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Direttore Luca Beltrami Gadola

numero 22
14 luglio 2009

edizione stampabile

www.arcipealgomilano.org In questo numero Editoriale LBG MILANO: LA NOTTE DEI GIOVANI, QUELLA DEI VECCHI Dal Palazzo admin LA MOVIDA TRA CANCELLI, ALCOOL E PRESEVATIVI DallArcipelago Franco DAlfonso LOPPOSIZIONE MILANESE E I LIBRI DIMENTICATI Urbanist. e Archit. Emilio Vimercati EDILIZIA IN REGIONE: MAGGIORANZA ALLA SOGLIA DELLA CRISI Mobilit Giuseppe Ucciero LA FACCIA DI MORETTI E LA STAZIONE CENTRALE DI MILANO Approfondimenti Claudio Rugarli IL VADEMECUM MILANESE. COSA BENE SAPERE DELLINFLUENZA Arte e cultura Antonio Piva PALAZZO REALE E LA MOSTRA DELLA SCAPIGLIATURA Metropoli Filippo Beltrami Gadola EXPO: LA DIFFICILE QUADRATURE DEL CERCHIO Sanit Ileana Alesso LEGGE 40. ORA UNA VITTORIA DELLA DEMOCRAZIA Societ Guido Martinotti CHIESA DEI GIUSTI E CHIESA DEI POTENTI In YouTube

IL CONCERO DI SAN SIRO


Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Silvia DellOrso TEATRO a cura di Maria Luisa Bianchi CINEMA E TV a cura di Simone Mancuso

Editoriale MILANO: LA NOTTE DEI GIOVANI, QUELLA DEI VECCHI LBG


La notte dellestate milanese porta in superficie, ci fa vedere, una delle tante incongruenze della nostra citt: vecchi e giovani non sanno vivere insieme, non si amano, non si rispettano e la citt trasgredisce alle sue regole. Che il rapporto giovani-vecchi sia sempre stato complicato non una novit ma gli equilibri sono molto cambiati e linsofferenza reciproca aumentata, complice unamministrazione che sul problema giovanile continua a sbagliare. Lultima uscita del sindaco di vietare la vendita dellalcol ai minori di 16 anni, una parte del popolo della notte, ne la prova: un provvedimento che rincorre il male dellalcolismo giovanile senza ridurne le cause e con il solo risultato di indurre i giovani a nasconderne luso e bere dalla bottiglia nascosta nel sacchetto. Il proibizionismo ha unambiguit lontana che cova nelle coscienze mai libere dallipocrisia. Con i giovani la nostra citt arriva sempre in ritardo e, dopo aver zittito chi da tempo denuncia il loro disagio, ecco il trionfo della repressione. I giovani, blanditi in quanto tali, sono oggetto di pubblicit perch sono un popolo di consumatori spesso spensierati, addirittura tenuti colpevolmente nellignoranza del mondo che li circonda e dei suoi problemi. Le vicende dei decibel negati e poi concessi per il concerto a San Siro della settimana scorsa sono lindice di un atteggiamento ondivago tra riconoscimento di un desiderio di divertimento e condiscendenza verso gli eccessi sonori che poco hanno a che vedere con lamore della musica, anche estrema. Ma i vecchihanno la coscienza a posto di fronte alla notte dei giovani? S e no. La loro intolleranza verso qualunque manifestazione rumorosa un fatto endemico nella nostra citt, anche quando queste occasioni siano rare come i concerti e sono la spia di un disagio generico che cerca soggetti sui quali scaricare le tensioni. I nostri tribunali sono assediati di cause civili tra vicini per il disturbo acustico, dal pianto dei bambini allabbaiare dei cani, dal volume troppo alto della televisione al rumore dei condizionatori. In questo gi teso scenario anche la pubblica amministrazione milanese fa la sua parte a cominciare dalle pavimentazioni sconnesse, tra queste i famigerati masselli, che sono la causa del rumore da rotolamento del traffico automobilistico, per finire con linquinamento luminoso: Milano una delle citt peggio illuminate e le sorgenti di luce colpiscono le facciate delle case persino allaltezza dei secondi piani e costringono ad abbassare le tapparelle per poter dormire cosa che, sommata alla chiusura dei vetri per il rumore, rende lestate un tormento e luso dei condizionatori una necessit. Ma c anche loltraggio alla legge: la norma regionale che vieta di proiettare fasci luminosi verso lalto. Ogni raggio luminoso dovrebbe essere diretto in modo da non superare la linea dellorizzonte, eppure vi sono affissioni pubblicitarie illuminate dal basso, come illustrano alcune immagini della nostra gallery, il tutto con la tacita connivenza dellufficio affissioni che rilascia le autorizzazioni a questi impianti: una delle tante compiacenze che avvelenano lo scenario della nostra citt. La norma regionale era stata un successo degli astronomi che non volevano un cielo inquinato e gli astri invisibili, e anche dagli ambientalisti che ritenevano queste illuminazioni un dispendio di energia elettrica inutile, soprattutto nelle ore della notte fonda quando i potenziali osservatori, e dunque i soggetti passivi della pubblicit, sono ridotti alla pattuglia dei nottambuli. Infine una vittoria indiretta per i poeti, per gli amanti delle stelle, per chi nel cielo non immagina solo satelliti per telecomunicazioni o razzi vettori minacciosi ma per chi sotto sotto sente frullare per la memoria il Leopardi: Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea /tornare ancor per uso a contemplarvi/ .

Dal Palazzo LA MOVIDA TRA CANCELLI, ALCOOL E PRESERVATIVI ADMIN


Meno male che ci sono i farmacisti. Quelli come Ilaria Zavattaro, della farmacia di Corso Sempione 5, che hanno deciso di non chiudere gli occhi. L, davanti alla loro vetrina, si muove una fetta consistente di movida milanese. Tutti gli altri, di fronte alla fiumana di giovani che si concentrano in zona tutte le sere e, soprattutto, le notti, hanno reagito in due modi. I gestori di locali, con atteggiamento rapace: prezzi alti, proposte consumistiche, interesse concentrato sulle proprie tasche. I residenti con insofferenza crescente nei confronti del rumore, degli schiamazzi, dei bicchieri e delle lattine lasciate ovunque a testimonianza di notti non indimenticabili.

E loro, i farmacisti, cosa hanno fatto? Hanno aperto un dialogo con questi giovani, gli hanno teso la mano, li hanno degnati di un pensiero positivo. Hanno distribuito cinquecento volantini nei locali dellArco della Pace per annunciare che nella loro farmacia, dalle 21 alluna di notte avrebbero cominciato a distribuire profilattici gratis, per combattere malattie e virus, per rendere il sesso pi sicuro. Un atto semplice, cui nessuno in questa citt aveva pensato. Perch, si sa, questa non una citt per giovani. Non neanche una citt per vecchi, se vogliamo dirla tutta. Ma nei confronti dei giovani particolarmente acida, acrimoniosa, ostile. Certo, quando si tratta di parlarne in astratto, i suoi amministratori usano toni incoraggianti. Perfino la movida diventa un valore di cui vantarsi. Di fatto, Milano mette in mostra tutti i limiti di un sistema che non funziona. Malato fin dalle fondamenta. Anni di licenze commerciali distribuite senza criterio, di mancata pianificazione delle funzioni tipiche di una metropoli, di assenza di strategie per affrontare le dinamiche di una citt in crescita hanno generato mostri. I locali frequentabili e frequentati dai giovani si sono con-

centrati in tre-quattro zone al massimo. Al di fuori di quelle zone c il vuoto, la morte civile. La vita culturale della citt si progressivamente impoverita e la sua offerta di stimoli alla popolazione pi giovane andata sempre pi affievolendosi. Risultato: le mode concentrano un numero inverosimile di giovani negli stessi posti. I Navigli, lArco della Pace, via Tortona, Brera vivono notti false, tirate, esasperate, mentre il resto della citt (per non parlare delle periferie) sprofonda nella banalit del nulla, o nel disastro di una vita scandita dai ritmi imposti dalla malavita. Si chiama movida anche qui da noi. Ma la nostra distante anni luce dalla movida di Barcellona, di Madrid, dalle notti felici di metropoli come Parigi. Dove un giovane pu divertirsi anche a poco prezzo perch tutta la citt gli offre occasioni di divertimento, svago e arricchimento culturale. Qualche isola di resistenza, a dire il vero, negli ultimi anni qualcuno era riuscito a costruirlo. Basti pensare al palinsesto di un piccolo network culturale come quello concentrato in piazza Oberdan, negli anni recenti della gestione di Daniela Benelli, assessore alla Cultura della giunta Penati. Mentre Palazzo Marino rispondeva agli eccessi della movida mene-

ghina con la filosofia del cancello portata avanti dal vicesindaco Riccardo Marshall De Corato (ovunque ci sia un problema sinterviene o con i cancelli, come in piazza Vetra, o con le transenne, come in viale Montenero, oppure con le forze dellordine), in Oberdan si andati avanti per anni proponendo altro: mostre, dibattiti, concerti, rassegne di film coordinate dalla Cineteca, incontri con i personaggi che hanno fatto grande Milano. Sostanza, cultura. Non c stata sera in cui le finestre e le vetrine di Oberdan non abbiano illuminato la citt, oltre alle menti e ai cuori di chi lha frequentata. Giovani, in maggior parte. Quindi c lalternativa, si direbbe. S che c, anche se lelettorato milanese non lha premiata: oggi, che anche la giunta di Palazzo Isimbardi si allineata alle altre di centrodestra, non si sa che fine faranno Spazio Oberdan e gli spazi culturali collegati. Questo un problema, sul quale sarebbe chiamata a ragionare una sinistra finalmente capace di distogliere il pensiero dal proprio ombelico per lanciarlo un po pi in l: dove c la vita reale. Prima che sia troppo tardi, e che la citt anneghi nellultimo bicchiere di birra, pagato a caro prezzo.

