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Volume : 3 Numero: 51 Data: Novembre 2011 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo, Martini Claudio

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 E il governo Napolitano-MontiGoldman Sachs Di: Giulietto Chiesa [ pag. 1/2 ] 2 Grecia, un collasso chiamato Goldman Sachs Di: Greg Palast [ pag. 2 ] 3 Fusione fredda: uno sguardo disincantato lettera a Giulietto Chiesa [ pag. 2/3 ] 4 Tutto tranne democrazia Di: Informare per resistere [ pag. 3/4 ] 5 Dal bunga bunga ai macellai della BCE Di: Marino Badiale e Fabrizio Tringali [ pag. 4 ] 6 Monti, alta finanza, fine della politica Di: Gaetano Colonna [ pag. 5/6 ] 7 Alternativa al debito e allombra della democrazia svuotata Intervista a Giulietto Chiesa [ pag. 6 ] 8 Monti, siamo pronti. Di: Pino Cabras [ pag. 7 ] 9 Il nodo del debito pubblico interno Di: Aldo Giannuli [ pag. 7/8 ]

E V

il

governo

Napolitano-Monti-Goldman

Sachs -

di Giulietto Chiesa - ilfattoquotidiano.it.

incendo la nausea affacciamoci sul dopo Berlusconi. Monti arriva come commissario al quadrato. I suoi vice saranno glispettori del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea. Come in Grecia. Inizia unaltra repubblica: la terza? Che annuncia di voler cancellare la sovranit nazionale dellItalia, la Costituzione Repubblicana, ogni forma di reale espressione della volont popolare (avete visto gli strilli dei mercati contro lipotesi del referedum greco?). Il Presidente della Repubblica ha costruito la via duscita di Berlusconi facendo mosse assai dubbie dal punto di vista della legalit costituzionale, che avrebbe dovuto difendere strenuamente. Era il suo compito, che non ha saputo e voluto attuare mentre firmava tutto ci che arrivava da Palazzo Chigi. E che oggi palesemente ignora. Ne viene fuori un governo della casta, che verr definito di salvezza nazionale, ovvero tecnico. False la prima e la seconda definizione. Perch, primo, non salver il paese ma obbedir al diktat della finanza, colpendo la popolazione; secondo, sar il pi politico dei governi del secondo dopoguerra: perch sancisce lassoggettamento del nostro paese a un governo straniero e ostile (e non mi si venga a dire che sudditi lo eravamo gi, perch questa eterodirezione linizio di un cambio depoca orwelliano). La prova? Tutte le componenti della casta (che entrer a frotte nel Governo NapolitanoMonti-Goldman Sachs) parlano della necessit di attuare misure impopolari. Cio antipopolari. Ma guarda che democratici! Molti si illudono che Monti voglia fare qualche cosa di buono. Ma lui non qui per questo. Neanche per fare una decente legge elettorale. Lui viene qui per rieducare gli italiani alla religione del Debito. Lui arriva per eseguire gli ordini della Banca Centrale Europea, i 39 punti, la lettera di Draghi-Trichet. Un maoista dei nostri tempi: educare il popolo. Lha perfino detto, con riferimento alla Grecia. Adesso lo far con noi, se gli riesce. Che fare? Occorre mobilitare la pi vasta opposizione sociale e prepararsi a costruire una nuova opposizione politica. Respingere lordine di servizio preparato dal Quirinale su indicazione dei grandi centri finanziari dellOccidente. Occorrerebbe un governo di saggi che, protetti dalla loro statura morale, dal loro prestigio intellettuale, dalle loro conoscenze, siano in grado di sconfiggere le potenti pressioni che si eserciteranno contro di loro, e che varino una nuova legge elettorale, rigorosamente proporzionale, per le elezioni di tutti gli ordini e gradi. Il loro compito sarebbe quello di liquidare la finzione del bipolarismo, che adesso si sgretola sotto i nostri occhi. Qualcuno si chieder: ci sono questi uomini e queste donne? Io so che ci sono, potrei farne lelenco. Ma Napolitano non andato a consultare loro. Ha consultato le mummie e quelli che tirano i fili per farle muovere. Poi occorrerebbe andare a votare in tempi rapidi. Uso il condizionale perch so bene che questo non avverr. Ma so anche che il Governo Nmgs difficilmente durer due anni. Perch la crisi sta precipitando. Annunciano riforme per la crescita. Ma tutti gli indicatori dicono che noi andremo in recessione, insieme allintera Europa. Dunque la crisi arriver ben presto, o la faranno precipitare loro, i proprietari universali (e per le grandi masse non far differenza alcuna, perch in entrambe le varianti a pagare saranno loro). Secondo: il

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debito, che ora viene usato come una spada sul capo degli italiani, non pu e non deve essere onorato con manovre che ridurranno drasticamente non solo il tenore di vita di larghissime masse popolari, ma annulleranno i loro diritti fondamentali, sanciti dalla Costituzione Italiana. Il debito una truffa ai danni dei molti, a vantaggio dei pochissimi. Il debito iniquo e illegale. Lo paghino coloro che ne sono stati i responsabili. Noi ci attestiamo sui nostri diritti costituzionali. A essi non abbiamo rinunciato e non intendiamo rinunciare. La Costituzione ci d il diritto e il dovere di difenderci contro ogni violazione delle sue norme. La sovranit che abbiamo delegato a questa Europa non stata usata nei nostri interessi, e in armonia con i nostri principi costituzionali. Abbiamo dunque il diritto di chiederne la restituzione. Almeno fino a che questa Europa cessi di essere lo scranno dei banchieri e cominci a corrispondere alle nostre aspettative. Si dia dunque modo al popolo di esprimersi in tempi brevi sul tema del debito: con un referendum. LItalia pu e deve farlo, anche se alla Grecia stato impedito. Compito di un presidente della Repubblica avrebbe dovuto essere, tra gli altri, quello di sottrarre il paese al ricatto dei potenti, siano essi interni o esterni. Nel nome della Costituzione. Se non lo fa lui, lo faremo noi.

