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COPIA

OFFERTA DA

100+ QUESITI REALI


SUL DECRETO 37/08
100+ quesiti reali
sul decreto 37/08

NT24
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Sede legale: Centro Direzionale Milanofiori
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Sede operativa: Via Valsesia 66 - 20152 Milano (MI)

Prima edizione - Dicembre 2022


5

100+ quesiti reali


sul decreto 37/08

Premessa 9

Capitolo 1 - RESPONSABILE TECNICO E ABILITAZIONE


1.1 Responsabile tecnico: quali requisiti 11
1.2 Manutenzione cabine MT/BT: serve abilitazione? 12
1.3 Impresa non installatrice: verifica dei requisiti 13
1.4 Impianti non 37/08 e progettazione 14
1.5 Lavori in cabina di trasformazione: serve abilitazione 37/08? 14
1.6 Impianti di rilevazione fumi: bastano le lettere “a” e “b”? 15
1.7 Requisiti professionali maturati all’estero 16
1.8 Periodi non continuativi 17
1.9 Responsabile tecnico e attività di libero professionista 19
1.10 Responsabile tecnico e attività continuativa 19
1.11 Cablaggio strutturato: lettera B? 20
1.12 Requisiti tecnico professionali e decreto 37/08 20
1.13 Riconoscimento dei requisiti tecnico professionali 21
1.14 Ho i requisiti per fare “il progettista”? 23
1.15 Requisiti per la dichiarazione di rispondenza.. non continuativi 23
1.16 Responsabile tecnico dimissionario 24
1.17 Progettista e responsabile tecnico 24
1.18 Progettista e responsabile tecnico dipendente: 26
6

1.19 Progettare impianti elettrici “con la triennale” 26


1.20 Impianto di videosorveglianza e lettera “B” 27
1.21 Scavi per fibra: è necessario essere impresa installatrice? 28
1.22 Requisiti tecnico professionali e camere di commercio 28
1.23 Niente lettera g: “il professionista firma per me” 31
1.24 Distribuzione pubblica fibra ottica: quali requisiti per l’impresa? 32
1.25 Un laureato in tecniche della prevenzione può progettare? 32
1.26 L’amministratore di un’impresa installatrice “eredita le lettere”? 34
1.27 Aprire un’impresa installatrice… senza diploma! 34
1.28 Requisiti tecnico professionali e camera di commercio 35

Capitolo 2 - PROGETTO
2.1 Obbligo di progetto: in quali casi? 37
2.2 Studio tatuatore: è obbligatorio il progetto? 39
2.3 Progetto autorimessa 39
2.4 Progetto centro commerciale 40
2.5 Progetto e limiti dimensionali 40
2.6 Ufficio 40 m2 e piazzale di 2500: Chi firma? 41
2.7 Fotovoltaico e obbligo di progetto 42
2.8 “Progettino” e “Progettone”… 43
2.9 6kW: “Progettino” o “Progettone”? 43
2.10 Impianti elettrici condominiali e obbligo di progetto 44
2.11 Obbligo di progetto di uno stadio comunale 45
2.12 Ampliamento impianto “ante 46/90”: quale documentazione? 46
2.12 E’ obbligatorio il progetto per un impianto elettrico + TVCC… 46
2.13 Videocitofono condominiale: serve il progetto? 48
2.14 Abitazione con b&b: è obbligatorio il progetto? 49

Capitolo 3 - DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’


3.1 Dichiarazione di conformità condominio + appartamenti... 51
3.2 Dichiarazione di conformità: anche per piccole modifiche? 51
3.3 Dichiarazione di conformità 37/08 piattaforme di sollevamento 52
3.4 Per quanto tempo conservare la dichiarazione di conformità? 54
3.5 Ristrutturazione del bagno: dichiarazione di conformità? 54
3.6 Dichiarazione conformità per impianti di illuminazione 55
7

3.7 Manutenzione ordinaria: non è richiesta la dichiarazione 55


3.8 Planimetrie: è obbligatorio allegarle alla dichiarazione? 56
3.9 Quali limiti per la dichiarazione di conformità 57
3.10 Dubbi sulle dichiarazioni 57
3.11 Ampliamento o modifica di un impianto: quali documenti? 59
3.12 Alimentazione plafoniere e dichiarazione di conformità 60
3.13 Dichiarazione di conformità impianto anni ’70… modificato 60
3.14 Manutenzione straordinaria e dichiarazione di conformità 61
3.15 Dichiarazione di conformità al 37/08 o alla regola dell’arte? 62
3.16 Fibra ottica: quali norme citare nella dichiarazione? 62
3.17 Dichiarazione di conformità: chiarimenti 63
3.18 Nuovo impianto o manutenzione straordinaria 64
3.19 Da magnetotermico a magnetotermico-differenziale... 65
3.20 La dichiarazione di conformità in caso di “ampliamento” 67
3.21 Deposito presso lo sportello unico 68

Capitolo 4 - DICHIARAZIONE DI RISPONDENZA


4.1 Impianto “fatto in casa”: cosa posso fare? 71
4.2 Responsabile tecnico da 5 anni ma… 72
4.3 Dichiarazione di rispondenza di un appartamento 73
4.4 Età dell’impianto (2008?) e dichiarazione di rispondenza 74
4.5 Dubbi sulla dichiarazione di rispondenza 75
4.6 Dichiarazione di rispondenza per un impianto “nuovo” 78
4.7 Impianto ante 46/90: dichiarazione di rispondenza sì o no? 79
4.8 Posso firmare la dichiarazione di rispondenza? A chi inoltrarla? 80
4.9 Dichiarazione di rispondenza e norme in vigore 81
4.10 Niente dichiarazione: quale escamotage? 82
4.11 Rispondenza vecchio impianto 82
4.12 Documentazione smarrita in seguito a un incendio… 83
4.13 Dichiarazione di rispondenza impianto del 2007.. forse 2008! 84

Capitolo 5 - OBBLIGHI E RESPONSABILITA’


5.1 Unità abitativa senza interruttore differenziale e condominio 85
5.2 Impianto di cantiere: serve la dichiarazione di conformità? 86
5.3 Documentazione impianti realizzati prima della 46/90 89
8

5.4 Piccoli manufatti 91


5.5 Unità abitativa: quale manutenzione e quale documentazione? 92
5.6 Gallerie stradali: il decreto si applica o no? 93
5.7 Aggirare l’obbligo di progetto 94
5.8 Le serre sono soggette al decreto 37/08? 96
5.9 Impianti a servizio dei campi accoglienza: oggetto del 37/08? 97
5.10 Definizione di “potenza impegnata” 97
5.11 Niente documenti: cosa fare? 98
5.12 Impianto di terra obbligatorio nei condomini 98
5.13 Reti LAN: quando sono soggette a decreto 37/08? 100
5.14 Pretendere la documentazione dovuta 100
5.15 Sostituzione differenziale: manutenzione ordinaria 102
5.16 Non ho la “lettera G”, non installo nulla nel locale caldaia! 102
5.17 Manutenzione ordinaria o straordinaria? 104
5.18 Impianti stand alone: si applica il decreto 37/08? 104
5.19 “Chi paga” il progetto!? 105
5.20 Un impianto completamente… abusivo 106
5.21 Decreto 37/08 e DPR 462/01 106
5.22 Impianti ante 1990 e adeguamenti 107
5.23 Un impianto… non a norma! 108
5.24 Intervento su impianto esistente, senza documentazione 109
5.25 Impianto non completo e subentro di impresa installatrice 109

APPENDICE I
4box reinventa il concetto di presa elettrica - a cura di 4box 111
9

premessa

Lo scopo del portale NT24.it “novità tecniche per il settore elettrico” è


risolvere problemi tecnico-normativi reali fornendo una risposta chiara e
immediata ai quesiti degli utenti.
Questo libro raccoglie una selezione di oltre 100 quesiti reali sul decrreto
37/08 giunti in redazione (su oltre 7.000 quesiti totali sottoposti dai nostri
lettori dal 2017) e le relative risposte.
Il decreto, che ha ormai quasi 15 anni di storia, risulta ancora oggi essere
oggetto di numerosi quesiti tecnici. Alcuni dubbi interpretativi ricorrenti
vengono affrontati nel testo. Sebbene diversi soggetti (istituzionali e non)
hanno negli ultimi anni cercato di proporre al Ministero competente una
profonda revisione del regolamento, ad oggi non risulta ufficialmente alcu-
na modifica in vista.

Il vero valore di questa pubblicazione è che stata scritta “per metà” dai
lettori del sito, che hanno contribuito inviandoci i loro dubbi in materia
di impianti elettrici: il valore aggiunto è proprio questo: i quesiti arrivano
direttamente “dal campo”.

Il servizio gratuito di risposta ai quesiti tecnici rappresenta una delle attivi-


tà più importanti del portale. Per inviare un quesito basta compilare il form
all’indirizzo: hiip://www.nt24.it/portal/quesiti-tecnici-chiedi-a-nt24-it/.
I quesiti presenti nel libro sono stati attentamente vagliati e analizzati. Ven-
gono ritenuti aggiornati al momento della pubblicazione del libro (marzo
2020). Tutti i contenuti vengono elaborati con la massima cura dalla reda-
zione e dagli autori.
10

Rispetto ai quesiti pubblicati sul sito, alcuni sono stati estesi, rielaborati ed
eventualmente aggiornati, per questa pubblicazione. I contenuti, ovviamen-
te, non hanno il carattere di ufficialità che è proprio solo dei testi normativi
e legislativi, e rappresentano l’opinione di NT24 e dei suoi collaboratori.

Buona lettura e... buon lavoro!


11

responsabile tecnico
e abilitazione

Responsabile tecnico: quali requisiti


Vorrei sapere quali sono i requisiti che una persona deve avere per
poter aprire una ditta individuale che realizzi impianti elettrici se-
condo la legge (ad esempio scuola professionale).
Risponde al suo quesito direttamente il Decreto 22 gennaio 2008, n.
37 (37/08):

Art. 4. Requisiti tecnico-professionali


1. I requisiti tecnico-professionali sono, in alternativa, uno dei seguenti:
a) diploma di laurea in materia tecnica specifica conseguito presso una uni-
versita’ statale o legalmente riconosciuta;
b) diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secon-
do ciclo con specializzazione relativa al settore delle attivita’ di cui all’arti-
colo 1, presso un istituto statale o legalmente riconosciuto, seguiti da un pe-
riodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle dirette dipendenze
di una impresa del settore.
Il periodo di inserimento per le attivita’ di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
d) e’ di un anno;
c) titolo o attestato conseguito ai sensi della legislazione vigente in materia
di formazione professionale, previo un periodo di inserimento, di almeno
quattro anni consecutivi, alle dirette dipendenze di una impresa del settore.
Il periodo di inserimento per le attivita’ di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
d) e’ di due anni;
d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abi-
litata nel ramo di attivita’ cui si riferisce la prestazione dell’operaio instal-
12

latore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello computato ai
fini dell’apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in qualita’
di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attivita’ di instal-
lazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti
di cui all’articolo 1.

2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative


di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di colla-
borazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del titolare,
dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresi’, in possesso dei
requisiti tecnico-professionali ai sensi dell’articolo 4 il titolare dell’impresa,
i soci ed i collaboratori familiari che hanno svolto attivita’ di collaborazione
tecnica continuativa nell’ambito di imprese abilitate del settore per un perio-
do non inferiore a sei anni. Per le attivita’ di cui alla lettera d) dell’articolo
1, comma 2, tale periodo non puo’ essere inferiore a quattro anni.
Manutenzione cabine MT/BT: serve abilitazione?
Lavoro in una azienda come manutentore elettrico sulle macchine
automatiche installate nello stabilimento.
L’azienda mi ha chiesto di effettuare la manutenzione della cabina
MT/BT, ed a tale scopo mi ha fatto frequentare un corso (nello specifico sul-
la 11-27 e sulla 78-17) ed effettuare una manutenzione in affiancamento al
docente.
Per effettuare tale manutenzione devo avere anche i requisiti richiesti dal
decreto 37/2008?
Per la manutenzione ordinaria di impianti elettrici fuori tensione,
ovvero con DPG aperto, così come intesa nella definizione di cui
all’art. 2 comma d:

“Ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado


normale d’uso, nonché a far fronte ad eventi accidentali che comportano
la necessità di primi interventi, che comunque non modificano la struttu-
ra dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le
prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e
manutenzione del costruttore;”
13

non è necessario possedere i requisiti di cui all’art. 3 del DM 37/08, così


come si desume dalla lettura dall’art. 8 comma 1 dello stesso:

“Il committente e’ tenuto ad affidare i lavori di installazione, di trasforma-


zione, di ampliamento e di manutenzione straordinaria degli impianti indi-
cati all’articolo 1, comma 2, ad imprese abilitate ai sensi dell’articolo 3.”

Qualora lei possieda uno dei requisiti di cui all’art. 4 del DM 37/08 l’azienda
può applicare i criteri dell’art. 3 comma 5:

“Le imprese non installatrici, che dispongono di uffici tecnici interni sono
autorizzate all’installazione, alla trasformazione, all’ampliamento e alla
manutenzione degli impianti, relativi esclusivamente alle proprie strutture
interne e nei limiti della tipologia di lavori per i quali il responsabile possie-
de i requisiti previsti all’articolo 4.”
Impresa non installatrice: verifica dei requisiti
Secondo il Decreto 37/08 le imprese non installatrici, che dispongo-
no di uffici tecnici interni sono autorizzate all’installazione degli
impianti solo all’interno delle loro pertinenze.
Per il riconoscimento dei requisiti tecnico professionali è necessario rivol-
gersi alla Camera di Commercio?
I requisiti tecnico professionali devono essere sottoposti a verifica
camerale, come chiarito nella circolare del Ministero dello Sviluppo
Economico del 24 febbraio 2009 protocollo n. 0016985 che rispon-
dendo ad una richiesta di chiarimento della Camera di commercio di Mace-
rata dice:
Relativamente al quesito, in vigenza del decreto 37/08, concernente l’obbli-
gatorietà o meno della denuncia da parte delle imprese non installatrici, enti
e amministrazioni pubbliche, della costituzione di uffici tecnici interni, si fa
presente che i commi 5 e 6 dell’art.3 del decreto 37/08 stabiliscono quanto
segue:
“5. Le imprese non installatrici, che dispongono di uffici tecnici interni sono
autorizzate all’installazione, alla trasformazione, all’ampliamento e alla
manutenzione degli impianti, relativi esclusivamente alle proprie strutture
14

interne e nei limiti della tipologia di lavori per i quali il responsabile possie-
de í requisiti previsti all’art.4. 6. Le imprese, dí cui ai commi 1, 3, 4 e 5, alle
quali sono stati riconosciuti i requisiti tecnico-professionali, hanno diritto
ad un certificato di riconoscimento, secondo i modelli approvati con decreto
del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato dell’I I giugno
1992. Il certificato è rilasciato dalle competenti commissioni provinciali per
l’artigianato, di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 443, e successive modifica-
zioni, o dalle competenti camere di commercio, di cui alla legge 29 dicembre
1993, n. 580, e successive modificazioni”.

Premesso ciò, si ritiene pertanto che l’istituzione di un ufficio tecnico interno


da parte delle imprese e/o organismi summenzionati sia soggetto, ai sensi del
decreto 37/08, alla preventiva verifica camerale del possesso, da parte del
responsabile tecnico, dei requisiti tecnico-professionali.
Per quanto riguarda le modalità di presentazione della documentazione oc-
corre fare riferimento alla propria Camera di Commercio, in quanto le proce-
dure sono differenti e in alcuni casi semplificate, rispetto alla procedura per
le imprese installatrici.
Impianti non 37/08 e progettazione
Per gli impianti non ricadenti nel decreto 37/08 (ad esempio le cen-
trali elettriche, gli impianti completamente all’aperto non a servizio
di edifici), qual è il riferimento di legge che disciplina l’obbligo o
meno del progetto elettrico redatto da un professionista abilitato?
Per le sole opere pubbliche, nel D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163 “Codi-
ce dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attua-
zione delle Direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE” sono inserite le
disposizioni che prevedono per la realizzazione di determinate opere pubbli-
che la redazione di un progetto (preliminare, esecutivo, definitivo).
Nel “Regolamento di attuazione” del “Codice dei contratti pubblici” del 5
ottobre 2010 sono specificati i requisiti che deve avere il progettista.
Lavori in cabina di trasformazione: serve abilitazione 37/08?
lavoro in una azienda come manutentore elettrico sulle macchine
automatiche installate nello stabilimento. L’azienda mi ha chiesto di
effettuare la manutenzione della cabina MT/BT, ed a tale scopo mi
15

ha fatto frequentare un corso (nello specifico sulla 11-27 e sulla 78-17) ed


effettuare una manutenzione in affiancamento al docente.
Per effettuare tale manutenzione devo avere anche i requisiti richiesti dal
decreto 37/2008?
Impianti di rilevazione fumi: bastano le lettere “a” e “b”?
Un’impresa abilitata dal 2005 con lettere A e B puà realizzare senza
problemi anche la rivelazione fumi?
Non può. Non fa differenza la data di abilitazione, per gli impianti di
rilevazione di fumo serve la lettera G, in quanto impianti di protezio-
ne antincendio:

2. Gli impianti di cui al comma 1 sono classificati come segue:

a) impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizza-


zione dell’energia elettrica, impianti di protezione contro le scariche atmo-
sferiche, nonche’ gli impianti per l’automazione di porte, cancelli e barriere;
b) impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettronici in genere;
c) impianti di riscaldamento, di climatizzazione, di condizionamento e di re-
frigerazione di qualsiasi natura o specie, comprese le opere di evacuazione
dei prodotti della combustione e delle condense, e di ventilazione ed aera-
zione dei locali;
d) impianti idrici e sanitari di qualsiasi natura o specie;
e) impianti per la distribuzione e l’utilizzazione di gas di qualsiasi tipo, com-
prese le opere di evacuazione dei prodotti della combustione e ventilazione
ed aerazione dei locali;
f) impianti di sollevamento di persone o di cose per mezzo di ascensori, di
montacarichi, di scale mobili e simili;
g) impianti di protezione antincendio.

Lo specifica l’art. 2 comma 1 lettera h:

h) impianti di protezione antincendio: gli impianti di alimentazione di idran-


ti, gli impianti di estinzione di tipo automatico e manuale nonche’ gli impian-
ti di rilevazione di gas, di fumo e d’incendio;
16

Requisiti professionali maturati all’estero


Lavoro come elettricista da diversi anni in Svizzera, quasi 14 anni
con una parentesi in Italia di 4 anni, e volevo sapere, sé volessi tor-
nare in Italia a lavorare e aprire ditta se fossi in regola con l’espe-
rienza acquisita? Oppure dovrei seguire dei corsi di aggiornamento? E a chi
mi dovrei rivolgere?
Se lei è cittadino italiano, con riferimento alla sua citata esperienza
di 4 anni, può richiedere alla locale Camera di Commercio il ricono-
scimento dei requisiti tecnico professionali secondo l’art. 4 del de-
creto 37/08 di cui riportiamo il testo.

Art. 4. Requisiti tecnico-professionali


1. I requisiti tecnico-professionali sono, in alternativa, uno dei seguenti:
a) diploma di laurea in materia tecnica specifica conseguito presso una uni-
versita’ statale o legalmente riconosciuta;
b) diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secon-
do ciclo con specializzazione relativa al settore delle attivita’ di cui all’ar-
ticolo 1, presso un istituto statale o legalmente riconosciuto, seguiti da un
periodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle dirette dipen-
denze di una impresa del settore. Il periodo di inserimento per le attivita’ di
cui all’articolo 1, comma 2, lettera d) e’ di un anno;
c) titolo o attestato conseguito ai sensi della legislazione vigente in materia
di formazione professionale, previo un periodo di inserimento, di almeno
quattro anni consecutivi, alle dirette dipendenze di una impresa del settore.
Il periodo di inserimento per le attivita’ di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
d) e’ di due anni;
d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abi-
litata nel ramo di attivita’ cui si riferisce la prestazione dell’operaio instal-
latore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello computato ai
fini dell’apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in qualita’
di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attivita’ di instal-
lazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti
di cui all’articolo 1.
2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavora-
tive di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di
17

collaborazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del


titolare, dei soci e dei collaboratori familiari.
Si considerano, altresi’, in possesso dei requisiti tecnico-professionali ai sen-
si dell’articolo 4 il titolare dell’impresa, i soci ed i collaboratori familiari
che hanno svolto attivita’ di collaborazione tecnica continuativa nell’ambito
di imprese abilitate del settore per un periodo non inferiore a sei anni. Per le
attivita’ di cui alla lettera d) dell’articolo 1, comma 2, tale periodo non puo’
essere inferiore a quattro anni.

Per il riconoscimento delle qualifiche professionali ottenute all’estero può


sempre contattare le Camere di commercio oppure il seguente riferimento:

Presidenza del Consiglio dei Ministri


Dipartimento Politiche Europee
Ufficio per la cittadinanza europea, il mercato interno e gli affari generali
Largo Chigi 19
00187 ROMA
centroassistenzaqualifiche@politicheeuropee.it
hiips://www.politicheeuropee.it/attivita/58/punti-nazionali-di-contatto
Tel: + 39 06 67795210, + 39 06 67795322

e consultare la seguente pubblicazione:


Guida per l’utente – Direttiva 2005/36/CE – Tutto quello che vorreste sapere
sul riconoscimento delle qualifiche professionali

Reperibile al seguente URL:


https://ec.europa.eu/DocsRoom/documents/15032?local
Periodi non continuativi
Vorrei sapere se è possibile far valere ai fini del decreto 37/08 perio-
di non continuativi come elettricista, per aprire una ditta di impian-
ti elettrici (superiori ai fatidici tre anni).
Sì. Sicuramente presso la Camera di Commercio territorialmente
competente dovrà discutere, tuttavia questo è quanto previsto dal
decreto 37/08 in materia:
18

Art. 4. Requisiti tecnico-professionali


c) titolo o attestato conseguito ai sensi della legislazione vigente in materia
di formazione professionale, previo un periodo di inserimento, di almeno
quattro anni consecutivi, alle dirette dipendenze di una impresa del settore.
Il periodo di inserimento per le attivita’ di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
d) e’ di due anni;
d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abi-
litata nel ramo di attivita’ cui si riferisce la prestazione dell’operaio instal-
latore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello computato ai
fini dell’apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in qualita’
di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attivita’ di instal-
lazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti
di cui all’articolo 1.

E questo quanto chiarito dal Ministero dello Sviluppo Economico:

Parere a CCIAA di Nuoro del 6 maggio 2009


Oggetto: “Esperienza professionale non consecutiva maturata presso diver-
se imprese in differenti periodi temporali”

In merito alla possibilità che possa essere presa validamente in considera-


zione – ai sensi dell’art.4, comma 1, lettera c – l’esperienza professionale
conseguita da un soggetto (in possesso di attestato di qualifica professiona-
le) che abbia lavorato per più imprese (esattamente n.10 imprese) per un pe-
riodo complessivo cumulato pari a 61 mesi e 12 giorni, in un arco temporale
di 10 (dieci) anni, il Mi.S.E. ha rappresentato che, vista l’evoluzione della
situazione socio-economica avvenuta negli ultimi 10-15 anni, che ha mani-
festato una costante e sempre più consistente diffusione, anche nel settore
impiantistico, dei contratti a tempo determinato, a progetto e/o comunque
di contratti aventi comunque una definita scadenza temporale, per motivi di
equità sostanziale (al fine di non penalizzare il soggetto che, per vari motivi,
non abbia lavorato consecutivamente per quattro anni di fila per la stessa
impresa, come previsto dall’art.4, comma 1, lettera c del d.m. in parola), si
possano prendere in considerazione tutti i suddetti periodi lavorativi, espri-
mendo, pertanto, parere favorevole al relativo cumulo.
19

Responsabile tecnico e attività di libero professionista


Chiedo informazioni in merito alla figura del Responsabile Tecnico,
precisamente vorrei sapere se posso svolgere il ruolo di Responsabi-
le Tecnico ai sensi del decreto 37/2008 per una ditta artigianale es-
sendo architetto libero professionista.
Se svolge un’altro lavoro non può. Lo vieta l’articolo 3 comma 2 del
decreto 37/08:

Art. 3. Imprese abilitate


..omissis..
2. Il responsabile tecnico di cui al comma 1 svolge tale funzione per una sola
impresa e la qualifica e’ incompatibile con ogni altra attivita’ continuativa.
Responsabile tecnico e attività continuativa
E’ possibile svolgere, da parte di un ingegnere avente già un con-
tratto di lavoro dipendente continuativo presso ditta terza, la funzio-
ne di responsabile tecnico con relativo contratto di associazione in
partecipazione per un impresa artigiana per installazioni elettriche?
Non è possibile.
La figura di responsabile tecnico individuata dal decreto 37/08 svol-
ge tale funzione per una sola impresa e la qualifica e’ incompatibile
con ogni altra attivita’ continuativa.

Art. 3. Imprese abilitate


1. Le imprese, iscritte nel registro delle imprese di cui al decreto del Presi-
dente della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581 e successive modificazioni,
di seguito registro delle imprese, o nell’Albo provinciale delle imprese arti-
giane di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 443, di seguito albo delle imprese
artigiane, sono abilitate all’esercizio delle attivita’ di cui all’articolo 1, se
l’imprenditore individuale o il legale rappresentante ovvero il responsabile
tecnico da essi preposto con atto formale, e’ in possesso dei requisiti profes-
sionali di cui all’articolo 4.
2. Il responsabile tecnico di cui al comma 1 svolge tale funzione per una sola
impresa e la qualifica e’ incompatibile con ogni altra attivita’ continuativa.
20

Cablaggio strutturato: lettera B?