DallArcipelago LOPPOSIZIONE MILANESE E I LIBRI DIMENTICATI Franco DAlfonso


Lo sguardo verso il passato del vostro Giano Bifronte porta questa volta alla memoria di un pomeriggio autunnale, auletta Paolo Rossi della Statale di Milano (il nome viene da uno studente morto durante scontri con la polizia a Roma in quegli anni) in attesa di ascoltare il verbo di uno dei miti della sinistra del tempo, il filosofo Herbert Marcuse. Il teorico del permissivismo come libert, lautore di Eros e societ in un contesto assolutamente consono (lo splendore sotto i maglioncini in lana grossa delle ragazze, magari amplificato dal ricordo, difficilmente eguagliabile.) rispondeva alle domande di giornalisti democratici e, a sorpresa, di quella su quale fosse il principale problema che avrebbe dovuto affrontare la citt del futuro rispose: I vecchi e i rifiuti. Sconcerto fra tutti gli ossessionati dallalienazione del lavoro in fabbrica, guerriglieri urbani e affini: come gli venuta una riflessione cos astrusa al compagno Marcuse? La difficolt teorico pratica della sinistra nellaffrontare proprio questi due problemi, lannaspare alla ricerca fonti dispirazione per larte di amministrare la citt di oggi certificano che lintuizione di Marcuse, ritenuta evidentemente sedime secondario del pensiero, stata dimenticata nel magazzino delle tesi scomode e rimosse della sinistra milanese e italiana, perch si occupavano di cose troppo eccentriche rispetto alle basi teoriche classiche.

Cercando fra queste scartoffie della memoria, di una Milano curiosa e cosmopolita, di una cultura di sinistra moderna e non succube dellindexing politico e culturale di una destra popolaresca mente pragmatica, ci simbatte anche ne Il villaggio globale di Marshall Mc Luhan, un altro del quale per un periodo brevissimo sembrava non potersene fare a meno: il ruolo dei media nella globalizzazione del mondo descritto con una tale precisione che, a rileggerlo oggi, la teoria della metempsicosi o quella di un alieno in viaggio nel tempo che rivela il futuro al buon Marshall potrebbe riprendere consistenza. Chi avesse la pazienza di fare una piccola ricerca storica, scoprirebbe proprio a Milano, tra lUniversit Cat-

tolica (e s !), il Circolo Formentini (il nome viene dalla via, non dal sonnolento sindaco leghista inflitto a Milano dalla seconda repubblica.) e la rivista socialista Critica Sociale, un pi che discreto nucleo di elaborazione e ricerca di purissima cultura di sinistra: anche quelli, ahim, eccentrici, troppo eccentrici rispetto alle regole della sinistra militante, che diffonde la stampa militante sempre meno letta e considera Mike Bongiorno loppio del popolo. Vedendo gli esponenti dellattuale opposizione di sinistra milanese cercare appigli, orizzonti valoriali e cercare di formare pantheon altamente improbabili e mal frequentati, magari per giustificare ladesione a una o laltra candida-

tura a segretario del Pd, vien da chiedersi perch queste, come tante altre felici intuizioni di cui stata capace in passato, vengono omesse, dimenticate o travisate, come fanno gli studenti della Statale di oggi che pensano che laula nella quale parl Marcuse sia intitolata al centravanti della nazionale italiana di calcio campione del mondo. Buttare uno sguardo allindietro nella cultura politica ed essere aperti e attenti agli stimoli da qualsiasi parte arrivino, continuo a pensare, non un esercizio inutile: se no va a finire che i nuovisti di ogni tempo continueranno a vedere Mike in televisione e a non capire come mai non si becca palla a ogni scadenza elettorale.

Urbanistica e architettura EDILIZIA IN REGIONE: MAGGIORANZA ALLA SOGLIA DELLA CRISI Emilio Vimercati
Come noto di questi tempi ormai si dimentica in fretta la dinamica dei fatti ma vale la pena ricordare che il governo decise allinizio dellanno di annunciare uno speciale piano per la casa in deroga a regolamenti e strumenti urbanistici, peraltro senza individuare le risorse conseguenti, cui sono seguiti vari testi poi ritirati. Le amministrazioni regionali in sede di conferenza Stato-Regioni hanno ribadito con fermezza la competenza di queste ultime a legiferare in materia giungendo a unintesa siglata il 1 aprile ove si consentono interventi straordinari per il rilancio non pi di un piano casa ma delledilizia in generale per una durata di 18 mesi. In pratica si parla ad altri attori: non certo a chi attende una casa ma a chi gi la possiede. Toscana, Veneto, Campania, sono state le prime ad adeguarsi entro i limiti stabiliti dallaccordo, ognuna in modo un po diverso, cos come presumibilmente faranno anche le altre Regioni, formando un eterogeneo quadro di norme locali, forse federaliste, ma non si sa bene quanto costituzionali. La Lombardia ha presentato un testo di legge un po allargato sostenendo che trattasi di una deregolamentazione provvisoria e che in pratica la legge non niente di sconvolgente, piccole opere in deroga finalmente fattibili con regole semplificate e che eliminano fastidi burocratici. Da superare sono i modelli rigidi dei piani regolatori preso atto che anche dalle loro maglie fitte le norme in passato sono state raggirate comunque, cambi di destinazione, lotf, sopralzi, sottotetti, ricostruzioni, varianti, il tutto insabbiato da generosi condoni. Ora la tecnica diversa: si condona prima autorizzando interventi edilizi in deroga. Poi si proclamano come interventi a tutela dellambiente e del territorio quelli nei parchi, nelle aree agricole, nei centri storici, per valorizzarli naturalmente; si costruisce di pi ma con risparmio energetico. Vale in particolare la pena di rilevare una frase contenuta nellintesa: Tali interventi edilizi non possono riferirsi a edifici abusivi o nei centri storici o in aree dinedificabilit assoluta. Lindicazione stata ignorata dalla Giunta Lombarda che prevede interventi sia nei centri storici sia nei parchi. Ci ha provocato malumori allinterno della maggioranza sia per questa scelta che per le seguenti: il superamento della vecchia dizione locale seminterrato senza permanenza di persone che ha sconvolto la vita a progettisti e operatori, liberalizzando i seminterrati che diventano agibili in deroga alle norme di sicurezza, agibilit, condizioni igieniche. Il riuso abitativo, dopo i sottotetti, di logge e porticati, stalle e fienili, sopralzando, allargando, tutto in deroga, come detto, nelle aree agricole, nei parchi, nei centri storici. Per 18 mesi allegria. E sconti sugli oneri. Parcheggi, servizi, verde, non si comprende come si faccia fronte allo standard dovuto. Salvo per il produttivo che deve rimanere tale, non c nessun richiamo come prevede la legge regionale n. 12/05 a mantenere

per 10 anni la destinazione duso residenziale nei nuovi interventi, n a procedere almeno allaccatastamento delle nuove unit. Via col vento e via col nero? E nei quartieri popolari anzich migliorare la qualit della vita si densifica fino al 40% in pi consumando suolo senza prevedere compensazioni. Equivoco poi il fatto di promuovere il risparmio energetico aumentando i volumi. Si richiedono criteri antisismici per gli ampliamenti, nulla per lesistente. Molti i dubbi su come e chi valuta se un edificio non coerente con il contesto nei centri storici. Nessun accenno alla qualit architettonica. Questi sono gli interrogativi emersi a mezza bocca anche dentro la maggioranza che governa la Regione indotta quindi a disertare le riunioni della competente commissione consiliare e a rimandare lapprovazione in aula del testo. Persino il Presidente della commissione territorio ha presentato ben 25 emendamenti ritirati per ordine superiore due giorni dopo. La contraddizione politica si snoda tra il messaggio formigoniano del fare per lo sviluppo e le ansie della Lega la cui base locale perplessa di fronte ad unespansione edilizia senza regole. Eppure dinterventi straordinari c n sarebbe bisogno. Sarebbe

sufficiente un programma mirato per le periferie e ledilizia residenziale pubblica. Per rilanciare ledilizia sia pubblica che privata innanzitutto sarebbe utile snellire la legge regionale n. 12/05, diventata un mostro inapplicato, introducendo semplificazioni per unefficienza immediata degli strumenti urbanistici. Infatti da cinque anni i piani provinciali non sono stati adeguati alla 12/05, cos come mancano i PGT che l80% dei comuni lombardi non ha ancora, in particolare tutte le citt capoluogo sono inadempienti. Per non parlare dal piano territoriale regionale che non c, sempre per contrasti in seno alla maggioranza, piani darea compresi (Malpensa/Linate, Montichiari, Valtellina). Derogare ha un senso se alle spalle c un quadro urbanistico definito non se si opera in regime di transitoriet. Ma questa situazione fa comodo altrimenti non si capirebbe perch resiste una legge urbanistica del 1942 che nessuno cambia per intero preferendo che si agisca di volta in volta con leggi straordinarie in deroga, come gradiscono i grandi immobiliaristi cui piacciono gli accordi individuali. Cosa produrr alla fine questa legge per una nuova, o meglio

vecchia edilizia? Sicuramente risultati politici di consenso per chi parla alla pancia della gente. Per chi interessato a un mercato regolato ed ha una visione complessiva del territorio tocca far finta di accettare misure anticrisi e sperare nei minor danni possibili allambiente, risorsa irripetibile e che lunica di cui disponiamo. Le nuove norme affidano la ripresa economica alla liberalizzazione dinterventi edilizi in deroga agli strumenti urbanistici e ai regolamenti vigenti per diciotto mesi, fino a met marzo 2011. Considerato in tre anni il tempo di esecuzione delle opere arriviamo al 2014, un periodo lungo per dare risposte urgenti a breve. Segue il day after. Ma non si dica, ai posteri lardua sentenza, no, prevenire meglio. Le forze politiche di opposizione si sforzano di rimanere sul tema ma largomento del buon governo non sar quello prevalente in Regione e ogni proposta migliorativa non sar considerata. Perch alla fine la maggioranza trover un accordo politico e blinder il testo approvato dalla Giunta non dimenticando che lanno prossimo si vota per la Regione e il confronto per equilibrare i poteri gi iniziato.