GRECIA, UN COLLASSO TARGATO GOLDMAN SACHS - di Greg Palast inthesetimes.com. che a guidare la Banca Centrale Europea e il governo italiano esordiscono SuperMario & SuperMario, entrambi targati Goldman Sachs, potrete sentirvi ampiamente rinfrancati sul futuro dei vostri portafogli, specie se leggerete cosa Goldman Sachs ha fatto per la Grecia. Lo scrittore e giornalista investigativo americano Greg Palast, collaboratore di Bbc, Observer e Guardian, un esperto di frodi commerciali e scandali finanziari. Per la rivista americana di sinistra In These Times ha scritto un interessante articolo sui veri responsabili del collasso economico della Grecia, intitolato "Pigri tracanna-ouzo e sputa-olive. O, come Goldman Sachs ha saccheggiato la Grecia". Ecco cosa ci hanno raccontato: l'economia della Grecia esplosa perch una banda di greci sputa-olive, trangugia-ouzo e culi pigri si rifiuta di lavorare per una giornata intera, se ne va in pensione di lusso anticipata e si gode costosissimi servizi sociali finanziati con l'indebitamento. Ora che il conto arrivato e i greci devono pagarlo con tasse pi alte e tagli al welfare, loro corrono a ribellarsi urlando per strada, sfasciando vetrine e bruciando banche. Io questa storia non me la bevo, perch il documento che ho in mano marcato come 'Riservato'. Vado al dunque: la Grecia la scena di un crimine. I greci sono vittima di una frode, di una truffa, di una fregatura, di una fandonia. E, tappate le orecchie ai bambini, l'arma fumante del delitto in mano a una banca di nome Goldman Sachs. Nel 2002 Goldman Sachs ha segretamente acquistato 2,3 miliardi di euro di debito pubblico greco, convertedoli tutti in yen e dollari, e rivendendoli immediatamente alla Grecia. Un affare con cui Goldman ha perso un sacco di soldi. Sono stati stupidi? Come una volpe: l'operazione era un imbroglio basato su un falso tasso di cambio fissato dalla banca. Goldman aveva siglato un accordo segreto con il governo greco dell'epoca per nascondere l'enorme disavanzo statale: la falsa perdita di Goldman Sachs era il falso guadagno dello Stato greco. Il governo liberista di centro-destra di Atene avrebbe poi rimborsato la 'perdita' della banca a un tasso usuraio, ma con questo folle escamotage avrebbe camuffato il suo deficit facendolo rimanere sotto la soglia del 3 per cento del Pil. Fico! Fraudolento ma fico. Ma i trucchi costano cari di questi tempi: oltre al pagamento di interessi assassini, Goldman ha chiesto alla Grecia anche una parcella da oltre un quarto di miliardo di dollari. Quando nel 2009 il nuovo governo socialista di Gheorghios Papandreou entrato in carica, ha aperto i libri contabili e i pipistrelli di Goldman sono volati fuori. Gli investitori sono andati su tutte le furie, chiedendo interessi mostruosi per prestare altro denaro necessario a ripagare questo debito. I detentori di titoli di Stato greci, colti dal panico, sono corsi

Ora

ad assicurarsi contro la bancarotta dello Stato. Quindi sono schizzati in alto anche i prezzi delle polizze contro il fiasco dei bond, in gergo Credit default swap (Cds). E indovinate chi ha fatto un sacco di soldi vendendo questi Cds? Goldman Sachs. Goldman e le altre banche sapevano benissimo che stavano vendendo ai loro clineti prodotti in putrefazione, merda dipinta d'oro. Questa la loro specialit. Nel 2007, mentre le banche vendevano Cds e mutui subprime, Goldman teneva una 'posizione corta' scommettendo sul fatto che i suoi prodotti finanziari sarebbero finiti nel cesso. Con quest'altra truffa, Goldman ha guadagnato un altro mezzo miliardo di dollari. Alla fine di tutto questo, invece di arrestare l'amministratore delegato di Goldman, Lloyd Blankfein, facendolo sfilare in una gabbia per le strade di Atene, viene messa sotto accusa la vittima della frode: il popolo greco.

Fusione fredda: disincantato

uno

sguardo

Ciao Giulietto, Qualche giorno fa ho guardato sul sito di rainwes24 una puntata de linchiesta dedicata alla fusione a freddo di Focardi e Rossi, e devo dire che sono rimasto piuttosto (favorevolmente) colpito (http://www.youtube.com/watch?v=_hX40Fgw4kQ http://www.youtube.com/watch?v=R5pSxZDZXwg&feature=relmf u). Se quello che dicono l fosse vero e la cosa andasse avanti, ti puoi ben immaginare quali potrebbero essere le conseguenze... A occhio e croce, uno dei paradigmi su cui si basata la nostra analisi fino ad ora, e cio il limite energetico, andrebbe totalmente rivisto, e poi le conseguenze geopolitiche che la cosa potrebbe avere sono di proporzioni epocali... Insomma, inutile starti a dire quello che ti puoi benissimo immaginare... Quello che mi piacerebbe tanto conoscere il tuo pensiero a riguardo. Perch nessuno di noi, fino ad ora, ha accennato alla questione? Un caro saluto e a presto Walter Moretti (Alternativa Pisa), Caro Walter, anch'io da tempo penso che la fusione fredda sia una cosa seria da non prendere sottogamba, lasciata ai risolini dei debunkers che sanno sempre tutto, e la cui competenza uguale a zero. Ho letto il libro di Roberto Germano, "Fusione fredda", che ha per sottotitolo, significativamente, "Moderna storia d'inquisizione e d'alchimia" , dal quale si evincono due cose fondamentali: la prima che le nuove idee sono sempre state combattute dall'accademia e dai poteri costituiti. Ai quali, in questo caso, va aggiunto il sistema militare industriale. La seconda che ci sono ormai decine e decine di sperimentazioni che dimostrano che il fenomeno reale,

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e altre decine che dimostrano che possibile estrarre energia dalla fusione fredda. Ci detto io non credo affatto che l'eventuale apparizione, ormai riconosciuta per necessit, di una nuova sorgente di energia praticamente senza limiti, riduca la sostanza del problema che abbiamo di fronte. In primo luogo perch essa non pu cancellare una evidenza inequivocabile: uno sviluppo infinito in un sistema finito di risorse impossibile. Se anche l'energia disponibile fosse infinita, non potrebbe l'ecosistema sopportare una produzione infinita di beni, perch tutte le altre risorse sono finite. Si creerebbero dunque altri squilibri, diversi ma non meno catastrofici di quelli che gi possiamo prevedere. Infine un piccolo dettaglio: per creare la civilt dell'automobile ci sono voluti oltre 100 anni. Per creare la civilt della fusione fredda ci vorranno gigantesche trasformazioni della struttura industriale, e finanziaria del pianeta, che si potranno realizzare solo con immensi finanziamenti coordinati. Ma tutto questo non in campo ora, e non lo sar nel corso dei prossimi quindici anni, nei quali la lotta per l'energia fossile diventer furiosa e nel corso dei quali si giocher la partita della sopravvivenza. Temo che la fusione fredda sia come l'India: arriver tardi sul campo di battaglia. Cari saluti, Giulietto

