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Silvia Federici

Genere e Capitale
Per una lettura femminista di Marx

O 2020 Silvia federici edizione italiana a cura di Anna Curcio


C 2020 OeriveApprodl St1

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Finito di stampare nel mose di febbraio


presso la liPOl!t'31ìa O.Cra.Ro - Roma

Isbn 978-88-6548-301·5
Prefazione

diAnna Curcio

I.a rilettura del corpus teorico marxiano, che Silvia Federici pro-
pone in questo volwne, ripercorre oltre quarant'anni di riflessio-
ne politica e militanza femminista, dagli scritti negli anni caldi
della campagna per il Salario al lavoro domestico fino alle più re-
centi riflessioni sulfonda del rinnovato interesse per Mane ai
tempi della crisi. Èun vero e proprio corpo a corpo che definisce
un rapporto al contempo irrinunciabile e insufficiente. Federici
SP.inge la riflessione oltre lo stesso Marx, in aperta rollura con il
marxismo, per interrogare i silenzi sulle diJTerem?e di genere e
razza neUa definizione del modo di produzione capitalistico e
della lotta di classe.
È un rapporto mai concluso, irrisolto e sempre aperto che
continua a interpellare le categorie marxiane per portarle alla
prova del presente, dentro le trasformazioni produttive/ripro-
duttive e attraverso le lotte. Cosi, il volume che qui presentiamo
non è semplicemente la riedizione di vecchi saggi. né si limita a
riproporre in traduzione italiana testi già pubblicati in volumi, a
questo analoghi, in lingua basca, catalana, in castigliano e fran•
cese (si vedano i riferimenti in bibliografia). t piuttosto un
nuovo testo, ripensato a partire dalla discussione scal\1rita dalla
lettura di quei volumi, con tintento di colmare lacune, proporre
approfondimenti, complicare la riflessione. Al contempo guar•
da alle specificità del dibattito italiano. In questa direzione va la
pubblicazione di un nuovo saggio, inedito, in cui fautrice si con•
fronta direttamente con il tema della razza nelfanalisi marxiana
(letto nella sua articolazione con il genere); un tema che ci è sem•
hr,1lo di 11a11irolan• 11lt•v;111za flN 11ilihallilu ;1 noi 111i1flll><!,Ìlllo,
d111sco11la i11 qtll'slo s1·11su li111 it i si11,11ilkativi,
l)';11lra 1>arl1? l'cdcrid d ha ahituato a 1111a rillcssiml<' d11• <-.
sempre materia vivòl, che prende form;1 lr:t le pi:nr.<• in loll;1 <? 11•
discussioni collettive, che segue l'attualità delle domande poli li•
che e vive proprio nel suo essere continuamente dibattuta. IIsuo
lavoro è un work in progress che si alimenta di elaborazione tcori•
ca e lotta femminista, quella che lei stessa praticata quotidiana•
mente tra Stati Uniti e Amarica Latina, osservando e mettendosi
in ascolto delle piazze europee, nel confronto con le compagne a
tutte le latitudini. Ma è sentaltro in quello straordinario labora-
torio politico che è oggi fAmerica latina che il rapporto di reci-
proco scambio tra il pensiero di Federici e la lotta femminista ha
trovato in questi ultimi anni la sintesi più preziosa. Genere e Capitale
I saggi che qui pubblichiamo, dunque, sono tesito di un in•
contro virtuoso tra analisi marxiana e critica femminista, tra si•
stematizzazione analitica e nodi irrisolti, in un percorso sempre
aperto che continua a proporre questioni su cui dibattere. In
questo senso, il tema del piacere sessuale e della funzione socia-
le della sessualità, deltautomazione e della meccanizzazione
della riproduzione e non da ultimo la funzione della tecnica e la
critica del progresso, sono solo alcune delle tracce di discussione
che è possibile riprendere e problematizzare.
Tra gli obiettivi di questo volume infatti c'è anche quello di
elaborare strumenti politici e concettuali capaci di raccogliere le
sfide del presente, cosa che si coniuga perfettamente con lo stile
teorico-politico delfautrice: Si tratta, detto altrimenti, di portare
oltre loro stesse le categorie analitiche qui proposte, proprio
come Federici ha fatto con Marx.
1. Marxismo, femminismo
e patriarcato del salario

Che senso ha oggi interrogarsi sul rapporto tra femminismo e


marxismo?
La domanda è legittima considerando l'abbondante letteratu-
ra che già esiste su questo tema e che è destinata a crescere, dato
il rinnovato interesse da parte di una nuova generazione di
«femministe socialiste» per questo rapporto. Tuttavia, come ba
osservato Shahrzad Mojab nell'introduzione a Marxism and Fe•
mi11ism (2015), il problema del rapporto tra questi due movimen-
ti teorico-P<?litici ètuttora irrisolto. Come ribadisco nei saggi rac-
colti in questo volume, persiste nel mandsmo fincapacità di di·
stanziarsi da quegli aspetti dello schema teorico mandano che si
sono rivelati incompatibili con il progetto di liberazione del-
rumanità dalla povertà e dallo sfruttamento: una tendenza allo
statalismo, il culto della tecnologia e dell'industria, una conce-
zione strumentale della natura, la sottovalutazione delfimpor·
tanza del lavoro di riproduzione e degli effetti disastrosi del ses-
sismo e del razzismo. D'altra parte, ?articolazione d.i una visione
femminista anticapitalista fatica a imporsi. nonostante la cresci-
ta di tale esigenza tra i nuovi movimenti femministi che stanno
emergendo in gran parte del pianeta. Per affrontare questa pro·
blematica, per riflettere sul rapporto tra femminismo e marici•
smo, ho raccolto in questo volume alcuni materiali scritti negli
anni Settanta e altri che risalgono a tempi più recenti. Ciascuno
rappresenla un momento nello sviluppo di un discorso femmi-
nista su Marx e al tempo stesso un tentativo di rispondere alla
domanda implicitamente posta da Mojab.

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t\~snlvr1 r a 11111•?110rn111111111 \'1101 d in• i1111;111·,1111 Ilo i1111•1rnw11·. rapll,1h~111111· 1111n 1111;1H11;1111·n·HHil,\ 11111.h a (I l,11 v,•y .1t>1 ~). M;1t 11',
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fo111111iuislo1 a Mar.x. Pri111.i Ira q1ws11· la q111•s1i11111· d1•I lavor11 1:111111· 1111 :1ist1·111.1 d 11• 1 r1•s1·1· su se sh'~so st•11i..11:011fro11ta rsi ~on la
come s11·un11mto per la prodrndone <ldla ricch,•na sodale,. og- l'l'HIHll'llla dc•lk• forzi!sodali du:, pur nella suhordin,11.ionc, con-
getto di contrattazione operaia e pianifìca1.io11e istil111.io11alc. Krrv;u10 1111a propria autonomia. Invece, tutta la storia dello svi-
Che cosa ha permesso a Marx e ai suoi epigoni di pensare il lavo- luppo ,apitalistico lino ai nostri giorni, testimonia il suo carattere
ro solo o principalmente come produzione industriale e rappor- nlrutt11wl111entc sessista, razzista e coloniale. Da qui la denuncia,
to salariato? Perché Marx ha ignorato nella sua analisi del capita- H11111prc piì1 articolata, da parte di movimenti antirazzisti e antico-
lismo le stesse attività che quotidianamente riproducono la vira loniali, d1!I marxismo come teoria e politica Eurocentrica, incapa•
umana e la nostra capacità lavorativa? Come discuto nei saggi n- di esprimere i bisogni che sorgono dalle 1otte di quanti si ripro-
che compongono il volume. è qui, intorno al nodo della defini- tl11cono con lavori informali, non rimunerati, a basso livello tec-
zione di lavoro. che una prospettiva femminista si dimostra im- nologico, in condizioni di totale precarinazione, e tuttavia
prescindibile poiché capace di rendere visibile un mondo di rela- rnstituiscono la maggioranza della popolazione del pianeta.
zioni essenziali alla nostra vita e irriducibili alla meccanizzazio- Non ultimo, ripensare Marx in un'ottica femminista e anti-
ne, che il marxismo non ha mai sfiorato. razzista significa contestare ?assunto tipico del movimento so-
Ripensare femminismo e marxismo significa anche porre al cialista circa il ruolo emancipatorio del!industrializzazione, a
centro della <tlotta di classe» la problematica delle divisioni co- cui spesso Marx affida il compito di rivolU2ionue i rapporti so-
struite dal capitalismo all'interno della «classe» - soprattutto at- ciali e costrui.re le basi materiali del comunismo. Come ho diffu.
traverso la discriminaz:ione razziale e sessuale - un tema quasi samente scritto, Marx sembra dimenticare che la maggior parte
completamente assente in Marx. Come sappiamo, Marx ha de- del lavoro che si compie anche nei paesi più tecnologicamente
nunciato sia i rapporti patriarcali che il razzismo, non solo nei avanzati è irriducibile alla meccanizzazione. Nonostante i tenta-
suoi scritti ma anche nei ~uoi interventi altlnternazionale. Tut- tivi di produrre robots capaci di sopperire alla cura di anziani,
lallia manca nell'opera di Marx un'attenzione allafunziom: delle ge- bambini e infermi, l'industriali:uazione del lavoro di riprodu-
rarchie del lavoro cosiruite in base al genere e alla razza, nd/a stcria zione domestico appare sempre più un obbiettivo irraggiungibi-
dello sviluppo capitalislico'. Manca una riflessione sul ruolo del le e indesiderabile.
sessismo e del razzismo come dementi strutturali deltorganiz- Si deve aggiungere che privilegiando lo sviluppo della produ-
zazione del lavoro e della produzione nella società del capitale. zione industriale come condizione essenziale, a livello planeta-
Eppure non possiamo ignorare che è proprio a causa di queste rio, di uneconomia basata sulla giustizia sociale e fabbondanza,
divisioni, e per la capacità da parte dei governi e del capitale di inevitabilmente Marx, e con lui il marxismo in tutte le sue
mobilitare settori del proletariato come strumenti di una politica fonne, ha sottovalutato la distruzione ambientale prodotta dal-
razzista e per la repressione delle lotte sociali, che il capitalismo l'industria, specialmente con respansione della chimica e della
ha potuto riprodursi fino a nostri giorni, e questo nonostante, produzione digitale. Si dirà che Marx non poteva prevedere i
per Marx, l'estensione globale dei rapporti capitalisti sia tele- mari soffocati dalla plastica. la morte delle barriere coralline o la
mento unificante del proletariato mondiale. contaminazione dei fiumi frutto delfindustrializzazione del-
È stato affermato che la discriminazione in base al genere e l'agricoltura e degli scarichi industriali. Non poteva immaginare
alla razza è da considerarsi un fattore contingente nella storia del incendi tanto estesi da mettere in pericolo le città, come si stan-
no verificando in Austtalia e in California mentre scrivo queste
pagine. Eppure, la certezza con cui egli guarda a un futuro in cui
I/ Gen~re e "':',3• ()Ili, com~ in lutti i s•ggi contmuti nel volume, sono intesi quali
c.itegone S003h che organcaano gcr:irchic:uncnte I• società e non certo come fumanità potrà dominare la natura grazie alfindustria su larga
tbto biologico o mlUrate.

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!lf;llil, 1· )liii~ 11 lill'lil 111•1 11 IH'I Il' l UIIIIIII(', U/lfll IIU Il )11111( II<" ,,ppa III C'
ric•r;11• anuga111t•. hll11111r/l',11irr,1 ,li 111111.~. il 111uv11111•11l11 c·1•0,ll•111111i11i~la h;1 11111·
·n111avi;1, 11111uv1•n: q111·sh' o i1idll' a Marx 11u11 signilka dis, u- ,1111h11111' la .. 1ip111d11~iunl'" dc•vc· ru111p11•11d1•r,• a11d11• il lavoro
111 e 111;1 dl'll'a111l111•111t• 1111111 hi• la prmluzimll' agricola quando
nosccn: l'i1111x,n;mz.i s11>rka d1•I llll'lodo 11i.mii,111u ,. 1ll'll'a11ali:;1
11011 ludirizzala al 11wrrnlo 111a al wnsumo familiare. Nello stes-
dell'organizzazione capit:ilistkodcl lavoro d1t• d ha cons1•g11;110.
Significa piuttosto riconoscere che ha sollovalntato l:1 r:ip;1dli1 •11 t1•111pu, la ristrn1111r.izio111: del lavoro riproduttivo a livello in-
lrrn;iziunak• ha richiesto una nuova analisi della riproduzione
distruttiva dello sviluppo capitalistico, tanto da identificare l:i
stessa prodU2ione industriale che oggi distrugge il nostro pia1ll'- 1li\' ho svil11pp:1to in alcuni saggi scritti negli anni Ottanta e No-
v,1111a, pubblicati in Italia nei volumi Il punto zero della rivoluzio-
ta e divora gli organismi viventi che lo popolano, come un fattOl'l'
11r (~1014) e Uei11ca11tare il mondo (2018). Qui ho esaminato la
fondamentale della liberazione delfumanità. Qui si pone l'im-
nuova divisione sociale del lavoro, il ruolo della guerra nello
portanza del femminismo. Mettere in crisi il capitalismo non è
klllanlellamento neoliberale di molti regimi produttivi e la crea-
sufficiente. È essenziale non riprodurre le ingiustizie e le dise-
zione (come risposta a ciò) di nuove forme di riprodU2ione su
guaglianze contro cui. abbiamo lottato. Jn questo senso, un fem-
basi comunitarie.
minismo anticapitalista determinato a «mettere la vita al cen-
tro» della politica sociale - come vuole il femminismo popolare I.e attiviste abolizioniste', e tra loro Angela Davis, hanno op-
che sta sorgendo in varie parti d'Europa e soprattutto in America portunamente insistito sulla necessità che un'analisi della ripro-
duzione sociale includa oggi anche resamediistituzioni come le
Latina -ci sembra il modo più idoneo perrealizzare il «seme ri-
voluzionario» del marxismo. carceri. Non è infatti possibile omettere nell'analisi della ripro-
duzione il processo inverso, ovvero la distruzione di quanti sono
considerati inassimilabili alla logica del capitale. Inoltre, in con-
J testi raccolti in questo volume appartengono a periodi diversi
del mio lavoro e sono parte di un discorso su Marx che sto tuttora formità con la crescente commercializzazione del lavoro ripro•
duttivo, il discorso femminista sta anche spostando la sua rifles-
elaborando. Conrropiano dalle cuci~ e Il capitale e la sinistra ap-
partengono al periodo del mio impegno nella campagna per il sione «fuori dalla casa». Tuttavia, in questo volume il mio inte-
resse è un altro: comprendere le ragioni deltassenza. nel lavoro
Salario al lavoro domestico, quando il nostro compito principale
di Marx, di wianalisi approfondita sulla divisione del proletaria-
era da una parte rispondere alle critiche mosse dalla sin.istra che
definiva il lavoro domestico come un lavoro residuale e capitali- to in base al genere e alla razza e sulla funzione del lavoro non
stico e dalfaltra confutare le femministe libertarie che lo descri- pagato e coatto nel processo dell'accumulazione. Questa temati-
vevano idillicamente come l'ultima sponda per rapporti familia- ca è schematicamente trattata nel già citato saggio No~ su genere
e razza che rimanda ai testi fondamentali di Cedric Robinson,
ri liberi dal dominio della logica di mercato e dalle interferenze
David Roediger, oltre che W. E. B. Du Bois per un'analisi della co-
dello Stato. li tono fortemente polemico dei due saggi riflette
stCU2ione del razzismo e della sua storia negli Stati Uniti.
Yintensità del dibattito che le nostre tesi hanno provocato. Un di-
battito denso e acceso che, a partire dagli anni Settanta, mi ha A completare il quadro dell'analisi su favore e riproduzione
spinto, anche in collaborazione con Leopolda Fortunati, a rico- in Marx, gli ultimi due saggi del volume descrivono processi sto-
struire la storia dello sviluppo capitalistico. rici che, nelfottica marxiana, sembrerebbero in contro-tendenza
Oggi, il ruolo centrale del lavoro domestico nella riproduzio- alla logica dello sviluppo capitalistico. Il primo: Nascita della ca-
ne della forza-lavoro è generalmente riconosciuto anche se, ai
salinga, indaga la costituzione, alla fine del XIX secolo, di una
suoi margini, continua la battaglia. Ma il concetto di «riprodu- nuova famiglia proletaria incentrata sul lavoro domestico non
pagato delle donne, che riproduce quindi quel patriarcato che se-
zione» che era al centro del nostro discorso, si è ampliato. Già
altinizio degli anni Ottanta, come accenno in No~ su genere e
~, Abolizionista è il termine correntemente usato per Umovimento c:he lolla per
t•bolizione del arcerc.
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l 11111111 M:11x ~i ~an•hh,• tli,.,111110 rn11 lo 1wil11p1111 imhmlrialt• 1• l lii'
ÌIIVl'l:C' io rhi.11110 «pali ian:alo clc·I sa la rio,,. A11alow11111•11lc'. il s,•.
condo sam:io: 01i,:i11i 1fr/ /lll11>m s1•ss1111/,, 111ns1ra il forlt• inh•n•sia•
dello Stato per forg:mizz:1ziouc della fomiiilia l' ddla SC'ssualilà
maschile e femminile, ai fui i della produzione <li liii prolc1:1rial11
più efficiente e disciplinato, prova che (contrariamente all'as•
2. Contropiano dalle cucine'
sunto di Ma.rx) la riproduzione della forza-lavoro non si esauriva
con gli acquisti del lavoratore sul mercato. con NiC-Ole Cox
Infine, in appendice, alcuni stralci di un articolo già apparso
in Reincanl(;lu il mondo (2018) fanno il punto sul ruolo detrindu-
stria e della tecnologia in Marx (Femminismo, riproduzione efan•
zione della tecnica) , sui limiti di una visione progressista del capi•
talismo (Sul mit() del capitalismo comefonte del progresso), nonché
sulla costruzione di rapporti comunitari che ridiscutono il con• A panirc da Marx èslato chiuoche il capitale comanlb esi sviluppa
attraverso il salario. li fondamento della società capìtalistica è il lavo-
cetto marxiano di comunismo, come avviene in molti quartieri ratore salariato e il di lui o di lei direno sfrunamento. Non è stilo aJ.
proletari soprattutto in America Latina (La. politica dei. com• trcnanto chiaro, néè stato m.-1i assunto dalle organizzazioni del movi•
mons). Ringrazio Gianfranco Morosato e la casa editrice ombre mento operaio, che proprio attraverso il salario viene organizzato lo
corte, per averci permesso di pubblicare questa appendice. sfrunamcntodel lavoratore non salariato. F.che semmai il suo sfrulla•
mentoèsl:lto tanto piil efficace in quanto nascosto, e mistificato dalla
mancanu di un salario( ...) Quindi il lavoro delle donne appari\-a una
Ringrazio anche Sergio Bianchi e DeriveApprodi per questa
prestazione di servizi personali al di fuori del capitale.
pubblicazione. Un ringraziamento speciale ad Anna Curcio per
la cura e la traduzione dei saggi, per il grosso lavoro editoriale nel Mariaros:i Oall3 Costa, Pottrefemminilt e sovi-ernone sociale
raffronto dei testi marxiani e per i continui suggerimenti riguar•
do forganizzazione del volume e il contenuto dei testi Ringrazio Non è un caso che negli ultimi mesi parecchi giornali della sini-
inoltre le compagne del collettivo Id.le Women di Manchester stra abbiano pubblicato attacchi contro il salario al lavoro dome-
che nel 2015 mi hanno chiesto di scrivere un articolo sulla nasci- stico. Non è solo perché ogni volta che le donne prendono una
ta della casalinga in Inghilterra che è poi diventato il saggio qui posizione autonoma la sinistra si sente minacciata. Èanche per•
pubblicato. ché la sinistra si rende conto che questa prospettiva ha implica•
zioni che vanno al di là della «questione femminile» rappresen-
tando una netta rottura con la sua politica, passata e presente, sia
rispetto alle donne che al resto della classe. Infatti il tradizionale
settarismo con cui la sinistra si è posta di fronte alla lotta delle
donne ha dimostrato una scarsa comprensione dei modi in cui

3/ Quc:sto s:.19gio è stato scritto origill3ri3mcntc in risposta a un ulicolo di Co.rol


Lopate, Wornen and th< Pay for Hauuworl<. •Libc~tion- _(18. 8, maggio~iugno,
1974= 8-11). teditore a,·= respinto b proposta d1 ~ub~1car~ la nostra risposta.
Abbiamo comunque pensalo di pubblicarla ~rcM I a111colo d, Lop;itc rappresen•
lava, ph) apec:tunentc di tanti altri, le posiziorù della sinis_tr:> • il suo rapporto con
il mo,imento femministi internazionale (Nola detleaultlet 1975).