Mobilit LA FACCIA DI MORETTI E LA STAZIONE CENTRALE DI MILANO Giuseppe Ucciero


Lavete vista la faccia di Moretti, lAD di Trenitalia? Sempre accigliato, quasi astioso, di fronte allinterlocutore che gli si rivolge, poverino, per chiedere informazioni, spiegazioni, insomma notizie dinteresse pubblico, quello stesso interesse per cui il Moretti risulta ampiamente retribuito. Eppure non ci meritiamo questa facies, n come cittadini n come giornalisti, e non ci va di essere considerati importuni, molestatori, disturbatori del manovratore, anche perch, pagando il biglietto, desidereremmo sapere dove ci sta portando, e come. Nondimeno il Moretti, di cui peraltro si ricorda nel CV un passato da sindacalista CGIL, assume sempre quellespressione di lesa maest, cui accompagna pseudo spiegazioni e commenti cos risicate e sgradevoli nei toni, che lo fanno assomigliare tanto a quelle figure di meccanico che abbiamo imparato a conoscere fin da piccoli quando si andava a far sistemare la bici, e le risposte che ottenevamo alle nostre flebili domande erano silenzio ostinato e grugniti inintelligibili. Cos anche da ultimo, in occasione del disastro di Viareggio, il Moretti si limitato a poche, laconiche, espressioni infastidite, accompagnate da aggrottamento di

ciglia e da sguardo severo, il cui contenuto principale era che le FF.SS. non centrano nulla, il che significa in realt, per quelli che conoscono i grandi burocrati, non pensate minimamente di coinvolgermi in questa tragedia, di cui peraltro non minteressa un fico secco. Ma noi non siamo daccordo, n sullo stile n sulla sostanza, convinti come siamo che sia essenziale, per il buon funzionamento di una grande tecnostruttura di servizi al cittadino, lassumere un atteggiamento e una prassi improntata allampiezza dellinformazione, secondo uno stile di accountability secondo cui chi riceve incarichi e usa risorse di altri ne deve rendere conto con la massima trasparenza, completezza e tempestivit, e consapevolezza del proprio ruolo dincaricato. Niente sguardi corrucciati allora, e niente grugniti in risposta al giornalista molesto, ma severit verso se stessi in primo luogo, rigore progettuale e, perch no, gentilezza e cortesia verso il pubblico che al tempo stesso, lo ricordiamo, cliente e finanziatore. Seguendo questo filo di ragionamento, sarebbe bello allora poter rivolgere al Moretti qualche semplice domanda, qualche interrogativo sulla nostra povera Stazione Centrale, investita da poderosi investimenti ma uscita dalla ristrutturazione con qualche osso rotto e giuntura dolorante. 1) Con quale metodo e processo di analisi degli interessi diffusi e dei criteri duso, FF.SS. (o Trenitalia o chi diavolo ne ha la responsabilit) ha progettato la ristrutturazione di Stazione Centrale? Ha coinvolto e come, secondo prassi ampiamente diffuse a livello internazionale, i potenziali clienti nellindividuazione dei loro specifici interessi, delle loro sensibilit, esigenze, modalit duso?

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Ha in particolare, e come, tenuto conto delle specifiche esigenze di usabilit della nuova stazione centrale da parte di soggetti particolarmente sensibili come anziani, persone con disabilit ; Ha tenuto conto e come dei problemi connessi alla sicurezza dei passeggeri e di quanti si trovano a transitare in stazione? Come ha tenuto conto e tutelato gli interessi dei clienti al comfort?

lant, e con la pazienza perdere anche il treno. Prima della ristrutturazione, la stazione aveva pochi angoli bui, almeno nella parte di libero accesso al pubblico, ora si creato al piano terra un labirinto che, mentre non rende agevole lorientamento, ha moltiplicato piloni, prospettive con scarsa visibilit, il cui effetto percettivo e concreto non favorevole al cliente della stazione. E cos via. Si dir: ma sono migliorate, o miglioreranno, altre importanti cose. Pu darsi, sar, vedremo. Al momento, si deve registrare in linea di fatto che i disabili non possono usare i tapis roulants, perch il genio della progettazione non ha calcolato (sic!) la larghezza delle ruote delle carrozzine, oppure si deve constatare che il sistema di segnaletica e dinformazioni del tutto carente. Per non parlare della fruibilit dei servizi di collegamento con gli aeroporti, di cui si gi detto nel precedente articolo sullo stesso tema. Sorge allora il grave sospetto che, a onta del fiume di denaro pubblico (nostro) speso, i criteri di analisi e di progettazione non abbiano tenuto conto, n nelle intenzioni n nelle metodologie seguite, degli interessi del cliente, del suo fondamentale punto di vista. Saremmo peraltro ben lieti di sbagliare, saremmo ben lieti di essere informati da FF.SS. (o Trenitalia o chi diavolo ne ha la responsabilit) sul modo concreto con cui analisi, progettazione e collaudo sono stati finora condotti, saremmo ben lieti di ricevere smentita puntuale e documentata su questa o quella questione specifica. Per parte nostra, saremmo felici di contribuire alla valutazione serena dello stato dellarte, anche cooperando per esempio alla realizzazione di test di collaudo e a focus group di clienti. Se i risultati saranno positivi, Moretti avr loccasione per fare apparire sul suo volto accigliato un bel sorriso per il buon lavoro svol-

Queste domande sorgono infatti inevitabili non appena si affronti la nuova stazione, sia che si arrivi sia che si parta. Prima della ristrutturazione, la comprensione da parte del viaggiatore in partenza della allocazione delle funzioni e dei servizi essenziali della Stazione era pressoch immediata e cos la rispettiva allocazione nella sua architettura: al piano basso, immediatamente visibili, le biglietterie, al piano alto, immediatamente raggiungibili da scale mobili da ogni punto dingresso, i binari. Attorno, sempre vicino ai binari, servizi vari al cliente. Idem per il viaggiatore in arrivo: dallandrone si dipartivano per ogni lato le scale, mobili e non, verso luscita chiaramente individuabili a colpo docchio. Tutta questa semplicit deve essere sembrata insopportabile al gusto moderno per la complessit del Moretti e dei suoi progettisti, che hanno cos reso poco o nulla intelligibile la struttura della nuova stazione centrale. E facile vedere allora poveri anziani trascinare borsoni su per le scale, specie quelle laterali, non avendo compreso che poco oltre, ma ben nascosti dietro gli anfratti, vi sono i tapis roulant. E facile vedere allora passeggeri disorientati allarrivo, in difficolt nel comprendere quale sia la direzione giusta da prendere. E facile vedere allora persone di fretta perdere la pazienza nel percorrere i lunghi e lenti tapis rou-

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to. Se non sar cos, dovr correre immediatamente ai ripari, rivedendo a fondo lapproccio metodologico e progettuale con cui da

FF.SS. d corpo al concetto di servizio al cliente e magari, ci facesse il piccolo favore a costo zero, togliendosi per sempre dalla

faccia lespressione di mesto cordoglio e di avversione con cui guarda a noi poveri cittadini.

Approfondimenti IL VADEMECUM MILANESE. COSA BENE SAPERE DELLINFLUENZA Claudio Rugarli


Recentemente il Comune di Milano, per iniziativa dellassessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna, ha aggiornato un Vademecum per il viaggiatore che era gi stato stampato nel 2008, completandolo con raccomandazioni riguardanti la recente epidemia di influenza cosiddetta suina. Questo Vademecum unopera meritoria, in quanto elenca una serie di raccomandazioni per evitare una variet di infezioni, dallepatite virale alla tubercolosi, dalla diarrea del viaggiatore alla malaria, che possono essere contratte recandosi in localit esotiche. Ma quanto aggiunto a questa riedizione dice ben poco su come tenersi al riparo dalla nuova forma di influenza, se non le solite raccomandazioni sullopportunit di evitare i luoghi affollati e di lavarsi spesso le mani. La colpa non dellassessore, ma della peculiarit dellinfluenza che molto contagiosa, tanto che nel medio evo la sua propagazione era attribuita a unocculta influenza del cielo (onde il suo nome). Forse sarebbe pi utile avere regolarmente aggiornata, come si sta facendo negli Stati Uniti, una mappa dei nuovi casi accertati nelle varie localit del mondo e, se possibile, evitare di recarsi nei luoghi di massima diffusione. Ma per prevenire le malattie meglio conoscerle e perci, cercando di evitare i tecnicismi, vorrei dire qualcosa su questa malattia. Esistono tre varianti del virus influenzale, indicate con le lettere A, B e C, ma solo la A importante, in quanto tende a mutare, anche radicalmente, nel tempo cos che limmunit acquisita quando si viene infettati da un ceppo, o vaccinati, non vale pi per un ceppo mutato. Se non fosse cos, la influenza si comporterebbe come il morbillo e altre malattie prevalenti nellinfanzia che, una volta fatte, lasciano unimmunit molto prolungata, tanto che raro che si ripetano. La ragione di questa propensione a cambiare da parte del virus dellinfluenza A dipende da tre fattori. Il primo rappresentato dal fatto che questo virus, in versioni differenti e adatte alle singole specie che infetta, diffuso non solo tra gli esseri umani, ma anche in molte specie animali, quali maiali, uccelli ed equini. La regola che linfezione avviene tra membri della stessa specie, ma possono esserci delle eccezioni. Queste dipendono dal secondo fattore, che riguarda la sistemazione particolare del materiale genetico allinterno del virus, che fatto di una sostanza che sindica con la sigla RNA e che non distribuito in un solo lungo filamento, ma in otto segmenti separati. Perci, se delle cellule di un animale sono infettate simultaneamente da un virus proprio di quella specie e da un virus di una specie differente, per esempio umana, pu avvenire un rimescolamento dei segmenti di RNA e nascere un nuovo tipo di virus che pu passare da una specie allaltra. I virus cos generati sono una novit assoluta per il sistema immunitario delle specie nelle quali possono propagarsi e sono allorigine delle grandi pandemie influenzali che si sono osservate in campo umano. Si temuto che qualcosa di simile potesse verificarsi con il virus dellinfluenza aviaria, dopo che si erano osservati alcuni casi di contagio di esseri umani a contatto stretto con uccelli domestici, ma, per fortuna, il contagio interumano non si avvenuto e la pandemia temuta non ha avuto luogo. Infine, come se non bastasse, anche indipendentemente da questi rimescolamenti genetici, errori nella duplicazione del materiale genetico del virus possono avvenire casualmente. Sono queste variazioni minori che sono allorigine delle forme di cosiddetta influenza stagionale, che endemica nei nostri climi nella stagione fredda. Per capire se queste alterazioni genetiche si sono verificate i microbiologi debbono riconoscere dei segnali, i principali dei quali sono rappresentati dalla costituzione di due molecole poste alla superficie del virus e che sono importanti nel sollecitare delle reazioni immunitarie. Queste sono indicate con le lettere dellalfabeto H (che sta per Haemagglutinin, una sostanza che serve al virus per attaccarsi alle cellule da infettare) e N (che sta per Neuraminidase, che permette al virus di passare da una cellula allaltra). Alle lettere H e N viene fatto seguire un numero, che muta per indicare un radicale cambiamento della molecola, anche se nellambito di una stessa variante indicata con un dato numero, si possono avere diverse costituzioni molecolari. E anche importante ricordare che la comparsa di un nuovo tipo di virus influenzale provoca una pandemia che tende poi a esaurirsi e questo dipende dal fatto che la maggior parte della popolazione viene infettata e sviluppa