Se a casa mia volessi predisporre un cablaggio strutturato potrei
farlo o dovrei chiamare un installatore abilitato con lettera B? Fino
a che punto arriva la legge per i cablaggi strutturati?
Qual è il limite?
Se l’impianto è collegato alla rete pubblica di telefonia non risulta
necessaria per l’esecuzione nessuna abilitazione professionale, e
successivamente nessun rilascio di dichiarazione di conformità in
quanto non si applicano il decreto 37/08 e l’abrogato DPR 314/92. Qualora
l’impianto non sia collegato alla rete pubblica si ricade nel campo di applica-
zione del decreto 37/08 con i relativi obblighi.
Consigliamo in ogni caso di rivolgersi ad un impresa abilitata.
Requisiti tecnico professionali e decreto 37/08
Volevo chiedere io che ho il diploma come tecnico per l’industrie
tecniche elettriche e elettroniche posso esercitare la legge 46/90?
Cioè posso timbrare le pratiche a nome mio?
Da oltre 10 anni la Legge 46/90 è stata abrogata dal decreto 37/08. I
requisiti tecnico-professionali in capo al responsabile tecnico
dell’impresa abilitata (vedasi art. 3 decreto 37/08) per l’installazio-
ne, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di cui al decreto 37/08
sono indicati nell’art. 4 dello stesso:

Requisiti tecnico-professionali
1. I requisiti tecnico-professionali sono, in alternativa, uno dei seguenti:
a) diploma di laurea in materia tecnica specifica conseguito presso una uni-
versità statale o legalmente riconosciuta;
((a-bis) diploma di tecnico superiore previsto dalle linee guida di cui al de-
creto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2008, pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale n. 86 dell’11 aprile 2008, conseguito in esito ai per-
corsi relativi alle figure nazionali definite dall’allegato A, area 1 – efficienza
energetica, al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ri-
cerca 7 settembre 2011));
b) diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secon-
do ciclo con specializzazione relativa al settore delle attività di cui all’ar-
21

ticolo 1, presso un istituto statale o legalmente riconosciuto, seguiti da un


periodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle dirette dipen-
denze di una impresa del settore. Il periodo di inserimento per le attivita’ di
cui all’articolo 1, comma 2, lettera d) e’ di un anno;
c) titolo o attestato conseguito ai sensi della legislazione vigente in materia
di formazione professionale, previo un periodo di inserimento, di almeno
quattro anni consecutivi, alle dirette dipendenze di una impresa del settore.
Il periodo di inserimento per le attivita’ di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
d) e’ di due anni;
d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abi-
litata nel ramo di attivita’ cui si riferisce la prestazione dell’operaio instal-
latore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello computato ai
fini dell’apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in qualita’
di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attivita’ di instal-
lazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti
di cui all’articolo 1.
2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative
di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di colla-
borazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del titolare,
dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresi’, in possesso dei
requisiti tecnico-professionali ai sensi dell’articolo 4 il titolare dell’impresa,
i soci ed i collaboratori familiari che hanno svolto attivita’ di collaborazione
tecnica continuativa nell’ambito di imprese abilitate del settore per un perio-
do non inferiore a sei anni. Per le attivita’ di cui alla lettera d) dell’articolo
1, comma 2, tale periodo non puo’ essere inferiore a quattro anni.
Riconoscimento dei requisiti tecnico professionali
Sono il titolare di una ditta individuale iscritta al registro imprese
della camera di commercio della mia provincia dal 1996 per queste
attività:
– “Riparazione e manutenzione di apparecchi elettrici-domestici ed elettro-
nici”
– “Sistemi di qualità controllo e certificazione prodotti”.
Ho quindi un’attività professionale composta da più tipi di servizi.
Come artigiano ho costruito e riparato apparecchiature elettroniche, ed in
tutti questi anni ho svolto anche installazioni, riparazioni e manutenzioni di
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impianti elettrici, ma soprattutto di antenne e loro impianti di distribuzione,


in modo particolare televisive. Ho realizzato installazioni per privati e azien-
de, lavorando in commissione diretta o attraverso ordini di lavoro ricevuti
prima direttamente Stream e poi come sub installatore per conto di Sky. At-
tualmente sono anche installatore ufficiale di Linkem.
Ho un diploma di perito in elettronica e telecomunicazioni, e tutte le qualifi-
che per la professione di consulente di direzione nei sistemi qualità secondo
le norme UNI della serie 9000.
A parte un breve periodo in cui ho lavorato come insegnante nelle scuole
superiori, non sono mai stato dipendente di nessuna azienda.
Attualmente quando ne ho bisogno, sono costretto a far certificare i miei
impianti da un’altro professionista abilitato alla 46/90. Leggendo uno dei
vostri articoli, mi sembra di capire che la mia esperienza lavorativa come
titolare della mia azienda in qualche modo può essere valida ai fini del rico-
noscimento dei requisiti per l’ottenimento dell’abilitazione alla certificazio-
ne secondo la legge 46/90.
Dopo oltre vent’anni di lavoro, vorrei poter rilasciare certificazioni autono-
mamente (solo per la lettera che riguarda i miei impianti).
Potrei dimostrare di esercitare l’attività di impiantista da anni con ricevute
e fatture della mia azienda dal 1996, ma non avendo mai svolto neanche
un giorno di lavoro alle dipendenze di nessuna ditta, mi chiedo se una mia
richiesta di abilitazione abbia un senso.
Avrei piacere di conoscere il vostro parere su una mia richiesta di riconosci-
mento dei requisiti presso la mia camera di commercio.
In caso contrario, esiste un iter per poter dimostrare le proprie competenze
(corsi, esami, ecc) ai fini di ottenere il riconoscimento dei requisiti, o sarei
costretto necessariamente a collaborare con qualcuno per “assorbire” for-
malmente i suoi requisiti?
I requisiti tecnico-professionali in capo al responsabile tecnico
dell’impresa abilitata (vedasi art. 3 decreto 37/08) per l’installazio-
ne, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di cui al decre-
to 37/08 sono indicati nell’art. 4 dello stesso decreto (a pagina precedente è
riportato il testo dell’articolo). Può richiedere alla Camera di commercio
competente per zona un parere nel merito del riconoscimento dei periodi di
attività svolti come installatore con i requisiti di cui alla lettera b) dell’art. 4.
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Ho i requisiti per fare “il progettista”?


Sono diplomato IPSIA tecnico industrie elettriche (5 anni) lavoro da
3 anni in una ditta di impiantistica elettrica abilitata dalla camera
di commercio alle lettere a,b,f,g , mi sono informato presso la came-
ra di commercio e il mio diploma mi abilità alle stesse lettere sopra citate.
La mia domanda è la seguente con il mio diploma posso aprire uno studio
tecnico per progettazione impianti, verifiche e collaudo degli impianti per le
lettere sopra citate?
La progettazione degli impianti, sopra determinati limiti dimensio-
nali indicati dalla legislazione vigente (decreto 37/08), risulta essere
attività riservata agli iscritti agli albi professionali (Ingegneri e periti
industriali). Con il titolo di studio riportato Lei non può esercitare le attività
di cui sopra. Può aprire impresa installatrice e svolgere attività impiantistica
per impianti “sotto i limiti” di cui all’articolo Art. 5. Progettazione degli im-
pianti del decreto 37/08.
Requisiti per la dichiarazione di rispondenza.. non continuativi
Vorrei sapere se ho i requisiti per redigere la dichiarazione di ri-
spondenza: sono stato titolare e responsabile tecnico di una ditta
individuale dal 2009 al 2011, sono stato titolare/socio di una S.n.c.
non svolgendo il ruolo di responsabile tecnico dal 2011 al 1014, sono titola-
re e responsabile tecnico di una ditta individuale dal 2015 ad oggi.
Dalla lettura dell’articolo 7 comma 6 del decreto 37/08 serve un
soggetto che ricopre, da almeno 5 anni, il ruolo di responsabile tec-
nico di un’impresa abilitata. Diverso il caso del professionista, può
firmare se ha esercitato per almeno 5 anni la professione:

6. Nel caso in cui la dichiarazione di conformita’ prevista dal presente artico-


lo, salvo quanto previsto all’articolo 15, non sia stata prodotta o non sia piu’
reperibile, tale atto e’ sostituito – per gli impianti eseguiti prima dell’entrata
in vigore del presente decreto – da una dichiarazione di rispondenza, resa da
un professionista iscritto all’albo professionale per le specifiche competenze
tecniche richieste, che ha esercitato la professione, per almeno cinque anni,
nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione, sotto personale
responsabilita’, in esito a sopralluogo ed accertamenti, ovvero, per gli im-
24

pianti non ricadenti nel campo di applicazione dell’articolo 5, comma 2, da


un soggetto che ricopre, da almeno 5 anni, il ruolo di responsabile tecnico di
un’impresa abilitata di cui all’articolo 3, operante nel settore impiantistico a
cui si riferisce la dichiarazione.
Responsabile tecnico dimissionario
Sono responsabile tecnico per un impresa di installazione impianti
e, per motivi personali, ho bisogno di dimettermi dall’incarico, il
problema è che la ditta ha dei lavori in corso e mi ha chiesto di fir-
mare le dichiarazioni di conformità a fine lavori se, nel frattempo, non aves-
se trovato un altro responsabile tecnico.
questi lavori sono stati acquisiti un mese fa, pertanto mi chiedo: se io mi
dimetto oggi, posso sempre firmare le dico a fine lavori per il fatto che al
momento dell’acquisizione il responsabile tecnico ero io?
Deve essere rispettato il principio di immedesimazione nell’impresa
ai sensi dell’art. 3 del decreto 37/08, quindi Lei al momento della
firma e del rilascio della dichiarazione di conformità in qualità di
responsabile tecnico deve essere titolare o dipendente dell’impresa installa-
trice. Ai sensi dell’art.3 comma 2 del decreto 37/08 il responsabile tecnico
svolge tale funzione per una sola impresa e la qualifica è incompatibile con
ogni altra attività continuativa.
È possibile utilizzare la figura dell’institore con specifica delega del respon-
sabile legale dell’impresa, si veda al proposito anche il parere MISE con
circolare n.3597/C del 27 gennaio 2006.
Progettista e responsabile tecnico
Un Perito Industriale libero professionista (iscritto al collegio dei
Periti Industriali con specializzazione Elettronica Industriale) può
esercitare il ruolo di progettista e responsabile tecnico per la stessa
impresa, di cui lo ha incaricato, operante nel settore fotovoltaico.
Per svolgere il ruolo di responsabile tecnico di un’impresa installa-
trice è necessario possedere i requisiti tecnico professionali di cui
all’art. 4 “Requisiti tecnico-professionali” del decreto 37/08:

1. I requisiti tecnico-professionali sono, in alternativa, uno dei seguenti:


25

a) diploma di laurea in materia tecnica specifica conseguito presso una uni-


versità statale o legalmente riconosciuta;
((a-bis) diploma di tecnico superiore previsto dalle linee guida di cui al de-
creto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2008, pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale n. 86 dell’11 aprile 2008, conseguito in esito ai per-
corsi relativi alle figure nazionali definite dall’allegato A, area 1 – efficien-
za energetica, al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della
ricerca 7 settembre 2011));
b) diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secon-
do ciclo con specializzazione relativa al settore delle attivita’ di cui all’ar-
ticolo 1, presso un istituto statale o legalmente riconosciuto, seguiti da un
periodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle dirette dipen-
denze di una impresa del settore. Il periodo di inserimento per le attivita’ di
cui all’articolo 1, comma 2, lettera d) e’ di un anno;
c) titolo o attestato conseguito ai sensi della legislazione vigente in materia
di formazione professionale, previo un periodo di inserimento, di almeno
quattro anni consecutivi, alle dirette dipendenze di una impresa del settore.
Il periodo di inserimento per le attivita’ di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
d) e’ di due anni;
d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abi-
litata nel ramo di attivita’ cui si riferisce la prestazione dell’operaio instal-
latore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello computato ai
fini dell’apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in qualita’
di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attivita’ di instal-
lazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti
di cui all’articolo 1.
2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative
di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di colla-
borazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del titolare,
dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresi’, in possesso dei
requisiti tecnico-professionali ai sensi dell’articolo 4 il titolare dell’impresa,
i soci ed i collaboratori familiari che hanno svolto attivita’ di collaborazione
tecnica continuativa nell’ambito di imprese abilitate del settore per un perio-
do non inferiore a sei anni. Per le attivita’ di cui alla lettera d) dell’articolo
1, comma 2, tale periodo non puo’ essere inferiore a quattro anni.
26

Se Lei è in possesso dei requisiti così come sopra indicati può svolgere il
ruolo di responsabile tecnico purché non svolga altra attività continuativa,
vedasi art. 3 comma 2 decreto 37/08 che recita:
Il responsabile tecnico di cui al comma 1 svolge tale funzione per una sola
impresa e la qualifica é incompatibile con ogni altra attività continuativa.
Se Lei è titolare, come iscritto all’albo professionale, di uno studio tecnico
con partita IVA non può svolgere il ruolo di responsabile tecnico. Per un
soggetto esterno all’impresa è possibile utilizzare la figura di “institore” (che
rispetta il principio di immedesimazione nell’impresa) ai fini della nomina
a responsabile tecnico ai sensi dell’art.3 del decreto 37/08. La funzione di
institore può essere svolta per una sola impresa.
Progettista e responsabile tecnico dipendente: conflitto di interessi?
Un perito industriale abilitato e iscritto all’albo, può essere assunto
da una ditta e fare il progettista per la stessa? O si incorre in conflit-
ti si interesse per la ditta che assume?
Nulla osta all’assunzione di un perito industriale iscritto all’albo da
parte di una impresa installatrice. Le attività di progettazione potran-
no essere svolte dal perito nell’ambito aziendale purché la ditta ab-
bia nella ragione sociale lo svolgimento delle attività di progettazione e il
relativo codice IVA.
Le responsabilità civili dell’attività di progettazione saranno a capo della dit-
ta e ripartite al perito dipendente, mentre le responsabilità penali saranno a
carico del perito industriale.
Dovranno essere valutati con il commercialista gli aspetti della fatturazione
delle prestazioni di progettazione e del versamento dei contributi previden-
ziali alla cassa di previdenza della categoria professionale.
Progettare impianti elettrici “con la triennale”
l progettista di un impianto può essere un ingegnere con laurea
triennale anche in possesso di esperienza tecnica nel settore?

I requisiti dei soggetti abilitati secondo il decreto 37/08 alla proget-


tazione degli impianti sono indicati all’art 5 “Progettazione degli
impianti” comma 1:
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Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di cui


all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), è redatto un progetto.
Fatta salva l’osservanza delle normative più rigorose in materia di proget-
tazione, nei casi indicati al comma 2, il progetto è redatto da un professioni-
sta iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica
richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato all’articolo
7, comma 2, è redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice.

Ai sensi del D.P.R.5 giugno 2001 n.328 “Modifiche ed integrazioni della


disciplina dei requisiti per l’ammissione all’esame di Stato e delle relative
prove per l’esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi
ordinamenti”, l’ingegnere triennale ha competenza per la progettazione degli
impianti di cui al decreto 37/08.
Impianto di videosorveglianza e lettera “B”
Nel redigere la dichiarazione di conformità di un impianto di video-
sorveglianza quest’ultimo è da ritenere impianto elettronico?
La domanda penso sia di aiuto oltre che a me a tutti quegli installa-
tori che hanno la lettera B con limitazioni, se un installatore ha la lettera B
limitata ad impianti elettronici può realizzare questo tipo di impianti?
L’art. 2 comma f) del decreto 37/08 definisce gli impianti elettronici
in genere di cui all’art. 1 comma 2 lettera b):
“impianti radiotelevisivi ed elettronici: le componenti impiantistiche
necessarie alla trasmissione ed alla ricezione dei segnali e dei dati, anche
relativi agli impianti di sicurezza, ad installazione fissa alimentati a tensione
inferiore a 50 V in corrente alternata e 120 V in corrente continua, mentre le
componenti alimentate a tensione superiore, nonché i sistemi di protezione
contro le sovratensioni sono da ritenersi appartenenti all’impianto elettrico;
ai fini dell’autorizzazione, dell’installazione e degli ampliamenti degli im-
pianti telefonici e di telecomunicazione interni collegati alla rete pubblica, si
applica la normativa specifica vigente;”
Dalla definizione soprariportata un impianto di video sorveglianza è da ri-
tenersi a pieno titolo “impianto elettronico” in genere, ovvero impianto di
sicurezza.
28

L’installatore in possesso delle abilitazioni di cui alla lettera B può realizzare


questo tipo di impianti e rilasciare relativa dichiarazione di conformità.
Scavi per fibra: è necessario essere impresa installatrice?
Ho un cliente che si occupa di scavi per installazione di fibra ottica.
La sua attività è limitata allo scavo, volevo sapere se deve comun-
que avere nella sua società un responsabile tecnico in base al de-
creto 37/08?
No, per una impresa che realizza scavi, quindi del settore edile, e
non installa impianti non risulta necessario un responsabile tecnico
in possesso dei requisiti tecnico professionali di cui al decreto 37/08.
Requisiti tecnico professionali e camere di commercio
1. In merito al diploma IPSIA come “Tecnico delle industrie elettri-
che ed elettroniche” conseguito nel 1994/95… per quali lettere del
decreto 37/08 occorre l’apprendistato?
2. Nel 2003 ho aperto un attività con iscrizione alla CCIAA di Modena per la
lettera A che nella descrizione Attività, albi ruoli e licenze riportava:
– Data di inizio attività (03/10/2003);
– Attività esercitata nella sede: (Installazione, manutenzione, riparazione in
edifici industriali di impianti elettronici in genere e impianti di protezione da
scariche atmosferiche);
– Classificazione ATECORI 2007 della descrizione attività [Codice:43.21.02
– Installazione di impianti elettronici (inclusa manutenzione e riparazione);
Importanza: A – primaria Albo artigiani
Data Inizio:03/10/2003
– Classificazione ATECORI 2002 della descrizione attività [ Codice:
45.31.02 – Installazione e riparazione di impianti Radio TV, impainri d’al-
larme, impianti telefonici ed altri impianti di telecomunicazione, antenne e
parafulmini
Importanza: A – primaria Albo Artigiani
Data inizio: 30/10/2003.
L’attività è cessata nel 2006. Il 16 giugno 2010 ho riaperto l’attività a Ca-
serta inserendo anche un responsabile tecnico, dopo il periodo previsto ho
sganciato il responsabile tecnico ed ho acquisito la lettera per gli impianti
elettrici, volendo fare l’installatore per SKY ho dovuto fornire una visura
29

camerale e mi hanno risposto che non ho i requisiti per le antenne, ho con-


trollato la visura aggiornata e riporta solo il codice ATECO 43.21.02 mentre
manca il codice ATECO 43.21.03 che riportava la visura di Modena.
La mia domanda è: se a Modena potevo farli questi impianti, perché adesso
non posso più farli? C’è stato qualche errore di comunicazione da parte di
qualcuno oppure è cambiata la legge?
1. I riferimenti per l’acquisizione dei requisiti tecnico professionali
di cui al decreto 37/08 sono indicati all’ Art. 4 dello stesso: “Requi-
siti tecnico-professionali” (già riportato alle pagine precedenti).
Il caso prospettato a nostro parere ricade nella fattispecie di cui al comma c
dell’articolo 4, quindi quattro anni di periodi di inserimento ridotto a due anni
per gli impianti di cui alla lettera d).

2. Per l’abilitazione all’installazione degli impianti tecnologici degli edifici


doveva, e deve, essere chiaramente indicata nel Certificato Camerale la let-
tera di riferimento dell’abilitazione della ditta e il nominativo responsabile
tecnico con riferimento alla tipologia di impianti di cui all’art. 1 comma 2
del decreto 37/07. Il codice ATECORI indicato non certifica il possesso dei
requisiti e le abilitazioni di cui al decreto 37/08.
Il riferimento per l’abilitazione delle imprese e la loro qualificazione è l’Art.
3 del decreto 37/08 “Imprese abilitate” e in particolare i commi 1,3,4,6:

1. Le imprese, iscritte nel registro delle imprese di cui al decreto del Presi-
dente della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581 e successive modificazioni,
di seguito registro delle imprese, o nell’Albo provinciale delle imprese arti-
giane di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 443, di seguito albo delle imprese
artigiane, sono abilitate all’esercizio delle attività di cui all’articolo 1, se
l’imprenditore individuale o il legale rappresentante ovvero il responsabile
tecnico da essi preposto con atto formale, è in possesso dei requisiti profes-
sionali di cui all’articolo 4.
2. Il responsabile tecnico di cui al comma 1 svolge tale funzione per una sola
impresa e la qualifica è incompatibile con ogni altra attività continuativa.
3. Le imprese che intendono esercitare le attività relative agli impianti di cui
all’articolo 1 presentano la dichiarazione di inizio attività, ai sensi dell’ar-
ticolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni, indi-
30

cando specificatamente per quali lettera e quale voce, di quelle elencate nel
medesimo articolo 1, comma 2, intendono esercitare l’attività e dichiarano,
altresì, il possesso dei requisiti tecnico-professionali di cui all’articolo 4,
richiesti per i lavori da realizzare.
4. Le imprese artigiane presentano la dichiarazione di cui al comma 3, uni-
tamente alla domanda d’iscrizione all’albo delle imprese artigiane per la
verifica del possesso dei prescritti requisiti tecnico-professionali e il conse-
guente riconoscimento della qualifica artigiana. Le altre imprese presentano
la dichiarazione di cui al comma 3, unitamente alla domanda di iscrizione,
presso l’ufficio del registro delle imprese.
6. Le imprese, di cui ai commi 1, 3, 4 e 5, alle quali sono stati riconosciuti i
requisiti tecnico-professionali, hanno diritto ad un certificato di riconosci-
mento, secondo i modelli approvati con decreto del Ministro dell’industria
del commercio e dell’artigianato dell’11 giugno 1992. Il certificato è rila-
sciato dalle competenti commissioni provinciali per l’artigianato, di cui alla
legge 8 agosto 1985, n. 443, e successive modificazioni, o dalle competenti
camere di commercio, di cui alla legge 29 dicembre 1993, n. 580, e succes-
sive modificazioni.

Per ogni altra indicazione nel merito delle abilitazioni da inserire nel Cer-
tificato di riconoscimento dei requisiti tecnico professionali consigliamo di
formulare apposito quesito alla locale Camera di Commercio o al MISE.
A titolo di informazione riportiamo il parere del Mise: Circolare n. 3643/C
del 24-10-2011 installazione di antenne paraboliche ed impianti decoder
“Elenco-pareri-MISE-DM-37-2008-21-06-2017-2).
Il Mi.S.E. ha rappresentato, in riferimento ai requisiti necessari – ai sensi del
d.m. 37/2008 – ai fini dell’installazione completa degli impianti di ricezione
televisiva via satellite (comprensivi di parabola e decoder), che non è neces-
saria l’abilitazione completa allo svolgimento di attività di installazione di
“impianti radiotelevisivi, antenne e impianti elettronici in genere” di cui alla
lettera b, comma 2, art.1 del decreto in parola, ma che è sufficiente l’abilita-
zione alla sola attività di installazione antenne, tenuto conto che non ritiene
di ravvisare alcuna peculiarità della fattispecie in questione rispetto agli altri
impianti televisivi via-cavo.
Ha inoltre rilevato che l’installazione stessa del semplice decoder non appare
31

altro che un’installazione di apparecchiatura “plug and play” che, pertanto,


per definizione del decreto in parola, è sottratta all’applicazione della relativa
disciplina.
Niente lettera g: “il professionista firma per me”
Ho avuto una commissione di progettazione ed installazione di un
impianto di rivelazione fumi in un edificio di interesse storico, ora,
l’ingegnere con cui collaboro sta effetuando la relazione tecnica ed
il progetto, vorrei sapere, se l’ingegnere può, essendo io in possesso di abili-
tazione A e B, certificare il mio lavoro di installazione, calcolando che, sarà
lui che seguirà i lavori e mi fatturerà il lavoro come responsabile, in quanto
al committente, fatturerò io il lavoro.
Premessa, per 12 anni ho seguito il committente, ero dipendente, ed ho in-
stallato impianti di rilevazione fumi in diverse locazioni, ora che ho aperto
la mia ditta, la camera di commercio di roma, alla richiesta della lettera g,
mi ha risposto che il mio ex principale non ha mai dichiarato di effettuare
quelle tipologie di impianti.
L’installazione di un impianto di rilevazione fumi rientra a pieno ti-
tolo nelle abilitazioni di cui alla lettera g:

Decreto 37/08 Art. 2 Definizioni


g) impianti per la distribuzione e l’utilizzazione di gas: l’insieme delle tu-
bazioni, dei serbatoi e dei loro accessori, dal punto di consegna del gas,
anche in forma liquida, fino agli apparecchi utilizzatori, l’installazione ed
i collegamenti dei medesimi, le predisposizioni edili e meccaniche per l’ae-
razione e la ventilazione dei locali in cui deve essere installato l’impianto,
le predisposizioni edili e meccaniche per lo scarico all’esterno dei prodotti
della combustione;

Questo vuol dire che l’impresa installatrice, non solo “per certificare” ma
anche per eseguire il lavoro, deve possedere l’abilitazione all’installazione
degli impianti di cui alla lettera g. Non bastano le lettere a e b. Per eseguire il
lavoro deve richiedere l’integrazione dell’abilitazione in camera di commer-
cio, eventualmente assumendo responsabile tecnico in possesso dei requisiti
tecnico professionali.
32

Nessun professionista esterno può “certificare” il lavoro di un’impresa in-


stallatrice.