'"
si 1•spli1,111 w111.111tlo d1·l 1.1p11al1· <' tlc•lla d111•z1<1111•, li,· la lolla clt 111plll1I,• 1111111,1 1<'1111.1 ,l1•tl'a1 n•llalrva p11ht1r:t 1lt•ll1· dnnll<', rlw
dass1• pn•111I<• 1w1· sp1·zzan• 11111·~10 n>111.111<lo. 11111\c•KHt'lt' 11111wr.1l,1 !111l0 ,.,. 11• 1l01111c• nit 1t•passa110 i r:mn·lli dt•lla
Nel 1101111:dclla «lolla di dasst•» t•ddl' «inkn•ss<• 111·111'1'.11<-tldla luhhl'll a. <:osi, la logil':1 ,li 1111'a11alisi d11· l'i(nll\ht(t: l'oppressione
classe» la sinistra ha sempre privilcgi:110 ak1111i s<'llori tl1·ll:1 d:i::- d1•JI,, do1111<• alla loro 1•sd11sio11t• dai ra1>porti G1pit:11istid, com-
se operaia come soggelli rivoluzionari e condannalo .1hl'i a 1111 porta i111·vi1ahihm:11tc la strategia di indudcrci in tali rapporti in-
mero ruolo di supporto per le lotte che questi settori porlav:mo V<'t ,, d11•rn111ballerli.
avanti. La sinistra ha cosl riprodotto nei suoi obiettivi organi?.:1~1ti- 111 1111cslo senso c'è un nesso immediato tra la strategia che la
vi e strategici le stesse divisioni della classe che caratterizzano la Nlnislrn propone alle donne e quella cbe propone al Terzo
divisione capitalistica del lavoro. Da questo punlo di vista, la sini- inondo. Come vogliono portare le donne in fabbrica, cosi voglio-
slra è sempre stata strategicamente unita nonostante la varietà no portare le fabbriche nel Terzo mondo. In entrambi i casi si
delle sue posizioni tattiche. Stalinisti, trotzkisti, anarco-libertari, presuppone che i <<Sottosviluppati» - quelli cioè che non hanno
vecchia e nuova sinistra, quando si tratta di scegliere i soggetti ri- 1111 salario e lavorano ad un livello tecnologico più basso- siano
voluzionari, tutti concordano con le stesse premesse e gli stessi arretrati rispetto alla «vera classe operaia,. e possano equipararsi
argomenti nella prospettiva di una causa comune. a questa solo ottenendo un tipo più avanzato di sfruttamento ca•
pilalistico e una quota maggiore di lavoro in fabbrica. In entram-
Ct OFFRONO «SVILUPPO» bi i casi, la lotta che la sinistra offte a chi è senza salario, ai «sot-
tosviluppati», non è una lotta contro il capitale ma per il capitale,
Poiché la sinistra ha assunto il salario come spartiacque tra lavo- per uno sfruttamento più rJzionalizzato e più produttivo. Nel
ro e non-lavoro, produzione e parassitismo, potere e mancanza nostro caso, non solo ci offrono il «diritto al lavoro» (questo lo of.
di potere, non ha visto Yenorme quantità di lavoro non pagato Crono a ogni lavoratore), ma il diritto a lavorare di più, il diritto a
che le donne fanno in casa per il capitale. Da Lenin a Juliet Mit- essere maggiormente sfruttate.
chell, passando per Gramsci, tutti la tradizione della sinistra si è
trovata d'accordo sulla marginalità del lavoro domestico per lari- UN NUOVO TERRENO DI LOTTh
produzione del capitale, e sulla marginalità della casalinga nel
processo rivoluzionario. Secondo la sinistra, le donne, in quanto la premessa politica del salario al lavoro domestico è il rifiuto
casalinghe, non soffrono a causa del capitale ma a causa della dell'ideologia capitalistica che identifica la mancanza di salario e
sua mancanza. Sembra cioè che il nostro problema sia che il ca- un basso sviluppo tecnologico con farretratezza politica e la
pitale non raggiunge le nostre cucine e le nostre camere da letto. mancanza di potere e, di conseguenza, presume che come
Da ciò conseguirebbe che rimaniamo a uno stadio feudale o pre- donne dobbiamo passare attraverso nuove forme di sfruttamen-
capitalistico e qualunque cosa facci.amo nelle nostre cucine o ca- to per poter organizzare le nostre lotte. il il nostro rifiuto di accet-
mere da letto sarebbe irrilevante ai fini di un cambiamento so- tare che siccome siamo senza salario e lavoriamo a un livello tec-
ciale. Ovviamente, se le nostre cucine sono fuori dal capitale, le nologico più basso (e queste due condizioni sono profondamen-
nostre lotte non riusciranno mai ad abbatterlo. te connesse) i nostri bisogni debbano essere diversi da quelli del
Perché mal il capitale permetterebbe la sopravvivenza di resto della classe operaia. Rifiutiamo di accettare che mentre un
tanto lavoro che non genera profitto, di tanto tempo di lavoro operaio metalmeccanico a Detroit può lottare contro la catena di
non produttivo, è una domanda che la sinistra non si è mai montaggio, nelle nostre cucine, nelle metropoli o nei campi del
posta. confidando come sempre nelfirrazionalità del capitale e Terzo mondo, fobiettivo della nostra lotta debba essere quello
nella sua scarsa capacità di pianificare. fronicamente, la sinistra stesso lavoro di fabbrica che in tutto il mondo i lavoratori oggi
ha tradotto la sua ignoranza della specificità del rapporto donne- stanno rifiutando in misura sempre crescente. Il nostro rifiuto
d,•ll'idl'olo11la dc•lla ~l11i!!l1a 11011 ,, altrn rlw 11 nwcllo, ilh1to clc•l, a• nrn11111111,111la tlc•lla p11p11l;m"1u· d,·1 1111111<10 dw illll'Ol';1 Of,\f,\i 1\
pit;1lisnm. q11al1111<f11C' fomrn 1•ssu pn•11da. C'ì· i111plidl;1, i1111111•- 1r111.:1 i1,1larin. V1111I ,1111hc• 1li11• i1111or;m•rh1· il l'apitall' an 1t·rkano
sto rifiuto, la ridcfìnizionc di t:os'I~ il tapitalis1110 ,. riti ì• l;1 dass,• ~ •tntornslmilo sul l;cvnrodq~li ~d1i:1vi <' tutt'ora prospera Hraiic
operaia, cioè una nuova valut.izionc delle fo1"l.c e dei bisogni ul lavoro 11m1 salariato di milioni di tlo1111c e uomini nei campi,
della classe. udii• oKilll' t• ndki priHioni <lcgli Stati Uniti, e <li tutto il mondo.
Il «salario al lavoro domestico», dunque, non ~ una rivendi-
cazione tra le altre, ma è una prospettiva politica che apre 1111 Il IAVOIIO NASC:OSl"O
nuovo terreno di lotta, che parte dalle donne ma coinvolge l'intc•
ra classe operaia, Questo va evidenziato, poiché un elemento co- l'artcndo da noi stesse in quanto donne, abbiamo imparato che
mune negli attacchi della sinistra è la tendenza a ridune il sala- l;i f,\iorn:lla lavorativa per il capitale non produce ne~essariame~-
rio al lavoro domestico a una semplice rivendicazione, che è un tc una busta paga, non comincia e finisce ai cancelli della fabbn-
modo per screditare questa prospettiva ed evitare di confrontarsi ta, e soprattutto abbiamo scoperto la natura e le dimensioni del
con le questioni politiche che pone. lavoro domestico. Infatti, non appena alziamo la testa dai calzini
Carticolo di Caro! Lopate: Women and Pay far Housework è d1c rammendiamo o dai pasti che prepariamo e guardiamo alla
esemplare in questo senso. Già il titolo- Payfor Housework (Paga totalità della nostra giornata lavorativa, ci accorgiamo subito che
per il lavoro domestko)- misconosce la questione perché ignora ~ebbene il nostro lavoro non produca un salario per noi stesse,
che il salario non è solo un po' di denaro ma è f espressione del noi produciamo il più prezioso prodotto che appare sul mercato
rapporto di potere tra classe operaia e capitale. Un altro modo, capitalistico: la forza-lavoro. Il lavoro domestico è molto più che
più indiretto, in cui Lopate cerca di screditare la rivendicazione pulire la casa. È servire il lavoratore salariato fisicamente, emoti-
del salario al lavoro domestico è sostenendo che si tratta di una vamente, sessualmente, fare in modo che giorno dopo giorno
prospettiva importata dall'Italia e quindi di scarso rilievo per gli sia pronto per il lavoro. È prendersi cura d~i nostri ba_mb_ini - ~
Stati Uniti dove le donne «lavorano»'. Questo è un altro esempio futuri lavoratori - assistendoli dalla nasota per tutti gli anm
di disinformazione. Poterefemminile e sovvei.ione sociale- la sola della scuola, assicurandoci che si comportino come ci si aspetta
fonte citata da Lopate -riconosce la dimensione internazionale che si comportino nella società capitalistica. Questo significa
da cui ha avuto origine la prospettiva politica del salario aJ lavoro che dietro a ogni fabbrica. scuola, ufficio o miniera c'è il lavoro
domestico. In ogni caso, Yorigine geografica di questa rivendica- nascosto di milioni di donne che hanno consumato la propria
zione è irrilevante alla luce detrattuale livello di ùitegrazione in- vita e il proprio lavoro per produrre la forza.Javoro occupata}n
temuionaJe del capitale. Ciò che conta è la sua genesi politica, queste fabbriche, scuole, uffici o miniere (Dalla Costa 1972.b) ,
ovvero il rifiuto di accettare che il lavoro, lo sfruttamento e il po• È per questo che ancora oggi, sia nei p~esi «svilup~at~» che~
tere di distruggerlo esistano solo in presenza di un salario. È la quelli «sottosviluppati», il lavoro domestico e la farmgha sono 1
fine della divisione tra donne «che lavorano» e donne <<che non pilastri della produzione capitalistica. La disponibilità di forza.
lavorano.. (che sono solo casalinghe), cosa che implica che il la- lavoro stabile e ben disciplinata è una condizione essenziale per
voro non salariato non è lavoro e, paradossalmente, che solo
negli Stati Uniti la maggior parte delle donne lavora e lotta per-
ché ha un secondo lavoro. Ma non vedere il lavoro che le donne 4/ «Il quartiere èesscnzialmenle il luogo delle donne nel senso dle te donne •i•~
fanno in casa, è non vedere il lavoro e le lotte della stragrande pi2iono e vi spendono direttamente Il loro ta,-oro. Ma l,_fabb~ca~ altrettanto il
luogo in cui è incorporato il ta,·orodclle donne, <;he_non "'appaiono~ che l'hanno
trasferito negli uomini che •~iouo favor.1M direttamente. Cos, come nella
scuola èincorpor.110 Il b'l'Oro delle donne che non vi appaio~? e che r_h~nno 1r.1~fe-
•"tr•·
31 «La richiesta di una paga ~• il ta,-oro domestico vfooo daJrttalia do,,: la rito negli studcnli che si ripreseniano ogni mattina. numn. accud,u ~ s111~1,_da
gronde 1naggloranza delle donn~ di 1u11e le classi soci>li sta a =· Negli Stari madri, nonne e sorelle e (nei casi delle famiglie piil abbienti) donne di Scl'VlZIO•
Uniti. ci~ la metà delle donne lavora,. (lopatc 1974: 9).
(ivi: 26-27).
la pro1l11zi11111•, ad "l',ni ~tallio ilc•llo i1l'il11ppu 1;1 pil,1lii,llrn. l.1· 1011 "nvnh• ~•· 11 a 11111•1;1<' 1h11• pcms1hlh1,, 11011 1,1p1111(• 11 nosll'll I ili11l01II
dizioni dd nostrn la1•oro 1·ari;11m da p;u•s1• a p,ll'SI'. 111 ali 1111i lavurnll' JJ,1;1I 1111,11111•11h·, a 1p1ah111c1111· hvl'llo ll'rnolu~iirn in svolg,1
p:wsi si:11110 ohhligall':1 una prodmdonc•i11tc•11siva di ha111hi11i, i11 lah• lavuro. il no?;lm dli1110 di 1•i1•,:rr ,,,.,. 111·111/wn·, 111111/1111111w si11 il
aliti ci viene deuo<li non procreare, soprallutto se si,11110 lll'l'I!, s1• ll1•11cli.fi1:lio,l111m11l111 r,·» (l>alb Cosla 19721>: ~9).
riceviamo sussidi dallo Stato, e se abbiamo la lt!nd1?11zl1 a ripro- 1Hn1a111• da d1i;1rirc dtt' se ;,(formiamo che il lavoro domesti-
durre «ribelli». In alcuni paesi produciamo lavoro 11011 qualilk.i- 1.11 t'
)lr<>d11zio1w ,apilalistica non è perché vogliamo essere legit-
to per i campi, in altri lavoratori qualificati e tecnici. Ma in ogni 1in1ah' come parte delle «forze produttive», in altre parole non è
paese facciamo essenzialmente lo stesso lavoro non salariato e 1111a 1111cslione <li moralismo. Solo dal punto di vista capitalistico
svolgiamo la stessa funzione per il capitale. t'HMrrt• pro<lull.ive è una virtù morale, se non addirittwa un im·
Avere un secondo lavoro non ci ha mai liberato dal primo. pt·rntivo morale. Dal punto di vista della classe operaia, essere
Due lavori, per le donne, hanno solo significato meno tempo e produttivi significa semplicemente essere sfruttati. Come ha ri-
meno energie per lottare contro entrambi. Inoltre, una donna, ronosciuto lo stesso Marx: «Essere operaio produttivo non è una
che lavora a tempo pieno in casa o fuori, che sia sposata o nubile, lbr1tma ma una disgrazia.,, (Marx 1975: 622). Quindi non è per
deve spendere ore di lavoro per riprodurre la sua stessa forza-la- noi una fonte di «stirna,.1. Ma quando diciamo che il lavoro do-
voro, e le donne conoscono bene questa particolare tirannia, per- 111cslico è un momento della produzione capitalistica, chiaria•
ché un bel vestito e i capelli in ordine sono condizioni necessarie 1110 la funzione specifica che svolgiamo nella divisione capitali-
per ottenere un lavoro, sia sul mercato del matrimonio che su stica del lavoro e la forma specifica che la nostra rivolta contro di
quello del lavoro salariato. 1.-ssa deve assumere. Non la produzione di per sé, ma la lotta con-
Per questo dubitiamo che negli Stati Uniti «scuole, asili e te- tro di essa e il potere di rifiutarla sono sempre stati i fattori deci•
levisione (abbiano) liberato le madri da molte delle loro respon• sivi nella distribuzione della ricche:z:za sociale. Infine, quando
sabilità nelreducazione dei figli», e che «la riduzione delle di- diciamo che produciamo capitale, diciamo che possiamo e vo-
mensioni delle abitazioni e la meccanizzazione del lavoro dome- gliamo distruggerlo anziché ingaggiare una battaglia perdente
stico [abbiano! significato per la casalinga la possibilità di per passare da una forma e un livello di sfruttamento a un altro.
disporre di molto tempo libero (...J da occupare con racquisto di Dobbiamo anche chiarire che non si tratta di «prendere apre-
aggeggi che dovrebbero in teoria fargli risparmiare tempo» (Lo- stito categorie dal verbo marxista>> (Lopate 1974: n). Ammettia-
pate 1974: 9). mo che siamo meno disposte di Lopate a liberarci di Marx, il
Gli asili nido non hanno mai liberato tempo da poter dedica- quale ci ha fomito unanalisi tuttora indispensabile per com-
re a noi stesse ma solo tempo per altro lavoro. Quanto aUa tecno- prendere il funzionamento della società capitalistica. Abbiamo
logia, è proprio negli Stati Uniti che possiamo misurare la di- anche il sospetto che findiffcrenza di Marx per il lavoro domesti-
stanza che esiste tra la tecnologia socialmente disponibile e co si possa ricondune a fattori storici. Non ci riferiamo solo allo
quella che arriva nelle nostre cucine. Eanche in questo caso, è la sciovinismo maschile che Marx certamente condivideva con i
nostra condizione di non salariate a determinare la quantità e la suoi contemporanei (e non solo con loro). Al tempo in cui Marx
qualità della tecnologia che riusciamo a ottenere. «Se non si è pa- scriveva, la famiglia nucleare e il lavoro domestico dovevano an-
gate a ore, nessuno, entro certi limiti, si preoccupa di controllare com essere creati nella loro interezza•. Ciò che Marx aveva da-
quanto tempo impieglùamo a svolgere il nostro lavoro» (Dalla
Costa 1972a: 43). Semmai, la situazione negli Stati Uniti è la s/ Sal,-e Lopate: ~Può dor.,i che le donne abbiano bisogno di diventare S313riale
per acquistare quella sicutc:a.a. quelb stima di se sll:SSeche sono il primo pas.o
prova che né la tecnologia né UJ1 secondo lavoro possono liberare ,·erso regwglinnza» (Lopatc 1974: 9).
le donne dal lavoro domestico, e non è che «produrre un tecnico 6/ Slimlo b,-or.mdo sultoriginc della fumiglia nucleare com• stadio dei rapporti
sia unalternativa più leggera rispetto a quella di produrre un ma- capitalistici.

21
v;111li :1v,li offhi c•ra eia 1111;1 p;11W la clo1111:1 pwl1•lan;1 dw la1•u111v,1 1111r111i Kli 110111l11i 11,111 p11s~111111av1·n•1111 lavrno p;11'Hi1111· 1'-1111' il
a lt't11po pil•tto 1:011 il 111arilo 1· i ligli i11 fohhri1 ;1 1' dall'alita l,1 1olm io 111;1st hi11• i• 1ntt i;1lc• p1·r la sup1avviv1•11za dl'll:1 fo111igli:i,
donna borghese cht· avcv;i una do111cstir:1 t'. si:1 dli' l.il'orassc• n 1111dw q11,111do la do1111a porla a tasa 1111 st•wmlo sal:irio. E ~e «;1b-
che non lavorasse, non produceva la merce forza-lavoro. l'arl;,n• hh111111 pn•fì•rilo o trovato lavori meno logoranti. per avere più
di assenza della famiglia nucleare non vuol <lire dic op<ira i e op1 ,. t1•111po p1'r la casa». è perché ci siamo opposte a uno sfruttamen-
raie non si accoppiassero. Ma non si può parlare:> di rapporti fo. lo pi(1 in lcnsivo: essere logorate in fabbrica, e poi, ancor più rapi•
miliari e:> lavoro domestico in un contesto in cui ogni rncmhrn d1111w11tc. in casa (ibid.).
della famiglia spendeva quindici ore al giorno in fabbrica e 11011 1~1 mancanu di salario per il lavoro che facciamo in casa è
c'era né il tempo né lo spazio fisico per una vita in famiglia. Kl,11,1 anche la principale causa della nostra debolezza sul merca•
Solo dopo che la forza-lavoro fu decimata dalle epidemie, dal 10 del lavoro salariato. I datori di lavoro sanno che siamo abituate
troppo lavoro e soprattutto dopo che negli anni Trenta e Quaran- • n lavorare per niente e che abbiamo u.n tale bisogno di avere soldi
ta delrOttocento le lotte proletarie portarono rlnghilterrasulror- nostri che possono assumerci a un prezzo molto basso. E sicco-
lo della rivoluzione, il capitale fu indotto a organizzare la fami- me «donna» è diventato sinonimo di casalinga, dovunque an•
glia nucleare come centro per la riproduzione di una forza-lavo- diamo ci portiamo dietro questa identità e le «attitudini domesti-
ro più stabile e disciplinata. Lungi dall'essere una struttura che» che abbiamo acquisito fin dalla nascita. t per questo che
precapitalistica, la famiglia, come la conosciamo oggi in Occi- l'occupazione femminile è spesso un'estensione del lavoro do-
dente, è una creazione del capitale per il capitale; è urlistituzione mestico, e la via al salario ci conduce spesso ad altro lavoro di
che deve garantire la quantità e la qualità della forza-lavoro, e il cura. Il fatto che il lavoro domestico non sia retribuito~ a que-
suo controllo. Cosl, «come il sindacato, la famiglia protegge sta condizione, che è imposta socialmente, un'apparenza di na•
foperaio, ma garantisce anche che sia lui che lei non saranno turalezza (la femminilità) che ci influenza dovunque andiamo.
mai altro che operai. E questa è la ragione per cui la lotta delle Quindi non abbiamo bisogno di sentirci dire da LoP.ate che la
donne della classe operaia contro la famiglia è decisiva» (Dalla cosa essenziale da ricordare è che siamo un «SESSO»'. Per anni
Costa 1972a: 59). il capitale ci ha ripetuto che siamo buone solo per il sesso o per
fare bambirù. Questa è la divisione sessuale del lavoro e ci rifiu-
LA NOSTRA MANCANZA DI SAIARIOCOME DISCll'LINA tiamo di renderla eterna come inevitabilmente accade se ci chie-
diamo <<cosa significa effettivamente essere donne, non ci sono
La famiglia è essenzialmente l'istituzionalizzazione del nostro forse delle qualità specifiche sempre necessariamente inerenti a
lavoro non salariato e della nostra dipendenza daltuomo proprio questa caratteristica?» (ibid.). Fare questa domanda vuol dire
in quanto non salariate. È quindi tistituzionalizzazione di una aspettarsi una risposta sessista. Chi può dire chi siamo? Tutto
divisione di potere che disciplina sia noi che gli uomini. La no- quello che oggi possiamo stabilire è che cosa non siamo, nella
stra mancanza di salario e la nostra dipendenza è ciò che ha misura in cui con la nostra lotta conquistiamo il potere di spez-
mantenuto gli uomini legati ai loro posti di lavoro; perché ogni zare l'identità sociale che ci è stata imposta.
volta che hanno voluto rifiutare questo lavoro hanno dovuto fare
i conti con moglie e figli che dipendevano dal loro salario. Sono
queste le basi di quelle «vecchie abih1dini, nostre e degli uomi- propria villl. è pcriodicamcnle ricadu':' ~ella dispenzfonc. In_ p~~ luogo, ~i•°:
ni>, che Lopate trova cosl difficili da superare. Non è, infatti. un
gn••• infnngcrè certe vecchie abitudm1, nostre e dcgl, uommc. C1 sono po, de,
reali problemi di tempo(...) Cltledetea un uomo quan10 sia di.ffiàleavere un la~·o-
caso che sia difficile per gli uomini «chledere orari speciali» per ro part-timc o chiedere sp«:iali orari di la\"oro pc,r poter cs,;nc t3ualmcn1c com•
essere ugualmente coinvolti nella cura dei figli'. Uno dei motivi volto nena cura dei Ogli!• (lvi: n).
8/ •lacos.,.esstn:Zi31cd.1 ricordare· Sctl\"e I.opale• èchesi~oun ~6SSO.Questt
herament<! runica parola che si sia irovata finora per de$cnvere c,òche abb1.1mo
7/ Scrive I.opali!: •I.a m.iggior p.utedi noi, dopo essersi blttuta porristruttul'3rcla in comune• (ibid.).

22
~,111:110 l'C'IIIHl<•111;1 llllil p1•lhflllalil:1 11111a11:i 11,1t111,il1• 1•d 1'11•111a, -
11ap11•, 1111•1111 1lip1•111l1•11II r 1111°110 lltallah•. Avn•hlll'ro rlrallaln
l(lll'NIII 111•r n•ntl1·11• l'lt'l 1111 ,, !illl) IJOll'l'I' !lii 111 11111.
1111°110 1 p111pn liKh a n 11 nml.11111•1111•1111• :111110 stali rii:orclali i Sii·
G I.OKH' ICJ\Kf. rA l'AM 11;1.1/\ 11 ilki tl1·l11• propri,· 111;1dri. Avn·hh1°ro avuln piìr tempo e piil po-
ll•n• p1•r lullar1· rnntro 11111•1 la voro ed avrcl>bcro consegnato la
lolla a 1111 livdlo pii, ;ivauzato.
Non ci sorprende dunque che la ricerca dcll't-ssenza dt'll:i fom-
È I'esscnza stessa ùcltideologia capitalistica a celebrare la fa.
minilità conduca lopate alla più spudorata glorilkazione dd I,,.
111i1,1lia <:ome un «mondo privato», l'ultima frontiera dove uomi-
voro domestico non salariato e in generale del lavoro 11011 pagato.
ni e dorme riescono a «far sopravvivere le poro) anime», e non c'è
da meravigliarsi se questa ideologia stia godendo cli UDa rinno-
La casa e la famiglia hanno tradizionalmente fornito funico spazio di
v.ita popolarità presso chi pianiftca lo sviluppo capitalistico in
vib nel sistema capitalistico in cui possiamo soddisfare reciproca-
1111csto periodo di «crisi», «austerità» e «difficolt໕•. Come ha
mente i nosb'i bisogni d'amore e d'affetto, anche se spesso lo faccia-
sostenuto di recente Russe! Baker sul «New York Times» (Love
mo per paura osogg<?Zionc. I genitori si prendono cura dei figli alme-
11,ul Potat<>es, 24 novembre 1974), famore ci ha riscaldato duran-
no in parie per amore (...1Penso anche che questo ricordo rimanga
te la Grande Depressione e faremo bene a portarcelo con noi in
con noi mentre cresciamo, cosicché rammentiamo sempre come una
questo viaggio verso tempi difficili. Questa ideologia che oppone
sorta di utopia il lavoro e le t-ure che provengono dairaffetlo, invece di
la famiglia (o la comunità) alla fabbrica, il personale al sociale, il
essere basate su una retribuzione economica (ivi: xo).
privato al pubblico, il lavoro produttivo al lavoro improduttivo è
funzionale al nostro asservimento nella casa che, in asse.nza di
la letteratura del movimento femminista ha mostrato gli effetti
un salario, è sempre apparso come un atto d'amore. È un'ideolo-
devastanti che questo amore, questa cura e questi servizi hanno
gia profondamente radicata nella divisione capitalistica del lavo-
avuto sulle donne. Sono le catene che ci hanno tenuto legate a
ro, che trova nelforganizzazione della famiglia nucleare una
una condizione di semi schiavitù. Ci rifiutiamo quindi di propa-
delle sue piil chiare espressioni.
gare ed elevare ad utopia la miseria delle nostre madri e nonne e
Il modo in cui il rapporto salariato ha mistificato la funzione
la nostra stessa miseria di bambine! Quando il capitale o lo Stato
sociale della famiglia è un'estensione del modo in cui il capitali-
non pagano un salario, a pagare con la vita sono coloro che sono
smo mistifica il lavoro salariato e sul>ordina i nostri rapporti so-
amati e curati, anch'essi senza salario e con ancora minor potere.
ciali al «vincolo del denaro». Già Marx ha dimostrato che il salario
Rifiutiamo anche lidea di Lopate secondo cui chiedere un
nasconde il lavoro non pagato che genera il profitto. Ma misurare
compenso economico seivirel>be solo ad allontanarci ancora di
il lavoro attraverso il salario nasconde anche la misura in cui la
più dalla possibilità di un lavoro non alienato', il che significa
nostra famiglia e i nostri rapporti sociali sono stati subordinati ai
che il modo più rapido per «disalìenare» il lavoro è di lavorare
rapporti di produzione-sono diventati rapporti di produzione-per
gratis. Senza dul>bio il presidente Ford apprezzerebbe questo
cui ogni momento della nostra vita funziona per raccwnulazione
suggerimento. li lavoro volontario, su cui lo Stato moderno si
del capitale. li salario e la sua mancanza permettono anche al ca-
appoggia in maniera crescente, si basa su queste magnanime
pitale di nascondere la reale estensione della nostra giornata lavo-
elargizioni del nostro tempo. Tuttavia, ci sembra che se le nostre
rativa. Il lavoro ci appare come un settore particolare delle nostre
madri, invece di contare semplicemente sulYamore e raffetto,
vite che ha luogo solo in certi detenninati spazi e tempi. Invece, il
tempo che passiamo nella «fabbrica sociale», preparandoci per il
9/ Sai\·c Lopatc: .cl:,llminaiio11,dcltunia grande an.-a di vira nel sisrcmo capita-
lislicoin cui non tult• l• trans.,iionì hanno valore di scambio smircbbe solo a of.
fuscarc ancora di pii). la possibili là di un lavoro libero e non alienato,, (ibid.). ro/ Scrh·e Lopate: •Credo che~ nel nostro mondo privato che riusciamo a far so-
pravvivere le ll0$1l'é •nimc• (ibiJ.).
'
a+
I
lavoro, :11ul,111do al lavo111 o 1blora11d11 i noslli ,,11111srnli, lll'IVI, ·nnl,111111 Jll'I I 1111Hltl1•1'a rt•1.1ni~11111, st•s:1is111<1 (' 1wl1:11 is1110 l'Ollll'
ossa, Ct!rvdlo» (Marx 1975! 10·3) con pasli ra11itli ,. m•sso r;1pi.l11,, i 111nl11t1i1• 111orali, pr111lot1i di 1111'ima1llki1•11tc• C'd11c::r1.i111w. di 1111a
appare come svago, tempo libt·ro, scdta i11<1 ividua lr, .1;.INa nisri1·11z;1», 111a ri111a11i;11110 andic l1:1-1ati a una str.ill•gia
11<111r:1liva dw 11011 d lascia 11i1111l'allro che «imperativi morali a
DCFFERENTl MERCATI DEL LAVORO llOKtl'll SOHll'f\110» (I.opale 1974: n).
Slamo i11fì 11c d'accordo con Lopate quando afferma che la no-
I.:uso che il capitale fa del salario nasconde chi è la classe operaia Ntm strategia per raggiungere la liberazione ci esonera dal fare
e divide i lavoratori. Attraverso il rapporto salariale il capitale or- nlTidamcnto :ml fatto che gli uomini «diventino "buoni"» (ibid.).
ganizza differenti mercati del lavoro {per i neri, i giovani, le Come ha mostrato la lotta del Black Power negli anni Sessanta,
donne e i maschi bianchi) e contrappone una «classe lavoratri• 11011 sono state le buone parole ma l'organizzazione del loro pote•
ce» a un proletariato «che non lavora», che si suppone viva in re a far «comprendere» le loro esigenze. Nel caso delle donne,
modo parassitario del lavoro dei primi. Così se riceviamo sussidi 1>rovarc a educare gli uomini ha significato solo che la nostra
dallo Stato ci dicono che viviamo alle spalle di «chi lavora», se lotta è stata privatizzata e combattuta nella solitudine delle no-
siamo casalinghe ci dipingono come i pozzi senza fondo delle stre cucine e camere da letto. È il potere che educa. All'inizio gli
buste paga dei nostri mariti. uomini avranno paura, poi impareranno perché sarà il capitale
Ma in realtà la debolezza sociale dei senza salario si traduce ad avere paura. Perché non stiamo lottando per una più equa ri-
nella debolezza sociale delfintera classe operaia rispetto al capi• distribuzione del nostro lavoro. Stiamo lottando per porre fine a
tale. Come dimostra la storia del nmawayshcp, la delocalizzazio- questo lavoro, e il primo passo è dargli un prezzo.
ne produttiva (N.d.T.), la disponibilità di lavoratori non salariati,
sia nei paesi «sottosviluppati» che nelle metropoli, ha permesso RIVENDICARE SAIARIO
al capitale di abbandonare le aree in cui il costo del lavoro era di•
ventato troppo elevato e minare cosl il potere che Il gli operai ave- Come donne, il nostro potere comincia con la lotta sociale per il
vano conquistato. Quando il capitale non può fuggire nel Terzo salario, non per entrare nel rapporto salariale (sebbene non-sa•
mondo, apre i cancelli delle fabbriche alle donne, ai neri e ai gio- tariate non ne non siamo mai state fuori) ma per uscirne e libe-
vani delle aree metropolitane o ai migranti che arrivano dal rare ogni settore della classe operaia. Occorre però chlarire
Terzo mondo. Non è un caso, dunque, che mentre si ritiene che quale è la natura della lotta salariale. Quando la sinistra sostie-
il capitalismo si basi sul lavoro salariato, più di metà della popo• ne che la lotta sul terreno del salario è «economicistica» e «sin•
!azione mondiale sia senza salario. Mancanza di salario e sotto- dacale», ignora che il salario, come la sua mancanza, è la misu-
sviluppo sono elementi essenziali del piano del capitale a livello ra diretta del nostro sfruttamento e quindi tespressione diretta
nazionale e internazionale. Si tratta di meccanismi molto effica- del rapporto di potere tra capitale e classe operaia, e all'interno
ci per far competere gli operai tra loro sul mercato del lavoro na• della classe operaia. Ignora anche che la lotta per il salario pren•
zionale e internazionale, e per farci credere che i nostri interessi de molte forme e non si limita agli aumenti salariali. Riduzione
sono differenti e contraddittori (James 1975). del tempo e dei ritmi di lavoro, migliori servizi sociali, come
Qui si trovano le basi del sessismo, del razzismo e del we)fa. anche guadagnare più soldi, sono tutte conquiste che determi-
rismo (che è il disprezzo per i lavoratori che sono riusciti a otte- nano quanta parte del nostro lavoro ci viene tolta e di quanto
nere denaro dallo Stato) che sono la diretta espressione di diffe- riusciamo a riappropriarci. Per questo il salario è stato storica•
renti mercati del lavoro e cioè differenti modi di regolare e sepa- mente il principale terreno dello scontro tra capitale e lavoro. E
rare la classe lavoratrice. Se ignoriamo tale uso del.l'ideologia in quanto espressione del rapporto di classe, il salario ha sem•
capitalistica e il suo radicamento nel rapporto salariale, non solo pre due facce: da una parte la faccia del capitale che lo usa per
ro11 lrnllan• i lavuralori, h·111a 11d11 11 i 1 0111 p,•11~.11, • 1111111 ;1111111•11111 nn 1111111t•Mli 111111111•1111. In 11'11111111 eh, la~s1• 111·1 Kll,\llili1,11 hi,·1l1•11·
~alari;ilc c1111 1111 :1111111•1110 d1•lla prndullivil;i, 1lall'allr;1 l;1 fotda 1111N.1l:11111 p1•r11g11i ii1l,111lc·, lll' l'il'ia111u al sNvizio d,•l rapilall'.
dei lavoratori che sc111p1·c pili comhallonu p1·r av1•n· pii1 soldi.
più potere e meno lavoro. l'All l'/\C ò,\I! I: hl, l'.Al'IT,\l,I,
C~me l'attuale crisi capitalistica dimostm ampiamcnl<:, i:li
operai sono sempre meno disposti a sacrificare la propria vita al n11111:sl,1 la pl'Ospcttiva di classe che negli anni Sessanta ha dato
se"?zio della prod~ione e sempre meno sono sensibili agli ap- forma all1: lotte sul piano internazionale. Negli Stati Uniti, le
pelh perché aumentino la loro produttività. Ma quando I' «equo 10111• dei neri e delle welfare moihers- il Terzo mondo delle metro•
scambio» fra salario e produttività si rompe, la lotta sul salario poli -sono state respressione della rivolta dei senza salario e del
~ivent:a_ un attacco diretto al profitto e alla capacità del capitale di loro rifiuto dell'unica alternativa offerta dal capitale: ancora più
imporci altro lavoro. Così la lotta per il salario è nello stesso luvoro. Queste lotte, che hanno avuto come centro di polere le
tempo una lotta contro il salario, per il potere che esso esprime, comunità, non erano lotte per lo sviluppo ma per la riappropria-
e contro il rapporto capitalistico che rappresenta. Nel caso di chi 1.ione della ricchezza sociale che il capitale ha accumulato sfrut•
è s~nza salario, nel nostro caso, la lotta per il salario è ancora più laudo sia i salariati che i non salariati. In questo senso, esse
chlaramente un attacco al capitale. «Salario al lavoro domestico» hanno contestato rorganizzazione capitalistica della società che
significa che il capitale dovrà pagare per renorme quantità di ser• ci impone il lavoro come condizione della nostra esistenza. E al
vizi so_~~i che attualmente ricadono sulle nostre spalle. Ma la contempo hanno messo in discussione il dogma della sinistra
cosa p1u importante è che chiedere salario per il lavoro domesli• 8econdo cui la classe operaia può organizzare il suo potere solo
co significa rifiutare di accettare questo lavoro come un destino dentro la fabbrica.
biologico. E questa è una condi2ione indispensabile per la no- Ma non è necessario entrare in fabbrica per essere parte di
stra lotta. Niente, infatti, è stato tanto efficace, nell'istituzionaliz· un'organizzazione della classe operaia. Quando Lopate afferma
zare il nostro lavoro gratuito, la famiglia e la nostra dipendenza «che le condizioni ideologiche per la solidarietà di classe sono i
dagli uomini, quanto il fàtto che il nostro lavoro è sempre stato legami e le connessioni che sorgono dal lavorare insieme» e che
pagato non con un salario ma con r «amore». Ma per noi, come «queste condizioni non possono darsi tra donne isolate che lavo•
per i lavoratori salariati, il salario non è un premio di produttivi• rano in case tra loro separate» (lopate 1974: 9). ignora le lotte
t~. In ~a":'bio del salario, non intendiamo lavorare come prima o che queste donne «isolate» hanno fatto negli anni Sessanta
p'.ù di pnma, lavoreremo meno. Voglìamo un salario per poter (scioperi dell'affitto, lotte per il welfe1re, per il diritto alfaborto e
disporre del nostro tempo e delle nostre energie, per poter lotta• contro la sterilizzazione, ecc.). Il suo presupposto è che non pos•
re, e per non essere costrette dal nostro bisogno di indipendenza siamo organizzarci se prima non siamo state organiziate dal ca•
economica a un secondo lavoro. pitale e siccome non vede che il capitale ci ha già organi2zate,
La nostra lotta per il salario apre sia per i salariati che per i nega resistenza della nostra lotta. Tuttavia, confondere rorganiz-
non salariati la questione della reale lunghezza della giornata la• zazione del nostro lavoro da parte del capitale, nelle cucine o
vorativa. Fino a oggi, la classe operaia maschile e femn:ùnile ha nelle fabbriche, con rorganizzazione delle nostre lotte contro di
visto la sua giornata lavorativa definita dal capitale, tra un timbro esso è la strada più sicura per essere sconfitte. Lottare per lavora•
~ ca~tellino all'entrata e uno alrusdta. Questo definiva il tempo re è già una sconfitta. Epoi possiamo essere certe che ogni nuova
m cui appartenevamo al capitile e il tempo in cui apparteneva- forma di organizzazione del lavoro cercherà di isolarci ancora di
mo a noi stessi. Ma non siamo mai appartenuti a noi stessi, tran- più. Per questo è uòillusione pensare che il capitale non ci divida
ne che nella lotta. Ogni momento della nostra vita è sempre ap- quando lavoriamo insieme.
partenuto al capitale, è ora che facciamo pagare al capitale ognu• Contro le divisioni imposte dall'organizzazione del lavoro ca•