immunit. I casi di influenza che seguono sono dovuti a quelle alterazioni minori del materiale genetico del virus che si verificano casualmente. Questo avviene finch non arriva un virus nuovo, totalmente mutato, che provoca una nuova pandemia. La prima pandemia influenzale registrata storicamente quella della cosiddetta Spagnola che si verific tra il 1918 e il 1919 e che provoc pi morti che per cause belliche nella prima guerra mondiali (6 milioni di morti in guerra, 20 milioni per linfluenza). Il virus di questa epidemia fu chiamato, a posteriori, H1N1, ma studi sierologici in coloro che erano stati infettati dimostrarono che nella molecola H1 doveva esserci una componente di origine suin Il virus H1N1, in una forma molto pi benigna di quella che aveva provocato la Spagnola rimase endemico fino al 1956, quando comparve una nuova pandemia, la cosiddetta Asiatica, provocata da un virus mutato radicalmente in entrambe le sue componenti pi importanti e chiamato perci H2N2. Nel 1968 vi fu una nuova pandemia dovuta a una virus indicato come H3N2 e chiamato A Hong-Kong. Cosa era successo nel frattempo del virus H1N1? Sembrava scomparso e sostituito dai virus H2N2 e H3N2 quando, nel 1978, inaspettatamente ricomparve. Il fatto interessante che furono colpiti soprattutto giovani, nati prevalentemente poco prima o dopo il 1956. La spiegazione che fu data che quelli nati prima avevano quasi tutti gi sperimentato linfezione con il virus H1N1 ed erano immuni. Adesso per, dalle prime due settimane di aprile, sembra delinearsi una nuova pandemia, provocata sempre dal virus H1N1, ma con caratteristiche diverse da quelle

prevalenti tra la fine della Spagnola e linizio della Asiatica e da quelle dello stesso virus che aveva provocato lepidemia tra i giovani nel 1978. Questa volta il virus una tripla combinazione di virus influenzale umano, degli uccelli e suino e rappresenta una novit per il sistema immunitario degli umani. E sempre classificato come H1N1, ma con una specificazione sua propria indicata con la sigla S-OIV (swine-origin influenza A virus). Dal 15 aprile al 5 maggio 2009 ne sono stati accertati in 41 stati degli Stati Uniti 642 casi con 2 decessi: un bambino di 22 mesi affetto dalla nascita da una grave malattia muscolare e una donna gravida di 33 anni. Sembra che le malattie croniche persistenti e lo stato di gravidanza rendano pi grave questa infezione. Tutti gli altri pazienti guarirono perfettamente, ma almeno 36 richiesero una ospedalizzazione per problemi respiratori. Non sembra che i soggetti pi anziani, che avevano gi sperimentato contatti con il virus H1N1 del passato, fossero immuni da questa nuova infezione, comera successo nel 1979, in quanto let dei pazienti colpiti da questa forma di influenza era compresa tra 3 mesi e 81 anni, anche se prevalevano i soggetti giovani. Il quadro clinico della malattia risultato simile a quello della comune influenza stagionale, con un periodo di incubazione di 1-7 giorni, con febbre, tosse e mal di gola, ma in aggiunta nel 38% dei casi anche con sintomi gastroenterici, come vomito e diarrea. Leliminazione del virus e la contagiosit attraverso le goccioline di saliva o materiale contaminato avveniva tra 1 giorno prima e 5-7 giorni dopo la comparsa dei sintomi. Anche se questo nuovo virus minaccia unimportante pandemia non bisogna temere una ripetizione dellecatombe del 1918-19. A

quei tempi non esistevano gli antibiotici e la maggior parte delle morti era provocata da polmoniti causate da microbi diversi dai virus influenzali, ma che intervenivano a dare complicanze della malattia. E poi oggi esistono dei farmaci, come loseltamivir e lo zanamivir, che agiscono direttamente sul virus influenzale. Limportante riconoscere tempestivamente linfezione da parte del nuovo virus e questo reso possibile con tecniche di biologia molecolare che sono estremamente rapide e riproducibili. Deve anche essere detto che le autorit sanitarie mondiali si sono mosse tempestivamente per circoscrivere i focolai di infezione e questo ha limitato molto la diffusione della malattia. I 642 casi descritti negli Stati Uniti in meno di un mese non debbono indurre a estrapolazioni catastrofiche per i mesi seguenti, perch questi sono stati i casi che hanno permesso il riconoscimento e la caratterizzazione della malattia. Attualmente sono in atto negli Stati Uniti e nel mondo misure disolamento degli infetti e dei cosiddetti contatti (persone che sono venute in contatto con gli ammalati) che sono di una certa efficacia. In Italia sono finora pochi i casi di influenza da virus S-OIV (meglio non chiamarlo semplicemente H1N1 perch, come abbiamo visto, non tutti gli H1N1 sono ugualmente pericolosi). In Lombardia dal 15 aprile se ne sono avuti in tutto 15, dei quali tutti tranne 2 avevano contratto la malattia in viaggi allestero. E tuttavia difficile che, con larrivo della stagione fredda, anche questo virus non arrivi ad avere anche da noi unimportante diffusione. Ma in atto una gara contro il tempo per la produzione di un vaccino specifico contro il virus S-OIV ed sperabile che in futuro si possa contrastarlo con una efficace prevenzione.

ARTE E CULTURA PALAZZO REALE E LA MOSTRA SULLA SCAPIGLIATURA Antonio Piva


Lapertura della mostra sulla Scapigliatura, movimento artistico e letterario che aveva avuto i suoi sviluppi in Lombardia nella seconda met dell800, mi ha offerto loccasione di ripercorrere, dopo un p di tempo che non lo facevo, gli spazi del piano terreno di Palazzo Reale di Milano dedicato alle mostre temporanee. I due studi di architettura BBPR e Albini, Helg, Piva, si erano occupati congiuntamente di questi stessi spazi nel 1980 dopo aver steso un progetto nel 1977 di tutta la ristrutturazione di Palazzo Reale che avrebbe dovuto diventare Museo dArte Contemporanea. Il piano terreno aveva ricuperato, per primo, gran parte di quella nobilt architettonica che generalmente il vanto dei luoghi destinati a rappresentare la citt con le sue attivit di maggior visibilit. Senza togliere nulla alle scelte museologiche che non metto in discussione perch non fanno parte delle mie competenze, entro nel merito invece sullo stato attuale dello spazio che si presenta ora al peggio delle sue potenzialit. Gli stessi ambienti che vediamo oggi erano stati predisposti, gi allora, per ospitare mostre temporanee, dotati di sistemi espositivi flessibili, impianti di illuminazione, controllo dellumidit, godevano di un restauro non solo spaziale, ma anche del ricupero di materiali e di finiture adeguate alla importanza della fabbrica. Pavimenti di cotto, intonaci, imbotti delle porte e dei varchi, colori, ricostituivano quel lessico architettonico che contribuisce, generalmente, a creare quelle differenze qualitative che fanno emergere uno spazio per i valori della sua identit. La valorizzazione delle finestre che collegano spazialmente linterno con lesterno e viceversa aveva avuto anche lo scopo di introdurre la luce naturale allinterno degli ambienti, luce che non dannosa, se opportunamente schermata, ma necessaria per valorizzare il cromatismo delle opere pittoriche e per creare ombre, chiari e scuri nelle opere di scultura. Il rapporto tra interno ed esterno fa parte di una ricerca antica che nellarchitettura non ha mai cessato di cimentare gli architetti di tutte le epoche che hanno tentato sempre di portare dentro allo spazio le viste delle corti, dei paesaggi urbani e della natura creando prospettive come faceva anche Piermarini che a Milano ha lasciato molte tracce. La mostra sulla Scapiglatura si articola negli stessi spazi cui ho fatto cenno che nel tempo hanno subito un degrado imbarazzante per le cancellazioni che lo hanno privato della sua veste senza avere avuto in cambio alcunch se non qualche straccio polveroso. Gli ambienti hanno perduto le finestre con le viste e la luce, tamponate con pannelli, i pavimenti sono stati rivestiti con una moquette della peggiore qualit commerciale che cambia di poco il colore in ogni stanza e non si raccorda mai nemmeno con il bianco delle pareti che invade profili di ferro, zoccolini, imbotti delle porte senza distinzione. I lavori di restauro di Palazzo Reale non sono ancora ultimati e gi il piano terreno ha perso la sua identit trasformato in un luogo anonimo pi simile ad una officina meccanica dove non cos indispensabile la qualit architettonica. Naturalmente i protagonisti della Scapigliatura ne risentono perch le loro opere, allineate ed equidistanti luna dallaltra, non suggeriscono riflessioni e tanto meno godono della bellezza di uno spazio tanto misero da rendere poco credibili anche le opere esposte. Le luci uniformi, per concludere, azzerano quelle suggestioni pittoriche che colgono lattimo del rapimento dellispirazione e della creativit. Sono uscito dalla mostra mortificato: alcuni per erano felici come i prestatori perch avevano rivisto i loro quadri al museo, i galleristi di Milano e provincia che potranno esibire un catalogo con le loro opere pubblicate, i loro clienti che si sono sottoposti ad una coda interminabile sotto il sole di una giornata calda e afosa. A me rimaneva lo sconforto daver visto anche la scultura marmorea di un bambino con una mano tesa delle cui dita erano rimasti solo i ferri della struttura.

