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Comunismo o barbarie
Un manuale per ribelli rivoluzionari
Alessandro Pascale
Comunismo o barbarie
VIII
«Ogni giudizio di critica scientifica di quest’opera sarà per me il benvenuto.
Di fronte ai pregiudizi della cosiddetta opinione pubblica, alla quale non ho mai
fatto concessioni, vale per me come sempre il motto del grande Fiorentino: “Segui
il tuo corso e lascia dir le genti!”»
Karl Marx1
«L’abito di parata del liberalismo è caduto, e agli occhi di tutto il mondo sta, in
tutta la sua nudità, il più repellente dispotismo. Anche questa è una rivelazione,
se pur a rovescio. È una verità, che se non altro c’insegna a conoscere la vuotezza
del nostro patriottismo, la mostruosità del nostro Stato, e a nasconderci la faccia.
Lei mi guarderà sorridendo, e mi chiederà: che cosa ci si è guadagnato? Non per
vergogna si fanno le rivoluzioni. Io rispondo: la vergogna è già una rivoluzione
[…].
La vergogna è una sorta di ira che si rivolge contro se stessa. E se un’intera
nazione si vergognasse realmente, essa sarebbe come il leone, che prima di spiccare
il balzo si ritrae su se stesso. […]
Lo Stato è una cosa troppo seria perché se ne faccia un’arlecchinata. Forse si
potrebbe far camminare per parecchio tempo col favore del vento una nave carica
di pazzi; ma essa andrebbe ugualmente incontro al suo destino, proprio perché i
pazzi non ci crederebbero. Questo destino è la rivoluzione, la rivoluzione che è
imminente».
Karl Marx2
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– così non è. I compagni cinesi non vogliono insegnare niente a
nessuno; non perché non ne siano capaci, ma perché – parole loro –
è inutile. Spostare una strategia in un altro luogo, in un altro tempo,
significa cambiare così radicalmente le cose che quello che è giusto
lì e ora, non lo sarebbe più qui domani. Cosa c’è di più leninista di
questo punto di vista?
Il marxismo è una guida per l’azione. Sta a noi comunisti europei
e italiani in particolare capire, in tutto quello che sta succedendo
nel mondo a una velocità di cambiamento forse mai vista, quale
devono essere i compiti che ci dobbiamo dare nell’immediato, nel
breve e medio periodo, senza mai perdere di vista qual è il nostro
imprescindibile obbiettivo finale che questo libro delinea alla fine
con luminosa fiducia: il socialismo e il comunismo.
31 ottobre 2023
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Introduzione
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dialettico e del materialismo storico, oltre che delle categorie de Il
capitale. Vengono segnalate le problematiche rimaste aperte. Tre
dei cinque capitoli che compongono questa sezione sono relazioni
aggiornate realizzate per la scuola popolare di formazione politica
Antonio Gramsci del Partito Comunista, svoltasi dal gennaio al
giugno 2023 a Milano.
Anche i cinque capitoli che compongono la terza sezione (Alla
riscoperta della storia) sono il frutto dei lavori per la scuola Antonio
Gramsci. Servono a sgombrare il campo dalle macerie della disgustosa
storiografia borghese che ha pensato di liquidare il comunismo
demonizzandolo con l’etichetta del totalitarismo dei “100 milioni di
morti”. Questi cinque proiettili sono sintesi divulgative di argomenti
affrontati in maniera più estesa nella Storia del Comunismo7, che rimane
la base scientifica più solida, ineludibile terreno di confronto per ogni
critico. In molti casi l’analisi è stata arricchita con contenuti nuovi,
come emerge nella parte sugli Stati Uniti, che oltre a sintetizzare i
contenuti minimi del I tomo del II volume della collana8 anticipa
una parte della bibliografia e dei contenuti che costituiscono una
parte dei lavori preliminari del “tomo II” sull’impero statunitense.
Particolarmente importante in questa sezione è l’approfondimento
del pensiero di Xi Jinping.
Nella quarta e ultima sezione (La terza guerra mondiale e il “Che
Fare”) si affrontano le questioni scottanti del nostro presente: cosa è
stata davvero la pandemia? Qual è la vera posta in ballo nella guerra
Russia e Ucraina? È possibile costruire un’Europa diversa, più attenta
alle esigenze del popolo? Su questo ultimo tema si afferma con forza la
risposta negativa: l’Unione Europea non è un’istituzione riformabile
in senso democratico e sociale. Chi la racconta diversamente
danneggia gli interessi del popolo.