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pilalislka, duhhia1110 or1-1,111izzan i ;1 11ar1in· ll11i 1111~11 i him11-111i. I11 Au1111 paw11i rn11 i :midi I h,· il r,1pital1· 11011 da a 11111. Ma q111•:,lo ,, il
qucslo senso la rkhi1isl:1 di «salario 1wr il la\'uro 1loi111•stirn» i• 11111d11 111111111aila lo S1,1to. Ed i• purn razzismo sosl<:IICI'<' di<' la
lanto il ritiuto della sodaliz:t.((ZÌ<lll{' di fol,hrirn quanto il rifiuln rlrhlcsl;i di proi-:ra111111i di wr!Jè1rr.da p:irleddla popol~zio11c nera
di una possibile «razionalizzazione» ca11it.1lisli<:a dcli.I c;1sa m•Hli a1111i S<•ss:1111:1 ahhia avlllo «effetti disastrosi per una strate-
come lopate propone: «Dobbiamo seriamente consi<lenll'<i J(ln ;1 11111110 lcnuine (...) sui rapporti tra bianchi e neri» poiché
quali compiti sono "necessari" per mandare avanti la casa (...) "RII operai sapevano che sarebbero stati loro alla fine a pagare
dobbiamo esaminare i dispositivi per risparmiare tempo e lavo- pt•r q1wi programmi e non le imprese» (ivi: 10). Se assumiamo
ro, e decidere quali sono utili e quali sono solo causa di ulteriore clw ogni lotta debba concludersi con una redistribuzione della
degradazione del lavoro domestico» (i&id.). povertà, ;1ssumiamo l'inevitabilità della nostra sconfitta. E l'arti•
Tuttavia, non è la tecnologia in sé che ci degrada ma ruso che colo <li Lopate è scritto nel segno della sconfitta, nel senso che ac•
ne fa il capitale. rnoltre in casa abbiamo sempre avuto l' «autoge- celta come inevitabili le istituzioni capitalistiche. lopate non rie•
stione» e il «controllo operaio». Abbiamo sempre potuto sceglie- stc a immaginare che qualora il capitale tentasse di ridurre i sa•
re se fare il bucato martedì o sabato, se comprare wia lavastovi- lari <li altri lavoratori per dare a noi un salario, quei lavoratori
glie o un aspirapolvere, ammesso che potessimo permettercelo. sarebbero in grado di difendere i loro e i nostri interessi. E ritie-
Per questo non chiediamo al capitale di cambiare la natura del ne anche che «ovviamente gli uomini riceverebbero un salario
nostro lavoro ma lottiamo per rifiutare di riprodurre noi stesse e più alto per lavorare in casa», assumendo cosi che non vincere-
gli altri come lavoratori, come forza-lavoro, come merci. E, la mo mai (ibid.).
condizione per raggiungere questo obiettivo è che questo lavoro Infine, Lopate ci avverte che se ottenessimo un salario per il
sia riconosciuto come tale attraverso un salario. Ovviamente fin lavoro domestico, il capitale invierebbe dei supervisori per con-
quando esisterà il rapporto salariale, esisterà anche il capitali- trollare il nostro lavoro. Poiché vede le casalinghe solo come vit-
smo. Non diciamo, allora, che ottenere un salario è la rivoluzio• time, incapaci di lottare, non può immaginare che, qualora ci ve-
ne. Diciamo che si tratta di una strategia rivoluzionaria che inde- nissero imposti dei controllori, potremmo organizzarci colletti•
bolisce il ruolo che ci è stato assegnato nella divisione capitalisti- vamente per chiudergli le porte in faccia. Presuppone inoltre
ca del lavoro e di conseguenza cambia i rapporti di potere in che il nostro lavoro non sia già controllato perché non abbiamo
termini più favorevoli a noi e altunità della classe. controllori ufficialmente riconosciuti. Ma anche se tessere sala•
Per quanto riguarda gli aspetti economici del salario al lavoro rìate comportasse un maggior controllo da parte dello Stato sul
domestico, essi appaiono «altamente problematici» solo dal nostro lavoro, sarebbe preferibile alla situazione attuale, perché
punto di vista del capitale, dal punto di vista del Ministero del te- renderebbe visibile chi comanda il nostro lavoro. Ed è meglio sa-
soro, che sempre piange miseria quando si rivolge ai lavoratori pere chi è il nostro nemico anziché incolpare e odiare noi stesse
(ibid.}. Ma siccome non siamo il Ministero del tesoro e non aspi- perché siamo costrette ad «amare o curare» per <<paura o sogge-
riamo a esserlo, non possiamo pianificare per loro sistemi di pa• zione» (ibid.).
gamento, tabelle salariali e premi di produttività. Non spetta a
noi porre limiti al nostro potere. non spetta a noi misurare il no-
stro valore. A noi spetta soltanto il compito di organizzare una
lotta per ottenere quello che vogliamo, per tutte noi e alle nostre
condizioni. Il nostro obiettivo è di non avere prezzo.
Analogamente rifiutiamo l'ipotesi che altri settori della classe
operaia debbano pagare il prezzo dei nostri evenruali guadagni.
Secondo questa logica potremmo dire che i lavoratori salariati

••
Una ri11p11~1.111l:111~1hil,· Ì'I li<' 11•1111111,11li pc·1<ic·1<· i 101<1 p1ivilc·-
HI 111asrhili. Se• 11• <1011111· h:111110 pii1suidi, 11,li 110111i11i polH•hhl•ru
1tlrov,ll'~i u111 i ll'lli e le: i:udncvuoll:, Ma la ragione piì1profonda
~ dll• la si11istra si i.! rn111plcta111c11tc identificata con il punto di
viNla dl'i c1pilalc. I.a loro rivoluzione è una riorganizzazione
3. Il Capitale e la sinistra"
ddla prndur.ioncc.ipitalistica. Per questo scelgono sempre i loro
uHoggl?tli rivoluzionari» tra quei settori della dasse il cui lavoro è
pii, razionalizzato.
Ora la sinistra attacca ogni lotta che può dare più potere alle
donne perché come «operaie della casa» non siamo ali'alte:zza
del ruolo produttivo che hanno assegnato alla classe operaia.
Cosa questo significhi lo ha specificato Wally Seccombe sulla
«New Lefl Review» (nel 1974 N.d.T.]. Una trasformazione rivo-
Con la sua tradizionale ceàtà nei confronti deUa dinamica dei luzionaria è possibile solo perché il proletariato è impegnato di-
movimenti di classe, la sinistra ha interpretato la fine di una fase rettamente in un lavoro socializzato e perciò incorpora i requisiti
del movimento femminista come la fine del movimento stesso. di un modello di produzione socialista. Finché il lavoro delle ca-
Cosi con passo sicuro ora cercano di riguadagnare il terreno che salinghe rimane privatizzato, esse non possono prefigurare il
negli anni Sessanta sono stati costretti a cedere. nuovo ordine, né possono rappresentare un elemento di punta
Negli anni Sessanta, quando le donne abbandonavano a frot- deUe forze produttive neUo spezzare il vecchio.
te i gruppi della sinistra, quest'ultima ha dovuto riconoscere la Con magnanimità Seccombe concede che, in tempi di crisi
nostra autonomia. Con riluttanza d hanno concesso che anche capitalistico, «mobilitazioni di casalinghe», con giuste rivendi-
le donne fanno la rivoluzione. Hanno persino recitato un «mea cazioni (ad esempio la costruzione di comitati di vigilanza sui
culpa•> sul loro sessismo. Ora, convinti di assistere al funerale prezzi) possono «contribuire,> alla lotta rivoluzionaria. «In tali
del femminismo, di nuovo alzano la voce per giudicare i nostri li- circostanze-ci dice-non è insolito che strati (di classe) oggetti-
miti e ricordarci che «le donne hanno bisogno di un movimento vamente arretrati siano lanciati in avanti». Ma resta il fatto che
socialista...(e) nessun movimento composto di sole donne può «le casalinghe non sono la forza motrice della lotta delle donne».
sostituirlo» (Zaretsky 1974). Non è la prima volta che dopo la fine di una lotta i «rivoluzio•
È la solita vecchia storia. Ancora una volta ci viene detto che nari» ci rimandano in cucina (adesso con la promessa di «divide-
far politica non èun affare da cucina e la nostra lotta deve essere re tra noi e loro il lavoro domestico»). Se oggi questo processo
subordinata o quanto meno ausiliaria alla «vera lotta di classe» appare meno evidente è solo perché, in completa armonia con i
che è in fabbrica. Non a caso gran parte della polemica contro piani del capitale, la stessa mano che ci spinge a casa sta anche
rautonomia del movimento femminista è volta a negare che il tentando di spingerci in fabbrica" perché «ci uniamo a loro»
salario al lavoro domestico sia una strategia femminista. La sini- nella lotta di classe. Sul lungo termine la soluzione che ci pro•
stra si rende conto che il salario al lavoro domestico significa pongono è il «modello cinese»: socializzazione e razionalizza.
meno lavoro, meno dipendenza dagli uomini, meno ricatti, in zione del lavoro domestico e autogestione in fabbrica. In altre
una parola più potere per le donne, e ne hanno paura. Perché?
12/ Vedi-Wo1kc,s' Fight., n . 79, dicembre 1974 -genn•io 1975: •SC gli uomini
possono esserec:.,rnc d• fabbrico. perché non le donne?( ...) Se\~moil n~tro
11/ Questo saggio,scritto nel maggio del 197s,è slalo per la prima voha pubblicato posio nel mondo, se vogliamo influcn,.arc Il corso della storia, dobbiamo lama re
in it.tliano nel p•mphlct di Silvia r-eùcrici e Nicolc Cox. Co11tropui110 dalk cueint. i •iruri confini delle nostre case ed cnrnre nelle fabbriche[ ...) ad aiu1arli a imp;i·
Mrusilio editori. Venezia 1978. droniNcnd».
parnl<•, 1111 po' pili di l;1hh1 i1 ,1 ili fo111ii-:lia (111a11Hiu1e• l'IIÌ< lt'llla ,. , I t~v11ratn11 ,, a usi111i.111• la 11p1ml111.i11111• d1•lla lurza, lav11111.
prod11H ivit;ì del l.i\'Orodo11wslirn) 1• 1111111,· p1i1di la111i11,lia i111:ih A111 li<' 111 Ci11a, 11mu1st;111h• 11111.1·rlo 1tr.id11 ili sorialiuazio11t·, In
brica (più interesse individ uaki. n'spousahilil;ì, itl,·111ilk;i.'.io11l' IIIMtll Nu~ti1·1w la la111i~:lia 1111rl1•;m•: i11 01~11i caso. 1'1•sp1~ri1:11za
con il lavoro). In entrambi i casi, la sinistra sta spus.imlo 11• 1110, m•"n di111oslrn dt<· 111111 v,,/111 drr: /11 md11è/1111ro1l1izione. '" socia-
pie del capitalismo. 111111::imu: 1/,:/ /111•or1> 1/o111cs1i,o 1111ò css;;rc solo 1m'11ltcriore irregi-
Autogestione e autocontrollo esprimono il tentativo <li di - mt.11111:1.i,me dr.Ile nostre vite- come l'esempio di scuole, ospedali,
sporre di una classe operaia non solo sfruttata, ma parteci1x- titMt•rn11: ccc., conlinuamcnte ci insegna. E questa socializzazio-
nella pianificazione del proprio sfruttamento. Non a caso, il ca- lll' 11011 elimina la famiglia, ma la e.siende, nella forma (ad esem•
pitale parla di «alienazione» tanto quanto la sinistra e offre gli pio) dei «comitati politici e culturali» che esistono a livello dico-
stessi palliativi: «arricchimento del lavoro», «partecipazione munità e di fabbrica, come in Russia e in Cina. Dove esiste la fab-
operaia», «controllo operaio», «partecipazione democratica». hril.:a. il capitale deve costruire la famiglia, perché la disciplina
Quanto alla razionalizzazione e socializzazione del lavoro do- dl'll'1111a è fondata sulla disciplina delhltra, e viceversa. Nessuno
mestico (mense, dormitori ecc.) il capitale ha spesso contempla- in questo mondo è nato lavoratore. Per questo, che sia decorata
to questa possibilità perché in termini monetari questa raziona• con bandiere stellate o con falci e martello, al cuore del capitali-
lizzazione potrebbe rappresentare un risparmio. Rmo troviamo sempre la glorificazione della vita familiare.
Questo era il piano in Russia, dove intensificare la produzio- Nel mondo occidentale, èda molti anni che il capitalismo sta
ne della forza-lavoro, cioè il lavoro domestico, per liberare le cercando di razionalizzare e socializzare il lavoro domestico. Lo
donne per il lavoro in fabbrica, fu una necessità improrogabile Stato ha cercato di pianificare le dimensioni, le condizioni di
dopo la rivoluzione. Come nei sogni della sinistra, fottica in cui vita. il modo di abitire, il controllo, feducazione e l'indottrina-
si ponevano i pianificatori socialisti era quella di «una società di mento della famiglia in misura sempre crescente. Se non c'è riu-
produttori» dove ogni cosa sarebbe stata funzionale alla produ- scito completimente, è a causa della rivolta dei suoi membri non
zione. Da questo punto di vista la «casa-comune», con le sue cu- salariati: le donne e i figli. È questa la rivolta che ha impedito alla
cine collettive, refettori, lavanderie, dormitori ecc., sembrò la so- famiglia di diventare più «produttiva».
luzione perfetta per risparmiare denaro, spazio, tempo e per «in- Da lungo tempo la sinistra lamenta questa incapacità di pia-
crementare la qualità e la produttività del lavoro» (Kopp 1972). nificare la famiglia. Come il compagno Gr:imsà scriveva già nel
Fu solo a causa della «ostinata resistenza delle masse dei lavora- lontano 1919: «Tutti questi elementi complicano e rendono diffi-
tori (ivi: 160) che questi progetti furono progressivamente ab- cilissima ogni regolamentazione del fatto sessuale e ogni tenta-
bandonati. Anatole Kopp riferisce di un'assemblea di donne a tivo di creare una nuova etica sessuale che sia conforme ai nuovi
Novisibirk per chiedere «anche un ambiente di cinque metri metodi di produzione e di lavoro(...). La verità è che non può svi-
quadrati, purché si tratti di uno spazio individuale» (ivi: 128). lupparsi il tipo di uomo domandato dalla razionalizzazione della
Già dal 1930 gli urbanisti bolscevichi hanno dovuto riconoscere produzione e del lavoro, finché fistinto sessuale non sia stato
che «tutti sono rimasti delusi dalle cosiddette •case comuni" (...) conformemente regolato, non sia stato anch:esso razionalizza-
La "casa comwie·. dove la stanza di un lavoratore è appena suffi- to .. (Gramsci 1950: 37). Neltambitodi questaoperadi razionaliz-
ciente per dormirvi( ...) la "casa comune·, che riduce al minimo zazione s'inserisce anche la questione sessuale.
lo spazio e il comfort (vedi le code ai bagni, ai guardaroba, ai re- Oggi la sinistra è pili cauta ma non meno decisa a legarci alla
fettori ...) sta provocando rinsoddisfazione delle masse lavoratri- casa, nella sua forma attuale o in una forma più razionalizzata e
ci» (ivi: 267). produttiva. Non vogliono abolire il lavoro domestico. perché non
A partire dagli anni Trenta, lo Stato sovietico ha consolidato la vogliono abolire il lavoro di fabbrica. Nel nosb'o caso, vorrebbero
famiglia nucleare come l'organismo più efficace per disciplinare farci fare entrambi. Si scontrano però con lo stesso dilemma che
01,mi 111·1·on:11pa il rapil;tl1·. Duv',.,1 l11• l1• .lu11111• p11ss11110 l'!,Nl'r<' pio 101l11111<'sli1 u istil11zi1111alin1•11·l,l11· le· 1lm111l' 111•1!;11·a!rn i· v1·11111a
produllivc? Alla cah•na di 11w11la1mi11 u alla ra1 ..11a dc•i h;1111l,i11i~ dn n1t11i p11lpi111 tlc•lla si11isl ra. Nc•I rra11,·111po si ralhw·a110 du•si
il capitale ha bisogno di noi 11dlc fahhridw rnmc· lavoralrid a ~1111110 isl il11zio11alizz;rndo 1wll<· fohlirkh\•,
basso costo, per sostituil'e altri lavoratori dw si sono l'<•si 1ro1>p11 t:1111 q11rst11 pamphl1•1 vogliamo dillcrcnziard dalla sinistra
costosi. Ma ha anche bisogno di noi in casa per polcrdisciplinan· w11 1111:i li111~a di d:issc. Il coltello che traccia questa linea è fem-
le future generazioni. Così, tapparente difTerenza lra la linea 111i 11isla, ma cs~a 11011 divide gli uomini dalle donne, ma la tecno•
trotzkista - il lavoro domestico è una barbarie: tutte le donne in rrazia dall:i classe operaia che vorrebbe controllare.
fabbrica - e la linea libertaria - il lavoro domestico è socialismo:
nessun lavoro dovrebbe essere pagato-è solo una differenza tat•
tica alrintemo di una generale strategia capitalistica.
r libertari sostei1gono che il lavoro domestico sfugge a ogni
classificazione socio-economica: <<il lavoro domestico della
donna nel capitalismo non è né produttivo né improduttivo»
(Vogel 1973). «Forse dobbiamo decidere che il lavoro domestico
non è né produzione, né consumo» (I.opale 1974). «Le casalin•
ghe sono e non sono una parte della classe operaia» (2aretsky
1974). Collocano il lavoro domestico al di fuori dell'area capitali-
stica e proclamano che si tratta di <<lavoro socialmente necessa-
rio» perché credono che in una forma o neltaltra sarà necessario
anche nel socialismo. Cosi lisa Voge! proclama che il lavoro do-
mestico «è essenzialmente lavoro utile, che ci offre la possibilità,
nelle opportune condizioni, di pre6gurare una società futura in
cui ogni lavoro sarebbe essenzialmente utile,. (Voge] 1973). Le fa
eco 1.-0pate (1974) con la sua visione della famiglia come Yultimo
rifugio dove «riusciamo a far sopravvivere le nostre anime». E il
tutto culmina con fasserzione di Zaretsky che «le casalinghe
sono parte integrante della classe operaia e del movimento di
classe, non perché producono plusvalore, ma perché eseguono
lavoro socialmente necessario».
In questo contesto, non ci stupisce sentire da Zaretsky che
«la tensione fra essi (socialismo e femminismo) continuerà
anche in epoca socialista (...) e che con lo stabilirsi di un regime
socialista il conflitto di classe e l'antagonismo sociale non scom•
paiono, al conttario spesso emergono in forma più acuta e più e
chiara» (ivi: 83,84). Proprio cosi: se questo tipo di rivoluzione av•
verrà, saremo noi le prime a lottare contro di essa.
Quando giorno dopo giorno, la sinistra propone le stesse
cose che ci sono proposte dal capitale, sarebbe irresponsabile
non dire pane al pane e vino al vino. !:accusa che il salario al lavo•

.,.
dANKl' (M ai x ''l'l•I'. '/ 11-11( , 011111• ~llll'Harc• 11m•sl1• omiK:iìo11i? E
11111111 rn11s1•1tt1P11z1· ,·ss,• ha11110 avnlo 1x•r la m111pn?11siom• 111ar•
•l~llil d1·llo :wihtp1x1 dd r apil;tll· (' dd C/u:Jim:? 1'011µ0 (1m-slc do-
1111111<11• 111111 solo pt•r l'ivolgcni a Marx una critica decisamente nc-
trHsaria, 111a p1?r vcl'ilìcarc in che misura la sua visione del pro-
4. Note su genere e razza n iHKo rivul uzionario sia compatibile con la politica dei
nell'opera di Marx movimenti femministi anti-capitalisti e dei movimenti contro
rnnismo e colonialismo.
IWengo innanzitutto che l'assenza di una teorizzazione su
Ht•ncrc e razza (ovvero su tematiche relative a specifiche forme
di sfruttamento) non sia un fattore marginale nell'analisi di
Marx. ma resito di pregiudizi ed errori di interpretazione che li-
mitano la portata critica della sua opera. Errori e pregiudizi rela-
Sebbene, fin dalle sue prime opere, Marx abbia denunciato il livi alfidea di lavoro posta alla base dell'accumulazione capitali-
controllo patriarcale che gli uomini hanno esercitato sulla vita sta e alle forme di sfruttamento che ne garantiscono la riprodu-
delle donne soprattutto nella famiglia e nella società borghese'', zione su larga scala. Occorre però riconoscere che Marx ci ha
possiamo senz'altro affermare che l'analisi dei rapporti di gene- dato strumenti essenziali per pensare il rapporto tra «sesso,
re rimanga sostanzialmente estranea alla sua critica delfecono- razza e classe», anche se l'uso che le femministe egli studiosi dei
mia politica,._Anche nel Capitale e nei Grundrisse le sue idee in movimenti anti-coloniali e anti-razzisti hanno fatto della sua
proposito si possono ricostruire solo in base ad osservazioni opera ci ha portato in una direzione diversa da quella che egli
frammentarie. Analogamente, la discriminazione razziale non stesso aveva tracciato, soprattutto per quel che riguarda i percor-
compare come elemento strutturale deltorganizzazione del la- si della «lotta di classe».
voro capitalistica nel voluminoso corpus degli scritti marxiani, In ragione di ciò, il testo che segue è diviso in due parti. Nella
benché Marx riconoscesse che «la schiavitù diretta è il perno del- prima esamino il punto di vista di Marx su genere e razza, per
l'industria borghese, altrettanto quanto le macchine, il credito, come è articolato soprattutto nel Capitale. Registro i suoi silen-
ecc. (perché) senza schiavitù non avete cotone, senza cotone non zi, specialmente riguardo al lavoro domestico e al lavoro coatto,
avete in'dustria moderna» (Marx 1949: 90-91)", e nonostante la- e ne rintraccio le cause teoriche e politiche. Ritengo che Marx
mentasse resistenza del razzismo come ostacolo alla lotta di non abbia teorizzato le forme di sfruttamento connesse ai con-
cetti di genere e razza perché le considerava arcaìcl1e e destinate
1)/ Nei Ma•oroiui wmomico-filosoftcidtl 1~4. richiamando Fourfor, ha scrilloche a essere superate con lo sviluppo delJiodustrial.izzazione, in ac-
il rapporto tta donne e uomini, in ogni socieù.e periodo storico. testimonia in che cordo con la sua concezione stadiale della storia secondo cui lo
misura la natura si è umanizzata. Nel!'/ded,,gla ltdt>CII ha parlato della schiavim
lotentc nella famiglia, in quanto in ma gli uomiJli si sono appropriali dcl la,-oro sviluppo capitalistico produce tendenzialmente fomogeneizza-
delle donM. Nel Manif'-'lo dtl pnrtitoco,•••uto. ha dcnuncitto toppre,;sione dellc zione di tutte le forme di lavoro. Inoltre, Marx ha, nella sua ana-
donne nella f':lmlsJla borghese e il lorocsscrcconsiderateproprictà privata e usare lisi, privilegiato il lavoro industriale perché, come ho scritto al-
ptt uasmellett il patrimonio familiare. E.<lstedunque in Marx una con~J)e''Ole-,-
za della rcrnaUca fcmministl ma si lt:llb di commenti occasion3li che non sl ua-
ducono in una reale an.1lisi teorica. 16/ Scri1·cndo a Sigfrid MC)'Cr e August VO(ll, rivoluzionari redes<:hi in esilio
r4/ Su questo tema si ,'Cda anche Brown (2012: 143). nesJi Stati Uniti. Marx ad esempio lamentava eh~ «t:o~raio comune inglese
1 si «li st11a I• schlavim IMarxconcludcv:1) a conferire alle colorue il proprio valore, odi.a toperaio irlandese( ...) Jiglisi scntcdifrontc•quesrultirnocome pone dcli•
sono state le colonie a creare il com mere lo mondiale, ed è il commercio mondiale nazione dominante (...) Egli si comport• •ltincil'<:3 come i poor w/,ites ve,so I
la condizione della grande indus!Iia. In tal modo la schia,ilil diventa una catcgo• negri negli Stati un tempo schlavi~ti delrunione •mcricana,. (Mane 1975: 7u.
tfa economica della più ,lt:1 importanza,, (ibid.). corsi,·o nel testo).
lroYl', n,11sid1•rav.1 lo svil11ppn i11tlw<lri,il1• 1111 passai1•1lo t'S!ll'II· N J)I •1 11 ·1111• s11v.11,r1111·1· u •1111 ,11«· •1111
1ill11tu ,lt·l lavoro 1lu11w:1I i, u 1•
:d:tlc per b coslrmdrnu.· d1•ll.i basi 111:1lt'l'iah ,lrl ro1111111isi110 1• 1lnll1• l~latl'.11' po~h• dal 111ovi1111•11111 li•111111i11i!:la 1• dai 111uvi1111•11li
«vedeva l'indu~lria moderna wme la (ll!l'llmtifkaziu111· di 1111a ttlllho il n1lo11ialis1110 <' p1•r il Poh•n· ,wro. P1•rrhò Marx 11011 ha
più alta forma di ra:zionalità che si fo'strada in modo sorcliclo 1ll'l lrnlln lt• :1h·ss1· ro11dusio11i dtt• a noi sono :q>pan;c ovvie rilcg•
mondo, ma allo stesso tempo insegna agli esseri u111:111i le atti- 111•11<10 i suoi h•sti, riguardo ;1llc modalità della riproduzione
tudini adatte a sviluppare al massimo le proprie capacità, e a Ji. dl.'lla 1111slr.i i:apadlà lavora tiva nel capitalismo, è una delle do•
berarsi dal lavoro» (Federici 2018c: 197). Non da ultimo, il si- 111:111d1• 1:hc ripropongo nel corso di tutto questo saggio. Questa
lenzio di Marx riguardo al genere e al lavoro domestico nasceva do111a11da richiama una questione fondamentale per la definì•
anche da considerazioni politiche legate al dibattito, interno :r.innc di una strategia politica anti-capitalistico: genere e razza,
all'Internazionale, sul lavoro femminile e il «salario familiare», In 1111;11110 fonti di discriminazione sociale e di forme di sfrutta•
e alla sua diffidenza nei confronti della mobilita:zione femmini• llll'lllo particolarmente intense, sono categorie inerenti alla lo-
sta per il voto alle donne. Jlica del capitalismo o, come ha suggerito David Harvey, sono
Riprendendo una critica che già altre femministe hanno ri- nspclli contingenti della società del capitale? Ciò che segue è
volto a Marx, ritengo che queste «sviste» riguardo alfimportanza solo un passo verso una risposta in questo senso. t indubbio,
del lavoro riproduttivo e del lavoro coatto r32zializzato, ci abbia- t11t1avia, che per una comprensione del rapporto tra genere,
no consegnato, nonostante )a denuncia dei rapporti patriarcali e razza e capitale dobbiamo andare oltre Marx.
delle discriminazioni su basi ra:zziali, un'analisi del capitalismo
condotta da un punto di vista parziale: quello del lavoratore indu- MARX I IL CENERI! IN FABBRICA
I striale salariato, prevalentemente bianco, nel cui nome si è for-
mata flnterna:zionale, e che è stato identificato come il protago- I limiti della critica marxiana atreconomia politica della società
I nista deJla lotta contro il capitale per la liberazione dell'umanità. capitalistia risaltano chiaramente nel Libro primo del Capitale,
Sulla scorta di questa lettura, la tradizione marxista ha trattato ge- dove Marx tratta, per la prima volta, la questione del genere non
nere e razza come questioni culturali dissociate da una prospetti- in rapporto alla subordinazione delle donne all'interno della fa.
va di classe, aprendo al contempo alturgenza di una critica fem- miglia borghese, come nel Manifesto del Parlilo Com1mista, ma
minista e anti.-coloniale alfopera di Marx che ha ridefinito la fun. analiZ2ando il lavoro femminile nelle fabbriche, nelle miniere e
zione del lavoro di riproduzione e della «colonialità» nella società nelle gang agricole durante la rivolu:zione industriale. Su en-
del capitale, mostrando la necessità di ripensare il capitalismo e trambe le sponde della Manica, questa era la «questione femmj.
le condizioni della sua riproduzione alla luce delfincessante di- nile» delfepoca (Scott 1988). Dalla metà del XX secolo era cre-
struzione di vite umane e dei ripetuti attacchi all'ecosistema. sciuta, soprattutto in Inghilterra, la consapcvoleZ2a che le ab-
Nella seconda parte di questo testo, invece, rivisito l'uso biette condizioni di vita del proletariato industriale e la crescente
delle categorie marxiane inaugurato negli anni Settanta dal mo- alienazione delle donne nei confronti della cura dei figli rappre-
vimento per il «Salario al lavoro domestico» di cui ho fatto sentavano W1 pericolo per il futuro del sistema. Economisti, po•
parte". Nonostante i suoi limiti, infatti, abbiamo trovato nella litici e filantropi sempre più individuavano nell'impiego delle
teoria marxiana dell'accumulazione capitalistico strumenti im- donne in fabbrica la causa della distruzione della vita familiare,
portanti per un'analisi femminista della riproduzione della poiché conferiva alle giovani un'eccessiva indipendenza e un in-
forza-lavoro e della raz:zializzazione del lavoro, che partiva da centivo alla contestazione operaia che si stava manifestando con
rascesa del sindacalismo e del cartismo. Non solo. Negli stessi
anni in cui Marx scriveva Il Capitale iniziava nel paese un pro-
17/ Sulla camp;igna ~• il salarioal lavorodomeslicosi veda F«lcrici. AusHn 2017.
Per UDa riflessione in ìlmano sulruso femminista delle e21egoric marxiane negli gramma di riforma del lavoro che, nel corso di tre decadi, avrei>-
anni Scuanta si veda Cureio 2019.
lll' lrasli11111;1(0 la slrnll11ra 1l1•lla I ipmil11zi11111• sm iah•, , 1111 drdNt' 1 111· il l:11·11111 !1.11;11 laln 1lr·l11• donnr d11Vl'V11 l'!i!ll'rt' pruilulou
l'espulsione delle doinw e d1•i bamhini dai ~iti dPlla pr111l11zi11111• (CIINll'l'II J.01 ,•.: ·I 1).
industrfolè, e l'impiego da parte dello Sl,1todi ispl'llori inrari,·ati h1v1·n· di 1111;1 1 ilh·ssio111· polili~a sui ,a111i>iam1•11li produlli
di garantire il rispetto dellc1 leggi promulgale a qm·sto proposito. 1wll,1 lolla di rl;1ss1: dalla 1m$1•nza in f:ihhrica di donne e h;1111hi-
Nel libro primo del Capitale, soprattutto nei capitoli su «I.a 111, lrtl\'ia11111 ,onmwn li di stampo mornli:.ta sul «degrado mora-
giornata lavorativa» e su «Macchine e grande industria», Marx lr" 1h•llc donne impiegale nel lavoro industriale. Non solo. Rara-
cita intere pagine dai rapporti di questi ispettori, per illustrare le 111,ml1• Marx ritrae le operaie come capaci di difendere i propri
tendenze strutturali della produzione capitalistica e denunciare lnl1°n!ssi. l:ppurc sappiamo che spesso le operaie si univano - a
gli orrori a cui venivano sottoposte le donne e i bambini impiega- vnlt11anche con donne della classe media-per rispondere a pro-
t_i in fa~brica. Apprendiamo cosi che le operaie morivano per hlcmi urgenti come la violenza domestica'•. Sappiamo anche di
t eccessivo lavoro e la mancanza di aria e cibo, che le giovani lavo• .. protratte dispute tra operaie e operai riguardo la divisione dei
ravano q~rordici ore al giorno senza consumare pasti (MaTX compili e delle paghe nei vari settori» (Lown 1990: 185). Marx in-
1975= 308) o strisciavano seminude nelle miniere per portare il vece le rappresenta le operaie come vittime, divergendo in que-
carbone in superficie (ivi: 609). leggiamo di fanciulli strappati 1ilo anche dai resoconti dei suoi contemporanei che notavano
dai loro letti nel cuore della notte, «costretti a lavorare fino alle spesso l'esuberanza, l' «indisciplina» e la combattività delle
dieci, undici, dodici di notte per un guadagno di pura sussisten- donne. Ma ciò che più manca nella riflessione di Marx sulle rela-
za» (ivi: 295), massacrati da una macchina vampira, che consu- :doni di genere nel contesto della Rivoluzione industriale è
ma la loro vita «finché c'è un muscolo, un tendine, una goccia di unanalisi del lavoro domestico, delle profonde difficoltà che at-
sangue da sfruttare» (ivi: 367). lraYersava e del futuro dello sviluppo del capitalismo.
Indubbiamente pochi studiosi hanno descritto con tanta pas-
sione ed efficacia la brutalità del lavoro capitalista anche a1 di là MJ\RX E LA RIPRODUZIONE DELLA FORZA-LAVORO