Decreto 37/08 Art. 7. Dichiarazione di conformita’


1. Al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla
normativa vigente, comprese quelle di funzionalita’ dell’impianto, l’impre-
sa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di conformita’ degli
impianti realizzati nel rispetto delle norme di cui all’articolo 6. Di tale di-
chiarazione, resa sulla base del modello di cui all’allegato I, fanno parte in-
tegrante la relazione contenente la tipologia dei materiali impiegati, nonche’
il progetto di cui all’articolo 5.
Distribuzione pubblica fibra ottica: quali requisiti per l’impresa?
La giunzione, la misura ed il collaudo della fibra ottica (per inten-
derci gli impianti di banda larga, di proprietà a quale lettera della
camera di commercio fanno parte? la B?
Il decreto 37/08 si applica agli impianti posti al servizio degli edifici,
indipendentemente dalla destinazione d’uso (art. 1). Le classifica-
zioni e le definizioni delle imprese abilitata all’installazione degli
impianti sono indicati all’ art. 3, mentre i requisiti tecnico professionali per
l’installazione di impianti sono indicati all’art. 4 del decreto 37/08.
Gli impianti di rete (distribuzione elettrica, gas, acqua, telecomunicazione)
non sono soggetti al decreto 37/08, per logica non si dovrebbero applicare
alle imprese installatrici degli stessi i criteri per i requisiti professionali di cui
agli articoli 3 e 4 del decreto 37/08.
Un laureato in tecniche della prevenzione può progettare un impianto?
Sono un laureato in tecniche della prevenzione (Non sono un inge-
gnere) iscritto all’Albo.
La mia professione mi ha portato a specializzarmi in sicurezza elet-
trica.
Il mio quesito è: posso firmare i progetti elettrici per potenze superiori a 6
kW? Lo chiedo perché nel decreto 37/08, cito testualmente “il progetto è
redatto da un professionista iscritto negli albi professionali secondo la spe-
cifica competenza tecnica richiesta” non è specificato che bisogna essere un
ingegnere o architetto etc.
33

Come previsto dalla Legge 3/2018 e dal decreto 13 marzo 2018 sono
stati istituiti gli “Ordini Tecnici sanitari di radiologia medica e delle
professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzio-
ne” riuniti in una Federazione Nazionale.
A detti ordini devono essere iscritti i professionisti che esercitano una profes-
sione “sanitaria tecnica”. Nel suo caso specifico quella di “Tecnico preven-
zione ambiente e luoghi di lavoro”.
L’obbligo di progettazione degli impianti elettrici deriva dall’art. 5 “Proget-
tazione degli impianti” del decreto 37/08 che testualmente recita al comma 1:

“Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di cui


all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), è redatto un progetto.
Fatta salva l’osservanza delle normative più rigorose in materia di proget-
tazione, nei casi indicati al comma 2, il progetto è redatto da un professioni-
sta iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica
richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato all’articolo
7, comma 2, è redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice”.

Ai sensi di detto articolo il requisito del progettista di impianti elettrici è


di essere iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza
tecnica richiesta, ovvero nel caso di specie possedere una competenza spe-
cifica nell’elettrotecnica e dell’impiantistica elettrica attestata dal “curricu-
lum studiorum” e dall’ambito di esercizio della professione indicato dalla
legislazione professionale dei singoli Ordini (ingegneri e periti industriali).
Risulta pertanto evidente che l’abilitazione per la redazione di progetti di im-
pianti elettrici spetta quale “attività riservata” ai soli iscritti agli Ordini degli
Ingegneri e dei Periti Industriali secondo, appunto, criterio della “specifica
competenza tecnica richiesta”.
L’esercizio di una professione sanitaria quale quella di “Tecnico preven-
zione ambiente e luoghi di lavoro”, anche se in presenza di una cultura
professionale in materia di sicurezza elettrica, non presenta i requisiti di cui
all’articolo citato, anche perché nella legislazione professionale di riferi-
mento detta professione non ha quale attività professionale la progettazione
degli impianti.
34

Pertanto Lei non può firmare e vidimare con il timbro professionale di una
“professione sanitaria” dei progetti di impianti elettrici ai sensi del decreto
37/08.
L’amministratore di un’impresa installatrice “eredita le lettere”?
Sono l’amministratore unico di una Società Srls, ho un responsabile
tecnico inserito nell’organico dal 2013, come Società abbiamo re-
quisiti tecnici 37/08 lettere a,b,c,d,e. Volevo sapere se come ammini-
stratore mi spettano le lettere anche se non sono inquadrato come busta paga
come tecnico ma esclusivamente come amministratore titolare a Socio unico.

Il Mi.S.E. (PARERI MISE DM 37/2008 -Versione aggiornata al 21


giugno 2017: – Parere a CCIAA di Perugia del 29-4-2009 e a
CCIAA di Savona del 2910-2009 esperienza professionale matura-
ta in qualità di amministratori o soci/amministratori di società) ha rappre-
sentato che l’art. 4, comma 2, prevede, ai fini della maturazione dei requi-
siti tecnico professionali attraverso lo svolgimento dell’attività di
“collaborazione tecnica continuativa”, le sole figure di “titolare, soci e col-
laboratori familiari” escludendo, pertanto, quella di amministratori di so-
cietà (come l’amministratore unico/delegato o il componente il consiglio di
amministrazione), salvo che gli stessi non siano, al contempo, anche soci
(lavoratori).
Aprire un’impresa installatrice… senza diploma!
Devo aprire una ditta e non ho il diploma vorrei acquisire le lettere.
Come fare?

I requisiti tecnico professionali per il responsabile tecnico sono


definiti dal decreto 37/08. Se non è in possesso di nessuno dei re-
quisiti previsti “alternativi al titolo di studio” non le resta che assu-
mere un responsabile tecnico:

d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa


abilitata nel ramo di attivita’ cui si riferisce la prestazione dell’operaio
installatore per un periodo non inferiore a tre anni, escluso quello compu-
35

tato ai fini dell’apprendistato e quello svolto come operaio qualificato, in


qualita’ di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attivita’
di installazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione de-
gli impianti di cui all’articolo 1.
...
2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavora-
tive di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di
collaborazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del
titolare, dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresi’, in
possesso dei requisiti tecnico-professionali ai sensi dell’articolo 4 il titola-
re dell’impresa, i soci ed i collaboratori familiari che hanno svolto attivita’
di collaborazione tecnica continuativa nell’ambito di imprese abilitate del
settore per un periodo non inferiore a sei anni. Per le attivita’ di cui alla
lettera d) dell’articolo 1, comma 2, tale periodo non puo’ essere inferiore
a quattro anni.
Requisiti tecnico professionali e camera di commercio
Sono stato amministratore unico e socio, iscritto in gestione separa-
ta per 6 anni di una impresa di capitali (Società a Responsabilità
Limitata) in possesso di tutti i requisiti tecnico professionali della ex
Legge 46/90.
Ora la ditta è cessata. Volevo sapere se in qualche modo ho acquisito la
possibilità di richiedere i diritti tecnico professionali e, se si, in che modo?
Se l’impresa di cui era socio era regolarmente abilitata potrebbe
aver maturato i requisiti di cui all’articolo 4 del decreto 37/08
(comma 2):

2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavora-


tive di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di
collaborazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del
titolare, dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresi’, in
possesso dei requisiti tecnico-professionali ai sensi dell’articolo 4 il titola-
re dell’impresa, i soci ed i collaboratori familiari che hanno svolto attivita’
di collaborazione tecnica continuativa nell’ambito di imprese abilitate del
settore per un periodo non inferiore a sei anni. Per le attivita’ di cui alla
36

lettera d) dell’articolo 1, comma 2, tale periodo non puo’ essere inferiore


a quattro anni.

La procedura per il riconoscimento dei requisiti tecnico professionali ai


fini dell’abilitazione di un’impresa dipende dalle camere di commercio. La
documentazione richiesta potrebbe variare a seconda dell’ufficio territo-
rialmente competente.
Le consigliamo quindi di rivolgersi direttamente alla camera di commercio
territorialmente competente per ogni approfondimento.
37

progetto

Obbligo di progetto: in quali casi?


In quali casi è obbligatorio redigere il progetto dell’impianto elettri-
co secondo la legislazione vigente?

Il progetto va sempre redatto!


Cambia, secondo precisi limiti dimensionali, chi lo può firmare, ma
il progetto secondo il Decreto 37/08 è sempre obbligatorio:

Art. 5. Progettazione degli impianti


1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di
cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), e’ redatto un progetto.
Fatta salva l’osservanza delle normative piu’ rigorose in materia di proget-
tazione, nei casi indicati al comma 2, il progetto e’ redatto da un professioni-
sta iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica
richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato all’articolo
7, comma 2, e’ redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice.
2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, e’ redatto da
un professionista iscritto agli albi professionali secondo le specifiche compe-
tenze tecniche richieste, nei seguenti casi:
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze con-
dominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi potenza
impegnata superiore a 6 kw o per utenze domestiche di singole unita’ abita-
tive di superficie superiore a 400 mq;
b) impianti elettrici realizzati con lampade fluorescenti a catodo freddo, col-
38

legati ad impianti elettrici, per i quali e’ obbligatorio il progetto e in ogni


caso per impianti di potenza complessiva maggiore di 1200 VA resa dagli
alimentatori;
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili
adibiti ad attivita’ produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quando
le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte in
bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi
potenza impegnata superiore a 6 kw o qualora la superficie superi i 200 mq;
d) impianti elettrici relativi ad unita’ immobiliari provviste, anche solo par-
zialmente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di
locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione o a
maggior rischio di incendio, nonche’ per gli impianti di protezione da scari-
che atmosferiche in edifici di volume superiore a 200 mc;
e) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), relativi agli impianti
elettronici in genere quando coesistono con impianti elettrici con obbligo di
progettazione;
f) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera c), dotati di canne fumarie
collettive ramificate, nonche’ impianti di climatizzazione per tutte le utilizza-
zioni aventi una potenzialita’ frigorifera pari o superiore a 40.000 frigorie/
ora;
g) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera e), relativi alla distribu-
zione e l’utilizzazione di gas combustibili con portata termica superiore a 50
kw o dotati di canne fumarie collettive ramificate, o impianti relativi a gas
medicali per uso ospedaliero e simili, compreso lo stoccaggio;
h) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g), se sono inseriti in un’at-
tivita’ soggetta al rilascio del certificato prevenzione incendi e, comunque,
quando gli idranti sono in numero pari o superiore a 4 o gli apparecchi di
rilevamento sono in numero pari o superiore a 10.
3. I progetti degli impianti sono elaborati secondo la regola dell’arte. I pro-
getti elaborati in conformita’ alla vigente normativa e alle indicazioni delle
guide e alle norme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione ap-
partenenti agli Stati membri dell’Unione europea o che sono parti contraenti
dell’accordo sullo spazio economico europeo, si considerano redatti secon-
do la regola dell’arte.
4. I progetti contengono almeno gli schemi dell’impianto e i disegni pla-
39

nimetrici nonche’ una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia


dell’installazione, della trasformazione o dell’ampliamento dell’impianto
stesso, con particolare riguardo alla tipologia e alle caratteristiche dei ma-
teriali e componenti da utilizzare e alle misure di prevenzione e di sicurezza
da adottare.
Nei luoghi a maggior rischio di incendio e in quelli con pericoli di esplosio-
ne, particolare attenzione e’ posta nella scelta dei materiali e componenti da
utilizzare nel rispetto della specifica normativa tecnica vigente.
5. Se l’impianto a base di progetto e’ variato in corso d’opera, il progetto
presentato e’ integrato con la necessaria documentazione tecnica attestante
le varianti, alle quali, oltre che al progetto, l’installatore e’ tenuto a fare ri-
ferimento nella dichiarazione di conformita’.
6. Il progetto, di cui al comma 2, e’ depositato presso lo sportello unico per
l’edilizia del comune in cui deve essere realizzato l’impianto nei termini pre-
visti all’articolo 11.”
Studio tatuatore: è obbligatorio il progetto?
In uno studio tatuaggi, secondo il decreto 37/08 è obbligatorio redi-
gere il progetto da parte di un tecnico abilitato o basta il progetto
firmato dal responsabile tecnico dell’impresa installatrice?
Gli studi dove svolgono la loro attività i tatuatori non sono da inten-
dersi locali ad uso estetico (Legge 4 gennaio 1990, n. 1).
Il progetto deve essere redatto da un professionista iscritto agli albi
professionali solo se la potenza impegnata è superiore a 6 kW o qualora la
superficie superi i 200 mq.
Progetto autorimessa
Vorrei affittare un locale di 900 mq, ed adibirlo ad autorimessa,
cosa che e’ attualmente, ma senza certificazione! Vorrei sapere so-
pra a che metratura serve il progetto per impianto elettrico?
Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento di un
impianto, sempre obbligatorio secondo il decreto 22 gennaio 2008,
n.37, è redatto da un professionista iscritto agli albi professionali
secondo le specifiche competenze tecniche richieste negli immobili adibiti ad
attività produttive, quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi
40

potenza impegnata superiore a 6 kw o qualora la superficie superi i 200 m2.


Nel suo caso sono obbligatori il progetto del professionista e la dichiarazione
di conformità dell’impresa installatrice che ha realizzato l’impianto.
Se come risulta, tale documentazione non sia stata prodotta o non sia più re-
peribile, e se l’impianto è stato realizzato dopo l’entrata in vigore della Legge
46/90 e prima del 37/08, è possibile redigere una dichiarazione di rispon-
denza (articolo 7 comma 6 del decreto 22 gennaio 2008, n.37), incaricando
un professionista iscritto all’albo professionale per le specifiche competenze
tecniche richieste, che ha esercitato la professione, per almeno cinque anni.
Progetto centro commerciale
Un impianto all’interno delle gallerie di un centro commerciale a
maggior rischio in caso d’incendio, se pur di superficie < 200 mq, è
soggetto all’obbligo di progetto da parte di professionista iscritto a
ordine o albo? Cambia qualcosa se la fornitura è in bassa (ENEL) o da qua-
dro del centro commerciale?
Il progetto redatto da professionista è obbligatorio perché in l’im-
pianto è ubicato in ambiente a maggior rischio in caso di incendio
(art. 5 comma 2 lettera d del decreto 37/08).
Se l’alimentazione è derivata da fornitura MT/BT (quella del centro commer-
ciale), il progetto è obbligatorio anche in applicazione della lettera c) dello
stesso art. 5 comma 2.
Progetto e limiti dimensionali
Devo preparare un preventivo per una casa con superficie di 250mq
ed è destinata a singola famiglia. La norma dice: “Il progetto è ob-
bligatorio per qualsiasi destinazione d’uso dell’immobile, che com-
prende ambienti o strutture di tipo civile, industriale, o altro, che abbiano
una delle seguenti caratteristiche o limiti dimensionali:
– la superficie dell’ambiente maggiore di 200 m2 (400 m2 per locali di singo-
le unità abitative);
non riesco a capire se sussiste la necessità del progetto oppure no.
La risposta al suo quesito è da ricercare nel Decreto 37/08, in parti-
colare può trovare risposta al Suo quesito all’articolo 5 “progettazio-
ne degli impianti”:
41

2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, e’ redatto da


un professionista iscritto agli albi professionali
secondo le specifiche competenze tecniche richieste, nei seguenti casi:
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze con-
dominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi potenza
impegnata superiore a 6 kW o per utenze domestiche di singole unita’ abita-
tive di superficie superiore a 400 m2;

Nel suo caso il limite dimensionale riferito alla superficie non è superato,
per cui il progetto lo può firmare anche il responsabile tecnico dell’impresa
installatrice, a patto che la potenza impegnabile dell’impianto non superi 6
kW e che non ci siano ambienti classificati (ad esempio ambienti a maggior
rischio in caso di incendio).
Ufficio 40 m2 e piazzale di 2500: Chi firma?
Sono un installatore di impianti elettrici e tecnologici, da quando
faccio questo lavoro ho realizzato diversi impianti anche in ambien-
ti esterni che siccome accorpati a edifici di notevole importanza il
tutto ricadeva sotto l’obbligo di progetto.
Adesso dovrei realizzare un impianto elettrico in un parco auto composto da
un ufficio di circa 40 m2 e un piazzale di circa 2500 m2.
La fornitura di energia elettrica è di 6 kW. L’impianto esterno è composto da
cinque pali con fari a led, cinque telecamere, impianto antintrusione perime-
trale e diffusione sonora.
In questo caso visto che il decreto 37/08 si riferisce ad impianti interni e il
fabbricato è di circa 40 m2 e visto che la fornitura non supera i 6kW, per
l’impianto esterno che insiste su una superficie commerciale di circa 2500
m2 necessita di progetto per l’impianto elettrico?
Il decreto 37/08 non si applica agli impianti completamente all’a-
perto. In questo caso l’impianto non è completamente all’aperto.
Detto questo, si ricorda che il progetto di un impianto elettrico è
sempre obbligatorio (decreto 37/08 art. 5 comma 1):

Art. 5. Progettazione degli impianti


1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di
42

cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), e’ redatto un pro-
getto.

Sotto certi limiti dimensionali (Decreto 37/08 art 5 comma 2 lettere da “a”
a “g”) il progetto può essere redatto dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice. Negli altri casi deve essere redatto da professionista iscritto a
ordine o albo.
Tutto ciò premesso, ai fini del calcolo della superficie “utile” al raggiungi-
mento del limite dimensionale (400 m2) concorre solo la superficie interna
degli edifici e delle relative pertinenze, nel suo caso quindi 40 m2.
Considerato che la potenza impegnata non supera i 6 kW, se l’ufficio non
contiene zone classificate (ad esempio maggior rischio in caso di incendio)
e l’attività non rientra negli elenchi delle attività sottoposte a controlli di
prevenzione incendi, il progetto può essere firmato dal responsabile tecnico
dell’impresa installatrice.
Fotovoltaico e obbligo di progetto
Per realizzare la documentazione di un impianto fotovoltaico da 1,5
kW, il Distributore chiede lo schema impianto redatto da progettista
con timbro e firma. Siamo sotto le potenze di obbligo di progetto
anche dell’impianto uso residenziale, come ci dobbiamo comportare.
Un impianto fotovoltaico da 1,5 kW è soggetto a obbligo di proget-
to di professionista solo se a servizio di un impianto ricadente nei
casi di cui all’articolo 5 comma 2 del decreto 37/08 (potenza impe-
gnata > 6 kW, ambienti classificati ecc.).
Inoltre rientrano nel campo di applicazione del decreto 37/08 solo gli im-
pianti di autoproduzione (cioè l’utente consuma in parte o tutta l’energia
prodotta) o posti a servizio o nelle pertinenze di un edificio.
Talvolta l’indebita richiesta del progetto a firma di professionista abilitato,
indipendente dalle condizioni premesse, deriva dalle prescrizioni per l’ac-
cesso alle tariffe incentivanti dei vari conto energia:

Allegato 4
Documentazione da allegare alla richiesta di concessione della tariffa in-
centivante (Art. 5, comma 4 primo conto energia)
43

DOCUMENTAZIONE FINALE DI ENTRATA IN ESERCIZIO


1. Documentazione finale di progetto dell’impianto, realizzato in conformi-
ta’ alla norma CEI 0-2, firmato da professionista o tecnico iscritto all’albo
professionale.
“Progettino” e “Progettone”…
E’ obbligatorio il progetto (inteso come disegno dell’impianto elet-
trico) anche se l’impianto non supera i 6 kW di potenza? O come
elaborato tecnico si intende la descrizione funzionale ed effettiva
dell’opera da eseguire?
Il “progetto” dell’impianto elettrico è sempre obbligatorio. Cam-
bia “chi firma“. Il progetto per impianti sotto i limiti dimensionali
fissati dal 37/08 (art 5) può essere firmato dal responsabile tecnico
di impresa installatrice e può essere più “semplice“. Così si esprime all’ar-
ticolo 7 comma 2 il decreto 37/08:

2. Nei casi in cui il progetto e’ redatto dal responsabile tecnico dell’im-


presa installatrice l’elaborato tecnico e’ costituito almeno dallo schema
dell’impianto da realizzare, inteso come descrizione funzionale ed effettiva
dell’opera da eseguire eventualmente integrato con la necessaria docu-
mentazione tecnica attestante le varianti introdotte in corso d’opera.

Traducendo: per il “progettino” (es. sotto i 6 kW) non sono richieste pla-
nimetrie e relazioni tecniche. Se l’impianto è molto semplice gli schemi
unifilari possono al limite essere sostituiti dalla descrizione dell’impianto.
Viceversa il “progettone” firmato da professionista deve rispondere ai cri-
teri fissati dalla Guida CEI 0-2 “Guida per la definizione della documenta-
zione di progetto degli impianti elettrici“.
6kW: “Progettino” o “Progettone”?
Poichè il decreto 37/08 parla di potenze impegnate non superiori a
6 kW per non instaurarsi l’obbligo del progetto elettrico firmato da
un tecnico abilitato, ritengo che per impianti di 6 kW (contatore da
6 kW dove però è spesso consentito il prelievo fino a 6,6 kW), il progetto lo
possa firmare il responsabile tecnico dell’impresa.
Cosa ne pensate?
44

Dalle interpretazioni correnti e consolidate l’impianto con potenza


impegnata non superiore a 6 kW non deve essere progettato da
professionista abilitato, così come l’impianto alimentato da una
fornitura di potenza nominale uguale a 6 kW.
Impianti elettrici condominiali e obbligo di progetto
Per una caldaia condominiale dove la potenza non supera i 6 kw per
quanto riguarda il sistema elettrico, e la superficie dei locali è ridot-
ta sussiste obbligo di progetto da parte di professionista abilitato?
L’impianto da Lei descritto se funzionalmente collegato ad un im-
pianto elettrico condominiale soggetto ad obblighi di progetto ri-
entra tra quelli soggetti così come prescritto nel decreto 37/08 “Art.
5. Progettazione degli impianti”, del quale riportiamo le parti applicabili al
caso in oggetto:

1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti


di cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), è redatto un
progetto. Fatta salva l’osservanza delle normative più rigorose in materia
di progettazione, nei casi indicati al comma 2, il progetto è redatto da un
professionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica compe-
tenza tecnica richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato
all’articolo 7, comma 2, e’ redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico
dell’impresa installatrice.

Negli altri casi, il progetto è previsto dal decreto 37/08 declinato secondo
quanto indicato a comma 2 dell’art. 5:

2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, è redatto


da un professionista iscritto agli albi professionali secondo le specifiche
competenze tecniche richieste, nei seguenti casi:
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze
condominiali e per utenze domestiche di singole unità abitative aventi po-
tenza impegnata superiore a 6 kW o per utenze domestiche di singole unità
abitative di superficie superiore a 400 mq;
d) impianti elettrici relativi ad unità immobiliari provviste, anche solo par-
45

zialmente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di


locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione
o a maggior rischio di incendio, nonché per gli impianti di protezione da
scariche atmosferiche in edifici di volume superiore a 200 mc.
Obbligo di progetto di uno stadio comunale
Vige obbligo di progetto da parte di professionista iscritto a ordine o
albo per un impianto elettrico di uno stadio comunale dove vi sono
spogliatoi più sala lavanderia ed impianto fotovoltaico con torre faro?
L’impianto elettrico di uno stadio comunale rientra nel campo di
applicazione del decreto 37/08, pertanto è pienamente applicabile
l’art. 5 dello stesso “Progettazione degli impianti”,

1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli


impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), è redatto
un progetto.
Fatta salva l’osservanza delle normative più rigorose in materia di pro-
gettazione, nei casi indicati al comma 2, il progetto è redatto da un pro-
fessionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica competen-
za tecnica richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato
all’articolo 7, comma 2, e’ redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico
dell’impresa installatrice.

il progetto è previsto dal decreto 37/08 declinato secondo quanto indicato


al comma 2 dell’art. 5:

2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, è redatto


da un professionista iscritto agli albi professionali secondo le specifiche
competenze tecniche richieste, nei seguenti casi:
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili
adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quan-
do le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte
in bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione
aventi potenza impegnata superiore a 6 kw o qualora la superficie superi
i 200 mq;
46

d) impianti elettrici relativi ad unità immobiliari provviste, anche solo par-


zialmente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di
locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione
o a maggior rischio di incendio, nonché per gli impianti di protezione da
scariche atmosferiche in edifici di volume superiore a 200 mc;
Ampliamento impianto “ante 46/90”: quale documentazione?
Devo fare un ampliamento di un impianto elettrico. La struttura ha
obbligo progetto, il resto dell’impianto è stato realizzato prima della
46/90… come mi devo comportare? Faccio la dichiarazione del mio
impianto? È il resto, dal momento che mi collegato all’impianto esistente?
Nel progetto dell’ampliamento degli impianti si deve identificare il
punto di connessione, o i punti, dell’ampliamento al vecchio im-
pianto elettrico e ai sensi del comma 3 art. 7 del decreto 37/08 in-
dicare espressamente la compatibilità tecnica delle nuove installazioni con
le condizioni preesistenti dell’impianto. Dette condizioni dovranno essere
verificate dal progettista degli ampliamenti o da altro professionista in ac-
cordo con il committente.
E’ obbligatorio il progetto per un impianto elettrico + TVCC…
Un intervento di modifiche all’impianto elettrico di una chiesa con
4,5 kW di fornitura, ha bisogno del progetto da parte di un profes-
sionista? Nel caso si dovesse provvedere ad installare anche un im-
pianto tvcc, anch’esso deve essere progettato da un soggetto abilitato?
Se non si tratta di un intervento di manutenzione ordinaria o stra-
ordinaria, il progetto dell’impianto è sempre obbligatorio secondo
il decreto 37/08:

Art. 5. Progettazione degli impianti


1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di
cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), e’ redatto un pro-
getto.