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Sezione 1
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«Si deve avere tempra per essere giovani comunisti. Si deve avere carattere per
essere giovani comunisti. Si deve avere vocazione per essere giovani comunisti. Si
deve saper compiere. Se si è studenti si dev’essere assolutamente buoni studenti;
se si è lavoratori di una fabbrica, si dev’essere lavoratori modello della fabbrica; si
dev’essere esempio di buon compagno, essere esempio di sacrificio, essere esempio
di volontà. Si dev’essere primi in tutto: nel lavoro, nello studio, nello sport, nella
vita di relazione con gli altri compagni. Il giovane orgoglioso non può essere un
giovane comunista. Il giovane comunista dev’essere prima di tutto un compagno
modesto, perché la modestia è una delle prime virtù del rivoluzionario. Chi si
crede superiore agli altri o tratta gli altri con spirito di superiorità, non può essere
un giovane comunista. Chi si vanta delle sue presunte virtù con un altro, non può
essere un giovane comunista. Chi nega a un altro il suo appoggio di compagno, il
suo aiuto, chi nega agli altri il braccio generoso per aiutare, chi vuole colpire un
giovane, schiacciarlo, invece di aiutarlo, non può essere un giovane comunista».
Fidel Castro, 4 aprile 19629
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per noi troppo facile avere dei dogmatici e dei millantatori comunisti, ma questo ci
arrecherebbe solo danno e pregiudizio, perché questi tali, dopo aver letto e imparato
quanto viene esposto nei libri e negli opuscoli comunisti, si rivelerebbero incapaci
di coordinare tutte queste cognizioni e non saprebbero agire come il comunismo
realmente esige. […] Senza il lavoro, senza la lotta, la conoscenza libresca del
comunismo, acquisita attraverso la lettura degli opuscoli e degli scritti comunisti,
non vale un bel niente, perché non farebbe che perpetuare il vecchio distacco tra la
teoria e la pratica, quel vecchio distacco che costituiva il tratto più ripugnante della
vecchia società borghese. […] commettereste tuttavia un grave errore, se cercaste di
trarre da ciò la conclusione che si può diventare comunista senza essersi impadroniti
di quanto è stato accumulato dal sapere umano. Sarebbe sbagliato pensare che basti
far proprie le parole d’ordine comuniste, le conclusioni della scienza comunista,
senza essersi impadroniti del complesso di conoscenze di cui lo stesso comunismo
è il risultato. […] La cultura proletaria deve consistere nello sviluppo sistematico
di tutto il sapere che l’umanità ha elaborato sotto il giogo della società capitalistica,
della società dei grandi proprietari fondiari, della società burocratica. […] non si
può costruire una società comunista in un paese di analfabeti».
Vladimir Lenin10
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1.
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I. La mancanza di formazione marxista nella “sinistra”
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«Disabituati al pensiero, contenti della vita del giorno per giorno, ci troviamo
oggi disarmati di contro alla bufera. Avevamo meccanizzato la vita, avevamo
meccanizzato noi stessi. Ci accontentavamo di poco: la conquista di una piccola
verità ci riempiva di tanta gioia come se avessimo conquistato tutta la verità.
Rifuggivamo dagli sforzi, ci sembrava inutile porre delle ipotesi lontane e risolverle,
sia pure provvisoriamente. Eravamo dei mistici inconsapevolmente. O davamo
troppa importanza alla realtà del momento, ai fatti, o non ne davamo loro alcuna.
O eravamo astratti perché di un fatto, della realtà facevamo tutta la nostra vita,
ipnotizzandoci, o lo eravamo perché mancavamo completamente di senso storico, e
non vedevamo che l’avvenire sprofonda le sue radici nel presente e nel passato, e gli
uomini, i giudizi degli uomini possono fare dei salti, devono fare dei salti, ma non la
materia, la realtà economica e morale. Tanto più grande è il dovere attuale di porre
un ordine in noi. […] Gli errori che si sono potuti commettere, il male che non si
è potuto evitare non sono dovuti a formule o a programmi. L’errore, il male era in
noi, era nel nostro dilettantismo, nella leggerezza della nostra vita, era nel costume
politico generale, dei cui pervertimenti anche noi partecipavamo inconsapevolmente.