Metropoli EXPO: LA DIFFICILE QUADRATURA DEL CERCHIO Filippo Beltrami Gadola


Si avvicina lora di quelli che forse a sproposito sono stati chiamati gli Stati Generali dellExpo. E troppo presto per fare alcun tipo di considerazione sul successo o sullutilit delloperazione. Fidiamoci e crediamo che nel loro colpevole ritardo e nella loro palese arroganza, gli attori coinvolti

nellallestimento di questa manifestazione vogliano confrontarsi con la citt e i cittadini su questo tema cos dibattuto e controverso e che finalmente si presenti il primo reale tentativo di far capire a tutti noi cosa bolle in pentola. Non si sa bene chi avr diritto di dire la sua, di mostrare idee ed alternative ad un programma che tutti conoscono solo per grandi linee: il cartoncino di partecipazione inviato a pochi - non chiaro ma, come detto, attendiamo i risultati. Da una parte quindi il CDA dellExpo e dallaltra i cittadini con il compito di partorire un abbozzo di piano il pi possibile condivisibile e condiviso. Si parlato molto della possibilit di realizzare un Expo diffusa, ossia di non utilizzare un bene prezioso e limitato come i terreni agricoli a nord di Milano,come prevede il progetto ufficiale, quanto piuttosto scomporre levento in locations differenti, oggi vuote o non del tutto utilizzate. Unottima idea. Da qui tuttavia sorgono una serie di questioni ed interrogativi che coinvolgono anche la storia dello sviluppo morfologico della nostra citt. E vero, Milano gi per due volte stata sede di esposizioni internazionali ma da allora molte cose sono cambiate: da un lato laccesso alle informazioni da parte dei visitatori poteva avvenire quasi esclusivamente visitando levento, dallaltro la citt (quasi un paese rispetto alle dimensioni odierne) aveva a disposizioni grandi spazi liberi periurbani facilmente raggiungibili che ben si adattavano alle esigenze espositive. In unepoca poi dove la meraviglia tecnologica del progresso era una molla capace di coinvolgere linteresse di migliaia, se non

milioni di individui, la citt italiana industriale per eccellenza rappresentava allora una forte attrattiva anche per i visitatori stranieri. Si pensi poi al fatto che Milano non e non mai stata considerata una citt darte; per una serie di ragioni storiche esclusa dai percorsi dei primi gran tours sette-ottocenteschi, le poche vestigia della nostra passata romanit hanno tenuto sempre distanti i turisti darte; si aggiunga poi il suo divenire citt industriale, il clima non esattamente mediterraneo, le grandi demolizioni del XIX secolo, e i bombardamenti della guerra: insomma Milano rappresenta unanomalia per il turista contemporaneo che fino a pochi anni fa la prendeva in considerazione quasi esclusivamente per lo shopping, polverizzato poi dalla globalizzazione (quanti Empori Armani ci saranno in Cina o in Giappone?) e dalla possibilit di fare qualsiasi tipo di acquisto via internet. Infine possiamo affermare che la pessima gestione dei nostri musei pi importanti ha contribuito a consolidare una certa immagine: una citt di passaggio, di transito, dove la maggior parte dei turisti sono businesspeople. Tutto questo per dire che se i turisti paganti effettivamente sceglieranno di passare qualche giorno a Milano per visitare lExpo, nonostante la carezza dei nostri hotel, bisogna presentare loro un complesso di elementi attrattivi organizzato e coerente. Se si osserva una carta di Milano e dei suoi immediati dintorni che individua possibili locations sparse per la citt, se ne ricava unimmagine simile al groviera: decine e decine dei micrositi sparsi o-

vunque senza soluzione di continuit tuttavia spesso molto distanti tra loro. Non possiamo pensare che improvvisamente Milano si popoli di migliaia di disgraziati visitatori mentre viaggiano sperduti sulla nostra scalcagnata e sovraffollata rete di trasporti pubblici, in trasferimento dal padiglione del Togo collocato, per esempio, a Piazzale Corvetto, verso larea espositiva della Francia nei capannoni della Bovisa. Su questo il BIE non ha tutti i torti, lExpo se non la si vuole realizzata in un unico luogo deve trovare allora un numero sufficiente di spazi contigui allinterno di un percorso definito. Si potrebbe allora immaginare una Expo interamente contenuta nelle aree allinterno delle mura spagnole, dove tra laltro sorgono anche tutti i nostri musei pi importanti: gli spostamenti dei visitatori potrebbero avvenire a piedi in una cornice urbanistica decorosa (o quasi). Tuttavia non disponiamo di spazio sufficiente, e questa ipotesi non certo facilmente percorribile. La verit che esiste unarea prossima alla citt storica, gi servita dai mezzi pubblici e dotata di aree per il parcheggio delle automobili, ed ironia della sorte proprio larea occupata dalla vecchia fiera ormai demolita. Forse su questarea che il CDA dellExpo potrebbe rivolgere la propria attenzione. I protagonisti di un possibile piano di acquisizione temporanea dellarea (gli stessi per intenderci anche dei terreni di Rho), avrebbero larghi spazi di mediazione. Ma forse questa solo una idea peregrina, dotata per di un briciolo di buon senso.

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Sanit LEGGE 40. ORA UNA VITTORIA DELLA DEMOCRAZIA Ileana Alesso

Fa piacere ricordare che stato un giudice costituzionale, A.M. Sandulli, a dire tempo fa che la Corte Costituzionale ha come scopo quello di proteggere la democrazia da se stessa. Ed ci che ha fatto la Consulta con la recente sentenza, n. 151, in tema di procreazione medicalmente assistita: ha eliminato dallordinamento rilevanti vincoli ideologici che inficiavano la legge n. 40 del 2004 ribadendo che, se pur rimane ferma la discrezionalit del potere legislativo per la autonoma determinazione politica, la legge subordinata ai diritti e alla giusta misura del potere esercitato. Con una sentenza semplice e lineare la Consulta ha ricordato che la tutela dellembrione non assoluta, ma limitata dalla necessit di individuare un giusto bilanciamento con la tutela delle esigenze della procreazione e peraltro la stessa Corte aveva affermato con una importante sentenza del 1975 che sulla base dei principi del nostro ordinamento non esiste equivalenza tra diritto non solo alla vita ma anche alla salute di chi gi persona e la salvaguardia dellembrione che persona deve ancora diventare. Da qui, dal predetto sbilanciamento legislativo, ora rimosso, discendevano norme irragionevoli e lesive del diritto alla salute. Norme irragionevoli nel rapporto tra mezzi e fini poich le modalit prescritte dalla legge n. 40, a

partire dal divieto di creare un numero di embrioni superiore a tre ritenuto dal legislatore quale numero strettamente necessario al fine di un unico e contemporaneo impianto, si sostanziavano in modalit rigide e inidonee a risolvere i problemi di sterilit e infertilit in un gran numero di casi in cui la soluzioni mirata e differenziata richiedeva invece, secondo le migliori pratiche mediche, la creazione di un numero di embrioni superiore a tre e la crioconservazione degli embrioni soprannumerari in vista di un successivo trasferimento ove il primo non avesse avuto lesito sperato. Norme lesive del diritto alla salute poich a causa del vincolo dei tre embrioni si rendeva di fatto necessaria la ripetizione del ciclo di stimolazione ovarica ai fini della produzione di ulteriori embrioni generando cos il rischio di insorgenza di patologie gravi e permanenti. Ora, dopo la declaratoria di incostituzionalit del limite dei tre embrioni e dellunico e contemporaneo impianto la Corte ha affermato che una coppia ha diritto al trattamento pi adatto sulla base delle proprie specifiche condizioni concordando con il medico la terapia da seguire senza che una legge possa imporre a priori una procedura terapeutica piuttosto che unaltra. In materia di pratica terapeutica, la regola di fondo, afferma la Corte deve essere la autonomia e la responsabilit del medico nel-

la scelta della migliore terapia che, con il consenso della paziente, opera le necessarie scelte professionali. E al riguardo la Corte ricorda al legislatore che la giurisprudenza costituzionale ha ripetutamente posto laccento sui limiti che alla discrezionalit legislativa pongono le acquisizioni scientifiche e sperimentali. Torna dunque ad essere responsabilit del medico proporre la migliore terapia e informare i pazienti affinch possano esercitare il proprio diritto al consenso informato e torna nellambito dei confini costituzionali suoi propri lattivit legislativa come la Corte ha ripetutamente ricordato .

Peraltro, come componente del collegio che insieme ai colleghi Clara, Costantini, prof. DAmico, Papandrea, ha difeso lordinanza che ha prospettato la soluzione concretamente accolta dalla Corte mi fa piacere che il richiamo alla autonomia e responsabilit del medico nella scelta della terapia da seguire, con il consenso del paziente, sia destinato a pesare anche sulle future scelte in materia di bioetica, non ultima quella relativa al testamento biologico poich come al riguardo ha evidenziato in un recente convegno nazionale il prof. Rodot la sentenza ricorda quale il perimetro costituzionale dellattivit del legislatore ed ha una portata notevole rispetto alla autonomia della persona e al governo del proprio corpo.

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Societ CHIESA DEI GIUSTI E CHIESA DEI POTENTI. Guido Martinotti