Può firmare il progetto il responsabile tecnico dell’impresa installatrice


sotto i limiti dimensionali di cui al successivo comma 2:
47

2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, e’ redatto


da un professionista iscritto agli albi professionali secondo le specifiche
competenze tecniche richieste, nei seguenti casi:
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze
condominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi po-
tenza impegnata superiore a 6 kw o per utenze domestiche di singole unita’
abitative di superficie superiore a 400 mq;
b) impianti elettrici realizzati con lampade fluorescenti a catodo freddo,
collegati ad impianti elettrici, per i quali e’ obbligatorio il progetto e in
ogni caso per impianti di potenza complessiva maggiore di 1200 VA resa
dagli alimentatori;
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobi-
li adibiti ad attivita’ produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi,
quando le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa
la parte in bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa
tensione aventi potenza impegnata superiore a 6 kw o qualora la superficie
superi i 200 mq;
d) impianti elettrici relativi ad unita’ immobiliari provviste, anche solo
parzialmente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso
di locali adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione
o a maggior rischio di incendio, nonche’ per gli impianti di protezione da
scariche atmosferiche in edifici di volume superiore a 200 mc;
e) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), relativi agli impianti
elettronici in genere quando coesistono con impianti elettrici con obbligo
di progettazione;
f) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera c), dotati di canne fuma-
rie collettive ramificate, nonche’ impianti di climatizzazione per tutte le
utilizzazioni aventi una potenzialita’ frigorifera pari o superiore a 40.000
frigorie/ora;
g) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera e), relativi alla distribu-
zione e l’utilizzazione di gas combustibili con portata termica superiore a
50 kw o dotati di canne fumarie collettive ramificate, o impianti relativi a
gas medicali per uso ospedaliero e simili, compreso lo stoccaggio;
h) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g), se sono inseriti in
un’attivita’ soggetta al rilascio del certificato prevenzione incendi e, co-
48

munque, quando gli idranti sono in numero pari o superiore a 4 o gli appa-
recchi di rilevamento sono in numero pari o superiore a 10.

L’obbligo di progetto da un professionista iscritto ad ordine o albo per un


impianto di videosorveglianza “segue le regole” dell’impianto elettrico che
lo alimenta: se l’impianto elettrico corrispondente è soggetto ad obbligo di
firma da parte di professionista, anche il progetto della videosorveglianza
lo è.
Videocitofono condominiale: serve il progetto?
Ho realizzato gli impianti elettrici di una palazzina (commissionata
da impresa edile) con 8 unità abitative. Ho realizzato anche le parti
comuni (illuminazione di vano scale, autorimessa ecc.). Devo rila-
sciare una unica dichiarazione di conformità oppure devo fare una dichiara-
zione per ogni appartamento? In quest’ultimo caso il committente è l’impre-
sa o chi ha acquistato l’appartamento?
Se l’intervento non rientra nell’ambito della manutenzione ordinaria
o straordinaria il progetto di un nuovo impianto è sempre obbligato-
rio.

Decreto 37/08
Art. 5. Progettazione degli impianti
1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di
cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), e’ redatto un progetto.

Sotto certi limiti dimensionali il progetto può essere firmato dal responsabile
tecnico dell’impresa installatrice, sopra è necessario affidarsi ad un profes-
sionista iscritto ad ordine o albo (si veda “progettino e progettone” di NT24).
Il progetto di un impianto elettronico deve essere firmato da professionista se
coesiste con un impianto elettrico soggetto a obbligo di progetto da parte di
professionista iscritto a ordine o albo.

Art. 5. Progettazione degli impianti



e) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), relativi agli impianti
49

elettronici in genere quando coesistono con impianti elettrici con obbligo di


progettazione;

In definitiva: se non si tratta di un intervento di manutenzione ordinaria o


straordinaria il progetto va redatto. Va incaricato un professionista iscritto ad
ordine o albo se le utenze condominiali hanno potenza impegnata superiore
a 6 kW.
Abitazione con b&b: è obbligatorio il progetto?
Da una abitazione (superficie > 200 mq e potenza impegnata pari a
6 kW trifase) si vuole ricavare una abitazione più piccola e due stan-
ze da adibire a bed & breakfast. I due nuovi quadri da realizzare
hanno obbligo di progetto di professionista esterno?
I limiti dimensionali per cui un progetto debba essere necessaria-
mente redatto da professionista iscritto a ordine o albo sono elencati
nel decreto 37/08 all’articolo 5 comma 2, che prevede (comma a):
...
a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze con-
dominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi potenza
impegnata superiore a 6 kW o per utenze domestiche di singole unita’ abita-
tive di superficie superiore a 400 mq;

Se l’unità immobiliare dovesse essere classificata ad uso diverso da quello di


abitazione (occorre consultare le leggi regionali di settore o i regolamenti co-
munali specifici. Ciascuna Regione ha dato infatti attuazione al regolamento
nazionale, fornendo una disciplina specifica), si ricade nel caso comma c:

...
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili
adibiti ad attivita’ produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quando
le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte in
bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi
potenza impegnata superiore a 6 kW o qualora la superficie superi i 200 mq;
...
50
51

dichiarazione
di conformità

Dichiarazione di conformità condominio + appartamenti...


Ho realizzato gli impianti elettrici di una palazzina (commissionata
da impresa edile) con 8 unità abitative.
Ho realizzato anche le parti comuni (illuminazione di vano scale,
autorimessa ecc.). Devo rilasciare una unica dichiarazione di conformità
oppure devo fare una dichiarazione per ogni appartamento? In quest’ultimo
caso il committente è l’impresa o chi ha acquistato l’appartamento?
Va rilasciata una dichiarazione di conformità per ogni unità immobi-
liare, più quella relativa alle parti comuni.
Il committente da indicare sulla dichiarazione è l’impresa dalla qua-
le lei ha ricevuto l’incarico.
Dichiarazione di conformità: anche per piccole modifiche?
E’ davvero obbligatorio rilasciare dichiarazione di conformità an-
che per piccole modifiche? A volte ci vuole più tempo per compilare
le dichiarazioni che a fare il lavoro.
Il Decreto 22 gennaio 2008, n.37 non è fraintendibile: “Al termine
dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla norma-
tiva vigente, comprese quelle di funzionalita’ dell’impianto, l’impre-
sa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di conformita’ degli
impianti realizzati nel rispetto delle norme“… la dichiarazione di conformità
va redatta in caso di nuovo impianto, trasformazione, ampliamento e manu-
tenzione straordinaria. Non va rilasciata in caso di manutenzione ordinaria
(sostituzione di un componente, controlli di manutenzione ecc.).
52

Dichiarazione di conformità 37/08 per piattaforme di sollevamento


Nel giro di una settimana ho ricevuto due richieste di rilascio Di-
chiarazione di conformità al decreto 37/08 per le piattaforme di sol-
levamento fornite a due clienti. Noi progettiamo e realizziamo la
macchina ed il suo impianto elettrico (quadro di comando e pulsantiere) e ci
andiamo poi a collegare ad una linea elettrica esistente nel magazzino o
capannone. La mia domanda è: è corretto rilasciare questa dichiarazione di
conformità per i nostri impianti? Ho visto che l’Art.1 del decreto alla lettera
f) cita appunto gli impianti di sollevamento. Se è corretto rilasciarla occorre
un’abilitazione particolare?
La prima è una piattaforma a pantografo per sole merci installata all’ester-
no di un magazzino. La seconda è una piattaforma a montante per sole merci
installata all’interno di un magazzino.
Ieri si è aggiunto il terzo caso: la stessa richiesta per una piattaforma a
montante per il sollevamento di merci e persone, installata all’interno di un
magazzino.
La richiesta dei committenti è pertinente. Le piattaforme da Lei de-
scritte rientrano nel campo di applicazione del Decreto 22 gennaio
2008, n. 37: art. 1 comma f “impianti di sollevamento di persone o di
cose per mezzo di ascensori, di montacarichi, di scale mobili e simili”. Le mo-
dalità per l’abilitazione delle imprese sono esplicitate dall’articolo 3 comma 3:

Art. 3. Imprese abilitate


..omissis..
3. Le imprese che intendono esercitare le attivita’ relative agli impianti di cui
all’articolo 1 presentano la dichiarazione di inizio attivita’, ai sensi dell’ar-
ticolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni, indi-
cando specificatamente per quali lettera e quale voce, di quelle elencate nel
medesimo articolo 1, comma 2, intendono esercitare l’attivita’ e dichiarano,
altresi’, il possesso dei requisiti tecnico-professionali di cui all’articolo 4,
richiesti per i lavori da realizzare.

L’abilitazione dell’impresa è legata alla figura del responsabile tecnico, che


deve essere in possesso dei requisiti tecnico professionali indicati dall’artico-
lo 4 dello stesso decreto:
53

Art. 4. Requisiti tecnico-professionali


1. I requisiti tecnico-professionali sono, in alternativa, uno dei seguenti:
a) diploma di laurea in materia tecnica specifica conseguito presso una uni-
versita’ statale o legalmente riconosciuta;
b) diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secon-
do ciclo con specializzazione relativa al settore delle attivita’ di cui all’ar-
ticolo 1, presso un istituto statale o legalmente riconosciuto, seguiti da un
periodo di inserimento, di almeno due anni continuativi, alle dirette dipen-
denze di una impresa del settore. Il periodo di inserimento per le attivita’ di
cui all’articolo 1, comma 2, lettera d) e’ di un anno;
c) titolo o attestato conseguito ai sensi della legislazione vigente in materia
di formazione professionale, previo un periodo di inserimento, di almeno
quattro anni consecutivi, alle dirette dipendenze di una impresa del settore.
Il periodo di inserimento per le attivita’ di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
d) e’ di due anni;
d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abilitata
nel ramo di attivita’ cui si riferisce la prestazione dell’operaio installatore per un
periodo non inferiore a tre anni, escluso quello computato ai fini dell’apprendi-
stato e quello svolto come operaio qualificato, in qualita’ di operaio installa-
tore con qualifica di specializzato nelle attivita’ di installazione, di trasforma-
zione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti di cui all’articolo 1.
2. I periodi di inserimento di cui alle lettere b) e c) e le prestazioni lavorative
di cui alla lettera d) del comma 1 possono svolgersi anche in forma di colla-
borazione tecnica continuativa nell’ambito dell’impresa da parte del titolare,
dei soci e dei collaboratori familiari. Si considerano, altresi’, in possesso dei
requisiti tecnico-professionali ai sensi dell’articolo 4 il titolare dell’impresa,
i soci ed i collaboratori familiari che hanno svolto attivita’ di collaborazione
tecnica continuativa nell’ambito di imprese abilitate del settore per un perio-
do non inferiore a sei anni. Per le attivita’ di cui alla lettera d) dell’articolo
1, comma 2, tale periodo non puo’ essere inferiore a quattro anni.

La linea di alimentazione della piattaforma (che in quanto macchina deve


avere dichiarazione di conformità CE) e le relative protezioni dovranno esse-
re progettate e realizzate da impresa abilitata in quanto ricadono sempre nel
campo di applicazione del DM 37/08, stavolta comma 1 lettera A.
54

Per quanto tempo conservare la dichiarazione di conformità?


Spesso, a fronte della richiesta, alla Ditta installatrice, di copia del-
la Dichiarazione di Conformità, la risposta è negativa adducendo la
scusa che è passato molto tempo.
Esiste un obbligo legislativo/normativo che stabilisce il tempo di conserva-
zione del predetto documento?
Il decreto 22 gennaio 2008, n. 37 (il 37/08) non stabilisce per quanto
tempo l’installatore è tenuto a conservare (o riconsegnare al commit-
tente) la dichiarazione di conformità.
E’ prassi comune conservare il documento per almeno 10 anni. Se ben com-
pilata infatti, conservare la dichiarazione di conformità con i relativi allegati
tutela l’installatore da eventuali manomissioni o danni causati da mancata ma-
nutenzione.
Ristrutturazione del bagno: serve la dichiarazione di conformità?
E’ obbligatorio il rilascio della certificazione di conformità dell’im-
pianto elettrico, relativo alla sola stanza da bagno, a seguito ristrut-
turazione?
Se la ristrutturazione non comporta modifiche all’impianto (ovvero
non vengono modificate le caratteristiche dei componenti presenti
come cavi, interruttori di manovra ecc.), ma solo sostituzione dei com-
ponenti con altri aventi pari caratteristiche si ricade nella manutenzione ordina-
ria secondo la definizione del decreto 22 gennaio 2008, n. 37:

Articolo 2 comma 1
d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado nor-
male d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano la ne-
cessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttura dell’im-
pianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le prescrizioni
previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e manutenzione
del costruttore;

In questi casi non è necessario rilasciare dichiarazione di conformità secondo


lo stesso decreto.
Per lo spostamento o l’aggiunta di componenti è richiesta la dichiarazione di
55

conformità come manutenzione straordinaria o ampliamento (e il progetto,


eventualmente firmato da professionista iscritto ad ordine o albo, se l’ambiente
lo richiede – art.5 comma 2 del 37/08).
Dichiarazione conformità per impianti di illuminazione
E’ richiesta la dichiarazione di conformità di un impianto di illumi-
nazione esterna? Secondo quanto leggo nel 37/08 la dichiarazione
di conformità è richiesta solo per impianti all’interno o nelle perti-
nenze degli edifici. Nel caso del mio cliente si tratta del vialetto di ingresso
dello stabilimento.
Nel suo caso si applica il Decreto 37/08 ed è quindi richiesto il proget-
to e la dichiarazione di conformità. Il vialetto di ingresso dello stabili-
mento è da considerare una pertinenza dell’edificio:

Art. 1. Ambito di applicazione


1. Il presente decreto si applica agli impianti posti al servizio degli edifici,
indipendentemente dalla destinazione d’uso, collocati all’interno degli stessi o
delle relative pertinenze.

Il decreto 37/08 non si applica nel caso, ad esempio, degli impianti di illumi-
nazione pubblica.
Manutenzione ordinaria: non è richiesta la dichiarazione di conformità
Ho sostituito per conto di una ditta che ha l’appalto di manutenzio-
ne , in un condominio,una coppia di fotocellule, con il relativo cavo
di alimentazione delle stesse.
Poichè io fatturo a lui l’intervento, dal momento che l’amministratore non
vuole altri fornitori, lui mi chiede la conformità del lavoro che io ho fatto,
cioè la sostituzione delle fotocellule, è obbligatoria farla per questo tipo di
lavorazione effettuata?
Se non lo è esiste qualche normativa o qualcosa che attesti ciò?
L’intervento da Lei descritto sembra possa rientrare a pieno titolo nel-
la definizione di “ordinaria manutenzione”. Definizione presente
all’interno dello stesso decreto 37/07, art. 2 comma 1 lettera d) ordina-
ria manutenzione:
56

“gli interventi finalizzati a contenere il degrado normale d’uso, nonche’ a far


fronte ad eventi accidentali che comportano la necessita’ di primi interventi,
che comunque non modificano la struttura dell’impianto su cui si interviene
o la sua destinazione d’uso secondo le prescrizioni previste dalla normativa
tecnica vigente e dal libretto di uso e manutenzione del costruttore.”

L’unico documento che può rilasciare, pur non avendone nessun obbligo giuri-
dico o tecnico, è quello di una semplice comunicazione su carta intestata nella
quale si dichiara che l’intervento di manutenzione ordinaria (ovvero di sostitu-
zione di un componente con altro uguale o analogo per caratteristiche tecniche
e funzionali) è stato eseguito in riferimento alla normativa vigente e secondo le
istruzioni del libretto di manutenzione dell’impianto.
A questa comunicazione può, se vuole, allegare la dichiarazione di conformità
e/o la scheda tecnica dei prodotti installati.
Dovrà compilare il Registro di manutenzione descrivendo l’intervento effet-
tuato e riportando i componenti sostituiti.
Planimetrie: è obbligatorio allegarle alla dichiarazione di conformità?
E’ obbligatorio per l’installatore allegare alla dichiarazione di con-
formità le planimetrie indicanti la disposizione delle apparecchiatu-
re elettriche?
Ho avviato una collaborazione con uno studio di architettura e mi chiedono
spesso le planimetrie da consegnare al cliente (prima con gli altri clienti non
mi era mai capitato).
In nessun caso l’installatore è obbligato ad allegare le planimetrie alla
dichiarazione di conformità: se il progetto è redatto dal responsabile
tecnico di impresa installatrice (sotto i limiti dimensionali previsti dal
decreto 37/08 art. 5) gli elaborati planimetrici non sono necessari (decreto
37/08 art. 7 comma 2):

Art. 7. Dichiarazione di conformita’



2. Nei casi in cui il progetto e’ redatto dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice l’elaborato tecnico e’ costituito almeno dallo schema dell’impian-
to da realizzare, inteso come descrizione funzionale ed effettiva dell’opera da
57

eseguire eventualmente integrato con la necessaria documentazione tecnica


attestante le varianti introdotte in corso d’opera.

Viceversa se il progetto è redatto da professionista iscritto a ordine o albo gli


elaborati planimetrici sono da allegare al progetto, e non alla dichiarazione di
conformità, quindi a carico del professionista, e non dell’installatore.

Art. 5. Progettazione degli impianti



4. I progetti contengono almeno gli schemi dell’impianto e i disegni planime-
trici nonche’ una relazione tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell’in-
stallazione, della trasformazione o dell’ampliamento dell’impianto stesso, con
particolare riguardo alla tipologia e alle caratteristiche dei materiali e com-
ponenti da utilizzare e alle misure di prevenzione e di sicurezza da adottare.
Quali limiti per la dichiarazione di conformità
Sto ultimando un’impianto elettrico in una scuola, è stamattina mi è
stato detto dall’architetto che vuole la dichiarazione di conformità
dal punto di comando fino al quadro distribuzione, e che esiste una
normativa che dice questo; invece un mio amico anch’esso elettricista mi
dice che la dichiarazione di conformità va dai punti di comando alla scatola
di derivazione rompitratto, e dalla scatola di derivazione al quadro elettrico
generale.
L’installatore è tenuto a rilasciare dichiarazione di conformità ai sensi
del decreto 22 gennaio 2008, n.37 per tutto quanto ha installato, ovvia-
mente nei limiti dell’ “impianto elettrico”, così definito dalla Norma
CEI 64-8 (definizione 21.1):

Fanno parte dell’impianto elettrico tutti i componenti elettrici non alimentati


tramite prese a spina, inclusi gli apparecchi utilizzatori fissi alimentati tramite
prese a spina destinate unicamente alla loro alimentazione.
Dubbi sulle dichiarazioni
Sono un nuovo utente e vi chiedo di risolvermi, per ora , questi due
dubbi legati al decreto 37/08.
1) posso emettere una dichiarazione di rispondenza per un impianto
58

che non ho fatto io? Ho l’abilitazione alle lettere a) e b) da almeno 30 anni


occorre che il cliente mi faccia una lettera di incarico?
2) una dichiarazione di conformità del 1999 è ancora valida supponendo
che l’impianto originale non sia stato radicalmente modificato nel tempo? o
comunque no?
1) La dichiarazione di rispondenza va redatta su impianti realizzati da
altri, viceversa, se l’impianto è stato realizzato da Lei, è obbligato a
rilasciare la dichiarazione di conformità.
Con la sua posizione in camera di commercio può redigere la dichiarazione
solo su:

a) impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizzazio-


ne dell’energia elettrica, impianti di protezione contro le scariche atmosferi-
che, nonche’ gli impianti per l’automazione di porte, cancelli e barriere;
b) impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettronici in genere;

entro i limiti dimensionali degli impianti non sottoposti a obbligo di progetto


da parte di professionista abilitato:

a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le utenze con-
dominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aventi potenza
impegnata superiore a 6 kw o per utenze domestiche di singole unita’ abitative
di superficie superiore a 400 mq;
b) impianti elettrici realizzati con lampade fluorescenti a catodo freddo, colle-
gati ad impianti elettrici, per i quali e’ obbligatorio il progetto e in ogni caso
per impianti di potenza complessiva maggiore di 1200 VA resa dagli alimen-
tatori;
c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili adi-
biti ad attivita’ produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quando le
utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte in bassa
tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi potenza
impegnata superiore a 6 kw o qualora la superficie superi i 200 mq;
d) impianti elettrici relativi ad unita’ immobiliari provviste, anche solo par-
zialmente, di ambienti soggetti a normativa specifica del CEI, in caso di locali
adibiti ad uso medico o per i quali sussista pericolo di esplosione o a maggior
59

rischio di incendio, nonche’ per gli impianti di protezione da scariche atmosfe-


riche in edifici di volume superiore a 200 mc;
2) La dichiarazione di conformità non ha data di scadenza. Se non sono state
fatte modifiche il documento accompagna l’impianto senza limite di tempo.
Ampliamento o modifica di un impianto: quali documenti?
Nel caso si debba realizzare un ampliamento o modifica ad impianto
elettrico civile di edificio sottoposto ad obbligo di progetto per po-
tenza superiore a 6kW ma privo dello stesso, si puó procedere al
progetto e realizzazione della sola commessa nel caso in cui ci sia compati-
bilitá con gli impianti esistenti?
Questo è quanto disposto dall’art. 5 comma 1 del decreto 37/08:

1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli im-


pianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), è redatto un
progetto. Fatta salva l’osservanza delle normative più rigorose in materia di
progettazione, nei casi indicati al comma 2, il progetto è redatto da un profes-
sionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tec-
nica richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato all’articolo
7, comma 2, è redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice.

Quindi il progetto, come logico deve essere realizzato prima degli interventi di
adeguamento o di rinnovo degli impianti. All’art. 7 comma 3 trova la risposta
al suo quesito:

In caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione di con-


formità, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla sola parte
degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono conto della sicu-
rezza e funzionalità dell’intero impianto. Nella dichiarazione di cui al comma
1 e nel progetto di cui all’articolo 5, è espressamente indicata la compatibilità
tecnica con le condizioni preesistenti dell’impianto.

Logica vuole, che se per le parti di impianto preesistenti non sussistano le com-
patibilità tecniche con le nuove parti di impianto progettato o da progettare, il
60

progettista informerà il committente della necessità e/o dell’obbligo di proce-


dere all’adeguamento delle parti esistenti.
Alimentazione plafoniere e dichiarazione di conformità
Avrei bisogno di sapere come rilasciare una dichiarazione di con-
formità o come meglio specificare nella dichiarazione il lavoro svol-
to. In un azienda ho solo sostituito le plafoniere a neon vecchie con
delle plafoniere a led senza nessuna modifica all’impianto esistente.
Ho solo aggiunto cavo FROR per il collegamento dai morsetti dai cavi vec-
chi rigidi. L’impianto è vecchissimo ed ha i cavi di rigidi.
Come devo rilasciare il documento che certifica il lavoro svolto di sostituzio-
ne delle plafoniere?
La posa e il collegamento di apparecchi di illuminazione non è attività
per la quale rilasciare la Dichiarazione di conformità ai sensi del de-
creto 37/08 in quanto gli stessi apparecchi non fanno parte dell’im-
pianto elettrico.
Può informare a mezzo comunicazione scritta il suo cliente che i conduttori
non presentano isolamento o colorazione adeguata ai sensi della Norme CEI
applicabili. Il fatto che i conduttori siano del tipo rigido non qualifica in auto-
matico la non conformità degli impianti.
Dichiarazione di conformità impianto anni ’70… modificato
Appartamento di 70 m2 costruito negli anni 1970. Modifica impianto
per aggiungere alcuni punti luce.
Esiste impianto di terra e salva vita. In caso di vendita devo allegare
la dichiarazione di conformità?
Per la parte di impianto realizzata negli anni 70 la dichiarazione di
conformità non è dovuta (all’epoca non esisteva). Se le modifiche de-
scritte hanno avuto luogo dopo l’entrata in vigore della Legge 46/90 (o
devono ancora essere eseguite) la dichiarazione di conformità deve essere re-
datta.
Gli obblighi introdotti dall’’art. 13 del decreto 37/08 – che disciplinava le ga-
ranzie contrattuali, gli obblighi di consegna e di allegazione delle dichiarazioni
di conformità o di rispondenza in caso di vendita o locazione – sono decaduti,
con decorrenza dal 25 giugno 2008, per effetto dell’art. 35, comma 2, del de-
61

creto legge 25 giugno 2008, n. 112 (in Suppl. ord. n. 152 alla G.U. n. 147 del
25 giugno 2008).
Manutenzione straordinaria e dichiarazione di conformità
1) Alcuni sostengono che, per effetto di una manutenzione straordi-
naria in ambito decreto 37/08, nulla è dovuto da parte dell’installa-
tore mentre per me è necessaria almeno la dichiarazione di confor-
mità seppure priva di allegati. Quale il vostro parere?
2) È possibile attivare un ufficio tecnico interno, art. 2 del decreto 37/08, per
un ente ministeriale? Come per le imprese, esiste un iter autorizzativo?
3) Esattamente, cosa si intende per “installazioni per apparecchi per usi
domestici” di cui all’art. 10 del decreto 37/08?
1) Per le attività di manutenzione straordinaria di un impianto elettrico
è da prevedersi il rilascio della dichiarazione di conformità di cui
all’art. 7 decreto 37/08.
Così come del resto indicato nel modello fac-simile della dichiarazione di con-
formità di cui all’allegato 1 al decreto stesso.