Tutto democrazia
per resistere

tranne
di: informare

ta succedendo qualcosa. Qualcosa che va oltre la crisi economica: sembra pi che altro una crisi di sovranit. E non la questione di lana caprina che tanto sembra preoccupare i nostri editorialisti di punta, ovvero se sia giusto o meno farsi commissariare dalla UE e dallFMI rinunciando cos formalmente e protempore al possesso delle nostre stesse chiavi di casa. E qualcosa di pi profondo, una trama nella trama che si pu provare a spiegare in molti modi diversi, ma che non prudente lasciare che si dipani mentre lattenzione generale si concentra su alcuni personaggi e non su altri. Linteresse che i mercati finanziari e le istituzioni globali dimostrano da qualche tempo nei nostri confronti sotto gli occhi di tutti, certo, ma non che la parte superiore delliceberg, quella sberluccicante sotto ai raggi del sole. I giornali e le televisioni (chi pi, chi meno) ci spiegano che siamo commissariati da una terna di ferro, composta dal Fondo Monetario Internazionale, dallUnione Europea e dalla Banca Centrale Europea (BCE). Un accerchiamento totale al quale il gioco della speculazione internazionale ci consegna senza possibilit di fuga. Per il nostro stesso interesse si dice e per quello dei sottoscrittori del nostro debito dobbiamo realizzare una serie di riforme. E poich non siamo pi credibili, forti pressioni costringono il Governo in carica a rassegnare le sue dimissioni, nonch tutto un popolo a rinunciare alla propria autodeterminazione. Mutatis mutandis pi o meno quanto accaduto in Grecia. Il principio pi incredibile che viene sostenuto senza il bench minimo stupore sarebbe quello secondo cui la politica da sola non pu realizzare misure impopolari, perch avrebbe il timore di giocarsi il consenso elettorale, per cui sarebbe imperativo affidare le riforme necessarie

a un governo di larghe intese, oppure al cosiddetto governo tecnico, magari sotto la direzione di un podest forestiero. Cosa significa? Se i rappresentanti del popolo, democraticamente eletti, non sono in grado di introdurre una o pi misure ritenute necessarie, perch i cittadini non le vogliono, allora va da s che quelle misure non rappresentano lespressione della volont popolare. Dunque, in una democrazia, non dovrebbero essere adottate, o dovrebbero essere posticipate magari dopo lapprovazione di un qualche emendamento condiviso. Il concetto che si sta facendo passare, invece, che esistono riforme che devono essere realizzate a tutti i costi, al di l della volont popolare. In altre parole, si sostiene che se la classe politica non in grado di farsene carico, perch i cittadini non le vogliono, allora deve farlo qualcunaltro. Si materializza cio per brevi istanti, come in un episodio di Star Trek, una volont terza e invisibile che prende le decisioni passando sopra ad ogni definizione di democrazia comunemente intesa. Una oligarchia nascosta. O, meglio, una sinarchia. Quando la Grecia, non molti giorni fa, ha provato a forzare la mano sulla propria sovranit popolare, annunciando un referendum sulle misure della cosiddetta austerity, il sistema bancario internazionale ha reagito minacciando di non tagliare pi il debito pubblico del 50%. George Papandreou stato quindi convocato a una riunione preliminare del G20 ed stato costretto a ritirare la proposta referendaria. Ma a quella stessa riunione precongressuale, un altro coinvitato eccellente era sotto torchio insieme al primo ministro greco: il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Date queste premesse, davvero singolare che il governo greco sia caduto un paio di giorni fa, subito dopo la convocazione al G20, e che quello italiano stia per rassegnare le dimissione pressocch simultaneamente. Ancor pi singolare se si prendono in considerazione i punti in comune tra le alternative avanzate in entrambi i casi per rimpiazzare gli esecutivi: due governi

tecnici guidati da uomini esterni al meccanismo del consenso popolare, cio due podest forestieri: Mario Monti e Lucas Demetrios Papademos. Entrambi hanno una formazione consolidata da una lunga permanenza allestero, negli Stati Uniti. Mario Monti si laurea alla Bocconi ma si specializza allUniversit di Yale, mentre Papademos si laurea in fisica e in ingegneria presso il Messachussetts Institute of Technology, dove consegue anche un master in economia. Insegna poi alla Columbia University dal 1975 al 1984 dove, in quegli stessi anni, sta concludendo il suo ciclo di insegnamento anche un signore di nome Zbigniew Brzezinski. Di origini polacche, politologo e geostratega, Brzezinski di l a poco andr ad occupare un posto estremamente importante per il governo di Jimmy Carter: dal 1977 al 1981 sar nel Consiglio di Sicurezza Nazionale americano (NSA), influendo con la sua analisi strategica sul rapporto che gli USA avranno in tutti i processi di trasformazione politica pi delicati della nostra storia, dallinvasione sovietica dellAfghanistan alla guerra fredda fino alla conversione dellIran da alleato degli States a nemico giurato. Segnatevi dunque questo nome: Brzezinski, perch fra poco ne riparleremo. Le carriere di Monti e di Papademos proseguono di buona lena. Il primo diviene dapprima rettore e poi, alla morte di Spadolini, presidente della Bocconi di Milano. E International Advisor per Goldman Sachs dal 2005, nonch presidente del think-thank Bruegel, finanziato da 16 Stati e 28 multinazionali con lo scopo di influire privatamente sulle politiche economiche comunitarie. Nel 2010 Barroso gli commissiona un libro bianco sul futuro del mercato unico. Il secondo, il greco, nel 1980 diviene un economista senior della Federal Reserve Bank di Boston e poi della Banca di Grecia, di cui assume la carica di Governatore. Poi addirittura vice Presidente della BCE. E proprio Papademos a traghettare Atene