Sarebbe, in verit, pi esatto parlare di chiese al plurale, perch questi problemi riguardano tutte le chiese organizzate, ma in Italia, dove esiste una religione semiufficialmente di stato, possiamo limitarci al singolare. I recenti pronunciamenti del Cardinale Tettamanzi prima e del Pontefice poi, contro le politiche discriminatorie della maggioranza di governo, hanno riscosso approvazione da molte parti e anche da parte di laici di sinistra che, in altre occasioni avevano criticato le gerarchie cattoliche, soprattutto per la veemenza, quasi volgare a tratti, della campagna contro Beppino Englaro o per la tiepidezza nei confronti delle volgarit del Presidente del Consiglio. Immancabilmente, i confezionatori di pensieri-cetriolo della destra hanno tirato fuori laccusa di cattocomunismo, che viene disinvoltamente rivolta anche a persone come me che non sono n cattolici n comunisti. Ecco vedi? Finch la Chiesa, o il Vaticano, erano a favore di Berlusconi voi eravate contro, quando lo critica voi siete a favore.. Emb? Verrebbe voglia di dire, che razza di ragionamento questo? Se il Vaticano prende posizioni che non condivido non sono poi obbligato a criticarlo se su altre questioni si esprime in modo che io trovo congeniale. Ah, ma allora tu sei daccordo che la Chiesa interferisca solo quando fa comodo a te! Ma no, mio bel cetriolone! In generale io preferirei che il Vaticano si tenesse fuori il pi possibile, ma capisco che sulle questioni di importanza etica generale lautorit morale della Chiesa, come si dice, non possa fare a meno di esercitarsi. Per - oltre al fatto che il cetriolo (che spesso intellettualmente anche trinariciuto) non si rende conto che largomento vale esattamente a contrariis, perch se incoerente la sinistra, lo altrettanto la destra, per le ragioni complementarmente opposte - esiste tuttavia una chiara asimmetria aggiuntiva. Laccordo con il Vaticano fatto dal Berlusconi e dalla sua maggioranza di per se un fatto politico di peso ben maggiore e con pi serie conseguenze per tutti, della occasionale convergenza di idee tra Tettamanzi e parte della sinistra. E unasimmetria che si riflette molto chiaramente nella qualit degli interventi e delle manifestazioni: non mi risulta che il card. Tettamanzi abbia accusato Calderoli o Maroni di essere degli assassini, n che abbia organizzato fiaccolate di zeloti sotto i domicili di Borghezio e Salvini, come il Vaticano ha fatto contro Beppino Englaro. Piuttosto vero il contrario, sono i leghisti ad aver organizzato a Varese una squadraccia contro il cardinale, e crepi lautorit morale. In realt, anche allinterno della stessa Chiesa cattolica, ci sono diverse chiese: in particolare c una Chiesa dei giusti, fatta di donne e uomini disposti a sacrificare se stessi per testimoniare il vangelo sposando le cause che accrescono la libert e la dignit delle persone. Ma c anche, eccome, la Chiesa dei potenti; una chiesa che essa stessa una potenza e, nel caso unico del Vaticano, una potenza terrena e temporale, incorporata in uno Stato teocratico e dispotico, con i suoi interessi colossali, difesi in pi di unoccasione, anche recente, con feroce determinazione. Una chiesa che non ha esitato ad associarsi a individui e governi molto lontani dal vangelo e, in non pochi casi, anche dal comune senso della decenza e della legalit (si vedano le frasi accorate e apparentemente non molto ascoltate, rivolte da Angelo Caloja al Pontefice, per denunciare le torbide pratiche dello IOR, in Vaticano S.P.A. di Gianluigi Nuzzi, uscito da poco per Chiare lettere). Che quanti credono negli ideali fondamentali incorporati nella nostra costituzione (chiamiamoli pure, di sinistra, se vogliamo) si trovino a condividerli con la Chiesa dei giusti, non pu stupire e non vi alcuna contraddizione se poi queste stesse persone contestano (talvolta con lappoggio di non pochi credenti) le azioni non sempre limpide e le posizioni spesso sfacciatamente opportunistiche della Chiesa dei potenti.

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RUBRICHE
ARTE
Questa rubrica curata da Silvia DellOrso

Il British Council possiede una collezione darte decisamente cospicua. Circa 8mila opere acquisite a partire dalla met degli anni 30. Per festeggiare i suoi 75 anni di attivit e altrettanti di acquisizioni di opere di pittura, scultura, fotografia e di installazioni, il British Council ha organizzato dapprima una mostra alla Whitechapel di Londra e adesso una rassegna a Milano, nella quale presenta una selezione dei lavori raccolti in questi anni. Lattenzione puntata sullarte britannica del XX e XXI secolo, esponendo le opere corredate di passaporto: il che non significa solo sapere in quali musei e gallerie sono state ospitate negli anni, ma anche il prezzo pagato per esse dal British Council. Si noter la differenza! Nel 1948, 158 sterline bastavano per un quadro di Lucien Freud, oggi uno dei pi quotati artisti viventi. Nel caso specifico si tratta di un ritratto di Kitty, la prima moglie dellartista, un dipinto che ha viaggiato in pi di 25 paesi ed stato esposto in oltre 80 mostre da che nelle mani del British Council. Ma ci sono anche opere di Henry Moore, Anish Kapoor, David Hockney, Gilbert & George, Richard Long, Steve McQueen, Sean Scully, Damien Hirst e non solo. Passports. In viaggio con larte. 75 anni di pittura, scultura, fotografia e installazioni dalla collezione del British Council. Padiglione dArte Contemporanea, via Palestro 16 - orario: luned 14.30/19.30; marted-domenica 9.30/19.30; gioved 9.30/22.30. Fino al 13 settembre.

ricana, quella compresa tra la Grande crisi del 1929 e le riforme del New Deal rooseveltiano. A quel periodo dedicata la mostra della Fondazione Mazzotta, a cura di Pietro Bellasi e Uliano Lucas. Una cinquantina di manifesti litografici di grande formato restituiscono, nel loro slancio propagandistico, lo spirito dellefficientismo americano un attimo prima del venerd nero di Wall Street. Di contro, la sezione dedicata alla fotografia, forte di 70 immagini dei massimi protagonisti di quegli anni, tra cronaca, documentazione e innovazione fotografica, indugia efficacemente sul crollo della Borsa di New York, sulla disoccupazione, sulla depressione nelle campagne americane, sullinfrangersi del sogno dellAmerican Way of Life. Parallelamente, la 3 edizione della Fiera del poster darte: in vendita oltre 50 manifesti e pi di 100 poster di artisti del XIX e XX secolo, ma anche cartoline, segnalibri, miniprint e libri. USA 1929-1939. Dalla Grande crisi al New Deal. Fondazione Antonio Mazzotta. Foro Buonaparte 50 orario: 9.30/18.30, gioved fino alle 22. Fino al 4 ottobre (chiuso da 17 luglio al 7 settembre).

A met strada tra grafica pubblicitaria e fotografia, ma anche due modi antitetici di testimoniare una stagione cruciale della storia ame-

Milano culla della Scapigliatura. Movimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cura di Annie-Paule Quinsac e di un variegato comitato scientifico costituito da esperti di musica, letteratura, teatro e architettura. Una denominazione che rinviando a chiome disordinate, allude in realt a vite dissolute e scapestrate. Ribelli, appunto, come i protagonisti del romanzo di Cletto Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio (1861-62) che ha dato il nome a questo mix di fermento intellettua-

le, impegno socio-politico e arte, destinato a scompigliare come un pandemonio la Milano tardo ottocentesca. La mostra documenta lintera stagione, a partire dagli anni 60 dell800 fino allinizio del 900. 250 opere, tra dipinti, sculture e lavori grafici, dalla pittura sfumata del Piccio allintensit coloristica di Faruffini, alle innovazioni di Carcano, fino Ranzoni, Cremona, Grandi che segnano il momento doro della Scapigliatura, ma anche Paolo Troubetzkoy, Leonardo Bistolfi, Medardo Rosso, Eugenio Pellini, Camillo Rapetti. Una sezione della mostra ricostruisce la vicenda del travagliato progetto del Monumento alle Cinque Giornate di Giuseppe Grandi, gessi compresi. Ulteriori approfondimenti, in ambito letterario e giornalistico, si trovano alla Biblioteca di via Senato che espone il Fondo delleditore Angelo Sommaruga, ricco di lettere, biglietti postali, cartoline, volumi e riviste, oltre una sezione dedicata alla caricatura e ad alcune opere di artisti fra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Conconi. Scapigliatura. Un pandemonio per cambiare larte. Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; marted-domenica 9.30/19.30; gioved 9.30/22.30. La Scapigliatura e Angelo Sommaruga. Dalla bohme milanese alla Roma bizantina. Fondazione Biblioteca di via Senato, via Senato 14 orario: marted- domenica: 10/18. Fino al 22 novembre.

Una mostra che si pu visitare anche on-line sul sito della galleria (www.galleriaforni.it), ma che sempre consigliabile vedere di persona. A confronto le opere di due artisti che, in modo diverso,

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ma con non dissimile intensit, hanno cercato di catturare atmosfere assolute e stati danimo. Oggetti senza apparente significato, ma che suggeriscono le emozioni di una vita. Per Ferroni livornese, morto a Bergamo nel 2001 gli strumenti del mestiere, dalle matite al cavalletto, ordinati su un tavolino, coperto da un drappo bianco: composizioni essenziali e metafiisiche, sprofondate nel silenzio. Per Sesia artista cinquataquattrenne originario di Magenta oggetti ormai in disuso che richiamano il passato, riscattandolo dalloblio. Gianfranco Ferroni si servito con grande maestria, nellarco della sua vicenda creativa, di acquaforte e litografia, media impiegati anche nelle opere grafiche in mostra. Sono tecniche miste su base fotografica quelle adottate da Sesia; entrambi esplorano il tema della natura morta e la poetica delloggetto. Gianfranco Ferroni e Giovanni Sesia. Silenzi. Studio Forni, via Fatebenefratelli 13 orario: 10/13 e 16/19.30, chiuso domenica e luned. Fino al 31 luglio.

maestri della scuola milanese per gli allievi dellAccademia. In tutto 34 ritratti, 25 dei quali raffiguravano infatti maestri lombardi o loro familiari, dei quali si presto persa memoria, se vero che gi nel catalogo della Pinacoteca del 1816 non sono pi registrati come nucleo autonomo. Le curatrici della mostra, Simonetta Coppa e Mariolina Olivari, li hanno rintracciati, spesso dimenticati in uffici pubblici e ne presentano 24, restaurati per loccasione, oltre a un Autoritratto di Giuseppe Bossi. Il Gabinetto dei ritratti dei pittori di Giuseppe Bossi. Pinacoteca di Brera, via Brera 28, Sala XV orario: 8.30/19.15, chiuso luned (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Fino al 20 settembre.

Palazzo Reale orario: luned 14.30/19.30, marted-domenica 9.30/19.30, gioved 9.30/22.30. Fino al 27 settembre.