2) Se l’ente dispone di un ufficio tecnico interno ai sensi dell’art. 3 comma 5 del


decreto 37/08 (vedi testo di seguito) e un soggetto responsabile in possesso dei
requisiti tecnico professionali ai sensi dell’art.4 del decreto 37/08 nulla osta
ad inoltrare la relativa procedura presso gli Uffici della competente CCIAAA.

“Le imprese non installatrici, che dispongono di uffici tecnici interni sono au-
torizzate all’installazione, alla trasformazione, all’ampliamento e alla manu-
tenzione degli impianti, relativi esclusivamente alle proprie strutture interne e
nei limiti della tipologia di lavori per i quali il responsabile possiede i requisiti
previsti all’articolo 4.”

3) Si intende la posa in opera e il collegamento agli impianti fissi dell’unità


immobiliare di apparecchi alimentati ad energia elettrica e a gas ad uso dome-
stico (lavatrice, lavastoviglie, forno, frigorifero, cucina a gas, etc. etc.). Si veda
anche per definizioni e riferimenti: Direttiva 2006/95/CE e Norma IEC 60335-
1 “Sicurezza degli apparecchi elettrici d’uso domestico e similare Sicurezza
Parte 1: Norme generali”.
62

Dichiarazione di conformità al 37/08 o alla regola dell’arte?


Un cliente mi ha chiesto di realizzare l’infilaggio cavi per ali-
mentazione lampade votive all’interno della cappella di fami-
glia.
Il comune gli ha chiesto la dichiarazione di conformità per poter rila-
sciare l’agibilità. Si può parlare di dichiarazione di conformità per que-
sto tipo di impianti o il lavoro potrebbe essere realizzato dall’impresa
che ha costruito la cappella rilasciando una dichiarazione ai sensi della
legge 186/68?
Questo l’ambito di applicazione del decreto 37/08:

Art. 1. Ambito di applicazione


1. Il presente decreto si applica agli impianti posti al servizio degli edifici,
indipendentemente dalla destinazione d’uso, collocati all’interno degli stessi o
delle relative pertinenze.

Se la cappella di famiglia è un “edificio” è necessaria la dichiarazione di con-


formità ai sensi dell’articolo 7 del decreto.
Fibra ottica: quali norme citare nella dichiarazione di conformità?
Per l’installazione di cavi in fibra ottica, UTP e coassiali per
collegare un locale con le apparecchiature attive ed un altro lo-
cale tecnico posto in un fabbricato diverso, si usano cavidotti
interrati. Per questo lavoro quali normative si devono seguire e dichiara-
re sulla dichiarazione di conformità?
Qualora gli impianti debbano essere eseguiti invece all’interno di uno
stesso fabbricato le norme quali sono?
La norma da rispettare per le installazioni del tipo è in primo luogo la
CEI 64-8.
I riferimenti normativi per la singola tipologia di impianto sono desu-
mibili dalla Norma CEI 306-10 2015 “Sistemi di cablaggio strutturato. Guida
alla realizzazione e alle Norme tecniche” dove al Cap. 3.3. troverà un esteso
elenco dei documenti normativi di riferimento.
Ulteriori riferimenti possono essere tratti dalle seguenti Norme e Guide:
– CEI 46-136 2004 e V1 2017 “Guida alle Norme per la scelta e la posa dei
63

cavi per impianti di comunicazione“;


– CEI 306-22 2015 “Disposizioni per l’infrastrutturazione degli edifici con
impianti di comunicazione elettronica – Linee guida per l’applicazione della
Legge 11 novembre 2014, n. 164“;
– CEI 100-7 “Guida per l’applicazione delle norme riguardanti gli impianti di
distribuzione via cavo per segnali televisivi, sonori e servizi interattivi“;
– CEI 306-2 2014 “Guida al cablaggio per le comunicazioni elettroniche negli
edifici residenziali“.
Dichiarazione di conformità: chiarimenti
Volevo chiedervi dei chiarimenti riguardo la dichiarazione di
conformità:
– in quali casi la dico è da inviare allo sportello unico del comune?
– al cliente rilascio una copia o l’originale?
– come ditta devo tenere l’originale o una copia?
– se mi accorgo che finito un lavoro di ristrutturazione sono state mano-
messe dal cliente delle linee, (mettendo fuori norma l’impianto) come mi
devo comportare? Se ho già emesso la dico posso annullarla?
1. Gli obblighi di consegna della dichiarazione di conformità sono
indicati al decreto 37/08 (gli obblighi di cui al DPR 462/01 riguar-
dano l’invio della dichiarazione ad INAIL, ASL o ARPA ora trami-
te il portale CIVA, ad esempio):
a) all’Art. 8 “Obblighi del committente o del proprietario” al comma 3:

“Il committente entro 30 giorni dall’allacciamento di una nuova fornitu-


ra di gas, energia elettrica, acqua, negli edifici di qualsiasi destinazione
d’uso, consegna al distributore o al venditore copia della dichiarazione
di conformità dell’impianto, resa secondo l’allegato I, esclusi i relativi
allegati obbligatori, o copia della dichiarazione di rispondenza prevista
dall’articolo 7, comma 6. La medesima documentazione è consegnata nel
caso di richiesta di aumento di potenza impegnata a seguito di interven-
ti sull’impianto, o di un aumento di potenza che senza interventi sull’im-
pianto determina il raggiungimento dei livelli di potenza impegnata di cui
all’articolo 5, comma 2 o comunque, per gli impianti elettrici, la potenza
di 6 kW.”
64

b) All’ Art. 11 “Deposito presso lo sportello unico per l’edilizia del proget-
to, della dichiarazione di conformità o del certificato di collaudo”:

1. Per il rifacimento o l’installazione di nuovi impianti di cui all’articolo 1,


comma 2, lettere a), b), c), d), e), g) ed h), relativi ad edifici per i quali e’
gia’ stato rilasciato il certificato di agibilita’, fermi restando gli obblighi di
acquisizione di atti di assenso comunque denominati, l’impresa installatri-
ce deposita, entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori, presso lo sportel-
lo unico per l’edilizia, di cui all’articolo 5 del decreto del Presidente della
Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 del comune ove ha sede l’impianto, la
dichiarazione di conformità ed il progetto redatto ai sensi dell’articolo 5, o
il certificato di collaudo degli impianti installati, ove previsto dalle norme
vigenti.
2. Per le opere di installazione, di trasformazione e di ampliamento di im-
pianti che sono connesse ad interventi edilizi subordinati a permesso di
costruire ovvero a denuncia di inizio di attività, di cui al decreto del Pre-
sidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, il soggetto titolare del
permesso di costruire o il oggetto che ha presentato la denuncia di inizio di
attività deposita il progetto degli impianti da realizzare presso lo sportello
unico per l’edilizia del comune ove deve essere realizzato l’intervento, con-
testualmente al progetto edilizio.
3. Lo sportello unico di cui all’articolo 5 del decreto del Presidente del-
la Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, inoltra copia della dichiarazione
di conformità alla Camera di commercio industria artigianato e agricol-
tura nella cui circoscrizione ha sede l’impresa esecutrice dell’impianto,
che provvede ai conseguenti riscontri con le risultanze del registro delle
imprese o dell’albo provinciale delle imprese artigiane, alle contestazioni
e notificazioni, a norma dell’articolo 14 della legge 24 novembre 1981,
n. 689, e successive modificazioni, delle eventuali violazioni accertate, ed
alla irrogazione delle sanzioni pecuniarie ai sensi degli articoli 20, comma
1, e 42, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.

L’impresa installatrice pertanto dovrebbe inviare allo Sportello Unico n° 2


copie conformi della Dichiarazione di Conformità, tuttavia si segnala che
tale obbligo è stato abrogato dal DL 09/02/12.
65

2. Al cliente va rilasciato l’originale della dichiarazione di conformità.

3. L’impresa installatrice deve conservare una copia conforme all’originale


della Dichiarazione di Conformità.

4. In caso di manomissione dell’impianto, dopo il rilascio della dichiarazione


di conformità, accertate le violazioni, con certezza e per mezzo di verifiche in
luogo, può procedere alla messa in mora del cliente a mezzo comunicazione
via A/R o PEC contestando le modifiche non autorizzate e procedendo even-
tualmente con le relative denunce alle autorità di controllo.
Una volta rilasciata e consegnata la dichiarazione di conformità la stessa
non può essere “annullata”.
E’ oltremodo importante quindi descrivere con esattezza quanto è stato rea-
lizzato e le caratteristiche dell’impianto eseguendo tutte le verifiche previ-
ste dalle Norme tecniche e allegando alla dichiarazione di conformità tutti
gli allegati obbligatori (ad esempio il progetto sia sotto che sopra i limiti
dimensionali) nonché tutti gli allegati facoltativi che vanno a dimostrare le
attestazioni di dichiarazione contenute nel modello di cui all’ Allegato I del
decreto 37/08.
E’ necessario consegnare al committente le istruzioni per l’uso e la manu-
tenzione dell’impianto. Per le responsabilità connesse alle eventuali mano-
missioni, non a caso il modello della dichiarazione di conformità si conclu-
de con la frase:
“DECLINA ogni responsabilità per sinistri a persone o a cose derivanti da
manomissione dell’impianto da parte di terzi ovvero da carenze di manu-
tenzione o riparazione.”

Nuovo impianto o manutenzione straordinaria


Ho recentemente installato un nuovo impianto di illuminazione,
abolendone il vecchio, all’interno di un’autorimessa installando
a monte della linea nuovi elementi per la protezione indiretta e
diretta dai contatti.
Posso rilasciare una dichiarazione di conformità relativa a solo questa
parte di impianto come manutenzione straordinaria lasciando stare tutta
la restante parte condominiale visto che globalmente si tratta di un con-
tatore superiore a 6 kW?
66

Quanto da Lei realizzato è, come detto e come da descrizione, un


nuovo impianto. La classificazione dell’intervento, ai fini dell’ap-
plicazione del decreto 37/08, non può essere “manutenzione stra-
ordinaria” ma bensì “nuovo impianto”.
Oltre alle prescrizioni indicate nell’art. 5 nel merito degli obblighi di pro-
getto deve essere applicato il comma 3 dell’art. 7 decreto 37/08 che recita:

“In caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione


di conformità, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla
sola parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono
conto della sicurezza e funzionalità dell’intero impianto”.

Nella dichiarazione di cui al comma 1 e nel progetto di cui all’articolo 5,


è espressamente indicata la compatibilità tecnica con le condizioni preesi-
stenti dell’impianto.
Da magnetotermico a magnetotermico-differenziale...
Ho effettuato un intervento presso un’ abitazione privata, con for-
nitura trifase e potenza di 10 kW. L’ impianto elettrico, molto data-
to, non ha nessun tipo di certificazione. Ho effettuato la sostituzio-
ne dell’ interruttore generale tetrapolare, impiegato per la climatizzazione,
con un Magnetotermico differenziale 4P In 25 A IDN 0,03 A, così da garan-
tire la protezione differenziale della linea. Il resto della casa, invece era già
dotato di in differenziale.
Volevo comprendere che tipo di dichiarazione dovrei effettuare per l’ inter-
vento eseguito.
Se le caratteristiche nominali del dispositivo non sono variate (25
A curva?) il suo intervento non ha trasformato o ampliato l’impian-
to. L’intervento descritto si può configurare come manutenzione
straordinaria. Non è richiesto il progetto. Può rilasciare una normale di-
chiarazione di conformità (ovviamente a seguito alle prove e verifiche re-
lative al suo intervento) intesa come “manutenzione straordinaria” descri-
vendo dettagliatamente quanto eseguito (così come ha fatto nel quesito).
Può allegare alla dichiarazione “l’elenco dei materiali utilizzati”, ovvero le
caratteristiche del magnetotermico differenziale che ha installato.
67

Se l’impianto rientra nel campo di applicazione dell’articolo 7 comma 6 del


decreto 37/08 l’occasione è buona per consigliare al cliente di incaricare
un professionista iscritto ad ordine o albo a redigere una dichiarazione di
rispondenza.
La dichiarazione di conformità in caso di “ampliamento”
Dovrei ampliare un impianto elettrico esistente. Si tratta di unire 2
locali sotto lo stesso contatore (prima erano 2 locali separati con
1 contatore ognuno).
Pensavo di inserire un magnetotermico da 20A nel quadro del locale con
il contatore e passare nel controsoffitto un cavo FG16OR16 3G6 fino al
quadro del secondo locale senza contatore. Da li farei un differenziale puro
per la linea luce (3 linee luci con 3 magnetotermici) e un differenziale puro
per la linea prese (2 linee con due magnetotermici) sfruttando la canalizza-
zione esistente nel controsoffitto (in tubo rigido) e fare le derivazioni dalle
scatole di derivazione esistenti alle prese e alle lampade con FG16OR16
liberi nel controsoffitto/pareti in cartongesso.
Le domande sono 2:
1. Va bene posare cavi FG16OR16 liberi nel controsoffitto/pareti in car-
tongesso?
2. Riguardo la dichiarazione di conformità, come mi devo comportare?
1. Nulla osta l’installazione dei cavi FG16 (compatibilmente con la
classificazione antincendio dei locali) in un controsoffitto o nelle
pareti in cartongesso.
2. La dichiarazione di conformità va compilata ricordando quanto segue:
a) va intesa come “ampliamento” come giustamente ha premesso nel quesito;
b) è necessario il progetto, e chi firma dipende dai limiti dimensionali;
c) l’intervento deve essere compatibile con quanto “sopravvive” dell’im-
pianto preesistente:

Decreto 37/08 art. 7 comma 3


...
3. In caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione
di conformita’, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla
sola parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono con-
68

to della sicurezza e funzionalita’ dell’intero impianto. Nella dichiarazione di


cui al comma 1 e nel progetto di cui all’articolo 5, e’ espressamente indicata
la compatibilita’ tecnica con le condizioni preesistenti dell’impianto.
Dichiarazione di conformità e deposito presso lo sportello unico
Desidererei sapere se il progetto per l’ampliamento di un impianto
elettrico in edificio esistente e già dotato di abitabilità/agibilità
(art. 11 comma 1) e non connesso ad interventi edilizi (art. 11 com-
ma 2) deve essere presentato in comune e nel caso chi lo deve presentare,
il progettista o l’installatore?
La CILA è equivalente a permesso per costruire o alla DIA per cui si rien-
tra nel comma 2 dell’art. 11?
Questo il comma 1 dell’Art. 11 del decreto 37/08:

Per il rifacimento o l’installazione di nuovi impianti di cui all’ar-


ticolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g) ed h), relativi ad edifici per
i quali è già stato rilasciato il certificato di agibilità, fermi restando gli
obblighi di acquisizione di atti di assenso comunque denominati, l’impresa
installatrice deposita, entro 30 giorni dalla conclusione dei lavori, presso
lo sportello unico per l’edilizia, di cui all’articolo 5 del decreto del Pre-
sidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 del comune ove ha sede
l’impianto, la dichiarazione di conformità ed il progetto redatto ai sensi
dell’articolo 5, o il certificato di collaudo degli impianti installati, ove pre-
visto dalle norme vigenti.

La dichiarazione di conformità con gli allegati obbligatori (tra cui il pro-


getto ai sensi dell’art. 5 e dell’art. 7 comma 2) doveva essere consegnata
dall’impresa installatrice allo Sportello unico per l’edilizia. Questo prima
dell’emanazione del Decreto Semplificazione del 2012 (Decreto Legge 9
Febbraio 2012) che non prevede più, nel caso in esame, il deposito della
documentazione presso lo sportello unico:

Art. 9 Dichiarazione unica di conformità degli impianti termici



2. La dichiarazione unica di conformità e la documentazione allegata sono
69

conservate presso la sede dell’interessato ed esibite, a richiesta dell’ammi-


nistrazione, per i relativi controlli.
Resta fermo l’obbligo di comunicazione ai fini del rilascio del certificato
Dichiarazione unica di conformità degli impianti termici di agibilità da
parte del comune o in caso di allacciamento di una nuova fornitura di gas,
energia elettrica o acqua.

Alcuni comuni tuttavia continuano a richiedere tale documentazione, con-


sigliamo quindi un passaggio preventivo allo sportello unico locale per
chiarimenti.
La CILA (Comunicazione Inizio Lavoro Asseverata) non costituisce un
permesso di costruire o una denuncia di inizio attività, per le quali si uti-
lizza la procedura della SCIA. A seconda dei casi deve essere presentata la
documentazione di progetto degli impianti elettrici ai sensi del comma 2
dell’art. 11.
70
71

dichiarazione
di rispondenza

Impianto “fatto in casa”: cosa posso fare?


Sono un perito industriale in elettronica e telecomunicazioni rego-
larmente iscritto presso il collegio dei periti di Avellino.
Sono altresì laureando in ing. elettronica, avendo tra l’altro soste-
nuto gli esami di elettrotecnica e macchine elettriche e sistemi elettronici di
potenza negli impianti elettrici. Aggiungo che sono in possesso di attestato
di qualifica professionale di “Ispettore alle Verifiche Elettriche” per impian-
ti di messa a terra, con conseguente abilitazione all’esercizio dell’attività,
conseguito a seguito di specifico corso di formazione presso la società un
organismo Accreditato.
Il corso di formazione è stato così articolato: 100 ore di formazione; 8 ore di
formazione tecnica in aula; n. 2 ispezioni in affiancamento ad ispettori abili-
tati; n. 2 ispezioni supervisionate da ispettori abilitati; esame finale.
Orbene, un mio parente mi chiede cosa fare per mettersi in regola relativa-
mente ad un impianto elettrico a servizio del suo negozio.
Preciso che l’impianto in questione lo ha realizzato lui stesso. Chiedo dun-
que quali adempimenti sarebbero necessari e se, date le mie competenze cui
ho accennato, potrei occuparmene io stesso.

Constatato che Lei non figura nell’elenco (del Ministero) dei verifi-
catori abilitati ai sensi del DPR 462/01, può innanzitutto dire al Suo
parente che (se non è un’installatore) ha fatto una cosa vietata (De-
creto 37/08 Art. 8. Obblighi del committente o del proprietario comma 1:

Il committente e’ tenuto ad affidare i lavori di installazione, di trasformazio-


72

ne, di ampliamento e di manutenzione straordinaria degli impianti indicati


all’articolo 1, comma 2, ad imprese abilitate…).

Detto questo, occorre sempre fare riferimento ad obblighi ed opportunità del


decreto 37/08. Ad esempio, se l’impianto è comunque realizzato “a regola
d’arte”e prima dell’introduzione del decreto stesso, può redigere una dichia-
razione di rispondenza (se ha i seguenti requisiti: Articolo 7 “Dichiarazione
di conformità”, comma 6):

Nel caso in cui la dichiarazione di conformita’ prevista dal presente articolo


non sia stata prodotta o non sia piu’ reperibile, tale atto e’ sostituito – per
gli impianti eseguiti prima dell’entrata in vigore del presente decreto – da
una dichiarazione di rispondenza, resa da un professionista iscritto all’albo
professionale per le specifiche competenze tecniche richieste, che ha eserci-
tato la professione, per almeno cinque anni, nel settore impiantistico a cui
si riferisce la dichiarazione, sotto personale responsabilita’, in esito a so-
pralluogo ed accertamenti, ovvero, per gli impianti non ricadenti nel campo
di applicazione dell’articolo 5, comma 2, da un soggetto che ricopre, da
almeno 5 anni, il ruolo di responsabile tecnico di un’impresa abilitata di cui
all’articolo 3, operante nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiara-
zione), che va a sostituire la dichiarazione di conformità.

Può poi denunciare l’impianto di terra se rientra nel campo di applicazione


del DPR 462 del 2001 (Impianti elettrici di messa a terra e dispositivi di
protezione contro le scariche atmosferiche Art. 2. Messa in esercizio e omo-
logazione dell’impianto) ed effettuare i controlli di manutenzione dell’im-
pianto elettrico secondo quanto previsto dal Dlgs 81/08 art. 86 (Verifiche e
controlli).
Dichiarazione di rispondenza: responsabile tecnico da 5 anni ma…
Ho recentemente firmato la dichiarazione di rispondenza di un ap-
partamento con potenza impegnata 3 kW. Ora mi è venuto il se-
guente dubbio: io sono responsabile tecnico dai tempi della 46/90,
ma due anni fa ho cambiato ragione sociale (da srl a ditta individuale). I
cinque anni previsti dal 37/08 sono da considerarsi nella stessa azienda? Se
così fosse devo contattare il committente e annullare la dichiarazione?
73

Il Decreto 22 gennaio 2008 n.37 non prevede affatto che i cinque


anni di esperienza siano “alle dipendenze” di una singola azienda,
per cui Lei ha tutti i requisiti per firmare la dichiarazione oggetto del
quesito. L’occasione è utile per ricordare che secondo il decreto 37/08 le re-
sponsabilità civili (e penali) ricadono direttamente sulla persona che firma.
Dichiarazione di rispondenza di un appartamento
Sono un impiantista. Mi e’ stato chiesto dall’impresa di “adeguare
l’impianto elettrico”. Lo stabile in questione e’ un appartamento che
e’ stato ristrutturato di recente ed e’ stato rifatto in parte anche l’im-
pianto elettrico,ora..
Io ho chiesto che mi venisse fornita la dichiarazione di conformita’ dell’im-
pianto ,ma non si trova nulla come non si sa l’anno preciso in cui e’ stato
risistemato l’appartamento. (mancano tutte le documentazioni perfino quelle
dell’impresa che si e’ occupata della ristrutturazione.
Il bello è che stiamo parlando di un appartamento affidato ad enti statali)
comunque,dopo un primo sopralluogo ho constatato che:
– esiste un interruttore generale a valle dei contatori con diff. IDN = 0,3 A;
– la linea di alimentazione ha seziione pari a 6 mm;
– esiste un collettore di terra del condominio con cordina g/v da 6 mm fino
all’interno dell’appartamento;
– in appartamento esiste un centralino d’appartamento cosi’ composto:
*int.diff. puro 0,03
*int.mgt. 10a 4,5kA linea luce
*int. mgt 16 a 4,5 kA linea prese
– le linee dorsali dell’appartamento sono: luce 2,5 mm e prese 4mm
– i punti presa sono alimentati con cordina 2,5 mm
– i punti luce sono alimentati con cordina 1,5 mm.

Esiste qualche frutto danneggiato da sostituire, ci sono delle alimentazioni


punti luce e prese dove i conduttori non sono stati sostituiti e il “neutro” non
e’ contrassegnato.
Penso che una volta sistemati questi 2 punti dovrei essere a posto, ma cosa
scrivo nella dichiarazione di conformità che mi è stata chiesta di rilascia-
re? Cosa devo scrivere? Posso assumermi la responsabilità? Solo dei lavori
svolti?
74

Senza entrar nel merito degli interventi da effettuare, le risposte ai


suoi quesiti sono contenute nel decreto 22 gennaio 2008, n. 37 (il
37/08, la “nuova 46/90”). Esiste infatti la possibilità, nei casi in cui
la dichiarazione di conformità non sia stata prodotta o non sia piu’ reperibile,
di redigere in sostituzione una “dichiarazione di rispondenza”.
Può redigere una dichiarazione di rispondenza secondo quanto previsto
dall’articolo 7 comma 6 del decreto 37/08 se:
– ricopre la il ruolo di responsabile tecnico di un’impresa abilitata da almeno
5 anni;
– la potenza impegnata dell’unità abitativa è inferiore a 6 kw e la superficie
è inferiore ai 200 mq;
– l’impianto in oggetto è stato realizzato (presumibilmente) dopo la 46/90 e
prima del 37/08.
Alla dichiarazione di rispondenza, che rilascerà dopo aver effettuato e verba-
lizzato le dovute prove e misure (prova degli interruttori differenziali, misura
della resistenza di terra, prove di continuità di PE ed EQP ecc..), allegherà
una dichiarazione di conformità (intesa come “manutenzione straordinaria”),
relativa alle modifiche che ha dovuto effettuare.
Età dell’impianto (2008?) e dichiarazione di rispondenza
Mi capita piuttosto spesso di ricevere richieste di redigere dichiara-
zione di rispondenza di impianti piuttosto nuovi, ma realizzati senza
progetto e senza dichiarazioni.
In un caso specifico la realizzazione dell’impianto sembra essere molto vi-
cina al 2008, ma il committente dice che l’impianto è stato realizzato nella
prima parte del 2007.
Qualora dovessi redigere la dichiarazione, e qualcuno dovesse poi accertare
che l’impianto è in realtà post 37/08 ho una responsabilità? Cosa mi può
accadere?
Ho chiesto in collegio ma non mi hanno saputo rispondere.
Lei non è obbligato a ricercare l’effettiva data di realizzazione
dell’impianto.
Le consiglio comunque di farsi rilasciare una dichiarazione dal com-
mittente che attesti che l’impianto è del 2007, con la quale potrà dimostrare
a chiunque la sua buona fede.
75

Dubbi sulla dichiarazione di rispondenza


Da quanto leggo nelle vostre pagine, risulta che il progetto di im-
pianto elettrico non è obbligatorio per i capannoni industriali che
non attuano nuove installazioni, trasformazioni o ampliamenti di
quello esistente se la data di costruzione è precedente al 1990.
Per questi capannoni è sufficiente fotografare la realtà esistente anche se
hanno superficie maggiore di 200 mq o una capacità superiore ai 6KW.
Per questi capannoni è sufficiente la dichiarazione di rispondenza siste-
mando, qualora fosse necessario, le eventuali anomalie che però rientrano
nell’ordinaria manutenzione.
Mi sbaglio?
Risulta chiaro dalla lettura del decreto 37/08 che la redazione del
progetto è obbligatoria per l’installazione in qualsiasi edificio di un
nuovo impianto, ovvero per la trasformazione e l’ampliamento di un
impianto esistente. Sono escluse dalla redazione del progetto le attività di
manutenzione straordinaria e di manutenzione ordinaria:

Art. 5. Progettazione degli impianti


1. Per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti di
cui all’articolo 1, comma 2, lettere a), b), c), d), e), g), e’ redatto un progetto.
Fatta salva l’osservanza delle normative più rigorose in materia di progetta-
zione, nei casi indicati al comma 2, il progetto e’ redatto da un professioni-
sta iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica
richiesta mentre, negli altri casi, il progetto, come specificato all’articolo
7, comma 2, e’ redatto, in alternativa, dal responsabile tecnico dell’impresa
installatrice.
2. Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento, e’ redatto da
un professionista iscritto agli albi professionali secondo le specifiche compe-
tenze tecniche richieste, nei seguenti casi:

c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli immobili
adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi, quando
le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V, inclusa la parte in
bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi
potenza impegnata superiore a 6 kW o qualora la superficie superi i 200 mq;
76

Per gli impianti realizzati in tempi precedenti e in esercizio all’entrata in


vigore della legge 46/90 (13 marzo 1990) l’obbligo di progetto si declina nei
modi e nei termini indicati dalla legislazione vigente, ovvero quelli riportati
nell’art. 5 del decreto 37/08.