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dalla drachma alleuro. Curioso che adesso sia indicato come la personalit pi adatta a rimediare ai danni che, in qualche modo, ha contribuito a produrre. E qui che entra in gioco Zbigniew Brzezinski perch lui che, nel 1973, viene incaricato da David Rockfeller di avviare un nuovo gruppo di lavoro: la Commissione Trilaterale (The Trilateral Commission). Nata con lintento dichiarato di sviluppare i rapporti tra gli Stati Uniti, lEuropa e il Giappone, la Commissione Trilaterale unorganizzazione non governativa e apartitica dove sostanzialmente si discutono le politiche migliori per agevolare le relazioni di interdipendenza reciproca, culturali e perch no daffari. Un luogo di incontro dove i potenti, insomma, possono discutere di ci che bene per il mondo senza perdersi nelle lungaggini imposte dai parlamenti e dalle burocrazie diplomatiche. Un club. Un club con tre cariche fondamentali in rappresentanza del Nord America, Giappone ed Europa, questultima ricoperta proprio dal nostro Mario Monti. Che soddisfazione! Ed certamente significativo che tra i membri della Commissione Trilaterale, dal 1998 figuri anche Lucas Papademos, in virt dei rapporti che ragionevole supporre abbia sviluppato negli anni in cui insegnava alla Columbia University insieme a Zbigniew Brzezinski. A onor del vero, se lidea che la Commissione Trilaterale ha della democrazia deriva da quella dei suoi fondatori, non c da stare eccessivamente rilassati. Sul St. Petersburg Times, il 2 agosto 1974, Brzezinski pubblica le conclusioni di un rapporto dal titolo molto esplicativo di The Crisis of Democracy: la crisi della democrazia. Il rapporto evidenzia come negli Stati Uniti lefficienza della Casa Bianca fosse inficiata da un eccesso di democrazia e come, fin dagli anni 60, i governi dellEuropa dellest fossero letteralmente sopraffatti dalleccessiva partecipazione e dalle richieste che le burocrazia farraginose non erano in grado di smaltire, rendendo di fatto i sistemi politici ingovernabili. Il rapporto rimanda a una decisione politica adottata dalla Francia in semisegretezza, senza nessun dibattito pubblico aperto e altamente lobbizzata e conflittuale. Sembra che molti tra i membri della Commissione Trilaterale avessero un ruolo di rilievo nellamministrazione Carter e fossero molto influenzati dal rapporto di Brzezinski. Dunque abbiamo due governi che stanno cedendo simultaneamente il passo alle pressioni internazionali. E abbiamo due podest forestieri, strettamente legati al mondo della finanza, dei mercati, delle banche ed entrambi membri della Commissione Trilaterale dei Rockfeller

Tutti e due sono in prima linea nella corsa a sostituirsi a due governi democraticamente eletti per prendere decisioni dichiaratamente impopolari. Ovvero, per definizione, contrarie alla volont popolare. Come se questa emorragia di rappresentanza democratica non bastasse, un altro gruppo di lavoro sovranazionale fondato sulla segretezza delle proprie risoluzioni, il gruppo Bilderberg, nellultima esclusiva riunione tenutasi nel giugno di questanno a St. Moritz ha accolto tra i propri ospiti proprio Mario Monti e, tra gli altri, Giulio Tremonti, forse la pi acuminata spina nel fianco della maggioranza, artefice della paralisi che si infine consumata nella dbacle parlamentare di oggi. Non c democrazia senza trasparenza, n pu esservi in mancanza di un mandato popolare forte ed esplicito. Tutto pu essere, tranne democrazia, la requisizione del nostro diritto di rappresentanza in nome di logiche che vengono assunte a porte chiuse, nelle sedi elettive dove si tutelano interessi privati, dove una ristretta lite decide le sorti di interi popoli senza che a questi venga garantita una chiara percezione delle cose. Per questo dico che la sovranit popolare, in questo momento, un concetto chimerico che sta cedendo il passo a una sinarchia di fatto, ovvero un governo ombra che in termini di real politik sempre esistito, ma che sta diventando dominante, al punto che i suoi effetti iniziano a diventare palesi.

Dal bunga bunga ai macellai della BCE


di Marino Badiale e Fabrizio Tringali

Questa

crisi di governo segna un passaggio cruciale, di enorme portata. Dobbiamo tutti averne chiaro il significato. Berlusconi non cade per colpa delle nefandezze delle quali si macchiato in questi decenni, n per il profilarsi di una seria alternativa alle pratiche di governo meschine, spartittorie, semi-criminali tipiche della della classe politica italiana. Per la prima volta nella storia della Repubblica, un governo viene dimissionato dalle Borse. Il Parlamento si limita a ratificare le indicazione fornite dalla finanza internazionale, la cui esigenza consegnare il Paese ad un governo che sia pi capace dell'attuale nel compiere la macelleria sociale richiesta dall'Europa delle banche. Non che Berlusconi non fosse disponibile ad eseguire gli ordini. Ma privo delle coperture "a sinistra" (sindacale e sociale), necessarie per limitare le legittime proteste e resistenze di fronte alle scelte folli e recessive che ci stanno imponendo. Per tentare di farci raggiungere i livelli di competitivit della Germania ci priveranno di tutto quello che avevamo conquistato nel dopoguerra: diritti sociali, redditi, beni comuni, democrazia. E ci diranno, mentendo, che tutto ci inevitabile. Questo passaggio epocale

cambier la geografia politica del Paese. Di fronte alle durezza delle scelte che ci verranno
imposte, non ci sar spazio per chiacchiere: ci si divider fra chi si oppone alla sanguinosa macelleria e chi, in un modo e nell'altro, la appoggia. Le forze che vogliono opporsi a questo sfacelo annunciato devono avere chiaro il panorama che stiamo per avere di fronte, ed essere pronte. Servono proposte politiche chiare, nette e comprensibili, per indirizzare la montante rabbia popolare nella direzione di un cambiamento democratico e togliere spazio alle forze reazionarie che tenteranno di porsi a capo della protesta. Bisogna avere chiari gli obiettivi contro cui scagliarsi. E questi obiettivi non possono essere n il "capitalismo", che vogliamo certamente abbattere, ma che rappresenta un concetto astratto, n l'imperialismo americano, perch non saranno gli Stati Uniti a condurre la battaglia per schiacciarci. In prima linea vi sar l'Unione Europea, come dimostra inequivocabilmente la vicenda greca, nella quale lo spiraglio di democrazia aperto da Papandreu, con la proposta di un referendum, stato immediatamente chiuso dai poteri forti europei, che hanno impedito al popolo di pronunciarsi, ed hanno imposto come nuovo premier un uomo della BCE. Con questi atti l'Unione Europea ha definitivamente certificato il suo carattere reazionario e antidemocratico. l'Unione Europea, in questa fase, lo strumento concreto del dominio del capitalismo assoluto. Questa Unione Europea va distrutta, per salvare i popoli europei.

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Monti, alta finanza, fine della politica - di Gaetano Colonna


Con nota di Pino Cabras in coda all'articolo.