[…] Cambiare le formule non significa nulla. Occorre che cambiano noi stessi, che
cambi il metodo della nostra azione. Siamo avvelenati da un’educazione riformistica
che ha distrutto il pensiero, che ha impaludato il pensiero, il giudizio contingente,
occasionale, il pensiero eterno, che si rinnova continuamente pur mantenendosi
immutato. […] Progrediamo per intuizioni più che per ragionamenti; e ciò porta a
una instabilità continua, a una continua insoddisfazione: siamo dei temperamenti
più che dei caratteri. Non sappiamo mai ciò che i nostri compagni potranno fare
domani; siamo disabituati al pensare concreto, e perciò non sappiamo fissare ciò che
domani si debba fare, e se lo sappiamo per noi, non lo sappiamo per gli altri, che ci
sono compagni di lotta, che dovranno coordinare i loro sforzi ai nostri sforzi. Nella
complessa vita del movimento proletario manca un organo, sentiamo che manca un
organo. Dovrebbe esserci, accanto al giornale, alle organizzazioni economiche, al
partito politico, un organo di controllo disinteressato, che fosse il lievito perenne di
vita nuova, di ricerca nuova, che favorisse, approfondisse e coordinasse le discussioni,
all’infuori di ogni contingenza politica ed economica. Nel corso di queste relazioni
di letture fatte, questi bisogni che io sento, che molti altri sentono con me, andranno
concretandosi, e con l’aiuto dei compagni di buona volontà sarà prospettata una
soluzione e indicata una via da seguire».
Antonio Gramsci14
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La mancata conoscenza del marxismo e dei suoi sviluppi porta
alcuni compagni a dar credito a teorie lontane dal comunismo. Si fa
confusione con movimenti che hanno obiettivi di fase simili a quelli
dei comunisti, ma con radici nettamente diverse. È importantissimo
quindi un lavoro di sistematica formazione dei compagni che si
iscrivono e militano in un partito comunista, in modo da fornire
loro una cassetta degli attrezzi, un metodo scientifico tramite il
quale interpretare il mondo e trasformarlo in senso socialista. Qui
si intende rappresentare un’introduzione alla concezione comunista
della storia del mondo, che parte dalla messa in discussione radicale
della società capitalista, sviluppata in maniera per la prima volta
scientifica oltre 150 anni fa da Marx ed Engels e perfezionatasi nel
corso del tempo attraverso l’operato teorico e pratico di pensatori e
uomini politici fondamentali come Lenin e Stalin. Non si pretende
che il discorso sia chiuso, ma si ritiene che queste basi rimangano
ancora grandemente attuali nei fondamentali, e la loro conoscenza
critica, comprendente quindi anche gli errori, è indispensabile. Solo
studiando è possibile dotarsi degli strumenti necessari per essere
in grado di affrontare le sfide politiche e teoriche del XXI secolo,
quello in cui si approfondiscono e si evidenziano le contraddizioni
del capitalismo nel pieno della sua fase imperialista. È necessario per
i comunisti acquisire la capacità di compiere un’analisi critica del
presente e quindi di formulare una proposta di alternativa che abbia
una concreta possibilità di diventare egemone. Le classi dominanti
si adoperano per indebolire l’ideologia comunista, “sterilizzando” il
pensiero di Marx, Gramsci, Che Guevara e altri; si cerca di dipingerli
come innocui uomini inseguitori di un’utopia. A tal riguardo è utile
ricordare cosa scriveva Lenin un secolo fa:
«accade oggi alla dottrina di Marx quel che è spesso accaduto nella
storia alle dottrine dei pensatori rivoluzionari e dei capi delle classi
oppresse in lotta per la loro liberazione. Le classi dominanti hanno
sempre ricompensato i grandi rivoluzionari, durante la loro vita, con
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potreste mai fare la rivoluzione senza rivoluzionari. Ma attenzione
ai ribelli! Pur essendo interlocutori inizialmente ineludibili, bisogna
sapere che se non si riesce a farli maturare politicamente rischiano di
farti inciampare e di attaccare la stessa rivoluzione. La cultura quindi
come arma decisiva ma non auto-sufficiente. La conoscenza avanza
nel legame dialettico inscindibile tra teoria e pratica. Per ora occorre
insistere nella nobilitazione dello studio e della formazione teorica,
troppo a lungo trascurati dai comunisti, a discapito di un’azione cieca
e priva di sbocchi concreti.