Se gli impianti elettrici sono stati realizzati prima del 13 marzo 1990 e sono
in esercizio non risulta necessaria la redazione di un progetto salvo nei casi di
esecuzione di trasformazioni o di ampliamenti degli stessi impianti.
Naturalmente questi impianti dovevano e devono essere regolarmente man-
tenuti secondo le norme di buona tecnica e la regola dell’arte (Norme CEI/
UNI, DPR 547/55 (abrogato dal D.Lgs. 81/08), D.Lgs. 626/94, D.Lgs 81/08,
Norme di prevenzione incendi).
Per detti impianti ai fini dell’attestazione della loro conformità ai principi ge-
nerali di sicurezza definiti dalla legislazione e dalla normativa tecnica vigen-
te (nel caso di specie D.Lgs 81/08, Norme CEI/UNI, Norme di prevenzione
incendi) non è assolutamente sufficiente “fotografare” la realtà esistente.
E’ invece necessario eseguire, ai sensi delle vigenti norme tecniche, una
valutazione a mezzo verifiche (con prove e misure) delle condizioni di si-
curezza degli impianti al fine di accertare che gli impianti installati fossero
conformi alle norme tecniche vigenti al momento della loro realizzazione,
e che il loro stato attuale presenti i requisiti di cui alle norme tecniche at-
tualmente vigenti.
Di fatto è da eseguire una valutazione del rischio elettrico sulla scorta di
quanto indicato nell’art. 80 Capo III del D.Lgs. 81/08 con il supporto delle
normative tecniche e successivamente identificare gli eventuali interventi di
adeguamento tecnico-normativo da eseguirsi sugli impianti.
Per l’esecuzione degli interventi si dovranno classificare gli stessi in relazio-
ne alle categorie di “nuova installazione”, “trasformazione” o “ampliamen-
to”, oppure “adeguamento” e determinare la sussistenza dei relativi obblighi
di progetto e successivamente all’esecuzione degli impianti rilasciare la rela-
tiva “Dichiarazione di conformità degli impianti alla regola dell’arte”.
Nel merito della “Dichiarazione di rispondenza”, è interpretazione consolida-
ta che la stessa non può essere rilasciata per gli impianti antecedenti l’entrata
in vigore della legge 46/90 cosi come desumibile dalla lettura del comma 6
art. 7 decreto 37/08:
77

Art. 7 comma 6 del decreto 37/08:


Nel caso in cui la dichiarazione di conformità prevista dal presente arti-
colo, salvo quanto previsto all’articolo 15, non sia stata prodotta o non
sia più reperibile, tale atto e’ sostituito – per gli impianti eseguiti prima
dell’entrata in vigore del presente decreto – da una dichiarazione di ri-
spondenza, resa da un professionista iscritto all’albo professionale per
le specifiche competenze tecniche richieste, che ha esercitato la profes-
sione, per almeno cinque anni, nel settore impiantistico a cui si riferisce
la dichiarazione, sotto personale responsabilità, in esito a sopralluogo
ed accertamenti, ovvero, per gli impianti non ricadenti nel campo di ap-
plicazione dell’articolo 5, comma 2, da un soggetto che ricopre, da al-
meno 5 anni, il ruolo di responsabile tecnico di un’impresa abilitata di
cui all’articolo 3, operante nel settore impiantistico a cui si riferisce la
dichiarazione.

Nello specifico pertanto la “Dichiarazione di rispondenza” può essere rila-


sciata solo nei seguenti casi:
a) per impianti realizzati tra il 13 marzo 1990 e il 26 marzo 2008, quando non
sia reperibile o non sia stata prodotta la “Dichiarazione di conformità”,
b) per impianti realizzati tra il 13 marzo 1990 e il 26 marzo 2008, quando la
“Dichiarazione di conformità” non sia stata rilasciata o sia stata rilasciata una
“Dichiarazione di conformità” priva dei requisiti essenziali che la legislazio-
ne prevedeva per tale atto,
c) per l’attivazione di una nuova fornitura di energia elettrica o per una ri-
chiesta di aumento di potenza della fornitura di energia elettrica per gli im-
pianti sprovvisti di “Dichiarazione di conformità” realizzati tra il 13 marzo
1990 e il 26 marzo 2008.

La sistemazione delle eventuali anomalie (tecnico-dimensionali di compo-


nenti e gradi di protezione, elettriche, funzionali, di rispondenza normativa
o di legislazione tecnica, etc. etc.) non è sanabile con l’esecuzione delle ope-
razioni di manutenzione ordinaria, della quale si riporta la definizione di cui
all’art. 2 comma d del decreto 37/08:

d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado


78

normale d’uso, nonché a far fronte ad eventi accidentali che comportano


la necessità di primi interventi, che comunque non modificano la struttu-
ra dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le
prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e
manutenzione del costruttore;

In sintesi, a nostro parere, la procedura da adottare nei casi da Lei prospettati è:


1 – verifica, con riferimento alle Norme tecniche, degli impianti con esecu-
zione di prove e misure,
2 – valutazione del rischio elettrico,
3 – nel caso di risultanze positive delle fasi 1 e 2: rilascio da parte di pro-
fessionista abilitato di una “Dichiarazione di conformità dell’impianto alla
regola dell’arte e alle norme CEI e CEI-EN” comprensiva di allegati tecnici
(dimensionamento impianti, classificazione dei luoghi, schemi quadri elet-
trici e verifiche quadri elettrici, disegni planimetrici impianti, etc. etc.) atta
a dare una rappresentazione adeguata degli impianti ai fini della sicurezza e
della manutenzione,
4 – nel caso di risultanze negative delle fasi 1 e 2: dopo l’identificazione delle
azioni tecniche per l’adeguamento degli impianti o parti di essi, la redazio-
ne (ai sensi del decreto 37/08) di un “Progetto degli impianti elettrici” per
le operazioni di installazione, trasformazione, ampliamento o adeguamento
degli impianti installati o parte di essi,
5 – esecuzione delle opere di installazione, trasformazione, ampliamento o
adeguamento necessarie a portare gli impianti nelle condizioni di sicurezza
prescritte dalla legislazione e dalla normativa tecnica così come indicate nel
progetto di cui al punto 4,
6 – rilascio della “Dichiarazione di conformità degli impianti alla regola
dell’arte” ai sensi del decreto 37/08 per gli interventi identificati nel progetto
di cui al punto 4.
7 – approntamento e messa a regime di un “Registro della manutenzione
degli impianti elettrici”.
Dichiarazione di rispondenza per un impianto “nuovo”
La conformità dell’ impianto elettrico viene smarrita si può sosti-
tuire con la rispondenza? l’impianto è stato fatto dopo il 2008 nel
2013.
79

No. Non può essere sostituita nel suo caso. Lo dispone l’articolo 7
comma 6 del decreto 37/08:

6. Nel caso in cui la dichiarazione di conformita’ prevista dal presente artico-


lo, salvo quanto previsto all’articolo 15, non sia stata prodotta o non sia piu’
reperibile, tale atto e’ sostituito – per gli impianti eseguiti prima dell’entrata
in vigore del presente decreto – da una dichiarazione di rispondenza, resa da
un professionista iscritto all’albo professionale per le specifiche competenze
tecniche richieste, che ha esercitato…
Impianto ante 46/90: dichiarazione di rispondenza sì o no?
Mi trovo in una situazione dove il cliente chiede di ottenere la di-
chiarazione di rispondenza per impianti installati prima del 12
marzo 1990 e senza documentazione inerente, per ottenere la SCIA
di I° livello.
Ora, oltre a dover adeguare laddove non fossero garantite le condizioni
minime di sicurezza (protezione da contatti diretti/indiretti, coordinamento
delle protezioni, rispetto delle condizioni di sovraccarico o cortocircuito,
tensione di isolamento delle linee ecc.) dell’impianto o di parte di esso,
dove verrà redatta dichiarazione di conformità, come mi dovrei compor-
tare se in alcune zone gli standard fossero rispettati? Devo far riferimento
alla norma dell’ epoca di installazione (ammesso che non ci siano modifi-
che) e fare la dichiarazione di rispondenza o come già specificato in altri
quesiti (28 febbraio 2017) per impianti realizzati prima del 2008 non la si
può emettere?
La dichiarazione di rispondenza è stata introdotta dall’articolo 7
comma 6 del decreto 37/08 in questi termini:

6. Nel caso in cui la dichiarazione di conformità prevista dal presente artico-


lo, salvo quanto previsto all’articolo 15, non sia stata prodotta o non sia più
reperibile, tale atto è sostituito – per gli impianti eseguiti prima dell’entrata
in vigore del presente decreto – da una dichiarazione di rispondenza, resa da
un professionista iscritto all’albo professionale per le specifiche competenze
tecniche richieste, che ha esercitato la professione, per almeno cinque anni,
nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione, sotto personale
80

responsabilità, in esito a sopralluogo ed accertamenti, ovvero, per gli im-


pianti non ricadenti nel campo di applicazione dell’articolo 5, comma 2, da
un soggetto che ricopre, da almeno 5 anni, il ruolo di responsabile tecnico di
un’impresa abilitata di cui all’articolo 3, operante nel settore impiantistico a
cui si riferisce la dichiarazione.

La dichiarazione di rispondenza è un documento “che sostituisce” la dichia-


razione di conformità. In un impianto realizzato prima dell’entrata in vigore
della legge 46/90 la dichiarazione di conformità non può essere stata rilascia-
ta (non esisteva!) e quindi non può essere sostituita.
Nel Suo caso non può rilasciare una dichiarazione di rispondenza come la
intende il 37/08, ma può redigere una relazione tecnica che attesti il rispetto
delle condizioni di sicurezza laddove non sono necessari interventi (se ce ne
sono… stiamo parlando di un impianto che ha almeno una trentina di anni).
L’impresa installatrice che eseguirà eventuali lavori di adeguamento dovrà
rilasciare normale dichiarazione di conformità.
Posso firmare la dichiarazione di rispondenza? A chi inoltrarla?
Sono titolare di un azienda di impianti elettrici da 5 anni, ho le
varie tabelle per l’installazione di impianti elettrici, posso rila-
sciare una dichiarazione di rispondenza di un impianto elettrico?
La dichiarazione di conformità e la dichiarazione di rispondenza basta
consegnarle al proprietario o è obbligatorio spedirle ad altri organi?
Se ricopre da almeno 5 anni il ruolo di responsabile tecnico può fir-
mare a titolo personale la dichiarazione di rispondenza per impianti
non soggetti ad obbligo di progetto da parte di professionista iscritto
a ordine o albo:

Decreto 37/08 art.7


6. Nel caso in cui la dichiarazione di conformita’ prevista dal presente artico-
lo, salvo quanto previsto all’articolo 15, non sia stata prodotta o non sia piu’
reperibile, tale atto e’ sostituito – per gli impianti eseguiti prima dell’entrata
in vigore del presente decreto – da una dichiarazione di rispondenza, resa da
un professionista iscritto all’albo professionale per le specifiche competenze
tecniche richieste, che ha esercitato la professione, per almeno cinque anni,
81

nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione, sotto personale


responsabilita’, in esito a sopralluogo ed accertamenti, ovvero, per gli im-
pianti non ricadenti nel campo di applicazione dell’articolo 5, comma 2, da
un soggetto che ricopre, da almeno 5 anni, il ruolo di responsabile tecnico di
un’impresa abilitata di cui all’articolo 3, operante nel settore impiantistico a
cui si riferisce la dichiarazione.

La dichiarazione di rispondenza va consegnata al committente e non va tra-


smessa a terzi. La dichiarazione di conformità potrebbe dover essere inviata
al Distributore, al SUAP o ASL o INAIL a seconda del contesto, secondo
quanto previsto da decreto 37/08 e da DPR 462/01.
Dichiarazione di rispondenza e norme in vigore
Atteso che la Dichiarazione di Rispondenza va a sostituire ove non
disponibile la Dichiarazione di Conformità per impianti elettrici
realizzati fra il 1990 e il 2008, il professionista incaricato di redi-
gere una Dichiarazione di Rispondenza deve far riferimento alle normative
in vigore al momento della realizzazione dell’impianto elettrico oppure
alle normative in vigore al momento della realizzazione della Dichiarazio-
ne di Rispondenza?
Riportiamo e sottoscriviamo quanto contenuto nelle “Linee guida
per la redazione della dichiarazione di rispondenza” realizzata dal
CNPI: Gli impianti per i quali si intende rilasciare la Dichiarazione
di Rispondenza devono essere conformi alla Regola dell’Arte. Sono confor-
mi alla Regola dell’Arte gli impianti che rispettano, al momento della loro
messa in servizio, la legislazione vigente, la normativa tecnica, le regole di
“perizia” (il cui impiego si impone sempre in rapporto a ciascun impianto le
cui particolarità devono sempre essere valutate dal professionista con atten-
zione al singolo caso), e i requisiti essenziali di sicurezza secondo cui:
“gli impianti sono installati, utilizzati e manutenuti in modo da salvaguardare
le persone, gli animali e le cose da tutti i rischi di natura elettrica, chimica,
termica e meccanica”, quali:
– contatti elettrici diretti;
– contatti elettrici indiretti;
– innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratemperature
82

pericolose, archi elettrici e radiazioni;


– innesco di esplosioni;
– fulminazione diretta ed indiretta;
– sovratensioni;
– altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.
La sussistenza dei requisiti sopra elencati può essere dimostrata dal profes-
sionista, fermo restando il rispetto della legislazione vigente all’atto della
messa in esercizio dell’impianto, mediante la oculata scelta delle norme tec-
niche (europee e nazionali) applicabili all’impianto in esame, come eviden-
ziato nell’art. 5 comma 3 e nell’art. 6 comma 1 del decreto 37/08.
Niente dichiarazione: quale escamotage?
Mi è stato richiesto di redigere una dichiarazione di rispondenza su
di un impianto realizzato circa due anni fa e per il quale la ditta in-
stallatrice ha rilasciato la dichiarazione di conformità ma non il
progetto elettrico (senza indicarlo neanche nella stessa).
Come posso “sanare” questa situazione considerando che la dichiarazione
di rispondenza non posso rilasciarla in quanto l’impianto è post 2008; il pro-
getto inesistente non è ovviamente possibile redigerlo con data antecedente
la dichiarazione di conformità e la ditta non è più reperibile sul mercato.
La dichiarazione di rispondenza non può essere rilasciata per im-
pianti installati dopo l’entrata in vigore del decreto 37/08.
A nostro parere un metodo logico per risolvere il problema è quello
di realizzare una verifica degli impianti, redigere un progetto di adeguamento
degli stessi, eseguire le necessarie opere di rinnovo e di adeguamento e far
rilasciare da impresa abilitata una nuova dichiarazione di conformità.
Rispondenza vecchio impianto
Un vecchio impianto elettrico di un’abitazione, protetto a monte con
interruttore magnetotermico differenziale, e realizzato in minima
parte con piattine a vista con chiodino in mezzo al cavo, risponde ai
requisiti di adeguatezza indicati nel decreto 37/08, art. 6, comma 3?
L’articolo 6 al comma 3 recita: “3. Gli impianti elettrici nelle unità
immobiliari ad uso abitativo realizzati prima del 13 marzo 1990 si
considerano adeguati se dotati di sezionamento e protezione contro
83

le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di protezione contro i contat-


ti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore
differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA.
Analizzando la parte di impianto descritta la risposta al suo quesito non può
che essere “no”!
Documentazione smarrita in seguito a un incendio…
Un nostro cliente ha smarrito tutta la documentazione dei suoi im-
pianti elettrici (15 in totale), ha chiamato un ingegnere progettista.
L’ingegnere ha ribadito che non serva la dichiarazione di rispon-
denza ma basta una semplice dichiarazione di conformità per adeguamento
documentale. Ha ragione?
Dato che il cliente ha perso la documentazione in seguito a un incendio, mi
domando se è giusto conservare tutta la documentazione presso i loro uffici
centrali?
Oppure vano custoditi obbligatoriamente presso l’impianto di pertinenza
(anche questo l’ingegnere di cui sopra ha ribadito che i documenti vanno
custoditi presso la sede centrale)?
Se gli impianti sono stati realizzati prima del 27 marzo 2008 è pos-
sibile rilasciare la dichiarazione di rispondenza. La dichiarazione di
conformità può essere rilasciata per interventi di installazione, tra-
sformazione, ampliamento e manutenzione straordinaria di impianti elettrici
ed elettronici. Non esiste la possibilità giuridica e tecnica di rilasciare una
dichiarazione di conformità per adeguamento documentale!
La dichiarazione di rispondenza può essere rilasciata sulla base delle proce-
dure indicate nelle Linee guida per la redazione della dichiarazione di rispon-
denza redatte dal CNPI.
Qualora gli impianti, o parti di essi, siano stati realizzati dopo la data del
27 marzo 2008 è necessario applicare altre procedure tecniche al fine della
redazione di una completa documentazione tecnica d’impianto. I documenti
afferenti gli impianti elettrici devono, per logica e per norma di buona tecni-
ca, essere conservati presso gli impianti stessi anche al fine dell’esecuzione
della manutenzione, delle verifiche periodiche e delle verifiche ai sensi DPR
462/01. Nulla osta a depositare presso la sede centrale dell’azienda copia
della documentazione tecnica afferente gli impianti delle sedi secondarie.
84

Dichiarazione di rispondenza impianto del 2007.. forse 2008!


Dovrei effettuare una dichiarazione di rispondenza presso un picco-
lo capannone industriale privo di di qualsivoglia documentazione
inerente alla progettazione ed installazione dell’impianto elettrico.
Il proprietario ritiene che sia stato eseguito circa negli anni 2007 o 2008. Ho
provato a vedere se c’è l’anno di costruzione degli interruttori posti nel qua-
dro generale, ma niente.
E’ possibile fare lo stesso la dichiarazione di rispondenza, con la solite veri-
fiche, accertamenti formali?
La dichiarazione di rispondenza è applicabile esclusivamente ad im-
pianti realizzati prima dell’entrata in vigore del Decreto 22, gennaio
2008. Il professionista (o l’installatore) non ha alcun obbligo forma-
le di verificare con esattezza l’anno di realizzazione dell’impianto.
Se l’impianto non risulta palesemente più recente, e in assenza di riscontri
oggettivi, nel caso prospettato è opportuno chiedere al committente di for-
malizzare nell’incarico che l’impianto è stato realizzato prima del 27 marzo
2008.
85

obblighi
e responsabilità

Unità abitativa senza interruttore differenziale e condominio


Vorrei conoscere, se possibile, per quale motivo è richiesto anche
per impianti vecchi il salvavita nelle unità abitative di un condomi-
nio e quali sono i rischi per gli altri condòmini se uno degli impian-
ti non è “a norma”, ovvero non dispone di salvavita.
Innanzitutto l’obbligo legislativo deriva dalla Legge 46/90 ed è ri-
chiamato pari pari dal decreto 37/08:

“Art. 6. Realizzazione ed installazione degli impianti Comma 3. Gli impian-


ti elettrici nelle unita’ immobiliari ad uso abitativo realizzati prima del 13
marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento e protezione
contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di protezione contro
i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o protezione con in-
terruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore
a 30 mA.”.

Il rischio nel caso del quesito è il seguente (facendo riferimento alla figura 1
alla pagina seguente): in caso di guasto verso terra nell’impianto dell’unita
abitativa A privo di dispositivo differenziale, l’interruttore magnetotermico
non interviene se la corrente di guasto [230/(RC + RN)], non è abbastanza
elevata per l’intervento del magnetico.
In questo caso il circuito non viene interrotto e sull’impianto di terra con-
dominiale si stabilisce la tensione UE = 230 RC / (RC + RN). Di conseguenza
anche tutte le masse collegate all’impianto di terra assumono la tensione UE.
86

Tale tensione è certamente superiore ai limiti imposti dalla Norma CEI 64-8
e ricavati dalle curve di sicurezza (50 V).
Ipotizzando a titolo di esempio la resistenza del dispersore condominiale
RC= 50 Ω e la un valore per la messa a terra del neutro del Distributore
RN = 1 Ω, UE è pari a 225 V.

Le protezioni differenziali degli altri condòmini, ad esempio quella dell’ap-


partamento B, non possono intervenire, nemmeno in caso di contatto con la
massa accidentalmente in tensione. La persona in questo caso è sottoposta
alla tensione UE verso terra, mettendo in serio pericolo la sua incolumità.

Figura 1 - Condominio. L’appartamento A non è dotato di protezione diffe-


renziale, a differenza dell’appartamento B. Nel caso di guasto verso terra
in figura il magnetico di A non interviene e le masse assumono la tensione
UE, che dipende dalla resistenza di terra del condominio RC e di quella del
distributore RN (Sistema TT).
Impianto di cantiere: serve la dichiarazione di conformità?
Visti i riferimenti tecnici e legislativi di cui alle CEI 64-17, D.Lgs
81-08, DPR 462-01 e DM 37-08 mi domandavo sull’applicabilità di
quest’ultima per la parte in cui si parla di installazione degli im-
pianti elettrici “eseguita da imprese in possesso di idonei requisiti tecnico
professionali e del relativo rilascio dell’attestazione di conformità di detti
impianti”.
87

Nel dettaglio gradirei un parere dell’applicabilità di tale passo legislativo


nel caso in cui la prestazione lavorativa avvenga in un grande cantiere “per-
manente” all’aperto dove vengono realizzate grandi strutture metalliche per
il settore oil & gas.
Il cantiere in questione è dotato di proprie cabine di trasformazione MT/BT,
di una propria rete di terra e di quadri di distribuzione principali distribuiti
lungo tutta l’area di costruzione da cui si diramano poi gli impianti “tem-
poranei”.
Per ambo le parti di questi impianti (fissa e temporanea) vengono rispettate
tutte le norme di buona tecnica, di verifica periodica e di manutenzione e i
quadri sono esclusivamente di tipo ASC.
Arrivando al dunque, vorrei capire se un contrattista che si allaccia in ma-
niera “temporanea” ai quadri di distribuzione primaria “permanenti” uti-
lizzando a sua volta esclusivamente quadri di distribuzione conformi (sempre
ASC) a valle dei quali estende il solo impianto di prese a spina (alimentazione
di saldatrici e apparecchi elettrici portatili) debba produrre o meno dichia-
razione di conformità per quest’ultimo tratto di impianto (allaccio tramite
presa al quadro primario, e successiva diramazione impiantistica mobile).
Tale attività essendo inoltre ricondotta fondamentalmente al solo allaccio di
una presa spina di un quadro certificato secondario, ad un quadro certifica-
to primario, può essere eseguita da semplici elettricisti (PES) o deve essere
eseguita da “da imprese in possesso di idonei requisiti tecnico professionali
che provvederanno al relativo rilascio dell’attestazione di conformità di detti
impianti”?
La sezione 704 della Norma CEI 64-8 riporta:

704.1.1 Le prescrizioni particolari della presente Sezione si applica-


no ad impianti temporanei destinati a:
• lavori di costruzione di nuovi edifici;
• lavori di riparazione, trasformazione, ampliamento o demolizione di edifici
esistenti;
• opere pubbliche;
• lavori di movimentazione di terra;
• lavori simili.
88

Siamo in un contesto di cantiere di lavoro all’interno di una grossa struttura


industriale (es. raffineria): la parte di impianto fisso è rappresentata dalla
trasformazione MT/BT, dalla distribuzione principale fino all’alimentazione
dei quadri principali.
Su questa parte non ci sono dubbi: si applica tutta la legislazione e le norme
tecniche relative agli impianti elettrici utilizzatori.
Dai quadri principali partono delle linee che alimentano dei quadri “di can-
tiere ASC”, se queste linee sono di tipo fisso sono da progettare, ai sensi del
decreto 37/08, perché vanno valutate la scelta e le portate delle condutture,
vanno scelti i dispositivi di protezione protezione delle linee, e le modalità di
installazione.
Si applicano le regole generali della Norma CEI 64-8 con l’aggiunta delle
prescrizioni della Sezione 704 relativa agli impianti per cantiere.
Se l’alimentazione del quadro di cantiere (ASC) viene effettuata tramite pre-
sa a spina, la presa di alimentazione avrà a monte un dispositivo di protezione
idoneo in relazione alla portata definita dal tipo di presa a spina, ovvero deve
proteggere la linea di alimentazione per la sua lunghezza/sezione/portata.
Se si rispettano le portate delle prese a spina e si associano dispositivi di pro-
tezione idonei, va tutto bene, se si cominciano ad usare riduttori/adattatori,
come se ne vedono tanti nei cantieri, il rischio aumenta: quindi, al di là delle
definizioni della Norma CEI 11-27, o si evita l’intercambiabilità, e allora chi
li collega non serve che sia persona competente, oppure il collegamento è
opportuno che sia coordinato/effettuato/vigilato da persona esperta (PES) e
competente.
Gli apparecchi elettrici di tipo portatile o trasportabile non si considerano
parte dell’impianto elettrico, non si applica la Norma CEI 64-8 e non ricado-
no negli obblighi del decreto 37/08.
Questa è l’introduzione della Sezione 704 della Norma CEI 64-8, che può
aiutare:

Nei cantieri di costruzione, gli impianti fissi sono limitati alle apparecchia-
ture che comprendono gli apparecchi di comando, di protezione e di sezio-
namento principali (704.537).
Gli impianti a valle sono considerati come impianti movibili o trasportabili.
La presente Sezione si applica sia agli impianti fissi sia agli impianti movibili
89

o trasportabili, ad esclusione degli apparecchi utilizzatori.