L'attuale crisi economica ha la sua origine


nella speculazione che nel corso degli anni Novanta e nei primi anni del nuovo secolo, grazie alla creazione dal nulla di moneta e a nuovi strumenti di scommessa sul valore futuro di titoli e materie prime (futures, bond, derivati, ecc., nel complesso stimati prudenzialmente in oltre 500.000 miliardi di dollari, pi di 10 volte il PIL mondiale), ha consentito straordinari profitti alle grandi societ multi-nazionali dell'alta finanza, determinando una "moltiplicazione del debito" a carattere di massa, mai conosciuto in precedenza nella storia mondiale. Quando la crisi esplosa, tra l'estate del 2007 e l'autunno del 2008, il governo statunitense in primo luogo e, su sua spinta, l'Unione Europea, hanno fornito uno straordinario sostegno finanziario alle principali societ finanziarie, dopo il crollo di alcune di esse (14 settembre 2008, fallimento della Lehman's Brothers): migliaia di miliardi di dollari sono stati rastrellati sui mercati dei capitali per supportare le istituzioni finanziarie, in tal modo assicurando impunit ed immunit al mondo della finanza speculativa, evitando che la grande bolla dei "titoli tossici" esplodesse, rivelando l'inconsistenza in termini reali degli asset dichiarati dalle maggiori istituzioni finanziarie. Oltre a riversare le perdite delle grandi banche sulla collettivit, nel momento in cui la crisi globale del sistema produttivo statunitense fa dell'economia Usa il grande malato mondiale, la strategia della presidenza Obama ha gettato sull'Europa, che tentava di bilanciare il sostegno all'alta finanza con la conservazione dell'economia sociale di mercato di impronta mitteleuropea, la responsabilit del cosiddetto "debito sovrano" mondiale, nonostante spesso in Europa, come nel caso italiano, il debito pubblico, segno distintivo di un'inefficienza derivante dai condizionamenti della partitocrazia, si accompagna in realt a economie vitali e dinamiche, assai meno schiave del debito di quelle anglo-sassoni. La crisi finanziaria di Wall Street si cos trasformata, nel corso del 2011, in un vero e proprio attacco al sistema politicoeconomico dell'Unione Europea, spinto ad arroccarsi intorno alla difesa della moneta unica, in quanto privo di una qualsivoglia proposta alternativa: la Grecia, un'economia drogata dall'ingresso del Paese nell'euro, ha cos rappresentato il tallone d'Achille dell'Unione, occasione ideale per la leadership europea imperniata su Germania e Francia di allinearsi fedelmente alla politica nordamericana

di supporto alla finanza internazionale, senza riuscire ad elaborare strategie diverse da quelle che un tempo si chiamavano del Washington consensus, dimostratesi perdenti negli anni Novanta, come insegnano oggi il caso Argentina ed il caso Islanda. Sulla Grecia e poi sull'Italia, i Paesi mediterranei nei quali lo Stato nazionale moderno storicamente debole e soggetto al condizionamento dei poteri forti, si quindi concentrato l'attacco della speculazione finanziaria nel corso dell'estate 2011, grazie ad un'accurata regia delle societ di rating (che, controllate dai maggiori fondi di investimento internazionali, hanno sostenuto le societ della speculazione anche quando prossime al fallimento) e dei maggiori gruppi finanziari: assumere il controllo di questi Paesi diventa ora strategico, affinch il salvataggio della finanza speculativa sostenuto dalla moneta europea non travolga economie come quella francese e tedesca, crisi che potrebbe suscitare una reazione europea contro le scelte degli Usa. Proprio quando, come suo ultimo atto alla guida del Financial Stability Board, Mario Draghi stilava la lista delle Global Sistemically Important Financial Institutions (G-Sifi), le 29 banche a livello mondiale, fra le quali undici banche europee, too big to fail ("troppo grandi per fallire"), i due anelli politicamente pi deboli dell'Unione Europea, Grecia e Italia, vengono posti sotto il controllo delle istituzioni comunitarie, del FMI e della stessa amministrazione americana (si vedano gli arroganti moniti del ministro statunitense dell'economia Timothy Geithner, in occasione della sua inusuale partecipazione al vertice Eurogruppo dell'11 settembre, su invito di una compiacente Polonia). Poi, dinanzi al rischio di reazioni e resistenze "politiche" nei due Paesi (il referendum in Grecia di Papandreu; i tentativi di guadagnare tempo di un Berlusconi sbeffeggiato dai partner comunitari), si arriva allo straordinario, all'inedito, alla diretta imposizione di candidati "tecnici", premier espressione degli interessi finanziari internazionali, quali apertamente sono Mario Monti e Lucas Papadimos. Si tratta di un'imposizione che colpisce alla radice i principi essenziali insieme della sovranit politica (come teorizzata a partire dal Seicento) e della democrazia rappresentativa (come organizzata a partire dal XIX secolo): abbiamo infatti per la prima volta l'ascesa di capi di governo non espressi n dalle istituzioni parlamentari n dalla stessa Nazione, una manifestazione realmente nuova dell'arcanum imperii, nella quale a un "colpo di stato" si somma un "colpo allo Stato", nel

senso che in questa maniera si annienta istituzionalmente il cuore giuridico dello Stato-nazione moderno, senza alcun bisogno di una rivoluzione alla 1789 e alla 1917, vale a dire come la intendevamo finora - a dimostrazione della fine della politica. Non colpisce che si sia finalmente arrivati a mostrare che il re democratico " nudo" dinanzi al potere patologicamente acquisito, nel corso del XX secolo, dal capitalismo finanziario internazionalizzato. Non sorprende nemmeno che il mondo dei grandi interessi economici, di orientamento sia massonico che cattolico, plauda oggi all'ipotesi Monti in Italia. Da questo punto di vista, si tratta di un passaggio storico importantissimo, certo, ma solamente perch d agli attori mascherati della storia italiana la tranquillit di poter scoprire finalmente il loro gioco che quasi ininterrottamente dura da centocinquant'anni. Ma quello che veramente utile, bene dirlo con estrema chiarezza, che la sinistra italiana, sostenendo Mario Monti, ha finalmente concluso il percorso su cui stata abilmente portata per mano, nel corso di meno di un secolo: dalla scelta di servire gli alleati anglo-americani nel '4345, all'adesione alla Nato con Berlinguer, al supporto alle azioni di polizia internazionale anglo-sassone (Balcani, Iraq, Afghanistan, Libia), all'omaggio di D'Alema alla City londinese, finalmente al sostegno all'uomo di Goldman Sachs, della Trilateral, dell'Aspen Institute, del Gruppo Bilderberg. Chi oggi in Italia si identifica ancora con la sinistra italiana, non potr dunque pi fingere di sapere chi sono i veri padroni e chi sono i loro servi. Questo ci fa sperare che da ora in poi si possa finalmente tornare a parlare con consapevole spregiudicatezza del ruolo dello Stato, dell'organizzazione dell'economia, del significato della libert. Solo da qui pu partire il cambiamento ed il rinnovamento dell'Italia e dell'Europa. Nota di Pino Cabras. L'articolo di Colonna unisce molto bene i punti del disegno politico e finanziario che negli ultimi anni - all'interno delle ramificate dinamiche della crisi globale - ha portato al drammatico precipitare delle crisi italiana e greca, con implicazioni enormi dal punto di vista costituzionale, che avranno conseguenze gravi e durature. Meno convincente, tuttavia, e a tratti sbagliato, appare il giudizio sulla sinistra italiana, le cui relazioni con la stabile presenza anglosassone nelle vicende politiche nazionali non possono essere certo ridotte a una sorta di coerente percorso di asservimento. Nel 1943-45 era in corso una guerra spietata e globale,