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anni fu un visitatore assiduo del Museo Britannico, il cui catalogo
era per lui pregevole. Pure i suoi avversari sono stati costretti a
riconoscere la vastità e la profondità del suo sapere non solo nella sua
specialità (l’economia politica) ma pure nella storia, nella filosofia e
nella letteratura di tutti i paesi. […] Il cervello di Marx era armato
della conoscenza di una gran quantità di fatti della storia e delle
scienze naturali, e di teorie filosofiche; e sapeva collegar tutte queste
conoscenze e osservazioni raccolte con un lungo lavoro intellettuale.
Potevasi interrogarlo su qualsiasi argomento e si riceveva la risposta
più esauriente che si potesse desiderare nonché condita di riflessioni
filosofiche di significato generale. Il suo cervello somigliava a una
nave accesa nel porto: pronta a partir su qualsiasi rotta del pensiero.
Certo il Capitale rivela uno spirito tanto dotto e vigoroso; ma per
chi ha conosciuto Marx da vicino, come me, nessuno dei suoi scritti
risulta esibire tutta la grandezza del suo genio e della sua scienza. Egli
era superiore alle sue opere. […]
Marx lavorava sempre con uno scrupolo estremo, citava fatti o cifre
solo da fonte sicura. Non si contentava di comunicazioni di seconda
mano, ma rimontava sempre alla fonte per quanto faticoso fosse.
Per un fatto di second’ordine accorreva al Museo Britannico per
accertarsene sui libri costì. I suoi critici non hanno potuto cogliere
nei suoi lavori una sua svista o provare che una sua prova poggiasse
su fatti vulnerabili ad una disanima. Tale abitudine di risalire alle fonti
lo obbligava a leggere scrittori ignoti e citati solo da lui. Il Capitale
contiene una tale copia di citazioni di autori ignoti da parere dovuto
a sfoggiare erudizione. Marx pensava altrimenti: “Io esercito giustizia
storica: dò a ognuno ciò che gli spetta”, diceva. Egli riteneva doveroso
citare uno sconosciuto e insignificante scrittore che avesse espresso
un’idea per la prima volta o che gli avesse dato esatta formulazione.
La sua coscienza letteraria era severa come quella scientifica. Mai
avrebbe citato un fatto di cui non fosse sicuro; manco osava parlare
di un argomento senza prima studiarlo a fondo. […] Il suo metodo
di lavoro comportava problemi di grandezza appena immaginabile
dal lettore dei suoi scritti. Per scriver una ventina di pagine del
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18 P. Lafargue, Ricordi su Marx, Die Neue Zeit, Anno IX, vol. I, 1890-1891,
pp. 10-17, 37-42.
19 A. Gramsci (a cura di), L’Ordine Nuovo, anno I, n° 1, 1° maggio 1919.
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una data cultura, con una data tradizione, lo studio così graduato
dava quei determinati effetti. Si può sostituire il latino e il greco e li
si sostituirà utilmente, ma occorrerà sapere disporre didatticamente
la nuova materia o la nuova serie di materie, in modo da ottenere
risultati equivalenti di educazione generale dell’uomo, partendo dal
ragazzetto fino all’età della scelta professionale. In questo periodo lo
studio o la parte maggiore dello studio deve essere disinteressato, cioè
non avere scopi pratici immediati o troppo immediatamente mediati:
deve essere formativo, anche se “istruttivo”, cioè ricco di nozioni
concrete».
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al capitalismo, ci si può solo ingegnare elaborando un’adeguata teoria
rivoluzionaria, motivo per cui si deve inevitabilmente optare per
approfondire l’ideologia socialista. Chiunque proponga una “terza
via” è un illusionista, un bugiardo o un ingenuo. A tal riguardo Lenin
è stato piuttosto chiaro:
«Dal momento che non si può parlare di una ideologia indipendente,
elaborata dalle stesse masse operaie nel corso del loro movimento,
la questione si può porre solamente così: o ideologia borghese o
ideologia socialista. Non c’è via di mezzo (poiché l’umanità non ha
creato una “terza” ideologia e, d’altronde, in una società dilaniata dagli
antagonismi di classe, non potrebbe mai esistere una ideologia al di
fuori o al di sopra delle classi). Perciò ogni diminuzione dell’ideologia
socialista, ogni allontanamento da essa implica necessariamente un
rafforzamento dell’ideologia borghese».21
21 V. Lenin, Che fare?, Editori Riuniti, Roma 1970 [I ed. orig. marzo 1902],
pp. 73-74.