della schiavitù. Particolarmente significativa, e senza eguali


nella letteratura marxista, è la sua denuncia del barbaro sfrutta- Sia nel Capiùile che in Teorie sul plusvalore, Marx riconosce che la
mento del lavoro infantile. Ma pur rilevando l'importanza del la- forza-lavoro non è un dato naturale, ma deve essere continua-
voro femminile e minorile nelle fabbriche, il quadro che Marx ci mente prodotta, in quanto è quotidianamente consumata nel
presenta è molto carente. Ossetva ripetutamente che rimpiego processo lavorativo, e questa (ri)produzione è un aspetto essen-
di donne e bambini serviva a falcidiare i salari operai, ma non ci ziale della valorizzazione del capitale «proprio come la pulizia
parla della discussione che ciò produceva nelle organizzazioni della macchina" (Marx r975: 70}), perché è la «produzione eri-
operaie e all'interno dell'Internazionale, benché fosse nota la produzione del mezzo di produzione più indispensabile per il
loro ostilità alla presenza di donne e bambini in fabbrica. Sap- capitalista: cioè la capacità lavorativa dell'operaio» (ibid.). In altre
piamo, ad esempio, che durante il «Consiglio Generale del parole, MaTX riconosce che la riproduzione del lavoratore è con-
r866, i delegati francesi ottennero che si approvasse il principio dizione ed elemento essenziale dell'accumula:z.ione del capitale.
secondo il quale il posto naturale della donna è nella casa. E al- «li lavoro produttivo sarebbe dunque -scrive in Teorie sul plusva-
l'incontro dell'anno seguente, sotto ?influenza di Proudhon, si lore - quello che produce merci o che direttamente produce,

r8/ PetcrCusters comm<ntache Mane, nella sue critiche a l'roudhon noi\ ha mai 19/ Il 14 3priledel 1856, a l.eicc:,tcr (ad esempio) centO<inqwnti o duecento ope-
prtSO le distanza dal fide• che quesrultimo » -eva dellc donne, «n~ I~ ha mai d.,_ raie si riunirono nella Town Hall pcrdiscuterelaiectntepropostl p3rl3menlarcdi
nundato c.ome portavoce dello sciovjnismo maschilista delb d=e operaia,., per- fustigare i marili che picchiavano le mogli. Mo- riporta Judy Lown (1990) - il con•
cM nonostinte le g,andidiffcrenu politiche. i due condividevano un pregiudizio senso generale era eh• una risposti più efficace alla violenza domestica s:irebbe
patriarcale ncicoufronti delle donne, e lo stesso Marx ha consldttato la divisione stlla per le operaie ilcontrollo dei propri safari e dei propri a,erl. e fu adottata una
s,.-ssuoledelbvorocome«unacosa n.aturolc,, (Cu.sters 2012:+a, 50). risoluzione in questo senso.

43
t•<h11·.1. Hl'il11pp.1, fllllH('t va, t 1prncl111 •• la 1.1pa111,l l,1vor;11tv;1 Hh•:1• '.llrlnh> 1i11h1111t 1,il,· ln~il1•N<', r pu~~rtluh• (all'1•p11ni) da pod1ì lnvo-
s:1» (Marx 196:1.: -'·!)5)- Ma, 1·rn111• gi;) ;tv1•va l;11to l>av,d l!i<;mlu. Nhll'I tll'I 1111111<10. u(J11aht;),,, M;11shall atl1·1111a, I Il<' nllOII SOIIU
dal cui 1.tvoro è lmw11rn:11lc i11lluc11za10, M,ttx (ollm·,1 Il• allivi lù f1t nprl1· tli 111i'u1111pazio111• spcdlira .. 111a so11n ril'Nt:òtl<' da ln_lli ~
che riproducono toperaio esdusiv,11ncnl1: althtlNllo d1•lla pro- luv111 .11nri 1wrrh<• 0111s,·11lono di 111antcncn.: ,> lungo q11alsias1
duzione di merci, immaginando che gli operai si riproducano llpo di lavoro. di «lt•1wrc in uwrtll' pii, cose ,tlla volta, di agire con
consumando le merci che comperano sul mercato con il salario. pro11h'na 11ua11do sia 111.-ccssal'Ìo (... )di adattarsi presto ai muta-
Afferma così che «il valore della forza-lavoro è il valore dei mezzi n1<'111 i nei partirnlari del lavoro, di essere costanti e degni di fidu•
di sussistenza necessari per la conservazione del possessore d11 (Marnhall 1972: 321).
della forza-lavoro» (Marx 1975: 206), e che esso è determinato A differenza di Marx, però, Marshall sosteneva che il fattore
dal tempo di lavoro socialmente necessario per la produzione prindp~lc per la produzione di questa «abilità» fosse la famiglia
delle merci che i lavoratori consumano. ,~ ~opranutto l'influem:a della madre (ivi: 322), e per questo si op-
In nessun passaggio del Capitale, Marx dconosce che la ri- 11osc decisamente altimpiego delle donne nel lavoro esterno. In
produzione della forza-lavoro richiede specifiche attività dome- Marx, invece, la figura della madre proletaria, come soggetto
stiche, generalmente svolte dalle donne e non remunerate - della formazione e disciplina della forza-lavoro, è inesistente. Il
per preparare il cibo, lavare i vestiti, allevare i figli, fare l'amore. tempo del lavoro femminile speso per curare l'infanzia, lavaie,
In una nota a piè di pagina di «Macchine e grande industria», os- cucinare, riordinare, soddisfare il desiderio sessuale degli uomi-
servando che il capitale ha «usurpato, per la propria auto-valoriz- ni. non è per Marx un fattore nella riproduzione deltoperaio.
zazione, il lavoro familiare necessario al consumo» (ivi: 483), t:immagine che Marx ci presenta è dunque quella di un lavorato-
scrive che: re salariato capace di auto-riprodursi e mero consumatore di
merci acquistate sul mercato. È significativo che tra i bisogni vi-
siccome certe funzioni dell3 famiglia, per es. la custodia e fallatta• tali dellavoratore Marx includa talimentazione, ?alloggio, l'abbi-
mento dei figli, ecc., non possono essere soppresse completamente, gliame!llo ma stranamente ometta il sesso, sia all'interno della
le madri di famiglia sequestrate dal capitale debbono prezzolare, chi famiglia che a pagamento. Accredita cosi l'immagine di un lavo-
più chi meno, delle sostitute, I lavori richiesti dal consumo familiare, ratore maschio dalla vita immacolata, in nessun modo dipen-
come cucito, rammendo, ecc. debbono essere sostituiti con tacquisto dente dal lavoro femminile. e allo stesso tempo nega la prostitu-
di merci finite. Così alla diminuzione del dispendio di lavoro dome- ta come lavoratrice.
stico corrisponde un aumento del dispendio di denaro. Quindi i costi Persino in rapporto alla procreazione Marx trascura il con•
di produz.ione della famiglia operaia crescono ed equilibrano le mag- tributo delle donne. A questa specifica attività femminile si rife-
giori entrate. Si aggiunga che teconomia e il discernimento nell'uti- risce sempre come ali' «incremento naturale della popolazio·
lizzazione e nella preparazione dei mezzi di sostentamento diventa- ne», aggiungendo a commento che per quanto riguarda la pro-
no impossibili (ivi: 484). duzione di una nuova generazione di lavoratori «il capitalista
può tranquillamente affidarsi alristinto di conservazione e di
Ma di questo lavoro domestico/materno. che non può essere procreazione degli operai» (Marx 1975: 703). Non ha in questo
«soppresso», non ci dice altro. solo sottovalutato le lotte delle donne, aperte e occulte, per eva-
Vi è qui un interessante contrasto con l'analisi proposta dal dere le continue maternità, ha anche assunto un'identità di in-
padre delteconomia neoclassica Alfred Marshall. Come Marx, teressi nella Telazione tra uomini e donne, che lo porta a dire (in
Marshall elogiava il lavoro industriale come lavoro eminente- risposta a Malthus} che Stato e capitale non devono preoccupar-
mente razionale, e parlava di un'«abilità generale>> a svolgere si delrandamento demografico perché mediante le continue ri-
questo lavoro, intesa come insieme di qualità acquisite dal prole- voluzioni tecnologiche il capitale può procurarsi la forza-lavoro

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ncniMHaria :1ll0 :;viluppo 111th1~lnalt•, ,, p1•n1l11111 1,•an• 1111 <'H<'n i- 111•1!.1 11 ;uh 11.imw 11111,ll'~t· N.1I.T. J, ili 11111·1110
"1'ftf11Jl/i I\' (\'rr~;111111 ,ì)
lo di ris1·rva, s1·11za (possia1110 :1i-:gi1111gi·n·) p,1ssa11· pr r il .-orpn lavoro. Marx 111~rnlr :111ll'at:~11rdil;ì 11,•ll:1 s1hiav11i1 dli' 11:11awma
delle donne. Anche in <1twsto raso, Marx sor1·ola s111111 impor• 1ll'11M~11n lili11h•lla proprirlil privai:, dt•lla lNra, rnn parul1· i11risi-
tante capitolo della slotia del capitnlc, qudlo rd:1 livo ali:, persi•• Yt' dli' ,:vm:a110 il 111a111la1111lt·ll1• popol:1zio11i imligcnc d't\1111·ri•
cuzione di ogni pratica contraccettiva, e alla criminalizza:c:in111· rn. SniVI':
dell'aborto che continua tuttora, sebbene lo sviluppo tcc:nologi-
co abbia presumibilmente ridotto il bisogno di lavoro vivo nella l>nl p1111lo Ji vista di uria più clcvalA formazione economica della so-
produzione. Ll~l~, la 11ropric1à privata del globo terrestre da parte di singoli indivi-
La computazione marxiana del tempo di lavoro necess3Iio ùui ap1>arirà così assurda come la proprietà privata di un uomo da
per produrre forza-lavoro ignora anche che alcune tra le merci 11arll' di un altro. Anche unintera società, una nazione, e anche tutte
più importanti per la riproduzione della classe operaia in Euro- Jet ~udclà. <li una stessa epoca prese complessivamente, non sono pro-
pa -merci che sono state alla base della rivoluzione industriale, prietarie della terra. Sono soltanto i suoi possessori, i suoi usufruttua•
come canna da zucchero, te, tabacco, rum, cotone - venivano rie hanno il dovere di tramandarla migliorata, come boni palresJami-
prodotte da lavoratori schiavizzati nelle piantagioni americane liM, alle proS11imc generazioni (Marx 1975b: 1045).
e dei Caraibi. Già alla fine del XVIII secolo, infatti, femergente
divisione internazionale del lavoro aveva integrato il lavoro !;assenza di riferimenti a] lavoro domestico e al lavoro coatto
degli schiavi nella (ri)produzione della forza-lavoro del proleta- come attività coinvolte nella riproduzione della forza-lavoro del
riato industriale in Europa, riducendo (come era accaduto con il proletariato non èrunico elemento probante del fatto che genere
lavoro femminile) i costi dì produzione e tenendo, allo stesso e razza hanno un ruolo marginale nello schema teorico e politi-
tempo, schiavi e lavoratori salariati separati socialmente e geo- co che Maoc articola nel Capitale. In un testo in tre volumi e più
graficamente.._ di duemila pagine, solo un centinaio fa riferimento alla famiglia,
Come il lavoro domestico, il lavoro in condizioni schiavisti- alla sessualità e al lavoro domestico, e come si è detto, si tratta di
che finalizzato all'accumulazione di capitale è l'altro grande as- osservazioni marginali. Riferimenti a genere e razza mancano
sente nell'opera di Marx. Quando parla di lavoro schiavistico, persino nei capitoli sulla divisione sociale del lavoro e sul salario.
Marx lo fa generalmente con riferimento al mondo classico, a Per Marx i pilastri della divisione sociale del lavoro sono la sepa-
sistemi di produzione precapitalistici, come quelli degli Stati razione tra lavoro manuale e lavoro intellelluale e la separazione
greci o dell'antica Roma, che egli caratterizza come quelli che tra città e campagna. Cosi mentre denuncia le muti1azioni a cui
hanno nella propria «natura {il) tendere ad oltrepassare il (pro- la divisione del lavoro assoggetta il lavoratore: «suddividere un
prioJ limite», quelli in cui la produzione è direttamente per il uomo - ci ricorda, citando D. Urquhart- è eseguiie la sua con-
consumo (Marx 1997: 249). Nelle poche occasioni in cui tratta danna a morte» (Marx x975: 444), tacesullerestrizioniacui la di-
del lavoro degli schiavi negli Stati Uniti, pur riconoscendo che
in questo caso la produzione è al servizio dell'accumulazione, ca.si), e poiché •nuteriali o mezzi di la\'orosciupati rappn-scntanoquanlità di b-
Yaccento è sulla sua scarsa produttività e ,,variabilità»" (come vorooggellivato spesa in m.inicra superflua» (ibid.). il ta,l>ro degli schia,i è più CO·
staso del lavoro lib<:ro. Richiama inollre CairnèS - nel capitolo sesto inedito - a
pro~ilo della maggiore ,,variabilità• del lavoro U\,cro ntgli St:tti Uniti (Marx
20/ Sul ruolo della schiavitù e del '"'"roschia,istico nella riproduzione<kl prole- 19n: 1231) e distingue il ta,·oratore li~ro d:ùlo schi~,·o: lo schiavo «app•rtiene a
tariato industriale si ,-cda Wtlliams (1944) • Lincbaugh (2003). Si ,-Ma anche Fc- un d3to p2drone», ropcraio •può cambiare padronC<. Ca11i\i1à lo,-oratlva di
dcrieì 2015: 15<-:1. quest'ultimo dsulla opiù intens•. continua, mobile e capace di qudb dello schi~-
21/na le •circosranzc,, che •noncnrnnoncl pcodonodclla crca1.ioncdcl valore- ,.,.,è .agente libero• che •hnpar:, a dominarsi. in contrasto con loschio,-oche ha
Mane considera •l• produzione fonda1.1 sul!, schl.lvitù,, (Marx 197s: 238). Con ri• bisogno di wi padrone- (ivi: can-,254). Scrive inoltre che il bvoralore libero..sic-
ferimento ol lnvoro di John Elliot C.:,.irnes, seri,-., eh• gli schi,vi. tratt>li come ani• come (...) ricc,-c fintero prodotto del suo ta,.,ro non abbisogna di partlcolarc spro-
mali, non hanno cura dej!)i Slrumcnti di produzione (o li danncfl,Riano pcr~ndi• ne per darsi d• fare» (ivi:4o6).

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,·isim11• ~,•~s11al1• dd lavoro, .1111 Ili' 1wl, api1.1hs111n, ha, n11da111w ahh1111110 la 1,•,;li11w111a11;,a d1 I 1;11111'11 I aw, 1q1,1, 1,.,1;, 11,•i ~ .. rhah
lo 11• dn11111• prolc1a1·ic• 1· rnn11111•11la solo 111ary,i11al1111'11h· l;1n 11 dl'I Cn11,ip,li11 w·11c·nil1· ,lrlrl 11t...-11azional1·, l'1111ka <1111111;1 1111·11 1•
deità dei rcjlimi schiavislki e coloui.ili. hm ,l,•I C:111rnigli11 du•. in m'l'asimll' di 1111 <lihattiln sul ,,sal:1rio fo.
111illarc• .. , h:1 :1rc11salo Marx di :1vcr trndilo gli inlcrt•ssi delle
GENERE, RAZZA~ INDUSTRIA domw dipi11p,l'11do le loro <.:ondizioni di lavoro in fabbrica in
mollo la le da appoggiare il partito di quanti ne chiedevano
Ho in passato attribuito la cecità di Marx nei confronti del lavo- l'1•sp11lsionc. benché egli stesso fosse contrario a questa petizio•
ro domestico al fatto che questo fosse quasi assente dai quarli(:- m· (F:,mé 2003: 345-346).
ri proletari, poiché l'intera famiglia era impiegata in fabbrica Tullavia, al di là delle esigenze della politica quotidiana, se
dall'alba al tramonto. Marx stesso invita a questa conclusione. wusideriamo topera di Marx nel suo complesso, dobbiamo
osservando ripetutamente, nel Libro primo del Capitale, le wndudere che l'assenza, nella sua analisi del capitalismo e
drammatiche condizioni di vita di un proletariato ridotto ai ddla lotta di classe, di precisi riferimenti a genere e razza si
margini della sopravvivenza. Tuttavia, nuove ricerche suggeri- deve attribuire ad aspetti strutturali del suo pensiero politico.
scono che le operaie erano solo il 20/30 percento della popola- Tr;i queste vanno citate anzitutto rìdentificazione del lavoro
zione attiva femminile, che molte abbandonavano il lavoro una produttivo con il lavoro industriale e salariato; la sopravvaluta-
volta avuto un figlio o per prendersi cura di genitori malati zione dello sviluppo industriale come elemento unificante
(Low, 1990: 20-21, 60) e che, per quanto molto ridotto, il lavoro della classe dei lavoratori a livello mondiale; lidealizzazione
continuasse, portato avanti alla notte o alla domenica. Inoltre dell'industria e in particolare del lavoro industriale come lavoro
(come abbiamo visto) il conflitto tra lavoro in fabbrica e i «dove- eminentemente «razionale»; e (come vari critici hanno osser-
ri riproduttivi» delle donne era una questione chiave ai tempi di vato) una concezione stadiale dello sviluppo del capitale che
Marx, come testimonia rattività degli ispettori di fabbrica e i di- tenderebbe alfomogenei22azione dei differenti sistemi lavora•
battiti che hanno accompagnato i loro rapporti. Percht!, dunque, tivi, e specificamente della loro tendenza a convertirsi in attività
questo silenzio? salariate e meccanizzate .
...
Senza dubbio. parte della risposta è che Marx condivideva Come già dicevo, dunque, ritengo che Marx abbia ignorato il
con gli economisti borghesi un profondo pregiudizio patriarcale lavoro domestico e sottovalutato fimportanza del lavoro schiavi-
che naturalizzava il lavoro domestico come vocazione femmini- stico per lo sviluppo capitalistico industriale, perché le conside-
le. Quando, ad esempio, commenta che reccesso di lavoro e fati- rava forme di lavoro che sarebbero state superate dallo sviluppo
ca producono un «innaturale estraniamento» tra le operaie e i de\Yindustria. Forme di lavoro prive delle caratteristiche che egli
loro figli, fa appello a un'immagine di maternità in sintonia con considerava essenziali non solo per rorganizzazione capitalista
una concezione naturalizzante dei ruoli di genere. D'altra parte del lavoro, ma per l'organizzazione del lavoro nella futura società
è plausibile che Marx abbia omesso il lavoro domestico anche comunista. Il lavoro domestico, essendo lavoro a domicilio, non
perché temeva di favorire la campagnadelleorganizzazioni ope- pagato, non facilmente quantificabile, svolto a un basso livello di
raie e dei riformatori borghesi che inneggiavano alla domesticità sviluppo tecnologico e in maniera individuale, esulava dal con-
per escludere le donne dal lavoro di fabbrica. Come portavoce cetto di lavoro produttivo che Marx ha sempre e sistematicamen-
delflnternazionale del «lavoratore» sapeva che i suoi membri te identificato con il lavoro industriale a larga concentrazione
erano divisi sulla questione dei diritti delle donne, e che la mag- operaia e salariato. È a partire da questa premessa che egli poteva
gior parte chiedeva che si introducessero forti limiti al loro im-
piego, esitava quindi a prendere posizioni che potessero esacer- 22/ M3Ssimiliano Tomba e Riccardo Bellofiore (2014) hanno serino che •non si
tratta della coesistenza di forme di sfrutt;imento di\'ctse, ma di com< la produzio-
bare queste divisioni. Sulla sua ambivalenza a questo riguardo, ne di plusvalore rtlati,o dà luogo alla prod u,:ione di quantilà enormi di plusvalore
a<soluto» tivi: 3s,-8).
atli•n11an• d11• la 1-1raml1~ i111h1!111·ia avn•hl>t• H11vv1•1 llh1 11app111 Il Yo11111111111' anl'l1,11t• 1• -111111 procl11111v1•.., M;ux h:1 lii, aliualo la
patriarcali chct:aratl<'riizava11u la fo111i11lia proli•l.lfia dc·I p1·1 ioclu 111111111òtli11i i,11111• li,n111· ,. r,1pp11rli d1 l;,voru Halarialo, 111 n1i id1·11•
della manifollura, e concludere dli' (llrown :'.01:\) .. p,•r 1111.111111 tlfk.i1•;1 l'1111ir.1 n•;1l1• rspn·ssio111· d1•ll'org;111izz.1zi11111• l'.apilalisli•
terribile e repellente appaia-I:, <lissolu~ionc ddla v,~cchia fami- l"d tld lavoro. Non ha vislo, du11q11t\ d1e 11011 solo l.1 coesistenza