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...che in Italia aveva una declinazione stratificata e complessa di guerra civile, di guerra economica e di classe, nonch di guerra di liberazione, e in cui si intrecciavano le strategie delle potenze in guerra. Le classi dirigenti di quei tempi di ferro e di fuoco valutavano i rapporti di forza in modo molto pragmatico. L'alleanza che legava provvisoriamente le potenze anglosassoni e l'Unione Sovietica si rifletteva certamente in guardinghi compromessi e si sporcava le mani in termini di intelligence, diplomazia, rapporti politici, scambi economici. Il che ben altra cosa che imputare tutto ci alle sinistre italiane in termini di "scelta di servire gli alleati angloamericani", laddove il regime che aveva portato l'Italia in guerra fino al punto di non ritorno sceglieva, eccome, di "servire" subalternamente la Germania di Hitler. Anche sull'adesione alla Nato da parte del Pci di Enrico Berlinguer occorre fare attenzione ai giudizi trancianti circa le sue motivazioni. Possiamo discutere sull'efficacia di quella strategia, ma dobbiamo inserirla all'interno della questione del Compromesso storico, ossia una linea politica elaborata mentre in Italia imperversava la Strategia della tensione intanto che la sinistra sudamericana veniva massacrata dall'amministrazione USA tramite Pinochet e i suoi emuli. Berlinguer partiva da unanalisi pessimistica della nostra societ, in cui registrava la debolezza strutturale delle nostre istituzioni democratiche nonch la costante tentazione autoritaria in una parte significativa delle classi dirigenti che trovava sponde nelle strutture Nato. L'analisi era associata alla convinzione che solo la difesa del sistema dei partiti, cos come configuratosi ai tempi della Resistenza, potesse lasciare spazio alla possibilit di rinnovare e trasformare lItalia, perch in quel sistema c'era un nucleo di sovranit ancora in grado di resistere a quelle strutture ingombranti, con cui doveva comunque rapportarsi. Questa scommessa politica, con l'omicidio di Aldo Moro, fu certamente sconfitta. Ma il tentativo di un compromesso come quello perseguito da Berlinguer fu esattamente il contrario di un progetto di definitiva cessione di sovranit, essendo invece un disegno di ampio respiro volto a emancipare la politica italiana contando sul peso elettorale via via notevolmente accresciutosi del Partito Comunista. Altra cosa il giudizio su chi ha preso le redini della sinistra dopo. La sinistra della cosiddetta Seconda Repubblica stata distrutta dai suoi dirigenti. In parte stata una demolizione controllata. In parte un oceano di incapacit di studiare le vere forze dell'economia e della politica internazionale. Il punto d'approdo, e qui concordo, oggi in una relazione servopadrone in cui i dirigenti dei partiti che hanno ereditato l'insediamento della sinistra sono coerentemente servili. E il padrone sta fuori dal nostro paese.

Alternativa al debito e all'ombra della democrazia svuotata


Trascrizione del colloquio di Antonella Ricciardi, direttrice di Comunismo e Comunit, con Giulietto Chiesa.

Nel dialogo che segue a breve, Giulietto Chiesa, giornalista e scrittore di fama
internazionale, studioso soprattutto di temi sociali e legati alla globalizzazione, esprime le principali posizioni ideali e le proposte concrete del suo movimento di recente fondazione: Alternativa. Le analisi di Giulietto Chiesa spaziano, in particolare, dallannoso problema del debito pubblico, al dramma del precariato e della disoccupazione, dalle guerre di aggressione neo-colonialistiche, ai temi della salvaguardia ambientale e dellimportanza della cultura, per non subire passivamente una propaganda omologante, che, su piccola e larga scala, risponde solitamente agli interessi senza scrupoli dellalta finanza sovranazionale. Non minore importanza ha, in questo approfondimento, la metafora di Matrix, spesso usata da Chiesa per indicare una reale (eppure, per molti, impalpabile) propaganda che distorce ed a volte falsifica la realtdal nome di un celebre film in cui il protagonista viveva, inconsapevolmente, in un mondo di realt virtuale Inoltre, Giulietto Chiesa, che storicamente stato, tra le altre cose, autore di libri per alcune delle maggiori case editrici italiane (tra cui Feltrinelli, Einaudi, Ponte alle Grazie, Laterza, Editori Riuniti), corrispondente da Mosca per i quotidiani LUnit e La Stampa, oltre che per TG5, TG1 e TG3, oltre che esponente del Partito Comunista Italiano ed europarlamentare con la Lista Di Pietro-Occhetto, esprime lauspicio di favorire, anche grazie alla propria visibilit sui mass media, un coordinamento tra formazioni politiche affini alla stessa Alternativa: progetto gi in fieri con lassociazione di movimenti denominata Uniti e diversi. Continua, cos lintenso impegno di questo autore per un mondo diverso e migliore, che, gi in passato, gli era valso attenzione e riconoscimenti, tra cui il Premio Nazionale Cultura della Pace, nel 2002, per la sua attivit giornalistico-umanitaria. Ricciardi :Tra le principali posizioni programmatiche espresse da Alternativa, il suo movimento politico, c lidea che sia da respingere il pagamento del debito pubblico da parte dei cittadini, almeno nella forma in cui si presenta attualmente, e tuttal pi questo sia da rinegoziare in altri termini, non cos inaccettabili Tale presa di posizione deriva dallanalisi del ruolo svolto dallalta finanza, banche e speculatori in primis, nellattuale crisi globaleinfatti, non viene ritenuto giusto che la societ civile, nella sua interezza, debba pagare proprio per una crisi causata da politiche economiche dissennate dellalta finanza A questo riguardo, volevo cos chiederle, pi in dettaglio, quali siano stati i meccanismi capitalistici che abbiano portato ai guasti dellattuale crisi, e quali siano le misure che proponete per mettere in atto una politica sociale differenteQuindi, insomma, le chiedo di illustrare questa crisi non casuale, secondo le vostre analisi Chiesa: Non c nulla di casuale: questa una crisi, secondo quanto stato gi detto da qualche parte, sistemica, nel senso che non solo c una crisi di carattere strutturale, si tratta di una crisi che non emendabile, perch come quando si rompe una macchina: ci sono rotture che possono essere riparabili, e ci sono rotture che invece richiedono che si butti via lautomobile, punto e basta ecco, voglio dire, se fonde il motore, la macchina non pi utilizzabile, se non cambiando il motore. Esattamente questo lesempio che io vorrei farela finanza mondiale andata in surriscaldamento, e si fusa. Questo meccanismo non pi riparabile. Ogni tentativo di protrarre resistenza produrr soltanto ulteriori guasti. Questo il senso dellesempio della macchina che non si rimette pi in moto. Siamo, cio, di fronte a una svolta epocale sotto diversi punti di vista: in particolare, sotto questo punto di vista. Tale il primo punto. Secondo punto: io non credo che il problema del non pagamento del debito sia che i cittadini singoli non pagano il debito: questo non possibile. Questo si esprime, invece, in forma politica, in questi termini, perch questa la situazione di uno Stato che giunto a questa conclusione che io ho poc'anzi delineato

