso da somministrare al paziente in modo che i


gas siano distribuiti accuratamente e costantemente misurati.

Il flusso di ciascun componente è controllato e misurato


indipendentemente da un flussimetro.
(ieri con una valvola a spillo, oggi elettronicamente)

La miscelazione dell’ossigeno è indicativamente dosabile dal 21 al


100%, con erogazione di ossigeno da circa 25 a 75 l/min
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VAPORIZZATORE

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Il vaporizzatore addiziona alla miscela di gas un liquido anestetico volatile in
quantità costante e controllata.

Mix a bolle
Una percentuale della miscela dei gas viene fatta gorgogliare
direttamente entro il liquido anestetico, assorbendone così una certa
quantità.

Mix calibrato
Una percentuale di gas viene convogliata in una camera riempita con
vapore saturo del liquido anestetico.
APPARECCHIO PER ANESTESIA 29

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CIRCUITO PAZIENTE

Dal vaporizzatore, la miscela passa ai polmoni


attraverso il circuito paziente.
Una minima parte del gas espirato dal paziente va
verso il palloncino «ambu», che quindi segue le
pressioni e le depressioni prodotte dagli atti
respiratori del paziente.
In caso di emergenza, può essere usato per forzare
gas nei polmoni
APPARECCHIO PER ANESTESIA 30

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CIRCUITO DI SCARICO

La miscela espirata dal paziente in parte viene scaricata


all’esterno, il resto viene fatta passare attraverso un filtro per
l’assorbimento della CO2 e poi reimmesso nel circolo del
circuito paziente, in cui si aggiunge al flusso di miscela di gas
freschi (O2 + aria + anestetico);

L’assorbitore di CO2 consiste in un recipiente contente un


miscela chimica (solitamente calce sodata) che assorbe
l’anidride carbonica. La miscela cambia colore (vira) quando
raggiunge la saturazione e deve quindi essere sostituita.

Nell’evenienza di un eccesso di gas, la valvola di


sovrappressione ne espelle una certa quantità direttamente
nell’impianto di aspirazione dei gas;
APPARECCHIO PER ANESTESIA 31

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ANALIZZATORE DEI GAS

L’analizzatore di gas è completamente integrato nel ventilatore ed effettua il riconoscimento dei gas presenti nel
sistema.
E’ responsabile della composizione della miscela impostata dall’anestesista tramite il calcolo del MAC (Minimum
Alveolar Concentration - concentrazione minima alveolare ).
Il MAC è un parametro utilizzato in anestesia generale che definisce la concentrazione minima alveolare di gas
anestetico nel sangue alla quale il 50% dei pazienti non reagisce con il movimento/dolore ad una incisione della cute -
quando questo avviene il valore MAC è uguale ad 1;

N2O 105 vol. %


Per es. per un soggetto di 40 anni, una MAC uguale a 1
corrisponde alle seguenti percentuali volumetriche: Alotano 0,77 vol. %

Enflurano 1,7 vol. %


Isoflurano 1,15 vol. %

Desflurano 6,65 vol. %

Sevoflurano 2,1 vol. %


APPARECCHIO PER ANESTESIA 32

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SISTEMI DI SICUREZZA

 Garanzia di minima percentuale di O2 (21%)nella miscela di gas per evitare miscele


ipossiche anche a flussi minimi
 Presenza sorgente di emergenza di O2 per l’erogazione istantanea di alto flusso di O 2
nel sistema respiratorio
 Possibilità di ventilazione di emergenza manuale in caso di guasto del sistema
elettronico di ventilazione
 Possibilità di ventilazione con aria ambiente in caso di interruzione completa
dell’alimentazione centralizzata dei gas
 Presenza di batteria interna della durata minima non inferiore a 30 min.
APPARECCHIO PER ANESTESIA 33

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RISCHI

 Erogazione di miscele ipossiche per perdite di gas nel sistema a bassa pressione
 Eccessiva concentrazione di anidride carbonica nella miscela di gas per perdite circuiti interni
 Presenza di residui microbici e virali all’interno dei circuiti
 Diffusione di gas anestetici in per malfunzionamenti sistema di scarico
APPARECCHIO PER ANESTESIA 34

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PARAMETRI RESPIRATORI

VOLUME CORRENTE (Tidal)


FREQUENZA
VOLUME MINUTO
PRESSIONE MASSIMA
PEEP
I:E
% INSPIRAZIONE
PAUSA INSPIRAZIONE
PAUSA ESPIRAZIONE
% O2
FLUSSO DI PICCO
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CONTROLLI

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Strumenti necessari: VSE e tester VPO

Dispositivi di comando e controllo visivi ed acustici


integrità chassis ed accessori
PA flottanti (BF)
scadenza kit MP, batterie, sensori di flusso e cella O2
protezione da liquidi e da incendi
integrità tubi gas e conformità prese impianto
connessioni paziente
test funzionamento
Verifiche di dispersione elettriche
Verifiche parametri in uscita (Vtidal, Vmin, I:E, FR, P, Pmax, O2) con carico variabile
allarmi
dispositivi di emergenza
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GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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