Queste prescrizioni particolari non si applicano:
• agli impianti trattati dalla Pubblicazione IEC 60621, con apparecchiature
di natura simile a quelle utilizzate nelle miniere a cielo aperto.
• agli impianti nei luoghi di servizio dei cantieri (uffici, spogliatoi, sale di
riunione, spacci, ristoranti, dormitori, servizi igienici ecc.) ai quali si appli-
cano le prescrizioni generali delle Parti da 1 a 6 della presente Norma.

Con l’occasione si ricorda che il progetto degli impianti elettrici per i cantieri
edili non è obbligatorio ai sensi del decreto 37/08… ma nemmeno vietato!

Decreto 22 gennaio 2008, n.37


Art. 10. Manutenzione degli impianti
2. Sono esclusi dagli obblighi della redazione del progetto e dell’attestazione
di collaudo le installazioni per apparecchi per usi domestici e la fornitura
provvisoria di energia elettrica per gli impianti di cantiere e similari, fermo
restando l’obbligo del rilascio della dichiarazione di conformità.
Documentazione relativa ad impianti realizzati prima della 46/90
Visti i riferimenti tecnici e legislativi di cui alle CEI 64-17, D.Lgs Ho
letto uno dei vostri articoli pubblicati nel sito in merito alla confor-
mità degli impianti realizzati prima della 46/90. Nel mio caso il fab-
bricato in questione e’ stato ultimato nel 1972 e da allora non è mai stato
oggetto di nessuna modifica.
Può essermi richiesto in qualche caso il progetto o conformità/risponden-
za degli impianti? Naturalmente non e’ disponibile nessuna dichiarazione o
progetto…a parte il libretto della caldaia con relative manutenzioni.
Per fornire una risposta puntuale è necessario sapere quale attività
si svolge all’interno del fabbricato (è un ambiente di lavoro?), in
ogni caso occorre capire se l’impianto “va bene“: la Legge 46/90
richiedeva infatti di adeguare gli impianti alla regola dell’arte (articolo 7
commi 2 e 3):

2. In particolare gli impianti elettrici devono essere dotati di impianti di mes-


sa a terra e di interruttori differenziali ad alta sensibilità (fino a 1 A secondo
90

le indicazioni del DPR 447/91 N.d.R.) o di altri sistemi di protezione equi-


valenti.
3. Tutti gli impianti realizzati alla data di entrata in vigore della presente
legge devono essere adeguati, entro tre anni da tale data, a quanto previsto
dal presente articolo.

Se il suo impianto non soddisfa le condizioni indicate al comma 2, è in ri-


tardo di quasi vent’anni per l’adeguamento (l’ultima proroga ha fissato il
termine per l’adeguamento nel 31 dicembre 1998). Deve quindi “adeguare”
al più presto l’impianto, secondo le modalità previste dal 37/08 (obbligo di
progetto, documentazione, ecc.).
L’attuale riferimento legislativo in materia di impianti elettrici è il Decreto 22
gennaio 2008, n. 37 (il “37/08”). Questo l’articolo 6 comma 3 (che riprende
i requisiti del regolamento di attuazione della 46/90, il DPR 447/91 all’art. 5
comma 8):

8. Gli impianti elettrici nelle unita’ immobiliari ad uso abitativo realizzati


prima del 13 marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento
e protezione contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di pro-
tezione contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o pro-
tezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale
non superiore a 30 mA.

Il 37/08 (per quanto concerne gli impianti “ante 90”) si riferisce solo agli im-
pianti a servizio delle unità immobiliari e non ribadisce l’obbligo di adeguare
i vecchi impianti. Non si deve però pensare che l’obbligo di adeguare sia
stato abrogato insieme la 46/90, in quanto tutti gli impianti dovevano essere
già stati adeguati da 10 anni al momento della pubblicazione del 37/08 in
Gazzetta Ufficiale.
Se il suo impianto soddisfa le condizioni indicate al comma 2 allora for-
malmente “può andare bene“, compatibilmente con quasi mezzo secolo di
esercizio, e non le può essere richiesta dichiarazione di conformità (o tanto
meno di rispondenza).
Detto questo, se stiamo parlando di un luogo di lavoro, un minimo di do-
cumentazione che descriva come è realizzato l’impianto deve esserci, così
91

come doveva esserci anche nel 1972 (secondo il DPR 547/55) se non altro
per effettuare correttamente la manutenzione obbligatoria (attualmente pre-
scritta dall’art. 86 del DLgs 81/08).
Piccoli manufatti
Gli impianti elettrici a servizio di pozzi idropotabili, con quadri po-
sti all’interno di un piccolo edificio protettivo, sono da considerarsi
ricadenti nel decreto 37/08? Essi sono sì posti all’interno di un edi-
ficio, ma a servizio non dell’edificio bensì di un’installazione interrata.
Una piccola struttura protettiva può non considerarsi un fabbricato
nell’accezione dei termini indicati nella citata legislazione, pertanto
se lo stesso ha solo funzioni contenitive e di protezione di impianti
tecnologici il decreto 37/08 non si applica:

Art. 1. Ambito di applicazione


1. Il presente decreto si applica agli impianti posti al servizio degli edifici
, indipendentemente dalla destinazione d’uso, collocati all’interno degli stes-
si o delle relative pertinenze. Se l’impianto e’ connesso a reti di distribuzione
si applica a partire dal punto di consegna della fornitura.

La definizione di fabbricato o di edificio è desumibile dalla Circolare Mini-


stero dei Lavori Pubblici n° 1820 del 23 luglio 1960 e dal Testo Unico per
l’edilizia DPR 6.06.2001 n° 380 e succ. modifiche ed integrazioni:

a. definizione di edificio
Per fabbricato o edificio si intende qualsiasi costruzione coperta, isolata
da vie o da spazi vuoti, oppure separata da altre costruzioni mediante muri
che si elevano, senza soluzione di continuità, dalle fondamenta al tetto; che
disponga di uno o più liberi accessi sulla via, e possa avere una o più scale
autonome.

Se, come talvolta accade, il piccolo edificio non dovesse contenere solo im-
pianti a servizio delle installazioni interrate ma anche illuminazione, prese di
servizio ecc. il decreto 37/08 si applica solo a questi ultimi, ovvero alla parte
di impianti elettrici a servizio dell’edificio.
92

Unità abitativa: quale manutenzione e quale documentazione?


vorrei sapere se intervenendo su un impianto elettrico civile per ma-
nutenzione, dovendone garantire efficienza in termini di sicurezza, è
sufficiente accertarsi del corretto dimensionamento delle apparec-
chiature di protezione magnetotermiche e differenziali, sostituendole all’oc-
correnza oppure se sono necessari controlli più approfonditi e, se si, quali in
particolare. Sono tenuto a rilasciare certificazioni riguardo l’intervento sud-
detto? Sono al corrente di un ”libretto di manutenzione” redatto da Prosiel
del quale ancora nessuno ha saputo darmi certezze e informazioni. In cosa
consiste? Quali sono i modi operandi e quali i rischi a cui si va incontro in
caso di errata compilazione ecc?
Le attività di manutenzione degli impianti elettrici, in generale, sono
descritte nella Guida CEI 0-10 (attualmente in revisione al CEI).
Per quanto riguarda gli impianti elettrici a servizio dell’unità abita-
tiva le attività richieste in un intervento di manutenzione, oltre all’esame a
vista (stato di conservazione dei componenti, controllo delle caratteristiche
elettriche dei dispositivi, accertamento della rispondenza alla documentazio-
ne prevista ecc.), occorre eseguire prove e misure strumentali (con le moda-
lità descritte nella Guida CEI 64-14).
Si consiglia di eseguire almeno:
– prove strumentali dell’intervento degli interruttori differenziali;
– misura della resistenza di terra ai fini del coordinamento con le protezioni;
– prove di continuità del conduttore di protezione (PE) e dei collegamenti
equipotenziali (EQP ed EQS);
Altre prove possono essere eseguite se ritenute utili in casi specifici, come
le misura della resistenza di isolamento. Le attività di manutenzione, così
definite dall’articolo 2 comma d del decreto 37/08:

Decreto 37/08 art. 2


d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado
normale d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano
la necessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttu-
ra dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le
prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e
manutenzione del costruttore;
93

Non sono oggetto del 37/08. Non è quindi richiesta la dichiarazione di con-
formità. E’ comunque opportuno rilasciare una “relazione tecnica” contenen-
te gli esiti dei controlli di manutenzione, le eventuali anomalie riscontrate
e le relative azioni correttive, meglio se riportati in un “manuale di uso e di
manutenzione“:

Decreto 37/08 art. 8


2. Il proprietario dell’impianto adotta le misure necessarie per conservar-
ne le caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa vigente in mate-
ria, tenendo conto delle istruzioni per l’uso e la manutenzione predisposte
dall’impresa installatrice dell’impianto e dai fabbricanti delle apparecchia-
ture installate.

Pur non essendo un vero e proprio “obbligo“, l’articolo 8 del decreto 37/08
dà per scontata la presenza di istruzioni per l’uso e la manutenzione predispo-
ste dall’impresa installatrice dell’impianto. Sono rari i casi in cui le istruzioni
per l’uso e la manutenzione sono realmente disponibili.
Per sopperire a questa mancanza, l’associazione Prosiel ha realizzato un “li-
bretto di impianto” (recentemente è stata rilasciata la seconda edizione), se-
condo la loro soluzione al problema.
Gallerie stradali: il decreto si applica o no?
A quanto mi risulta gli impianti a servizio delle gallerie stradali
(sostanzialmente illuminazione e ventilazione, con i relativi control-
li e comandi ecc.) non rientrano nel campo di applicazione del de-
creto 37/08, per cui noi gestori non abbiamo diritto di richiedere il rilascio
della dichiarazione di conformità alla ditta che ha realizzato l’impianto. Vi
sembra corretto? A me no.
Il decreto 37/08 si applica agli impianti a servizio degli edifici e del-
le relative pertinenze (art.1 comma 1). Una galleria non è un edifi-
cio, per cui non avrebbe senso rilasciare una dichiarazione di confor-
mità secondo tale documento, ovvero compilando i moduli proposti in
allegato al decreto.
Se l’assenza di tale documento vi preoccupa (o volete giustamente tener trac-
cia dei lavori), potete chiedere, magari inserendo apposita voce nel capitolato
94

di appalto, il rilascio di una “dichiarazione di conformità alla regola dell’ar-


te” nella quale l’impresa vi dichiara di aver installato correttamente l’im-
pianto e, ad esempio (molto utile), di aver eseguito le verifiche previste dalla
pertinente normativa tecnica prima della messa in servizio.. ecc.
Aggirare l’obbligo di progetto
Da un dibattito con alcuni colleghi è venuto fuori un tema molto
interessante sulla quale vige molta confusione.
Si tratta del dimensionamento dell’interruttore generale (o di mon-
tante) per impianti sotto i 6kW che non necessitano di progettista esterno.
A mio avviso, l’impianto andrebbe “limitato” con un interruttore da max
40A su sistemi monofase.
Le domande sono due: abbiamo l’obbligo di limitare la potenza prelevabile
per non violare quanto richiesto dall’art. 5.2 del D.M. 37/08?
Se si, come dobbiamo comportarci su impianti a distribuzione trifase consi-
derato che enel permette il prelievo di potenza anche in maniera squilibrata
sulle fasi?
L’obbligo di progetto da parte di professionista iscritto all’albo per il
tipo di impianti da Lei citati è declinato dall’art. 5 comma 2:

– lettera a) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), per tutte le


utenze condominiali e per utenze domestiche di singole unita’ abitative aven-
ti potenza impegnata superiore a 6 kW;
– lettera c) impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera a), relativi agli
immobili adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altri
usi,….. omissis…..quando le utenze sono alimentate in bassa tensione aventi
potenza impegnata superiore a 6 kW

La discriminante è il valore della potenza impegnata superiore a 6 kW.


Il dimensionamento degli impianti a valle della fornitura con potenza im-
pegnata pari o superiore a 6 kW deve considerare la tolleranza nel prelievo
prescritta dalla Norma CEI 0-21 e dalle condizioni contrattuali previste dal
Distributore.
E’ corretto pertanto dimensionare l’impianto utilizzatore:
– in corrente utilizzando i valori di Ib dei singoli utilizzatori con i coefficienti
95

di contemporaneità indicati dalla regola dell’arte, al dispositivo di protezione


generale la Ib totale deve essere pari o inferiore al valore della potenza prele-
vabile (±10 % o altra percentuale contrattuale) e il cosfi previsto dall’ AEEG.
Va da se che un impianto dimensionato per valori di potenza superiori alla
tolleranza indicata dal distributore per la potenza prelevabile costringe l’uti-
lizzatore ad aumentare la potenza impegnata realizzando ex-post la condizio-
ne che si voleva evitare ex-ante con conseguenze, tecniche, burocratiche e di
costi facilmente prevedibili.

Definizioni da CEI 0-21


3.44 potenza contrattualmente impegnata
livello di potenza, indicato nei contratti, reso disponibile dal distributore ove
siano presenti dispositivi atti a limitare la potenza prelevata; per motivi di si-
curezza l’esercente può derogare dall’installazione del limitatore di potenza
3.45 potenza efficiente
potenza attiva massima erogabile, di un gruppo o di un impianto di genera-
zione, che può essere prodotta con continuità (tipico dei gruppi di produzio-
ne termoelettrici) o per un determinato numero di ore (tipico dei gruppi di
produzione idroelettrici)
3.46 potenza disponibile in prelievo
la potenza disponibile è indicata nel contratto vigente con il Distributore ed
è la massima potenza che può essere prelevata in un punto di connessione.
Nel caso di utenti dotati di dispositivo limitatore, la potenza disponibile è la
massima potenza che può essere prelevata in un punto di connessione senza
che l’Utente finale sia disalimentato.

Di fatto il valore di 6 kW è la potenza impegnabile dell’impianto e prelevabi-


le nella misura delle tolleranze previste dal limitatore dell’Ente distributore.
Quindi:
– il dimensionamento dell’impianto deve considerare il limite di potenza ero-
gabile dal distributore pena la non conformità alla regola dell’arte dell’im-
pianto elettrico (carenza in funzionalità) con relativa scelta delle protezioni di
massima corrente adeguate al valore della corrente erogabile dalla fornitura,
– utilizzare il possibile squilibrio tra le fasi per la determinazione del prelievo
poco conta per bypassare gli obblighi di progetto in quanto ai fini del corretto
96

dimensionamento dell’impianto buona regola è che le correnti del sistema


trifase, anche i presenza di carichi monofasi, siano il più possibile equilibrate.
Si ricorda infine che nella Dichiarazione di Conformità è obbligatorio indi-
care la potenza massima per cui l’impianto è dimensionato (“Per gli impianti
elettrici specificare la potenza massima impegnabile“).
Dimensionare l’impianto per l’assorbimento di 6 kW per fase e indicare 6kW
come potenza massima impegnabile per evitare l’obbligo di progetto signifi-
ca dichiarare il falso.
Le serre sono soggette al decreto 37/08?
Una serra con campi all’aperto perché è considerata un immobile o
una unità abitativa? Se è considerata immobile secondo il codice
civile art.812, cioè assimilata ad edificio, allora l’impianto elettrico
è soggetto al decreto 37/08.
E se la superficie della serra supera i 400mq è obbligatorio anche il progetto
come un’unità abitativa.
La mia domanda è questa: ma una semplice serra con campi tutti all’aperto
è veramente considerata unità abitativa?
Immobile sì, unità abitativa ovviamente no. Per capire se una serra
rientra nel campo di applicazione del decreto e rispondere alla Sua
domanda, si ricorre alla definizione di fabbricato o di edificio desu-
mibile dalla Circolare Ministero dei Lavori Pubblici n° 1820 del 23/07/1960:

a. definizione di edificio
Per fabbricato o edificio si intende qualsiasi costruzione coperta, isolata
da vie o da spazi vuoti, oppure separata da altre costruzioni mediante muri
che si elevano, senza soluzione di continuità, dalle fondamenta al tetto; che
disponga di uno o più liberi accessi sulla via, e possa avere una o più scale
autonome.

e all’articolo 812 del Codice Civile:

sono beni immobili gli edifici e le altre costruzioni, anche se unite al suolo a
scopo transitorio, e in genere tutto ciò che naturalmente o artificialmente è
incorporato al suolo.
97

Ad una serra quindi si applica il decreto 37/08 e sopra i soliti limiti dimen-
sionali il progetto deve essere redatto da un professionista iscritto a ordine o
albo.
Impianti a servizio dei campi accoglienza: oggetto del 37/08?
Sono un installatore elettrico abilitato ai sensi del decreto 37/08 e
sono anche un volontario di Protezione Civile:
volevo sapere se posso certificare gli impianti che realizziamo in
un campo di accoglienza, quando questi sono alimentati anche da contatore
in BT. L’ente che ci attiva, la Regione Piemonte, non sussiste un rapporto
committente e installatore, non vengo pagato per le cose che facciamo. Tutto
questo è concesso dalle Leggi in vigore e relative norme?
Gli impianti non al servizio degli edifici non rientrano nel campo di
applicazione del decreto 37/08 (vedasi art. 1 dello stesso).
I requisiti tecnico professionali da lei posseduti (art. 4) ai fini dell’a-
bilitazione dell’azienda di cui all’art 3 dello stesso decreto valgono solo per
l’attività continuativa da Lei svolta e solo per una impresa (oppure non in
contemporanea per altra impresa con la figura dell’institore). Lei, come per-
sona fisica, non può e non deve certificare nulla in quanto la sua attività è
di volontariato nell’ambito di un rapporto personale o della sua associazio-
ne con il Dipartimento della Protezione Civile. E’ questa struttura che deve
provvedere nei modi e nei termini previsti dalla legislazione e normativa
vigenti alle eventuali necessarie certificazioni degli impianti realizzati.
Definizione di “potenza impegnata”
Per un impianto fotovoltaico la potenza impegnata è riferita alla
potenza nominale AC dell’inverter? Considerando per un’impianto
elettrico di casa la potenza impegnata è la potenza erogata dal di-
stributore, in un impianto FTV la potenza impegnata viene generata dall’in-
verter, collegato in parallelo al quella del distributore di rete.
La potenza impegnata è definita dal decreto 37/08 (art. 2):
1. Ai fini del presente decreto si intende per: ..omissis.. b) potenza
impegnata: il valore maggiore tra la potenza impegnata contrattual-
mente con l’eventuale fornitore di energia, e la potenza nominale complessi-
va degli impianti di autoproduzione eventualmente installati;
98

Niente documenti: cosa fare?


Nel caso di commissione per ampliamento di impianti elettrici civili
privi di dichiarazione di conformità (non soggetti a progetto da par-
te di professionista) l’ installatore come deve comportasi? Può ac-
cettare l’incarico? Può connettere l’ ampliamento?
Può redigere dichiarazione di conformità e come? Il committente deve prima
far redigere una dichiarazione di rispondenza (se antecedente 2008)?
Si. Si purchè l’ampliamento sia compatibile con l’impianto esisten-
te. Può redigere la dichiarazione di conformità, secondo le procedu-
re di cui al decreto 37/08 e i criteri tecnici di cui alle norme tecniche
applicabili, solo per la parte di impianto realizzata identificando chiaramente
il nuovo impianto e il punto di connessione con l’impianto esistente.
Se l’impianto realizzato dopo il 2008 presenta i requisiti di sicurezza ma non
presenta la documentazione tecnica e di legge può essere l’occasione per
sistemare il tutto.
Se l’impianto è stato realizzato prima del 12 marzo 1990 non è possibile rila-
sciare dichiarazione di rispondenza.
Impianto di terra obbligatorio nei condomini
E’ obbligatorio l’impianto di terra in un condominio?

Se è presente personale dipendente nessun dubbio: gli impianti di


terra sono obbligatori nei luoghi di lavoro almeno dal 1955 (DPR
547/55). Se il condominio non è un luogo di lavoro allora la questio-
ne si complica per effetto dell’applicazione della Legge 46/90 e del suo rego-
lamento di attuazione.
In base all’articolo 7 comma 3 della Legge 46/90 tutti gli impianti dovevano
essere adeguati alla regola dell’arte entro tre anni dall’entrata in vigore del
documento:

Legge 46/90
Art. 7 – Installazione degli impianti
..omissis..
3. Tutti gli impianti realizzati alla data di entrata in vigore della presente
99

legge devono essere adeguati, entro tre anni da tale data, a quanto previsto
dal presente articolo

…tuttavia il regolamento di attuazione (DPR 447/91) considerava adeguati


gli impianti preesistenti dotati (ai fini della protezione contro i contatti indi-
retti) di differenziale da 30 mA, anche senza impianto di terra.

DPR 447/91
Art. 5 – Installazione degli impianti
..omissis..
8. Per l’adeguamento degli impianti già realizzati alla data di entrata in
vigore della legge è consentita una suddivisione dei lavori in fasi operative
purchè l’adeguamento complessivo avvenga comunque nel triennio previsto
dalla legge, vengano rispettati i principi di progettazione obbligatoria con
riferimento alla globalità dei lavori e venga rilasciata per ciascuna fase la
dichiarazione di conformità che ne attesti l’autonoma funzionalità e la sicu-
rezza.
Si considerano comunque adeguati gli impianti elettrici preesistenti che pre-
sentino i seguenti requisiti: sezionamento e protezione contro le sovracor-
renti, posti all’origine dell’impianto, protezione contro i contatti diretti, pro-
tezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore differenziale
avente corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA

Anche il decreto 37/08 considera adeguati alcuni impianti elettrici senza im-
pianto di terra ma solo quelli a servizio delle unità immobiliari:

decreto 37/08
Art. 6 – Realizzazione ed installazione degli impianti
..omissis..
3. Gli impianti elettrici nelle unita’ immobiliari ad uso abitativo realizzati
prima del 13 marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento
e protezione contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di pro-
tezione contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o pro-
tezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale
non superiore a 30 mA.
100

Alla luce di quanto esposto, l’unico caso in cui si può sostenere che non sia
obbligatorio l’impianto di terra è quello di condomini realizzati prima della
46/90, senza luoghi di lavoro, in cui le parti comuni vengano considerate per-
tinenze delle singole unità immobiliari (tesi opinabile), per cui non soggette a
obbligo di adeguamento (447/91 e 37/08).
Reti LAN: quando sono soggette a decreto 37/08?
Sono iinstallatore e responsabile tecnico in possesso delle abilita-
zioni per gli impianti di cui alle lettere A-B-G del decreto 37/2008.
Vi chiedo cortesemente di sapere:
– chi, “per legge” (decreto 37/2008, e/o altro) è abilitato alla installazione
di reti dati LAN aziendali: nello specifico, mi riferisco a router, firewall, ac-
cess point e cavi di rete, fibre ottiche etc. da installare in una azienda, e che
servono per far comunicare tra loro i vari sistemi: pc, stampanti, telefoni..;
– se, per tale tipo di installazione – rete LAN aziendale, come sopra ho sin-
teticamente descritto – sussiste l’obbligo di emissione della certificazione di
conformità, e se io, con le abilitazioni che possiedo, posso redigerla.
A seguito di diversi provvedimenti di abrogazione delle disposizioni
legislative regolanti l’impiantistica telefonica non è più richiesta
l’autorizzazione del Ministero delle Comunicazioni se l’impianto
rete dati/ cablaggio strutturato / telefonico interno è collegato alla rete pubbli-
ca e quindi della dichiarazione di conformità decreto 37/08 ai sensi dell’arti-
colo 2.
Se per contro l’impianto di cablaggio strutturato non è collegato alla rete
pubblica si ricade appieno in tutti gli obblighi previsti dal decreto 37/08 (tra
cui l’abilitazione con lettera B).
Pretendere la documentazione dovuta
Sono stato chiamato da un privato per redigere un certificato di
conformità relativo ad un impianto elettrico nuovo eseguito nell’
ambito di una ristrutturazione edilizia di unità abitativa nel
2016, e questo perchè la ditta esecutrice dell’ impianto in questione, a
causa di un contenzioso con il committente si rifiuta di consegnare il re-
lativo certificato.
Ora, il problema è che senza il certificato il comune di residenza non rilascia
l’ agibilità dell’ immobile.
101

Io gli ho spiegato che il certificato di conformità non posso farlo in quanto


dichiarerei il falso perchè l’impianto non l’ ho fatto io e la dichiarazione di
rispondenza non posso farla perchè l’impianto non è ante 37/08.
Morale, esiste una qualche possibilità, non so una relazione tecnica, una
dichiarazione fatta da me che attesti che lo stato dell’ impianto è conforme
alla regola dell’ arte, o che soddisfa la CEI 64-8 in modo che possa ottenere
l’agibilità (poi se vorrà continuerà il contenzioso con la ditta esecutrice)?
Una doverosa precisazione: non esiste alcun “certificato di confor-
mità”. Il decreto 37/08 prevede infatti una “dichiarazione di confor-
mità” che deve essere redatta a cura dell’impresa abilitata che ha fi-
sicamente eseguito il lavoro e si rende responsabile di quanto ha dichiarato di
fronte alla legge.
Non è questo il caso prospettato nella Sua comunicazione.
Come giustamente sostiene, Lei non può in nessun modo redigere una di-
chiarazione di conformità in quanto l’impianto è stato realizzato da altri: di-
chiarerebbe il falso.
Ovviamente non può nemmeno redigere una dichiarazione di rispondenza di
un impianto realizzato nel 2016.
Sottolineiamo che la legge obbliga l’esecutore dei lavori a rilasciare la di-
chiarazione di conformità a fine lavori:

Art. 7. Dichiarazione di conformita’


1. Al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla
normativa vigente, comprese quelle di funzionalita’ dell’impianto, l’impre-
sa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di conformita’ degli
impianti realizzati nel rispetto delle norme di cui all’articolo 6. Di tale di-
chiarazione, resa sulla base del modello di cui all’allegato I, fanno parte in-
tegrante la relazione contenente la tipologia dei materiali impiegati, nonche’
il progetto di cui all’articolo 5.