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Monti, siamo pronti.


di Pino Cabras Megachip. vero potere ha gettato la maschera e le ultime vestigia della semi-sovranit italiana sono state demolite, nellannus horribilis della nostra Repubblica, dopo che anche la guerra di Libia aveva svelato la disfatta di ogni autonomia nazionale. Nessuna urgenza economica al mondo pu giustificare un peggioramento cos repentino degli interessi del debito - oltre la soglia del non ritorno, oltre le convenzioni del default tecnico - come quello del 9 novembre 2011. Solo un concorso di volont decise a imprimere una svolta rivoluzionaria poteva scatenare un attacco di questa portata, micidiale quanto un colpo di stato. A suggello di un giorno trionfale per la sovversione dallalto decisa a livello di classi dominanti globali, il Presidente della Repubblica ha nominato senatore a vita Mario Monti, il tecnocrate italiano pi organico alllite planetaria, un vero cardinale del pensiero unico economico, uno dei padri nobili del feroce disastro sociale di questi anni, il babbo insensibile di tutti i precari, il fratello coltello di tutti i pensionati. Luomo di Rockefeller e della Goldman Sachs, della Commissione Trilaterale e del Gruppo Bilderberg. Queste sue affiliazioni sono fuori dai radar dei grandi media, persino ora che viene visto come Presidente del Consiglio in pectore, eppure sono il tratto vero del personaggio, in tutta la sua caratura internazionale. Il centrosinistra italiano ovviamente non ne parler, perch sulle questioni internazionali non decide, si fa decidere. Politica estera e politica monetaria, per loro, sono una sorta di entit data, che si riceve e non si discute. Fra i 100 punti del "Wiki-PD" di Matteo Renzi, per esempio, solo due o tre parlano di

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questioni internazionali, e solo vaghissimamente, mentre nessuno parla di moneta. Renzi in buona compagnia. Tutte le classi dirigenti italiane sono inserite in un gioco di potere sub-dominante nel quale accettano un ruolo declinante dellItalia: decidano altri. Il nucleo cesaristico della sovranit ha il baricentro in altre capitali, e lo avr sempre di pi: aiuter a spolpare meglio e in pochi anni ricchezze costruite in generazioni. Il Caimandrillo fu una volta definito dal suo medico tecnicamente immortale. Possiamo dire, politicamente, che tecnicamente morto. Morendo politicamente lui, muore la cosiddetta seconda Repubblica. La Terza Repubblica gi qui, e vuole scongelare tutto quello che stato assurdamente paralizzato dalla lunghissima gelata berlusconiana. Monti sar sostenuto da una squadra di curatori fallimentari del Sistema Italia che passeranno la ruspa sul tenore di vita di milioni di persone. Italia avr il volto di Equitalia. Cos come nessuno, pur sapendosi mortale, crede fino in fondo e davvero alla propria inevitabile dipartita, allo stesso modo milioni di italiani, pur presi da certi inequivocabili presagi, non pensano che accadr davvero anche da noi unaltra Grecia, cos come fra chi sorseggiava un caff turco nei locali di Sarajevo, nellaprile 1992, nessuno accettava che i suoni di cannone che si udivano nelle vicinanze potessero davvero portare alla guerra, che invece puntualmente arriv. Non sono solo metafore. Sto parlando, per ognuno dei casi citati, della sottovalutazione esiziale degli effetti indotti da un crollo di sovranit, che si accentua in presenza di classi dirigenti inette e asservite a interessi lontani. Nessuna illusione su Giorgio Napolitano (anche se tanti agnelli sacrificali ne coltivano ancora). Niente illusioni su Mario Monti (anche se vorranno vendercele). Esattamente due anni fa in un articolo che a rileggerlo -

suona ancora tremendamente attuale, cercai di avvertire che la fine del Caimandrillo avrebbe palesato dolorosamente linservibilit di unintera classe dirigente, tanto pi davanti a una crisi economica sistemica come quella che si annunciava. Dobbiamo costruire una classe dirigente alternativa. Dapprima in forma di un fronte sociale che difenda accanitamente ogni bene dalla rapina della tecnofinanza e rimetta in discussione lattuale debito. Poi in forma di progetto politico consapevole di vivere in tempi rivoluzionari e inteso a conquistare sovranit in capo al popolo italiano. Siamo pronti o siamo Monti? Siamo pronti o siamo tonti? Stiamo pronti, o siamo morti. Stiamo pronti, che siamo molti.

Il nodo del debito pubblico interno


di Aldo Giannuli. Per quanto alcuni paesi siano particolarmente esposti verso fondi sovrani stranieri o soggetti assimilabili ( il caso degli Usa nei confronti di Cina, Emirati Arabi, Giappone ecc.), la parte pi consistente del debito regolarmente posseduta da soggetti interni: banche, enti locali, fondi pensione, universit, aziende, fondi comuni, singoli risparmiatori. Un puro e semplice azzeramento avrebbe effetti negativi prevalenti su quelli positivi ed, in qualche caso effetti devastanti: si pensi solo al caso dei fondi pensione. Per i paesi dellarea Euro, si pone un problema di non poco conto che richiede qualche spiegazione. Classicamente, il debito pubblico si divide in due categorie: 1- il debito estero composto da quello verso altri stati e dai titoli denominati in moneta diversa dalla propria 2il debito domestico composto dai titoli emessi in moneta propria e posseduto da singoli risparmiatori, anche non del proprio paese. Nel caso dei titoli in valuta propria lo Stato ha sempre la possibilit di manovrare la moneta (ad esempio con la svalutazione) per ridimensionare il debito, cosa che evidentemente non pu fare con i titoli denominati in valuta estera. Si discute sulla collocazione dei titoli di debito in moneta nazionale posseduti da soggetti istituzionali stranieri (banche, assicurazioni, fondi pensione, hedge fund ecc); da un punto di vista giuridico andrebbero considerati come debito domestico, ma, dal punto di vista del concreto apprezzamento dei titoli sul mercato internazionale, le cose cambiano: lo Stato pu sempre imporre (in forme pi o meno costrittive) a suoi soggetti istituzionali interni di acquistare una certa quantit di suoi bond, mentre, evidentemente, non pu farlo