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Fino al 1848 i termini socialismo e comunismo sono considerati
intercambiabili. In quell’anno, nel Manifesto del Partito Comunista,
Marx ed Engels distinguono tra socialismo reazionario, socialismo
conservatore borghese e socialismo/comunismo critico-utopistici.
Così si esprimono Marx ed Engels su questi ultimi:
«gli inventori di questi sistemi ravvisano bensì il contrasto fra
le classi e l’azione degli elementi dissolventi nella stessa società
dominante, ma non scorgono dalla parte del proletariato nessuna
funzione storica autonoma, nessun movimento politico che gli
sia proprio. […] Al posto dell’azione sociale deve subentrare la
loro azione inventiva personale; al posto delle condizioni storiche
dell’emancipazione, condizioni fantastiche; al posto del graduale
organizzarsi del proletariato come classe, una organizzazione della
società escogitata di sana pianta. La storia universale dell’avvenire si
risolve per essi nella propaganda e nell’esecuzione pratica dei loro
piani sociali».23
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che hanno visto fino al 1991 come loro centrale punto di riferimento
politico il ruolo del PCUS e dell’URSS, sono stati più occasionali,
saltuari e poco più che formali.
Oggi non esiste un’Internazionale degna di questo nome, la cui
re-istituzione è uno dei compiti primari del movimento comunista
internazionale. Un buon punto di partenza può essere costituito
dall’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, che
ha tornato a svolgersi dal 1998 con cadenza annuale, le cui assisi
costituiscono un’importante momento di confronto reciproco. Al XX
incontro tenuto all’Havana nel 2022 si sono radunati rappresentanti
di 48 organizzazioni provenienti da ogni parte del mondo.
Un importante portale di collegamento per i comunisti di tutto il
mondo è Solidnet.org.
24 K. Marx & F. Engels, Il Manifesto del Partito Comunista, cit., pp. 303-304.
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501 K. Marx, Critica del programma di Gotha, all'interno di K. Marx & F. Engels,
Opere scelte, cit., p. 962.
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sostituire all’economia capitalistica mondiale il sistema mondiale del
comunismo. La società comunista, preparata da tutto il corso dello
sviluppo storico, è la sola via di uscita che esista per l’umanità, perché
essa soltanto distrugge le contraddizioni del sistema capitalistico, che
minacciano di portare l’umanità alla degenerazione e alla rovina.
La società comunista sopprimerà la divisione della società in classi
perché, ponendo fine all’anarchia della produzione, porrà fine a ogni
specie e a ogni forma di sfruttamento e di oppressione dell’uomo da
parte dell’uomo. In luogo di classi di lotta, vi saranno i membri di
una sola comunità mondiale del lavoro. Per la prima volta nella storia
l’umanità prenderà nelle proprie mani i propri destini. Invece di
disperdere nelle lotte tra le classi e tra i popoli innumerevoli vite umane
e ricchezze infinite, l’umanità concentrerà tutte le sue energie nella
lotta contro le forze della natura, nello sviluppo e nell’elevazione della
sua propria potenza collettiva. Sopprimendo la proprietà privata dei
mezzi di produzione, trasformandoli in proprietà comune, il sistema
mondiale del comunismo sostituirà alla forza elementare del mercato
mondiale e della concorrenza, al cieco sviluppo della produzione
sociale, l’organizzazione cosciente di essa secondo un piano, diretto
al soddisfacimento dei bisogni collettivi in rapido sviluppo. Ponendo
fine all’anarchia della produzione e alla concorrenza, si porrà fine
anche alle crisi devastatrici e alle guerre ancor più devastatrici. Al
colossale sperpero delle forze produttive e allo sviluppo convulsivo
della società si sostituirà la distribuzione secondo un piano di tutte le
sue risorse materiali e uno sviluppo economico indolore sulla base di
un aumento limitato, ma rapido e sostenibile delle forze produttive.