glia entro il sistema capitalislico, cionon<limcnu I.i gr,111dc i11d11- 111.i I;, m·ci·ss;1ria co111pc11ctr:1iio11c di diversi regimi lavorativi è
stria crea il fondamento economico per una forma superiot·1• 1111:a ,ar.illt:ristic:1 strullurale del sistema capitalistica. per cui
della famiglia e del rapporto fra i due sessi» (Marx 1975: 599) l'1•~tr:1:1.ionc di plusvalore dallo sfruttamento deltoperaio salaria-
Come ho scritto altrove, rassunto su cui si fonda la tesi di lo ha contemporaneamente richiesto enormi quantità di lavoro
Marx, secondo cui il passaggio dalfindustria domestica alla gran- riprodullivo non pagato e coatto. È importante aggiungere che
de industria avrebbe prodotto una società più egualitaria e piit questa strutturale compenetra2ione di forme di lavoro differen-
umana, è che il lavoro industriale sia qualcosa di più che un mol- ziate, diseguali''. ha avuto nella storia del capitalismo una preci-
tiplicatore della potenza produttiva del lavoro. l!importanza del Ha valenza politica, che risulta immediatamente evidente pro-
lavoro industriale per Marx è che-potenzialmente- esso crea un prio se si considerano i rapporti di genere e di razza, in quanto
diverso tipo di essere umano, libero dalla dipendenza personale, ha permesso al capitale di delegare ai lavoratori salariati, fino a
non «fissato» in specifiche competenze, capace invece di impe- tempi recenti prevalentemente uomini e bianchi, il controllo e
gnarsi nelle attività e per i comportamenti richiesti da un'organiz- comando sul lavoro domestico delle donne e il potere di discipli-
I zazione <•razionale» del processo lavorativo. Da qui la convinzio- nare i discendenti degli schiavi africani, nonché i migranti pro-
ne marxiana che, nonostante la sua violenza e brutalità, ravvento venienti dalle colonie, una manovra che, più di ogni altra, ha
I
del capitalismo sia stato un male necessario e persino una forza spaccato la solidarietà del proletariato a livello internazionale.
progressista, perché con lo sviluppo delle forze produttive, e più Aver sopravalutato Yimportan2a del lavoro industriale come
precisamente con lo sviluppo dell'automazione, esso crea condi• fautore di rapporti più egualitari e terreno fondamentale per la
zioni materiali «che sole possono costituire la base reale d'una lotta di classe, ha limitato la capacita di Marx di anticipare i per-
forma superiore di società il cui principio fondamentale sia lo svi- corsi dello sviluppo capitalistico e del processo rivoluzionario. A
luppo pieno e libero di ogni individuo» (ivi: 727). questo dobbiamo attribuire il fallimento delle previsioni mancia-
Da questo punto di vista anche il lavoro schiavistico era in- ne riguardo aJrinevitabilità del crollo del capitalismo e delrunifì-
conciliabile con la tendenza del lavoro industriale a un uso «ra• cazione del proletariato a livello mondiale. Jn realtà, mentre
zionale» dei mezzi di produzione. Pur producendo plusvalore, Marx scriveva 11 Capitale, sia in Inghilterra che in America, di
quando inserito nel commercio mondiale, il lavoro schiavistico è pari passo con un cambiamento storico nel processo della pro-
per Mane una forma di lavoro pre<apitalistico, una anomalia ri- duzione (il passaggio dall'industria leggera, tessile. altindustria
spetto al lavoro «libero», salariato, che egli considerava la base pesante), si avviava una riforma della riproduzione della forza.
del sistema di produzione capitalistico. Come Adam Smith. in- lavoro che introduceva una nuova forma di patriarcato, che ho
tendeva il lavoro in regime di schiavitù come decisamente infe- definito il «patriarcato del salario», e, con essa, nuove divisìorù
riore al «lavoro libero» - meno versatile, meno auto-motivato, tra uomini e donne. Negli stessi anni, la schiavitù, abolita alla
meno disposto a conservaxe i mezzi di produzione affidatigli, fine della guerra civile, veniva praticamente ricostruita attraver-
quindi più costoso, meno produttivo e dunque (nelrottica mar- so il sistema di Jim Crow, e con il Congresso di Berlino del 1884
xiana) destinato a essere eliminato dalla tendenza capitalistica iniziava un'espansione imperialista, appoggiata anche da parte
alla massimizzazione della produttività. della Seconda Internazionale.
Assumendo come inevitabile il superamento di forme di la-
voro come il lavoro domestico e il lavoro coatto, che si presenta- i)/ Si preferisce qucslo termine a quello più comunemente usito di «di,-crsità»,
dte 1u11avia non esprime resLste112.1 di relazioni di polerediseguali.
C:io11u11o~ta111c•, l'ld,i;, lll:11xi;111,1 d,•lla l11t1;1 ,h lahhril':i \OIII<' 1!•1110 <' sopr.11111110 11 h\111 ;1ppn1t11 alla ,Jr11a111rnh1.7;r1.i11111· il1·1
lot1:1 d1iavc p,•1· il Sll)>\'l',1111\'llto dd rapitali~11111 ,. n,11 n· crnuli zin .- fll)>)llllll di IJ,l'lll'l'I', Ma ll<'Jth ;111111 s,•11a111a ahhia111om11p1•1h> il
11c per la coslruziouc del co1111111is1110, ha avuto 1111 lu11go s,•gui- M11rx korim il<•ll';11 \ 1111111l.izin111· <' d,•lla crca:1.io11\' di plusvallll'l',
to. Non è questo il luogo pN rivisit:11·(! la storia dd 111arxis1110 <11. t 111 Hllil :111:1lisi d,illa riprnd11:1.iu11c d(•lla foi-1.,1-kworo ci folloco111•
cidentale, peraltro oggetto già di una vastissima letteratura, 111.i p1r111ll'l't' che cosa i.· il lavom do111cstico. Benché lo abbia ignora-
basterà osservare che tanto estrema è stata rassunzionc della lo, d ha dato 11li strumenti per capire che anche il lavoro dome-
lotta sul terreno della fabbrica come luogo decisivo della lotta \li wllrn è- 11110 strumento, anzi uno strumento fondamentale, della
classe da parte degli epigoni di Marx, che persino teoriche e mili- rlprud11zinnc.
tanti marxiste come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin hanno cate- /\ partire dall'identificazione della casalinga come parte di
goricamente rifiutato di appoggiare la lotta delle donne in Ger• 1111d 111011do di «non-salariati» che tuttavia svolgono un ruolo
mania per il controllo delle nascite, denunciandola come un'in- rcntrale nel processo di accumulazione del capitale (James
dulgenza individualista e un modo errato di migliorare la vita 1975), ~ delfindividuazione del salario come mezzo per occulta•
della classe operaia (Seccombe 1974: 165). Non solo. Come ho
scritto altrove, generaziorù di marxisti hanno guardato alla pro-
letaria casalinga come a un a soggetto retrogrado, incapace di or-
t n· intere aree di sfruttamento del lavoro, si è aperto un dibattito i
cui risvolti teorici hanno trasformato il concetto del capitalismo
\' della lotta contro di esso. Hanno, inoltre, mostrato la profonda
ganizzazione, hanno accusato i movimenti femministi di divi- wnnessione tra sessismo e razzismo, io quanto ideologie radi-
dere la classe o li hanno definiti movimenti culturali, doman- cate in livelli differenziati di sfruttamento, incaricate di occulta•
dandosi come si possano riconciliare il genere e la razza con la re la loro matrice essenzialmente capitalistica, e di rompere
classe. Anche il silenzio di Marx sulla lotta degli schiavi ha fatto quella solidarietà e unità tra gli sfruttati che in Marx è affidata
scuola. Da Lukacs a Tronti, sulla tematica del lavoro coatto, non- nllo sviluppo delle forze produttive e alla spinta razionalizzante
salariato, schiavizzato, troviamo un silenzio assoluto. Ugual• <lei sistema industriale.
mente assente, dai testi dei maggiori rappresentanti del marxi- Non deve sorprendere se ranalisi marxiana della riproduzio•
smo del XX secolo, un qualsiasi riferimento alla tematica dei ne della forza-lavoro sia stata per noi un'illuminazione teorica e
rapporti di genere. politica, la conferma del nostro sospetto che mai il capitalismo
Ma se Marx come teorico delremancipazione del proletariato avrebbe permesso a tanto lavoro domestico di sopravvivere se
mediante la partecipazione alla produzione industriale ha ispi• non avesse potuto sfruttarlo. Ciò che è sfuggito a Marx - senza
rato intere generazioni di socialisti, negli anrù Settanta, in rivol- dubbio soprattutto per un pregiudizio maschilista- non èsfuggi-
ta contro il lavoro domestico e la dipendenza economica dagli to a noi che, istruite dalresperie02a delle nostre madri, eravamo
uomini, cercando una teoria in grado di riconciliare remmini• determinate a non ripeterne la vita. Comprendere che le attività
I.
smo e anticapitalismo abbiamo scoperto un altro Marx. Il risul- che quotidianamente riproducono la nostra vita sono essen2iali
I per la riproduzione della forza-lavoro, sono essenziali per l'accu-
tato è stata una rivoluzione teorica che ha cambiato la nostra
comprensione sia del marxismo che del capitalismo. mulazione capitalistica, ha portato alla luce la dimensione di clas•
se del nostro rifiuto. Ha confermato che questo lavoro, sempre di-
FEMMINISMO, MARXIS~{O E 1A QUESTIONE DELIA «RIPIWDUZIO· sprezzato, dato per scontato, bollato dai socialisti come lavoro ar•
NE» retrato, è stato in realtà il pilastro deltorganizzazione del lavoro
capitalistica. Questa conferma ha risolto la controversa questione
Generazioni di marxiste/socialiste/femministe, a cominciare della relazione tra genere e classe e ci ha dato gli strumenti per
da Clara Zetkin (1903), banno evidenziato il contributo di Marx a concettualizzare non solo la funzione della famiglia, ma la pro-
I.I una comprensione della posizione sociale della donna nel capi· fondità del1antagonismo di classe alle radici della società capitali-

I. 53
slka. Dal p1111lo di vis la prall, o, d lia clalo e011li•1111:11 hc•, 111 q11.111 c.:m11pn•111lc•1c· e lw, e01111 .111,111w111c• :11J·a~H1111lo 1h Mmx. 1·.11 ·
lo donne, 11011 l'r;iv,11110 w11dm111.1h· ;alla 1011.1 w11lro il rap11.1li· . (1111111lazio111• 01i1ti11;111,1 111111 i· 11111•vc·11ln c'onli11alo .ii:li ;1lhm i ,Id
come appendici delle lolle degli uomini. nf tlm·l·va1110 c'.111 rare• io ti\pllnliNmo 111:1 i• 1111 prnn •sso pc•n11a111•11tl', ha ;'.ndK• ~11vali'.l;11'. ,
un sindacato per poter for parte,clella dassc <>JX'. raia. Potcva1 110 .lo vlHiu111· swtliall' tiella stmia di M:1rx, d11! rall1gura 11 cap11;1h-
lottare autonomamente, partendo dal lavoro in casa, qu;1lc «n·11 .i110 rnnw il purj.\atorio da cui dobbiamo pa:;:;are per poter co•
tro nevralgico» della produzione della forza-lavoro. I: la nosl r,1 111111lrc il t:01111111i~mo, e l'industl'ializ7.azione come lo stn1mento
«lotta di classe» doveva spesso cominciare nelle nostre case, rivol- pc1• );1 lilx•rm\ionc dcltumanilà dalla tirannia del lavoro. li rifiuto
ta contro gli uomini delle nostre famiglie e comunità, contro cll•ll'nssunto marxiano della necessità storica del capitalismo è
padri, fratelli, mariti che controllavano i nostri movimenti, ri . 1.110 am:hc al centro, negli anni Ottanta, delfeco-femminismo.
proibivano di andare alle riunioni e ai cortei con altre donne, ci 1',1r1icohmnente importanti sono state le opere di Maria Mies e
abusavano fisicamente e psicologicamente con piena impunità. Ariel Salleh che hanno dimostrato che lo scarso interesse per le
Ripensando Marx, la riproduzione e la lotta di classe, abbia- nttivil/t riproduttive è un elemento sistemico nell'opera di Marx,
mo compreso che attraverso il salario maschile, il matrimonio e t che dando sommo valore alla produzione tecnologica e a tutto
fideologia dell'amore, il capitalismo ha autorizzato gli uomini a ciò che è prodotto dalf «uomo», nasconde la misura in cui il capi-
comandare il nostro lavoro e a disciplinare il nostro tempo e i no- talismo ha costruito la sua ricchezza sulla spoliazione della natu-
stri spazi. Abbiamo compreso che in questo modo il capitalismo r:i e il tentativo ubristico di ricrearla. Come afferma Salleh, la sto•
ha potuto sfruttare, indirettamente, il lavoro di generazioni di ria in Marx inizia con il primo atto di produzione, gli esseri
donne, senza uno scontro diretto, e farlo in modo tanto più effi- umani si realizzano attraverso il lavoro, misura della loro auto-
cace e per noi debilitante quanto più mascherato dalricleologia realizzazione è la capacità di dominare la natwa e adattarla ai bi•
dell'amore romantico, della casa e della famiglia come spazi pri- sogni umani e tutte le attività che trasformano la nostra vita sono
vati e non, invece, come articolazioni fondamentali della fabbri- pensate al maschile: il lavoro è descritto come padre. la natura
ca. Proprio questa riflessione sul processo e sui soggetti reali come madre (Salleh 1997: 72-76), anche la terra è vista come
della riproduzione della forza-lavoro ci ha mostrato i limiti di femminile: Maàcimt la Ttrre e Monsieur le Capitale scrive Marx.
Marx e la necessità di iniziare la nostra lotta proprio in quella Le eco-femministe hanno dimostrato che esiste una profonda
«fabbrica sociale» che egli ha escluso dalla sua riOessione. connessione tra lo svilimento delle faccende domestiche, la sva-
Scoprire la centralità del lavoro riproduttivo per raccumula- lutazione della natura e Yidealizzazione di tutto ciò che è prodot-
zione capitalistica ci ha portato a domandarci quale sia stata la to dall'industria umana e dalla tecnologia.
storia reale del lavoro di riproduzione nella storia dello sviluppo Anche da questo punto di vista rerrore di calcolo che Marx e
del capitalismo, osservata non dal punto di vista della formazio- generazioni di socialisti marxisti hanno compiuto riguardo agli
ne del proletariato salariato ma da quello delle cucine e delle ca- effetti liberatori dell'industrializzazione è sempre più evidente.
mere da letto dove la forza-lavoro viene quotidianamente pro• Nessuno oggi oserebbe sognare -come ha fatto August Babel in
dotta. La necessità di una «prospettiva di genere» della storia del La donna e il socialismo (1879, trad. it. 1891)- il giorno in cui il
capitalismo- al di là della «storia delle donne» o della storia del cibo sarà prodotto chimicamente e tutti porteranno con sé una
laYoro salariato - è ciò che mi ha portato, tra altri, a ripensare piccola scatola di sostanze chimiche capaci di fornire il necessa-
l'analisi di Marx sull'accumulazione originaria e scoprire la cac- rio apporto di albume, grasso e idrati di carbonio, indipendente•
cia alle streghe del XVI e XVII secolo come uno dei momenti mente dall'ora del giorno o dalla stagione delfanno. In un conte-
fondanti della svalutazione del lavoro delle donne e della costru- sto storico come fattuale, in cui tindustrializ.za:zione mangia la
zione di una divisione sessuale del lavoro specificamente capita• terra e gli scienziati al servi.zio dello sviluppo capitalistico, stan-
Ustica (Federici 2015). no armeggiando con la produzione della vita fuori dal corpo
<l1·ll1· d1111111•, l'id1•a di 1•>1h•11d1•r,· I' i111lt1!;h 1.11 in;1z i111Il' ,1 111111· I,· 1111
slw all ivilà riprod1111ive i\ 1111 inruhu p<'l,lf!,11111' di <(lll'llo dw 1:1.1
stiamo vivendo con l'i11clustrializz:1zio111· tk•ll'agricohura. N1111 , .
un caso che in molti moviménti sociali stiamo assistendo a 1111
«cambio di paradigma», perché la fiducia nell'industrializzazio- 5. I.:invenzione della casalinga
ne come forza trainante del «progresso storico» èstata sostit11i1a
da una rifocalizza.zione del lavoro politico sui valori e le relazio1, i a tempo pieno''
legate alla riproduzione delle nostre vite e della vita degli ecosi-
stemi in cui viviamo.
Ci è stato detto che Marx, negli ultimi anni della sua vita, ha
ripensato la sua prospettiva storica e, studiando le comunità ma-
trilineari del Nordest americano, ha riconsiderato la sua visione
idealizzante del capitalismo, cominciando ad apprezzare il pote-
re delle donne (Rosemont 2009)... Quella che non è cambiata è Ancor.i oggi molti considerano il lavoro domestico come una vo-
la visione prometeica dello sviluppo tecnologico, che Marx e l'in- ,azione naturale, tanto che viene spesso definito come un «lavo-
tera tradizione marxista ha promosso, e che si sta rivitalizzando ro femmirùle». In realtà il lavoro domestico, per come lo cono-
sotto timpulso della tecnologia digitale, a cui si attribuisce lo ~ciamo, è una costruzione abbastanza recente che risale al perio-
stesso ruolo emancipatorio che Marx assegnava all'automazio• do compreso tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX,
quando, sotto la pressione dellinsorgenza della classe operaia e
ne. Cosi il mondo del lavoro di riproduzione e della cura - che le
femministe hanno valorizzato come terreno di trasformazione e della necessità di una for.za-lavoro più produttiva, la classe capi-
di lotta - rischia di essere nuovamente oscurato. talistica in Inghilterra e negli Stati Uniti ha avviato una riforma
Questo è il motivo per cui, sebbene Marx abbia dedicato uno del lavoro che ha trasformato non solo la fabbrica ma anche la co-
spazio limitato alle riflessioni sul genere nel suo lavoro, e presu- munità e la casa, e soprattutto la posizione sociale delle donne.
mibilmente abbia cambiato alcune delle sue opinioni negli ulti- Dal punto di vista dei suoi effetti sulle donne, questa riforma
mi aMi della sua vita. rimane importante riconoscere. come ho può essere descritta come la creazione della casalinga a tempo
cercato di fare in questo saggio, che i suoi silenzi su questa mate- pieno, un complesso processo di ingegneria sociale che nel
corso di pochi decenni ha allontanato le donne - soprattutto le
ria non soho sviste ma il segno di un limite che il suo lavoro teo•
madri-dalle fabbriche, ha aumentato significativamente i salari
rico e politico non ha potuto superare, ma che è nostro compito
farlo. dei lavoratori maschi, tanto da renderli adeguati a sostenere una
casalinga «non lavoratrice», e ha istituito fonne di educazione
popolare per insegnare alle «operaie della casa» le competenze
necessarie per il lavoro domestico.
A promuovere questa riforma non sono stati solo i governi e i
datori di lavoro. Anche i lavoratori maschi hanno chiesto ?esclu,
sione delle donne dalle fabbriche e da altri luoghi del lavoro sala-
riato, sostenendo che il loro posto era la casa. A partire dagli ulti•

z5/ Questo s3G8io nasce noi 2015, come sviluppo di Wl> discussione con Ucollct•
24/ Sul tema si veda andic Andcrson (2002): Tshanin (1983); e più recentemente ti"o femminista Idi• Womcn di Manchester. t appaiw per la prima ,-olta in Fcde-
~1usto (ao19). rici 2018a.

_,.
111i 1h·n•1111i 111'1 XIX s1~·11l11, i si11cl;11 .ili NI t101111 lor11•1111•1111' ha1t111, ., l>nlla 1111'1.\ d,·1 XIX all'i11l1101l1•l XX .~rrnlu, i rapp111 ti 1h•t rii or•
favore di <Jll1·sla posizio111•, ro11vi11li rlw l'l'li 111i11azi111w cl,·lla 11111 .mulmi la11w11l,11111 i11si~l1·11l1•1111•11ll• l'll{1t111a11z.1 d,•lh• 1111,•tah• ri•
coerenza <la parte delle donne e dei ha111hi11i .ivrl'hh1· r.ilfor1aln 11 •llnl'llo all1• f:ln-1·11d1· donll'stidw ,. i loro spr1:d1i: wmpra~;i110
potere contrattuale dei la,•ora(ori. Come s,riv1i W;illy Sccw111h... 111110 dc) di n1i av1:v;1110 hiso11no, 11011 sapcv;i110 cuc111:1rc, CU(lrc e
in WeatMring the Stcrm. Worki11g Class Famili.:s From 'f/1.: /111/11 - ll'll<'rt' 1;1 c;isa pulita, cose che- si notava- costringevano i mariti
strial Revolution To M Fertility Dec:line (1993), sin dalla Prima gm·r• ~ nircarc rifu11io i11 osteria. A tal riguardo, nel 1867, la Children
ra mondiale, rìdea di un «salario familiare», di un «salario che ri l!mployrncnl Commission, una commissione di inchiesta sul
pennetta di vivere», è diventata «un obiettivo centrale nella con• tn,•oro dei bambini, lamentava che: «Essendo occupate dalle otto
trattazione sindacale, sostenuto dai partiti operai in tutto il ch•I 111 nttino alle cinque di sera. esse [cioè le donne sposate) torna-
mondo capitalisticoa sviluppato». Scrive Seccombe che «averi• non cnsa stanche cd esauste e non sono disposte a fare ulteriori
salari abbastanza alti da sostenere una famiglia è diventato un Hforzi per rendere confortevole la casa», così «quando il marito
segno di rispettabilità per gli operai, che ha differenziato gli strati ritorna, trova tutto sgradevole, la casa sporca, il pasto non prepa•
superiori della classe operaia dai lavoratori poveri» (ivi: 114). ralo, i figli noiosi e litigiosi, la moglie sciatta e arrabbia~, e I~ s~a
Rispetto a questa riforma, gli interessi dei lavoratori maschi e casa gli appare così poco accogliente che non di rado s1 prec1p1ta
dei capitalisti hanno in parte coinciso. La crisi aperta dalla lotta r ull'osteria e si ubriaca»(cfr. Seccombe 1993: 119-120).
operaia in Inghilterra negli anni Trenta e Quaranta del XIX seco-
lo, con rascesa del Cartismoe del sindacalismo e confiniziodi un
movimento socialista, oltre alla paura generata dall'insurrezione
I Anche Karl Marx ha notato che le «ragazze» che lavoravano
in fabbrica non avevano conoscenze domestiche e destinavano i
loro guadagni all'acquisto di provviste che una_ volta ve~vano
dei lavoratori in tutta Europa, nel 1848 (ivi: 80), ha convinto il go- prodotte in casa, e concludeva dicendo che la chiusura dei coto•
verno della necessità di migliorare la vita dei lavoratori. Se la Gran nifìci causata dalla guerra civile americana, aveva avuto almeno
Bretagna voleva evitare una prolungata turbolenza sociale o addi- un effetto benefico, perché le donne finalmente «trovavano il
rittura una rivoluzione, si doveva abbandonare la vecchia strate- 1èmpo necessario per allattare i propri bambini, invece di avvele-
gia orientata a ridurre al minimo i salari ed estendere al massimo narli con il God.frey's cordial (un oppiaceo) (Marx 1975: 483).
rorario di lavoro, che non lasciava spazio alla riproduzione. Alla preoccupazione per la crisi della vita familiare provocata
'fra le principali preoccupa7.ioni dei riformatori c'era anche la dall'occupazione femminile, si aggiungeva la paura che le donne
crescente disaffezione delle donne della classe operaia rispetto potessero usurpare le prerogative maschili, cosi da minare 1~ sta-
alla famiglia e alla riproduzione. Occupate in fabbrica tutto il bilità della famiglia e fomentare disordini sociali. Le «operaie» -
giorno, con uno stipendio proprio, abituate alla propria indipen- avvertiva una promotrice della riduzione detrorario di lavoro per
denza e a vivere in uno spazio pubblico con altre donne e uomini le donne, durante uno dei dibattiti parlamentari che nel 1847
per la maggior parte della loro giornata, le donne della classe hanno portato al Ten Hours Act - «non solo svolgono il lavoro
operaia inglese, e soprattutto le ragazze, non avevano alcun inte- degli uomini, stanno anche occupando i loro po_sti; ~orn:ia_no
resse a impegnarsi nella produzione di una nuova generazione club e associazioni e acquistano gradualmente tutti quei pnvile-
di lavoratori (Mies 1986; cfr. Fortunati 1981). RHìutavano il lavo- gi che si ritengono propri del sesso maschile» (Lown 199_0: 181),
ro domestico e minacciavano la morale borghese con comporta- Si temeva che una famiglia disgregata avrebbe prodotto mstab1-
menti spavaldi e abitudini maschili come fumare e bere•G. lità sociale. Trascurati in casa, i mariti avrebbero passato il
tempo libero nei pub, facendo incontri pericolosi e adottando un
atteggiamento turbolento.
26/ Come •lamentava il membro di una commissione di inchi~t.1 ~uUc fabbriche
in C= Bn,tagna: •ILcopcraicl mtnno spesso n,lle birrerie, d1icdono una pinto
e fumano la pipa com• gli uomini•. Secondo un allro osservatore. ìl gu.ad:igno s.,, sce i leg;,mi famili>ri • non r:.,-orlsre la CttSCil3 delle virtù domtstichc,, (Seccom·
lari aie 11:t fa,orilo nelle donne •uno spirito precoce di indipendenza che indeboli- be 1993: n1).


Un lllll'l'ion• pt•rirolo t•ra dli' la< 0111h111a:11u11,• ,li ha:.si sal,11 1. li N1111h I am .1shi11•, 11 <:1ll'~hi11• ,, 11c;all,·s ,l1·l Sud, :;i,1 I,· 11011111•
lunghe owdi la\'Ol'O e la 111a11t;1nza ,li servizi tlnn1l'slid slav;1ti,· tilt' 11• '"H•ln1·, ;111.-111• 111111!11 i:iuva11i, lavor;1va110 in 111inil'fa, r,,r•
cimando la forza-lavoro. Riduu:va l'asp,ill,1liva ili vila 1• prodi u ,. C.Ol(lll'lllln il 1arl111111•, rn111111·nd11 i p1·'/.'l.i piì1 wamli, o porlandoln
va individui emaciati che non potevano csscn: n(· buoni lavora111 lr11:,ill'IWl1' :ii rarn•lli tr;1spur1a1i dai i:;1valli 111:llc galle rie meno
.I ri né buoni soldati. Come riporta ancora una volta Wally S,·,. 1lrrll1i. Lavoravano per undici ore al giorno o più, seminude, a
combe, «nella prima fase dell'industrializzazione, la vitalit;), 1;, vnlt1• con l':1cq11a lino ,1llc ginocchia, di solito avevano anche i
salute e la resistenza del proletariato urbano si sono via via csa1,. hamhini 1:011 loro (Pinchbeck 1930: 244-247, 274-248, 249).
rite. I lavoratori erano allo stremo già in giovane età e i loro fì~:lì J:inrnpacità della classe operaia di riprodursi e di fornire un
crescevano malati e fragili. Vivevano in condizioni squallide; ve· flu~so wstante di lavoratori era un fatto particolarmente proble-
nivano messi al lavoro alretà di otto o dieci anni e a quarant'anni malico tra il 1850 e finizio del secolo poiché, sia in Gran Breta-
smettevano perché esausti, incapaci di lavorare per dodici ore al 1,111a che negli Stati Uniti, era in atto in questo periodo una tra-
giorno, cinque giorni e mezzo alla settimana, anno dopo anno» Hformazione nel sistema di produzione che richiedeva un tipo di
(Seccombe 1993: 73). lavoratore più forte e giù produttivo. Definita come Secondari-
Gli operai delle fabbriche del Lancashire che vivevano in ba• voluzione industriale' , questa nuova fase, resa possibile dalla
raccopoli affollate, affaticati dal lavoro e malnutriti, facevano una cl'eazione di una vasta rete ferroviaria e dalrintroduzione della
vita di stenti e morivano giovani. A Manchester e a Liverpool. nel macchina a vapore, ha maxcato il passaggio dalfindustria legge•
1860, faspettativa di vita era al di sotto dei trent'anni (ivi: 75, 77). ra a quella pesante, cioè il passaggio dal tessile altacciaio, al ferro
La mortalità infantile era dilagante e anche in que~10 caso si rite• e al carbone, quali principali settori industriali e principali fonti
neva che la causa principale fosse la negligenza materna. Tutta- di accumulazione di capitale.
via, gli ispettori di fabbrica riconoscevano che per la maggior Tra gli artefici di questa nuova rivoluzione industriale, già
parte della giornata le operaie non potevano fare altro che lasciare negli anni Quaranta del XIX secolo, cominciò a diffondersi una
i loro bambini con una ragazza più giovane o con una donna an- nuo\la dottrina che assodava una maggiore produttività e un più
ziana che avrebbe dato loro da mangiare pane e acqua e abbon- intenso tasso di sfruttamento con salari maschili più alti, orari di
danti dosi di Godfrey's Cordial, un popolare oppiaceo. per tran- lavoro più brevi e una migliore condizione di vita per la classe
quillizzarli (Hewitt t958: r52). Non sorprende quindi che le operaia, garantite da mogli laboriose e parsimoniose (Hob-
donne che lavoravano in fabbrica abbiano spesso cercato di evita• sbawm 1972).
re le gravidanze prendendo farmaci per indurre l'aborto. Alcuni decenni più tardi, nei Principi di EconomiD (1890),
t; in questo contesto che si spiega, a partire dalla metà del se- fec.onomista inglese Alfred Marshall articolò più chiaramente il
colo, la crescente denuncia, da parte della classe media e alta, nuovo credo industriale. Riflettendo sulle condizioni che garanti•
della «scandalosa petdita di vite» imposta dal regime di fabbrica scono «la salute e la forza, fisica, intellettuale e morale,> dei lavo•
- fenomeno tanto più preoccupante dato che in altri mestieri le ratori, Marshall concludeva che un fattore chiave era la presenza
condizioni di vita e di lavoro non erano molto migliori. Le condi- nella famiglia operaia di «una brava madre di famiglia, che abbia
zioni di vita descritte dai riformatori del lavoro industriale, lungi dieci scellini alla settimana da spendere in generi alimentari,
dalfessere eccezionali, erano presenti e doppiamente problema- potrà spesso contribuire alla salute e alla forza della f.imiglia, più
tiche nelle aree agricole, dove le donne lavoravano in bande, as• di quanto non faccia una massaia inesperta con venti scellini».
soldate come lavoratrici a giornata•~. Nei distretti minerari come Aggiungeva: ,,l.'.alta mortalità infantile nelle classi povere è dovu-
ta in gran parte al difetto di attenzione e di criterio nella prepara-