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con i soggetti istituzionali stranieri. E se il singolo risparmiatore straniero ha poche armi per difendersi, i soggetti istituzionali, con il loro comportamento possono influire pesantemente sui mercati finanziari, reagendo ad una eventuale svalutazione o altra forma di ripudio, pi o meno dissimulato, del debito. I problemi si pongono in modo pi complicato nel caso dei paesi delleurozona, i cui titoli sono denominati, appunto in euro, per cui diventa difficile stabilire se essi sono emessi in moneta nazionale (in quanto moneta corrente in ciascun paese) o estera, proprio perch moneta comune a pi stati e, dunque, non manipolabile. Per questo aspetto, come se tutto il debito di questi stati fosse debito estero. Ed a partire da questa considerazioni che occorre discutere del come alleggerire il debito pubblico in riferimento alla dimensione domestica. Uno dei problemi pi delicati delleventuale azzeramento del debito pubblico (sollevato anche da uno dei frequentatori di questo blog) riguarda la porzione di titoli posseduta da piccoli risparmiatori interni. Va da s che non socialmente accettabile una misura che penalizzi la vecchietta che ha messo da parte un po di risparmi o loperaio che ha investito la sua liquidazione magari per comperare la casa al figlio che deve sposarsi o per avere risorse disponibili in caso di una malattia particolare o per simili evenienze. Nella maggior parte dei casi si tratta di risparmiatori che non hanno depositi superiori ai 50-60.000 euro e che, comunque, non vanno molto al di l di questa cifra. Il secondo problema rappresentato da quegli enti che hanno compiti sociali (come, appunto, i fondi pensione, gli enti locali, le universit ecc.). La prima misura sarebbe quella di discriminare questi soggetti dagli altri, riconoscendo loro forme di garanzia sociale

che mettano al sicuro in tutto o in gran parte il loro piccolo capitale. Questo porrebbe delicati problemi di ordine costituzionale. Ad esempio si potrebbe dare una garanzia di copertura sino ad una certa cifra (ad esempio 100.000 euro) ed aprire un negoziato con i creditori per la parte eccedente, ma questo risolverebbe il problema dei piccoli risparmiatori, non quello dei soggetti istituzionali, fra i quali sarebbe molto difficile discriminare quelli con compiti sociali dagli altri. Ad esempio, una cassa rurale o artigiana che gestisce il credito delle rispettive categorie, ha compiti sociali o no? E una banca popolare? La discussione potrebbe andare assai per le lunghe e sarebbe prevedibile uno sterminato contenzioso giudiziario. Una prima misura per sgonfiare il debito potrebbe essere la seguente: emettere una particolare serie di bond a lunga durata (eptennali, decennali e ventennali) a basso tasso di interesse (l1% secco) imponendone lacquisto forzoso ad una serie di soggetti: contribuenti con pi di 500.000 euro di reddito annuo, in una proporzione dal 3% al 7% per i vari scaglioni di reddito; deputati, consiglieri regionali, sindaci di capoluoghi, amministratori pubblici ecc. nella misura di 1/3 della propria indennit ed ex parlamentari e consiglieri regionali, in ragione di 1/5 della propria pensione; Anche le consulenze di enti locali, tribunali, ministeri, enti economici pubblici ecc., potrebbero essere pagate per un decimo con questi titoli; manager industriali e bancari in ragione del 3-7% per i vari scaglioni di reddito; possessori di patrimoni superiori ai 2 milioni di euro nella misura dell1%; soggetti istituzionali interni in base ai titoli di stato posseduti che, alla loro scadenza , sarebbero automaticamente rinnovati nei nuovi titoli in misura di 1/10 del totale. Questa misura si rivelerebbe anche pi efficace

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della patrimoniale, sia perch questo permetterebbe di collocare per un periodo abbastanza lungo, una considerevole parte del debito pubblico realizzando un considerevole risparmio sugli interessi, sia perch questo contribuirebbe a calmierare il mercato dei bond, con ulteriore risparmio sugli interessi. Ma, soprattutto, consentirebbe di gestire la crisi del debito allungando i tempi e puntando sul maggiore gettito fiscale dovuto alla crescita economica. Anche per il contribuente ci sarebbe un vantaggio: la sua perdita sarebbe riferita solo al differenziale fra linteresse percepito per questi titoli e quello che avrebbe percepito investendo in titoli pi redditizi (poniamo un 3-4% per investimenti a rischio medio o medio-alto), mentre il capitale gli verrebbe restituito alla scadenza. Insomma, noi preleviamo 1.000 euro dal signor X, che per, gli restituiremo fra 7-10-20 anni (potremmo anche frazionare il prestito forzoso con titoli a scadenze differenziate), nel frattempo gli rendiamo 10 euro di interessi allanno (contro i 40-50 che gli avrebbero reso quegli euro investiti diversamente). Per il contribuente la perdita di 30-40 euro allanno, ma per lo stato c il risparmio rispetto agli interessi che diversamente dovrebbe corrispondere e, cosa pi importante, c lo spostamento a lungo termine dei debiti a breve nella misura di 1000 euro, cio 20 volte di pi di quello che rappresenta il risparmio di interessi. Accanto a questa misura iniziale, si potrebbe pensare ad una serie di forme di ripudio parziale del debito domestico offrendo un ventaglio di soluzioni come ad esempio: a- distinguendo fra debiti redimibili (cio rimborsabili in toto dallo Stato, con interessi pi bassi), debiti irredimibili (cio a capitale perso per i quali lo Stato paga solo gli interessi per un determinati numero di anni da determinarsi in base allentit della cifra base ed in misura superiore agli altri) e misti (cio

parzialmente redimibili e per il resto sterilizzati salvo il pagamento dei relativi interessi) b- rinegoziando le condizioni del debito con i creditori pi importanti (cio che vantino crediti superiori ai 200.000 euro) trattando un allungamento delle scadenze e una riduzione degli interessi.

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