Quindi la dichiarazione di conformità non può essere in ogni caso trattenuta o


fatta oggetto di trattative. Nemmeno in caso di contesa giudiziaria. La strada
giusta è quella di pretendere la documentazione dovuta.
Ogni altro documento (relazione tecnica, verbale di verifica ecc.) – con ogni
probabilità – non sarà accettato ai fini del rilascio dell’agibilità.
102

Sostituzione differenziale: manutenzione ordinaria


La sostituzione di un interruttore differenziale presente nel qua-
dro elettrico di un appartamento può essere eseguita da un sog-
getto privo dei requisiti tecnico professionali di cui al decreto
37/08?
Nel caso in cui ciò non sia possibile, il soggetto che possiede invece detti
requisiti e che effettua lo stesso intervento di sostituzione è poi tenuto a
rilasciare la dichiarazione di conformità sulla base di quanto previsto
dal citato decreto?

La sostituzione di un dispositivo con altro avente le stesse caratteri-


stiche rappresenta un intervento di manutenzione ordinaria, così de-
finita dal decreto 37/08:

d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado


normale d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano
la necessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttu-
ra dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le
prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e
manutenzione del costruttore;

Per eseguire interventi di manutenzione ordinaria non è richiesta alcuna abi-


litazione secondo 37/08 e nemmeno il rilascio di dichiarazione di conformità.
Il soggetto che realizza l’intervento deve essere in possesso della preparazio-
ne specifica prevista dalla Norma CEI 11-27.

Non ho la “lettera G”, non installo nulla nel locale caldaia!


Ho un cliente che sta realizzando l’impianto elettrico della nuo-
va sede su mio progetto.
Il sito è dotato di un impianto antincendio di spegnimento per la
cui realizzazione all’installatore è necessaria la lettera G.
L’installatore, che ha realizzato il quadro elettrico da cui sarà derivata la
linea di alimentazione della centrale di pompaggio, si rifiuta di posare la
linea di alimentazione e di fare l’impianto di illuminazione del locale tec-
nico che ospiterà l’impianto di pompaggio in quanto non ha la lettera G.
Concordo sul fatto che l’impianto di spegnimento debba essere installato
103

da un installatore con la lettera G ma la luce è quella del locale il cui


funzionamento è scollegato da quello del sistema di pompaggio. Inoltre
se non può posare la linea allora non potrebbe nemmeno installare l’in-
terruttore nel quadro perché da lì parte la linea.
Una volta che l’installatore segue il progetto e fa la predisposizione por-
tando la linea davanti a una scatola nera (che può essere il quadro di un
ascensore, di un cancello, di un forno da ceramica, di un’isola di lavo-
ro…) che differenza c’è? Ricordo che alla base c’è sempre il progetto di
un professionista.
Quindi in definitiva:
– L’installatore può posare la linea (che verrà collegata al quadro di
pompaggio da altro installatore con lettera G)? in caso negativo mi po-
tete dare il riferimento normativo che io possa portare al cliente per met-
terlo tranquillo?
– Se l’installatore non può posare la linea può installare in partenza l’in-
terruttore a protezione di quella linea che non può posare?
Capisco che sempre meno si tratta di problemi di tecnica e sempre più di
insulsi cavilli legali ma forse sta diventando eccessivo (scusate lo sfogo).
La linea di alimentazione delle pompe antincendio, così come l’im-
pianto di illuminazione dei locali ove le stesse sono installate, fanno
parte dell’impianto elettrico da Lei progettato.
L’installatore che sta eseguendo l’impianto elettrico in riferimento al suo pro-
getto, deve installare la linea di alimentazione e gli impianti di illuminazione
in oggetto. Il riferimento di legge è il decreto 37/08 all’art. 1 comma 1 e
comma 2 lettera a, e all’art. 2 lettera e. Solo la centrale di pompaggio e gli
impianti ad essa sottesi sono ricompresi nella lettera g di cui all’art. 1 comma
2 del decreto 37/08.
Da rileggere con attenzione la definizione di impianti di protezione antincen-
dio riportata all’art. 2 lettera h del decreto 37/08:

h) impianti di protezione antincendio: gli impianti di alimentazione di idran-


ti, gli impianti di estinzione di tipo automatico e manuale nonché’ gli impian-
ti di rilevazione di gas, di fumo e d’incendio;

L’installatore se in possesso dei requisiti tecnico professionali per l’esecu-


104

zione degli impianti di cui all’art. 1 comma 1 e camma 2 lettera a, deve (e


sottolineiamo deve) installare quanto indicato a progetto.
Le motivazioni addotte sono banali ed infondate.
Manutenzione ordinaria o straordinaria?
Sono un installatore e mi trovo in mezzo a mille pareri di progetti-
sti e verificatori. Locale con ambulatori medici non soggetto a
controllo vigili del fuoco soggetto a progetto… il verificatore ha
trovato delle lampade di emergenza che non funzionano… e sono di tipo
fluorescente.. ora le devo sostituire con delle nuove che ora mai sono solo
a LED. Chi mi dice di sostituirle e basta perché è una manutenzione ordi-
naria, chi mi dice che è una manutenzione straordinaria e quindi bisogna
aggiornare progetto e documentazione… come devo comportarmi?
La sostituzione di un componente vecchio o guasto con altro avente
uguali caratteristiche rientra nella manutenzione ordinaria, così defi-
nita dal decreto 37/08:

d) ordinaria manutenzione: gli interventi finalizzati a contenere il degrado


normale d’uso, nonche’ a far fronte ad eventi accidentali che comportano
la necessita’ di primi interventi, che comunque non modificano la struttu-
ra dell’impianto su cui si interviene o la sua destinazione d’uso secondo le
prescrizioni previste dalla normativa tecnica vigente e dal libretto di uso e
manutenzione del costruttore;
Impianti stand alone: si applica il decreto 37/08?
Vista l’assenza di normative in merito agli impianti Stand Alone
(ad isola), se si applica il decreto 37/08?
A nostro parere si applica il decreto 37/08, in quanto dalla lettura del
documento l’impianto da Lei descritto rientra nelle definizioni di cui
all’Art.1 comma 1 e comma 2 a) e Art. 2 e):

Art. 1. Ambito di applicazione


1. Il presente decreto si applica agli impianti posti al servizio degli edifici,
indipendentemente dalla destinazione d’uso, collocati all’interno degli stessi
o delle relative pertinenze. Se l’impianto e’ connesso a reti di distribuzione si
105

applica a partire dal punto di consegna della fornitura.


2. Gli impianti di cui al comma 1 sono classificati come segue:
a) impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizza-
zione dell’energia elettrica, impianti di protezione contro le scariche atmo-
sferiche, nonche’ gli impianti per l’automazione di porte, cancelli e barriere;
Art. 2. Definizioni relative agli impianti
..
e) impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizza-
zione dell’energia elettrica: i circuiti di alimentazione degli apparecchi uti-
lizzatori e delle prese a spina con esclusione degli equipaggiamenti elettrici
delle macchine, degli utensili, degli apparecchi elettrici in genere. Nell’am-
bito degli impianti elettrici rientrano anche quelli di autoproduzione di ener-
gia fino a 20 kW nominale, gli impianti per l’automazione di porte, cancelli e
barriere, nonche’ quelli posti all’esterno di edifici se gli stessi sono collegati,
anche solo funzionalmente, agli edifici;

E’ soggetto al decreto 37/08 (quindi a obbligo di progetto) anche il sistema di


produzione dell’energia se la potenza nominale non supera 20 kW.
“Chi paga” il progetto!?
Senza aver discusso della progettazione, una impresa formula una
offerta economica a un committente per l’esecuzione di alcuni la-
vori straordinari (per esempio un ampliamento) su impianti elet-
trici soggetti a progetto.
L’impresa installatrice ha l’obbligo di far redigere, a proprio carico, un
progetto da un professionista secondo l’art. 5 del decreto 37/08?
Il progetto per l’installazione, trasformazione e ampliamento degli
impianti elettrici sopra i limiti dimensionali indicati al comma 2
dell’art. 5 del decreto 37/08 deve essere redatto da un professionista
iscritto agli albi professionali.
Per logica il progettista dovrebbe essere incaricato dal committente. Se l’im-
presa realizza l’impianto senza il progetto commette una violazione di legge
sanzionabile ai sensi dell’art. 15 del decreto 37/08 e non può emettere la
dichiarazione di conformità di cui all’art. 7 del medesimo.
Pertanto l’impresa deve incaricare un progettista e comunicarlo al commit-
106

tente (“chi paga” è una condizione contrattuale che sarebbe dovuta essere
definita a priori).
Un impianto completamente… abusivo
Un cittadino nel 2013 ha effettuato i lavori di ristrutturazione di
un appartamento e l’impianto elettrico è stato realizzato da un co-
noscente elettricista che però non era titolare di nessuna impresa.
Ora mi chiede una dichiarazione di rispondenza in quanto, ovviamente, chi
gli ha realizzato l’impianto, non ha potuto rilasciare nessuna dichiarazio-
ne di conformità.
Ho dei dubbi perché l’impianto è stato realizzato dopo il 2008 e quindi non
ci dovrebbero essere giustificazioni alla mancanza della dichiarazione di
conformità. Voi cosa ne pensate?
Quanto descritto costituisce non solo palese violazione del decreto
37/08, ma anche della legislazione civilista e fiscale con risvolti di
natura penale.
Tutti i soggetti citati sono sanzionabili. Nessuna Dichiarazione di conformità
e tanto meno Dichiarazione di rispondenza in quanto impianto realizzato nel
2013 e non prima del 2008 (anno di entrata in vigore del decreto 37/08).
L’ incauto cittadino (che supponeva, forse, di risparmiare) si rivolga ad una
seria impresa abilitata e si faccia rilasciare un preventivo per il rifacimento
dell’impianto elettrico.
Da qui si può ripartire per la realizzazione a regola d’arte dell’impianto con
la corretta emissione della dichiarazione di conformità ai sensi del decre-
to 37/08. A trent’anni dall’entrata in vigore della Legge 46/90 stupisce ed
amareggia leggere ancora di questi pericolosi sotterfugi a discapito dei molti
progettisti e installatori che lavorano con coscienza e qualità nel rispetto delle
leggi e delle norme tecniche.
Decreto 37/08 e DPR 462/01
Sono il titolare di una società di impianti iscritta nella camera di
commercio di roma avente tutte le lettere del decreto 37/08. Volevo
sapere se possiamo effettuare le verifiche periodiche relative agli
impianti di terra e rilasciare l’apposito verbale o dobbiamo avere altri tipi
di attestati o certificazioni particolari per poter svolgere queste lavorazio-
ni?
107

In quanto impresa abilitata è possibile svolgere le verifiche periodi-


che di manutenzione degli impianti elettrici e degli impianti di terra
di cui alla Norma CEI 64-8/6.
Le verifiche periodiche degli impianti di terra ai sensi dell’art. 4 del DPR
462/01 sono di competenza esclusiva degli Organi di controlli pubblici (ASL/
ARPA) o degli Organismi notificati individuati dal Ministero della attività
produttive, la sua società non può svolgere detta attività.
Impianti ante 1990 e adeguamenti
Per quanto riguarda i fabbricati costruiti prima della legge 46/90
e laddove vi sono comunque studi professionali (come nel caso in
questione, dove vi e’ uno studio medico cardiologico), l’impianto
messa a terra dell’intero fabbricato risulta obbligatorio per legge?
Oppure tale impianto e’ facoltativo, trattandosi di fabbricato costruito pri-
ma della legge 46/90 e se, pure essendovi uno studio medico cardiologico,
pertanto, basta il semplice differenziale magnetotermico a garantire la si-
curezza elettrica del fabbricato in generale e dei condomini.
Infine possono esservi eventuali scosse elettriche con gli elettrodomestici,
toccando la loro parte metallica quando sono in funzione, per la mancanza
di tale messa a terra condominiale?
Sul tema si legga, per analogia, il quesito in data 9 gennaio 2019 e
quello del 21 aprile 2017.
La possibilità di considerare adeguato un impianto dotato di diffe-
renziale da 30 mA (e altro) ma senza impianto di terra deriva dall’art. 5 com-
ma 8 (ultimo capoverso) del DPR n.447/91 (Regolamento di attuazione della
Legge 46/90):

8. Per l’adeguamento degli impianti già realizzati alla data di entrata in


vigore della legge è consentita una suddivisione dei lavori in fasi operative
purchè l’adeguamento complessivo avvenga comunque nel triennio previ-
sto dalla legge, vengano rispettati i principi di progettazione obbligatoria
con riferimento alla globalità dei lavori e venga rilasciata per ciascuna fase
la dichiarazione di conformità che ne attesti l’autonoma funzionalità e la
sicurezza. Si considerano comunque adeguati gli impianti elettrici preesi-
stenti che presentino i seguenti requisiti: sezionamento e protezione contro
108

le sovracorrenti, posti all’origine dell’impianto, protezione contro i contatti


diretti, protezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore dif-
ferenziale avente corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA.

L’art. 7 comma 2 della Legge 46/90 imponeva che gli impianti elettrici fos-
sero dotati di impianti di messa a terra e di interruttori differenziali ad alta
sensibilità o di altri sistemi di protezione equivalenti.

2. In particolare gli impianti elettrici devono essere dotati di impianti di mes-


sa a terra e di interruttori differenziali ad alta sensibilita’ o di altri sistemi di
protezione equivalenti.

Il decreto 37/08 al comma 3 dell’art. 6 recita:

“Gli impianti elettrici nelle unita’ immobiliari ad uso abitativo realizzati pri-
ma del 13 marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento e
protezione contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di prote-
zione contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o pro-
tezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale
non superiore a 30 mA.”

La condizione di cui all’art. 6 è applicabile solo agli impianti delle unità abi-
tative esistenti e realizzati prima del 13 marzo 1990.
Nel caso di specie non è proponibile un adeguamento, tra l’altro di impianti
che dovrebbero già essere stati adeguati ai sensi della Legge 46/90, senza
l’installazione del dispositivo differenziale e del coordinato impianto di ter-
ra, considerato che lo studio medico cardiologico è classificato come locale
medico di gruppo 1.
Un impianto… non a norma!
Richiesta di intervento per un banale guasto di piccolissima entità.
Si nota che l’impianto non è a norma con le ultime norme dei con-
domini come comportarsi e cosa fare?
Visto che la richiesta è da parte di un famigliare, non vorrei davvero creare
ostilità.
109

Di impianti fuori norma è piena l’italia. Le statistiche sugli infortuni


per causa elettrica lo testimoniano senza possibilità di smentita. Se
l’impianto del Suo cliente non è sicuro le consigliamo di farlo notare
con la massima incisività. A maggior ragione se si tratta di un parente!
Intervento su impianto esistente, senza documentazione
Ho effettuato un intervento presso un’abitazione privata, con for-
nitura trifase e potenza di 10 kW. L’ impianto elettrico, molto data-
to, non ha nessun tipo di “certificazione”.
Ho effettuato la sostituzione dell’interruttore generale tetrapolare, impie-
gato per la climatizzazione, con un Magnetotermico differenziale 4P In
25A IDN 0,030, così da garantire la protezione differenziale della linea. Il
resto della casa, invece era già dotato di un differenziale.
Volevo comprendere che tipo di dichiarazione dovrei effettuare per l’inter-
vento eseguito.
Deve rilasciare la dichiarazione di conformità per attività di manu-
tenzione straordinaria, relativa esclusivamente all’intervento da Lei
eseguito.
Impianto non completo e subentro di impresa installatrice
Tenuto conto che l’art. 7 del 37/08 prevede l’emissione per impian-
ti successivi all’entrata in vigore della legge da parte dell’installa-
tore, della dichiarazione di conformità, qualora quest’ultimo non
emetta la dichiarazione lasciando incompleto l’impianto, un altro installa-
tore abilitato può emettere la dichiarazione di conformità qualora anche
per un mero aspetto formale l’impianto (cassette di derivazione prive di
chiusura, quadri elettrici privi di copri moduli per quelli non utilizzati) è
incompleto?
Va premesso che la mancata emissione della Dichiarazione di con-
formità è sanzionabile ai sensi dell’art. 15 del decreto 37/08. Può
essere emessa dall’installatore 1, ai sensi del comma 3 dell’art. 7 del
decreto 37/08, una Dichiarazione di conformità per la parte di impianto rea-
lizzata e non completata. L’installatore 2 può completare l’impianto con l’e-
missione di una Dichiarazione di conformità che ricomprenda quanto realiz-
zato e dichiarato dall’installatore 1.
110

Art. 7 comma 3:
“In caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione di
conformità’, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla sola
parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono conto del-
la sicurezza e funzionalità dell’intero impianto. Nella dichiarazione di cui
al comma 1 e nel progetto di cui all’articolo 5, è espressamente indicata la
compatibilità tecnica con le condizioni preesistenti dell’impianto.”
111

4box reinventa il concetto


di presa elettrica

Sempre più sia l’installatore che il cliente finale sono alla ricerca di solu-
zioni intelligenti che possano rendere l’abitazione pratica e funzionale in
grado di rispondere in modo concreto alle necessità quotidiane.
I prodotti di 4box, giovane azienda italiana che fa dell’innovazione la pro-
pria missione (il claim che accompagna il logo è “Quello che non c’era”)
nascono proprio da queste premesse, con l’obiettivo di semplificare la vita
di tutti i giorni.
E’ in questo contesto che 4box ha raccolto la sfida di creare qualcosa di nuo-
vo che potesse rappresentare una vera e propria rivoluzione nel mondo delle
prese elettriche, pensando sempre a idee semplici ma che possano semplifi-
care e dare maggior valore a un gesto che chiunque compie più volte durante
tutti i giorni della sua vita, cioè quello di inserire una spina elettrica.

Panorama del mercato delle prese elettriche e delle spine


Più del 90% delle scatole dedicate ai frutti elettrici installate in Italia è a 3
moduli. La maggior parte dei punti presa nel residenziale è composto o da
una singola presa da 10/16A (chiamata comunemente bipasso o bipresa) e
da 2 copriforo. Laddove si prevede di installare un grande elettrodomesti-
co (frigo, forno, lavatrice, lavastoviglie ecc.) troviamo una presa schuko e
1 copriforo. Di rado è possibile trovare punti presa completi con 1 presa
bipasso e una schuko. A fronte di questa situazione molto spesso vengono
utilizzate nelle nostre abitazioni e uffici delle multi-prese e degli adattatori
per poter disporre di un numero maggiore di punti di alimentazione. Oppu-
re, sempre per aumentare i punti di alimentazione, vengono utilizzate prese
multiple chiamate «ciabatte».
112

Per quanto riguarda le spine elettriche collegate ai dispositivi, in Italia ne


vengono utilizzate 3 tipologie. La tipo C e la tipo L che sono spine classi-
che da 10 ampere, caratterizzate dalla presenza di 2 o 3 poli (potenza fino a
2.200 W) e la tipo F che è una spina da 16A chiamata comunemente schuko
o «tedesca» (potenza fino a 3.500 W).
La maggior parte dei dispositivi in Italia che vengono collegati alle prese
elettriche sono dotati di spina da 10 Ampere. Ne sono un esempio televi-
sori, assistenti vocali, console giochi, spazzolini elettrici, spremiagrumi,
lettori DVD, impianti hi-fi stereo, ventilatori e molti altri.
Il 100% di quelli che vengono definiti «grandi elettrodomestici» sono do-
tati di spine di tipo schuko da 16A, ci riferiamo a frigoriferi, congelatori,
lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, stufe elettriche ecc.
Da questo panorama ne deriva che nessun dispositivo è dotato di spina di
tipo L da 16A, solamente alcuni modelli di prese multiple (le ciabatte elet-
triche) hanno questa tipologia di spina.

P503 La nuova presa multifunzione di 4box


4box per rispondere alle esigenze di un moderno impianto elettrico e alla
necessità dei clienti di collegare un sempre maggiore numero di dispositivi
alle tradizionali prese elettriche, presenta P503.
P503 è una multi-presa da incasso, compatibile con le principali serie civili
di Bticino e Vimar che permette di ottimizzare lo spazio a disposizione
offrendo la miglior prestazione possibile in termine di soluzioni di appli-
cazione.
P503 è disponibile in 2 versioni:
• una versione dotata solo di prese elettriche
• la seconda dotata di prese elettriche e di un alimentatore da 3.0 Ampere
equipaggiato di 2 uscite di tipo C denominata USB P503
Entrambe le versioni del prodotto sono munite di un unico morsetto di
alimentazione che facilita e velocizza il lavoro dell’installatore evitando di
fare ponticelli per collegare più prese elettriche fra di loro.
Nella versione dotata solamente di prese elettriche la profondità del frutto
è inferiore alle tradizionali prese elettriche consentendo una facile instal-
lazione anche nelle scatole in cui il passaggio dei cavi elettrici renderebbe
difficile l’inserimento di più prese.
113

P503 consente l’utilizzo contemporaneo di tutte le tipologie di spine elet-


triche in soli 3 moduli. Per avere le stesse funzioni con le prese elettriche
tradizionali occorrerebbe una scatola 504.
P503 rappresenta la soluzione ideale non solo per i nuovi impianti ma an-
che per le ristrutturazioni di vecchi impianti dove c’è la necessità di ammo-
dernare l’impianto elettrico evitando opere murarie sulle scatole.
Inoltre, in confronto alle soluzioni tradizionali con le prese affiancate, P503
assicura un migliore impatto visivo, eliminando gli spazi tra le prese e mi-
gliorando notevolmente l’estetica del punto presa.

Figura 1 - P503 in versione dotata solo di prese elettriche.

Per quanto riguarda la versione chiamata USBP503 dotata oltre che delle
prese elettriche anche di un potente alimentatore USB con la capacità di
erogare fino a 3 Ampere con 2 uscite di tipo C, le combinazioni disponibili
all’interno di una scatola da 3 moduli sono addirittura 5.
114

Di fatti è possibile alimentare fino a 2 dispositivi dotati di spina da 10 am-


pere, 1 dispositivo dotato di spina schuko o di spina italiana da 16 ampere
e 2 dispositivi che necessitano di un’alimentazione per ricaricarsi da 5 volt
come smartphone, tablet e anche personal computer.
Per avere le stesse funzioni con le prese elettriche e gli alimentatori USB
tradizionali occorrerebbero 5 moduli installati in una scatola tipo 506.

Anche nell’ambito delle compatibilità, 4box con P503 fa un passo in avanti


rendendo disponibile questo nuovo modello di presa elettrica compatibile
con le principali serie civili di Bticino compresa Living Now e per le prin-
cipali serie civili di Vimar.

Figura 2 - Versione dotata di prese elettriche e di un alimentatore da 3.0


Ampere equipaggiato di 2 uscite di tipo C denominata “USB P503”.
NT24 S.r.l.
Sede legale: Centro Direzionale Milanofiori
Strada 4, Palazzo A, Sc. 2 - 20057 Assago (MI)
Sede operativa: Via Valsesia 66 - 20152 Milano (MI)

Dicembre 2022
© Copyright 2022 - 4BOX / NT24
100+ QUESITI REALI SUL DECRETO 37/08
Questo libro raccoglie una selezione di oltre 100 quesiti reali sul decrreto 37/08
giunti in redazione (su oltre 7.000 quesiti totali sottoposti dai nostri lettori dal
2017) e le relative risposte.
Il decreto, che ha ormai quasi 15 anni di storia, risulta ancora oggi essere oggetto
di numerosi quesiti tecnici. Alcuni dubbi interpretativi ricorrenti vengono affron-
tati nel testo. Sebbene diversi soggetti (istituzionali e non)hanno negli ultimi anni
cercato di proporre al Ministero competente una profonda revisione del regola-
mento, ad oggi non risulta ufficialmente alcuna modifica in vista.

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