~7~ Sullc •bondea- e i bassi suncbrd di comfort domestico dovulo •lrlmpitgo quo•
udiano tielle donne nel lavoro •gricolo si vcd• lvy Pinchbeck (1930: 86,87, 10 6. 28/ Sulla Seconda rivolu:done industriale si veda Secco1nbe (199}. in P3rtkolate
107). il capi1olo4) e HolM~wm (1972, in p.,nicolare ilc;ipìtolo 6).
111cH11, di<' 11lal'mat1111• l11KKt' lwn <111 ,1101 n~I il,1 po11•1 1·KN<'f'l' 11111•
zionc dei p;1sli Jll'r i ha111hì11ì: 1• 111ll'lli I lu• 111111 tt1K'10111h1111u p1·1
1111nato da 1111 ;11110 11iurno di lavoro,•• di<' 1h:1111hi11i li1:m!'fo ;1d1··
late di follo dì Wl'l' 111all'l'lll' n1•srnno spl'sso rnn tlc•hol1• nm1i111
zione» (M:i1·shall r972: 307). M:irnl1.1II solloli111•,1v;1 dll' I.i 111:idn· ,. a11111a1111•11h· pn•parali al loro d1•s1inodi l'utmi lavoralllri.
«?influenza principale, e di gran lunga fa piìt potc111e» (ivi: p..•.) 111 1111\hilh•rra <111cslo prooisso ha avuto i11iziu con l'approva-
JI01U' 111·1 Mine /\et del 1l\,p, che viclav,1 a lutti! le donne e ai ra-
nella detenninazione della <<capacitl1 generale» di lavorar(), <l<·li-
nita come: «capacità di tenere in mente più cose alla volta, di agin· 1111iii ~olto i I o .umi cli lavorare nelle miniere, e del Ten Hours
con prontezza quando sia necessario di dar prova di ricchez:za di /\cl elci 1347, per il quale i lavoratori, soprattutto nel Lancashi•
TI!, avevano lottalo sin dal 183}- Oltre alla legislazione che ridu-
risorse quando qualcosa va male, di adattarsi presto ai mutamcn•
te nei particolari del lavoro, di essere costanti e degni di fiducia, di n•va l'orario di lavoro delle donne e dei bambini, furono intro-
avere sempre una riserva di forze cui attingere in circostanze cri- dotte altre riforme che contribuirono alla costruzione della fa-
ti~e, sono queste le qualità che formano un grande popolo indu- miglia operaia e al ruolo delle donne corne lavoratrici
striale. Esse non sono proprie di urloccupazione specifica, ma ne- domestiche non retribuite. Tra il r862 e il 1875, i salari dei lavo-
cessarie in tutte le occupazioni» (ivi: 321). r:ilori maschi salirono di un sostanzioso 40% e. in seguito.
~ons~rprende, quindi, che rapporto dopo rapporto, a partire crebbero tanto rapidamente che nel 1900 erano arrivati a esse-
••
dagli anru Quaranta del XIX secolo, si cominciasse a raccoman- re un terzo in più di quelli del 1875 (Hobsbawm 1972: 179) •
dare di ridurre il numero di ore di lavoro in fabbrica per le Nel 1870 fu introdotto un sistema nazionale di istruzione ele-
mentare che nel r89r divenne obbligatorio. Successivamente,
donne, soprattutto quelle sposate, in modo da consentire loro di ' «nelle scuole elementari pubbliche furono introdotti corsi di
svolgere le mansioni domestiche. Si raccomandò anche che i da-
tori di lavoro si astenessero dalfassumere donne in gravidanza. scienze domestiche» (ibid.).
Dietro la creazione della casalinga proletaria e l'estensione ad Furono introdotte anche riforme sanitarie corne «drenaggi,
essa del tipo di vita familiare un tempo riservato alla classe rifornimenti d'acqua, pulizia delle strade e così via» (ivi: 177),
~~dia, c'era la necessità di un nuovo tipo di lavoratore più sano, che misero un freno alle ricorrenti epidemie (ibid.). Cinteromer-
p1u robusto e produttivo e, soprattutto, più disciplinato e «addo- cato dei beni di consumo per i poveri cominciò a essere trasfor-
mesticalo». mato dal moltiplicarsi delle botteghe (e specialmente di quelle
Da qui la graduale espulsione di donne e bambini daJle fab- che vendevano generi diversi) (ivi: 182). A partire dagli anni Ses-
briche, l'introduzione del salario familiare, Yaddestramento santa del XIX secolo sono sorte associazioni per la «protezione
delle donne alle virtù della vita domestica, insomma un nuovo delrinfanzia» finalizzate a convincere il governo ad intervenire
regime riproduttivo e un nuovo «contratto soàale»'?. A partire contro fabitudine di «mandare i figli a balia». Sono stati proposti
dalla Prima guerra mondiale, questo regime diventò la nonna in programmi per punire le donne negligenti, per costringere le
tutti i paesi industrializzati, con un picco negli Stati Uniti nel de- balie a registrarsi sul posto di lavoro e sottoporsi a ispezioni. Per
cenn!o prec~dcnte la guena, con ras~esa del fordismo, in quella le madri ancora occupate si è provato a creare degli asili nido e,
che v1e~e chi~ma~ fEtà progressista . Secondo il nuovo regime nel 1850, con il patrocinio dei sindaci di Manchester e Salford,
produttivo, tinvestimento nella riprodU2ione della classe opera- nel Lancashirevenne istituito il primo asilo nido. Tuttavia queste
ia sarebbe stato accompagnato da un aumento della produttività, iniziative fallirono per la resistenza delle lavoratrici, preoccupa-
con la casalinga incaricata di garantire che il salario fosse ben te che questi servizi danneggiassero le donne più anziane che,
non più in grado di lavorare in fabbrica, dipendevano per la loro

29/ Sul temo si veda, tn altri, Dalla Costa (1997) e Folbre (1991: 46)-483j.
3~/ !:~Il pr?gr«;sisl3 (Prog=ive Era) è tespn,ssione con cui glistoridstatuniten-
i!
31/ Come nota Hobsbawm, ~nti primi anni Sctw11adel s«~lo sindaali:lmoc~
omui accct1ato e riconosciuto ufficialmente là dove era nusolo ad offi:rrn:ust»
s, ~nd,caoo Upenodocompreso tra il 19ou~il 1917. un periodose811atoda riforme
onentale • migliome le condizioni sociali (N.d.T.l- (Hobsbawm 197l: 172-173).
sopravl'ivrnza ,la r iò , 111• p11t,•v,1111111,uada11,11a11• 111111pa11tlimi 111•1 1111ov,1 l(l'lll'ra1.ìo11,· 111 d1111111• ha n1111h11ial11;1111i11l,ll'l11. Ma l'op·
fitili dclll' altn• don11c (I f1•wi1t 11J5X: 1(i(1). Jll.>~i11m 1<' al 111111vo 11•1111111• !il i• sv1l 11ppala app;m•111t•1111• 1111· s11h1 •
Non ultimo, l.1 c1·e,1zionc di una fol'lli11,li,1 operaia ,. di 1111,1 lo, h1~i1·1111· ,111,li sfo1 zi d,·i l'ilè,nuatori.
forza-lavoro più sana e produttiva necessitav.i di 1u1:1 nella s,•pa- N1111111tt1• h• do11111• pmli-taric h:111110 attellalo l'idc:;1 di essl'r<!
razione tra la casalinga e la prostituta. I riformatori sapeva110 COlllrl'lll' ,1 lav11r:1re in c:isa. Come rifot·isce Mewitt, nel nor<l <lel-
che 110n sarebbe stato facile convincere le donne a rima11er1· a l'l1111,hilll:1Ta molle donne andavano al lavoro anche qua11do non
casa a lavorare gratuitamente, quando le loro am.iche e sord I,· 111• ;1v1!va110 bisogno, perché preferivano «la fabbrica piena di
potevano guadagnare più soldi e lavorare meno vendendo il 111·11ll' alla casa tranquilla e odiavano la solitudine dei lavori do-
proprio corpo. n 11istici» (Hewilt 1958: 191).
Anche in questo caso, la colpa del gran numero di prostitute Nel momento in cui la sopravvivenza della famiglia è venuta
tra la classe operaia non fu attribuita solamente ai bassi salari e 11 dipendere dai lavoratori maschi, si è sviluppata una nuova
alle condizioni di vita in ambienti sovraffollati, ma alla mancan- fonte <li conflitto tra donne e uomini riguardo fuso e la gestione
za di formazione nel lavoro domestico, che (come sosteneva un del salario. Di conseguenza il giorno della paga era un giorno di
articolo del «Times» del 1857) avrebbe permesso alle ragazze gr,mde tensione. Le mogli aspettavano ansiosamente il ritorno
proletarie di andare nelle colonie a lavorare come serve (cfr. dei mariti, spesso cercavano di intercettarli prima che raggiun-
Acton (1857) 1969: 210-211) . «Insegnarle a essere casalinghe» gessero il pub e si bevessero il salario; a volte mandavano i figli a
era uno dei rimedi proposti per risolvere il problema della prosti- prenderli, e spesso la faccenda si risolveva con lo scontro fisico»
tuzione. Contemporaneamente furono introdotte nuove norme (Seccombe 1993: 146-154).
volte a rendere il lavoro sessuale più controllato e degradante, Anche per questo motivo, nel corso di questa grande trasfor-
come la registrazione delle case in cui si praticava la prostituzio- mazione gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici iniziarono a
ne, le visite mediche obbligatorie, che furono imposte dai Conta- divergere. Mentre il sindacato applaudiva il nuovo regime dome-
gious Diseas Acts del 1864, 1866 e 1869, e la detenzione negli stico che dalla Prima guerra mondiale si era imposto su tutto il ter-
ospedali, fìno a un periodo di sei mesi, per quelle malate (ivi 232, ritorio industriale, le donne iniziavano un percorso che le privava
nota 1). Distinguere la moglie laboriosa e parsimoniosa dalla della loro indipendenza dagli uomini e le separava sempre più
prostituta spendacciona era un requisito fondamentale per la fa. dalle altre donne, costrette a lavorare nello spazio isolato e chiuso
miglia che si stava costruendo altini.zio del secolo. Bisognava se- della casa, senza soldi propri e senza limiti alle ore di lavoro.
parare la donna «buona» da quella «cattiva», la moglie dalla
«puttana», per far sì che le donne accettassero il lavoro domesti-
co non retribuito''.
Con la separazione delle casalinghe dalle operaie e. cosa più
importante, delle casalinghe dalle prostitute è emersa una
nuova divisione sessuale del lavoro che si distingue non solo per
la separazione dei luoghi in cui le donne lavorano, ma anche per
i rapporti sociali che stanno alla base dei rispettivi compiti. Lari-
spettabilità è diventata il compenso per il lavoro non retribuito e
la dipendenza dagli uomini. Questo è il «patto» che per molti
versi è durato fino agli anni Sessanta/Settanta, quando una

)2/ Si vccb su qutstotcma il capitolo sulle origini del lavoro scssu~le, in qucslo\'O•
lume (infro: 20).
,,ln14l1•~1. 111111111111' 1(1111111·. IIICIIIHNl'l"O ÌI'. lltl'llia 11,11111111 a_l 11·1•111:•·
,11111111· ;11111i di 1•t;) , p1m hi• q111•11ti a11111 lossN1111·,11;rnrs1111111 111
· n.hhrira, dall'alh;1 al 1ra111011to, dai primi a1111i di vila lì110 all;1
Ol'I<' 1, 1mrrhi· 1111ova lor:1.;1,l;ivorn fossi? ahboml;111Lcmc11Le pro·
nl I \1 •• 1
cll!;ila in sosliltlzionnli quella co11Li1111:unente csaunla . Dai a•
6. Origini e sviluppo del lavoro sessuale vornlori ini;ll,si, uomini e donne, ci si aspettava solo una prole
negli Stati Uniti e in Gran Bretagna" al>homlanlc, non una condotta «morale». Era scontato che la
promiscuilà fosse la norma nelle baraccopoli dove, a Glasgo~
ro 111 c a New York, i lavoratori trascorrevano le poche ore fuon
1lolla làbbrica. Era anche tollerato che le lavoratrici inglesi e ame-
rica ne alternassero o integrassero il lavoro in fabbrica con la pro•
~Liluzionc, che infatti esplose, in questi paesi, in toncomitanza
1:011 il decollo del processo di industrializzazioni . . .
Dalle origini della società capitalistica. il lavoro sessuale ha 1:u nella seconda metà del XIX secolo che le cose commctaro-
svolto due funzioni fondamentali. Da un lato, h.! garantito la 110 a caml>iare. È in questo periodo che, in risposta alfintensifi-
procreazione di nuovi lavoratori, daltaltro è stato un elemento carsi della lotta operaia e di una nuova rivoluzione tecnologica,
essenziale della loro riproduzione quotidiana. li piacere sessua• ha preso avvio una riforma della riproduzione della forza-lavoro
le, almeno per gli uomini, è stato la valvola di sfogo per le ten• che in poche decadi produrrà un diverso tipo di lavoratore: Il pas•
sioni accumulate durante la giornata lavorativa, indispensabile saggio daltindustria leggera alfindustria pes~nte, dal ~ela10 mec-
nella misura in cui, per molto tempo, è stato una delle poche canico alla macchina a vapore, dalla prodUZ1one tessile a quella
gratificazioni concesse al proletariato. li concetto stesso di del carbone e deltacciaio, creava la necessità di un lavoratore
«proletariato» evoca una classe operaia che si riproduceva proli• meno debole, meno soggetto a malattie, più capace di sostenere
ficamente, non solo perché un altro bambino significava altre i ritmi intensi di lavoro rkhiesti dal passaggio all'industria pe-
braccia in fabbrica" e un'altra paga, ma perché il sesso era l'uni- sante. È in questo contesto che la classe capitalistica, general-
co piacere dei poveri. mente indifferente agli alti tassi di mortalità dei lavoratori indu•
Nella prima fase della rivoluzione industriale, tattività ses• striali, ha elaborato una nuova strategia, una nuova politica sulla
suale della classe operaia, nonostante la sua importanza, non è
stata sottoposta a una specifica regolamentazione da parte dello
35
1 t significati~o che ntgli Stati l)oiti, per l\ltto_il Dicia~uovesi~o secolo, l'olà
Stato. In questa fase, che è durata fino alla seconda metà del XIX perilconsensoseSSU3ledcllcdonMfossc.6ssob n1tomoa110 onm.
secolo, la principale preoccupazione della classe capitalistica era )6/ t gcnerolmcnte riconosciulo che i bassi salari fem~i~ili e la promiscu~ me-
la quantità, più che la qualità, della forza-lavoro. Ai proprietari scobn,.a dei sessi nelle baraccopoli sono siati la è>usa pnnapaledelt «csplos,on"'.
delle fabbriche britanniche non importava che i lavoratori clclla pro•liluzionc die si èverifkab in Inghilterra nella prima fase del pr"':esso d1
· d trlali22.nionc Come h.a scrirto WiUi.1m Acton nel suo famoso saggio sulla
'eh'
ID US • • •
pr0$tìl\Won.: ..molte d?nne (...) ingrossano le Ola clclla p!WhluZJ~nc l''" ••
pe~
la loro particol.tre po~wonc, sono specwmcntee,~steall• tcntai,oM. Le donne
33/ Questo testo nosce nel 1975 come manoscritto cli discussione che circola oll' in, per cui si èsoliti farequcsta0$$CMzioncsono•ttrl~, modiste, c~mm~sc, do".1e,
temo del comitato new>-01chese di Solorio,J b ,oro domeslico. ~ stato pubblicato sricheedonM impiegale in fabbri<> oche )a\'orano, in b,,nde, ne, campi(...) t ,cr,
per b primo ,-olla in fcderici 2019a. ognoso, ma non per IJUeslo meno \'oro, che il basso li\·cllo sa13ri31c dolle la,·ora•
)4/ Il cona,ttodi «fabbrica• è qui usoto in senso lato pc,r indicore le di~rse forme ~è;una fontcfecond>di prostituzione• (Acton 1969: 129-130). Non sorprende,
cli la1•oro prodotte daUo s,iluppo i.adustri31e. Comprende quindi il la\'oro In fa\>, dunque. se. nella famiglia borghese, il comporum~lo promisa10/•1mmorale•
brica propriamente dello, tindustria arUQlanale. ancon di(Tuu altinizio del Di• delle donne sia staio bolloto and1e come una fonna di declassamento. ~eom~r•
cianno,-esìmo secolo, e il lavoro in minicra. lnleudo analogamente ìl concctto di tarsi come •uno w quelle...•• si3nìficava comportarsi come donne p1oletmc,
•Opera.io•. doMc delle «classi inferiori•.

r.<.
riprnil11zio1ll' dc•lla dass,· up,•raia. I la ;1111111•111,110 1 ~;1la1 i ,1,,Hh p1ovvl~;11111•11h• ;11 nu ti ,li•ll,1 w:ilt,\ v1"111t;1 dalla da~w "I"'' al,1,
uomini e trnsfon11ato le op1•rai1• in I asah11glw. Allo ,;1,,,.,,,. tlltu pl1'101,1di11lin 111;1to11li;111111.ialo a t11011arc· rn11tr1111· l1111glll'
tempo, ha aumentato il ritmo dd lavoro i11d11~tri:ill', d1t• or;, i l,1 mr traswrs1· d.ill,· ,lo1111t• liwri r:rna. <:011 l'i11trnd11ziom· d,•lla
voratori, godendo di miglioricondizio1ii cli vita, potevano prc•s11 .t.c•gw• 11rot1•tti,•a» sm10 stati dimi11ati i lumi di nollc: p,:r 11:
mibilmente sostenere. d<111111•: iu s1•11,11ito le spos:1tt: St>IIU state espulse dalle? fabbricl1e e
A partire dalla seconda metà dcl XIX secolo, la rivoluzimll' 1•111111~: a trasformarsi in «angeli del focol:ire», sottomesse e pa•
operata nello sviluppo industriale con il passaggio all'indus1ria tll'llli, tanto più che il lavoro a cui erano destinate non sarebbe
pesante e la rivoluzione tecnologica che ne è seguita, culminala, at1110 rl'lribuito.
alla fine del secolo, nel taylorismo, si sono accompagnate a una ri- 1:idcalizzazion<? delle «virtù femminili», in preceden:zacirco•
forma della famìglia operaia centrata sulla costruzione di 1m ftt-ri ttc alle donne della classe alta e media, si è estesa alle proleta-
nuovo ruolo domestico per la donna, quello di garante della pro• i-ic, per occultare il lavoro non retribuito che ci si aspettava svol-
duzione di una forza-lavoro più qualificata. Da questo momento K<'Sscro. Non sorprende quindi che, in questo periodo, si assista
in poi, compito delle proletarie èstato non solo procreare in modo a una nuova campagna ideologica inneggiante al valore della
da rinfoltire le fìla della classe operaia, ma anche garantirne la ri- 111,11emità e deltamore, intesi come assoluto sacrificio di sé. Fan-
prod112ion<? quotidiana, con una varietà di servi:z.i domestici, fisi- tine, la prostituta madre dei Miserabili, che vende i suoi capelli e
ci, emotivi, sessuali, atti a reintegrarne la capacità lavorativa. due denti per mantenere la figlia appena nata, è rincamazione di
Come ho accennato, la riorganizzazione del lavoro che ha questo ideale. «Amore coniugale» e «istinto materno» sono
avuto luogo in Inghilterra tra il 1850 e il 1880, fu dettata dalla ne- t<?mi che permeano il di.scorso dei riformatori vittoriani, insieme
I cessità di disporre di una forza-lavoro più sana, più disciplinata, alle molte lamentele circa i nefasti effetti del lavoro di fabbrica
più produttiva e allo stesso tempo spezzare la crescente organiz- sulla moralità e sul ruolo riproduttivo delle donne.
I· zazione della classe operaia. Un ulteriore fattore era la consape- Non sarebbe stato possibile regolamentare il lavoro domesti•
I volezza che il lavoro in fabbrica distruggeva la disponibilità delle co senza regolamentare il lavoro sessuale. Anche questa riforma
·I donne a svolgere il lavoro domestico, ponendo in pericolo la ri- si è caratterizzata per l'applicazione alla condotta della donna
I produzione della classe operaia, se non si fossero trovati rimedi. proletaria dei principi che regolavano il comportamento sessua-
' le della donna nella famiglia borghese. Innanzitutto, negazione
I rapporti periodicamente redatti dagli ispettori nominati dal go-
I verno in Inghilterra per studiare le condizioni di lavoro nelle fab- della sessualità femminile come fonte di piacere e di guadagno.
briche, mostrano che la posta in gioco nel cambiamento del regi- La «purificazione» del ruolo materno da ogni elemento erotico è
me riproduttivo andava ben oltre la preoccupazione per la salute stata la premessa essenziale per la trasformazione della lavo~-
dei lavoratori e la loro combattività. trice-prostituta (in entrambi i casi retribuita) in madre-moghe
Indisciplinate, indifferenti ai lavori domestici, alla famiglia e non rettìbuita, pronta a sacrificare il proprio interesse e il pro-
alla morale; determinate a divertirsi nelle poche ore libere dal la- prio desiderio al benessere della famiglia. Questo significa che
voro, pronte a lasciare la casa per la strada e il bar e a bere e fuma- alla moglie-madre è stato concesso solo il piacere dell'«amore»
re come gli uomini; distanti dai figli, le donne che lavoravano in concepito come sentimento non contaminato dal desiderio ses-
fabbrica, sposate o meno, erano, nelfimmaginario borghese, suale e di remunerazione. Nel lavoro sessuale, poi, si è accentua·
una minaccia alla produzione di una forza-lavoro stabile e dove• ta la divisione tra il «sesso per la procreazione» e il «sesso per il
vano essere addomesticate. ~ in questo contesto che l'«addome- piacere», quest'ultimo bollato, nel caso delle donne, come una
sticamento» della famiglia operaia e la creazione della casalinga forma di depravazione. Sia negli Stati Uniti che in Inghilterra. si
a tempo pieno è diventata una politica dello Stato. è poi introdotta una nuova regolamentazione della prostituzio•
A partire dalla metà del XJX secolo, come se si fossero im- ne orientata a separare le «donne oneste» dalle «prostitute».
Willia111 A,:1011, pro111olon• d,•lla rilornla 111 l111thìl1<•1-ra, 1101,,v,1 t,r111t11,1 dt•lr1•plll,,I, 11 li11ll0 ,h•lla pro•lilllla vivi• ili f;llll(lòl).\llòl,
come fos~c pcrnidos.i l;1 pn:s,inza i:ostan h· ili pro~lih1lt• 1wi 11111 tn11w1•1111a lo allt• <1111· th I11°111'1.tllrn i. l't·r i11w1so. si ri1t•111•~;1r h,· la
tttotln•, la ::pos;i, l:t utln1111a otlt'sl:1» dovt•ss1• n111sid1·ran· il s1•sso
ghi pubblici. Le ragioni che addun:va parl:111'.1 da soli~:
10111 rnmt· 1111 s1•1·vil.io du111cslko, 1111 tlOVl'l'Ci:011 iug:1k: a wi 11011
Ciò che più mi interessa - scriveva Acton - è consitlcr.irc che clh•ll11 pu11iva sli11111irc e dir. 11011 le ,ivrehhc dato alcun piacere. la sola
ha sulle donne sposate abituarsi a vedere queste loro sorelle 0~1<i111:11 ,.
1rK~11;11ità co111:css;1 alb 1n.1drc sarebbe stata quella purificata dal
allegramente la loro vita viziosa e dissoluta, o nel loro gergo, 1111;1vit:i 111nlrimonio e dalla procreazione, cioè da infinite ore di lavoro
"di priniordine": accettando le attenziorù degli uomini, bevendo lilw•
non retribuito - consumat:l con poca gioia, e sempre accompa•
ramente del liquore, sedute nei posti migliori, con vestiti molto al ili 11na1a cl.i Ila paura di rimanere incinta. Da qui rimmagine classi•
ea, tramandata d3i romanzi dell'Ottocento, della donna che subi-
sopra della loro condizione, con molti soldi da spendere, senza neg~r-
Ntc le C1vcu1ctS del marito, attenta a non contraddire Ya11ra di san·
si alcun divertimento o distrazione, senza tincombenza di legami do-
mestici e senza il peso dei figli(...) il vantaggio di una vita libera non illà di cui la società voleva circondarla.
può sfuggire all'attenzione di questo sesso arguto (Acton 1969: 54-5). Se il capitale non avesse usato molta violenza fisica e psicolo•
gica, la netta divisione tra lavoro sessuale e maternità non sareb-
La posizione di Acton si spiega anche alla luce di un'altra preoc• be stata possibile. Il destino della madre non sposata, la «sedotta
e abbandonata» che ha riempito le pagine della letteratura otto-
cupazione: la diffusione tra i proletari di malattie veneree, in par•
centesca insieme alfesaltazione dei sacrifici materni, non ha
ticolare la sifilide. Scrive ancora Acton:
smesso di ricordare alle donne che ogni cosa era preferibile piut-
l1 lettore, se èun genitore coscienzioso. non può che appoggiarmi. Se
tosto che «perdere il proprio onore» ed essere considerata una
«sgualdrina». Ma ciò che più è servito a tenere le donne al loro
fossero in vigore le misure sanitarie che propongo, non diminuiiebbe
forse la nostra ansia nel crescere i nostri ragazzi dall'infanzia altetà posto è la condizione che è stata costretta a vivere, a livello prole-
adulta? Statisti ed economisti sono già con mc. Non sono forse gli tario, la prostituta: sempre più isolata dalle altre donne e sogget•
eserciti e le flotte della marina indebolite- non è forse indebolito il la• ta a un costante controllo da parte dello Stato.
Tuttavia, nonostante la criminalìz:zazione della prostituzio·
voro - non assistiamo anche alla degenerazione della popolazione a
ne. gli sforzi per creare una famiglia operaia rispettabile sono
causa dei mali contro i quali propongo di combattere? (ivi: 27).
andati a lungo frustrati. Solo un numero esiguo di operai godeva
di un salario che permetteva alla famiglia di sopravvivere esclu•
Regolamentare la prostituzione significava, secondo il modello
adottato in Francia a partixe dalla prima metà del XIX secolo, sot- sivamentedel «loro lavoro». D'altra parte il lavoro sessuale era la
toporre le lavoratrici del sesso a wt controllo medico. Lo Stato, forma di reddito a cui più facilmente le proletarie avevano acces•
divenuto supervisore del lavoro sessuale tramite la polizia e la so; quella a cui erano anche costrette dalla volatilità dei rapporti
con gli uomini, che spesso le abbandonavano con figli da mante-
professione medica, ha istituzionalizzato la prostituta e la madre
romefigure efunzionifemminili separate e reciprocamente escluden- nere. È stata una scoperta inaspettata, negli anni Settanta, ap•
prendere che in Italia, prima della Prima guena mondiale, la
ti, cioè ~a istituzionalizzato una maternità senza piacere e un «pia-
cere» senza maternità. La politica soàale cominciava a esigere maggior parte dei bambini proletari erano registrati all'atto di
che la prostituta non apparisse come madre". La sua maternità
doveva essere nascosta, allontanata dal posto di lavoro. Nella lei• ma con un cotpo inquinato e una mente offuse3ta. mentre in alcunc clal!Si soci.tli
il scntirncnlo monle ècosl corrotto che la donna che vive "•ndcndo lo sua pccsoM
~ ugualmeni~ accellatl. ~ chiaro, quindi, eh< sebùen• possi•mo dclìnirle cmargi•
n.11e e patia, que,itcdonne hanno una potente influcnm malelìca su tutti gli strati
37/Tulla>ia, questo non è stato un compitofacil<. Acton lomcntav• che .le pwsti• soci•li. Il danno morale inOillo alli società cl.Ilo prostituzione è in~lcolabile; il
lui< non circosail·ono, come g•nerolmcnte si suppone, la loro pttScnu al posto
danno fisico è :ùtreu.anto gr.,nde (Acton 1969: 84-85).
d1 lavoro; al contrarlo. la maggior parte divenb, prima o poi. moglie e madre.