La soppressione della proprietà privata e la sparizione delle classi
porranno fine allo sfruttamento degli uni da parte degli altri. Il
lavoro cesserà di essere compiuto a profitto di un nemico di classe,
cesserà di essere soltanto un mezzo per vivere e diventerà un’esigenza
primordiale e vitale; sparirà la povertà; spariranno la disuguaglianza
economica tra le genti, la disgrazia delle classi asservite, il miserabile
livello materiale di esistenza in generale; sparirà la gerarchia degli
uomini nella divisione del lavoro, e con essa il contrasto tra il lavoro
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Lo sviluppo delle forze produttive della società comunista mondiale
rende possibile un aumento del benessere di tutta la massa umana,
una riduzione al minimo del tempo che essa dedica alla produzione
materiale e provoca, di conseguenza, uno sviluppo della civiltà non
mai veduto nella storia. Questa nuova civiltà dell’umanità che per
la prima volta si sarà unita, superando ogni e qualsiasi confine di
Stato, al contrario di ciò che avviene nel capitalismo, sarà fondata
sopra chiari e limpidi rapporti tra gli uomini. Perciò essa seppellirà
per sempre ogni mistica, ogni religione, pregiudizio e superstizione
e darà l’impulso più potente allo svolgimento della conoscenza
scientifica trionfale di tutto. Questo stadio superiore del comunismo,
in cui la società comunista già si sarà sviluppata sulla propria base, in
cui insieme con lo sviluppo armonico degli uomini si svilupperanno
in misura enorme anche le forze produttive sociali, in cui la società
avrà già scritto sulla bandiera: “Da ognuno secondo le sue capacità, a
ognuno secondo i suoi bisogni!”, presuppone, come sua condizione
storica preliminare, uno stadio di sviluppo più basso, lo stadio del
socialismo. In questo stadio la società comunista, uscita appena dalla
società capitalistica, è coperta sotto tutti i rapporti, - economici, di
costume e di pensiero, - dalle tare di origine della vecchia società,
dai fianchi della quale essa nasce. Le forze produttive del socialismo
non sono ancora sufficientemente sviluppate per garantire una
ripartizione dei prodotti del lavoro secondo i bisogni, e i prodotti
vengono quindi ripartiti secondo il lavoro. La divisione del lavoro,
cioè l’attribuzione di determinate funzioni lavorative a determinati
gruppi di uomini, non è ancora soppressa, e in parte non è ancora
eliminato il contrasto fondamentale tra il lavoro fisico e il lavoro
intellettuale. In particolare, malgrado la sparizione delle classi,
esistono ancora residui della vecchia divisione della società in
classi e residui, quindi, del potere di Stato del proletariato, della
costrizione, del diritto. Sussistono quindi tracce di ineguaglianza
che ancora non sono potute sparire. Non è ancora stata soppressa
né è sparita del tutto l’opposizione tra la città e la campagna. Ma
tutti questi residui della vecchia società non sono né difesi né protetti
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per il resto della giornata su se stesso per sviluppare propri lavori
creativi. Nel comunismo l’educazione “filosofica” universale condurrà
nel giro di poche generazioni al sorgere di un “uomo nuovo” che
costituirà l’evoluzione dell’homo sapiens. L’uomo nuovo avrà le qualità
morali dei grandi “saggi” di cui è costellata la storia dell’umanità, e
potrà dedicarsi a coltivare le proprie amicizie, la propria famiglia,
e la propria interiorità, mantenendo un impegno costante per la
salvaguardia della comunità.
Ognuno sarà messo in condizione di cercare la propria strada
sostenibile e personale per la felicità. Ognuno contribuirà
volontariamente e con piacere a dare il proprio contributo paritario
alla comunità di cui usufruisce, ma a nessuno sarà imposto per
obbligo alcun lavoro degradante o ruolo sociale, se non in condizioni
straordinarie di crisi.
I flagelli della delinquenza e del crimine, se non scompariranno
completamente, diventeranno talmente marginali da dar luogo ad un
progressivo smantellamento delle forze di ordine pubblico organizzate
e autonome, essendo scomparse le necessità di rubare o di fare del
male agli altri. In una condizione intermedia basteranno le milizie
popolari a seguito della reintroduzione di un anno obbligatorio di
“educazione civica” e facoltativamente, ma estremamente necessaria
nella fase del socialismo, militare.