Un nuovo appuntamento nellambito delle celebrazioni per il bicentenario della fondazione della Pinacoteca di Brera. Loccasione sta suggerendo un modus operandi che si vorrebbe appartenere alla quotidianit di un museo, tra scavo e ricerca sul proprio patrimonio, ma anche capacit di dare conto dei risultati con attitudine divulgativa. Lattenzione si sposta questa volta su Giuseppe Bossi, figura chiave della storia braidense, uno dei primi segretari dellAccademia di Belle Arti succeduto a Carlo Bianconi, sospettato di sentimenti filo austriaci cui si deve, fra laltro, la presenza nelle collezioni di Brera del Cristo morto del Mantegna e dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, al cui acquisto partecip attivamente. La rassegna ricostruisce la raccolta di ritratti e autoritratti di artisti che Bossi concep come incentivo alla ricognizione storica degli antichi

dedicata alla lunga stagione trascorsa da Monet a Giverny la mostra di Palazzo Reale. Una rassegna che allinea 20 grandi tele dellartista provenienti dal Museo Marmottan di Parigi, dipinte tra il 1887 e il 1923 quando la costruzione del giardino di Giverny, con i salici piangenti, i sentieri delimitati dai roseti, lo stagno con le ninfee, il ponte giapponese, i fiori di ciliegio e gli iris trova pieno corrispettivo nella tavolozza multicolore di Monet, portando alle estreme conseguenze quellattitudine innata che lo induceva, ancora ragazzino, a disegnare dal vivo il porto di Le Havre, piuttosto che seguire in studio le lezioni dei maestri. Il tempo della magnifica ossessione di Giverny una piccola citt sulle rive della Senna dove Monet spese la maggior parte del suo tempo e dove costru il suo pi volte immortalato giardino - le cui immagini si possono confrontare con una serie di fotografie ottocentesche di giardini giapponesi. Non senza percepirne la familiarit con la tradizione giapponese dellukiyo-e, rappresentata da 56 stampe di Hokusai e Hiroshige, prestate dal Museo Guimet di Parigi ed esposte a rotazione per ragioni conservative. Monet. Il tempo delle ninfee.

A cura di Philippe Daverio con Elena Agudio e Jean Blanchaert, la rassegna propone tuttaltro che una lettura univoca e compiuta dellarte sudamericana; semmai un ritratto dautore che ricorda artisti di ieri e protagonisti delle ultime generazioni, insistendo su alcuni temi condivisi: sangue, morte, anima, natura, citt. E sempre e comunque con grande passione sociale e attenzione per la storia. Non ununica America Latina, ma tante Americhe Latine, cos come molto diversificato e variegato il panorama artistico del continente sudamericano. Arrivano dal Brasile, da Cuba, dalla Colombia, dal Cile, dal Venezuela e dal Messico le oltre cento opere esposte. Una cinquantina gli artisti rappresentati, concettuali, astratti, figurativi nel senso pi tradizionale del termine, pittori, scultori, fotografi o amanti delle sperimentazioni linguistiche. Ecco, dunque, la cubana Tania Bruguera, largentina Nicola Costantino, la brasiliana Adriana Varejo fino a Beatriz Milhares, Vik Muniz, al fotografo guatemalteco Louis Gonzales Palma, al cileno Demian Schopf. C anche Alessandro Kokocinsky, cresciuto in Argentina, ma nato in Italia dove tuttora vive e lavora, che trasferisce nelle sue opere dolenti i tormenti vissuti in prima persona. Nella sala cinematografica dello Spazio Oberdan la sezione video curata da Paz A. Guevara e Elena Agudio. Americas Latinas. Las fatigas del querce. Spazio Oberdan, via Vittorio Veneto 2 - orario: 10/19.30, marted e gioved fino alle 22, chiuso luned. Fino al 4 ottobre.

Si fa sempre pi fitto il dialogo tra arte antica e moderna, almeno quanto a iniziative che vedono a confronto tradizione e modernit.

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Come la mostra allestita in questi giorni allAccademia Tadini di Lovere. Una rassegna nata dalla collaborazione tra il museo lombardo, aperto nel 1828 da un collezionista di allora, il conte Luigi Tadini, e tre galleristi/collezionisti di oggi, Claudia Gian Ferrari, Massimo Minini e Luciano Bilinelli. Ecco dunque che le opere di Antonio Canova, Francesco Hayez, Jacopo Bellini, Fra Galgario, il Pitocchetto, Francesco Benaglio e Paris Bordon, conservate in permanenza allAccademia Tadini, si trovano per qualche mese faccia a faccia con quelle di Giulio Paolini, Carla Accardi, Lucio Fontana, Luigi Ontani, Arturo Martini, Sol LeWitt e molti altri maestri del XX e XXI secolo. Accademia Tadini. Quattro collezionisti a confronto Lovere (Bergamo), Accademia di Belle Arti Tadini, Palazzo dell'Accademia, via Tadini 40 (Lungolago) - orario: marted-sabato 15/19, domenica 10/12 e 15/19. Fino al 4 ottobre.

Galleria dArte moderna e contemporanea di Bergamo mette a confronto larte antica con quella moderna. Lo ha fatto ragionando sulle Dinamiche della vita dellarte, una rassegna di qualche anno fa e continua a riproporre anche in questo caso la sua visione unitaria dellarte, tutta contemporanea, perch con gli occhi di oggi che si rilegge larte di ieri. Esposizione Universale Larte alla prova del tempo. Bergamo, Galleria darte moderna e contemporanea, via San Tomaso 53 orario: marted-domenica 10/19, gioved 11/22. Fino al 26 luglio.

Fondazione Marconi, via Tadino 15 - orario: marted-sabato 10.30/12.30 e 15.30/19. Fino al 24 luglio.

I temi sono tutti indiscutibilmente ponderosi e decisamente universali: Potere, Quotidiano, Vita, Morte, Mente, Corpo, Odio, Amore. Ognuno di questi rinvia a una delle 8 sezioni in cui si articola la mostra bergamasca il cui titolo, Esposizione Universale, sembra ironizzare su uno degli argomenti pi frequentati e ineludibili del momento. Qui per lExpo rigorosamente artistico, con una carrellata di un centinaio di opere dal 400 ai giorni nostri, forte innanzitutto del patrimonio dellAccademia Carrara di Bergamo, ma non solo. Si va da Giovanni Bellini, Bergognone, Botticelli, Carpaccio, Foppa, Pisanello, Tiziano a Casorati, Duchamp, De Chirico, Christo, De Dominicis, Ontani, Clemente, Kabakov, Gilbert & George, Maria Lai, Spalletti, Arienti, Cuoghi e molti altri, tra cui Ben Vautier le cui opere-testo ricorrono in tutte le sale. A cura di Giacinto Di Pietrantonio, non la prima volta che il direttore della

A sei anni dalla morte di Enrico Baj, la sua produzione artistica non cessa di riservare sorprese e nuovi filoni dindagine. Non solo le donne fiume, i monumenti idraulici, le dame, i generali, a molti gi familiari, ma anche i mobili animati, in linea con lineludibile tendenza allantropomorfizzazione dellartista milanese. Un libro, a cura di Germano Celant, edito da Skira, e una mostra alla Fondazione Marconi propongono questo versante della feconda produzione artistica del padre del Movimento Nucleare e della Patafisica Mediolanense. Sono una cinquantina le opere eseguite agli inizi degli anni 60, presentate in collaborazione con lArchivio Baj. Alla base, lidea tipicamente surrealista e venata dironia che qualsiasi cosa possa trasformarsi in altro. Ecco, dunque, come gi stato per i personaggi, una serie di mobili bizzarri ma anche eleganti, confezionati con ovatta pressata e applicata a collage sul fondo di stoffa da tappezzeria, su cui Baj sistemava cornici, pomelli, passamanerie e fregi di serrature a evocarne i tratti somatici; via via il mobile si precisa, si fa di legno grazie a fogli dimpiallacciature opportunamente impreziositi e si avvia a esibire la sua natura Kitsch. Enrico Baj. Mobili animati.

I suoi celebri Bleu hanno addirittura richiesto una tonalit di blu creata ad hoc, che porta a tuttoggi il suo nome (International Klein Blue). Laspirazione alla purezza e allassoluto hanno contraddistinto lintera e brevissima vicenda creativa di Yves Klein, suggerendo pi di unaffinit con Piero Manzoni, e non soltanto perch sono morti, quasi coetanei, a un anno di distanza luno dallaltro: nel 62, a Parigi, il trentaquattrenne Klein; nel 63, a Milano, Manzoni appena ventinovenne. A Yves Klein, capofila del Nouveau Ralisme, sebbene ne sia uscito un anno dopo la fondazione e antesignano della pittura monocroma, dedicata unampia retrospettiva che oltre a presentare un centinaio di opere del maestro francese, provenienti dallArchivio Yves Klein di Parigi e da collezioni internazionali, affianca loro, nelle piazze e nei giardini della citt, una selezione di sculture metalliche della moglie Rotraut Uecker che con Klein condivise anche la vocazione artistica e immaginifica. Sui tre piani del museo, le opere di Klein sono presentate per nuclei tematici: i Monochrome realizzati con pigmenti puri fino ad arrivare al solo blu, alternato con loro in foglia; i quadri realizzati con il fuoco a contatto diretto con la tela; le Anthropomtrie, tele su cui sono impressi i corpi delle modelle cosparse di colore dallartista durante veri e propri happening; e ancora i Relief plantaire, le Sculpture ponge, insieme a filmati e fotografie a documentarne le azioni, mentre un ricco apparato documentario permetter di seguire le tappe del percorso artistico e personale di Klein. Yves Klein & Rotraut Lugano, Museo dArte, Riva Caccia 5 orario: marted-domenica 10/18, luned chiuso. Fino al 13 settembre.