71
nasdla rn111t• ,,li11li cli NN» (Nnllll'II 111·~• i11), li11h cli .. patht• 11111 I II Hnrl;1lrna'll11111• tl,•I J,1v11111 i;,•,11111:ilt•, 01111• a i-:lll'llln;111• I,•
nosciuto». I dalori di lavom ha11110 app1olill;11n ill'll:1 pm·1•11., d1111111• pav.;111• lll'I' fal't' 1ii', rin· 111iliu11i th :111 n' fo111111 gral11ila1111•11•
delle donne per costringerle a prosliluirsi 1wr 111a11lt·11t·n· il 1010 111, ha ri~1w,slo :i 11ilt•ri di l'llki1•11za procl11lliv;1, I.a hq•/ori,:,,:w:.'. ic>•
posto di lavoro o impedire il licc11zi:11ne1110 dei loro 111ari1i. l 111 n, tiri milt1, lipirn dd hordl'llo, ha a11111l'lllalo 1101,•,·ol11w11lt' la
caso significativo è quello dei proprietari di una mini<'ra in W,•,,I produll ivilà dl'I lavoro st-ss11ale. li s~·sso a basso costo e focilmen-
Virginia che, fino agli anni Venti, hanno costretto le mogli d1·1 111 ;11:n•ssihil,~. SJlOt1sori:t.:1A1to dallo St-Jto, era l'ideale per un lavo-
minatori a prostituirsi per pagare il debito che la famigli:1 avev:1 rn1on· dic, dopo aver trascorso una giornata in fabbrica o in uffi-
accumulato nel negozio dell'azienda, o per impedire che i mari li do, 11011 avrebbe avuto il tempo e l'energia per cercare avventure
fossero licenziati. In questi casi, la moglie era invitata a salire :,I ummose o rela:>.ioni di 1eciprocità.
secondo piano del negozio aziendale, «per controllare le scar1w
da donna appena arrivate». Questa pratica è andata avanti pcr )./\ 1.0'l'rA CONTRO IL lAVORO Sl!SSUALB

molti anni, mai riconosciuta, mai nominata dagli uomini, mai


fatta oggetto di trattative sindacali» (Harris 2015). Con la comparsa della famiglia nucleue e del sesso coniugale è
Per quanto riguarda le proletarie «oneste», sono sempre state iniziata anche una nuova fase nella storia della lotta delle donne
coscienti di quanto fosse labile la linea di demarcazione tra matri- (<mtro il lavoro domestico e il lavoro sessuale. La prova di questa
moruo e prostituzione, tra «puttana» e donna rispettabile. Mam- lolla è nelfaumento alfinizio del secolo, soprattutto negli Stati
monio, per molte, ha significato essere «una serva di giorno e una Uniti e in Inghilterra, dei divoni, in particolare tta la classe
puttana di notte», e non era una scelta volont3rfa., poiché ogni mt!dia che aveva per prima sperimentato il modello di famiglia
volta che hanno provato ad abbandonare il letto coniugale hanno nucleare. Come sottolinea William O'Neill:
dovuto fare i conti con la loro povertà. Tuttavia, la costruzione
della sessualità femminile come servizio e la sua negazione come Nel XIX secolo, il divorzi.o era piuttosto raro nel mondo occidentale,
piacere hanno a lungo mantenuto viva l'idea che essa fosse pecca- da lì in avanti la sua frequenza comincerà a crescere a un xitmo cosl
minosa e redimibile solo attraverso il matrimonio e la procrea2io- veloce che alla fine del secolo la dissoluzione legale del matrimonio
ne. Ciò ha prodotto una situazione in cui ogm donna t stata consi- sarà riconosciuta come uno dei maggiori fenomeni sociali del tempo
derata una potenziale pro.rtiluJa, da tenere sotto costante controllo. (O'Neill 1967: 1).
Di conseguenza, generazioni di donne, prima dell'ascesa del
movimento femminista, dovendo dimostrare di non essere pro• E ancora:
stitute, hanno vissuto la loro sessualità come qualcosa cli vergo-
gnoso. Allo stesso tempo, la prostituzione, pur essendo oggetto Se consideriamo la famiglia vittoriana come una nuov.l istituzione
di condanna sociale da parte dello Stato, è stata riconosciuta 1...1possiamo capire perché il divorzio è diventato una parte necessa·
come componente necessaria della riproduzione della forza.la- ria del sistema familiare. Quando la famiglia diventa il centro dell'or-
voro, proprio perché si è presunto che la moglie non sarebbe g3ni2za2.ione sociale, la sua intimità diventa sofTocanle, i suoi vinco-
stata in grado di soddisfare i bisogni sessuali del marito. Questo li insopportabili e le sue aspettative troppo elevate per poter essere
spiega perché il lavoro sessuale è stato il primo aspetlo dtl lavoro do- realiz:z:ite (ivi: 6).
1mstico ad essere socializzato. li bordello statale, la «casa chiusa» o
la «maisonne des femrnes», tipica della prima fase di pianificazio- O'Neill e i suoi contemporanei sapevano bene che dietro la crisi
ne capitalistica del lavoro sessuale, ha islituzionalizzalo la donna della famiglia e la corsa al divorzio c'era la ribellione delle donne.
come amanlt colle11iva. che lavora direllamente o indirettamente al Negli Stati Uniti sono state proprio le donne a presentare la mag-
servizio dello Staio quale marilo e protellore colletlivo. gior parte delle richieste di divorzio. Tuttavia, il divorzio non era

73
l'uniw 111mlo t:1111 rui 11· 11011111· 1·~p111111•v,1110 1111110 1ilì111o d..11., 111111111•• 1h1 ,·:
·Hon 11v11•1 111a1 ilo,11111 spcm,111111, 111·11 hl· I,, 1111.1 ,·ila i• 1111,1 h111t,1,1 ,11111·
dis:i!>lina_familiare. lt1 qm•slo sksso p1·11111111, ~,a ll<'l{li s1.,11 ··1111 . l'11l11•i ttupp111 l:11 la s1• l11ssi eia i:111:i, 111:i 11 p1·11~11•111 dli' th ,1111111 in
Uruti che m Inghilterra, il lasso <li lcrtiliti1 rn111i11cia a di111i11111 11• a 1111111liw1110 la 111:11h ,. ili roluru, h<'. o,011liviilt•1';1111111 t• Jll'rpt'lm·1·,111110
1i:a il 1850 e il 1900, la famiglia ameri<::ma sf ~ ridulla di 11 11 w 111 la IIIIMt'ri;, d1t• supporlo, mi fo scnlin• cosi miserabile eh" rasc1110 la
ponente. Co~temporaneamente, in entrambi i paesi, si l' svilul'
p~to_un movimento femminista, ispirato al movimento aho11 p,1.1.l,1.
z1omsta, che ha preso di mira la «schiavitù domestica», Il ilollorc tlke:
li (11111ro marito può preoccuparsi di proteggere la bella e fragile
«Dobbiamo biasimare le donne?», questo titolo dato a 1111 do1111a d1c lm scelto come 01oglie; può{ .. ,) amare alfettuosamente la
simposio sul divorzio pubblicato dalla North American Revfrll' _,lO~a tiella sua gioventù quando ella soffre e invecchia prematura-
nel r889 è un tipico esempio degli attacchi lanciati contro li· 11lt'11lc, ma non avrà compagnia, nessuno con cui condividere le gioie
donne in questo periodo. Le donne sono state accusate cli esscn, 1lt-lla vita o alleggerire la fatica del s110 lavoro. Alcune donne malatedi-
avide, egoiste. di pretendere troppo dal matrimonio, di aver<• vcnlano egoiste e dimenticano che, [nel matrimonio), ci sono altri che
uno scarso senso di responsabilità e di subordinare il benessere Molfrono quando loro soffrono. Ogni marito leale non ha che una
collettivo al loro interesse personale. Quando non divorziavano,
mezza vita se la moglie è malata (ivi: 274).
le donne portavano avanti una lotta quotidiana contro il lavoro
domestico e il lavoro sessuale che spesso assumeva la fonna Il marito dice:
l'olrà mai star bene? (ivi: 275).
della m~attia e della desessualizzazione, Lo notava già nel x8S4
Mary N1chols, dottoressa e promotrice della riforma della fami- Quando non si ammalavano, le donne diventavano frigide o,
glia negli Stati Uniti: come scriveva Maria Nichols, entrano in «uno stato apatico che
non le spinge ad alcuna unione fisica» (ivi, 286).
I nove decimi di bambini che nascono non sono voluti dalla madre(... Nel cont~sto di una disciplina sessuale che negava alle
I Un g~n numero di donne non ha passione né per il sesso né per la donne, soprattutto di classe media, il controllo sulla propria vita
maternità. Tutte le donne vogliono amore e sostegno. ma in cambio sessuale, la frigidità e la proliferazione di dolori fisici erano
non vogliono avere figli né vogliono prostituirsi. Nel matrimonio, forme efficaci di rifiuto, che potevano essere simulate come
nella su.a forma p~esente, tistinto contro 13 maternità e gli abbracci uriestensione del principio di castità, cioè come un eccesso di
amorosi, è tanto diffuso quanto ramore per i figli. La distruzione del- virtù, permeuendo alle donne di ribaltare la situazione a pro-
l'islinto matemo e sessualenelle donne èun terribile fatto psicologico prio vantaggio e presentarsi a difesa della morale sessuale. In
(citato in Cott 1972: 286). questo modo, le donne della classe media in epoca vittoriana
banno spesso potuto rifiutare i loro obblighi sessuali più di
Le donne ha~n~ usato l_a scusa della debolezza, della fragilità e quanto avrebbero potuto farlo poi le loro nipoti. Dopo decenni
delle ~ala~e 1m_proVV1se (emicranie, svenimenti, isterismo) di rifiuto del lavoro sessuale da parte delle donne, psicologi, so-
per eVJtare I doveri coniugali e il pericolo di gravidanze indeside- ciologi e altri «esperti» hanno scoperto il trucco e ora sono
r~te. Che queste non fossero, propriamente parlando, «malat- meno disposti a tollerare. Oggi, infatti, è in corso una campa-
h~» maformt di resistenza al lavoro domtstie<> e al lavoro sessuale lo gna per colpevolizzare la «donna frigida». con faccusa di non
~~strano non solo la diffusione di questo fenomeno ma le re-
essere una donna liberata.
cnnunazioni dei mariti e le prediche dei medici. Una dottoressa Il fiorire delle scienze sociali, nel XIX secolo, deve in parte es-
R.B. Gleason, descriveva così la dialettica della malattia e del ri'. sere collegato alla crisi della famiglia e al rifiuto delle donne del
fi_uto i? una famiglia borghese a cavallo del secolo, dal punto di ruolo familiare. La psicoanalisi nasce come scienza del controllo
Vista di una donna e dal punto di vista di un uomo.

75
s,·ssuall'. ru11 l'ohi,•llivo di lmuin• i,h,1lq11t• p,•r 11lun11an• 1 '•'I' 11l1110111nlu 1h ,1111,ncll tl111111•1,II< Ili'<' 111ml11lh11111111il1i
lll«'NHCJ

porti fo111iliari. Nt•I pri11111d1:n.•1111i111lc•I XX sl'rnlo, sia nq:h Si,,11 11nl1tw11lt• lrw1t ra11. ha a111 h,· 1111•11so ,t ri11d110 11 loro 11111111
Uniti che in lnghihcrr;1, nascono i primi pm1:1·lli cli rilurnca ,1,•11,, nt.nllru all',•p<Kil pii1 i1111w11 ta11h') pron1•;111vo.
sessualità. Libri, opuscoli, pamphlet, ~aggi I! trattali, scmo ,lc·dr
cali alla famiglia e al «problema del divondo». rivd,111tlo 11, 11 , tfini rn .. ha s~rill11 1:n,1111 .. s,· il lipo tlt'll,1 d1111na ancslcli(a 1·sisla
solo la profondità deUa crisi ma anche la crescente consa1x•1•ult •1 p dll' ul cli l'uuri ddl'1:d111:a1,io11c civile (...J l11 ogni caso (... j qu,.:ste
:za della necessità di una nuova etica sessuale/familiare. Co:,i, i1n11111 , d1,· wncct>iscono ~c111;1 piacere si mostrano poi poco disposte
mentre (negli Stati Uniti) i circoli conservatori fondavano la 11101111011:irc i dolori di parti frequenti. Sicch~ la preparazione al ma-
Lega per la protezione deUa famiglia (Leag~ For The Proteclio11 ,>/ llhnmcio vanifica gli scopi del matrimonio stesso (ivi: •12Sl
Uie Family) e le donne più radicali rivendicavano le unioni lilx-rc:.
sostenendo al contempo «la necessità che tutte le madri avessi•, IJI ~lrategia freudiana mirava a (re)integrare_la sessu~lità ne_lla
ro diritto a ricevere una sovvenzione dallo Stato» (O'Neill 1967: 1omala lavorativa e nella disciplina domestica, ~r ncostn.Ur~
11
104). sociologi e psicologi si sono uniti al dibattito proponendo 1
11 h,1si più solide, e grazie a una vita sessuale più libera e soddt-
di risolvere il problema scientificamente. Sarebbe stato compito Nliicente il ruolo femminile tradizionale di moglie e madre. In
di Freud sistemare il nuovo codice sessuale ed è per questo che la 11
hrc par~le, con Freud la sessualità viene messa al servizw del con:
sua opera è diventata cosi popolare in entrambi i paesi. ioliclamento del lavoro domestico, si trasforma in un aspetto dt
, ucsto lavoro, per diventare presto un d~vere. ~ pro~sta di
1
fREUD I! 1h RIFORMA DIL lAVORO SESSUALE Freud è una sessualità più libera per una VLta famihare p1u sana,
,cr una famiglia in cui la donna si possa_ ide~tificare co_n la sua
1
In apparenza, la teoria di Freud sembra occuparsi della sessuali- fonzione di moglie, invece di diventare 1stenca, nevrotica e av-
tà in generale, ma il suo vero obiettivo era la sessualità femmini- volgersi in un velo di frigidità dopo i primi mesi di matrimonio
le. Il lavoro di Freud è stato fa risposta al rifiuto da parte delle e, forse, essere tentata dalla trasgressione attraverso esperienze
donne del lavoro domestico, del lavoro sessuale e della procrea- «degenerate» come il lesbismo.
zione. Come indicano i suoi scritti, era profondamente consape- A partire da Freud, la liberazione sessuale d~lle donne ha
vole che la «crisi della famiglia» derivava dal fatto che le donne comportato un'intensificazione del lavoro domesnco. Il modello
non volevano o non potevano s1•olgere questo lavoro. Era anche della moglie e della madre proposto dalla psicologia non era più
preoccupato per la· crescita delfimpotenza maschile che aveva quello della madre-procreatrice di una prol~ abbond~nte, ma
assunto proporzioni tali che lo portarono a descriverla come uno quello della moglie-amante che doveva garantir~ al ma~•~: stan•
dei principali fenomeni sociali del tempo, le cui cause erano da co d.il Lavoro, livelli di piacere superiori a quelh otteu1bili dclii~
rintracciare nella «morale sessuale civile che ci domina». semplice penetrazione di un corpo passivo/resistente. Neg~
Stati Uniti, )a reintroduzione della sessualità nellavorodomesti-
(Q uesta! è C3ratterizzata dal fatto che certe pretese riguardanti la co della famiglia proletaria ha accompagnato lo sviluppo della
donna vengono trasferite alla vita sessuale dell'uomo e che è bandita vita domestica durante tEtà progressista e ha visto un'accelera-
q~alsiasi relazione sessuale, a eccezione di quella coniugale monoga- zione con la riorganizzazione fordista del lavoro e dei salari. Si è
mtea (...) allorquando. esaltando la monogamia, paralizza il fattore combinata con la catena di montaggio, i cinque dollari al giomo
della selezione virile, per opera della quale soltanto si può ottenere un e raccelerazione del lavoro, che esigeva che gli uomini si riposas-
miglioramento della costituzione innata (Freud 1989. 411-2). sero Ja notte, invece di visitare i saloon, in modo da poter essere
fresclù e riposati per un altro giorno di d~ro \avo~o. la ri~ida d~-
La lotta delle donne contro il lavoro sessuale non ha solo com•
sciplina del lavoro e raccelerazione che 1I taylonsmo e 11fordi-

7l
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s111u i111rodun·v,111u 11dla la hhrit.;1 11111,•rh ,111,1 rie hi1·1h•va1111 1111,, .. l'loi• la m l111•~la th pule·• 11;1u,1m1• ila 1111 1narlln a 1111 ,chrn
lii' da 1111 cla11111• ,li lavuio ., 1111 ;111111) t· di p111t·1 1111gh11r,II'<' 11•
llltOVa igic11c, 1111 IIIIOVO l'(•jlÌllll' s1•ss11al1· I' q11 i11tl j la I Ìl'llll\'('C •,111
ne della sessualità e della 'vila fomili:11·1·. 111 :chn· parolc•, pi•r, 1, .. 1 1.h1it111i dc·l lavoro 11111111•:ilit 11. l11 <ltll'slo pPri111ln. la lnlla jK'I' il
•omio lavoro (t· p1•r il \Vl'll:m•) si rull1•i.:a slr1•!1;11t1l'IIIC :111;1 lolla
lavoratori potessero sostenere l'irrcgiméillaziom· dl'lla vi1;1 ,li
fabbrica, il salario doveva poter garantire rcla1.io11i scssu:1li p11, t11ro l.1 H1111ii.:li:i; la fohhri1:a o l'ullkio s1wsso rapprcscn1a110 per
solide di quelle possibili negli incontd casuali. Inoltrc, in 1111 11111 d,111111• l'unica ahcrnaliva ;il l;l\'l1ro domestico non retribuito,
mento in cui i salari stavano aumentando e rischiavano <li css,,,.. 1lrlN11la111c11\o :ill'intemo <lclla famiglia e alla subordinazione ai
spesi in acquisti superflui, era particolarmente necessario n•11 ·~1,-ltlt>ri del marito. Non a caso gli uomini, per molto tempo,
•ha11 1111 visi<> 111?1 secondo lavoro delle donne ?anticamera della
dere la casa più attraente anche attraverso la riorganizzazi111w
ptoKI 1111.-:ione. Ma avere un lavoro esterno, finché non sono esplo-
del lavoro sessuale domestico.
lt' lt• lotte per il welfaree il movimento femminista, era spesso per
Questo cambiamento èstato indotto anche da considerazio111
di carattere politico. Il tentativo (più intenso dopo la Prima g1ll'r· le donne tunico modo di uscire da casa, incontrare persone e
ra mondiale) di riportare gli uomini a casa e tenerli lontano dai su/o, 11'u11gire a un matrimonio insopportabile.
on si spiega anche alla luce del fatto che il saloon, oltre a esser<·
Già altinizio degli anni Cinquanta, i rapporti dell'Istituto
un centro di prostituzione, era un centro di organizzazione e di- Kinscy" avevano suonato un campanello d'allarme, mostrando
In rcsistenza delle donne a praticare livelli soddisfacenti di lavo•
battito politico.
Per la casalinga, questa riorganizzazione del lavoro sessuale ro sessuale. Segnalavano inoltre che molte donne americane
erano frigide o non erano coinvolte emozionalmente nel lavoro
ha significato continuare a fare figli ma facendo anche attenzio-
ne che i suoi fianchi non si ingrossassero (da qui è iniziato il cal- sessuale che pur svolgevano e che la metà dei maschi americani
vario delle diete). Avrebbe continuato a lavare piatti e pavimenti aveva o voleva avere relazioni omosessuali. A conclusioni analo-
ma con le unghie laccate e i fronzoli sul grembiule e a lavorare ghe è giunta anche unuidagine sul matrimonio nella ~asse ope·
raia americana condotta qualche anno dopo. Anche m questo
dalfalba al tramonto ma agghindata per accogliere adeguata-
caso si è scoperto che un quarto delle donne sposate faceva
mente il marito al ritorno dal lavoro. A questo punto, dire «NO»
a letto è diventato sempre più difficile, anche perché i libri di psi- l'amore solo come dovere coniugale e un numero estremamente
cologia e le riviste femminili predicavano ormai Yimportanza del elevato di loro non ne traeva alcun piacere (Komarovsky 1967:
rapporto sessuale per il buon funzionamento del matrimonio. 83). ~ stato a questo punto che negli Stati Uniti il capitale ha lan-
A partire dagli anni Cinquanta cambia anche la funzione della ciato una massiccia campagna orientata a sconfiggere con le
prostituzione. Nel corso del secolo, il maschio medio americano armi della teoria e della pratica rostinata apatia di tante donne
ricorre sempre meno alla prostituzione pe.r soddisfare i suoi biso- nei confronti della sessualità. li terna dominante in questa cam•
gni. Secondo il rapporto Kinsey pubblicato nel 1953, solo t1% dei pagna è stata la ricerca dell'orgasmo femminile,.sempre ~iù in-
teso come banco di prova del successo dellunione coniugale.
rapporti sessuali degli uomini americani avveniva con le prostitu-
!.:orgasmo femminile, negli anni Sessanta, è diventato il leit-
te. Tuttavia, ciò che più di ogni altra cosa ha sorretto la famiglia, è
stato il limitato accesso delle donne a un salario proprio. Comun- motiv di tutta una serie di studi psicologici culminanti nella pre-
que, nella famiglia americana non andava tutto bene, come mo- sunta scoperta epocale del gruppo di ricerca Masters e Johnson
secondo cui forgasmo femminile non solo esiste ma può anche
stra falto nwnero di divorzi nel dopoguerra (sia in Inghilterra che
negli Stati Uniti). Più crescevano le richleste a carico delle donne essere multiplo (Masters- Johnson 1966).
in famiglia, più cresceva il loro rifiuto. Per ovvie ragioru economi-
che, non poteva ancora trattarsi del rifiuto del matrimonio ma era }S/ SI tro,ltadi due r.ipporti dì ricerca pubblicali daltequiptd! lovoro~i Alfr~ IG~·
la rivendicazione di una maggiore mobilità alfintemo del matrimo• sey, fondalotedeltlsrihlto per le ric.erchc su sesso, gencte e nprodu~oone, r,s~lll·
vamenlc nel 1948 sulla sessualitàmascliO• e nel 1953 sulla scssuahllt fc.mmnu\e.

79
rn111l,1 lii 1111 d11v1•11· t 111' ~1.111111 I ,mli 1'111· ,111 ,Il I c•ll,111' Ml' 111111 VII·
Gli t·sp1·ri1111•11ti di Masll'l's t• J11l111s1111 h;1111111 li~s;1lo !ili hwlh
mollo elevali l:1 produt1ivil;1 d1•I lavoro s1·ss11alt• ridiiPsla .111,· 11111111•~s,·11· ,,n 11•:;11•• ,h 1•iaa•11· 11'11111\1,uh·. ( :11!il, 1111·11111· lr 1111
donne. Adesso, le donne polev.1110 non solo fon• l'amun• ,. 1,111 r11 11111 ""'· tlup111111a gi11111.1la (li duro l;1vom, p111t•v;11111 ;111tlan· a
· n11ln· in pan• rn11 la s1.11sa di 11111·111ina11ia, 11oi, h• loro 11ipuli
giungere l'orgasmo, madovevcmofurlo. St• 11011ciri11sdva1110111111
eravamo vere donne, peggio ancora, non eravamo domw «lilot• lbr1 11lr, ri s1·11li,11110 in t:olpa q11a11do rilì11lia1110 cli fare sesso o
rate». Questo è il messaggio che à è stato proposto negli a11111 J11'111 11a1·11•dpi,11no attiv.uncnlc, o quando non proviamo piacere.
Vmin,, cwerc 1111 o,giismo etlìvenrato un imperativo cosi caugo1i-
Sessanta attraverso gli schermi cinematografici, le pagine ch·II,·
riviste femminili e i manuali «fai da te» che ci insegnavano le p11 in, dw d scnliamo a disagio nelfammettere che «non sta succe-
sizioni che ci avrebbero permesso di avere un rapporto scssual,· drmlo niente», e alle domande insistenti degli uomini rispon-
dlunm con una bugia o ci costringiamo a fare un altro sforzo, con
soddisfacente. Gli psicoanalisti. poi. hanno ribadito che umi n·•
!azione sessuale «completa» è una condizione indispensabile· ti riMullato che spesso i nostri letti diventano una palestra. Le no·
atri· madri e le nostre nonne, invece, guardavano ai servizi ses-
per rcquilibrio sociale e psicologico. Cosi, negli anni Settant.1.
au.ili in una logica di scambio: andavano a letto con tuomo che
compaiono le prime «cliniche del sesso» e i primi «sexy shop».
vrebbero sposato, cioè colui che prometteva loro una certa sicu•
mentre la vita familiare subisce una notevole ristrutturazione, 11
con la legittimazione delle relazioni prematrimoniali ed extraco- rtizza finanziaria. Oggi, al contrario. lavoriamo gratuitamente, a
k•llo e in cucina, non solo perché il lavoro sessuale non è mai pa•
niugali, con il «matrimonio aperto», il sesso di gruppo e Yaccet-
gaio ma perché sempre più spesso forniaJilo servizi sessuali
tazione deltautoerotismo. Nel frattempo (per maggior sicurez-
~enza aspettarci nulla in cambio. Infatti, il simbolo della donna
za), per le donne che neanche fultimo aggiornamento del Kama-
liberata è la donna che è sempre disponibile ma che in cambio
sutra era riuscito a mettere al lavoro, tinnovazione tecnologica
ha prodotto il vibratore. non chiede più nulla.

CHE COSA HA SlGNlflCATOTUTl'O QUESTO PER LE DONNE!

Diciamolo senza mezzi termini, Per le donne di oggi, non nu:110 che
per le nostre madri e nonne, la liberazione sessua~ può significare solo
liberazume dal «sesso»e non intensificazione del lavoro sessuale.
«Liberarsi dal sesso»· vuol dire liberarsi dalle condizioni in
cui siamo costrette a vivere la nostra sessualità, che trasformano
questa attività in un duro lavoro, pieno di incognite e incidenti,
non wtimo il pericolo di rimanere incinta, visto che anche fulti-
ma generazione di contraccettivi presenta notevoli rischi per la
salute. Finché prevarranno queste condizioni, ogni «pxogresso»
porterà solo più lavoro e maggiori preoccupazioni. È senza dub•
bio un grande vantaggio non essere linciate da padri, fratelli e
mariti se si scopre che non siamo vergini o che non siamo «fede•
li» e «ci comportiamo male» (anche se è in costante aumento il
numero di donne uccise dai loro partner che non accettano la
rottura della relazione). Tuttavia, la sessualità continua ad essere
per noi motivo di angoscia: la «liberazione sessuale» è stata tra-
7. rern1ninismo, riproduzione
e funzione della tecnica

t,!urx sosteneva clic il capitalismo e rindustria moderna avrebbe-


ro crealo le condizioni per l'avvento del comunismo poiché rite-
m•va che senza il salto nella produttività del lavoro che è il pro,
<lotto detrindustrializzaz.i.one, rumanità sarebbe stata condan-
1111ta a un conflitto senza fine a causa della scarsezza, deUa
miseria e della competizione per le necessità della vita (Marx -
l:ngels 2018). Vedeva inoltre findustria moderna come la perso-
nilìcaz.ione di una più alta forma di razionalità che si fa strada in
modo sordido nel mondo, ma allo stesso tempo insegna agli es-
seri umani le attitudini atte a sviluppare al massimo le proprie
capacità e a liberarsi dal lavoro. Per Marx, l'industria moderna
non significa solo una riduzione del «lavoro soòalmente neces•
sario». Essa rappresenta il modello cli ciò che deve essere il lavo•
ro, in quanto insegna ai lavoratori uniformità, regolarità e i prin•
cipi dello sviluppo tecnologico, permettendo cosl di adattarsi a
diversi tipi di lavoro (Marx 1975: 614), una cosa che (Marx cl ri-
corda) né il meticoloso lavoratore della manifattura né rartigia-
no legato al mestiere avrebbero mai raggiunto.
In questo contesto, il capitalismo è la ruvida mano che avvia
tindusttia su larga scala, concentra i mezzi di produzione e pro-
muove la cooperazione nel processo lavorativo, sviluppi che
Marx considerava essenziali per respansione delle forze produt-
tive e fincremento della produttività del lavoro. li capitalismo,
per Marx, èanche la frusta che ci insegna le condiziorù e i princi-
pi del.lautogovemo, come la necessità di produrre oltre la sussi-
stenza e la capacità di avviare processi di cooperazione soòale su
larga scala (ivi: 936-937). La lotta di dasse gioca un ruolo impor-
la11lt· i11<1111•slo pro«·:,No. J.;1 n•:;i,;1<•11'1;1 cl,·1 lavo1;1lo11.ill11 :,lt 11tt o catt, r11u 11· l',l'tJ 11•11 u p1i11lvol111.11111ar1111lt•ll,1 11•111In ,11 Mai x. I11
mc11lo spini-:c la d.iss1: rapilalislira a riv11l11'1.i1111a1<• l,1 p1111l11,1.. lii, lt• pal(ÌIU' tll.'i q11mlt•n11 VI ,, VII. 111,111 ,-. 1lt•111 111111 1111
ne in modo da eco110111i:1.,.~11·c 11h1:rionm•111t• il lavoro, ,·01111• , .. ,11., do tlnVI' la l1•p,w• ch·l valnn· ha l l'MM,tln di J1111zio11;111• po11 hl•
di un mutuo condizionamento che ton1i1111a1m'11lt• 1i,l11, ,. 11 11i11 ,. ltTIIÌr:t li:1111111 1•1i111i11alo il lavoro vivo tlal prnn·sso prn·
ruolo del lavoro nella produzione di ricchc:1.:1.;i e rimpiaz'la, 1111 I, tllvo l' il lavora ton: 1' solo 1111 mwo supl•rvisorc d1•l lavoro d1•llc
macchine quei compiti a cui storicamcnlc gli css1·ri 11111,1111 cdiln<·, sono sorprendenti nd loro potere di aulidpmdonc.
hanno cercalo di sfuggire. Marx crede che una voh,1 1'11111 ""·" 11uvla, rn111c fon1111i11istc, J)OSsiamo ve<lere quanto sia illuso•
questo processo, una volta che Yindustria moderna abbia ri,l1111o, li pollini che un sistema di produzione automati:23~0 può
il lavoro socialmente necessario al minimo, comincer.ì u 11'1'I" " ., fflPllc:r<• a nostra disposizione. Possiamo vedere che «1l_siste~a
in cui potremo finalmente essere padroni della nostra csislt-111., lfltlu~1ri:1lc altamente produttivo», che tanto Marxamm'.ra, «è 1~
e del nostro ambiente naturale, e non saremo solo capaci di::, 111 i.alt/I un parassita, un parassita del pianeta quale non .s• era ma1
disfare i nostri bisogni ma saremo liberi di dedicare il 11os1, .. yJwlo in precedenza nella storia deltumanità» {Ullnch. 2004:
tempo a impegni di più alto livello. 1lll\), e lo sta adesso consumando a una velocità che getta una
In che modo questa svolta si sarebbe verificata, Mane 11011 111 lun~a ombra sul futuro. In anticipo sul suo te~po, Marx ha com•
spiega, fatta eccezione per una serie di immagini metaforich,· I,• preso fimportanza dellinterazio~e tr~ u~an1tà e natura. Com~
quali suggeriscono che, se completamente sviluppate, le for:1.,• hq notato Ariel Salleh {1997), egli ha mtu1to questo processo n•
produttive romperebbero il guscio che le avvolge innescando conoscendo che findustriali7.za:zione dell'agricoltura esaurisce
una rivoluzione sociale. Non ci dice, però, come potremo ricono• li suolo cosi come il lavoratore'. Ma owiamente riteneva che que•
scere se le forze produttive sono abbastanza mature per la rivolu• ~la tendenza potesse essere rovesciata e, una volta che i lavorato-
zione, limitandosi a suggerire che il punto di svolta arriverà con ri avessero fatto propri i mezzi di produ7.ione, la stessa tecnolo•
restensione mondiale dei rapporti capitalistici, quando fomoge, gia avrebbero potuto essere posta al servizio di altri obiettivi. Cre-
neizza2ione e funiversalizzazione delle forze produttive e le ca- deva che avrebbero potuto usada per aumentare la ricchezza
pacità dei proletari che a queste corrispondono, avrebbero rag• sociale e naturale, e che la scomparsa del capitalismo fosse così
giunto un dimensione globale (Mane- Engels 2018; 2014). 1l1t• imminente da limitare il danno inflitto alla terra da un processo
tavia, la concezione maneiana di un mondo in cui gli esseri di industrializzazione legato al profitto.
umani possono usare le macchine per liberarsi dalla miseria e ' In questo Marx sbagliò profondamente. Le macchine non
sono prodotte dalle macchine in una sorta di immacolata conce-
dalla fatica, e in cui il tempo libero diventa la misura della ric-
chezza, ba esercitalo un'.enormeattra2ione. l!immagine forgiala zione. Prendendoil computer come esempio, vediamo che anch~
da André Gon di una socielà post-industriale/senza lavoro, in questa macchina molto comune è un di~astro ecologico, pe~~e
cui le persone si dedicano alla propria formazione, deve molto a la sua produzione richiede tonnellate d1 terra e acqua e um~-
1 mensa quantità di lavoro umano {Sarkar 1999: 126-12-7). Molti·
questa idea (Gorz 1982; 1984) . Lo testimonia anche la fascina•
zione del marxismo autonomo italiano per il Frammento s1ùle plicando questo processo per miliardi, possiamo concludere che
maa;hine dei Crundrnse, in cui Marx afferma che con rautoma- oggi le macchine, come le pecore nell'.Inghilterra del XVI s_ecolo,
zione la produzione cessa di essere un processo lavorativo, un «mangiano la terra» a un ritmo così vel~e che, se anche o fosse
processo dominato dal lavoro, che diventa «un mero accessorio una rivoluzione nel prossimo futuro, c1 aspetterebbe un lavoro
della macchina». In Marx oltre Marx, Antonio Negri (2003) tha