L’uomo nuovo sarà consapevole del determinismo imperante e di
quanto il mondo sia interconnesso: non vivrà per lavorare, per la
fama, i soldi, o altri “vizi”, ma solo per realizzare se stesso trovando la
felicità in quella condizione “divina” della vita virtuosa.
In una siffatta società i consumi individuali sono tesi a soddisfare
bisogni primari che richiedono valori d’uso, e la vita sociale è tanto
pacifica e idilliaca che allo “scambio” commerciale si è sostituita la
pratica del “dono”.
Il comunismo non garantisce solo l’emancipazione culturale, sociale
e politica dell’uomo storicamente subalterno ma, partendo dalla
globalizzazione a tendenza socialista, costruisce un nuovo ordine
fondato sulla cooperazione dei popoli. Nel comunismo le civiltà di
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Le grandi famiglie oggi al potere dovranno scegliere se accettare
l’avvento del comunismo con la loro totale equiparazione al resto
della società, o se rispondere con la guerra apocalittica. Quando lo
schiavo comprende che la propria condizione non è naturale, non
può più accettare di vivere oppresso. Meglio morire combattendo,
che una sopravvivenza da pecore. Proletari e popoli oppressi di tutto
il mondo, unitevi!
Solo il comunismo garantisce la libertà per tutta l’umanità.
Il comunismo è la salvezza dell’umanità mutata nel Dio tanto
ricercato.
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Bibliografia
Si è proceduto a segnalare solo i titoli direttamente citati nella pre-
sente opera, le cui elaborazioni sono fortemente debitrici delle
fonti della Storia del Comunismo, raccolte complessivamente su
A. Pascale, Le fonti “segrete” sotto gli occhi di tutti, Storiauniversa-
le.it, 24 settembre 2023.
Laddove si fa riferimento alla sigla CCDP si fa riferimento al “Cen-
tro di Cultura e Documentazione Popolare”, ossia al sito Resi-
stenze.org.
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Comunismo o barbarie
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Indice
Presentazione 1
Introduzione 5
659
Comunismo o barbarie
99 VIII. Il Rossobrunismo
660
177 IX. Il Materialismo ateo di Feuerbach
178 X. Caratteristiche e importanza del Materialismo
Dialettico
182 XI. Struttura, Sovrastruttura e Dialettica della storia
188 XII. Tre problemi aperti
661
Comunismo o barbarie
662
5. Che cos’è il Marxismo-Leninismo 274
274 I. Alla ricerca di una definizione
277 II. La distanza tra marxismo “Occidentale” e “Orientale”
278 III. Il nesso strutturale tra lotta politica, economica, culturale
280 IV. Le lotte contro le “sinistre” anarchiche e riformiste
284 V. La spiegazione di Stalin
286 VI. Sulle contraddizioni secondarie
287 VII. Dalla critica dell’economia politica all’imperialismo
293 VIII. La truffa della Democrazia Liberale Borghese
299 IX. Il Partito d’avanguardia contro lo spontaneismo
301 X. Il compito dei comunisti di elevare la coscienza
303 XI. Il Centralismo Democratico
304 XII. Come lottare? Realpolitik e Utopia
306 XIII. Il Parlamento usato come mezzo rivoluzionario
309 XIV. La questione sindacale e la scelta dei metodi di lotta
312 XV. Il Capitalismo di Stato e gli ultimi scritti
315 XVI. I problemi irrisolti
663
Comunismo o barbarie
664
399 XX. Ci rivolgiamo alle teste pensanti
665
Comunismo o barbarie
filo-statunitense
443 XII. Il revisionismo di Togliatti, “La Via Italiana al Socialismo”
449 XIII. Un bilancio politico della segreteria Berlinguer
455 XIV. Le molteplici origini della degenerazione del PCI
464 XV. A 100 anni dalla nascita del PCI
666
579 V. Da Bill Gates alle possibili manipolazioni genetiche
582 VI. Cui prodest?
583 VII. Le proposte dei comunisti sulla sanità
667
Comunismo o barbarie
Bibliografia 644
668