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MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola

Concerti estivi allaperto


Questa la stagione dei concerti allaperto, normalmente nei grandi cortili settecenteschi o nelle piazze pi belle dei centri storici. Nobilissime iniziative per avvicinare alla grande musica il pubblico meno avvezzo, come spesso (ma non sempre) i giovani, le persone avanti negli anni (che hanno scarse occasioni di ascolto), o semplicemente il pubblico di paesi e cittadine che non vengono mai raggiunte dalle tourne artistiche; talvolta servono a qualificare lofferta turistica delle localit che desiderano alzare il livello dei propri ospiti. Nel quadro di queste iniziative, probabilmente volto a tutti gli obiettivi che abbiamo postulato, si inserisce il Festival Citt di Cernobbio a tutti nota come la gemma del lago di Como, con la Villa dEste (or ora eletta il pi bellalbergo del mondo!) e la Villa Erba (che fu la magione adorata di Luchino Visconti) alla sua prima edizione proposta e curata da Enrica Ciccarelli, che presenta cinque straordinari concerti in piazza: abbiamo gi ascoltato Uto Ughi con la Stuttgarter Philarmoniker, Paul Badura-Skoda ed Olga Kern; nei prossimi giorni ascolteremo Fazil Say e Salvatore Accardo con lOrchestra da Camera Italiana. Magnifico, viene subito da dire, bravissimi tutti e che fortuna per i Cernobbiesi ed i loro illustri ospiti estivi ..... ma ovviamente - come in tutte le prime che si rispettano alcune cose sono sfuggite nella preparazione, o non hanno funzionato a dovere, o non sono state baciate dalla fortuna che meritavano. Il cattivo tempo ha funestato la serata con Ughi, obbligandolo a interrompere a met del primo tempo il concerto per violino e orchestra di Tschaikowskij e a riprenderlo poi daccapo, alla fine del concerto, fra tuoni e lampi e sopratutto fra i sibili del vento vigliaccamente amplificati dagli altoparlanti (linevitabile croce dei concerti allaperto); il meraviglioso pianoforte di Badura-Skoda stato mortificato dagli urli gioiosi dei bambini (nessuno aveva pensato di chiudere il vicino campo-giochi prima dellinizio del concerto), dai motori delle barche dei curiosi e delle forze dellordine (che si avvicinavano impunemente alla riva attratti da luci e musica) e persino dal latrato di cani (lasciati avvicinare troppo). La povera Olga Kern, che gi non era in serata giusta, sentendo i suoni del suo pianoforte disperdersi nellaere, e non essendo cosciente della potente amplificazione, si messa subito ed restata per lintera serata molto sopra le righe, letteralmente assordando il pubblico e ovviamente lasciando svanire ogni possibile tensione o intenzione interpretativa. Per non dire del pubblico che - con grande entusiasmo ma minore preparazione - non solo chiacchiera, tossisce e si soffia il naso in tutte le tonalit, ma sopratutto ha la frenesia dellapplauso che ama scatenare alla fine di ogni movimento (e sapete bene come non ci sia di peggio che interrompere lesecutore quando ha appena raggiunto la necessaria concentrazione e gliela fanno perdere proprio nel momento in cui ne serve dellaltra per passare allatmosfera dellAllegro a quella del Largo o dellAndante!). Infine non si capisce perch, a differenza delle sale da concerto serie, dove normalmente nessuno apre bocca e si lascia parlare solo la musica, quando si suona in chiesa o in piazza, e sopratutto se il concerto gratuito, c sempre qualcuno che sfoggiando un protagonismo provinciale ed irritante deve presentare, ringraziare (i soliti sponsor che non ne hanno bisogno), dichiararsi commosso, spiegare inutilmente al pubblico (ritenuto evidentemente analfabeta) quello che gi scritto (o dovrebbe esserlo) nei programmi di sala. Detto ci non possiamo non essere comunque grati a tutti coloro che si adoperano per diffondere la buona musica (musica vincet semper!) senza tornaconto personale, a questi artisti grandi, meno grandi, non ancora grandi che con sacrificio personale sfidano tante difficolt per raggiungere pubblici nuovi, ed anche agli amministratori locali che si mettono politicamente in gioco promuovendo eventi che popolari purtroppo non lo sono mai o - ci auguriamo non lo sono ancora. Grazie dunque a tutti, che nessuno si scoraggi, e si continui facendo tesoro dellesperienza. 14 luglio

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Cinema & Televisione


Questa rubrica curata da Simone Mancuso
Crossing Over di Wayne Kramer Quasi riuscita questa copia, almeno per quanto riguarda la sceneggiatura, del filone lanciato dal pi bravo degli sceneggiatori oggi in attivit ad Hollywood Paul Haggis, che con il suo Crash laveva avviato per poi farsi seguire da film come Babel o per ricordarci scene come quelle di Traffic. Peccato che il resto, a partire dalla regia di Kramer alla sua terza opera, non sia allaltezza dei predecessori. Mancano quei piccoli elementi sceneggiativi, chiamati indizi, che consentono allo spettatore di intuire il parallelismo delle storie e non ti fanno avere la senzazione che siano completamente disconnesse, come accade qui. Lunico elemento che fa da collante in questo film la musica, che non sar al livello di Babel, ma al di sopra del film che descrive. Mi sono, per, particolarmente piaciute due attrici. Una la semisconosciuta Summer Bishil, che qui interpreta la musulmana Taslima, che ha unocchio di riguardo verso i terroristi che sacrificano la loro vita, e quella degli altri, per la loro causa. Laltra, ha partecipato gi ad alcuni film come Io sono leggenda, ed Alice Braga che ha un piccolo ruolo, quello di Mireya Sanchez, una clandestina che al momento dellarresto chiede aiuto per suo figlio allagente dellimmigrazione Harrison Ford. Entrambe molto passionali nellesprimere la drammaticit dei loro ruoli, in maniera particolare Summer Bishil. Per il resto un film che ha avuto grosse pretese senza avere le qualit produttive per soddisfarle, ma che comunque sviluppa, anche se in maniera pedestre, temi molto attuali che riguardano tutti. Transformers La vendetta del caduto di Michael Bay Ottimo lavoro produttivo per questo sequel che per da qualsiasi

altro aspetto lo si guardi, non si esime dalla maledizione dei secondi. Iniziamo dalla sceneggiatura. La cosa che salta allocchio lincapacit di legare, gli aspetti che mettono in risalto i robot con le scene che riguardano gli umani. Come se ci fossero storie parallele che debbano convivere per forza. Inoltre, nel primo film, tra i soggettisti partecipava John Rogers, gi soggettista di Catwoman, il quale stato escluso in questo. Mentre viene aggiunto, tra i sceneggiatori, Ehren Krugen, scelta molto pi versatile. Che sia questo uno dei motivi? Tra laltro dalla sceneggiatura viene fuori lincapacit di scrivere una parte, per la bellissima attira masse maschili Megan Fox, capace di farla recitare invece di darle delle pose. La maggior parte delle inquadrature e scene di Megan Fox sono delle foto legate al suo aspetto fisico, basta considerare la prima scena in cui appare. Peccato, perch a mio avviso nel primo film aveva dimostrato una recitazione allaltezza della produzione, che ovviamente deve comprendere questo genere di cose, ma non limitarsi solo a quelle. La regia e la fotografia sono, come nel precedente, esattamente il clich che ci si aspetta per un polpettone commerciale senza grosse pretese, se non quelle finora elencate. Il montaggio, forse, lunica cosa che si salva oltre alla produzione, visto che in questi film comunque una delle parti fondamentali, e gli si presta sempre molta attenzione. Non a caso viene affidato a quattro dei pi famosi e capaci montatori della Hollywood che fa i soldi. Se poi, come ultima considerazione, prendiamo il fatto che dura due ore e mezzaBeh, diventa un po complicato seguirlo. Per rientra sicuramente tra quei film che bisogna vedere solo al cine-

ma, e se siete alla ricerca di un ottimo livello di effetti speciali, il tutto con una spruzzatina di azione qui e curve mozzafiato l, insomma di puro intrattenimento, allora il film per voi. I love Radio Rock di Richard Curtis Se fossi un produttore di una major hollywoodiana avrei acquistato i diritti prima delluscita del film e lavrei pompato nel circuito commerciale con pubblicit allaltezza. Perch questo prodotto puramente inglese, uno straordinario lavoro dello sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hill, il quale tiene alta la sua reputazione da soggettista e sceneggiatore, e migliora il pensiero generale verso di lui, firmando anche la regia. Certo , che quando un autore firma queste tre fasi della produzione, si pu certamente dire non solo che sia una sua opera, ma quasi che sia unestensione del suo pensiero. E quello che ne viene fuori un dolcissimo ricordo verso una musica che ha fissato i criteri di quella contemporanea, ma al contempo, un fermo punto di vista sulle asiprazioni ed i sogni di una societ che pare smarrita. Radio Rock il nome di una nave pirata che trasmette a tutta la Gran Bretagna dal Mare del Nord Rockn roll tutto il tempo, da dei dj che vivono lass isolati dal mondo, in un epoca in cui vi era il monopolio della BBC controllata dal Ministero delle Telecomunicazioni che trasmetteva solo musica classica. Questo rende la pellicola impregnata di musica anni60, con una scelta delle musiche che merita da sola il prezzo del biglietto, e una costruzione dei personaggi perfettamente tipica di quegli anni, come The Count, il conte, interpretato egregiamente dal premio Oscar Philip Seymour Hoffman. Dunque un inno al sesso, droga e rockn roll fino alla fine,

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che non stato messo in rilievo come avrebbe meritato, visto i molti elementi commerciali, come il montaggio, e con interessanti motivi per andarlo a vedere per i nostalgici, ma anche per chi ama la musica e le commedie scritte per il cinema. Terminator Salvation di Mcg Se si potesse, descrivere il film soltanto con le musiche di Danny Elfman, mettendo sotto il titolo un file mp3 con lincalzante tema lo farei. Questo a mio avviso basterebbe a descrivere la potenza di questo film, che arriva allo spettatore come londa durto di una bomba atomica, supportando con la musica scene come il ritorno di un T-600(il primo Terminator, per intenderci, il governatore della California) completamente fatto al computer, primo stile(vedi Conan il barbaro), come mostro finale.

Terminators che, forse giustamente, rubano la scena al protagonista Connor, interpretato magnificamente da Bale, come il T800, lultima invezione delle macchine con una parte sostanziale umana, e lo scheletro robotico, con lo scopo dinfiltrarsi nella resistenza. Questi elementi denotano lattenzione da parte dei soggettisti, tra cui lonnipresente James Cameron, per lo sviluppo di una storia mai che versi sul banale, ma che anzi, cerchi unevoluzione proprio come i suoi personaggi. Elemento, questo, ricorrente in tutti i film della saga, che a mio avviso una delle poche a mantenere lo stesso livello qualitativo in quasi tutti i suoi cloni. Il motivo, forse, dovuto allattenzione verso la crew che collabora con i vari registi, mantenendo nei ruoli piu determinanti, gli stessi operatori.

Come gi detto per le musiche, ma anche nel montaggio, il montatore di James Cameron, Conrad Buff, o lo stesso Cameron, messosi da parte come regista per dedicarsi al soggetto(forse era meglio che lo dirigesse lui questo episodio). Insomma, stessa troupe stesso successo, un film che decisamente non delude le aspettative, ne dei fans della saga, ne degli altri spettatori e che anzi crea gi lattesa per il prossimo episodio, Terminator 5, attualmente in sviluppo e che dovrebbe esser pronto per il 2011. Se dovessi trovare una pecca, se cos si pu dire,di questo film sicuramente la regia, improntata piu sugli spot e i music videos che sul cinema. Ma questo,si sa, un altro discorso(mp3)

GALLERY

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YouTube

http://www.youtube.com/watch?v=URC1egWLEok

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