1/ Sullo s1esso 1ema si ,·ecb anche Edward Granter (2009). Granh!r aff'tmu. che ~, Ncl Libio primo del Copilak, aDa rin• del capilolos~ ~•~chine~ ~nde in<lu·
tidca di Gort di una socielà in cui il tempo libero ~ la misura della ricchera ~ stria, )',.ia[)(SCli\'C: •Ogni progRSSodeltagricolturac:1p1taltSl1CiCOSlì~ISCC~R P'°:
un'idro m•m.1na; infatti Con fa tsplicito riferimento a Marx, che (Ìta dai Grun• gresso non solo ncll'>rtc di .,,pi11<1n topaaio, ma anche nclhrte d, r•ptnare ,I
drisse (ivi: 121). suolo,, (Marx •97S: 618, corsivo nel te,no).
"ll1tnll ra , 011!11<11•1.11111111·, I 1111111«· ;1 11wll1•11• 111 ,li~, 11n,i<111<'
i111pnissio11a11l1• pi'!' 11·11dl'n' 11111•1110 pi;nwl;• di 1111nv11 ,11111,11111, ·
111.11 xiana 1h·lla h111zirn 1t• 111°ll,1 h·c 11olug1o1 lll'lla lu i 111.w111111·
Inoltre, le 111acd1im• rirhi1•do110 1111:1 i11fraslnlll11ra 111ah•i 1.,I, ,
culturale che i11lacc11 11011 solo i 11oslri h1:11i rn11u111i h'i i,·. I•• la Mili ;,,,:) ru1111111isla. su111.il111ll<Ha•1•sa111i11ala 1b 1111 p1111111tll
schi, acque, montagne, mari, fiumi e cos11•·- ma a11d11• i 11m111 Id l1•111i11i11isla. lJ11 rn1111111is1110 fo111lal11 sullt- 111:1rrhi111• si
H NII 11n·orw111izza;o:io111· dd l.ivnro d11i 1•sd11d1° le allivilil piil
rapporti psichici e sociali, plasmando soggettività, cr1•a11d11 1111,",
l'lli'.iuli svolte da1:1li css1!ri u111a11i su questo pi;111et;1. Come l'.o
bi~~gni e abitudini e producendo dipendenze che ponr:111111
umpoteca sul futuro. Ciò spiega in parte perché, un s1~ 11111 , rrvalo, il l.1voro riproduttivo che rana lisi di Marx elude~. m
m~ dopo la pubblicazionedel Libro primo del Capitale, il, ·'I''
r11u 111is11r:1. lavoro che non può essere meccanizzato. In ~!tre
talis_mo non dia segni di dissoluzione, anche se le condizio11 i "I\ ·_.punii•, la visione marxiana di una società che ~on_ rautoma21on~
geltlve che Ma.oc poneva come necessarie per la rivoluzione se" 1., .'pul> ridurre drasticamente il lavoro nec~ssano s1 scontia con il
le sembrano più d1e mature. Ciò che osserviamo, invece, è 111111· ·r,no che gran parte di questo lavoro è d1 natura altamente rela·
gime di accumulazione originaria permanente che ricord.i li· ,1on;1lc e difficilmente soggetto alla macchirùzzazione. Ideal-
recinzioni del XVI secolo, questa volta organizzate dal Fondo II u, 11111111c. in una società postcapitalistica molti lavori domestici sa•
rnnno meccanizzati e porremo usare nuove forme di comunica-
netario internazionale e dalla Banca mondiale, con uno stuolo ,h
aziende minerarie e dell'agro-business che, in Africa, Asi:, ,. 1.lone per acquisire informazioni e conoscenze e anche per
lnl rattenerci. Ma come possiamo meccanizzare attività come la-
~erica_ ~tina'. stanno pr!vatiZ?.ando le terre comuni cd espro•
pnando 1 ptccoh produttori per procurarsi il litio, il coltan e i di.i- vai·c, abbracciare, consolare e nutrire un bambino, o fornire ~er•
manti d! cui ha bisogno l'industria moderna (Federici 2or2; vli'.i sessuali, o assistere i malati e gli anziani non autosuffiaen·
2ot9). S1 deve anche sottolineare che nessuno dei mezzi di pro• li? Quali macchine possono incorporaxe le_cap~cità a~e~ve ne·
duzione sviluppati dal capitalismo può essere recuperato per es- i;essarie per questi compiti? Si sono fatn dei tcnt~tiv1 c~n la
creazione di infermieri-robot (Folbre 2006) e amann-robotinte·
sere applicato a un uso diverso. Come non possiamo tecuperare
lo Stato, non possiamo recuperare il capitalismo industriale la rattive, ed è possibile che in futuro assisteremo alla pr~uzione
di madri meccaniche. Ma sia pur assumendo che possiamo per-
scienza e la tecnologia, perché i fini per cui sono stati creati d:U:no
metterci economicamente questi dispositivi, dobbiamo chieder•
forma alla loro costituzione e al loro funzionamento.
ci quale sarebbe il costo emotivo dell'introdutli nelle nostre case
Che non ci si possa semplicemente appropriare dell'indu-
per sostituire il lavoro vivo. Se il lavoro riproduttivo pu~ essere
stria e_della_tecnologia moderne e riprogrammarle per scopi dif-
meccanizzato solo parzialmente, allota lo schema marxiano che
ferenl! lo dimostra con maggiore diiarezza lo sviluppo delle in-
dus~e nucleari e chimiche, che hanno avvelenato il pianeta e lega ?espansione della ricchez~ materiale. a\rau~omazione e
alla riduzione dellavoro necessano, smette d1 funzionare. Infat·
fornito alla classe capitalistica un immenso arsenale di armi che
ti il lavoro domestico e soprattutto la cura dei bambini, costituì•
oggi minaccia di annientarci o, quanto meno. minaccia la mutua
scono la gran parte del lavoro su questo pianeta. Se nonne tenia-
distruzione delle classi. Come ha scritto Otto Ullrich, «il risulta-
mo conto, il concetto stesso di «lavoro socialmente necessario»
to più eclatante di questa tecnologia scientizzata è stato senza
dubbio l'aumento del potere distruttivo della macchina bell.ica» diventa problematico. Come si può definire il lavoro socialme_n•
te necessario se tambito lavorativo più ampio e indispensabile
(Ullrich 2004: 382). Analogamente, la razionalizzazione capita-
sul pianeta non è riconosciuto come sua parte essenziale? Econ
lista dell'agricoltura, che Marx oppone al metodo presumibil-
quali criteri e principi sarà governata rorganizzazione del lavoro
mente irrazionale dei piccoli coltivatori, ha finito per distrugge-
di cura del lavoro sessuale e della procreazione se queste attività
re fabbondanza, la diversità e il valore nutritivo del cibo.
non so~o considerate parte del lavoro socialmente necessario?
Il crescente scetticismo sulla possibilità di ridurre in modo
}/ Si -pensi, ad esempio, al la\-oro ncccS11ario per monironre e neuualliure i
danni c:>usoli do i rifiuti nucleari accumulati sulYinttro pianeta.

QQ
siJ.1t1ilka1ivo il lavoro 1lo1111°Hli1111111'dia11h• I.i 1111•n-;111iUMIIIIII ,
'.ma d<)ile rni:ioni PN mi i:'1\ lll{Hi Ira 11· lt•111111i11is11• 111111111 111\•,11.,
mte~esse per la sp<;rin1c1'.l:1zio111: di for1111• piìr colll:11 iw d, 1 , 1111 ,
duzio~e e la creazione d1 com111011s ripnxhillivi, d11· ridihll 11,111
sc:i~o il lavoro.tr_a un numero di soggeui più lai-i:o dd 111 1, l.·11 I., R. Sul rnito del capitaliHn10
miliare !Fedeno 2018d: 117-130). Ne?: un esempio ,,l'lu· (; 1,111,1
~omestìc Revolution», il progetto di ricerca in corso a u, 11., 11 1 come fonte di «progresso»
(m Oland~), ispirato al lavoro di Dolores Haydcn, avviato da ,11 lt
~te fem~1~iste per esplorare come la sfera domestica, cosi n ,11 11·
1 quartìen e le città, possano essere trasformate coslnll'1t1l11
~uove forme~-vita e lav?ro in comune. Non solo. Sotto la IIH",
~10n.e della cns1 econom1ca. si stanno moltiplicando sia k 11111,·
m difesa dei beni comuni (terre, acque, foreste) che le attivil:'1 111
comune, come la spesa, il cucinare collettivo e gli orti urbani f. Mrnlrn ~i deve criticare la teoria di Marx circa il potenziale libe-
anc~e signifi~ativo d1e, «nonostante la colonizzazione e il 1:·a• r,llurio <lcll'industrlalizzazione, altre ragioni ci inducono a re-
sfenmento d1 tecnologie, chi soddisfa i bisogni giornalieri di 1pi ngcre la sua convinzione riguardo alla necessità e al carattere
gran pa~e della popolazione del mondo siano le dorme in Afrir:, prngrcssista del capitalismo. Per prima cosa, questa teoria sotto•
o ~erica del Sud che producono cibo fuori dai rapporti mom:• vnlula i saperi e la ricchezza prodotti dalle società non capitalisti-
1an» (Salleh 1997), con tecnologie molto limitate, spesso colli• che, e la misura in cuiil capitalismo ha costruito il suo potere ap·
vando terre pubbl~c~e non ~tilizzate. Jn un periodo in cui proli- 1>ropriandosene. ~ importante ribadirlo per non essere ipnotiz-
ferano programmi di austenty e genocidi, il contributo di queste zali dallo sviluppo capitalistico della conoscenza, impossibilitati
lavoratrici a~ricole rappr~senta per milioni di persone la diffe. cosi a costruire alternative. Perciò è importante ricordare che le
re~ tra !a vita e la morte . Eppure, si tratta proprio di quel lavo- società che il capitalismo ha distrutto, migliaia di anni prima
ro ~1 sus~1ste~za che secondo Marx sarebbe stato eliminato dalla deltavventodella meccani:z:.zazione, già avevano raggiunto alti li-
raz1on~za~1one delragricoltura. Marx era infatti convinto che velli di conoscenza e di sviluppo tecnologico, imparando a navi·
l'organizzazione delragricoltura su basi scientifiche e su larga gare i mari attraverso immense distese d'acqua, scoprendo attra-
s~la fosse «uno dei grandi meriti del modo di produzione capi- verso l'osservazione notturna le principali costellazioni astrali,
~hs~», e che es~o fosse possibile solo mediante l'esproprio dei inventando le coltivazioni che hanno nutrito la vita umana sul
duetti produtton (Marx r9 75= 842.).
pianeta (Conner 2005; Weatherford 1988).
Il capitalismo non ha inventato la cooperazione sociale o le
interazioni su larga scala, come Marx chiama il commercio e gli
4~ec?ndo ~~n~o riporta lo United Nations Populalion Fumi «circ:i duecento
n on, do ~b,tanu urbani forniscono a circa un miliardo di persone almeno una scambi culturali. Al contrario, ravvento del capitalismo ha di-
parte del obo .che consumano» (Uni,,d No1io1is Populo,ion Fund, State of tbc strutto società che erano legate da rapporti di proprietà in comu-
World Popul~non 2oor. Unit<!d Nations. New York aoo,). Un rapporto del Woc- ne e forme di cooperazione nel lavoro, e anche ampie reti com-
ldwatch ln.sntu1e del 2001, d:11 titolo f..,m,ing IM Cilie.s Ftuli,,g 011 Urban fi 1
(ColH~arc l~ cinà, nuuire .un futw~ urbano), conforma rimportaoza dell'ag;•i::1 merciali. Dalle Ande alfOceano Indiano. prima della colonizza-
~ di .s";SSlslenu, sottolineando 1b un comunicato stampa che «circa ollo«!nlo zione, sistemi di lavoro altamente cooperativi erano la norma.
m,hona d, ~rsone in_ tulio il ~ondo sono al m<>mcnlo impegnale ncltagricoltura Ricordiamo il sistema delfayUu, in Bolivia e in Perù. e il sistema
urba~, producendo,J •s-20% del fabbisogno,.. Occorre nolarechc lr.> questi non
sono .1ndw1 coloro che sono lmpieg:iti nelhgricoltura di sussisten2a ncnc aree della proprietà comunitaria della terra sopravvissuto in Africa
rurali (Worldwatch lnstitute, St~ofthe World. /111101VU.Ons lhal nourii/11ht: Plana fino al XXl secolo, tutti contrappunti altidea di Marx dcll'«isola-
Press Rclca."", 16 giugno 2011, www.worldwatcb.org/sown). •

91
flll lii c1t1;1l~1;1111 111•1\otln hh>lh o , 1wl p,1H11,1lo < 011u• 111•1 PII'·
nwnlo d1·ll:1 vita I ur,1h•,, (ll1ap1·r lt)tjX) '. Anrl11• in Emop.1. 11, •
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pitalismo ha disl rntlo ro11111ni1t1 11• 1·11i radki ma1t•ri;1h ,•1,111., '""
11111111111 1irr rt•:;ii11t·11• all'avan'lal't' clt•1 r;1 pp111 1i ,ap1t,1hi,1111.
dat~ ~0~1 solo 11cll'uso co1111111ilariu ddla 11·rra 1· 11d rappo, 11 , .,,
-po••l,111111 tlin· rlw i.:li c·n•li1i. gli ;111ah;11l isii, i ,lil'W"• 1 1111111>•
lett1v1 d1 lavoro, ma nascevano <l.1lla folla q11ulidi:111a ro11t11, 111,.,
p ttllll i rih1·11i dli' hanno ron1h;1l11tlo con11·u li' n·dnzioni d,·i
tere feudale che produceva nuovo forme di vita ronp,•1,1111.,
11hrnl11111n111i. u 1wr t'oslrnirc 1111 ordim: sm:i:ile su h.isi cgua-
:I come quelle sperimentate dai movimenti eretici (Catari. v.,ld,
latlr, ,1 .-0111<•1'ho111:is Mi'111tzerchi ha scritto sui propri sten<l:ir-
si) che ho analizzato in Calibano eia strega (Fcdel'ici ;,.015). Nu11 .,
. , 1111111111 ~11111 ,:01111111i11, erano dalla parte sbagliata della storia?
caso il capitalismo si è imposto solo attraverso enormi viol,·111,
compreso lo stenniniodi migliaia di donne durante dur s,·1 uh .t,
Non"' 1rnll;1 di una domanda o:.:iosa. !!estensione dei rapporti
t•pllnliMlki 11011 è cosa che riguardi solo il passato. È un processo
caccia alle streghe, che ruppero una resistenza che aveva pn•:;,, I.,
11111ora a1x:rto, lullor.i scritto in lettere di fuoco edi sangue, e tut-
forma di guerre contadine. Ben lontano dall'essere vcllun· ti,
l01 n Hl'llc1·a1orc di uri immensa resistenza che indubbiamente
progresso, lo sviluppo del capitalismo è sti.to una contro-rivol11
11w111: freno alla sussunzione capitalistica di ogni forma di pro-
zione che ha minato sia le nuove forme di vita in comune pro<I, ,1
~111.luuc sulla terra e alYestensione del lavoro salariato. Come di-
te nella lotta, sia quelle già esistenti nei territori feudali fond:11t ·
cuno i movimenti indigeni, campesini e del femminismo popo-
sull'uso condiviso dei cornmons. Si aggiunga che il capitale,, b
lurt• ili America del Sud: «Quello che alcuni chiamano sviluppo
grande industria possono incrementare la «concentrazione d,·,
mezzi di produzione» e la cooperazione nel processo lavora1iv11 11oi lo chiamiamo violenza».
Una terza considerazione è che porre il capitalismo come ne-
che co~segue alla divisione del lavoro, ma la cooperazione 11,•.
w~sario e progressista vuol dire sottowlutare una cosa su cui ho
cessana a un processo rivoluzionario è qualitativamente diversa
qui insistito. Lo sviluppo capitalistico non è, o non èprinàpalmen•
dal fattore tecnico che Marx descrive (insieme a scienza e tecno-
1c, lo sviluppo delle capacità umane esoprattutto delle capacità ne-
lo~ia) come la ,iforrnafondaimntaledel modo di produzione capi•
cessarie alla cooperazione sociale, come Marx immaginava. È
talis~co» (Marx 1975: 410). È anche discutibile se si possa parla-
anche lo sviluppo di rapporti di potere diseguali, gerarchie e divi-
re dì una vera cooperazione in riferimento a rapporti di lavoro
sioni che a loro volta generano ideologie, interessi e soggettività
che non sono controllati dagli stessi lavoratori e dunque non
che costituiscono una forza sociale altamente distruttiva. Non a
producono processi decisionali autonomi, fatta eccezione per il
caso. sono le comunità più coese, e non le più industrializzate, a
momento della resistenza quando Yorganizzazione capitalistica
mostrarsi capaci di resistere alla privatizzazione delle rimanenti
del processo lavorativo viene sovvertita. Non possiamo poi igno-
risorse comuni e pubbliche, e in alcuni casi di rovesciarla. Come
rare che la cooperazione, che Marx ammira come emblema
hanno dimostrato le lotte delle popalazioni indigene - tra vari
dell'organizzazione capitalistica del lavoro, si è resa storica men•
esempi, le lotte dei Quechua e degli Aymara contro la privatizza•
te possibile proprio in base alla distruzione delle abilità dei lavo-
zione delracqua in Bolivia (Guitierrez AgUilar 2009), degli U'wa
ratori e della cooperazione co!.iruita nelle lott/.
in Colombia contro la distruzione delle loro terrea causadell'estra·
Assumere che lo sviluppo del capitalismo è inevitabile, o ne-
zione petrolifera - respansione capitalistica è stata bloccata non
dove lo sviluppo capitalistico ha raggiunto il suo punto massimo,
5/ Hai Drapcr s0.<tiene che Marx non abbia mai parlalo di •idiozia della vita ruta• ma dove sono piÌI forti i legami comunitari. Mentre si allontana la
le» e propone la traduiion• di «isol,mcnlo dona vita rumle» (ivi: 2 8), prospettiva di una rivoluzione mondiale alimentata dallo sviluppo
6/ Nel capitolo «Macchine e grande industri>.•, Marx scrh·e: «come macdiina il capitalista, si rende sempre più evidente che la ricostruzione dico•
m=o di lo,oro ~ivi•~• ~u~ito <011<0rr<nle lkl/'opm1io sie=- (ivi: µ6, corsivo,;el munità devastate da politiche razziste e sessiste e da diverse onda-
ttsto). Non solo• ca~1tol~b usono la macchina per liberarsi daUa dipcnJ....za dol
lavoro, ma la ~cchina è il metodo più efficace per solfocare gli scioperi: «Essa di- te di recinzioni è la premessa del cambiamento sociale.
v~~ta tarma più potenlc per reprimere le insurrezioni periodiche degli openi•
(111: S)~.).

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N11ll,1f1r<111111•1 tlv,1 h-111 h .1 cli f1•111111111 lnh• 1u111r V1111<11111;1:1111vn.
M•1tu Mw~,• /\111·1 S;1lh•li,1· lll'lb p1.111t ,1tl11111111<• 1111<,111111,11111111
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tll 111111111• di 111udi ili prcult1zi11111• •• sue h•t;1hasah· sn 1;1ppo1 Il, 11•
9. Dal comunismo ai commons: numllan 11m1 dipc·mlt· dal rng1(i11111~i1111'11lo di 111mv1· t:1pp1· 1wllo
1vllnppo d<·ll1• for/.1• produtth•t•, , mm· la c:omplcta 11wcc;111in~1-
una prospettiva femminista •1u111• cldla pr0tl11:do11c o rcstcnsionc globalcùci rapporti rnpita-
ll• llri •• 11• prc11wssc del prolielto comunista in Marx. Al contra•
rin, i' 1111 frt•no a Ile devastazioni conseguenti allo sviluppo capita-
li• t.i 11 1111 progetto <li recupero dei saperi e delle tecnologie locali
IMh·~ - Shivn 1986; The Ecologist r993}. Analogamente, la co•
Nlrnzionc di ,ommons non presume un legame tra sviluppo
Kd1intifico-tecnologico e sviluppo politico-intellettuale, e si in·
Opporsi alle divisioni che il capitalismo ha creato sulla base di ~•i11lrJ sulla ristrutturazione della riproduzione come il terreno
razza, genere, età, zicomporre àò che è stato separato altinterno fntciale per la trasformazione dei rapporti sociali. Rovescia cosi
dell~ nostre_ vi~e e ri~o.stituire un interesse collettivo, è dunque 11011 solo la struttura del valore dclrorganizzazione capitalistica
oggi ~a pnor~tà ~!1tìca per le femministe e per gli altri movi- ciel lavoro, ma anche il primato accordato alla produzione come
me~~ per ~ giustizia sociale. Questo è ciò che è in gioco nella terreno di lotta e di organizzazione nell'ottica marxista. Più pre-
pohtica dei commons che. nella sua migliore interpretazione, cis.,mcnte, la politica dei commons tende a superaze, già a partire
presuppone la condivisione della ricchez:za, un processo decisio- dal presente, la separazione tra produzione e riproduzione, e
nale collettivo euna rivoluzione nel rapporto con noi stessi e con l'isolamento che ha caratteri.:zato il lavoro di riproduzione nel
gli altri. La cooperazione sociale e lo sviluppo della conoscenza capitalismo, non in vista della sua riorganizzazione su scala in•
elle Marx attribuisce al lavoro industriale, possono essere realiz'. dustriale ma pèr creare forme più cooperative di questo lavoro.
zati solo attraverso attività in comune - giardini urbani, banche Decliniamo i cornmoiu al plurale secondo lo spirito promosso
de~ tempo, progetti open-source- che sono auto-organizzati eri- dagli 2apatisti con lo slogan «Un solo NO ma molti SI», che rico-
chiedono ma anche producono comunità. In questo senso e in nosce tesistenza di diverse traiettorie culturali e storiche e la
quanto aspira a riprodurre le nostre vite in modo da raffodare i molteplicità di risultati compatibili con l'abolizione dello sfrutta-
leg~ reciproci e ~1:e limiti alfaccumulazione di capitale (de mento - cosa che esclude la possibilità di modelli universaliz-
~ngehs_2007). la pohtìca del commons traduce in parte la conce• zanti di organizzazione sociale. Infatti, pur riconoscendo che la
z1one di Marx del comunismo. come abolizione dello stato di circolazione di idee e conoscenze tecnologiche può essere una
cose present~. Si può anche sostenere che con lo sviluppo dei forza storica positiva, la prospettiva di una universali:z-zazionc
co~mons o~h~t e la crescita dei movimenti per ilfrtt·softwart, ci dei saperi, delle istituzioni e delle forme comportamentali è
stiamo avvicinando a quelruniversalizzazione delle capacità sempre più contrastai.i non solo come eredità coloniale, ma
umane che ~arx prevedeva come risultato dello sviluppo delle come progetto che può essere conseguito solo attraverso la di•
forze produttive. Ma la politica dei comm-0ns è una deviazione ra• struzione della vita e deUe culture localL
dicale da ciò che il comunismo ha significato per la tradi2ione Ciò che più importa è che una società dei commons non di·
marxista a partire dall'opera di Marx. Tra la politica dei commons penòe per la sua esistenza dal sostegno dello Stato. Anche se in
e~ co~unismo ci sono differenze sostanziali, particolarmente alcuni circoli radicali perdura il desiderio dello Stato, come
evidenti da un punto di vista femminista ed ecologista. forma transitoria, presumibihnenteper sradicare consolidati in•

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lcrcs~i c:;1pil,1lislid ,. a111111i11i:illal'I· 1111q1h 1•lc•1111•11l1 1h•ll,1 11o 11d11I, J'/'/INll 1111· ahhia d,1111 M .1111,1 ,1t1i-111ln111• ,1llr li n~(i11111,1·
c:hcz1.a c.:0111111w dlt' richit·dnuo 1111a pwgra111111azio111· su l,11u.1 1rlrll,1 M1111111·111v1I,\ dc•I p1nh·1,111,1h1, ,11'1•\·,1 l11ll,1v1a • ,1pllo 111<•
scala (acqua, clcuridlit, lrasporli, t!rc.:.). 011,1,ii la fi1rn1a-S1a111 ,. 111 11111 11 hl~llll,llll di 1111a I ivnh11101H' p1•1 hh1•1.1111 111111 ,u,lo cl,1ll1·
crisi, e non solo nei circoli ra<lic.1li e fcm111i11isli. lufolli. la l'"I'" ltti11111I 1•111t•1111• 111a a11, hc· dal1'i1111·1 i111iua:110111• 11t:11'.11lt•11ln•
p ili•II,· 11•la:1.i1111i rapil;ilislic:lw, dal .. v,·, rhio smh, 1111111• .. ,
larità della politica dei commo»s è dircllamcnlc corn•la1;, .,Il.,
crisi della forma-Stato, resa drammaticamente cvidcnlt• d.t 11. ,Il, n11• h;1dc•llo, 1:osl da puh:r cssr1·~ rn1>ad» di fo111l.tn! su basi
mento del socialismo reale e dalfinternazionalizzazionc dd , ,, 1111uv1· l;1 ~od1•l:\ (Marx- E111\elS :1.018).
pilale. Come ha efficacemente scritto John Holloway in 01111/!111
re il mondo senza premkre il potere (2004), immaginare di polc-1
utilizzare lo Stato per costruire un mondo più giusto vuol <lin•al
tribuire allo Stato uriesistenza autonoma, astratta dalle relazin111
sociali che lo legano in rnodo inestricabile alfaccumulazio1ll' e,
pitalistica e lo costringono a riprodurre il conflitto sociale e mc·, •
canismi di esclusione. Significa anche ignorare che i rapporti so•
ciali capitalistici non si fermano ai confini degli Stati ma sono
costituiti globalmente. Inoltre, date le divisioni e gerarchie csi•
stenti in base al genere e alla razza, la «dittatura del proletariato»
concretizzata in uno Stato rischierebbe di diventare la dittatura
del proletariato bianco.
Dopo decenni di aspettative tradite e scrutini elettorali, c'è
oggi un desiderio profondo, soprattutto tra i giovani in ogni
paese, di recuperare il potere di trasformare le proprie vite, di
riappropriarsi di saperi e responsabilità che in uno Stato proleta-
rio verrebbero trasferiti a un'istituzione sovrana che rappreseo-
tandoci ci rimpiazzerebbe. Sarebbe una svolta disastrosa. Invece
di creare un nuovo mondo rinunceremmo a quel processo di
auto-trasformazione senza il quale una nuova società non è pos•
sibile, per riprodurre queUe stesse condizioni che oggi ci rendo-
no passivi anche di fronte ai casi più evidenti di ingiustizia istitu•
zionale. Una delle maggiori attrattive dei commons, quali «forme
embrionali di una nuova società», è che essi esprimono un pote-
re che viene dal basso invece che dallo Stato, e che si basano sulla
cooperazione e su un processo decisionale collettivo invece che
sulla coercizione (Holloway 2012). ln questo senso, lo spirito dei
commons risuona nelrintuizione di Audre lorde (2014) secondo
cui <<gli strumenti del padrone non smantelleranno mai la casa
del padrooe», e io credo che se Marx vivesse oggi sarebbe d'ac•
cordo su questo punto. Sebbene non si sia mai dilungato sulle I
devastazioni prodotte dalforganizzaziooe capitalistica del sessi•

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